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A. Giardina G. Sabbatucci V. Vidotto

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In ottemperanza a quanto stabilito dalla Legge 06-08-2008, n. 113, che prevede l’adozione di«libri di testo disponibili, in tutto o in parte, nella rete internet» l’offerta didattica di A. Giardina -G. Sabbatucci - V. Vidotto, Guida alla Storia. Nuova edizione si amplia attraverso il database

, ARchivio per l’Educazione Storica, archivio di documenti storici e di testi storio-grafici.

Il database comprende circa 640 testi, dal Trecento a oggi; tutti i brani presenti in Ares sonoconsultabili on line e disponibili in formato Word.

La nostra proposta di integrazione/espansione del manuale prevede, per ciascuna unità, deiPercorsi tematici che permettono di ampliare il manuale con nuove unità didattiche temati-che costruite sui brani presenti nel database.

Attraverso le funzioni di ricerca e archiviazione di Ares è possibile per il docente creare nuo-vi percorsi personalizzati, ampliare o modificare i percorsi forniti. Le Istruzioni per la naviga-zione in Ares sono disponibili sul sito. Attenzione: i risultati di qualsiasi ricerca compaiono inordine strettamente alfabetico.

Ciascun testo è stato scelto con la consulenza scientifica ed editoriale di Andrea Giardina, Gio-vanni Sabbatucci e Vittorio Vidotto. Hanno collaborato:

• per il periodo 1350-1650: Valerio Bernardi, Maria Angela Binetti, Giampiero Brunelli, IgorMineo, Silvia Moretti, Andrea Paris;• per il periodo 1650-1900: Emma Ansovini, Tommaso Baris, Francesco Bartolini, GiovanniBelardelli, Federica Favino, Alessio Gagliardi, Giovanni Gay, Giovanni Magistrale, SilviaMoretti, Cecilia Orfei, Francesca Socrate, Irma Staderini, Monica Turi;• per il periodo 1900-oggi: Emma Ansovini, Tommaso Baris, Francesco Bartolini, GiovanniBelardelli, Alessio Gagliardi, Giovanni Gay, Andrea Paris, Irma Staderini, Monica Turi, VitoNicola Volpe.

Ciascun testo è dotato di un apparato didattico costituito da:

• una breve scheda biografica dell’autore;• una fonte bibliografica del brano;• una introduzione al brano;• un apparato di note a carattere esplicativo.

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VOLUME 1Dal 1350 al 1650

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UNITÀ1 LE RADICIDELL’EUROPA MODERNA

Percorsi tematici

La società urbana: strutture mentali e vita sociale Questo percorso indaga alcuni aspet-ti caratterizzanti la mentalità e il quotidiano del Basso Medioevo.

L’immagine e l’immaginario urbano medievale costituiscono il tema del saggio di Jacques LeGoff. Sui motivi culturali e sociali che a partire dal XII secolo hanno alimentato le differenzetra il tipo umano del cavaliere, del cittadino e del mercante indaga Aron J. Gurevic.

La persistenza di certi tabù e pregiudizi è testimoniata dalla visione della beata FrancescaRomana, che immagina di incontrare all’Inferno i macellai, gli impuri per eccellenza. La pro-stituzione, mestiere illecito perché fonte di moltiplicazione delle occasioni di peccato, conti-nuava a essere condannata dai frati predicatori, come Umberto da Romans, che con i lorodiscorsi cercavano di redimere le peccatrici, mostrando loro la retta via. Dura era anche la con-danna dell’usura e degli usurai espressa sia dal mondo ecclesiastico, nelle pagine dal Conciliodi Lione, sia da quello laico, nelle pagine di Paolo da Certaldo.

La convivenza con i marginali e con le minoranze etniche divenne tra XIII e XIV secolo sem-pre più complessa e mal tollerata, come si evince dalle pagine di Bronislaw Geremek e di AnnaFoa.

Jacques Le Goff L’immaginario urbano nell’Italia medievaleAron J. Gurevic Il cavaliere e il cittadinoAron J. Gurevic Il mercante

d Francesca Romana «Delli macellari»

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d Umberto da Romans «Alle donne dal corpo peccaminoso, cioè alle meretrici»d II Concilio di Lione Dell’usurad Paolo da Certaldo «Quella cosa che molto guasta...»

Bronislaw Geremek L’emarginazioneAnna Foa La costruzione dello stereotipo antisemita

La società urbana: sentimenti, credenze e folklore Questo percorso si apre con un sag-gio di Silvana Vecchio, nel quale sono ben analizzati i ruoli di moglie e di madre, le virtù e imodelli di comportamento che, secondo l’opinione comune dei secoli XII-XV, maggiormenteconvenivano alle donne.

Seguono due documenti: il primo di Giovanni di Pagolo Morelli, che propone alcuni crite-ri da seguire nella scelta della propria moglie e su come generare figli maschi, sani e robusti; ilsecondo di Paolo da Certaldo, prodigo di consigli sullo svezzamento dei neonati e sull’educa-zione dei figli. Jacques Le Goff invece analizza la diffusione, a partire dal XII-XIII secolo, del-la credenza in un terzo luogo dell’aldilà, inesistente prima di allora, il purgatorio.

Per concludere uno sguardo a riti, feste, folklore, insomma alla cultura popolare, ricca, comeosserva Jean-Claude Schmitt, di influssi pagani e rurali, ma in grado anche di elaborare proprieforme di evasione dalla realtà quotidiana, come il carnevale e le feste dei folli di cui narra Seba-stian Brant.

Silvana Vecchio La buona moglied Giovanni di Pagolo Morelli Come scegliere la moglie e generare figli maschid Paolo da Certaldo Sui fanciulli

Jacques Le Goff Il «terzo luogo»Jean-Claude Schmitt Cultura cittadina e superstizioni

d Sebastian Brant «Dei matti quaresimali»

Le monarchie nazionali e l’evoluzione delle istituzioni comunali Questo percorso, dedi-cato alle istituzioni tardomedievali, si apre con un brano sul papato che, come ben spiega Wal-ter Ullmann, dopo lo schiaffo di Anagni e il conflitto con il re di Francia, non riuscirà più adavere lo stesso ruolo.

Segue la bolla Unam Sanctam, un documento contenente la più audace ed estrema giustifi-cazione della teocrazia mai formulata da un pontefice Bonifacio VIII. La Magna Charta Liber-tatum, concessa da Giovanni Senza Terra all’indomani della sconfitta di Bouvines, disegna

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invece un quadro dei ruoli politici del regno inglese. Nel discorso di apertura del Liber Augu-stalis Federico II espone, nelle sue linee essenziali, l’ideologia dell’autorità imperiale, mentreSaba Malaspina denuncia l’oppressione fiscale esercitata in Sicilia dal governo angioino. Con-cludono il percorso le pagine di Giuseppe Sergi su miti e realtà dell’esperienza comunale e unbrano di Dino Compagni sugli Ordinamenti di Giustizia a Firenze.

Walter Ullmann Il giubileo del 1300 e la crisi del papatod Bonifacio VIII La bolla «Unam Sanctam»d Giovanni Senza Terra La «Magna Charta Libertatum»d Federico II di Hohenstaufen Il «Liber Augustalis»d Saba Malaspina Oppressione fiscale nel dominio angioino

Giuseppe Sergi Il Medioevo comunale tra mito e realtàd Dino Compagni Gli «Ordinamenti di Giustizia» a Firenze

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UNITÀ2 LE CRISITARDOMEDIEVALI

Percorsi tematici

Spopolamenti e recessione Questo percorso integra il FARE STORIA L’Europa di frontealla crisi del ’300.

Se al centro di questo periodo vi sarà l’epidemia di peste, va anche detto che già vi erano sta-ti sintomi che avevano preceduto questo fenomeno: si pensi alle guerre, alle pestilenze e allecarestie come emerge dal brano di Georges Duby e dalla Cronica di Giovanni Villani. Il feno-meno dello spopolamento e della migrazione dalle campagne è qui testimoniato da due docu-menti di area francese.

Georges Duby I mutamenti del XIV secolo

d Giovanni Villani Firenze: la grande carestia del 1346-47

d Anonimo di Spopolamenti nel territorio di Bordeaux

d Anonimo di Migrazioni nel territorio di Bordeaux

La peste e le altre epidemie Il percorso si apre con il celebre brano del Decameron di Gio-vanni Boccaccio, dove vengono descritte con elevati toni letterari le conseguenze sociali e medi-che dell’epidemia.

Su come la peste sia arrivata in Europa si sofferma William H. McNeill, mentre la sua dif-fusione in Italia è ben documentata dal brano di Ovidio Capitani che riporta diverse testimo-nianze. Il fenomeno della peste si accompagna alla ricomparsa di carestie e di carenze alimen-

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tari in tutta Europa, come evidenzia Massimo Montanari, e da altre infezioni quali il tifo petec-chiale e il vaiolo, come dimostra Lorenzo Del Panta.

d Giovanni Boccaccio Firenze: la peste del 1348William H. McNeill Perché il contagio in Europa?

d Ovidio Capitani Il cammino della peste in ItaliaMassimo Montanari Il ritorno della fame in EuropaLorenzo Del Panta Le altre malattie: tifo e vaiolo

Povertà, tensioni, rivolte Questo percorso integra il FARE STORIA L’Europa di fronte allacrisi del ’300.

Povertà ed emarginazione erano fenomeni assai diffusi nel Medioevo e questa situazione, uni-tamente alla crisi latente, fomentò numerose ribellioni popolari in Europa. Famosi sono la rivol-ta inglese del 1381, descritta da Jean Froissart, e il tumulto dei Ciompi a Firenze, su cui si sof-ferma il racconto di un anonimo cronista.

d Jean Froissart La rivolta inglese del 1381d Anonimo di La fase di luglio del tumulto dei Ciompi

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UNITÀ3 EUROPA E ITALIANEL TARDO MEDIOEVO

Percorsi tematici

La crisi della Chiesa universale e il consolidamento delle monarchie nazionali La vio-lenta crisi del papato come ente universale sembra sboccare, come suggerisce Giovanni GradoMerlo nel brano di apertura di questo percorso, in una soluzione che afferma la superiorità delConcilio sul papa, e liquida ogni possibilità di ricostruzione di una gerarchia rigidamente fon-data sul primato della Curia romana.

Più forti invece – come sottolinea Giorgio Falco – si dimostravano le nuove realtà politichedelle monarchie nazionali, che nel Concilio si manifestavano anche a livello organizzativodistinguendo i delegati per nazioni. Nazione e consenso sono momenti significativi anche perla storica francese Françoise Autrand che individua, su questa base, le direzioni lungo le qualii sovrani sviluppano la propria supremazia.

Un aspetto chiave di questo processo di rafforzamento delle monarchie, come sottolineaBernard Guenée, era l’ampliamento delle capacità della monarchia di procurarsi risorsefinanziarie mediante l’adozione di strumenti quali le imposte dirette e il ricorso al credito pub-blico.

Angelo Torre evidenzia invece il duplice ruolo – al contempo di consenso alla politica finan-ziaria e di limitazione delle prerogative regie – svolto dalle assemblee parlamentari, presenti intutte le monarchie europee tardomedievali. Sulla necessità che a governare uno Stato sia unsovrano assistito non solo da aristocratici ma anche da esperti di diritto e di finanze insistono siaPhilippe de Commynes sia i due «discorsi» recitati dinanzi ai rispettivi parlamenti dai re Ric-cardo II d’Inghilterra e Pietro IV d’Aragona.

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Giovanni G. Merlo Tradizione e rinnovamento nella vicenda della Chiesa tardomedievaleGiorgio Falco Il Concilio di Costanza: crisi dell’autorità papale e nascita delle nazioniFrançoise Autrand Lo Stato del ’400: nazionale, territoriale, monarchicoBernard Guenée Gli strumenti del governo monarchico: le finanzeAngelo Torre Principe e nazione: il ruolo delle assemblee rappresentativePhilippe de Commynes Monarchia e sudditi in Francia nel ’400

d Riccardo II Il Discorso di Riccardo II d’Inghilterrad Pietro IV Il Discorso di Pietro IV d’Aragona

Dai comuni cittadini agli Stati regionali italiani Questo percorso è dedicato specificamen-te alle realtà italiane.

La formazione degli Stati regionali italiani muove da premesse che, secondo Giorgio Chit-tolini, affondano nella storia delle città-Stato organizzate in comune. Sul passaggio dai comunitardomedievali alle signorie e principati regionali insiste anche lo storico Antonio I. Pini, pren-dendo come esempio di sviluppo di uno Stato accentratore la signoria dei Visconti. A tale pro-posito, emblematiche sono le testimonianze del fiorentino Giovanni di Pagolo Morelli su GianGaleazzo Visconti e dell’umanista Pier Candido Decembrio su Filippo Maria Visconti.

L’ideale della libertà repubblicana esercitava un profondo fascino sul pensiero umanista,come testimonia Coluccio Salutati nella sua lode della città di Firenze, esaltata come conti-nuatrice dell’antica tradizione romana. Il sofisticato sistema di controllo territoriale costruito dal-lo Stato fiorentino, analizzato in un altro brano di Giorgio Chittolini, si avvale di strumenti assaicomplessi come un catasto che nel 1427 registra con molta accuratezza la condizione patrimo-niale delle famiglie fiorentine, come ci viene illustrato da Giovanni Cavalcanti.

Sulle trasformazioni istituzionali e amministrative della monarchia meridionale insiste inve-ce Mario Del Treppo: in una peculiare collocazione internazionale – la corona d’Aragona – ilRegno di Napoli conosce uno sviluppo istituzionale sotto Alfonso il Magnanimo. Gli storiciDenys Hay e John Law tornano infine ad analizzare nei particolari lo Stato rinascimentale ita-liano, evidenziando i limiti che ancora permanevano nella struttura amministrativa.

Giorgio Chittolini La crisi del comune e la creazione di più ampi organismi territorialiAntonio I. Pini Dallo Stato cittadino allo Stato regionale

d Giovanni di Pagolo Morelli La politica di potenza di Gian Galeazzo Viscontid Pier Candido Decembrio Ritratto di un potente: Filippo Maria Visconti

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d Coluccio Salutati Inno alla libertà fiorentinaGiorgio Chittolini Il controllo territoriale della città dominante sul contado fiorentino

d Giovanni Cavalcanti Uno strumento essenziale della politica fiscale: il catasto di Firenze (1427)Mario Del Treppo Le trasformazioni amministrative della monarchia meridionaleDenys Hay - John Law L’amministrazione dello Stato rinascimentale

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UNITÀ4 LA CULTURA DEL RINASCIMENTO

Percorsi tematici

Il dibattito sul Rinascimento La prima interpretazione complessiva della civiltà rinasci-mentale in Italia fu opera di Jacob Burckhardt, che fissò i temi fondamentali del Rinascimen-to nella scoperta dell’uomo e della natura e nella riscoperta della cultura classica. La centralitàdegli studi di Burckhardt nella storiografia moderna è sottolineata dallo storico Wallace K. Fer-guson, che ripercorre l’evoluzione del concetto di Rinascimento nel corso della storia moder-na.

Sulla necessità di definire con esattezza che cosa si intenda per Rinascimento torna, nei suoidecisivi contributi, Federico Chabod, concentrando l’attenzione sul piano della coscienza, del-la nuova concezione della vita che si andava allora affermando. Anche il termine frequente-mente usato di Umanesimo esige un’attenta definizione ed è Eugenio Garin a chiarire il suocontenuto e il suo rapporto con il Rinascimento, di cui è momento introduttivo e parte inte-grante. Chiudono questo percorso un documento di Flavio Biondo e uno di Lorenzo Valla, chetestimoniano la consapevolezza diffusa tra gli intellettuali del XV secolo di un rinnovamento del-la cultura allora in atto, percepito come l’inizio di una rinascita complessiva della civiltà.

Jacob Burckhardt La rinascita spirituale dell’ItaliaWallace K. Ferguson Il dibattito sul Rinascimento dopo BurckhardtFederico Chabod Il Rinascimento come «realtà dello spirito»Eugenio Garin Umanesimo e Rinascimento: connessione o antitesi?

d Flavio Biondo La «brama di meglio conoscer la storia»

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d Lorenzo Valla La lingua latina

Il rapporto con l’antico e i sistemi educativi Si afferma comunemente che la cultura clas-sica venne riscoperta nell’età umanistico-rinascimentale, ma Eugenio Garin vi vede un possi-bile equivoco: la cultura antica non si era mai totalmente eclissata nel Medioevo, la vera novitàdel Rinascimento è piuttosto nella diversa sensibilità e percezione del tempo con cui ci si acco-sta ai testi antichi. Tra gli intellettuali impegnati in questa ricerca vi è Poggio Bracciolini, chemanifesta in una lettera a Guarino Veronese il suo entusiasmo per il ritrovamento di alcuni testiantichi nel monastero di S. Gallo.

Nel brano seguente lo storico Peter Burke traccia un quadro sintetico della cerchia di intel-lettuali, artisti, scienziati che furono protagonisti del Rinascimento, soffermandosi sui modi e iluoghi in cui avveniva la loro formazione culturale. La necessità di rinnovare i sistemi educati-vi era fortemente sentita, come testimonia Leon Battista Alberti, che propone un nuovo model-lo pedagogico che sappia armonizzare nei giovani attività intellettuale e attività fisica.

Eugenio Garin Il problema del ritorno al mondo greco-romano

d Poggio Bracciolini La «riscoperta» dei testi classici

Peter Burke Gli itinerari della formazione: botteghe e Università

d Leon Battista Alberti L’educazione letteraria e fisica

I protagonisti Nel corso dell’età rinascimentale matura una nuova concezione dell’uomo: unapiena espressione di questa nuova concezione si trova nel brano di Giannozzo Manetti, che ce-lebra l’intelligenza e l’operosità umana.

Il riconoscimento della dignità dell’artista è al centro della riflessione dello storico della scien-za Paolo Rossi, per il quale l’incontro tra arte, tecnica e scienza rappresenta un evento decisivodel pensiero moderno. Leon Battista Alberti appare pienamente consapevole della convergen-za tra arte e scienza e vede nell’architettura il luogo privilegiato di incontro tra i due settori.

Gli artisti non sono però gli unici protagonisti del Rinascimento: Alberto Tenenti descrivemercanti e banchieri che, in modo meno eclatante ma altrettanto incisivo, cambiano il mondodell’economia. Lo storico Michael Mallett si sofferma sulla figura del condottiero, affascinan-te e controverso protagonista delle continue guerre che caratterizzavano la turbolenta vita poli-tica italiana. Infine la storica Margaret L. King illustra i diversi ruoli delle donne rinascimen-tali, generalmente costrette entro una rigida gerarchia sociale ma che a volte salgono anch’essealla ribalta della vita culturale e politica.

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d Giannozzo Manetti La dignità dell’uomoPaolo Rossi La nuova dignità intellettuale dell’artista

d Leon Battista Alberti Elogio delle tecnicheAlberto Tenenti Il mercante nel RinascimentoMichael Mallet Luci e ombre del condottiero rinascimentaleMargaret L. King I ruoli della donna nel Rinascimento

Nuovi modelli politici: realismo e utopismo Apre questo percorso sul pensiero politicorinascimentale un brano di Matteo Palmieri, che esalta la dimensione sociale dell’uomo e vedela sua realizzazione nel contributo alla vita e al benessere della città.

L’oscillazione tra realismo e utopismo è un altro tratto caratteristico del pensiero politico del-l’epoca. Il brano di Niccolò Machiavelli offre un esempio di realismo, riflettendo sulla neces-sità di adattare le forme di governo alle strutture sociali di diversi paesi o regioni, che possonovariare per livello economico e grado di maturazione politica.

Luigi Firpo, infine, descrive l’opposta tendenza all’utopismo, che si sviluppa in un singolareintreccio tra pensiero politico e architettura, partendo dal proposito di razionalizzare la struttu-ra della città e giungendo all’ideale di una società retta dalle leggi della ragione naturale.

d Matteo Palmieri Esaltazione dei valori civilid Niccolò Machiavelli La connessione fra struttura sociale e organizzazione politica

Luigi Firpo Gli utopisti del Rinascimento e il sogno della città ideale

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UNITÀ5 LA NASCITA DEL MONDO MODERNO

Percorsi tematici

I nuovi mondi e la scoperta dell’altro Questo percorso integra il FARE STORIA I nuovimondi e la scoperta dell’altro.

È aperto da un brano di Fernand Braudel e da un brano dello storico burkinabé Joseph Ki-Zerbo, entrambi esemplificativi della brutale razzia di ricchezze umane e materiali compiutadagli europei a danno del continente africano.

Seguono, per introdurre la discussione sulla presenza degli spagnoli nelle Americhe, tre testiestremamente significativi dal punto di vista economico-giuridico, culturale e religioso. Nel pri-mo Cristoforo Colombo invita i sovrani spagnoli a procedere con urgenza alla cristianizzazio-ne dei nuovi territori, garantendo così alla Corona lo sfruttamento delle ricchezze locali. Nelsecondo viene sancito con le bolle promulgate da Alessandro VI il diritto degli spagnoli al pos-sesso dei nuovi territori scoperti. Nel terzo, infine, leggiamo le parole di Hernán Cortés, con-quistatore del Messico.

I due brani successivi, di Gonzalo F. de Oviedo y Valdés, sono indicativi delle opinioni espres-se nel corso del XVI secolo da viaggiatori, osservatori di storia naturale, cronisti e storiografi; inquesti testi è possibile riscontrare la difficoltà di descrivere, e quindi divulgare in termini com-prensibili ai lettori, fenomeni naturali e costumi sociali sconosciuti e insoliti. Inoltre, viene datoampio spazio al tema della «bestialità» degli indiani.

Segue una pagina scritta alla metà del XVI secolo dal missionario Bartolomé de Las Casas,«difensore» degli indiani. L’antropofagia infine, che suscitò insieme vivace interesse e marcatodisgusto negli europei dell’epoca, è argomento di alcuni celebri saggi del filosofo Michel deMontaigne.

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Fernand Braudel Gli europei nel mondoJoseph Ki-Zerbo Il commercio degli schiavi neri

d Cristoforo Colombo L’Europa scopre l’Americad Alessandro VI Le bolle «Inter caetera»d Hernán Cortés Relazione a Carlo Vd Gonzalo F. de Oviedo y Valdés Depravazioni sessuali degli indiosd Gonzalo F. de Oviedo y Valdés Caratteristiche somatiche e antropologiched Bartolomé de Las Casas Il genocidio degli indiosd Michel de Montaigne Dei cannibalid Michel de Montaigne Delle carrozze

L’economia europea nel ’500 Questo percorso è dedicato agli sviluppi molteplici e contrad-dittori dell’economia europea nel corso del XVI secolo.

In apertura lo storico tedesco Wilhelm Abel descrive i fenomeni caratteristici dell’espansio-ne agricola europea del XVI secolo (aumento delle superfici coltivate e crescita dei quozienti diresa), mentre Carlo M. Cipolla sottolinea come le scoperte transoceaniche furono all’originedi una grandiosa rivoluzione culturale e di profonde trasformazioni economiche.

Per illustrare la situazione inglese del XVI secolo abbiamo scelto un documento redatto nel1549, che descrive il drammatico momento che il paese stava attraversando, caratterizzato dauna forte lacerazione del tessuto sociale.

Concludono il percorso le pagine dello storico Fernand Braudel, il quale ci propone un’in-teressante interpretazione d’insieme sull’evoluzione economico-sociale del mondo moderno.

Wilhelm Abel L’espansione agricola del XVI secoloCarlo M. Cipolla Conseguenze delle esplorazioni transoceaniche

d Anonimo di Il peggioramento delle condizioni di vita in InghilterraFernand Braudel Vita materiale, economia di mercato e capitalismo

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UNITÀ6 LA FINE DELL’UNITÀ RELIGIOSA

Percorsi tematici

Le origini della Riforma protestante La fine dell’unità religiosa non può essere pienamen-te spiegata senza dare uno sguardo a ciò che accadeva nell’ambito religioso agli inizi del XVIsecolo.

Sebbene la corte papale appaia sempre più coinvolta negli affari italiani e i pontefici dell’e-poca sembrino essere più interessati al lustro artistico che all’impegno religioso della Curia, lareligione, come dimostra Lucien Febvre, gioca ancora un ruolo preminente nella vita quoti-diana degli europei. L’umanista Erasmo da Rotterdam è autore di una critica feroce nei con-fronti degli ordini religiosi regolari, attenti più alle pratiche esteriori della vita ecclesiastica chea una religiosità interiore.

Una più sistematica contestazione della Chiesa cattolica partirà invece dalla Germania. L’oc-casione verrà data proprio dal mercato delle indulgenze portato avanti da Alberto di Hohenzoll -ern e da Leone X, cui risponderanno le 95 tesi di Lutero che, come osserva Roland H. Bainton,avevano come scopo quello di correggere alcuni errori e abusi legati a questa pratica. L’opera diMartin Lutero, del quale presentiamo alcune pagine, incoraggiata da alcuni principi tedeschistanchi delle vessazioni della Curia romana, continuerà e la sua teologia porterà alla definiti-va rottura con Roma e all’enunciazione di un pensiero teologico-politico diverso da quellomedievale.

La Riforma tedesca, dominata da Lutero, conobbe anche altri protagonisti tra cui ThomasMüntzer, uno dei capi della rivolta contadina del 1524, la cui opera è inquadrata dall’analisi diJoseph Lortz ed Erwin Iserloh. Il fallito tentativo di riconciliazione ad Augusta, nelle paginedalla Confessione augustana, e la rottura di Lutero con Erasmo sulla questione del libero arbi-

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trio porteranno la Riforma tedesca a essere connotata sempre più da caratteri nazionali e a cir-coscriversi in un ambito piuttosto ristretto, quello dei principi che accetteranno il messaggioluterano.

Lucien Febvre Religione e vita quotidianad Erasmo da Rotterdam La follia degli ordini religiosi

Roland H. Bainton Le «95 tesi» e il problema delle indulgenzed Martin Lutero «Alla nobiltà cristiana di nazione tedesca»d Martin Lutero La giustificazione per fede

Joseph Lortz - Erwin Iserloh Il radicalismo religioso di Thomas Müntzerd Filippo Melantone La «Confessione augustana»

La Riforma in Svizzera e le correnti radicali Qualche anno dopo la protesta di Lutero, l’i-dea di una Chiesa che doveva essere riformata oltrepassò i confini della Germania per appro-dare nei cantoni svizzeri.

La città di Zurigo legherà la sua riforma alla figura di Zwingli, il quale riuscirà per la primavolta a imporre un’azione riformata con il consenso di un consiglio cittadino, come ben evi-denzia Emidio Campi. A Ginevra invece Giovanni Calvino sistemerà in maniera organica ilpensiero riformato nell’opera Istituzione della religione cristiana. Le idee di Calvino sulla pre-destinazione, analizzate da Alister McGrath, e la sua fermezza nei confronti di una riconcilia-zione ormai impossibile con il cattolicesimo, portarono il calvinismo a divenire la forma piùintransigente e aggressiva di protestantesimo, come leggiamo nella Difesa della Riforma. Peralcuni sociologi come Max Weber, ancora, la dottrina calvinista della predestinazione fu tra ifondamenti della moderna mentalità capitalista.

Dopo gli anni ’30 del XVI secolo la Riforma protestante tese sempre più a istituzionalizzarsie a espellere dal suo interno quelle figure di dissenso che non erano d’accordo con i princìpi del-la nuova ortodossia riformata. È il caso di gruppi minoritari come gli anabattisti, le cui posizio-ni sono descritte dallo storico Delio Cantimori, e come gli antitrinitari, su cui leggiamo un bra-no dello storico Massimo Firpo, che per le loro idee furono espulsi e perseguitati sia nei paesicattolici sia in quelli protestanti, ma anche di intellettuali come Sébastien Castellion, portavo-ce della tolleranza religiosa.

Emidio Campi L’opera riformatrice di Zwinglid Giovanni Calvino L’«Istituzione della religione cristiana»

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Alister McGrath Calvino e la predestinazioned Giovanni Calvino Difesa della Riforma

Max Weber Protestantesimo e capitalismoDelio Cantimori L’anabattismoMassimo Firpo Gli antitrinitari

d Sébastien Castellion Il problema della tolleranza religiosa

Rinnovamento della Chiesa cattolica e Controriforma Sino ad alcuni decenni fa la sto-riografia aveva visto la risposta cattolica come piuttosto tradizionale e reazionaria rispetto allenovità apportate dal protestantesimo.

In realtà anche nel cattolicesimo vi furono fermenti innovatori che oggi vanno sotto il nomedi «riforma cattolica», come afferma lo storico Hubert Jedin. A questi fermenti innovativi appar-tengono senza dubbio la nascita di nuovi ordini religiosi, tra i quali giganteggia la Compagniadi Gesù che, con la sua organizzazione, analizzata da Pietro Caiazza, e la sua ferrea disciplina,istituita da Ignazio di Loyola, diverrà un modello per la nuova Chiesa post-tridentina. Un ten-tativo di riforma dell’organizzazione ecclesiastica sarà invece fatto sotto il pontificato di PaoloIII con il Consilium de emendanda Ecclesia.

Convocato tardivamente e dopo che ormai si erano consumati gli ultimi tentativi di concilia-zione con i luterani a Ratisbona, nel 1541, il Concilio di Trento e l’esito dei suoi lavori saran-no fondamentali per la dogmatica e la disciplina ecclesiastica della Chiesa cattolica. I suoi decre-ti dogmatici non concessero nulla al protestantesimo, ma il rinnovamento della disciplina eccle-siastica permise una rivitalizzazione della Chiesa cattolica, almeno da un punto di vista spiri-tuale. Determinanti in questa rinascita saranno le figure dei vescovi, obbligati a risiedere nellapropria diocesi, come ben evidenzia Adriano Prosperi.

Hubert Jedin Riforma cattolica e Controriformad Ignazio di Loyola Gli «Esercizi spirituali»

Pietro Caiazza La Compagnia di Gesùd Commissione pontificia Il «Consilium de emendanda Ecclesia»d Concilio di Trento Il Concilio di Trento

Adriano Prosperi I doveri dei vescovi

La religiosità popolare Lo storico Peter Burke si sofferma nelle sue pagine sul significato libe-

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ratorio del Carnevale presso i ceti popolari a fronte del conflitto religioso del XVI secolo, chemargineralizzerà le manifestazioni religiose popolari, sino a reprimerle o a controllarle.

È quanto emerge soprattutto dall’analisi del fenomeno della stregoneria effettuata dallo stori-co Carlo Ginzburg, che mostra come la lettura del sabba e di altri riti fosse profondamente diver-sa nel popolo rispetto a quanto affermato nella trattatistica ufficiale, quale quella del MalleusMaleficarum di Heinrich Institor e Jakob Sprenger, dove appare chiara, invece, la congiun-zione tra sesso debole e culto satanico. La religiosità popolare infine sarà convogliata in mani-festazioni, controllabili da parte della Chiesa, che andranno a formare il patrimonio della pietàpopolare, secondo i meccanismi descritti dallo studioso tedesco Hubert Jedin.

Peter Burke Il mondo alla rovesciaCarlo Ginzburg Folklore, magia, religione

d Heinrich Institor - Jakob Sprenger Perché le donne diventano stregheHubert Jedin La pietà popolare

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UNITÀ7 MONARCHIE E IMPERI NELL’EUROPA DEL ’500

Percorsi tematici

L’Impero e le grandi monarchie Le strutture statali europee tra XVI e XVII secolo offronoun quadro complesso e articolato a seconda delle situazioni locali. In questo percorso, concen-trandoci sull’Impero asburgico e le grandi monarchie, evidenziamo la specificità delle vie nazio-nali nel processo di evoluzione verso lo Stato moderno.

Gli ideali di rinascita imperiale che aprono il XVI secolo sono testimoniati in prima personada Carlo V nel suo «testamento politico». Il documento permette di cogliere la personalità e leaspirazioni politiche del grande imperatore, profondamente diverse dalle caratteristiche tipica-mente spagnole del regno di suo figlio Filippo II, sintetizzate da Fernand Braudel. Descriven-do la vita quotidiana di Filippo II, il brano di Geoffrey Parker completa il quadro delle diffe-renze tra i due grandi protagonisti del secolo: alla figura dell’imperatore combattente e conti-nuamente in movimento di Carlo V si contrappone un re-funzionario, quotidianamente alle pre-se con la complessa burocrazia del suo Stato.

Nell’Inghilterra della seconda metà del XVI secolo si manifestò un antagonismo crescente trala Corona e il Parlamento; il ruolo svolto da quest’ultimo viene descritto nel brano di sir Tho-mas Smith risalente al periodo elisabettiano. Un intenso ritratto della regina Elisabetta vienetracciato dal diplomatico veneziano Giovan Carlo Scaramelli che la incontrò pochi giorni pri-ma della sua morte.

Il significato politico, culturale e sociale della pacificazione religiosa in Francia è ben testi-moniato dalle parole minacciose con le quali Enrico IV si rivolse al Parlamento di Parigi nel

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1599. Alcuni passaggi del Testamento politico di Richelieu offrono un quadro della situazionefrancese nella prima metà del ’600 e del pensiero politico del grande statista che riportò il suopaese al vertice della politica europea. Chiude il percorso un brano di Roland Mousnier sullastratificazione sociale per ordini che, pur riferendosi in particolare alla Francia, introduce undiscorso più generale sui rapporti tra società e Stato moderno.

d Carlo V Il testamento politicoFernand Braudel Gli imperi del ’500 e lo spazioGeoffrey Parker Filippo II e il «mestiere di sovrano»

d Thomas Smith Il Parlamento inglese: autorità e funzionid Giovan Carlo Scaramelli Un ritratto della regina Elisabettad Enrico IV Difesa dell’Editto di Nantesd Richelieu L’ordine naturale della società e le funzioni del re

Roland Mousnier La stratificazione sociale per ordini

Burocrazia, esercito e politica finanziaria Una prospettiva privilegiata per individuare lelinee evolutive dello Stato moderno è l’analisi di tre settori chiave – burocrazia, esercito, finan-ze – e dei complessi rapporti che li legano.

Lo sviluppo della moderna burocrazia, con la sua particolare concezione dello Stato, è il temaaffrontato da Federico Chabod a partire dall’esempio offerto da Milano durante la dominazio-ne spagnola. Una caratteristica dei sistemi amministrativi del tempo è la venalità delle cariche:due documenti del XVI e XVII secolo sono testimonianza delle prime reazioni provocate dalricorso sempre più esteso a questo espediente vantaggioso per le finanze statali.

Il rapporto tra lo sviluppo dell’assolutismo e l’evoluzione tecnico-organizzativa degli esercitiè invece analizzato dallo storico Victor G. Kiernan. L’importanza della guerra con i suoi risvol-ti economici e organizzativi è accentuata da Charles Tilly fino al punto da far dipendere da essail processo di evoluzione dello Stato moderno, mentre la politica finanziaria – terzo settore chia-ve dello Stato moderno – è al centro dell’analisi dello storico dell’economia Gabriel Ardant.

Federico Chabod «Gratia» e «offitio»: due mentalità a confrontod Anonimo di La vendita degli ufficid Pomponne de Bellièvre Contro la «paulette»

Victor G. Kiernan Mercenari stranieri e monarchie assolute

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Charles Tilly Come la guerra produsse gli Stati e viceversaGabriel Ardant L’organizzazione finanziaria nella formazione degli Stati

Il dibattito sullo Stato Il progressivo evidenziarsi dei caratteri di novità dello Stato modernorispetto alla storia precedente ha sollevato un dibattito teorico via via più acceso, che ha il suoideale iniziatore in Niccolò Machiavelli; nelle pagine del Principe e dei Discorsi emergono itemi che saranno continuamente ripresi dai pensatori politici successivi.

Nel corso del XVI secolo il pensiero politico si evolve acquisendo il fondamentale concettodi «sovranità», esplicitamente tematizzato nelle pagine di Jean Bodin. Una immagine com-plessiva dello Stato moderno e delle fasi del suo sviluppo storico emerge dal brano di Pieran-gelo Schiera, con cui si chiude questo percorso.

d Niccolò Machiavelli «De Principatibus novis qui armis propris et virtute acquiruntur»d Niccolò Machiavelli La religione «secondo l’ozio e non secondo la virtù»d Jean Bodin Le vere prerogative della sovranitàd Jean Bodin Della nascita, crescita, perfezione, decadenza e rovina degli Stati

Pierangelo Schiera Lo Stato moderno

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UNITÀ8 CRISI E RIVOLUZIONI NEL ’600 EUROPEO

Percorsi tematici

La crisi economica Sull’esistenza di una crisi economica di vaste proporzioni gli storici sonostati concordi. Le divergenze sono nate piuttosto sulle cause, sulla portata e le scansioni crono-logiche della crisi, sulle sue relazioni con i fenomeni di natura sociale o politica. Anche chi èsembrato più scettico nei confronti della tesi di un’unica «crisi generale» ha dovuto segnalare ildifficile momento dell’economia in vaste aree e in diversi periodi del XVII secolo. Sulla scortadi questa omogeneità di giudizi, è opportuno mostrare, in concreto, alcuni fatti demografici edeconomici che avvalorano l’immagine di un secolo difficile.

In particolare, dobbiamo ad Aldo De Maddalena una sintetica ed efficace descrizione dellecrisi e delle trasformazioni economiche del periodo. Paolo Malanima si occupa della prima cri-si che colpì l’economia europea tra la fine del ’500 e l’inizio del ’600, particolarmente sensibilenel settore agricolo, cercando di ricostruirne le cause.

Sulla situazione economica dell’Olanda e dell’Inghilterra – i due paesi che negli anni dellacrisi si contesero il primato economico – e dell’Italia indagano rispettivamente Jonathan I.Israel e Maurice Aymard. Confrontando questi diversi contesti, infatti, è possibile delineare unquadro assai più mosso di quanto la semplice nozione di «crisi generale» possa mostrare.

Aldo De Maddalena Crisi e trasformazioni economichePaolo Malanima L’interruzione della crescitaJonathan I. Israel Olanda e Inghilterra negli anni della «crisi del ’600»

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Maurice Aymard L’economia italiana in declino

Un secolo «barocco» L’origine del termine «barocco» è controversa: l’espressione «argo-mentare in barocco» indicava, nella filosofia scolastica medievale, un discorso molto artificioso;poi, tra ’400 e ’500, comparve l’aggettivo francese baroque (dal portoghese barroco), che desi-gnava, negli inventari di gioielli, un tipo di perla dai contorni molto irregolari e, in senso trasla-to, qualcosa di bizzarro e inconsueto. Qualsiasi ipotesi si voglia accreditare, è certo che, verso lafine del ’600, il termine entra a far parte del linguaggio della società colta proprio in questaseconda accezione figurata. A questa tradizione si sono richiamati gli studiosi di arte e di lette-ratura, che tra ’800 e ’900 hanno costruito la fortuna del vocabolo, definendo «barocchi» gli sti-li artistici prevalenti nel XVII secolo.

In questo percorso non si intende rileggere, tuttavia, l’intera vicenda del termine. Interessainvece mostrare come, per gli storici, il concetto di «barocco» si sia dimostrato capace di quali-ficare un’intera epoca. È il caso di José A. Maravall, che vi ha intravisto l’espressione culturaledella «crisi generale» del XVII secolo. Anche per Rosario Villari si può usare l’aggettivo «baroc-co» per descrivere un secolo ricco di tensioni e contraddizioni, ma a patto di non dimenticare itratti di stabilità delle società europee del ’600.

José A. Maravall Il «barocco»: espressione della «crisi del ’600»Rosario Villari Il ’600: secolo di contrasti e di equilibri

La crisi politica Sugli aspetti politici della «crisi del ’600» il dibattito è stato molto serrato. Lapresenza di rivolte e rivoluzioni nei maggiori paesi europei, nello stesso torno di anni, è stataconsiderata dalla storiografia di ispirazione marxista come il sintomo di un duro scontro fra clas-si, legato ai grandi mutamenti economici e sociali del XVII secolo. Altri indirizzi storiograficihanno invece fatto notare come, di fronte al crescente processo di accentramento amministrati-vo e fiscale degli Stati, siano le aristocrazie, i notabili e le masse contadine a opporre una resi-stenza, per conservare le proprie antiche libertà.

L’interpretazione marxista è offerta dal brano di Eric J. Hobsbawm, che si sofferma a lungosulla dimensione economica della «crisi del ’600», per poi riconoscere come suo unico esitopositivo l’evento rivoluzionario inglese. Hugh R. Trevor-Roper e Niels Steensgaard mostranoun punto di vista estremamente critico a riguardo, riconoscendo dietro i sommovimenti di metà’600 alcuni elementi tipici della vita politica della prima età moderna: il rapporto tra corte sovra-na e paese, le resistenze all’accentramento assolutistico, il particolarismo localistico. A RolandMousnier spetta invece il compito di illustrare due noti casi di rivolte contadine.

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Eric J. Hobsbawm La Rivoluzione inglese: un prodotto della «crisi del ’600»Hugh R. Trevor-Roper La rottura dei rapporti tra Stato e societàNiels Steensgaard La crisi politicaRoland Mousnier Le rivolte contadine: i «Nu-Pieds» e i «Croquants»

Il secolo del soldato Nel ’600, come appare chiaramente dalle testimonianze dei contempo-ranei, la guerra diventa straordinariamente brutale: il crudo resoconto di Johann J.Ch. Grim-melshausen sui saccheggi ne è un esempio.

Non è la violenza, tuttavia, la caratteristica peculiare del fenomeno militare del XVII secolo.Appare infatti molto più significativa l’evoluzione tecnico-tattica dell’arte della guerra: aumen-ta il numero dei soldati impiegati, cresce la disciplina, la tecnologia nel campo delle armi avan-za rapidamente. I due documenti di Cesare Brancaccio e di Maiolino Bisaccioni trattano inve-ce dell’immagine del soldato, contesa fra i tradizionali valori (come il coraggio individuale) e lenuove esigenze di una disciplina sempre più organizzata.

d Johann J.Ch. Grimmelshausen Le scorribande della «soldataglia»d Cesare Brancaccio L’immagine del soldatod Maiolino Bisaccioni La dura realtà della guerra

La Rivoluzione inglese Caduta in ombra l’interpretazione che considerava la rivoluzioneinglese la prima rivoluzione «borghese» dell’età moderna, volta ad abbattere i residui «feudali»e a instaurare un regime politico più favorevole allo sviluppo del «capitalismo», la storiografiapiù avvertita penetra all’interno dei meccanismi che condussero alla guerra civile e al rovescia-mento della monarchia con estrema cautela, facendo attenzione a tutti i diversi terreni del con-flitto.

Una simile premura caratterizza il nostro percorso: la dimensione religiosa dello scontro è visi-bile attraverso l’esempio di predicazione puritana di Richard Baxter, la ricostruzione fatta daHenry N. Brailsford del movimento dei levellers e da Christopher H. Hill delle più radicali opi-nioni religiose; sul terreno più propriamente politico, un primo brano di Lawrence Stone offreun quadro dei protagonisti della guerra civile (primo fra tutti il Parlamento), mentre importan-ti documenti (il Patto del Popolo, i Dibattiti di Putney e i verbali del processo a Carlo I) per-mettono di giungere al cuore dello scontro: la caduta violenta della monarchia e la resa dei con-ti all’interno dell’eterogeneo schieramento vincitore, con la liquidazione delle fazioni più radi-cali. Ancora a Lawrence Stone spetta il compito di dare un bilancio in prospettiva dell’espe-rienza rivoluzionaria inglese.

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d Richard Baxter Un manuale pratico di «vita cristiana»Lawrence Stone I protagonisti della RivoluzioneChristopher H. Hill Il mondo alla rovescia

d Petty - Rainborough - Sexby Il «Patto del Popolo»d Petty - Rainborough - Sexby I «Dibattiti di Putney»

Henry N. Brailsford I «levellers»d Corte del Parlamento inglese Il processo a Carlo I

Lawrence Stone Il lascito della Rivoluzione inglese

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UNITÀ9 L’ITALIA BAROCCA

Percorsi tematici

Un’età di decadenza Chi visse nel ’500 e ’600 non considerò particolarmente grave il fatto chediversi Stati della penisola avessero perso l’indipendenza politica. Solo nell’800 (durante il Risor-gimento e subito dopo l’Unità), gli storici valutarono negativamente il periodo, poiché allora erainiziata quell’odiosa dominazione straniera che, per molto tempo, aveva oppresso l’Italia. Che isecoli XVI e XVII fossero un’età di «decadenza» non fu più contestato, come dimostrano tutti imanuali per le scuole, fino ai nostri giorni. Qui non si vuole, tuttavia, ribaltare il giudizio: è suf-ficiente ricordare che anche radicate tesi storiografiche sono, a loro volta, un fatto storico, det-tate da particolari contesti politico-sociali e posizioni culturali ben riconoscibili.

Il carattere moralistico di molte interpretazioni del periodo in esame, da parte di storici del Ri-sorgimento, è ricordato da Benedetto Croce, il quale legge secondo le proprie convinzioni filo-sofiche la «decadenza» italiana del ’500 e ’600. Alberto Asor Rosa indica la Chiesa cattolica co-me responsabile della sospensione della crescita italiana, dal momento che essa riuscì a control-lare non solo la cultura, ma anche l’intera società. Una lettura diversa del periodo offre FernandBraudel, che invita a non sottovalutare il ruolo ancora interpretato dall’Italia nell’età «barocca».Giuseppe Galasso ripropone, ma in modo assai più articolato, la tesi della «decadenza», consi-derandone principale manifestazione il divario che si crea, proprio nei secoli XVI e XVII, tra ilcammino italiano e quello degli altri paesi europei, in termini di crescita economica.

d Benedetto Croce La «decadenza» dell’ItaliaAlberto Asor Rosa Il ruolo della Chiesa cattolicaFernand Braudel L’Italia del ’500-600, ancora al centro della cultura europeaGiuseppe Galasso Il «tramonto» italiano nell’età barocca

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La riflessione politica Alcuni temi elaborati dalla cultura politica sono centrali per com-prendere l’Italia del ’500-600. Non v’è dubbio, infatti, che furono anni di intensa riflessione: trat-tati, Istruzioni, Avvertimenti erano indirizzati ai governanti e a tutto il personale alle loro dipen-denze; d’altro canto, i sovrani favorivano la formazione di una omogenea cultura politica, capa-ce di guadagnare consenso al loro dominio.

Un panorama è offerto da Mario Rosa, che non solo illustra i principali temi del periodo (pri-mo fra tutti la «conservazione» dello Stato), ma segnala anche i punti di contatto fra potere emondo della cultura (le accademie e le università), indicando, infine, le linee di evoluzione del-la cultura politica del secondo ’600. Brani tratti dall’opera Della ragion di Stato di GiovanniBotero danno un esempio di che cosa si proponesse a un principe, in grande libertà da ogni prin-cipio morale, per conservare e accrescere il dominio sul proprio Stato.

Si trattò, insomma, di una riflessione estremamente disincantata, molto lontana dal culto rina-scimentale della virtù, pronta a condannare il pensiero di Niccolò Machiavelli come amorale,ma, nei fatti, incline a seguirlo nel considerare etica e politica definitivamente separate. Ciò tra-spare, come dimostra Rosario Villari, dalla elaborazione di un importante concetto: la «dissi-mulazione», che giustificava caute forme di opposizione politica.

Mario Rosa Tratti fondamentali della cultura politicad Giovanni Botero Che cosa sia Ragione di Statod Giovanni Botero Capi di prudenza

Rosario Villari Una forma di opposizione politica: la «dissimulazione»

L’influenza della Chiesa La Chiesa cattolica è stata a lungo considerata responsabile della«decadenza» dell’Italia nei secoli XVI e XVII. In questo percorso esamineremo in dettaglio alcu-ni aspetti della sua presenza.

La prima avvertenza è di non cadere nell’eccesso di immaginare un paese preda di attività«poliziesche» da parte delle autorità ecclesiastiche: in generale, nell’età moderna, nessun pote-re, civile o religioso, era in grado di controllare minuziosamente i comportamenti della societàe poteva imporre solo con grandi difficoltà il proprio volere a popolazioni recalcitranti in mas-sa. Ma, indubbiamente, alcuni provvedimenti ebbero un grave peso. L’Indice dei libri proibitistabiliva quali fossero le letture lecite e cercava di frenare i contatti con i paesi di confessioneriformata, dove vi era una vivace produzione culturale e scientifica. Che tali sforzi non avesse-ro sempre successo appare da un documento reperito nell’Archivio Segreto Vaticano, chemostra come proprio il personale del Sant’Uffizio (il tribunale per la difesa della fede) permet-tesse a Firenze la lettura delle opere di Niccolò Machiavelli, autore aspramente condannato.

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Proprio delle principali caratteristiche del Sant’Uffizio e del suo operato tratta il brano di Adria-no Prosperi. Seguono documenti del processo a Galileo Galilei, vicenda nota, complessa, gra-vida di conseguenze sui successivi sviluppi della cultura scientifica italiana. Chiudono il per-corso le pagine della storica Anna Foa, che analizza la segregazione ebraica nei ghetti, sancitadalla bolla papale del 1555.

d Roberto Bellarmino L’«Indice dei libri proibiti»d Segreteria di Stato della Santa Sede Machiavelli all’«Indice»?

Adriano Prosperi La crudele Inquisizioned Galileo Galilei Lettera a Paolo Sarpid Niccolò Lorini Denuncia al Sant’Uffiziod Galileo Galilei L’abiura

Anna Foa La creazione dei ghetti

Il contrasto Roma-Venezia Merita un percorso a sé il più importante contrasto giurisdizio-nale del ’600, quello che vide opposti la Santa Sede e la Repubblica di Venezia, tra il 1606 e il1607.

L’elemento scatenante del conflitto fu come è noto l’arresto di due religiosi, rei di gravi delit-ti, che Roma intendeva processare, sottraendoli ai tribunali veneti. Ma vi erano anche altri moti-vi di attrito: due leggi della Repubblica che imponevano la previa autorizzazione delle autoritàcivili per la costruzione di edifici ecclesiastici e, soprattutto, i buoni rapporti intrattenuti daiveneziani con inglesi e olandesi, di confessione riformata. La pretesa della Santa Sede che leleggi già emanate fossero ritirate e i due religiosi consegnati suscitò indignate reazioni e furespinta: papa Paolo V, allora, emanò contro Venezia l’Interdetto. Il momento fu grave. Si sfioròla guerra, ma la volontà degli spagnoli di mantenere la pace in Italia e la mediazione diploma-tica francese riuscirono a portare a un accordo. Le vicende dell’Interdetto sono ricordate nellepagine quasi coeve di Fulgenzio Micanzio, mentre di Paolo Sarpi è riportato un brano di unalettera che lucidamente definisce le pretese egemoniche del papato della Controriforma come«totato».

d Fulgenzio Micanzio L’«Interdetto» di Veneziad Paolo Sarpi Il papato come «totato»

Il Mezzogiorno e la rivoluzione napoletana del 1647 La rivoluzione napoletana del 1647fu uno dei pochi avvenimenti politici italiani del ’500-600 capaci di grande risonanza in tutta

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Europa, percorsa anch’essa alla metà del secolo da rivolte e rivoluzioni. Per essere ben compre-si, gli eventi devono tuttavia essere inquadrati all’interno degli sviluppi economico-sociali e poli-tici del Mezzogiorno.

La ripresa della pressione feudale promossa dalla nobiltà nei primi decenni del ’600 fu, secon-do Rosario Villari, la causa principale della «guerra contadina» che esplose nelle campagnemeridionali nel 1647, in concomitanza con l’insurrezione cittadina a Napoli. I due documentisuccessivi illustrano invece da vicino il panorama politico e sociale della rivolta: il giurista Giu-lio Genoino elenca le principali richieste, tra cui una consistente diminuzione delle tasse, men-tre Maiolino Bisaccioni delinea il ritratto del principale protagonista dell’insurrezione, Masa-niello. Concludono il percorso le pagine di Giuseppe Giarrizzo, che ricostruisce le rivolte sici-liane del 1646-47.

Rosario Villari La ripresa della nobiltà tradizionaled Giulio Genoino Le richieste degli insortid Maiolino Bisaccioni Una cronaca della rivoluzione napoletana del 1647

Giuseppe Giarrizzo La Sicilia in rivolta

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VOLUME 2Dal 1650 al 1900

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UNITÀ1 L’EUROPA DI «ANCIEN RÉGIME»

Percorsi tematici

Demografia e famiglia Le caratteristiche demografiche delle società preindustriali sono alcentro dell’analisi dei brani presentati in questo percorso. L’andamento della popolazione vie-ne messo in relazione, dagli autori, a fenomeni di vario tipo: alle trasformazioni economiche,innanzitutto, ma anche al mutamento dei comportamenti demografici e alla struttura dellafamiglia che hanno caratterizzato la società d’ancien régime.

La teoria proposta da Thomas Robert Malthus, che descrive la ciclicità del rapporto tra popo-lazione e risorse, esprime la preoccupazione per gli effetti delle leggi di assistenza ai poveri, cheritroviamo in molti scritti dell’epoca. Secondo l’autore, esse, eliminando i freni naturali all’au-mento demografico, favorirebbero la sovrappopolazione. In questo modello il matrimonio tar-divo – di cui Ernst Hinrichs analizza le motivazioni economiche, sociali e culturali – costitui-va una forma di adattamento della società alle difficoltà ambientali e alimentari e di controllodella crescita demografica. Caratteristico del sistema demografico d’ancien régime era un altotasso di mortalità, sulle cui cause si sofferma Lawrence Stone.

La trasformazione dei rapporti familiari e gli inizi della contraccezione in Francia nel XVIIIsecolo sono al centro dell’analisi di Jean Louis Flandrin, mentre nelle pagine di Philippe Arièssi ripercorrono le tappe che hanno segnato l’evoluzione del modo di considerare l’infanzia; poiDominique Julia legge le difficili condizioni di vita dei bambini cresciuti in famiglie popolari.Infine il brano di Natalie Zemon Davis ci offre alcune ipotesi sul significato dell’immagine, dif-fusa nelle società preindustriali, della donna al comando, fattore di rottura di gerarchie e sche-mi tradizionali.

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d Thomas R. Malthus Crescita demografica e societàErnst Hinrichs Matrimonio tardivo e crisi demograficheJean L. Flandrin Gli inizi della contraccezioneLawrence Stone Mortalità e igienePhilippe Ariès La scoperta dell’infanziaDominique Julia Infanzie popolariNatalie Zemon Davis La «donna al comando»

Ceti sociali ed economia Strutture tradizionali e fattori di trasformazione si accompagnano esi scontrano nell’evoluzione della società d’ancien régime, dando luogo a cambiamenti impor-tanti nei sistemi produttivi, nelle tecniche, nei rapporti sociali.

Il carattere ancora feudale del possesso della terra emerge dal documento sui Diritti signori-li di Essigey; Pierre Goubert ricostruisce il quadro delle consuetudini, delle regole, dei com-portamenti alla base dei rapporti tra il contadino e le istituzioni giuridiche e amministrative inFrancia tra ’600 e ’700. Le consuetudini delle comunità di villaggio, i modelli che influivano sul-l’atteggiamento dei contadini nei confronti delle novità che rompevano con tradizioni consoli-date sono al centro del brano di Barrington Moore jr. che ne analizza la crisi e la dissoluzione.È il caso del processo di privatizzazione della terra, attraverso le recinzioni, che nell’arco di duesecoli ha trasformato il panorama agrario inglese e creato le basi per una nuova agricoltura, stret-tamente dipendente dal mercato. In questa trasformazione – per alcune aree agricole – ebbeun’importanza decisiva l’introduzione di nuove colture. Redcliff Nathan Salaman ripercorre letappe della diffusione della patata, ritardata da una serie di pregiudizi relativi al consumo di que-sta pianta. Infine nel brano di Luciano Guerci viene descritto un importante fenomeno, carat-teristico della fase che ha preceduto l’avvio della rivoluzione industriale: l’affermarsi del siste-ma dell’industria rurale domestica.

d Anonimo di Diritti del signore feudalePierre Goubert L’universo fiscale del contadino franceseBarrington Moore jr. Le recinzioniRedcliff N. Salaman La diffusione della patataLuciano Guerci L’industria rurale domestica

Nobiltà e ricchezza Le società europee, tra il XVI e il XVIII secolo, erano ancora basate, dalpunto di vista giuridico, sulla tradizionale divisione per ceti. Il principio gerarchico fondato sul-

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la preminenza della nobiltà di sangue era tuttavia messo in discussione dall’esistenza di patentidi nobiltà che potevano essere acquistate.

I simboli che, secondo Lawrence Stone, caratterizzavano la società inglese tra la fine del ’500e la prima metà del ’600 erano il cappello e la frusta. Essi consentivano di riaffermare pubbli-camente il principio della disuguaglianza e della subordinazione sociale e politica. Renata Ago,a sua volta, descrive le ambizioni delle famiglie nobili della Roma barocca, volte a far intra-prendere la carriera ecclesiastica ai figli cadetti. L’Editto reale emanato da Luigi XIV in Fran-cia, nel 1701, che doveva spingere la nobiltà a intraprendere attività considerate in antitesi conla propria condizione sociale, mostra la resistenza di questo ceto ad abolire regole e restrizioniche costituivano il punto di forza della propria funzione dominante. La difficoltà a dare una defi-nizione della borghesia nell’ancien régime viene messa in rilievo da William Doyle, che indicadue caratteri comuni agli appartenenti a questa fascia sociale: la ricchezza e la pretesa di usciredalla propria condizione di origine. Pretesa a cui la nobiltà cercò di opporsi ponendo barrieresulla base dell’orgoglio di rango. Un motivo, quest’ultimo, su cui s’impernia la trama del roman-zo di Jane Austen Orgoglio e pregiudizio, di cui presentiamo alcune pagine. La tesi che l’ancienrégime non abbia avuto termine improvvisamente, ma che sia sopravvissuto fino alla prima guer-ra mondiale è sostenuta nel brano di Arno J. Mayer, che sottolinea la sostanziale continuità del-le strutture politiche, economiche e sociali dell’Europa tra il XVIII e il XIX secolo.

Lawrence Stone Privilegi e autoritarismoRenata Ago Fare carriera nella Curia romana

d Luigi XIV L’apertura del commercio dei grani alla nobiltà franceseWilliam Doyle I ricchi delle città: la borghesiaArno J. Mayer Il perdurare del vecchio ordine

d Jane Austen «Orgoglio e pregiudizio»

Emarginazione e controllo sociale La diffusione di una nuova etica del lavoro, l’esigenza diordine e di stabilità sociale dei ceti dominanti sono alla base delle considerazioni svolte daMichel Foucault, che analizza il processo di separazione e internamento in istituti cui furonosottoposte, a partire dal XVI secolo, diverse categorie di individui: mendicanti, vagabondi, folli.

Il Regolamento dell’Ospizio della Salpêtrière del 1721 mostra la nuova concezione che si èormai affermata: il povero deve essere uniformato ai princìpi dell’ideologia dominante che com-batte l’ozio, il vagabondaggio, la contestazione della società. Bronislaw Geremek, infine, riper-corre le tappe della politica sociale attuata dai pontefici a Roma, che segnano il distacco dalla

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concezione medievale del povero e della carità: l’assistenza non è più compito del singolo, madiventa pubblica, organizzata.

Michel Foucault La grande reclusione

d Ospizio della Salpêtrière La giornata dei reclusi

Bronislaw Geremek La mendicità a Roma

Alle origini della nuova scienza L’espressione «rivoluzione scientifica», intesa come descri-zione del complesso di mutamenti che coinvolgono l’astronomia e le indagini sulla natura a par-tire dalla metà del ’500, viene introdotta nella seconda metà del ’900 dagli storici della scienzaper sottolineare una radicale rottura con il passato che, senza negare la complessità e gli ele-menti di continuità del passaggio, va al di là delle singole scoperte per definire un modello alter-nativo di razionalità e un’immagine nuova di scienziato.

I brani che presentiamo affrontano alcuni momenti nodali dell’affermarsi di questo complessocambiamento culturale: dal rapporto tra fede e ragione nella lettera di Galileo Galilei a Bene-detto Castelli all’acuta analisi di Francesco Bacone sui pregiudizi che impediscono agli uominidi raggiungere una conoscenza corretta, alla critica del sapere tradizionale di Cartesio, fino al po-sto tutto nuovo riservato all’uomo nel mondo, non più unico, descritto da Bernard de Bovier deFontenelle. Infine il testo dello storico della filosofia Paolo Rossi illustra il farsi strada, seppur fa-ticoso, del nuovo atteggiamento verso la tecnica.

d Galileo Galilei I due piani distinti della scienza e della religione

d Francesco Bacone Contro i pregiudizi

d Cartesio L’istruzione ricevuta in collegio a La Flèche

d Cartesio Critica della cultura del suo tempo

d Cartesio L’esperienza della vita e il ritorno su se stesso

d Bernard de Fontenelle La pluralità dei mondi spiegata alle dame

Paolo Rossi Tecnica e scienza

Il giusnaturalismo L’istanza razionalistica non investe soltanto l’indagine sulla natura, ma tro-va un fertile terreno di espressione nell’analisi del comportamento etico-politico. Il giusnatura-lismo rappresenta proprio il tentativo di legittimare gli ordinamenti politici sulla base di argo-mentazioni puramente razionali. Accomunati da questa prospettiva i pensatori politici del ’600

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divergono invece sulla valutazione dello stato di natura, sulle condizioni del contratto e sui rap-porti tra Stato e cittadino.

Le pagine di Thomas Hobbes e di John Locke ci illustrano questa diversità di orientamenti suspecifiche questioni, ma indicano allo stesso tempo, come obiettivi polemici comuni, la sovranitàper diritto divino e il tradizionale modello aristotelico. Nelle pagine del filosofo Norberto Bob-bio troviamo invece illustrato il complesso rapporto tra nascente società borghese e giusnaturali-smo. È ancora l’appello alla ragione ad alimentare, in un periodo nel quale l’Europa è sconvoltadalle guerre di religione, la riflessione sulla tolleranza e sulla libertà di pensiero che troviamo nel-le parole del filosofo Baruch Spinoza.

d Thomas Hobbes L’origine dello Stato

d John Locke La proprietà è un diritto naturale

Norberto Bobbio Giusnaturalismo e società borghese

d Baruch Spinoza La tolleranza

La Francia di Luigi XIV Il percorso è interamente dedicato alla Francia assolutista di LuigiXIV.

Uno degli elementi portanti dell’assolutismo fu l’opera di disciplinamento sociale e lo stessoLuigi XIV, descrivendo nei Mémoires gli anni del suo regno, li racconta come un grande pro-cesso di riorganizzazione nazionale. Una rigida etichetta regolava la vita del sovrano e della Cor-te tutta, secondo la ricostruzione del sociologo Norbert Elias; anche il sistema mercantilistico,la cui descrizione è affidata al ministro Jean-Baptiste Colbert, può essere considerato una for-ma di regolamentazione della vita economica. Sul piano istituzionale, la realtà francese neisecoli XVII e XVIII presenta residui di autonomie di origine feudale, che resistono al progettocentralizzatore della monarchia assoluta, come leggiamo nella Relazione all’intendente diOrmesson, mentre, come sottolinea lo storico Pierre Goubert, il privilegio rimane il cementoche faceva dei nobili francesi «antichi» e «moderni» un solo ceto.

d Luigi XIV «Mémoires»

Norbert Elias La società di corte

d Jean-Baptiste Colbert Memoria sulle finanze

d Signore di Camière Relazione all’intendente di Ormesson

Pierre Goubert La nobiltà: una definizione

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Il modello inglese Questo percorso è dedicato alla Gran Bretagna, modello alternativo all’as-solutismo francese.

Descritti la monarchia costituzionale inglese attraverso gli atti che la istituirono – il Bill ofRights e l’Act of Settlement – e il pensiero filosofico che la fondò – quello di John Locke –, itesti che presentiamo affrontano alcune questioni centrali nella storiografia che riguarda l’In-ghilterra del XVIII secolo. Guardando la storia «dall’alto» dei ceti proprietari, Lewis Namierdefinisce il governo inglese come un governo territoriale che rappresenta solo i «fili d’erba» checrescono sul suolo inglese e chiunque ne goda in qualche maniera (anche solo calpestandoli).Sull’altro fronte Edward P. Thompson, guardando «dal basso» la società inglese di allora congli occhi dello storico-antropologo, riporta alla luce un mondo che risultava sommerso: quellodei lavoratori e della loro cultura politica. Tra le forme più tipiche di questa, Thompson indivi-dua la contestazione anonima, nella repressione della quale, con il Black Act sulla caccia e idiritti di proprietà, il patriziato dei whigs e dei tories si ritrova compatto.

d Parlamento inglese Il «Bill of Rights»d Parlamento inglese L’«Act of Settlement»d John Locke Il diritto di resistenza

Lewis Namier La terra come fondamento del diritto di cittadinanzaEdward P. Thompson Società patrizia, cultura plebea

d Parlamento inglese Caccia e diritti di proprietà

Cultura e politica dell’Illuminismo Il processo di fondazione della mentalità moderna trovail suo momento culminante nell’Illuminismo, che amplia gli orizzonti dell’indagine razionaleinvestendo con la sua critica ogni ambito della realtà, dalla religione al diritto fino alla stessaragione, chiamata a dar conto dei suoi fondamenti.

Nei testi di Voltaire, David Hume e Cesare Beccaria troviamo dibattuti questi temi e propo-ste categorie di analisi ispirate a criteri come l’utilità sociale o la felicità pubblica.

La spiccata valenza critica che viene attribuita alla ragione assume un senso solo se la si inqua-dra nella tensione progettuale, nel costante rapporto tra teoria e prassi, che percorre tutto il pen-siero illuminista e che si esprime con particolare evidenza nella riflessione politica, che sembraoscillare costantemente – come ci illustra lo storico Franco Venturi – tra utopia e riforma, tradisegni di trasformazione radicale e necessità di azione concreta, tra la straordinaria ampiezzadegli spazi aperti dalla ragione e l’esigenza di iniziare immediatamente a percorrerli. A com-prendere almeno in parte questo variegato panorama ci sono di aiuto le pagine di Jean-JacquesRousseau e di Denis Diderot.

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Nel perseguire i loro scopi, e in modo coerente con le loro premesse, gli illuministi si rivol-gono – contribuendo a formarlo – a un pubblico nuovo di lettori. La nascita e i caratteri di que-sta «Repubblica delle Lettere» sono descritti nelle pagine dello storico Robert Darnton attra-verso l’analisi di uno schedario di polizia. Gli scrittori illuministi innovano fortemente le formetradizionali dell’espressione filosofica e ne inventano di originali, come il racconto filosoficoche, con il suo frequente uso della provocazione del paradosso, si rivela particolarmente adattoa un approccio asistematico e antidogmatico. In Micromegas Voltaire fa un uso brillante di que-sto agile strumento narrativo per mettere in rilievo le assurdità della società europea: nell’eleg-gere a protagonista del romanzo un abitante di Sirio, propone anche il tema del rovesciamentoe del relativismo culturale, che si ritrova in Montesquieu e che esprime il nascere di un’atten-zione nuova nei confronti della diversità, di una umanità differenziata la cui varietà si offre allosguardo della ragione. Il terreno comune della ragione permette dunque l’affacciarsi in questosecolo della prospettiva antropologica ed etnologica, che trova un primo momento di formaliz-zazione istituzionale con la fondazione della «Società degli osservatori dell’uomo» e che si puòavvalere dei crescenti contatti e quindi del confronto con le popolazioni extraeuropee. Il «sel-vaggio» diviene un elemento costante del pensiero illuminista, da un lato come luogo di discus-sione filosofica, dall’altro come esplorazione di nuovi territori, definizione di nuovi ambiti disci-plinari, come si evidenzia nelle pagine di Guillaume-Thomas Raynal.

Il ’700 non fu soltanto un secolo di idee ma anche un’età di riforme e in particolare l’età dei«sovrani illuminati». Alla utilizzazione della categoria «dispotismo illuminato» e alle contrad-dizioni interne a questa vicenda storica è dedicato il saggio dello storico Luciano Guerci.

d Voltaire «Dio»d Voltaire «Teista»d David Hume La superiorità del politeismod Cesare Beccaria Dolcezza delle pened Cesare Beccaria Della pena di morted Cesare Beccaria Come si prevengano i delitti

Franco Venturi Utopia e riformad Jean-Jacques Rousseau Del patto socialed Jean-Jacques Rousseau La sovranità è inalienabiled Jean-Jacques Rousseau Del governo in generaled Denis Diderot Agli insorti americani

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Robert Darnton Un poliziotto scheda la «Repubblica delle Lettere»d Voltaire Un gigante visita la Terrad Montesquieu Luigi XIV visto dal persiano Ricad Guillaume-Thomas Raynal Il «selvaggio»

Luciano Guerci Il «dispotismo illuminato»

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UNITÀ2 L’EUROPA E IL MONDO

Percorsi tematici

Oltre l’Europa In questo percorso analizziamo le relazioni tra l’Europa e il resto del mondo,caratterizzate all’inizio non solo dall’espansione commerciale ma anche dall’opera missionariache, con i gesuiti, raggiunge vertici insuperati di innovazione e di capacità di adattamento.

È il caso dell’affascinante e controverso esperimento degli «Stati missionari» fondati dai gesui-ti in Paraguay, contestato dal ministro portoghese Pombal. Ma si veda anche la prudenza delgesuita Matteo Ricci nel suo apostolato in Cina e come il rifiuto dei cinesi ad accogliere la«misurazione del tempo», descritto da David S. Landes, riveli un’invalicabile diversità nellestrutture sociali e nella mentalità.

La Gran Bretagna nel secolo XVIII deteneva il predominio del commercio marittimo inter-nazionale. Gestiva il monopolio del traffico degli schiavi verso le Americhe, descritto in un bra-no di John Cary, contemporaneo di quegli eventi e, per mezzo della Compagnia delle IndieOrientali, esercitava sul subcontinente indiano un controllo che, nel tardo XVIII secolo, diven-ne non solo commerciale ma anche politico. I funzionari della Compagnia divennero anchestrumenti di una penetrazione inversa: tornando in patria, infatti, essi importarono oggetti e abi-tudini che si diffusero rapidamente in tutta l’Europa, come racconta Giorgio Borsa.

d Sebastião di Pombal Pombal contro gli «Stati missionari» dei gesuiti nel Paraguayd Matteo Ricci I gesuiti in Cina

David S. Landes I cinesi e l’orologiod John Cary Il commercio degli schiavi neri

Giorgio Borsa I «nabobs» all’assalto dell’Inghilterra puritana

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UNITÀ3 L’ETÀ DELLE RIVOLUZIONI

Percorsi tematici

La rivoluzione americana Aprono questo percorso le pagine dello storico Guido Abbattista,che ricostruisce un profilo della società nordamericana alla vigilia della rivoluzione, eviden-ziandone similitudini e differenze rispetto alla società inglese.

Della nascita degli Stati Uniti d’America si presenta l’atto costitutivo, cioè il testo della Dichia-razione di indipendenza votato il 4 luglio del 1776 dal II Congresso continentale delle colonieamericane. Questo documento di poche pagine, redatto in larga parte da Thomas Jefferson,diverrà un modello per tutte le costituzioni liberali e democratiche del ’700 e dell’800.

Seguono le pagine dello storico Perry Miller, che sottolineano le origini religiose della rivol-ta nelle colonie e il forte richiamo esercitato dal puritanesimo nella società americana.

Chiudono la sezione le Note sulla Virginia (1781) di Thomas Jefferson. In queste pagine ilfuturo presidente degli Stati Uniti espone gli argomenti dell’ideologia ruralista che, all’indo-mani dell’indipendenza, caratterizzarono il programma del nascente partito democratico-repub-blicano.

Guido Abbattista La società nordamericana alla vigilia della rivoluzioned Thomas Jefferson La «Dichiarazione di indipendenza»

Perry Miller Le radici religiose della rivoluzione americanad Thomas Jefferson I pregi della società rurale

Aspetti e interpretazioni della rivoluzione francese I brani dedicati alla rivoluzionedell’89 in Francia sono presentati secondo un criterio cronologico, intrecciando ai problemi

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connessi al succedersi degli eventi le posizioni storiografiche che hanno dominato il vivacedibattito nel XX secolo.

Per il periodo prerivoluzionario, le riflessioni di Roger Chartier sulla cultura e la società fran-cesi rinnovano i termini del rapporto tra Illuminismo e rivoluzione, mentre i passi tratti daiCahiers de doléances chiariscono alcune delle cause politico-sociali del fenomeno rivoluzio-nario.

La Dichiarazione dei diritti del 1789, confrontata con quella del 1793, introduce alla fasepropriamente rivoluzionaria ed è preceduta dalle classiche pagine di George Lefebvre sulla«grande paura» dell’89 e sui significati della rivolta contadina. George V. Taylor invece confu-ta, in base alle caratteristiche e alla distribuzione della ricchezza prodotta in Francia nel XVIIIsecolo, l’interpretazione della rivoluzione francese secondo il modello marxista di «rivoluzioneborghese».

Michel Vovelle espone i risultati dei nuovi studi sulla mentalità rivoluzionaria in merito allasensibilità collettiva dei sanculotti parigini. Maximilien Robespierre indica nel criterio trascen-dente della Virtù il fondamento della democrazia, instaurata e conservata con sistemi terroristici.Lo storico François Furet, spesso al centro di vivaci polemiche, propone un tentativo di compo-sizione delle divergenze ideologiche sul significato da attribuire alla vicenda rivoluzionaria, quiinterpretata come prima esperienza politica di democrazia. Insistono sui significati simbolici e for-temente innovatori dell’azione politica rivoluzionaria le pagine della storica Lynn Hunt.

Infine i testi di Edmund Burke e di Madame de Staël fanno luce sugli albori della storio-grafia sulla rivoluzione francese: da prospettive divergenti entrambi propongono una letturadegli avvenimenti rivoluzionari guidata dalla loro concezione della storia.

Roger Chartier Le origini culturali della rivoluzione francesed Anonimo di Cahier degli abitanti di La Chaleur, Viel-Moulin e Gelignyd Anonimo di Cahier della siniscalchia di Nîmes

George Lefebvre La paura dei brigantid Assemblea nazionale francese Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (1789)d Convenzione nazionale francese Dichiarazione dei diritti (1793)

George V. Taylor Una «rivoluzione borghese»?Michel Vovelle Che cos’è un sanculotto?

d Maximilien de Robespierre Virtù e democraziaFrançois Furet Complotto aristocratico e discorso sul potereLynn Hunt La politicizzazione della vita quotidiana

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d Edmund Burke «Riflessioni sulla rivoluzione in Francia»d Madame de Staël Considerazioni sul Terrore

Il giacobinismo italiano Questo percorso è interamente dedicato al cosiddetto «triennio gia-cobino» (1796-99) in Italia.

Del pensiero politico giacobino in Italia costituiscono due esempi contrapposti gli scritti delpiacentino Melchiorre Gioia, riformista moderato del quale si ricordano le aspirazioni unita-rie, e quelli del napoletano Vincenzio Russo, autore di un radicale progetto di democrazia popo-lare contadina, organizzata secondo un regime collettivistico.

Il Russo fu anche tra i repubblicani che a Napoli, nel 1799, vararono il progetto di legge sul-l’eversione della feudalità nel Regno. Il testo fu applicato solo dopo lunghe discussioni. Ma l’a-bolizione di privilegi e diritti feudali, l’unico provvedimento che avrebbe potuto avvicinare lemasse contadine e popolari alla causa repubblicana, arrivava troppo tardi. Anche a causa di ciòla rivoluzione napoletana del 1799 rimase, secondo la celebre definizione di Vincenzo Cuoco,una «rivoluzione passiva», destinata ad aver vita breve proprio per l’astrattezza dei princìpi cheprofessava.

Il percorso si chiude con le pagine di Renzo De Felice, che analizzano la forte connotazio-ne religiosa dei fenomeni di panico popolare e l’ondata di miracoli verificatasi nello Stato pon-tificio tra il 1796 e il 1797.

d Melchiorre Gioia «Quale de’ governi liberi meglio convenga alla felicità d’Italia»d Vincenzio Russo «XIV. Libertà»d Vincenzio Russo «XV. Eguaglianza»d Vincenzio Russo «XVIII. Proprietà»d Governo provvisorio della Repubblica napoletana La legge feudale napoletana del 1799. Progettod Governo provvisorio della Repubblica napoletana La legge feudale napoletana del 1799.

Redazione definitivad Vincenzo Cuoco Una «rivoluzione passiva»

Renzo De Felice «La Madonna apre gli occhi»

Il sistema napoleonico Gli anni della dominazione napoleonica sono l’argomento di questopercorso.

In apertura alcune norme tratte dal Codice civile, esteso da Napoleone a tutti i paesi del suoImpero e destinato, nei suoi princìpi, a sopravvivere quasi ovunque anche dopo il 1815. Seguo-

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no alcuni passi del decreto di istituzione della dignità imperiale (1804) e i testi dei proclamidi Napoleone al suo esercito prima e dopo la battaglia di Austerlitz (2 dicembre 1805).

Dopo il 1813, quando le prime sconfitte militari cominciarono a offuscare il mito di Napo-leone invincibile stratega, si diffuse nel popolo, provato dalla crisi e dalle continue campagne diguerra, una «leggenda nera» di Napoleone, astutamente alimentata dalle opposizioni politiche.Le pagine dello storico Jean Tulard, ricche della documentazione dell’epoca, offrono un’effi-cace ricostruzione di quel clima.

Lo storico John Stuart Woolf, invece, sottolinea la centralità dell’ideologia civilizzatrice del-l’élite francese, che si impegnò a esportare ovunque i suoi moderni criteri di razionalizzazione,fornendo una giustificazione al progetto napoleonico di integrazione amministrativa dell’Euro-pa.

d Consiglio di Stato francese Matrimonio e divorzio nel «Codice civile»d Senatoconsulto francese Napoleone imperatored Napoleone I Bonaparte «Dal campo, 10 frimaio anno XIV»d Napoleone I Bonaparte «Austerlitz, 12 frimaio anno XIV»d Jean Tulard La «leggenda nera» di Napoleone

John S. Woolf Le contraddizioni dell’integrazione

La prima rivoluzione industriale Questo percorso integra il FARE STORIA Rivoluzioneindustriale e nascita della classe operaia.

La storia dell’uso e dei significati dell’espressione «rivoluzione industriale» è intrecciata alledifferenti interpretazioni delle vicende economiche, sociali e culturali dell’Inghilterra fra ’700e ’800: ad alcuni di questi passaggi semantici sono dedicate le pagine dello storico francese Clau-de Fohlen.

Una storica inglese dell’economia, Pat Hudson, esamina la misura del cambiamento e indi-ca i limiti di un approccio puramente quantitativo all’analisi della rivoluzione industriale. L’un-gherese Karl Polanyi legge in chiave antropologica il conflitto tra la società e le sue strutture tra-dizionali, da un lato, e l’elemento disgregatore del libero mercato, dall’altro. La radicalità e lacomplessità delle trasformazioni economiche e sociali innescate dal nuovo sistema produttivofurono avvertite anche dai contemporanei, che reagirono assumendo posizioni assai diversifica-te di consenso o di rifiuto, come testimoniano Jeremy Bentham e Thomas Carlyle.

Claude Fohlen Itinerario di un’espressione: «rivoluzione industriale»

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Pat Hudson Crescita economica e rivoluzione industrialeKarl Polanyi L’economia innaturale

d Jeremy Bentham Il criterio dell’utile e il buongovernod Thomas Carlyle Critica della civiltà delle macchine

La formazione del proletariato Questo percorso integra il FARE STORIA Rivoluzione indu-striale e nascita della classe operaia.

La rivoluzione industriale significò anche nascita della classe operaia: un resoconto diretto edi grande immediatezza della vita quotidiana di un operaio ci viene fornito dalle pagine redatteda un anonimo filatore all’inizio del XIX secolo.

d Anonimo di Imprenditori tessili e sfruttamento operaio

Industrializzazione: diffusione e modelli La diffusione del nuovo sistema industriale nel-l’Europa continentale e le diverse strade seguite dai singoli paesi europei sono al centro di que-sto percorso.

Le pagine di Walt W. Rostow ci presentano un modello teorico generale dello sviluppo eco-nomico, mentre Valerio Castronovo e David S. Landes si soffermano sulle differenze tra la rivo-luzione industriale inglese e quelle che l’hanno seguita. A conclusione abbiamo posto la descri-zione di un esempio di precoce capitalismo industriale, quello bolognese: secondo AlbertoGuenzi e Carlo Poni a Bologna, a partire dal XVI secolo, grazie all’introduzione del mulino daseta, si realizza la prima forma di sistema di fabbrica. L’analogia tra questa esperienza produtti-va e il modello industriale affermatosi nell’Inghilterra della seconda metà del ’700 può appari-re sorprendente e provocatoria, ma ci sollecita a guardare al fenomeno dell’industrializzazionecon un’ottica non tradizionale, in grado di sfuggire a una visione troppo lineare e progressistadel processo storico.

Walt W. Rostow Le fasi dello sviluppo economicoValerio Castronovo Le rivoluzioni industrialiDavid S. Landes Inghilterra ed Europa di fronte all’industrializzazioneAlberto Guenzi - Carlo Poni Un caso di industrializzazione precoce?

Scienza, tecnologia e organizzazione del lavoro L’innovazione tecnologica risulta decisi-va nella creazione del sistema industriale e un ruolo fondamentale assumono quelle figure di

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inventori e imprenditori che riuscirono a integrare le nuove macchine all’interno dei processiproduttivi.

A un industriale-inventore, Richard Arkwright, è dedicato il ritratto tracciato da un contem-poraneo, Edward Baines, mentre la nascita di un nuovo sistema di organizzazione del lavoro,basato sulla divisione dei compiti e la scomposizione delle professionalità, è descritta nelle pagi-ne di uno dei più autorevoli testimoni delle prime fasi della rivoluzione industriale, l’economi-sta Adam Smith. Infine la studiosa Margaret C. Jacob descrive i molteplici fili che legano ildiffondersi della cultura scientifica alle innovazioni tecniche, nella convinzione che esista unostretto rapporto tra queste ultime e la rivoluzione scientifica affermatasi nel secolo precedente.

d Edward Baines Un industriale-inventored Adam Smith La divisione del lavoro

Margaret C. Jacob Rivoluzione scientifica e nascita dell’industria

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UNITÀ4 NAZIONE E LIBERTÀ

Percorsi tematici

Nazioni e nazionalismi Questo percorso si apre con le pagine di due storici, René Rémonde Rosario Romeo, che illustrano le origini dell’idea di nazione e il suo articolarsi in due diver-se concezioni: quella tradizionalista e tendenzialmente esclusivista – qui illustrata dal filosofotedesco Johann G. Fichte – e quella democratica, di cui sono esempio un testo di GiuseppeMazzini e uno assai più tardo di Ernest Renan.

Un diverso punto di vista è quello adottato da uno storico contemporaneo, Ernst Gellner, cheinsiste sul carattere «artificiale» della nazione in quanto prodotto dell’azione consapevole degliintellettuali e dei poteri statali.

René Rémond Le due fonti del movimento di nazionalitàRosario Romeo Idea e coscienza di nazione

d Johann G. Fichte «Quarto discorso alla nazione tedesca»d Johann G. Fichte «Ottavo discorso alla nazione tedesca»d Giuseppe Mazzini Sulla nazionalitàd Ernst Renan «Che cos’è una nazione?»

Ernst Gellner Nazioni e nazionalismo

Il liberalismo Questo percorso si apre col brano di uno studioso contemporaneo, John Gray,che esamina le origini del liberalismo e le sue molteplici componenti culturali.

Seguono tre testi che illustrano alcuni caratteri fondamentali di questa ideologia e che verto-no tutti sul tema centrale della libertà dell’individuo: un celebre discorso di Benjamin Constant

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analizza la specificità della libertà moderna rispetto a quella degli antichi; il discorso dell’indu-striale Richard Cobden insiste su un’altra componente del liberalismo: il liberismo economicoe la fiducia nelle virtù del libero scambio; infine, le pagine di John Stuart Mill si soffermanosul principio della difesa della sfera privata dalle ingerenze dello Stato e sui pericoli di «tiranniadella maggioranza».

John Gray Locke e le origini del liberalismod Benjamin Constant La libertà degli antichi e la libertà dei modernid Richard Cobden Difesa del libero scambiod John S. Mill Elogio della libertà

La democrazia Questo percorso è introdotto da un brano del filosofo politico Norberto Bob-bio, che illustra i caratteri fondamentali della democrazia moderna, soprattutto per quanto attie-ne ai rapporti col liberalismo.

I testi che seguono – quello del cattolico democratico francese Félicité de Lamennais e quel-lo di Giuseppe Mazzini – esprimono la sensibilità sociale e solidaristica del pensiero democra-tico e la sua critica all’individualismo liberale. Le pagine tratte da La democrazia in America diAlexis de Tocqueville descrivono il processo di democratizzazione della società in riferimentoal caso concreto degli Stati Uniti. Infine il testo di una Petizione presentata al Parlamento bri-tannico nel 1837 illustra quella che fu per tutto l’800 la principale rivendicazione dei democra-tici: il suffragio universale.

Norberto Bobbio La democrazia modernad Hugues-Félicité-Robert de Lamennais Schiavitù economica e lotta politicad Giuseppe Mazzini Una democrazia «religiosa»d Alexis de Tocqueville Introduzione a «La democrazia in America»d Alexis de Tocqueville «L’assetto sociale degli Anglo-americani»d Anonimo di Petizione presentata al raduno di Crown e Anchor

Socialismo e comunismo I testi che proponiamo illustrano le diverse componenti del pen-siero socialista nella prima metà dell’Ottocento.

Nelle pagine di Robert Owen, artefice di diversi esperimenti di nuova organizzazione del lavo-ro e di associazionismo cooperativo, troviamo la denuncia dell’artificiosità dell’intermediazionecommerciale e la proposta della sua abolizione. I due testi successivi ci propongono due diver-

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si e opposti atteggiamenti di fronte all’organizzazione industriale: quello di Charles Fourier illu-stra l’utopia di piccole organizzazioni produttive strutturate in maniera completamente diversadall’industria capitalistica, mentre Claude-Henry de Saint-Simon vede proprio nell’organizza-zione scientifica dell’industria il modello di organizzazione dell’intera società. Poi incontriamoi due aspetti principali del pensiero libertario e federalista di Pierre-Joseph Proudhon: la criti-ca del concetto di proprietà e la polemica contro lo Stato accentrato. Infine, il socialismo marxi-sta è presentato attraverso due brani tratti dal Manifesto del Partito comunista di Karl Marx eFriedrich Engels, il primo sulla formazione e lo sviluppo della classe proletaria, il secondo sul-la società senza classi, che costituisce lo sbocco finale della rivoluzione socialista.

d Robert Owen L’abolizione del commercio

d Charles Fourier La società armonica

d Claude-Henry de Saint-Simon L’organizzazione scientifica della società

d Pierre-Joseph Proudhon L’impossibilità della proprietà

d Pierre-Joseph Proudhon Il sistema federativo

d Karl Marx - Friedrich Engels Lotta di classe e proletariato industriale

d Karl Marx - Friedrich Engels La società senza classi

La Restaurazione e i suoi nemici Questo percorso si apre con due testi classici della pole-mica antirivoluzionaria e antilluministica: il primo di Karl Ludwing von Haller, che contesta ifondamenti giuridici dell’esperienza rivoluzionaria; il secondo di Joseph de Maistre, che portala polemica alle sue estreme conseguenze sul piano filosofico e religioso.

Una posizione molto diversa – anche se animata da un analogo sentimento antirivoluziona-rio – è quella del cancelliere austriaco Klemens W.L. Metternich, artefice principale dell’e-quilibrio europeo nell’età della Restaurazione. La concezione politica di Metternich è ben rias-sunta nelle pagine del suo «testamento politico»; ed emerge anche dalla ricostruzione cheHenry Kissinger fa della nascita della Santa alleanza.

L’altra faccia dell’età della Restaurazione – il mondo delle società segrete rivoluzionarie – èillustrato attraverso due testi: quello di Filippo Buonarroti, figura centrale del mondo settariodel primo ’800, che ricostruisce la «Cospirazione per l’eguaglianza» di Babeuf, modello origi-nario di organizzazione rivoluzionaria segreta; e quello di uno storico di oggi, James Billington,che descrive le origini culturali della «fede rivoluzionaria» e alcuni dei modelli organizzativiattraverso cui si manifestò.

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d Karl L. von Haller Il fallimento della rivoluzioned Joseph de Maistre L’infallibilità del papa e il potere del red Klemens W.L. Metternich Il testamento politico

Henry Kissinger La Santa alleanzad Filippo Buonarroti Babeuf e la «Cospirazione per l’eguaglianza»

James H. Billington Le società segrete

Il 1848 in Francia e in Italia I brani del percorso trattano aspetti diversi delle rivoluzioni del1848, con particolare riguardo alla Francia – che del moto rivoluzionario fu il centro e il prin-cipale punto di riferimento – e all’Italia, che in coincidenza con quegli eventi vide definirsi econtrapporsi le due principali componenti del movimento risorgimentale: quella liberal-mode-rata e quella democratico-repubblicana.

Apriamo con le pagine di uno storico della società francese, Maurice Agulhon, che delineale premesse sociali e culturali della rivoluzione, mentre l’atmosfera delle giornate di febbraio aParigi è rievocata da un grande romanziere, che fu anche testimone dei fatti, Gustave Flaubert.Un costituzionalista, Maurice Duverger analizza, da un punto di vista istituzionale, le tappeche segnarono il passaggio dalla repubblica al Secondo Impero bonapartista. Per quanto riguar-da l’Italia, le due opzioni politiche emerse nel biennio 1848-49 sono esemplificate dai testi didue costituzioni nate in questo periodo: lo Statuto albertino e la Costituzione della Repubbli-ca romana.

Maurice Agulhon Le premesse sociali del ’48d Gustave Flaubert Parigi rivoluzionaria

Maurice Duverger Dalla Seconda Repubblica al Secondo Imperod Carlo Alberto di Savoia Lo «Statuto albertino»d Anonimo di La Costituzione della Repubblica romana

L’eroe romantico Questo percorso è dedicato a un tema più circoscritto, ma importante perdefinire l’atmosfera culturale dell’Europa della prima metà del XIX secolo: l’«eroe romantico»,protagonista della letteratura, ma spesso anche della vita reale delle classi colte, presentato attra-verso quattro celebri incarnazioni che ne illustrano i caratteri di fondo e l’evoluzione nel tem-po: dagli slanci sentimentali del modello originario, il Werther di Johann Wolfgang Goethe,alle pose eroiche dei protagonisti del Romanticismo trionfante – il René di François-René deChateaubriand e l’Aroldo di George Gordon Byron – fino agli atteggiamenti scettici e disillu-si dei «figli del secolo» descritti da Alfred de Musset.

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d Johann W. Goethe «16 giugno»

d Johann W. Goethe «30 agosto»

d Johann W. Goethe «[21 dicembre]»

d François-René de Chateaubriand Le inquietudini di René

d George G. Byron La partenza di Aroldo (testo in lingua)

d George G. Byron La partenza di Aroldo (testo in traduzione)

d George G. Byron L’Italia (testo in lingua)

d George G. Byron L’Italia (testo in traduzione)

d George G. Byron La Grecia (testo in lingua)

d George G. Byron La Grecia (testo in traduzione)

d Alfred de Musset Le confessioni di un figlio del secolo

Le correnti politiche del Risorgimento Questo percorso integra il FARE STORIA Letturedel Risorgimento.

Presentiamo le principali correnti politiche che si confrontarono nella prima metà del seco-lo, proponendo diverse vie per il riscatto nazionale italiano. Le maggiori scuole di pensiero delRisorgimento sono qui mostrate attraverso gli scritti dei loro esponenti più rappresentativi. Giu-seppe Mazzini propone la via dell’agitazione e dell’insurrezione come unica valida per il rag-giungimento dell’unità e per l’educazione delle masse. Massimo D’Azeglio sostiene, al contra-rio, l’utilità del metodo graduale e dei miglioramenti «pratici e ragionevoli». Vincenzo Giobertiafferma la necessità di far leva sulle istituzioni tradizionali, monarchia e papato, mentre CarloCattaneo sogna una federazione democratica fra gli Stati italiani, come tappa intermedia per larealizzazione degli Stati Uniti d’Europa. Il percorso si chiude con un brano dello storico Gior-gio Candeloro, che spiega come, accanto alle spinte ideologiche, anche i movimenti econo-mici abbiano contribuito alla crescita del movimento nazionale.

d Giuseppe Mazzini La necessità dell’insurrezione

d Massimo D’Azeglio Il programma dei moderati

d Vincenzo Gioberti Monarchia e papato nel Risorgimento italiano

d Carlo Cattaneo La soluzione federale

Giorgio Candeloro Borghesia e mercato nazionale

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UNITÀ5 BORGHESIA,PROLETARIATO,GRANDE INDUSTRIA

Percorsi tematici

Definizioni della borghesia La problematicità insita nell’uso di termini quali «borghese» e«borghesia» è al centro di questo percorso.

Definizioni della borghesia nettamente contrastanti emergono dalle pagine di Karl Marx eFriedrich Engels – che ne sottolineano gli aspetti rivoluzionari e l’azione eversiva nei confron-ti del vecchio mondo – e di Joseph Alois Schumpeter – che vede nel borghese soprattutto il por-tatore di valori di libertà, razionalità e tolleranza. Il volto ambiguo della borghesia è evidenzia-to invece dal sociologo Werner Sombart, che parla di una «intrinseca e naturale doppiezza delborghese». Per quanto riguarda l’uso del concetto di «borghesia», il filosofo Benedetto Crocenega che esso abbia una validità scientifica e filosofica.

d Karl Marx - Friedrich Engels La borghesia come classe rivoluzionariaWerner Sombart La doppiezza della natura borgheseJoseph A. Schumpeter Il borghese antieroe

d Benedetto Croce Un equivoco concetto storico

La cultura del positivismo Per molti decenni la cultura positivista fornì il principale fonda-mento alla mentalità e all’ideologia della borghesia europea.

Le teorie filosofiche di Auguste Comte e di Herbert Spencer, e più ancora quelle di Charles

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Darwin sull’origine delle specie, travalicarono i rispettivi ambiti disciplinari, influenzando ognicampo del sapere e finendo col diventare senso comune di un’intera epoca, oltre che di una clas-se sociale. In Italia la stagione del positivismo è senz’altro legata al nome di Cesare Lombrosoche, con i suoi studi sulle caratteristiche del delinquente, improntò al metodo sperimentale l’an-tropologia e la psichiatria.

d Auguste Comte Lo spirito positivo

d Charles R. Darwin L’uomo come specie

d Herbert Spencer L’evoluzionismo sociale

d Cesare Lombroso L’uomo delinquente

Etica e stili di vita Aspetti fondamentali della cultura e della società borghese possono esserecolti efficacemente sia attraverso le analisi degli storici, sia attraverso la rappresentazione (o au-torappresentazione) che di questa società possiamo ricavare dai romanzi (non a caso si è parlatodi «romanzo borghese» in riferimento alla grande tradizione narrativa dell’800 e del primo ’900).

Lo storico Eric J. Hobsbawm offre un quadro articolato di costumi, abitudini, ambienti, stilidi vita propri della società borghese ed evidenzia il rapporto tra etica del lavoro e moralismo inmateria sessuale, sottolineando l’angustia del ruolo riservato alla donna in questo contesto. Unbrano di Honoré de Balzac offre un quadro fortemente critico, precocemente disincantato epessimistico della società borghese e dei suoi valori, mostrandone la faccia cinica e amorale attra-verso la rappresentazione delle sue passioni sfrenate, dell’arrivismo e dell’avidità di denaro.Samuel Smiles esalta invece le illimitate possibilità di ascesa sociale offerte a suo dire dallasocietà borghese a chiunque ne rispetti i valori di fondo. Lo storico francese Jean Bouvier descri-ve poi i banchieri Rothschild che, nell’Europa dell’epoca, diventarono ben presto il simbolo diuna nuova ricchezza aggressiva e senza scrupoli fondata sul denaro, una ricchezza molto diver-sa da quella tradizionalmente fondata sui proventi delle proprietà fondiarie.

L’analisi del ruolo della famiglia all’interno del mondo borghese è affrontata da ThomasMann, che evidenzia lo stretto legame esistente fra l’istituto matrimoniale e le strategie impren-ditoriali, mentre nelle pagine della scrittrice Regina di Luanto il matrimonio e la condizionefemminile sono visti attraverso la percezione drammatica e claustrofobica che ne ha la protago-nista. Nelle pagine di Andrea Angiulli è possibile valutare il ruolo della filosofia positivista neldefinire i nuovi criteri pedagogici, nel momento in cui l’istruzione diveniva un problema di cre-scente importanza. Chiudono il percorso due brani dedicati al ruolo dell’arte e della produzio-ne artistica nella realtà borghese; il primo, dello storico Thomas Nipperdey, si sofferma sul rap-

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porto tra arte, produzione artistica e società, mentre il secondo, di John Rosselli, descrive l’am-biente del teatro d’opera.

Eric J. Hobsbawm L’etica del borghesed Honoré de Balzac Le ambizioni di Eugèned Samuel Smiles Una ideologia borghese: il «self help»

Jean Bouvier Ricco come un Rothschildd Thomas Mann Il matrimonio di Tony Buddenbrookd Regina di Luanto La vita coniugale di una giovane borghese

Andrea Angiulli L’educazione della donnaThomas Nipperdey Arte e vitaJohn Rosselli Il teatro d’opera

La città Le nuove dimensioni che la città assume e la molteplicità delle funzioni che essa ospi-ta pongono nuovi problemi di organizzazione del tessuto urbano. Le esigenze di pianificazioneche ne derivano tendono a entrare in contrasto con la dominante concezione liberista, dandoluogo a soluzioni diverse e spesso contraddittorie.

Lewis Mumford, urbanista e sociologo, descrive la crescita disordinata delle periferie operaiesorte con l’industrializzazione. Marshall Berman, studioso della mentalità e della cultura,descrive la Parigi rigidamente pianificata di Haussmann, mentre una Londra multicentrica, inequilibrio fra poteri istituzionali e forze sociali, emerge dalle pagine dell’architetto Steen EilerRasmussen. Due brani sono poi dedicati ad altrettanti luoghi tipici della nuova realtà urbana: lastazione, che troviamo nelle pagine di Wolfgang Schivelbusch, e il grande magazzino, il cuiaffermarsi viene descritto dallo storico Heinz-Gerhard Haupt. Chiude il percorso il testo delsociologo Richard Sennett che esamina le trasformazioni del tessuto urbano alla luce dei nuo-vi rapporti tra sfera privata e sfera pubblica tipici della società contemporanea.

Lewis Mumford Casa e condizioni di vita nei centri industrialiMarshall Berman I «boulevards» e la nuova immagine della cittàSteen E. Rasmussen Londra: una città in movimentoWolfgang Schivelbusch La stazione: una nuova architettura urbanaHeinz-Gerhard Haupt Negozi e grandi magazziniRichard Sennett Vita pubblica e società borghese

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Scienza, tecnologia e organizzazione del lavoro Un forte legame tra scienza e tecnologia ca-ratterizzò la «seconda rivoluzione industriale», quando la scienza intervenne direttamente nellosviluppo delle produzioni che segnarono il passaggio alla nuova epoca (chimica, elettricità, me-tallurgia).

Proprio quest’aspetto, insieme con i profondi mutamenti nell’organizzazione produttiva, sonorichiamati da Joel Mokyr, mentre allo sviluppo dell’industria dell’acciaio sono dedicate le pagi-ne di David S. Landes.

Sul piano dell’organizzazione industriale avanza un processo di razionalizzazione che dagliStati Uniti si diffonde nei primi decenni del ’900 in tutto l’Occidente. Tale passaggio è quidescritto da due protagonisti quali il teorico dell’«organizzazione scientifica del lavoro», Fred -erick W. Taylor, e l’inventore della catena di montaggio e della produzione di automobili ingrande serie, Henry Ford.

Anche il lavoro negli uffici, appannaggio dei ceti medi, era sottoposto nel medesimo periodoa un processo di razionalizzazione che viene descritto nell’ultimo brano, di Charles WrightMills.

Joel Mokyr La seconda rivoluzione industrialeDavid S. Landes L’età dell’acciaio

d Frederick W. Taylor L’organizzazione scientifica del lavorod Henry Ford Catena di montaggio e disciplina sociale

Charles Wright Mills Il nuovo ufficio

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UNITÀ6 NAZIONI E IMPERI

Percorsi tematici

L’unificazione italiana Questo percorso integra il FARE STORIA Letture del Risorgimento.I testi che presentiamo riguardano il cosiddetto «decennio di preparazione», ossia il periodo

compreso tra il fallimento delle rivoluzioni del ’48-49 e il compimento dell’unità. Nel primobrano lo storico Franco Della Peruta descrive la ripresa dell’iniziativa mazziniana e, pur sotto-lineandone i limiti, la mette in relazione con l’estendersi dell’opposizione all’assolutismo. Lavia «piemontese» e moderata alla soluzione della questione nazionale è illustrata da due discor-si di Camillo Benso di Cavour: nel primo, dedicato alle questioni economiche e sociali, emer-ge l’ispirazione moderna e pragmatica del liberalismo cavouriano; nel secondo, tenuto all’in-domani del congresso di Parigi, è delineata la strategia internazionale che avrebbe consentito alRegno di Sardegna di porsi alla guida del processo unitario. Il testo di Carlo Pisacane esprimeinvece il tentativo di proporre un’alternativa rivoluzionaria, fondendo questione nazionale equestione sociale, mentre, nel brano successivo, lo storico Giorgio Candeloro spiega quali fos-sero in concreto le possibilità di un’insurrezione nel Mezzogiorno. Un altro storico, RomanoPaolo Coppini, analizza il complesso intreccio di fattori che consentirono il difficile incontrotra l’iniziativa «dall’alto» di Cavour e della monarchia sabauda e quella «dal basso» di Garibal-di. L’epopea garibaldina è infine esaminata nella celebre rievocazione autobiografica di Giu-seppe Cesare Abba.

Il Risorgimento italiano, tuttavia, coinvolse una minoranza della popolazione, formata prin-cipalmente da gruppi di nobili e di borghesi impegnati nell’industria, nel commercio, nelle pro-fessioni liberali, insieme con fasce ristrette di studenti, artigiani, operai. La grande maggioranzarimase indifferente oppure nutrì nei confronti della causa nazionale sentimenti di ostilità. Alcu-ni esponenti dell’aristocrazia e del clero, nelle varie parti della penisola, si fecero interpreti di

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questa ostilità, attraverso una intensa attività pubblicistica. L’opposizione al Risorgimento, tut-tavia, non assunse mai un valore di concreta proposta politica alternativa, ma piuttosto si carat-terizzò per il rimpianto del passato, la difesa della tradizione, l’incapacità di analizzare i motividi crisi dell’antico regime. Così il conte Clemente Solaro della Margherita nega, a differenzadi quanto vorrebbero far credere i patrioti, che nella storia italiana sia presente l’aspirazioneall’indipendenza; il sacerdote Giacomo Margotti indica l’unione religiosa sotto la guida delpapato come la forma più elevata di associazione tra gli italiani; il magistrato Pietro Calà-Ulloa,scrivendo nel 1861, attribuisce il crollo del Regno borbonico alle trame segrete del Piemonte ealla sua volontà di espansione.

Infine ai princìpi fondativi dello Stato unitario, delineati particolarmente dalla politica diCavour, è dedicato il brano del grande storico liberale Rosario Romeo.

Franco Della Peruta Il mazzinianesimo dopo il 1848d Camillo Benso di Cavour Contro il protezionismo e il socialismod Camillo Benso di Cavour La questione italiana e l’Europad Carlo Pisacane Nazionalità e libertà

Giorgio Candeloro Il Mezzogiorno e la Sicilia alla vigilia dell’unitàRomano P. Coppini Cavour e l’impresa dei Mille

d Giuseppe C. Abba La battaglia di Calatafimid Clemente Solaro della Margarita Gli italiani non si vogliono unired Giacomo Margotti Il cattolicesimo, speranza d’Italiad Pietro Calà-Ulloa In difesa dei Borboni

Rosario Romeo I valori dello Stato unitario

Il sistema delle alleanze Il percorso offre un quadro dei sistemi di alleanza e degli equilibriinternazionali nell’Europa della seconda metà dell’800.

Un brano dello storico Alan John Percival Taylor descrive le logiche e i meccanismi che rego-lavano i rapporti tra i maggiori protagonisti della politica internazionale (le «grandi potenze»):protagonisti che rimasero sempre gli stessi lungo il corso del secolo, fino all’emergere delle nuo-ve potenze extraeuropee. Seguono tre documenti: una testimonianza di Otto von Bismarck re-lativa al famoso episodio del «telegramma di Ems», il testo della Triplice Alleanza, uno dei trat-tati internazionali tipici dell’Europa delle grandi potenze, e il testo della Convenzione militarefranco-russa. Infine lo storico Paul Kennedy descrive l’ascesa, soprattutto economica, della Ger-

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mania imperiale e spiega perché tale ascesa era sentita dalle potenze rivali come una oggettiva mi-naccia.

Alan J.P. Taylor L’Europa delle grandi potenzed Otto von Bismarck Il telegramma di Emsd Cancelleria di Stato La Triplice Alleanzad Cancelleria di Stato La Convenzione militare franco-russa

Paul Kennedy L’ascesa della Germania

Politica e società Le scelte internazionali delle grandi potenze nella seconda metà dell’800erano strettamente intrecciate ai problemi politici e sociali che ciascuno Stato doveva affronta-re al suo interno.

Il percorso si apre con due brani relativi alla Francia: uno dei maggiori storici francesi,François Furet, rilegge la tragedia della Comune come ultimo atto di una vicenda iniziata nel1789; un altro storico, Michel Winock, descrive le caratteristiche della Terza Repubblica attra-verso il ritratto di uno dei suoi artefici e protagonisti, Jules Ferry. Il brano di Edoardo Grendi ciparla invece della Gran Bretagna e spiega come le trasformazioni economiche e culturali del-l’ultimo ventennio del secolo avessero intaccato i fondamenti etici e le certezze della società vit-toriana, che pure sembrava attraversare una fase di splendore. Gli ultimi due testi sono dedica-ti agli Stati Uniti.

Le pagine tratte da un classico studio di Frederick J. Turner, scritte alla fine dell’800, illustranol’importanza del mito della frontiera nello sviluppo della società nordamericana, mentre il sociolo-go statunitense Barrington Moore jr. vede nella guerra di secessione la tappa fondamentale di unprocesso di modernizzazione.

François Furet La Comune, ultimo atto della rivoluzioneEdoardo Grendi Il tramonto della società vittorianaMichel Winock La repubblica di Jules FerryFrederick J. Turner Il significato della frontiera nella storia americanaBarrington Moore jr. La guerra civile americana e lo sviluppo del capitalismo

Imperialismo e colonialismo Il percorso si apre con un brano dello storico contemporaneoGiampiero Carocci, che inquadra il fenomeno dell’imperialismo alla luce delle diverse inter-pretazioni che ne sono state date e ne mette in luce soprattutto la notevole complessità; segue

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una pagina di Lenin, in cui è riassunta e codificata l’interpretazione economica dell’imperiali-smo secondo un’ottica marxista.

Per affrontare il tema del colonialismo – che dell’imperialismo fu la manifestazione più ecla-tante – proponiamo un brano dello storico Eric J. Hobsbawm che ne illustra le origini e lo svi-luppo. Chiudiamo con alcuni significativi testi letterari: una poesia di Joseph Rudyard Kipling,che celebra le imprese degli europei, considerati ambasciatori di civiltà in terre inospitali; unbrano tratto da Cuore di tenebra di Joseph Conrad, che descrive lo stupore dell’uomo bianco difronte alle popolazioni indigene; un testo di Mark Twain, che denuncia gli orrori della colo-nizzazione in Congo.

Giampiero Carocci Una definizione dell’imperialismod Vladimir I. Ulianov Lenin L’imperialismo stadio monopolistico del capitalismo

Eric J. Hobsbawm Una spiegazione del colonialismod Joseph R. Kipling Il fardello dell’uomo biancod Joseph Conrad L’«uomo preistorico»d Mark Twain La colonizzazione del Congo

Stato e società nell’Italia unita Argomento del percorso sono i problemi che la classe diri-gente liberale dovette affrontare all’indomani dell’unità per rafforzare e legittimare le nuove isti-tuzioni del Regno d’Italia.

Di questa classe dirigente, i primi tre brani descrivono orientamenti e scelte di fondo: il pri-mo, dello storico Alberto Caracciolo, illustra i motivi che portarono gli uomini della Destra sto-rica a optare per un modello accentrato di organizzazione dello Stato; il secondo, tratto da unfamoso lavoro di Federico Chabod, analizza l’atteggiamento dei liberali moderati di fronte allaquestione sociale; nel terzo, uno storico contemporaneo, Raffaele Romanelli, tratta in terminioriginali il tema del distacco fra «paese reale» e «paese legale». Infine un altro storico, GiorgioCandeloro, affronta il grande problema del brigantaggio, che come pochi altri condizionò lescelte della classe politica. Gli ultimi due brani affrontano una tematica diversa, ma non menocentrale, quella relativa alla faticosa costruzione di una cultura nazionale: il linguista Tullio DeMauro illustra i limiti assai ristretti della conoscenza e dell’uso della lingua italiana all’indomanidell’unità e descrive gli sforzi della classe dirigente per promuoverne la diffusione; infine il ten-tativo di dare agli italiani la coscienza e l’orgoglio delle bellezze della propria terra è esemplifi-cato da un brano tratto dalla celebre opera Il Bel Paese, dell’abate Antonio Stoppani, pubblica-ta nel 1875.

Un problema che esplose nell’Italia liberale degli ultimi decenni dell’800 fu la questione

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meridionale: lo studioso e politico toscano Leopoldo Franchetti, in una celebre inchiesta sullaSicilia del 1877, analizza per la prima volta in modo sistematico origini e caratteri del fenome-no mafioso; mentre il lucano Giustino Fortunato, uno dei padri del meridionalismo, in un arti-colo pubblicato nel 1911 descrive le cause oggettive della povertà del Sud d’Italia, sfatando ilmito, assai diffuso fino a tutto l’800, di una naturale fertilità delle terre nel Mezzogiorno. A sof-frire di gravissimi problemi strutturali era del resto l’intera agricoltura italiana, come emerge dal-le pagine tratte dalla Relazione finale dell’inchiesta parlamentare diretta da Stefano Jacini. Lanascita lenta e difficile di un’industria moderna in Italia è quindi illustrata da due storici: Lucia-no Cafagna sottolinea le iniziali difficoltà del processo di industrializzazione, mentre RosarioRomeo si sofferma sui fattori che, nonostante tutto, ne resero possibile l’avvio. Infine, nelle pagi-ne di un grande storico, Gioacchino Volpe, viene affrontato in chiave esplicitamente naziona-lista il fenomeno dell’emigrazione, anch’esso conseguenza e segno dell’arretratezza economicadel paese.

Negli anni della Sinistra al potere anche la politica italiana subì importanti trasformazioni evide emergere nuovi protagonisti. In un brano dal romanzo I Viceré, di Federico De Roberto,sono descritte con grande efficacia le nuove dinamiche messe in moto dalla riforma elettoraledel 1882 e dal conseguente ingresso sulla scena di gruppi fin allora esclusi. Sappiamo peraltroche la realtà politica dell’Italia di fine secolo, dominata a livello parlamentare dal fenomeno del«trasformismo», suscitò la delusione e lo scontento della maggior parte degli intellettuali: unareazione ben descritta nelle pagine dello storico della letteratura Alberto Asor Rosa. I tre docu-menti che seguono trattano invece della nascita dei nuovi movimenti politici e sociali estraneie ostili alle istituzioni e alla classe dirigente liberale. Le prime forme di associazionismo di clas-se fra i manovali sono esemplificate dal programma della Lega di resistenza fra i lavoratori diMilano; le ragioni della nascita del Partito socialista sono illustrate in un articolo di FilippoTurati; infine un discorso di Giuseppe Sacchetti, esponente autorevole dell’Opera dei con-gressi, illustra i motivi ispiratori dell’opposizione allo Stato e dell’impegno organizzativo dei cat-tolici intransigenti.

Alberto Caracciolo La scelta accentratriceFederico Chabod La classe dirigente di fronte alle masse popolariRaffaele Romanelli Il progetto liberaleGiorgio Candeloro Le cause del brigantaggioTullio De Mauro Analfabetismo e istruzione elementare

d Antonio Stoppani «Il Bel Paese»

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d Leopoldo Franchetti La Sicilia nel 1876: clientele e mafiad Giustino Fortunato Le due Italied Stefano Jacini Le prospettive dell’agricoltura italiana

Luciano Cafagna Un lento sviluppo industrialeRosario Romeo L’industrializzazione «forzata»Gioacchino Volpe L’emigrazione

d Federico De Roberto Una campagna elettoraleAlberto Asor Rosa La protesta degli intellettuali

d Anonimo di Programma della Lega di resistenza fra i lavoratori muratori di Milanod Filippo Turati La fondazione del Partito socialistad Giuseppe Sacchetti Il cattolicesimo intransigente

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VOLUME 3Dal 1900 a oggi

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UNITÀ1 L’ALBA DEL NOVECENTO

Percorsi tematici

La società di massa Il grande sviluppo urbanistico e le conseguenze sociali dei nuovi sistemilavorativi sono gli aspetti più appariscenti della società di massa.

Il percorso si apre con un brano di André Armengaud sullo sviluppo delle città europee nelXIX secolo. I tre brani successivi sono tratti da opere che, in tempi diversi e da diverse prospet-tive, hanno cercato di definire il fenomeno «società di massa»: La psicologia delle folle di Gusta-ve Le Bon, pubblicata nel 1895, ha aperto la strada a una serie di studi sulla folla come entitàcollettiva; il filosofo José Ortega y Gasset si concentra sulla questione della «qualità» umana,denunciando i rischi dell’irrompere delle masse sulla scena politica; per finire con la Scuola diFrancoforte, che è tornata sul problema nel secondo dopoguerra: nel brano di Theodor W.Adorno e Max Horkheimer sono analizzati i contenuti di mezzo secolo di riflessione sullasocietà di massa.

Marcel Reinhard - André Armengaud - Jacques Dupaquier La rivoluzione demograficad Gustave Le Bon La psicologia delle folled José Ortega y Gasset La ribellione delle masse

Theodor W. Adorno - Max Horkheimer Le masse: una analisi sociologica

La macchina dei partiti L’avvento della società di massa provoca profonde ripercussioni sul-l’assetto istituzionale dello Stato ottocentesco e sui metodi dell’attività politica.

La struttura dei moderni partiti politici è descritta nelle pagine di Max Weber, figura centrale

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della cultura di primo ’900; il tedesco Robert Michels, partendo dal caso della socialdemocraziatedesca, analizza le dinamiche interne delle organizzazioni di massa, individuando un nesso stret-tissimo tra le esigenze organizzative dei partiti e la formazione di oligarchie alla loro guida; Mau-rice Duverger, uno dei maggiori esperti contemporanei sull’argomento, si sofferma sugli «ele-menti di base» che definiscono la forma partito. Lo sviluppo della rappresentanza politica in dire-zione del suffragio universale è riassunto infine dal politologo norvegese Stein Rokkan.

Max Weber Potere burocratico e direzione politicaRobert Michels Organizzazione e oligarchiaMaurice Duverger L’organizzazione dei partitiStein Rokkan Un uomo, un voto, un valore

Socialisti e cattolici I primi brani che presentiamo percorrono la vicenda del movimento ope-raio dalla fondazione della II Internazionale dei lavoratori fino alla vigilia del primo conflittomondiale.

Nei programmi della Seconda Internazionale venne stabilita una piattaforma comune perl’azione politica dei partiti socialisti nei diversi Stati, ma il dibattito interno rimase molto acce-so. Al centro di tale dibattito vi fu la corrente del revisionismo, diffusa da Eduard Bernstein,mentre la nuova strategia rivoluzionaria fondata sul mito dello sciopero generale è descritta nelbrano di Georges Sorel, pensatore isolato ma influente su intellettuali di opposta sponda politi-ca.

Il brano dello storico inglese Eric J. Hobsbawm offre infine uno sguardo panoramico sulmovimento operaio in Europa tra ’800 e ’900.

L’estendersi dei processi di secolarizzazione e i nuovi conflitti sociali sollevarono un fortedibattito all’interno del mondo cattolico e fecero sentire con urgenza la necessità di una rispo-sta alle nuove sfide della modernità.

L’enciclica Rerum novarum di papa Leone XIII dettò le linee direttive per l’azione dei catto-lici nel campo sociale. Le conseguenze della pubblicazione dell’enciclica sull’operato del mon-do cattolico sono descritte dall’autorevole storico della Chiesa Pietro Scoppola.

Il brano conclusivo è dedicato alle caratteristiche della fede popolare nel periodo di sviluppodella società di massa: Roger Aubert, uno dei maggiori storici della Chiesa contemporanea, offreuno sguardo panoramico sulle forme di devozione popolare.

d Seconda Internazionale Azione politica e questione economica nei programmi della II Internazionale

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d Eduard Bernstein Il revisionismo

d George Sorel Il mito dello sciopero generale

Eric J. Hobsbawm Movimento operaio e partiti socialisti

d Leone XIII L’enciclica «Rerum novarum»

Pietro Scoppola Il cattolicesimo sociale

Roger Aubert Le nuove forme di devozione popolare

La questione femminile A fine ’800 emerge prepotentemente la «questione femminile», ori-ginata dalla massiccia presenza delle donne in molti settori lavorativi e dalla conseguentedomanda di partecipazione politica.

Il percorso si apre con un brano della storica americana Joan Wallach Scott, dove vengonoconfrontate le caratteristiche del lavoro femminile nell’età precedente e successiva al processodi industrializzazione. Il dibattito tra Anna Maria Mozzoni e Anna Kuliscioff evidenzia le diver-genze di opinione, anche in seno al movimento emancipazionista, riguardo alla linea politicada seguire per tutelare le donne lavoratrici.

Dal dibattito teorico passiamo all’esperienza concreta con la testimonianza di un’operaia pie-montese impiegata nei primi anni del ’900 in una filanda di Marsiglia. L’ultimo brano, della stu-diosa inglese Sheila Rowbotham, descrive l’esperienza delle organizzazioni suffragiste inglesi ei loro difficili rapporti con gli esponenti delle forze politiche anche nel campo socialista.

Joan W. Scott Il lavoro delle donne

d Anna Maria Mozzoni Legislazione a difesa delle donne lavoratrici

d Anna Kuliscioff In nome della libertà della donna. «Laissez faire, laissez passer!»

d Nuto Revelli La filanda di Marsiglia

Sheila Rowbotham Le suffragette

L’Europa e il mondo alla vigilia della guerra Questo percorso è dedicato ai tre grandi Impe-ri dell’Europa centro-orientale alla vigilia della prima guerra mondiale.

Sul rapporto tra le trasformazioni delle relazioni internazionali e lo scoppio della GrandeGuerra svolge un’analisi James Joll; lo storico Michael Stürmer si sofferma sul nuovo corso del-la politica tedesca, che influì pesantemente sugli equilibri europei.

L’atmosfera degli ultimi anni dell’Impero austro-ungarico è evocata nelle pagine di RobertMusil, mentre lo storico Alan Sked descrive l’intensificarsi del problema delle nazionalità nel-

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lo Stato asburgico. Francesco Benvenuti traccia poi un bilancio dello sviluppo industriale del-l’Impero russo fino alla prima guerra mondiale.

L’età dell’imperialismo vede l’apogeo della potenza europea, ma altre civiltà si stanno affac-ciando sulla scena mondiale: l’Oriente, con la Cina e il Giappone, e gli Stati Uniti, che si appre-stano a diventare la maggiore potenza mondiale.

I primi segni del declino dell’Europa e della reazione antioccidentale in Asia e in Africa sonoanalizzati nel brano dello storico inglese Geoffrey Barraclough, mentre i due testi successivi siconcentrano sulle grandi potenze emergenti in Asia. Nel primo il diplomatico e storico canadeseE. Herbert Norman descrive la straordinaria crescita politica ed economica del Giappone tra fi-ne ’800 e inizio ’900; nel secondo i due storici Mario Sabattini e Paolo Santangelo ripercorronogli eventi che hanno segnato la nascita della Cina moderna, dal crollo della dinastia Manciù allaproclamazione della repubblica.

Conclude il percorso un brano dello storico Bruno Cartosio, che descrive l’epoca «progres-sista» negli Stati Uniti, il quindicennio precedente la prima guerra mondiale attraversato da unforte impulso riformatore a livello politico e sociale.

James Joll Equilibrio e squilibrioMichael Stürmer La Germania verso la prima guerra mondiale

d Robert Musil La CacaniaAlan Sked La rinascita dei nazionalismi nella monarchia austriacaFrancesco Benvenuti L’impero russo tra arretratezza e sviluppoGeoffrey Barraclough La rivolta contro l’OccidenteE. Herbert Norman L’espansione del GiapponeMario Sabattini - Paolo Santangelo La nascita della Repubblica in CinaBruno Cartosio L’epoca progressista in America

L’Italia giolittiana I brani di questo percorso tracciano un quadro dell’età giolittiana nei suoiaspetti politici, culturali e sociali.

La continuità con la formula di governo del trasformismo è analizzata da Roberto Vivarelli,mentre gli aspetti innovativi della politica giolittiana emergono in un discorso parlamentare pro-nunciato nel 1901 da Giovanni Giolitti.

Nei due brani successivi emerge la situazione culturale nell’Italia di inizio ’900: il filosofoBenedetto Croce descrive la reazione antipositivista e l’avvento dell’idealismo, lo scrittore Giu-seppe Prezzolini si fa portavoce della reazione degli intellettuali al sistema politico liberale.

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Dal punto di vista sociale l’età giolittiana è segnata dalla grande diffusione delle organizza-zioni socialiste e cattoliche. Lo storico Giuliano Procacci analizza il movimento operaio ita-liano e lo sviluppo dei sindacati; Gabriele De Rosa ricostruisce le origini del partito cattoliconel programma di Luigi Sturzo.

Conclude un’analisi del sociologo Giordano Sivini, che offre un’interpretazione sull’orga-nizzazione e l’azione politica dei due movimenti.

Roberto Vivarelli Trasformismo e giolittismod Giovanni Giolitti Il governo e le classi lavoratricid Benedetto Croce La reazione al positivismo e l’idealismod Giuseppe Prezzolini Contro l’Italia giolittiana

Giuliano Procacci Il movimento operaio italiano all’inizio del secoloGabriele De Rosa Sturzo e le origini del partito cattolicoGiordano Sivini Le «subculture» socialista e cattolica

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UNITÀ2 GUERRA E RIVOLUZIONE

Percorsi tematici

La guerra e la crisi del sistema internazionale Questo percorso è dedicato alle origini del-la prima guerra mondiale, in particolare a ciò che riguarda gli aspetti di politica internazionalee il connesso problema delle responsabilità nello scoppio del conflitto.

Lo storico Fritz Fischer parte da un’analisi degli obiettivi di guerra della Germania per ricon-durre la responsabilità del conflitto alle ambizioni espansionistiche dei circoli dirigenti tedeschi.Andreas Hillgruber offre una lettura in parte diversa da quella di Fischer: nella crisi del luglio’14, la volontà di espansione della classe dirigente tedesca fu incoraggiata e accompagnata dal-la spinta di un’opinione pubblica sciovinista, dominata dall’idea del «pericolo russo». La nuovadimensione assunta dalla guerra – e dall’intero sistema internazionale – in seguito all’interven-to degli Stati Uniti è poi documentata nei «14 punti» del presidente americano Woodrow Wil-son. Ai problemi della pace e della guerra è dedicato il brano del grande economista John May-nard Keynes, fortemente critico nei confronti del trattato di Versailles e di quanto fu riservatoalla Germania. Conclude un brano dello storico Christopher Seton-Watson, che dà una valu-tazione complessiva, e molto equilibrata, dei problemi affrontati e del lavoro svolto durante laconferenza della pace di Parigi.

Fritz Fischer Gli obiettivi di guerra della GermaniaAndreas Hillgruber La politica tedesca nella crisi del luglio 1914

d Woodrow Wilson I «14 punti» di Wilsond John M. Keynes Le conseguenze economiche della pace

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Christopher Seton-Watson L’Europa dopo Versailles

Mito e realtà della Grande Guerra La drammatica realtà della guerra e della vita di trincea,vista soprattutto attraverso la percezione che ne avevano i contemporanei, costituisce il tema diquesto percorso.

Mario Silvestri descrive gli spaventosi massacri sui campi di battaglia del fronte occidentale.L’esperienza estraniante della guerra di trincea, la condizione di isolamento vissuta dai soldati,l’attesa logorante dell’attacco, la lotta contro un nemico invisibile privato di ogni connotatoumano emergono con forza dalle pagine di due scrittori diversissimi fra loro per cultura e orien-tamenti politici: il tedesco Ernst Jünger e l’italiano Emilio Lussu. La difformità degli stati d’a-nimo con cui la guerra venne vissuta da uomini di classi e culture diverse è testimoniata da duedocumenti: la lettera che un contadino-soldato invia alla propria famiglia e il racconto di unufficiale italiano, Valentino Coda, che descrive lo sbandamento dei soldati durante la ritirata diCaporetto. Infine, per lo storico George L. Mosse, i racconti e le testimonianze dei reduci con-tribuirono a formare il «mito della guerra», un mito originato dalla volontà di dare alle terribiliesperienze belliche un significato che giustificasse il sacrificio e i lutti.

Mario Silvestri La guerra di posizioned Ernst Jünger All’ombra della morted Emilio Lussu La trincea nemicad Anonimo di La guerra degli altrid Valentino Coda Diario di Caporetto

George L. Mosse Il mito dell’esperienza della guerra

La rivoluzione russa La rivoluzione russa è l’evento che più influenzò i primi decenni delsecolo, sia per i mutamenti internazionali suscitati dalla fine dell’Impero zarista, sia per il con-dizionamento del modello rivoluzionario leninista sul movimento operaio e socialista.

Il brano che inaugura il percorso, di Lenin, si può considerare come il documento-chiave del-la politica dei bolscevichi prima della presa del potere. I fattori che resero possibile la vittoriabolscevica sono analizzati nelle pagine di uno dei primi storici della rivoluzione, William H.Chamberlin. Il brano di Edward H. Carr, tratto dalla monumentale Storia della Russia sovieti-ca, è centrato sui problemi dell’economia e illustra il passaggio dal comunismo di guerra allaNep. Uno storico italiano, Piero Melograni, analizza le contraddizioni fra la teoria (libertaria)e la prassi (autoritaria) del potere bolscevico. Con il documento successivo, i «21 punti» della

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Terza Internazionale, ci spostiamo sul problema della proiezione esterna della rivoluzione e deirapporti fra la Repubblica dei soviet e il movimento operaio europeo.

d Vladimir I. Ulianov Lenin Le «tesi di aprile»William H. Chamberlin Le cause della vittoria bolscevicaEdward H. Carr Il comunismo di guerra e la NepPiero Melograni Le contraddizioni del potere bolscevico

d Terza Internazionale I «21 punti» della Terza Internazionale

La Repubblica di Weimar La vicenda tragica e complessa della Repubblica di Weimar ha unruolo centrale nella crisi della democrazia europea.

Il primo brano, tratto da un libro dello storico Hagen Schulze, abbozza un bilancio com-plessivo dell’esperienza repubblicana e delle sue debolezze congenite. Lo scrittore Ernst vonSalomon delinea con stile incisivo e appassionato una di queste debolezze: la divisione internadel paese fra fautori della democrazia parlamentare e nazionalisti di destra, di cui lo stesso vonSalomon faceva parte. Concludono le parole di Peter Gay, che descrive le trasformazioni dellacultura nel periodo di Weimar.

Hagen Schulze La sconfitta della democraziad Ernst von Salomon Una nazione divisa

Peter Gay La cultura di Weimar: l’espressionismo

La crisi del dopoguerra in Italia La crisi della democrazia europea cominciò a profilarsi giàall’indomani di quella guerra che avrebbe dovuto segnare il trionfo degli ideali democratici: unadelle sue manifestazioni più importanti e più gravide di conseguenze fu il collasso dello Statoliberale italiano nei primi anni ’20.

Apriamo con un significativo brano di Gaetano Salvemini sulle conseguenze politiche e psi-cologiche del mito della «vittoria mutilata». I due documenti successivi – l’Appello del Ppi alpaese del Partito popolare e il Programma socialista del Partito socialista – illustrano le posi-zioni delle forze politiche emergenti, che avrebbero dovuto raccogliere l’eredità della vecchiaclasse dirigente, ma erano reciprocamente incompatibili. Se il programma del Psi massimalistamostra come il maggior partito di massa fosse schierato su posizioni di estremismo verbale, cuiperaltro non corrispondeva alcuna reale preparazione rivoluzionaria, l’articolo di AntonioGramsci sui consigli di fabbrica dà conto della posizione di quelle avanguardie che, con mag-

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giore serietà intellettuale ma con altrettanta assenza di realismo, si ponevano il problema del-l’applicazione del modello sovietico nella realtà italiana. Con i brani successivi affrontiamo leorigini del fascismo. Un testimone e storico di quegli avvenimenti, Angelo Tasca, spiega le cau-se del successo delle camicie nere; uno dei maggiori storici del fascismo italiano, Emilio Gen-tile, analizza i caratteri dello squadrismo, individuando nelle sue forme organizzative, anch’es-se ispirate all’esperienza militare, e nello spirito che le animava il nucleo originario dell’interaesperienza fascista. Renzo De Felice, infine, traccia un quadro di insieme sulle origini del fasci-smo e sui fattori che ne consentirono l’ascesa al potere.

d Gaetano Salvemini Il mito della «vittoria mutilata»d Partito popolare italiano «Appello del Ppi al paese» (1919)d Partito socialista italiano «Programma socialista» (1919)d Antonio Gramsci I consigli di fabbricad Angelo Tasca Lo squadrismo fascista e la sconfitta socialista

Emilio Gentile Il partito-miliziaRenzo De Felice Le origini del fascismo

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UNITÀ3 TOTALITARISMI E STERMINI DI MASSA

Percorsi tematici

La grande crisi e la società di massa Argomento del percorso è la grande crisi del 1929, ana-lizzata nelle sue cause da Michael E. Parrish e nei suoi effetti dallo storico Ernesto Galli del-la Loggia.

Nelle pagine del romanzo Furore dello scrittore statunitense John Steinbeck vi è una sugge-stiva descrizione di una drammatica conseguenza della grande depressione, l’emigrazione ver-so la California di migliaia di piccoli contadini del Midwest.

Jürgen Kocka, nel saggio Impiegati tra fascismo e democrazia, si concentra in particolare sulrapporto tra l’ascesa della classe media e l’evoluzione in senso democratico o totalitario delleforme politiche.

Conclude un brano del celebre economista inglese John M. Keynes, grande sostenitore deltramonto del liberismo e del nuovo ruolo dello Stato nel meccanismo economico.

Michael E. Parrish Le cause della grande depressioneErnesto Galli della Loggia Gli anni ’30: caratteri di una «transizione»

d John Steinbeck L’itinerario dei popoli nomadiJürgen Kocka Impiegati e operai

d John M. Keynes La fine del «laissez-faire»

Il totalitarismo Questo percorso integra il FARE STORIA Totalitarismi e stermini di massaed è dedicato alla formazione e allo sviluppo dei regimi totalitari nella Germania di Hitler e nel-l’Unione Sovietica di Stalin.

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La ricostruzione dello storico François Furet è centrata sulla funzione delle ideologie nei dueapparati di potere. Al Terzo Reich sono dedicati due saggi: nel primo lo storico Karl D. Brachersottolinea il legame fra tradizione e rivoluzione nell’ideologia nazista, nel secondo lo storicoNorbert Frei si sofferma soprattutto sugli apparati repressivi del regime.

Per quanto riguarda l’Unione Sovietica lo storico Moshe Lewin analizza alcune conseguen-ze dell’industrializzazione accelerata, Francesco Benvenuti analizza il fenomeno della «col-lettivizzazione», ossia il controllo totale da parte dello Stato sulle risorse umane ed economiche.

François Furet La funzione delle ideologieKarl D. Bracher Una forma di dominio totalitario: il nazionalsocialismoNorbert Frei Lo Stato delle SSMoshe Lewin Le conseguenze dell’industrializzazione sovieticaFrancesco Benvenuti La collettivizzazione

Il regime fascista Il percorso è dedicato al processo di trasformazione dello Stato italiano dal-l’ordinamento liberale al regime mussoliniano.

I caratteri innovativi del fenomeno fascista, nell’analisi di Renzo De Felice, incontrano il lar-go consenso degli italiani al nuovo Stato. Lo studio dello storico Emilio Gentile descrive la natu-ra del regime fascista, fondato sul mito e l’organizzazione. Nel Manifesto degli intellettuali fasci-sti, redatto nel 1925 con la cura del filosofo Giovanni Gentile, sono invece delineati gli idealiculturali del regime. Un saggio teorico dello stesso Giovanni Gentile rappresenta poi il mag-giore sforzo di conferire al fascismo quello spessore concettuale che sin dall’inizio gli era man-cato.

A testimoniare il nuovo linguaggio della politica è esemplare un discorso di Benito Mussoli-ni, pronunciato nel 1935 per annunciare la guerra d’Etiopia.

Sulla politica economica e sociale del regime si sofferma il brano di Bruno Wanrooij, che evi-denzia i caratteri delle riforme sociali. Il rapporto tra gli intellettuali e lo Stato è ricostruito daun brano di Giovanni Belardelli.

Dopo l’alleanza con la Germania nazista, il controllo ideologico diviene più rigido. La vigi-lanza sulla società trova espressione nelle Direttive per la stampa del governo. Conclude il per-corso il testo delle Leggi razziali del 1938, che testimonia la forza di antichi miti e pregiudizi.

Renzo De Felice Il fenomeno fascistaEmilio Gentile Mito e organizzazione nell’esperienza fascista

d Giovanni Gentile Il Manifesto degli intellettuali fascisti

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d Giovanni Gentile La dottrina del fascismod Benito Mussolini Un discorso dal balcone

Bruno Wanrooij I limiti della politica socialeGiovanni Belardelli Gli intellettuali e il regime

d Ufficio stampa della Presidenza del Consiglio Direttive per la stampad Parlamento del Regno Le leggi razziali

L’antifascismo italiano In questo percorso le ragioni dell’antifascismo liberale sono illustrateda un articolo di Piero Gobetti e dal «contromanifesto» di Benedetto Croce, che denuncia ladebolezza del pensiero fascista.

In ambito cattolico Luigi Sturzo, intervistato nel 1924, sostiene con energia l’incompatibilitàtra ideologia fascista e cattolicesimo e denuncia l’equivoco «clerico-fascista».

Poi Aldo Garosci analizza la condizione dei fuorusciti, gli antifascisti rifugiatisi all’estero.Le principali correnti dell’antifascismo militante sono infine presentate attraverso gli scritti di

tre dei suoi maggiori esponenti, espressione di altrettanti filoni politici e culturali: il liberalso-cialista Carlo Rosselli, i socialisti Pietro Nenni e Giuseppe Saragat e il comunista PalmiroTogliatti.

d Piero Gobetti Il fascismo, autobiografia della nazioned Benedetto Croce Il «contromanifesto» antifascistad Luigi Sturzo Intervista a «La Stampa»

Aldo Garosci Il fuoruscitismod Carlo Rosselli La libertà come mezzo e come fined Pietro Nenni - Giuseppe Saragat Socialismo e antifascismod Palmiro Togliatti Il fascismo come dittatura di classe

La guerra totale In questo percorso sono analizzati, da diversi punti di vista, alcuni fra gli epi-sodi più significativi e più tragici del secondo conflitto mondiale.

Gli effetti della guerra-lampo tedesca e i suoi straordinari successi iniziali sono descritti, perquanto riguarda l’invasione della Polonia, da un’efficacissima rievocazione letteraria, tratta daun romanzo di Alexander Lernet-Holenia, e, per quanto riguarda l’attacco alla Francia, dall’a-nalisi di Alan J.P. Taylor. Complementare a quest’ultimo brano è quello tratto da La stranadisfatta del grande storico Marc Bloch, che offre una testimonianza sui fattori etico-politici del-la sconfitta francese.

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Con i due testi che seguono ci spostiamo verso i fronti orientali: le pagine di uno studioso ita-liano, Mario Silvestri, mostrano, con l’eloquente linguaggio delle cifre, l’entità delle perditesubite dall’Urss; quelle di uno storico inglese, William G. Beasley, ricostruiscono i caratteri del-l’espansionismo giapponese nel Sud-Est asiatico.

Il percorso si chiude con i testi dedicati a due fra i più tragici episodi di morte di massa del-l’intero conflitto. Al bombardamento di Dresda, una delle azioni più discutibili compiute dalleforze alleate, è dedicato un brano particolarmente «duro» dello scrittore Kurt Vonnegut; l’e-splosione atomica di Hiroshima è oggetto dell’agghiacciante racconto di un cittadino giappone-se, Tamiki Hara, che ne fu testimone oculare.

d Alexander Lernet-Holenia La distruzione della PoloniaAlan J.P. Taylor L’attacco alla Francia

d Marc Bloch La strana disfattaMario Silvestri Le perdite dell’UrssWilliam G. Beasley L’espansionismo giapponese

d Kurt Vonnegut Il bombardamento di Dresdad Tamiki Hara Lettera da Hiroshima

La Shoah Questo percorso integra il FARE STORIA Totalitarismi e stermini di massa ed è dedi-cato all’antisemitismo, la caratteristica peculiare dell’ideologia nazista che rielabora antichi pre-giudizi e tradizioni culturali diffuse in Europa.

Per illustrare l’ideologia razziale nazista proponiamo un brano dal Mein Kampf di AdolfHitler. Il problema del coinvolgimento della popolazione tedesca nel genocidio è ricostruitoattraverso la lettura di Christopher R. Browning, sostenitore di un’interpretazione più attentaai fattori sociali e ambientali, capaci di trasformare uomini comuni in carnefici.

Testimone d’eccezione della vita nei campi di sterminio è stato lo scrittore Primo Levi, chein un saggio analizza il fenomeno dei «prigionieri-funzionari».

Wolfgang Sofsky, infine, individua nel concetto di «potere assoluto» la forma peculiare didominio che unisce l’organizzazione razionale e la violenza bruta tese all’annientamento del-l’altro.

d Adolf Hitler Un manifesto dell’antisemitismo: il «Mein Kampf»Christopher R. Browning Uomini comuni?

d Primo Levi La zona grigia

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Wolfgang Sofsky Il «potere assoluto»

L’Italia in guerra e la Resistenza Per l’Italia la partecipazione alla seconda guerra mondia-le a fianco della Germania si risolse in una serie di sconfitte che finirono col provocare la crisidel regime fascista.

I testi che presentiamo riguardano i due momenti-chiave di questa vicenda: quello dell’en-trata in guerra e quello della difficile uscita dal conflitto. I mutevoli orientamenti dell’opinionepubblica sulla guerra sono illustrati dalla storica Simona Colarizi attraverso l’analisi dei rapportiredatti dagli informatori della polizia fascista. La celebre seduta del Gran consiglio che, il 25luglio 1943, pose fine al regime fascista è ricostruita nelle memorie di uno dei suoi protagoni-sti, Dino Grandi. Infine, sulla tragedia dell’8 settembre, vista come catastrofe non solo militarema anche politica e morale, riportiamo l’interpretazione che ne dà lo storico Ernesto Galli del-la Loggia, in un saggio del 1994 significativamente intitolato La morte della patria.

I testi che seguono sono dedicati al movimento di resistenza che si sviluppò fra il settembre1943 e l’aprile 1945 nell’Italia occupata dai tedeschi. Le origini delle formazioni partigiane e lemotivazioni, pratiche e ideali, dei primi gruppi combattenti sono descritte efficacemente dalgiornalista e storico Giorgio Bocca. Nel brano successivo, tratto da un libro molto noto dellostorico Claudio Pavone, è trattata in termini problematici la questione, a lungo elusa dalla sto-riografia antifascista, del rapporto fra Resistenza e guerra civile. Un altro storico, Giovanni DeLuna, affronta lo stesso problema, ma soprattutto per ribadire le profonde diversità, morali e poli-tiche, tra i combattenti dell’uno e dell’altro fronte. Mentre le ragioni ideali e le paure dei gio-vani che decisero di schierarsi con la Repubblica sociale e con i tedeschi sono rievocate in unbrano del romanzo autobiografico di Carlo Mazzantini. Strettamente connessa al tema dellaguerra civile – e in genere a quello delle contraddizioni interne al movimento partigiano – è ladrammatica vicenda delle foibe istriane, qui analizzata in un saggio dello storico Raoul Pupo.Un equilibrato bilancio dell’esperienza resistenziale e dell’eredità da essa lasciata alla Repub-blica è infine tracciato nel brano conclusivo, tratto da un saggio del politologo e storico Gianen -rico Rusconi.

d Simona Colarizi Gli italiani e la guerrad Dino Grandi La notte del Gran consiglio

Ernesto Galli della Loggia La morte della patriaGiorgio Bocca Alle origini della Resistenza italianaClaudio Pavone La «guerra civile»: una definizione controversaGiovanni De Luna Le ragioni dei combattenti: fascisti e antifascisti

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d Carlo Mazzantini Canzoni di giovinezza e di morteRaoul Pupo La violenza sul confine orientale: le «foibe»Gianenrico Rusconi L’eredità della Resistenza

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UNITÀ4 IL MONDO DIVISO

Percorsi tematici

Le conseguenze politiche della guerra I testi presentati in questo percorso trattano deglieffetti sconvolgenti del secondo conflitto mondiale sugli assetti internazionali.

Il primo brano, tratto dalle memorie di Winston Churchill, illustra bene la logica cruda-mente spartitoria con cui i vincitori procedettero, a guerra ancora in corso, alla definizione del-le zone di influenza. La realtà dei rapporti internazionali era in realtà assai più complessa – comerisulta dall’analisi del giornalista e storico Antonio Gambino sulla conferenza di Yalta – e sisarebbe caratterizzata anche per il tentativo di dare un nuovo ordine e nuove regole alla comu-nità mondiale degli Stati: si leggano in proposito i principali articoli dello Statuto dell’Onu.

Il risultato fu ugualmente la divisione del mondo in blocchi contrapposti e reciprocamenteostili, l’inizio di una lunga fase di confronto fra Usa e Urss nota col nome di «guerra fredda». Aquesto tema sono appunto dedicati i tre brani successivi: la storica italiana Elena Aga Rossi rico-struisce il dibattito che ha diviso gli studiosi, soprattutto americani, circa le origini e le respon-sabilità della guerra fredda. Lo storico statunitense Daniel Yergin descrive le fasi principali diquello che fu forse l’episodio culminante del confronto fra le due superpotenze: la crisi origi-nata dal blocco di Berlino del 1948. Lo storico e giornalista ungherese François Fejtö illustrapoi una delle conseguenze più drammatiche della divisione del mondo: la nascita delle cosid-dette «democrazie popolari» nell’Europa dell’Est.

Il documento che chiude il percorso, il celebre Rapporto Kruscev presentato al XX congres-so del Pcus nel febbraio 1956, riguarda soprattutto la storia del comunismo sovietico e mondia-le, in quanto segna l’inizio ufficiale del processo di destalinizzazione; ma si colloca anche in uncontesto internazionale caratterizzato dalla graduale fuoriuscita dalla fase più acuta della guer-

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ra fredda propriamente detta: non certo dal confronto planetario, che si sarebbe protratto sinoalla scomparsa di uno dei due contendenti.

d Winston Churchill Le «zone d’influenza» in EuropaAntonio Gambino Realtà e leggenda di Yalta

d Organizzazione delle Nazioni Unite Lo statuto dell’OnuElena Aga Rossi Il dibattito sulla guerra freddaDaniel Yergin Il blocco di BerlinoFrançois Fejtö La nascita delle democrazie popolari

d Nikita Kruscev Il rapporto Kruscev

Decolonizzazione e sottosviluppo La decolonizzazione investe realtà che si presentano, perstoria, cultura, tradizioni e forme stesse della colonizzazione, come molto diverse tra di loro.Nonostante l’eterogeneità delle esperienze è comunque possibile rintracciare degli elementicomuni che ci permettono una lettura unitaria del fenomeno.

Lo storico Giampaolo Calchi Novati traccia un bilancio sintetico della decolonizzazione eci aiuta a comprendere il significato che termini come «nazione» e «nazionalismo» assumonoin contesti lontani dalla cultura occidentale, ma da essa profondamente influenzati. I due docu-menti che seguono – il manifesto programmatico della conferenza di Bandung e la risolu-zione dell’Onu del dicembre 1960 – illustrano due momenti significativi del processo di deco-lonizzazione. Il primo rappresenta la rivendicazione di un’autonoma collocazione internazio-nale e di un ruolo guida nella lotta al colonialismo da parte di un nuovo soggetto politico, il Ter-zo Mondo. Nel secondo troviamo la definitiva sanzione, a opera delle Nazioni Unite, di unmovimento di emancipazione ormai vicino al suo compimento.

L’India occupa nella storia della decolonizzazione un posto preminente e per certi versi esem-plare. Era stata sede di una civiltà millenaria, erede di un raffinato patrimonio etico-filosofico eportatrice di un sistema di valori che, pur recependo gli influssi europei, aveva difeso e conser-vato una propria forte identità. Questa complessità emerge dallo scritto di Ghandi, ove illustraalcuni aspetti della sua dottrina della non-violenza, e dal brano di un grande storico francese,Fernand Braudel, che analizza i successi ottenuti e le difficoltà incontrate dal paese asiatico sul-la difficile via della modernizzazione.

Uno degli aspetti più delicati e controversi del processo di decolonizzazione è costituito dal-le vicende del Medio Oriente, dove un nazionalismo in ascesa, quello arabo, si scontrò con unarealtà del tutto atipica ma non meno vitale, quella del movimento sionista. Un celebre arabista,

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Maxime Rodinson, spiega le ragioni del conflitto fra Israele e il nuovo nazionalismo arabo, unnazionalismo le cui caratteristiche sono ben illustrate dallo scritto del leader egiziano GamalAbdel Nasser.

Alla fine degli anni ’50 si aprì la grande stagione dell’emancipazione dell’Africa subsaharia-na: con travolgente rapidità quasi un intero continente entrò, come soggetto politico autonomo,per la prima volta sulla scena internazionale. Se la conquista dell’indipendenza avvenne per lamaggioranza dei paesi africani in modo complessivamente pacifico, già nella fase immediata-mente successiva vennero in luce problemi e contraddizioni che offuscarono le grandi speran-ze dell’Africa.

Un caso estremo e particolarmente violento di separazione tra il mondo occidentale e quelloafricano è rappresentato dal Sudafrica dell’apartheid, descritto nei suoi congegni istituzionali daGiampaolo Calchi Novati. Anna Maria Gentili, poi, affronta il problema del sottosviluppo del-l’Africa nel contesto del nuovo assetto mondiale.

Il tema dell’incontro della Chiesa con le realtà sociali ed ecclesiali del Terzo Mondo è illu-strato dall’enciclica Populorum Progressio di Paolo VI. In essa la Chiesa, attraversata riguardo aquesto problema da forti tensioni interne, nella condanna del colonialismo, delle diseguaglian-ze sociali e del razzismo, rifiuta però categoricamente l’insurrezione violenta.

I brani successivi affrontano, da diverse angolazioni, il problema del sottosviluppo: l’egizianoSamir Amin propone la tesi – tipica degli studiosi di formazione marxista – dell’interdipenden-za tra sviluppo e sottosviluppo nel sistema capitalistico mondiale. Ancora un economista, l’ita-liano Paolo Sylos Labini, e uno storico economico, il belga Paul Bairoch, affrontano il temadella crescita demografica nei paesi poveri: il primo offrendo un quadro generale che in partecorregge il catastrofismo delle opinioni più diffuse, il secondo trattando un aspetto specifico eparticolarmente drammatico, quello della crescita urbana.

Gli ultimi due brani affrontano, da diverse angolazioni, il continente latinoamericano: Mar-cello Carmagnani traccia un quadro sintetico dell’evoluzione delle economie latinoamericanenel ventennio 1950-70, un periodo che coincise con una fase di generale ristagno, mentre Erne-sto Che Guevara, analizzando l’essenza della «guerra di guerriglia» come guerra di liberazio-ne, spiega perché, pur essendo condotta da una minoranza armata, necessiti del favore di tuttala popolazione della zona in cui si combatte e debba svilupparsi nelle campagne.

Giampaolo Calchi Novati Un bilancio della decolonizzazioned Conferenza di Bandung Il manifesto programmatico di Bandungd Organizzazione delle Nazioni Unite L’Onu contro il colonialismod Mohandas K. Gandhi La non-violenza

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Fernand Braudel I problemi dell’India indipendente

Maxime Rodinson Lo Stato ebraico e il rifiuto arabo

d Gamal A. Nasser Le «tre sfere» della rivoluzione egiziana

Giampaolo Calchi Novati L’«apartheid»

Anna M. Gentili I mali dell’Africa

d Paolo VI L’enciclica «Populorum Progressio»

Samir Amin Lo sviluppo ineguale

Paolo Sylos Labini Il problema demografico

Paul Bairoch L’esplosione urbana

Marcello Carmagnani La dipendenza economica dell’America Latina

d Ernesto Che Guevara L’essenza della lotta guerrigliera

La politica internazionale negli anni ’60 L’avvio della politica di distensione tra Stati Unitie Unione Sovietica e l’esplosione della polemica ideologica tra Pechino e Mosca sono i princi-pali eventi che caratterizzano le relazioni internazionali all’inizio degli anni ’60.

Il percorso si apre con un discorso del presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy, che illu-stra la missione americana nel mondo, e con alcune massime del leader comunista cinese MaoTse-tung, promotore di un’opera di ridefinizione del marxismo rivoluzionario.

La politica di distensione tra Est e Ovest è comunque ostacolata da scontri e crisi che scuoto-no l’ordine bipolare. La guerra del Vietnam è ricostruita da un’analisi dell’ex consigliere spe-ciale della Casa Bianca Henry Kissinger, che evidenzia i limiti dell’intervento militare ameri-cano nella penisola indocinese. Le origini della «primavera di Praga», soffocata dalle truppe delPatto di Varsavia, sono invece descritte da uno dei maggiori esperti di storia contemporanea del-l’Europa orientale, François Fejtö. Chiude il percorso un brano tratto dal diario dell’ex cancel-liere tedesco Willy Brandt, ispiratore di una nuova strategia di apertura politica nei confrontidel mondo comunista alla fine degli anni ’60.

d John F. Kennedy La missione degli Stati Uniti

d Mao Tse-tung Il «libretto rosso»

Henry Kissinger Le ragioni di una sconfitta

François Fejtö La «primavera di Praga»

d Willy Brandt La «Ostpolitik»

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Alle origini dell’Italia repubblicana Il percorso comincia con la ricostruzione, fatta dallo sto-rico Pietro Scoppola, del dibattito nell’Assemblea costituente, che evidenzia i princìpi ispira-tori della Costituzione, di cui presentiamo gli articoli più significativi.

Per analizzare invece la natura della Democrazia cristiana, nucleo del governo per oltre qua-rant’anni, si può leggere un testo di Gianni Baget-Bozzo, studioso del movimento cattolico.

Il ruolo dei partiti di massa, svolto in questa cruciale fase di transizione e di consolidamentodella democrazia, è ben evidenziato in un brano della storica Simona Colarizi.

In un brano dell’economista Augusto Graziani è tracciato un bilancio critico della politicaliberista adottata dal governo nei primi anni del dopoguerra, mentre un saggio del meridionali-sta Manlio Rossi-Doria evidenzia i limiti della riforma agraria nelle regioni sottosviluppate delMezzogiorno.

Attraverso l’analisi della trasformazione dei comportamenti sociali e dei modelli culturali èpossibile tracciare un percorso della modernizzazione del paese nell’età repubblicana. L’edito-riale di Elio Vittorini per il primo numero del «Politecnico» testimonia le speranze degli intel-lettuali di sinistra, nel dopoguerra, di poter avviare una profonda rigenerazione morale dellasocietà. Un ideale coltivato anche dai protagonisti del cinema «neorealista», analizzato in unbrano dello studioso Gian Piero Brunetta.

Pietro Scoppola La Costituente e il potere dei partitid Assemblea costituente La Costituzione della Repubblica

Gianni Baget-Bozzo Il partito cristiano al potereSimona Colarizi Il ruolo dei partiti di massaAugusto Graziani La politica economica della ricostruzioneManlio Rossi-Doria Un bilancio della riforma agraria

d Elio Vittorini Una nuova culturaGian Piero Brunetta Il cinema neorealista

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UNITÀ5 SVILUPPO, CRISI,TRASFORMAZIONE

Percorsi tematici

La civiltà dei consumi I brani del percorso illustrano non solo i molteplici aspetti economicie culturali della società dei consumi, ma anche le diverse ottiche con cui è stata analizzata egiudicata.

Se lo storico Sergio Ricossa sottolinea con forza il carattere progressivo e liberatorio di questa so-cietà, se l’economista John K. Galbraith, nella sua classica analisi del nuovo Stato industriale si sof-ferma soprattutto sulla superiorità tecnologica dei nuovi modelli di organizzazione produttiva, i duebrani successivi – quello del sociologo americano Vance Packard e quello del semiologo franceseRoland Barthes – ci parlano soprattutto dei condizionamenti palesi e soprattutto occulti, esercita-ti dal sistema pubblicitario sulle scelte dei consumatori.

Sergio Ricossa La rivoluzione dei consumiJohn K. Galbraith La tecnostrutturaVance Packard I persuasori occultiRoland Barthes Saponificanti e detersivi

La contestazione Il movimento di protesta che nei tardi anni ’60 dilagò in tutto l’Occidenteindustrializzato fu essenzialmente un fenomeno giovanile e non a caso ebbe per teatro princi-pale le scuole e le università.

Nelle pagine che aprono questo percorso uno studioso italiano, Peppino Ortoleva, autore diuna delle prime serie analisi storiche sul tema, mette bene in rilievo il carattere generazionaledel movimento che, in Europa, ebbe il suo apice nel 1968. Il testo che segue, Da una facoltà

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occupata, fu redatto nel ’68 dagli studenti della facoltà di Lettere dell’Università di Roma edesprime, con lo schematismo tipico di questi scritti, la critica radicale ai contenuti e ai metodidell’insegnamento, definiti classisti e autoritari.

Una rivolta tutta particolare, ma destinata a esercitare notevole influenza sugli altri movi-menti di protesta, fu quella dei neri americani, qui documentata da un passo dell’autobiografiadi Malcolm X.

Il percorso si chiude con un testo di carattere teorico: il filosofo tedesco Herbert Marcuse, inun brano tratto da L’uomo a una dimensione (uno dei libri di riferimento della generazione del’68), denuncia il carattere subdolamente autoritario delle società industriali avanzate.

Peppino Ortoleva Una protesta generazionaled Movimento studentesco Da una facoltà occupatad Malcolm X La rivolta dei neri americanid Herbert Marcuse L’uomo a una dimensione

Il tramonto delle ideologie Il processo di dissoluzione dei regimi comunisti è stato accom-pagnato dal progressivo declino dell’ideologia marxista.

Il percorso comincia con un’analisi del filosofo Lucio Colletti, che ricostruisce la progressi-va crisi del pensiero marxista rivoluzionario negli anni ’70. Per testimoniare le diverse reazionidi fronte al collasso dei regimi dell’Est presentiamo due brani: uno della giornalista RossanaRossanda, che difende appassionatamente le ragioni del comunismo italiano, l’altro dello stu-dioso di orientamento liberale Joachim Fest, che evidenzia le conseguenze nefaste dell’appli-cazione di princìpi utopici alla realtà politica e sociale.

Lucio Colletti La crisi del marxismo rivoluzionarioRossana Rossanda La difficoltà di essere comunistaJoachim Fest Vivere senza utopie

Il movimento femminista Questo percorso è dedicato al movimento femminista che si svi-luppò, con contenuti nuovi e più radicali rispetto al femminismo «storico», a partire dagli anni’60: dunque in contemporanea con la contestazione giovanile, ma con conseguenze di piùampia portata.

Le caratteristiche del femminismo americano – capostipite degli analoghi movimenti nelresto del mondo – e i rapporti con gli altri fenomeni di contestazione sono analizzati nel brano

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di Juliet Mitchell, che del movimento fu una delle maggiori teoriche; mentre le vicende delfemminismo italiano sono ricostruite in un saggio della sociologa Laura Grasso. Il brano suc-cessivo – un documento del Movimento di liberazione della donna – dà conto di quello chefu, alla fine degli anni ’70, il principale tema di mobilitazione femminista in Italia: la battagliaper la legalizzazione dell’aborto. Chiudiamo con un discorso dell’allora premier del PakistanBenazir Bhutto: una testimonianza del ruolo assunto dalle donne in politica a fine ’900 e del-la diffusione di alcune tematiche del femminismo anche in contesti politici e culturali diversida quelli dell’Occidente industrializzato.

Juliet Mitchell Il femminismo americanoLaura Grasso I movimenti femministi in Italia

d Movimento di Liberazione della Donna La battaglia per l’abortod Benazir Bhutto Il pianeta a misura di donna

Religione e società I mutamenti politico-culturali degli anni ’60 investirono anche i grandisistemi religiosi, a cominciare dalla Chiesa cattolica, provocando reazioni di diverso segno, dicui i brani che presentiamo danno parzialmente conto.

In apertura lo storico Andrea Riccardi descrive i fermenti innovativi introdotti nella Chiesadurante il pontificato di Giovanni XXIII. I testi successivi sono invece testimonianza di due diver-si aspetti del cosiddetto «dissenso cattolico»: quello incarnato dal sacerdote italiano LorenzoMilani, tutto centrato sull’impegno sociale e sulla contestazione dell’autorità politica; e quello,carico di implicazioni dottrinali, che si espresse, in America Latina, nella «teologia della libe-razione», qui illustrata attraverso uno scritto del francescano Leonardo Boff. Una reazione deltutto opposta è quella costituita dal fondamentalismo, ossia dal tentativo di restaurare i «veri»princìpi religiosi, descritta da Giorgio Bouchard con riferimento al mondo evangelico ameri-cano.

Andrea Riccardi Il potere di Giovanni XXIIILorenzo Milani Il dovere di non obbedireLeonardo Boff La teologia della liberazioneGiorgio Bouchard Il fondamentalismo americano

Scienza, tecnologia, ambiente La scienza e la tecnologia saranno capaci di risolvere i pro-blemi dell’umanità?

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A questa domanda risponde in modo ottimista il brano del giornalista Piero Angela, chedescrive in termini entusiastici la capacità della scienza e della tecnica di dare una soluzione allepressanti domande di benessere e di qualità della vita delle società sviluppate. L’economistaamericano Jeremy Rifkin non manca di sottolineare come l’introduzione delle tecnologie infor-matiche nella produzione industriale ha contribuito, negli ultimi decenni, alla crescita di unapesante disoccupazione in tutti i paesi occidentali.

Emilio Gerelli delinea alcune ipotesi per lo sviluppo di una logica di conservazione ambien-tale inserita nel contesto del nuovo scenario politico mondiale.

Nel documento Un pianeta da salvare alcuni prestigiosi studiosi nordamericani denuncianocome lo sfruttamento intensivo delle risorse del pianeta e una produzione industriale altamen-te inquinante stiano mettendo in pericolo gli equilibri della biosfera.

Infine Renato Dulbecco offre una panoramica assai chiara delle prospettive della medicinaalle soglie del XXI secolo.

Piero Angela Le frontiere della scienza e della tecnologiaJeremy Rifkin Superando le frontiere dell’alta tecnologiaEmilio Gerelli Una politica ambientale post-industriale

d Lester R. Brown - Cristopher Flavin - Sandra Postel Un pianeta da salvareRenato Dulbecco Il futuro della medicina

La globalizzazione Questo percorso integra il FARE STORIA La globalizzazione.Il sociologo Zygmunt Bauman, nel brano che presentiamo, denuncia l’impotenza degli Sta-

ti nazionali di fronte allo strapotere di un sistema economico che ha reso più drammatico il diva-rio tra ricchezza e povertà.

Zygmunt Bauman Globalizzazione e localizzazione

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UNITÀ6 IL MONDOCONTEMPORANEO

Percorsi tematici

Verso un nuovo ordine mondiale La dissoluzione dei regimi comunisti ha rivoluzionato gliequilibri internazionali determinati dalla seconda guerra mondiale.

Uno studioso italiano, Bruno Bongiovanni, esamina le cause principali del collasso dei regi-mi comunisti, mentre la caduta del Muro di Berlino è ricostruita da una testimonianza dello sto-rico Robert Darnton. La situazione in Russia dopo lo scioglimento dell’Urss è descritta dall’e-conomista francese Jacques Sapir. Un esperto di relazioni internazionali, Dominique Moïsi,richiama invece l’attenzione sulle difficoltà degli Stati Uniti di ripensare la propria politica este-ra dopo il crollo del «nemico comunista».

La fine dei regimi dell’Est ha accelerato l’esplosione di rivendicazioni nazionali e conflittietnici: lo studioso Sergio Romano evidenzia l’improvvisa rinascita degli «Stati-nazione» inEuropa. Il giornalista Federico Rampini affronta infine i problemi suscitati dalla straordinariacrescita del colosso cinese all’inizio del XXI secolo.

Bruno Bongiovanni La caduta dei comunismi e la fine dei blocchi

Robert Darnton La caduta del Muro di Berlino

Jacques Sapir Il caos russo

Dominique Moïsi L’impero riluttante

Sergio Romano L’Europa dei nazionalismi

Federico Rampini Il secolo cinese

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L’unità europea Il tentativo di costruire un’unione politica ed economica europea ha condi-zionato la politica estera dei paesi occidentali del continente dagli anni ’50 ai nostri giorni.

In questo percorso presentiamo il Trattato di Roma e il Trattato di Maastricht che, a tren-tacinque anni di distanza l’uno dall’altro, rappresentano i momenti più significativi del proces-so diplomatico di integrazione dell’Europa. Le tesi dei federalisti europei, critici nei confrontidei governi e delle burocrazie comunitarie e fautori di un’accelerazione dell’unione politica,sono illustrate da un brano di Altiero Spinelli, il massimo rappresentante dell’ideale europeistanell’Italia del dopoguerra. Lo storico Hartmut Kaelble analizza invece i fattori sociali ed eco-nomici che favoriscono la realizzazione di un’integrazione politica tra le nazioni del vecchiocontinente.

d Comunità economica europea Il Trattato di RomaAltiero Spinelli Per l’unione politica europea

d Unione europea Il Trattato di MaastrichtHartmut Kaelble Le basi reali dell’unità europea

Multiculturalismo e scontro di civiltà In questo percorso, sulla questione del rapporto traetnie e territorio si sofferma lo studioso francese Bertrand Badie, denunciando alcune incon-gruenze della politica internazionale.

I possibili sviluppi dello scenario politico mondiale dopo la fine del bipolarismo sono analiz-zati nel brano di Samuel P. Huntington, esperto di relazioni internazionali, che ipotizza unfuturo dominato dallo scontro tra le grandi civiltà mondiali. Un esempio in questo senso è rap-presentato dalle relazioni tra Occidente e Islam, argomento trattato dall’arabista Bernard Lewis.A conferma della diagnosi di Huntington presentiamo un proclama di Osama bin Laden, capodell’organizzazione terrorista al-Qaeda.

I brani che seguono contengono analisi più distaccate: Gilles Kepel legge i conflitti medio-rientali soprattutto come strumenti di lotta interni al mondo musulmano; Renzo Guolo riflettesulla difficile compatibilità fra Islam e democrazia; il grande economista e sociologo indianoAmartya Sen difende la scelta del multiculturalismo anche sulla base della sua personale espe-rienza.

Bertrand Badie La concezione etnica del mondoSamuel P. Huntington Lo scontro delle civiltàBernard Lewis L’Islam contro l’Occidente

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d Osama bin Laden Dichiarazione per la guerra santa contro ebrei e crociatiGilles Kepel In guerra per il controllo dell’IslamRenzo Guolo L’Islam è compatibile con la democrazia?Amartya Sen Multiculturalismo e libertà

L’Italia della Prima repubblica: il sistema politico Per esaminare la nascita e lo sviluppodel sistema politico della Repubblica, proponiamo alcuni testi che contribuiscono a illustrare icaratteri delle istituzioni pubbliche e le principali trasformazioni dei rapporti tra i partiti.

Uno storico dell’Italia contemporanea, Giuseppe Mammarella, illustra le origini e gli obiet-tivi dei primi governi di centro-sinistra, che hanno rappresentato un’importante svolta nella vitapolitica del paese. Due differenti modelli interpretativi del sistema politico italiano, caratteriz-zato dal «blocco» dell’alternanza al potere, sono descritti dai politologi Giorgio Galli e Gio-vanni Sartori, ideatori delle formule «bipartitismo imperfetto» e «pluralismo polarizzato».

Negli anni ’70 e ’80 i partiti di sinistra elaborano nuove strategie politiche: le ragioni del «com-promesso storico» sono presentate da un celebre articolo del segretario del Pci Enrico Berlin-guer mentre i caratteri del progetto socialista di Bettino Craxi sono analizzati in un brano di Gio-vanni Sabbatucci.

Giuseppe Mammarella La nascita del centro-sinistraGiorgio Galli Il bipartitismo imperfettoGiovanni Sartori Il pluralismo polarizzatoEnrico Berlinguer Il compromesso storicoGiovanni Sabbatucci La scommessa di Craxi

L’Italia della Prima repubblica: economia e società In questo percorso viene ricostruito ilprocesso di industrializzazione e i riflessi sulla società dal dopoguerra ai nostri giorni.

Il brano di una storica dell’economia, Vera Zamagni, dà conto delle scelte che, soprattuttonegli anni ’47-48, definirono gli indirizzi di fondo dell’economia italiana, ponendo le premesseper lo sviluppo degli anni ’50 e ’60.

Sulle trasformazioni sociali avviate dai processi di modernizzazione della produzione sono sta-ti scelti due brani: lo storico inglese Paul Ginsborg racconta le migrazioni di milioni di italianidalle campagne meridionali alle città settentrionali, mentre l’economista Paolo Sylos Labinianalizza la crescita dei ceti medi e la ricomposizione sociale della popolazione italiana nel XXsecolo.

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Il «miracolo economico» inaugura nuovi comportamenti sociali e modelli di consumo: lo sto-rico Silvio Lanaro racconta le trasformazioni delle abitudini alimentari e degli stili di vita, men-tre il demografo Antonio Golini descrive i mutamenti della famiglia e la progressiva emanci-pazione delle donne.

Vera Zamagni Il miracolo economicoPaul Ginsborg Le migrazioni internePaolo Sylos Labini La crescita dei ceti mediSilvio Lanaro I nuovi consumiAntonio Golini Le trasformazioni della famiglia

L’Italia della Prima repubblica: i fattori di crisi Negli scorsi decenni la vita del paese è sta-ta profondamente condizionata da alcune emergenze.

Dal terrorismo politico, analizzato da un articolo dei sociologi Donatella Della Porta e Mau-rizio Rossi e da un’inchiesta del giornalista Sergio Zavoli, alla nuova criminalità organizzata tra-sformatasi in «impresa», descritta da un testo di uno dei maggiori esperti di mafia, Pino Arlacchi.Un altro studioso di scienze sociali, Franco Cazzola, descrive i meccanismi di truffa negli appal-ti pubblici: un esempio del diffuso sistema di pagamento delle tangenti rivelato dalle indagini del-la magistratura agli inizi degli anni ’90 del XX secolo.

Sui pericoli per il futuro sviluppo del paese si sofferma il brano dello storico GianenricoRusconi, che sottolinea la crisi dell’identità nazionale e l’avvento di rivendicazioni indipen-dentistiche che testimoniano la debolezza del comune sentimento civico d’appartenenza.

Donatella Della Porta - Maurizio Rossi I terrorismi italianid Sergio Zavoli Intervista ai brigatisti rossi

Pino Arlacchi La mafia imprenditriceFranco Cazzola L’Italia del pizzoGianenrico Rusconi La nazione ammalata

Le trasformazioni del sistema politico italiano Ai mutamenti degli equilibri politici negliultimi anni dedichiamo l’ultimo percorso.

Il sociologo Ilvo Diamanti analizza il fenomeno della Lega Nord descrivendo la base socialedel movimento; il politologo Gianfranco Pasquino illustra l’avvio delle riforme istituzionali at-traverso la cronaca delle vicende politiche più recenti; Lucio Caracciolo si sofferma sulle conse-

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guenze della fine della contrapposizione tra Est e Ovest sul sistema politico italiano; GiovanniSabbatucci esamina i caratteri del nuovo bipolarismo sorto in Italia negli anni ’90.

Ilvo Diamanti Le radici della LegaGianfranco Pasquino La rivoluzione del maggioritarioLucio Caracciolo La crisi del sistema politicoGiovanni Sabbatucci Il «bipolarismo polarizzato»

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