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Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale: D.L. 353/2003 (conv. in legge 27/02/2004 n°46) - Redazione: Via Fieschi, 19/9 -16121 Genova IL MAGAZINE DE IL PORTO DEI PICCOLI ONLUS BANCHINA LA ANNO II - NUMERO 1 - 2019 Roberto Bolle Una sfida continua La malattia L'impatto della voglia di vincere sulla malattia Il coraggio Storie di uno di noi: Raccontare Michele Favola: Il mistero della Magicaspada “La malattia è un impedimento per il corpo, ma non necessariamente per la volontà” (Epitteto) LA VOGLIA DI VINCERE

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IL MAGAZINE DE IL PORTO DEI PICCOLI ONLUS

BANCHINALA

ANNO II - NUMERO 1 - 2019

Roberto BolleUna sfi da continua

La malattiaL'impatto della voglia di vinceresulla malattia

Il coraggioStorie di uno di noi: Raccontare MicheleFavola: Il mistero della Magicaspada

“La malattia è un impedimento per il corpo,ma non necessariamente per la volontà”

(Epitteto)

LA VOGLIA DIVINCERE

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S O M M A R I O

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IL MAGAZINE DE

Quadrimestrale

Anno II - Numero 1/2019

Direzione e RedazioneAssociazioneIl Porto dei piccoli ONLUSVia Fieschi, 19/916121 GenovaTel.: 010/[email protected]

Iscrizione Registro StampaTribunale di di GenovaN. 5/2018 del 21.05.2018

Direttore ResponsabileSilvia Martini

RedazioneGloria CamuratiMargherita BalladoriPriscilla JamoneGiorgia PaniatiFrancesco Perfumo

EditoreIl Porto dei Piccoli ONLUSVia Fieschi, 19/916121 GENOVA

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StampaTipografi a Sosso S.r.l.GRUGLIASCO (TO)www.tipografi asosso.com

LA BANCHINA • N°1/2019

LA VOGLIA DI VINCEREIn copertina: foto di Kent G. Becker

1. La voglia di vincere 3(Francesco Perfumo)

2. L'impatto della voglia di vincere 5sulla malattia

(Edvige Veneselli)

3. Roberto Bolle: una sfi da continua 8 (Grazia d’Annunzio)

4. Dai nostri sostenitori… Sara Dossena, Ambassador Ventura, 10 si racconta: "Io fenice della corsa, così sono ripartita mille volte"5. Storie di uno di noi: raccontare Michele 12

(Paola Mazzuchi)

6. Aforismi 14(La Redazione)

7. Adotta la favola di Cuorestella e vinci 15anche tu(Marzio Villari)

8. Dai nostri sostenitori… Misure da campione! All’acquario 17 di Genova è arrivata la specie di polpo più grande al mondo9. La voglia di vincere la violenza 18

nei confronti dei bambini(Emanuela Piccotti)

10. La gara dei Pierini Pescatori 20(Emanuele Del Signore)

11. La Marina Italiana al Polo Nord dal Duca 22degli Abruzzi alle spedizioni High North(Silvia Martini)

12. Dai nostri sostenitori… L’energia amica dell’ambiente 2413. La Favola: Il Mistero della Magicaspada 25

(Michele Cargiolli)

14. Colora con Il Porto dei piccoli 2815. Il Porto dei piccoli: mare, gioco e cultura 29

per i bambini in ospedale Come sostenerci

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Questo legame della voglia di vincere con il pon-te, è un'immagine che racchiude in sè molti si-gnifi cati.In primo luogo il ponte è qualcosa che unisce e non separa, quindi la voglia di vincere si lega ad una apertura, ad una proiezione verso il mondo, verso gli altri, rappresenta il desiderio di andare avanti, di superare le diffi coltà insieme. Inoltre il ponte, sia esso reale o metaforico, bisogna costru-irlo e quindi è sempre il risultato dell'azione di molti che operosamente hanno lavorato perché le due rive si unissero e gli ostacoli che ci separano dagli altri vengano superati.

Una semplice e comune osservazione è che la vo-glia di vincere la abbiamo tutti, dal bambino che gioca con i suoi compagni, all’atleta che lotta per una medaglia alle Olimpiadi, quello che cambia da persona a persona è la voglia di prepararsi a vincere. La preparazione rappresenta l'espressio-

Questo numero de La Banchina è dedicato alla voglia di vincere, ed oggi a Genova la voglia di vincere evoca principalmente la ricostruzione del ponte Morandi, per cancellare l'angoscia, la soff e-renza, lo sgomento che il crollo del ponte ha rap-presentato e rappresenta per la nostra città.L'associazione voglia di vincere-ponte mi ha fat-to venire in mente una poesia di Italo Calvino, Oltre il ponte, di cui mi limito a riportare una sin-gola strofa:

LA VOGLIA DI VINCEREFrancesco Perfumo

LA VOGLIA DIVINCERE

LA VOGLIA DIVINCERE

Avevamo vent'anni e oltre il ponte,oltre il ponte che è in mano nemica,vedevamo l'altra riva, la vita.Tutto il bene del mondo oltre il ponte,tutto il male avevamo di fonte,tutto il bene avevamo nel cuore,a vent'anni la vita è oltre il ponte,oltre il fuoco comincia l'amore.

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ne dell'impegno che è la sintesi delle azioni, delle scelte, delle fatiche, dei sacrifi ci che si è pronti ad aff rontare.

A questo piunto viene facile la considerazione che sarebbe bello ed opportuno che il bambino venga aiutato fi n da piccolo dai genitori e dagli educato-ri a sviluppare l’abitudine a non darsi per vinto di fronte a sfi de e ostacoli.Generalizzando possiamo dire che dobbiamo di-stinguer due grandi piani in cui siamo chiamati a cercarne la vittoria il mondo esterno, nelle sue varie sfaccettature con gradi di impegno ed im-portanza estremamente variabili, e quello interno ossia vincere se stessi.

A questo proposito ricordiamo Tommaso da Kempis, monaco e mistico tedesco del XIV seco-lo, “nessuno sostiene una lotta più dura di colui che cerca di vincere se stesso. Questo appunto dovrebbe essere il nostro impegno: vincere noi stessi, farci ogni giorno superiori a noi stessi e avanzare un poco nel bene”.

Gli aspetti in cui ci si trova ad aff rontare una sfi da durante la vita sono numerosi, e soprattut-to quotidiani. Le persone e il mondo infatti non sono ferme, ma sono in continua evoluzione , ogni giorno non è mai uguale agli altri, il cambiamento è continuo e in parte manifesto ed in parte avvie-ne in maniera occulta, in modo tale che non ce ne rendiamo immediatamente conto, ma a un certo punto apriamo gli occhi, apriamo la mente, apria-mo il cuore e vediamo il mondo in modo diverso.

Con gli occhi prendiamo atto di una situazione, semplicemente la vediamo, colpisce uno dei no-stri sensi e noi la registriamo. Quando apriamo la mente mettiamo in atto meccanismi di logica, di raziocinio e cerchiamo di comprenderne i signi-fi cati, le implicazioni, le cause e le conseguenze. Quando apriamo il cuore allora, ciò che vediamo colpirà i nostri sentimenti, gli aspetti aff ettivi e allora la partecipazione sarà totale. Le diffi coltà da aff rontare, le vittorie da raggiungere saranno diverse a seconda dei casi, l'impegno richiesto per superare le diffi coltà varieranno da casa a caso, ma la voglia di vincere, di avanzare sarà sempre maggiore quanto più saremo coinvolti e partecipi.

Tra le diverse situazioni la malattia è una delle forme più frequenti in cui si deve aff rontare una battaglia, una lotta in cui la voglia di vincere è par-ticolarmente importante. Altri parleranno speci-fi catamente in questo numero con competenza ed esperienza di diversi aspetti. Ma a questo propo-sito mi piace ricordare due frasi che ci vengono dall'antichità, ma che sono attualissime. La prima di Epitteto dice la malattia è un impedimento per il corpo, ma non necessariamente per la volontà e l'altra di Ippocrate che ricorda come “la cosa più importante in medicina? Non è tanto la malattia di cui il paziente è aff etto, quanto la persona che soff re di quella malattia”.

Esiste anche il lato oscuro della voglia di vincere, ossia la vittoria ad ogni costo, senza preoccupar-

si se vengono usati mezzi disonesti, illeciti e danno-si per gli altri, la voglia di conquistare, di dominare, senza rispetto delle rego-le o dei diritti degli altri. Di proposito l'abbiamo la-sciato fuori per diverse ra-gioni,la più importante e la più semplice delle quali sta alla radice della nostra As-sociazione, il desiderio di aiutare i bambini più fragi-li a superare le diffi coltà e aiutarli a creare o ricreare dentro di loro la voglia di vincere la battaglia contro i draghi di qualsiasi specie essi siano.

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LA VOGLIA DIVINCERE

https://www.archiportale.com/news/2018/08/lavori-pubblici/ricostruzione-ponte-morandi-renzo-piano-dona-un-idea_65609_11.html

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In generale la malattia, specie se cronica, compor-ta di per sè ed in varia misura una limitazione alle comuni condotte di vita e alle aspettative verso il futuro per la persona che ne è aff etta. In partico-lare la disabilità costituisce una condizione che comporta varie problematicità a seconda delle sue connotazioni. Tratto comune è la dipendenza da altri, vincolo che connota sovente in modo perma-nente la vita del soggetto disabile e che, se di per sè include una connotazione negativa, ha peraltro una sua grande positività qua-le fonte di partecipazione, impegno e solidarietà da parte degli altri.

Dalle limitazioni con-nesse alla malattia con o senza disabilità derivano comunemente sentimenti e vissuti di frustrazione e di insoddisfazione, che condizionano la percezio-ne del benessere perso-nale. Sovente anche l’im-magine di sè che ognuno ha, risultare intaccata e si può quindi sviluppare una bassa autostima, che infl uenza e sovente coarta le potenzialità soggia-centi nella persona stessa. In questo impatto as-sumono una rilevanza fondamentale la famiglia e l’ambiente sociale, con le loro attitudini verso la malattia stessa.

Come si inserisce in questi processi la “voglia di vincere”, nucleo del nostro attuale interesse? La volontà di vincere è una prerogativa di base per la crescita globale della persona. Orientarsi in una scelta verso un obiettivo da raggiungere implica superare l’inerzia sottesa dall’inibizione e dall’in-sicurezza e le risposte emozionali correlate alla presenza di una malattia. Aiuta ad impegnarsi a

identifi care e poi sviluppare quanto è ancora ine-spresso in ogni persona.

L'oncologo Umberto Veronesi ha aff ermato che ci si libera davvero del male solo quando si impara a dire "ce l'ho fatta", a rinascere persone migliori capaci di gioire della vita, di rispettarla e restituire agli altri ciò che di bello ci danno ogni giorno.

Nella malattia e nella di-sabilità del bambino la voglia di vincere rappre-senta una forza intrinseca in lui, che stimola al su-peramento delle proprie problematiche per una propria crescita globale; generalmente è sostenuta dall’attitudine dei genito-ri alla realizzazione delle potenzialità massime pos-sibili del loro fi glio.

È veramente emozionante incontrare testimonianze di questo straordinaria istanza. Essa è particolar-mente riscontrabile nei soggetti con disturbi mo-tori. Come la persona con

defi cit visivo sviluppa le percezioni da altri organi sensoriali in modo superiore a quanto evidente nei normovedenti, in analogia l’individuo con handi-cap motorio usualmente pone maggiori attenzioni alle attività intellettuali. Si impegnano negli stu-di più di altri coetanei e raggiungono qualifi che anche importanti, come una laurea, e talora dedi-candosi alla ricerca. Accanto a ciò, in molti sog-getti nasce il desiderio di “sfi dare” i propri limiti e di raggiungere le competenze motorie massime possibili; compiono così percorsi che li portano a risultati talvolta eccezionali.Ne sono ad oggi simbolo due persone ammirevoli per tutti noi e veri “modelli di identifi cazione” per molti

L'IMPATTO DELLA VOGLIA DI VINCERE SULLA MALATTIAEdvige Veneselli

LA VOGLIA DIVINCERE

LA VOGLIA DIVINCERE

Maria Beatrice (Bebe) Vio

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portatori di neurolesioni: Bebe Vio e Alex Zanardi.Maria Beatrice, Bebe per tutti, è una ragazza con una voglia di vincere che brilla intensamente negli occhi. Bella, gioiosa, entusiasta, è riuscita a diven-tare schermitrice, come sognava, a fronte di aver subito l’amputazione degli arti in conseguenza a terribili complicazioni dopo una grave meningi-te meningococcica con sepsi a undici anni. Con grande impegno ed una notevole grinta ha vin-to gare su gare, sino a conquistare le medaglie d’oro alle Paraolimpiadi. Ha una quantità di in-teressi di ogni tipo che coltiva con passione; ama divertirsi, andare a concerti con gli amici e presentarsi agli spetta-coli di intrattenimento per portare la sua storia e trasmettere la sua cari-ca emozionale a tutti. Ha raccontato la sua espe-rienza in due libri, “Mi hanno regalato un sogno. La scherma, lo spritz e le Paraolimpiadi” nel 2015, e “ Se sembra impos-sibile, allora si può fare. Realizziamo i nostri so-gni aff rontando col sorriso ostacoli e paure” nel 2017. Sono scritti con un linguaggio “sbarazzino e frizzante”, come è lei; sono letture consigliabili in particolare ai ragazzi “in crisi”, che ne resteranno aff ascinati e stimolati.

Alessandro Zanardi è stato uno dei più grandi pi-loti dell’automobilismo mondiale, protagonista di molte gare in Formula 1 e vincitore di due cam-pionato Cart negli USA. Nel 2001, a seguito di un gravissimo incidente in pista ha perso entrambe le gambe. Con una forza d’animo eccezionale ha su-bito interventi chirurgici e ha intrapreso una ria-bilitazione intensiva, con ricorso a protesi, per poi tornare al mondo dello spot con l’handbike diven-tando nuovamente campione internazionale. La sua storia è stata scritta da Andrea Corti in “Sulle strade di Alex, Le due vite di Alessandro Zanardi” nel 2013, e poi da lui stesso con Gianluca Gaspari-ni, giornalista del Giornale dello Sport, in “… Però, Zanardi da Castel Maggiore” nel 2017. Alex è un prezioso esempio per le persone in diffi coltà ed è un modello per le nuove generazioni, con la sua straordinaria voglia di vivere e di vincere ancora, mantenendo uno splendido e contagioso sorriso.

Accanto a questi esempi travolgenti, nell’espe-rienza personale condotta nell’Istituto Gaslini sono stati veramente molti i bambini ed i ragazzi con diffi coltà di ogni tipo, che hanno dimostrato grandi capacità di superamento delle loro diffi col-tà e di crescere con serenità, coscienza delle pro-blematiche, impegno nello sviluppare le loro abi-

lità personali, con elevata soddisfazione personale, delle loro famiglie, dei loro amici e di noi opera-tori sanitari che abbiamo avuto il piacere di ac-compagnarli nel percor-so di crescita personale. Alcuni di loro ci hanno omaggiati di libri scritti da loro sulle loro espe-rienze, sui loro vissuti e sui loro sogni. Hanno sviluppato quella linea culturale oggi defi nita “Medicina narrativa”, che da una parte per loro ha una grande valenza di crescita personale, so-

vente anche con connotazione terapeutica, dall’al-tra costituisce un insegnamento per noi adulti e per i loro coetanei. Un nostro ragazzo ci ha portato con orgoglio l’ar-ticolo del giornale con la sua fotografi a al ricevi-mento della prima medaglia d’oro: la conserviamo con aff etto nella nostra stanza di Neuropsicomo-tricità, a suo ricordo, e la mostriamo a ragazzi come lui quale stimolante testimonianza. Molti assistiti hanno sviluppato i più vari interessi dei ragazzi, ad esempio nella musica e nel teatro; hanno poi realizzato esperienze assai positive nel lavoro e nel tempo libero. Ed hanno amici coeta-nei che hanno avuto da loro l’opportunità di ma-turare valori umani non altrimenti raggiungibili.

Come rifl essione fi nale, a fronte delle belle esperien-ze attestate, merita una valutazione quanto si può realizzare per promuovere la “voglia di vivere” nel soggetto con malattia quando ciò appare distante.In questa ottica, occorre fare una breve premessa.La Psicologia dello sviluppo ci insegna che nel bambino l’immagine di sè e l’autostima si forma-no inizialmente da quanto trasmesso dai genitori e dagli altri familiari, con modalità ben studiate dalle scienze psicopedagogiche e psicodinamiche. Tali strutture in formazione risentono poi dell’in-fl uenza delle altre fi gure per lui signifi cative, qua-

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LA VOGLIA DIVINCERE

Alessando (Alex) Zanardi

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li gli inse-gnanti e gli adulti di riferimento nelle atti-vità in cui è coinvol-to, inizial-mente il gioco e poi lo sport, la musica ed i

vari interessi ludici, sociali e culturali. In parallelo hanno rilevanza signifi cativa i coetanei, le relazio-ni intessute con loro, le dinamiche di gruppo, il co-struttivo alternarsi di ruoli dominanti, soggiacenti e paritari. Contemporaneamente, con la sua crescita, il bam-bino e poi il ragazzo eff ettuano esperienze indi-viduali che li forgiano e che permettono loro di sperimentare nella vita reale quanto trasmesso e verifi carne l’eff ettiva rispondenza nelle diff erenti situazioni vissute. Si strutturano così, in un proces-so graduale e progressivo, l’immagine di sè e l’au-tostima autonome dell’individuo divenuto adulto. Sono esse che determinano la forza o la fragilità personologica di base con cui la persona aff ronta gli eventi della vita (i cosiddetti “life events”).In questo percorso costituiscono elementi fonda-mentali tanto le risorse intrinseche del soggetto quanto le attitudini dei genitori, delle fi gure di riferimento e del gruppo di coetanei, accanto alla qualità ed alla quantità dei life events positivi e ne-gativi incontrati nel tempo. Si realizza pertanto la progressiva strutturazione personologica dell’individuo, sulla base delle ca-ratteristiche biologiche e temperamentali conge-nite, in continua interazione con i fattori ambien-tali, dal nucleo familiare al contesto educativo e sociale in cui egli vive, ed in rapporto con gli even-ti di vita vissuti.

In generale nei processi educativi e nello sviluppo relazionale molte sono le fi gure professionali che possono avere un ruolo di sostegno e di sviluppo positivo del bambino e del ragazzo. Nella formazio-ne dei vari operatori è ormai diff usa la conoscenza delle basi neuropsicologiche e psicoeducative del minore con malattia, specialmente con una possibi-le forma di disabilità. E sono altrettanto sviluppate le competenze sulle modalità operative per soste-nere tanto una sua adeguata crescita personologica quanto un supporto strutturato a familiari, inse-gnanti e altri operatori della rete dei servizi coin-

volti. Attualmente sussistono anche scuole di coun-selling, di training, di coaching o in generale corsi dedicati a formare personale a ciò addetto, come gli infermieri pediatrici, gli educatori ed i terapisti del-la riabilitazione, attivi non solo nei soggetti senza specifi che problematiche, ma anche in coloro che presentano disturbi di ordine medico, a supporto loro e delle loro famiglie. Gli operatori formati pos-sono così intervenire per promuovere un cambia-mento personale e migliorare le performance nelle varie aree e nelle diff erenti età.In breve sintesi, la promozione della voglia di vincere può prevedere alcuni punti essenziali, in fasi progressive. Inizialmente è necessaria la pia-nifi cazione dell’obiettivo, che nel coaching viene defi nito “SMART” (Specifi co, Misurabile, At-tuabile, Realistico e Temporizzato) e di obiettivi intermedi di performance e di risultato, per poi creare un piano di azione personalizzato, con cro-noprogramma, a partire dall’analisi del contesto e delle motivazioni, per identifi care le potenzialità e promuoverle attraverso atteggiamenti realistici e positivi. Occorre quindi eff ettuare un lavoro sulla consapevolezza e quindi sullo stimolo all’autono-mia ed all’assunzione di responsabilità; in paral-lelo è opportuno indurre la sicurezza in relazione ad avere il piano di azione e la consapevolezza del lavoro delineato. Una disamina degli insuccessi è utile per la loro elaborazione e l’individuazione delle modalità per superarli, contemporaneamen-te alla coscienza dei risultati positivi conseguiti. Il progetto viene modulato nel tempo, secondo il percorso eff ettuato ed i risultati conseguiti. In tutto ciò è fondamentale il supporto di alleati, a rinforzo delle motivazioni e delle diffi coltà incon-trabili, oltre che all’esperienza della condivisione degli eventi.In questa ottica appare fondamentale e prioritaria la capacità di ascolto del ragazzo e dalla sua fami-glia per off rire un affi an-camento consapevole, con disponibilità all’orienta-mento scolastico e pro-fessionale e al counselling per le attività di tempo libero a partire dagli in-teressi e dalle potenzialità personali, in una visione che abbia quale target il benessere dell’individuo e la sua qualità di vita come persona.

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È bravo oltre misura. È statuario come una divi-nità olimpica. È impeccabile nella tecnica e in-tenso nell’ interpretare i tanti ruoli - da Romeo a Eugene Onegin - coi quali ha raggiunto una fama internazionale. Piemontese di origine ma cittadino del mondo, Roberto Bolle è l’etoile della Scala di Milano e il Principal Dancer dell’American Ballet Theater che ad ogni apparizione riesce a mandare l’au-dience in delirio, vantando uno stuolo di ammira-tori degno di una rock star. E non solo piroetta sui palcoscenici dei teatri piu’ prestigiosi: si è pure esibito a Buckingham Palace in occasione dei 50 anni di regno di Elisabetta II e sul sagrato di San Pietro davanti a Papa Wojtyla.In breve: la sua carriera è costellata di traguardi “stellari” raggiunti grazie a un talento indiscuti-

bile. Mamanche grazie alla tenacia nel perseguire i suoi obiettivi. Solo lui, infatti, con il Gala Rober-to Bolle and Friends è riuscito a portare un’arte “di nicchia” come la danza nei luoghi piu’ inu-suali e spettacolari d’Italia - La Valle dei Templi di Agrigento, il Teatro Grande di Pompei - regi-strando sempre il tutto esaurito. Solo lui, con la rassegna “On Dance”, ha mescolato il balletto con il tango e l’hip hop, scatenando un entusiasmo trans-generazionale. Per non parlare di “Danza con me” lo spettacolo di cui è ideatore e direttore artistico, che ha fatto per due Capodanni di seguito il record di ascolti su Rai 1.

A proposito, questo show ha anche vin-to il Rose d’Or come miglior program-

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ROBERTO BOLLE:UNA SFIDA CONTINUAIntervista di Grazia D'Annunzio

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ma d’entertaiment d’Europa. Portare la danza in televisione è stato diffi cile? All’inizio la sfi da non è stata così dura da vince-re: dopotutto un’idea del genere non era venuta a nessuno prima di me. La vera scommessa è ar-rivata dopo il successo della prima edizione: era fondamentale mantenere la qualità a un livello al-tissimo, instaurare nuove sinergie con altre forme d’arte, continuare a catalizzare l’attenzione del pubblico dopo un’ iniziale curiosità

Nell’ultima edizione sei pure riuscito a ballare con un robot! “Mi piaceva esplorare il rapporto uomo-mac-china. E, attraverso un’interazione emozionale, mostrare come un mezzo inanimato e meccanico potesse benissimo avere e trasmettere una poesia.

Tutti ti ammirano per i tuoi successi. Ma solo tu sai quanti sacrifi ci sono ri-chiesti… Tantissimi! Sopratutto li ho dovuti fare da ragaz-zo, quando lo studio mi assorbiva al punto che non avevo tempo neanche per un minimo svago. La dedizione nel mio campo è indispensabile perché l’importante non è arrivare. È rimanere. E cercare di tenere sempre alta la proverbiale asticella.

A 12 anni sei venuto a Milano a studiare alla scuola di Ballo della Scala: ti è pesa-ta la lontananza dalla tua famiglia?Assolutamente: sono molto legato ai miei e con-fesso che ho trascorso anni diffi cili, in cui ho sof-ferto parecchio.

Non hai mai avuto un momento di crisi?Sì, quando sono passato dalle scuole medie alle superiori. Mi ero reso conto che le possibilità di tornare a casa diminuivano…

E cosa hai fatto per superarlo? Mi sono ascoltato e ho capito che la passione per la danza era piu’ forte di tutto. È stata que-sta consapevolezza che mi ha aiutato a superare l’impasse.

On Dance-Accendiamo la Danza è alla sua seconda edizione. Come è nato que-sto Festival?Volevo una festa di tutte le danze, con esibizio-ni, gare, workshops in cui la gente fosse davvero coinvolta. Un’idea folle che ho potuto realizzare la scorsa primavera, a Milano, grazie all’ammi-

nistrazione cittadina: per l’occasione sono stati aperti i luoghi più iconici e la risposta è stata fan-tastica.

E quest’anno?Debutto il 18 e 19 maggio a Napoli, che mi ha sempre accolto con grande calore, e poi torno a Milano con una maratona di eventi. La serata fi -nale il 2 giugno in Piazza Duomo sarà piena di sorprese!

Quali sono i tuoi traguardi futuri? Sarò impegnatissimo con il tour estivo di Roberto Bolle and Friends all’Arena di Verona, alle Terme di Caracalla e a Firenze, in Piazza della Santissi-ma Annunziata. Poi volerò a Tokyo con Alessan-dra Ferri, un’artista straordinaria per carisma e capacità interpretative. Ho ballato tanto con lei e ogni volta è una enorme emozione.

Hai un’agenda piena di appuntamenti. Cosa ti sprona a continuare? Creare sempre qualcosa di nuovo dove poter met-tere una parte di me. Concretizzare un desiderio mi dà una carica pazzesca.

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Sara Dossena, Ambassador Ventura, si rac-conta: "Io fenice della corsa, così sono ripar-tita mille volte"

“Non vengo da una famiglia di sportivi e i miei da pic-cola mi avevano iscritto a pallavolo, sicuramente pen-sando che per una ragazzina sarebbe stato più diver-tente. Mi ci vedete, eh, come pallavolista col mio fi sico

possente! Ho scoperto tardi la corsa... E, a dir la verità, non ho ancora capito se a scegliermi non sia stata pro-prio lei. Le idee mi si sono schiarite proprio durante un allenamento di volley: come sempre, mi arrabbiavo con le mie compagne che arrivavano in ritardo, pren-devano tutto alla leggera e si distraevano durante gli esercizi. Se l'allenatore ci diceva di fare dieci minuti di corsa, loro state certi che si fermavano a otto. lo ne avrei voluti fare venti. Almeno!

Una sera mi sono guardata allo specchio e mi sono detta che con la pallavolo non sarei arrivata proprio da nessuna parte. E allora ho iniziato a rifl ettere. Non era un rigetto per lo sport il mio. Era più che altro fa-stidio per la perdita di tempo. E allora, Sara, mi sono detta, cos'è che credi ti piaccia fare? Non ridete. Non ridete, promesso? Ok, la cosa che più di tutte mi pia-ceva di quegli allenamenti era il riscaldamento. Mi avevate promesso di non ridere, eh! E poi avevo capito anche un altro dettaglio: odiavo dipendere dagli altri.

REDAZIONALEDai nostri sostenitori

MADI VENTURA

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Odiavo non essere padrona al 100% del mio risultato.

E allora addio volley. Quello che cercavo era uno sport individuale dove si facesse tanta fatica e in cui ci fosse tanta corsa. E allora benvenuta atletica. La scelta non poteva essere più facile. Nel mio piccolo, ho subito ini-ziato a sognare in grande. Guardavo le gare in TV e mi immedesimavo nelle campionesse che inquadravano. A dir la verità, i primi tempi per me uno sport valeva l'altro. Mi bastava arrivare in televisione, che in quegli anni per me era il sinonimo della massima consacra-zione possibile. Cos'è che devo fare per diventare bra-va come loro? Chiedevo ai miei genitori. La risposta di solito non mi piaceva, perché mi zittivano dicendomi che avrei dovuto aver già iniziato tanti anni prima per diventare brava come quelle in TV. lo però non mi per-suadevo che avessero ragione e, a forza di insistere, un settembre mi iscrissero a un corso di atletica.

Inutile dire che mi "allenai" da sola tutta l'estate, pur di non arrivare impreparata alla prima lezione! E intanto continuavo a sognare, immaginandomi il giorno in cui sarebbe toccato a me, di essere dalla al-tra parte dello schermo. Mica lo confessavo a nessuno,

mi avrebbero presa per matta! Però io lo sapevo che quel giorno sarebbe arrivato. Era quello che volevo. E vedrete che sono piuttosto cocciuta quando mi ficco in te-sta qualcosa. È bastato aspettare sedici anni.Questo libro parla di chilometri. Fatti, ma soprattutto che ho sognato di fare. Parla dei chilometri che ho sopportato in acqua, noiosi e interminabili, durante tutti quei mesi in cui sono stata infortu-nata. Parla dei chilometri in cui ho conti-nuato a pedalare, pur preparando la ma-ratona, perché solo così ho trovato il mio punto di equilibrio e solo così continuo a combattere lo spauracchio di farmi male. ParIa dei chilometri che verranno, perché lo sport è la mia vita e credo di averne ap-pena inaugurato un nuovo capitolo.

Questo libro parla anche del tempo. E della distanza temporale che serve per ammettere che tutto, in fondo, serve a plasmare la nostra personalità. Anche gli episodi più brutti. Anche quelli che a lun-go avremmo voluto cancellare dalla no-stra memoria e dal nostro vissuto. Questo libro parla del tempo che ci concediamo. Dell'ultimatum interiore per decidere cosa fare della nostra vita. Questo libro

parla del tempo che ci regaliamo, quando troviamo la forza di rinascere dalle nostre ceneri e di guardarci per quello che potenzialmente diventeremo.

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Siamo tutti delle piccole fenici. Abbiamo tutti una sto-ria di rinascita da raccontare e delle nuove pagine della nostra vita da scrivere. Del resto, ogni singola esistenza è delineata da tratti di chiaroscuro. lo la mia personale araba fenice ho deciso di portarla sempre con me. In-cisa sulla pelle. A ricordarmi quello che ho passato e quello che ho saputo ricostruire.”

Introduzione del libro "Io, fenice. Sara Dossena dall'atletica al triathlon e alla maratona"

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LA VOGLIA DIVINCERE

Raccontare Michele e la sua determinazione a gustare la vita nonostante tutto non è diffi cile.La sua situazione di salute è certamente complessa e diffi cile: una rarissima ma-lattia genetica lo costringe in carrozzina da sempre.Lo ha fatto vivere in insuffi -cienza renale dai primi mesi della sua vita fi no alla dialisi negli anni delle elementari e poi il trapianto a 9 anni.Gli impedisce per una grave disartria di parlare in modo comprensibile a tutti e di-sturba il suo comportamen-to al punto che deve essere legato per non arrecarsi o arrecare danno… Insomma, secondo il Nobel Re-nato Dulbecco Michele è aff etto da una malattia genetica, la Lesch-Nyhan, che “rende la vita im-

possibile” …Ma se uno lo incon-tra, o come me ci vive accanto da or-mai quasi trent’anni, incontrando il suo sguardo un po’ ma-lizioso e vedendolo sorridere in modo aperto e invitante al dialogo, ne ricava proprio questa sen-sazione: Michele sa gustare la vita e sa gioire di tutto ciò che essa gli off re.Le battaglie che ha dovuto aff rontare e ancora quotidiana-mente aff ronta vi-vendo con un corpo

che “gli rema contro”, non lo hanno scoraggiato, ma anzi hanno affi nato la sua capacità di ironizzare e ri-dere dei limiti e delle diffi -coltà e, soprattutto, lo han-no reso maestro nel conqui-stare alleanze e amicizia per fare squadra con chi gli sta accanto, consapevole che da solo non può fare nulla, ma con qualcuno accanto è davvero una forza!La prima vittoria di Miche-le è proprio la conquista di forti alleati per la necessaria cura quotidiana per supera-re la sua totale non auto-suffi cienza: papà, mamma. nonni, zii, fratelli, sorella e

poi, nel tempo, maestre, educatori, medici e infer-miere, caregivers, compagni di classe e di scuola, sportivi e sacerdoti, giornalisti e bidelli, professori e tanti, tanti amici hanno sempre fatto a gara per avere la risposta del suo sorriso, della sua amici-zia e questo ha creato tanti percorsi alternativi per una piena partecipazione alla vita di tutta la co-munità.Michele ha così potuto frequentare la scuola di tutti fi no a presentarsi all’esame maturità del Li-ceo Scientifi co con i suoi cartelloni che illustrava-no il suo punto di vista sulla Ginestra di Leopardi, su Dr Jekyll e Mr Hyde, sulla Zattera della Medusa di Géricault e su…Hegel!Michele ha collezionato, spinto dai MaratonAbili, numerose medaglie per aver tagliato più volte il traguardo della Maratona di Firenze o della Mez-za Maratona di Genova, gustando, spinto da atleti formidabili e simpatici, la sensazione del vento sul viso correndo, ad esempio, sulla sopraelevata cir-condato da gente giovane e in salute che incitava lui e gli altri atleti speciali, a resistere fi no alla fi ne.Resistere è il verbo che lo accompagna, che gli fa superare i problemi di salute, anche gravi, che in-

STORIE DI UNO DI NOI: RACCONTARE MICHELEPaola Mazzuchi

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terferiscono quotidianamente con le sue attività. Ma quali attività ha un giovane come lui legato a una carrozzina e neppure in grado di mangia-re senza essere imboccato? Se lo era chiesto sua cognata, vedendolo a casa dopo la conclusione del percorso con il CIF (corso professionalizzante post diploma liceale) … E gli aveva fatto una propo-sta: perché non scrivi la tua autobiografi a?L’autobiografi a, così, direttamente, Michele non se la sentiva di aff rontarla, ma perché non scrivere

una fi aba per i suoi nipotini? Nasce così il personaggio del Principe Mi-chele, magistral-mente illustrato dall’amico Tavo (Maurilio Tavormi-na) e leggendola, certo molto di au-tobiografi co si può trovare! Quale altro Principe delle fi abe ha un trono “magi-co e stregato” con “due piedi” su cui solo lui può sedere?La fi aba presentata nel dicembre 2013 a Palazzo Ducale a Genova ha un im-mediato successo

e sarà ristampata nel gennaio 2014 e nel maggio 2015 e nel frattempo Michele considera la strada dello “scrivere” quella di una possibile attività. Certo lui non digita direttamente sulla tastiera le sue fantasiose invenzioni, nè, vista la grave di-sartria, può dettarle direttamente al pc e anche in questa sua avventura necessita sempre di qualcu-no accanto, ma le immagini, la trama, i colori, i nomi, le invenzioni fantastiche nascono tutte dal suo io e si intrecciano con le immagini di Maurilio che gli sarà accanto, al posto della cognata, nella sua terza fi aba, che è una storia di amore e svela i suoi sogni…La fi aba “Il Principe Michele e la Principessa dei suoi sogni” vince nel 2018 il Premio Nazionale O.Ma.R per la categoria “Migliore comunicazio-ne sulle malattie rare attraverso libri e fumetti”: la Giuria ha premiato “la capacità di rompere gli schemi della comunicazione per dare voce con nuovi strumenti alle esigenze dei malati rari, in-fondendo loro speranza e coraggio”. Sul palco dell’Ara Pacis, a Roma, riceve il premio che frut-

terà anche una donazione di 3500 € all’associazio-ne LND Famiglie Italiane che supporta le fami-glie con la sua malattia e di cui lui è anche socio fondatore.Quanti sogni, quanti progetti e quante vittorie! Realizza il sogno di consegnare al Papa France-sco, di cui è fan devoto, tutti e tre i suoi libri, ri-cevendo in cambio viva attenzione, una carezza e parole di incoraggiamento.Realizza il sogno di abbracciare Quagliarella (e sì, è un tifoso irriducibile della Samp che segue con attenzione costante!)Realizza il sogno di organizzare in attività più strutturata il suo scrivere e dal 2018 “lavora” con l’educatore che lo aveva affi ancato nell’ultimo anno del liceo e negli anni al CIF, in un laborato-rio di scrittura e comunicazione che lo impegna costantemente tutte le settimane in giorni e ore prefi ssate.Quale gioia quindi ricevere la lettera dalla rivi-sta La Banchina, de Il Porto dei Piccoli, per una collaborazione! Già è pronta una fi aba inedita da condividere!Preparando la festa per i suoi trenta anni (mamma mia, nessuno ci avrebbe scommesso al momento della diagnosi!) è in dirittura di arrivo l’edizione del quarto libro della saga del Principe che questa volta Maurilio illu-stra con acquarelli originali! Resta il sogno di incontrare Terence Hill, dice Michele con un so-spiro! Sorrido…sa-pendo che alla fi ne la spunta sempre, mi dico chissà?Guardando Mi-chele non mi abi-tuo allo stupore: quanta lotta co-stante con sè stesso (quanta soff erenza anche, lo so bene), ma che sorriso forte, luminoso sa sempre regalare! Leggo il titolo della sua ultima fi aba “Il Principe Michele contro il Principe Michele” e non posso non meravigliarmi della sua incredibi-le capacità di andare diritto al traguardo coinvol-gendoci tutti con una forza che oltrepassa la mia comprensione.

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LA VOGLIA DIVINCERE

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«Eccoci qui, io e Marinella, seduti nell’Aula Magna dell’Ospedale Gaslini. Siamo circondati da genitori bambine e bambini. La Favola di “Cuorestella” va in scena. Attori e volontari dell’Associazione Il Porto dei piccoli cominciano con il racconto, parte la mu-sica e l’arrivo della principessa “Stella” fa brillare gli occhi delle bambine…»Tutto è cominciato otto mesi fa con un complean-no, quello di Marinella Accinelli che ha fortemen-te voluto e sostenuto il progetto “Cuorestella”.Un compleanno che aveva lo scopo di diventare un evento replicabile, ovvero condivisibile da al-tre persone, per sostenere le atti-vità dell’Associazione Il Porto dei piccoli per un intero anno. E così sta succedendo. La favola di Cuo-restella è stata inventata da Um-berto Polleri, illustrata da Chiara Lari (dei giovani per dei giovanis-simi), stampata gratuitamente da Massimiliano Arena, distribuita in corsia ai piccoli pazienti, ani-mata degli operatori dell’Asso-ciazione e rappresentata nell’aula magna dell’Istituto Giannina Ga-slini in una vera pieces teatrale. “Cuorestella” è una favola, è un progetto, è una magia, è un posi-tivo messaggio di speranza dedi-cato ai piccoli pazienti ricoverati in Ospedale. Una favola che serve a trasferire la capacità di aff ron-tare ogni avversità con coraggio sapendo di avere tanti amici spe-ciali. Nell’ambiente ospedaliero i bimbi non comprendono fi no in fondo le emozioni e sono in diffi -coltà quando devono esternare le proprie paure. La favola di Cuo-restella è la metafora del diffi cile cammino che il piccolo paziente intraprende nella lotta contro la malattia, un percorso tortuoso e sconosciuto, popolato di nemici

spaventosi non sempre chiaramente riconosci-bili. La favola della principessa “Stella” e del principino “Cuore”, dimostra come sia possibi-le vincere contro i mostri, una vittoria costrui-ta sulla trasformazione del male in bene e non sull’annientamento {La Dottofata con voce dol-ce disse loro di non temere e diede a Stella una polverina fatata raccomandandole di lanciarla in aria per rischiarare la grotta e rendere visibi-le il Mostrillo. Fu così che appena la polverina ricadde in mare, il Mostrillo mostrò la sua for-ma e Cuore, ricordando le parole di Dottomago,

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ADOTTA LA FAVOLA CUORESTELLA E VINCIANCHE TUMarzio Villari

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lo toccò con la sua spadina trasformandolo in un pesciolino colorato}. Una vittoria realizzata con l’aiuto di polverine magiche, di spadine, di antiche mappe, ma anche attraverso il magico incontro con le “dottofate” e i “dottomaghi”, il tutto attraverso un percorso magico e divertente ambientato in un regno fata-to dove si viaggia con la fantasia lontano dal luo-go di cura. {Grazie alla polvere magica la grotta si rischiarò ed i PrinciBimbi videro una piccola barca arenata sulla quale salirono e che magica-mente toccata dalla Spadina di Cuore, prese la via del mare aperto per riportarli a casa con un prezioso carico, il Tesoro che avevano trovato nella grotta: la loro Amicizia}.Con l’aiuto dei dottori e con tanto coraggio e

speranza i bimbi posso-no trovare le energie per scoprire la via d’uscita ed essere di esempio e aiu-to per altri che si trovi-no a vivere le medesime paure. Immedesimandosi nei personaggi e nelle si-tuazioni messe in scena i bimbi possono rivive-re le proprie esperienze come spettatori invece che protagonisti. Questo era l’obiettivo del proget-to di Marinella, e questa è la magia che realizzano gli operatori e i volontari del Porto dei piccoli, ogni giorno dell’anno trascorso in corsia.

«Eccoci ancora qui, io e Marinella, seduti nell’Aula Magna dell’Ospedale Gaslini. La favola volge al ter-mine, i bimbi tifano per la principessa “Stella” e il principino “Cuore”, la vittoria è percepibile. Le bam-bine indossano le coroncine da principessa, i bam-bini brandiscono la spadina agitandola verso il mo-strillo, il mostrillo si trasforma in un pesciolino colo-rato, la malattia è sconfi tta, incredibilmente i piccoli pazienti si divertono e ridono. Noi siamo colti dalla meraviglia di un bimbo che vede per la prima volta il mare, era quello che volevamo, ma vedere dal vivo l’immedesimazione dei bimbi che annulla i confi ni tra fantasia e realtà è un’altra cosa. Di nuovo questa polvere negli occhi». Per la prossima ricorrenza adotta anche tu la Fa-vola “Cuorestella”, potrai vincere e far vincere.

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REDAZIONALE

Misure da campione!All’acquario di genova è arrivata la specie di polpo più grande al mondo

40 chilogrammi di peso e otto braccia lunghe fi no a 4,5 metri: queste sono le misure straordinarie a cui potreb-be arrivare il nuovo ospite dell’Acquario di Genova.Per ora, trattandosi di un giovane esemplare, il polpo gigante del Pacifi co (Enteroctopus dofl eini) si “accon-tenta” di pesare 7,5 chilogrammi e di avere braccia che misurano circa 70 cm. Sulle sue otto braccia, più conosciute come tentacoli, sono presenti oltre 2000 ventose che conferiscono al polpo uno sviluppatissimo senso del gusto e del tatto. Le ventose possono aderire a qualsiasi cosa, ad ecce-zione delle altre parti del corpo del polpo stesso, grazie ad un meccanismo di auto-riconoscimento presente nella pelle, che inibisce il rifl esso di adesione delle ventose.Come tutti i polpi è molto bravo a mimetizzarsi: può modifi care il colore e la struttura della pelle, cambian-do rapidamente colore dal rosso al bianco, oppure può scomparire tra i fondali nascondendosi in anfratti an-che di piccolissime dimensioni.

Il polpo è il più intelligente tra gli invertebrati: è in gra-do di aprire, con sorprendente abilità, barattoli con-tenenti cibo e di utilizzare oggetti per nascondersi dai predatori. Nei mari dell’Indonesia sono stati osservati polpi capaci di nascondersi all’interno dei gusci delle noci di cocco, richiudendo le due metà dell’involucro del frutto sul proprio corpo perfettamente nascosto all’interno.La vasca che ospita il polpo gigante rappresenta un tratto di costa dell’Oceano Pacifi co settentrionale, ca-ratterizzato da acque piuttosto fredde (circa 10°C).Oltre al polpo, sono ospitati altri invertebrati: tre spe-cie di anemoni - anemone rossa maculata, anemone verde gigante e anemone gigante - due specie di stella marina - stella marina pipistrello e stella marina viola e l’oloturia della California.

Dai nostri sostenitori

COSTA EDUTAINMENT

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Sono diversi i modi con cui i bambini possono diventare “vittime” sia attraverso azioni dannose nei loro confronti sia attraverso omissioni. Per questo si parla non solamente di violenza o maltrattamento fi sico ma anche di incuria/trascuratezza, di violenza psicologica, di violenza domestica o assistita, di danni da cure eccessive o sproporzionate rispetto ai bisogni, di bullismo oppure di danni da esposizione ai rischi del Web. Una particolare forma di violenza che coinvolge i più piccoli, specie i bambini nei primi mesi di vita, è lo “scuotimento” (shaking) che, spesso inconsa-pevolmente, i genitori o chi si occupa più da vicino del bambino, attuano a seguito di crisi prolungate di pianto. La Sindrome del Bambino Scosso o Shaken Baby Syndrome (SBS) è il risultato di una serie di lesioni gravi o ripetute nel tempo ai danni di bambini ge-neralmente al di sotto dei 2 anni di vita, ma può ri-guardare anche bambini più grandi. Il bambino vie-ne scosso violentemente da chi se ne sta prendendo cura, di solito come reazione al suo pianto inconsola-bile. Questa sindrome si riscontra più facilmente tra le 2 settimane e i 6 mesi di vita, periodo di massima intensità del pianto del lattante. A quell’età il bambi-no è particolarmente fragile quindi le conseguenze di tale movimento, anche se di pochi secondi, possono essere molto gravi.Il fenomeno della violenza è diffi cile da dimensio-nare nel nostro paese a causa della mancanza di una registrazione organizzata degli eventi e a causa an-che delle problematiche connesse con la rilevazione/intercettazione dei casi. Da un recente lavoro condotto da CISMAI e Terres Des Hommes circa 100.000 bambini sono risultati in carico ai Servizi Sociali perché vittime di una qual-

che forma di maltrattamento (ogni 1.000 minorenni seguiti dai Servizi Sociali 200 lo sono per maltratta-mento), la più frequente delle quali è risultata la tra-scuratezza materiale e aff ettiva spesso celata dalle pareti domestiche e per questo molto complessa da riconoscere. L’ambito in cui più frequentemente si realizza la vio-lenza nei confronti dei minori risulta essere quello familiare/domestico con una percentuale decisamen-te più bassa di violenza extrafamiliare. Sono stati identifi cati in letteratura fattori di rischio più facilmente correlati alla violenza su minore. Tra questi: • cause sociali come, ad esempio, famiglie isolate dal

contesto sociale o diffi coltà economiche e/ lavorati-ve, disoccupazione

• cause relazionali intra familiari come patologia della relazione tra i genitori, confl itti nella coppia con esposizione dei fi gli

• problematiche parentali come problemi di salute mentale, tossicodipendenze, alcolismo

• problematiche del bambino come patologie neo-natali, malattie croniche, disabilità fi siche e/o psi-chiche.

Gli strumenti di tutela anche giuridici dovrebbero essere più conosciuti e diff usi:Il bambino è il soggetto a cui la legge riconosce il su-periore interesse e garantisce i diritti fondamentali ne cessari alla sua armonica crescita. Uno dei documenti più importati a cui far riferimen-to è la Convenzione di New-York (20 Novembre 1989), il trattato internazionale più approvato nel mondo (ratifi ca in Italia nel 1991): il bambino, ragazzo e ado-lescente diventano “soggetto” di diritto, come dice l’articolo 2: gli Stati parti s'impegnano a rispettare i diritti che sono enunciati nella presente Convenzio-

LA VOGLIA DIVINCERE

LA VOGLIA DI VINCERELA VIOLENZA NEI CONFRONTI DEI BAMBINIEmanuela Piccotti

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LA VOGLIA DIVINCERE

LA VOGLIA DIVINCERE

ne ed a garantirli ad ogni fanciullo nel proprio ambi-to giurisdizionale, senza distinzione alcuna. Il mondo sanitario e in particolare quello pediatrico, solo recentemente, specie nel nostro paese, ha af-frontato, in maniera sistematica, il tema del contra-sto alla violenza minorile e di tutto ciò che concerne i risvolti di malattia e di salute.Un recente rapporto del National Association of Chil-dren’s Hospitals and Related Institutions (NACHRI) ha messo in evidenza il ruolo chiave delle strutture ospedaliere nel garantire un corretto inquadramento diagnostico dei casi di sospetto maltrattamento, sot-tolineando come tali competenze siano indispensa-bili particolarmente per gli ospedali pediatrici e che sia necessaria una precisa organizzazione a livelli

crescenti di complessità assistenziale. Moltissimi ospedali, soprattutto i grandi ospedali pediatrici in Italia, stanno eff ettivamente predispo-nendo modelli assistenziali di gestione di questo problema che permettano un cambiamento della or-ganizzazione degli interventi e delle procedure: ciò consente di ridurre in modo signifi cativo i tempi di latenza dal sospetto alla diagnosi, integrando le atti-vità di diverse istituzioni, fi n dai primi momenti del sospetto e della eventuale segnalazione, e, utilizzan-do per ogni caso, il massimo della competenza pro-fessionale e della tecnologia di diagnostica strumen-tale disponibili.L’Istituto Gaslini partecipa da anni alla attività di contrasto alla violenza sui minori con il progetto denominato la “Casa sull’Albero” con il quale ci si

propone di accogliere, gestire e accompagnare verso la presa in carico delle strutture territoriali tutte le situazioni di fragilità/rischio che possono emergere durante l’attività assistenziale ospedaliera.Sicuramente però procedure e diagnostica non ba-stano: è necessario un forte impegno nell’ambito del-la sensibilizzazione e della formazione di tutti coloro che, in qualche modo, lavorano o hanno a che fare con i bambini, per realizzare programmi effi caci di reale prevenzione.Un recente lavoro di censimento indica che sono davvero molti i progetti di intervento in questo ambi-to condotti nel nostro paese negli ultimi 10 anni: in-terventi di prevenzione della violenza nelle scuole ri-volta agli studenti e/o insegnanti, programmi di sup-porto alla genitorialità, visite domiciliari, formazione rivolta agli operatori che lavorano con i bambini. Gli interventi nelle scuole generalmente mirano, da un lato, a sviluppare la capacità degli insegnanti di riconoscere e rispondere ad abusi e maltrattamenti e, dall’altro, a lavorare con i bambini e gli adolescen-ti sull’educazione sessuale ed aff ettiva, la violenza di genere, il bullismo e il  cyber-bullismo il riconosci-mento degli stereotipi, i pregiudizi e i rapporti vio-lenti, l’utilizzo distorto di Internet.I programmi di supporto alla genitorialità e le visi-te domiciliari sono normalmente volti a prevenire il maltrattamento dei minori attraverso interventi pre-coci a livello familiare basati su un’identifi cazione precoce di situazioni di maltrattamento o di rischio e a promuovere l’attaccamento e le buone relazioni tra bambini e genitori. All’interno dell’area metropolitana genovese, con estensione al territorio regionale ligure, negli ultimi 5 anni sono nati alcuni protocolli di intesa con l’o-biettivo del contrasto alla violenza delle donne e dei minori. Tali protocolli di intesa riuniscono, in un percorso verso l’obiettivo fi ssato, istituzioni e agen-zie che si occupano del problema. La logica è quella della “rete di collaborazione” che permette di inte-grare competenze e professionalità per il raggiungi-mento di un unico obiettivo.Vincere la violenza nei confronti dei bambini è una sfi da diffi cile. Probabilmente sarà possibile nel mo-mento in cui si realizzerà consapevolmente che que-sta violenza esiste, ed è più diff usa di quanto ciascu-no di noi riesca ad immaginare, e può manifestarsi in molteplici forme. L’impegno di ciascuno, nel proprio ambito, a prestare attenzione nella tutela e nella protezione dei più pic-coli senza “voltare la testa” può ottenere moltissimo.

PRINCIPALI DIRITTI DEL MINORENNE RICONOSCIUTIDALLA CONVENZIONE DI NEW YORK, 20 NOVEMBRE 1989• alla vita• all’identità personale• alla cittadinanza• di vivere insieme con i propri genitori e di essere allevato ed educato da loro• alla libera espressione e comunicazione delle proprie opinioni

(se dotato di discernimento suffi ciente)• di professare liberamente una fede religiosa• di associarsi liberamente• al rispetto della vita privata (privacy)• a ricevere informazioni adeguate e corrette tramite i mass media • alla protezione contro ogni forma di violenza (art. 19)• di essere adottato da una famiglia idonea (se privo della propria) • all’acquisizione (nei casi appropriati) dello statuto individuale di rifugiato• al godimento di speciali benefi ci in caso di handicap• alla protezione della salute• alla sicurezza sociale• ad un livello di vita adeguato per il pieno sviluppo psico-fi sico e sociale• di avere accesso alla scuola, con obbligo alla primaria• al riconoscimento dello statuto di minoranze etniche, religiose o linguistiche• al riposo, al tempo libero, al gioco• alla protezione contro lo sfruttamento economico e lavorativo (art. 32)• alla protezione contro l’uso di stupefacenti

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… è una bella storia!

C'era una volta un gruppo di pescatori che chiac-chierando del più e del meno al riparo della loro “tenda di Ghiaia” si raccontavano mirabolanti sto-rie di enormi pesci catturati che aumentavano peso e dimensione via via che la discussione si animava e ciascuno voleva essere assolutamente il migliore; era presente anche un nipotino di uno dei “bellige-ranti” che ad un certo punto esclamò: “Nonno ma il pesce che avevi pescato ieri pesava quasi un chilo ed oggi ne pesa uno e mezzo, com'è possibile?”

Non sapeva, il piccolo, che nei racconti dei pesca-tori le dimensioni dei pesci sono mutevoli secondo le situazioni: bene, l'aff ermazione del bimbo venne subito raccolta dai presenti come argomento di ce-lia nei confronti del Nonno incriminato che reagì dicendo “parli perché non conosci le diffi coltà del-la pesca … provaci e poi ne parliamo!”.E per far sì che i nipotini pescassero, 47 anni fa venne istituita la Gara dei Pierini Pescatori di so-lito l'ultima domenica di settembre - che prese via via corpo e si trasformò nell'attuale manifestazione

non competitiva che vede mediamente impegnati un centinaio di bimbi dai 4 ai 14 anni suddivisi tra bambine e maschietti e con la qualifi ca di Pulcini dai 4 ai 7 anni e di Pierini tra gli 8 ed i 14 anni.La Gara è una vera è propria festa.

Da alcuni anni partecipano a questa manifestazio-ne un gruppo di bimbi, accompagnati dal Porto dei piccoli, coinvolti prima in un pranzo e poi, oppor-tunamente seguiti dai loro accompagnatori, nella gara di pesca assieme a tutti gli altri Pierini iscritti alla manifestazione. Una volta scelta la postazio-ne di gara sulla banchina di Sant’Erasmo di Santa Margherita Ligure si attende il segnale di inizio gara e decine di ami vengono calati in mare: chi da solo, chi con l’aiuto degli accompagnatori o degli assistenti del Circolo Pescatori, chi in compagnia dei propri amici, ma tutti i Pierini sono concen-trati, con tanta voglia di pescare. Si guardano e si osservano l’un l’altro per vedere chi sta pescando, sperando di poter vedere aff ondare il galleggiante prima di tutti. La sorpresa è che ogni pesce pesca-to viene accolto con gioia da tutti: “se lo ha preso lui posso farcela anche io!” … e via a calare nuova-

LA VOGLIA DIVINCERE

LA GARA DEI PIERINI PESCATORIEmanuele Del Signore

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LA VOGLIA DIVINCERE

LA VOGLIA DIVINCERE

mente la lenza in acqua, oppure cambiare esca o profondità … ogni malizia viene provata e tentata al fi ne di pescare l’ambita preda!In fondo la pesca è una gara anche con sè stessi: provare, cambiare, aspettare, riprovare e poi cre-derci, fi no in fondo … certo un po’ di fortuna non

guasta mai, ma alla fi ne quello che conta è di pas-sare una bella giornata, tutti insieme, sapendo di avercela messa tutta!

Per noi è motivo di grande soddisfazione cattura-re il sorriso di questi Pierini che poi, ovviamente, vengono tutti premiati con medaglia e giocattoli, concludendo la loro giornata con una simpatica merenda in un clima di gioia e di festa.Cari amici de La Banchina non sono sicuro che l'inizio di questa breve presentazione sia corretta, certamente per noi, del Circolo Pescatori Dilettan-ti Sammargheritesi, quel poco che riusciamo a fare con questa Associazione e con questi bimbi è una bella fi aba alla quale tutti noi siamo aff ezionati e che cercheremo di continuare a raccontare aggiun-gendo ogni anno qualche piccola novità, com'è giusto che sia, per tutte le favole vere.

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LA VOGLIA DIVINCERE

Il percorso espositivo è partito dalla prima spe-dizione italiana al Polo Nord che fu quella orga-nizzata da Luigi Amedeo di Savoia, Duca degli Abruzzi, nel 1899-1900, con il sostegno di re Um-berto I e della regina Margherita. Con la nave Stel-la Polare, egli si spinse fi no alla Baia di Teplitz, sulla costa occidentale dell’Isola Principe Rodolfo, nell’arcipelago dell’Imperatore Francesco Giu-seppe, dove rimase bloccato dai ghiacci e fu co-stretto a svernare. Il suo secondo, Umberto Cagni, anch’egli uffi ciale della Regia Marina, proseguì a piedi sulla banchisa, con slitte e cani, raggiun-gendo la massima latitudine artica toccata fi no ad allora: 86° 33’ 49”, un record che rimase imbattuto fi no al 1909, anno dell’eff ettiva conquista del Polo da parte dell’americano Robert Edwin Peary.

Il primo sorvolo indiscusso del Polo avvenne un quarto di secolo dopo, quando l’equipaggio del di-rigibile Norge, progettato, costruito e comandato dall’ingegnere e uffi ciale della Regia Aeronautica Umberto Nobile, toccò la latitudine di 90° N il 12 maggio 1926, insieme al grande esploratore pola-re norvegese Roald Amundsen, che era stato l’ide-atore dell’impresa, mentre il magnato americano Lincoln Ellesworth ne era stato il fi nanziatore.

Il generale Nobile si recò nuovamente in Artide tra aprile e maggio 1928, quando, a bordo del di-rigibile Italia, riuscì a raggiungere e a sorvolare per la seconda volta il Polo Nord. Lo scopo della missione era quello di esplorare vaste aree dell’O-ceano Glaciale Artico non ancora conosciute e mappate, in modo da completare il lavoro svolto nella spedizione precedente. Durante il viaggio di ritorno, però, le condizioni del tempo peggioraro-no notevolmente e il dirigibile Italia si schiantò sulla banchisa polare. I superstiti rimasero per 48 giorni alla deriva sul pack, potendo contare, come

riparo, soltanto sulla famosa Tenda Rossa, così chiamata perché dipinta con l’anilina per renderla più visibile da lontano. Fondamentale fu l’apporto della radio, la famosa Ondina 33 (così chiamata perché funzionava a onde corte) che permise di entrare in contatto con la nave appoggio Città di Milano e di rintracciare i naufraghi dopo lunghe ricerche aeree, attuate da Umberto Maddalena e Stefano Cagna con un idrovolante Savoia-Mar-chetti S-55A. Da questo incidente, che ebbe riso-nanza mondiale, prese il via la prima spedizione internazionale di soccorso in Artide, che coinvol-se Italia, Francia, Germania, Finlandia, Svezia, Norvegia e URSS, e vide la morte di numerosi protagonisti, tra cui Roald Amundsen.Signifi cativa fu la partecipazione della Marina italiana, alla seconda spedizione di Nobile, con l’invio di una nave idrografi ca, la Città di Milano, comandata dal C.F. Giuseppe Romagna Manoia completamente attrezzata per fornire supporto logistico alla spedizione, ed eseguire misurazio-ni di temperatura, registrazioni mareografi che e scandagliamenti nella Baia del Re, nelle isole Svalbard. I rilievi e le ricerche eseguiti dal per-sonale dell’Istituto Idrografi co e da quello della

LA MARINA ITALIANA AL POLO NORD DAL DUCA DEGLI ABRUZZI ALLE SPEDIZIONI HIGH NORTHSilvia Martini

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La Marina Italiana al Polo Nord dal Duca degli Abruzzi alle spedizioni High North è il titolo della straordinaria mostra, curata dall’Istituto Idrografi co della Marina, che nel mese di aprile è stata ospitata nella Sala delle Compere di Palazzo San Giorgio.

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Regia Marina furono estremamente signifi cativi, come dimostrano i resoconti sui risultati scienti-fi ci della spedizione.

Da quel momento in poi, la presenza italiana in Artide si fece meno assidua, a causa della svol-ta colonialista del fascismo, dello scoppio della seconda guerra mondiale e delle tragiche con-seguenze della sconfi tta. L’interesse per il Polo Nord, però, non venne mai meno, come dimo-strano le spedizioni organizzate dall’esploratore forlivese Silvio Zavatti in Canada, Groenlandia e Lapponia fra il 1959 e il 1969, i cui reperti diedero origine del Museo Polare di Fermo, quelle con-dotte dall’esploratore milanese Guido Monzino nel Canada settentrionale e nella Groenlandia orientale fra il 1968 e il 1971 e quelle realizzate dall’Associazione Grande Nord di Torino nel Ca-nada settentrionale, nella Groenlandia setten-trionale, nelle Isole Svalbard e nell’Arcipelago di Francesco Giuseppe, dal 1981 al 2000. A livello uffi ciale, solo dal 1997 è presente una

base permanente a Ny-Ålesund, nelle isole Sval-bard, chiamata “Dirigibile Italia” in ricordo del-la spedizione di Nobile del 1928. A partire dagli anni Sessanta, infatti, l’ex villaggio minerario di Ny-Ålesund è diventato un importante centro di ricerca per lo studio dell’ambiente artico. Al mo-mento 11 paesi, tra cui l’Italia, hanno installato delle stazioni di ricerca a Ny-Ålesund e portano avanti progetti e monitoraggi attraverso misura-zioni lungo l’intero arco dell’anno.

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LA VOGLIA DIVINCERE

http://www.sandroferuglio.com - http://www.archiviodistatomilano.beniculturali.it - http://www.marina.difesa.it

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REDAZIONALE

Società Italiana Gas Liquidi S.p.A. “Vulcangas”, azien-da leader nel settore della distribuzione di G.P.L. sia ad uso domestico sia ad uso autotrazione, da oltre 40 anni lavora costantemente per poter off rire i migliori servizi ai propri clienti. Il rispetto per la natura è uno dei valo-ri identitari di Vulcangas e gli investimenti in ricerca e innovazione hanno spinto l’azienda riminese ad aprire la divisione delle energie rinnovabili e più recentemen-te quella del Gas Naturale Liquefatto (GNL). In Società Italiana Gas Liquidi S.p.A., lavoriamo da sempre con i gas GPL ad uso combustione ed auto-trazione, e, negli ultimi anni, abbiamo creato la divi-sione per lo sviluppo e la costruzione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Da oltre quarant’anni distribuiamo energia pulita ed il marchio Vulcangas è diventato sinonimo di effi cienza, qualità e rispetto per l’ambiente. L’energia del futuro è quella che off riamo da sempre, perché in oltre quarant’anni di storia, l’azienda si è costantemente mossa seguendo i binari della sosteni-bilità ambientale e della ricerca. Anche nel mondo de-gli idrocarburi si può, anzi si deve operare con questa sensibilità, con l’occhio attento al futuro e quindi alla natura. In Vulcangas abbiamo scolpito questi concetti nella nostra cultura aziendale, costruendo un sistema di valori condiviso da tutte le persone del gruppo e che,

con il nostra lavoro quotidiano in tutta Italia, contri-buiamo a diff ondere. Il GPL e il GNL sono un’alternativa ecologica, ver-satile ed hanno un elevato rendimento termico, ecco perché li abbiamo scelti e abbiamo investito in ricer-ca per ridurre l’impatto ambientale in ogni passaggio della fi liera di questi prodotti. Dalla produzione allo stoccaggio, dalla consegna fi no alla vendita, abbiamo individuato le migliori tecnologie per rendere il GPL ed il GNL combustibili sempre più puliti. Inoltre, pro-prio per promuovere una mobilità green e moderna, ci siamo direttamente impegnati per incentivare l’utiliz-zo del GPL in alternativa alle benzine e al diesel. Una conversione possibile su ogni tipo di motore: dall’auto allo scooter, fi no alle imbarcazioni.

Dai nostri sostenitori

VULCANGASL’ENERGIA AMICA DELL’AMBIENTE

Vulcangas è lieta di supportare il Porto dei piccoli e tutto l’impegno che la Onlus dedica nel fornire un servizio che, affi ancandosi alle cure mediche, regala giornate di svago e serenità ai bambini, alle loro famiglie e costituisce un  importante ausilio alle terapie, creando momenti di gioco, creatività e condivisione.

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LA VOGLIA DIVINCERE

È una fredda mattina, la nebbia circonda le mon-tagne e la pioggia bagna tutto. È domenica e il Principe Michele ha dormito molto e si è alzato tardi.Dà il buongiorno al suo scudiero Terence e fanno colazione insieme con the, latte e biscotti.Poi scendono nella stalla per salutare i loro cavalli Philip e Serge e dargli una gustosa balla di fi eno e un cesto di carote fresche.Il Principe Michele torna poi nella sua stanza e dopo una bella doccia, si prepara per uscire.Indossa i pantaloni, la maglia, mette gli stivali e la sua armatura e proprio in quel momento si ac-corge che...La magicaspada è sparita!!

-ma dove è fi nita la mia spada? Eppure era qui. Sono sicuro di averla messa al suo solito posto ieri sera!- Il Principe Michele inizia a cercare dappertutto e chiede al suo scudiero terence se ha visto la spada, ma nulla!Dopo ore di ricerca, il Principe Michele arriva alla terribile conclusione: la magicaspada è stata ru-bata!-ma chi può essere stato?- gli chiede Terence e quando?- risponde Michele -ma soprattutto per-ché me l'hanno rubata? Chi lo ha fatto probabil-mente non sa che, chiunque usi la spada tranne me, muore avvelenato!-Il Principe Michele decide allora di uscire dal ca-stello e iniziare le indagini chiedendo a chiunque incontrasse se avesse visto qualcuno entrare e uscire dal suo castello o aggirarsi con la sua magi-caspada in mano.Ad un certo punto si imbatte nella bancarella stracolma di frutti esotici del mercante Emanue-le, che gli dice di non aver notato nulla di strano a parte un uomo zoppo che correva via.L'uomo indossava un mantello ed un cappellaccio scuri, quindi Emanuele non era riuscito a vederlo bene.Dopo aver trovato questo piccolo indizio, il Prin-cipe Michele decide di andare dal suo amico dra-go Daniele per farsi aiutare.Ha smesso di piovere e un sole caldo spunta tra le ultime nuvole: sembra quasi primavera.Il drago Daniele così si alza in volo con le sue grandi ali e va a fare un giro per vedere se da lassù nota qualcosa o qualcuno di sospetto.Ad un certo punto il drago vede un bambino che gioca su un'altalena con un grosso cappello scuro e incuriosito scende in picchiata per fargli qual-che domanda.Dopo aver dato 3 colpi di tosse e aver sparato 3 fi amme dalla bocca, Daniele chiede al bambino

LA FIABA:IL MISTERO DELLA MAGICASPADAMichele Cargiolli

A partire da questo numero Michele collabora con la redazione de La Banchina e offre una favola speciale a tutti i bambini che vogliono sognare.

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–ciao, il cappello che hai è il tuo?--sì- risponde il bambino- l'ho trovato stamattina vicino al bosco-In tutta fretta il drago Daniele torna in volo dal Principe Michele per dirgli che l'uomo vestito di scuro che stanno cercando, quasi sicuramente si è nascosto dentro al bosco.Il principe salta in groppa a Philip e insieme a Te-rence e Daniele, si dirige verso il bosco.Al posto della sua magicaspada porta con se' un coltellino svizzero...-meglio di niente...- pensa il principe.Arrivati al limitare del bosco Michele e Terence, legati i cavalli ad un paletto, lasciano il drago Da-niele di guardia e decidono di addentrarsi nella foresta, in cerca di altri indizi lasciati dall'uomo vestito di scuro.

Ad un certo punto il principe e Terence si accor-gono che lungo il sentiero ci sono delle tracce di sangue e poco distante vedono un pezzo di stoff a nera impigliata in un cespuglio di rovi.“l'uomo vestito di scuro che stiamo cercando è si-curamente passato di qui” dice Terence.“probabilmente”, risponde Michele, “l'uomo mentre scappava, si è impigliato col mantello nel

cespuglio e si è fatto male. Le tracce di sangue lo dimostrano!”I due decidono allora di proseguire dentro al bo-sco, ma improvvisamente sentono un rumore so-spetto provenire dagli alberi e in un battibaleno si trovano difronte il terribile cinghiale mannaro e lo spaventoso orso delle caverne.Il Principe Michele senza la sua magicaspada pensa che questa volta sia meglio scappare a gam-be levate e dopo aver corso un po', decide con Te-rence di arrampicarsi in cima ad un albero.Saltando da un ramo ad un altro, i due si ritrovano fi nalmente in salvo fuori dal bosco.Qui sentono voci di uomini e donne e musica di fe-sta provenire dal giardino di una casetta lì vicino.Incuriositi e bisognosi di riprendersi dal brutto incontro, il principe e Terence si avvicinano alla casa e trovano fi nalmente il loro uomo scuro.Lo zoppo che pensavano avesse rubato la spada, altro non era che un prete vestito di nero, con una gamba più corta dell'altra, che non stava scappan-do, ma correva perché' in ritardo per celebrare le nozze di Sara e Marco, i due maestri della scuola del paese.Il Principe e Terence si accorgono quindi che tut-te le loro ricerche sono state inutili e dopo aver mangiato un pezzo di focaccia al formaggio e brindato in onore degli sposi, ritornano tristi ver-so casa.Arrivati al castello il Principe Michele dice -caro Terence ci vediamo domani mattina all'alba, dob-biamo ricominciare le nostre ricerche e scoprire al più presto chi ha rubato la mia magicaspada! Buona notte!-La mattina seguente, fi nita colazione e nutriti i cavalli, Michele e Terence ricominciano le loro ricerche.Decidono questa volta di cercare un indizio den-tro al castello, nella speranza che il ladro abbia lasciato qualche traccia.Dopo ore di ricerca senza risultatiTerence propo-ne al Principe Michele di fare una pausa e di bersi un bel caff è.Mentre sono seduti al tavolo, Terence dice al principe- e se la tua magicaspada si fosse di nuovo trasformata nel serpente cobra che era una volta?- Non credo– risponde Michele –ma quando si trat-ta di magia tutto può succedere, anche che la mia magicaspada ritorni ad essere quello che era-.I due decidono così di cercare dentro e fuori il ca-stello, qualche impronta lasciata dal serpente, una strisciata sulla sabbia o magari nel fango.Ad un certo punto Michele vede dei segni sulla strada, come delle strisciate lasciate dalla frenata

LA VOGLIA DIVINCERE

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di una macchina. Si avvicina e dice questi sembrano proprio i segni lasciati da un serpente. Li voglio seguire!- Le tracce portano il principe davanti alla casa di Tommaso Ficcanaso, un uomo alto e con i capelli lunghi che si impic-ciava sempre degli aff ari degli altri.Michele decide di entrare per chiedere spiegazioni e vede che dentro casa ci sono diversi serpenti e Tommaso seduto vicino a loro.Caro Michele- dice Tommaso Ficcanaso –mi sto allenando per diventare incanta-tore di serpenti. Le tracce che hai visto sono di un serpente che mi è scappato ieri, ma che per fortuna ho ritrovato. I miei serpenti sono tutti cobra comuni, nessuno di loro è magico, puoi control-lare, se vuoi-.Sconsolato il povero Principe Miche-le ritorna al castello, dopo aver fallito un'altra ricerca.Non ritroverò mai più la mia magicaspa-da- dice Michele e con questo pensiero si addormenta.La mattina seguente il principe si alza presto per poter iniziare nuove ricerche.Fa colazione, scende nella stalla come tutte le mattine, dopo di che' torna nella sua stanza per vestirsi.Ma giunto in camera sua, non crede ai suoi occhi!La magicaspada è lì al suo posto esattamente dove l'aveva messa qualche giorno prima! Il Principe Michele grida di gioia, bacia la spada e la accarezza come se stesse abbracciando la sua mamma.Chiama immediatamente Terence e urla a tutti dalla fi nestra che la magicaspada è stata ritrovata!Dopo questi momenti di gioia, Michele però si domanda -ma che fi ne aveva fatto la mia magi-caspada e soprattutto come ha potuto tornare al suo posto?-Ciò che era perso è stato ritrovato, ma il mistero non è risolto!Proprio in quel momento il Principe Michele nota per terra vicino alla spada un lungo capello riccio di color arancione ed esclama –che mi ven-ga un accidente! Questo è sicuramente un capello di Elwood lo scienziato!!Terence prepara i cavalli, dobbiamo risolvere questo mistero!-Saliti in groppa a Philip e Serge, i due galoppano fi no a casa dello scienziato e lo trovano intento ad armeggiare con uno strano aggeggio.

Il Principe Michele dice –Elwood, stamattina ho ritrovato in camera la mia spada che avevo per-duto e vicino ad essa un capello sicuramente tuo! Hai niente da dire?Elwood diventa rosso come un peperone e dice -mi avete beccato! Sedetevi e vi racconterò tutta la verità.Qualche mattina fa mi sono intrufolato nel tuo castello, mentre tu davi da mangiare ai cavalli.Sono arrivato in camera tua e lì ho usato sulla tua spada, la mia macchina per rimpicciolire le cose. Volevo rubarla, ma diventata così piccola, non sono più riuscito a trovarla e sentendo che stavi tornando sono scappato di corsa-Quindi la magicaspada è sempre rimasta in came-ra mia?- dice Michele.Esatto!- risponde lo scienziato –per tre giorni ho lavorato sulla mia macchina e ho pensato che non era giusto rubare le tue cose.Stamattina mentre eri di nuovo a dare da man-giare ai cavalli, sono salito in camera tua e con una lente di ingrandimento ho cercato e trovato la magicaspada. Ho utilizzato la mia macchina mo-difi cata e ho riportato la tua arma alle dimensioni originali. Poi sono scappato via, sperando di non lasciare traccia, ma un capello mi ha tradito-Ti perdono perché ti sei pentito– dice michele tutto è bene quel che fi nisce bene!-

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IL PORTO DEI PICCOLI:MARE, GIOCO E CULTURAPER I BAMBINI IN OSPEDALE

Portare il mare a tutti i bambini che affrontano la malattia perché attraverso il gioco possano ritrovare gioia e serenità, salpando insieme ogni giorno verso fantastiche avventure lontane dall’ospedale e dal luogo di degenza.

Questa è la mission del Porto di piccoli Onlus, nata nel 2005 da un’idea di Gloria Camurati e che, partendo dall’istituto G. Gaslini di Genova, ha raggiunto tantissimi bambini in diverse regioni italiane, avviando collaborazioni con i principali centri pediatrici nazionali.

Il mare rappresenta la caratteristica costante del-le attività ludico-pedagogiche che ogni giorno gli operatori portano in ospedale e nelle abitazioni dei bimbi. Il mare è un elemento che unisce, che mette in comunicazione con luoghi lontani, coin-volge con i suoi misteri e la sua infi nita bellezza. Una formidabile risorsa che porta con sè cultura e storia, valori umani, serenità e forza. Un elemento perfetto per stimolare e coinvolgere.

Il Porto dei piccoli si rivolge a tutti i bambini in-dipendentemente dalla patologia, dedicando par-ticolare cura alla famiglia. Ogni giorno in corsia e nelle case, gli Operatori off rono con professio-

nalità sostegno ed ascolto aiutando a riportare un po’ di serenità e di “normalità”, così importanti per aff rontare al meglio la malattia.

Nel fi ne settimana si organizzano le Esplorazioni, avventure alla scoperta delle meraviglie del mare e del porto in cui i bambini sono i veri protagonisti.

Specifi ci progetti sono dedicati alle scuole per sensibilizzare gli alunni sin da piccoli a temi im-portanti come il volontariato e la solidarietà.

Ad oggi il Porto dei piccoli è presente in Liguria, Piemonte, Toscana, Lombardia, Emilia e Sarde-gna, per condividere tutta la magia e l’energia del mare con tutti i bimbi in terapia dovunque si tro-vino, anche dove il mare non c’è.

L’Associazione vuole essere una grande famiglia, un porto sicuro dove chiunque possa trovare so-stegno e non sia mai solo ad aff rontare la malattia.

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LA VOGLIA DIVINCERE

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NAVIGHIAMO INSIEME VERSO UN PORTO SICURO!

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Il Porto dei piccoli ONLUSVia Fieschi 19/9, 16121 Genova010. 859 3458 347. 414 4822

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Tante gocce, insieme, possono creare un mare: aiutaci a realizzare i nostri progetti! Il tuo sostegno è importante per offrire gratuitamente il nostro servizio con costanza a tutti i bambini che seguiamo in ospedale, nelle loro case e nelle scuole. Potrai scegliere tra tanti modi per dare il tuo contributo: puoi diventare Socio o Amico della Associazione, oppure fare una donazione per un nostro progetto che ti sta a cuore, o per sostenere gli operatori e le loro attività. Potrai anche scegliere di unirti a noi diventando un Volontario, partecipando alle nostre campagne, organizzando raccolte fondi e tanto altro. Scopri cosa possiamo fare insieme visitando il nostro sito www.ilportodeipiccoli.org.

GRAZIE CON TUTTO IL NOSTRO CUORE!

Il Porto dei piccoli è una "ONLUS" (Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale ai sensi del D. Lgs. 460/97), pertanto i privati e le aziende che effettuano una erogazione liberale possono benefi ciare delle agevolazioni fi scali previste dalla legge.

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Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale: D.L. 353/2003 (conv. in legge 27/02/2004 n°46) - Redazione: Via Fieschi, 19/9 -16121 Genova

IL MAGAZINE DE IL PORTO DEI PICCOLI ONLUS

BANCHINALA

Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale: D.L. 353/2003 (conv. in legge 27/02/2004 n°46) - Redazione: Via Fieschi, 19/9 -16121 Genova

IL MAGAZINE DE IL PORTO DEI PICCOLI ONLUS

BANCHINALA

ANNO II - NUMERO 1 - 2019

Roberto BolleUna sfi da continua

La malattiaL'impatto della voglia di vinceresulla malattia

Il coraggioStorie di uno di noi: Raccontare MicheleFavola: Il mistero della Magicaspada

“La malattia è un impedimento per il corpo,ma non necessariamente per la volontà”

(Epitteto)

LA VOGLIA DIVINCERE

Francesco Perfumo, Già Primario di U.O.C. Nefrologia, Dialisi e Trapianto, Ist. G. Gaslini; Edvige Veneselli, Già Professore Ordinario di Neuropsichiatria Infantile, Università di Genova, e Direttore dell’UOC di Neuropsichiatria Infantile, Istituto Gi-annina Gaslini; Grazia d’Annunzio, giornalista; ha lavorato alla Condè Nast Italia, insegna Giornalismo di Moda all'Universi-tà Statale di Milano; Paola Mazzuchi, Presidente Organiz-zazione di Volontariato LND Famiglie Italiane; Marzio Villari, titolare di Brainet: visionarietà + comunicazione. Docente del

corso “da creativi e creatori". Partner Adolesco. Co-founder e vicepresidente dell’Associazione Babboleo Onlus; Emanuela Piccotti, Responsabile Dirigente medico U.O.S.D. di Pronto Soccorso e OBI, Ist. G. Gaslini; Emanuele Del Signore, segre-tario Circolo Pescatori Dilettanti Sammargheritesi; Michele Cargiolli, autore di fi abe; Silvia Martini, Giornalista; Respons-abile Uffi cio Relazioni con il Pubblico Responsabile Uffi cio Stampa e Comunicazione eventi culturali AdSP del Mar Ligure Occidentale; Staff Ass. “Il Porto dei piccoli” ONLUS.

HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO

In considerazione dello sviluppo del servizio che l’Associazione “Il Porto dei piccoli” svolge, il Consiglio Direttivo ed il Direttore Generale hanno ritenuto opportuno istituire un Comitato consultivo-scientifi co, con il compito di valutare l’attività svolta e i progetti in corso di preparazione. La sua istituzione nasce dal desiderio di garantire la qualità del servizio svolto dall’Associazione e dal voler dare maggiore valenza al lavoro e all’impegno che “Il Porto dei piccoli” porta avanti ogni giorno.

CONSIGLIERI:RICCARDO BOREA Direttore S.C. Pediatria ASL 1 ImperieseROBERTO CAMERINI Ammiraglio MM di Divisione, già Comandante del Dipartimento Militare Marittimo NordGLORIA CAMURATI Fondatrice/ Direttore Generale Associazione ‘Il Porto dei piccoli’ ONLUSALESSANDRA CARNACINA Assistente sociale SSD - Neuropsichiatria infantile Asl 5 SpezzinoNADIA CASTENI Coordinatrice infermieristica U.O.C. Chirurgia, Ist. G. GasliniGISEPPE D'ANNUNZIO Dirigente medico IAS Diabetologia Pediatrica, Ist. G. Gaslini PASQUALE DI PIETRO Già Direttore U.O.C. di Pronto Soccorso Pediatrico e Medicina d’Urgenza DEA, Ist. G. GasliniRAFFAELE DOMINICI Già Direttore di Dipartimento Materno Infantile, Azienda USL Toscana nord ovestMONICA FRANZI Specialist Stoma Care, Ist. G.GasliniROBERTO GASTALDI Dirigente Medico Endocrinologia Pediatrica, Ist. G. GasliniFRANCO LERZO Dirigente medico U.O.S Anestesia e Terapia Intensiva Cardiologica, Ist. G. GasliniALESSANDRO LUPI Avvocato STUDIO LUPI & PUPPO, Studio Legale e di Consulenza sul lavoroMOHAMAD MAGHNIE Direttore U.O.C. Clinica Pediatrica - Dipartimento di Scienze Pediatriche Generali e Specialistiche, Ist. G. GasliniLUCA MANFREDINI Dirigente medico assistenza domiciliare, cure palliative pediatriche e terapia del dolore pediatrico, Dipartimento di

Ematologia ed Oncologia Pediatrica, Ist. G. GasliniSILVIA MARTINI Responsabile Uffi cio Stampa e Comunicazione eventi culturali presso Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure

Occidentale, GenovaGIROLAMO MATTIOLI Direttore U.O.C. Chirurgia Pediatrica Ist. G. Gaslini, Direttore Scuola Specializzazione in Chirurgia Pediatrica Università

di Genova IGNAZIO MESSINA Presidente Ass. ‘Il Porto dei piccoli’ ONLUS/Amministratore delegato Ignazio Messina & C. S.p.A CARLO MINETTI Direttore Unità operativa di Neurologia Pediatrica e Malattie Muscolari, Ist. G. GasliniLORENZO MORETTA Presidente Onorario Ass. ‘Il Porto dei piccoli’ ONLUS/ Direttore dell’Area di Immunologia dell’Ospedale Pediatrico

Bambino Gesù di RomaMARCO NOVELLA Calisa Gruppo Novella S.p.A.STEFANO PARMIGIANI Direttore U.O.C. Pediatria e Neonatologia Ospedale Sant’Andrea ASL5 La SpeziaFRANCESCO PERFUMO Coordinatore CCS/Socio Onorario Ass. ‘Il Porto dei piccoli’ ONLUS/ Già Primario di U.O.C. Nefrologia, Ist. G. GasliniEMANUELA PICCOTTI Responsabile Dirigente medico U.O.S.D. di Pronto Soccorso e OBI, Ist. G. GasliniLUISA POZZO Coordinatore Infermieristico Dipartimentale Testa Collo e Neuroscienze, Ist. G. GasliniLUCA RAMENGHI Direttore U.O. Patologia Neonatale, Ist. G. GasliniPIERGIACOMO RAIMONDI Presidente Terminal San GiorgioPAOLA ROBINO Offi ce Manager Rimorchiatori Riuniti SpaSILVIA SCELSI Direttore del Dipartimento Infermieristico e delle Professioni Sanitarie, Ist. G. GasliniLUCIA SCIARRETTA Psicologa, psicoterapeuta U.O. Neuropsichiatria infantile, Ist. G. GasliniALESSANDRO SERRA Presidente European Boatmen’s AssociationCRISTINA TRAGGIAI Dirigente medico Patologia e Terapia Intensiva Neonatale, Ist. G. GasliniDANIELA TRUCCO Coordinatore Infermieristico Dipartimentale Ospedale di Giorno, Ist. G. GasliniANTONIO URBINO Direttore Struttura Complessa di Pediatria d'Urgenza. Responsabile P.S. Pediatrico, Ospedale. Infantile Regina

Margherita di TorinoEDVIGE VENESELLI Direttore U.O. Neuropsichiatria Infantile, Ist. G. Gaslini

SEGRETERIA COMITATO:CHIARA ALLEGRIMARGHERITA BALLADORIGIORGIA PANIATI

COMITATO CONSULTIVO-SCIENTIFICO

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