BRESCIAN°34 SETTEMBRE 2017 - publimax.eu Selection... · siano di Calvi e dello Ior di Marcinkus,...

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BRE S CIA IMPRESA E LAVORO, ECONOMIA E POLITICA, PROTAGONISTI, PIACERI, LIFESTYLE, EVENTI, MOSTRE, TENDENZE N°34 SETTEMBRE 2017 _ 4.90 S election PAOLO BORGHETTI «UN OBIETTIVO NON È ALTRO CHE UN SOGNO CON UNA SCADENZA» INCHIESTA UBI BANCA LETTERA APERTA AL PROF. BAZOLI CONTRO SEVERINO: TERRORISMO 4.0 O TERRORE FAI DA TE? PERVERSO PARADOSSO: CRESCITA SENZA OCCUPAZIONE GRANDI FAMIGLIE BS E BG: CAPITALISMO FAMILIARE O FAMILISMO AMORALE? BRESCIA SETTEMBRINA: PROGRAMMI PROGETTI E PERCORSI G.F. FERRARI: SUPERNOVA ADDIO

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BRESCIAIMPRESA E LAVORO, ECONOMIA E POLITICA, PROTAGONISTI, PIACERI, LIFESTYLE, EVENTI, MOSTRE, TENDENZE N°34 SETTEMBRE 2017 _ € 4.90

SelectionPAOLOBORGHETTI «UN OBIETTIVONON È ALTROCHE UN SOGNOCON UNA SCADENZA»

INCHIESTA UBI BANCALETTERA APERTAAL PROF. BAZOLI

CONTRO SEVERINO:TERRORISMO 4.0O TERRORE FAI DA TE?

PERVERSOPARADOSSO:

CRESCITA SENZAOCCUPAZIONE

GRANDI FAMIGLIE BS E BG:CAPITALISMO FAMILIARE

O FAMILISMO AMORALE?

BRESCIASETTEMBRINA:PROGRAMMIPROGETTI E PERCORSI

G.F. FERRARI:SUPERNOVA ADDIO

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l e t t e r a a p e r t a a l p r o f e s s o r b a z o l i

L’INCHIESTA UBI BANCA

QUESTIONE PENALE O DEONTOLOGICA?

Grande borghese come Bruno Visentini, civil servant come Guido Rossi, banchiere autorevole come Enrico Cuccia, cattolico liberaldemocratico come Carlo Maria Martini, aggregatore di banche come nessuno prima di lui, il presidente emerito di Banca Intesa, secondo i pm di Bergamo patron della regìa che governava dall’esterno Ubi Banca con

“patti occulti” frutto di metodi “padronali e familistici”, potrebbe fare del processo a Ubi un’occasione per rendere più trasparente il sistema creditizio italiano togliendo il velo

di opacità che grava su di esso. Il processo di Bergamo infatti – sempre che il prossimo 10 novembre il Gup decida il rinvio a giudizio dei 35 indagati – può diventare un momento della benemerita battaglia per risanare la “foresta pietrificata”, come diceva Giuliano

Amato, del sistema bancario italiano. In tale senso Bazoli ha di fronte a sé una sfida: non solo per difendere se stesso e la propria onorabilità ma anche “scoprire” il sistema. Solo così potrà essere quello che ha sempre detto di essere: un banchiere non DI sistema ma PER il sistema. Una cosa in ogni caso è evidente: rifugiarsi nella “gigantesca montatura mediatica” o “mostruosa macchinazione giudiziaria” è un atteggiamento elusivo, anche

ammesso che possano esservi elementi che lo motivano.

Egregio professore,

per un banchiere come Lei, il più grande federatore di banche

della storia italiana (sette aggregazioni, di cui due locali e cin-

que nazionali), autorevole e apprezzato protagonista per oltre

trent’anni del gotha finanziario e in tale veste salvatore e ri-

costruttore della finanza cattolica dopo il baratro dell’Ambro-

siano di Calvi e dello Ior di Marcinkus, amico e consulente di

Giorgio Napolitano e in tale ruolo ascoltato fautore del gover-

no Monti per la cui formazione “cedette” l’alter Ego Corrado

Passera, alleato italiano del potentato bancario francese Créd-

it Agricole tramite l’amico Roman Zaleski, celebrato per non

dire “consacrato” presidente emerito di Banca Intesa da una

ponderosa e documentata biografia di Carlo Bellavite Pellegri-

ni (“Una storia italiana”, prefato dall’amico Jean Paul Fitoussi)

quale caso esemplare di success story…

Ebbene, per una persona così l’essere messa sotto inchiesta

da due incogniti pm di Bergamo come primo indagato di una

lunga lista relativa all’intero vertice di Ubi Banca deve essere,

comprensibilmente, un vulnus duro da incassare. Sarebbe an-

cora sopportabile se non fosse visto quale indebito (illecito?)

abuso giudiziario. Ma c’è qualcosa di peculiare che rende tale

vicenda un “unicum” nel panorama bancario italiano, pur ric-

co di casi che negli ultimi anni hanno fatto notizia.

«Come – questo il Suo immaginabile ragionamento – io Nanni

Bazoli, persona che ha sempre cercato di svolgere il proprio

dovere facendo pazientemente e silenziosamente il pendolare

per 35 anni tra Brescia e Milano, messo alla gogna mediatica in

seguito ad un’inchiesta tanto arbitraria quanto discrezionale,

tanto opinabile nei contenuti penali quanto labile negli aspetti

probatori, devo andare a processo per rispondere ad accuse

infamanti e gratuite nei confronti miei, dei miei familiari e

collaboratori?». Lesa maestà? Accuse talmente infondate da

non meritare la benché minima risposta? Atteggiamento cer-

tamente comprensibile quando si ritiene di essere innocenti o

ingiustamente accusati. Ma non era questa l’arroganza rinfac-

ciata a Berlusconi quando reagiva ai “soprusi” della magistra-

tura? Non era questa la stupita, scandalizzata reazione con cui

Craxi, dall’alto del suo potere e del suo scranno parlamentare,

UNA SFIDA PER IL SISTEMA BANCARIO

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l e t t e r a a p e r t a a l p r o f e s s o r b a z o l i

accoglieva con un sorriso di incredula sufficienza le contesta-

zioni del pool Mani Pulite? E ancora, non è questa la benevola

ancorchè irritata rassegnazione con cui Giorgio Napolitano,

all’indomani dell’interrogatorio “subìto” al Quirinale dai pm

siciliani in ordine alle indagini sulla presunta “trattativa Sta-

to-mafia”, confidò all’amico che “il problema più grave oggi in

Italia è la magistratura inquirente”?

“Indignato”: così Lei si è dichiarato nell’unica volta che ha pre-

so pubblicamente la parola sulla vicenda per attaccare il suo

accusatore (Giorgio Jannone, imprenditore bergamasco pre-

sidente della Associazione Azionisti Ubi Banca, definito “una

persona frustrata nelle sue mire di potere sulla banca”) e per

criticare gli stessi pm bergamaschi con velate minacce tipo

“verificheremo i metodi seguiti in questa inchiesta dai magi-

strati inquirenti”. Una forma minatoria che nemmeno il vitupe-

rato Berlusconi, nonostante la sue scomposte invettive contro

i magistrati “mentalmente disturbati”, si era mai permesso. Ma

se Lei, oltre che indignato, è pure rassegnato al processo, per-

ché non è mai entrato nel merito delle accuse ma ha preferito

rivendicare a propria difesa i meriti – peraltro evidenti – acqui-

siti nel lungo percorso di liberalizzazione e concentrazione del

sistema bancario italiano? Vero è che nel merito potrà entrare

solo il processo di Bergamo – sempre che il Gup il 10 novem-

bre prossimo autorizzi il rinvio a giudizio per Lei e altri 34 in-

dagati oggetto di una certosina inchiesta di 70mila pagine du-

rata quattro anni – ma è altrettanto vero che, pur senza violare

la riservatezza della procedura, esiste comunque il modo per

reagire pubblicamente e doverosamente ad accuse giudicate

infondate o peggio infamanti. In particolare quando si tratta

di alcune oggettive enormità come la richiesta, da parte della

Guardia di Finanza di Bergamo, di arresto immediato per Lei e

la figlia Francesca per “indole delinquenziale particolarmente

accentuata”, come dire delinquenti abituali. Se non lo si fa si

autorizza il dubbio che vi sia qualcosa da nascondere o che si

abbia una sorta di coda di paglia. Indignarsi è giusto, in parti-

colare quando si è convinti della propria innocenza e si ritiene

di essere vittime di un’ingiustizia o peggio un accanimento per-

secutorio, rassegnarsi mai. La difesa processuale va demanda-

ta alle aule giudiziarie, ma la difesa mediatica va fatta, quando

si rende inevitabile come nel caso di cui si parla, sugli organi

di informazione. Anche se reagendo si corre l’alea di rinfoco-

lare la polemica dando fiato al “sadismo della cronaca”, quel

pensiero indecente che prende la mente di corrivi cronisti (e

talvolta di alcuni magistrati). Certo che rispondere prima del

giudizio, se questo non dovesse tenersi, potrebbe essere fatica

sprecata, ma poiché il processo mediatico è da tempo in atto

sui giornali occorre rispondere altrettanto mediaticamente. In

particolare di fronte ad alcune enormità: quale innocente o ri-

tenutosi tale, infatti, non reagirebbe all’accusa di “delinquente

abituale”? In particolare una persona di riconosciuto prestigio

e conclamata autorevolezza come Lei?

Ripetiamo: indignarsi è giusto, rassegnarsi mai. A prescindere

dall’esito della richiesta di rinvio a giudizio, tacere può suona-

re come una mezza ammissione di colpa. A maggiore ragione

quando l’eco mediatica ha raggiunto ampiezza e diffusione tali

da non poter essere ignorate. Anche se a tale proposito c’è

una riflessione pertinente da fare. Si tratta dell’ambiguità della

stampa, o meglio del differente atteggiamento tenuto dalle di-

verse componenti dell’informazione. A differenza di altri casi

meno clamorosi e all’apparenza meno gravi, c’è nei confronti

dell’inchiesta Ubi Banca una sorta di “conventio ad tacendum”

da parte della grande stampa nazionale. Reticenza o peggio

silenzio che stridono al cospetto della stampa “minore” - in-

tendiamo minore per audience e dimensioni - altrimenti detta

“scandalistica” che invece ha dato alla vicenda il rilievo rite-

nuto opportuno. Vero è che ciò rientra nella discrezionalità

di ciascun giornale, ma perchè una tale evidente differenza di

trattamento? Per il fatto che l’inchiesta, seppur ampiamente

documentata e circostanziata, è ritenuta quantomeno infon-

data e animata da uno zelo (accanimento?) inquisitorio degno

di miglior causa? Per la ragione che si tratta, come nel Suo

caso, di indagati eccellenti la cui probità è fuori discussione e

non mette conto di parlarne col rischio di essere smentiti dagli

esiti del processo? Per una dietrologia usa a immaginare com-

plotti di poteri occulti contro i poteri forti della finanza? Per

la “opinabilità” penale (patti occulti, ostacolo alla vigilanza,

illecita influenza sugli organi societari, omissione sistematica

degli obblighi previsti dall’antiriciclaggio, reato quest’ultimo

su cui sta indagando la Procura di Brescia) e la labilità proba-

toria dei reati contestati? Per il motivo, riassumibile sotto la

generica formula di “gestione padronale e familistica”, che si

tratta di una questione più morale o deontologica che penale

(anche se, detto per inciso, per un cattolico come Lei il pecca-

to morale dovrebbe essere più grave del reato penale)?

Per ora vale l’augurio a Lei e a Ubi Banca di uscire bene dal

processo e ancor meglio dal relativo giudizio. Ma vale anche

un altro auspicio: accettare il processo, se verrà celebrato,

come una delle prove che il destino può riservare a chiunque,

anche ai più immacolati e insospettabili. Ma se questa deve

essere la Sua ultima sfida, che sia. Una sfida non solo per se

stesso ma per il sistema.

Alessandro Cheula

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S T O R I E D I C O P E R T I N A

Nell'immagine, il reparto amministrativo

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PAOLOBORGHETTI

AFFERMA CHE: «UN OBIETTIVONON È ALTRO CHE UN SOGNO

CON UNA SCADENZA»E IL SUO SOGNO

ERA FAREL’IMPRENDITORE.

S T O R I E D I C O P E R T I N A

NEL 2008 DECIDE DI AVVENTURARSINEL MONDO DELL’INTERMEDIAZIONE ASSICURATIVA

E FINANZIARIA. UNA SFIDA NON DA POCO,CHE L’HA PORTATO AD APRIRE L’AZIENDA OGGI CHIAMATA

INSURANCE BROKER SRL SPECIALIZZATA NEL RISK MANAGEMENTE NEL TRADE CREDIT CHE CONTA UN PORTAFOGLIO CLIENTI

DI OLTRE CINQUE MILIONI DI EURO E LA GESTIONE DEL RISCHIODI OLTRE TRECENTOCINQUANTA AZIENDE

PARI AD UN MILIARDO E DUECENTO MILIONIDI FATTURATO ASSICURATO.

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S T O R I E D I C O P E R T I N A

1. Paolo mi spiega in sintesi cosa fa INSURANCE

Broker SRL?

INSURANCE Broker SRL è una società di servizi che gestisce i

rischi delle aziende produttive che hanno fatturati sopra i cin-

que milioni di euro. La priorità di INSURANCE Broker SRL

sono i rischi correlati ad una bassa probabilità di accadimento,

tra questi posso citare i rischi catastrofali (vedi terremoti ed

incendi) ed i rischi legati all’insolvenza di pagamento: ormai le

aziende produttive che in Italia funzionano sono quelle proiet-

tate sull’export e facendo export non è possibile non avere un

Broker che tiene costantemente sotto controllo la situazione

finanziaria e lo stato di salute dei propri clienti.

2. Si dice che Lei sia partito da zero…

In realtà questa è un’inesattezza e ci tengo a sottolinearla: sono

partito da sotto zero con un fido bancario di diecimila euro!!

Iniziai le prime esperienze nel mondo finanziario presso un

grosso istituto bancario assicurativo facendo il porta-a-porta,

suonando i campanelli delle aziende nelle zone industriali. Ri-

cordo ancora la scritta sui campanelli: «i signori rappresentan-

ti si ricevono solo al lunedì…» avevo ventidue, ventitré anni e

promuovevo prodotti finanziari e previdenziali. Il porta-a-por-

ta ti segna, ma è un’esperienza fondamentale per chi vuole

avere successo nel mondo del lavoro. Lì iniziai i primi contatti

con il mondo imprenditoriale e me ne innamorai: capii che da

grande volevo fare l’imprenditore!

3. E poi creò INSURANCE Broker SRL?

Poi, dopo tanta gavetta, capii che per emergere in un settore

chiuso e ristretto come quello finanziario dovevo differenziar-

mi dal resto del mercato puntando su innovazione e alta spe-

cializzazione. Mi interessai da subito allo studio delle medie e

grandi aziende e nei rami di attività cardine delle nostre aree

produttive (vedi acciaierie, fonderie e pressofusioni) d’altron-

de non scopro certo io che Brescia è il cuore pulsante europeo

della produzione e della lavorazione dell’Alluminio. Per quanto

riguarda l’innovazione iniziai ad abbandonare il mercato as-

sicurativo generalista (sempre più improntato alla vendita di

prodotti assicurativi standard e preconfezionati) ed a guardare

con interesse al mercato anglosassone. Credo che Londra ab-

bia segnato la svolta nel percorso di INSURANCE Broker SRL.

Oggi andiamo in azienda, monitoriamo i rischi attraverso ispe-

zioni tecniche e costruiamo attraverso gli underwriter londi-

nesi il paracadute personalizzato che può salvare le aziende

da qualsiasi caduta economica causata da un evento dannoso.

4. Quindi Lei sta dimostrando che non é impossibile

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per un ragazzo giovane

fare impresa in Italia?

In questi anni ho affrontato molte

difficoltà tra le quali la diffidenza

degli imprenditori nell’affidarsi ad

un giovane con idee innovative.

Spesso la giovane età è vista come

ostacolo e non come un valore

aggiunto e questo và a discapito

della meritocrazia. Ho cercato di

fronteggiare questo limite attra-

verso la coerenza: se sei coerente

sei efficace! La coerenza è potente

come il raggio di un laser: ci vuole

sovrapposizione perfetta tra l’es-

sere e il fare.

Sono sicuro che per emergere

nel nostro Paese servano ca-

pacità tecniche e relazionali,

predisposizione al sacrificio e

soprattutto avere sempre fame,

questa ti permette di avere sempre quel fuoco dentro per rag-

giungere obiettivi sempre entusiasmanti e ambiziosi.

5. Qual é la dote che l’ha aiutato maggiormente?

Su tutte l’auotoconsapevolezza. Autoconsapevolezza significa

in primo luogo sapersi osservare da fuori, conoscere i propri

punti di forza e le proprie aree migliorabili e su queste ultime

lavorare con perseveranza.

Se INSURANCE Broker SRL cresce ogni anno del 30 % del fat-

turato è perché ogni persona che fa parte dell’organizzazione

mira all’eccellenza. La ricchezza ed il successo di ogni azienda

è data dalle risorse umane, perciò ho sempre sposato il princi-

pio organizzativo della piramide orizzontale in cui non esisto-

no gradi ma solo persone, unite dal forte ed ardente desiderio

di raggiungere l’obiettivo comune, gestite da un leader che le

sappia ogni giorno motivare.

6. Ci sono persone che l’hanno aiutata in questo percorso?

Sicuramente devo ringraziare i miei genitori; mio padre, per-

ché mi ha insegnato che tutto quello che si vuole ottenere lo si

ottiene solo con il sacrificio e con la dedizione al lavoro. Con il

suo esempio ho capito che le difficoltà che si presentano non

vanno amplificate ma affrontate nell’immediato; solo così si

diventa uomini di successo.

Mia madre, perché mi ha tra-

smesso quei valori guida che

oggi mi permettono di non per-

dere mai la rotta.

Parallelamente mi sento di ringra-

ziare Massimo Cabassi e l’archi-

tetto Giorgio Galbiati, entrambi

pilastri fondamentali nella strut-

tura di INSURANCE Broker srl.

Entrambi nel 2011 abbandonaro-

no dei lavori sicuri per seguire la

follia di un ragazzo di venticinque

anni che voleva fare l’imprendi-

tore. Sarò sempre grato a loro

in quanto hanno vissuto con me

ogni singolo sacrificio fatto per la

creazione di INSURANCE Broker

srl. Spero mi seguiranno anche in

altre follie che ho in mente…

7. Quali sono i prossimi

obiettivi di INSURANCE Broker?

Nell’immediato sto lavorando da un anno ad un progetto su

Londra che vedrà potenziare la presenza di INSURANCE

Broker srl nella city inglese.

Parallelamente vorremmo aumentare uno dei nostri corebusi-

ness: i “programmi internazionali” in quanto sempre più spesso

con la globalizzazione vediamo i nostri imprenditori lombardi

spostare le sedi produttive all’estero. Di certo non possiamo

stare a guardare ma cavalcare il cambiamento e vederlo come

opportunità. Anche oltre i confini nazionali c’è molto da fare in

tema di risk management.

8. E le passioni di Paolo Borghetti oltre il lavoro?

La mia più grande passione al di fuori del lavoro è il calcio.

Provengo dal mondo del calcio in quanto ho passato tutta la

mia adolescenza ad inseguire il sogno di fare il calciatore. Feci

due anni nei professionisti, ma non avevo ancora il carattere

per gestire certe pressioni. Ho ancora un conto in sospeso con

il mondo del calcio e certamente mi sono ripromesso che ci

rientrerò un giorno dalla porta principale magari in vesti ma-

nageriali e sicuramente con un carattere diverso da allora.

Nell'immagine, Paolo Borghetti

BROKER INSURANCE Sede: Via Crocifissa Di Rosa, 15 Brescia 25128 - Tel. 030.33.99.568 - Fax 030.30.79.85

Web Site www.brokerinsurance.eu - E-Mail [email protected]

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g r a n d i a z i e n d e

ECCELLENZE MADE IN BRESCIA

ALIMENTARE.

GRANA PADANO DOP: IL SALE NEL FORMAGGIO

FA BENE ALLA SALUTE

RICERCA DELLA PENN STATE UNIVERSITY RIVELACHE SODIO NEI FORMAGGI PUÒ CONTRIBUIRE

A PROTEGGERE L’ORGANISMO, COMBINATO A PROTEINEE NUTRIENTI COME QUELLI CONTENUTI NEL GRANA PADANO DOP

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www.granapadano.it

Il sodio nei formaggi ha una funzione protettiva dell’organismo

quando interagisce con proteine e nutrienti, elementi di cui il

Grana Padano Dop è particolarmente ricco. A stabilirlo una

ricerca condotta dalla Penn State University, il celebre ateneo

americano all’avanguardia negli studi sull’alimentazione.

Lo studio ha messo a confronto il formaggio con pane salato e

simil-formaggi a base di soia e ha valutato gli effetti misurando

con il sistema laser doppler le funzioni vascolari delle persone

che si sono prestate alla ricerca.

“Le più recenti raccomandazioni dei dietologi suggerisco-

no di limitare l’assunzione di sodio – ha detto spiegando

i risultati la Prof.ssa Lacy Alexander – ma i nostri dati

indicano che se l’assunzione è legata a derivati del latte, ad

esempio formaggi, può avere effetto protettivo”.

“Dopo gli studi che hanno rivelato l’importanza del Grana

Padano Dop in una dieta che aiuti il controllo della pressio-

ne arteriosa – ha commentato Stefano Berni, Direttore

Generale del Consorzio Tutela Grana Padano – questa

nuova ricerca conferma quanto la bioattività delle proteine

ad alto valore biologico, dei minerali e delle vitamine in-

dispensabili al metabolismo umano e delle sostanze che si

formano naturalmente durante la stagionatura, contribui-

scano a tutti gli effetti a fare del Grana Padano Dop un

alimento funzionale che promuove il benessere”.

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g r a n d i a z i e n d e

www.educazionenutrizionale.granapadano.it

Nella sezione Alimentazione si trovano ricette equilibrate che

indicano come cucinare i piatti, ma anche i contenuti nutrizio-

nali corrispondenti: macronutrienti, calorie, proteine, etc. Qui

sono anche consultabili i “Manuali per la Corretta Alimen-

tazione”, dedicati a bambini, donne, over 65, e sportivi.

Nella sezione “Stile di Vita” sono a disposizione consigli per

l’attività fisica, le Pillole della Salute ed altro ancora.

Utili e facili da usare sono le APP scaricabili per determinare

da soli la dieta più adeguata al proprio corpo. Nella sezione

APP e Diete del sito si scopre come creare la propria dieta,

come calcolare le calorie dei pasti, come suddividerle tra i 5

pasti quotidiani e via dicendo. Non si promettono diete mira-

colistiche, ma vengono indicati consigli utili per cambiare il

proprio stile di vita, rifacendosi ai cardini basilari della dieta

mediterranea, accompagnata dall’attività fisica.

Con la App “Calorie e Menù” è possibile conoscere in tempo

reale le calorie che ognuno dovrebbe assumere ogni giorno,

compilando in soli due minuti un form che calcola il proprio

Indice di massa corporeo, rapportandolo al proprio stile di

vita. Come risultato la App elabora per ognuno 285 pasti per-

sonalizzati, suddivisi in menu settimanali, 2 per ogni stagione

dell’anno.

La App “Dieta del Grana Padano” è stata studiata per aiu-

tare le persone sovrappeso a dimagrire: propone menu setti-

manali comprensivi di ricette leggere e gustose che coniugano

gli alimenti tradizionali della dieta mediterranea a quelle del

Grana Padano DOP, alimento “funzionale” in quanto natural-

mente ricco di molecole con proprietà benefiche e protettive.

La APP “Anti Age” suggerisce l’alimentazione migliore per

rallentare l’invecchiamento delle cellule.

Il nuovo sito di “Educazione Nutrizionale Grana Pada-

no” si rivolge anche a medici ed operatori sanitari, per fornire

loro un aggiornamento costante sul tema del rapporto alimen-

tazione e benessere e per l’educazione alimentare dei loro as-

sistiti.

Nel 2004 ENGP ha creato lo strumento innovativo Osserva-

torio Nutrizionale (OGP): un software che “fotografa” gli stili

alimentari della popolazione italiana con appositi questionari

somministrati dai Medici e Pediatri di libera scelta ai loro as-

sistiti, ai quali nel 2007 si sono aggiunti Dietisti e altri Medici

Specialisti. I dati raccolti, elaborati dal software, consentono

al medico d’integrare la diagnosi utile al percorso terapeutico

del paziente.

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D o p o B a r c e l l o n a

LA POLVERIZZAZIONE DEL TERRORISMOGLOBALIZZATO DA QUELLO ISLAMICO E IDEOLOGICO DI AL QAEDA A QUELLO ISLAMISTA E “TEOLOGICO” DELL’ISIS

S C R I V E A L E S S A N D R O C H E U L A

LA DISPERAZIONE NON CREA GLI ASSASSINI, CREA DEI DISPERATI CHE PENSANO A SOPRAVVIVERE. È L’IDEOLOGIA CHE HA SEMPRE

STORICAMENTE CREATO I TERRORISTI: LA NOVITÀ, NEL CASODEI TERRORISTI MUSULMANI, È CHE ALL’IDEOLOGIA ISLAMICA

SI SOMMA UNA TEOLOGIA ISLAMISTA.

I terroristi non sono disperati o deprivati ma quasi tutti socialmente, anche se non culturalmente, integrati: per ciò hanno tutto il tempo e i mezzi, a differenza degli immigrati disperati o deprivati, per radicalizzarsi ideologicamente o etremizzarsi

“teologicamente”. I disperati hanno altri bisogni, pensano a sopravvivere, non pensano a mettere le bombe o farsi saltare in aria. Ecco perché è sbagliato pensare che nella lotta contro il terrorismo sia sufficiente, benché necessaria, l’integrazione: ammessa

che questa avvenga sul piano sociale e civile, non è detto che lo diventi anche sul piano culturale e “morale”.

Quali rimedi? L’integrazione non basta poiché, come ampiamente domostrato in tutti gli episodi di terrore a cominciare dalle Torri Gemelle di New York, i terroristi islamici sono quasi tutti integrati. Lavoratori o studenti o disoccupati assistiti che, quando si

radicalizzano ideologicamente o si estremizzano “teologicamente”, non hanno nemmeno bisogno di entrare in clandestinità (cosa di cui invece necessitavano i brigatisti italiani del secolo scorso). Ci pensano infatti le rispettive comunità islamiche a creare intorno a loro la cortina di omertà che, pur non degenerando in aperta complicità o collusione, resta comunque una forma di colpevole connivenza. Né più né meno come accade per la

criminalità mafiosa siciliana, campana, calabrese o pugliese i cui adepti o affiliati possono vivere decenni nella più assoluta omertà delle rispettive comunità.

Gli slamici che vivono in Europa sono quasi 50 milioni, circa l’8% della popolazione europea. L’integrazione è un rimedio necessario ma non sufficiente poiché i terroristi,

compreso il capo della cellula di Barcellona “studente modello che amava le automobili”, sono socialmente integrati con un lavoro e uno stato civile da normali cittadini. Integrare

va bene ma non basta a battere il terrorismo: finché l’integrazione non diventa anche culturale, oltre che sociale, e finché le comunità islamiche, pur non essendo complici o colluse, forniranno l’omertà connivente, i terroristi musulmani potranno continuare a

radicaliizarsi ideologicamente ed estremizzarsi teologicamente.

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D o p o B a r c e l l o n a

IL TERRORISMOTRA CRONACA

E STORIA DA QUELLO IDEOLOGICO BRIGATISTA

A QUELLO “TEOLOGICO” ISLAMISTA

S C R I V E A L E S S A N D R O C H E U L A

IL TERRORE GLOBALE NELLA SOCIETÀ DI MASSA

Ripetiamo: le ingiustizie sociali creano al massimo dei dispe-

rati e dei disadattati, degli incazzati e degli esasperati, dei ri-

voltosi e dei ribelli, ma è l’ideologia POLITICA brigatista o la

teologia religiosa fondamentalista che creano gli assassini.

Dal nichilismo russo alle Br italiane, il terrorismo anti-sistema

non è un prodotto del capitalismo ma un cascame dell’ideo-

logia. Ecco perché i Nar o le Br come le abbiamo conosciute

trenta e quaranta anni fa non torneranno. Per la ragione che è

scomparsa l’ideologia che ne costituiva l’humus, la linfa vitale

e il brodo di coltura. Il che non significa abbassare la guardia

ma distinguerne le tipologie e discernerne le genesi per me-

glio prevenirlo e combatterlo. Sia quello ideologico del secolo

scorso con la sua «lucida» ancorché macabra e criminale fol-

lia, sia il ribellismo individuale, grottesco, anarcoide e «pate-

tico», se non fosse anch’esso criminoso benché non sangiina-

rio, dei giorni nostri. Due modelli. Il primo dei quali incarnato

dall’archetipo dei «cattivi maestri» degli anni ’70, il Toni Negri

di «Potere Operaio», teorico non solo della «lotta» ma anche

della «violenza» di classe. Lotta fino alle estreme conseguen-

ze, ben oltre la composizione del fisiologico conflitto di inte-

ressi che costituisce il motore dello sviluppo in una società

democratica, dove la dialettica degli interessi conflittuali del

mercato (il conflitto cioè la prassi del liberismo economico)

deve comporsi nella dialogica sui valori consensuali nello Sta-

to (il consenso ossia l’etica del liberalismo politico) attraverso

la dinamica degli ideali concorsuali nella società (il concorso

ovvero l’epica del solidarismo sociale). Più chiaramente: se il

liberismo economico è una prassi degli interessi, il liberalismo

politico è un’etica dei valori e il solidarismo sociale un’epica

degli ideali.

Il secondo, il ribellismo, rappresentato – ricordate? – dalla gio-

vane laureata precaria che lanciò un candelotto lacrimogeno

contro Bonanni, segretario generale della Cisl. Infine gli ultimi

rigurgiti dei vari gruppi anarchici, più o meno ideologicamente

fanatici o fondamentalisti, con le loro minacce verbali spesso

seguite da agguati violenti seppure non letali.

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D o p o B a r c e l l o n a

CONTRO SEVERINO:TERRORISMO 4.0

O TERRORE“FAI DA TE”?

S C R I V E A L E S S A N D R O C H E U L A

DOPO L’ATTENTATO ALLE RAMBLAS

Certo che il terrorismo sarà sconfitto. Come è certo che i jihadisti colpiscono invano poiché la democrazia vincerà avendo degli anticorpi più forti di qualsiasi dittatura e

qualunque minaccia. Ma non è certo che sarà sconfitto fatalmente dal “progresso tecnico scientifico” poiché anche i terroristi, sia islamici che islamisti (sia ideologici che religiosi

ossia “coranici”) si servono della tecnologia (le Torri Gemelle ne sono una conferma).Non sarà la tecnologia a sconfiggere automaticamente il terrorismo, sarà il progresso delle civiltà nel loro insieme di cui quello tecnico-scientifico è parte. In una cosa ha

ragione Severino: il fatto che tutti i sistemi esistenti, e quindi la stessa civiltà umana nel suo complesso, saranno sottoposti alla tecnologia e sottomessi al nuovo Dio del progresso

tecnico-scientifico. Questo nuovo Dio è la quinta Rivoluzione Industriale: l’intelligenza artificiale, vale a dire la tecnologia che riproduce se stessa senza intervento umano. Ossia la tecnologia capace non solo di fare ma pure di pensare (chi non ricorda Al, il computer

di “Odissea nello spazio”, del grandissimo Stanley Kubrik, che si ribella all’uomo e continua la sua corsa nel cosmo?).

È questo, secondo Severino, il nuovo Dio che bussa alla porta. Heidegger lo aveva previsto: è il nuovo nichilismo, “il più inquietante degli ospiti”.

DALLA “GEOMETRICA POTENZA” DI AL QAEDA (LE TORRI GEMELLE)

AL TERRORISMO “FATTO IN CASA” DELL’ISIS(BARCELLONA)

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I n c h i e s t a U b i B a n c a

CAPITALISMOFAMILIARE

O FAMILISMOAMORALE?

COME OCCUPARE 45 POLTRONE GRATIFICANDO FIGLI,

GENERI E PARENTIL’ORGANIGRAMMA “BIPARTISAN” DEL GRUPPO BANCARIO

BRESCIANO-BERGAMASCO DI CUI I FONDI, AZIONISTIDI MAGGIORANZA, STANNO GIÀ PENSANDO AL PROSSIMO PRESIDENTE DELLA GESTIONE CHE PRENDERÀ IL POSTO

DI LETIZIA MORATTI, APPREZZATA FIGURA DI TRANSIZIONE.

Il decreto di perquisizione recapitato a suo tempo agli indagati del caso

Ubi definisce la gestione “familistica” della banca: nel districarsi tra

decine di incarichi e prebende, non si può dar certo torto ai magistrati.

La banca pare spartita da decenni tra due dinastie ben identi-

ficabili territorialmente: quella bergamasca degli Zanetti (Gui-

do, Emilio, Matteo, Laura, quest’ultima con il marito bocco-

niano Mario Massari) e quella bresciana dei Bazoli (Giovanni,

Stefano, Francesca, quest’ultima specularmente con il marito,

deputato montiano, Gregorio Gitti).

Con una architettura decisionale (è questo il tema al vaglio

degli inquirenti) tutta da decifrare, gli incarichi, direttamente

o indirettamente legati al Gruppo UBI, destinati alle dinastie

Zanetti e Bazoli raggiungono la notevole cifra complessiva di

ben 45 poltrone sin qui occupate da nonni, padri, rampolli, ge-

neri e parenti. Il tutto al cospetto degli altri soci, già sufficien-

temente perplessi (per usare un eufemismo) dopo la sdegnata

reazione riguardo all’esistenza, paventata dalla magistratura,

di patti segreti di spartizione tra Bergamo e Brescia. Ma gli

accordi, non troppo velati in verità, sembrano aver reso queste

banche (im)popolari.

Come in tutti i sistemi “monarchici” non può poi mancare qual-

che titolo di alto lignaggio riservato ai parenti. Ed ecco quindi

valorizzata a dovere anche la famiglia Folonari, i cui legami

con Bazoli discendono da parte di madre (Beatrice Folonari

era infatti la mamma di Bazoli senior).

Ma vediamo il dettaglio degli incarichi di quelle che appaiono

ogni giorno di più come due monarchie dinastiche a succes-

sione ereditaria.

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INCHIESTA UBI BANCALETTERA APERTAAL PROF. BAZOLI

CONTRO SEVERINO:TERRORISMO 4.0O TERRORE FAI DA TE?

PERVERSOPARADOSSO:

CRESCITA SENZAOCCUPAZIONE

GRANDI FAMIGLIE BS E BG:

CAPITALISMO FAMILIARE

O FAMILISMO AMORALE?

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