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BRE LEISURE&LIFESTYLE LEISURE&LIFESTYLE NUMERO 3 . 2016 . LUGLIO/AGOSTO . PUBLIMAX EDITRICE . WWW.PUBLIMAX.EU . EURO 10,00 BRESCIA COME NON L’AVETE MAI VISTA WILLEM DAFOE L’INTERVISTA A CA LO VE DONE A BRESCIA L’INTERVISTA A GRAZIELLA BRAGAGLIO BASKET BRESCIA LEONESSA IN SERIE A

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BRESCIA COME NON L’AVETE MAI VISTA

WILLEMDAFOE

L’INTERVISTA A

CA LOVE DONE

A BRESCIA

L’INTERVISTA A GRAZIELLA BRAGAGLIO

BASKET BRESCIA LEONESSA

IN SERIE A

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C R E A Z I O N E L O G O A Z I E N D A L E , B I G L I E T T I D A V I S I TA , C A R TA I N T E S TATA

R E A L I Z Z A Z I O N E C A M PA G N E P U B B L I C I TA R I E P E R R I V I S T EB R O C H U R E , D E P L I A N T , R I V I S T E , F LY E R , M A N I F E S T I , C ATA L O G H I ,P I A N I F I C A Z I O N E E D I F F U S I O N E ,

M E D I A P L A N N I N GR E A L I Z Z A Z I O N E S I T I I N T E R N E T ,

H O U S E O R G A N A Z I E N D A L IU F F I C I O S TA M PA , T E S T I E R E D A Z I O N A L I

ANNALISA BONI BY PUBLIMAX

VIA XX SETTEMBRE 30 BRESCIA ITALIA T +39 030 37 76 55 2 M +39 347 11 60 45 8

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BRE EDITORIALE

numero treTI RACCONTO CHI SONOCON UN SELFIE!

Ricordo con nostalgia l’inizio della mia “relazione” con Facebook. Era il 2009 e per sentirmi anch’io “socialmente” utile decisi di iscri-vermi al social dei socials. Sono trascorsi, con varie intermittenze, 7 anni e l’approccio è letteral-mente cambiato. Dalle canzoni di Vasco Rossi agli aforismi pubbli-cati, nati con l’obiettivo di “pun-gere” un soggetto X dettato da un personalissimo stato d’animo (perchè evidentemente il coraggio di un messaggio privato o di una telefonata mancava!) ai selfie di oggi, fenomeno contemporaneo!Oggi come tutti vivo incessante-mente un nuovo trend “social-mente” accettabile, dilagante e democratico, naturalmente causa dell’istinto umano volto sempre ad imitare, ed è subito selfie. Il selfie oggi non è l’autoscatto di ieri, non stiamo parlando dei tempi in cui, in veste da turista, chiedevo ai passanti “scusi mi può fare una fotogafia di fronte a que-sto monumento?” Oggi il selfie è un fenomeno molto più complesso nato il più delle volte da un biso-gno interiore e dalla necessità di riuscire a far scaturire inesauribili emozioni al cospetto degli altri, per vanità, per divertimento o semplicemente per raccontare la propria vita attraverso una biogra-fia fotografica. In molti hanno teorizzato il vero significato di questo trend com-portamentale identificando in esso un fortissimo desiderio di approvazione, di apparire, di mo-strarsi e di confermare l’immagi-

ne idealizzata che si vuole dare di sé, chiaramente degna di essere condivisa.Il web diviene quindi il nostro palcoscenico personale per racco-gliere consensi o semplicemente per far parlare di noi, momenti autocelebrativi nati con l’intento di soddisfare il bisogno di gratifi-cazione. Ogni amante del selfie ha la sua posa prediletta come io del resto, celebre per questo: bocca ad albi-cocca, occhio ammiccante e scat-to classico dall’alto verso il basso. Senza parlare poi degli hashtags, contemporanei e “anglosassoni” status preferenziali che se non al-tro ci hanno insegnato una nuova lingua. E se la parola a volte si spreca, lo specchio non mente mai, anche se, filtri alla mano è possibile coscienziosamente tornare indie-tro nel tempo con qualche abile ritocchino!Dagli incessanti e dilaganti selfie alla “The Floating Piers” alle gambe abbronzate con sfondo Tanga beach Formentera, dai frasari drammatici e struggenti rubati a qualche aforismario ai gourmet esclusivi con i quali ci si “selfa”... l’estate sono sicura ci regalerà altri e imperdibili scenari futuribili e futuristici!

come una corsa all’ultimo like

ed e’ subito fiction!

Adoro comunque questa me-ravigliosa esperienza condivisa sia che si tratti di una giunonica “faraona” immortalata a bordo pi-scina che di un tramonto roman-ticissimo sul mare di Ponza, amo tutto di questa mania dilagante di autocelebratismi postati e posati e non cambierei per nulla al mondo la voglia di aprire il mio instagram e prendere parte a questa “fic-tion” compulsiva e globalizzante, sempre tesa all’ultima tendenza, racchiusa da glossissime bocche color pesca, sempre più spogliate ed “essenziali” come una corsa all’ultimo like...

...ed è subito fiction!

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Annalisa Boni, da oltre 10 anni è coordinatore editoriale di due riviste nazionali di design e enogastronomia. Trendsetter e attenta osservatrice di tendenze e stili di vita ha il piacere di portare in pagina solo le grandi ec-cellenze del globo proponendo il più autorevole specchio di una società in continua trasformazione.

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Claudia Lazzari, cito una frase di Confucio che sento mia: “vivi come in punto di morte vorresti aver vissuto”.Ogni giorno vivo la vita, gli affetti e il lavoro con lo stesso entusiasmo e gratitudine, come se fosse l ‘ultimo...

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Laura Sorlini, vanta un’esperienza giornalistica competente e versatile maturata in anni di redazione. Appassionata di enogastrono-mia e turismo e aspirante som-melier, è alla continua ricerca di aspetti ed eventi da raccontare nelle rubriche che cura perio-dicamente per alcune delle più autorevoli riviste di settore.

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Emanuela Serughetti, dall’esordio biografico america-no, è autrice di diversi romanzi, editor e giornalista, una penna che persegue l’arte di mostrare attraverso la parola tutto ciò che è dotato di valore, di efficacia e di spessore, con occhio attento alla realtà delle cose.

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Francesco Salvetti, Da sempre appassionato alla carta stampata entra nel mondo dell’editoria nel 1992 dal 1997 è socio e direttore responsabile di tutte le pubblicazioni della casa editrice Publimax.Giornalista pubblicista dal 2001si diletta nel tempo libero in reportage e ritratti last minute.

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Carlo Boni, nato con il DNA dell’editoria trasmessogli dalla famiglia, socio aziendale da 25 anni ed esperto conoscitore del mercato, cura e sviluppa l’aspetto commerciale della rivista.

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BRELEISURE&LIFESTYLEBRESCIA COME NON L’AVETE MAI VISTA

SommarioNUMERO 3 . LUGLIO 2016 . IN COPERTINA GRAZIELLA BRAGAGLIO - PH. PIERPAOLO ROMANO

6 21

36

OLD CINEMA & BRESCIA

WILLEM DAFOE EE GIADA COLAGRANDE

10

6 LA TENACE (BASKET) LEONESSAIN COPERTINA GRAZIELLA BRAGAGLIO

16 FELICITÁ E FASCINO CONTAGIOSOINTERVISTA A ELENA COLOMBI

21 PRE-TESTONATO DALL’INCONTRO TRA GIACOMO MAIOLINI E MICHELE VENTURINI

24 “BRESCIA É UNA CITTÁ MOLTO CINEMATOGRAFICA HO TORVATO UN GIOIELLO”INTERVISTA A CARLO VERDONE

32 NELLE “CUCINE” DI BRE OSPITEALESSANDRA IARIA

44 TALENTO BRESCIANO SBARCA NEGLI STATESINTERVISTA A LAPO PULCINI

49 TRA DI NOIA TAVOLA CON MICHELE BONTEMPI

60 L’INTERVISTA A UMBERTO ANGELINISOVRINTENDENTE DEL TEATRO GRANDE

70 L’INTERVISTA A DANIELA GRANDI

79 EXPOZOONEAL MUSICAL ZOO FESTIVAL 2016

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BRE LA COPERTINA DI LUGLIO

LA TENACE (BASKET)

LEONESSAA CURA DI CLAUDIA LAZZARITESTO DI EMANUELA SERUGHETTIIMMAGINI DI PIERPAOLO ROMANO

È UNA GRANDE FESTA QUELLA CHE SI PREPARA PER I NOSTRI “LEONI” FRESCHI DI

VITTORIA, OTTENUTA ALLA FINALE DI VENERDÌ 24 GIUGNO CONTRO LA FORTITUDO. LA

PRESIDENTE GRAZIELLA BRAGAGLIO È IN PRIMA LINEA, ORA È IL MOMENTO DELLE

CELEBRAZIONI, DI GODERSI UN RISULTATO RAGGIUNTO CON UN GRANDE LAVORO DI

SQUADRA E SACRIFICI. FUNZIONA COSÌ, QUANDO LA DETERMINAZIONE VIENE MES-

SA IN CIRCOLO, L’ENERGIA CHE PRODUCE ACQUISTA UNA CERTA QUANTITÀ DI MOTO,

NON PUÒ FAR ALTRO CHE CONTINUARE AD ANDARE, ATTIRANDO A SÉ ALTRA ENERGIA,

ESPANDENDOSI, CONDIZIONANDONE DELL’ALTRA, TRASCINANDO E RACCOGLIENDOSI

POI A VALANGA, UNA FORZA IRRADIANTE CHE ALLA FINE NON PUÒ CHE ASSUMERE

L’INCONFONDIBILE ASPETTO DI UNA SFERA, QUELLA DEL PALLONE DA BASKET CHE, IN

UNA PARABOLA PERFETTA, VA POI A INFILARSI NEL CANESTRO VINCENTE.

6,

GRAZIELLA BRAGAGLIO

Nelle immagini: Graziella Bragaglio, presidente di Lega e della Centrale del Latte Ph. Pierpaolo Romano

.7.

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Venerdì si è disputata la finale per la squadra Basket Brescia Leonessa, quali sono state le sue emozioni per questa importante vittoria?É stata giocata venerdì sera una partita che è già a tutti gli effetti entrata nella storia della nostra città e della nostra provincia, sono emozioni delle più svariate quelle che provo, dall’entusiasmo di aver potuto vivere un momento sportivo così importante, alla ten-sione sfociata poi in gioia espo-losiva. Siamo tutti consapevoli di aver fatto un percorso fantastico che ci ha portati fino a qui e vin-cere ha voluto dire regalare dopo ventotto anni una gioia immensa alla mia gente.

Qual è il giusto mix che pensate di aver trovato per fare emerge-re questa squadra?Una base solida garantita dalla conferma del nucleo di giocatori che ci aveva portato in semifinale lo scorso anno, e innesti mirati per migliorare quello che era già un gruppo forte, poi l’inserimento del giocatore “David Moss” che eravamo certi ci avrebbe dato ancora di più per centrare l’unico obiettivo di questa stagione: la promozione in A1.

Come vive il suo ruolo di donna in un ambiente che perlopiù è costituito da uomini?Con grande determinazione e con la consapevolezza che idee chiare e giu-sta programmazione possono essere anche doti di una donna al comando, quindi nessuna rivalità con l’altro sesso e nessun timore reverenziale.

Quali sono le giuste qualità per avere successo nello sport come nella vita?Equilibrio, serenità e tanta passione, quando poi come nel mio caso si gestisce un’azienda vera e propria, bisogna farlo con grande attenzione anche ai piccoli particolari.

.8.

INTERVISTA A

Graziella Bragaglio

Nessun dorma questa notte:

e’ promossa in serie A

la Basket Brescia Leonessa

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Il più grande insegnamento che ha avuto dallo sport.Lo sport è una scuola di vita, una società senza sport è una società che non ha futuro, una città senza sport è morta; colgo l’occasione per suggerire l’invito a tutti di “investire nello sport” e quindi in strutture per i nostri figli che saranno gli atleti del domani.

La sua partita più difficile nella vita qual è stata?Essere una brava mamma, ho tre figli splendidi che mi danno grandi soddisfazioni, Riccardo si laureerà a settembre in economia e commercio, Camilla seguendo l’eredità di fami-glia sta dimostrando grandi capacità artistiche e il piccolo Francesco di 12 anni è energia pura.

Qual è il suo rapporto con l’arte e la cultura, elementi fondanti per grandi traguardi e grandi teste che hanno anche a che fare con una di-mensione pubblica e relazionale?Arte e cultura fanno parte del nostro DNA, dentro di me c’è il giusto mix della mia Brescia, la ferrea Brescia Leonessa d’Italia.

La sua determinazione e la voglia di fare mi suggeriscono che lei è una donna di principi, mi dice quali sono?Onestà, serietà, programmazione, voglia di vincere.

Qual è il suo rapporto con la vita mondana e il pubblico?Non amo esagerare sia in un senso che nell’altro, vita mondana e pubbli-ca a piccole dosi, preferisco lavoro e famiglia.

I tre aggettivi che la definiscono meglio?Non saprei direi, ma può valere quel-lo che hanno scritto di me in passato definendomi una “Cleopatra del terzo millennio.”

Non amo esagerare sia in un senso che nell’altro, vita mondana e pubblica a piccole dosi, preferisco lavoro e famiglia.

BRE M

AGAZINE´ N

O.3LUGLIO2016´

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BRE L’INTERVISTA DI LUGLIO

A CURA DI EMANUELA SERUGHETTI

CHI NON RICONOSCE NEL VOLTO DI WILLEM DAFOE ALMENO UN PERSONAGGIO CHE HA FATTO LA STORIA DEL CINEMA INTERNAZIONALE? MOLTI PENSANO SUBITO AL GOBLIN, IL NEMICO DI SPIDERMAN, AL SERGENTE ELIAS GRODIN IN “PLATOON” DISILLUSO NEI SUOI IDEALI DEL SOGNO AMERICANO E ALLA SUA FRASE CELEBRE “L’AMERICA LE HA SUONATE A TANTA DI QUELLA GENTE CHE SECONDO ME È ARRIVATO IL MOMENTO CHE CE LE SUONINO”, AL PERSONAGGIO DI ANTICHRIST DI LARS VON TRIER O A PIER PAOLO PASOLINI. SI POTREB-BE PROSEGUIRE A OLTRANZA, RIPERCORRENDO UNA MOLTITUDINE DI PROFILI BORDER LINE CHE ORA INCONTRANDOLO DAL VIVO SI INCARNANO NELL’UMANO, SI RIASSUMONO IN UN’AUTENTICA AFFABILITÀ. “LA SEMPLICITÀ È TIPICA DELLE GRANDI PERSONALITÀ E CREDO CHE VENGA DA UN PER-CORSO DI VITA CHE HA LASCIATO UN SEGNO SIGNIFICATIVO”, COSÌ IL SINDACO EMILIO DEL BONO TESSE LE LODI DEI DUE OSPITI, WILLEM E LA MOGLIE REGISTA GIADA COLAGRANDE, PRESENTANDOLI ALL’INCONTRO COL PUBBLICO DEL 4 GIUGNO SCORSO NEL SALONE VANVI-TELLIANO DEL PALAZZO DELLA LOGGIA, IN OCCASIONE DELL’EVENTO OLD CINEMA E COMU-NE DI BRESCIA. SE L’INTENTO È QUELLO DI RITROVARE LE EMOZIONI SOCIALI ATTRAVERSO IL GENIUS LOCI, L’INTERAZIONE DI LUOGO E IDENTITÀ CULTURALE, FACENDO DIALOGARE OSPITI DI QUESTO CALIBRO CON LE BELLEZZE STORICHE E ARTISTICHE DELLA CITTÀ, DIREI CHE NON SI PUÒ CHE INCONTRARE IL SUCCESSO. E COME LASCIA INTENDERE ANCHE LO STESSO SINDACO, IN UN PROSSIMO FUTURO BRESCIA POTREBBE ADDIRITTURA PRESTARSI COME SET CINEMATOGRAFICO. QUI IN QUESTA MERAVIGLIOSA SALA, AL COSPETTO DI UN MITO DI HOLLYWOOD E DI SUA MOGLIE, UNA GRANDE PROMESSA REGISTA DI ORIGINI ITALIA-NE, SI COMPIE LA MAGIA. ABBIAMO TUTTI UN PIEDE NEL TERRITORIO DI UN SOGNO. WILLEM DESCRIVE L’IDEA ELOGIATIVA CHE SI È FATTO DI BRESCIA E DEI BRESCIANI, PARLANDO POI DI SÉ E DELLA SUA VOCAZIONE ATTORIALE, DEL RAPPORTO TRA RECITAZIONE E VITA, DEI CORTOCIRCUITI POSSIBILI TRA ATTORE E PERSONAGGIO, SCAMBIANDO SGUARDI DI INTESA CON LA MOGLIE. SEMBRA CERCARE APPROVAZIONE, LUI! UN GIGANTE DELLA SCENA, UN MAESTRO DEI CODICI DELLA COMUNICAZIONE ESPRESSIVA. “A VOLTE DICO A ME STESSO CHE MI SENTO PIÙ UN BALLERINO CHE UN ATTORE, E QUESTO VIENE DALLA MIA FORMAZIO-NE TEATRALE CHE È MOLTO PIÙ UN APPROCCIO A UN’ESECUZIONE FISICA PIUTTOSTO CHE UN’INTERPRETAZIONE PSICOLOGICA. SONO MOLTO PIÙ INTERESSATO AL CORPO CHE È IN

OLD CINEMA & BRESCIA

WILLEM DAFOE EE GIADA COLAGRANDE

BRE MAGAZINE ´ N

O.3 LUGLIO 2016 ´

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Il pezzo teatrale “Bob Wilson’s life & death of Marina Abramo-vic” in cui quattro artisti diffe-renti si incontrano e coesistono con le loro vite e i loro fantasmi in una collaborazione di diversi stili e diversi modi di fare arte, in che modo l’ha intimamente trasformata, contaminata e arricchita?Il materiale è stato basato sulla vita di Marina Abramovic, ma alla fine è stata una produzione di Bob Wilson e noi artisti eravamo alla mercé della sua visione. È stata una grande esperienza, ma per capire quali sono stati i miei impulsi artistici riguardo a questa interpretazione sarebbe bene guardare il film documentario realizzato da Giada, nato dal suo interesse di esplorare l’opera dell’artista con la quale condivi-de anche un grande rapporto di amicizia.

Willem, lei è un attore poliedri-co, una persona intelligente, at-tenta e interessata a rapportarsi con culture e realtà diverse, come ha vissuto in questi giorni la verve culturale e lo spirito artistico di Brescia?

GRADO DI “PENSARE”, E MIGLIORARNE L’ESPRESSIONE SIGNIFICA METTERE IN MOTO ANCHE LA MENTE E TROVARE ACCESSO AGLI ISTINTI, ALLA PARTE ANIMALESCA, E QUESTO CREDO SIA IL CONTRIBUTO MIGLIORE CHE UN PERFORMER POSSA DARE ALL’ARTE. ATTRAVERSO IL CORPO L’AZIONE ISPIRA L’ISPIRAZIONE MOLTO DI PIÙ CHE L’ISPIRAZIONE ISPIRI L’AZIONE.” S’IN-TRAVEDE IN LUI IL LAMPO CHE PARTE DAL CUORE E BRILLA NEI SUOI OCCHI DOVE S’IMPRIMONO LE PASSIONI, SI SPIEGANO I MOTI E LE COMMOZIONI DELL’ANIMO. “MI SENTO MOLTO PIÙ VERSATILE E A MIO AGIO NELLE MANI DI GRANDI REGISTI CHE HANNO UNA TECNICA MOLTO FORTE. CON OGNUNO DI LORO, CON OGNI FILM, L’APPROCCIO DEVE ESSERE DIFFERENTE, MA LA COSA CHE IN UN ATTORE DEVE RESTARE UGUALE È ESSERE SINCERO SENZA GIUDICARE IL SUO PERSONAGGIO, ESSERE INTERESSATO A CAPIRE QUAL È LA SUA MORALITÀ E IL SUO RAPPORTO CON LA REALTÀ, CERCANDO DI ABITARLO E DI STA-BILIRE CON ESSO UNA CONNESSIONE, ED È LÌ QUANDO QUALCOSA ACCADE E SI MANIFESTA DENTRO DI LUI. IL PROCESSO È CHIMICO. A VOLTE CAPITA CHE LA GENTE MI DICA, WOW HAI RECITATO LA PARTE DI QUEL TIPO CATTIVO!, E IO RISPONDO, DAVVERO ERA UN CATTIVO? IO PENSAVO FOSSE GRANDIOSO! NON CREDO CHE ESISTA IL BENE O IL MALE ASSOLUTO, DENTRO DI NOI C’È UN MIX DI ENTRAMBI E LE SITUAZIONI PERMETTONO A DIVERSE PARTI DI NOI DI USCIRE.”

L’AUDACIA UNITA ALLA CURIOSITÀ, CHE PERSONALMENTE HA UN RETROSCENA NOSTALGICO AMERICANO, ORA NUTRE I MIEI SENTIMENTI, COSÌ PRENDO IL MICROFONO E GLI PONGO UNA DOMANDA.

INTERVISTA A

WilliemDafoe

.13.

Anche se è da poco che sono qui sono molto incoraggiato dall’entusiasmo che ho percepito nell’intento di tra-sformare Brescia in una meta per la cultura internazionale, ed è cosa rara in un mondo in cui a questo aspetto si dà sempre meno valore.

Rispetto al progetto nazionale “Old Cinema” che ha il fine di rilanciare l’industria del cinema, quali sono gli aspetti vincenti in America che noi italiani dovremmo tenere in consi-derazione? Penso che può essere il contrario, cioè che l’Italia possa insegnare alcu-ne cose all’America! La preservazio-ne delle tradizioni legate al cinema vecchio, conservare bellissimi teatri per poter andare a vedere film e con-dividere un’esperienza, che per molte persone qui ha ancora molto valore, sta sparendo negli Stati Uniti.

La curiosità passa all’incontro con sua moglie e al colpo di fulmine che li ha fatti innamorare, se questo incrocio di casualità ha coinciso con il suo interesse per l’arte contem-poranea. Ed ecco che comincia a flirtare con le sue memorie, su un suo perso-nalissimo palcoscenico newyorkese affascinante e nostalgico. Veramente il mio interesse per l’arte contemporanea risale a molto prima. Sono stato riconosciuto come attore e artista negli anni ‘70, soprattutto quando dal Wisconsin sono approda-to a New York nel 1975 insieme a Ste-ve Buscemi, un caro amico di sempre anche lui proveniente dal mio stesso background, e quello era un periodo molto fertile in cui molte persone facevano film non per la carriera e non per vendere, ma per imparare una professione, per specializzarsi. Non c’erano soldi e la città a quel tempo era in degrado ma era cari-ca di molta energia, e lo spirito era quello di “fare ad ogni costo” spinti da una passione bruciante, caratte-ristiche di grande valore e che tengo sempre in considerazione quando cerco persone con cui collaborare. Il mondo in cui ho fatto il mio ingresso probabilmente oggi non esiste più, ma ancora mantengo il valore di ciò che mi ha insegnato quel perseve-rare e quell’accogliere le sfide di quegli anni, un atteggiamento che sosteneva, rafforzava e manteneva

alto l’interesse. Sono convinto che se non hai la passione in quello che fai e che ti porta alla vera soddisfazione personale, tutti i soldi e il successo del mondo non aiutano. Ok, aiutano un po’ d’accordo, ma non sono abba-stanza! Ridiamo.

Esiste un punto d’incontro dove tutti i personaggi che ha interpretato nei suoi tanti film della sua carriera, si ritrovano in una sua morale filosofia comune?No, i punti di vista sono troppo diver-si, l’unico punto in comune tra loro sono io. A volte mi viene chiesto se il tipo di ruolo sia la mia scelta di partenza, ma io ritengo che parta dall’impulso di volermi confrontare con qualcosa, con il materiale che mi viene dato, con la situazione e con le persone

con cui devo lavorare, ed è così che mi sento ingaggiato, ispirato e diven-to interessato. Sono molto sospettoso quando un attore sente l’impulso contrario, quando cioè decide di in-terpretare un ruolo partendo dall’idea di un personaggio, per esempio che so -ed ecco che modula la voce, la linea della bocca s’indurisce e le so-pracciglia si riuniscono, regalandoci una delle sue facce da cattivo ragaz-zo- “mi piacerebbe davvero interpre-tare un pirata!” Perché? Cos’è un pirata? Penso che un attore debba essere intuitivo e debba fare ciò che ama e di cui sente il bisogno. Io sono sempre molto attento a valutare le persone con cui devo collaborare, cercando un’ispirazione reciproca perché è così che deve iniziare il lavoro.

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colto anche il tono scherzoso di suo marito.

Considerati gli spazi esigui con-cessi oggi al cinema indipenden-te e vista anche la sua esperien-za nella realizzazione del suo primo film per cui i soldi glieli diede la nonna, è ancora possi-bile secondo lei per un neofita pensare a un percorso in questo settore?Sì, ne vale la pena. Il mio ultimo lavoro l’ho realizzato esattamente ancora così. È bello mantenere vivo un sogno, portarlo avanti an-che in maniera indipendente, an-che a bassissimo budget. La cosa fondamentale è avere uno scopo, qualcosa da dire, un desiderio, un senso, per fare un lavoro che va al di là del semplice realizzare un film, senza avere per forza chissà quali aspettative di pubblico e di popolarità.

Rispetto a una volta oggi i mezzi tecnici sono più evoluti e la cosa aiuta, ma il problema nasce dal momento in cui un film bisogna distribuirlo, è vero? Come dicevo prima, bisogna avere una necessità che va al di là del semplice fatto di fare film. I nuovi mezzi digitali permettono una maggiore facilità nella realiz-zazione che può essere a basso costo e anche senza mezzi, ma fa sì che si perda una disciplina, una forma di linguaggio e un rigore attraverso cui esprimersi, aspetti fondamentali soprattutto nell’arte e nel cinema d’autore.

Che differenza c’è tra girare un film di finzione e un documenta-rio?Per quella che è la mia espe-rienza, trovare un’espressione in un film di finzione comporta un’operazione che da dentro porta qualcosa fuori, nel documenta-rio sono io che osservo la realtà esterna e gioca molto la fortuna di avere la camera puntata nel punto giusto al momento giusto, perché in questo caso non si ha il control-lo del set. Il processo successivo è quello di interiorizzare e mettere il proprio punto di vista nella fase di montaggio. Tecnicamente un documentario si lavora per dei mesi, addirittura anni ed è tantis-

In una recente intervista lei ha detto “mi piace la recitazione che si dissolve nel tessuto di un film”, mi può spiegare cosa ha voluto dire?Come attore sono sempre stato più a mio agio nell’assoggettare me stesso al materiale, piutto-sto che cercare di assoggettare il materiale a me. Quando dico “sparire” intendo che voglio at-tingere dall’ordine naturale delle cose e maturare con esse, voglio abitare la storia in un modo che vada oltre i miei bisogni e la mia comprensione, e connettermi a un profondo impulso umano, perden-do me stesso nel punto di vista di qualcun altro. È lì quando avviene la trasformazione e la rinascita dentro a un ruolo affinché tutto funzioni in accordo, così anche le persone possono sentire quella rinascita ed essere ispirate per una rinascita anche del loro pen-siero e del loro modo di essere. Quando il cinema di ogni genere funziona a quel livello, penso che sia bellissimo, vincente.

Ha davvero considerato di rea-lizzare e di recitare in un film girato qui a Brescia?

Sì, ho parlato di un progetto con Abel Ferrara, della possibilità di poter realizzare un film, però ancora non c’è niente di firmato e di concreto. È stato lui a incorag-giarmi a visitare Brescia, questa fantastica città così carica di forza ed entusiasmo, “Old Cinema” è stata un’ottima occasione.

Ha colpito l’affinità e gli sguardi che si sono rincorsi poco pri-ma sul tavolo della conferenza tra Giada e il marito Willem, al punto che l’intervista non può che aprirsi su questa confidenziale curiosità. Ammicchiamo e lei con quel suo modo dolce e genuino sorride, sincerandosi che sia stato

.14.

simo il materiale che si raccoglie e che si deve selezionare per poi passarlo alla fase creativa del montaggio. Per un film di finzione i tempi sono più brevi.

Essere marito e moglie è una cosa, lavorare insieme è un’altra e farsi dirigere è un’altra anco-ra, è stato complicato per lei e Willem?Non solo non è stato complicato, ma devo dire che lui mi ha aiu-tato tantissimo! Venendo da una tradizione europea, underground, senza budget e indipendente, per me Willem è stato molto impor-tante perché mi ha guidato nel lavoro con gli altri attori e le troup nel realizzare film in America, dove c’è un approccio diverso nel cinema d’autore che loro chiama-no “actor centre” per cui tutto è centrato attorno alla performance del protagonista. È particolar-mente piacevole collaborare con lui, perché si dà moltissimo con i collaboratori e con gli altri attori, e nel mio caso questo è a pre-scindere dal fatto che io sono sua moglie!

Ci può dire qualcosa del suo nuo-vo progetto “Tropico”?Lo gireremo in Brasile nel Ma-ranhão a São Luís, si tratta di un noir e Willem sarà il protagonista maschile. Avrà un cast internazio-nale con attori brasiliani, ameri-cani e italiani.Da qualche anno vado in Brasile e guardo molto cinema brasi-liano per fare ricerca, per poter scegliere al meglio le persone con cui collaborare, e ora che il mio sguardo si sta ampliando mi innamoro sempre di più di questo Paese.

INTERVISTA A

GiadaColagrande

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BRE L’INTERVISTA DI LUGLIO

A CURA DI ANNALISA BONI

MI PREPARO CON ESTREMA CURA PER QUESTA INTERVISTA.TACCO 14, PER CONFONDERE L’ALTEZZA (DATO CHE LEI É ALTA UN METRO E OTTANTA)ABITO BIANCO, SCULTOREO DI GRETEL ZANOTTI, DA VERA FASHION VICTIM ALMENO QUANTO LEI, MA SOPRATTUTTO TANTA CURIOSITÁ PER CAPIRE COSA SI “NASCONDE” DIETRO A TANTA BELLEZZA.CONOSCO ELENA E INCONTRARLA MENTRE PASSEGGIA PER BRESCIA CON IL SUO PASSEGGINO È COME APRIRE UNA PAGINA DI “ELLE” E SCORGERE TUTTE LE MAMME TOP (MODEL) INSIEME AI PICCOLI PARGOLI (TOPPISSIMI ANCHE LORO).ELENA È COSÌ. SILENZIOSAMENTE DISINVOLTA, MAMMA PASSIONALE E RAGAZZA IRRESISTIBILE MAGICAMENTE “USCITA” DA UNA PAGINA DELLE PIÙ INFLUENTI RIVISTE DI MODA.POI TE LA TROVI DAVANTI ALLA PASTICCERIA SAN CARLO PER UN CAFFÈ (LEI HA MANGIATO UNA TRECCINA E UN CAFFÈ E POI NON VENITE A DIRMI CHE LE MODELLE NON MANGIANO, TUTTE LEGGENDE) E RINGRAZIO IL SIGNORE CHE HA AVUTO LA COSCIENZA DI INDOSSARE UN SANDALO ALLA SCHIAVA, RASOTERRA, UN ATTO DI SOLIDARIETÀ NEI MIEI CONFRONTI CHE HO PARTICOLARMENTE GRADITO!

FELICITA’ E FASCINO CONTAGIOSO

ELENACOLOMBI BR

E MAGAZINE

´ NO.3LUGLIO201

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Ci racconti com’è avvenuto il tuo esordio da modella?Avvenne casualmente quando avevo solo 16 anni.Un noto marchio di pellicce, cliente di mio padre, che ha un’azienda di shopping bag, notandomi mentre lo aiutavo mi volle per una sua sfilata.Il giorno dopo mi trovai a fare la mia prima sfilata in mezzo a modelle professioniste.Ero agitatissima, ma andò bene!Tra il pubblico era presente un talent-scout che mi presentò alla sua agenzia, mi fecero imme-diatamente book e composit, “il biglietto da visita di noi model-le”, e nel giro di una settimana eccomi a Milano a partecipare ai casting e a fare i miei primi servi-zi fotografici.Frequentavo ancora le scuole superiori e la mia vita cambiò ra-dicalmente in pochissimo tempo.Fu difficile conciliare gli studi con il lavoro da modella, ma tenni duro e nonostante le sfilate, i ca-sting e gli shooting riuscii a finire le scuole e iscrivermi all’universi-tà alla facoltà di lettere moderne.

Com’è stata la reazione della tua famiglia?Inizialmente la preoccupazione e l’apprensione erano all’ordine del giorno. Mamma e papà erano intimoriti per la mia giovane età ma so-prattutto per le eventuali criticità di cui è pervaso il mondo della moda. Ma quel momento per me rap-presentò un grande sogno che

stava per avverarsi e dopo vari convincimenti riuscii ad ottenere il loro consenso ma solo a una condizione: papà “bodyguard” sempre presente per tutelare la mia sicurezza.

Cosa rende una modella una top?Personalmente penso che ogni modella debba essere consape-vole che la bellezza è effimera mentre è la personalità che ci rende veramente unici. Quando poso per un servizio foto-grafico o sfilo in passerella cerco di trasmettere la mia personalità perchè è solo questa “la marcia in più” che può rendere qualsiasi modella differente, ma soprattut-to TOP.

Quali sono le tue passioni?A parte lo shopping (e ride) amo cucinare, andare al cinema, prati-care sport all’aria aperta. Adoro ritagliarmi qualche atti-mo da dedicare a me stessa per ritrovarmi nei pensieri e scaricare tutte le energie nello sforzo fisico.

Quale episodio ha contribuito al lancio della tua carriera?Sicuramente partecipare ai con-corsi di bellezza in cui mi sono sempre classificata tra le vinci-trici. Superata la timidezza iniziale, dettata probabilmente da esita-zione e inesperienza (iniziai molto giovane), scoprii molto presto una sicurezza in me davvero notevole.

ELENA È DAVVERO BELLA MA AL DI LÀ DELLA SUA FISICITÀ, DEL CORPO STATUARIO E SCULTOREO, DELLO SGUARDO “NITIDO” MA SEDUCENDE CIÒ CHE TI TRAVOLGE È LA SUA SPONTANEA NATURALEZZA CHE ATTRAVERSO GESTI, ATTEGGIAMENTI E UNA CONDOTTA GARBATA TI CONQUISTA NELL’IMMEDIATO.BRESCIANA DOC HA CAVALCATO IL MONDO DELLA MODA CONQUISTANDO GRANDI SUCCESSI SENZA PERÒ RINUNCIARE AL TRIONFO PIÙ IMPORTANTE DELLA SUA VITA, LA FAMIGLIA, CHE PER UNA MODELLA NON SEMPRE PUÒ RAPPRESENTARE UN OBIETTIVO COSÍ PREVEDIBILE. E COSÌ SI PRESENTA A NOI CHE ABBIAMO FORTEMENTE DESIDERATO INTERVISTARLA PER PORTARE FRA QUESTE PAGINE IL RITRATTO DI UNA GRANDE MODELLA E DI UNA SPLENDIDA DONNA CHE NELLA VITA SEM-BRA AVER SEDOTTO PERSINO LA FELICITÀ!

INTERVISTA A

Elena Colombi

.19.

Venni in seguito notata da un famoso fotografo di moda che mi volle per uno shooting per la rivista Elle. Il servizio pubblicato mi consentì di ottenere una visibilità enorme e da quel momento la mia carriera decollò.

Come ti è cambiata la vita privata e professionale dopo la maternità?Sono diventata mamma abbastan-za giovane, avevo 27 anni quando abbiamo deciso che forse era arrivato il momento giusto. Non nego all’inizio di aver avuto qualche titubanza ma non l’ho vissuta come una minaccia per la mia professione ma più una voglia di concedermi ancora qualche momento di “libertà” insieme a mio marito. É stata l’esperienza più potente che mi sia mai capitata! Quando è nato il mio primo figlio ho da subito pensato “ma perchè non l’ho fatto prima?”Ho preso coscienza di cose che prima non consideravo nemmeno, episo-di e momenti che mi hanno reso la donna che sono ora, più matura e più sensibile.All’improvviso mi resi conto che non dovevo badare esclusivamente a me stessa ma che prima di tutto esisteva

una creaturina che dipendeva uni-camente da me, una consapevolezza bellissima che deriva da un legame unico, indissolubile ed eterno. Dargli la vita è stato sicuramente per me il regalo più bello del mondo.

Come ti vedi tra vent’anni?Mi vedo semplicemente mamma. Una mamma appagata e orgogliosa dei suoi bambini, felice e desiderosa di riuscire a realizzare i loro sogni e le loro ambizioni e, perchè no, vorrei diventare una scrittrice affermata.

Propositi per il futuro?La scrittura è stata da sempre una delle mie più grandi passioni e la fantasia mi ha dato la possibilità di potermi confrontare anche con que-sta nobile forma d’arte.Ho già scritto un libro, una storia d’amore ambientata tra Parigi, Myko-nos e New York, un racconto avvin-cente ricco di colpi di scena, sesso, tradimenti e soprattutto amore. Sicu-ramente prima o poi lo pubblicherò ma non ora, la vita di tutti i giorni, la mia professione ma soprattutto la mia famiglia assorbono gran parte del mio tempo e delle mie priorità. Il momento giusto come per ogni cosa arriverà anche per quello.

Scegli tre aggettivi per descriverti ...La sensibilità mi contraddistingue. Spesso mi lascio coinvolgere dalle sofferenze e dalle problematiche di chi mi sta vicino, emozioni che vivo intensamente anche se non interes-sano me in prima persona.Sono anche molto pigra in quanto adoro rimandare carichi e seccatu-re ma soprattutto mi reputo molto creativa, ho sempre mille idee per la testa, che poi per pigrizia rimando! (e ride)

Il lavoro da modella si è mai scon-trato con la vita privata?Certo. É inevitabile. Il lavoro da modella è un lavoro duro, richiede sacrifici e rinunce. Ci si alza all’alba, si viaggia molto, si fanno ore e ore di prove e fitting affin-chè ogni sfilata e ogni shooting possa essere perfetto. Bisogna inoltre man-tenersi in forma e curare il proprio corpo, sempre. Anche mentalmente è un lavoro pressante, le pubbliche relazioni sono all’ordine del giorno e presentarsi serene e solari è sempre l’arma vincente ma questo richiede un certo grado di equilibrio e stabilità e non sempre nella vita quotidiana lo trovi.

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Quando ho deciso di diventare mamma ho fatto una scelta, ho preferito dare priorità alla mia famiglia rinunciando così a lavori all’estero o a impegni che richie-devano tempi prolungati. É normale dover scegliere a un certo punto della vita, soprattutto se si fa un lavoro come il mio.

Utilizzi i social network? Quali obiettivi?A dire la verità non sono molto “social”. Ho aperto da pochissimo la mia pagina Instagram (“Elena.Colombi”) proprio perchè il mio agente e i fotografi mi hanno quasi imposto di farlo. Lo trovo comunque divertente anche se cerco di utilizzare questi canali con molta moderazione, poichè sono dell’idea che i momenti spe-ciali della vita sia meglio viverli piuttosto che condividerli.

Qual è il tuo sogno di donna e quale quello di modella.Mi ritengo una donna molto for-tunata perchè ho realizzato i miei sogni. Come modella ho avuto la fortuna di lavorare accanto a Vasco Rossi partecipando al videoclip della canzone “Seño-rita” dove sono stata una delle protagoniste, inoltre ho sfilato per stilisti top come Versace, Salvato-re Ferragamo, Byblos, Calzedonia e molti altri ancora. Come donna mi sento davvero appagata, ho una meravigliosa famiglia che amo moltissimo e credimi, questo è anche il lavoro da considerarsi più duro!

Tre “cose” di Brescia irrinuncia-bili... che ti legano alla tua città.Oltre ovviamente alla mia famiglia direi il Castello di Brescia, il ri-cordo della mia infanzia, un luogo dove spesso andavo da bambina insieme a papà e dove ora porto i miei figli.Infine non potrei mai rinunciare alla tartar di Mino al Frate! (e ride)

Non potevo esimermi nel “botta e risposta” quindi ti presento una serie di domande a raffica.

Il tuo stilista preferito?Sicuramente il Kaiser della moda, Karl Lagerfeld.

Il dettaglio irrinunciabile?Lo smalto sulle unghie, adoro le mani curatissime.

Il consiglio di tua madre?Me ne dà almeno mille al giorno, il più ricorrente è “resta con i piedi per terra”.

Il consiglio di tuo marito?“Sii sempre te stessa”.

La prima cosa che fai al matti-no...Oltre a maledire la sveglia, ab-braccio e bacio i miei bambini.

La tua fashion obsession?Magari ne avessi solo una... borse, scarpe, braccialetti.

Gigi Hadid o Cindy Crawford?Sicuramente Cindy, è riuscita a sfondare in anni dove non esiste-vano instagram, facebook e vari social e la visibilità era sicura-mente molto ridotta.

Tacchi o ballerine?Sicuramente sneakers e biker, mi ci ritrovo di più.

Low cost o top brand?Entrambi! Sapersi vestire vuol dire saper mixare capi cheap con accessori top.

Pigiama o baby doll?A letto indosso solo sottovesti di seta.

.20.

Bikini o trikini?Utilizzo entrambi, dipende dalla situazione

Facebook o instagram?Instagram

Primo appuntamento come ti vesti?Opto per look semplici, jeans e t-shirt, voglio piacere per quello che sono.

More o bionde?Penso che ogni donna possegga il proprio fascino anche se io prefe-risco le more.

Se dovessi fare un film con chi accanto a te?James Franco. Adoro la sua allure da bravo ragazzo e il suo sorriso sexy.

Dopo questa intervista, felice di aver indossato un tacco 14 per riuscire se non altro ad arrivarle al mento (e rido, da sola), sono davvero entusiasta soprattutto per aver scoperto un “angolazio-ne” di Elena che non avevo mai scorto, il suo lato umano, il suo equilibrio e quel grande senso di tranquillità che è riuscita a tra-smettermi. Sentirmi compiaciuta e contagiata dalla sua felicità ha cambiato la mia giornata perchè poche persone al mondo sanno sorprendermi!

PRE-TESTO

A CURA DELLA REDAZIONEIMMAGINI DI PAOLO FERRAGLIO

UN PROGETTO EDITORIALEDEDICATO ALLA STORIA

DELLE DISCIPLINE DELL’ESTETICA, UN VOLUME NATO DALL’INCONTRO TRA GIACOMO

MAIOLINI E MICHELE VENTURINI

21,

BRE GRANDI EVENTI

BRE M

AGAZINE´ N

O.3LUGLIO2016´

Il progetto editoriale che porta il titolo PRE-TESTO nasce dall’in-contro tra Giacomo Maiolini,produttore discografico e Michele Venturini, storico del costume.Il tema è l’estetica legata al-l’uomo attraverso un uomo che diviene pretesto argomentativo: Maiolini. Venturini si produce in un volo pindarico attraverso la storia delle discipline dell’estetica e con lui, in questo volo, la figura del fondatore di Time Records.Le relazioni poste in essere sono

nervo e contenuto dell’opera.I rimandi alla poliedrica esperien-za dell’arte sono costanti.I nessi tra l’estetica di Maiolini e la scultura, la pittura, l’architettu-ra, il design, la moda, il costume,la musica... producono la map-patura dell’immagine di Giacomo Maiolini. Progetto sull’immagine e progetto legato alla passione per l’immagine ed i suo valore emoti-vo. Valore che lega il titolo PRE-TESTO alla Onlus TIMETOLOVE, voluta da Giacomo Maiolini, per

realizzare un progetto di estetica del vivere, d’opportunità allargata di fruizione della bellezzaattraverso la dignità ritrovata dell’uomo. Timetolove in favore di donne e bambini in difficoltà nel mondo per poter donare a loro leopportunità espressive di cui ogni essere umano deve vivere.PRE-TESTO è dunque “Il prete-sto” per realizzare bellezza, sia nei contenuti testuali che in quellioggettivi di libertà e dignità d’esperienza per l’uomo.

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BRE PROTAGONISTI

BRESCIAE’ UNA CITTA’ MOLTO CINEMATOGRAFICAHO TROVATO UN GIOIELLO

TESTO DI EMANUELA SERUGHETTI

IL PROGETTO “OLD CINEMA” HA PORTATO A BRESCIA UN’AL-

TRA STELLA DEL CINEMA ITALIANO E INTERNAZIONALE, CAR-

LO VERDONE CHE HA TROVATO UN PUBBLICO NUMEROSO E

AFFETTUOSO AD ACCOGLIERLO LO SCORSO 18 GIUGNO, PRIMA

ALLA FERMATA DI SAN FAUSTINO DELLA METRO, POI AL PA-

LAZZO DELLA LOGGIA E IN SERATA AL TEATRO SAN BARNABA.

UN MUSICISTA, UNO SCENEGGIATORE, UNO SCRITTORE, UN

REGISTA ANCHE UN PO’ POETA E FILOSOFO, E SICURAMENTE

IL PIÙ AMATO DEGLI ATTORI ITALIANI, UN UOMO SEMPLICE E

APPASSIONATO CHE COMMOSSO HA RINGRAZIATO PER LA CA-

LOROSA ACCOGLIENZA, DICENDOSI STUPITO DI QUANTA BEL-

LEZZA ABBIA TROVATO A BRESCIA. IL DIALOGO CON IL SINDACO

DEL BONO, IL QUALE HA ESPRESSO LA VOLONTÀ DELLA CITTÀ

DI USCIRE DAI CONTENITORI PROVINCIALI E ASSUMERE LA

DIMENSIONE DI GRANDE REALTÀ ITALIANA ED EUROPEA MO-

STRANDO AL MONDO IL PROPRIO PATRIMONIO ARTISTICO, HA

PORTATO ALLA PROMESSA DA PARTE DEL REGISTA DI PREN-

DERSI L’IMPEGNO DI GIRARE UN FILM TRA LE SUE STRADE E I

SUOI QUARTIERI.

24,

CARLOVERDONE

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Brescia e’ una citta’ interessante dal punto di vista culturale, c’e’ ordine, mi colpisce molto.

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“Questa mattina sono riuscito a visitare abbastanza bene la vostra città e i siti più importanti e sono rimasto a bocca aperta. Brescia è una città molto cinematogra-fica, ho visto degli scorci veramente molto interessanti, è bella nei colori, negli sfondi, nelle strade, è un posto ideale, c’è un sincretismo di cultura meravigliosa e un rispetto del luogo, qui funziona tutto molto bene. Quando ho chiesto quali film fossero stati girati qui c’è stato un silenzio mesto e allora ho detto, bisogna riscattarla! Ci penso io. Questo è un impegno che mi prendo volentieri, anche perché di girare nella mia città non ne posso più, non so più come inquadrarla! Ho trovato un gioiello, per-ché Brescia è conosciuta ma non come dovrebbe, anche umanamente la trovo molto interessante, il vostro dialet-to mi fa molto ridere, quando parlate stretto poi! Bisogna conoscerla, viverci per un po’, studiarla nei meccanismi e poi scrivere qualcosa di originale. Mi ha colpito e vorrei essere io il prossimo ad avere una bella idea e girarci un film.”La prima curiosità sulla vita artistica di Verdone ha volu-to far luce sul suo rapporto con la sala cinematografica quando lui era giovane e sui suoi ricordi da spettatore, e subito si è aperta una nostalgica retrospettiva su uno scenario famigliare a lui molto caro. “Io ho avuto la for-tuna di avere un padre che fu il primo docente di sto-ria e critica del film all’università, la prima cattedra in Italia. La mia cultura cinematografica la devo a lui. Era uno studioso di avanguardia storica ma soprattutto di ci-nema e lui spesso mi portava al centro sperimentale di cinematografia ed era bello lì, papà dirigeva e gli studenti facevano esercitazione. Ricordo che c’era un bel clima, ho ancora in mente le luci, il fumo, il silenzio, i ciack, gli attori. Quando avevo 7 anni ha regalato a me e a mio fra-tello un proiettore 8 mm con una pellicola che durava 4 minuti e noi proiettavamo sul muro scene western senza sosta. Due volte a settimana ci portava al cinema Augu-stus alle tre del pomeriggio quando la sala era vuota, a vedere dei film storici e western che lui adorava. Mi ri-corderò sempre della sua forte empatia con quello che succedeva sullo schermo, entrava proprio nella scena! Si faceva delle risate pazzesche vedendo Jerry Lewis, e quando c’erano scene di sparatorie, per esempio nella scena finale di “Mezzogiorno di fuoco”, lui s’immedesi-mava, mimava la scena ed era una tragedia! Di quei vec-chi cinema ricordo quando, tra la prima parte del film e la seconda, si apriva il soffitto per far uscire il fumo, per-ché allora si poteva fumare in sala e poi si poteva entrare in qualsiasi momento. Al cinema periferico ci stavano i bulli in prima fila e quelli entravano con le battute in certi momenti della proiezione e lo distruggevano il film! Per esempio quello con Maciste con questi attori americani tutti pettinati uguali con la brillantina sui capelli a modi Elvis Presley, e questi dicevano “anvedi Maciste col ciuffo lì bello!” Il pubblico applaude e ride di gusto, incantato dall’accento romano di Verdone e vedendolo esibirsi nel minuetto da perfetto intenditore dell’imitazione, gestico-lando con le mani, simulando i toni e le espressioni fac-ciali. Poi si andava al cinema anche per pomiciare con la prima fidanzata, lo abbiamo fatto tutti, si partiva con la stretta di mano, si andava sempre per gradi, poi piano piano si arrivava al bacetto sulle labbra, ma senza anda-re oltre.

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Vedendo il documentario a lei dedicato questa mattina è passato che spesso lei è stato paragonato cinematograficamente a Sordi, sia per i personaggi che per la regia, in realtà la sua capacità di avere i meccanismi della commedia all’ita-liana ma di non dimenticare mai di guardare alla società fa venire in mente Pietro Germi, è stata impor-tante la sua traccia per lei, ama il suo lavoro?Adoro gran parte del cinema di Germi, alcuni suoi film sono molto importanti, per la regia, per le storie, per la fotografia, sapeva girare molto bene ed è sicuramente stato un buon riferimento.

Secondo lei, che è un cineasta così importante, girando un film oggi cos’è che non si trova più e che rimpiange? La poesia non c’è più, a me capita di dover girare alcune scene di notte per ritrovarla. Ci vuole una realtà che ti consenta di trovare l’ispirazione di raccontare le cose positive, ma se il degrado continua ad essere questo, è chiaro che anche i soggetti continue-ranno a rispecchiarlo.

Che Italia racconta oggi il cinema? In qualche modo racconta un disfaci-mento, il male che speriamo si vada ad esaurire.

Si racconta sempre di lei che è un ipocondriaco è vero?Io vorrei sfatare questo mito che tutti dicono che sono ipocondriaco, non è vero! Ho sofferto di attacchi d’ansia quando all’inizio ho fatto i miei primi film e ho dovuto combattere contro la mia personalità molto chiusa e riser-vata, perché io sono fatto così.

Carlo lei ha un rapporto molto profondo con la musica, se dovesse andare su un’isola deserta con una canzone quale sceglierebbe?Ci sono delle canzoni che non mi stancano mai per esempio una è “Tomorrow never knows” dei Beatles, l’altra è “Are you experienced” di Jimi Hendrix, poi sono molto legato a “Magic bus” di The Who perché mi ricorda la mia adolescenza.

Se dovesse creare per noi adesso un piccolo ritratto del bresciano da mettere in un film, come sarebbe?La cosa più importante per un film è trovare un’idea forte, un soggetto e una motivazione giusta per poi poter inquadrare il personaggio tipo e le sue caratteristiche particolari, ma bi-sogna prima capire l’anima del posto vivendoci a contatto.

Recentemente ha iniziato a utilizzare i socials soprattutto Facebook, un primo bilancio di questa esperienza?L’ho dovuto fare per disperazione, perché molta gente scorretta si firmava con il mio nome quando postava delle foto e alla fine creavano un casino! Così ho aperto una pagina in cui uti-lizzo un tono molto pacato, tranquillo e rispettoso, chi vuole fare la critica la fa e io non la cancello, così la gen-te sente che c’è un signore dall’altra parte e mi viene dietro con altrettanto rispetto.

Ho trovato un gioiello, perche’Brescia e’ conosciuta ma non come dovrebbe, anche umanamente la trovo molto interessante, il vostro dialetto mi fa molto ridere, quando parlate stretto poi!

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INTERVISTA A

Carlo Verdone

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CONVIVIO:UN’EDIZIONE MEMORABILEA CURA DI LAURA SORLINI

Grandissimo successo per i cinque giorni di Convivio, la più importante Mostra Mercato di beneficenza organizzata in Italia a favore di ANLAIDS Lombardia (Associazione Nazionale per la Lotta contro l’AIDS), che ha visto la partecipazione di oltre 65.000 visitatori, raggiungendo un impor-tante risultato.

Gli acquisti del pubblico, che hanno contribuito alla raccolta di fondi per affrontare concretamen-te la ricerca sull’AIDS - insieme alla preziosa partecipazione di tutte le aziende che hanno ade-rito a Convivio, sia per quel che riguarda i prodotti in vendita che per l’acquisto dei tavoli della cena di Gala della serata inaugurale,

senza dimenticare il primo after party benefico al Byblos, con Skin e DJ Cassidy alla consolle - han-no consentito a Convivio 2016 di superare i 2.400.000 euro, ricavi che Anlaids destinerà a importan-ti progetti di ricerca, assistenza, prevenzione e informazione.

Grande affluenza e bilancio molto positivo: raccolti oltre 2 milioni 400mila euro a sostegno di ANLAIDS

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BRESCIA GRANDI EVENTI

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BRE L’INTERVISTA DI LUGLIO

A CURA DI ANNALISA BONILE IMMAGINI DI QUESTE PAGINE SONO DI PIETRO LAZZARINI

MI ATTENDE ELEGANTEMENTE SEDUTA AL BAR DOVE CI SIAMO DATE APPUNTAMENTO, DELIZIOSAMENTE PERFETTA IN UN ABITO A TUNICHETTA BLU.L’APPEAL DI ALESSANDRA IARIA, PIÙ CELEBRE NELLE “VESTI” DI IAIA, HA UN “SAPORE” GARBATO, DELICATO E PIACEVOLE E SE DOVESSI PARAGONARLA A UN DOLCE, PERCHÈ DI CIBO PARLEREMO, SICURAMENTE L’ACCOSTEREI ALLA CLASSE DI UN MACARON DI UN VIBRANTE ROSA ACCESO, DELIZIOSO E RAFFINATO MA DI UN COLORE ENERGICO, PROPRIO COME È LEI.CI INCONTRIAMO CON ENTUSIASMO QUASI COME SE CI CONOSCESSIMO E INSTAURIAMO SUBITO UN “SINTOMATICO” BOTTA E RISPOSTA CHIACCHIERANDO DEL PIÙ E DEL MENO, DI RISTORANTI E DI CHEF PERCHÈ ENTRAMBE SIAMO LEGATE DALLA STESSA PASSIONE, LA CUCINA.

NELLE “CUCINE” DI BRE OSPITE ALESSANDRA IARIA

CON LA IAIAOGGI CUCINO IO

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Alessandra Iaria, alias iaia, com’è nata questa passione?Sicuramente da piccola. Sono sempre stata appassionata. Mia nonna è emiliana ed è stata lei a trasmettermi l’amore per la cucina. Mi ha fatto muovere i primi passi nel mondo della tradizione gastronomica dell’Emi-lia Romagna, della pasta fatta in casa, della sfoglia e pian piano appassionata dai suoi gesti ho sviluppato questa predilezione in modo autonomo. Anche quan-do viaggio colgo la possibilità di approfondire le mie conoscenze gastronomiche. Cerco sempre di assaggiare ogni specialità tradizionale e locale, soprattut-to se mi trovo all’estero, amo il confronto con culture diverse. Adoro anche osservare l’interior design dei locali che visito, così come le mise en place oppure il packaging dei prodotti proposti, sono attratta non solo dell’aspet-to più puramente gastronomico ma anche della forma e dell’in-

volucro. Frequento da sempre le più interessanti cooking classes proposte da chef stellati, non me ne perdo una, rappresentano una grande opportunità per approfon-dire la mia conoscenza.

Quando e come è nata l’idea di rendere la tua passione una professione?In realtà non è nata, è stata una conseguenza. Decisi di aprire una pagina instagram sulla quale postavo le mie ricette. Immagine dopo immagine, hashtag dopo hashtag i mie amici e followers cominciarono a interessarsi e a volere le ricette e mi suggerirono di aprire un blog di cucina.Solo a quel punto, facendomi aiutare dall’amico “tecnologico”, riuscii a mettere on line questo blog “daicuciniamo_conlaiaia” e da lì mi si aprì un mondo.

In quanti siete a lavorare per questo progetto, esiste un team o fai tutto da sola?

Inizialmente sono partita da sola poi quando mi accorsi che il lavo-ro si stava facendo più complesso e impegnativo decisi di coin-volgere le amiche che insieme a me frequentavano le cooking classes, quindi ragazze appassio-nate ognuna “descritta” da una particolare attitudine: c’è chi mi aiuta nella spesa scegliendo l’in-grediente perfetto, chi mi affianca con i corsi dedicati ai bambini e chi per i grandi eventi esterni. Organizziamo spesso cooking classes dedicate ai bambini, come quella inscenata all’Albe-reta oppure nelle boutique che ci chiamano per organizzare eventi di cucina. Due settimane fa abbia-mo organizzato un interessantis-simo pool party da G&B Progress è stato un vero successo!Per i bambini studio e realizzo delle cooking classes a casa, sim-patiche e divertenti in occasione di compleanni, piccoli party oppu-re incontri tematici per la Pasqua o per il Natale.

INTERVISTA A

Alessandra Iaria

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Il sabato e la domenica me la godo sicuramente con più serenità e mi con-cedo qualche golosità in più come una fettina di torta fatta in casa.

Qual è il paese nel mondo, a parte l’Italia, che ami di più “assaggiare”?Forse la Thailandia, ci sono stata l’anno scorso e mi ha entusiasmata. La cultura gastronomica thailandese annovera molti patti che possono ritrovarsi nei nostri gusti. Mi è piaciuta assolutamente.

Progetti per il futuro?Ce ne sono un po’, nati da poco. Sicuramente la nuova collaborazio-ne con Zilioli che mi ha ingaggiata per una consulenza di food styling in quanto molto presto presenteranno delle grandi novità e sono estrama-mente felice e soddisfatta di fare parte di questo splendido progetto. Food Styling e studio del packaging faranno parte dei miei compiti. Oltre a questo mi hanno chiesto se potrò studiare la carta delle colazio-ni e del brunch rendendo la pausa pranzo da Zilioli un’occasione piace-vole e stuzzicante, soprattutto per la clientela più giovane.

appartiene alle mie tradizioni fami-gliari ma ho sperimentato e imparato a cucinare qualche piatto che però non appartiene ai miei must.

L’ingrediente che nella tua cucina non manca mai?Un filo di Olio d’Oliva del Garda.

L’ingrediente che nella tua vita non manca mai?L’allegria, la solarità e il sorriso.

Consigliaci tre chef e tre ristoranti bresciani.Il primo assolutamente è Chef Ca-manini del Lido 84, poi non posso non nominare Michele Bontempi della Dispensa di San Felice del Benaco e del Classico di Brescia, un grande e sicuramente il Nineteen.

Se dovessi organizzare una bella cena estiva con 8 ospiti cosa proporresti?Come antipasto una tartarina di gam-beri rossi di Sicilia e limoni del Garda grattugiati, poi spaghetto con i ricci e per finire granita di anguria e menta con una pallina di fiordilatte.

Cosa mangia Iaia a colazione?Dal lunedì al venerdì tè con biscotti.

Condividere questi momenti con i più piccoli è pazzesco, sono dei veri “cultori” e sviluppano una cono-scenza quasi più matura degli adulti probabilmente come conseguenza del potere mediatico dei reality che ultimamente hanno riavvicinato il grande pubblico alla cucina e agli chef. Le cooking classes che orga-nizziamo non sono i soliti incontri didattici basati esclusivamente sulla tecnica, sono come una “palestra di passioni” chi partecipa ai nostri corsi si diverte e li vive con grande libertà.

Cosa ami cucinare e cosa ti ispira a portare in tavola le tue prelibatezze?Amo cucinare i dolci sia per il proce-dimento sia perchè essendo estre-mamente precisa sono amante del particolare e quindi della presenta-zione. Amo “vestire” i miei dessert con quei dettagli e tocchi che li ren-dono unici e quindi diversi.

Parlaci delle tue cooking classesQual è l’obiettivo e chi partecipa?Chi partecipa alle nostre cooking classes ha voglia di imparare e di apprendere ma in un modo divertente e amichevole. Le ricette e i piatti che proponiamo hanno un appeal basato sulla semplicità ma preparati in un modo creativo e esclusivo. Noi vogliamo arricchire la loro co-noscenza ma in modo sereno e non rigidamente didattico. Questi corsi accolgono persone di ogni livello dal neofita, al curioso, alla cuoca “rodata”.Questi corsi divengono quindi non solo occasioni di conoscenza ma anche di socialità e di amicizia.

Hai uno chef che ami particolarmente?Sicuramente Riccardo Camanini del Lido 84, adoro il suo menù “oscilla-zioni” e la sua è una cucina geniale.

Chi è il tuo maggior supporter in questo percorso ai fornelli?Sicuramente il mio fidanzato. É lui la mia “cavia”. Lui mi consiglia sia a livello pratico che organizzativo dandomi dei giudizi più che preparati sui piatti che presento.

La tradizione bresciana “abita” le tue ricette?Non proprio. La cucina bresciana non

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CHARITY PARTYA CURA DI LAURA SORLINI

I ROTARY LOMBARDI INSIEME CONTRO LA POLIO BR

E MAGAZINE

´ NO.3LUGLIO201

BRESCIA GRANDI EVENTI

A Brescia un grande evento benefico organizzato dal distret-to Rotary 2050 a sostegno della campagna PolioPlus.Venerdì 10 giugno, al Palabanco di Brescia, si è tenuta la sera-ta di raccolta fondi destinata al raggiungimento di un ambizioso progetto: debellare la poliomielite nel mondo. Obiettivo che da 30 anni impegna il Rotary e ormai quasi raggiunto: “manca poco per vincere la sfida – commenta Omar Bortoletti, Governatore del Di-stretto – ma c’è bisogno dell’aiuto di tutti”.Nel 1979 i Rotary Club della Lom-bardia iniziano un progetto per la vaccinazione di oltre 2 milioni di bambini nelle Filippine, grazie alla visione lungimirante di Sergio Mulitsch di Palmenberg, già socio del RC Salò – Desenzano. A partire dal 1985, con il lancio del programma PolioPlus, il Rotary

ha assunto l’impegno di porre fine alla polio in tutto il mondo (all’epoca paralizzava 350mila bambini l’anno in 125 Paesi).Ad oggi, grazie alla collabora-zione tra Rotary, Organizzazione mondiale della Sanità, CDC di Atlanta, UNICEF e Bill & Melinda Gates Foundation, sono stati vac-cinati oltre 2 miliardi di bambini e la lotta per l’eradicazione della polio dal mondo è vicinissima a essere vinta: la malattia è endemica solo in Afghanistan e Pakistan.“Il Rotary – spiega Omar Bor-toletti – è da sempre al servizio delle comunità di tutto il mondo, ognuna con i propri problemi e bisogni singolari. All’interno delle nostre aree di intervento grande attenzione è dedicata alla prevenzione e cura delle malattie e alla salute mater-no – infantile.

Ogni anno i Rotary Club orga-nizzano eventi per contribuire a raccogliere i fondi necessari a proseguire i nostri sforzi. Anche il Distretto si è direttamente impe-gnato promuovendo al Palabanco di Brescia il “Charity Party ‘030’ (“0” : per azzerare la polio nel mondo – “30” per festeggiare gli anni del Distretto – “030”: per identificare la sede dell’evento) che ha radunato un migliaio di soci, familiari e amici e offerto una serata ‘fun’ tra ottimo cibo, acrobati, artisti, balli e dj set”.Nel corso della festa (oltre 800 i partecipanti), a sorpresa, è stata consegnata al Governatore l’ono-rificenza “Melvin Jones Fellow” da parte di Antonio Belpietro, governatore del Distretto 108 IB2 Lions International.

030

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Il Rotary è un’organizzazione mon-diale, fondata a Chicago nel 1905, di oltre 1,2 milioni di uomini e donne provenienti dal mondo degli affari, professionisti e leader comunitari. I Rotariani, soci del Rotary Club, forni-scono servizi umanitari, incoraggiano il rispetto di rigorosi principi etici nell’ambito professionale e contri-buiscono a diffondere il messaggio di pace e buona volontà tra i popoli della Terra. Aree di intervento: Pace e prevenzione/ risoluzione dei conflittiPrevenzione e cura delle malattieAcqua e strutture igienico – sanitarieSalute materna e infantileAlfabetizzazione ed educazione di base. Sviluppo economico e comuni-tarioEsistono oltre 34mila Rotary Club in oltre 200 Paesi e aree geografiche. I club sono apolitici, non confessionali e aperti a tutte le culture e razze. Come enunciato dal motto “Servire al di sopra di ogni interesse personale”, l’obiettivo principale del Rotary è il servizio: nella comunità, sul posto di lavoro e in tutto il mondo.Distretto 2050Il distretto 2050 annovera una settantina di club, distribuiti su un territorio che comprende le province di Brescia, Cremona, Lodi, Mantova, Pavia, Piacenza e alcuni comuni della provincia di Milano. Il Governatore per l’anno 2015 – 2016 è l’ing. Omar Bortoletti. Il motto internazionale coniato per il suo anno è: “Siate dono nel mondo”.Per maggiori info: www.rotary2050.net

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VI RACCONTO IL MIOCIRQUE BIDON, LA MIA VITA ITINERANTEA CURA DI EMANUELA SERUGHETTI

François Rauline

BRE M

AGAZINE´ N

O.3LUGLIO2016´

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BRESCIA GRANDI EVENTI

Nella bellissima cornice del castello di Brescia per qualche giorno c’è stato un piccolo ac-campamento circense fatto di carovane old style con vasetti di fiori alle finestrelle, file di ban-dierine e di luci colorate, qualche cavallo nel recinto e una colonia di galline che chiocciano. La sera del primo spettacolo tutto si è animato, si è acceso, due donne in scialle crochet hanno accolto il pubblico, mentre un uomo in frac con la barba appuntita salutava dalla pista e un gruppetto di mu-sicisti in bretelle suonava festoso da un palchetto illuminato: tutto ricordava un carillon ritrovato nel baule in soffitta. Gli artisti della compagnia di François Rauline “Bidon”, il signore dalla lunga barba bianca che ricorda la ver-sione buona di Mangiafuoco di Pi-nocchio, si esibiscono in acrobazie

con le palline, a far volare cappel-li, a far ridere con sketch esila-ranti in bilico tra la semplicità, il sorprendente e la poesia. Il clima è quello di una vera festa dal grande valore sociale, i cui punti di forza sono i limiti personali e il richiamo al sogno da cui trovare la fiducia per volare. Quelli dello spettacolo scritto da François Rauline “Bidon” dal titolo “La bulle de rêve” sono messaggi che partono dalla presa di coscienza del mondo che ci circonda così privo di speranza nel futuro, e che incoraggiano a lasciarsi incantare e ad avere la determinazione di realizzare i propri sogni. Una fune è tirata tra un palo e l’altro su cui, a un’estremità, vi è appog-giata una solitaria bicicletta rossa illuminata da un fascio di luce e dall’alto, appena poco più in là, pende un cerchio immobile. Come

a dire “e se tu arrivi in bilico sulla corda mentre io oscillo sul cer-chio, ci prenderemo la mano e ci salveremo a vicenda.” Incontro François nella sua carovana stipata di roba, la sua presenza è ingombrante, è un omone che con la sua stazza fa traballare il pavimento a ogni passo, ma dai modi gentili e lo sguardo mansueto. Mi invita ad accomodarmi mentre lui si sdraia sul giaciglio spiegandomi che è molto stanco, la giornata per lui è cominciata con un sopralluogo a Bedizzole, la prossima meta della turnée del Cirque Bidon, prodotta dal www.tuttimattipercolorno.it in collaborazione con www.teatronecessario.it, co-organizza-ta da C.L.A.P.Spettacolo dal vivo circuito Lombardia. Io di rimando gli sorrido divertita, sfarfallando con la mano in segno di consenso.

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tregua. Posso dire che dopo uno spettacolo sento la pace interiore.

Mi può dire a cosa si ispira il tema dello spettacolo “La bulle de rêve”?Da un po’ di tempo avevo questa idea. Succedeva che io mi fermassi dopo gli spettacoli a guardare la pista vuota illuminata dal fascio di luce dei fari: sembrava un sogno. Ogni volta restavo meravigliato dalla solitaria e silenziosa bellezza di quel-lo scenario, anche dopo anni lo trovo ancora stupendo.

re fare nuove scoperte. Spostarci ci permette di conoscere tanta gente e così non ci si annoia mai.

Quali sono le più belle soddisfazioni?Sicuramente quando viene molta gente agli spettacoli, quando ricevi gli applausi, così sei ripagato di tanto lavoro e a me dà sempre una grande emozione.

Cosa le resta dopo uno spettacolo?In questo periodo sono in ansia per il tempo perché piove sempre, non dà

Quali sono i requisiti fondamentali che deve avere un artista per far parte della compagnia?Sicuramente il carisma e qualche particolarità, a volte si propongono artisti che hanno notevoli qualità tecniche ma che non mi colpiscono in modo particolare, perché non hanno quel qualcosa di diverso. L’umiltà è una qualità importante ed è necessario avere spirito d’av-ventura, poi bisogna essere capaci di convivere con le altre persone del gruppo, perché noi facciamo tutto insieme, condividiamo i pasti, le fac-cende domestiche, le prove e questo è necessario per essere in armonia ed evitare situazioni pesanti. Siamo pagati tutti allo stesso modo, anche io, qui non c’è un capo o dei sottoposti, ognuno deve metterci la buona volontà e l’energia positiva.

Fuori dallo spettacolo com’è la vostra vita quotidiana, come la gestite?Ci sono sempre molte cose da fare, io per esempio vado a visitare i luoghi dove dobbiamo fare il prossimo stop, per verificare che vada tutto bene. Gli artisti si allenano e fanno le pro-ve, con noi c’è anche un cuoco che riposa due giorni a settimana perché altrimenti lavorerebbe tutti i giorni. Ognuno si lava i suoi panni, pulisce il proprio spazio, l’igiene e l’ordine sono cose a cui io tengo molto. Poi bisogna dare attenzione alla gente che passa a trovarci in ogni momento, essere sempre disponibili, socievoli e aperti.

Cosa significa per lei il concetto di itinerante, che sapore dà alla sua vita che agli occhi di molti può avere i connotati di una fiaba?Sono itinerante da ormai 45 anni. Prima ero stabilmente a Parigi dove a vent’anni ho iniziato a lavorare in una fonderia d’arte con un vecchio artigiano che m’insegnò a scolpire il bronzo. Poi decisi di partire con quel poco che avevo, mi piaceva l’idea dell’av-ventura, ho sempre creduto che i cambiamenti servono e rendono attivi e quindi portano felicità. La prossima meta dopo Brescia sarà Bedizzole dove resteremo per il prossimo week end ed io non vedo già l’ora di incontrare nuova gente, un nuovo posto, è sempre un piace-

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Questa immagine onirica mi ha dato l’ispirazione per scrivere uno spetta-colo che vuole dare il messaggio di non arrendersi mai e di buttarsi per realizzare i propri sogni. All’inizio la mia famiglia e i miei amici mi dissero che ero matto a iniziare un’avventura così, ma io ho avuto la forza di lasciare Parigi e seguire il mio sogno.

Dopo 15 anni è tornato in Italia, ha notato delle differenze di pubblico rispetto a quello che aveva trovato allora? E quali sono le differenze rispetto agli altri paesi europei?I francesi sono più freddi, qui la gente è più partecipativa, ride e applaude di più.Ho lavorato molto in Italia prima di tornare in Francia nel 2003, mi sono fermato qui quasi 20 anni spostan-domi tra Umbria, Toscana, Abruzzo, Emilia Romagna e Veneto. A Bologna e a Imola per esempio siamo restati per ben due mesi e ai nostri spettacoli c’era pieno di gente ogni sera. Andava persino troppo bene, al punto che tutti i miei amici mi dicevano di rimanere in Italia dove avrei potu-to trovare più soddisfazione che in Francia. Ma io non li ho ascoltai, a me piac-ciono le sfide, me le vado a cercare! Quando tornai in Francia il primo anno è stato duro, non si vedeva mai molta gente, poi le cose sono cam-biate, ora il Cirque Bidon è apprezza-to molto anche lì. Prima di ritornare in Italia mi sono confrontato con degli amici italiani perché avevo il dubbio che con la crisi i miei spettacoli non avrebbero riscosso il successo che speravo. Erano probabilità reali, ma io sono tornato comunque e per ora posso dire di non aver visto alcuna diffe-renza rispetto agli anni passati, per esempio lo scorso lunedì c’era la partita degli europei di calcio del-l’Italia e pioveva, ma noi abbiamo lavorato e c’era molta gente!

Lei che sembra già vivere in un mondo onirico, ha dei sogni nel cas-setto ancora da realizzare?Eccome! Dovrei avere due o tre vite per rea-lizzarli tutti. Adesso vorrei portare il Cirque Bidon a Parigi.

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Di cos’è fatta la poesia del Cirque Bidon, me la racconta?Io quando scrivo lo spettacolo cerco sempre di uscire dai cliché, mi piace creare immagini che nessuno si aspetta, voglio far sognare e ridere la gente. Cerco la semplicità che alla fine vie-ne sempre apprezzata.

Lo abbiamo chiamato “Bidon” proprio perché così la gente non si crea gran-di aspettative e se rimane delusa non si lamenta, al contrario può davvero restare piacevolmente colpita. All’inizio succedeva che ai giocolieri cadevano le chiavi, gli oggetti, usava-mo le galline che era l’unico animale disponibile, però la gente rideva e si

divertiva. Credo che parte della poesia venga anche dall’attenzione con cui curo i dettagli del circo, la struttura e le carovane che ho personalmente costruito, ci tengo che prima di tutto venga apprezzato a livello visivo, la gente deve restarne colpita.

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BRE L’INTERVISTA DI LUGLIO

A CURA DI ANNALISA BONIIMMAGINI DI GIUSEPPE JO

INCAPPAI NEL TALENTO DI QUESTO FENOMENALE TEEN AGER QUASI PER CASO. FU LA MIA AMICA DODICENNE SOPHIA A PARLARMENE, RACCONTANDOMI DI ESSERE LA COMPAGNA DI CLASSE DI UNA STAR, DI UN RAGAZZO DI NOME LAPO, IMPE-GNATISSIMO E GIÁ AUTORE DI UNA NOTEVOLISSIMA “DOSE” DI BRANI E PROTAGONISTA DI FILM, FICTION E PASSERELLE.UNA STELLA “MADE IN BRESCIA” CHE LA NOSTRA RIVISTA NON POTEVA DI CERTO NON INTERVISTARE. UN RAGAZZO CHE OLTRE A UNO SPICCATO SENSO ARTISTICO HA DIMOSTRATO PIÚ DI OGNI ALTRA COSA QUELL’AMBIZIONE E QUEL COSCIENZIOSO IMPEGNO CHE A QUEST’ETÁ É DIFFICILE ASPETTARSI.UN RAGAZZO “NON COME TANTI” CHE INSEGUE I SUOI SOGNI GRAZIE ALLE SUE NOTEVOLI DOTI E GRAZIE ALL’APPOGGIO DI UNA GRANDE FAMIGLIA E A UNA MERAVIGLIOSA MAMMA CHE PER AMORE E PER PASSIONE HA ACCOMPAGNATO IL SUO TA-LENTO CONDUCENDOLO AL SUCCESSO, CON IMPEGNO E DEDI-ZIONE.LAPO RAPPRESENTA LA NOSTRA NUOVA ICONA UNDER 13 CHE QUEST’ESTATE RAPPRESENTERÁ ANCHE UN PO’ DI NOI NEGLI STATES. UNA GRANDE RESPONSABILITÁ PER UN RAGAZZO COSÍ GIOVANE E UN ORGOGLIO PER LA NOSTRA BRESCIA, OGGI PIÚ CHE MAI CULLA DI GIOVANI TALENTI.

TALENTO BRESCIANO SBARCA NEGLI STATES

LAPOPULCINI

BRE MAGAZINE ´ N

O.3 LUGLIO 2016 ´

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Come e quando hai iniziato la tua carriera artistica? A 7 anni andai con mamma ad una sfilata durante la rassegna “Pitti Bimbo” a Firenze e mi piacque talmente tanto che le chiesi come avrei potuto fare per riuscire a sfilare pure io.Fu così che mi propose a un’agenzia di moda e cominciai da subito a muovere i miei primi passi in questo mondo.Per quanto riguarda invece il percorso musicale, date le mie particolari attitudini e ambizioni sono stato iscritto ad un concor-so e inviai la mia prima canzone “Solo un bambino”. Passai tutte le selezioni e vinsi il concorso a Fiuggi come cantautore, avevo solo 9 anni. Da quel momento per me è stato un susseguirsi di tante e differenti esperienze, dalla moda agli spot pubblicitari per la TV, dalla parte-cipazione ad alcune trasmissioni al cinema e alla fiction.

Quando scrivi le tue canzoni e quanto della tua vita riesci a trasmettere nella tua musica?Scrivo quando arriva il momento giusto. Ci sono momenti in cui mi sento particolarmente ispirato, di solito avviene nel pomeriggio ma spesso accade in seguito a una forte emozione o turbamento; colgo l’attimo e trasmetto le mie emozioni in musica e parole.Mi è accaduto ad esempio a fine marzo, dopo l’attentato a Bru-xelles. I fatti narrati dai telegior-nali mi hanno inghiottito in una sorta di dolore e sconforto, ero sconvolto da quelle immagini, la conseguenza di queste dramma-tiche emozioni mi hanno condotto a scrivere “io sogno”, il mio inno alla pace.I testi delle canzoni che scrivo raccontano la mia vita, parlano di me, di ciò che mi circonda, dei miei amici e delle mie emozioni, parole e sensazioni che cerco di trasmettere in ogni pezzo.

Quali sono state le esperienze con cinema e TV più gratificanti?Sicuramente “Un passo dal cielo due”, una serie televisiva italiana a cui ho partecipato. Un’oppor-tunità unica perchè mi ha dato la possibilità di lavorare accanto a un grande maestro come Terence Hill. In lui ho riconosciuto una persona davvero stupenda e par-ticolarmente “alla mano”.Ora faccio parte del cast di “Italian Diary” un altro progetto molto importante e di cui sono onoratissimo per esserne pro-tagonista. É una fiction che sto girando insieme a tre amici che, seguendo le indicazioni lasciate sul diario del nonno, partono alla scoperta delle bellezze dell’Italia, curiosando il nostro bellissimo territorio, una fiction carica di senso della scoperta, di tradizio-ne, di amicizia e di sport. Questo lavoro mi occuperà per quasi tutta l’estate e andrà in onda sui canali Rai in autunno.

INTERVISTA A

Lapo Pulcini

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Come reagiscono i tuoi amici e i tuoi compagni classe di fronte ai tuoi successi o alle tue esperienze?Gli amici che provengono dal mondo dello spettacolo mi supportano e mi sostengono, siamo molto compli-ci uno con l’altro e non maturiamo nessun tipo di invidia. Mi riferisco in particolare al gruppo di “Italian Diary” ovvero Enea Barizzi, Caterina Mangiavillano e Francesca Vettore, loro sono i miei primi supporters!Con i compagni di scuola preferisco non parlare delle mie esperienze, faccio finta di nulla e loro non mi

dell’Accademia della Voce. É stato lui a candidarmi per l’evento e da sempre mi segue con tanta pazienza e professionalità.Quando salgo su un palco accade che l’emozione diviene energia pura e riesco inaspettatamente a trasfor-marmi senza lasciarmi condizionare dal pubblico, anzi “catturo” la loro energia e la faccio mia! Prima di salire sul palco o prima di iniziare un grande lavoro hai un rito scaramantico?No no nessun rito... mi concentro e vado.

Inoltre verranno inserite nelle fiction alcune canzoni che ho scritto io e questo per un cantautore rappresen-ta una grandissima soddisfazione, oltre che un sogno che si realizza.

Quanto è stato importante il supporto della tua famiglia?É stato fondamentale.Mia mamma segue costantemente ogni progetto rinunciando alle sue esigenze per dedicarsi totalmente a me. Ha sacrificato i suoi impegni personali per affiancarmi e aiutarmi durante il mio percorso artistico.Per una donna ma soprattutto per una mamma è vincolante impegnarsi in maniera così esclusiva e spesso mi rendo conto quanto tempo priva al resto della famiglia, al papà e a mia sorella.Ringrazio per questo sia lei che tutta la mia famiglia per la sensibilità e per l’impegno che ogni giorno dimo-strano.

Quali sono i momenti più belli che ricorderai sempre?Sicuramente la partecipazione a “Io canto” andata in onda su Canale 5 condotta da Gerry Scotti. Questa esperienza mi ha permesso di con-frontarmi con grandi artisti, ragazzi della mia età con un talento e una preparazione unica. Quest’avventura mi ha stimolato a crescere e a impe-gnarmi al massimo. É proprio da quel momento che da autodidatta ho iniziato ad “allenarmi” seriamente, frequentando lezioni di canto, di chitarra, di pianoforte e di armonia.Sia gli studi che le scuole di perfezio-namento che ho frequentato, senza dimenticare i periodi delle sfilate a “Pitti Bimbo” sono state bellissime occasioni di conoscenza che mi han-no permesso di incontrare ragazzi come me con i quali ancora oggi intrattengo una fantastica amicizia.

Il 25 Giugno sarai anche ospite della Notte Bianca di Nottambula a Pescia, un evento che radunerà a se 40.000 presenze, cosa provi, così giovane, quando sali su un palco davanti a migliaia di spettatori?Sono molto emozionato! Aprirò il concerto principale e per me è un grande onore. Per questo devo ringraziare il mio maestro di canto Marco del Freo

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chiedono niente, ormai abbiamo stabilito questo equilibrio.I ragazzi che veleggiano insieme a me invece sono curiosissimi e mi fanno sempre mille domande riguardo ai miei progetti. Chiara-mente tutte le mie canzoni come le mie apparizioni in TV si possono guardare su youtube e su internet, di conseguenza vengo “scoperto” subito!

Come riesci a conciliare scuola a lavoro?É durissima ma è un obbligo e un’imposizione. I miei genitori ci tengono molto alla mia istruzione di conseguenza l’impegno scola-stico è fondamentale per insegui-re i miei progetti artistici.Spesso a differenza dei ragazzi della mia età rinuncio a molte cose, non guardo mai la TV, non esco con gli amici se non rara-mente, non perdo tempo con gio-chi elettronici e dedico totalmente il mio tempo al lavoro, allo studio e alla vela. La vela, che pratico a livello ago-nistico presso il Circolo velico di Torbole, uno tra i migliori in Italia,rappresenta per me una grande passione.Per quanto riguarda la scuola (frequento la scuola media bilin-gue BMBS di Brescia) sono vera-mente grato ai professori che mi

aiutano tantissimo senza lasciar-mi indietro con il programma.Questa scuola è davvero ecce-zionale. Gli insegnanti si sono sempre dimostrati sensibili nei miei confronti, mi lasciano il tempo giusto per prepararmi ma al contempo pretendono il massi-mo da me. Avere un appoggio mi ha permesso di conciliare con più serenità scuola e lavoro.

Che progetti hai per il futuro?Continuare la serie di “Italian Diary”, lanciare in autunno il mio primo cd e andare in America.

Quest’estate sarai a New York ospite di un prestigioso festival della musica italiana, come stai vivendo questo momento e come ti stai preparando per presen-tarti all’America?Sono felicissimo per questa grande opportunità. Questa mia partecipazione è stata possibile per merito di Anthony Pasquale, un grande talent scout america-no (nominato il più importante di New York) conduttore radiofonico che dirige da trent’anni radio “Icn New York”. Per caso, tramite il grafico che segue i miei lavori, Giuseppe Jo, Anthony ha ascoltato un paio dei miei pezzi. Gli sono piaciuti, li ha trasmessi e ha subi-to contattato mia mamma deci-

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dendo di seguirmi nei progetti.Sono stato invitato a questo pre-stigioso festival insieme a grandi nomi del panorama italiano e tut-t’ora non ci posso ancora credere di prendere parte a un evento così importante. Dopotutto ho solo 13 anni e non mi sarei mai aspettato di esibirmi in America! Partirò con mia mamma e con la mitica zia Rossana che mi segue sin da quando ero piccolissimo.Attraverso questa intervista vorrei avere l’opportunità di ringraziare pubblicamente le persone che mi seguono e che credono in me.Il mio maestro di canto Marco Del Freo, il mio insegnante di chitarra Paolo Zanetti, il mio insegnante di pianoforte e armonia Vittorio Bianchi, entrambi dell’Accademia L’Ottava di Brescia, il mio gra-fico Giuseppe Jo, la mia agente Teresa di Modugno, il mio agente americano Anthony Pasquale, i miei genitori e i miei nonni che fanno tanti sacrifici per me e tutti i ragazzi che mi seguono e mi dimostrano sempre tanto affetto!! Seguitemi sulla mia pagina artista di facebook Lapo Pulcini e su instagram Lapo pulcini real! Ci saranno presto tante bellissime novità di cui ora non posso svelare nulla. E infine grazie mille a te Annalisa Boni per questa intervista!

BRE ENOGASTRONOMIA

A CURA DI MICHELE BONTEMPI

Sono ormai 15 anni che il portale di viaggi e recensioni più famoso e utilizzato del mondo detta legge su dove e come andare in un determinato momento.Sei incuriosito su un ristorante, lo cerchi, e volente o nolente ti trovi come prima cosa le recensioni su quest’ultimo. Cosa fai? Non gli dai un’occhiata?Io stesso, più o meno consapevol-mente, lo utilizzo per capire dove andrò a finire, senza però più leggere cosa scrivono gli utenti ma bensì limitandomi a guardare le foto, spesso fatte malissimo, a piatti e location. Questo mi consente di capire il vero cuore di una certa attività evitando di in-cappare in finte recensioni, ormai frequentissime su qualsiasi atti-vità e su tesi inverosimili dettate da utenti frustrati che vomitano la loro repressione addosso a professionisti del settore.Come sempre starà poi al tuo occhio e alla tua esperienza capire dove varrà davvero la pena spendere i tuoi quattrini e capire se le recensioni sono fatte per cattiveria, per inesperienza o per un semplice disagio mentale.A differenza di Booking o di Air B&B, che ti consentono di recen-sire un posto solo dopo averlo effettivamente prenotato e paga-to, TripAdvisor lascia purtroppo molto, troppo agio, alla fantasia della gente. Tra le tante falle del

sistema ce n’è una particolar-mente grossa relativa al fatto che la certezza che un recensore sia stato veramente in un ristoran-te/albergo, non te la darà mai nessuno.Nessun codice di prenotazione, nessuno scontrino, niente di niente è obbligatorio per pubbli-care su un sito visitato da milioni di persone inesattezze mostruo-se che spesso fanno imbufalire chi, come me, dedica 16 ore al giorno ad un progetto diffici-lissimo quale la ristorazione di qualità.

Su questo portale posso inven-tarmi qualsiasi cattiveria contro qualche concorrente dicendo che ho mangiato malissimo senza esserci in relatà mai stato, e nes-suno lo verrà mai a sapere. O, al contrario, posso dire di aver man-giato benissimo nel ristorante del mio amico Omar, senza sapere pero’ cosa lui serva veramente. Questa cosa se ci pensate è as-surda.Ci sono gestori che pagano o offrono sconti ad amici o clienti per farsi recensire positivamente il proprio ristorante o, ancora peggio, comprano per svariate

t r a d i n o i

Chef, consulente, food blogger e mistery guest per i ristoranti e alberghi più blasonati del mondo, Michele Bontempi gestisce con grande successo La Dispensa di San Felice del Bena-co e il Classico di Brescia, la sua ultima crea-zione proprio nel cuore della città.

La sua passione è sempre stata la qualità in tutte le sue forme e da sempre ha dedicato la sua vita ad un lifestyle semplice ma di grande ricerca. E’ nato in mezzo al mondo della risto-razione; a 15 anni, con suo padre ha iniziato il suo eccezionale percorso che oggi lo ha por-tato ad essere uno dei personaggi più influenti ed apprezzati nel panorama dell’ enogastro-nomia Italiana.

Trip Advisor e gli utenti frustrati

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centinaia di euro, dei pacchetti di recensioni fatte da ambigui per-sonaggi che ormai da anni vendo-no questo tipo di servizio illegale di cui purtroppo usufruiscono in tanti. Sono più di quindici anni che faccio il ristoratore e come molti colleghi, riesco a decifrare una persona che varca la soglia dei miei locali in pochi secondi. Non c’entra il vestito, non c’entra la macchina, non c’entra l’orolo-gio ma è sufficiente farlo parlare per un istante guardandolo negli occhi per capire se effettivamente ha imbroccato il locale che voleva veramente quella sera.Non è una questione di bruttezza o bellezza ma sono assoluta-mente certo che la fisiognomica abbia davvero ragione d’esistere. La foto di alcuni utenti che hanno recensito la Dispensa (il mio ri-storante di San Felice d/B) con un solo pallino, basterebbe per farti dire “ah, ok...”. Noi tutti siamo modellati dalle nostre parole, dalle nostre emo-zioni e dalla vita che facciamo. Il nostro viso è il biglietto da visita che tutti i giorni mostriamo a de-cine, centinaia di persone spesso senza rendercene veramente conto. La nostra voce, il tono e la dialettica di cui siamo in possesso completa velocemente un “pac-chetto” che ci puo’ promuovere o

distruggere nel giro di pochi se-condi verso clienti, amici, investi-tori o, nel nostro caso, ristoratori. E’ per questo che quando ogni tanto mi capita di imbattermi nel cliente che quella sera ha scelto il ristorante sbagliato faccio due bei respiri profondi e cerco co-munque di diffondere il concetto di cultura e poesia che mi ap-partiene. Cosa ne pensate invece di quelli che durante la cena la-sciano l’app di TripAdvisor aperta pensando di passare per gior-nalisti esperti e poi ti chiedono uno Chardonnay rosso o, peggio ancora, della carne “stracotta”. Perchè il grosso problema è que-sto: chiunque, e dico chiunque, puo’ scrivere qualsiasi cosa, e dico qualsiasi cosa, su un’attività non capendo davvero niente di cibo e di vino e dopo aver mangia-to al giorno prima in fast food, in catene “all frozen” o negli “all you can eat” e screditare la tua attivi-tà agli occhi del mondo. No way!E’ come se io mi mettessi a giu-dicare un architetto senza capire nulla di architettura o a giudicare un certo prodotto senza sapere davvero cosa c’è dietro. La ristorazione è un’arte e come tutti i tipi di arte bisogna usu-fruirne quantomeno con un bri-ciolo di consapevolezza in cranio prima di sentenziare giudizi

assurdi. Cibo è cultura. Senza di questa è meglio starsene zitti e a casa. Arrivano poi i “sentenzia-tori”, e ce ne sono tanti, ovvero gente frustrata bisognosa d’af-fetto (e di due papine) che esce a cena solo per trovare i difetti. Non si gustano più la cena perchè troppo attenti a cercare il famoso pelo nell’uovo da riportare anche la notte stessa su TripAdvisor. Che soddisfazione eh!Ormai ho smesso, ma fino a due anni fa rispondevo a tutte le c*****e che scrivevano sui miei ristoranti. Per due volte ho anche beccato carissimi colleghi concor-renti scrivere cattiverie gratuite sul mio operato senza ovviamente essere mai entrati a vedere cosa realmente accadesse all’interno delle mie attività. Rispondevo a tutti quelli che dicevano che ero “caro” spiegando loro il perchè di alcuni prezzi e spiegavo ad altri che mi dicevano che ero “lento” il perchè un risotto non puo’ essere cucinato e mantecato in dieci minuti.Rimango sempre dell’opinione che avere tanta pazienza sia l’uni-ca salvezza per chi come me fa questo lavoro. L’ idea di portare avanti un progetto di conoscen-za, cultura e passione alla fine è il vero ed unico scopo della ristorazione di qualità.

ANTICA OSTERIA DA CERA

IL RISTORANTE DEL MESE

VIA MARGHERA, 24 - LUGHETTO DI CAMPAGNA LUPIA (VE)

$$$$$Voto: 8/10

Location: 8Romantic: 7.5

Food: 8.5Wine list: 8

Wine by the glass: 6.5Smiles: 8Service: 8

Value for money: 8

A qualche minuto di macchina da Venezia troverete uno dei templi della cucina di mare per eccellen-za. La famiglia Cera basa la sua personale interpretazione degli ingredienti di mare in un menù minimal di facile comprensione ma di altissima qualità. Pochi piatti nuovi, tanti classici sempre ben fatti sono il segreto della gente che torna in questo ristorante due stelle Michelin per godersi un’esperienza davvero notevole frutto di tanta e benamata costanza.Verrete accolti in una struttura molto elegante, forse anche troppo, progettata con cura per dare im-portanza maggiore ai piatti che vi verranno proposti.L’interno è molto curato e giusta-mente deve in parte recuperare la zona non proprio felicissima e parecchio anonima nella quale si trova il ristorante. Parcheggiando noterete una splendida serra di vetro piena di erbe ed ortaggi usati nelle preparazioni che degusterete poco più avanti. L’attenzione del personale verso l’ospite è molto buona. Sono tutti garbati e prepara-ti su cio’ che viene servito e, ad ogni richiesta, rispondono con la pro-fessionalità e la fermezza di chi sa cosa fare e cosa dire al momento giusto. Mi aspettavo qualcosa di più dall’abbinamento al calice, partito molto in sordina con un Riesling tedesco del Reno davvero sottotono e finito invece bene con un Moscato secco di Cà Lustra non convenzio-nale ed in splendida forma. Certo è che in un ristorante di tale impor-tanza si puo’ e si dovrebbe far la differenza anche nel wine pairing, ad oggi il vero plus che lascia il distacco con la concorrenza dello stesso livello, magari proposto con una piccola carta a parte per i veri appassionati di vini che quel giorno vorrebbero divertirsi assaggiando

quanti più vini possibili.Ricordo una meravigliosa cena di un mese fa al Four Seasons di Firenze dove a lasciare il segno è stato l’abbinamento al calice pro-posto dal sommellier fuoriclasse Walter Meccia che, affiancato da una grandissima e valida cucina ha saputo “regalare” grandi emozioni. Una menzione d’onore in netto mi-glioramento devo farla alla fattura e alla qualità del pane che, sia per tipologia che per gusto ha lasciato davvero il segno. Rispetto alla mia ultima visita dell’anno scorso dove quest’ultimo non era di certo uno dei piatti principali devo dire che questa volta ha dato un importante colpo d’ala all’esperienza globale del pranzo in questione.Per questo capitolo ringraziamo Roberta Pezzella (ex panificatrice di Heinz Beck alla pergola) la quale

consulenza in questo ristorante ha davvero lasciato il segno.Vedrete servite diverse tipologie durante le varie fasi della pranzo, ognuna spiegata in modo ragio-nevole da Giulia, la ragazza che assieme al sommellier ha seguito il nostro percorso. Ottimo anche l’olio Extravergine dell’ azienda E.D.Enrico proveniente dalla colline Pontine proposto in abbinamento.Difficile, anzi impossibile, cascar male con le pietanze ma ci sono due preparazioni che non potete far a meno di scegliere una volta arrivati Da Cera. Uno è il “colori del mare”, un’interpretazione di crudi ognuno abbinato ad ingredienti di stagione davvero incredibile e l’altro è lo spaghettino freddo con la crema di pistacchi e la tartare di mazzancolle.Notevele, dimenticavo, anche il piatto di tortelli ripieni di scampi alle braci e la sua tartare. Pochi azzardi e tanta concretezza per azzerare o quasi il fattore rischio spesso legato a strutture di tale importanza. Buoni i dolci ma il fatto che non ne ricordi uno è l’esempio lampante di qualcosa che non ha lasciato il segno. La piccola pasticceria fresca e di ottima fattura è la valida chiusura a questo pranzo gourmet durato circa due ore.Calcolate 100 euro à la carte e 150 euro per il menu’ degustazione. Ovviamente a persona, ovviamente vini esclusi. La materia prima utilizzata da Lionello è al top e come per tutte le cose al top, le cifre in questione non sono di certo per tutti. Ma ricordate, meglio uscire un paio di volte di meno ma quando lo si fa non lesinare sulla qualità, senza se e senza ma, piuttosto che sprecare tempo e soldi in locali mediocri che non regalano mai emozioni.

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ARCHITETTURA

A CURA DI LAURA SORLINI

PER OTTENERE RISULTATI UNICI

BRESCIA ARCHITETTURA

Lo studio Rizzinelli & Vezzoli Ar-chitetti Associati offre un servizio esclusivo dedicato al cliente, dove niente è preconfezionato, ma tutto costruito su misura.

“Come abili e sofisticati artigiani, mettiamo tutta la nostra attenzione alla cura dei dettagli.

SARTORIALE

Niente può essere lasciato al caso, ogni incarico è un progetto esclu-sivo”. Questa la filosofia che guida il team dello studio Rizzinelli & Vezzoli Architetti Associati di Brescia, nato nel 2006 dall’unione di tre giovani professionisti nell’ambito dell’archi-tettura e dell’interior design.

Un team giovane, dinamico e affia-tato, composto da due architetti soci fondatori (Anna Rizzinelli e Giorgio Vezzoli) e un ingegnere (Alessandro Brocchetti), che ha come obiettivo quello di soddisfare ogni esigenza della clientela, proponendo soluzioni personalizzate e uniche, con grande attenzione al risultato finale che deve essere di qualità architettoni-ca, efficienza energetica gestionale, e consono agli obbiettivi finanziari pianificatiDiversi i servizi proposti tra cui consulenze immobiliari, ristruttura-zioni, progettazione architettonica e integrata,riqualificazione energeti-ca, interior design, direzione lavori, sicurezza cantieri e project manage-ment, consulenza tecnica a recupero fiscale nel campo immobiliare

La forza di questo studio? Uno staff completo, nel quale ogni tecnico apporta la sua specializza-zione, al fine di assistere sinergica-mente la clientela: a seconda della tipologia di intervento, infatti, c’è una persona dedicata che, grazie a competenza ed esperienza maturata sul campo, è in grado di consigliare e proporre le soluzioni più idonee.

Lo studio, con sede a Brescia 2 in via Cefalonia 41/A nel cuore del centro direzionale della città, opera in tutta Italia e anche all’estero, mettendo la propria professionalità a disposizio-ne sia di privati che di aziende oltre ad operare nell’ambito delle ammi-nistrazioni pubbliche.

VIA CEFALONIA N. 41/A 25124 BRESCIA TEL 030 2422284

www.rizzinellivezzoli.it [email protected]

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C(H)RISTO

A CURA DI LAURA SORLINI

Oltre un milione sulle acque del Sebinograzie a “The Floating Piers”, la passerella galleggiante sul Lago d’Iseo dell’artista bulgaro Christo

BRESCIA GRANDI EVENTI

Un’opera d’arte unica, irripetibile e improrogabile. Solo sedici i gior-ni – dal 18 giugno al 3 luglio 2016 – per visitarla, provando l’emozio-ne di camminare sulle acque, du-rante i quali il Lago d’Iseo è stato letteralmente preso d’assalto da visitatori di tutto il mondo accorsi sul Sebino per ammirare l’opera d’arte internazionale più attesa dell’anno.Settantamila metri quadri di tes-suto giallo cangiante - arancione, sostenuti da un sistema modulare di pontili galleggianti formato da 200.000 cubi in polietilene ad alta densità, hanno composto l’in-stallazione che si sviluppa a pelo d’acqua seguendo il movimento delle onde. I visitatori - rigorosa-mente con fotocamere alla mano – hanno potuto vivere dunque l’esperienza unica di cammina-re sulle acque – o meglio sulla passerella (che si sviluppava in circolo da Sulzano a Monte Isola e poi fino all’isola di San Paolo) percorrendola per la sua intera lunghezza (4,5 chilometri totali di pontili larghi 16 metri e alti 50 centimetri).

SEDICI GIORNI PER SENTIRSI

“Come tutti i nostri progetti, abbiamo voluto che “The Floa-ting Piers” fosse assolutamente gratuito e accessibile 24 ore al giorno, senza alcun biglietto da acquistare, orari di apertura, prenotazioni e proprietari. I pontili galleggianti sono un’estensione della strada e appartengono a tutti”.Peccato che l’installazione, effi-mera e straordinaria, sia durata solo 16 giorni. L’intera struttu-ra, infatti, verrà ora rimossa e dismessa attraverso un processo industriale di riciclaggio.

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BRE PSICOLOGIA

[email protected]

In amor vince

A CURA DI ANDREA CIRELLI

Dott. Andrea Cirellipsicologo, psicoterapeuta, mental coach e direttore della scuola di formazione P.C.R. (Potenziamento Capacità Relazionali)www.andreacirelli.itTel.030.2808338

Lei gli ha sempre dato tutto: i suoi cibi prefe-riti quando tornava a casa alla sera, gli abiti curati perché facesse sempre bella figura, la sua presenza in caso di malesseri fisici o nei momenti di sconforto. Poi è arrivata l’altra, se alla prima premurosa compagna ha sempre chiesto e ottenuto tutto, adesso con la seconda è lui a dare tutto, anche ol-tremisura, anche ciò che non potrebbe o non dovrebbe, mentre adesso per lui c’è poco, è tutto centellinato, la situazione si è comple-tamente ribaltata. Ma c’è un fatto: la prima compagna sempre presente ha perso il suo uomo, il suo amore. E c’è un altro fatto: l’uomo adesso si trova in un circolo vizioso, si trova a dare tantissimo alla nuova partner per ottenere in cambio poche attenzioni e, paradossalmente più continua a dare, più lei si demotiva e si concede sempre meno, aumentando così l’ansia di lui che dà ancora di più... Se prima i parenti e le amicizie di lui si complimentavano per la gentile, premu-rosa e amorevole compagna suggerendogli di stare attento a non perderla, adesso si rivolgono a lui dicendo che questa nuova compagna lo sta rovinando in tutti i sensi e dovrebbe allontanarsi da lei. Quest’uomo ascoltava con la testa, la sua parte razionale-logica sia i primi consigli, sia adesso quelli relativi alla nuova relazione, ma c’è una parte di lui, un’altra istanza della sua mente quella emotiva, inconscia che non ascolta e non può ascoltare perché segue altre regole, altre leggi, ha altre esigenze, altri bisogni.Questo inconscio ci fa soffrire in amore per-ché ha bisogno di “energia”, di una costante e quotidiana “alimentazione emotiva” come se fosse presente nella nostra mente un vero e proprio “stomaco emotivo”. Secondo quanta sofferenza abbiamo vissuto nei primi anni di vita andremo a ricercare oggi, propor-zionalmente ad allora, il disagio nei rapporti sentimentali-affettivi. In altri termini se avevamo bisogno da piccoli di dieci poppate di latte e di dieci coccole e ci sono arrivate sempre due poppate e due coccole, ecco che la sofferenza sarà stata di valore otto (esi-genza 10-appagamento 2 = turbamento 8).Il mio stomaco emozionale sarà così strut-turato di questa capienza, avrà bisogno nella vita di essere “riempito” di una sofferenza di quel valore (coefficiente 8) e cioè, per capirci ancor meglio, di un partner che ci faccia sof-

frire esattamente come da piccoli, dandoci attenzioni al 20% quando noi ne avremmo bisogno per 100. Infatti la psicologia che studia le leggi e le regole che governano le emozioni (Psicologia Analogica) così dice in uno dei suoi presup-posti: “Si soffre quanto ci necessita”. Quindi se vuoi essere consapevole delle tue emozio-ni, delle tue relazioni e quindi gestirle, devi evitare di colpevolizzare chi si nega a te, chi ti procura sofferenza nei rapporti sentimen-tali, perché sta facendo il tuo gioco emotivo, in altri termini hai bisogno di quell’energia per tenere riempito lo stomaco emozionale. Ecco allora una prima spiegazione per coloro che si innamorano sempre della persona sbagliata, per coloro che per anni fanno come il gatto che insegue il topo, sempre a rincorrere chi si nega, per coloro che accettano all’opposto dei condizionamenti e delle costrizioni dal partner... Non è altro che un passato che ritorna e ci presenta il conto, tante volte addirittura con una persona della quale siamo innamorati che riproduce proprio quegli atteggiamenti e comporta-menti che tanto ci avevano fatto soffrire, del genitore conflittuale.Ma fin qui sembra esclusivamente un quadro drammatico, senza speranza. Innanzitutto non è detto che tutti abbiamo sofferto tanto nella fase infantile adolescenziale e quindi oggi troveremo persone che se la passano bene in amore o quantomeno senza eccessivi disagi. Se invece fai parte di coloro che soffrono in eccesso nei rapporti sentimen-

tali, anche magari non ricordandosi e non essendo consapevoli delle sofferenze del loro lontano passato, beh sappi che oggi così come esiste la Tac, l’ecografia e i relativi interventi chirurgici da Day Ospital con gua-rigioni rapidissime, così esiste la possibilità di “radiografare” la causa della tua sofferen-za in amore e chirurgicamente liberarti dalla sofferenza in pochi incontri.Ebbene sì! Andiamo a far rimarginare le feri-te del tuo “stomaco emozionale” che tornerà rapidamente sano e della giusta capienza, cioè non avrà più bisogno di tanto “cibo emotivo” di sofferenza da parte di un partner penalizzante. Parliamo di un Day Ospital di una media di 3-4 incontri di “chirurgia emozionale” seguiti da altrettanti incontri per rendere consapevole il soggetto delle sue dinamiche nell’amore.Un “Love coaching” intensivo che non deve essere fatto per forza da uno Psicologo bensì anche da un Coach professionista o da un Trainer (professionista della formazione), qualificati nel problem solving analogico.Il partner penalizzante troverà in noi una persona con una diversa autostima e molte meno paure, quindi sarà portato a gratificare di più, negarsi di meno, essere più disponi-bile, sarà lui adesso a non voler perdere noi. Se invece continuerà a scappare e/o penaliz-zare in eccesso, vuol dire che non era quello giusto ma noi, a differenza di prima, saremo pronti ad incontrare una nuova persona, altrettanto emozionante, ma più positiva.

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chi fuggeIl pronto soccorso emozionale nei rapporti sentimentali

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BRE L’INTERVISTA DI LUGLIO

A CURA DI EMANUELA SERUGHETTIIMMAGINI DI MARCO DE SCALZI

UN TERRITORIO NON PUÒ FARE A MENO DELLA CULTURA PER SVILUPPARE UNA PROPRIA IDENTITÀ, E IN QUESTI GIORNI CE NE STA DANDO PROVA L’OPERA DI CHRI-STO, I PONTI DORATI GALLEGGIANTI SUL LAGO D’ISEO TANTO DISCUSSI, FINITI SU TUTTE LE PRIME PAGINE DEI GIORNALI DI MEZZO MONDO. SONO AL TEATRO GRANDE E PROPRIO QUI, DOVE SI INCROCIANO IDEE E PROPOSITI CHE DELL’ARTE NE FANNO UN COMUNE DENOMITORE E UN MODELLO DI VITA A CUI ISPIRARSI, INCONTRO UMBERTO ANGELINI IL SOVRINTENDENTE DI QUESTO GIOIELLO, UNO TRA I PIÙ BELLI DEI BENI CULTURALI DI BRESCIA. SIGNOR ANGELINI SONO CURIOSA, VORREI SAPERE QUAL È LA SUA POSIZIONE RISPETTO A “THE FLOATING PIERS”, È GIÀ STATO A VEDERLO?CREDO CHE SIA UN’OPERA STRAORDINA-RIA, GUARDARE DALL’ALTO LA PASSEREL-LA DI CHRISTO È STUPEFACENTE, È UN GRAFFIO PITTORICO MOLTO FORTE, MA È ANCHE UN’OPERAZIONE DI COMUNICAZIO-NE NEL SENSO PIÙ SINCERO E AUTENTICO DEL TERMINE CHE PONE UNA RIFLESSIO-NE SULLA DISCUSSIONE SE QUESTA SIA UN’OPERA D’ARTE OPPURE NO E SU QUALE SIA L’IMPATTO CHE HA SULLA COMUNITÀ, E CREDO CHE SIA UNA COSA POSITIVA INTER-ROGARSI SU QUESTO. SONO EMERSE CON-TRADDIZIONI MOLTO FORTI E QUESTIONI DI TIPO SOCIOLOGICO CHE FAN LUCE SU UN ATTEGGIAMENTO DI CONSUMISMO BULIMI-CO DELL’INDIVIDUO NEI CONFRONTI DELLA SOCIETÀ CHE LO PORTA A UN APPROCCIO ALLA VITA, E ALL’ARTE, UN PO’ DI TIPO USA E GETTA.

Sovrintendente del Teatro Grande

UMBERTOANGELINI BR

E MAGAZINE

´ NO.3LUGLIO201

Piu’ cultura per lo sviluppo dell’identita’territoriale

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So che da giovane lei era una promessa del calcio, poi decise di cambiare strada in un per-corso che ha avuto l’arte come bussola, cosa è successo e quale è stata la sua formazione arti-stica? Semplicemente ho smesso di gio-care a calcio perché ho immagi-nato che dovesse finire il diver-timento e iniziare il lavoro. Far diventare il calcio una professione per me non era una cosa interes-sante, anche se mi sono divertito molto ed è stata una delle espe-rienze più belle della mia vita. In quel periodo ho avuto la fortuna di avere una formazione artistica molto forte grazie agli amici e agli ambienti che frequentavo. Già da adolescente ascoltavo musica classica, mi piaceva il minimali-smo americano ed ero appassio-nato di musica punk e post-punk, e sono sempre stato molto legato a tutto il mondo delle avanguardie artistiche del primo ‘900, è una formazione trasversale costruita grazie a una fortissima curiosi-tà verso una cultura che stava cambiando in maniera molto forte negli anni ’80, un periodo storico irripetibile per una certa cultura giovanile in Italia. C’era un’attenzione ad alcuni aspetti della cultura che nel decennio precedente erano considerati meno interessanti, penso all’avvento di riviste come “Frigidaire”, al fumetto, all’illu-strazione, c’era una trasversalità e una promiscuità di mondi poco vista prima. Chi lavorava nel campo musicale aveva contatti col mondo dell’arte contemporanea molto più forti di quanto lo siano oggi, c’era una generazione che pensava alla propria arte in maniera fertile e pluridisciplinare, era abbastanza normale vedere uno spettacolo di teatro danza con le scenografie di Andrea Pazienza e musiche di gruppi new wave.

Gli artisti in quel periodo in Italia comunicavano di più ed erano più curiosi verso il lavoro degli altri.

Al punto in cui è arrivato ora col Teatro Grande, crede di aver raggiunto gli obiettivi che si era posto all’inizio della sua nomi-na?C’è ancora tantissimo lavoro da fare, la Fondazione del Teatro Grande è nata 5 anni fa e il teatro ne ha più di 200, sarebbe presun-tuoso e arrogante immaginare che in 5 anni io abbia raggiunto obiettivi così significativi. L’iden-tità del Teatro è ancora in piena trasformazione, quindi credo che ci sia molto lavoro da fare e non è detto che venga continuato da me perché penso sia fondamentale

che ci siano dei passaggi nella vita professionale. In ogni caso mi auguro che si continui a farlo come è stato fatto in questi anni, grazie a persone che hanno cre-duto in una nuova idea di teatro e di città. Il Teatro Grande è un’isti-tuzione che si mette al servizio del cambiamento cittadino e quindi funziona se la città lo sente come un progetto suo e non come un luogo che debba esistere a prescindere, perché in tal caso non avrebbe molto senso.

Recentemente nelle casse del Teatro Grande è arrivato un bo-nifico di 200 mila euro dalla Pro-vincia, cosa rappresenta questo per l’attività artistico culturale del territorio?

INTERVISTA A

Umberto Angelini

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E mancavano da 5 anni! Questo è secondo me un segnale importante di discontinuità di politica culturale, credo che questa amministrazione provinciale abbia voluto apertamente dichiarare nella sua trasversalità di rappresentanza politica che la cultura è il motore dello sviluppo del territorio, cosa ancora più impor-tante se succede nel momento in cui gli enti locali subiscono delle forti contrazioni di trasferimenti da parte del governo centrale. Questo non è un punto d’arrivo ma di partenza e questo contributo permetterà al Teatro Grande di sedersi al tavolo con la Provincia e insieme decidere come investirlo sul territorio provin-ciale, permettendo anche a soggetti e organizzazioni artistiche di avere la possibilità di visibilità al Grande per esempio. La Provincia ha dato un segnale di presenza e protagonismo sul territorio molto forte e insieme condividiamo la convinzione che il territorio bresciano non possa fare a meno della cultura per sviluppare una propria identità.

Brescia ha grosse potenzialità ma non le sfrutta, è d’accordo?Totalmente d’accordo. Brescia ha tre grandi possibilità davanti a sé: può

essere una città ricca e conservatri-ce, una grande città italiana o un’ot-tima media città europea. Si tratta di fare una scelta.

Il dialogo vincente secondo lei tra Brescia e innovazione artistico-cul-turale?È un dialogo interessante e fonda-mentale, soprattutto in un territorio che ha fatto dell’innovazione la pro-pria cifra. Negli anni passati questa città ha avuto grandi progetti artistici, spesso però affidati agli stessi sog-getti, in periodi in cui l’investimento pubblico in cultura è stato molto significativo dal punto di vista econo-mico. Questo ha comportato però alla fine poca innovazione e poco riscon-tro occupazionale di lungo periodo se paragonato alla dimensione dell’inve-stimento pubblico diretto o indiretto. La Fondazione del Teatro Grande ha ovviamente scompaginato le carte perché si è posta fin dall’inizio come soggetto di innovazione e sviluppo. La Fondazione del Teatro Grande, anche in presenza di risorse pub-bliche molto lontane da quelle degli anni passati, ha invertito la tendenza perché ha investito molto nell’occu-pazione giovanile. Noi stiamo facendo crescere una nuova giovane classe

dirigente per la cultura, cosa che non è avvenuta nel passato. Lavoriamo per il futuro del territorio.

In base ai suoi feedback, quali sono state le iniziative organizzate dalla Fondazione del Teatro Grande meglio riuscite che in qualche modo le hanno restituito il profilo del bresciano?In generale non immaginavo che in poco tempo la Fondazione riuscisse ad ottenere determinati risultati, sia in termini di presenze di pubblico che sono quintuplicate, sia in termini di consenso, io non conoscevo la città ed è stata per me una grande sorpre-sa. Soprattutto questo è stato possi-bile nelle occasione di apertura del teatro alla città, per esempio quella nei fine settimana del caffè storico che avvicinava le persone al teatro e grazie alla quale il primo anno abbiamo avuto 51mila presenze; o l’apertura di tutti gli spazi del teatro alle famiglie mirata per i per i più piccoli o la Festa dell’Opera. Quello che ho capito del bresciano è che una volta che guadagni la sua fiducia, ti ricambia con grande generosità, ma ciò che mi dispiace è che non investa nelle grandi potenzialità di questa città. Spesso non accetta fino in fondo la sfida del cambiamento e dell’inno-vazione e preferisce guardare indie-tro a come eravamo, mentre io credo che il passato sia passato.

Forse dipende da una mentalità un po’ ancora provinciale?Io vengo da una città che è molto più piccola di Brescia e conosco i limiti della provincia, la parola “provincia-le” non è negativa, lo diventa quando il significato che gli si attribuisce è voler investire a tutti i costi in risorse della città che di fatto risorse non sono.

L’estate in centro sarà un fermen-to artistico, da Vinicio Capossela a Gianna Nannini, il grande jazz e la musica internazionale, sono passati attori come Willem Dafoe e la mo-glie Giada Colagrande e Carlo Ver-done con la sua promessa di pen-sare a Brescia per un suo prossimo film. È l’inizio di qualcosa di grosso che si muove e che rispecchia una mentalità più aperta rispetto al passato?Io penso che siano elementi positivi, non ho mai creduto a situazioni di

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monopolio culturale nel senso che alcuni di questi artisti sono stati ospiti anche della Fonda-zione del Teatro Grande. Potrei anche dire che la Fondazione del Teatro Grande, come avviene per teatri di altre città, potrebbe esse-re un attore anche più importante all’interno dell’estate cittadina, ma non abbiamo purtroppo risor-se per farlo. Credo che sia molto positivo che ci sia una pluralità di soggetti che opera anche in ma-niera sovrapposta, è il sinonimo di un’effervescenza. Vedere Carlo Verdone all’interno del progetto Old Cinema è il segno di una città viva ed è il segno di una vitalità che la città sa restituire.

Il teatro e le scuole qual è il pun-to d’incontro?È una domanda molto impor-tante perché credo che nessuno dei due possa fare a meno l’uno dell’altra, ed è lì la vera sfida. Noi abbiamo molti progetti per le scuole e mi meraviglio ogni volta vedere i ragazzi così attenti e concentrati anche per alcune ore durante le prove generali dell’opera, ed è una soddisfazione considerando l’età e le distrazioni che li fuorviano oggi, penso per esempio ai dispositivi elettronici. Questo significa che l’arte riesce a trasformare l’approccio con la propria quotidianità e quindi lì va fatto il vero investimento per colmare un gap culturale, credo che il ritorno sia infinito. Io faccio questo mestiere anche grazie ad alcuni spettacoli di teatro a cui ho assistito quando avevo 14 anni, all’inizio non pensavo sarebbe

potuto diventare un lavoro poi è diventato una grande passione e questo lo devo ai miei insegnanti, alla mia famiglia e a quello che ho vissuto a scuola. Noi viviamo in un Paese che, nonostante sia storica-mente il paese della musica, non investe nell’educazione musicale nelle scuole, un Paese dove se un figlio dice di voler fare il musicista il padre gli risponde, sì ma poi di lavoro cosa fai? Qualcosa sta cambiando, ma è ancora troppo poco.

Cosa c’è in programma per la prossima stagione a teatro?Abbiamo dei progetti importanti, il primo è la Festa dell’Opera, unico a livello internazionale, ed è sicuramente uno dei progetti più forti che noi abbiamo realizzato in questi anni e che caratterizza for-temente la città di Brescia. Credo che la città dovrebbe fare su questo un investimento enorme a tutti i livelli, politico, economico e istituzionale con una forte condivi-sione d’intenti e farne il suo fiore all’occhiello, come fa per la Mille Miglia, proprio per caratterizzar-si come città dell’opera e della musica. Festa dell’Opera e Mille Miglia sono i due unici eventi cittadini che possono costruire un “brand” per la città di impatto nazionale e internazionale. Altre città non li hanno, perché non investirci? Mantova per esempio ha puntato moltissimo sul Festival della let-teratura, che oggi infatti conta 200 mila presenze. La Festa dell’Opera è un progetto pensato per chi non va all’opera

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e per far scoprire la città in altro modo agli stessi bresciani, è gra-tuito e non ha barriere linguisti-che, economiche né di fruizione, perché è pensato come progetto colto e popolare, che ha ottenuto grandi risultati e vinto premi.

I suoi sogni che vorrebbe vedere realizzati?Il sogno che vorrei si realizzasse è quello che il Teatro Grande diventi un modello di riferimento nazio-nale, ma per questo è fondamen-tale che ci siano una convergenza di interessi e una condivisione politica ed economica. Credo che il Grande possa rap-presentare a livello nazionale un modello di eccellenza perché ha un gruppo di lavoro fantastico co-stituito per il 60% da persone che hanno meno di 35 anni e di questo sono orgoglioso perché credo che sia un segno molto forte rispetto alla capacità dei bresciani di agire in città e nella propria professio-ne. Per ottenere questo si deve attuare una strategia di proget-tazione culturale ampia che non riguardi solo il sovrintendente. Mi piacerebbe che la presenza di bambini e di giovani nel teatro aumenti in maniera esponenziale prima che io lasci Brescia. Poi mi auguro che dopo di me si individui con intuizione e laicità un nuovo sovrintendente, migliore di me.

Ha dei modelli a cui si ispira?Si tratta di Gianni Sassi, una persona che non ho conosciuto perché non faceva parte della mia generazione e seguirne il percor-so è stato utile per il mio lavoro. Poi per quanto riguarda Brescia sicuramente il modello è Renato Borsoni.

Il suo rimpianto più grande?Non aver continuato ancora un po’ a giocare a calcio. Ridiamo. Sono una persona alla quale piace apprendere e guardare gli altri perché c’è sicuramente sempre da imparare. Mi riconosco però la capacità di proporre nuove invenzioni e nuove progettualità e mi piace molto far crescere i giovani collaboratori a cui devo gran parte delle mie soddisfazioni professionali.

Nell’immagine l’artista Antony di Antony and the Johnsons e Umberto Angelini.

BRE PROTAGONISTI

A CURA DI EMANUELA SERUGHETTI

TEDESCO DI NASCITA, DELL’ANNO 1965, IRPINO D’ORIGINE ED EMILIANO D’ADOZIONE, VINICIO CAPOSSELA HA CONOSCIUTO LA DURA GAVETTA DELL’EMIGRANTE, ANCHE SE LE SUE RADICI SONO BEN PIANTATE

NELLA TERRA PATERNA, CALITRI, VALLE DELL’OFANTO, “IL PAESE DEI COPPOLONI”, A CUI DEDICHERÀ UN LIBRO E UN INTERO ALBUM (CANZONI DELLA CUPA, 2016).

“SCAVARE LA TERRA SI ARRIVA ALL’AURORA DEL TEMPO”

“LE CANZONI DELLA CUPA”

VINICIOCAPOSSELA

BRE M

AGAZINE´ N

O.3LUGLIO2016´

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Nel 1966 con la famiglia si tra-sferisce in Emilia Romagna e il suo talento istrionico non tarda a uscire. Frequenta il Conservatorio e debutta in una band hard-rock gli “Hurricane”, poi al tempo delle superiori viene folgorato da Tom Waits col suo album “Foreign af-fairs” che lo segnerà per sempre e il suo interesse si sposta dalla chitarra elettrica al contrabbasso, al sassofono. Dopo gli studi uni-versitari, per un periodo vive nella feconda New York dove assorbe il jazz, le voci, i grandi interpreti e gli slang improbabili. Le sue prime canzoni hanno le influenze dei blues aspri e deliranti di Wai-ts, le atmosfere jazzy di Conte e il ritmo tormentato di Luigi Tenco. Il suo talento non passa inosserva-to, così Vinicio finisce nelle mani giuste e si spiana per lui la strada per un debutto discografico. Dal suo primo album “All’una e trentacinque circa” che gli vale il Premio Tenco come opera prima, i suoi testi testimonieranno sem-pre più un approccio all’epoca cu-rioso e sagace, colpendo al cuore con ballate esistenzialiste di di-sarmante sincerità e malinconia. Con le sue storie di notti insonni e di sbronze, di amori perduti e di solitudini, di bar e di strada alternati a toni più giocosi di con-tagioso swing, conquista il favore della critica diventando una tra le migliori promesse della nuova canzone d’autore italiana. La produzione discografica successi-va è intrisa di storie notturne nei club, d’amore, sentimenti, poesia e humor, dell’idillio con l’Ameri-ca Latina che con la sua musica morbida e latineggiante resterà sempre nelle sue produzioni. Nel 1994 con il suo “Camera a sud” inizia a ispirarsi al suo Meridione, alle danze e alle canzoni popolari apprese dalla musica folk del Gargano e da Matteo Salvatore a cui dedica nel 2016 un album intero “Canzoni della cupa”.La musica di Vinicio continua a vivere d’euforiche contaminazio-ni, tra swing e mambo, tango e twist, marce e ballate. Ma i ritmi originali sono sempre stravolti e rielaborati, nel segno delle contaminazioni più trasversali

e dello humor più dissacrante. Sullo sfondo resta sempre il tema del viaggio con spunti biografici e i suoni, raccolti lungo la strada e fissati nella memoria, voci di periferia, ragazzi chiassosi e le ballate tipiche del Sud con ritmi nervosi e incalzanti, influenzati da malie gitane e valzer fiabeschi. Storie in bilico, come istantanee felliniane, tra la sagra paesana, balli e canti di antiche contrade che accentuano sempre di più la sua attenzione per le tradizioni della canzone popolare italiana e mediterranea. Uno dei suoi riferimenti letterari è lo scrittore italoamericano John Fante a cui dedica dei reading, ma quello che lo trascinerà in uno scena-rio desolante della condizione

umana è Luis Ferdinand Céline che contribuisce a far proseguire il canzoniere caposseliano degli album successivi nell’esplora-zione della dimensione fisica, corporea così come dello slancio mistico, una ricchezza di gioie e dolori, l’amore e la guerra. La sua dirompente produzione artistica segue anche la strada della nar-rativa e nel 2004 pubblica il suo primo romanzo “Non si muore tutte le mattine” da cui trae uno spettacolo di teatro d’ombre e le Radiocapitolazioni trasmesse da Radio 3. “In clandestinità” è il suo secondo libro uscito nel 2009, firmato con l’amico poeta Vin-cenzo Costantino “Cinaski”, che diventa un reading con un ring, un giudice, un pianoforte e loro

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La Cupa è la contrada oscura, quella dove batte poco il sole, quella dove le cose si nascondono alla vista.

Quella dove si consumano gli amori illeciti, quella dove si fanno vere le creature che si vogliono celare allo sguardo.

Ad aprirgli la porta verranno a molestarvi, come hanno molestato me per tutti questi anni. A scavare la terra si arriva all’aurora del tempo. Fa paura, però anche incanta. Peggio per tutti.

Buona fortuna.Alle canzoni della cupa e anche a chi voglia prestarvi ascolto.

(Vinicio Capossela su “Le canzoni della Cupa”)

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due in scena, per un improbabile incontro di boxe, in cui parole e canzoni sostituiscono i pugni. Nel 2010 esce “The story-Faced man”, un’antologia per il mercato internazionale. Nell’aprile del 2015 Feltrinelli pubblica il suo quarto libro, “Il paese dei Coppo-loni”, candidato al Premio Strega e con il quale vince l’edizione 2016 del Premio Letterario Rotary Vallombrosa, per la capacità e la sensibilità con cui Capossela dà voce alle storie più intime di un popolo tra passato e presente, richiamando ricordi ancestrali e leggende che animano un pae-saggio geografico che si fa meta-

fora della vita e dell’anima. Storie rese vive e reali da un linguaggio comune e da voci dialettali ricche di musicalità che portano in un mondo onirico. Da questo libro è tratto il suo film uscito lo scor-so marzo, anticipatore del suo album “Le canzoni della cupa” che dal 6 maggio scorso porta in giro per l’Italia nel tour “Polvere” che passerà per Brescia in piazza della Loggia il prossimo 19 luglio.“Le canzoni della Cupa” è un album che nasce dalla terra intrisa di miti rurali persi nei fumi del tempo, un album diviso in due parti, “Polvere” e “Ombra”, la prima registrata nel 2003, la

seconda tra il 2014 e il 2015.Come disse Bob Dylan “La musi-ca tradizionale è fatta di spine, di creature notturne, di sangue, di cose misteriose”, un concetto che ben si adatta alla Cupa (“la con-trada oscura”) quella parte del Meridione, l’Alta Irpinia, dove il sole non batte quasi mai e dove il bestiario popolare si nutre di spi-riti diabolici e apparizioni miste-riose. Capossela è un artista vero, non è però per tutti: insegue idee difficili da raccontare, intessute di un’arte pura, attraversata dalle molteplici sfaccettature della vita e dall’amore, l’amore per la sua terra e per il suo pubblico.

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BRE PROTAGONISTI

A RESTARE FERMI IN QUESTO MERCATO SI PERDONO POSIZIONI

TESTO DI EMANUELA SERUGHETTI

LO SCORSO 17 GIUGNO L’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BRESCIA HA OSPITATO IL CONVEGNO “RICERCA, ECONOMIA E FINANZA”

PROMOSSO DALL’ISTITUTO I.S.E.O IN COLLABORAZIONE CON L’ATENEO E PATROCINATO DALLA BANCA SANTA GIULIA, UN ISTI-

TUTO DI CREDITO BRESCIANO GUIDATO DA MARCO BONOMETTI E DANIELA GRANDI E CHE HA PER SOCI REALTÀ INDUSTRIALI

DELL’ASSOCIAZIONE INDUSTRIALE BRESCIANA.

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DANIELA GRANDI

Il fil rouge del dibattito è, dati alla mano, quanto sia fondamen-tale il legame tra la salute, la crescita economica e la finanza in un periodo come quello che stiamo vivendo, segnato da una complicata crisi economico-sa-nitaria. Gravi sono stati dal 2008 ad oggi i bilanci a livello globale in termini di disoccupazione, un problema che ne ha generati altri partendo dalle misure restrittive applicate da parte dei governi sulla spesa sanitaria pubblica, e la conseguente crescita del tasso di mortalità legata a malattie importanti e al suicidio, la cui causa è da ricondurre anche allo

stress psicologico. La prospettiva sul quadro futuro purtroppo non è rassicurante, recenti ricerche parlano chiaro, si prevedono aumenti sia nel numero dei casi di malattie causate dal cancro o dall’Alzheimer sia in quello rela-tivo ai costi assistenziali, spiega il rettore dell’Università di Brescia Sergio Pecorelli. Sostenere la sa-lute e incrementare il benessere è diventata una priorità nel pro-grammare investimenti di risorse finanziarie importanti anche a lungo termine.Dall’altra parte, toccando il tema della crescita economica, c’è chi sostiene che questa sia deter-

minata da migliori condizioni di salute e viceversa. Anche se a riguardo ci sono pareri contra-stanti, da diversi studi compiuti sulla relazione tra salute e PIL è emerso che un incremento nell’aspettativa di vita si traduca in una crescita sia del PIL pro capite, sia in quello totale di un paese. Non è ancora del tutto chiaro se la crescita del reddito porti a un miglioramento della salute, ma come scrive Angus Deaton, premio Nobel per l’Eco-nomia del 2015 ospite d’eccezio-ne alla conferenza, “La crescita economica ha bisogno spesso di aiuto per garantire un migliora-

BRE MAGAZINE ´ N

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Di recente abbiamo commissionato un’indagine al Cessme (istituto tori-nese le cui attività scientifiche sono coordinate da Piera Levi Montalci-ni, ndr) per capire quale fossero il giudizio e le aspettative dei bresciani in campo sanitario e assistenziale. E non a caso abbiamo sostenuto il convegno del 17 giugno, in cui si è parlato del modello (americano) di sostenere la ricerca scientifica attraverso strumenti diversi come la cartolarizzazione.

Da imprenditrice cosa si sente di dire ai giovani che decidono di av-viare un’impresa oggi?Se è il loro sogno, ai giovani sugge-rirei di lanciarsi con tutte le proprie forze perché si tratta di un’avventura faticosa, ma che può dare grandi soddisfazioni. A patto di metterci perseveranza, serietà e dedizione.

Quando le donne si mettono a fare qualcosa, la loro testa e il loro cuore le portano a grandi risultati, è d’ac-cordo?Vale le per le donne e per chiunque: chi ci mette testa e cuore molto spes-so ottiene risultati importanti.

Per grandi successi sono necessari anche dei grandi sacrifici e grandi rinunce, quali sono i suoi?Chi ama ciò che fa non lavora mai! Fare l’imprenditore può essere molto impegnativo, ma chi ama davvero il proprio lavoro trasforma i sacrifici in gioie.

Quali sono secondo lei le formule vincenti per il buon funzionamento di un’azienda e parlando di investi-menti su quali dovrebbe puntare oggi?La visione prospettica è essenziale. Un’impresa oggi deve saper mettere in campo piani pluriennali ben pon-derati, ma anche chiudere il cerchio con un controllo di gestione efficiente e puntuale. È finita l’epoca del padro-ne con le maniche di camicia arroto-late che fa tutto: oggi è determinante affidarsi a managers preparati. Del resto sono necessarie competenze sempre più specifiche per puntare su mercati nuovi e fare innovazione, di prodotto e di processo. Chi resta fermo, in questo mercato, perde posizioni.

Una banca che contribuisce a un progetto di studi e approfondimen-to in Università che verte sulla Ricerca, economia e finanza nel quale sono proposti nuovi percorsi e meccanismi finanziari innovativi per sostenere la crescita e il welfare in Europa, è il segno che sta cam-biando la strategia degli istituti di credito rispetto agli investimenti e al rapporto con gli imprenditori?La nostra è una banca del territorio, delle imprese del territorio. Credia-mo molto all’importanza di promuo-vere anche nel Bresciano occasioni di informazione corretta e utile alle aziende in campo economico e finanziario. Ma i tempi cambiano ed è impensabile continuare a ragionare su vecchi strumenti.

La vera sfida è quella di avere il co-raggio di fare sempre ciò che si ama.

Vita privata e professionale, come si conciliano tra loro?A volte si sovrappongono, ma non en-trano in conflitto se si riesce a gestire al meglio il proprio tempo.

Quali sono i suoi grandi riferimenti nella vita come nel lavoro?Più che persone da imitare ho valori da seguire. Non voglio sembrare moralista, ma l’etica, la serietà, la libertà e l’onestà sono principi che ritengo fondamen-tali nel mio operare quotidiano in ambito lavorativo e nella vita privata. La coerenza tra quello che sono e quello che faccio mi rende serena e felice.

Considerati i suoi ruoli professio-nali di grande responsabilità che richiedono carattere e fermezza, e il suo ruolo di donna e madre, mi vuole spiegare come si scontrano e come comunicano la parte femmini-le e quella maschile in lei?È solo una questione di punti di vista, non ho conflitti di ruolo. Né cre-do che carattere e fermezza siano prerogative maschili: chi prende il proprio lavoro con serietà e metodo riesce anche ad assumersi le proprie responsabilità senza paura, nella consapevolezza che comunque si può anche sbagliare. L’importante è aver dato il massimo.

INTERVISTA A

Daniela Grandi

mento della salute.” Condivisa è l’idea secondo cui investire nella scienza può essere la chiave di svolta per elevare il benessere su scala globale, anche se i benefici potrebbero riscontrarsi tra qual-che generazione. Il problema è in-dividuare quali siano i progetti tra big e small science da finanziare combinandoli insieme, progetti che spesso appaiono rischiosi o con orizzonti temporali eccessiva-mente estesi. Qui entra in campo

la finanza e come ha spiegato nel suo intervento Roger Stain, Professore e Ricercatore della MIT Sloan School of Management, sono state effettuate delle ricer-che che hanno portato a sugge-rire l’applicazione di tecniche di ingegneria finanziaria che guida-no a una distribuzione di finan-ziamenti alla ricerca biomedica, mirati a modificare il meccanismo dei trial clinici per l’approvazione dei farmaci rendendoli più adattivi

ai profili dei pazienti. Sebbene stiamo vivendo un progresso tecnologico continuo, i costi in ri-cerca e sviluppo da sostenere nel settore farmaceutico tendono ad incrementare riducendo il numero dei farmaci che riescono a rag-giungere il mercato. Riformare i protocolli dei trial clinici potrebbe aiutare a ridurre il costo di ricerca e sviluppo, riducendo il tempo di approvazione dei farmaci, salvan-do quindi più vite.

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BACI PER AISLA AL NORMA LUNCH E DINNER

A CURA DI LAURA SORLINI

Grande successo di pubblico per la terza edizione di Baci Per Aisla, la cena di beneficenza organizzata dal Rotary Moretto in collaborazione con alcuni ragazzi del mondo della notte.

BRESCIA GRANDI EVENTI

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Non si ferma la maratona di so-lidarietà promossa dal territorio, in questo caso dal Rotary Moretto insieme a un gruppo di ragazzi del mondo della notte, a favore dell’Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica.Mercoledì 25 maggio, infatti, al Norma Lunch & Dinner di Buffa-lora, si è tenuta la serata benefica “Baci Per Aisla”, iniziativa che da tre anni raccoglie tantissimi consensi ma soprattutto fondi da destinare al sostegno dei malati di SLA (quasi il 90% del ricavato della raccolta fondi è sicuramente indice di eccellenza organizzativa e di “buon cuore”).Un evento che ha richiamato l’attenzione di un folto pubblico, accorso dall’orario aperitivo fino al dopo cena, nella splendida location all’interno del centro sportivo Rigamonti. Un piccolo gesto che racchiude in sé, però,

un grandissimo significato.“Un’idea che noi di Aisla Brescia abbiamo colto con entusiasmo – commenta Maria Mario, Segre-tario della sezione provinciale - perché crediamo profondamente che oggi più che mai sia indispen-sabile fare “cultura del bene”, soprattutto nel momento stori-co in cui viviamo, dove punti di riferimento e valori sono confusi! I giovani sono spesso giudicati malamente, certo sappiamo cosa avviene purtroppo in certi “viaggi notturni” e in locali alla moda... ma a maggior ragione questa è la dimostrazione (non è l’unica) che nella movida bresciana c’è invece e soprattutto tanto di buono! Crediamo che il ruolo di un’as-sociazione sia anche fare cultura di aggregazione e solidarietà, soprattutto oggi dove sembra si passi dall’indifferenza tra individui all’intolleranza alle diversità! Si

possono fare tutti i più bei discorsi del mondo ma la SLA rimane una realtà durissima, il malato e la sua famiglia vengono concreta-mente sconvolti! Spesso, inoltre, benché Brescia sia una città virtuosa anche dal punto di vista socio-sanitario, la presa in carico del malato e della sua famiglia da parte delle istituzioni non è sem-pre adeguata. È dunque fonda-mentale intervenire concretamen-te e velocemente per migliorare la qualità della vita a queste perso-ne. Noi cerchiamo con umiltà di farlo, con le capacità e le risorse che abbiamo a disposizione e a fianco dei servizi istituzionali, ma senza il concreto contributo di chi ci sostiene potremmo fare poco. Un doveroso grazie, dunque, va a tutte le persone che contribuisco-no a far sì che “Baci per Aisla” sia un successo non solo mediatico ma soprattutto concreto”.

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BRE ART&GALLERY

ExpoZOOne

A CURA DI FEDERICO BUELLI

la rassegna espositiva allestita nell’ambito del

“#mutamorphosis” esperienze per una estetica dell’arte nell’era

post-contemporanea.

DA SEI ANNI ACCADE ALL’INTERNO DEL CASTELLO SUL COLLE CIDNEO CHE DOMINA DALL’ALTO LA CITTÀ DI BRESCIA, LA RAP-

PRESENTAZIONE DI UN DIALOGO TRA LE ARTI. DIALETTICA COME RAPPRESENTAZIONE DEL FARE ARTE OGGI.

SE QUESTO PUÒ BASTARE AD INCURIOSIRE IL FRUITORE, IL LETTORE O L’ANNOIATO DELLE “SOLITE” ESPOSIZIONI D’ARTE

POSTMODERNA, ALLORA NON DOVRÀ FAR ALTRO CHE LASCIARSI CONDURRE PER MANO DA EXPOZOONE: LA RASSEGNA

ESPOSITIVA ALLESTITA NELL’AMBITO DI MUSICAL ZOO, IL FESTIVAL DEDICATO ALLE CONTAMINAZIONI TRA MUSICA, ARTE,

PERFOMANCE E CULTURA IN TUTTE LE SUE MUTEVOLI FORME, DA MERCOLEDÌ 20 A DOMENICA 24 LUGLIO 2016.

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Musical Zoo Festival 2016

Quando dico condurre per mano mi riferisco al fatto di “fidarsi”, di saper accettare che l’arte oggi è la mescolanza e la ridefinizio-ne in un viaggio levogiro delle avanguardie storiche iniziando ad interrogare la realtà codificata dai nuovi strumenti tecnologici e comunicativi come uno scenario a volte complesso, in perenne mutazione. Quello che rappresenta Expo-ZOOne, progetto espositivo curato dall’architetto Gabriele Falconi e direttore artistico dell’area

dedicata alle arti visive, è pro-prio questo. La rappresentazio-ne dell’opera d’arte oggi nella sua essenza effimera, leggera, praticabile solo se lo spettatore diviene surfer tra le onde elet-tromagnetiche che ci circondano. Equilibri, mescolanze e sinergie fra bisogni creativi e tecnologie elettronico digitali che mutano i processi comunicativi e produttivi della società. Ciò è evidente fin da subito nella scelta del titolo che Gabriele Falconi propone: “#mutamorpho-

sis è il titolo scelto per la sesta edizione, è la crasi tra le parole metamorfosi e mutazione, è un gioco di parole che vuol rappre-sentare la capacità di evoluzione del Festival nel cambiare sem-bianze, per rappresentare e dar voce alle diverse estetiche del contemporaneo che lo com-pongono. Arte contemporanea, architettura, performance, rock, techno, reggae, house, hip-hop e conferenze: sempre con l’indice puntato verso ricerca, sperimen-tazione e qualità”.

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Chi visiterà ExpoZOOne si troverà quindi di fronte ad una mesco-lanza e mutazione tra le arti visive, sound, performance ed estetica digitale ideati e realizzati da operatori visivi che si alterne-ranno nelle serate d’esposizione. L’opera d’arte diviene qui oggetto d’esperienza fondata sull’uso eclettico e indiscriminato dei linguaggi extra-artistici verso un approdo plastico ambientale. Ed è l’ambiente, caratterizzato dalla vicenda storica del Castello bresciano che fino alle fine degli anni Settanta, sede dell’esotico zoo cittadino e che dà nome al fe-stival MusicalZOO, a condizionare la vicenda artistica di ExpoZOOne che vede nel design ambientale l’attore principale dello spazio scenico. Allestimento progetta-to da Gabriele Falconi dal titolo “barraganimàl”. F.B. Il tuo lavoro progettuale è stato pensato quale contenitore spaziale dell’arte performativa degli operatori estetici invitati ad esporre, o è rappresentativo dello spazio del castello come nuovo luogo totalizzante del festival?G.F. É entrambe le cose, è l’in-stallazione e stage, contenitore e contenuto allo stesso tempo. F.B. Cos’è Barraganimal?G.F. É un’installazione di 5 prismi di diverse altezze (dai 4 agli 8 metri) interamente rivestiti di tessuto semi-trasparente e – in un sottile rimando al nome del Festival - a stampa “animalier”. Il gruppo scultoreo sarà posizio-nato nell’area antistante le Mura Viscontee e la Torre dei Prigio-nieri. Il rimando è a un congiunto primitivo di menhir, a una sorta di campionatura di carotaggi ferini, al capolavoro messicano delle Torres de Satélite. Luce, suono ed immagini in proie-zione scaturiranno dalla ensem-ble monolitica per tutte le notti del Festival. Ogni torre conterrà infatti dispositivi audio-visivi funzionali alle esibizioni dei video artisti. Le video performances da essi generate saranno proiettate su un led-wall montato su di un furgone mobile all’interno dell’ExpoZOO-ne.F.B. Come curatore dell’esposi-

zione, oltre che direttore artistico della sessione dedicata alle arti visive, quali sono state le scelte espositive?G.F. Nel tentativo di avere ogni sera un progetto artistico credibi-le e sempre differente, per tipolo-gia e contenuto, si è sperimentato con successo il coinvolgimento organizzativo di elementi terzi come gallerie, curatori, collettivi. Questi sono responsabili diretti delle scelte artistiche, seguendo linee guida che si sono stabilite ab-origine con la Direzione Arti-stica di ExpoZOOne. F.B. Qual è se esiste, il feedback conduttore tra le opere visivo/performative/sonore in mostra?G.F. Più in generale continuo a sostenere che non ci sia alcun fil rouge che lega i vari progetti, piuttosto un mix di ricerca esteti-ca, opportunità, coincidenze.

Proseguendo il mio desiderio di condividere con voi l’evento artistico di ExpoZOOne ed invi-tarvi all’esposizione, mi soffermo

su le parole di Gabriele Falconi quando parla di “ricerca esteti-ca”, poiché in essa ci trovo quel fil rouge o feed-back che accomuna e coinvolge i lavori in esposizione e gli artisti invitati. Essi, nel loro lavoro, sono difatti rappresenta-tivi di una estetica come filosofia dell’arte, una “cognitio sensitiva” corrispondente all’etimo greco “la vita piena dei sensi”. L’arte performativa visiva, video arte, sonora, legittima pienamen-te il recupero della sensorialità, come momenti tecnici, retorici e poetici. Ovvero accanto al fare arte viene messo in risalto anche quello del vivere. Nell’estetica dell’arte trova spazio l’artista come operatore estetico accanto al fruitore, al consuma-tore dell’opera d’arte che vive la stessa esperienza. Questo avvie-ne in modo indiscutibile grazie al mezzo del fare arte oggi, mez-zo non connotato secondo una specifica tradizione artistica ma liberamente riposto tra arti visive, musica, performance.

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LSKA (Luca Scapellato, 1985) è musi-cista, compositore, tecnico del suono, sound designer, videoartista. Presen-ta il progetto PixCells. Un’installazione interattiva, un eco-sistema digitale composto da cellule che scompongono e ricombinano creature ibride, configurazioni insta-bili di informazioni visive e sonore, corpi e versi. PixCells è un ambiente immersivo in cui ogni frammento diviene materiale di partenza per una composizione diversa e imprevedibi-le.Shazzula e DâwN Shazzula (Sharon Schievers, Bruxel-les, Belgio) è un’artista poliedrica e una musicista professionista. DâwN (Nadia Daou) è una musicista libanese, attiva a Bruxelles dal 2011. Insieme presentano il progetto KAZSBÂN (30 minuti), progetto che unisce film e musica. Creato appositamente per ExpoZOO-ne, “Kazbân (Dune)” è un omaggio allo scrittore, fumettista, saggista, drammaturgo, cineasta, compositore e poeta cileno naturalizzato francese, Alejandro Jodorowsky. La performance dal vivo sarà una fusione tra voci orientali, musica Mantra, sintetizzatori, spazio occulto Rock e rumore acustico di matrice sperimentale. Inoltre in esposizione si potranno vedere i lavori: Black Mass RISING video (120 minuti) e Outtakes da Black Mass Rising (35 minuti di film / Nessun titolo).

Mezzo che è parte attiva di un pro-cesso tecnologico, smaterializzante, informatico elettronico e digitale in grado di recuperare i valori sensoria-li, così come i valori fisici e interventi manuali, artigianali. Le video installazioni in esposizione, le performances sonore, i monitors e i supporti digitali in grado di “ag-grapparsi” ad ogni superficie urbana, architettonica o installazioni come concetti di design artistico, diventano a tutti gli effetti oggetti visivi e sonori.

Veniamo quindi a presentare i lavori ideati e realizzati da artisti e perfor-mers di levatura internazionale pro-venienti dall’Italia e dall’estero, che si alterneranno nell’arco di 5 serate:Mercoledì 20/7 PIXCELLS by LSKA(installazione interattiva, sound & video)Giovedì 21/7 BLACK MASS RISING + KAZSBÂN by Shazzula & DâwN (proiezioni e performance audio-vi-deo-musicali)Venerdì 22/7 MATERIA SONICA a cura di D. Bonetta, R. Moratto, F. Volpi (mostra c/o AplusB gallery + performance audio-visiva)Sabato 23/7 COSÌ E COSÌ + HOLIDAY INN a cura di Invisible Show (doppio concerto + performance)Domenica 24/7 OVER(W)ALL ideato da Gabriele Falconi - a cura di Design In Corso (installazione audio-visiva).

Operatori estetici e progetti in espo-sizione:

Materia Sonica è un doppio progetto, espositivo e performativo, che avrà luogo contemporaneamente negli spazi delle Galleria AplusB Contem-porary Art (Brescia, via Gabriele Ros-sa 22A) e nella ExpoZOOne di Musical Zoo. Il progetto vede impegnati gli artisti:Massimiliano Viel, Compositore, mu-sicista e ricercatore.Presenta presso @AplusB Gallery “ANDROMEDA” - Mostra personale + installazione (dal 20/7 al 15/8 – da giov a sab 15-19 o su appuntamento, ingresso gratuito).L’installazione “Andromeda” (2012) è composta da sette “scatole musicali” la cui configurazione nello spazio dell’allestimento ricalca la posizio-ne di alcune stelle dell’omonima costellazione. Ogni scatola musi-cale dà voce a una stella ed emette un segnale elettronico il cui codice esprime in modo complesso alcuni dati della stella come la sua distanza dalla Terra, la sua luminosità, il suo colore e la sua posizione nella cupola celeste. Ogni stella trasmette un messag-gio in grado di distinguerla da ogni altro frammento dell’universo che ci circonda. Dies_ (Fabio Volpi). Architetto di formazione, attualmente insegna Performance audiovisiva all’Accade-mia N.A.B.A. di Milano. Con lo pseu-donimo “Dies_” produce interventi artistici che prevedono l’integrazione irrinunciabile tra la visione e il suono.Untitled Noise progetto che segna l’unione delle esperienze di ricerca sulle immagini e sul suono degli artisti Michele Lombardelli e Luca ScarabelliNoumeno (Stefano K. Testa) Arti-sta dell’etichetta milanese Haunter Records.Menthos (Marcello Scarpa) Dj e performer.Insieme presentano il progetto: Ma-teria Sonica Live Performance presso expoZOOneObiettivo è dare forma visiva al suono. Per fare ciò, nel corso della performance, si alterneranno artisti che affronteranno il tema del suono nelle sue diverse declinazioni: Mas-similiano Viel ,scandaglia il concetto di rumore bianco usato per testare gli ambienti, gli Intitled Noise ricavano il rumore collegando strumenti metal-lici a dispositivi elettronici, Noumeno affronta il versante elettronico e

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digitale mentre Menthos è autore di un sound “dance oriented”. Fabio Volpi, in arte Dies_, in di-retta reale curerà l’estetica visiva della proiezioni che faranno da sfondo alle esibizioni. Le imma-gini create a da Dies_, ideate partendo da fotografie figurative rigorosamente in bianco e nero, poi distorte sino a divenire imma-gini astratte - saranno proiettate sul led-wall mobile inserito nel-l’architettura della ExpoZOOne.

Invisible°Show è un collettivo di ricerca musicale. Si occupa dell’organizzazione di concerti in spazi non fissi, non predetermina-ti, non conosciuti fino al momento dell’esibizione. Il collettivo presenta i progetti musicali: Holiday Inn (Roma, Italia) Duo minimal acid-punk nato nella musicalmente fertile Roma Est e in particolare in uno dei suoi locali simbolo, il “Fanfulla 5/A”. Propongono un’unione grossolana di elettronica minimale e rabbiose liriche metropolitane, sperimen-talmente punk.Così e Così (Toronto, Canada) Pro-getto italiofono, performativo/con-cettuale ideato da Vincent Ferrari e dal collettivo No Exist, giunto in a Brescia direttamente dall’un-derground québécois di Montréal. Un progetto che diventa fisico, visuale, estremamente emotivo, nelle live performances.Dubbi di identità e di genere hanno contribuito a creare una solida e riconosciuta discografia, mutevole per direzione ma mu-sicalmente basata su ossessioni

hip-hop, loop di programmazione, voci in bilico tra femminino e non-gender.Over(w)all é una mostra/in-stallazione audiovisiva ideata da Gabriele Falconi e a cura di Design in Corso. L’installazione avrà luogo nello spazio di Expo-ZOOne. Le mura del Castello di Brescia diventeranno per una notte le pareti di una galleria d’arte a cielo aperto, dove le opere dell’artista Andreco (Roma, 1978) dottore di ricerca in Ingegneria Ambientale sulla sostenibilità urbana, verranno proiettate per la prima volta. Un lavoro di ricerca tra arte e scienza che prende in prestito il linguaggio della urban art e della performance: trovan-do nelle opere selezionate un ragionamento sul rapporto tra uomo e natura, paesaggio urbano e paesaggio naturale, passato e presente. L’obiettivo è quello di produrre nuove visioni, simboli e formule, per rendere visibile l’in-visibile, mostrando la bellezza di processi naturali nascosti, come un alchimista contemporaneo che impara dal passato.per mano

IN BREVE:Cosa: ExpooZoone – sezione dedicata alle arti visive all’interno di Musical Zoo FestivalDirezione artistica: Arch. Gabriele FalconiQuando: da mercoledì 20 a domenica 24 luglio 2016Dove: Castello di Brescia (via del Castello,9)Orari: dalle 18 pm alle 3 am – ingresso gratuito fino alle 20, poi 12 EuroCome arrivare: in auto fino ad esaurimento posti, oppure trami-te bus-navetta gratuiti messi a disposizione da BresciaMobilità (partenza ogni 15 minuti, da diversi punti del centro storico cittadino).Perché: l’obiettivo è portare il meglio della contemporaneità dentro un luogo denso di storia.Sito: www.musicalzoo.itHashtag ufficiali dell’evento: #mutamorphosis #MZOO16 #expoZOOneMusical Zoo Festival è un evento organizzato da: Associazione Culturale MusicalZOO, col patrocinio del Comune di Brescia; MZOO fa parte della rete Fésstival – Festival Indipendenti Bre-sciani.

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Sarà un luglio ad alto tasso di adrenalina, un favoloso luglio bresciano tutto dedicato ai grandi del rock internazionale, del pop e del rap.Ad aprire “l’arena” di Campo Marte ci sarà Max Pezzali lune-dì 11 luglio mentre il 13 sarà la volta dei Deep Purple, il leggen-dario gruppo musicale hard rock inglese fra i principali pionieri del genere heavy metal, mentre

la serata succesiva si esibiranno invece i G3: Joe Satriani, Steve Vai e The Aristocrats. Sabato 16 Luglio Gianna Nan-nini con le sue «Hit- story» farà ballare Brescia attraverso i suc-cessi della sua lunga e graffiante carriera, mentre la gran chiusura del 18 sarà tutta dedicata al rap di Salmo.Per acquistare i biglietti www.ticketone.it

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.92.

Monte-Carlo“Santuario” esclusivo e mondano

Monte-Carlo e Saint Tropez sono tutto questo e molto altro ancora, respirano un’allure travolgente ricca di beach club per il giorno e di esclusivi night club per le notti conducendoci a vivere a un ritmo magico e sfrenato dettato da be-nessere e unicità, senza dimen-ticare la possibilità di incrociare per le sue vie celebs del calibro di Philipp Plein, Flavio Briatore, Kate Moss, Kendal Jenner, Gigi Hadid, Karl Lagerfeld e Lady Gaga solo per citarne alcune.Esistono migliaia di località af-fascinanti nel globo ma nessuna dal “linguaggio” simile alla Costa Azzurra. Caratteristiche uniche che dal clima, particolarmente mite e temperato, all’irresisti-bile fascino dei suoi “affreschi” naturali unitamente ai paesaggi mozzafiato e spettacolari dise-gnano un “set” quotidiano di con-fermato splendore. Solo a Mon-te-Carlo può capitare di provare

un paio di scarpe in una boutique e accorgerti che accanto a te è seduta Victoria Silvstedt, solo qui puoi gustarti un’ottima cena da Cipriani “in compagnia” di Philipp Plein e di notissime celeb, solo in vetta al Fairmont, in uno dei più rinomati beach club del mondo, il Nikki Beach, puoi “mimetizzarti” nel mood monegasco e sfilare a bordo piscina in costume e tacco 14, solo qui il lusso e lo sfarzo non sono motivi di critica ma status necessari.

tra lusso a’ la plage’e “santuari”di stile

Dove mangiare a Monte-Carlo

Beefbar Monaco42, Quai Jean-Charles Rey Monte Carlo Principauté de Monaco T. +377 97770929 www.monaco.beefbar.com

Monaco Beefbar

Beefbar Monaco è dal 2005 un punto di riferimento per tutti gli amanti della carne. Interni eleganti e un’ar-chitettura di classe disegnano i connotati di una ristorazione basata sulla ricerca della materia prima e sull’al-tissima qualità. L’atmosfera rilassata e la splendida vista sul porto di Fontvieille completano l’offerta di Beefbar Monaco, una vera esperienza degustativa.

Cipriani Montecarlo1 Avenue Princesse Grace Monaco T.+ 377 93254250 www.cipriani.com

Cipriani Monte Carlo

Un nome prestigioso nella lista dorata dei migliori ristoranti del Principato di Monaco è sicuramente Cipriani. Aperto nel maggio 2012 Cipriani Monte Carlo impersona tutti i caratteri distintivi del brand, cucina d’autore, eccellente qualità, splendida accoglienza, clientela d’eccezione e atmosfera unica. Caratteri distintivi per cui Cipriani ha conquistato il mondo.

Yoshi, Hotel Metropole4, avenue de la Madone Monaco T. +377 93151313 www.metropole.com [email protected]

YoshiYoshi, il primo ristorante giapponese di Joël Robuchon nel mondo, presenta una cucina sana e moderna realizzata dallo chef giapponese Takeo Yamazaki sotto l’egida di Joël Robu-chon e di Christophe Cussac. Il Sushi Bar è uno spettacolo culinario che associa convivialità, condivisione e gastrono-mia. Seduti al banco, lasciatevi tentare da una selezione di sushi preparata davanti a voi dallo Chef Takeo Yamazaki.

MERCEDEH-SHOESEdizioni limitate, calzature da capogiro nelle vetrine più sexy del Principato. Lesilla, Casadei, Rene Caovilla sfilano nei due punti vendita più glamour che mai, il primo nella galleria Le Métropole e il secondo in avenue de Grande Bretagne senza dimenticare la boutique di Cannes.17, av des Spélugues CC Le Métropole MonacoMercedeh-Shoes Les Floralies 1, 3, 5, avenue de Grande Bretagne Monaco

Atmosphere MontecarloAtmosphere Montecarlo è sicuramente uno degli indirizzi più glamour non solo della Costa Azzurra ma d’Europa non solo per lo spendido interior design della boutique ma per la ricerca, l’avan-guardia e le collezioni che lo contraddistinguono. Dolce&Gabbana, Jimmy Choo, Led Design, Gianvito Rossi e Brunello Cuccinelli sono solo alcuni dei brand presenti nella boutique.

Philipp PleinIndiscutibilmente “principe” delle vetrine mone-gasche è Philipp Plein icona indiscussa dell’estate2016. La celebre boutique a Monte Carlo si trova all’interno del centro commerciale Le Metropole su pianta ottagonale quasi interamente custodita da superfici in vetro trasparente. L’icona indiscussa del marchio è il teschio gigante stile in CRYSTALLIZEDTM

- Swarovski Elements che collega la boutique di Monte Carlo con altri negozi PHILIPP PLEIN in tutto il mondo.

Shopping

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.94.

Saint Tropezda BB alle spiagge piu’ belle del globo

Sicuramente è una delle mie mete del cuore, un luogo unico e leggendario in cui lasciarsi travolgere dal suo mood, rappre-senta la regola fondamentale.Catalizzatrici di eventi unici Mon-te-Carlo e Saint Tropez sono da sempre consacrati a teatri mon-dani della Dolce Vita, un ritratto di eleganza e piacevolezza che nelle sue località “principi” si è da sempre distinta in celebri sfuma-ture: dall’opulenza principesca

monegasca al lusso “à la plage” dettato dalle insenature di Pam-pelonne e di Saint Tropez, da un entroterra esclusivo segnato da veri “santuari” di stile e raffina-tezza come Saint-Paul-de-Venceed Èze a palcoscenici esclusivi densi di cinema e moda.Costa Azzurra è tutto questo e molto di più, tanti “ingredienti” d’eccellenza uniti in una costa meravigliosa, la meta ideale per l’estate: mare cristallino, buo-

na cucina, città vivaci e ritmate da un’esclusiva vita notturna, spiagge bianche, borghi arroccati e tanti luoghi d’arte e di archeo-logia. In questo servizio voglio proporvi la mia Costa Azzurra, gli indirizzi più cool, i ristoranti migliori e gli hotel scelti dalla nostra redazione per un soggior-no da favola ma soprattutto per poter godere al 100% del meglio che offre questo affascinante e ricco territorio. Ça va sans dire!

Vista sul porto di Saint Tropez Il night Club Les Caves du Roy Il beach Club Nikki Beach

Dove mangiare a Saint Tropez

L’OPÉRA SAINT-TROPEZRésidence du Port Saint-Tropez T.+33 (0)4 94 49 51 31 www.opera-saint-tropez.com

L’Opera Saint Tropez

Opera è un’esperienza unica nel cuore di Saint Tropez. Un ristorante immaginato come una grande Arena in cui una gastronomia d’eccezione si incontra in un show glamour e sfavillante proposto da artisti creativi e contemporanei. Con un menù a la carte tipicamente provenzale Opera propone un’esperienza multisensoriale in cui alta cucina si sposa con spettacoli di danza con il contributo di artisti eccezionali. Un’arena di divertimento e intrattenimento allo stato puro unitamente a fascino e eleganza.

Les Palmiers Beach Saint TropezRoute de l’Epi Ramatuelle T. +33 4 94798270

Les Palmiers Beach St Tropez

Il soffio dei tendaggi leggeri e bianchissimi in perfetto stile Miami si mixa alla musica esclusiva. Les Palmiers è oggi un’istituzione a Saint Tropez, il luogo preferito dalle celeb in cui l’atmosfera vivace ma elegante riscopre nell’alta cucina proposta una vera oasi di piacere e di esclusività.

Le Vague d’Or - Résidence de la Pinède Plage de la Bouillabaisse BP105 Saint-Tropez T.+33 (0) 4 94 55 91 00 www.residencepinede.com

Le Vague d’OrLa cucina di Arnaud Donckele è un viaggio attraverso il ru-stico-Mediterraneo. Fin dal suo arrivo in Provenza ha esplo-rato la ricchezza di questo meraviglioso ambiente naturale “cogliendo” una tavolozza di erbe infinite, la chiave di ricerca di ogni sua creazione. Da vero alchimista dei colori e dei sa-pori, Arnauld immagina ogni piatto come una tela naturale,pronta per essere degustata con gli occhi e con il palato.

Hôtel - Pan deï PalaisNel cuore di St Tropez e nelle vicinanze di Place des Lices sorge Pan dei Palais un lussuoso hotel di ispirazione orientale.Contemporano e raffinato giardino dell’Eden Pan Dei Palais offre ai visitatori una posizione invidia-bile, un’eleganza senza pari, un ristorante dove poter gustare piatti esotici e un lounge-bar Esprit dove gustare ottimi cocktails. All’interno una SPA e un centro termale con hammam e una gamma completa di trattamenti per il corpoHôtel - Pan deï Palais 52 rue Gambetta Saint-Tropez T : +33 (0)4 94 17 71 71 www.pandei.com

Chateau de la MessardièreVilla edificata nel XIX secolo e sin dall’epoca interamente restaurata, il Château de la Messar-dière è un prestigioso albergo di 5 stelle, vera e propria istituzione a Saint Tropez, che ha saputo conservare lo spirito di questo luogo d’eccezione.A soli alcuni minuti dal centro di Saint-Tropez e dalle spiagge di Pampelonne, l’albergo si erige sulla collina offrendo da ogni lato il miglior panorama sul golfo di Saint tropez, sui vigneti di Ramatuelle e sul mare.La maggior parte delle 57 suite e delle 60 camere permettono di ammirare uno di questi magnifici paesaggi.Château de la Messardière2 Route de Tahiti Saint-TropezT. +33 (0)4 94 56 76 00www.messardiere.com

Dove dormire

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VERONAE LA GRANDE OPERAA CURA DI ANNALISA BONIIMMAGINI PER GENTILE CONCESSIONE DELLA FONDAZIONE ARENA DI VERONA

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46 SERATE, DAL 24 GIUGNO AL 28 AGOSTO, CONFERMANO LA 94A OPERA FESTIVAL ALL’ARENA DI VERONA L’APPUNTAMENTO PIU’ ESCLUSIVO DELL’ESTATE

BRESCIA EVENTI DA NON PERDERE

46 serate di grande opera; 5 titoli in cartellone: Carmen di Georges Bizet, Aida, La Traviata, Il Trova-tore di Giuseppe Verdi e Turandot di Giacomo Puccini, dal 24 giugno al 28 agosto 2016. Si conferma l’appuntamento con lo spettacolo evento Roberto Bolle and Friends. Sono questi i dati del 94° Opera Festival all’Arena di Verona.Il Festival lirico 2016 inaugura il 24 giugno con Carmen, uno dei titoli più amati e applauditi di sempre. L’opera del composito-re francese Georges Bizet verrà proposta per 13 serate nell’al-lestimento cinematografico di

Franco Zeffirelli con i costumi di Anna Anni. La seconda Opera del Festival, il cui debutto è fissato per il 25 giugno è Aida di Giu-seppe Verdi, titolo areniano per eccellenza con 650 recite, nell’al-lestimento di Gianfranco de Bosio che rievoca l’edizione storica del 1913 di Ettore Fagiuoli. Il 2 luglio alle 21.00 debutta il terzo titolo in cartellone: La Traviata di Giusep-pe Verdi, proposta nell’elegante allestimento di Hugo de Ana che ha inaugurato il Festival 2011, con le coreografie di Leda Lojodice.Il 18 luglio alle 22.00 si conferma l’appuntamento con l’attesissimo evento Roberto Bolle and Friends

dedicato alla danza. Lo spettacolo riaccende i riflettori del balletto in Arena in una magica serata in cui l’Étoile regalerà al pubblico gran-di emozioni affiancato da partner d’eccezione provenienti dalle più grandi scuole internazionali.Il 23 luglio torna in scena Tu-randot di Giacomo Puccini nello spettacolare allestimento di Fran-co Zeffirelli per regia e scene.Il 6 agosto, con Il Trovatore di Giusep-pe Verdi, si conclude il cartellone del 94° Opera Festival. Il monu-mentale allestimento porta la firma di Franco Zeffirelli per regia e scene, mentre i costumi sono di Raimonda Gaetani.

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