Brasile Il settore agroalimentare
Transcript of Brasile Il settore agroalimentare
L’Istituto nazionale per il Commercio Estero, con la propria rete di Uffici nel mondo e con le attività di promozione e di assistenza, costituisce un osservatorio sui mercati internazionali al servizio delle imprese italiane.
Maggio 2011
Copyright Istituto nazionale per il Commercio Estero
Brasile:
Il Settore Agroalimentare
2
Overview del Settore
Il mercato brasiliano dei prodotti alimentari importati è cresciuto negli ultimi anni grazie
a diversi fattori interni come, ad esempio, l’aumento del potere d’acquisto dei
consumatori locali e la valorizzazione del real in relazione all’euro e al dollaro nord
americano.
I prodotti alimentari contrassegnati con il Made in Italy sono considerati in questo
contesto prodotti di qualità, di ricercatezza e di “vivere all’italiana”.
Le vendite di alimentari importati rappresentano una parte consistente ed in crescita del
mix di prodotti venduti nei supermercati brasiliani: dal 2008 al 2010, la partecipazione
dei prodotti importati è aumentata del 42%, con previsione per il 2011 di un ulteriore
20% di crescita.
Nuovi ristoranti, ma anche gastronomie, enoteche, bar e caffe contribuiscono a
diffondere nuove abitudini culinarie e a creare nuove esigenze alimentari ai consumatori
attenti ai cambiamenti ed aperti a nuove esperienze gastronomiche.
Tra gli alimentari italiani più ricercati nel mercato brasiliano si colloca la pasta di grano
duro, l’olio d’oliva e l’aceto balsamico, preparati di verdure e sottoaceti, biscotti,
formaggi ed affettati.
Molti di questi prodotti rientrano nel fenomeno denominato “Italian Souding”, molto
diffuso in Brasile. Innumerevoli sono i prodotti alimentari con nomi, indicazioni e
etichette che ricordano l’Italia e l’origine italiana, ma prodotti 100% in Brasile.
Diversi prodotti tipicamente italiani e di origine controllata, come il Parmigiano
Reggiano, sono prodotti in Brasile e legalmente distribuiti con il nome di “parmesão”.
3
Tendenze del Settore
La tendenza del mercato degli alimenti importati in Brasile è di continua crescita.
Secondo il ministro Luis Carlos Furlan “l’Italia è una delle priorità della politica
commerciale brasiliana e partner naturale del Brasile, anche per le loro affinità culturali”.
Nell’intero 2010 l’aumento delle importazioni di alimenti italiani è stato del 35% vs il
2009; nel primo trimestre 2011 questo aumento, rispetto allo stesso periodo 2009, è
stato pari al 52,85%. Le importazioni mensili sono passate da FOB US$ 350.102.642
(gen. 2010) a FOB US$ 405.590.627 (gen. 2011).
Si nota una lenta, ma chiara tendenza del Settore verso il biologico. La Sig.ra Livia
Barbosa, direttrice della Centrale Studi della ESPM (CAEPM), conferma che il
consumatore cosciente ed di alto potere economico, ricerca di forma crescente alimenti
biologici nei punti vendita abituali.
Uno studio dell’istituto di ricerca Euromonitor indica che il mercato alimentare biologico
rappresenta oggi in termini di fatturato circa R$ 33 miliardi, considerando tuttavia le
vendite nel retail di cibi naturali, organici, fortificati, diet e light.
Inoltre una ricerca dell’Ibope, Istituto brasiliano dell’opinione pubblica, realizzata tra
Agosto 2009 e Luglio 2010, su un campione di 18.880 persone, ha mostrato che una
quota del 10% è vegetariana.
Pure esistendo questo un segmento di mercato in crescita, il consumatore brasiliano è
ancora poco propenso agli alimenti biologici e di produzione ecologica.
L’aumento della coscienza nei consumatori per la protezione dell’ambiente è un dato di
fatto: a Sao Paulo ed a Rio de Janeiro, il 73% dei consumatori hanno risposto
affermativamente alla disponibilità di pagare un premium price per prodotti la cui
produzione difende l’ambiente. (ricerca Kantar Worldpanel). La realtà tuttavia indica che
il prezzo di vendita è ancora considerato un importante ostacolo all’acquisito di prodotti
biologici in Brasile.
4
Analisi della domanda
L’economia brasiliana vive un momento di crescita importante, con una moneta forte ed
esportazioni di materie prime in crescita.
Nonostante numerosi problemi strutturali ancora da risolvere, la crescita economica è
sostenuta anche in prospettiva da diverse attività rilevanti e strategiche come la
produzione di petrolio, l’esportazione di prodotti agrobusiness, di minerali ferrosi e
biocombustibili.
Con la crescita dell’economia locale, due classi sociali brasiliane hanno avuto il
maggiore beneficio:
• La classe media con un reddito tra R$ 1.116 e R$ 4.807 che rappresenta circa
100 milioni di brasiliani, la metà della popolazione brasiliana.
• La seconda è dei milionari, passata da 130 mila persone nel 2006 a 200 mila nel
2010.
Grazie allo scenario economico favorevole, i consumatori della classe media ricercando
sempre più qualità, marca ed imballaggi appropriati, oltre ad un prezzo competitivo.
Molti brasiliani delle classi economiche alte conoscono i prodotti italiani di qualità nei
viaggi all’estero e in alcuni ristoranti italiani nei grandi centri urbani brasiliani.
Le regioni del Sud e del Sud-Est del paese, con influenza gastronomica europea ed
italiana, presentano usanze e consumi simili all’Italia di oggi e di ieri, come innumerevoli
tipi di pizze, maccheroni, tortellini in brodo e panettoni al cioccolato.
Come indicato, l’uso dei prodotti biologici è in aumento nelle classi più abbienti. La
media di consumo di alimenti biologici, come verdura ed insalata, è del 17% per la
classe A, 13% per la classe B e 8% per la classe C.
5
Da evidenziare l’aumento del reddito dei brasiliani nelle classi basse D e E dove la
proporzione del consumo per alimenti è maggiore rispetto alle classi più abbienti e la
qualità dei prodotti alimentari è anche in aumento, come sottolineato dalla direttrice
Fátima Merlin, della Kantar Worldpanel.
Secondo la ricerca della Kantar Worldpanel, i consumi delle classi D e C sono cresciuti
del 21% nel 2010 rispetto all’anno precedente, più che nelle classi A, B e C.
Le regioni Nord, Nord-est e Centro Ovest hanno visto aumentare il consumo nel 2009
nel 14% in relazione alla grande San Paolo, dove la crescita è stata di 3%.
La ricerca della Kantar Worldpanel ha concluso che esiste un ampio spazio per
l’espansione del consumo in questi segmenti della popolazione, specialmente delle
regioni Nord e Nord-est.
Classe Popolazione Reddito
Sociale (Milioni) Media
A1 0,9 6.326
A2 7,9 4.282
B1 17,7 2.326
B2 37,5 1.282
C1 49,4 717
6
C2 44,6 478
D 33 326
E 1,9 178
Vendita al dettaglio e grossisti
Secondo l’Abras, Associazione Brasiliana dei Supermercati, i due maggiori lider della
vendita al dettaglio di alimentari sono:
• il Pão de Açúcar, con 600 negozi ed un fatturato annuo di R$ 26,2 miliardi e
• il Carrefour, con 500 negozi ed un fatturato annuo di R$ 25,6 miliardi.
Entrambi ricercano partnership continuative con il loro fornitori locali o esteri. Marche
estere sono molto ben viste e ricercate. Generalmente il prezzo del prodotto è anche in
funzione del mix di prodotti che il fornitore può offrire localmente.
Quando si tratta di prodotti considerati Premium o di alto livello, le grandi reti di vendita
al dettaglio acquistano da società di importazioni specializzate, generalmente in medio-
grandi volumi. Anche secondo Carolina Pirré de Castro, responsabile marketing di La
Pastina, i clienti più importanti della loro società d’importazione sono sempre le grandi
reti di vendita al dettaglio di alimentari.
I retailers alimentari distribuiscono una vasta varietà di prodotti importati, come pasta,
riso, sughi, olio di oliva, prosciutti e salumi, tradizionalmente di marche italiane. Il
segmento di alto livello rappresenta una nicchia di mercato, stimata nel 2010 al 4%
dell’intero mercato degli alimentari in Brasile.
7
Alcune società di importazione hanno tra i loro clienti, empori, ristoranti ed alberghi di
alto livello oltre ai consumatori finali tradizionali.
I responsabili delle società d’importazione brasiliane partecipano spesso a fiere o eventi
specializzati in Italia al fine di conoscere i prodotti disponibili e prendere contatto con i
produttori locali.
Alcune dei principali negozi specializzati in delicatessens, come ad es. l’Emporio Santa
Luzia a San Paolo, importano direttamente da produttori italiani e possiedono
generalmente l’esclusività di mercato di alcune marche italiane, in particolar modo di
prodotti con volumi di vendita elevati.
Gli stati brasiliani che più acquistano prodotti italiani di alto livello sono localizzati nella
regione Sud-Est: San Paolo, con più di 500 società di import e grandi negozi di vendita,
seguito dallo stato di Minas Gerais e da Rio de Janeiro.
La regione centro occidentale presenta consumi in forte crescita come ad esempio gli
stati di Mato Grosso, Mato Grosso del Sud, Goiás e nel Distretto Federale, stati che
superano la crescita media nazionale del 10,4%.
I consumi articolati per sottoprodotti
Pasta Alimentare
Il Brasile è il terzo maggior produttore di pasta con fini alimentari del mondo, dopo
l’Italia e gli Stati Uniti. Tuttavia, quando si parla di consumo pro capite, il Brasile scende
alla tredicesima posizione.
La maggior parte della pasta secca in Brasile è prodotta a partire da grano tenero e si
può dividere in: pasta di semola con uova, pasta di semola, pasta comune e tipo “fatta
in casa”.
8
Esiste anche una certa quantità di produzione di pasta di grano duro, a partire da
materia prima importata, che rappresenta il 3% del volume totale.
Molte imprese del Settore possiedono una produzione integrata con un mulino per
macinare il grano. La maggior parte del grano utilizzato in Brasile è prodotto negli stati
di Paraná e Rio Grande del Sud, nel Sud del paese o importato dall’Argentina.
Produzione e Consumo di Grano, Brasile, tonnellate
Anno Produzione Consumo Stock
2007 / 2008 3,9 10 0,4
2008 / 2009 6 10,1 2
2009 / 2010 4,9 10,1 1
In Brasile la pasta secca rappresenta l’84% del consumo totale di paste alimentari.
Tuttavia negli ultimi anni si nota un aumento nel consumo soprattutto di pasta
istantanea, ma anche di pasta fresca. Il consumo di pasta secca è cresciuto del 2% tra
il 2008 e il 2009, mentre nello stesso periodo il consumo della pasta istantanea è
cresciuto del 13% e quello di pasta fresca del 3%.
Fatturato, miliardi di R$
Tipo di Pasta 2005 2006 2007 2008 2009
Pasta Secca 3,337 3,193 3,384 3,761 3,835
Pasta Istantanea 1,319 1,345 1,407 1,516 1,643
9
Pasta Fresca 0,321 0,348 0,366 0,373 0,401
Totale Pasta Alimentare 4,98 4,89 5,16 5,65 5,88
Importazione di Pasta Alimentare
Considerando i 5 principali paesi esportatori di pasta in Brasile, di un totale di 15 millioni
di Euro, si osserva che l’Italia rappresenta ben l’85% del totale importato, superando il
Cile, l’Uruguay e l’Argentina che presentano anche vantaggi doganali.
Le importazione brasiliane dalla Cina tendono ad aumentare, pure presentando
attualmente ancora una minima parte. Nel 2008 il Brasile importava 75 mila Euro di
noodle dalla Cina, nel 2009 queste importazione sono aumentate del 66%, pari a 125
mila Euro. Questa crescita si deve principalmente al crescente consumo di noodle da
parte dei brasiliani nelle regione del Nord e Nord-est.
85%
10,22%2,45%
1,79%
0,80%
Origine delle Importazioni di pasta alimentare,
2010 (di un totale di 15 milioni di Euro)
Italia
Cile
Uruguai
Argentina
Cina
Fonte: Aladi
Il prossimo grafico indica le esportazioni italiane negli ultimi 4 anni in Brasile, dal quale
si nota tra l’altro una certa ripresa delle importazioni di pasta dal 2009 al 2010.
10
8.694
13.81012.804
13.437
0
2.000
4.000
6.000
8.000
10.000
12.000
14.000
16.000
18.000
20.000
2007 2008 2009 2010
Importazioni brasiliane di spaghetti italiani
negli ultimi 4 anni (1.000 Euro)
Fonte: Aladi
Olio d’Oliva
L’olio d’oliva è un prodotto ancora poco diffuso nel mercato brasiliano e poco
conosciuto tanto nelle sue caratteristiche, quanto nelle sue varietà, proprietà e uso.
Nonostante la sua tradizione millenaria, in Brasile l’uso dell’olio è rimasto per lungo
tempo limitato alle colonie di immigranti eurpei, soprattutto portoghesi, italiane e
spagnole.
Solo negli ultimi anni l’uso dell’olio d’oliva si è diffuso a livello nazionale ed apprezzato
anche per le sue qualità e benefici sulla salute.
Il Brasile si trova tra i primi 10 consumatori mondiali di olio d’oliva, con un volume di
circa 32.000 ton. all’anno, valore similare a quello giapponese e superiore a quelli di
Australia e Canada.
Il Brasile è tra i primi 10 consumatori mondiali di olio d’oliva, con consumi di circa
32.000 ton. all’anno, valore similare al giapponese e superiore all’australiano o
canadese.
11
Il Brasile non presenta una produzione industriale di olio d’oliva, ma lo importa
soprattutto dal Portogallo, Italia, Spagna ed Argentina.
Importazione di olio di olvia
A partire dal 2007, il Portogallo ha aumentato significativamente le esportazioni di olio di
oliva in Brasile, raggiungendo nel 2010 valori pari a 67 milioni di Euro.
Attualmente le importazioni brasiliane di olio di oliva dal Portogallo rappresentano il
50% delle importazioni totali.
0,5021
0,2581
0,135
0,09140,0132
Origine delle Importazioni di olio di oliva,
2010 (di un totale di 134,6 milioni di Euro)
Portogallo
Spagna
Argentina
Italia
Grecia
Fonte: Aladi
Anche se il Brasile è uno dei maggiori consumatori mondiali, il mercato dell’olio d’oliva
possiede ancora un forte potenziale di crescita, dato che il consumo pro capite è ancora
molto basso (170 gr./anno) se equiparato al greco (25 kg/anno) o italiano (12 kg/anno).
Nel 2010 il Brasile ha importato dall’Italia €12,3 milioni di olio d’oliva, di questi € 11,1
milioni di olio vergine ed extravergine.
L’olio di oliva importato dall’Italia è considerato olio di alta qualità e presenta un prezzo
più elevato rispetto ai concorrenti. Tuttavia dato il crescente potere d’acquisto e la
conseguente ricerca di prodotti di alta qualità, il consumo dell’olio italiano è in continua
crescita.
12
6.802
9.400
10.382
12.313
0
2000
4000
6000
8000
10000
12000
14000
16000
18000
2007 2008 2009 2010
Importazioni di olio di oliva negli ultimi 4
anni (1.000 Euro)
Fonte: Aladi
Sughi al pomodoro
La crescita del consumo di pomodori in Brasile può essere attribuita soprattuto
all’aumento medio del reddito pro capite dove si è visto un cambio nelle abitudini
alimentari tradizionali. A questo elemento si può aggiungere la crescita notevole delle
reti di fast food e delle pizzerie in Brasile che spesso utilizzano il pomodoro tra i propri
ingredienti.
Il Brasile è il 5° maggiore produttore di pomodori nel mondo, avendo prodotto nel 2008
ca. 3.700.000 tonnellate di pomodori. Nel 2010, con la valorizzazione del Real e con la
riduzione dei prezzi internazionali, il Brasile ha aumentato il consumo di prodotti
importati, riducendo drasticamente la produzione a circa 1.800.000 tonnellate.
Produzione Pomodori Processati - 2010
Paesi Tonnellate
13
Importazioni di sughi al pomodoro
La produzione brasiliana di pomodori è insufficiente per soddisfare il consumo interno.
Secondo specialisti del Settore, il paese importa sugo di pomodoro dal Cile, che
rappresenta il 35% delle importazioni totali seguito dalla Cina, con il 31%
Le importazioni dalla Cina, dal 2009 sono aumentate e pari oggi a 12 milioni di Euro con
un indice di crescita del 500%, superando le importazioni dagli USA e dall’Italia.
35%
30,73%
16,24%
15,78%
2,02%
Origine delle Importazioni di pomodori,
2010 (di un totale di 41.702 milioni di Euro)
Cile
Cina
Stati Uniti
Italia
Argentina
Il Brasile ha importato nel 2010 quasi 56 mila tonnellate di sugo al pomodoro pronto, di
cui 10.415 tonnellate dall’Italia, equivalente a Euro 6,5 milioni. Tra le principali tipologie
Stati Uniti 11.155.000
Cina 6.210.000
Italia 5.080.000
Spagna 2.350.000
Brasile 1.796.000
14
di pomodori importati dall’Italia si evidenziano i “pelati”. Da sottolineare che fino al 2008
il principale esportatore di pomodori in Brasile era l’Italia.
Il seguente grafico illustra il trend delle importazioni di pomodori dall’Italia che non ha
subito gli effetti della crisi internazionale del 2008 e 2009.
3.407
4.524
5.740
6.584
0
1.000
2.000
3.000
4.000
5.000
6.000
7.000
2007 2008 2009 2010
Importazioni brasiliane di pomodori
dall'Italia negli ultimi 4 anni (1.000 Euro)
Molte marche brasiliane capitalizzano il fenomeno denominato “Italian Sounding” per
competere con i prodotti originali importati dall’Italia. Questo fenomeno consiste
nell’utilizzazione strategica di nomi e immagini che si riferiscono all’Italia, con la finalità
di attribuire al prodotto brasiliano una immagine di qualità e status “made in Italy”.
Prosciutto e Salumi
Secondo l’agenzia di ricerca internazionale Nielsen, la categoria degli affettati ed
insaccati è composta dai seguenti prodotti: salsiccia, cotechino, prosciutto, salame,
mortadella, coppa, falda, prosciutto di Parma e pancetta.
All’interno di questo gruppo i volumi di cotechino, salsiccia e mortadella rappresentano
l’81,6% del volume venduto di affettati ed insaccati.
15
Il consumo nel Settore è stato pari a 297 mila tonnellate nel 2009, con un fatturato
nell’ordine di Euro 1,35 miliardi.
Importazioni di prosciutto e salumi
Nel 2010 le importazioni di affettati provenienti dall’Italia sono state superiori a Euro
FOB 2,3 milioni, con un aumento del 170% rispetto al 2009. Da notare che il consumo
di affettati provenienti dall’Italia tende ad aumentare nella misura del 20% durante le
feste natalizie.
64%
28,83%
3,70%
3,21%0,17%
Origine delle Importazioni di affettati, 2010
(di un totale di 3,5 milioni di Euro)
Italia
Spanha
Argentina
Portogallo
Uruguai
Fonte: Aladi
L’Italia è il maggiore esportatore in Brasile, rappresentando il 64% delle importazioni
totali; la Spagna segue con il 28,8%.
L’Italia e la Spagna hanno aumentato considerevolmente le esportazioni in Brasile nel
2010 rispetto al 2009; nel 2010, l’Italia del 41%, pari oggi a 2,2 milioni di Euro, la
Spagna del 33%, pari a 1 milione di Euro.
Questo aumento dimostra che una parte del mercato è pronto a consumare, ad
esempio, mortadella o prosciutti di alta qualità.
16
817
1.430
1.785
3.028
0
500
1.000
1.500
2.000
2.500
3.000
3.500
2007 2008 2009 2010
Importazioni di affettati negli ultimi 4 anni
(1.000 di Euro)
Il Settore è cresciuto negli ultimi anni e la tendenza indica una leggera crescita per i
prossimi 3-5 anni.
Formaggi
I formaggi più consumati in Brasile sono la mozzarella (30% del mercato), formaggio
bianco denominato “prato” (20%) ed un formaggio da spalmare denominato “requeijao”,
che rappresentano il 12,5% del consumo di formaggi in Brasile.
Nelle regioni del Sud e Sud-Est si consumano formaggi di origine italiana, come il
parmigiano. Esistono tre tipi di parmigiano offerti sul mercato: quello “montanhes” che è
lasciato a stagionare per 4 mesi; il parmigiano reggiano, che stagiona per più di sei
mesi e quello Premium, con stagionatura che può arrivare ai tre anni.
Il Brasile offre 200 tipi di formaggi ed è il sesto maggiore produttore mondiale, anche se
il consumo è ancora ridotto (2,7 kg pro capite), soprattutto se paragonato a quello di
altri paesi, come l’Argentina, dove questo valore tocca gli 11 kg pro capite, o la Francia
(23 kg pro capite).
Nonostante ciò vi è stato un aumento del 107% nel consumo di formaggio in generale e
del 269% per quel che riguarda il consumo di formaggi di lusso negli ultimi anni.
17
Importazioni di formaggi
49%
32,15%
9,62%
5,36%4,19%
Origine delle Importazioni di formaggio, 2010
(di un totale di 48 milioni di Euro)
Argentina
Uruguai
Paesi Bassi
Francia
Italia
Le importazioni relative ai formaggi italiani sono molto volatili e con importanti
oscillazioni; nel 2009 sono ad esempio diminuite del 17%, nel 2010 cresciute del 74%.
Le importazioni dall’Italia nel 2010 sono state pari a 2 milioni di Euro e caratterizzate da
prodotti considerati premium o di alta qualità.
881
1.396
1.156
2.016
0
500
1.000
1.500
2.000
2.500
3.000
2007 2008 2009 2010
Importazioni di quiejo negli ultimi 4 anni
(1.000 Euro)
18
Funghi e Tartufi
Il mercato dei tartufi in Brasile è ristretto alle classi più abbienti, lo si trova in pochi punti
vendita e ristoranti, es. gruppo Fasano, ed alcuni hotel a 5 stelle, i cui ristoranti offrono
questa specialità.
Esistono due tipi di tartufo in Brasile, oltre all’olio aromatizzato al tartufo, che vengono
importati: tartufi bianchi, di qualità superiore; tartufi neri.
I tartufi importati in Brasile provengono spesso dal Nord Italia, in particolare dalla
provincia di Alba.
Il maggior esportatore di tartufi in Italia è l’impresa Urbani: il gruppo Fasano acquista da
loro. Quando si tratta di importazione di tartufi neri sottolio uno dei players principali del
Settore è la società di import Toscana.
I tartufi sono un prodotto essenzialmente caro già nel paese di origine: quando il
prodotto viene importato il suo valore triplica a cause delle imposte di importazione. Una
pratica piuttosto diffusa in questo mercato è il contrabbando.
La produzione intensiva di funghi per fini commerciali è un mercato poco conosciuto,
ma con possibilità di espansione. Oltre ai più noti usi gastronomici, i funghi possono
essere usati per sintetizzare tinte di svariate tonalità e nel trattamento di effluenti
chimici.
L’Italia è uno dei maggiori esportatori al mondo di questo prodotto. Il Brasile nel 2010 ha
importato R$ 78 milioni in funghi provenienti dall’Italia, anche se il consumo pro capite
dei brasiliani è di soli 30 grammi.
I funghi porcini secchi sono considerati un prodotto Premium, dove 20 grammi di porcini
secchi non costano meno di R$15.
19
Importazioni di funghi e tartufi
L’Italia è il principale paese esportatore di tartufi in Brasile, anche se i dati officiali non
rappresentano le dimensioni reali del trade, essendo tale prodotto importato soprattutto
via canali non officiali.
Il seguente grafico indica le importazioni brasiliane relative ai tartufi e funghi negli ultimi
4 anni. Da notare una forte oscillazione nei relativi valori negli ultimi anni.
366
316
373
348
380
400
420
440
460
480
500
520
2007 2008 2009 2010
Importazioni di funghi e tartufi negli ultimi
4 anni (1.000 Euro)
Fonte: Aladi
Le importazioni brasiliane relative ai funghi sono originate nella misura del 53% dalla
Cina, del 37,5% dal Cile e del 5,15% dalla Malesia. Questi tre paesi esportano funghi
commestibili, ma soprattutto funghi medicinali utilizzati nella ricerca.
53%
37,53%
5,15%2,54% 2,12%
Origine delle Importazioni di Tartufi e Funghi,
2010 (di un totale di 13 milioni di Euro)
Cina
Cile
Malesia
Italia
Peru
20
Analisi dell’offerta locale
In Brasile esistono forti players del settore degli alimentari. Secondo l’ABIMA –
Associazione Brasiliana di Pasta Alimentare – che rappresenta i produttori di pasta
alimentare e derivati del grano in Brasile, i suoi associati sono responsabili circa
dell’85% del mercato nazionale, con una produzione di 1,3 milioni annui ed un fatturato
di R$ 5 miliardi.
Esistono oltre 80 imprese di piccole, medie e grandi dimensioni, oltre a svariate micro-
imprese, che producono pasta artigianale.
La pasta alimentare secca in Brasile è prodotta a partire da grano tenero, solo il 3 % del
volume della pasta è di grano duro, e questa materia prima è esclusivamente importata.
Riguardo ai formaggi, la presenza di formaggi prodotti realmente in Italia è ancora
esigua; si trovano una grande quantità formaggi “italiani” prodotti in Brasile, come il
gorgonzola o il grana padano.
Nel caso del pecorino o del parmigiano reggiano, questi vengono spesso re-imballati
dalle società di import brasiliane, con il proprio nome e la propria marca.
Quando si parla di affettati, la gran parte dei prodotti è prodotta localmente, con una
presenza minima di marche di mortadella e prosciutti, come il San Daniele, Parma e
Villani.
Per quel che riguarda il sugo di pomodoro, esiste una grande varietà di prodotti
provenienti dall’Italia. Il sugo di pomodoro italiano è di qualità superiore rispetto ai
nazionali e propone una varietà di combinazioni ed una immagine di sicuro interesse
per i consumatori locali.
21
Opportunità per le aziende italiane
Al fine di operare con successo, oggi e in prospettiva, nel crescente Settore dei prodotti
alimentari in Brasile è consigliabile disporre di una minima presenza commerciale
locale.
Per presenza locale si intende la disponibilità di una organizzazione e presenza stabile
e continuativa in grado di interagire con costanza e in tempo reale con il mercato locale.
Tale presenza comprende il servizio essenziale di marketing, di importazione e di
stoccaggio locale.
A tale fine una figura giuridica è consigliabile, con o senza socio locale, idealmente
composta da più di una azienda del Settore italiana.
La società commerciale locale potrebbe quindi proporre prodotti alimentari
complementari, capitalizzando le risorse umane ed economiche disponibili e
promuovendo attività di marketing sinergiche e di impatto sul mercato.
A titolo di esempio, una società commerciale nella città di San Paolo avrebbe un costo
di apertura e costituzione inferiore a Euro 5.000. Da non sottovalutare l’importanza in
questo contesto di registrare localmente, e non solo dall’Italia, il marchio/logo
dell’azienda italiana in Brasile.
Alla luce dei dati attuali e prospettici del Settore, in termini generali si ritiene non
necessario realizzare insediamenti industriali diretti in Brasile essendo il mercato di
consumo interno ancora troppo limitato per potere capitalizzare l’economia di scala
necessaria al fine di garantire la rentabilità all’investimento diretto. Inoltre in diversi casi
manca la varietà e qualità della materia prima necessaria, oltre al know how umano di
produzione.