Brani tratti dal Diario Spirituale Di Henri Le Saux.

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"Non devo insegnare né nozioni hindu, né nozioni cristiane, né nozioni gnostiche, né nozioni vedanta; devo soltanto risvegliare la gente, semplicemente con l'aiuto di ciò che il discepolo sa già, approfondendolo" (427-8) "Non c'è fede non formulata. Il vedanta formulato supera già l'intuizione advaita e diviene così esso stesso un concetto limitato di fede. Qui più che altrove la ragione viene messa da parte" (428) "Se l'advaita diventa una dottrina, se si istituzionalizza, diventa un falso advaita, una nuova religione" (376) "Ci si converte, si riceva una diksa (iniziazione), si diventa cristiani, musulmani, sufi, vedantin, ecc. Si tratta di forme sovrapposte. Mentre l'essenziale è spogliarsi di tutto il sovrapposto, recuperare svarupa (la propria forma), perduta. ... Non c'è altro essere che questo, Sat=atman=brahman. Tutto il resto è un mondo pieno di idee e di miti. La sovrapposizione dell'universo mentale con le sue molteplici costellazioni e con i suoi sistemi stellari. La formulazione advaita è comunque anch'essa una sovrapposizione come le formulazioni coranica e trinitaria. E gli uomini si azzuffano per difendere le loro personali formulazioni e per condannare quelle degli altri!" (480) "La Chiesa assomiglia terribilmente a una piccola cappella. Il suo punto di vista è settario, non universale. L'aggettivo cattolica!" (p. 228) "Finché mi pongo la domanda se devo obbedire o no alla Chiesa, ecc., proprio questa è la prova che non vivo sul piano in cui non ci sono obblighi" (432) "La Chiesa appartiene a questo tempo. La salvezza è 'uscire dal tempo'. Accedere all'eternità" (382) "Soltanto quando la Chiesa sarà liberata da tutte le forme 'necessarie' - culturali, dogmatiche, istituzionali - sarà capace di penetrare dappertutto" (334) "Tutto ciò che non viene da questo cielo è adhruva (transitorio) e deve passare. La Chiesa e l'eucarestia, nelle loro forme, come tutto il resto" (375) "I riti, i credo, sono la via che gira intorno alla montagna. Diritto alla cima, dice l'Upanisad" (375) "La Messa, una via «tantrica» verso l'atman" (p. 228) "Dell'atman, i nostri rsi dissero che era al di là d'ogni conoscenza: na prajna, naprajna [né conoscenza né non-conoscenza]" (p. 229) "Se Gesù si fosse risvegliato allo stato di jagrat [veglia consapevole] nella nostra terra di Bharat [India], non avrebbe parlato come Yajnavalkya?" (p. 229). "Tutto è murti [immagine] dell'essere. Che m'importa la murti?" (p. 229) "Praticare il silenzio dell'immaginazione, del pensiero, dell'idea stessa di Presenza" (p. 229) "Il cristianesimo non può che essere advaita. Dire che ci sono due esseri è la contraddizione del Samkhya [...]. Il cristiano, avendo detto che l'essere creato è una partecipazione all'essere divino, è soddisfatto di tale formula di base, quindi pensa e agisce come se ce ne fossero due" (p. 155).

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"Non devo insegnare né nozioni hindu, né nozioni cristiane, né nozioni gnostiche, né nozioni vedanta; devo soltanto risvegliare la gente, semplicemente con l'aiuto di ciò che il discepolo sa già, approfondendolo" (427-8)"Non c'è fede non formulata. Il vedanta formulato supera già l'intuizione advaita e diviene così esso stesso un concetto limitato di fede. Qui più che altrove la ragione viene messa da parte" (428)"Se l'advaita diventa una dottrina, se si istituzionalizza, diventa un falso advaita, una nuova religione" (376)"Ci si converte, si riceva una diksa (iniziazione), si diventa cristiani, musulmani, sufi, vedantin, ecc. Si tratta di forme sovrapposte. Mentre l'essenziale è spogliarsi di tutto il sovrapposto, recuperare svarupa (la propria forma), perduta. ... Non c'è altro essere che questo, Sat=atman=brahman. Tutto il resto è un mondo pieno di idee e di miti. La sovrapposizione dell'universo mentale con le sue molteplici costellazioni e con i suoi sistemi stellari. La formulazione advaita è comunque anch'essa una sovrapposizione come le formulazioni coranica e trinitaria. E gli uomini si azzuffano per difendere le loro personali formulazioni e per condannare quelle degli altri!" (480)"La Chiesa assomiglia terribilmente a una piccola cappella. Il suo punto di vista è settario, non universale. L'aggettivo cattolica!" (p. 228)"Finché mi pongo la domanda se devo obbedire o no alla Chiesa, ecc., proprio questa è la prova che non vivo sul piano in cui non ci sono obblighi" (432)"La Chiesa appartiene a questo tempo. La salvezza è 'uscire dal tempo'. Accedere all'eternità" (382)"Soltanto quando la Chiesa sarà liberata da tutte le forme 'necessarie' - culturali, dogmatiche, istituzionali - sarà capace di penetrare dappertutto" (334)"Tutto ciò che non viene da questo cielo è adhruva (transitorio) e deve passare. La Chiesa e l'eucarestia, nelle loro forme, come tutto il resto" (375)"I riti, i credo, sono la via che gira intorno alla montagna. Diritto alla cima, dice l'Upanisad" (375)"La Messa, una via «tantrica» verso l'atman" (p. 228)"Dell'atman, i nostri rsi dissero che era al di là d'ogni conoscenza: na prajna, naprajna [né conoscenza né non-conoscenza]" (p. 229)"Se Gesù si fosse risvegliato allo stato di jagrat [veglia consapevole] nella nostra terra di Bharat [India], non avrebbe parlato come Yajnavalkya?" (p. 229)."Tutto è murti [immagine] dell'essere. Che m'importa la murti?" (p. 229)"Praticare il silenzio dell'immaginazione, del pensiero, dell'idea stessa di Presenza" (p. 229)"Il cristianesimo non può che essere advaita. Dire che ci sono due esseri è la contraddizione del Samkhya [...]. Il cristiano, avendo detto che l'essere creato è una partecipazione all'essere divino, è soddisfatto di tale formula di base, quindi pensa e agisce come se ce ne fossero due" (p. 155).Il "mistero è impensabile alla mind. La verità è al di là, advaita, paramarthata [realtà ultima, trascendente]" (p. 156)"Dio non è che un altro nome dell'essere, dell'essere quando lo si guarda in faccia... Ma si può guardare Dio in faccia? Dio non può essere guardato; se potesse essere guardato, come sarebbe ancora Dio? E l'uomo nel cui cuore profondo la tenebra ha incominciato a rischiararsi e in cui il silenzio eterno ha incominciato a far intendere la propria voce, non può far altro che dire con il profeta Geremia: a, a, a, Domine Deus [ecce] nescio loqui ['Ahimé, Signore Dio, io non so parlare', Geremia 1, 6], non ho più la lingua per lodarti, non ho più orecchie per ascoltarti, non ho più occhi per guardarti, non ho più corpo per prosternarmi, non ho più mente per pensarti" (p. 156)"Gesù è stato compreso dai cristiani soltanto come il guru che è altro, anya iva, ... il Sacerdote, il Salvatore. Troppo raramente è brillato il lampo del tat tvami asi" (436)"Ciò che viene detto sul piano del linguaggio è falso, perché non spiega l'esperienza meglio della formula 'Gesù è Dio' della tradizione cristiana. Gesù l'Uomo e Gesù Dio, si tratta ancora di dvandva [dualismi]. L'esperienza, la verità, satya, l'essere, sat, è al di là dei dvandva. I concetti sono dualismi e quindi falsificano ogni cosa che pretendono di esprimere su ciò che è aldilà dei dvandva. [...] La verità non è formulabile [...]. Essa non può essere che abhiklrpta, integrata, sperimentata, ricevuta, nel senso che la mente è del tutto 'passiva'. Nessun ruolo all'intelletto agente. Nessuna griglia di lettura" (436)"Gli ebrei hanno ridotto Gesù, il Ben Adam, al messia della loro storia della salvezza, della loro salvezza. I greci ne hanno fatto una discesa divina, una discesa in terra del loro Logos. L'India, libera dalla storia e soprattutto dalla particolarità storica - quest'impossibile 'Popolo di Dio'! - e libera anche dal logos e dall'eidos [concetto], ha colto immediatamente il mistero universale, il Purusa che, al di fuori di ogni storia e di ogni eidos, appare agre [all'origine]: all'origine di tutto, all'origine di tutto il cosmo, all'origine anche della coscienza umana. L'idea di messia ha rimpicciolito Gesù. Gesù è la manifestazione del Mistero originale che i dualisti chiamano teandrico e i brahmavid [i conoscitori di Brahman] il punto d'ignizione del Brahman avyakta (non-manifestato). ... Ogni tentativo di limitazione, di riduzione a Gesù di questo mistero è limitazione e riduzione di Gesù stesso. ... Il problema della sua

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unicità è un falso problema che nasce soltanto nel contesto fenomenico. ... Perché esigere che si dia sempre e dappertutto a questo mistero il nome che gli fu dato quando apparve in Israele?" (462-3)"De profundis clamavi ad te domine, da queste profondità di Te e di me in cui il tuo Spirito mi ha fatto entrare, ad Aruncala, e dove non sento più ciò che dice di Te lassù, fuori, la tua Chiesa, se è tua..." (254)"Quando l'atmavid (colui che conosce il sé) diventa cristiano non c'è già forse nel suo cuore l'amore essenziale di Dio e del prossimo e quindi la rinuncia? Allora che cosa gli dà la Chiesa? Iniziazioni rituali, riti sacramentali, un codice di leggi istituzionali, una serie di idee molto legate a una filosofia particolare e a immagini mitiche ereditate da una certa cultura... Tutto ciò che cosa gli dà di più? Come è complicata questa situazione! Forse si tratta di vie per inerpicarsi gradualmente verso il mistero. ... I nostri rsi, invece, hanno raggiunto l'altra riva con un solo balzo, con un volo senza scalo. ... Agire con amore non è un metodo più diretto? Perché volere che io prenda un autobus e che conti tutte le stazioni quando mi viene offerto gratis un posto su un volo senza scalo?" (255)"Tu dai soltanto a coloro che non hanno più niente, / ... nudi del loro cuore, / nudi della loro mente, / nudi del loro sé, / soltanto a coloro cui hai strappato / tutto ciò che in loro sarebbe stato ancora capace di dirti: 'Io'" (256)"L'opera 'yogica' consiste essenzialmente nello sgombrare il terreno, nel fare il vuoto, nel ridurre, nel respingere fino ai suoi ultimi recessi l'ahamkara (l'ego) che occupa indebitamente il posto ...; quindi è normale che in questo vuoto appaia infine la luce abbagliante dell'essere. Poiché nel vedanta, non c'è altro ostacolo al risplendere dell'essere che questa presenza dell'ahamkara con tutto ciò che essa implica" (256)"L'uomo non osa accettarsi come assoluto. Allora trasferisce questo assoluto in Dio! Sì, trasferimento di ciò che è in-sopportabile in sé. ... La superficie preferisce appoggiarsi su un'altra piuttosto che accettare l'auto-sufficienza dell'essere" (380)"La salvezza è l'esperienza del Sé. La fede ne è un sostituto per chi resta a livello della Ragione. Fede: vivere nel mito e nella volontà, poiché l'esperienza è inafferrabile in se stessa. Mito e volontà (il desiderio d'essere) sono ciò che rimedia all'insufficienza della Ragione" (382)"Nel dogma cristiano tutto è vero, al livello cui appartiene. Ma il cristianesimo ha valore soltanto nel tempo. ... Poiché il cristianesimo non è de facto la via della salvezza per l'immensa maggioranza dei miei fratelli, come potrebbe esserlo per me?" (382)"Il sufismo viene direttamente dal Deus absconditus della moschea. Viene anche dall'Antico Testamento, dove non si dà nessun nome a Dio, se non Egli è. Ma gli uomini in seguito lo chiamarono Jehovah. Che mostruosità dare un nome al Dio di Abramo e di Mosé! ... Bisogna aver smesso di dire Io per poter incontrare Dio" (301)"Ognuno può testimoniare solo la propria esperienza. Io so solo una cosa: che 'io sono'. ... Tale messaggio si accorda molto bene con un contesto sivaita e con espressioni del vedanta. Ma è anche cristiano? E che cosa potrei dare ai cristiani, se non questo, dato che il resto non sono che parole, qualcosa che ho appreso con il cuore? Non è qualcosa di 'conosciuto' in fondo al cuore" (302)"La buona novella portata da Gesù al mondo è che l'uomo veramente è. Senza la rivelazione del Vangelo l'uomo non avrebbe mai potuto essere sicuro che egli è. Ciò che il Vangelo aggiunge all'advaita non è innanzitutto una rivelazione su Dio, ma una rivelazione sull'uomo. Il vangelo insegna all'uomo che egli è" (303)"Come credere all'assolutezza di una formula dogmatica? di un rito? dunque di una Chiesa? Dio sarebbe inquadrabile in ciò che è creato? Anche noi crediamo a Cristo come a un Figlio di Dio. Ma come può Cristo esaurire Dio? Gli stessi teologi accettano la possibile molteplicità delle incarnazioni. [...] Perché l'incarnazione in Galilea dovrebbe essere l'apogeo dell'umanità?" (118)"Penso sempre più che il dogma cristiano ... non sia che un'espressione essenzialmente provvisoria del Reale. Il mistero della Trinità in particolare (ivi compresa l'incarnazione e la redenzione), così com'è presentato, è un mito o una costruzione razionale. ... Non è possibile che il dogma centrale del cristianesimo sia così 'inutile' nella vita normale e ordinaria del cristiano" (364)"Non si sceglie la solitudine per trovare Dio. Si va nel deserto perché non c'è che Dio, ed è Dio che si fa solitario. Se nel deserto ci fossero ancora Dio e me, non sarebbe deserto. Nel deserto, io mi sono perduto e non sono più capace di ritrovare le tracce che portano verso di me. E nel deserto ho perduto il Dio che io cercavo e non so più ritrovare le tracce né di lui né di me. Dio non è nel deserto. Il deserto è il mistero stesso di Dio che non ha limiti, né niente per misurarlo o per situarlo, né niente per misurare me stesso o per situarmi in lui, in rapporto a lui" (364)"I preti e i teologi si arrestano e fanno arrestare i loro fratelli al segno. [...] Dogmi, canoni, riti; soltanto segni. Ma l'umanità non è ancora capace di sostenere una cosa del genere" (371)"Come ho scritto varie volte, ciò che impedisce alla maggioranza degli uomini di 'approfittare' della rivelazione del mistero di Gesù, è la pretesa della massa dei credenti in Gesù di ridurre Gesù alle forme

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giudaico-greche delle loro facoltà di comprensione, e così di svuotarlo della sua universalità e della sua reale 'divinità'" (422)"La fedeltà a una tradizione è un mezzo psicologico/mitico di vivere la fedeltà a se stessi" (422)"La teologia cristiana ha fatto di Gesù e anche di Dio un deva. Ora i deva sono il muro che ostruisce il sakshaktara, la vista diretta del Mistero di brahman-atman" (422-3)"Comunque, non bisogna far violenza al Vangelo per spiegare il messaggio di Gesù in questo modo, cioè in rapporto all'anubhava delle Upanisad? Innanzitutto Giovanni e Paolo danno interpretazioni già abbastanza specifiche di Gesù. Anche i sinottici hanno pensato Gesù a partire dalle loro concezioni giudaiche, e prima ancora Gesù ha espresso il proprio mistero secondo le concezioni vetero-testamentarie più ricorrenti alla sua epoca: il Figlio dell'Uomo, il Servo sofferente. Anche il messaggio del Buddha, per quanto così eminentemente pratico, non sfugge a questo marchio del tempo, né quello di Ramana. Tuttavia, c'è nella forma indiana del messaggio un'universalità che nessuna forma ebraica di pensiero può eguagliare, e nemmeno nessuna forma greca, fissata com'è sull'eidos" (423)"L'esperienza del Sé esclude ogni proiezione, di qualsiasi 'ombra'. Nel tempo, indietro o avanti per esempio. Le cosiddette 'cose ultime', un paradiso da raggiungere 'domani'. Tutte proiezioni ... . L'io di questa esperienza è un io trascendentale ... . Tutte le proiezioni di me stesso in un 'altro', in 'Dio', una deviazione che mi oltrepassa e mi impedisce di trovarmi. Tutte griglie mentali" - Feuerbach (423)"Il risveglio a Dio è inseparabile dal risveglio a sé. La prima proposizione del messaggio (profetico) non è Dio è (en arché - in principio...) o Dio mi ha detto, ma Io sono. ... Il punto di partenza della mia coscienza" (423)"Il nome salvifico di Gesù è Brahman, è atman. Egli salva rivelando l'atman-brahman" (441)"Niente di ciò che è a livello di concetto ha un valore assoluto. Ora, i dogmi cristiani sono espressioni mitico-concettuali del 'mistero'. Il namarupa di Cristo esplode necessariamente, ma la Chiesa vuole mantenerci praticamente a livello del namarupa. ... Il namarupa palestinese, ecclesiale, mediterraneo, non può più contenere questo purna: questo Pleroma, questo bhuman [pienezza]. ... Gesù esplode, ma niente lo sostituisce. È Brahman che risplende dappertutto. Gesù ci rivela lo splendore di Brahman dappertutto. Egli è quella pura Luce" (442)"C'è nell'intera esistenza dell'uomo, continuamente presente e soggiacente a tutto ... l'incontro interiore con il mistero, con un mistero che è il nostro sé e la sua verità più profonda e che nello stesso tempo trascende il sé che è percepito nella nostra coscienza comune, al punto che l'uomo fa di questo mistero un Altro, e proietta in un Dio questa trascendenza e questa interiorizzazione di sé" Feuerbach (467)"Il mito è un grande sogno collettivo. È, analogamente al sogno, un modo istintivo di vivere questa realtà. I sogni e i miti individuali interagiscono. Si rivelano e si stabiliscono temi principali: si scavano solchi mentali, poi letti di ruscelli e si formano a poco a poco fiumi. L'incontro è talmente primordiale che questi solchi diventano molto profondi, talmente profondi che sembrano naturali, originali. Il logos lavora in seguito su questi solchi mitici ... e cerca di dar loro una verità assoluta. Sono le formule, le strutture sociali delle religioni. Bisogna accettare il fatto che Gesù si sia risvegliato a questo mistero nel grandioso mythos del giudaismo. Partire da Gesù in seno al suo mythos ebraico e più ancora dal più largo mythos mediterraneo in cui la Chiesa ha proiettato la sua immagine, per stabilire una teologia delle religioni (cioè per giudicare tutto in rapporto alla teologia cristiano-ellenistico-giudaica e per giudicare a partire da essa il valore delle formule o delle strutture similari di altri paesi), è semplicemente falso" (468)"È tutto l'edificio trinitario che crolla. Perché esso è ancora namarupa. ... Ma tentare di concepire una nuova teologia trinitaria porta soltanto a un vicolo cieco. Significa farsi incantare ancora da mythos, da logos. Significa semplicemente sostituire thoes con theo-logia e confondere l'idea di Dio con Dio" (468)"La psiche umana è talmente coinvolta nel mythos/logos religioso che è incapace di riconoscere in esso le proprie strutture. Lo stesso avviene nell'induismo e nel buddhismo, benché qui ci sia l'advaita latente e il rifiuto - neti neti - di tutti i namarupa, che aiuta a compiere il salto. ... Una volta riconosciuta la verità fondamentale del mito religioso e delle molteplici forme che esso ha assunto, si accetta la verità simbolica di ogni forma, di ogni rito, ecc., ma si rifiuta decisamente di dar loro un valore assoluto. Proprio quello che fece Gesù in rapporto al giudaismo del suo ambiente, e che lo portò alla croce" (469)"Ogni esperienza è già elaborata a livello della coscienza fenomenologica. Invece l'esperienza dell'advaita si trova a un grado assolutamente minimo d'elaborazione. Quanto all'esperienza trinitaria, è molto elaborata" (377)"Tutta la teologia e tutte le istituzioni (diritto canonico) dipendono da un sistema di pensiero e da un sistema sociale. ... Una grande liberazione da queste formule dogmatiche e canoniche si opera quando il credente ha l'intuizione della 'fede pura', della coscienza pura di sé" (428)"Avevo perduto Dio e, cercandolo, è me che ho ritrovato, ma quale me?" (480)

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"Questo Dio della mia proiezione... la sparizione del Dio che è pradista (proiettato) è considerata da Giovanni della Croce come una notte, perché questo 'stato d'esperienza' è riferito a un''altra' esperienza. Ma quando tale esperienza è riconosciuta nella sua pura verità, a se stante, allora questa notte è pura luce, la luce radiosa del vero 'IO'. Colui che possiede parecchi linguaggi mentali (religiosi o spirituali) è incapace di assolutizzare una qualsiasi formula, evangelica, upanisadica, buddhista, ecc. Egli può testimoniare soltanto un'esperienza, di cui balbetta" (481)"Bisogna che Gesù se ne vada, bisogna che la dualità sparisca. Gesù, partito nella dualità, ritorna nell'unità, non nella dualità" Eckhart (360)"Cristo è molto meno reale nella sua storia temporale che nel mistero essenziale del mio essere. Ciò che importa per la mia salvezza, è realizzare che io sono" (374)"Nessuna differenza esteriore tra lo jnanin e l'ateo. Entrambi hanno rifiutato la sovrapposizione di un dio estraneo alle cose, i nomi e le forme date a Dio sul modello dei nomi e delle forme delle cose umane... Ma lo jnanin vede la radiosità delle cose, la presenza... senza cercare di spiegarla con nuovi nomi e con nuove forme" (375)

"Non parole da meditare, da ficcarsi nella testa, ma un'esperienza da 'provare'" (376)"Sono ancora cristiano?" - 19 agosto 1959 (301)"Padre Panikkar ha scritto questa frase formidabile sul cristianesimo: 'Provvisorio, giusto per il tempo presente' (Il Cristo sconosciuto dell'Induismo)" - 24 ottobre 1966 (373)