Branca · 2019. 8. 21. · presa è diventata un veromodelloorganiz-zativoincuil'azienda è...

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Martedì 24 aprile 2018 il GiornaleCONTROCORRENTE IL PERSONAGGIO

di Piera Anna Franini

Èun percorso olfattivo, un tuffo inunmix di spezie da quattro con-tinenti, quello che conduce

all’ufficio di Niccolò Branca, presi-dente e amministratore delegato delGruppo Branca International Spa,holding con società in Italia e Argenti-na, leader nella produzione e com-mercializzazione di spirits. E’ ilpro-pro-pro nipote (incarna la quin-ta generazione) di Bernardino Bran-ca: il farmacista che nel 1845 creò laformula tutt’ora segretissima del Fer-net-Branca. Le generazioni successi-ve hanno allargato il portafoglio deiprodotti, acquisendo anche nuovimarchi, hanno promosso operazionidi diversificazione, anzitutto nell’im-mobiliare commerciale, culturale, te-nute agricole. Il brand è sempre statoin prima linea quanto a comunicazio-ne e marketing. Subito, in azienda siintuì l’importanza di dotarsi di un lo-go: l’aquila che trattiene una botti-glia sorvolando il globo terraqueo, dadove provengono le erbe e dove fini-scono gli spirits. Poi campagne pub-blicitarie intelligenti e all’avanguar-dia, come quelle che all’alba del No-vecento sdoganarono figure di don-ne forti, belle, indipendenti, ribellima con classe: donne che coniuganoil focolare domestico con un buonbicchiere di amaro.Nella famiglia Branca s’è sempre

osato. Osa anche Niccolò, l’ultimorampollo di casa. Lo fa con una forzatranquilla. Ci vuole del coraggio amettere a nudo - come ha fatto lui - leproprie fragilità, dubbi, il lato più ri-posto dell’anima. Cosa non facile ingenerale, e particolarmente ardua sestai ai posti di comando. NiccolòBranca lo ha messo nero su bianco,firmando libri i cui titoli smentisconol’identikit del management aggressi-vo e imperativo. Si va da «Per fare unmanager ci vuole un fiore» al recente«Ritorno al Cuore», libri che esaltanol’economia della consapevolezza, innome di un’idea d’azienda dove ilprofitto e la competitività sono essen-ziali, e così pure una leadership forte,ma capace di fare un business etico esostenibile. I principi olistici applica-ti all’impresa, l’introduzione di un co-dice etico, del bilancio ambientale,dell’Organismo di Vigilanza di con-trollo interno hanno fatto di Brancaun caso di studio.Cosa l’ha spinta a scrivere «Ritor-no al cuore»?«Dopo l’uscita del primo libro, cui

sono seguite altre due edizioni, mol-te persone hanno continuato a por-mi interrogativi in tema di consape-volezza e meditazione. La cosa mi haspinto ad approfondire ancora di piùquesti temi e a mettere per iscritto leriflessioni che comunque facevo adalta voce. Così è nato il mio ultimolibro. L’obiettivo rimane quello di of-frire spunti di riflessione, non certoverità».Riflessioni che sembranomatura-re nel corso di passeggiate, di im-mersioni nella natura…«Sì, mi piace molto passeggiare. La

cosa strana è che vi sono corsi percamminare sul fuoco, e capita chenon sappiamo camminare in campa-gna. Perché le passeggiate sono pre-senza pura, solo così ridanno ener-gia».

Cosa vuol dire presenza pura?«Vuol dire essere lì senza portarsi

dietro preoccupazioni, essere connoi stessi, quindi vivere in quel mo-mento, assaporare il fruscio del ven-to, il passaggio degli uccelli, i suonidella natura. Vuol dire essere nellarealtà aldilà dei condizionamenti. Al-lameditazione diamo connotati di va-rio tipo, io credo che equivalga all’es-sere presenti e consapevoli. Moltepersone vivono secondo una mentedualistica, scindono determinatiaspetti, separano il corpo dallo spiri-to, la materia dal pensiero. In realtànon c’è scissione, siamo noi che lacreiamo».Quindi secondo lei meditazione e

vita attiva non sono due opposti.«La meditazione è una disciplina

che applico da oltre vent’anni, la con-sidero una sorta di allenamento, madopo l’allenamento deve esserci lagara. Vuol dire che nella quotidianitàdevo mettere in pratica quello che lameditazionemi ha consentito di com-prendere di me e del mondo».Che rapporto ha col tempo? Diffi-cile capire come e dove trovi iltempoper passeggiare, scrivere li-bri, meditare, lei che è a capo diuna holding da 318 milioni di fat-turato ed è presente in più di 160Paesi.«Il tempo lo si trova facendo delle

rinunce. Se uno vuole, può far sì che

nonmanchimai. Cosa non semplice,ma possibile. Se io son qui, nella con-sapevolezza, sono nell’essenza di mestesso. Alimento questa presenza, so-no nella vita. Si dice spesso cheman-ca il tempo per… ma se porti presen-za in tutto ciò che fai, il tempo nonmanca più».Quanto è importante scrivere?«E’ imprescindibile. La mia casa è

sommersa da unamoltitudine di tac-cuini. Ho bisogno di scrivere, così co-me mi piace dipingere. Capita chedipinga per sei mesi con regolarità, epoi segua un vuoto di cinque anni».Ricorda Svevo: l’imprenditoreche vede nella scrittura una sortadi igiene mentale.

«Anche da ragazzo scrivevo. Quelche conta è che ognuno di noi trovi lapropria via per esprimersi, per faruscire quello che ha dentro: per unoè fare un buon piatto di pastasciutta,per un altro scrivere».Che studente è stato?«Molto vivace. Non ero quel che si

suol dire studente modello. Però hoincontrato alcuni professori partico-larmente bravi che sono riusciti a tira-re fuori il meglio di me. Ricordo inparticolare l’insegnante di filosofia:rimanevamo tutti a bocca aperta, nes-suno chiacchierava, tutti seguivamoincantati le sue lezioni. Con il sennodi poi, ho capito questo, ho compre-so quanto sia importante la figura del

«Essere figli non bastaL’eredità va a chi è più bravo»La sua famiglia dal 1845 produce il mitico Fernet: «Per me l’azienda

è un organismo vivente. La cosa che amo di più? Curiosare»

NiccolòBranca

L’INTERVISTA

Le meravigliedell’Irlandadel Nord Per informazioni e prenotazioni: Passatempo, tel. 035/403530; [email protected] informazioni e prenotazioni: Passatempo, tel. 035/403530; [email protected]

DA BELFAST A DERRY TRA CITTÀ, NATURA E CASTELLI

Dal 29 maggio al 2 giugno 2018

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29Martedì 24 aprile 2018 il Giornale CONTROCORRENTE IL PERSONAGGIO

docente. Credo che la scuola dovreb-be insegnare ai ragazzi a conoscersimeglio, a interpretare le emozioniperturbanti, le afflizioni mentali. Invi-dia, rabbia, piacere, desiderio, emoti-vità, odio: tutto questo è dentro dinoi. Ma se non si insegna a osservare,a vedere come i sensi e la mente fun-zionano, finiamo per essere agiti anzi-ché essere noi i registi della nostravita. Io questo percorso l’ho avviatoin là con gli anni, sarebbe opportunoavviarlo quanto prima».A quanti anni? E dove l’ha porta-to?«A 30 anni. Ho iniziato a capire che

abbiamo dentro di noi tante ricchez-ze da capitalizzare. C’è tutto quelloche ci deve essere, dobbiamo solo di-venire consapevoli. Faccio un esem-pio. Se dentro di me c’è un potenzia-le goloso, ma io ne sono consapevo-le, posso orientare l’attitudine in sen-so positivo. Posso trasformarmi in af-famato di sapere, per dire. Se mi guar-do dentro e vedo i conflitti che midominano, cerco di superarli. Comeposso superare i conflitti esterni serimangono irrisolti quelli dentro dime? Conosco persone che parlano dipace e sono in conflitto con la pro-pria famiglia. Essere consapevoli èpiù importante che mai. Il mondocomporterà sfide sempre più ardue e

per superarle dovremo poter attinge-re alla saggezza. Dobbiamo essere li-beri da condizionamenti per poterdare delle risposte».Lei da quali condizionamenti s’èliberato?«Da condizionamenti culturali e fa-

miliari. Alcune cose poi le ho riprese,però coscientemente. Sono tante leproiezioni di altre persone che han-no inciso su di noi. Per esempio, a uncerto punto mi resi conto che ripetegesti di papà e mamma. Il fatto diosservarsi e di comprendere tuttoquesto fa sì che magari torneremo afare quella battuta o gesto: però inmodo consapevole, per nostra scelta.Quante volte agiamo solo in rispostaa sensi di colpa. Bisogna liberarsi daicondizionamenti e decidere dellapropria vita, senza pensare di far pia-cere o dispiacere a qualcuno, e senzamai però recare danno altrimenti sa-remmo egoisti. Dovremmo assecon-dare le nostre scelte».Quanto è libero di scegliere chi siritrova a nascere in una famigliadi imprenditori da generazioni?Con lei si tocca quota cinque…«Non bisogna pretendere che il fi-

glio prenda le redini dell’azienda. Seci sono figli in gamba e attratti dallatipologia di lavoro, bene, altrimenti èopportuno rivolgersi a manager».

E i figli?«Ai figli si insegna come controlla-

re e indirizzare. Devono essere i cu-stodi, fare in modo che la filosofiaaziendale non venga sconvolta. Ricor-do una persona che aveva lavoratocon me per quarant’anni anni. Miconfessò di essersi trovata bene, mache il suo sogno sarebbe stato quellodi fare il parrucchiere. Quanti seguo-no le ambizioni dei genitori sacrifi-cando le proprie. Una cosa è indiriz-zare, l’altra è obbligare a percorrerestrade non in linea con la propria per-sona».All’ingresso dell’azienda si trovail manifesto del Gruppo Branca.Due le parole chiave: «Innovareserbando». Cosa serbate?«I valori della nostra azienda. Il fat-

to di mettere al centro la persona,vista non come mezzo ma come fineper raggiungere obiettivi. Sono cen-trali il fare e la motivazione intesacome molla del fare. Il mio avo Ber-nardino iniziò questa avventura per-ché voleva creare un prodotto che po-tesse offrire benefici ad altre perso-ne. Io stesso agisco pensando cheogni mia azione deve creare benefi-cio per l’azienda. Da noi ci si aspettaprodotti d’eccellenza. Siamo attentialla qualità del prodotto, nella sceltadelle erbe siamo scrupolosissimi, ab-

biamo un centro di ricerca ad hocper questo».Tutto secondo tradizione«Ancora conserviamo un patrimo-

nio di botti straordinario all’internodel quale abbiamo una botte di 120anni da cui nasce un prodotto specia-le, pur a costi altissimi, ma fa partedel nostro serbare. Puntiamo su lun-ghi invecchiamenti in botti di rovereper lo Stravecchio come per il Fer-net-Branca, cosa che comporta un al-to costo ma assicura la qualità, ele-vandone la complessità gustativa.Stesso discorso per il Caffè Borghetti,che viene realizzato mantenendo in-tatta la metodologia tradizionale. Insintesi, manteniamo l’artigianalitàitaliana, perché le “cose fatte all’italia-na” per noi equivalgono a successi erisultati».Dove, invece, andate a innovare?«A livello manageriale, nella moda-

lità di conduzione delle riunioni. In-novati i sistemi informativi, abbiamointrodotto un codice etico, il bilancioambientale, l’organismo di vigilan-za».Cosa è per lei l’azienda?«La vivo come un organismo viven-

te che produce e crea benessere nonsolo per se stessa ma anche per i di-pendenti, i fornitori, per la città diMilano, per l’Italia».Quale ritiene essere il suo trattodistintivo?«In me c’è sempre stato il senso

della scoperta. Già da bambino avver-tivo la spinta ad andare a cercare, cu-riosare, toccare con mano, verificare,non dare subito tutto per certo. Hosempre amato costruire».Quando si guarda dentro e maga-ri verte qualche errore o mancan-za, come reagisce?«Capita spesso che arrivato a sera

dica a me stesso che avrei potuto farein altro modo, vedo che magari m’èsfuggito uno scatto di rabbia. Alloracerco di osservare questa energia ne-gativa usandola per cambiare aspet-ti, mi concentro su quella positiva ela concimo ancora di più. Magari do-po uno scatto di rabbia si è anche piùcompassionevoli con gli altri, piùcomprensivi, li vediamo sotto una lu-ce diversa: non come persone, ma in-dividui in preda - in quel momento -ad afflizioni e dunque forieri di certereazioni, reazioni che abbiamo prova-to noi stessi. Prima di giudicare, com-prendiamo. Questo non vuol dire ac-cettare, ma discriminare senza con-dannare preventivamente. Credo fer-mamente nella ricerca dell’equili-brio, nella sintesi».Chi sono le persone che in questafase storica sono fonte di ispirazio-ne?«Il Papa e il Dalai Lama. In visita in

Birmania, Papa Francesco ha indica-to come modelli di riferimento Budd-ha e San Francesco: già questo dicetutto. Trovo papa Francesco una per-sona di grande spessore e di grandeaiuto per il nostro Paese data la faseche sta attraversando. Dice cose chemagari non fa piacere sentire, ma sirifà al messaggio vero di Gesù Cristo.E il Dalai Lama che sprona alla com-passione, tolleranza, all’uscita deiconflitti per arrivare a un’etica secola-re: etica che trova le religioni concor-di, aldilà delle divisioni e dei propricondizionamenti, per un nuovo uma-nesimo».

La famiglia deveindirizzare le sceltePoi ci sonoi bravi manager

Ho tanti impegnima il tempo per melo trovo, bastafare delle rinunce

Non sono stato unostudente modelloil prof di filosofiami ha folgorato

IL MARCHIOIl logodell’azienda èun’aquila chetrattiene unabottigliasorvolando ilglobo da doveprovengono leerbe. Ma cifurono anchemoltecampagnepubblicitariecon donnebelle e ribelli

I MODELLIPapaFrancesco e ilDalai Lamasono iprincipaliriferimenti diNiccolòBranca: «PapaFrancesco haindicatoBuddha e SanFrancescocome modelli,questo dicetutto»

I LIBRIBranca hascritto moltilibri: «Hobisogno discrivere comedi dipingere.L’importantecomunque èche ognunotrovi una viaperesprimersi,anche con unpiatto dipastasciutta»

I condizionamenticulturalie familiarilimitano la vita

I nostri valorinon cambiano:al centro c’è semprela persona

Niccolò Branca ènato nel 1957in Francia

(Saint Julien), cresciu-to a Firenze. E’ presi-dente e amministrato-re delegato della Hol-ding del Gruppo Bran-ca InternationalS.p.A. E’ sposato e hadue figli.Al timone dell'azien-

da dal 1999, ha proiet-tato l'italiana FratelliBranca Distillerie Srle l'argentina FratelliBranca DestilleriasSA ad occupare posi-zioni sempre più soli-de ed estese neimerca-ti internazionali. LeDistillerie Branca sfio-rano i 300 milioni difatturato annuo, con-tano 250 dipendenti,sono presenti in più di160 Paesi.L'applicazione dei

principi olistici all'or-ganizzazione dell'im-presa è diventata unveromodello organiz-zativo in cui l'aziendaè concepita come unarete, un organismo vi-vente basato sul con-cetto di consapevolez-za.

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