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Botta e risposta sulla nuova Costituzione REFERENDUM 25-26 GIUGNO L’ ITALIA SI MERITA UN SÌ L’ITALIA CHE VOGLIAMO MENO BUROCRAZIA, PIÙ RESPONSABILITÀ, PIÙ AUTONOMIA, PIÙ UNITÀ opuscolo def3 7-06-2006 17:01 Pagina 1

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Botta e risposta sulla nuova Costituzione

REFERENDUM 25-26 GIUGNO

L’ ITALIA SI MERITA UN SÌ

L’ITALIACHE VOGLIAMO

MENO BUROCRAZIA, PIÙ RESPONSABILITÀ,PIÙ AUTONOMIA, PIÙ UNITÀ

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LA COSTITUZIONE ITALIANAè entrata in vigore il 1° gennaio 1948, all’indomani della fine della secon-da guerra mondiale. Essa è composta da 139 articoli, i primi dodiciriguardano i principi fondamentali, gli altri sono suddivisi in due parti: laprima riguarda i diritti e doveri dei cittadini (articoli da 13 a 54), la secon-da l’ordinamento della Repubblica, cioè la parte organizzativa e il funzio-namento delle istituzioni (articoli da 55 a 139).

Da oltre un quarto di secolo si cerca di cambiare e ammodernare lavecchia Costituzione del’ 48, per adeguarla alle mutate esigenzedella società. Dalla Commisione Bozzi a quelle De Mita, Jotti e D’Alema sono ben sette le legislature gettate alvento con inconcludenti discussioni. Tutte le forze politiche, inprimo luogo quelle che oggi dicono di no al referendum, hanno ten-tato inutilmente di cambiare la seconda parte della Costituzione.

C’è una sola eccezione: la devoluzione realizzata nel 2001 dal solo cen-trosinistra con la modifica del Titolo V della Costituzione (che riguarda lecompetenze di Regioni, Province e Comuni). Una modifica peggiorativache ha aumentato i costi e l’inefficienza delle istituzioni, ha accresciuto i

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conflitti tra Stato, Regioni ed Enti locali, creando un federalismo rissosoe confuso. Essa ha addirittura soppresso dalla Costituzione il principiodella tutela dell’interesse nazionale e ha sottratto allo Stato materie comel’energia e le grandi infrastrutture, attribuendole alla competenza concor-rente delle regioni, con il rischio di paralisi in settori vitali per lo sviluppodel paese.

Per queste ragioni la Casa delle Libertà ha proposto una riforma organi-ca della parte seconda della Costituzione, delineando un insieme coe-rente di modificazioni. La riforma riguarda:1) la correzione dalla pessima modifica costituzionale del 2001, dei cuiguasti si è reso conto lo stesso centrosinistra, in direzione di un federali-smo equilibrato e responsabile; 2) la forma di governo, per consentire agli elettori, e solo ad essi, di sce-gliere direttamente il premier e la maggioranza, attribuendo al governopoteri adeguati per realizzare il proprio programma e impedendo i cosid-detti “ribaltoni”; 3) la riduzione di circa un quarto del numero dei parlamentari (175 inmeno) e la modifica dei poteri delle due Camere, in modo da evitare cheentrambe facciano le stesse identiche cose in modo ripetitivo, per averecosì un Parlamento più giovane, più snello, più efficiente; 4) un nuovo ed equilibrato sistema di tipo federale caratterizzato da unadistribuzione ottimale delle funzioni e dei poteri, sia statali che regionali; 5) l'aumento delle garanzie e dei contrappesi necessari per uno Statodemocratico, e tutte le altre modifiche dell'ordinamento della Repubblicache si sono mostrate necessarie dal 1948 ad oggi.

La riforma è stata approvata dalle Camere nel mese di novembre del2005 ed è ora sottoposta al voto dei cittadini attraverso il referendum del25 e 26 giugno. Un referendum tra favorevoli e contrari in cui conterà chiotterrà più voti. Se prevarranno i No, la riforma sarà respinta. In tal casola spinta conservatrice sarà fortissima e probabilmente, per molti anni avenire, rimarrà immutata la vecchia Carta costituzionale del 1948, nonpiù adeguata ad affrontare le grandi sfide che i tempi ci impongono, insie-me alla pessima modifica del 2001. Se prevarranno i Sì, la riforma saràapprovata, e ci sarà anche tempo e modo per migliorarne alcuni aspettitecnici, in quanto l’entrata in vigore della riforma non è immediata (salvoche per le correzioni urgenti al Titolo V), ma graduale nel tempo, a parti-re dal 2011.In questa pubblicazione sono affrontate, con domande e risposte, le prin-cipali questioni relative alla riforma costituzionale, in modo da fugarequalunque dubbio sui suoi contenuti effettivi e mascherare le bugie diffu-se dal centrosinistra. Buona lettura!

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QUALI PARTI DELLACOSTITUZIONE SONO MODIFICATE DALLA RIFORMA ?

Solo la seconda parte, relativaall’organizzazione e al funzio-namento delle istituzioni chesono rese più moderne ed efficienti, dando più poteri aicittadini. La riforma non riguar-da né i principi fondamentaliné la prima parte dellaCostituzione sui diritti e doveridei cittadini.

CHE COSA VUOLE DIREGOVERNO DEL PREMIER (O PREMIERATO) ?

SARANNO I CITTADINI ASCEGLIERE CHI DEVE GOVERNARE, SENZA PIÙ “RIBALTONI”.

Il premierato è il sistema digoverno in vigore nelle piùimportanti democrazie. In basead esso, sono i cittadini con illoro voto a scegliere direttamen-te il Premier (o Primo ministro) ela sua maggioranza. Il Primoministro è dotato di poteri ade-guati (oggi il Presidente delConsiglio italiano non può nep-pure cambiare i ministri), inmodo da poter governare percinque anni e attuare il program-ma presentato agli elettori,senza subire “ribaltoni” da partedei parlamentari che cambianoschieramento a seconda delleconvenienze.

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È VERO CHE SI CREA UNA“DITTATURA DEL PREMIER” ?ASSOLUTAMENTE NO.

Come avviene nelle maggioridemocrazie europee - e ancheIn Italia per i Sindaci e iPresidenti di Provincia e diRegione - anche il Primo mini-stro italiano, se impossibilitato arealizzare il programma, potràchiedere nuove elezioni, rimet-tendo la scelta del nuovo gover-no agli elettori. Si tratta di unpotere essenziale soprattuttoper prevenire le crisi di governoe dare più compattezza allamaggioranza. La Camera,peraltro, potrà evitare lo sciogli-mento approvando una mozio-ne nella quale la stessa mag-gioranza espressa dagli elettoriindichi un nuovo Premier. È pertanto una colossale bugiaaffermare - come sostengonomolti avversari della riforma -che viene creata una “dittaturadel Premier”. La riforma introdu-ce invece le stesse regole invigore nelle grandi democrazieparlamentari, le stesse regoleche l’Ulivo proponeva agli elet-tori nel 1996 e che il relatore DsCesare Salvi aveva inseritol’anno successivo nel testobase della Commissione bica-merale per le riforme istituzio-nali, presieduta da MassimoD’Alema.

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COME SARÀ IL NUOVO PARLAMENTO E PERCHÈIL SENATO DIVENTERÀ FEDERALE ?

IL PARLAMENTO SARÀ PIÙSNELLO, PIÙ EFFICIENTE, PIÙGIOVANE (DEPUTATI ELEGGIBILI A 21ANNI, SENATORI A 25).

Ci saranno 175 parlamentari inmeno: meno poltrone, menocosti, più efficienza. Le dueCamere non faranno più le stesseidentiche cose, in modo ripetitivo(è il cosiddetto bicameralismoperfetto, oggi in vigore solo inItalia). La Camera dei Deputatiavrà il potere di dare (o revocare)la fiducia al governo; essa sioccuperà delle questioni delloStato e delle leggi che riguardanol’attuazione del programma digoverno; il Senato Federale saràinvece sede di raccordo tra loStato e le Regioni e si occuperà,in particolare, delle questionidelle Regioni e delle autonomielocali. Questo vuol dire più rapidi-tà nel rispondere ai cittadini,meno burocrazia, leggi più chiare.

LE CONTRADDIZIONI DIROMANO PRODI

È singolare il recente comporta-mento di Romano Prodi: da unaparte egli si comporta come sefosse già in vigore la riformadella CdL : dopo le elezioni pre-tendeva l’incarico immediatoper formare il governo da partedel precedente Capo delloStato, ora pretende che sia ilgoverno a decidere l‘agendadei lavori del Parlamento e vor-rebbe che in caso di crisi delsuo governo ci fosse lo sciogli-mento immediato delleCamere. Tutte regole che nonsono scritte nella Costituzionedel 1948, ma che sono introdot-te dalla riforma oggi sottopostaal referendum. D’altra parte,però, Prodi, insieme a Scalfaro,contesta la riforma definendolauna “dittatura”. Insomma, Prodipretende per sé, in via di fatto,regole non previste dalla Cartadel 1948, ma nello stessotempo contesta la riforma dellaCdL che vuole introdurre quelleregole in via di diritto.

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SÌ. NON SOLO NON SPACCAL’ITALIA, MA PONE RIMEDIO AIPERICOLI PER L’UNITA’ NAZIONA-LE CAUSATI DALLA SGANGHERATARIFORMA DEL CENTROSINISTRADEL 2001.

Il federalismo serve a unire e non a divi-dere. Il federalismo introdotto da questariforma non crea alcun pericolo perl'unità del Paese, che viene anzi salva-guardata rispetto alla modifica del titolo

V realizzata dal centrosinistra nel 2001,come ha affermato anche un costituzio-nalista Ds, Augusto Barbera: “È para-dossale ma bisogna riconoscere che ètoccato ad un ministro leghista comeRoberto Calderoli rimediare ai pericoliper l’unità nazionale del federalismosgangherato del Titolo V dell’Ulivo”. Infatti, la riforma: a) reintroduce il princi-pio della tutela dell’interesse nazionaleche la modifica costituzionale del 2001aveva ingiustificatamente soppresso; b)prevede il ritorno allo Stato di alcunematerie (tra cui la produzione strategi-ca, il trasporto e la distribuzione nazio-nale dell'energia, nonché le grandiinfrastrutture di interesse sovraregiana-le) che il centrosinistra aveva assurda-mente assegnato alla competenzadelle Regioni; c) sopprime la disposizio-ne, introdotta nel 2001, che consente il"regionalismo differenziato", un mecca-nismo in base al quale una singolaRegione può ottenere forme di autono-mia diverse rispetto a quelle di altreRegioni. In altre parole, con questariforma si evita il pericolo di penalizzarealcuni territori rispetto ad altri. La modifica costituzionale realizzatadal centrosinistra nel 2001 determinavaun federalismo rissoso e confuso, di dif-ficile, se non impossibile, applicazione.Questa riforma delinea un federalismopossibile ed equilibrato.

PERCHÈ LA DEVOLUZIONECONVIENE A TUTTI ?

Con la devoluzione prevista dallariforma, saranno le Regioni adassumere le decisioni in materia diassistenza e organizzazione sanita-ria, organizzazione scolastica, polizia amministrativa regionale elocale, secondo le specifiche esi-genze del territorio e le richieste deicittadini, mentre rimarranno alloStato le norme generali sulla tuteladella salute, sull’istruzione e sullasicurezza, a salvaguardia di unaeffettiva parità dei diritti per tutti i cit-tadini. La vicinanza tra chi decide e il citta-dino consente una migliore organiz-zazione e un effettivo controllo deiservizi e porta a una maggiorresponsabilizzazione di chi governariducendo i costi e gli sprechi.

LA RIFORMA GARANTISCEL’UNITÀ DEL PAESE ?

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LA RIFORMA GARANTISCE IDIRITTI E LE LIBERTÀ COSTITUZIONALI?

ASSOLUTAMENTE SÌ,in quanto i diritti e le libertàsono disciplinati nella primaparte della Costituzione, dun-que in un ambito che non vienein alcun modo toccato dallariforma. Ne deriva che tali pre-occupazioni sono prive di fon-damento. Inoltre la riforma nonsolo lascia allo Stato la compe-tenza a determinare i livelliessenziali delle prestazioni suidiritti civili e sociali, ma trasferi-sce altresì ad esso la compe-tenza sulle norme generalisulla tutela della salute, la sicu-rezza del lavoro e la sicurezzaalimentare, che svolgono unruolo particolarmente rilevantein tema di universalità del diritti.La Riforma infine rafforza ilruolo di controllo e di garanziadel Presidente della Repubblica.

QUINDI LA RIFORMA NONFAVORISCE ALCUNE AREEDEL PAESE A DANNO DIALTRE ?

LA RIFORMA FEDERALEINTENDE MIGLIORARELE PRESTAZIONI DELLEAMMINISTRAZIONI PUBBLI-CHE IN TUTTE LE REGIONI,avvicinando le istituzioni ai cit-tadini, aumentando i controlli ei poteri di questi ultimi e ridu-cendo conseguentemente icosti e gli sprechi: sarannomesse dunque a disposizionemaggiori risorse.Anche nelle materie oggetto didevoluzione spetterà comun-que allo Stato la competenzaper la sicurezza e l'ordine pub-blico e la definizione dei livelliessenziali delle prestazioni dagarantire, in modo uniforme, sututto il territorio nazionale: non potranno, quindi, esserciRegioni di serie A e Regioni diserie B (come invece avvieneoggi).

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CHE COS'È IL FEDERALISMOFISCALE SOLIDALE

Oggi la maggior parte delleentrate fiscali va allo Stato chene trasferisce solo una parteagli Enti Locali e alle Regioni.Con il federalismo fiscale unaparte significativa delle entratefiscali andrà direttamente agliEnti Locali e alle Regioni, inmodo da poter garantire miglio-ri servizi ai cittadini.La Riforma prevede la realizza-zione completa delFederalismo fiscale entro 3anni, garantendo che la pres-sione fiscale venga diminuitasecondo il principio "menotasse per tutti".

PERCHÉ IL FEDERALISMORIDUCE I COSTI?

GLI STATI FEDERALI COSTANO MENO DEGLI STATI CENTRALIZZATI.La storia ci insegna che tutti glistati federali - sia quelli "nati"federali sia quelli divenuti tali perdecentramento - costano menorispetto agli Stati centralizzati.Tutte le trasformazioni in atto simuovono in questa direzione:basti considerare che anche loStato accentrato per eccellenza,la Francia, ha avviato una decisaopera di decentramento.La storia e gli studi mostrano cheil migliore e più efficace controllodei cittadini sul governo della cosapubblica, derivante dal federali-smo, fa aumentare l'efficienza delsistema e diminuire i costi.

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Nella scorsa legislatura la Casa delleLibertà (diversamente dal centrosini-stra che approvò da sola la modificadel Titolo V nel 2001) avrebbe volu-to scrivere la riforma insieme all’op-posizione. Infatti, trattandosi dellaCostituzione, delle regole di tutti, èbene che esse siano condivise dalpiù ampio schieramento parlamenta-re. Ma il centrosinistra si è rifiutato,nonostante la Casa delle Libertà

avesse scelto il modello di governopreferito dal centrosinistra (il premie-rato). Addirittura, quando la riformaarrivò alla Camera dei deputati e igruppi parlamentari dei Democraticidi sinistra e della Margherita cerca-rono di dare un segnale di disponibi-lità al confronto astenendosi sulprimo articolo, che riguardava unanorma da tutti condivisa (il Senatofederale), intervenne subito Prodi eimpose a tutto il centrosinistra divotare sempre e comunque no.Prodi e il centrosinistra hanno rifiuta-to il confronto di merito con la CdLper due ragioni: in primo luogo per-ché sono divisi al proprio interno edentrando nel merito si sarebberoulteriormente spaccati; in secondoluogo perché contestano la riformanon tanto o non solo per il suo con-tenuto, ma per chi la propone, cioècontestano alla Casa delle Libertà ildiritto di avere voce in capitolo permodificare la Costituzione. Il centro-sinistra contesta la riforma dellaCdL, ma non ha un’altra proposta diriforma da proporre (ogni partito dicecose diverse). Sanno solo dire di No,di fatto vogliono conservare la Cartadel ’48, che non è più adeguata allamutate esigenze dell’Italia.

LA RIFORMA CONTIENE ASPETTI CHE POTREBBEROESSERE MIGLIORATI ? COMEFARE PER ARRIVARE AD UNARIFORMA COSTITUZIONALECONDIVISA DAL PIÙ AMPIOSCHIERAMENTO PARLAMENTARE ?

Gli obiettivi di fondo della riformasono validissimi. Alcune modalitàattuative e alcuni aspetti tecnicipossono certamente esseremigliorati. La Casa delle Libertà èdisponibile, se vincerà il Sì, adapportate le correzioni necessa-rie. Lo si potrà fare senza difficol-tà, perché le parti della riformache richiedono miglioramenti nonentrerebbero in vigore subito, masolo a partire dalla prossima legi-slatura, e lo si potrà fare in modobipartisan, maggioranza ed oppo-sizione. Ma, attenzione: tutti devo-no sapere che una riforma dellaCostituzione condivisa dalle mag-giori forze politiche sarà possibilesolo se non sarà cancellata lariforma sottoposta al referendum.Infatti, se vincerà il No le spinteconservatrici prevarranno e silascerà tutto come prima.Pertanto, non sprechiamo la gran-de occasione per cambiare emodernizzare la Costituzione checi viene offerta il 25 e 26 giugno.Andiamo tutti a votare e votiamoconvintamente Sì. E’ in gioco ilfuturo dell’Italia, il futuro di tuttinoi.

PERCHÈ LA RIFORMA È STATAAPPROVATA DALLA SOLACASA DELLE LIBERTÀ ?

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I DIECI MOTIVI PER VOTARE

SÌ ALREFERENDUM

1)Sì al primo ministro scelto direttamente dai cittadiniinsieme alla maggioranza, con gli stessi poteri deglialtri premier europei. Un primo ministro che possarealizzare il programma votato dagli elettori, senza più“ribaltoni”.

2) Sì alla riduzione del numero dei parlamentari, a unParlamento più snello, più giovane, più produttivo.

3) Sì ad un federalismo più equilibrato, responsabile esolidale.

4) Sì alla tutela dell’interesse nazionale, invece dei par-ticolarismi locali.

5) Sì ad un’Italia più unita, più forte e più competitiva.

6) Sì ad un’Italia meno costosa, inefficente e burocratica.

7) Sì ad un Servizio sanitario regionale più vicino alleesigenze dei cittadini.

8) Sì ad una scuola a misura degli studenti.

9) Sì alla prima riforma della Costituzione approvatadal Parlamento dopo un quarto di secolo di inutilichiacchiere.

10) Sì ad una riforma che entra in vigore gradualmentee che potrà essere migliorata nel tempo.

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