BOOK_VOL3

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HEMO HEM O BGM

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PORFOLIO STAMPATO _1000 COPIE

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HEMOHEMOBG

M

di Claudio Musso

Il Graffi tismo, fi n dalle sue origini, si basa su un intrinseco bisogno di auto affermazione.Per un writer scrivere il proprio nome sui muri è parteintegrante di una rigida disciplina di demarcazione di unterritorio.Il supporto utilizzato dai graffi tisti è la città intera, un’unica grande galleria pronta ad ospitare opere che nascono e ven-gono prodotte per essere necessariamente site specifi c.Il segni lasciati sui muri, come li aveva identifi cati Jean Bau-drillard in un suo famoso saggio, riportano la forma ver-bale, la scrittura appunto, alla sua radice etimologica (skar; scalfi re, graffi are), compiendo un ritorno al passato, prima dell’avvento della stampa a caratteri mobili e le sue succes-sive evoluzioni, tornando verso la pratica amanuense.La fi rma, o meglio la tag, è il primigenio contatto tra il writer e lo spazio urbano. E’ il primo ambiente di incontro/scontro tra l’idea, il progetto e la sua realizzazione. La tag è veloce, chiusa, perfetta, sempre uguale e sempre diversa.Per Hemo è un pretesto, un oggetto di studio, un modulo cromatico/compositivo alla base di ogni opera.Condizione necessaria e imperativo categorico per ogni writer è la costruzione di un alfabeto proprio, la ricerca di uno stile unico e riconoscibile, pena l’indifferenza dello sguardo o peggio la confusione con altri stili simili e appiat-titi. Attraverso indagini intraverbali, intralinguistiche Hemo ha sviluppato un tratto estremamente “calligrafi co” (si in-tenda: di affascinanante purezza formale) che dal muro si sposta e contamina ogni supporto che accolga l’aerosol della bomboletta spray.La parola Hemo è divenuta un virus che contagia qualsiasi cosa tocchi. Il suo percorso analitico - empirico come quello di uno scienziato - consta di fasi ben distinte: individuazione dell’oggetto d’analisi; elaborazione formale e studio proget-tuale; sviluppo del motivo decorativo; moltiplicazione seriale. Non è un caso che si scelga di apparentare la ricerca artisti-ca di Hemo a quella scientifi ca: da un lato, infatti, come ogni writer anche il nostro dirige sulle lettere il suo microscopio, analizza il font alla stregua di una forma di vita; dall’altro la caratteristica peculiare del suo stile è quella di animare le lettere come se fossero dotate di un vitalismo biomorfi co. Gli elementi che compongono le singole lettere, vittime di una gestualità aperta e centrifuga, rifuggono gli incastri precisi dell’estetica funzionalista, si ribellano alla dittatura dell’angolo retto. Linee curve e sinusoidali si agitano tra le lettere ‘H’, ‘E’, ‘M’ e ‘O’ come nei vetrini dei laboratori di microbiologia. L’instabilità sostituisce la rigidità, un morbo affl igge i caratteri tipografi ci standard, seminando in essi un processo di osmosi tipico delle forme naturali.I riferimenti storici corrono alla stagione simbolista, a quel biomorfi smo che in pittura come in scultura, in architettura come nel design, si infi ltrava decretando un successo che an-cora oggi è vivo e ritorna sottoforma di vintage e cultura retrò.

Nelle opere di Hemo, quegli organismi macro cellulari, ricchi di liquidi placentari e tessuti epi-dermici, ricordano quelli contenuti nelle opere di Joan Mirò o quelli rappresentati nelle decorazioni di Antoni Gaudì.È il riscatto dell’universo subcellulare, plas-matico e citoplasmatico, che si impone sulla costante meccanomorfa e si defi nisce come la via, personale e originale, per riedifi care un alfa-beto nuovo. Le lettere, come soggetto preferito nei dipinti, vengono rappresentate come cellule in evoluzione, collegate fra loro e con lo spazio circostante da fl agelli o pili, le strutture prote-iche che protrudono dalla superfi cie.I graffi ti nella New York degli anni ’70 risentivano nella foggia della diffusione degli stilemi Pop.I colori sgargianti, le infl uenze delle comics strip, un mondo popolato di oggetti di consumo, la televisione e gli stereotipi che ne derivano.L’esplosione dei colori per Hemo corrisponde alla proliferazione di strutture modulari che siincastrano l’una nell’altra fi no a comporre tessuti epiteliali. Non si tratta più di infi erire sulla stan-dardizzazione dei caratteri tipografi ci, piegandoli e avvolgendoli rendendoli non leggibili, piuttosto si assiste ad una nuova genesi che vira verso la creazione di un habitat ricco di fermenti. Senza rinunciare alle relazioni con la cultura di massa, verso un più contemporaneo BioPop.

Pur non sapendo a che cosa si riferisca di pre-ciso il nome ‘Hemo’, la sua radice etimologica rimanda inevitabilmente al sangue o ciò che ri-guarda il liquido ematico.Le composizioni dell’artista bergamasco spesso sembrano mimare gli ordinati sistemi di costruzi-one di orditi, proprio come se le lettere fosserodegli organici mattoni con cui comporre la fi gura fi nale, mai del tutto chiusa, sempre in fase di defi nizione.L’elaborazione di unità discrete che si incastrano, come i cromosomi a comporre il DNA, creano campiture uniformi, nelle quali le particelle sem-brano unirsi secondo una sequenza prestabilita, seguendo un ritmo musicale.È un effetto speciale utilizzato dall’artista che las-cia intendere, anche a lavoro fi nito, quale sia sta-ta la metodologia di composizione. Un processo in fi eri bloccato nell’attimo in cui tutto ancora si sta muovendo. Ad un’occhiata più attenta e rav-vicinata è possibile distinguere le singole tessere di questi mosaici pittorici, composti e ricomposti in uno stretto e duplice rapporto: quello viscerale dei piccoli elementi di base e quello superfi ciale con il supporto che abitano.Una pacifi ca convivenza, un ornamento attivo che si è emancipato, evitando il delitto della mera decorazione, attraverso uno scambio simbiotico introverso ed estroverso.

Enrico Sironi_HemoTel.392 2714361

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