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BOLLETTINOSALESIANO ORGANODEICOOPERATORISALESIANI ANNOXCV N .3 1"FEBBRAIO1971 Spediz .inabbon.post . - Gruppo2°(70) - 1- quindicina

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BOLLETTINO SALESIANO ORGANO DEI COOPERATORI SALESIANIANNO XCV • N. 3 • 1" FEBBRAIO 1971Spediz . in abbon. post . - Gruppo 2° (70) - 1- quindicina

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Il Papa ai giovaniRinnovamento della Catechesi: cosa vuol dire?Paolo VI visita il Centro Don Bosco a Tondo (Manila)Un nuovo Istituto Secolare: le Volontarie di Don BoscoEduchiamo come Don Bosco: nove segreti per riuscire a scuola

Don Ziggiotti ha celebrato la Messa d'oroCosì lavorano i Cooperatori salesiani in AustraliaCampesinos e leadersL'anima del Vietnam (seconda puntata)Nata!: Cristo muore in periferia

Anche i ragazzi del Centro Don Bo-sco di Tondo (Manila) fanno il car-nevale come gli altri ragazzi di tuttoil mondo.

Paolo VItra i poveridel quartiere Tondodi Manila.« L'Osservatore Romano »ha definitola visita a Tondo«uno degli incontripiù toccantidel viaggio del Papa» .

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Il Papa ai giovani

La gioventù è in cammino . Permettete a questo proposito di formulare alcuni interrogativi . Sapetevoi in quale direzione procedere ? Avete chiara coscienza degli scopi del vostro avanzare ? Perseguitela ricerca dei veri valori ? La vostra volontà di servire i fratelli si traduce in scelte concrete, che vipreparano a promuovere efficacemente il progresso di tanti uomini ? Siete convinti che non si puòessere veramente liberi, se non nella misura che si è responsabili ?

Con queste parole il Santo Padre parlando agli universitari di Manila faceva luce sulle pieghe piùprofonde delle aspirazioni dei giovani . C'è nella massa giovanile una sempre più diffusa e vasta sensi-bilizzazione per « gli altri » ; nei giovani si sta creando una coscienza umanistica molto profonda, chesi specifica come « solidarietà sociale » : dell'uomo per l'uomo . È il punto d'incontro « tra il Dio che sirivela e il giovane che lo va cercando per varie strade » . È la riscoperta dei valori dell'uomo ; il giovanevuole liberarsi da ogni struttura alienante, vuole affermare la sua personalità in un contesto socialeche vorrebbe spietatamente massificarlo . Come fare ? Il Papa gli risponde : con delle scelte concretenel servizio dei fratelli e nel sentirsi responsabili verso gli altri .

La vostra età è quella della critica - e questa può essere benefica alla società sempre perfettibile ; -la vostra età è anche quella del dono generoso di sè . Amici studenti, il Vangelo di Cristo è vostro :volete esserne i portatori ?

La critica giovanile - dicono gli studiosi del fenomeno - va a sfociare in due soluzioni : nella perditatotale della religione (le poche indagini che si hanno sull'ateismo dei giovani, inteso come rifiuto as-soluto di Dio, dànno delle punte massime del 17-20% di atei in certe università d'Italia) oppure inun ricupero di religiosità, magari apparentemente sganciata dalle istituzioni, ma sincero come ricerca diautenticità. A questi giovani che hanno fatto una revisione benefica delle loro convinzioni religiose, ilPapa lancia un invito affascinante : donarsi generosamente ed essere dei meravigliosi evangelizzatori .

Nell'insoddisfazione che vi tormenta, nella vostra critica di quella società - che oggi è giustamentechiamata società permissiva - c'è un elemento di luce . La felicità delle vostre anime, voi la trovereteessenzialmente nel parteciparla ad altri . Gli appelli non mancano ; vengono dal vostro ambiente, daicompagni che compiono gli stessi studi ; vengono dalle vostre parrocchie, dai poveri, dai malati ; ven-gono da oltre i mari del mondo che vi circonda e che cerca le ragioni supreme della vita .

Queste parole del Papa, rivolte ai giovani di Sydney in Australia, fanno chiaramente intendere che laprotesta giovanile del mondo d'oggi è una riconquista di spiritualità, cioè è una presa di coscienza delpericolo tremendo, che cova in una società progredita (o permissiva, dice il Papa) come la nostra,di disumanizzare l'uomo . Il giovane prende rapidamente coscienza del rischio che corre di venireridotto in schiavitù dalla tecnica e dal progresso tecnologico. Vuole perciò ricuperare le sue dimensionispirituali ; ne ha un bisogno estremo . Il Papa suggerisce : il giovane sarà tanto più giovane quanto piùsaprà donarsi ai fratelli, che gli rappresentano il Cristo .

Miei cari ragazzi (disse ancora in Australia il Papa ai ragazzi infermi), siamo venuti a voi perchè propriocosì vi amiamo ; Noi l'abbiamo voluto ancora di più perchè voi siete malati . Gesù è il vostro modello eil vostro amico .

È stato questo un tocco di particolare tenerezza da parte del Papa per i giovani più fragili, più doloranti,ma anche più ricchi di luce. Il tema della luce nelle parole del Papa ai giovani risultò dominante : aManila, Paolo VI diceva : Dio è luce ; Gesù Cristo è la luce del mondo ; chi lo segue non camminanelle tenebre ; a Sydney, lanciava un folgorante invito ai giovani : verso la Luce .

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Croce astilein rame doratocon lastre cesellate(secolo X111) .Chiesa di Sant'Agostino(Lanciano) .

RdC Rinnovacosavuo

I l 1 2 febbraio 1970 venne promulgato dalla ConferenzaEpiscopale Italiana un Documento pastorale dal titolo

«Il Rinnovamento della Catechèsi ». È chiamato anche« Documento Base », perché contiene i princìpi chedovranno ispirare e suggerire tutte le linee dell'attivitàpastorale in questo campo . In seguito verranno pubblica-ti i Catechismi, che porteranno la formulazione direttadella dottrina cristiana, adattata opportunamente allevarie età ed esigenze dei fedeli .

Già nel titolo del « Documento » e molto più negliarticoli del testo ricompare continuamente la parola« Catechèsi » : oltre i6o volte . È la parola-chiave . A dir laverità è una parola un po' difficile, scientifica ; conservaperò tutta la carica di espressione che aveva per le primegenerazioni cristiane .

Ecco la prima-novità : lo spostamento di accento dalcatechismo alla catechèsi. La parola catechèsi in Italia hauna storia che è legata alla Congregazione Salesiana .Per scrupolo di documentazione riportiamo alla letterala testimonianza di un grande vescovo, il compiantomons. Norberto Perini, uno dei fondatori insieme condon Cojazzi e mors . Montalbetti, della rivista che perprima in Italia assunse e diffuse il nome di Catechèsi .

« Fu il cardinale Schuster, arcivescovo di Milano -si domanda mons. Perini - che si rivolse ai Salesianiper concretare una iniziativa di cui sentiva con preoc-cupazione e con spasimo la necessità e l'urgenza? Ofu il compianto don Ricaldone, Rettor Maggiore deiSalesiani, che, cullando l'idea di favorire l'insegnamentoreligioso, pensò che l'arcivescovo di Milano l'avrebbesubito compreso e aiutato a tradurre in pratica unaqualche iniziativa a questo riguardo ? Fatto sta che nel1932 mons. Tredici, allora vicario generale di Milano,incontrandomi un giorno alla Stazione Nord, mi disse :« Il Cardinale ha in mente di fondare una rivista mensileper aiutare gli insegnanti di religione delle scuole mediea compiere bene la loro missione : ti sentiresti tu diprenderne la direzione »? . Gli risposi : « Da sòlo no ; mase ci sta mons. Montalbetti, sì ».Mons. Montalbetti era allora in curia, non so se

all'ùffieio matrimoniale o già all'ufficio della dottrinacristiana, e contemporaneamente era direttore spiritualedell'Istituto Gonzaga dei Fratelli delle Scuole Cristiane .Gli si parlò : egli da solo no, ma con don Perini sì .E fu deciso per il sì . Allora si seppe che la pubblicazionesarebbe stata curata dalla SEI e stampata quindi aTorino. Era giusto perciò che nella direzione ci fosseun salesiano che abitasse a Torino .

Don Cojazzi e « Catechesi »Io conoscevo da tempo don Cojazzi, sia come diretto-

re della « Rivista dei Giovani », sia come autore fortuna-to della biografia di Pier Giorgio Frassati, sia come amicodel collegio di Tradate di cui io ero rettore, amico di

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mento della Catechesi :Idire?

tutti e di ciascuno, ma specialmente dei maturandi,che ogni anno don Cojazzi accompagnava a Pollone sullatomba di Pier Giorgio Frassati, o a Torino al Cottolengo,o ai Becchi alla casetta nativa di Don Bosco, dicendoloro cose così belle, che non c'era nessuno di quei giova-nottoni che, al termine, non si trovasse gli occhi gonfi espesso le guance bagnate . Don Antonio Cojazzi entròdunque a comporre il triumvirato della direzione conmons. Enrico Montalbetti e con don Norberto Perini, edebbe il titolo e la funzione di « condirettore responsabile » .

Venne subito il problema del titolo da darsi allarivista . Noi due (mons . Montalbetti e io) ne avevamoin serbo parecchi che ci parevano tutti belli. Quasitutti in latino . Ci eravamo decisi per « Vexilla Regis » .Intervenne don Cojazzi e propose il titolo di « Catechèsi » .Restammo dubbiosi . Ci parve duro, a dir la verità, inun primo momento : un titolo dotto, pretenzioso, malesonante. Don Cojazzi nella discussione fece luce edecco Catechesi » .

In calce alla pagina 6 del primo numero don Cojazzispiegò così : « Questa rivista prende il nome di Catechèsiperché con la parola catechèsi si indicava nella Chiesaprimitiva quell'insegnamento che era dato oralmente equindi veniva fatto risuonare nelle orecchie » . Chi , haconosciuto D. Cojazzi ricorderà con quali gesti dellemani e con quale schiocco di voce egli esprimessevivacemente e in termini precisi questo risonare dellaparola di Dio nell'orecchio dell'uomo .

Missione profetica della ChiesaTutta l'azione della Chiesa si sprigiona da un mistero

di amore che la porta a «farsi prossimo di tutti gli uominie di tutti il popoli, per diventare segno universale e stru-mento effiace della pace di Cristo » . In questa azionevastissima della Chiesa è inglobata anche la catechèsi .In definitiva, la Chiesa prolunga tra gli uomini l'azioneamorosissima delle tre Persone divine e, in particolare,la missione di Cristo che ha come fine di « ammetteretutti gli uomini alla comunione con Dio » .

Rifacendoci a un concetto molto caro nel secolo scorsoal cardinale Newman e ripreso dal Concilio, occorrenotare che l'azione della Chiesa si articola in tre funzioni :profetica, sacerdotale e regale . Il ministero della parola(e quindi la catechèsi) « è l'esercizio della missione profe-tica di Cristo, che continua nella Chiesa ».

La catechèsi è quindi azione di tutta la comunità ec-clesiale; è azione di ogni singolo credente ; è testimonian-za di tutta la parola di Dio : della parola di Dio che«si leva dal creato», di quella che si può captare dallastoria e dalla cultura di ogni popolo, di quella soprat-tutto che si rivela dall'alleanza col popolo eletto Israelee dall'eterna alleanza col nuovo Israele che è la Chiesa . Sifonda su « eventi e parole intimamente connessi », ha comeoggetto specifico la parola di Dio fatta carne in Cristo ; con

Cristo perciò « si devono confrontare le realtà mutevolidella storia, per interpretarle e giudicarle nella luce delloSpirito Santo, secondo le esigenze del Regno che viene » .

Un ulteriore chiarimento : l'azione globale della Chiesa,a prolungamento della missione di salvezza di Gesù edell'opera del Padre Celeste, è un'azione che si svolgecon la parola, con la celebrazione liturgica, con la testi-monianza della vita, anzi con tutta la vita della Chiesa,principalmente con la predicazione viva della parola diDio, che non può essere sostituita da « nessun'altraforma di diffusione del pensiero » .

Che cos'è la catechesiAncora un piccolo passo avanti : il termine predica-

zione è stato scelto dal « Documento Base » per indicarel'esercizio del ministero profetico in tutta l'ampiezzadella sua irradiazione . E un termine esteso ; analizzan-dolo, vi si può distinguere il primo annuncio, o kèrigma,che ha lo scopo di convertire e scuotere le anime e met-terle a raffronto diretto con la parola di Dio, e vienechiamato evangelizzazione ; il culmine della predicazionedella parola di Dio è costituito dalla predicazioneliturgica o omelìa . Fra i due, sta in mezzo la catechèsiessa esplicita e spiega l'evangelizzazione e predisponealla comprensione e all'ascolto dell'omelia .

La catechèsi non mira soltanto alla prima accetta-zione del messaggio di Cristo (come l'evangelizzazione) ;non è nemmeno un puro appello a una fede già esistenteper ridestarla in vista della partecipazione liturgica(come l'omelia) . La catechèsi è un'educazione, unainiziazione, un portare a maturazione, un'abilitazionea ratificare gli impegni contratti nel battesimo, a viverenella Chiesa, a dare concreta testimonianza di carità .

Per usare un'altra felice espressione del « DocumentoBase », la catechèsi è « trasmissione di una Parola cheinvita, interroga, provoca, consola, crea comunione esalva » . Se al posto del termine Parola (o accanto a questo)si colloca il nome di Cristo, la frase assume cpn im-mediata evidenza il suo maggiore e pieno significato .

Perchè allora questo rinnovamento della catechèsi ?I motivi sono diversi. In questi ultimi decenni, nellasocietà è avvenuto un rivolgimento profondo, causato dal-l'esplosione industriale, culturale e demografica . I mezzidi comunicazione hanno rivoluzionato la vita. Si è ormaialle soglie di un'altra rivoluzione più intensa che sconvol-gerà letteralmente tutte le nostre tradizioni sociali : èla rivoluzione tecnologica, determinata dalla cibernetica(basta pensare ai formidabili calcolatori elettronici),dall'informatica e dalla biologia . La storia sta assumendoun ritmo febbrile di rapidizzazione . L'uomo è sottopostoa una specie di rifusione totale, di rinnovamento e ditensione che lo logora .

In queste circostanze era più che necessario rifonderee rinnovare anche la catechèsi .

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Ho accompagnile Papa a Tondo

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Riportiamo « in presa diretta » una relazione della visita di Paolo VI all'immensoquartiere dei baraccati del Barrio Tondo di Manila : quattrocentomila personevivono qui in condizioni di estrema e degradante miseria .

Tondo - l'abbiamo già descritto in articoli precedenti - vuoi dire melma,stamberghe, canali di fognatura scoperta, un immenso letamaio dove ognibambino vivo è già il superstite di una feroce selezione operata dalle malattieinfantili . 11 Barrio Tondo è uno dei più tragici agglomerati di miseria che sitrovino sulla terra .Il Papa è andato a vedere come vivono queste quattrocentomila persone ;è entrato in una di queste baracche e vi si è inginocchiato a pregare . Ancoraun mese dopo, nel discorso di Natale ai Cardinali, il Santo Padre aveva negliocchi la visione di Tondo, la fetida e degradante Tondo, dove tra le baracchescorre l'acqua putrida e vi guazzano i bimbi ignudi e sporchi, di giorno e dinotte; e parlò « dell'impavido amore dei salesiani » per i poverissimi di Tondo .

Questo riconoscimento è la più ambita ricompensa per i confratelli chevi lavorano e per noi quasi una indicazione programmatica per il nostroapostolato .

Don Solaroli, direttore dell'Opera Salesiana di Tondo, accolse e accompagnòil Papa nella visita, ed ecco la lettera che ha indirizzato ai suoi familiari in Italia .È una narrazione rapida e scarna, scritta sotto la pressione incalzante di tantepreoccupazioni . Ma l'episodio di Tondo è stato visto dalla stampa di tuttoil mondo come uno dei momenti culminanti e più significativi di tutto il lungoviaggio del Papa . Il Papa stesso nel discorso di Natale l'ha chiamato «quasiun atto simbolico della carità prioritaria della Chiesa » .

Tondo, 17 dicembre 1970

Mamma e fratelli carissimi,

sono le cinque e tre quarti del mattino . Approfitto di queste ore di pausa, mentre siaspetta il sorgere del sole, per inviarvi mie notizie .

Vi sarete forse meravigliati che non vi abbia scritto prima per raccontarvi comesiano andate le cose alla visita del Papa . Credo che nella mia vita io non abbiamai avuto un periodo più indaffarato e più complicato di questo . Avete saputodel tifone che ha causato tante distruzioni e danni. Siamo ancora senza luce,senza telefono e qualche volta senz'acqua . Manila risente ancora della mazzataterribile dei tifoni di quest'anno, soprattutto dell'ultimo detto « Yoling » .

Mentre dunque eravamo storditi dalle conseguenze dirette del tifone, ecco arrivarela visita del Papa. Avevamo dato ospitalità in casa a duemila profughi e senza-tetto, non c'era acqua : immaginarsi in che condizioni era la casa. Non potevamopulire, non potevamo lavare, non c'era verso di ottenere aiuti, dato che c'eranotroppe cose da mettere in ordine .

La visita del Papa era stata fissata per il 29 novembre . Al 28 eravamo ancora incondizioni disperate . Come avrebbe potuto il Papa parlare al popolo, se non c'era

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TONDO . « Dica loro in tagalogche Dio li ama perchè sono poveri » .

TONDO . In preghiera nella nostra cappella .

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l'elettricità? Nel tardo pomeriggio arrivarono due generatori : uno del-l'esercito e uno della Fabbrica di Birra San Miguel .

Con i generatori arrivò la luce e l'acqua e potemmo preparare alla bell'emeglio. Il tifone aveva buttato giù il nostro muro di cinta (naturalmenteè ancora giù) scoprendo agli occhi di tutti la miseria che ci circonda ; nellezone a noi vicine il governo tirava su delle enormi stecconate per renderemeno triste lo spettacolo, soprattutto alla stampa straniera .

Avevamo l'ordine di non preparare nulla di speciale e così facemmo . Ilnostro campo di calcio era cintato da uno steccato ; di fronte facemmoparcheggiare un camion dell'esercito . Ai lati del camion due canne dibambù reggevano le bandiere filippina e pontificia . Attorno al camioncorreva uno striscione dai colori nazionali filippini . Sul camion una sediae i microfoni.

Al mattino alle sei la gente cominciava a prendere posto nel cortile . Nelprimo pomeriggio era tutto un brulicare di uomini di ogni colon e . La polizia

dopo l'attentato dell'aeroporto -- avrebbe voluto intervenire in forza .]ila qui a Tondo non ce n'era affatto bisogno di polizia . Avevo assicuratoi comandanti delle forze incaricate della sicurezza del Papa che per la gentedi Tondo mi rendevo io responsabile : e per una mezza giornata mi trovaia tenere a bada due generali e una sfilza di ufficiali .

Il Papa doveva arrivare alle quattro del pomeriggio, ma da ore e ore ilbrulichio della gente diventava sempre più fitto . Tutte le strade erano af-follatissime; i nostri cortili erano pieni come un formicaio ; sui tetti la gentesi protendeva come se fossero dei ballatoi . Persone mai viste, amici mai in-contrati venivano a implorare il favore di poter vedere il Papa . Ad aumen-tare la confusione giungevano i giornalisti, gli operatori della TV, i reporter,i cinematogra fari, i fotog r afi . . .

Alle 16,05 trillano i fischietti della polizia ; si ode la sirena e si intravedeil corteo delle macchine in arrivo . Il Papa è qui .

Le macchine del seguito vengono dirottate nel posto prestabilito . Solo l'auto-mobile pontificia entra nel recinto . Uno dei nostri ragazzi si avvicina alPapa, appena è sceso, e offre la corona di « sanrpaguita », il fiore nazionalefilippino. Il Santo Padre sfiora con la mano la guancia di questo dicias-settenne sulle stampelle, senza una ,gamba .

Poi si avvia al camion, vi sale . Vi salgo anch'io, poi il Cardinale arcivescovodi Manila e il traduttore . Il Santo Padre chiede che una sedia sia dataanche al Cardinale .

Una signora della zona legge il benvenuto al Papa . Fa un cenno allelotte che la gente del posto deve sostenere per poter possedere la terradove vive. Cita con tristezza le molte promesse di miglioramento maimantenute .

Il Papa risponde in italiano e il discorso viene tradotto direttamente inlingua tagalog dal nostro don Giovanni Andreu . Tutta la gente che haaccolto prima il Papa con un applauso calorosissimo, ascolta le sue parolecon grandissima attenzione e in teso silenzio . Impossibile esprimere la com-

mozione degli animi quando il Papa dice : «Vengo fra voi come inviatoda Cristo . . . la Chiesa vi ama, ama voi, Poveri! » .

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TONDO. La famiglia visitata dal Papa .

IL PAPA A TONDOPROCLAMA LA CARITÀ

PRIORITARIADELLA CHIESA

Vengo fra voi come inviatoda Cristo . Perciò come unPastore al suo gregge, comeun amico, come un fratello .Sono capo e ministro dellaChiesa cattolica; e sento ildovere di proclamare qui,davanti a voi, che la Chiesavi ama ; ama voi, Poveri! . . .Lasciate allora che io qui,come umile Vicario di Cristo,faccia risonare per voi e peril mondo, il suo umano edivino messaggio : «Beati iPoveri, secondo lo spirito,perché di essi è il regno deicieli » (Mt . 5, 3) .

Dopo il discorso il Santo Padre tolse la stola e la impose con un abbracciopaterno al parroco don Barattoni . Poi presentò i suoi doni : par- amenti,calici e pissidi per le tre parrocchie di Tondo . In più regalò una generosaofferta per la costruzione di opere parrocchiali-sociali per le ragazze .

Anche la gente del posto, stringendosi affettuosamente attorno al Papa,offerse i suoi regali : lavori di conchiglie e di legno eseguiti da loro .

Il Santo Padre scende dal camion ed entra nella nostra casa . Nella primasala sono radunati i salesiani filippini e gli aspiranti . Poi le madri e l'padridi famiglia, gli ospiti, i ragazzi oratoriani, le ragazze della parrocchia .Nel mio ufficio, i nostri benefattori .

Dalla casa si passa in chiesa, dove sono raccolti gli ammalati e i vari coriper i canti. All'entrata del Santo Padre i cori intonano a voce spiegataBianco Padre » nella traduzione e adattamento tagalog . Il Papa è com-

mosso. A un certo punto nota per terra, steso su di una stuoia, unparalitico. Si avvicina, gli si inginocchia accanto, gli carezza la fronte elo benedice .

Sale all'altare circondato dal piccolo clero e dai salesiani della casa . Ac-compagnati dalle chitarre e dai mandolini, i cori intonano il Padre Nostroin lingua tagalog, che tutti i presenti cantano con le braccia aperte nel gestodi preghiera . La commozione del Papa è più che evidente. Di cuore benedicetutti. Poi si ferma a carezzare i ragazzi del piccolo clero e, lentamente,si avvia all'uscita. Se non ci fossero le esigenze dell'orario, si vede che ilPapa non vorrebbe staccarsi dalla folla .

Uscito di chiesa, sale sulla macchina scoperta, arriva fino all'altezza dellanostra clinica e, attraverso la breccia del muro diroccato dal tifone, sopraun acquitrino, giunge alla casa prefissata . È una starnbe:ga . Vi entranosolo il Santo Padre, l'arcivescovo di Manila, il segretario don Macchi e . . .il vostro _figliuolo .

Inginocchiati davanti alle immagini sacre, che non mancano mai nellecase filippine, il Santo Padre fa recitare l'Ave Maria . La mamma, inter-pretando i desideri di tutti i suoi familiari, dice al Papa :

--- Santo Padre, benedite la nostra famiglia, la nostra parrocchia, la nostranazione e il mondo intero .

Il Papa accede di tutto cuore. Poi distribuisce ai vari membri della famigliaNavarro (dieci figli) alcuni ricordi e infine lascia scivolare in mano al signorNavarro - un operaio che lavora saltuariamente come muratore - unasomma per le necessità più impellenti .

Uscendo il Papa saluta la folla raccolta sui tetti delle baracche vicine ;ha lo sguardo triste e gli occhi velati di pianto nel dare uno sguardo allospettacolo di miseria estrema che lo circonda .

Sulla macchina scoperta e trafitte ali di folla plaudente riparte .

È stato un sogno durato 5o minuti . Il Papa è partito, ma ha lasciato nelcuore di tutti tanta gioia e un raggio di speranza . Ce n'è bisogno tra le dif-ficoltà politico-sociali che hanno preceduto e fatto seguito alla sua visita .

Faccio a tutti gli auguri di buon Natale .Pregate per me .Un bacio e un abbraccio dal vostro Aw- A&4_ 7

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D a qualche anno negli ambienti salesiani si parladelle « Volontarie di Don Bosco » come di un'asso-

ciazione di cui si sa poco, e quel poco in confuso .E giunto il momento di parlare di questa nuova fami-

glia salesiana perché la Santa Sede il 5 dicembre scorso- anniversario della morte del servo di Dio don FilippoRinaldi - ha dato la sua prima approvazione ufficialeall'Istituto Secolare delle « Volontarie di Don Bosco » .

Gli Istituti Secolari nella Chiesa hanno avuto ricono-scimento giuridico solo il a febbraio del 1947 . Prima diquella data chi voleva consacrarsi a Dio lo potevafare ritirandosi in una casa religiosa o professando inprivato i consigli evangelici della castità, povertà eubbidienza . Nel 1947 Pio XII, raccogliendo le esperienzeche da qualche decennio andavano facendo alcune

8 associazioni di laici, con la costituzione apostolica

Un nuovo latitole volontarie diLa Chiesa ha approvato un nuovo "Istituto Secolare", che vive dello spi-rito di Don Bosco e si inserisce tra le altre Famiglie salesiane, proponen-dosi di allargarne la missione nel mondo con una nuova forma di apo-stolato laicale più impegnato e aderente alle esigenze del nostro tempo .

« Provida Mater Ecclesia » diede vita agli Istituti Secolari .Da allora chi intende consacrarsi a Dio lo può fare ancherimanendo nel mondo come gli altri laici, ma associandosia Istituti che con denominazione caratteristica vengonochiamati «secolari ».

Tali Istituti, dopo l'approvazione pontificia, si sonomoltiplicati in ogni parte del mondo. Alcuni di essihanno già assunto proporzioni rilevanti per numero e perorganizzazione . Altri sono in fase di rodaggio . Tutti sisforzano di rispondere a questo nuovo carisma che loSpirito Santo ha suscitato nella Chiesa del nostro tempo .

Gli Ordini e le Congregazioni religiose, nella lorogrande varietà, hanno fecondato il cammino non semprefacile della Chiesa lungo i secoli con la loro testimonian-za e con il loro apostolato . In ogni epoca Dio ha suscitatonuove famiglie secondo le necessità del momento .

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to secolareDon Bosco

. . . una presenza che solleva . . .

. . . una presenza che illumina . . .

Per un rilancio del laicatoOggi, dopo il Concilio, la Chiesa vuole rilanciare il

laicato cristiano. E questo, in due direzioni : lo rendecorresponsabile nella salvezza dei fratelli e lo impegnanella animazione cristiana delle realtà terrestri, in mezzoalle quali esso si trova a vivere per vocazione .Per raggiungere questo duplice scopo la Chiesa ha

bisogno di laici più impegnati che facciano da fermentoin mezzo alla massa senza distinguersi da essa. Ed eccovenirle in aiuto gli Istituti Secolari, che immettononei vari ambienti familiari, professionali, culturali, so-ciali, i loro membri quali elementi lievitatori, al finedi animarli cristianamente .Le « Volontarie di Don Bosco » si muovono nella

linea di questa primavera laicale . Con la loro consacra-zione esse intendono portare al mondo un messaggio disperanza e di gioia, nello spirito di Don Bosco .

Sono nate un po' alla macchia nel 1917 per iniziativadi tre exallieve dell'Oratorio delle Figlie di MariaAusiliatrice in Valdocco. Don Rinaldi che lo dirigeva,intuì qualcosa di grande nell'umile richiesta di quelletre signorine, desiderose di darsi totalmente a Dio e aifratelli, rimanendo nel mondo come tutte le altre . Ediede inizio a un primo esperimento di vita associata,che aveva tutti i requisiti dei futuri Istituti Secolari :consacrazione a Dio con i tre voti, vita secolare, aposto-lato laicale, appartenenza non conosciuta a un Istituto.

Don Rinaldi ricordava che Don Bosco aveva vagheg-giato, senza poterlo attuare, un suo progetto : vederfiorire accanto ai Salesiani e alle Figlie di Maria Ausilia-trice una terza Famiglia di « Salesiani esterni » (cosìli aveva chiamati) che vivessero nel mondo gran partedegli impegni a cui erano tenuti i « Salesiani interni » .La Santa Sede per allora ritenne immaturo quell'esperi-mento e Don Bosco dovette ripiegare sulla formula degliattuali Cooperatori Salesiani . Ma la storia gli diederagione e oggi Don Bosco può essere annoverato tra iprecursori degli Istituti Secolari .

Forte di questa intuizione paterna, Don Rinaldi curòla nascente Associazione, circondandola però di quel ri-serbo - che la natura stessa della nuova vocazione ri-chiedeva .

Una linfa salesiana genuinaNel 1919 le prime sette candidate, nelle camerette di

Don Bosco, si consacravano a Dio nelle mani del cardinaleCagliero, presente don Rinaldi . Mirabile coincidenza :sessant'anni prima in quelle stesse camerette il cardinaleCagliero e i primi suoi compagni emettevano i lorovoti di salesiani nelle mani di Don Bosco ; e cinquant'an-ni prima la Società Salesiana era in festa per l'avve-nuta approvazione pontificia . Si può quindi dire che leVolontarie di Don Bosco hanno acceso la loro fiaccolaalla fiamma genuina della salesianità .

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una presenza che dialoga. . .

.. . una presenza che consacra il lavoro . . .

una presenza che dona la vita .

Anche dopo l'elezione a Rettor Maggiore, don Rinal-di continuò a seguire il « piccolo gregge » prodigandovi itesori della sua santità ed esperienza . Ma dopo la suamorte l'Associazione ebbe un periodo di declino : era laprova che doveva maturare la provvidenziale istituzione .

Con l'elezione di Don Renato Ziggiotti a RettorMaggiore, l'Associazione risorse a nuova vita sotto ladiretta guida dell'attuale Successore di Don Bosco,don Luigi Ricceri, allora Consigliere Superiore deiCooperatori Salesiani .

Oggi l'Istituto Secolare delle V .D.B . conta 23 gruppiin Italia e i6 all'estero (Spagna, Francia, Belgio, Ceco-slovacchia, Messico, Brasile, Cina, Argentina, Colombia,Ecuador) . Al Consiglio Centrale dell'Istituto però sonogià pervenute altre richieste di fondazioni in Asia e inAmerica. Nel giro di 15 anni l'Istituto ha preso unosviluppo inaspettato, spiegabile solo con l'efficacia delcarisma di Don Bosco e la protezione del servo di DioDon Rinaldi .

Ci si potrebbe domandare : in concreto cosa fanno leV.D.B . ? E la domanda che viene rivolta da sacerdoti esoprattutto da signorine che hanno una segreta aspira-zione a questo tipo di donazione totale di sé a Dio e aifratelli .

Anzitutto le V.D .B . vogliono essere « laiche » . Il loroideale è di « cercare il regno di Dio trattando le realtàterrestri e orientandole a Dio » (Vaticano II, L .G. 3r) .Vivere nel mondo come Gesù di Nazaret. Cercare laperfezione della carità « nel mondo, con i mezzi delmondo ». Animare cristianamente la propria famiglia,la propria professione, il proprio ambiente di tempolibero. Servire i fratelli con dedizione piena dentro efuori delle organizzazioni . Ma in modo particolare essereper tutti generose compagne di viaggio che camminanoinsieme, che ascoltano, che confortano, che illuminano,come ha fatto Gesù con i discepoli di Emmaus . E tuttoquesto in uno stato di vita casta, povera, obbediente .

Si potrà chiedere ancora se hanno un apostolato spe-cifico . No, per due motivi. Anzitutto perché un apostola-to specifico le qualificherebbe dinanzi al mondo, compro-mettendo in buona parte il loro carattere secolare ; insecondo luogo perché vogliono essere disponibili perogni tipo di prestazione nella Chiesa, dove esse ne av-vertono la necessità .

Fermento nella massaSono sparse perciò dovunque : negli uffici, nelle

scuole, nelle industrie, nei gruppi spontanei, nei sinda-cati, nei quartieri più poveri delle città, negli ambientiparrocchiali, nei territori di missione. Riconoscerle tramolte non è facile . Lo potrebbe fare chi sapesse coglierela realtà meravigliosa che è dentro di loro, e che si fatrasparente anche attraverso il portamento disinvolto,cordiale e moderno di chi vive nel mondo .Le V.D.B . del resto sono felici di passare inosser-

vate come il fermento nella massa . È questa la loro vo-cazione. Gran parte dell'efficacia della loro presenzaè legata a questo riserbo, a questo segreto che circondala loro scelta vocazionale .

E noi rinunciamo a conoscerle personalmente, purchéla loro testimonianza sia fermento di santità nel mondo ecooperi a mettere Dio sui nostri passi .

NOTA . Per informazioni maggiori sull'Istituto Secolare delle<( Volontarie di Don Bosco» rivolgersi alla Direzione Gene-rale Opere Don Bosco - Via Maria Ausiliatrice, 32ioioo Torino.

e'

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EduchiamocomeDon Bosco

Novesegreti perriuscirea scuola

In un ciclo di nove « buonenotti », nelnovembre-dicembre del 1864, Don Boscoinsegnò ai suoi ragazzi nove segreti perriuscire bene a scuola . Glieli incideva nel-l'anima prima che andassero a dormire,in una specie di invisibile microsolco, ini-ziando sempre con una battuta o un epi-sodio interessante; alla fine chiudeva conl'enunciato del segreto . Augurava « buo-na notte»; i ragazzi gli rispondevano« grazie » e non smettevano di sorriderglie di fissarlo mentre lui li carezzava col suosguardo .Primo mezzo per studiar bene è iltimor di Dio . La sapienza degli uominideriva da quella di Dio . Come volete cheun ragazzo superi le difficoltà scolastichesenza l'aiuto di Dio? E poi che piacerevolete che provi nello studio chi ha il

cuore agitato dalle passioni? //secondomezzo è non perdere mai un briciolodi tempo. Frenate la fantasia . Terzomezzo: abituarsi a non saltare dauna pagina all'altra, da una materiaall'altra. Quarto mezzo : mangiare atempo debito . Chi si mette a studiarecon lo stomaco troppo pieno, si sente su-bito indisposto, svogliato, la testa gli sifa pesante . Quinto mezzo : frequen-tare compagni studiosi e diligenti.Sesto mezzo : giocare, ma ordinata-mente . Ricreandovi, voi riacquistatenuove forze per studiare meglio . Settimomezzo: superare con tenacia le dif-ficoltà che si incontrano nello stu-dio. Non lasciatevi sconfortare, abban-donando lo studio a metà . Ottavo mez-zo: occuparsi esclusivamente dicose che riguardano la scuola. Vidirò adesso il mezzo principale: ri-correre sempre con la preghiera allaMadonna. Maria è sede della Sapienzaed è nostra Madre; prima di mettervi astudiare, non dimenticatevi mai di direun'Ave Maria alla Madonna .Don Bosco si basava su una concezioneintegrale della scuola; i ragazzi devonovivere a scuola come in un prolungamentodella famiglia . Come nella famiglia, anchenella scuola è l'amore che deve regnaresovrano. Diversamente, sono guai.

• Molti genitori agiscono in modoassolutamente insensato quando sibasano su risultati eccellenti riportati oc-casionalmente dal loro figlio per dirgli :

« L'altra volta hai avuto dei voti bellissimi .Perché adesso no? Sei diventato pigro?Ti sveglieremo noi». Un adolescente cheera il primo della classe si vide costrettodai suoi genitori a studiare al pomeriggioquattro ore invece delle solite due : te-mevano che perdesse il primato . Perqualche tempo fece ancora degli ottimicompiti, poi si ribellò . Cominciò a men-tire ai genitori . Alla fine dell'anno, risultòbocciato . Desolazione di papà e mamma .Il ragazzo fu messo sotto sorveglianzapiù stretta . Quando riportava un bruttovoto, veniva chiuso a chiave in camera •Sistema assurdo . È l'amore, non il rendi-mento, che deve dirigere tutto .

• I genitori dovrebbero ricordarsiche il ragazzo a scuola non ha solola missione di imparare ; deve anche(ed è la cosa più difficile) integrarsisocialmente . A 6 anni, la maggior partedei fanciulli non sanno quasi niente delloro compagno di banco ; all'interno dellacomunità scolastica, vivono come indi-vidui isolati . A 8 o 9 anni, gli scolarettiformano gruppi che fanno blocco peropporsi all'insegnante . Comincia l'asso-ciazionismo : all'interno di questi gruppisi instaura tacitamente una legge analogaa quella che, in un pollaio, stabilisce l'or-dine in cui ciascuno deve dare o ricevereuna beccata. È il momento allora in cuiil ragazzo per trarre profitto negli studi habisogno della ricetta dei nove mezzi sug-geriti da Don Bosco, altrimenti sbanda .

• Nella preadolescenza comincianoa delinearsi alcuni caratteri tipici .C'è il ragazzo modello, mai incline aldisordine, ben visto dall'insegnante, manon dai compagni . C'è il ragazzo buf-fone che fa ridere tutti, mette in ridicolol'insegnante e semina il disordine ; in ge-nerale è un ragazzo che cerca di attirarel'attenzione, di farsi amare ; probabilmentenon trova abbastanza affetto a casa . C'èil tipo in gamba, che tutti invidiano ;primeggia negli sport ; picchia i cattivi,ma diventa spesso anche lui un duro .C'è il ragazzo noioso, che non finiscemai di scocciare perché vuoi saperetutto . C'è il ragazzo innocuo, amicodi tutti ; ha bisogno di essere incoraggiato,perché facilmente cede alla pigrizia . Ec'è il ragazzo frustrato, con cui nes-suno scherza, lasciato in disparte, vittimadi tutti . Sono ragazzi, questi, che han bi-sogno di amore, se si vuole che riescanobene a scuola .

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DonZiggiottiha celebrato la M

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D on Renato Ziggiotti, Rettor Mag-giore emerito, l'8 dicembre scorso,

festa dell'Immacolata, al Colle DonBosco ha celebrato la sua Messad'oro .

Insieme con questa ricorrenza cin-quantenaria don Ziggiotti ha volutocommemorare anche il suo settante-simo anniversario di «vita salesiana ».Infatti settant'anni fa, a soli sette anni,fece il suo primo ingresso nel col-legio Manfredini di Este . Ivi, conl'ispirazione del Signore e l'interventodiscreto dei superiori, maturò la suavocazione alla vita salesiana e sacer-dotale. L'accostamento delle due dateè suo : egli considera le due ricor-renze come le componenti di unasola grande grazia.

In questa felice circostanza unaidea lo domina, e l'ha voluta ricor-dare anche nella cartolina ricordo :la preoccupazione di trovare anime

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essa d'oro

aperte a intendere la grandezza deldoppio privilegio della elevazione alladignità sacerdotale e della vocazionereligiosa, disposte quindi ad aiutarloa ringraziarne il Signore .A questo rendimento di grazie

volle partecipare il Rettor Maggiorecon tutti i Superiori del Consiglioche si trovavano in sede . Essi con laloro presenza hanno inteso dare allaricorrenza il significato della gratitu-dine di tutta la nostra Famiglia peril bene ricevuto dal festeggiato du-rante l'intera vita salesiana e soprat-tutto nei tredici anni del suo governo :anni caratterizzati da un'attività in-tensa e benefica .

È noto che il compianto don Rical-done ha lasciato al suo successo-re una Congregazione vigorosamente

in marcia. Occorreva, dopo gli scon-volgimenti della guerra, controllarnedi persona il ritmo, il rigoglio esu-berante di uomini e -di opere . Edon Ziggiotti si sobbarcò con in-trepidezza a fatiche di autentico pio-niere. Volle vedere con i suoi occhi,sentire soprattutto con il suo cuoredi padre le ansie, i progetti, le penee le speranze dei suoi figliuoli .

Per questo visitò continenti, città,villaggi, capanne, volò per tutti icieli, attraversò mari, monti, fiumicon tutti i mezzi, arrivando dovunquec'era un palpito di vita salesiana .Un'odissea sfibrante di mesi, di anni,che fece però sentire ai Confratellila presenza viva di Don Bosco .Questo fu il Rettorato di don Zig-giotti .Memori e grate per le straordi-

narie benemerenze del Rettor Mag-giore emerito, oltre i Superiori Mag-giori alla celebrazione hanno parteci-pato numerosissime rappresentanze diFiglie di Maria Ausiliatrice, Coope-ratori e Cooperatrici, Exallievi, Volon-tarie di Don Bosco e confratelli divarie case.

Il Rettor Maggiore nell'omelia dellaconcelebrazione, dopo aver presentatoin sintesi la vita e l'opera di don Zig-giotti, tutta intessuta « di bontà e dievangelica e salesiana semplicità », ag-giungeva

« Don Ziggiotti, allergico alle com-plicazioni, dava ai problemi il viacon molta semplicità e disinvoltura.Voleva solo un collaudo : che le so-luzioni fossero salesiane fino all'osso .E guai a toccargli questo marchio :la salesianità .

E questa salesianità, da lui assor-bita fin dalla prima fanciullezza, tra-spira da tutti i pori della sua anima,perennemente giovanile . Per questolavorò sempre e solo per l'afferma-zione dell'ideale salesiano, che èquanto dire l'ideale di Don Bosco .

E quando le circostanze gli feceroritenere giunto il momento che pas-sasse ad altre mani il pesante caricodella Congregazione, egli lo fece conquella sua caratteristica semplicità, mainsieme con quel senso profondo diamore a Don Bosco che ha sempre

animato la sua vita e guidato i suoipassi .Tutti noi ricordiamo con che na-

turalezza nell'ultimo Capitolo Gene-rale a Roma rassegnò le dimissioninelle mani dell'assemblea e andò aoccupare uno dei banchi della sala.E quando don Ziggiotti s'inginocchiòai piedi di chi doveva succedergli perdomandargli la benedizione, tutti sen-tirono con profonda commozione cheegli con la semplicità delle animeveramente grandi passava dal ruolodi padre della nostra famiglia a quellodi figlio, e quale figlio! . . .

Il nostro amato don Ziggiotti -con-cludeva il Rettor Maggiore - è pas-sato alla storia della Congregazionein questo atteggiamento interiore edesteriore. Uomo semplice nella suailluminante statura umana e spiri-tuale » .

Ora don Ziggiotti ha ancora un'a=spirazione vivissima : contemplare inSan Pietro, nella gloria del Bernini,il venerabile Don Rua, che egli, gio-vane chierico, ebbe il privilegio diassistere in una delle ultime notti dellavita terrena, meritandosi con le suefiliali premure una bel « Bravo, Zig-giotti! », uscito più dal cuore chedalle labbra del morente .

In questa attesa non aspira ad altritraguardi che a quello di raggiungerenuove mete sul piano spirituale, nel-l'attuazione di un'ubbidienza che loallinea, con lezioni quotidiane diumiltà, ai confratelli già da lui diretti .La sua presenza al Colle Don Boscorende il Tempio più ricco, le funzionipiù preziose, i pellegrini più nume-rosi e qualificati. Ai Becchi, con lui,sembra quasi d'incontrarsi con DonBosco .

Interprete dei sentimenti di tuttala Famiglia dei Cooperatori e deiLettori, il Bollettino Salesiano siunisce all'omaggio che il Rettor Mag-giore con i membri del ConsiglioSuperiore e le numerose rappresen-tanze gli hanno tributato a nome ditutta la Congregazione, e a quellonon meno cordiale dei confratelli chevivono e operano con lui al ColleDon Bosco .

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'attività che fiorisce tra i Cooperatori Salesianinell' 1 spettoria Australiana ha un raggio molto

esteso . Qui mi limito a descrivere un Centro specificodi Cooperatori, quelli di Adelaide, per maggiormentefocalizzare l'interesse .

Per analogia si possono assimilare a questo Centrotipico anche gli altri undici Centri di Cooperatori fun-zionanti in Australia .

Ad Adelaide, capitale dello Stato del Sud Australia,è sorto un complesso salesiano di opere che comprendeun orfanotrofio, un vasto edificio di scuole primarie esecondarie e una parrocchia . Anche le Figlie di MariaAusiliatrice lavorano nelle scuole elementari della par-rocchia .

I Cooperatori qui vengono scelti da un gran mazzodi gente; i più attivi sono quelli che si occupano delfunzionamento delle scuole diurne . La maggior partehanno i loro ragazzi che frequentano la scuola, oppuresono amici dei genitori degli allievi . Alcuni di loro hannogià visto i figli terminare gli studi e accedere ai corsiuniversitari, ma mantengono sempre vivo l'interessa-mento alle opere salesiane . Le tasse scolastiche sonotenute al minimo livello e il lavoro degli insegnanti sale-siani e dei loro colleghi laici riscuote un altissimo apprez-zamento da parte della gente, che non lascia occasioneper dimostrarlo .

Questo gruppo di Cooperatori si raduna tre volte al-l'anno in numero oscillante dal 25o ai 300 soci. Lo scopoprincipale di un tale convegno è quello di discuteresulle varie forme di cooperazione . Il direttore e il pre-side della Scuola tengono la relazione . Segue un'altrarelazione da parte dei dirigenti dell'Associazione su par-ticolari progetti, messi poi in discussione. In questeassemblee generali il direttore si limita a spiegare iprincipi del sistema educativo di Don Bosco, esortandoi Cooperatori ad applicarlo nelle loro famiglie e nellesituazioni che si presentano giorno per giorno . Il De-legato dei Cooperatori appoggia queste norme di educa-zione e tratta qualche altro tema similare .

Questo complesso abbastanza grande di Cooperatoriè rappresentato e diretto da un Comitato di quindiciconsiglieri che ogni mese si riuniscono col direttore econ i salesiani più anziani della comunità di Adelaide .In questi raduni vengono discussi nei minimi parti-colari i piani e i progetti scolastici in cui è interessatala consulenza e l'opera dei Cooperatori .

Ramificazione funzionaleUn cospicuo numero di sotto-comitati (ognuno rap-

presentato nel comitato superiore) si incarica di metterein esecuzione i piani progettati . Facciamo un esempio :un piccolo gruppo di Cooperatori è addetto al con-trollo dei trasporti che il « Bus » scolastico degli allievieffettua avanti e indietro ogni giorno dalla Scuola ;un altro gruppo sorveglia la vendita dei libri scolasticie la cartoleria, eccetera . Alle vendite sono prepostecinque o sei signore cooperatrici . La banda musicaledella scuola ha il proprio sotto-comitato che si incaricadel trasporto e del raduno dei musicanti quando labanda viene chiamata a suonare in qualche localitàe prende cura delle uniformi e degli strumenti musicali .

Di particolare interesse è il « Gruppo Manutenzione » .In sei o sette uomini capeggiati da un esperto di affari,il gruppo si prende cura di tutte le riparazioni e guastiche affliggono l'edificio scolastico e le abitazioni : finestre,porte, infissi, decorazioni, idraulica, elettricità, eccetera .

14 Tutto ciò in definitiva porta a un risparmio considere-

COSlIdVOlaY10

i Cooperatori111 Australia

L'Ispettore Salesiano dell'Australia,

don Terence Jennings, ci harapidamente steso questo « report »,tutto dati e fatti, su una delleattività che svolgono iCooperatori Salesiani in Australia .

ENGADINE (Australia) . I genitori dei ragazzidel « Boys' Town », divenuti Cooperatori,sono sempre pronti a collaborare con glieducatori dei loro figli . Qui gli allievi nellagita annuale, finanziata dai Cooperatori, chepensano anche ai servizi logistici .

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vole per tutta la comunità . Talvolta vengono iniziatilavori più grossi e allora tutti gli uomini sono chiamatia raccolta : lavorano di sera e nel tempo libero di finesettimana .

In tutta questa attività vi è naturalmente una strettainterdipendenza a vari livelli con i salesiani . Un similelavoro a spalla favorisce il sorgere dello spirito di corpoe della fraternità . Questa felice fusione tra laici e reli-giosi è l'invidia delle altre scuole cattoliche e ha strap-pato un alto elogio da parte dell'arcivescovo di Ade-laide, mons . Matthew Beovich .

Due risultatiDue risultati saltano subito agli occhi da questa coo-

perazione . I Cooperatori Salesiani menano un gran vantodella loro Scuola e del suo progressivo dilatarsi ; e real-mente se lo meritano. Càpita molto spesso di vederlipilotare i visitatori a dare uno sguardo alla « nostrascuola «, (così la chiamano) . E secondo : l'influenza delsistema salesiano nelle famiglie è in continuo aumento .Il Bollettino Salesiano e il « Calendario Salesiano » vitrovano un facile accesso .

Il direttore di questa scuola, don Laws, ha mostratospirito d'iniziativa anche nell'organizzare i giovani Coo-peratori. Ha fatto così . Nelle scuole australiane vige ilsistema degli assistenti o prefetti di vigilanza . Lui hascelto e selezionato i ragazzi più alti e ha affidato lorodiverse responsabilità di fronte ai compagni più gio-vani. Dopo un breve periodo di formazione e di tiro-cinio, con l'aiuto degli altri confratelli salesiani, ha rag-gruppato questi ragazzoni di i6 e 18 anni in una As-sociazione .Junior di Giovani Cooperatori Salesiani . Hadato loro delle responsabilità nella conduzione dellascuola ; per esempio la sorveglianza negli incroci stra-dali all'ingresso della Scuola, l'incarico degli attrezzisportivi e altre cose. Quei giovani si mostrarono felicinel ricevere il loro diploma di Cooperatori dalle manidel Presidente locale, il signor F . Kevin .

Chi visita la scuola rimane impressionato dall'affia-tamento che vige tra gli insegnanti e gli allievi e i solertiCooperatori che li fiancheggiano .

inani o~ ,noi?Don Bosco si trovava a Parigi, nel 1883 .La gente gli faceva ressa intorno .« Al 'improvviso, adocchiato in mezzoalla folla un giovanotto dall'aspetto di-stinto che egli non aveva mai veduto,gli fece cenno di avvicinarsi .

- Che cosa fa lei a Parigi? - gli do-mandò .

- Vado all'Università e frequento la fa-coltà di legge - rispose il giovane .- Mi faccia vedere quel libro che tienein mano .

Era il messalino . Don Bosco gli strinseforte la mano, poi gli disse .-- Lei presto sarà dei nostri.

Dopo messa, lo rivide, l'invitò a farsisacerdote salesiano e gli ripeté.-

- L'aspetto presto a Torino . Vengacon noi.

E così avvenne» .

Il Santo Padre Paolo VI, al primo Con-gresso dei Direttori nazionali vocazionidei Paesi d'Europa, tracciò una lineapastorale per la ricerca dei « presceltida Dio» in mezzo alle masse giovanili .Occorre :

- coltivare il silenzio interiore ;- stare a contatto con Dio, con la pre-ghiera ;

- scoprire Gesù nel Vangelo, familia-rizzandosi con la Parola di Dio ;

- partecipare alla vita della Chiesa ;- avvicinare qualche sacerdote che sap-pia comprendere paternamente i segretidell'anima e sia vicino come maestro,guida, amico .

Ragazzo che leggi, i Salesiani ti dicono :

« Cerca di conoscerci e di comprenderci .Noi crediamo talmente al nostro lavoroapostolico che vorremmo dividerlo conte, per darti tanta gioia e per lanciartia far del bene a tantissimi ragazzi comete . Vieni con noi?» .

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Il «Centro Agricolo Don Bosco»

di Carrasquero in Venezuela ognianno accoglie trecento giovani con-tadini, poveri in tutti i sensi, e lirestituisce al loro villaggio spe-cializzati in una coltivazione delleloro terre, con la vita cristianarimessa a nuovo, e capaci dilavoro sociale e apostolico .

L'indio guajiro [pronunzia guahìro]strabuzza gli occhi, si -gratta lanuca, in fine azzarda la domanda :- Padre, che benedizione ha dato

usted al suo campo?Lui è pastore di capre ; la sua pelle

color cioccolato è male incartata inabiti frusti, i suoi occhi non hannovisto finora che il verde stentato dellasavana, residui di sale lasciati dalmare sulla laguna, il manto bianco enero delle capre . Le sue capre leporta qua e là, le munge, le vende,le squarta, le mangia. Vive parassitadelle capre. E ora non riesce a capirecome faccia il buon padre salesianoa ottenere - lì nel Centro Agricolo diCarrasquero - quei campi miracolosicon le piante tutte in fila che produ-cono frutti in qualsiasi mese dell'an-no. Sotto sotto, lui ne è sicuro, cideve essere qualche sortilegio . Eazzarda la domanda:- Padre, che benedizione ha dato

usted al suo campo ?- Nessuna benedizione, amigo,

ma mucho trabajo - e don Piovesan,il catechista del Centro, sorridesicuro di aver colpito nel segno :quel «molto lavoro » è proprio ciòche non piace all'indio guajiro .È questa una delle tante lezioni

che l'opera salesiana di Carrasqueroin Venezuela imparte, anche senzavolerlo, anche a chi non vuole ri-ceverne . Quattro anni fa quelloera un luogo da capre, arido e dispe-rato. Ora buona parte dei 4.5o ettaridel Centro sono già spianati dalcaterpillar, irrigati, concimati, se-minati. E hanno ripagato generosa-mente le fatiche . Dieci salesiani, 22istruttori laici e quasi trecento giova-notti indi color cioccolato hanno fattofiorire il deserto. Nella parte re-sidenziale i nove edifici a pian ter-reno sono sommersi dal trionfo delverde e dei fiori .

E il « sortilegio » raggiunge anchele persone. « La trasformazione -dice don Friso, direttore del Centro -

16 che questi ragazzi realizzano in un

anno di scuola, ci lascia stupiti . Imiei confratelli sono entusiasti deirisultati che ottengono sul pianospirituale e morale. Ne beneficianoin pieno anche loro, perché, nonostante le grosse difficoltà, il caldo,il lavoro senza soste, si appassiona-no sempre più alla loro missione » .Anche questa è una lezione heviene da Carrasquero .

T

Mi ci sono voluti l'aereo e più didue ore di jeep su strade a trattiimpossibili, per arrivare . Il termo-metro segna 28 gradi all'ombra,mi sento in un bagno di sudore,ma i ragazzi del Centro Don Bosco siraggomitolano nelle spalle e dicono :

di Don ENZO BIANCO

«Padre, hace frio », fa freddo. Lorohanno freddo . Dal punto di vistaequatoriale è esatto. Di solito hanno35 all'ombra, e ci stanno così bene,sotto quel solleone .

Sono trecento ragazzi fra i quat-tordici e i vent'anni, provenientida tutte le parti della campagnavenezuelana, a condizione di essere

. poveri, di aver terminato le ele-mentari o quasi, di voler lavorare iampi. Erano davvero poveri : mate-

rialmente, intellettualmente, social-mente, spiritualmente . Ragazzi cheper venire a Carrasquero si sonfatti prestare le scarpe e la camicia .Ragazzi che sovente non sanno chisia il loro padre, che talvolta sonosenza battesimo e molto spesso nonhanno fatto la prima comunione .Ragazzi pieni di mancanze materiali,che dicono con candore: «Io non

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sapevo che fosse male, d'ora in-nanzi non lo farò più ».

Molti di loro sono gli autenticiabitanti del Venezuela, figli dellaselva. Arco e freccia sono un ri-cordo dei nonni ; essi lasceranno ilmachete per il trattore, la pastoriziaper le colture razionali . Si preparanoper il futuro agricolo del Venezuela.

Perché il Venezuela non può vi-vere di solo petrolio, come faceva inquesti anni . Ha bisogno di industria,e moltissimi giovani lasciano l'internoe corrono nelle grandi città ma nonsanno fare nulla, si ammucchianonelle bidonvilles, vegetano in condi-zioni infraumane. Ma il Venezuelaha ancor più bisogno di agricoltura .Intanto, ha territori da « terra pro-messa » (a Carrasquero si può rac-cogliere in qualsiasi mese dell'annoquasi ogni prodotto dei tropici) . E poi

is e leaders

a guardarsi attorno risulta che lenazioni a forte industrializzazionesono anche nazioni a forte produzioneagricola. Le due cose marciano in-sieme. Gli Stati Uniti esportano iprodotti dei loro campi . Ora ilVenezuela ha scorte di petrolio perventicinque anni ; in questi venti-cinque anni deve assolutamente com-piere il suo «decollo » industriale eagricolo, se non vuole perdere l'ap-puntamento con il benessere che lastoria gli offre su un piatto di argento .

L'opera salesiana di Carrasqueroha significato proprio in questacornice generale . Così l'hanno vistale autorità che l'hanno voluta . Contasolo quattro anni di vita e un migliaioscarso di exallievi, ma è già servitacome scuola pilota per altri centridel genere . L'ente governativo cheli coordina (l'INCE) voleva affidarli

tutti ai salesiani ; per mancanza dipersonale non fu possibile accettare .L'attuale presidente del Venezuela,Caldera, venne in visita a Carra-squero e disse : « Questa istituzioneè il semenzaio della riforma agricoladel nostro paese ». C'è del vero nellesue parole. Quattro anni di esperi-menti possono sembrare un'inezia sevisti con la mentalità europea delleistituzioni plurisecolari e intangibili ;sono molti per un paese Che cambiadi volto ogni anno, dove basta get-tare un ponte o una diga per ri-voluzionare la geografia economica esociale di intere regioni .

I trecento ragazzi del Centro inqueste cose ci vivono immersi, pro-tagonisti inconsapevoli e di buona vo-lontà. Sono stati scelti nei territoridove sorgeranno i centri agricoli dellariforma : tornando, troveranno subitoe presto l'ambiente adatto per metterein pratica quel che hanno imparato .E dato che le idee sono contagiosecome il raffreddore, le trasmette-ranno ai fratelli, agli amici, ai vicini .

.J

Un prezzo onestoIn questo remoto angolo del Vene-

zuela, a trenta chilometri dal confinecon la Colombia, terra di semiciviliz-zati, di contrabbandieri, di saline edi capre, i salesiani si erano fattivivi fin dal 1902 . Erano arrivati conuna grande statua di Maria Ausilia-trice, avevano costruito una casa,avevano tentato di impiantare unascuola agricola per i ragazzi poveri .Ma non era possibile vivere, allora,da quelle parti . Dopo qualche annodovettero darsi per vinti . Andando-sene lasciarono sul posto, in attesa,la statua di Maria Ausiliatrice . Orasono tornati, pochi chilometri piùlontano. Hanno rintracciato la loroMadonna e l'hanno intronizzata nellanuova chiesa .

Arrivò dapprima un salesiano solo,nel 1966, per sorvegliare la costruzionedel Centro . Trovò una manciata dicatapecchie . Carrasquero era natoall'inizio del secolo, con una compa-gnia inglese che s'era messa a estrarreasfalto da una montagna vicina e lotrasportava con una ferrovia fin lìin riva al Rio Limon. Poi la compagniase n'era andata e il paesucolo erapiombato nello squallore. Il primosalesiano nel 1966 non trovò né tele-fono, né telegrafo, né strada asfal-tata né acqua potabile . Nessun sa-cerdote si era mai presa cura sistema-tica delle migliaia di indi sparsi lìattorno. Senza volerlo il salesiano sitrovò investito di tutta l'autorità del 17

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luogo : fu capo civile, militare, ec-clesiastico, doganale .

La scuola cominciò nel 1967 . Erafinanziata dalla Shell, secondo uncomplicato piano di assistenza sco-lastica che le società petroliere devonoadempiere per poter sfruttare il sot-tosuolo venezuelano (ogni cento ope-rai assunti, due giovani devonoessere mantenuti agli studi) . Un prez-zo onesto per la Shell, un'iniziativasaggia del Governo . Governo e Shellsi erano trovati concordi nell'af-fidare il Centro ai salesiani, cioè a colo-ro che avevano aperto la prima scuolaagricola nella storia del paese, e cheal momento mandavano avanti aNaguanagua la più efficiente .

I ragazzi venuti a Carrasquero fre-quentano un corso di un solo anno,anzi di dieci mesi, da gennaio aottobre, quando di solito non cadeuna sola goccia d'acqua . Poi, in no-vembre e dicembre si aprono lecateratte e arrivano le inondazioni .Nei dieci mesi i ragazzi imparano lacoltivazione di un solo prodotto, quellopiù comune nelle loro terre (la banana,o la canna da zucchero, il riso, iltabacco, le angurie, gli agrumi), maimparano a fondo, diventano veriesperti nella loro specializzazione .

Imparano a vil « trac »

La zona di Carrasquero fu sceltaperché aveva le carte in regola : eracompletamente abbandonata, e ave-va terreni ricchissimi e facilmenteirrigabili. E poi c'era il dovere moraledi restituire a quella regione - incambio di tanto petrolio pompato -qualche cosa di utile .

Qui i trecento ragazzi si trovanobene . Sono robusti e atletici, moral-mente sani o recuperabili . Si alzanocon il sole alle cinque e mezzo, poipregano e ricevono un po' di istru-zione religiosa . Dopo colazione subitonei campi al lavoro, attorno alla lorocoltivazione, che seguono giorno dopogiorno con interesse e compiacimento .Anche la domenica alcuni vanno adarle una sbirciatina, per vedere comesta. Nel pomeriggio hanno un'oradi scuola per imparare tutti i segretidella loro pianta . Poi di nuovo lavoronei campi, poi altra scuola per im-parare la lingua e a far di conto .Ogni sera hanno qualcosa di spe-ciale : filmine, cinema, televisione, maanche teatro, declamazione, canti,ritmi delle loro terre . Imparano apresentarsi in pubblico, a parlare,

18 a vincere il « trac ».

Carrasquero (Ve-nezuela ) . Ragazzidell'Oratorio condon Gelindo Pio-vesan.

« La nostra attività educativa - di-ce il loro catechista don Piovesan -si ispira a tre princìpi. Il primo, verti-cale : vogliamo fare di loro dei vericristiani, convinti che il messaggio diCristo è capace di cambiare il mondo .Il secondo, orizzontale : vogliamoche imparino ad aprirsi all'incontrocon gli altri, sul piano dell'amiciziae sul piano sociale della collaborazione .Terzo principio : vogliamo che si pre-parino a formare una famiglia vera-mente cristiana. C'è tanto da faresotto questo punto di vista qui inVenezuela . Il loro esempio, neiloro villaggi, avrà molto peso » .

La metamorfosi che compiono neidieci mesi è sorprendente . Arrivanoa gennaio, che sono allo stato dibruco, culturalmente e religiosamen-te sottosviluppati . I genitori nonpotevano dar loro ciò che non avevano .In tanti villaggi dell'interno il sa-cerdote lo si vede qualche volta al-l'anno ; e lo si guarda in un certo mo-do ; e lui non ha tempo di parlarea tu per tu . A Carrasquero invece ilsalesiano vive con loro, lavora conloro, gioca con loro . Si accorgono chevuole loro bene, e fanno amicizia .Un'amicizia semplice e profonda chepresto prende le sfumature della

gratitudine e della docilità. Diventacosì possibile il lavoro di formazione .

Impiegano due o tre mesi a pren-dere interesse per il lavoro . Sapevanoche a far niente si fatica di meno . Maqui vedono le loro piante che cresconoin modo prodigioso, pensano che ungiorno potranno lavorare così nel lorocampo e procurare il benessere perla loro famiglia, e si buttano a capo-fitto .

L.o stesso accade per la scuola :dapprima la odiano. Vengono divisiin gruppi omogenei per preparazionee capacità, e quasi costretti a studiare .Poi capiscono che devono studiare sevogliono diventare uomini .

Per stimolarli sul piano umano ilconsigliere don Rangel li organizzain gruppi vari di attività . C'è ilgruppo sportivo che impara a cono-scere i regolamenti, a tracciare i cam-pi e a guidare le attività dei loro com-pagni. C'è il gruppo artistico che pre-para bacheche ma sfoglia anche ivolumi d'arte ; il gruppo culturaleche prepara manifestazioni varie . Apoco a poco la tavolozza degli interes-si si arricchisce, la conversazionesi fa meno banale, i problemi delmondo si affacciano all'orizzonte diquesti ragazzi della selva .

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Hanno una religiositàspontanea e gioiosae il loro incontro con Dio è

avv ente. Viene preparato e ap-profondito sia con l'insegnamentocatechetico che con la vita di fede .Dice don Piovesan : « Nell'insegna-mento, durante il primo mese cerchia-mo di avviare una promozione soprat-tutto umana . Vengono loro presentatii grandi problemi del mondo at-tuale, che sono in sostanza i loro pro-blemi personali : povertà, gioventùabbandonata o sbandata, sottosvilup-po. Essi si interrogano sulle pos-sibili soluzioni, si sentono personal-mente impegnati a cercarle . Diventaallora facile orientarli al messaggiocristiano come all'idea-forza capacedi migliorare il mondo . Presentiamoallora ai ragazzi una sintesi della storiadella salvezza, i sacramenti, i coman-damenti. A partire da aprile mettiamonelle loro mani un testo, e appro-fondiamo tutto il discorso religioso » .

Di pari passo si avvia l'insegna-mento vitale . Le buone notti, laliturgia, le tavole rotonde, permet-tono di cogliere la presenza operantedi Dio nella vita e nelle azioni diogni giorno . L'anno liturgico vis-suto passo passo, le prime comunioni• le cresime, sono momenti forti .

La religiosità di questi giovanottidi 18-2o anni è molto semplice,spontanea e gioiosa . Hanno bisognodi puntellarla con oggetti, gesti, raf-figurazioni. Partecipano con tuttal'anima alle processioni. Il Centro haun lago artificiale e un isolotto inmezzo : vi hanno costruito un ponte,• hanno trasformato l'isolotto in ungiardino che onora una statua del-l'Ausiliatrice ; vanno fin lì, la sera,a pregare, da soli o a gruppi, invitati•

spontaneamente .Una trentina di ragazzi più sen-

sibili costituiscono il gruppo Dome-nico Savio, incaricato delle funzioniliturgiche, e aiutano i compagni aformarsi una religiosità più matura .

Una volta alla settimana, dopocena, viene proposto loro un temada discutere . Si dividono in gruppi,formulano i loro punti di vista, poisi ritrovano tutti insieme a riferi-re e aprono il dibattito . Affrontanocosì i problemi sociali e religiosidei nostri tempi, e con l'aiuto di unsuperiore ricavano le loro conclusioni .Una conclusione, tutt'altro che nellenuvole, fu che avrebbero dovuto farequalcosa per un exallievo del Centroche non era riuscito a sistemarsi eora vive con la moglie e due figli inuna capanna di fango . Decisero chebisognava costruirgli una casetta in

mattoni. Alcuni di loro si sonocostituiti in gruppo di azione so-ciale e passano il tempo libero afare i muratori ; tutti quanti risparmia-no gli spiccioli, e ogni settimana con-segnano al direttore una manciata disudatissimi bolívares per comperare imattoni . Questi ragazzi sanno cos'è lapovertà, perché quasi tutti l'hanno vis-suta nella propria carne, e si dimostranosensibilissimi alla sofferenza altrui .Don Piovesan ha pure fondato il

club Don Bosco, che lo aiuta a fareil catechismo nel suo fantomaticooratorio. Ogni settimana convoca iragazzi del club e li prepara a fare ilcatechismo ai ragazzi guajiro deidintorni. Poi il sabato li carica sullajeep e li porta con sé in uno dei tantivillaggi . I bambini del villaggio ac-corrono, felici di giocare con queicompagni più grandi, e di ascoltarela lezioncina fatta su misura per loro .E così questi giovanottoni, che qual-che mese prima sapevano appenal'Ave Maria, diventano catechisti .

Un'unica cor

aondaI dieci salesiani del Centro guarda-

no con una stretta al cuore i quasidiecimila indi guajiro che vivono ovegetano nella sterminata parrocchiadi Carrasquero .

Il guajiro è fisicamente perfetto,robusto e stoico nel sopportare ilcaldo, la fame, la sofferenza . Le madrisono pronte a qualsiasi sacrificioperché ai loro figli non manchi nulla .Vivono molto sparsi in piccoli vil-laggi di capanne o di casupole. LoStato porta fino a loro un filo dellaluce, e l'autobotte comunale riempiedi acqua potabile « gratis para loscampesinos » i bidoni che essi collo-cano lungo la camionabile . Ma avolte l'autobotte li dimentica, e essibevono l'acqua dei pantani . Allorai bambini si ammalano e le mamme liportano alla missione per le medicine .

Tutti gli indi guajiro si dichiaranocristiani, e guai a dubitarne. Ma oltreal battesimo e al funerale, di cristianohanno ben poco . La famiglia guajiraè labile, facilmente si discioglie. Lamorale guajira contempla la vendettacome un dovere . « Il sangue si lavacol sangue », dice la legge guajira.In questi giorni il figlio di un cacicoè stato ucciso; la sua famiglia si èarmata e nel giro di ventiquattr'oreha fatto fuori nove persone del clannemico. Chiedete loro perché lo fan-no, e rispondono alzando una mano :« Legge guajira » .

'Sono vissuti quasi senza vedere il

sacerdote, sono cristiani senza cristia-

nesimo, c'è tutto da rifare. Gli adultisono quasi irricuperabili, bisognaricominciare tutto partendo dai bam-bini, i salesiani lo sanno . E fanno icatechismi, fanno l'oratorio. Un mis-sionario anziano ma instancabile, donFarina, visita i villaggi a uno a uno,parla con tutti, risolve i piccoli pro-blemi, catechizza i bambini, ce-lebra la messa. L'estate scorsa ichierici dello studentato filosofico sonostati a Carrasquero per una vacanza dilavoro indimenticabile : hanno giratoil paese casa per casa redigendo ilcensimento della parrocchia, hannoaiutato i sacerdoti che predicavano le«missioni » nei villaggi più grandi .Un rustico bucato per restituire alleanime un po' di candore. I salesianiinsegnano religione nelle poche scuo-lette elementari che lo Stato è riu-scito ad aprire; ogni domenica esconocon la jeep a raccogliere i ragazzi, e liportano al Centro per un po' dioratorio .

Racconta don Piovesan : «All'ini-zio, presi come eravamo dai milleproblemi che i trecento interni ciprocuravano, non pensavamo a farel'oratorio, ma furono i ragazzi deidintorni a costringerci . Venivano aspiare le meraviglie che si compivanoal Centro, guardavano attraverso ivetri delle finestre con quei loroocchi lustri di stupore e di invidia .Abbiamo dovuto spalancare loro leporte» . Porte per modo di dire perchénon ce ne sono : il Centro è apertoda tutti i lati, e i ragazzi interni e glioratoriani ogni domenica formanoun'unica cordiale colorita e paci-fica baraonda .

Risultati : molte prime comunioni ;e ragazzi, più diligenti a scuola .Diceva un maestro : «Padre, io miaccorgo quando uno dei miei ragazzisi mette a frequentare l'oratorio ;in poco tempo diventa più attentoe studia di più ». L'oratorio ha ancheil suo club Don Bosco, di ragazzidai 12 ai i8 anni, scelti e preparatiall'apostolato fra i compagni . Orga-nizzano, arbitrano, cominciano a fareil catechismo ai compagni . Un mondomeraviglioso quello del piccolo guajiro,dove una caramella è un grossopremio, e una filmina ha più successoche il festival cinematografico diVenezia .

Ammazzavano

rettoLo sguardo dei dieci salesiani di

Carrasquero va molto al di là dellaloro pur grande parrocchia. Al termi-ne di ogni anno scolastico i trecentoragazzi se ne vanno, con un diploma 19

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sotto il braccio, e tornano al lontanovillaggio. Che sarà di loro?

Secondo le buone intenzioni delleautorità dovrebbero ricevere un ap-pezzamento di terreno, una casetta eaiuti per procurarsi gli attrezzi in-dispensabili ; ma i vari Centri comequello di Carrasquero sfornano trop-pi ragazzi, è molto difficile poter prov-vedere a tutti, e molti rimangono sen-za un sicuro avvenire. Bisogna starvicino a questi ragazzi, aiutarli arisolvere i loro problemi pratici,incoraggiarli a conservare i propositifatti, sostenerli in quel che realiz-zano di buono . Don Piovesan liraggiunge con circolari ciclostilate,risponde alle loro lettere, e una voltadurante le vacanze ha preso l'auto e siè messo a girare una ventina di paesiper rintracciarli . Ebbe accoglienzecommoventi .

« Padre - gli diceva la mamma diun exallievo del Centro - lei èsacerdote e quindi è benvenuto inquesta casa . Ma più che tutto leiè stato come un padre per il mioragazzo, che è tornato dal Centro conuna nostalgia immensa . Vuol direche lo avete amato . Le siamo moltoriconoscenti, io e mio marito, per ilbene che avete fatto a nostro figlio » .

20 E quando veniva l'ora di partire :

Dopo il lavorodei campi qual-che ora di disten-sione e di riposo .

« Lei ha tenuto nostro figlio con séper dieci mesi, trattandolo come unfiglio. Ora lei resta qui, in casanostra, e io sarò per lei come unamamma » . E in qualche casa siammazzava il capretto - riservatoper le grandi feste - in onore del«sacerdote di Don Bosco » . Lo chia-mavano così per distinguerlo da altrisacerdoti, di solito lontani, « importan-ti», o frettolosi. Con lui tutto eradiverso, ci si poteva confidare, e inconversazioni che duravano delle oresi mettevano sul tappeto - o megliosul tavolaccio di legno - tutti i pro-blemi della famiglia .

Qualcosa che ardee che brucia

Nelle loro lettere agli antichi supe-riori raccontano successi e fallimenticon confidenza illimitata . Scrive uncerto Nicolas da un paese dove c'è ungruppetto di exallievi : « Ricordo an-cora le promesse che ho fatto primadi uscire dal Centro, e anche se condifficoltà le adempio . In dicembreabbiamo preparato a gruppi i ragazziper la prima comunione. Poi sonovenuti i predicatori a tenere le "mis-

sioni" al popolo, e sono rimasti moltocontenti dell'aiuto che abbiamo datoperché riuscissero bene . Io mi sonofidanzato ; ci vogliamo bene, maiho pensato di fare del male alla miaragazza. Questo lo devo a voi, che miavete insegnato a voler bene nel modogiusto. Voglio comportarmi bene sem-pre, in tutte le circostanze » .

E Victor, che è sotto le armi manon riesce a dimenticare Carrasquero« Mi hanno raccontato che il Centrosi sta trasformando, che ci sono tantecose nuove . Come vorrei venire perla festa degli exallievi! Vorrei passareuna settimana sfogandomi a giocarecome un matto . La domenica dellePalme noi soldati siamo stati portatiin chiesa per la messa ; alla comunionehanno intonato un canto che canta-vamo anche a Carrasquero, mi sonovenute le lacrime agli occhi e hopianto » .

I salesiani insistevano presso iragazzi migliori dicendo che dovevano- una volta tornati al loro villaggio- diventare apostoli e leaders, chedovevano occuparsi soprattutto deiragazzi e aiutarli a crescere buoni .Ecco quel che scrive un altro Nicolas :« Ogni domenica riunisco bambini eragazzi, e passo tutto il tempo a con-versare con loro e a organizzare iloro giochi. Me li sono conquistati,e posso far loro del bene perché miconsiderano un vero amico . Nicolasdetto il Torello » .

E un certo Antonio, un ragazzod'oro che voleva farsi coadiutore mafu dissuaso perché a casa ha un col-legio di tredici fratelli minori a cuibadare : «Non creda che io abbiadimenticato i consigli meravigliosiche lei mi ha dato . Mille volte mipento di non essermi fatto coadiutore .Però sto al mio posto, con i mieifratellini, e voglio essere leader aiu-tando i ragazzi del paese . Tuttisono miei amici, mi cercano e seguonoi miei consigli, che sono poi i consigliche ho ricevuto da voi . Ho diviso iragazzi in tre gruppi, piccoli, medi egrandi, li faccio giocare e parloloro meglio che posso .Qui il parroco continua a farsi

vedere una volta ogni due o tre mesi ;sono stato dal Vescovo, gli ho dettoche ci mandi un sacerdote tutto pernoi, mi ha risposto che non ne ha .Ho dato alla maestra i libri che leimi aveva inviato, li ha letti, e ora ascuola insegna anche la religione . . .».A Carrasquero - oasi di verde

nella savana popolata di capre, eoasi di fede fra i guajiro cristianisenza cristianesimo - c'è qualcosache arde e che brucia, e non è sol-tanto il solleone equatoriale .

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Un Congresso nazionaledi "Divoti di Maria Ausiliatrice"« La Madonna vuole che la onoriamo sotto il titolo diMaria Ausiliatrice: i tempi corrono così tristi che abbiamobisogno che la Vergine Santissima ci aiuti a conservaree difendere la fede cristiana» (Don Bosco nel 1862) .«Con la sua materna carità Maria Santissima si prendecura dei fratelli del Figlio suo ancora peregrinanti e postiin mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano con-dotti nella patria beata . Per questo la Beata Vergine è in-vocata nella Chiesa con i titoli di Avvocata, Ausilia-trice . . . » (Vaticano li, L.G ., 62) .

UN'ASSOCIAZIONE SEMPRE ATTUALEL'Associazione dei « Divoti di Maria Ausiliatrice» cheforse non tutti i nostri Cooperatori e Lettori conoscono,mira appunto a realizzare la volontà del Concilio promo-vendo il culto privato e liturgico di Maria Ausiliatrice, permeritare la sua assistenza materna sulla Chiesa e sui sin-goli «fratelli del Figlio suo ancora peregrinanti sulla terra» .Possiamo aggiungere che Don Bosco, nel Regolamentodell'Associazione che stese subito dopo la consacrazionedel Santuario di Maria Ausiliatrice, propone agli Associatidue finalità principali : « Dilatare la divozione allaBeata Vergine e la venerazione a Gesù Sacramen-tato» . Nulla quindi di più attuale dopo che il Concilioha definito l'Eucaristia « fonte e apice della vita cristiana » .Il Centro dell'Associazione, che ha sede presso la Basilicadi Maria Ausiliatrice in Torino, prendendo l'occasione dalprimo centenario dell'Associazione (Don Bosco la fondònel 1869), sta riattivando la vita dei vari Centri . A questofine ha iniziato una corrispondenza con gli animatori e leanimatrici dei singoli Centri allo scopo di coordinare leiniziative e rivedere i quadri degli Associati .L'Associazione dei Divoti di Maria Ausiliatrice è apertaai Cooperatori e Cooperatrici, agli Exallievi ed Exallieve,agli stessi allievi e allieve e a quanti vogliono collaborareal fine primario dell'Associazione, che nel pensiero diDon Bosco è quello di ottenere che Maria Ausiliatrice« ci aiuti a conservare e a difendere la fede cri-stiana» dai pericoli che corre ai giorni nostri .

IL CONGRESSO DI MEDELLINNei giorni 21 -24 dello scorso agosto nella città di Me-dellin in Colombia ebbe luogo il secondo Congresso na-zionale dei Divoti di Maria Ausiliatrice . Il primo si era te-nuto a Bucaramanga l'anno passato . Parteciparono dele-gazioni delle città di Bogotà, Cùcuta, Bucaramanga, Za-patoca, Tunja, Duitama, Mosquera, Ibagué, Cali, Barran-quilla, Rionegro e Sabaneta . Col signor Ispettore interven-nero altre personalità e rappresentanti delle Figlie di MariaAusiliatrice e di alcune Congregazioni religiose .I fini proposti dal Congresso erano i seguenti :1 . Attualizzare la devozione alla Vergine alla luce del Va-ticano li .2. Integrare su piano nazionale tutte le associazioni perfavorire la loro vitalità e dinamismo .3. Dare una risposta a certe tendenze che mirano a sot-tovalutare il culto alla Santissima Vergine .Le deliberazioni del Congresso si possono riassumere inquesta : riesaminare la devozione mariana per rivi-talizzarla .

Chiedersi quindi :a) a livello personale : se è vera e autentica, se porta aCristo Eucaristia ;b) a livello familiare : se fomenta nella famiglia la co-munità di fede e di amore col dialogo fra le due genera-zioni, con la recita del Rosario e con una serie di inizia-tive atte a rendere più cristiana la famiglia (corsi prema-trimoniali, di cultura religiosa ecc .) ;c) a livello sociale : se serve a cristianizzare la societàaumentando la fede, la speranza e la carità e favorendola vita sacramentale ; se spinge i membri dell'Associazionea realizzare il carisma salesiano prendendosi cura della gio-ventù meno favorita .Il Congresso votò, tra l'altro, la creazione di un Bollettinodi collegamento e ridestò in tutti i partecipanti la volontàdi testimoniare Cristo nel mondo mediante la devozionea Gesù Eucaristico e a Maria Ausiliatrice, nello spirito diSan Giovanni Bosco .

1 partecipanti al Congresso Nazionale dei « Divoti di Maria Ausiliatrice » nell'Aspirantato salesiano di La Ceja (Colombia) .

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NELMONDOSALESIANO

Quarant'anni di servizioalle Catacombe di San CallistoIl 21 novembre scorso ricorreva il quarantesimodella custodia delle Catacombe di San Callistoda parte dei Salesiani, a cui le aveva affidate ilpapa Pio XI. Per l'occasione ci fu una Messadi ringraziamento nella cella tricòra orientale ce-lebrata da mons. Cesario D'Amato, Pro Presi-dente della Pontificia Commissione di archeo-logia sacra, insieme con tre ispettori salesiani ealtri confratelli . La rete di gallerie sotterranee,che si estende per oltre sedici chilometri, è ser-vita nei mesi di punta (da primavera all'autunno)da oltre quaranta guide salesiane . I visitatori su-perano in media il migliaio al giorno . I Salesianiche funzionano da guide si esprimono in unaventina di lingue. Il decano delle guide è il sa-lesiano coadiutore cav. Francis Connolly, in ser-vizio continuo da quarant'anni esatti, dal giornocioè in cui, alla vigilia della festa di Santa Ce-cilia, i Salesiani dettero il cambio ai Trappistinella custodia del più grande cimitero paleo-cristiano di Roma. Nella foto : Paolo VI in pre-ghiera nelle Catacombe di San Callisto .

Saragozza (Spagna). I Salesianialla « Fiera delle Mostre»L'Opera salesiana di Saragozza (Spagna) harealizzato una esposizione nella «Fiera delleMostre», che si tiene ogni anno nella capitaledell'Ebro, una delle più importanti città dellaSpagna nel settore dell'industria e del com-mercio. L'esposizione salesiana presentava, bendisposti in un grande stand, lavori eseguiti nellenostre Scuole professionali nei tre rami dellameccanica, elettricità ed elettronica . Nella foto :il principe Juan Carlos, dopo la visita all'espo-sizione, saluta l'alunno che gli ha fatto da guida .

Convegno interispettorialedi giovani Cooperatori a TorinoUna sessantina di giovani Cooperatori o aspi-ranti a divenirlo, provenienti da 12 Centri delPiemonte, si sono raccolti a Torino, presso l'Oasi« Maria Consolata» di Cavoretto„nei giorni 12e 13 dicembre scorso . Hanno voluto con taleincontro prendere maggiore coscienza dell'es-sere Cooperatore salesiano, scambiarsi espe-rienze per le attività di gruppo, rinnovarsi nel-l'impegno apostolico assunto nella Chiesa, sullalinea e nel carisma di Don Bosco . Il convegno,preparato e diretto dal Gruppo ispettoriale diTorino, è stato realizzato in un clima di gioia edi intensa partecipazione in tutti i settori . I temidi fondo, chiaramente prospettati dall'ispettoredon Mario Bava e dai Delegato Nazionale donArmando Buttarelli, furono poi dibattuti e trat-tati in tre gruppi distinti di studio . Il convegnofu assistito da don Fiora e concluso dallo stessoRettor Maggiore .

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Paolo VI agli Exallievi di Don Bosco• In occasione del Centenario della Or-ganizzazione degli Exallievi Don Bosco,celebratosi a Torino-Roma nei giorni17-24 settembre scorso, il Santo Padreha inviato al Movimento la Sua Benedi-zione Apostolica con autografo : « Di-lectos Filios, Societatis Sancti FrancisciSalesii Exalumnos, paterno animo horta-mur ut, secundum mentem Concilii Va-ticani Il et Sancii Joannis Bosco, operamnavent vero Ecclesiae profectui, iisqueexpetitam Apostolicam Benedictionem,celestium bonorum auspicem, volenteslargimur. Paulus PP. W); .« Con animo di Padre esortiamo i dilettifigli, Exallievi dei Salesiani, a impegnarsial vero progresso della Chiesa, nello spi-rito del Concilio Vaticano II e di San Gio-vanni Bosco, e volentieri impartiamo lorola Benedizione Papale, come pegno digrazie celesti . Paolo VI » .

Un'altra Figlia di M . A. centenariaUna seconda Figlia di Maria Ausiliatriceha raggiunto l'età di cento anni in pienasalute . C l'argentina Suor Emilia Novaische ha festeggiato in letizia i suoi centoanni e ha dichiarato : « Sono nata nel1870, due anni prima che fosse fondatol'istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice,il 16 agosto come Don Bosco» . SuorEmilia è vegeta e arzilla, ama molto lamusica, ma l'età avanzata le ha indebo-lito la vista . Perciò il suo angelo custode,suor Isabel, la tiene aggiornata sugli av-venimenti di attualità . Quando lo scorsoanno, dopo il Capitolo Generale, leFiglie di M . A . modificarono l'abito,suor Emilia ebbe una battuta scherzosa :«Appartengo anch'io all'istituto ; perchénon dovrei avere il nuovo abito? Vo-glio essere moderna anch'io ! ».

FOGGIA. Un palazzetto per subnor-mali intitolato a Don Bosco • Nel cor-tile dell'edificio scolastico « San GiovanniBosco» di Foggia, si è inaugurato un ni-tido palazzetto che ospita una sessantinadi bambini disadattati, subnormali fisicie psichici . C un complesso di otto aulespeciali . I bimbi ipodotati, subnormali,sordastri, sono al centro di affetto, di sol-lecitudine, di attenzione . Nell'atrio dellapalazzina un gigantesco San GiovanniBosco sorride da un quadro (dono del-l'insegnante Antonietta Acquaviva, as-sessore comunale) . Ci sono anche unambulatorio, la sala d'attesa, la cucina perla refezione e un'aula speciale per bimbisordastri .

VIENNA (Austria) . Un centro na-zionale per le vocazioni • Il "Kani-siuswerk" è il Centro Nazionale per le

Vocazioni, che opera in Vienna a ser-vizio della Chiesa in Austria . Questabenemerita istituzione sorse nel 1918 perla promozione delle vocazioni e per illoro sostegno materiale nei casi di bi-sogno e di povertà . In tutti questi anniha sostenuto finanziariamente la voca-zione di oltre 2150 sacerdoti, tra i qualialcuni vescovi . Dall'ottobre del 1969 ladirezione dell'Opera è stata affidata aisalesiani .

HUANCAYO (Perù) . La marcia dellafede • Il direttore del Collegio salesiano«Santa Rosa» di Huancayo (Perù) per lafesta di Maria Ausiliatrice organizzò lamarcia della Fede attraverso la città, conun enorme concentramento di folla nelparco Huamanmar, ove il Sindaco insignìla Madonna del titolo di Cittadina ono-raria e Le consegnò le chiavi della città .L'oratore ufficiale disse : « La marcia dellaFede ha un significato : vuole essere unaprofessione di fede, poiché Huancayo sisente più cristiana che mai, al passo conle direttive del Vaticano li . Voglio espri-mere il nostro grazie ai Salesiani chehanno avuto il coraggio di organizzarequesta marcia della Fede e un ciclo diconferenze che hanno sconvolto le no-stre anime fin dal profondo» .

NELMONDO SALESIANO

IN B

Il quotidiano « The Hindu » parla didon Schlooz • Il quotidiano «The Hin-du », nel numero del 26 ottobre 1970,parlando dei grosso problema che af-fligge la grande città di Madras nel SudIndia (e cioè la piaga della mendicità edegli individui lebbrosi e irrecuperabili),riferisce un programma di bonifica e diricupero, annunciato dal capo dei go-verno Tamil Nadu . Rileva che i fondistanziati sono inferiori al bisogno ; sotto-linea però il fatto che « vi è a Madras uncentro di ricovero e riabilitazione per ilebbrosi più bisognosi, diretto da un mis-sionario di origine olandese, PadreSchiooz, appena a otto miglia da Ma-dras, il cui modello e la cui positiva so-luzione dei problema devono essere util-mente copiati dal governo» .

PUNTA ARENAS (Cile) . Pellegri-naggio alla Croce delle AcqueI salesiani di Punta Arenas, la città piùaustrale dei mondo, hanno guidato ungrandioso pellegrinaggio sul monte Agne-da, nel Cile. Su quella vetta si rizza laCroce delle Acque, eretta nei 1944 dalpopolo cileno a testimonianza di fedee a protezione dei due oceani, l'Atlanticoe il Pacifico, che lì, nello stretto di Ma-gellano, mescolano le loro acque.

S. PAOLO (Brasile) . Per ogni figlioche le nasce ne adotta un altroLa signora Alda Lemos de Souza Brito,presidente ispettoriale delle Exallievedelle Figlie di Maria Ausiliatrice, è co-nosciuta per la sua carità verso i poverie i diseredati . Per ogni creaturina chele nasce, ringrazia Dio adottando unbimbo abbandonato . Ha così quattrofigli e quattro bimbi adottati . Una fami-glia, quindi, di otto figli . E i Lemosvivono nel quartiere dei poveri . Gli ottofigli imparano da mamma Alda a esseregenerosi e caritatevoli . Quest'anno hannoofferto due borse di studio realizzate coni loro piccoli risparmi . Il segreto di mam-ma Alda è una intensa vita di preghiera .

LENINGRADO (Russia) . Ho visto lagente recitare il rosario • Don Fran-cesco Mulligan, parroco salesiano dellachiesa dei Sacro Cuore ad Abadan, nel-l'Iran, dove sono i grandi pozzi petroli-feri, racconta nel suo giornalino « ParishNews» una sua curiosa impressione du-rante il viaggio verso l'Irlanda, via Rus-sia : « Quando entrai nella chiesa catto-lica di Leningrado, trovai la gente che re-citava il rosario . L'unica, cosa che michiedevano i preti di quella chiesa erauna corona dei rosario . Ne rimasi impres-sionato . Dove c'è persecuzione e occorrel'eroismo per mantenere la fede, i cri-stiani ricorrono al rosario . Compresi chel'abbandono del rosario non è un segnodi maturità, ma di estinzione della fede» .

LOURENCO MARQUES (Mozambi-co) . La Casa delle Giovani • Dal 13 ot-tobre scorso funziona il « Lar das Rapa-rigas» (la Casa delle Giovani), proprietàdei Governo, che ne ha affidato la dire-zione alle Figlie di Maria Ausiliatrice .Occupa un'area di 2515 metri quadrati .Modernissima, a tre piani, dà ospitalità a75 ragazze che vogliono proseguire glistudi universitari o che lavorano o sonoimpiegate in città .

ITAQUAQUECETUBA (Brasile). UnaParrocchia animata da un Coopera-tore salesiano • Un uomo solo appog-giato da familiari e amici, il Cooperatoresalesiano Haroldo Azevedo, dà vita ognidomenica nel popoloso quartiere dei Si-tio Santo Antonio, nella città di Itaqua-quecetuba (Stato di San Paolo - Brasile)a un vasto movimento catechistico . Quan-do, per mancanza di sacerdoti, non c'èla Messa festiva, lui organizza la celebra-zione della parola di Dio . Non solo i ra-gazzi, ma gli adulti dei luogo sono assiduia queste funzioni religiose : è il germe diuna promettente comunità di base .

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A COLLOQUIO CONUN NIPOTE DI MARTIRI

Quando varchiamo il cancello del-l'aspirantato di Thu Duc è . giànotte. I soliti elicotteri americanisolcano il cielo attorno e sopraSaigon. Ogni tanto qualcuno sorvolaa bassissima quota. Giovani e salesia-ni - però non li avvertono neppure .Le loro orecchie ci hanno fatto ilcallo. Le mie non ancora, ma mici abituo presto .A Thu Duc trovo chi mi aiuta

a comprendere meglio l'anima diquesto popolo. È mons . Simon HoaNguyen-van Hien, il vescovo diDalat, figlio illustre del Vietnam .Un pastore tutto mitezza e bontà .L'ho già incontrato a Dalat, maoggi egli è tutto per noi . Ha accoltol'invito a condividere la poveramensa dei figli di Don Besco .E mentre siede a tavola come unpadre tra i figli, nutre tutti con lasua parola ricca di esperienza. Ha tan-te cose da dire lui, nipote di martiri .Suo nonno fu messo a morte peraver cercato di salvare due missionari,e suo padre sfuggì al massacrosolo per miracolo, ma i suoi fratellifurono tutti uccisi. Una storia difamiglia straordinariamente dram-matica .Mons. Simon Hoa pensa al suo

gregge (83 .000 fedeli e oltre 8.000catecumeni) come a una famiglia .« La nostra gente - egli mi assicura- è molto sensibile alla dottrinaineffabile del Cristianesimo. Dio Pa-dre, Gesù fratello: sono verità cheinnamorano. Per questo cerco diabituare i cristiani a intrattenersifamiliarmente con Gesù Eucaristico .Spesso facciamo delle riunioni, dialo-ghiamo con Gesù esposto sull'altare .Gli effetti di questi incontri euca-ristici sono meravigliosi . Cristo, luce,verità e vita, domina al centro dellanostra spiritualità e del nostro lavoroapostolico » .

Monsignore ha parlato con tono24 convinto . E continua: « Tl popolo

d'anima

del

Yìctnina

non può vivere di astrazioni . Lecomunità cristiane dove l'amore eil culto a Cristo Eucaristico perde-ranno quota, sono destinate a il-languidire e a perire . Per i nostrifedeli del Vietnam, la messa, la co-munione, l'adorazione al SS . Sacra-mento sono il grande alimento dellafede, il segreto della loro pazienza edella loro perseveranza. Non cono-sco altri mezzi così efficaci : sonoinsostituibili » .

La conversazione con mons . SimonHoa si protrae a lungo e noi nonavvertiamo che sono già le trepomeridiane : è una conversazioneche richiama quella di Gesù congli apostoli nel cenacolo .

Più tardi facciamo una capatinaa Cholon. È una città cinese tra-sportata a Saigon . Cholon vuoldire « grande mercato » . Lo è inrealtà. Una folla cosmopolita laprende d'assalto e la città si animadi vita fino all'incredibile . Visitiamo

la chiesa dalla quale anni fa fuprelevato il presidente Diem. Parlia-mo con il padre delle Missioni Esteredi Parigi che per ultimo gli strinsela mano, senza pensare che, subitodopo, durante il tragitto, sarebbestato assassinato col fratello . Orai giudizi sulla figura e sull'operatodel presidente ucciso comincianoa placarsi . Un giorno la storia saràpiù imparziale dei corrispondentiaddomesticati di certi giornali .

Con don Acquistapace torniamoa Saigon e visitiamo la cattedrale .Accanto, venditori di giocattoli edi mille chincaglierie . Ragazzi eragazzine offrono la loro mercecon un sorriso incantevole, senzapetulanza, ma con grazia e finezza .Spesso cantano anche, per esempiocosì: « La mia mamma era comeun albero di banane squisite e benmature. Il suo dolce sapore non aveval'uguale se non nello zucchero dicanna » .

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Il Delegato Apostolico del Vietnam, don Ma-rio Brini, si compiace con don Acquistapacedel lavoro che vi svolgono i salesiani .

IL « TET »FESTA DELLA FAMIGLIA

L'anno vietnamese ha inizio ilprimo giorno dell'anno lunare . Èper questo che si chiama « TetNguyen-Dan, Festa del Primo Mat-tino » . È la solennità più caratteristi-ca di tutto l'anno. È la festa dellafamiglia . La natura stessa la rendefestosa con lo splendore dei fiorie dei colori . È festa anche deifamiliari trapassati . Stando infattialla dottrina di Confucio, si devonoonorare tanto i vivi quanto i morti .Amor filiale e culto dei morti sonodue aspetti di un unico dovere .

Questo culto esercita un influssoprofondo nella vita quotidiana deiVietnamesi . La peggiore delle di-sgrazie sarebbe morire senza lasciarediscendenti maschili che possanoincaricarsi del culto dei morti . Mo-rire senza che ci sia uno « a far

bruciare l'incenso sull'altare », vor-rebbe dire condannare le animedei trapassati a errare in un vagabon-daggio eterno, senza che nessunole ricordi sulla terra, le onori e leinvochi nei giorni di festa e diliete ricorrenze . Grazie alle buoneopere che hanno compiuto in vita, itrapassati possono intercedere perla riuscita negli affari, per il buonesito negli esami e guidare sani esalvi attraverso viaggi pericolosi .Essi sono i protettori naturali dellafamiglia . Dimenticarli o, peggio, man-care loro di rispetto sarebbe lapeggiore delle offese . Nessun malfat-tore vorrebbe macchiarsi di unsimile peccato .Ogni famiglia riserva una parte

di eredità per il culto degli antenati .Così ne garantisce la perpetuità .Questa porzione di eredità si chia-ma Huog-hoa e significa: «la partedell'incenso e del fuoco » . L'eredepiù degno e più fidato, di solito ilprimogenito, l'amministra . L'articolo87 del codice Gia-long commina penesevere a quei figli che ammini-strassero male i beni destinati alculto dei morti .

Chi varca una casa vietnamitaresta colpito dal posto preminente chein essa occupa l'altare degli antenati .Davanti ad esso devono placarsitutti i rancori, gli odi e le vendette ;davanti a questo altare si prendonole più solenni decisioni della vita,prima fra tutte quella del matrimonio .Su questo altare il capo famiglia,sette giorni prima del « Tet », bru-cia il santal. Intanto si offronodoni alle anime degli antenati, iquali fanno il loro rapporto annualeall'Onnipotente in merito alla con-dotta che i viventi hanno tenutolungo l'anno. E si ritiene che leanime dei trapassati siano di ritornoa mezzanotte . Tutti i membri dellafamiglia sono ad attenderle, schie-rati ai piedi dell'altare . L'arrivoè salutato da colpi di petardi, dauna triplice prostrazione e poi dagliauguri di « benvenuti » .Il capo famiglia con voce grave

invita quelle anime a voler prendereparte al primo banchetto di prima-vera. Questo segna l'inizio di unagioia che deve regnare in tutti icuori, perché tutte le noie e preoc-cupazioni non hanno più ragiond'essere . E una tregua generale . Equando sorge l'alba, s'indossano i

vestiti nuovi e i figli si prostranoriverenti a rendere omaggio ai geni-tori. È il trionfo della famiglia edell'amicizia . Le visite hanno inizio.Gli amici vanno di casa in casae si riversano nelle pagode . E tutticantano, e le canzoni sono scritteanche sui muri . Quella di Re Ly-Thanh-Ton dice così : « Io apro lefinestre che guardano nel giardino.Primavera ritorna e coppie di farfallebianche, a colpi d'ala raddoppiati,danzano sui fiori incantati ».Aveva ragione mons . Simon Hoa

quando diceva : « Il popolo vietna-mita ha una .grande anima. Un'animache non tende verso una filosofia, maverso la vita, calcolata non cometempo e denaro, ma come supremaelevazione su di un piano autentica-mente evangelico . Per questo dimo-stra una volontà tenace e coraggiosache gli permette di sopravvivere atante rovine » .

« IO SONO COMEIL FIGLIO PRODIGO »

L'ultima sorpresa don Acquista-pace me l'ha riservata con la visitaalle prigioni vicino a Thu Due . Ilcarcere racchiude 1500 prigioniere .L'altare sul quale concelebriamoè ricoperto da una tovaglia ricamatada una detenuta politica . Mi diconoche è una comunista accanita . Ep-pure pensando alle mani che hannoricamato quel lino e al cuore chel'ha donato, mi viene spontaneoricordare le mani che hanno asciu-gato il volto a Cristo .

Al vangelo mi riesce facile parlaredella libertà dei figli di Dio, che sipuò godere anche in una prigione,e della giustizia divina, mai disgiuntadalla misericordia, che giunge pun-tuale anche quando quella umanasi fa attendere per anni . L'attenzionecon cui seguono le mie paroleè profonda, impressionante, di quelleche fanno riflettere più chi parla chechi ascolta .

Alla fine della Messa don Acquista-pace, col consenso del vicecomandan-te, m'invita a distribuire doni . Sonofrutto della carità industriosa diquesto sant'uomo . Passano donnecon i bimbi in braccio e ragazzedi appena 16-17 anni. Ricevono ildono con grazia e con gioia, comese si fosse a una festa di famiglia . 25

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Per sbaglio a una giovane porgo ildono due volte . Ringrazia e dicepronta: « Io l'ho già ricevuto, questoè per un'al tra » .

Quando la distribuzione è finita .una giovane mi avvicina . Ila 18anni. Il suo parlare è franco . Possocapirla perché parla un inglese sten-tato ma chiaro . « Padre - mi dice --io sono come il figlio prodigo. Sonofuggita da casa . Figlia unica, hogettato mamma e papà nel pianto .Mi sono lasciata ingannare dagli uo-mini e io stessa ne ho ingannatitanti. Poi mi sono prestata agliaffari più loschi, finché un giornola polizia mi ha presa . E sono quiche sconto la mia pena. Ma adesso,vede? Recito di nuovo il rosariocome facevo a casa con la mamma .Siamo cattolici . Questo rosario èla mia catena più bella . Me la portoal collo e sopra al cuore giorno e notte .Non cadrò più . La Madonna ' mista rifacendo da capo. Ora, Padre .vorrei un bel Vangelo . Fammeneavere uno . Lì ci sono le parole diGesù. Lo ascolterò e più nessuno misedurrà e io non sarò più occasionedi male per nessuno » .

Mi sento profondamente commos-so. Assicuro la giovane che sod-disferò con piacere il suo desiderio .Il Vangelo insegnerà a questa ragazzaincontrata nelle prigioni di Thu Duead amare Gesù come la donna chegli bagnò i piedi con le sue lacrimenella casa di Simone il fariseo .

Le ultime ore che trascorro aSaigon sono movimentate . Tiri im-provvisi di rockets da parte deiVietcong, risposte dure degli ameri-cani con bombardamenti aerei e tiriconcentrati di artiglieria . In cittàsommosse di studenti . Ma la tristerealtà non riesce a gettarmi inpreda allo sconforto . Più che schieratosu di un immenso campo di bat-taglia, io ho visto il popolo delVietnam impegnato sul fronte dellafede, di una fede viva e operante .Questo popolo, raccolto nei suoitempli, adora e serve Dio . L'olo-causto di tanti suoi figli non saràvano agli occhi del Signore .

Quando lascio il Paese volandoaltissimo sul jet che mi porta versoaltri cieli e altre terre, ripenso alVietnam, terra di fede, popolo degnodi vivere e di ritrovare il suo cam-mino nella libertà e nella pace .

DON FRANCESCO LÀCONI

NAIAL: CRIS

O ggi lio avuto l'incontro più sconvolgente da quandomi trovo in Brasile. Sono entrato, curvandomi,

in una baracchetta dai muri di fango e di rami secchiintrecciati . Seduto su uno sgabello, i piedi gonfi enormi,respirava affannosamente un vecchissimo negro . Uncorpo piccolo, secco . Sembrava scavato nel legno . Trarespiro e respiro mi ha detto con frasi smozzicateche ha più di cent'anni, che ottant'anni fa era unoschiavo. Mi ha raccontato di quando portava sullatesta un sacco di zucchero, per 25 chilometri, dallozuccherificio al porto di Nata], in fila con gli altrischiavi negri. sorvegliati dalla frusta del negriero . . .

Sono passati 82 anni dall'abolizione della schiavitùin Brasile. La nazione ha marciato a ritmo vertiginososulla strada del progresso . Ma per questo vecchio, chead ogni respiro sembra mordere faticosamente la vita

d

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TO MUORE IN PERIFERIAdi Don TERESIO BOSCO

Ho visto - quasi tutti i capofamigliaseduti davanti alla chiesa, con lo sguardo cupo .Ho domandato : «Cosa fate qui»? (,'no miha risposto : <~ Moriamo a poco a poco» .- La drammatica esperienzadi Don Guido Tonelotto alla periferiadi Natal, dove 6o bambini su i o0sono condannati a morte ----

che gli sfugge, non ècambiato nulla . Una ba-racca di fango abitataper cent'anni, ricostruitadopo ogni uragano chela mandava in pezzi .Una pentola dove habollito infinite volte unamanciata di fagioli, a-spettando un domanisenza speranza. Quandogli ho stretto la mano allimitare della sua barac-chetta, mi ha detto cin-que parole : « Sou nasmaos de Deus » « Sononelle mani di Dio » .

«QUI MUOIONO 60 BAMBINI SU. 100»

Don Guido Tonelotto, questa mattina . mi ha sve-gliato presto. Mi ha caricato su un camion dicendomi :« Andiamo a visitare la raia parrocchia » . Siamo uscitidalla città di Natal puntando verso la zona agricolachiamata San Gonicalo. L'unico mezzo per arrivarciè un ponte ferroviario che scavalca il fiume . Quandonon ci sono treni in transito, sul ponte di ferro passanoanche le auto e i camion. Vi passiamo anche noi, len-tissimamente : due ruote sfiorano la rotaia di sinistra,le altre due viaggiano a pochi centimetri dall'orlo delponte, oltre il quale vedo (con molta apprensione) ivortici fangosi del fiume .

Ora imbocchiamo una larga strada scavata nellaterra rossa . Don Tonelotto, mentre guida, mi dà

con poche cifre le paurose dimensioni umane della?ua parrocchia . « Si estende nella campagna coltivataa latifondo per una profondità di 15 chilometri . Gliabitanti sono 25 mila: 4 mila radunati nel villaggiocentrale, gli altri 21 mila sparsi in 46 villaggi perife-rici . I1 90 0 / degli abitanti sono analfabeti. Ogni100 bambini che nascono, ne muoiono 60. Non esisteassistenza medica . Le malattie che si portano via ibambini sono tracoma, scabbia, dissenteria, tuber-colosi, e specialmente verminosi . Vedrà che quasi tuttii bambini hanno la pancia gonfia . L'acqua è quasitutta inquinata, e dà i vermi . Occorrerebbe farla bollire .Ma la gente non ci crede, e anche se ci credesse, dovepotrebbe trovare la legna per far bollire tutta l'acqua?

Ma la malattia più diffusa tra bambini, adulti evecchi è la fame. Il 90% dei miei parrocchiani nonriesce a mangiare il minimo necessario. La cena nonsi usa da queste parti . Si mangia solo una volta algiorno, e il pasto consiste sovente in una tazza dicaffè o in una radice di mandioca . Un giorno ho por-tato qui il console generale d'Italia residente in Recife .Rimase agghiacciato. Mi disse : « Non sospettavo nem-meno che potesse esistere una miseria simile » .

TRE GRANCHI NELLA PENTOLA

Attraversiamo un primo villaggio. Agitano tutti lemani verso « padre Guido » . che saluta dal finestrino .C'è un gruppo di donne in riva a una pozza d'acqua .Stanno lavando . Nell'acqua ci sono i panni, le anatree i bambini . Hanno tutti la pancia molto gonfia .e Vede? -- mi dice don Tonelotto . -- L'acqua è sporca,ma dire a quelle donne di tener fuori i bambini, di nonlasciarli giocare nel fango, è come parlare al vento » .

In un secondo villaggio scendiamo . Entriamo in unabaracca dai muri di terra e dal soffitto di frasche .Padre Guido saluta, stringe qualche mano, e puntadritto verso la pentola posata nel focolare . « Che cosamangerete oggi? » domanda . Ha sollevato il coperchio .Nella pentola ci sono tre granchi. Conto sveltamentei componenti della famiglia : papà, mamma e otto bam-bini . Cou tre granchi ci sarà fame per tutti . Don Tone-lotto accenna al padre di famiglia seduto con la facciaindifferente e le mani ciondoloni . e mi dice : « E perpescarli, questo pover'uomo ha fatto a piedi il viaggiofino al fiume : 24 chilometri tra andata e ritorno » .Colazione non l'hanno fatta, cena non la faranno .

Attorno al villaggio è l'immenso latifondo, in parte 27

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Quest'anno c'è stato un lungo periodo di siccitàche ha inaridito metà delle coltivazioni . Poi, sebbenein ritardo, la pioggia è venuta . Ma con la pioggia èarrivata un'invasione di bruchi .

Questa gente non aveva un soldo per compraredell'insetticida . Le famiglie si sono messe a ucciderei bruchi con le mani, a uno a uno . Era come un giococrudele : ne ammazzavi dieci e ne spuntavano cento .I bruchi divorarono ogni foglia verde . « Sovente - midice don Tonelotto - ho visto uomini piangere di di-sperazione, con una voglia impotente di distruggeretutto. Un giorno sono arrivato al villaggio, e ho vistoquasi tutti i capi di famiglia seduti davanti alla chiesa,con lo sguardo cupo . Ho domandato: "Cosa fatequi?". Uno mi ha risposto : "Moriamo a poco a poco" .Don Guido si dirige verso una capannuccia bassa .

Lo seguo. Dopo alcuni istanti mi trovo davanti a unadonnetta dalla faccia grinzosa, senza età, che sorridetra mille rughe. Mi stringe la mano, mi fa sedere suuno sgabello, e scambia frasi cortesi con don Guido,in portoghese . Su un rudimentale tombolo la vecchinasta ricamando a mano una strisciolina di pizzo . Silamenta sovente col missionario che nessuno più vuolcomprare il suo ricamo . Eppure non le pare di esigereun prezzo esagerato: 10 metri per un cruzeiro, cioèper 140 lire. Don Guido s'informa della sua salute,dei suoi parenti, poi compera tutto il rotolino, 20 metri,mettendo in tasca alla vecchina un biglietto da 10 cru-zeiros . Lei sorride con la bocca sdentata e dice : « Seisempre tu il mio miglior compratore » . Quando iodico che sto per tornare in Italia, mi stringe le manimormorando: « Non so dove sia, ma Dio l'accompagni,e benedica sua madre » .

Usciamo. Ammucchiati davanti alla porta e allafinestra ci sono decine di bambini che guardano curiosi :biondi, bruni, nerissimi . Hanno tutti la pancia gonfia .

Siamo risaliti sul camion e puntiamo verso il vil-laggio centrale . Don Guido mi dice : « Ha visto i bam-bini? È triste pensare che la maggior parte morirà inbreve tempo . Qui è normale che una mamma ne abbiaavuto dodici o tredici, e sia rimasta con due o tre » .

LA STORIA DI 45 MILA MATTONI

Arriviamo sul piazzale del villaggio centrale . C'èuna chiesa grande, dal tetto cadente . Ci vengono in-contro 4 suore sorridenti. « Sono loro il parroco verodi questa zona », mi dice don Tonelotto . « Io possodedicare alla parrocchia soltanto il sabato e la dome-nica. Il sabato vengo qui, dico la Messa, confesso,vado a fare una rapida visita ai malati. La domenicala passo a turno in uno dei 16 villaggi, visitando una

28 per una le famiglie . Riesco così a scambiare una parola

sfruttato da grandi piantagioni di cocco, per il restoincolto. Il padrone di questi vastissimi territori è di-sposto ad affittare piccoli appezzamenti . Il costo del-l'affitto è basso. Ma anche solo per trovare quei pochisoldi, questa gente deve far miracoli . A volte, per lapioggia o l'invasione di insetti, non riesce a produrrenulla, nemmeno un po' di mandioca . E rimane il de-bito, che pesa come una maledizione .

con tutti i miei parrocchiani una volta ogni quattromesi. Sarebbe pochissimo se non rimanessero qui loro,le suore, che battezzano, dànno la Comunione, predi-cano, visitano i malati, preparano i fidanzati al ma-trimonio, insegnano il catechismo ai ragazzi, sonosempre a disposizione di tutti » .

Accanto alla casetta delle suore c'è un edificio incostruzione. Un edificio modesto, arrivato appena alprimo piano . Le impalcature sono costruite alla meglio,e si vede chiaramente che i muratori hanno cercatodi risparmiare il cemento e la calce . Lì accanto c'èuna catasta di mattoni ben ordinati . Ne osservo al-cuni, e vedo che recano impronte di dita e di mani .« Li hanno fabbricati a mano gli uomini del villaggio- mi dice don Guido -: un giorno, uno dei primi sa-bati che passavo qui, invitai a una riunione tutti i pa-dri di famiglia . Ne vennero più di cento. Ci sedemmolà, sui gradini della chiesa, e cercammo di discutere in-sieme i problemi della comunità . Molti si lamentavano,ma non sapevano che cosa fare . Un papà giovane,che ha lavorato per un po' di tempo in città, disse :« Non possiamo continuare così . I nostri bambinimuoiono come le mosche . Non abbiamo un medico,non abbiamo medicine, non abbiamo un ospedale .Due miei figli sono morti appena nati, perché le donnedi qui non sanno niente di disinfezione e il medicopiù vicino è in città e non viene nemmeno se lo an-dassimo a prendere con l'automobile . Dobbiamo al-meno costruirci un ambulatorio e una maternità, dovele nostre donne possano mettere al mondo i figli senzacorrere il rischio di morire » .

I FIGLI DI PAPANELLE BARACCHE DI FANGO

La proposta fu accettata . Si divisero in sei gruppidi undici uomini ciascuno . Ogni gruppo s'impegnavaa lavorare gratuitamente un giorno alla settimana .Io m'impegnai a far arrivare dall'Italia il denaro e ilferro occorrente . Passammo quattro mesi io a scriverelettere in Italia, loro a fabbricare mattoni con le mani,a radunare legna e travi. Quando i 45 mila mattonifurono pronti e i fossi per le fondamenta scavati, dal-l'Italia cominciarono ad arrivarmi le prime offerte, einiziammo la costruzione . La Caritas ci regalò una buonaquantità di generi alimentari, con cui si nutrivanoquelli che lavoravano. Altrimenti molti di loro avreb-bero dovuto passare la giornata digiuni .

Ora è già in funzione l'ambulatorio . Un medico,amico nostro, ha accettato di venire a visitare i malatiun giorno alla settimana . Entro il 1971 speriamo~ difinire l'edificio, e di inaugurarlo . Avremo bisogno diun'infermiera fissa e di un medico almeno due voltealla settimana . Ogni tanto mi domando se ce la faremo .Ma l'importante, per ora, è che l'iniziar .iva l'abbianopresa loro, che la stiano realizzando loro . Noi nondiamo loro tutto fatto come se fossero bambini . Liaiutiamo ad aiutarsi » .

Il sogno di don Guido Tonelotto è quello di poterdedicare tutta la settimana ai suoi infelici parrocchiani .

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La Casa Salesiana di NATAL

Ma per ora è impossibile . È direttore, prefetto e cate-chista del collegio salesiano « San José », che ospita nel-la scuola elementare e ginnasiale 570 allievi . È anche pro-fessore, con 24 ore settimanali di insegnamento . I sale-siani che lavorano con lui in questa scuola sono solo tre .

Anche se a Natal le scuole si sono enormemente svi-luppate, la scuola salesiana rimane la più ricercata .Le migliori famiglie della città ambiscono che il figliofrequenti le scuole salesiane, perché sanno che la for-mazione umana e cristiana è molto curata .« Ogni anno - mi dice don Guido - devo rifiutare

un centinaio di domande. Un grosso guaio è che dob-biamo interrompere i contatti con questi giovani quandocompiono i 16 anni. Se avessimo il liceo, potremmorassodare la loro formazione negli anni decisivi, quelliche vanno dai 16 ai 19 . Purtroppo il personale sale-siano è meno che esiguo » .Vedo nelle sale di soggiorno gli strumenti luccicanti

di un complesso : chitarre, batterie, organo elettrico .Ci sono bigliardini, calciobalilla . « I giovani che ven-gono a scuola qui, mi dice, sono tutti benestanti,parecchi sono delle più agiate famiglie della città . C'èil figlio del futuro governatore, quello del capo del Ser-vizio Informazioni, il figlio dell'assessore all'agricoltura .Lei mi domanderà come possa, io sacerdote, dedicare5 giorni della mia settimana a questi figli di papà,e solo 2 ai miserabili che muoiono in periferia . Lerispondo subito .

Sabato scorso, quando sono sceso nei villaggi, nonero solo. Mi accompagnavano sei di questi ragazzi,armati di taccuini e matite. Io entravo in una baracca,loro rimanevano fuori, e annotavano rapidamente la

conversazione che io facevo con la famiglia . Segnavanosul taccuino quante persone c'erano nella baracca, laloro età, la loro possibilità di lavoro, di nutrimento,le malattie dei bambini, la data delle loro morti .

Lunedì ci ritrovammo a scuola. Io sono l'insegnantedi religione e di educazione civica in tutte le classi .L'ora di religione si svolse così : ognuno lesse gli ap-punti che aveva preso, e poi tutta la classe si mise adiscutere quella situazione . Cercammo insieme le causedi quella miseria e le possibilità che ci offriva la caritàcristiana di aiutare quella gente . E questo non l'hofatto solo lunedì scorso .

Tutti i ragazzi del ginnasio mi accompagnano a turnolaggiù e tutti prendono parte alle discussioni . Ricordoche una volta, alla lavagna, abbiamo fatto dei calcoliinteressanti. Un ragazzo aveva domandato a suo papàmedico quante calorie occorressero a un uomo pervivere. Si era sentito rispondere: 2750. Calcolammoche un papà che debba mantenere tre figli, per nutrirlicol minimo indispensabile dovrebbe guadagnare 600 cru-zeiros al mese, cioè 80 mila lire circa. Dagli appuntipresi da loro risultò che la maggior parte della gentedei villaggi guadagna 20 cruzeiros al mese (circa tre milalire), e di figli da mantenere ne ha in media dieci .

Ricordo che qualcuno fece e rifece quei calcoli sulsuo quaderno . Gli parevano sbagliati . Sotto quell'im-pressione il figlio di un ricco borghese disse : « Domanicarichiamo un camion di viveri e glieli portiamo » .Gli risposi: « Non serve a niente . Li consumerannoin una settimana, e poi saranno come prima . Bisognamodificare le strutture, il sistema che permette a questiuomini di morire ogni giorno di miseria . Voi sapeteche ci sono leggi per proteggere dallo sfruttamento glioperai. Ma chi protegge i contadini, i lavoratori sfrut-tati dai fazendeiros? Domani sarete voi ad avere inmano le leve di comando di questo paese, di questaregione. E dovrete cambiarlo » .

Il figlio dell'assessore all'agricoltura ha portato suopadre a visitare i villaggi, e so che da quel momentol'assessore ha cominciato a darsi da fare .

Venticinque dei miei ragazzi più grandi vengono adedicare la domenica alla gioventù dei villaggi . Insiemeai giovani più attivi della zona hanno organizzato unascuola serale, corsi di igiene e di puericultura, un clubcon divertimenti vari . Molti di questi ragazzi, per pas-sare la domenica laggiù, rinunciano alla spiaggia, alcinema, alla gita .

Un giorno, al capo del Servizio Informazioni che eravenuto a prendere il figlio, dissi a bruciapelo : « Suofiglio l'avrà certamente informato di ciò che insegnoa scuola . Mi considerate un sovversivo? » . Mi rispose :c No. Noi non vogliamo né rivoluzioni né distruzioni .Ma desideriamo che la gioventù venga sensibilizzata aiproblemi del paese, e che si insegni a risolvere questiproblemi » .

È sera ormai. Domattina presto ripartirò in omnibusper Recife, percorrendo la lunga spiaggia dell'Atlan-tico. Don Guido mi affida messaggi e saluti da portarein Italia . Le ultime parale che mi dice sono : « Il giornoin cui mi accorgessi di non poter più formare cosìquesti giovani, chiederei ai superiori di chiudere ilcollegio di Natal ».

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PERINTERCESSIONE

DIMARIA

AUSILIATRICE s

SI SENTE GUARITAALLA FINE DELLA NOVENA

Da molto tempo soffrivo dolori reuma-tici che non mi lasciavano riposare dinotte . Inutili le medicine e le cure deidottori . Pensai allora di ricorrere a SanGiovanni Bosco con la novena che ilSanto stesso consigliava . Con mia sor-presa, verso la fine della novena, misentii completamente libera dal male cheda anni rendeva insopportabile la miaesistenza . Esprimo la mia riconoscenzaanche con una piccola offerta .Novello (Cuneo)

CATERINA PIRRA

IL PROFESSORE HA DETTO : «SICONSIDERI UN MIRACOLATO»Un nostro fratello uscendo dal lavorofu investito da una macchina, che losbatté violentemente a terra . Riportòuna larga ferita alla gamba sinistra ela distorsione dei nervi in ambedue lemani . Dopo tre mesi di cure, non riu-sciva ancora ad articolarle perché eranorimasti offesi i tendini, specie nelladestra . l i professore che lo curò disseche non sarebbero ritornate normali eche le cure non sarebbero giovate chea irritare maggiormente i tendini; quindifece sospendere le applicazioni . Inoltregli fu riscontrata la frattura cranica, inconseguenza della quale stava ormaiparalizzandosi la guancia . I soccorsi delcaso lo salvarono da un trauma cranicogià in corso . Rimase più giorni conprognosi riservata e quando fu fuoridi pericolo, i medici dissero che glisarebbero rimasti alcuni disturbi comeinevitabile conseguenza . Noi lo racco-mandammo con fede a San GiovanniBosco, protettore degli operai . Sonopassati più di due anni e il fratello, aui, recente controllo, è stato dichiaratoperfettamente guarito . Il professore haaggiunto : « Si consideri un miracolato,perché l'arte medica non sa spiegare ilsuo caso». Desideriamo venga pubbli-cata la grazia secondo la promessa fatta .

Sr. MARIA E Sr. VELIA MUSATTI, F .M.A .LA MAMMA EUGENIA PASINI, Coop . Salesiana

GUARITO DA GRAVEESAURIMENTO NERVOSOL'anno scorso, per preoccupazioni di la-voro e personali, e anche per la tardi-vità delle cure, fui colto da grave esau-rimento nervoso .Non descrivo il male in tutte le sue ma-nifestazioni atroci, al cui confronto le

30 sofferenze fisiche sono desiderate come

un sollievo . Il dramma consiste anchenel fatto che si ha la piena coscienza delmale, che appare irrimediabile, accompa-gnato dall'incapacità della volontà dicontrastarlo . Dopo un periodo di curesembrava che il peggio fosse passatoma ben presto si prospettò il pericolodi ricaduta .Fu allora che, in aggiunta alle preghieredi sempre, iniziai la novena a Maria Au-siliatrice consigliata da Don Bosco, conla promessa di pubblicare la grazia aguarigione avvenuta . Da allora cominciòun progressivo, costante miglioramentosino a perfetta guarigione . Inoltre, con lasalute, ho ottenuto con facilità cose cheprima apparivano irraggiungibili . Forsenel disegno della Divina Provvidenza lamalattia aveva creato le condizioni fa-vorevoli per la soluzione dei miei pro-blemi .Ringrazio quindi Maria Ausiliatrice e iSanti salesiani, di cui sento la costanteprotezione .

da tempo doveva subire una operazione neces-saria agli occhi per ricuperare un minimo di vista,ma non poteva decidersi per una invincibile ri-pugnanza. Per consiglio di un'amica si affidò aM. A. ed ecco che il 24 maggio, festa di M . A.,si sentì improvvisamente disposta, anzi deside-rosa di farsi operare . L'intervento poi riusci tosibene che, nonostante l'età, ha potuto riprenderei suoi lavori di ricamo .Carolina Lacerto (Casalcermelli - Alessandria)esprime la sua vivissima riconoscenza a M . A.e a S . G . B . perché ha potuto toccare con manola potenza della loro intercessione e invia offerta .Suor Rina Tardi F . M . A . (Nizza Monf . - Asti)è lieta di render pubblica la riconoscenza delfratello e della cognata per la miracolosa inco-lumità ottenuta in un pauroso incidente agricolo .È passato parecchio tempo, ma il ricordo dellagrazia ottenuta è sempre vivo .Franco Ubaldelli (Cagli - Pesaro) dichiara didovere la sistemazione di tutta la sua vita allaintercessione di San Giovanni Bosco, resasi evi-dente attraverso tre provvidenziali interventi chegli hanno ridonato la salute e l'hanno reso felice .Suor Mirella Bernardis F . M. A . (Villareg-gia - Torino) invia offerta a M . A . e ai Santi sale-siani per varie grazie ottenute in favore dei suoigenitori e parenti .Angelo Sferrazza (Castrofilippo - Agrigento)dichiara di aver ottenuto da M . A. e da S . G . B .un aiuto particolare a favore del suo bambinoVincenzino, che era nato con un piedino di-fettoso.Aldo Gasparri, perito agrario (Chiari - Brescia)durante la sua lunga malattia sperimentò la pro-tezione di M . A . a cui attribuisce la guarigionepressoché miracolosa .Carmela Previtera (Caltagirone - Catania)ringrazia M . A . e S . G . B . per la guarigione deisuoi fratelli, malati nello stesso periodo e tutti edue gravi.

E DELSUO APOSTOLOSANGIOVANNIBOSCO

Caterina De Biasi n . Giuggiolini si dichiaraestremamente riconoscente alla Madonna e aDon Bosco per aver concesso a un suo carocongiunto una morte serena senza i dolori pre-visti e con il conforto dei santi Sacramenti rice-vuti in circostanze provvidenziali .Alida B . (Cinisello Balsamo - Milano) pelle-grinò alla Basilica di Valdocco per ringraziareM. A. e S. G . B . che le hanno concesso quantodesiderava .Suor Maria Fassina F. M . A . (La Spezia)rende nota la guarigione della nipote Irma Os-sola da grave malattia, nel corso della qualefurono necessarie due operazioni con preoccu-panti alternative di miglioramenti e peggiora-menti .

CI HANNO PURESEGNALATO GRAZIE

MESE DI GENNAIO (continuazione)

Marsilia Fiorina - Maschio Rubatto Conrotto - Ma-sola di Trentola Giuseppina - Matteoni prof . Cesare- Menegolla Orsini - Moggioli Anna - MonacoMariuccia - Montalbano Mimma - Monti Nina -Morello Maria - Mores'èo Eva - Munda Vincenzo -Muratore Rosa - Notaro Domenica - OgliettiAnna - Olivero Ernesto - Orione Rosa - Palaz-zolo Adele - Palermo Giuseppina - Patti Rosina -Pellegrino Giuseppe - Pelosi Dolores - PesceLaiolo Caterina - Pollone Lucia - Regis Giusep-pina - Reinaudo Edvige - Renato Rina - RicciVittorio - Rivella Angela - Rocca Maria - RoggeroPalma - Romano Giuseppe - Rossi Valentina -Rosso Domenico - Rovelli Maria Luisa - SaffiottiAmelia - Salvadori Margherita - Sanfilippo Giu-seppa - Sanna Francesca - Scovazzi Rossi Amalia -Scovero Teresa - Simonelli fam . - Soresi Ippolita- Spampinato Antonino - Sprazzanti Salvatore -'1'agliabue Margherita - 'l'alamoni Savina - Ta-rantino Antonio - Tavolari Gori Maria - Te-nozzo Carla - Torrin Maria - Trisoglio Carme-lina - Turotti Rita - '1'urrisi Rosario - Tusa PattiProvvidenza - Vacchetti Maddalena - VachinaOreste - Valanzuolo Eugenia - Vantusso Tran-quilla - Vaudano Teresa - Veneroso Maria Gra-zia - Verderame Giancarlo - Verga Maria -Veronese Carolina - Viaggio Clementina - VincenziGiuseppina - Zanella Ungarelli Anelina - ZarboFelice - Zubani Rosa - Zucca fam .

MESE DI FEBBRAIO

Airaghi Teresa - Armaleo Santa - Assorgia Lucia -Bailo Franca - Barberis Maria - Barbieri Caro-lina - Barbo Mario - Barlotta prof . Antonio -Barzale Giovanna - Bassi Carlo - Bassignana Ro-sina - Battaglia Fiorenza - Battaglino Lucia -Bellia M . Grazia - Bellinzona Giuseppina - BenziOlimpia - Bergese Anna Maria - Bergomi Maria -Beri Maria - Berselli Rita - Bertolissio 1,eonar-duzzi Anna - Bianchi Antonietta - Bianciotto Lino- Biancotto Caterina - Bocca Noemi - BogettoGiuseppe - Bonacina Emma - Borelli MarzoratiLidia - Boschi Elvira - Bottigliero Anna ved .De Marchi - Brambilla Luisa - Brega Antonietta- Bruzzone Maria - Cagno Domitilla - CagnoEmma - Campari Angela - Campi Regina -Canale Margherita - Cantarelli Livio e Lino -Caretto Maria Grazia - Caronia Lina - CassaniVittoria - Catuogno Franca - Cesana Adele -Chiavetta Grazia - Cieri Carmela - ColombarolliMaria - Colussi Romana - Cena Savarro Paola- Conca Maria - Congemi Giuseppa - CortelezziRigoli Maria - Cottignoli Fedora - Cumbo Rosaria- Damiani Eledis - D'Angelo Giuseppa - DannaCaterina - D'Assergio Maria - Da Vià Ortensia -

(Nuoro) LOI CRISTOFORO

Elia Saracco (Torino), mamma di un caro sa-lesiano, il ch . Carlo Saracco, morto tragicamente,

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Don MicheleRua

Don FilippoRinaldi

CADE DALLA SCALAE RESTA INCOLUMEMentre stavo per scendere una scala,dato che non ci vedo, misi un piedein fallo e caddi rotolando sui gradinidi marmo . Avrei dovuto rompermi latesta o almeno qualche braccio ogamba, anche per l'età avanzata, inveceuna mano misteriosa mi ha sostenuta,in modo che potei alzarmi incolume eriprendere a camminare come se nullafosse accaduto . Don Rua, da me in-vocato, mi ha salvata per la terza volta .Prego Dio che mi conceda la grazia divedere il Venerabile sugli altari, vene-rato in tutto il mondo .Milano

ROSETTA ROVEDA

SALVO IN UN GRAVEINCIDENTE AGRICOLOMio fratello Osvaldo stava arando unappezzamento di discreta pendenza abordo di un trattore cingolato, quandola macchina perdeva l'equilibrio e sicapovolgeva. Il fratello riusciva a bal-zare via e ad evitare che la macchinanei suoi numerosi capovolgimenti loschiacciasse, come succede nella stra-grande maggioranza dei casi . Questa fula prima grazia .Riportava tuttavia, forse colpito dal-l'aratro, una grave frattura comminu-tiva della gamba . Per infezione soprav-venuta nei giorni seguenti, i chirurghipensavano che fosse necessario proce-dere all'amputazione di tutta la gambafino alla coscia . Rivolgemmo allora piùfervide preghiere al Signore, per inter-cessione di Don Filippo Rinaldi e ditutti i santi salesiani . l i fratello miglioròe l'amputazione si limitò al piede . Equesta fu un'altra grazia non piccolaperché il fratello con una applicazioneortopedica cammina regolarmente e hatrovato un buon impiego .Siamo pure grati ai nostri Santi per altrifavori .Fossano (Cuneo) Ch . ROGGIA GIUSEPPE, sales.

ERA IN PERICOLO LA VISTAMia mamma, Cooperatrice salesiana,dovette essere ricoverata d'urgenza al-

SimoneSrugi

LauraVicuna

che minacciava la vista della mamma,• le facesse tornare la vista in modoche potesse riprendere la vita ordinaria,specialmente quella religiosa, suo unicoconforto. Ora siamo stati esauditi, per-ciò con i miei familiari rendo pubblichegrazie al Servo di Dio Don Filippo Ri-naldi, che ha voluto consolare la mamma•

la famiglia .Teramo

SAC. D . L . CIMINI S . D . 8

LA SERA STESSA. . .Un ragazzo del nostro Oratorio, As'.adNassàr, di 11 anni, mentre si divertivacon i pattini, urtò violentemente controla vetrata di una porta, mandandola infrantumi e maciullandosi in modo im-pressionante il braccio sinistro dal polsoall'avambraccio . Il sottoscritto gli pre-stava immediatamente i primi soccorsi,cercando di bloccare il sangue chesprizzava a fiotti mettendo in pericolola vita del ragazzo . All'ospedale francesedella città il medico riscontrava recisionedell'arteria e, a causa delle gravi ferite,prevedeva il pericolo di cancrena conconseguente amputazione del braccio .Soliti a ricorrere all'intercessione delservo di Dio Simone Srugi, confratelli• giovani ci rivolgemmo a lui con grandefede; e io posi una reliquia del servo diDio sotto il guanciale del ragazzo . Lasera stessa il ragazzo era in grado diarticolare le dita, e dopo pochi giornilo vedemmo nuovamente vispo e allegrocorrere per i nostri cortili . In fede :Betlemme

DON GIUSEPPE FA VARA TOdirettore

IL CANCRO ERA SCOMPARSOMia moglie, malata di cancro allo sto-maco, passò per tre ospedali, nei qualifu dichiarata spacciata da sette specia-listi . I suoi familiari l'affidarono all'inter-cessione del servo di Dio ZeffirinoNamuncurà . I medici, prima contrariall'intervento che ritenevano inutile, sidecisero a operarla . Con sorpresa ditutti, mia moglie fu trovata sana : ilcancro era scomparso . Sono già passatisei mesi e mia moglie sta bene .Olivos - Buenos Aires (Argentina)

CLAUDIO DUMON

PERINTERCESSIONEDI ALTRISERVIDI DIO

Mio figlio Francesco Carlo era malatodi tetano e spedito dai medici . Le Suoredell'ospedale mi consigliarono una no-vena a Laura Vicuna . Con meravigliadi tutti, alla fine della novena miofiglio era guarito e in buona salute .Mia figlia da tempo soffriva di attacchiepilettici . La cosa ci faceva soffriremolto anche per i continui pericoli acui andava soggetta . Ricorremmo aLaura Vicuna e fummo nuovamenteesauditi . La figlia sta bene e non hapiù avuto nessun attacco del suo male .Grazie, Laura ! Continua a essere lanostra protettrice.Cuiabà (Mato Grosso - Brasil)

TARCILIA DAMIANA PINHO

Rosaria Mondini (Castions di Strada - Udine)ringrazia il venerabile don Michele Rua per labuona riuscita delle operazioni subite in se-guito alla rottura del femore . Manda offerta inringraziamento e perché il Venerabile le continuila sua valida intercessione .

Lucia Ravazza (Torino) rende noto che lasua cara mamma in soli undici mesi subì treoperazioni, superandole felicemente con l'assi-stenza evidente del servo di Dio Don Rina/di.

Pina Cotronea (Sorianello - Catanzaro) ebbeil bimbo gravemente ammalato con intossica-zione ; si rivolse a Don Rinaldi e fu prontamenteesaudita .

Una Figlia di Maria Ausiliatrice (Quito -Ecuador) per un male che si prospettava di lungadurata non avrebbe potuto assolvere un com-pito di grande responsabilità . Con tutta fiduciapregò Don Rinaldi e si senti completamenteguarita .

A. M . (Torino) aveva il fratello malato di graveesaurimento nervoso da dieci anni e invano ri-coverato in casa di cura . Non sperando più nellerisorse umane, lo affidò a Don Rinaldi. E oraesprime tutta la sua riconoscenza per essere stataesaudita.

Ida Vanzetta in Seppi (Ruffré - Trento) attri-buisce a Don Filippo Rinaldi l'esito felice di unintervento all'occhio destro, da lei subìto, e laguarigione del marito da una forma di cheratiteerpetica piuttosto grave .

Angelo Ferraro (Messina) adempie la promessadi rendere pubbliche le grazie ottenute per l'in-tercessione di M. A . e di Don Rinaldi, ai quali sirivolse più volte per ottenere la guarigione deigenitori .

Giuseppe Cortinovis fu Giovanni (Bergamo)attribuisce al servo di Dio Don Rinaldi una seriedi grazie ottenute per sé e per i familiari pregandocon tanta fede il Servo di Dio .

O .T. missionario salesiano nel Medio Oriente,rende grazie al servo di Dio Simone Srugi peraverlo aiutato a risolvere una situazione familiare

l'ospedale di Teramo per un ascesso al-l'occhio sinistro che le impediva di ve-dere e minacciava l'occhio destro . Datele notizie poco rassicuranti dei medici,iniziammo subito una preghiera quoti-diana al Servo di Dio Don FilippoRinaldi, perché scongiurasse il pericolo

dueinter-

molto imbrogliata e moralmente pericolosa .

31

LE SALVA ILLE GUARISCE

FIGLIO, I coniugi Cappellino (Saluzzo - Cuneo) rin-graziano il servo di Dio Simone Srugi per la na-scita di Maria Ausilia, attesa da 8 anni.LA FIGLIA

Sonograndi

grata agrazie

Lauraottenute

Vicunaper

persua

S. M . (San Giuseppe Jato - Palermo) ringraziala serva di Dio Laura Vicuna per la scomparsa diuna febbre per la quale nessun rimedio era statoefficace .cessione .

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PREGHIAMO PER I NOSTRI MORTI

SALESIANI DEFUNTI

Don Giuseppe Coggiola t a Frassineto Po (Al) a 71 anni .Figura eminente di sacerdote salesiano : attaccatissimo a Don Bosco,al suo spirito, ai superiori ; lavoratore intelligente e dinamico, allegroed entusiasta . Furono queste doti che gli aprirono i più svariati campidi apostolato . Dopo n anni di lavoro in patria, nel 1927 venne inviatonella Cecoslovacchia, dove collaborò a far sorgere e fiorire la nostraOpera fino al 1938, quando fu eletto superiore dell'Ispettoria del Perùe Bolivia . Vi rimase ti anni dando meraviglioso sviluppo a quellenostre opere. Nel '49 passò a dirigere la Casa Editoriale di BuenosAires, dove lavorò fino a quando, stremato di forze, fu consigliato arimpatriare . Morì circondato dall'affetto dei nipoti, rimpianto da quantine hanno conosciuto le virtù e la bontà del cuore .

Don Guglielmo Vagac t a Pezinok (Slovacchia) a 83 anni .Fu uno dei pionieri dell'Opera salesiana in Slovacchia . Nel 19o6, a19 anni, venne in Italia per gli studi e il noviziato . Nel 1924 trapiantòl'Opera salesiana in Slovacchia, trasferendosi con gli aspiranti slovacchida Perosa Argentina a Sastìn . Perché l'opera riuscisse ad affermarsinella sua nazione fece voto di recarsi a lavorare nelle Missioni perlo anni . L'Opera si affermò e don Vagac partì per il Mato Grosso evi lavorò come direttore e parroco per 15 anni . Tornato in patria, trovòl'Ispettoria fiorente : 13 case e oltre 15o confratelli . Purtroppo una manoviolenta veniva presto a troncare il suo ulteriore sviluppo . Don Vagacne provò più dolore che per la sua lunga prigionia, sofferta a 7o e piùanni di età .Don Giuseppe Lorenzo GÓmez t a Orense (Spagna) a 89 anni .

Don Bernardo Barreda t ad Arequipa (Perù) a 84 anni .

Don Stanislao Lukaszewskí t a Kielce (Polonia) a 84 anni .

Don Leone Knoll t a Lima (Perù) a 8z anni .

Don Luigi Sekowski t a Cracovia (Polonia) a 78 anni .

Don Isaia Avíila t a Bogotà (Colombia) a 75 anni .

Don Laureano Ruiz t a S . Aria (El Salvador) a 74 anni .

Don Giuseppe Varaliaj t a Boldogkòvaralja (Ungheria) a 7z anni.

Don Paolo Csík t a West Haverstraw (USA) a 72 anni .

Don Mario Giuseppe Anfossí t a Sion (Svizzera) a 67 anni .

Don Lorenzo Kapzuk t a Cracovia (Polonia) a 67 anni .

Don Francesco Stòglehner t a Linz (Austria) a 65 anni .

Don Luigi Nemec t a Trstenik (Slovenia-Jugoslavia) a 64 anni .Don Emanuele Cataluccio t a Palermo a 63 anni .

Don Luciano Demolder t a Jacquet River (Canada) a 61 anni .

Don Francesco Krpec t a Terni a 53 anni .

Coad. Uberto Ludwíg t a Helenenberg (Germania) a 51 anni .

Don Giuseppe Paz t a Fortaleza (Brasile) a 32 anni .

COOPERATORI DEFUNTI

Mons. Giovanni Prosdocímí t a Breganze (Vicenza) a 94 anni .È mancato appena due mesi dopo le solenni manifestazioni tributa-tegli dai breganzesi per festeggiare il 94" di età, il 70° di ordinazionesacerdotale e il 54° di guida pastorale della parrocchia . In quella occa-sione furono ricordate le virtù che ne hanno impreziosito la lunga vitadi pastore e le spiccate doti di oratore e scrittore, polemista e sociologo,organizzatore e direttore di anime .La nostra Famiglia ricorda soprattutto il suo grande amore a Don Bo-sco, un amore pastorale e fattivo che esplicò col fondare un Oratorioche volle intitolato all'Apostolo della gioventù e diretto secondo ilmetodo del Santo. Di Don Bosco visse e diffuse lo spirito con la parolae gli scritti . Non ultimo suo merito, l'aver coltivato belle vocazionisalesiane .

Mons. Domenico Mondina t a Faenza a 68 anni .Per 25 anni resse la parrocchia di S . Agostino, oggi affidata ai salesiani,rendendosi amabile con la sua bontà e semplicità evangelica . Ai giovanidedicò il meglio di se stesso formandoli alla vita cristiana col mero dodi Don Bosco, applicato con intelligenza e amore .

Mons. Antonio Vannuccí t in un incidente d'auto a 61 anni .Prima come viceparroco in Ronciglione, poi come parroco di San Sil-vestro in Sutri, è stato sempre zelantissimo nel diffondere lo spiritodi San Giovanni Bosco e nell'allargare il numero dei Cooperatori .

Don Giorgio Boetti t a Mondovì a 73 anni .Decurione dei Cooperatori, collaborò con entusiasmo insieme con isalesiani a diffondere lo spirito di Don Bosco tra i giovani . Passò gliultimi vent'anni come cappellano a Pra di Benevagienna donandosisenza risparmio al bene spirituale delle anime e nella direzione deigiovani seminaristi dei PP . della Consolata . Provato da lunghe soffe-renze, accettò con eroica rassegnazione la volontà di Dio, offrendosiin olocausto per la Chiesa e per le vocazioni .

Dott. Pasquale Cucci t a Spezzano Albanese (Cosenza) a 66 anni .Medico valente e coscienzioso, fu fratello e padre per i suoi amma-lati e per quanti ricorrevano a lui . Come amministratore della cosapubblica, fu esempio di onestà, rettitudine e disinteressata dedizioneal bene di tutti . Cristiano convinto, trasse dalla fede la forza per salireil lungo calvario delle sue sofferenze, che accettò dalle mani e dal cuoredi Dio .

Giovanni Milani t a 77 anni .Padre esemplare, educò nella fede giornalmente vissuta, i suoi ottofigli, felice che uno di loro avesse scelto nella Famiglia Salesiana e nelleMissioni la sua consacrazione a Dio .

Achille Scudieri t a Ottaviano a 73 anni .Cooperatore convinto, ricco di fede senza compromessi, largo di ca-rità soprattutto verso le Opere delle Figlie di M . A ., alla cui famigliareligiosa donò una figlia, Suor Enza .

N. D. Baronessa Luisa Maria Testaferrata Abela t a Malta(Sliema) a 91 anni .Donna di grande fede, madre di cinque figli, si adoperò con l'esem-pio e con zelo illuminato a educarli cristianamente . Nella intercessionedi Maria Ausiliatrice e di Don Bosco ebbe sempre una fiducia non sol-tanto sicura ma anche dolcemente ostinata e perseverante . Dimostròla sua gratitudine donando una delle sue figlie, Suor Pia, all'Istitutodelle Figlie di M . A . Grande ammiratrice delle Opere di Don Boscoa Malta fin dalle origini, ne fu anche munifica benefattrice, special-mente per l'Oratorio della a Juventutis Domus w, guardando con occhioe cuore di mamma a quelle centinaia di ragazzi, dai quali era con rico-noscenza riamata .

Insegnante Erminia Brunetti Vanzaghi t a Torino a 89 anni .Educatrice soave e forte nella famiglia come nella scuola con lo spiritoe il metodo educativo di Don Bosco. L'aveva appreso dalle Figlie diM. A. di Nizza Monferrato e approfondito come socia dell'x UnioneDon Bosco fra Educatori n . Offrì al Signore l'immobilità dolorosadegli ultimi anni, sorretta dalla sua pietà eucaristica e devozione aMaria Ausiliatrice .

Concetta Allocca t a Terzigno (Napoli) a 54 anni .Cooperatrice esemplare, amava Maria Ausiliatrice e Don Bosco e siprodigava per farli amare . Con zelo di apostolo s'interessava per l'in-segnamento del catechismo in Parrocchia e nel suo rione . Da tuttiamata, lascia largo rimpianto .

Caterina Locatelli t a Chiari (Brescia) a 67 anni .Cooperatrice attivissima, edificò con la sua disponibilità al servizioumile e generoso e col suo amore a Gesù Sacramentato e a Maria Ausi-liatrice . Per la famiglia salesiana ebbe una profonda venerazione, lietadi seguirne sul Bollettino la fioritura delle opere e l'efficace apostolato .

Olga Renauld t a Marina di Pisa .Per lunghi anni prestò la sua opera con i Salesiani di Marina, insegnandocatechismo e lavorando nelle nostre organizzazioni .

ALTRI COOPERATORI DEFUNTI

Addici Mario - Baglietto Angiolina - Baglietto Franca - BallardinAntonio - Ballerini Battista - Ballerini Gaggero Caterina - BambaraAntonina - Bardonesca Caterina - Basile Giuseppe - Beriachetto An-gela - Bianchi Anna ved . Vergani - Binotti Barbara - Bizza Angela -Bollini Angela ved . Ceriani - Borda Rossana Rosa - Bracco Domenica -Calabretta Maria - Canta Paola - Carnevale Pietro - Cometti Stina -Craviotto Giacomo - Craviotto Zaccaria - Dagnino Andrea - De Fi-lippi Anna - De Filippi Carlo - Delfino Ambrogio - Delfino Ester -Dellasette Elisabetta - Dellassette Rita - De Luca Teresa - Di DioEmanuele - Fazio Gerolamo - Fazio Dalponte Maria - Gamarra Nata-lina - Grenoville Mina - Lupi Mary ved . Grigliotto - Manavella FioreAnna - Mondello Nunziatina - Morelli Gaetano - Musmeci Mario -Ottonello Benedetto - Pagliotti Annunziata - Patrone Suetta Luigia -Pedrotti Luigi - Pessano Ada - Polerà Giuseppe - Pozzi Posula Maria -Prato Maria - Rabolini Giuseppe - Romanie Cortese - Rudello Luigi -Ruozzi Fidenzio - Scimone Salvatore fu Franc . - Silli Narcisa ved .Ghersi - Spinicelli Giuseppina - Tandurella Lina - Tarchino FerroRosa - Tassara Caterina - Tavella Maddalena - Tavelli Fiorina - ValidoFina - Vallarino Domenico - Vallarino Maria - Valle Giuseppe - Ver-nazza Enrico - Vernazza Francesca ved . Canessa - Vettoruzzo Agnese -Vigina Rina - Vota Giovannina - Zema Domenico .

L'ISTITUTO SALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, eretto in Ente Morale con Decreto 12 gennaio 1924, n . 22, può legalmente rice-vere Legati ed Eredità . Ad evitare possibili contestazioni si consigliano le seguenti formule :

Se trattasi d'un legato : « . . .lascio all'istituto Salesiano per le Missioni con sede in Torino a titolo di legato la somma di Lire . . . (oppure) l'immobilesito in . .. ».

Se trattasi, invece, di nominare erede di ogni sostanza l'Istituto, la formula potrebbe essere questa :« . . . Annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria . Nomino mio erede universale l'istituto Salesiano per le Missioni con sede in Torinolasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo» .

(luogo e data)

(firma per esteso)

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BORSE COMPLETE

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, in suf-fragio dei propri defunti, a cura di L. F. L . zoo.ooo .Borsa : Maria Ausiliatrice, in ringraziamento einvocando protezione, a cura della famiglia S. A.,L . 150 .000 .

Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, inriconoscenza per il bene prodigato al nostro caropapà e marito, imploriamo pace all'anima sua,a noi aiuto e protezione, a cura della moglie e figlia(Trento) . L . 135 .000 .

Borsa : Linda Toffaloni Rossi, in ricordo e suf-fragio, a cura di N.N. L . roo .o00 .Borsa : Tiepolo e Virgilio Besozzi, a cura diAlberto Besozzi e Maria Besozzi Gonella (Ca-stelveccana - Varese) . L . too .ooo .Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, invo-cando protezione in vita e in morte, a cura di Filo-mena Percoco (Castrovillari - Cosenza) . L . roo .000 .

Borsa : Don Filippo Rinaldi, futuro santo, allasanta e venerata memoria, a cura di N . N . (Torino) .L . 50 .000.

Borsa : Don Pietro Berruti, invocandone la pro-tezione su tutti i suoi cari, a cura di Tommaso Zer-bino (Roma) . L . 50.000.

Borsa: Don Giovanni Pignocco, in ricordo esuffragio, a cura del fratello Piero e della UnioneExallievi Casa Madre, (Torino). L . 50 .000.

Borsa : Nelda Mazzarino, in ricordo e suffragio,a cura del marito Pietro Mabritto (Ivrea - Torino) .L . 5o .ooo .

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G. Bosco, inringraziamento e invocando protezione sulla fa-miglia, a cura di Agnese Borra (Benevagienna -Cuneo) . L. 50.000 .

Borsa : Maria Ausiliatrice, in ringraziamento, acura di Giuseppe B . (Torino) . L . 5o .ooo .Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G. Bosco, inricordo e suffragio di Borriglione dottor Luigi einvocando protezione sulla nostra famiglia, a curadi Maria Teresa Borriglione (Benevagienna -Cuneo) . L. 50 .000 .

Borsa : Coniugi Dolza cav . Giacomo e Cate-rina, a cura dei figli Antonio e Rosetta Berrutoper il 4z° anno di Matrimonio (Torino) . L . 5o .ooo .

Borsa: Lidia di Marco, Gaetano e ClariceMarimpietri di Marco, in ricordo e suffragio,per volontà della defunta Lidia Di Marco (L'Aquila) .L . 5o .00o.

Borsa : Gesù, Maria Ausiliatrice e S . G . Bosco,in suffragio dell'anima di Angela Lamberti, a curadella sorella Caterina (Bari) . L. 50 .000 .

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . D . Savio,invocando protezione e in suffragio dei miei parentie benefattori, a cura di N . N. L. 50 .000 .

Borsa : Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco,invocando protezione, a cura di N . N. (Bognanco- Novara). L . 50.000 .

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, insuffragio dei miei defunti, a cura di Esmelia Cassi-nelli (San Francisco Calif. - USA). L . 58.goo.

Borsa : Maria Ausiliatrice, S . G . Bosco eDon Filippi Rinaldi, in ringraziamento, a curadei coniugi Moretto (Torino) . L. 5o .ooo .

Borsa : Maria Ausiliatrice, in ringraziamento einvocando protezione, per volontà della defuntaMaria Fassio ved . Curti e a cura dei figli e nipoti(Parma) . L. 50 .000 .

Borsa : Gesù, salvami!, a cura di Giuseppe Ce-rutti (Torino) . L . 50 .000.

Borsa : Gesù, Maria, Giuseppe, in ringrazia-mento e invocando protezione, a cura della famigliaGarigliano, L . 50 .000 .

Borsa : San Giovanni Bosco, in ringraziamento,a cura del dottor Francesco Antolini (Borgo Valdi Taro - Parma) . L . 50 .000 .

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a curadel Dottor Augusto Todescan (Firenze) . L . 50 .000 .

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a curadi Giulia Jussi (Bologna) . L . 50 .000 .

Borsa : Sacro Cuore di Gesù, Maria Ausilia-trice e santi salesiani, in suffragio dei miei de-funti, a cura di Cecilia Rossetti (Brescia) . L . 50 .000 .

Borsa : Michelina Gonella ved . Bruni, p . g. r .Michelina dal cielo protegga sempre Maria Gio-vanna, a cura di Maria Besozzi Gonella (Castel-veccana - Varese) . . L . 50 .000.

Borsa : Maria Ausiliatrice, S . G . Bosco etutti i Santi, proteggete sempre la mia famiglia,a cura di N . N . Cooperatore . (La Spezia) . L. 50.000 .

Borsa : Don Giorgio Seriè, in memoria di MammaEnrichetta e di Papà Ernesto, a cura della figliaLina Borello (Torino) . L . 50 .000 .

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, insuffragio dei cari defunti, a cura di Mons . MarioSalaroli (Bergamo) . L. 50.000 .

Borsa : SS . Nome di Gesù, in suffragio dell'animadella Cooperatrice Egla Guarnaccia Zuccarello,a cura della sorella Noemi (Catania) . L. 50 .000 .

Borsa : Maria Ausiliatrice, in suffragio dell'animadel marito Giuseppe Alberti, a cura della moglieRita (Brescia) . L . 50 .000.

Borsa: Don Bosco, a cura di Nicola Adamo(Milano) . L. 50 .000 .

Borsa : Maria Ausiliatrice, a cura di NunzioPetrone (Napoli) . L . 50.000 .

Borsa : Maria Ausiliatrice, a cura di GiuseppinaScotti (Novare) . L . 50.000 .

Borsa: San Giovanni Bosco, in suffragio deimiei cari defunti e in particolare della sorella Ore-stina, a cura di Anita Giornetti (Roma) . L. 50.000

Borsa : Osvaldo Petetti, in ricordo e suffragio, acura dei Congiunti (Potenza-Picena - Macerata) .L . 50 .000.

Borsa : Don Bosco, p . g . r., a cura di una devota .L. 50.000 .

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G. Bosco, acura di N. N . L . 6o.ooo .Borsa : Don Filippo Rinaldi, a cura di MariaTeresa Anfossi (Torino) . L. 50.000 .

Borsa : San Domenico Savio, a cura di N . N .(Torino) . L . 50 .000 .

Borsa : Maria Ausiliatrice, S . G . Bosco eDon Filippo Rinaldi, a cura della famigliaLuigi Flecchia (Ivrea - Torino) . L . 50 .000.

ROCIATA

TOTALE MINIMO PER BORSAL. 50 .000 - Avvertiamo che lapubblicazione di una Borsa in-completa si effettua quando ilversamento iniziale raggiungela somma di L . 25 .000, ovveroquando tale somma viene rag-giunta con offerte successive.Non potendo formare una Borsa, sipuò contribuire con qualsiasi som-ma a completare Borse già fondate

Borsa : San Giuseppe, invocando una buona morte,a cura di N. N . (Udine) . L . 50 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G . Bosco,p . gg. rr. e in ansiosa attesa di riceverne altre, a curadi N . N . (Galbiate - Como) . L. 50.000 .Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G . Bosco,p, gg . rr. e invocando protezione, a cura di Gio-vanna Camerini Porzi (Faenza-Ravenna). L . 50 .000Borsa : San Giovanni Bosco, p . gg . rr. e invocandoprotezione, a cura di Giovanna Camerini Porzi(Faenza - Ravenna) . L . 50 .000 .

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, invo-cando costante protezione e aiuto, a cura di Catterinae Matteo Polo (Ziano di Fiemme - Trento) .L . 50 .000.

Borsa : San Giovanni Bosco e Papa GiovanniXXIII, proteggetemi! a cura di Gallo ElsaCiglia e di N . N . (Alassio - Savona) . L. 50 .000 .

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G. Bosco, inricordo e suffragio del marito geom. Ottavio Rocchia,a cura della moglie Rocchia Armando Valentina(Vinadio - Cuneo) . L. 50 .000 .

Borsa : Beata Panacea, in ricordo e suffragio diMaria Stoppani e familiari defunti, a cura di DinaRolandi (Ghemme - Novara) . L . 50 .000.

Borsa : San Giovanni Bosco, in memoria e suf-fragio dei miei defunti e invocando protezione sullamia famiglia, a cura di Angela Pianca (S . Martinodi Colle Umberto - Treviso) . L . 50 .000 .

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G. Bosco,p . g . r. e invocando protezione, a cura di ReginaZanella (Bergamo) . L . 50 .000 .

Borsa : San Giovanni Bosco e Santina Cam-pana, per la sua beatificazione, a suffragio dell'animadei miei cari defunti, a cura di Pia Maroso (Vicenza) .L. 50 .000 .

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G. Bosco, insuffragio di mio marito e invocando grazie, a curadi Clara Franzoni (Modena) . L . 50 .000 .

Borsa : Maria Ausiliatrice, S. G . Bosco e S . D .Savio, in suffragio dei miei cari defunti, a cura diLuigia Moretti Ravelli . (Milano) L . 50 .000 .Borsa : Benedetto Iddio nei suoi Angeli enei suoi Santi, a cura di Letizia Lavagetto (Pal-lanza - Novara) . L . 50 .000.Borsa : San Giuseppe, a cura di S . T ., L . 50 .000.Borsa : Sacro Cuore, Maria Ausiliatrice, S . G .Bosco, e tutti i Santi, a cura di Maria Ribaldone(Omegna - Novara) . L . 55 .000 .

Borsa : Don Michele Rua, a cura di IappelliStrani Angela (Napoli) . L. 50 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, invo-cando protezione, a cura di Adele Invernizzi(Trucazzano - Milano) . L. 50 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco e SantiSalesiani, in ringraziamento e invocando prote-zione, a cura di Maria Barbarossa (Penne - Pe-scara) . L . 50 .000 .Borsa : Don Angelo Piscitello, a ricordo e suf-fragio del mio primo Maestro Salesiano, a curadel Prof. Salvatore Di Natale (Bologna) . L . 50 .000 .

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . D . Savio, a curadi Teresa Bocchino (Sanremo - Imperia) . L. 5o .ooo .

(CONTiflA)

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Spediz . in abbon. postale - Gruppo 2' (70) - l' quindicina

MERIDIANO DIMENSIONI RAGAZZI12

OGGI

DUEMILA

Fino a ieri rivista di attualità in genere,M12 ora si specializza diventando« quindicinale d'informazione ediscussione sull'attualità religiosa » .Alla base della trasformazione stannole esigenze del lettore moderno eil bisogno, sempre più diffuso in Italia,di una seria informazione religiosaa livello divulgativo .La rivista « MERIDIANO 12»era stata fondata 120 anni fa daSan Giovanni Bosco e ha saputo,ancora una volta, raccoglierel'invito dei tempi che mutano .Il suo cambiamento è profondo :muta di formato (più grande),rinnova lo staff redazionale e icollaboratori, trasforma la sua formula .M12 vuole così venire incontro alleesigenze di un pubblico che si è fattopiù maturo. II lettore giustamenteoggi pretende riviste specializzate,con notizie selezionate e conmaggiore serietà nell'informazione .M12 restringe il suo ambito al settorereligioso, s'impegna a fornire unapanoramica esauriente della vita dellaChiesa e si pone in atteggiamentodi «servizio» nei confronti del lettoremettendogli a disposizione le notiziee i commenti necessari perché egli siformi un giudizio libero e personale .

Per sottoscrivere l'abbonamento 1971a uno dei PERIODICI SEI o richiedereuna copia in saggio, compilate,ritagliate e spedite questo tagliando a :PERIODICI SEIUfficio PubblicitàCasella Postale 470 (Centro)10100 TORINO

BOLLETTINO SALESIANOSi pubblica il l o del mese per i Cooperatori Salesiani; il 15del mese per i Dirigenti dei Cooperatori

S'invia gratuitamente ai Cooperatori, Bene-fattori e Amici delle Opere Don Bosco

Direzione e amministrazione : via Maria Au-siliatrice, 32 - 10100 Torino - Tel. 48.29.24

Direttore responsabile Don Pietro Zerbino

Autoriz . del Trib. di Torino n. 403 del 16 febbraio 1949Per inviare offerte servirsi del C .C . Postale n. 2-1355intestato a : Direz. Generale Opere Don Bosco - TorinoPer cambio d'indirizzo inviare anche l'indirizzo precedente

cambia

raffia

una rivistavolto

9 coscienza "sicura"dei giovaniUna Rivista che discute i problemie che «graffia» a fondo nella coscienzadei giovani, che crede nell'autenticacontestazione giovanile, demoliscei miti vecchi e nuovi,rifiuta gli slogans consunti .Se invitiamo i giovani a venire con noi,ad accettare il nostro invito, è perchéabbiamo bisogno di essi per allargareil dialogo . Tutte le opinioni, anche lepiù critiche, ci servono per condurreavanti un discorso che non vuoleincastrarsi in giochi intellettualistici,ma affrontare i problemi concreti deigiovani d'oggi .

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RAGAZZI DUEMILA ha inauguratouna formula nuova nel giornalismoper ragazzi : non più il mondo dellafantasia, dei racconti, delle avventurecreate a tavolino, ma il mondoreale di oggi con i suoi problemi, i suoidrammi, i suoi protagonisti . Di qui ilsuo valore educativo : non vuole farevadere dal reale ma immergere ilgiovane nel reale aiutandolo a decifrarlo .Una Rivista che i genitori possonomettere con tranquillità nelle manidei loro figlioli, certi che l'informazionepiù accurata e aggiornata si associaa una preoccupazione intensamenteeducativa : una rivista «sicura» perdirla in una sola parola .

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