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BOLLETTINOSALESIANO ORGANODEICOOPERATORISALESIANI ANNOXCV N . 9 10 MAGGIO1971 Spediz.inabbon,post . - Gruppo2°(70) -11 quindicina

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BOLLETTINO SALESIANO ORGANO DEI COOPERATORI SALESIANIANNO XCV • N . 9 • 10 MAGGIO 1971Spediz. in abbon, post . - Gruppo 2° (70) - 1 1 quindicina

IN QUESTO NUMERO

Paolo VI a 24 nuovi sacerdoti salesianiDon Ricceri in udienza da Paolo VIIl Rosario, Vangelo della gioiaUn pugno di lievito tra i grattacieli di San PaoloScuola serale di ricupero per adultiEduchiamo come Don Bosco . Ragazzi che rubano: come fare?Tra i neosacerdoti anche un collaudatore di aviogettiFra i drogati di Hong KongAlla Generala come Don BoscoDocumenti senza commentiCon il Rettor Maggiore, in AustriaZ sette gioielli dei selvaggi dell'AmazzoniaLa grande festa delle ossa carbonizzate

COOPERATORI SALESIANIChi sono?... Che fanno?...

Si possono definire : Fedeli che vogliono tendere alla perfezione cristiana nel propriostato secondo lo spirito di San Giovanni Bosco . Perciò si mettono a servizio dellaChiesa prevalentemente nel campo dell'educazione giovanile, in fraterna unionecon la Famiglia Salesiana .

La Famiglia di Don Bosco è perciò formata daSalesiani (S.D.B.)Figlie di Maria Ausiliatrice (F.M.A.)Cooperatori Salesiani (C.S.)

che hanno in comuneil Fondatore Don Bosco,lo spirito apostolico che li anima,il fine a cui tendono,il campo di lavoro .

I Cooperatori Salesiani• non hanno molti impegni, ma debbono impegnarsi molto per gli altri, specialmenteper la salvezza della gioventù povera e della povera gioventù, facendo proprio ilmotto di Don Bosco : da mihi animas .

• Per la loro formazione e crescita spirituale hanno a disposizione ogni anno un corsodi Esercizi Spirituali e le due Conferenze annuali; ogni mese l'incontro per l'Eserciziodella buona morte o Conferenza mensile ; in ogni tempo, secondo la propria occupa-zione e la buona volontà, hanno il tesoro della Liturgia, della Parola di Dio e dellospirito di Don Bosco, appreso mediante la lettura della sua vita .

Organo di informazione e di formazione dei Cooperatori è il Bollettino Salesiano.

Iscrizione tra i Cooperatori . Chi desidera essere iscritto tra i Cooperatori deve rivolgersi alla più vicinaCasa dei Salesiani o delle Figlie di Maria Ausiliatrice e attenersi a quanto il Delegato o la Delegata deiCooperatori gli indicherà .

IN COPERTINA

Fiori e preghiere a Maria Ausiliatricein questo mese a Lei sacro, per laChiesa, il Papa e la Famiglia Sale-siana che si appresta a celebrare ilsuo Capitolo Generale Speciale.

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PAOLO VI A 24 NUOVI SACERDOTI SALESIANI

Il primato di Dio nella vita sacerdotale« Non lasciatevi suggestionare da teorie e da esempi che mettono in dub-bio la vostra fede, le vostre scelte, la vostra irrevocabile dedizione a Dio »

Il 3 aprile scorso, il Santo PadrePaolo VI riceveva nella Sala delConcistoro 24 nuovi sacerdoti delPontificio Ateneo Salesiano. Ainovelli sacerdoti, che appartengonoa varie nazioni, e ai loro familiariil Papa ha rivolto il discorso che

riportiamo, «facendolo precedere -scriveva L'Osservatore Romano del4 aprile - da un'amabile conver-sazione con i nuovi leviti e i lorofamiliari, rievocando la sua predile-zione e ammirazione per Don Boscoe per l'intera famiglia salesiana .

Sua Santità, inoltre, ricordava comeun suo cugino, don Luigi Montini,fu sacerdote della famiglia salesia-na, missionario per 17 anni a Macaoe successivamente in Brasile, dovemorì dopo un'intensa attività diapostolato e di predicazione » .

Figli carissimi,Siamo lieti di dedicare anche a voi, questa mattina, un poco del nostro tempo, purtroppo così scarso,per rivolgervi il nostro saluto e il nostro augurio . Ve lo dedichiamo di gran cuore, perché vi èdovuto per un duplice titolo : siete sacerdoti novelli, e per di più salesiani, membri cioè di unafamiglia religiosa a cui ci legano tanti dolci ricordi e tanti vincoli di affetto e di stima .P naturale che una bella e confidente circostanza come questa susciti in noi un'onda di senti-menti a cui possiamo appena accennare, ma che voi potrete facilmente intuire .Nel ricevervi insieme ai Superiori che vi hanno guidato all'Altare e circondati dai vostri familiariesultanti e commossi nel vedervi giunti ormai al traguardo sospirato del sacerdozio, ci pare dileggere nei vostri cuori un desiderio che Iddio non ha certamente mancato di accendere nella tre-pida vigilia della vostra ordinazione : il desiderio di sapere che cosa la Chiesa oggi attende da voi, 1

affinché possiate vivere in maniera piena, efficace ed autentica la totale donazione di voi stessi alSignore e alle anime .Crediamo dovervi rispondere ricordando a voi le parole rivolte da Gesù ai suoi apostoli nell'UltimaCena : « Manete in dilectione mea>, (Giovi . 1,5, 9) . Questo invito esprime il culmine delle aspirazionidel Signore nei riguardi dei suoi sacerdoti . Ecco allora la consegna che vi affidiamo : coltivate, figlicarissimi, l'intimità con Cristo attraverso una sincera e profonda vita interiore . È il primo e ilpiù dolce dovere della vostra vita sacerdotale . È l'atteggiamento più caratteristico di chi ha rice-vuto l'investitura sacramentale di « dispensatore dei misteri di Dio » (i Cor. 4, 1) . È la logica ri-sposta a chi vi ha prescelto, con un singolare atto di amore, ad essere suoi amici (cfr . Giov. 1_5,16) e ha chiesto le vostre vite, i vostri talenti, la vostra intera disponibilità, per servirsi di voicome suoi vivi strumenti, come i canali della sua grazia, come i trasmettitori dei suoi esempi edella sua parola, come il suo prolungamento nel mondo .Non abbiate mai a credere che l'anelito all'intimo colloquio con Cristo arresti o rallenti il dina-mismo del vostro ministero ; ritardi cioè lo svolgimento del vostro apostolato esteriore, o fors'an-che serva di pretesto per non impegnarsi a fondo nel servizio degli altri e per sottrarsi alle proprieresponsabilità terrene . È vero esattamente il contrario . Ciò che si dà a Dio non è mai perdutoper l'uomo ; è stimolo anzi all'azione e sorgente feconda di energie apostoliche . Ve ne dà lumi-nosa conferma il vostro santo Fondatore. Non si comprenderebbe infatti l'apostolato sociale di SanGiovanni Bosco, se non si riconoscesse che proprio dalla sua vita interiore traeva alimento quelsuo ardente zelo che lo ha impegnato in un'attività davvero prodigiosa a servizio degli altri .Purtroppo nel momento che la Chiesa sta attraversando voci insidiose si avvertono che tendonoa misconoscere il primato di Dio nella vita e nella azione del sacerdote . E ciò si fa in nome diun adeguamento ai tempi che è invece conformità allo spirito del mondo, sollevando dubbi e in-certezze sulla vera natura del sacerdozio, sulle sue primarie funzioni, sulla sua giusta collocazionein seno alla società .Figli carissimi, noi vi ripetiamo con nostro Signore : «.Non turbetur cor vestrum » (Giov . 14, 1, 27) .Non lasciatevi suggestionare da teorie e da esempi che mettono in dubbio la vostra fede, le vostrescelte, la vostra irrevocabile dedizione a Dio . Le profonde esigenze della spiritualità e del mini-stero sacerdotale restano, nella loro sostanza, immutate nei secoli, e domani come oggi si chia-meranno : unione con Dio, amore alla croce, distacco dai beni della terra, spirito di preghiera, ge-nerosa e vigilante castità, ubbidienza piena ai rappresentanti di Dio e dedizione totale al serviziodel prossimo .È questo lo spirito di San Giovanni Bosco . Ed è questa la testimonianza che la grande famigliasalesiana continua a dare nel mondo, infaticabile nello zelo e santamente fiera di riporre nell'amoree nell'obbedienza al Papa la sua nota distintiva e il suo più bel titolo di gloria . Questa stessa te-stimonianza la Chiesa oggi richiede da voi, giovani carissimi . Offritela sempre franca ed aperta,fattiva e semplice, ed in serenità e letizia, sulle orme del vostro Fondatore . Ed è bello che questoimpegno sia riaffermato da voi qui davanti al Papa, all'alba del vostro sacerdozio, così pieno ditante promesse per il domani del vostro Istituto .

Noi vi incoraggiamo dunque a prendere il vostro posto nella Chiesa con spirito di fede e di sa-crificio . Pregheremo per voi, affinché i vostri santi propositi non vengano mai meno e vi atte-stiamo la nostra benevolenza con una particolare Apostolica Benedizione, che estendiamo volen-tieri ai vostri Superiori e a tutti i vostri familiari .

Al termine del Discorso il Santo Padre si è intrattenuto con i giovani sacerdoti, ai quali ha donato ilvolume di P. Loew sul Cristo, contenente il testo degli esercizi spirituali tenuti lo scorso anno in Vaticano

2dal noto religioso domenicano .

Il 22 marzo scorso il Santo PadrePaolo VI ha ricevuto in privataudienza il nostro Rettor Maggiore .Il Papa ha intrattenuto Don Ricceriin paterno colloquio e ha mostratoattento e benevolo interesse perquanto gli era prospettato nei ri-guardi della nostra Famiglia .Mentre gli si parlava del lavoro

che la Congregazione svolge tra ipoveri e i popoli in via di sviluppo,Egli ha benignamente ricordato lasua recente visita a Tondo nelle Fi-lippine. « Quei salesiani - disse -sono eroici . . . Li ho visti io . Ho vistoquelle frotte e moltitudini di ragazzi,poveri, miseri, in mezzo ai quali isalesiani vivono ogni giorno, ogniora . . . Sono eroi, sono eroi . . . » .

Il Papa accennava quindi alle ur-genti necessità della Chiesa nel-l'America Latina ed esprimeva la suapaterna compiacenza per quanto ifigli di Don Bosco cercano di farein quelle terre, esortandoli a conti-nuare a rendersi disponibili per colla-borare alla soluzione dei complessiproblemi della Chiesa e della societàin quelle Repubbliche .Don Ricceri ha intrattenuto il

Santo Padre anche sul prossimo Ca-pitolo Generale, presentandogli agrandi linee il programma dei la-vori. Il Papa si mostrò molto interes-sato e fu largo di paterni orienta-menti. Ricordò che la nostra mis-sione specifica nella Chiesa è la sal-vezza dei giovani, attraverso le mol-teplici forme dell'apostolato volutodai tempi, compresa evidentementela scuola, quando è scuola pastorale

Don Ricceri in udienzada Paolo VI

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che forma i cuori e non si limita aimbottire le menti .

Insistette anche paternamente sul-l'essenza immutabile della vita reli-giosa : « Consacràti, consacràti! -disse - siete e rimanete dei con-sacràti. La Chiesa, la Congregazionevi vogliono dei religiosi . Siate anchereligiosi moderni, nella .coerenza conla vostra vocazione . La vostra Con-gregazione non è una Congregazionevecchia che possa accusare fenomenidi senilità . Voi siete in piena vita-lità . . . » . Invitava quindi a cammi-nare nella fedeltà, pur nelle forme econ gli sviluppi voluti dalle condi-zioni di vita dell'uomo d'oggi .Erano trascorsi 5o minuti e il

Rettor Maggiore, prima di prenderecommiato, diceva al Papa : « SantoPadre, la Congregazione è con VostraSantità, come lo era Don Bosco» .E Paolo VI aggiunse : « Ed è con laChiesa come Don Bosco » .

Nel congedarsi Don Ricceri chie-deva la benedizione del Papa pertutti e singoli i membri della nostratriplice famiglia - Salesiani, Figliedi Maria Ausiliatrice, Cooperatori, -per gli allievi, gli exallievi e perquanti sono uniti nel nome Don Bo-sco. Paolo VI allargò le braccia inun ampio gesto di benedizione. IlRettor Maggiore è lieto di comuni-care la benedizione del Vicario diGesù Cristo e invita tutti i lettoridel Bollettino Salesiano a pregareper il Papa e a mantenersi fedeli alsuo alto Magistero, anche per lariconoscenza filiale che gli deve tuttala famiglia salesiana.

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«~ i Gerusalemme io farò Gioia _ e del suo popolo iofarò Letizia » . Così parlava il Signore per bocca

del profeta Isaia (65, 17-19) . All'Annunciazione, questapromessa divenne realtà. L'Angelo salutò Maria conparole folgoranti di gioia : « Sia gioia a te, o Piena digrazia, il Signore è con te » . In quell'istante si realiz-zava un'altra espressione di Isaia : « La terra si schiudaper maturare la salvezza » (45, 8) . Maria è questa terra,e la salvezza che deve maturare in lei è per tutti noi .Ecco perché il nostro nome, il nome del popolo a cuiapparteniamo, è Letizia . A risalire a monte nella storiadel Rosario, cioè fino alle sue origini, vi si scopre nelsecolo XII e XIII la devozione alle gioie di Maria, chesono allegrezze non soltanto umane, ma tutte intrisedello spirito del Vangelo : una di queste allegrezze erala gioia di Maria ai piedi della croce, poiché proprio lìla salvezza finiva di maturare .

In un mondo impregnato di ateismo, ogni battezzatodeve sentire l'originalità della sua appartenenza al po-polo di Dio . La Chiesa è un « popolo messianico » che« ha per capo il Cristo » . A questo popolo occorronouno spirito, un canto, una preghiera . Senza dubbio,la liturgia esprime tutto ciò meravigliosamente . Ma oc-corre anche che ognuno dei suoi membri possa a suogradimento e « nel segreto » meditare sulla sua appar-tenenza al popolo messianico, scoprire le meraviglie cheDio ha compiuto in lui e, come Maria, « meditarle nelsuo cuore ». Il Rosario risponde appunto a tale bisogno .

~J Una lettera di Lucia di Fatima

Lucia di Fatima, l'unica superstite dei tre fanciulli(Francesco, Giacinta, Lucia) a cui apparve la Madonnaa Fatima in Portogallo nel 1917, ha scritto a un sacer-dote salesiano di Torino una bellissima lettera sul Ro-sario, che collima perfettamente con le visuali più pro-

4 fonde di Don Bosco .

Il Rosario,In un mondo impregnato di ateismoogni battezzato deve saper scoprire le meraviglieche Dio ha compiuto in lui. E, come Maria,meditarle nel suo cuore. Il Rosario è un mezzoefficacissimo per raggiungere tale scopo .

Da notare che, in risposta all'invito della Madonnadi Fatima, l'8 dicembre 194.2 il Papa Pio XII facevaa Roma, nella basilica di San Pietro, la consacrazionedel genere umano al Cuore Immacolato di Maria conle seguenti parole : « Regina del santissimo Rosario, Au-siliatrice dei cristiani, vittoriosa di tutte le battaglie diDio, eccoci prostrati ai piedi del tuo trono, nella cer-tezza di ricevere grazie dall'immensa bontà del tuoCuore materno ».

Dalla lunga lettera di suor Lucia di Fatima stral-ciamo le espressioni più significative :

« Lo scadimento del mondo è senza dubbio frutto delladecadenza dello spirito di preghiera . È stato in previ-sione di questo disorientamento che la Madonna ha racco-mandato con tanta insistenza la recita del Rosario . E

proprio perché la preghiera del Rosario è, dopo la SacraLiturgia Eucaristica, la più propizia per conservare eaumentare la fede nelle anime, il demonio ha sollevatocontro di essa la sua campagna ; sfortunatamente, noivediamo quali rovine ha causato .

Per questo abbiamo bisogno di lavorare incessante-mente per ristabilire e aumentare lo spirito di preghieranelle anime ; infatti è la preghiera che ci avvicina aDio ; è in questo incontro che Dio ci comunica le suegrazie, ci dà luce e forza per vincere le tentazioni e ledifficoltà .

La preghiera del Rosario ci pone in contatto con laSantissima Trinità : Gloria al Padre, al Figlio e alloSpirito Santo. E ripetiamo il Gloria in tutti i misteri,per lodare la Santissima Trinità . Penso che il Rosariopiù che orazione mariana si possa chiamare « preghieraTrinitaria » . Dopo il Gloria, recitiamo il Padre Nostro,orazione rivolta al Padre e insegnataci da Gesù : essaè unicamente lode e supplica diretta a Dio . Non hadetto Gesù che doveva essere questa la formula dipreghiera e che non ne cercassimo altre ? « Pregatecosì : Padre Nostro, che sei nei cieli (Matteo 6, 9-13) .Anche l'Ave Maria è una preghiera rivolta a Dio, evi troviamo la prima rivelazione da Lui fatta agli uo-mini sul mistero della Trinità » .

Vangelo della gioia

L'arma più potente

Visto in questa luce, il Rosario si rivela come unadevozione specifica all'Incarnazione. Incarnazione cosìperfetta e così vera che non basta dire che il Verbosi è fatto carne, ma bisogna aggiungere che è « natodalla Donna » (Galati 4, 4), che è « uscito secondo lacarne dalla razza di Davide » (Romani t, 3). Marianon ha soltanto rivestito di una « carne» il Figlio diDio, ma l'ha radicato nell'umanità . Il Rosario mettel'accento forte su Gesù, il Figlio di Maria, « il fruttodel suo seno » . Il Padre Nostro è la preghiera dei figlie il Rosario con la meditazione dei misteri evangelicici racconta come noi siamo diventati figli di Dio .Aggiunge ancora suor Lucia di Fatima nella sua

lettera :« Qui in Portogallo vi sono ragazze impegnate a orga-

nizzare una campagna di preghiere per mezzo del Ro-sario, per ristabilire la pratica di questa devozione nelleanime e nelle famiglie, comunitariamente e da soli,tra le diverse popolazioni : villaggi, paesi, città, ecc .A questo scopo stanno reclutando il maggior numerodi famiglie che in ogni luogo si impegnino a recitare ilRosario tutti i giorni ; e in certi giorni e ore, come ladomenica e i giorni festivi, si riuniscono in gruppi,percorrono le strade recitando ad alta voce il Rosarioe cantano fino alla chiesa o cappella scelta per termi-narvi la preghiera . Se hanno un sacerdote, terminanocon la benedizione del Santissimo o con la santa Messa .Se non hanno sacerdote, terminano con la visita alSantissimo . Se nella cappella non vi è l'Eucaristia con-chiudono con una lode alla 1VIadonna. Queste ragazzehanno trovato gente piena di entusiasmo ; io credo cheal momento presente sia il miglior apostolato per au-mentare e conservare la fede .

In Argentina hanno fondato recentemente un Isti-tuto Secolare sotto il titolo di « Madonna di Fatima »che ha come scopo questo stesso apostolato . Si radu-nano nelle piazze e recitano il Rosario col popolo ; siracconta che radunano grandi moltitudini . Vanno purea recitarlo negli ospedali e nelle prigioni ; raccontano chetutti pregano con una devozione inspiegabile . 1 Vescovine sono tanto contenti che la Santa Sede ha autoriz-zato le Fondatrici a venire da me per parlarmi dell'ar-gomento » .

Suor Lucia di Fatima conclude la sua lettera conun'espressione che sarebbe piaciuta immensamente aDon Bosco :

« Il Rosario è l'arma più potente con cui possiamo di-fenderci in campo di battaglia » .

L'apertura del CAPITOLO GENERALE SPE-CIALE dei Salesiani è stata rimandata di unmese; avrà quindi luogo il 10 giugno .

Varie ragioni di carattere pratico hanno ritar-dato i lavori per la costruzione della CasaGeneralizia e dell'annessa Casa per Esercizi,dove si terrà il Capitolo Generale .

Il prossimo 10 giugno coinciderà con la festadel Corpus Domini : il Capitolo si apriràquindi sotto i migliori auspici .

Nel frattempo rinnoviamo a tutti l'invito a in-tensificare la preghiera, interessando partico-larmente Maria Ausiliatrice in questo suo mesee nella festa del 24 maggio .

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D all'oblò dell'aereo abbiamo vistouna fungaia di grattacieli . Una

distesa senza limiti, difficile da im-maginare. Forse nemmeno New Yorkne ha tanti : affastellati uno accantoall'altro, cubi e prismi di ogni di-mensione. Pensai a una scatola disolidi geometrici gettati lì alla rinfusada un popolo di giganti .Ognuno di quegli scatoloni di

cemento armato s'arrampicava versol'alto per rubare la sua razione di ariae di spazio : due degli elementi piùpreziosi in questa città . Il terzo ele-mento, il più prezioso di tutti, è iltempo, tradotto in velocità .

Il centro radar dell'aeroporto sol-lecitò il nostro jet a infilarsi nellapista n . 18 al più presto, perché altriaerei l'avevano già prenotata perpochi minuti dopo. Ci tuffammo allasvelta . I carrelli morsero violente-mente il cemento della pista, lasciandochilogrammi di gomma nera in lun-ghe striscie. Scendemmo afferrandoal volo le valigie che un nastro tra-sportatore ci faceva sfilare davantial naso.

Ogni giorno 64nuove costruzioni

Sono a San Paolo, la città piùgrande, dinamica, produttiva del Bra-sile, la Capitale dello stato più riccodella Nazione .Due salesiani mi accolgono fra-

ternamente all'uscita dell'aeroportoe mi accompagnano alla Casa Ispet-toriale. E mentre l'autista sfoderatutta la sua abilità nel traffico caoticodelle strade, fisso i primi appuntirapidi sulle dimensioni di questastraordinaria metropoli .

San Paolo sta subendo una esplo-sione demografica senza uguali . Neldicembre del 1967 la sua popolazioneera di 5 milioni e mezzo di persone .Ora ha passato i 6 milioni, e som-mando la cintura metropolitana (chia-

Un pugno di lietra i grattacieli

In questa mastodontica città vivono 10 milioni di persone, s'iniziano64 nuove costruzioni ogni giorno, si produce il 51 per cento dei prodottiindustriali dell'intero Brasile, si dice Messa in 60 lingue .237 salesiani, come un piccolo pugno di lievito in una massa di farina,lavorano silenziosamente tra i grattacieli di questa grande metropoli e nelretroterra dello stato di San Paolo . Nelle scuole e nei cenacoli giova-nili si preparano i leaders della prossima generazione .

vittid San Paoló

TERESIO BOSCO

mata «la grande San Paolo») rag-giunge i io milioni .

In questa babele di cemento ar-mato e di strutture metalliche si con-centra la maggior quantità di denarodel Brasile, creata da un'industriamoderna, un commercio esplosivo euna popolazione che lavora sul serio .San Paolo occupa un'area di 15oochilometri quadrati e ha 8ooo chilo-metri di strade . Nonostante questafittissima ragnatela il traffico rimaneuno dei problemi più assillanti .

Si sta costruendo una strada so-praelevata che scavalca il centro cit-tadino, e s'iniziano a scavare le gal-lerie per la futura metropolitana .La città è dominata dalla febbre

edilizia . La sua fisionomia, per i pa-lazzi che vengono demoliti e conti-nuamente ricostruiti, cambia di annoin anno . E difficile, per chi rimaneassente un anno, ritrovare al ritornostrade e palazzi . Ogni giorno, diconole ultime statistiche, si iniziano 64nuove costruzioni . Negli ultimi setteanni ne sono state portate a termine165 .520 . « Qui da noi - dicono conorgoglio i paulisti - costruiamo unaBrasilia all'anno » .

La dimensione umana di questasuper-città è pure data dal ritmo diconsumo. Ogni giorno la popolazionecittadina assorbe 2 milioni di litridi latte, 24 milioni di chilogrammidi generi alimentari, 150 mila chilidi carne .A San Paolo si produce il 51 per

cento dei prodotti industriali di tuttoil Brasile . Ogni mattina entrano nellefabbriche un milione di operai . E ilpiù grande complesso industriale del-l'America Latina .

Il tempo libero di questa massa dilavoratori è preso d'assalto da q emit-tenti televisive, q1 stazioni radio,centinaia di giornali e di riviste .300 mila automobili fabbricate ognianno offrono la possibilità di fuggiredalla metropoli verso le incantevolispiagge di Santos, dove, se il marenon basta, c'è lo stadio dove gioca il

Santos, la più famosa squadra cal-cistica di San Paolo, guidata dal leg-gendario Pelé.

La frana umanache investe San Paolo

In questa babilonica città, e nellostato che la circonda (17 milioni diabitanti) lavorano 237 salesiani, coa-gulati in 20 case .

Ho chiesto a Don Walter Bini,vicario ispettoriale, di tracciarmi unquadro dei problemi che investonooggi le opere salesiane di quest'ispet-toria, e le linee direttive su cui essiintendono lavorare per la gioventùdi oggi e di domani .

Raccolto nella penombra del suoufficio, la faccia illuminata a metàdal fascio di luce che piove dall'abat-jour, don Bini sorride e rimane alungo in silenzio . Poi inizia a parlareadagio, scandendo con chiarezza ognifrase ed ogni concetto :

« Io credo che prima di parlare deiproblemi che investono le opere sa-lesiane, occorra parlare dei problemiche in questa mastodontica cittàinvestono la Chiesa . Noi salesianisiamo una cellula viva di questaChiesa, e viviamo e respiriamo den-tro di essa . Se non fosse così, cicondanneremmo a trasformarci inun piccolo ghetto, con poca impor-tanza e pochi risultati .

Il primo grande problema che laChiesa deve affrontare a San Paolonasce dalla situazione sociale. Aprima vista il nostro stato, più riccoe più sviluppato, non presenta leurgenze sociali degli altri stati bra-siliani. Ma se si guarda a fondo, ilproblema sociale esiste, e presentaaspetti diversi e inquietanti . San Paoloè un nome affascinante, « qui c'èlavoro per tutti » si dice, e in parteè vero. E così non solo dall'internodel nostro stato, ma da ogni partedel Brasile chi è senza lavoro e havoglia di lavorare prende l'autobus 7

per San Paolo . Ma dove trovareun'abitazione? Dove inserirsi in unacomunità che dia a questi lavoratorila possibilità di vivere come esseriumani, socievoli, con interessi e re-sponsabilità? Nascono così le grandi«cinture nere» della periferia, doves'ammassa gente che non solo nonha casa, ma che è "sradicata" daogni cultura e da ogni vita autenti-camente umana .

Il governo federale e lo stato pau-lista compiono grandi sforzi per tam-ponare queste falle, ma ogni sforzoè piccola cosa in confronto alla franaumana che ci investe da ogni parte .E questo non è un problema dellostato soltanto . È un problema auten-ticamente ecclesiale . La Chiesa, cheè Cristo oggi, è chiamata a portareun messaggio di salvezza, di più,a salvare questa massa di sradicati .Pensi soltanto al problema dellechiese, dei sacerdoti, dei centri so-ciali, dell'assistenza morale a questamassa di gente. E questo è ancorpoco, forse è ancora qualcosa diesterno. Bisogna "entrare dentro"questa massa, lievitarla dal di den-tro, darle una mentalità cristiana,che vuolcatechesisonno amente .

Il terzo problema :mentalità diverse e opposte

C'è un terzo problema moltograve, che sta preoccupando le per-sone responsabili della Chiesa : losquilibrio di mentalità . Nelle zoneindustriali, come del resto avvieneda voi in Italia, la mentalità dellagente è in rapida trasformazione : siabbandonano tradizioni secolari conestrema facilità, entra la secolariz-zazione, e la religiosità o assumeforme più moderne e progressisteo si annulla . Nelle fasce agricole delnostro stato, invece, la trasforma-zione è molto più lenta : le tradizioniresistono con tenacia, la religioneconserva tutte le caratteristiche diuna cultura agricola che in passatoha avuto il suo massimo splendore .

Le situazioni possono raggiungereil paradosso : persone di oppostamentalità nella stessa famiglia, e,a volte, forme di opposta mentalitàsi verificano nella stessa persona,in momenti diversi . Abbiamo nostriexallievi che furono allevati da fami-glie con religione sentimentale, dovesi ricorreva al prete per battesimo

dire farla comunità . Una

,matrimonio e funerale. Nei nostri

"incarnata" che toglie il istituti approfondirono un cristia-chiunque ci pensi seria- nesimo più cosciente e impegnato .

Innestati nell'ambiente di lavoro ri-masero investiti dalla secolarizza-zione e dall'indifferenza materialista .Su 17 milioni di abitanti

io milioni sono giovaniIl secondo grande problema della

Chiesa, che investe più da vicino lanostra missione salesiana, è la gio-ventù. Su 17 milioni di abitanti, lostato di San Paolo ha io milioni digiovani con meno di 25 anni . Il pro-blema scolare di questa massa gio-vanile è affrontato da 123 istitutisuperiori serviti da 5 .537 professori .Ogni anno alle tre università citta-dine (la Statale, la Cattolica e la Mac-kenzie) si presentano 50 mila ma-tricole. Come conseguenza, questapopolazione giovanile ha trasformatoSan Paolo nel centro dell'espressionee della moda giovane . Compositori,cantanti, artisti del cinema e delteatro, case discografiche, alimentanoun mercato enorme. Lo sport hapure uno sviluppo fantastico : esi-stono in San Paolo 2370 squadrecalcistiche. La Chiesa gioca tra que-sta gioventù il suo avvenire : nellamisura in cui riesce a dare a questigiovani una mentalità evangelica ecristiana, il Brasile di domani saràcristiano. Nella misura in cui il ma-terialismo consumista fa presa suquesta gioventù, il Brasile di domani

8 sarà pagano .

Nella città di SanPaolo, dove si diceMessa in 60 linguediverse, 237 sale-siani cercano direndere un servi-zio valido alle ur-genti e colossaliesigenze della zo-na. Nella foto : ilcomplesso sale-siano del SacroCuore in S. Paolo .

I pastori d'anime che lavorano incittà non sanno a volte che linguag-gio parlare, perché il pubblico cui sirivolgono è un tale miscuglio dimentalità da lasciare sconcertati .

Anche i rinnovamenti apportatidal Concilio hanno trovato grossedifficoltà in vaste falde del popolodi Dio. L'urto di nuove concezioni,di nuovi linguaggi usati senza la do-vuta prudenza, ha scandalizzato massedi gente afferrate alle loro devozionisemplici, ai loro santi, ai loro sca-polari . Si deve fare coraggiosamentemarcia indietro in certe zone, se sivuole portare la salvezza di Dio enon la nostra povera sapienza .

237 salesiani : un pugno dilievito nella grande massaÈ in questo contesto ecclesiale,

in queste situazioni concrete e for-midabili, in questa regione dove sidice Messa in 6o lingue diverse chei 237 salesiani della nostra Ispettoriacercano di rendere il loro servizio .Abbiamo un senso realistico dei

nostri limiti, delle proporzioni vera-mente piccole del nostro lavoro alcospetto delle urgenti e colossaliesigenze pastorali della nostra zona .Ma teniamo ben presenti le paroledel Signore : "Il lievito è cosa piccola

in confronto alla massa della farina,ma quando è mescolato, nel silenzioe nel nascondimento, fa fermentaretutta la massa" . È questo il sensodella gioiosa speranza che accom-pagna il nostro lavoro .

Il settore specifico in cui inne-stiamo la nostra opera apostolica èla gioventù, e a differenza di altreispettorie brasiliane, la massa dellenostre opere è costituita da collegie scuole. Scuole per esterni e perinterni .

Ultimamente in gran parte deisalesiani di San Paolo s'è destatauna viva ansietà per la situazionescolastica che si sta creando da partedel governo. Somme ingenti sonostate destinate a ogni genere di scuola,ogni centro è fornito di sempre nuovescuole specializzate. L'ansia nascedalla domanda : "Quando le scuolestatali avranno coperto tutto il fab-bisogno scolare della popolazione,che ci staremo a fare noi ?" .

Io credo, anzi ne sono convinto,che quest'ansietà non abbia ragionedi esistere nell'Ispettoria di SanPaolo. L'esplosione demografica dellazona, la popolazione giovane inaumento pauroso, ci possono garan-tire che per almeno vent'anni lenostre scuole saranno sempre presed'assalto. Ma questa, come coni-prende, sarebbe una soluzione ba-nale, una pura ricerca di sopravvi-

Per un contatto diretto con i popoli in via di sviluppo

VISITA ALLE MISSIONI DELL'INDIA

Dal 23 novembre al 12 dicembre c. a. si effettuerà un viaggio aereo .• Scopo: consentire ai Cooperatori e simpatizzanti, particolarmente sensi-bili ai problemi dello sviluppo e della evangelizzazione, di avere un contattodiretto con le popolazioni di una zona quanto mai interessante : l'INDIA .• Una cosa infatti è parlare con il missionario che torna in patria o leggereun réportage, e altra cosa è vedere da vicino le Missioni e andare alla scuoladiretta del missionario o dei promotori dello sviluppo .•

Il viaggio interessa particolarmente dirigenti di associazioni missionarie,insegnanti, professionisti, tecnici .• I partecipanti, una volta tornati, non resteranno inattivi . Sensibilizzatiper primi essi stessi, saranno poi anima e fermento del proprio ambiente.A queste conclusioni si è giunti dopo l'esperienza di un analogo viaggioeffettuato due anni or sono .• Itinerario : ROMA, KATMANDU, MADRAS, BANARES, CAL-CUTTA, BANGALORE, MYSORE, DELHI, BOMBAY, COCHIN,THERAN, ROMA.•

Son previsti incontri con le comunità cristiane del luogo, e tavole ro-tonde, nonché contatti spontanei con la popolazione .

Per informazioni rivolgersi all'Ufficio Nazionale Cooperatori - Viale deiSalesiani, 9 - 00175 ROMA - Tel. 74.80.433 - a cui si può chiedere ilprogramma particolareggiato .

venza. Il problema è molto più pro-fondo, ed è stato affrontato dai di-rettori delle scuole salesiane in alcuneriunioni tenute negli ultimi mesi .Le decisioni mi sembrano dellamassima importanza. Si è concor-demente tracciato un piano per cuile nostre scuole, da semplici "scuoledi supplenza" (giustificate quandolo stato non aveva i mezzi per l'istru-zione popolare), si trasformerannoin scuole per formazione di dirigenti,di leaders . Scuole autenticamente emodernamente missionarie, con scopoprimario di evangelizzazione .

Ogni scuola un cerchioche s'allarga sulla cittàIl piano prevede purè una gra-

duale (ma non lenta) trasformazionedelle scuole in cerchio d'influenzasulle famiglie, sui maestri, e attra-verso i cooperatori e gli exallievi,sull'ambiente cittadino che circondaogni opera . Questo, evidentemente,non come azione autonoma, ma comeinserimento nei piani pastorali vo-luti e approvati dai vescovi e daiconsigli pastorali interdiocesani .Per farle un esempio concreto,

le citerò l'opera in cui ci troviamo,il "Liceu Coragào de Jesus" . Inquesto grande collegio è molto effi-

ciente l'organizzazione dei genitoridegli alunni e dei maestri, che s'in-contrano per stabilire insieme pro-grammi e mete educative e cristiane .È pure bene articolata l'organizza-zione degli exallievi, che nella cittàè a livello dei grandi clubs che hannoinfluenza sulla vita civile e politica .La Parrocchia, inoltre, ha in corsoormai da molto tempo un'opera afavore dei fidanzati cristiani, perprepararli alla vita familiare . Inquesti ultimi due anni, 54.8 coppiedi fidanzati hanno partecipato aicorsi di preparazione al matrimonio .

Un altro settore che stiamo cu-rando con molta trepidazione inquesti ultimi anni sono i "gruppispecializzati" . Il centro di pastoralegiovanile ispettoriale ha lavorato sulserio, e in ogni nostra casa si sonoformati cenacoli di giovani che sonoseguiti con una formazione parti-colarmente accurata. Noi speriamoardentemente che da questi cenacolidove si studia e si vive il cristiane-simo in profondità, possano uscire ileaders della prossima generazione,gli adulti che prenderanno in manoquesta nostra città, questo nostrostato, per impostare una civiltà radi-calmente cristiana .

Se riusciremo a far questo, il pic-colo lievito costituito dai 237 sale-siani di San Paolo avrà compiuto,nel silenzio, la sua missione N . ∎ 9

Scuola serale di ricupero per adulti

« Io mi chiamo A . B. e abito in CalleColonne, mia moglie si chiama C. D .,mio figlio si chiama A . E. e mia figliasi chiama A . F. » .

Questo compunto scolaretto ha 44 anni .

Si è seduto insieme con altri 75 amicisui banchi della scuola sorta quest'annonel Patronato Salesiano « Leone XIII »,in uno degli angoli più popolati e forsemeno curati di Venezia .

Questa non molto giovane, ma arditaschiera di studenti è formata da personeche hanno famiglia, che lavorano daanni, che hanno una notevole espe-rienza di vita . Manca loro quel titolodi studio, la III Media, che il nostroattuale ordinamento sociale richiede peruna decorosa sistemazione economica .

La proposta di attuare questo importante servizio sociale, lanciata dalla Comunità Salesiana, ha avuto laimmediata e cordiale adesione di un gruppo di insegnanti abitanti nelle parrocchie salesiane della zona, iquali hanno offerto la loro opera gratuitamente . Nel giro di poche ore sono giunte le iscrizioni degli allievi,per la maggior parte dipendenti di aziende pubbliche cittadine .

Numerosi anche i giovani operai, costretti da necessità di famiglia a entrare troppo presto nelle vetrerie enelle altre industrie della zona, e ora desiderosi di un titolo di studio che li metta alla pari con la maggiorparte dei loro coetanei .

Gli ambienti, messi a disposizione dalla nostra Parrocchia di San Francesco, non sono esattamente con-fortevoli, ma vi si è creata un'atmosfera di familiare collaborazione, di entusiastico impegno tale da farprovare a insegnanti dalla ormai lunga carriera scolastica, una emozione nuova quanto intensa di fronte aquesta generosa dedizione da parte degli allievi all'apprendimento .

IL stata subito curata una consultazione del Centro Salesiano di Orientamento del Veneto-Est, il quale hainviato due suoi esperti per consigliare il curriculum di studi più adatto alla preparazione di base di cia-scun allievo. Al momento in cui scriviamo, gli allievi sono 75, divisi in tre classi : una elementare e duemedie. Tutti impegnatissimi ogni sera dalle 19,3o alle 22,30, quando ognuno ha già sulle spalle una gior-nata di lavoro. «Pensi - ci dice uno - che adesso in qualche materia ho la soddisfazione di poter aiu-tare mia figlia che frequenta la scuola media . Quand'ero ragazzino, ho cominciato subito a portare gerledi pane . Adesso da anni e anni sono alla nettezza urbana . Mi alzo alle quattro del mattino, vado al la-voro, poi spesso ho riunioni sindacali . Ma alla sera alle 7,30 voglio essere qui, anche se non sono riu-scito a mangiare . Lei non può immaginare la soddisfazione che si prova quando, oltre tutto, questa istru-zione la si conquista con sacrificio» .

Ci è sorta, stendendo queste righe, una domanda che abbiamo prontamente girata agli allievi : è stata laprospettiva del titolo di studio l'unica motivazione che ha portato questi uomini sui banchi della scuola?

Dalle risposte si è potuto rilevare che per più d'uno, già economicamente sistemato, la scuola viene consi-derata come un valore in se stessa, capace di dare all'entusiasmo iniziale una risposta soddisfacente, capacedi arricchire l'umanità dell'allievo adulto, di aprirlo a una più profonda comprensione del mondo studen-tesco e del mondo del pensiero .

Un primo risultato di questa singolare istituzione si è ottenuto l'ri gennaio con la presentazione di quat-tro allievi all'esame di licenza elementare e di altri sei il 5 marzo scorso . Sono stati tutti promossi .

Nessuno degli allievi fino a questo punto si è ritirato ; al contrario nuovi allievi si affiancano ogni settimanaa dire quanto questa opera sia stata collocata nello spazio e nel tempo più adatto .

L'approvazione e il riconoscimento da parte del Ministero della P. I. ha dato nuovo impulso all'opera e10 ha portato a tutti - insegnanti e allievi - vivo compiacimento e nuovo entusiasmo .

EduchiamocomeDon Bosco

Ragazzche rubano :come fare?

l/ 17 dicembre 1859 Don Bosco, dandola «buona notte» ai giovani dell'Ora-torio, prese a dire : « La consegna chefate tutte le sere degli oggetti trovatidurante il giorno, e anche dei più pic-coli, non permette di supporre che al-cuno si lasci andare a ritenere robache non sia sua . Tuttavia siccome ildemonio è molto astuto e potrebbe in-gannare qualcuno, ricordatevi sempre cheil vizio di prendere la roba d'altri è ilvizio più disonorante che ci sia al mondo .Uno che venga riconosciuto per ladronon si toglie più di dosso questo bruttonome . - Quel tale è un ladro! - di-ranno i compagni . - Quel tale è unladro! - ripeteranno quelli del paese .E sarà fuggito da tutti . Ma poi ciò chefa paura è la parola dello Spirito Santo :"/ ladri non entreranno in paradiso" .Sapete quanta roba ci può stare dentroun occhio? nemmeno una paglia . Eb-bene così è dei paradiso . Lassù nonentra neppure una paglia di roba deglialtri. Se uno morisse con un ago solorubato, questo basterebbe per non la-sciarlo entrare subito in paradiso . Èvero che un ago è furto da poco, main purgatorio lo pagherebbe caro .E poi il ladro ha un bel confessare ilsuo peccato : non sarà mai perdonatofinché non abbia restituito; ben intesoche egli possa restituire e che si trattidi un furto grave. E state attenti perchémolte materie leggere a poco a pocoformano materia grave. Oggi due soldi,domani una cravatta, poi un quaderno,poi un libro : si fa presto a prepararsiun conto serio al tribunale di Dio.Dunque, se non vogliamo esporci alpericolo di essere disonorati presso tuttie non vogliamo aggravarci la coscienzastiamo bene in guardia a non toccarenulla che non sia nostro . La roba deglialtri dobbiamo considerarla come il fuoco .Se una scintilla ci viene addosso, lascotiamo subito . Così se vediamo pressodi noi qualche cosa che non sia nostra,sia anche un pennino, una matita, la-sciamola dov'è . Abbisognate di qualchecosa? domandatela ai compagni : sonoabbastanza graziosi per darvela. Delresto ci sono i superiori : essi vi provve-deranno quanto vi sarà necessario».(Voi . VI, 353) .

I ragazzi che rubano si possono dividerein tre categorie .La prima categoria è quella dei ra-gazzi che rubano perché si trovanonell'occasione . In un collegio sale-siano avevano comperato un cesto dimele e lo avevano collocato nella di-

spensaspensa presso la finestra aperta . Ed ecco,dopo un'ora, tutte le mele scomparse .La suora della cucina vede Don Bosco,che era là di passaggio, e gli dice :« Sa, padre, che cosa ci han fatto i ra-gazzi questa mattina? Avevamo prov-veduto un po' di belle mele per il pranzodegli ospiti e ce le hanno rubate tutte» .E Don Bosco, con la sua calma abituale :«Il torto non è dei giovani ma vostro .Ricordatevi di non mettere mai i giovaninell'occasione di commettere qualchemancanza : ecco il nostro sistema pre-ventivo » . íLa seconda categoria è quella deiragazzi che rubano per debolezza dicarattere . Qualcuno ruba trascinato espinto da un compagno; qualcun altroruba perché non sa resistere alla vogliadi impadronirsi di oggetti che gli piac-ciono e che gli fanno gola . Il compitodegli educatori non è quello di svergo-gnare il ragazzo e nemmeno di condan-narlo . Occorre fargli prendere coscienzadel fatto che viene a ledere altre persone .E se i suoi compagni sono dei cattivicompagni, bisogna fare in modo che iloro rapporti si tronchino . Il ragazzo vaaiutato a restituire oppure a rimborsarecol suo lavoro quello che ha rubato .

saLa terza categoria è quella dei ra-gazzi che rubano sotto l'effetto diun impulso irresistibile, spesso pre-ceduto da qualche ora o da qualchegiorno di un'angoscia indefinibile .È frequente il fatto che l'angoscia inde-finibile venga sostituita dal timore divenir colti sul fatto . Molto spesso il ra-gazzo-ladro (di questa seconda cate-goria) ruba il medesimo tipo di oggetti

i dei quali poi nemmeno si serve . Sonofurti morbosi: L'angoscia rivela che ilragazzo ruba per compensarsi o per ven-dicarsi di un affetto che gli manca daparte dei genitori . Per esempio, dal giornoin cui la mamma comincia a lavorarefuori casa, Giorgio comincia a rubare.Graziella, a cui la mamma impedisce diinvitare per qualche ora le sue amichein casa, sottrae denari per comperarecaramelle che poi distribuisce a scuola ;quando la mamma le dà il permessodi ricevere le compagne in casa, i furticessano .

Con i ragazzi che rubano non c'èche un comportamento da tenere,da parte di genitori ed educatori :quello di Don Bosco . Sul piano mo-rale, bisogna portarli al soprannaturale,educarli a prendere coscienza e a ri-conoscere i propri falli ; sul piano edu-cativo bisogna formarli a sentire orroreper il furto, e mostrargli, nonostantetutto, fiducia, comprensione e affetto,come faceva Don Bosco . 11

«S

e sapeste quanti stenti ho sofferto per diventarechierico! Ho sempre avuto bisogno di tutto e di tutti

per andare avanti », confessò un giorno Don Bosco .Divenuto poi Sacerdote, lavorò tutta la vita per levocazioni : furono varie migliaia i Sacerdoti religiosi odiocesani che uscirono in qualche modo dalle Case diDon Bosco, prima della sua morte. « Mentre noi stiamoper disfarci dei religiosi e impedire le vocazioni eccle-siastiche, Don Bosco ci fabbrica i preti a vapore sottoil naso! », dovette esclamare con disappunto un com-missario regio.

Oggi i Salesiani continuano con impegno la sua opera .Anche quest'anno saranno più di trecento i nuovi Sa-cerdoti che, con l'entusiasmo proprio degli inizi, an-dranno a lavorare nelle Case di Don Bosco .Mi sono incontrato con un gruppo di loro : sono gli

studenti dell'Ateneo Salesiano di Torino ; quasi tuttisono stati ordinati nella Basilica di Maria Ausiliatriceil 3 aprile .

L'allegria non manca : uno di loro, alto e biondo,ha la battuta facile e riscalda l'ambiente . Don Am-brogio, un autentico « fusto », è stato alcuni anni nellacasa di rieducazione di Arese, come assistente-inse-gnante ; altri due portano la nota di colore : provengonodalla Repubblica Dominicana .

La . . . contestazione per alcuni è cominciata moltoprima del Concilio : qualcuno per poter diventare Sa-cerdote ha dovuto lasciare patria, parenti, casa : altriincontrarono particolari difficoltà nel distacco dalla fa-miglia (ma oggi - dice scherzosamente uno di questi -i miei genitori sono più contenti di me!) . Più di unoha lasciato un lavoro ben retribuito e una promettentecarriera : Don John era collaudatore di aviogetti ; DonJaroslao costruiva radioriceventi .

« Com'è che vi siete decisi per il Sacerdozio? » do-mando loro .

Mi risponde Don John : « Da giovanotto cercavo difare il bene quasi da solo : volli allora tentare di vivereil mio cristianesimo in gruppo . Dapprima accettaiqualsiasi apostolato del dopolavoro che mi veniva affi-dato dalla mia parrocchia . l a una domenica mi decisia parlare col mio parroco del mio avvenire : proprioquella domenica però si era dovuto assentare ed erastato sostituito da un altro sacerdote. Avevo deciso diparlare e lo feci ugualmente con quel sacerdote . Dopodue minuti di colloquio, mi disse : "Penso che dovrestidiventare sacerdote" . Avevo 23 anni : decisi immedia-tamente che quella sarebbe stata la mia strada» .

Don John proviene da Londra e degli Inglesi hatutta la meticolosità e il senso di dignità . Cordiale eben visto da tutti, in breve tempo ha intrecciato rela-zioni con molte famiglie inglesi abitanti a Torino,prendendosi cura della formazione spirituale dei loro figli .

Per Don Jaroslao la cosa fu meno facile . Don Jaroha superato da un pezzo la trentina. Alto e robusto,dalle abitudini tipicamente nordiche, ovunque si èreso famoso per le sue genialità inventive . Gli amicidicono che sa fare di tutto . La sua terra, al confinedell'Austria, è attraversata dal Danubio; alle spallesorgono i Piccoli Carpazi. Dalla sua terra ha ereditatoil temperamento forte e la costanza . « In un primotempo furono i miei genitori a opporsi, preferendo checompletassi prima i miei studi tecnici ; poi, quando

12 tutte le case religiose erano ormai passate sotto il con-

Tra i neo-sacanche un exdi aviogetti

erdoti

collaudatore

trollo dello Stato, fui rifiutato due volte dal Seminario(mi dicevano che non conoscevo abbastanza il latino!) .Nel 1964, durante una gita turistica a Vienna, decisidi non fare più ritorno a Bratislava e partii per To-rino : volevo diventare sacerdote e sacerdote salesiano» .

John e JaroSia Don John che Don Jaro parlano un italiano ap-

pena comprensibile, ma le loro parole mettono a con-tatto con esperienze particolarmente interessanti .

Don John ha fatto il servizio militare nell'aereonau-tica come tenente aviatore . In qualità di istruttore-pilotadovette volare spesso : « I changed heaven for Heaven! »(Ho cambiato il cielo col Regno dei Cieli!), dice conun sorriso . Egli è laureato in fisica nucleare e primadi decidersi per il sacerdozio lavorava come collauda-tore di aviogetti nella Bristol-Sidley (ricorda ancoracon molta soddisfazione di aver collaudato il motoredel G .91 della Fiat) .

Don Jaroslao da ragazzo frequentava l'Oratorio sa-lesiano e suonava il bombardino nella piccola banda .Finito il servizio militare, si impiegò in una fabbricadi radioriceventi : aveva ormai l'età giusta e pensavacon una certa serietà al matrimonio, ma l'ideale delsacerdozio gli affiorava sempre e non lo lasciava in pace .

« Dal momento della decisione a oggi - dico loro -è passato molto tempo . Non avete esitato a diventaresacerdoti, oggi in cui il prete sembra in crisi ? Nontemete di potervi sentire a disagio in una via che moltidefiniscono dura e difficile ? » .

« Non mi piace troppo questo modo di parlare tipi-camente giornalistico! », dice Don John sorridendo . Inogni caso di fronte ai dubbiosi mi sento sempre piùdeciso a rimanere sacerdote fino alla morte. Provi arivolgere queste domande a San Paolo : cosa rispon-derebbe ? « Non abbiate uno zelo pigro, siate ferventi dispirito, servite il Signore. Gioite nella speranza, siatepazienti nelle prove, perseveranti nella preghiera . . . » .Questo è ciò che dice San Paolo nel capitolo 12 dellaLettera ai Romani . Spero non le dispiaccia che la pensianch'io così » .

Anche Don Jaro non parla volentieri della crisi delprete, almeno di quella degli altri. « Per me - dice -nei periodi di crisi devo sempre affrontare problemidi fede. Il fondamento di ogni decisione è la fede . Senon si crede nella vita eterna non ha senso farsi prete! » .

« Se si intende però per crisi la soluzione del problemadell'inserimento del sacerdote nella società d'oggi, losappiamo tutti che è necessario uno sforzo di aggior-namento » .

Con giugno, dopo aver terminato i loro studi teo-logici, questi nuovi sacerdoti faranno ritorno alle re-gioni d'origine . Don John ritornerà a Londra per in-segnare nella scuola di Chertsey, che comprende pa-recchie centinaia di allievi tra ragazzi e ragazze ; viinsegnano Salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice e al-cuni insegnanti laici . Don Jaro vorrebbe ritornare inCecoslovacchia al più presto, ma per ora rimane a fareun po' di esperienza pastorale in Italia e lo fa volen-tieri, perché vuole rimanere a contatto con la storiadella Chiesa dal centro della cristianità : « Non c'èniente da fare - esclama - il centro del Cristiane-simo è Roma! ».

U. D. 13

I l1 porto di Hong Kong è un bru-lichìo di traghetti, di rimorchiatori,

di navi da carico grandi e piccole .Le scavatrici sulle colline mordonola roccia per fare spazio a grattacielie a edifici sempre più grandi . « Frabreve tempo - mi dice don Lo-mazzi - un tunnel gigante colle-gherà l'isola alla terraferma» . In-tanto una fiumana di bimbi scuricon gli occhi a mandorla si affaticanosui banchi delle scuole a impararegli strani ideogrammi cinesi . A HongKong impera la frenesia del lavoroe del commercio . Tutti gli adulti aHong Kong (dal pescatore di Aber-deen che vive su una giunca, al ric-chissimo banchiere di Queens Street,che manda i suoi figli a perfezionarsia Londra) sono quasi messi allafrusta da una stessa aspirazione eansia : far denaro nella maggiorequantità e nel più breve tempo pos-sibile. Praticamente Hong Kong nonconosce disoccupazione . Anche neglialveari dei profughi, che da pocohanno attraversato la rigida cortinadi bambù, vedo che una ciotola diriso condito di soia c'è sempre perognuno .

« La vocazione storica e geograficadi Hong Kong è sempre stata quelladi far denaro », mi dice ancora donLomazzi. Quando, nel 1842, il trat-tato di Nanchino riconobbe la sovra-nità inglese sull'isola di Hong Kong,a Londra imprecarono contro quelminuscolo pezzo di territorio e l'am-miraglio Elliott che aveva comandatola spedizione inglese nella guerradell'oppio venne destituito . Diciot-t'anni dopo, con l'acquisto di Kow-loon, cominciò il decollo economicodi Hong Kong . Le cifre dell'esplo-sione demografica sono significativenel 1937 la popolazione di Hong Kongera di un milione e mezzo di persone ;nel 1945, alla fine della secondaguerra mondiale, era scesa a 6oo .ooo .Oggi ha superato i quattro milionidi abitanti . Appena trentamila sonoi bianchi che vivono in città .

Appuntamento conPadre MelisDon Silvio Lomazzi, mentre miconduce a un appuntamento conPadre Melis, il miglior sinologo diHong Kong, mi parla della sua sca-pigliata giovinezza in Lombardia :« Il Signore mi ha fulminato comePaolo sulla via di Damasco e mi hasospinto qui in Asia». Sorride men-tre guida la macchina con superlativascioltezza nel traffico caotico della

14 città. « La patente di guida l'ho

Fra i irogatii Hong Kong

Don CARLO DE AMBROGIO

presa sotto i comunisti a Shangai .Un esame di estrema rigorosità. Hantentato di tutto per bocciarmi» . Econtinua a sorridere mentre emer-gono i lontani ricordi di tempi indi-menticabili .

Eccoci da Padre Melis . PadreMelis è un giovane sacerdote gesuitache vive a Hong Kong dopo esserestato alcuni anni in Cina . Nato inSardegna, ha sempre sognato di fareil missionario in Asia . Partito a pocopiù di vent'anni, riuscì in parte arealizzare il suo sogno . Poi gli toccòvenir via. Padre Melis parla e scriveil mandarino come un cinese coltoe un intellettuale . Questa sua cono-scenza gli serve per ascoltare al mat-tino e alla sera le stazioni radio cinesie trascrivere ciò che ascolta . Il suostudio in Robinson Road è un pic-colo arsenale di apparecchi radio edi registratori. La sua biblioteca èuna collezione di volumi che scre-mano le notizie più significative dellaCina. Con quella folta messe di in-formazioni pubblica un settimanaleassai serio, dal titolo China NewsAnalysis : è scritto in un inglese dellapiù pura grana . Non vi trovo unpollice di adipe ; anche gli aggettivisono dosati . Mi dicono che la CIA

degli Stati Uniti è meno informatadi lui. Lo aiutano altri due sacerdotiche parlano il mandarino ed è unadelle pochissime persone che sap-piano al di qua della Cina quello cheveramente accade in Cina . Soppesale parole, e mentre ci offre un caffè,parla con voce dolcissima, baritonale.

Padre Melis Dall'ascolto della ra-dio cinese concludo che in Cinaregna spesso il caos . Il 98 per centodella popolazione qui a Hong Kongè cinese. Se Mao non si è ancoraripreso Hong Kong è per tre ragioni .La prima è che ha cose più importantida fare che perdere tempo dietro aun pugno di cinesi in massima parteevasi dalla cortina di bambù . Laseconda è che da un punto di vistamilitare e strategico Hong Kong noncostituisce alcuna minaccia . La terza,e più importante, è che Hong Kongfa più comodo e vantaggio alla Cinadi quanto faccia comodo agli inglesi .L'analfabetismo è incredibile qui aHong Kong. Il governo inglese pensadi instaurare l'insegnamento elemen-tare obbligatorio, ma la spesa sarebbetale da rompere le gambe all'eco-nomia. La massa cinese di Hong

Kong è amorfa. Chi si occupa dellapovera gente? So una cosa : che inegozi comunisti vendono tante sta-tuine di Mao . Io credo che non cisia famiglia a Hong Kong senza lastatuina di Mao . I cinesi di HongKong vogliono in qualsiasi eventua-lità comperarsi Mao. I cinesi, sa,sono previdenti : pensano sempre alfuturo .

Don Lomazzi Mentre mi riaccom-pagna dopo l'incontro con PadreMelis, mi parla del suo apostolatofra i drogati di Hong Kong . Me nedà una cifra approssimativa : i dro-gati sono circa ioo .ooo. Mi informa :« A Hong Kong, e precisamente sullapenisola di Kowloon, sorge unacasbah di cinque blocchi di case, dovevivono oltre diecimila intossicati chel'oppio ha condannato a morte. Nonci crede? La droga è diffusissimasoprattutto fra i tassisti . Conoscouna bimbetta cinese di tredici anni ;morirà, non c'è più niente da fare ;è drogata all'ultimo stadio. Ragaz-zine come quella stendono la manoa chiedere l'elemosina per vivere,ma soprattutto per comperarsi ladroga (droga leggera e droga forte,poco gliene importa) fanno di tuttoper averla ; vivono giorno e notte inpreda alla droga. La prima espe-rienza è deludente, come la primasigaretta. Si comincia con la mari-juana, la più debole delle droghe,ma a poco a poco la marijuana nonbasta più ; si ricorre agli allucinogenie poi ci si accorge di essere perduti erovinati : a pezzi, glielo dico io . Alladomenica vado a svolgere il mio apo-stolato nell'isola di disintossicazione .È una pena vederli, poveri allucinati!Li conforto, parlo al loro cuore, cercodi fargli coraggio. Mi promettonotante cose : che appena fuori non sidrogheranno più, che non andrannopiù nelle fumerie . Ci crede ? Nienteli tiene, nemmeno i legami del sangue .Hanno un prepotente bisogno dimutare se stessi, nel tentativo illu-sorio di trovare la pace, una piacevoledistensione, l'euforia . Mi fanno tri-ste, quei giovani. L'animo di tantidi questi giovani cinesi di Hong Kongè vuoto, povero, desertificato . Sisentono tremendamente soli, sentonoil mondo grigio, un mondo che esaltail piacere brado, immediato, il de-naro, il lusso . P, triste vedere cheragazzi e ragazze di Hong Kong,spesso di io, 13, 15 anni, si faccianoiniezioni di eroina, di morfina, sidiano a fumare oppio e marijuana,peggio ancora a procurarsi visionicolorate e allucinate con l'acido liser-gico e la mescalina : è in definitiva unasfida al sistema di corsa al denaro, 15

Negli oratori dei salesiani e delle Figliedi Maria Ausiliatrice a Hong Kongcentinaia di ragazzi trovano nella gioia enell'affetto degli educatori la difesa piùefficace contro i pericoli della strada .

un'evasione da una spirale di irri-tazione e di insoddisfazione . L'etàgiovane della droga, gli psicologi lachiamano la « cortina dei tredicianni », i fisiologi la chiamano « l'etàdelle alte e basse maree ormoniche»,gli educatori « l'età dell'allontana-mento affettivo fra genitori e figli » .Centomila drogati a Hong Kong : èuna nevrosi colossale . In prevalenzasono giovani : una protesta tremendacontro una società in decadenza . Ladroga è il sintomo di una malattia .

16 Perché me ne occupo come prete?

Avevo compreso che la società trat-tava i drogati come esseri viziosi,non come malati da ricuperare . Midicevano persone assennate : la cli-nica migliore per i drogati è ancorala prigione . Non mi faccio illusioni :per quanto la legge possa esseresevera e repressiva, non riuscirà maida sola a smontare il fenomeno drogae la sua diffusione . Ci vuole Dioquesto è tutto . Ecco perché mi sonoinserito nel circuito della droga : perfar saltare gli anelli della morte permezzo della grazia di Dio e dellaParola di Gesù. Evangelizzare? Macerto. Ai drogati, alla domenica,parlo di Lui, del Signore . Soprat-tutto con i cattolici e i protestanti .I pagani si interessano anche loro .Si possono ricuperare i drogati? L'im-presa è difficile . Nell'isola di disin-tossicazione si punta sulla disassue-fazione rapida : prelevano sanguedalle vene, che contiene una quantitàinfima di tossico, e lo riiniettano nelmuscolo, al posto della droga quo-tidiana ; oppure interrompono im-mediatamente la somministrazionedella droga. La convalescenza deidrogati è il periodo più delicato dellacura . È facile che ci ricaschino : hannoun prepotente bisogno di libertà,psicologicamente gli ex-drogati sonofragili, esposti a ogni suggestione .Mi sono convinto di una cosa : il dro-gato è uno che evade sempre, chesfugge la società . Non si sente ac-colto, non si sente amato, e perciòscappa . Un giovane, quando non èamato, scappa . Specialmente se èferito, scappa. Una società, comequella di Hong Kong, che non ama,genera per necessità la fuga di moltigiovani . Non importa se tale fugaè reale, può essere una fuga, un'eva-sione interiore, che è peggio .

Don Lomazzi con una brusca fre-nata dinanzi all'ultimo semaforo diPokfulam Road mi ha riportato inCasa Ispettoriale, dove c'è l'ispettorecinese don Machuy ad attendermi ::don Machuy è di un'estrema gen-tilezza e bontà. Mentre attende ilfuoco verde di via libera don Lo-mazzi mi dice : «Dal di dentro co-mincia la disintegrazione dei giovanidrogati di Hong Kong, dal di dentrocomincia la loro fuga . Il giorno incui riescono di nuovo a sentirsi amati,tutto cambia, è una risurrezione .Solo l'amore genera amore . Per que-sto io vado ogni domenica a portargliLui, che è l'Amore » . E mentre scendedalla macchina e si avvia all'ascen-sore, don Lomazzi ripete sottovoceuna frase di San Giovanni : « Noiabbiamo creduto all'Amore » .

Alla «(

C'è in Caracas un sacerdoteper minorenni delinquenti . Scon il sacerdote salesiano èdano Don Bosco con i rasistema preventivo quando

ìenerala» come Don Bosco

salesiano che presta assistenza ai ragazzi di un istituto)no assassini, rapinatori, violenti, ladri, drogati . A contattosbocciata una fioritura di episodi e situazioni che ricor-lazzi della « Generala », e riconfermano la validità delvissuto con fedeltà e dedizione .

L'edificio destinato alle punizioni è stato demolito . Iragazzi giocano attorno alle cancellate con i chiavi-stelli arrugginiti, rimaste sul posto come monumento .

Don ENZO BIANCO

L o chiameremo Pablito (i motivi per nascondere lasua identità appariranno presto evidenti) . Era un

ragazzotto di 16 anni, robusto campagnolo, tranquilloe affettuoso, legatissimo alla sua famiglia . Lavoravacome commesso e a sera studiava da radiotecnico . Poiaccadde il fattaccio : un giovinastro gli uccise una so-rella e lui, Pablito ragazzo tranquillo e affettuoso, nonci vide più. Imbracciò il fucile e si appostò . Gli vennea tiro il padre dell'assassino e lo freddò con una fuci-lata. Fu arrestato, e perché era minorenne fu avviatoalla « Casa di osservazione per ragazzi » di Caracas.

Così vuole la legge del Venezuela . Il « Consiglio ve-nezuelano del bambino » ha ottenuto dalla legge che iminori prima di affrontare il tribunale vengano tenutisei mesi sotto osservazione da un gruppo di studiosi,i quali al termine del periodo invieranno ai giudici undossier con i dati raccolti, le conclusioni e le raccoman-dazioni del caso .

Pablito nella « Casa di osservazione » a poco a pocotornò il ragazzo tranquillo di prima . Collaborava con itecnici che lo interrogavano, strinse amicizie con ilcappellano, s'incontrava sovente con lui. Otto mesidopo il suo ingresso, il gruppo dei tecnici rilasciò undossier molto positivo a suo riguardo, e il tribunaledei minorenni sentenziò che Pablito - non ostanteavesse ucciso - non meritava il carcere e poteva tor-nare in pace a casa sua .

Pablito tornò a casa sua, ma non si trovò in pace .Dalle sue parti, in una natura selvaggia, sangue chiamasangue : le famiglie si distruggono a vicenda . Pablitopresto si accorse di essere pedinato dai congiunti dellapersona che aveva ucciso, si rese conto che se loavessero sorpreso solo lo avrebbero fatto fuori . Si pro-curò una pistola e fuggì . Viveva braccato e spaventato,non era una vita .

Qualcuno informò di queste cose il cappellano, chefece la valigia e partì a cercarlo . Tre giorni il cappel-lano dovette girare : Pablito si era rifugiato nella Gua-yana a sud dell'Orinoco. Lo rintracciò, lo ragionò alungò e lo convinse a tornare alla «Casa di osserva-zione ». Qui lo sottoposero a intensa psicoterapia, glidrenarono l'anima da tutti i rancori che covava, lo ras-serenarono, e dopo tre mesi lo rimisero in libertà . Manon doveva più tornare a casa, era troppo pericoloso,e gli trovarono un'occupazione in Caracas .

Ora Pablito è finalmente libero, e lavora sicuro etranquillo. Periodicamente va a farsi vedere dal gruppotecnico. Soprattutto s'incontra volentieri con il suocappellano che era andato a cercarlo in capo al mondo .

Il suo cappellano : un giovane sacerdote salesiano cheda quattro anni lavora in mezzo ai ragazzi sfortunaticome Pablito, per restituire loro un po' di speranza .

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Ladri, assassini, violenti, drogatiIl cappellano : don Ivan Simmons, cognome di ori-

gine scozzese, è nato a Caracas nel 1934 e cresciuto- lui e la sua vocazione salesiana - nell'oratorio diSarría . Ha studiato in Italia e in Guatemala, ora staterminando l'università statale .

All'inizio, nella « Casa di osservazione », il cappellanonon c'era, neppure era previsto nei quadri direttivi . Ela « Casa» aveva tanti aspetti in comune con il carcere,compresa la cella di rigore con le sbarre e i catenacci .Poi cambiò il direttore, venne un cristiano tutto d'unpezzo come se ne incontrano in Venezuela, conoscitoredel sistema preventivo di Don Bosco, e volle il cap-pellano. Ma doveva essere salesiano . Ora l'edificio de-stinato alle punizioni è stato demolito ; alcune cancel-late con i chiavistelli arrugginiti sono rimasti sul postocome monumento, e i ragazzi vi giocano attorno .

Il cappellano dapprima prestava le sue cure alla casasolo nei giorni festivi, ma non poteva realizzare molto .Don Simmons, quattro anni fa, ottenne di fare tre visitealla settimana oltre la domenica, poi si vide costretto afarsi vivo ogni giorno, ora ci va anche due volte algiorno. I suoi protetti sono i delinquenti minorenni . Arri-vano con un procedimento penale a loro carico, accusatidi almeno una di queste colpe : omicidio, rapina a manoarmata (sovente sono spinti a delinquere da adulti,anche per motivi politici), atti di violenza, il furto(è la colpa più frequente), la droga (tre ragazzi su quat-tro hanno conosciuto la droga, anche se sono finiti lìper altri motivi ; hanno usato marijuana, qualche voltacerti medicinali che chiamano genericamente «ciba »dal nome del laboratorio farmaceutico che li produce) ;e ancora : la fuga da casa e l'inadempienza scolastica(preferiscono imparare sul marciapiede) .

A questi poveri ragazzi moralmente a terra, don Sim-mons va a parlare di uno sconosciuto : Gesù Cristo .Suo compito - delicatissimo - è perfezionare sulpiano morale e religioso un lungo lavorio di ricostru-zione umana che un'équipe di esperti sta conducendocon estrema pazienza . Più di cento adulti lavoranocon varie mansioni attorno ai duecento ragazzi della« Casa» : l'assistente sociale, lo psicologo, lo psichiatra,il medico, l'odontoiatra, il maestro di scuola, i capidei laboratori, i sorveglianti, eccetera .Mentre l'équipe dei tecnici studia il caso del ragazzo,

egli viene impegnato sul piano scolastico (quasi sempreha da finire le elementari), e frequenta corsi di prepa-razione professionale (pittura industriale, elettricità, fa-legnameria, carpenteria, barbieria, giardinaggio) .

I ragazzi sono divisi in gruppi di 30-35, secondo l'etàe la pericolosità . Quelli di sicuro affidamento fannoparte dei gruppi « porte aperte », ai quali come segnodi fiducia vengono davvero lasciate all'interno dell'isti-tuto aperte le porte . Premiati con fiducia ancora mag-giore sono i «gruppi di sei », che passano il tempo li-bero in un ampio soggiorno tutto per loro, con libri,giradischi e televisione .

Li ho visti, tutti questi ragazzi, in piena ricreazionenei campi da gioco : sorridevano e salutavano, cordia-lissimi . Ladri, assassini, violenti, drogati . Faticosamenteintenti al loro lavoro di ricostruzione .« Quando entrai qui - mi racconta don Simmons -

mi resi conto che prima di parlare a questi ragazzi diDio era necessario conquistarmi la loro amicizia» .Esatto : anche Don Bosco faceva così .

Premiati con fiducia anche maggioresono i «gruppi di sei » che passano iltempo libero in un ampio soggiorno tuttoper loro, con libri, giradischi e TV .

« Arrivavano da ambienti lontani da Dio - prosegue-,dove il sacerdote era visto molto male . Dovevo conqui-starmi la loro fiducia. E anche quella del personale » .Ne andava di mezzo l'efficacia del suo lavoro, ed eccocome don Simmons c'è riuscito .

Anche Don Bosco faceva così« Formai - racconta - un gruppo di persone esterne

all'istituto che mi aiutassero in varie iniziative . Adesempio, per i compleanni dei ragazzi . Una volta almese, verso la fine, scelgo un giorno e organizzo unafesta per quelli che compiono gli anni in tale periodo .Diverse signore di Caracas hanno accettato di fare da«mamme » a questi ragazzi ; cinque o sei di esse, perquesta circostanza, preparano piccoli regali, una torta,dei dolci. Alla festa partecipano i 15-2o ragazzi da fe-steggiare, più altri particolarmente soli e bisognosi diconforto. Siamo una cinquantina ogni volta . La festaha una portata che va al di là del semplice gesto : questiragazzi che si sentono puniti dal mondo degli adulti,nel trovarsi così ben accolti da queste signore, trattaticon amicizia e senza prevenzioni, tornano con la sen-sazione di non essere stati rifiutati dalle società, dipoter ancora tornare un giorno a vivere a testa altacome gli altri » .

E provano gratitudine per il loro cappellano . Ilquale organizza anche gite di una giornata . La metasovente è una casa salesiana, con il campo di calcio,la piscina, la sala cinematografica . I ragazzi potrebberoscappare, come quelli della Generala a Torino, ai tempidi Don Bosco. Ma come non scappavano allora, nep-pure questi scappano. Don Simmons dimostra fiduciain loro ed essi si comportano con lealtà .

I ragazzi sanno di avere nel cappellano un amico,

e vanno da lui a parlargli. Un colloquio che a voltenasce spontaneo per l'iniziativa stessa dei ragazzi, chealtre volte viene accettato volentieri su proposta delcappellano . Don Simmons dispone, accanto alla cap-pella moderna, di dne stanzette : un salotto d'attesain cui i ragazzi trovano sovente qualche sigaretta, el'ufficio . I ragazzi si mostrano molto sinceri, non hannodifficoltà a raccontare i loro trascorsi, sentono quasi ilbisogno di esporre il fattaccio della loro vita per rice-vere un conforto, un consiglio .

«Faccio parte anch'io del gruppo tecnico - spiegadon Simmons. - Quando si discute un caso per la dia-gnosi, ci sono presente anch'io. Per questo evito diconfessare i ragazzi, se non ne sono richiesto diretta-mente da loro. Ma faccio in modo che i confessorinon manchino mai » .

Don Simmons è riuscito a portare questi ragazzi aun buon livello di vita sacramentale. La domenica c'èla messa, ci vanno tutti, senza bisogno di tante esor-tazioni. Non tutti i ragazzi hanno il battesimo, e ilcappellano li prepara . Così per la cresima, così per laprima comunione. Sono occasioni, queste, per unacatechesi personale e comunitaria molto efficace . Esempre, in queste occasioni, una festicciola, per con-tagiare il —materiale" con la gioia dello spirito . AncheDon Bosco faceva così .

Ricostruirli dall'internoA poco a poco si compie in questi ragazzi una pro-

fonda trasformazione . Alcuni di essi sono tarati, anor-mali, afflitti da paurose infermità mentali :-, 'è moltodifficile influire su di loro . Ma in maggioranza sonostati traviati dall'ambiente pessimo in cui vivevano,dai cattivi esempi dei genitori e dei compagni, rima-

nendo in fondo ragazzi normali . Su di essi il lavorodegli educatori specializzati ha molta efficacia, e la ri-finitura nello spirituale, operata dal cappellano, portaa una profonda trasformazione di mentalità .Don Simmons non nasconde le sue preoccupazioni

per il futuro di questi ragazzi . «Quando usciranno diqui - dice - il tribunale dovrà scegliere tra il car-cere e la famiglia . Se entreranno in carcere, troverannoun ambiente tale che quasi sempre ne escono poi ro-vinati per tutta la vita . Del resto, se sono ragazzi pe-ricolosi, non li si può certo restituire alle famiglie . Epoi raramente la famiglia rappresenta per questi ra-gazzi una buona soluzione ; in pratica si ritroverannonello stesso ambiente che li aveva già spinti al maleuna volta » .

Non rimane che ricostruire questi ragazzi dall'in-terno il più possibile, per renderli capaci di sceltelibere e responsabili . A questo mira quel clima da « si-stema preventivo » che è stato introdotto alla « Casadi osservazione » . Nei loro gruppi vengono avviati aforme di autogoverno, con distribuzione di cariche eresponsabilità. Così i ragazzi si abituano a rispettaregli altri. Quando giunge un ragazzo nuovo, non cisono secondini che gli infliggono un regolamento car-cerario, ma i suoi compagni gli spiegano i suoi doveri•

i suoi diritti, e lo introducono a vivere fraternamentein comunità . Sul piano religioso i ragazzi sono liberi,•

ciò li aiuta a compiere scelte valide perché volontarie .Questa maturazione interiore è documentata dal-

l'episodio di Carrasquero. Vicino a questa città, versoil confine con la Colombia, sorge una scuola agrariasalesiana. Lì l'estate scorsa don Simmons ha condottoalcuni di questi ragazzi per una vacanza . «Erano set-tanta - racconta -, e siamo rimasti ventidue giorni .Eravamo ad assisterli in due sacerdoti, tre chierici edue maestri. Nessun secondino . C'erano ragazzi pe-ricolosi : cinque omicidi, nove o dieci colpevoli diaver rapinato a mano armata, ecc. Organizzammo unaccampamento estivo, con attività sportive e anche diistruzione. I settanta si comportarono come ragazzinormali. Un solo ragazzo si assentò, durante il viaggiodi trasferimento, quando passammo nella città di Coro .Era la sua città, vi aveva la sua famiglia, da tanto nonla rivedeva, non resistette . Ma poi tornò, spontanea-mente . E fu tutto. Avessero voluto fuggire, lo avrebberopotuto fare in qualsiasi momento . Sapevo che arri-schiavo grosso, ma lo aveva fatto anche Don Boscocon i ragazzi della Generala . Non me ne sono pentito,•

quest'anno ripeteremo l'esperienza » .La maturazione interiore dà i suoi frutti per molti

ragazzi tornati in libertà . « In questi giorni - raccontadon Simmons - è venuto a trovarmi un ragazzo . Midisse che desiderava studiare, per migliorare un pocola sua situazione. Mi chiese di aiutarlo . Gli suggeriiun corso di dattilografia, e fu d'accordo . Gli ho tro-vato un benefattore che gli pagherà le spese della scuola » .Questo ragazzo fu raccolto delinquente e viene resti-tuito maturo alla società .

« Tornano a salutare i loro antichi maestri . Tornanocon la stessa frequenza dei ragazzi che hanno lasciatoun collegio normale. A volte li incontro per le strade,mi corrono incontro pieni di gioia e dicono se noncon le labbra almeno con gli occhi la loro gratitudine » .Don Simmons è la prova evidente che il sistema

preventivo è valido ancora oggi, e perfino con queirifiuti di società che chiamiamo delinquenti .

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DOCUMENTI SENZA COMMENTI

Lettera a una suora

Cara sorella, questa è l'ora dellacroce. Qualcuno l'ha meritata perchéha trascurato alcune adempienze dilegge, ciò che è considerato un reatoe che può avere conseguenze dannoseper i bambini . E dove c'è colpa etrascuratezza bisogna accettare lapena. Ma questa è pure un'ora incui viene processata l'idea evange-lica del servizio del prossimo comese noi fossimo tutti infedeli, come seun'immensa cloaca di vizio e di di-sordine si nascondesse là dove deipreti o delle suore accolgono deibimbi. Si ha l'impressione che certeforze politiche non tentino solo diriformare ciò che non va, ma di eli-minare la presenza religiosa nel campoeducativo e di statalizzare il settoredell'assistenza infantile .

Il ministro della sanità, se le in-formazioni dei giornali sono veritiere,avrebbe dichiarato : « Intendo pro-porre lo scioglimento dell'OMNI eassieme degli istituti privati e reli-giosi di ricovero per bambini». L'ono-revole Mariotti non è nuovo a inten-zioni del genere. Ha già dimenticatodi dire almeno grazie alle suore ealle istituzioni caritative cattoliche,quando passò la riforma sanitaria,quasi che l'avvento della giustiziadovesse segnare la fine della carità .Ed è stata appunto la carità che

spinse nel passato a far sorgere tanteopere di misericordia. La Chiesa hauna benemerenza storica, di cui qual-che parte politica vuole ora cancellareil ricordo e la realtà . Nella tua lettera,cara sorella, mi dici che nel tuo asilole mamme pagano tremila lire almese, e che con questa somma viendata la minestra ai bambini, tuttal'assistenza educativa, e per voi avan-zano is mila lire al mese. Il contri-buto dello Stato è servito per ripa-rare lo stabile e per qualche bam-bino che non può dare nemmeno lamisera somma della retta . Mi pareche, se di sfruttamento si deve par-lare, questo sia delle suore!Lo Stato ha approvato una legge

della scuola materna che tarda ad

Cara sorella, ho fermato l'occhioe il cuore sulle tue parole desolate :« È venuta la polizia nel nostro asilo,come se fossimo dei delinquenti,degli sfruttatori, delle donne dalcuore di sasso. Non avevamo unpezzo di carta con cui l'OMNI devedichiarare l'idoneità dell'edificio edel nostro lavoro. Siamo state accu-sate, dobbiamo sceglierci un difen-sore, andremo in tribunale . E in-tanto la stampa presenta i nostri asilicome dei lager e io, quando esco equando mi presento alle mamme, hol'impressione che mi dicano quelloche viene ripetuto da qualche gior-nale, e cioè che non vogliamo beneai bambini perché non siamo spo-sate, perché non siamo mamme» .

Non sei l'unica che mi ha scritto .Un'altra sorella, che vive giorno enotte con delle bambine raccoltedalla strada, mi ha narrato la sua an-goscia per l'ispezione improvvisa,come se là ci fossero delle tortura-trici, e non delle giovani che hannoscelto la via del sacrificio e dellagenerosità per fare da mamma a chila sua ce l'ha sui marciapiedi . E adaccusarla di uno schiaffo, che poiera stato uno scappellotto dopo unagiornata di pazienza senza fine, oltrelo spasimo dei nervi spezzati, erastata una ragazzina di dodici annitenuta dentro l'Istituto senza chenessuno pagasse un centesimo, tantomeno lo Stato, che pare sappia solocolpire chi «abusa di mezzi di cor-rezione », e non anche aiutare chilavora per l'infanzia .La legge proibisce gli schiaffi :

quelli morali sono forse leciti ? Hosofferto e persino pianto in questigiorni, non perché hanno messo inprigione un prete e due chierici - sesono colpevoli dovranno pagare --,ma perché tutte le nostre opereasili, istituti assistenziali, orfano-trofi - vengono sepolte sotto la ver-gogna di un sospetto e di un'accusa :quella di sfruttare, di maltrattare,e perfino di sfogare la libidine sul-

20 l'innocenza dei bimbi .

andare avanti e che mette le vostrescuole in gravi difficoltà, almeno peril futuro. Ma tali scuole statali sonoancora lontane e costeranno molto .Intanto, invece di riconoscere quelloche fate con generosità, senza mi-

sura, invece di aiutarvi perché i bam-bini assistiti sono pure figli del po-polo, l'opinione pubblica viene solle-citata a generalizzare, a stimarvicome matrigne .

Tre parole ricorrono continua-mente : sfruttamento, durezza, libi-dine . Un caso o due, per adesso inistruttoria, e che domani potrebberopure dissolversi nella mancanza diprove, riempiono i giornali, fannonotizia e creano opinione . Chi stam-perà la notizia dell'assoluzione conlo stesso rilievo?

Nella tua lettera accenni ad unfatto sconcertante . Si sono trovatimolti agenti per un'ispezione gene-rale ; ma sotto le finestre del tuo asilo,sul viale alberato, la notte stanno inattesa le prostitute, si ode il vociaredegli uomini in cerca di amore mer-

cenario e si ripete il colpetto di clacsonper chiamare le donne perdute . Haiprotestato e non è venuto nessuno,perché la città è grande e la prosti-tuzione ha certe norme difensive .« Per me che credo e opero nella

dedizione di un'anima consacrata,per me donna che ho scelto la ver-ginità come un ideale di vita e diamore, è venuta la polizia e la legge .Io sento questa discriminazione inun modo così bruciante che la miaanima è straziata. Ho letto sui gior-nali che si sono radunate a Romadelle donne per reclamare la libertàdelle pillole anticoncezionali e quelladell'aborto e ciò in nome della eman-cipazione femminile . lo sono qui peri bambini degli altri, altre mie sorelleraccolgono con amore i figli dei di-vorziati ; e poi siamo avvilite comeprezzolate . . . » .Cara sorella, questo è il tempo

del coraggio. Non è la prima voltache in Italia si cacciano le suore dagliospedali e dagli asili . Fu già tentatoe fatto al principio del secolo ed ora

si ripete l'ondata anticlericale e an-tireligiosa . I discepoli di Cristo co-noscono, come del resto Gesù, l'in-gratitudine umana e sanno che ilrifiuto della loro opera generosa èmotivato con altre ragioni . Gesùnon fu condannato come agitatorepolitico? Il venerdì santo non è lon-tano e la croce va portata con sere-nità. Non tutti, per la verità, sonotravolti dalla valanga dell'insulto edella calunnia. Molti vedono il beneche fate, vi apprezzano e vi amano .

Che cosa succederebbe se domanimattina portaste in piazza, magaria Roma davanti a qualche ministero,tutto il vostro carico di povertà e didolore : i paralitici, gli spastici, gliabbandonati, gli orfani, gli innume-revoli bambini assistiti ? Sarete forsecostrette anche voi a fare cortei dellaprotesta, perché la gente veda . E loStato vi sostituirà con gli appuntati,con i vigili, con le maestrine, giornoe notte, senza orario, e con 15-20mila lire al mese ?

« Per quanto ci riguarda, voi cat-tolici non siete a passo coi tempi inquesto Paese. Siete in ritardo almenodi due secoli . Voi ignorate tutti imetodi moderni di propaganda edi diffusione delle idee . I vostri soldivoi li investite nel costruire scuole eedifici, noi invece nello stamparelibri e riviste. Voi fondate scuole einsegnate ai ragazzi a leggere, manon avete nulla da dargli da leggere ;noi invece gli diamo il materiale daleggere. In verità, ci aiutate moltonel nostro lavoro . Un giorno o l'altronoi vi prenderemo le scuole e le use-remo per insegnare il marxismo,come abbiamo già fatto in altrenazioni. Voi stampate per fare soldi,noi invece per propaganda . Voi cre-scete pochi orfani con i soldi cheguadagnate nella vostra attività distampa ; noi li addottriniamo 24 oresu 24 con le nostre pubblicazioni di

La tua forza spirituale, cara so-rella, non deve affievolirsi . Questaora di « pulizia », come si dice in uncerto gergo, sarebbe bene che an-dasse fino in fondo : nel mondo dellospettacolo, nel sottobosco della cor-ruzione, nel vulcano della violenza,e specialmente là dove i bambinivengono turbati e colpiti dal mani-festo, dal giornale, dall'esibizione,dall'ingiustizia, dall'abbandono .

Questa ora di « pulizia », per lostimolo che produce sulle animeamanti di Dio, porterà frutti che ma-turano sull'albero dell'umiliazione edella purificazione. Non avere l'ani-mo turbato . Prendi il tuo rosario esgrana un'Ave Maria dopo l'altra,ritta, come la Vergine, sotto la croce .E prega anche per chi ti percuote laguancia. E sorridi perché il seguacedi Cristo è forte e libero . Ti benedicocordialmente .

Mons. ALDO GOBBIAmministratore apostolico di Imola

Un comunista indiano ai cattolici

partito. Voi distribuite latte in pol-vere ai poveri ; noi distribuiamo lavita di Lenin a quelli che sanno pen-sare. Voi riempite gli stomachi, noii cervelli . Voi dite che le idee domi-nano il mondo, ma voi vi dimenti-cate di diffonderle . In India voiavete già perduto la battaglia delleidee . Visitate le edicole in città aCalcutta e specialmente attorno al-l'università. Ci troverete decine edecine di libri comunisti, ma nonci troverete un solo libro cattolico .Noi formiamo l'opinione pubblica,voi no. Se voi aveste un minimo dicomprensione dei tempi in cui vi-vete, voi spendereste soldi, diecivolte di più in pubblicazioni . I1 miosuggerimento meriterebbe migliaia dirupìe, ma temo che sarò cacciatofuori dal Tartito per avervelo dato » .

Da «OUR LADY OF BANDEL »(Rivista salesiana di Bandel-Calcutta - India) 21

Con il Rettor Maggiore,in AustriaCi volle l'Austria per smuovere

il Rettor Maggiore da Torino estaccarlo almeno per qualche giornodal ponderoso lavoro di preparazionedel Capitolo Generale Speciale . Do-po l'ultimo viaggio nell'America delSud (25 maggio - 4 luglio 1970) donRicceri non era più uscito dall'Italia .Solo qualche capatina a Roma perriunioni già programmate dell'UnioneSuperiori Generali o per interessidella Congregazione .

Dal 25 al 27 febbraio don Ricceriha fatto uno strappo e si è recatoa Vienna, chiamatovi insistentementeda quell'Ispettoria Salesiana, per con-cludere i lavori dei Direttori di tuttele case dell'Austria, convenuti aVienna sotto la presidenza del Su-periore Regionale don Giovanni TerSchure. Fu un incontro familiare,di netta marca salesiana . A tuttidon Ricceri rivolse la sua parolanella riunione conclusiva, toccandosoprattutto i punti che erano statimessi in vista dal resoconto del Con-sigliere Regionale, dopo un excursusalle 23 Case Salesiane dell'Ispettoria .

Da Vienna, salutati i Direttori,don Ricceri si portò nella casa diaspirantato di Unterwaltersdorf : lo« Studienheim Maria Hilf », cioè ilVillaggio degli studi Maria Ausilia-trice. Effettivamente ha uno Stu-dentato filosofico, un aspirantato pervocazioni adulte, un Ginnasio e unLiceo pareggiati oltre a un Oratorioquotidiano . Accoglienza gioiosa : ra-gazzi allegri, espansivi ; giovani apertiche danno l'assalto di benvenuto alRettor Maggiore e gli fanno cerchiaattorno e ressa affettuosa .

Il 25 febbraio, ricevimento . Can-zoni tipiche e corali come sanno farei giovani austriaci ; poi, sullo schermola proiezione di una sequenza cine-matografica : « Aus dem Leben in denDon Bosco Heimen Osterreichs »(Dalla vita delle case salesiane in Au-stria : documentario), un canto aDon Bosco che suona così : « Pur seportiamo in cuore pianto o gioia,quando c'è lo spirito di Don Bosco,noi ci sentiamo liberi in Dio . PoichéDon Bosco è il nostro amico, è il no-stro eroe ; era un santo e amava

l'umanità » . Alla « Buona Notte »,don Ricceri parlò ascoltatissimo . Ilgiorno dopo, inaugurazione dei nuovilocali della palestra ; santa messa deigiovani dal titolo « Rufe uns » (Chia-maci) ; concerto di mezzogiorno daparte di un'orchestra meravigliosa epiù tardi l'accademia, un « recital»di musiche, di canti, di spettacoli edi folclore austriaco .Un numero fuori programma fu

l'incontro, si potrebbe dire il « car-refour », con i salesiani della Casadi Unterwaltersdorf. Gliene avevanofatto espressa richiesta e il RettorMaggiore si mostrò lieto di aderirvi .Una serie di domande come questa :« La missione dei Salesiani, come èstata voluta da Don Bosco, è ancoraattuale ? ». Risposta di don Ricceri«Senz'altro. Dobbiamo però adat-tarci ai tempi con le loro esigenze .Occorre sentire le richieste locali deivari Paesi che ogni giorno più sidiversificano nei particolari ; ma ilnocciolo essenziale rimane semprequello voluto da Don Bosco » .

Nella mattinata di sabato 27 feb-braio ritorno a Vienna per l'udienzadel cardinale Koenig : incontro cor-dialissimo. Il cardinale di Viennaaprì il colloquio con questa battuta :« Sono molto contento del lavoro deisuoi Salesiani . I figli di Don Boscooperano molto bene nelle cinqueparrocchie della città. Se ha altriSalesiani pronti, io so subito comeoccuparli » . Dopo l'udienza il RettorMaggiore si recò a visitare una diquelle parrocchie in periferia (campoclassico di azione dei salesiani) conl'immancabile Oratorio. Costatazione :la povertà vi regna proprio sovrana .Sembrava quasi di rivedere l'otto-centesca tettoia Pinardi di Valdocco .Una sala dell'Oratorio era stata ri-cavata da un vecchio pullman in de-molizione; l'inventiva del sacerdotesalesiano e dei suoi oratoriani neaveva fatto saltar fuori una discretasala per adunanze e riunioni .

Orologio alla mano, il tempo stringe .Occorre ripartire . Dispiace . Il RettorMaggiore lascia Vienna col cuorecommosso per la dedizione e l'im-pegno dei confratelli d'Austria : sonoun conforto ed una speranza .

a

Torino . Inaugurato ilCentro per l'Elettronica all'istitutoTecnico Industriale «E. Agnelli»

Seguendo il nuovo orientamento scolasticoche tende ad avvicinarsi alle più moderne esi-genze dell'industria, da tempo si sentiva il bi-sogno di un nuovo laboratorio che permettessea ogni allievo di rendersi conto personalmentedel funzionamento delle varie apparecchiatureche avrebbe trovato al suo ingresso nel mondodel lavoro . A questo bisogno risponde il nuovoCentro di Elettronica, inaugurato la vigilia dellafesta di Don Bosco . Alla cerimonia volle esserepresente il Rettor Maggiore don Luigi Ricceriper ringraziare le Autorità civili, nella personadel sindaco di Torino, ing . Giovanni Porcellana ;le Autorità scolastiche, nella persona del Prov-veditore agli Studi, dott. Umberto Lenzi ; laFamiglia Agnelli e i Dirigenti FIAT, nella per-sona dell'ing . Giovanni Nasi; e tutti coloroche seguono con simpatia e interesse lo sforzoreligioso, educativo e sociale che, attraversola Scuola, l'Oratorio e l'Opera parrocchiale, isalesiani compiono in mezzo alla gioventù ealla popolazione della zona .

Corsi accelerati diqualificazione tecnica per giovani« campesinos » boliviani

La Bolivia, come tutte le nazioni sudamericane,è in pieno sviluppo industriale . Nonostante glisforzi del governo, si fa sentire la carenza dimanodopera qualificata . I Salesiani hanno spon-taneamente offerto al governo i loro laboratorie scuole professionali per qualificare quei gio-vani operai che aspirano a tecnicizzarsi . L'ini-ziativa è partita dal Collegio Don Bosco diLa Paz, a nome di tutta l'Opera Salesiana inBolivia . Risultato delle prime conversazioni : ilgenerale Alfredo Ovando Candia, presidentedella Repubblica, firmò il 12 febbraio del cor-rente anno il Decreto ministeriale 09091 concui autorizzava il Ministero dell'Educazione asottoscrivere un accordo per «aprire, nel Col-legio Don Bosco di La Paz, corsi intensivi eaccelerati di formazione di manodopera qua-lificata, assolutamente gratuita» . I titoli rila-sciati a fine corso dalla Congregazione Sale-siana avranno (è detto nel decreto-legge)pieno valore legale, implicando uno stipendiomaggiore, conforme alla Legislazione Generaledel Lavoro. L'accordo siglato tra il Ministrodell'Educazione e il Direttore del CollegioDon Bosco, don Artale, stabilisce, tra le varieclausole, l'uso dei laboratori e aule scolastichedel Collegio, quotidianamente dalle ore 19alle 22. Appena firmato l'accordo, si iscrissero140 giovani operai, numero massimo contem-plato dalla legge . Questo accordo potrà essereesteso alle altre Scuole professionali salesianedella Bolivia .Ne//a foto : il Ministro dell'Educazione e il di-rettore don Artale firmano l'accordo .

NELMONDOSALESIANO

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NELMONDOSALESIANO

Una Scuola e un monumentoa Don Bosco

A Caltagirone (Catania) per iniziativa di unaffezionato ex allievo Dr . Salvatore Privitera,il Circolo Didattico e il plesso scolastico dalui diretto e frequentato da oltre 600 alunni èstato intitolato a Don Bosco . Per l'occasionefu inaugurato un monumento all'Apostolo deigiovani, posto all'ingresso della Scuola, operadel prof. Francesco Alberghina, anche lui no-stro ex allievo . Il gruppo raffigura due bambinie una bambina che si aggrappano gioiosamentea Don Bosco .All'inaugurazione, tenutasi il 13 febbraio scorso,parteciparono S . E. il Vescovo Mons . CarmeloCanzonieri, il Provveditore agli studi di Ca-tania, il Sindaco della Città ed altre autoritàcivili e scolastiche . Queste, prendendo la pa-rola, manifestarono i loro sentimenti di plausoper l'iniziativa esprimendo l'augurio che imaestri ispirino la loro missione agli insegna-menti della pedagogia di Don Bosco .

Una nuova emittente TVa Lubumbashi

Alla stazione di Televisione del Collegio Sale-siano S . Francesco di Sales di Lubumbashi(Congo), è stata messa in servizio una nuovaemittente che permette di estendere il raggiodi diffusione e di raggiungere, a mezzo di""relais"", le località di Likasi (120 km) e diKoRvezi (340 km). Le personalità presentialla cerimonia dell'inaugurazione rappresenta-vano le più alte autorità della Provincia delKatanga. Negli studi televisivi alle 11 del mat-tino ci fu una breve allocuzione di benvenuto :parlò il salesiano don Van Houtte . Il vicariovescovile, che sostituiva l'arcivescovo impe-dito a Kinshasa, benedì il nuovo apparecchioe parlò dei vantaggi culturali e sociali di questimezzi di comunicazione, pur non sottovalu-tandone i rischi e i pericoli .Nel frattempo le telecamere circolavano e tuttala cerimonia veniva teletrasmessa in direttasulle onde .Ne//a foto: don Dethier, tecnico della TV, da-vanti alla nuova emittente .

Finale Ligure (Savona)Alla festa di Don Bosco unexallievo che l'ha conosciuto

li decano degli Exallievi salesiani di Finale Li-gure, signor Pietro Arosio di 97 anni, ha assi-stito alla festa di San Giovanni Bosco, cele-brata nella Chiesa dei Neri, per iniziativa degliExallievi e del Rettore don Agostino Valle . Ilsignor Arosio ha parlato con Don Boscoquando era allievo falegname a Sampierdarenaed è uno degli ormai rarissimi superstiti chehanno conosciuto il Santo.

I

I sette gioiellidei selvaggidell'AmazzoniaI l1 Decreto Conciliare sulle Missioni ha questa stupenda

frase : « La Chiesa per essere in grado di offrire a tuttiil mistero della salvezza e la vita, che Dio ha portatooill'uomo, deve inserirsi in tutti i raggruppamenti umanicon lo stesso slancio con cui Cristo, attraverso la sua in-carnazione, si legò a quel certo ambiente socio-culturaledegli uomini, in mezzo ai quali egli visse». Si diventacristiani non per sé, ma per gli altri ; o piuttosto, lo siè per sé, soltanto quando lo si è per gli altri . L'esi-stenza cristiana è un appello alla generosità dell'uomo,alla sua nobiltà di cuore, perché sia pronto a cammi-nare con Simone di Cirene sotto la croce di Gesù Cristo .L'inserirsi in tutti i raggruppamenti umani, l'accettarel'ambiente socio-culturale dei miei indi selvaggi del-l'Amazzonia fa parte della generosità e della bontàcristiana. Solo l'amore di Cristo ci fa costatare i tesoridi ricchezza umana che esistono anche nei popoli piùprimitivi . Questi valori devono servire come di basesu cui fondare la loro personalità cristiana . Occorredistinguere bene quello che negli indi è pura super-stizione, o puro costume tribale imposto dalle loro ri-gide leggi totemiche da quanto in loro è fondo psico-logico naturale .

Nei miei So anni di vita trascorsi con loro e in mezzoa loro ho riscontrato alcuni elementi preziosi in cuimi è stato facile inserirmi per avviarli al cristianesimo .Ne elenco sette .

i . Onestà naturaleÈ impressionante la loro onestà naturale . Se trovano

un oggetto smarrito, iniziano subito delle ricerche perrestituirlo al proprietario . 1 miei giovani quando la-voravano nella selva dimenticavano spesso per sbada-tezza qualche strumento di lavoro . Il primo passanteindio che lo vedeva, lo raccoglieva e si faceva scrupolodi portarlo alla nostra missione . Quando i civilizzatidonavano agli indi oggetti o mercanzie, essi non po-tevano fare a meno di contraccambiare con l'equiva-lente in prodotti di natura. Ricordo un nostro missio-nario appena arrivato : aveva bisogno di un certo quan-titativo di farina di mandioca per mantenere i ragazzinella missione . Durante un viaggio tra gli indi distribuìoggetti e merci in abbondanza pur di raccogliere farina ;non conservò neppure una nota dei suoi debitori .Quasi subito dopo venne, per necessità di cose, tra-sferito a un'altra missione ; il suo successore si vide

arrivare barche piene di farina, a pagamento dellemercanzie ricevute . Nel giro di pochi mesi il grossodebito fu interamente saldato in tutto il suo ammontare .

z. OspitalitàL'ospitalità tra i primitivi è sacra. La porta della

loro abitazione (o maloca) si apre a qualsiasi personache vi bussa. L'ospite viene cordialmente accolto esalutato ; lo si invita a sedere ; gli si offre cibo e allasera gli preparano un luogo comodo per agganciarvil'amaca e dormire . La conversazione amichevole conl'ospite può durare fino a notte fonda . Al mattinol'invitano a colazione e prima di congedarlo gli of-frono ancora qualche alimento o frutta per il viaggio,una specie di cestino da viaggio del tutto gratuito .Se si deve viaggiare in mezzo agli indi non occorreportare con sé scorta di viveri ; dappertutto si è beneaccolti e sfamati. Eventualmente si può portare con séun po' di farina di mandioca da sciogliere in acquaquando non si incontra alcuna maloca o villaggio in-digeno.

3 . Lavoro comunitarioLa costruzione di ogni singola maloca, il disbosca-

mento della selva sono lavori che vengono fatti in co-mune. Tutti vi si sentono obbligati . Una cosa che micommuove è il vedere come per i vecchi, per le vedovee per gli orfani la comunità si offre a costruire gratui-tamente l'abitazione o a ripararla, così pure a lavo-rare la piantagione nei luoghi indicati, senza retribu-zione di sorta . Il lavoro comunitario è sentito anche pertutti quei servizi che sono di pubblica utilità : per esem-pio, nella costruzione di una scuola, di una strada, diuna chiesa. Un simile lavoro collettivo è perfettamentegratuito .

4. Allegria e serenitàI nostri indi sembrano eterni fanciulloni. Anche

nella povertà più assoluta non perdono mai il loro tim-bro di allegria e di serenità e la loro gioia abituale. Sen-titeli quando ridono : scoppiano in risa frequenti e con-tagiose . L'allegria è diffusa in tutti i loro villaggi come 25

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un virus benefico . Verrebbe da pensare che non ab-biano preoccupazioni ; le hanno invece, e come ; male sanno portare con calma e con molto ottimismo .

5. Spirito di sacrificioL'ho potuto notare dovunque tra gli indi : un forte

spirito di sacrificio impregna tutta la loro esistenza .Il lavoro in un clima sfibrante, la lotta spinosa controla natura selvaggia del loro habitat, le privazioni dellecose più indispensabili non li disanimano, non tolgonoloro la calma e la serenità. Accettano con molta sop-portazione . Ecco un valore che, fatti cristiani, acquistauno smalto meraviglioso .

6. Religiosità naturaleGli indi sono profondamente e istintivamente reli-

giosi. Nei villaggi ci sono alcuni individui, chiamati« Comum » (che io preferirei chiamare sacerdoti) a cuiè affidato il compito di accompagnare con la preghierae con frequenti orazioni deprecatorie le famiglie indi-gene. Nasce un bimbo? Il Comum subito supplica loSpirito Buono che scenda su questa nuova creaturinae lo faccia crescere sano, buono, immune dai maleficidei cattivi. Un bimbo si ammala? Aumentano le sup-pliche allo Spirito Buono perché lo abbia a liberare daogni malanno. La famiglia deve intraprendere un viag-gio? Il Comum l'accompagna con la sua preghieradeprecatoria perché non si imbatta in malefìci o in ma-lattie, ma possa ritornare sana e salva alla propria casa .Si inaugura una nuova maloca ? Il Comum prega perchéin quella casa non entri il male, non irrompano glispiriti maligni e perché i cattivi non turbino mai lasua pace. Si finisce il lavoro di seminagione? Il Comumsupplica lo Spirito Buono perché gli animali nocivi ele formiche divoratrici non distruggano quella pianta-gione ma possa dare un abbondante raccolto . Questospirito di preghiera ha reso facile agli indi impararele preghiere cristiane ; ecco perché gli piace moltoriunirsi nelle cappelle per la recita comunitaria dellapreghiera al Signore .

7. Pudore$ fortissimo tra gli indigeni . Gli uomini e le donne

prendono il bagno nettamente separati, ben diversa-mente dalle saune finlandesi o dai bagni a vapore giap-ponesi. Usano fare il bagno in costumini appositi .L'uomo mostra un profondo rispetto e riserbo versola donna. Gli anziani su questo punto sono molto vi-gilanti per impedire ogni leggerezza o qualsiasi scherzotra giovanotti e ragazze . Solo gli uomini stringono lamano agli ospiti nel saluto. Le donne mai . Non ho maivisto alcuna donna salutare un uomo con una strettadi mano : le basta un saluto puro e semplice cori uncenno del capo o con la voce . Nelle orge delle grandifeste, se avvenivano disordini morali, intervenivano ivecchi con una giustizia e una rigorosità implacabile,fino a cacciare i colpevoli dalla maloca e a buttarlifuori nella selva inospitale .

Ecco la cosiddetta « praeparatio evangelica » di cuiparla la costituzione conciliare Lumen Gentium e cheè così limpidamente formulata nelle parole del numero 1 3 :« Tutto ciò che di buono e di vero si trova nei pagani enei popoli primitivi è ritenuto dalla Chiesa come unapreparazione ad accogliere il Vangelo » .

Mons . GIOVANNI MARCHESI, Vescovo titolare di Cela

La grande

F ra i numerosi fiumi che comegiganteschi serpenti si snodano

nell'immensa regione amazzonica, ilfiume l\Iaturacà forse è uno dei piùpittoreschi . Questo fiume, il cuinome non figura neppure nelle cartegeografiche più perfette, nasce nelvicino Venezuela . Le sue acque scuree fredde entrano in territorio bra-siliano formando una bellissima ca-scata . Il Alaturacà si è aperto il cani-mino verso il fiume Cauaburis dicui è affluente, attraverso le Cordi-gliere altissime che lo circondano datutti i lati .

Sulle sponde di questo piccolofiume, ai piedi della montagna piùalta del Brasile, « il Picco della Neb-bia » (così chiamato perché sempreavvolto da una densa cortina di nu-vole), sorge un minuscolo villaggioindigeno di appena trecento persone .Una delle tante tribù che popolanoquesta regione si conserva ancoratale quale uscì dalla mano di Dio .La zona è solitaria, nta allo stessotempo piena di vita perché è proprioqui che uno sente più che mai lapresenza del Creatore .

Questa regione è feudo della tribùdegli indi Koroscitari . Fino a pochianni fa i Koroscitari erano il terroredei civilizzati che si avventuravanonel fiume Cauaburis in cerca di av-venture o di qualche metallo pre-zioso ; furono avvicinati per la primavolta dal salesiano don Antonio Gois .Adesso vivono vicino alla missionetrasformando a poco a poco i lorocostumi e assimilando quello che dibuono e di utile gli si può offrire .Subito al primo contatto si nota

una grande differenza fra questi indie gli indi di altre tribù della regionedel Rio Negro . E un popolo che canta .Cantano nel percorrere distanze enor-mi nella foresta da un villaggio al-l'altro ; cantano durante i loro lavori ;cantano gli uomini per ore e orequando sotto gli effetti di una droganarrano con il canto scene di caccia,lotte sostenute con gli avversari oaddirittura con degli spiriti malefici .

festa delle ossa carbonizzateÈ stato possibile avvicinare gli indi Koroscitari, fino a pochi anni fa

evanescenti e misteriosi .Ecco alcune curiose particolarità della loro vita tribale .

Il missionario salesiano Don Luigi Di Stefano tra gli indi Koroscitari .

Cantano soprattutto durante le festetradizionali per notti intere, primale donne fino alla mezzanotte e dopogli uomini fino all'alba . Gli indi Ko-roscitari hanno una fisionomia piùdelicata ; il colore della pelle piùchiaro ; sono più espansivi, soprat-tutto i bambini, che hanno unaabilità tutta speciale per farsi ben-volere e per farsi coccolare .

A caccia di spiritiIl popolo Koroscitaro è rimasto

ancora all'età della pietra. Indossanoornamenti fatti con penne variopinte

di uccelli, con denti di scimmie, orna-menti che il più delle volte insiemealla pittura di tutto il corpo, costitui-scono l'unico indumento di gala .Abilissimi nel cacciare con l'arco ela freccia, maneggiano queste armicon vera maestria e precisione .Fra le usanze, quella che impres-siona maggiormente è la cerimoniafunebre che segue la morte di unmembro della tribù . Gli indi credononell'esistenza dell'anima ; credono an-che nell'esistenza di un premio, diuna vita felice per coloro che nonfurono avari, dal momento che ilpeccato più grave, considerato cosìdalla loro morale, è appunto l'ava-

rizia . Molto sentito è il senso comu-nitario .Esiste per loro tutto un mondo

che noi difficilmente possiamo pene-trare e comprendere ; in questo loromondo capitano cose davanti allequali uno non può negare la pre-senza di forze superiori alle forzedella natura . Auto-suggestione? effettodi droghe stupefacenti ? spiriti piùo meno benèfici o malèfici ? Il mi-stero esiste e per adesso rimanesenza una soluzione .

La malattia di una persona è sem-pre causata da un nemico, reale oimmaginario, del malato . Gli indicredono nell'esistenza di uno spiritoche come un angelo custode li ac-compagna ; ed è proprio questo spi-rito la parte vitale dell'individuo .Quando una persona si ammala, èil nemico che, per dirlo con unaparola di moda ai nostri giorni, hasequestrato il suo spirito . La curadell'individuo dipende perciò nelritrovare quel determinato spirito ericondurlo al legittimo proprietario ;in caso contrario la morte verràinesorabilmente .

Se già è una cosa difficile trovareuna persona perduta in mezzo allaforesta, trovarvi uno spirito diventauna cosa impossibile . Per questosono necessarie cerimonie e scon-giuri che esigono la presenza ditutti gli anziani della tribù, i qualiabbondantemente drogati realizzanouno spettacolo degno di una tra-smissione televisiva a colori . Congli ornamenti di gala, penne e ta-tuaggio, gesticolano, urlano entrandoe uscendo dalla capanna del malato ;corrono attraverso il villaggio comeinseguendo un fantasma . È difficiledescrivere la mimica non solo dellafaccia ma di tutto il corpo .

Due o tre ore dura questa panto-inima. Alle volte penso come riescail malato, che pure avrebbe bisognodi calma e di riposo, a sopportaretutto quel fracasso con la stessa pa-zienza e fiducia con la quale noi cisottoponiamo a una visita medica .

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Vigilia di festa : questo vestito. . .va a pennello.

Alla fine salta fuori il risultato dellaconsulta . Se lo spirito è stato ritro-vato, il malato continuerà a vivere ;in caso contrario è bene che il nostroamico si prepari a lasciare questavalle di lacrime .

Il vecchio CabralQualche volta capita che il ma-

lato guarisca anche se il suo spiritocontinua a rimanere ostaggio pressoqualche tribù nemica . È proprioquello che capitò con il vecchioCabral, che già varie volte si erapreparato a morire senza però riu-scirvi . Questa volta sembrava pro-prio l'ultima . Volle vicino a sé il capotribù con il quale chiacchierò permolto tempo . Diede gli ultimi con-sigli alla vecchia moglie, ben felicedell'imminente separazione del con-sorte, ma che seguendo le tradizionitribali, mostrava lì per lì un certoqual dolore. Infine l'abbracciò comese stesse per fare un viaggio senzaritorno . Poi fu il mio turno . Anche ame un abbraccio che mi sembrò unpo' troppo vigoroso per un mori-bondo. D'altra parte la pressionearteriale e il polso erano quasi nor-mali. Tutto questo mi diceva che ilvecchio Cabral non sarebbe mortocosì in fretta .

Mi venne un'idea e allo stessotempo una domanda spontanea cheindirizzai al malato : « Cabral, haifarne ? vuoi mangiare ? ». Il vecchionon ripose con parole, ma aprì unabocca larga come un forno . Avevoscoperto la causa della malattia . Corsialla missione dove feci preparare unabuona tazza di latte . E così nei giornisuccessivi . In meno di una settimanail vecchio Cabral già si era alzato ;e adesso quando qualche epidemia

minaccia di invadere il villaggio èsempre il primo a prendere la suaamaca, vecchia come lui, e a fuggirenella selva lontano dal contagio . Nonso se lo spirito del vecchio Cabralcontinui a rimanere ostaggio presso latribù nemica o se la morte, già varievolte burlata, si sia dimenticata di lui .

La morte di una persona è annun-ziata da grida e pianti di tutti i mem-bri della tribù. Il cadavere vienebruciato . Ma prima deve essere rin-chiuso in un cesto di vimini . Perquesto quando più o meno si sa chel'individuo dovrà morire già lo sipone nella posizione esatta e cioècon le gambe e tutto il corpo benrannicchiato per poter con facilitàdopo morto farlo entrare nel cesto .Mesi fa morì una bambina e la mam-ma rimase tutta la notte con la figliafra le braccia in quella posizione, strin-gendola a sé nel tentativo di infonderleancora, con il calore del suo corpo, lavita che l'aveva abbandonata .

Stabilita l'ora della cremazione delcadavere, si prepara la legna davantialla capanna del defunto. Insiemeal corpo viene bruciato tutto ciò chein vita apparteneva al morto . Nonpuò rimanere assolutamente nullache più tardi possa far ricordare lapersona dello scomparso . Terminatala cerimonia, sempre accompagnatada pianti e lamentazioni strazianti,le ossa vengono raccolte dai parentidel defunto, triturate e ridotte inpolvere e così conservate fino algiorno della cerimonia finale .

Per dieci giorni di seguito i parentibagneranno con acqua la terra dovefu bruciato il cadavere e alla fineraccoglieranno quella terra per get-tarla nel fiume . Così scompare tuttociò che può far ricordare il defunto .Restano ancora le ceneri delle ossa .Si stabilisce la data di una festa allaquale prenderà parte tutta la tribù .Una settimana prima i giovani, ar-

Sotto l'effetto della drogacanteranno imprese gloriose . . .

mati di arco e freccia, andranno incerca di selvaggina ; gli altri racco-glieranno una grande quantità dibanane e altra frutta .

Ceneri e bananePer tutta la settimana, di notte le

donne canteranno fino alla mezza-notte quando saranno sostituite dalcoro degli uomini che continuerannoi canti fino al sorgere del sole . Nelgiorno della festa si nota un'allegriadavvero contagiosa in tutto il villag-gio. Uomini e donne si dipingononei modi più strani, perché ogni di-segno fatto sul corpo, e lo stessocolore hanno un significato tuttospeciale . Gli uomini e i ragazzi armatidi arco e freccia fanno il loro ingressotrionfale nel villaggio, ciascuno mo-strando il suo coraggio e valore congrida e gesti impressionanti . I bam-bini più piccoli cercano di imitare igrandi dando così origine a scenetteinteressanti . In mezzo a questa eufo-ria e allegria i parenti del defunto conin mano le ceneri delle ossa piangono•

decantano con una serie di neniele virtù e le qualità dello scomparso .

La festa termina con una ceri-monia molto significativa . Delle gran-di pentole piene di banane cottevengono portate fuori dalle capanne• collocate al centro del villaggio . Iparenti del defunto versano in cia-scuna pentola un poco delle ceneridelle ossa . In seguito, prima i parenti•

poi le persone invitate mangiano diquelle banane e di quelle ceneri .Non so cosa diranno i moralisti

moderni di questa cerimonia . Gliantichi la definirebbero una formadi cannibalismo. Per me ha un signi-ficato molto profondo, tanto che in-sieme al coadiutore Mario Cravero,invitati al funebre banchetto, messeda parte le norme igieniche, che quinon hanno valore, e una certa qualripugnanza, non abbiamo avuto ilcoraggio di rifiutare l'invito e cosìabbiamo anche noi sorbito la nostraparte. Adesso ci sentiamo più inti-mamente uniti ai nostri indi per iquali il bianco, anche se missionario,è sempre un individuo a cui guardanocon un po' di diffidenza .Ecco che cosa accade nella selva

in pieno secolo ventesimo ; gli uominihanno conquistato la luna, ma nonhanno finito di scoprire la terra conparte dei suoi abitanti che ancoravivono come all'età della pietra .

Don LUIGI DI STEFANOMissione del Maturacà - Amazonas (Brasile)

PERINTERCESSIONE

DIMARIA

AUSILIATRICE

BIMBO DI DUE ANNICHE PRECIPITA DALQUINTO PIANO ED È SALVOPer espresso desiderio dei coniugi Giu-seppe e Giuditta Aleggi, riportiamo daigiornali la tragica notizia della cadutadel loro bimbo da 20 metri di altezza .Essi ne attribuiscono l'incolumità all'in-tercessione di Maria Ausiliatrice .Il protagonista della tremenda avventuraè il piccolo Giancarlo Aleggi, che abitacon i genitori e i tre fratelli più grandiin un appartamento delle case INCIS aRoma. Il padre era uscito con i tre figlimaggiori . In casa era rimasto con lamamma Giancarlo, bimbo di due anni,vivacissimo . Il piccolo si divertiva conun quadretto dipinto dal fratello per eser-citazione scolastica . A un tratto lo buttògiù dalla finestra. La mamma scese nelcortile erboso, recintato da un filo diferro, per ricuperare il disegno, che ilfratello avrebbe dovuto presentare ascuola . Il piccolo Giancarlo, rimasto solo,riuscì a trascinare una sedia fin sottoil davanzale per guardare la mamma . Aquel punto perse l'equilibrio e precipitòsenza un grido. Dopo il pauroso volodi venti metri, batté col fianco sinistrosul filo di ferro, che lo ha sbalzato sulcortile erboso . Tra i primi ad accorrereci fu l'infermiere Stefano Speranza, chesi chinò per tastargli il polso . l i bimbonon dava più segni di vita, tuttavia eglivolle praticargli la respirazione bocca abocca. A un tratto il bimbo si rianimò ;fu trasportato al Policlinico, dove i sa-nitari, riservandosi la prognosi, riscon-trarono solo echimosi alla regione lom-bare e qualche leggera ferita . Oggi ilbimbo è stato dimesso dal Policlinicocompletamente guarito e i genitori rin-graziano commossi Maria Ausiliatrice,che nel pauroso volo l'ha sostenuto trale sue braccia materne .

(Relazione confermata da Giuseppe eGiuditta Aleggi - Roma)

PENSAVANO DI TROVARLOMORTO E SFRACELLATOL'istituto Spirito Santo di Acireale vuolerendere pubblica la grazia miracolosaverificatasi il primo sabato dello scorsodicembre . L'operaio del miracolo - cosìchiamiamo l'uomo venuto nel nostroIstituto a sfrondare le due palme delcortile - a lavoro ultimato si accorgedi aver lasciato sulla palma più altaun ramo penzolante in forma antieste-tica ; risale per toglierlo, quando al ma-novratore della scala «pompieri» sfuggela manovella provocando la caduta del-

l'operaio . « Madonna, salvalo! ». E ilgrido della suora presente alla caduta .Si accorre con l'angoscia nel cuore,pensando di trovarlo morto e sfracellato,mentre s'invoca Maria Ausiliatrice perchésalvi il giovane padre di sei bimbi . Mala Madonna l'ha già salvato. L'operaio,dopo qualche istante, apre gli occhi erinviene . Gli si prestano i soccorsi delcaso, si accompagna dal radiologo . . . Ilreferto è incredibile : nessuna frattura nonsolo, ma neppure la minima lesione .Anche l'operaio, nel cadere, aveva in-vocato la Madonna : « Madunnuzza mia! »Salvo nel nome di Maria, con la gioiadi poter riprendere il lavoro nella villadel Comune e pieno di riconoscenzaverso la potente Ausiliatrice dei Cristiani .Acireale (Catania)

La Direttrice dell'istituto «spirito Santo»

Serafina Marchelli ved. Porazza (Carpeneto -Alessandria) preoccupata per la salute del figlio,lo raccomandò a M . A. e ai Santi salesiani conla novena consigliata da Don Bosco, e fu esaudita .N . L . V. (Firenze), ridotta in pessime condizionidi salute dopo la morte del marito, promise a M . A .e a S. G . B . la fondazione di una Borsa Missionariase l'avessero aiutata a riprendersi . Esaudita, adem-pie la sua promessa .Renzo Rastrelli (Montenero - Livorno) desideraesprimere pubblicamente la sua riconoscenza aM . A . e a S . G . B . per la guarigione di una nipotinada un male insidioso, divenuto più pericoloso perun lungo tempo trascorso senza cure adeguate .Clementina Aropallo (Moiano - Benevento),mamma di un salesiano e devotissima di M . A . edi S. G . B ., ebbe a esperimentarne la evidente pro-tezione durante una difficile operazione chirurgica .

`. E DEL'SUO APOSTOLOSANGIOVANNI

:m i BOSCO

CI HANNO PURESEGNALATO GRAZIE

Abbà Antonietta - Abbiati Lina - Abbo Alessan-dro - Abbo Elio - Agliata Giuseppe - AiassaErmelinda - Alain mons . Francesco - AlberaRichieri Irma - Albertini Anna Maria - Ales-sandria Vittoria - Alfonso Concettina - AliottoGiuseppe - Allemand Giovanna - Aluffi Agnese -Amerio Amalia - Amico Luigi - Amighetti Cate-rina - Amoroso Giuseppe - Andorno Ida - AngeloSalvatrice - Ansaldi Caterina - Antonelli Luisanna -Apostolo Rina - Arese Margherita - Arisci Gio-vanni - Arlandini Claudio - Arnoldi Carlotta -Artusio Rina - Azzali Giacomo - Bagliesi Di-cevi Ina - Baglioni Gina ved . Vicari - BaiettaAgnese - Baldovini Ubaldina - Balistreri Salva-tore - Bandini Domenico - Bandoni Franca -Baracchi Romilda - Barbagallo R. - Barberis Rita -Barbero Emma - Barbisotti Elisabetta - BarbutoMaria Antonia - Barcellona Giovannina - Bari-sone Elisa - Barletti Felicita - Bartolotta Rosa -Bassi Aurelia - Basso Elisa - Basso Gabriele -Bastone Giulia - Battaglia Giuseppe - BattagliaVittoria - Becchino Rosa - Beffa Rosa ved . Bava -Ballassai Michele - Bellini Elsa - Benazzo Mad-dalena - Beneventi Filomena ved . Mezzogori -Benincasa Caldiero Lucia - Berdino sorelle -Berga Maria - Barnasconi Aida - BarnasconiGiovanna - Bernocco Teresa - Bersani MariottiArsenia - Berretto Cristina - Bertolini Lidia -Bertolino Maria - Berton Antonio - BertonciniEster - Beschin Teresa - Bessani Artenia - BetiniLaura - Biamonte Iride - Bianchi M . Stella ved .Macchi - Bianco Silvia - Bianconi Elena - Bie-tresato Elisa - Bigamelli Renzo - Billia Rina- Bisconte Rosaria - Bisio Maria Elvira - BisioRosa - Becco Carmen - Boggio Furno Liliana -Bolcato Mario - Bollini Adelaide - Bompi Giuditta -Bonaudo Luigi - Rondoni Maria Teresa - BoniniTilde - Bonomo Annamaria - Bonora fam. -Bordoli Giovanna - Borgatta Beatrice - BorgheseLea - Borgogna Giovanna - Borgogno ObertoMaddalena - Borgogno Racca M . Ausilia - BosoninMaria - Bosotti Luigi - Bosso Clara - BoveroLorenzo - Bracco Vezzoso Anna - BrandiereGraziana - Briglia Irma - Brun Eufrosina - BrunduMaria Paola - Bruno Mario - Brussone Maria -Brustio Francesca - Buratti Rita - Burchieri Rosa-ria - Burzi Rosanna - Bussa Stefano - Busso Anto-nietta - Butini Roberto - Caiani Angela (coNriNua)

24 Maggio :

SOLENNITÀ DI MARIA AUSILIATRICE

A Valdocco si svolgeranno le tradizionali grandiose celebrazioni :

Veglia Santa la vigiliaSolenni Concelebrazioni durante tutto il 24 maggioProcessione seraleL'illuminazione con i due concerti musicali della vigilia e della festasulla Piazza Maria Ausiliatrice .

Dieci giorni prima della morte Papa Giovanni affermava :« I primi anni della mia vita furono allietati e protetti dalla cara im-magine dell'Ausiliatrice . . . Oh ! una riproduzione molto semplice : il ri-taglio del Bollettino Salesiano che il pro-zio Zaverio riceveva e leggevaa tutti noi con grande trasporto . La pia immagine stava a capo del letto . . . e . 29

LA BAMBINAVOLLE ADDORMENTARSICON LA RELIQUIASULL'ORECCHIO

La mia bambina di dieci anni non udivadall'orecchio destro e aveva semprequalche linea di febbre . La portai dalmedico, che mi disse trattarsi di ma-stoidite con infiammazione ossea . Fattala cura prescritta senza nessun miglio-ramento, decisi di condurla dallo spe-cialista, il quale confermò la diagnosi eprescrisse una forte cura antibiotica .Anche questa, però, non portò miglio-ramento alcuno, anzi la sordità aumen-tava e la febbre non le dava tregua, dimodo che il professore curante consi-gliò il ricovero all'Ospedale . Mi rasse-gnai, perchè erano trascorsi tre lunghimesi di intensa preoccupazione di giornoe di notte .La vigilia d'essere ricoverata, la bambinavolle andare a salutare la Figlia di MariaAusiliatrice, sua assistente all'Oratorio .Questa le diede la reliquia di S . MariaMazzarello dicendole di pregarla confede che l'avrebbe fatta guarire . La serala bambina volle addormentarsi con lareliquia posata sull'orecchio . Tutta lanotte riposò tranquilla ; e potei riposareanch'io, senza alzarmi per darle le solitemedicine prescritte . Giunte all'Ospedaleper il ricovero, il professore la visitò dinuovo; ma quale non. fu la sua mera-viglia nel constatare che la bambinanon aveva più nulla! Per maggior tran-quillità volli condurla da un altro pro-fessore ; e anche questo non trovò tracciadi male . Chiesi se dovevo riportarla peruna visita di controllo : mi rispose chenon c'era bisogno . S. Maria Mazzarelloaveva concesso la grazia desiderata .Dopo due anni, l'orecchio non ha datopiù alcun fastidio, e io adempio la pro-messa di pubblicare la grazia .

Scanno (L Aquila)FLORA MACINELLI RAPONE

LO CONSIDERIAMO1 UN VERO MIRACOLO

Per un male originato, a detta del me-dico, da un difetto congenito alla co-lonna vertebrale, avrei dovuto subire undifficile intervento chirurgico di innestofra le vertebre. Non sapevo decidermi :intanto le mie condizioni peggioravano,causandomi dolori acutissimi e lascian-domi alle volte rigida, senza poter cam-

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minare e nemmeno muovermi . In tale

I PERINTERCESSIONEDISANTA MARIAMAZZARELLO

stato iniziai con grande fiducia unanovena a Santa Maria Mazzarello, mentrele Suore del Collegio Maria Ausiliatricepregavano con me. E la buona Madremi ottenne la grazia, che consideriamotutte un vero miracolo. Senza esserestata sottoposta all'operazione ritenutanecessaria, i dolori scomparvero, nésono più ritornati ; e oggi, dopo oltredue anni, mi sento completamente gua-rita . Come prova, unisco le radiografie.

i

Col cuore traboccante di gratitudine,ringrazio Dio e la mia Protettrice .

Campo Grande (Brasile)ANTONIA MARIA DA CRUZ

IN AIUTO ALLE MISSIONARIE

Nella tribù dei Monoteri, che vivonoaccanto alla Missione, si trovava unindietto di nome Mamoaraue gravementeammalato per broncopolmonite, diarreae disidratazione. Si fece il possibile percurarlo, anche perché se fosse morto,la famiglia e la tribù - secondo le con-suetudini di questi indi - si sarebberoallontanate dalla Missione, per internarsinuovamente nella selva .Purtroppo peggiorava sempre più, e vistoche si trattava di encefalite, gli si ammi-nistrò il battesimo, perché il caso sem-brava ormai disperato, né vi era possi-bilità di assistenza medica . Intanto rac-comandammo l'ammalato a S. MariaMazzarello, incominciando una novena .A I termine della novena il fanciullo ri-prese vita, rimanendo però come assente,senza poter né reggersi in piedi né par-lare .Venne intanto in visita alla Missione ilmedico della Commissione indigenista,il quale confermò la diagnosi di encefa-lite virale .Incominciammo una seconda novena,mentre l'ammalato non reagiva alle curee i genitori, non volendo un figlio disgra-ziato, pensavano già di ucciderlo .Terminata la seconda novena, l'indiettoera migliorato, ma senza parola .Ravvivammo la nostra fiducia in S . MariaMazzarello con una terza novena . L'in-dietto ricuperò la parola e incominciò acamminare da solo .Oggi, dopo otto mesi, Mamoaraue, com-pletamente guarito, forma la consolazione

?. dei suoi genitori, che lo credevano or-mai perduto .

Boca del Mavaca (Venezuela - Alto Orinoco)SR. MARIA WACHTLER direttrice F.M.A.

14 Maggio :S. Maria MazzarelloUMILE ISSOPO« Stamattina guardavo il pro-gramma della festa di SantaMaria Mazzarello e trovavosegnato : "Panegirico di SuaEm. il card. Schuster ». Maquesto panegirico, per quantomi ci sia provato, non vuol ve-nire. Perché mai? Perché soloSalomone -dice la Sacra Scrit-tura - era capace di dispu-tare cominciando dai cedri delLibano sino all'umile erbettasimile al piccolo issopo checresce tra le muraglie .E più facile fare il panegiricodi Don Bosco, della sua fi-gura veramente gigantesca, chenon decantare le glorie di que-st'umile issopo.Entrando in chiesa e contem-plando il quadro, scorgendo laBeata Mazzarello così in alto,pensavo : « Quanto più alta stanella gloria, tanto più è statabassa nell'umiltà » . Ecco il mo-tivo per cui, per quanto abbiacercato di preparare il pane-girico, questo non è venuto.Perché non so scendere negliabissi di quella umiltà, nellaquale il Signore ha gettato lefondamenta dell'Istituto delleFiglie di Maria Ausiliatrice .Per fondarlo Don Bosco avevabisogno di solido fondamento .Le fondamenta si scavano nelsuolo, in terra ; giù, ben spro-fondate e schiacciate sotto lamole della fabbrica. Esse nonsi vedono, ma sostengono tuttol'edificio. La Mazzarello, conla sua obbedienza, con la suaumiltà eroica, col suo spiritodi penitenza, con la scienzadei Santi, che possedeva inlarga misura, fu lo strumentopiù idoneo nelle mani di DonBosco per venir calato nellefondamenta della nuova Con-gregazione di Maria Ausilia-trice. Nell'esercizio di questeeroiche virtù l'umile Mazza-rello consumò la sua vita . . .Non tutti sono chiamati daDio a illustrare Italia, Franciae Spagna disseminando mira-coli come Don Bosco ; ma chinon potrà imitare l'umiltà, laobbedienza, la sottomissione,la devozione alla Madonna,della Beata Mazzarello ?

Il Servo di DioCard. ILDEFONSO SCHUSTERI' 11 dicembre 1938

i

L'ÉQUIPE OPERATORIAGRIDA AL MIRACOLO

Ero malato di cuore dal 1964 . II 15 mag-gio del '70 fui ricoverato nella clinica 1"Villa Pia" del prof . Actis Dato a To-rino . Gli esami accertarono l'insufficienza idelle tre valvole : aortica, mitralica, tri-cuspide. Ma tutta l'équipe operatoria fucontraria all'intervento per le mie con-dizioni di salute . Tra alti e bassi si giunse ,alla fine di agosto . Il prof. Actis, vistemigliorate le condizioni generali ma nonquelle valvolari, consigliò mia moglie diportarmi a casa, giudicando l'interventoun suicidio . Mentre il professore parlava,la moglie di un mio compagno di stanza,signora Grasso, senza perder tempo,tolse l'abitino di San Domenico Saviodal petto di suo marito e lo fece appun-tare sul mio petto . Da quel momentoqualcosa in me cambiò, poiché la notte zdormii sereno ; inoltre il mio progressivo,,miglioramento cominciò a convincere imedici che l'intervento era possibile . Si Ieseguirono nuovi esami radiologici daiquali risultò che la valvola tricuspide eraaguarita (prima grazia) . Fu fissata l'ope-razione per il 16 dicembre con interventosu due valvole. Quando ebbe il cuore ;tra le mani, tutta l'équipe operatoria ;gridò al miracolo, poiché la valvola daoperare era soltanto l'aortica (secondagrazia) . La terza grazia fu la pazienzae la serenità con cui attesi prima l'inco-gnito e poi la data dell'operazione .Amantea (Cosenza) Insegnante EGIDIO AMATO

SALVATO DA USTIONIGRAVISSIME

II 21 ottobre scorso il nostro Fabio didue anni era custodito dalla zia Flora,come tutte le mezze giornate in cui noi

1 due siamo a lavorare contemporanea-mente, quando spinto da curiosità versouna pentola colma di minestrone chebolliva sulla stufa, col mestolo si rove-sciò addosso la mistura . All'ospedale,dove fu subito ricoverato, i medici non

$ si sono pronunciati . Le ustioni, gravissi-me,me, erano estese in quasi tutto il corpi-cino e più profonde nel petto . Negli at-timi di angoscia in cui il bambino giàstava manifestando il pallore della morte,ci fu chi, avendo altre volte sperimentatola potente intercessione di San Dome-nico Savio a favore dei bambini, consa-crò il piccolo Fabio al grande Santo .Ebbene, oggi, contro ogni previsione,siamo qui a dichiarare che DomenicoSavio ha salvato il nostro figlioletto . Ilbimbo rifiorito ci ricorderà per tutta la

PERINTERCESSIONEDISAN DOMENICOSAVIO

vita la riconoscenza che dobbiamo aDio e al Santino, che da oggi è partedella nostra famiglia . A quanti lo vannoa trovare il piccolo Fabio indica il qua-dretto del suo amico che lo ha salvato .E noi ripetiamo a tutti: Domenico Savioè un grande santo che vuole veramentebene ai bambini!Santorso di Vicenza ALBANO E RITA CARRETTA

MAMME PREMIATENELLA LORO FEDESono sposata da 11 anni . Il nostro ma-trimonio è stato allietato da un bambino10 anni fa. In seguito altre due creaturenon sono arrivate alla nascita . L'annoscorso mi sembrava di essere in attesadi un bimbo . I medici erano discordi :chi diceva che non esisteva nessunessere, chi diceva che era morto, chiaffermava che avrei dovuto soccombereanch'io . Allora decisi di affidarmi a unsolo medico, San Domenico Savio, e glichiesi che mi ottenesse da Dio un se-condo figlio . Ne indossai l'abitino eogni giorno lo pregavo sicura che nonmi avrebbe delusa . Al momento oppor-tuno è nata una bella bambina, che hochiamato Domenica in onore del Santoche, pur essendo piccolo, fa miracolicome i grandi Santi . Accludo un segnodella mia riconoscenza .Caltanissetta

ANGELA LO MONACO

Ero sposata da tre anni . Dopo una ma-ternità non portata a termine malgradole cure e le precauzioni del caso, leSuore mi esortarono a pregare con vivafede San Domenico Savio . Subito nelindossai con fervore l'abitino e mi af-Ifidai a Lui nel periodo della seconda

maternità, che al dire dei medici si pro-spettava difficile e molto incerta . Oggidichiaro con gioia indicibile la nascitadel mio bambino in ottima salute . Ri-conoscente, ringrazio e invio offerta .Carpaneto (Piacenza) MARIA LUISA FRANCHI

La mia bambina era molto grave perencefalite . Fattole indossare l'abitino diSan Domenico Savio, noi tutti ci ri-volgemmo al piccolo Santo con tantafiducia . E Domenico Savio non solo cisalvò da morte la bambina, ma aiutòanche me, che mi trovavo in attesa contanta sofferenza e paura . Sono nati in-fatti due gemelli che sono la meravigliadi tutti. Prego San Domenico Savio checontinui a proteggere noi e i miei trebambini : Laura, Maurizio, Sara .Masone (Genova)

MARIA ROSA TARDITO PASTORINO

Carla Invernizzi (Oriano - Como) ricorda concommozione la notte in cui dovette ricoverared'urgenza in ospedale il figlio Ferdinando ingravi condizioni, e ringrazia S. D. S . che glieloha protetto .

Colomba Moraschini Poli (Ponte Selva -Bergamo) attribuisce all'intercessione di S . D . S .e del venerabile Don Rua la guarigione da fortidolori cervicali e altre grazie.

Mariettina Dal Bello (Fonte - Treviso) co-munica : « Un bambino di circa un anno e mezzoera molto ammalato per una grave intossicazione .Quando i medici disperavano ormai di salvarlo, 'mi sono rivolta con tanta fiducia a S . D . S . perchéintercedesse presso il Signore per la sospirataguarigione . Ora il bambino sta bene» .

Miranda Scettrini (Gordola - Svizzera) dichiarache S. D . S., da lei pregato per nove mesi conse-cutivi, l'ha aiutata a superare le gravi difficoltàche hanno accompagnato l'attesa e la nascitadel suo piccolo Marzio .

e di farlo amare dagli altripuò divenireun potente mezzo di apostolato .

Ecco apparire al nostro sguardol'immagine di Domenico Savio,

r 6 Maggio: gracile adolescente, dal corpo debole,ma dall'anima tesain una pura oblazione di sé

SAN all'amore sovranamente delicato ed esigenteDOMENICO di Cristo .

Alla scuola del suo Maestro spirituale,SAVIOil grande Santo Don Bosco,Egli apprese come la gioia di servire Dio

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PREGHIAMO PER

SALESIANI DEFUNTI

Coad . Giovanni Basso t a Torino Valdocco a 87 anni .Entrato nella Casa Madre nel 1912, vi trascorse quasi tutta la vita . Per4z anni fu fedele e sacrificato portinaio notturno, poi completò la suaimmolazione con una lunga malattia che santificò nella preghiera enella serena accettazione della volontà di Dio .Coad. Giovanni Garíno t a Cremisan (Betlemme) a 89 anni .Entrato a Cremisan nel 1911 per il noviziato, vi rimase tutta la vita . Unasola volta tornò alla sua nativa Cuneo . Gli avevano affidata n provvisoria-rgCnte+ la responsabilità dell'azienda vinicola, e la tenne per 5o anni,potenziandola a sostegno soprattutto della casa di formazione . Lavoroe preghiera furono le sue caratteristiche, condite di quella serena al-legria che rendeva piacevole a tutti la sua compagnia .Sac. Angelo Jancovie t a Rajec (Slovacchia) a 66 anni .Laborioso e allegro, fece conoscere Don Bosco nella Slovacchia orien-tale fondando l'opera di Michalovce . Per la sua vocazione salesianae sacerdotale soffrì il carcere e i lavori forzati . E tuttavia non perdettemai il suo ottimismo . Appena poté, si dedicò al ministero sacerdotalenella parrocchia natale, ove è ricordato come buon padre spirituale siadei confratelli che dei fedeli .Coad. Bartolomeo Lovera t ad Avigliana (Torino) a 5o anni .Cresciuto in una famiglia profondamente cristiana, in cui la Messa eil Rosario aprivano e chiudevano la giornata di lavoro, maturò la voca-zione nell'Oratorio di Cuneo. Lavoratore infaticabile, e insieme verouomo di Dio, dava a chi l'avvicinava l'impressione di saper vedere tuttonella luce soprannaturale . La morte lo colse d'improvviso, mentrelavorava, per trapiantarlo in Cielo .Coad. Tommaso Orsolín t a Belluno a 63 anni .Umile e obbediente, pio e laborioso, aveva donato 32 anni della sua vitaalle missioni della Cina e delle Filippine . Tornato in Italia per cattivecondizioni di salute, ha raggiunto in Cielo a solo due mesi di distanzail suo Ispettore Don Briga, che gli aveva sempre dimostrato tanto affettoe fiducia . La sua vita esemplare ha lasciato un gran ricordo in tutti .

Sac. Giuseppe Raele t a Cremisan (Betlemme) a ga anni .Giunto ancora chierico nell'Ispettoria del Medio Oriente, ne era ormaiil confratello più anziano, venerato e amato per la sua luminosa fedeltàa Don Bosco . Passò 45 anni nelle case di formazione come direttore,maestro dei novizi, insegnante di teologia e confessore. Il fervore concui celebrò la S . Messa fino all'ultimo giorno di vita, il suo amoreall'Ausiliatrice e a Don Bosco, la sua laboriosità e attaccamento alla vitacomune, lo hanno reso un simbolo e un esempio per tutti i confratelli .Coad. Paolo Blanc t Marsiglia a 85 anni .Sac. Emanuele Gonzalez t a México a 67 anni .Coad. Emanuele Martin t Madrid a 74 anni .Sac. Fiorenzo Martinea t Buenos Aires a 76 anni .

COOPERATORI DEFUNTI

Mons. Evasio Colli, Vescovo di Parma, t il 13 .3 .1971 .Fra nato a Lu Monferrato, terra profondamente cristiana e patria di

tanti illustri salesiani . Da bambino aveva frequentato l'asilo tenuto dalleFiglie di Maria Ausiliatrice, e vi attinse quell'amore a Don Bosco e aiSalesiani che coltivò per tutta la vita . Dopo gli studi filosofici compiutinel Seminario di Casale, si era laureato all'università Apollinare diRoma. Ordinato sacerdote, insegnò storia e diritto nel seminario diCasale, mentre dirigeva il battagliero „Corriere di Casale» . Parrocoa Occimiano per 12 anni, poi vescovo di Acireale per cinque, e infineper 40 vescovo di Parma, diede prova di zelo illuminato e forte, di cuoregeneroso e magnanimo . Sempre in mezzo al suo popolo, ne condivisegioie e sofferenze specialmente nel doloroso periodo della guerra .Sotto il suo governo, la diocesi vide rifiorire il seminario, l'AzioneCattolica (ne fu per un quadriennio Assistente ecclesiastico generale), ela vita cristiana, animata dal suo costante ed efficace magistero pastorale .

Durante tutta la vita diede continue prove di amicizia e di bene-volenza verso i figli di Don Bosco, ai quali affidò anche la parrocchiadi Montechiarugolo, nominandovi Vicario foraneo il compianto donLazzero . Ad ogni occasione era lieto di esprimere stima e riconoscenzaverso le Figlie di Maria Ausiliatrice . Nella funzione della posa dellaprima pietra dell'Altare di Don Bosco a Valdocco, il 12 aprile 1934,pronunciò un discorso che rimane un documento perenne della suaammirazione e del suo amore per il Santo e per la sua opera .La famiglia salesiana ricorda la figura del grande Vescovo scomparso conprofondo senso di gratitudine, che concreta nella preghiera di suffragio .Pierina Bercelloní Corte ved. Arrígoni t a Belluno a 84 anni .Serenità, fede e preghiera distinsero la lunga giornata di questa incom-parabile mamma, che seppe educare con mano forte e soave otto figli,tra cui Sr . Lieta, donata al Signore come Figlia di Maria Ausiliatrice .

NOSTRI MORTI

Cooperatrice convinta e affezionata, lavorò molti anni per gli orfanidel locale Istituto Salesiano, lasciando vivo rimpianto in quanti l'hannoconosciuta e amata .Salvatore Benintende t a Buccheri (Siracusa) a 64 anni .Nobile figura di padre, tutto dedito alla famiglia e al lavoro . Profusele sue energie nell'educazione dei tre figli ; ne donò due al Signore,di cui uno salesiano . Fu stimato e amato da quanti conobbero la suabontà e onestà .Giovanni Bíglíone t Osasco (Torino) a 79 anni .Profondamente onesto e sincero, seppe superare con fede le contrarietàdella vita . II suo amore al lavoro, alla famiglia, alla Chiesa, la sua costantegiovialità lo resero amabile a tutti, e in tutti lascia il ricordo di unavita sinceramente cristiana .Felice Borello t a Mango d'Alba (Cuneo) a 75 anni .Padre di numerosa famiglia, ebbe un fratello e tre figli salesiani . Onestoe infaticabile lavoratote finché ebbe forze, tornò al Signore purificatoda 12 anni di paralisi sopportata cristianamente .Battista Del Rizzo t a Azzano (Pordenone) a 75 anni .Era pieno di ammirazione per i salesiani, e soprattutto per il cuginoDon Giovanni Del Rizzo, n padre Juan i, notissimo apostolo salesianoa Bogotà (Colombia) . Desiderava tanto che almeno uno dei suoi undicifigli fosse sacerdote, e il Signore premiò la sua fede chiamando tra isalesiani Don Mario, ora sacerdote e missionario in Argentina .Pasqualina Díaco ved . Sgrò t a Satriano (Catanzaro) .Dedicò la sua lunga vedovanza a una vita di pietà e di bontà . Coopera-trice fervida e convinta, è passata facendo del bene a tutti, specialmenteai più bisognosi .Maria Duca t a Gangi (Palermo) a 83 anni .Donna forte, e insieme sensibile e premurosa, diede luminoso esempiodi laboriosità, riserbo e semplicità . Nutriva il suo spirito di pietà conletture edificanti, soprattutto salesiane . In circostanze difficili, seppeprodigarsi con amore e generosità alla famiglia, educando salesianamentei figli, lieta di donarne ben tre a Don Bosco .Sac. Matteo Frantone, parroco di S . Pietro in Savigliano (Cuneo)t a 63 anni .Pieno di zelo pastorale e devotissimo di Maria Ausiliatrice, alle moltealtre iniziative aggiungeva il pellegrinaggio annuale alla Basilica torinese,per assicurare a sé e ai suoi parrocchiani le benedizioni della Madonna .Ida Ghigltone t a Borgo d'Ale (Vercelli) .Fu n maestra w nel senso pieno della parola: preparava gli allievi allavita con il metodo di Don Bosco . Come cooperatrice salesiana coltivòle vocazioni, per le quali offriva e faceva celebrare SS . Messe . Colpitada malattia, passava le sue giornate meditando e pregando per tutti .Colombina Grugnetti t a Varese a 83 anni .Era una fervente cooperatrice salesiana, cresciuta alla scuola del com-pianto mons. Zonzini, fondatore delle Ancelle di San Giuseppe edevotissimo di Don Bosco . Aiutò le missioni anche adottando un chie-rico, ora sacerdote, in Giappone . Nella lunga infermità offriva la S . Co-munione quotidiana per le anime legate al suo apostolato .Ing. Carlo Nocelli, t a Varazze a 70 anni .Laureatosi in ingegneria civile a Pisa nel 1927, nel 1929 si mise a dispo-sizione dei Salesiani di Varazze, dove esercitò un notevole influssonell'educazione dei giovani, sia nella scuola che nelle Associazionidi A .C . e dell'A .S .C .I . Ebbe strette relazioni con i fondatori delloScautismo italiano, il conte Mario di Carpegna e il prof. Mario Mazza ;nella regione ligure svolse il ruolo di Commissario regionale e provin-ciale . Nel luglio del '45 fondava il gruppo Scaut di Varazze, e poi quellodi Celle . Nel 1950, convinto della necessità che i popoli si affratellinotra loro, si valse dell'amicizia del francese Abbé Joanny per realizzarenumerosi incontri di fraternità con Esploratori francesi, austriaci,svizzeri, tedeschi, ecc . Non solo diede il meglio di se stesso nella forma-zione delle giovani generazioni, ma fu un laico impegnato in ogniopera di bene: presidente della Giunta parrocchiale, del ComitatoCivico, medaglia di bronzo dell'A .V .I .S ., ecc .Questo insigne educatore e cooperatore salesiano lascia un esempio dilavoro instancabile e di profonda pietà, di indovinata fusione del metodoeducativo salesiano con quello scaut a vantaggio di innumerevoli giovani .

Comm. Giuseppe Redaellí t a Varese a 85 anni .Presidente dell'Associazione Industriale per la categoria grafici, eraconsiderato uno degli uomini più attivi e competenti in questo ramo,che coltivava da 45 anni . La «Tipografica Varese x da lui fondata ètra gli stabilimenti grafici più moderni e specializzati . Exallievo diMilano, ricordava con venerazione specialmente don Saluzzo . A Varesefondò l'Unione Exallievi, e ne tenne la presidenza per molti anni .Cooperatore salesiano fin dai primi tempi, aiutò materialmente tuttiquelli che poté . Per la beatificazione e la canonizzazione di Don Boscoanimò, con gli altri exallievi, tutta la città di Varese . Da più di 3o annifrequentava la cappella del Collegio Salesiano . La domenica precedenteil suo improvviso trapasso aveva partecipato come il solito alla messadelle 9,3o comunicandosi . I funerali furono un trionfo per quell'uomodalla grande fede .

L'ISTITUTO SALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, eretto in Ente Morale con Decreto 12 gennaio 1924, n . 22, può legalmente rice-vere Legati ed Eredità. Ad evitare possibili contestazioni si consigliano le seguenti formule :

Se trattasi d'un legato : « .. .lascio all'istituto Salesiano per le Missioni con sede in Torino a titolo di legato la somma di Lire . .. (oppure) l'immobilesito in . .. » .

Se trattasi, invece, di nominare erede di ogni sostanza l'Istituto, la formula potrebbe essere questa :« .. . Annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria . Nomino mio erede universale l'Istituto Salesiano per le Missioni con sede in Torinolasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo» .

(luogo e data)

(firma per esteso)

BORSE COMPLETE

Borsa : Maria Ausiliatrice, i', in ricordo e suf-fragio di Pucci e Renato Bernardi, a cura dei co-niugi Elena e Gian Nicola Pivano (Torino) .L. 50 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice, z', in ricordo e suf-fragio di Pucci e Renato Bernardi, a cura dei co-niugi Elena e Gian Nicola Pivano (Torino) .L. 50 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice, 3', in ricordo e suf-fragio di Pucci e Renato Bernardi, a cura dei co-niugi Elena e Gian Nicola Pivano (Torino) .L. 50 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice, q', in ricordo e suf-fragio di Pucci e Renato Bernardi, a cura dei co-niugi Elena e Gian Nicola Pivano (Torino) .L. 50 .000.Borsa: Don Bosco, proteggi e guarisci la miaLaura, a cura di N. N . (Piacenza) . L . 50 .000 .Borsa : Don Bosco, proteggi e guarisci il mio Gia-cinto, a cura di N . N . (Piacenza) . L . 50 .000 .Borsa : Don Bosco, risolvi i miei problemi, a curadi N. N. (Piacenza) . L. 50 .000 .Borsa : San Giovanni Bosco, in riconoscenza, acura degli Exallievi Ispettoria Centrale (Torino) .L. 50 .000 .Borsa : San Giovanni Bosco, invocando prote-zione, a cura degli Exallievi Ispettoria Centrale(Torino) . L . 50 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco eSanti Salesiani, in ringraziamento e invocandograzie, a cura della Cooperatrice Esterina Testa(Fabiano - La Spezia) . L . 6o .ooo .Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G. Bosco, insuffragio di tutti i miei defunti, a cura di MarioRigamonti (Vimercate - Milano). L . 6o .ooo .Borsa : Maria Ausiliatrice, in suffragio di RosaVietto, a cura delle sorelle . L . 55 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G. Bosco, p . g. r.,a cura di Edoardo Alifredi (Torino). L . 50 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice, in ringraziamento einvocando grazia, a cura di Caterina Forteleoni(Ortueri - Nuoro) . L . 50 .000.Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G. Bosco, rico-noscente supplico protezione, a cura di M . N . (PinoTorinese) . L. 50 .000 .Borsa: San Giovanni Bosco, proteggi questafamiglia, a cura della famiglia Di Nardo (Roma) .L. 50 .000.Borsa: Don Giovanni Pignocco e Don Ago-stino Sangalli, in ricordo e suffragio, a cura del-I'Exallievo dottor Basilio Chiarel (Torino) .L. 50 .000 .Borsa: Mamma Margherita Bosco, Santi Sa-lesiani, ricordate i miei genitori perché presto sianoaccolti con voi in paradiso, a cura di ArgenteriMignolli Mercedes (Iiussoleno - Torino) . L . 50.000.Borsa : Maria Ausiliatrice, S . G . Bosco e Ven .Michele Rua, a cura di Teresa Venturi (ReggioEmilia) . L . 50 .000 .Borsa : Papa Giovanni XXIII, a cura di AdeleVenturini (Viareggio - Lucca) . L . 5o.00o .Borsa : Maria Ausiliatrice, S . G . Bosco e S .. D .Savio, in ringraziamento e invocando protezionesul nipotino Giorgio Galli, a cura dei nonni Ida eRomeo Garone (Novara). L . 50 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Michele Rua,invocando grazia, a cura di Pierina Finazzi (Nem-bro - Bergamo) . L . 5o .ooo.

Borsa : Maria Ausiliatrice, p . g. r ., a cura diMaria Cappellazzo (S . Vendemiano - Treviso) .L. 50 .000 .Borsa : Don Seriè, invocando protezione, a curadi Ada Scelsi (Alessandria) . L. 50 .000 .Borsa : Linda Toffaloni Rossi, in ricordo e suf-fragio, a cura di N . N . L . 50 .000 .Borsa : Pietro Domingo De Mistura, giovane dizz anni, dotato di eccezionale bontà, virtù e intelli-genza, perito vittima di imprudenze altrui in unincidente stradale sull'autostrada del Brennerol'8 febbraio 1971, a cura di N. N . L. 50 .000.Borsa : San Giovanni Bosco, invocando graziespirituali personali e protezione su di un salesiano,a cura della Superiora Suore Ancelle del S . Cuore(Cosenza) . L . 50 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e SantiSalesiani, invocando protezione, a cura di AngelaGhezzi (Concorezzo - Milano) . L . 50 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, invo-cando la guarigione della propria consorte, a curadell'exallievo Luigi Broccoli (Budrio - Bologna) .L. 50 .000 .Borsa : Toso Angela, in memoria e suffragio, a curadei figli (Udine) . L . 50 .000 .Borsa: Lidia Di Marco, Gaetano e ClariceMarimpietri Di Marco, in ricordo e suffragio,per volontà della defunta Lidia di Marco (L'Aquila) .L. 50 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, pro-teggete i miei nipoti e pronipoti, a cura della M .' LinaDe Poda . L. 50 .000 .Borsa: Don Bosco e S . D . Savio, in ringrazia-mento e supplicando protezione, a cura di PrassedeCaravaggi (S . Damiano al Colle - Pavia) . L . 50 .000.Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, invo-cando protezione, a cura di Carmela Safelice(S . Severo - Foggia) . L . 50.000 .Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G. Bosco, in rin-graziamento e invocando aiuto e protezione sui pro-pri figli e nipoti, a cura di Maria Pecori Giraldi(Roma) . L . 50 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice, S . G. Bosco e DonMichele Rua, invocando grazia, a cura di RomaniaMamone (Rimbiolo - Catanzaro). L . 50 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, p . g . r .e invocando protezione, a cura di F . A ., L . 50 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco e DonFilippo Rinaldi, in suffragio di mio marito e deimiei cari defunti e per la salvezza mia e dei miei cari,a cura di N . N . L. 50 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice e S. G . Bosco, pre-gate per noi, per la pace nel mondo e proteggetecisempre, a cura di P . G . e C . L . 50 .000.Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G . Bosco, invo-cando protezione, a cura di Dora D'Erme (Latina) .L. 50 .000.Borsa : Don Ezio Polla, in ricordo e suffragio, acura del fratello . L . 50 .000 .Borsa : Simone Srugi, riconoscente, invoco pro-tezione, a cura di Rita Bottaro (Milano) . L . 50 .000 .Borsa : San Giovanni Bosco, a ricordo e suffragiodi Mons . Domenico Mondini, per 25 anni parrocoin S . Agostino di Faenza (Ravenna) . L . 50 .000 .Borsa : Sacri Cuori di Gesù e Maria e SantiSalesiani, in suffragio dei nostri cari defunti e in-vocando protezione in vita e in morte, a cura diLuigia e Angela Trucco (Borgomaro - Imperia) .L. 50 .000 .

CROCIATAMISSIONARIATOTALE MINIMO PER BORSAL. 50 .000 • Avvertiamo che lapubblicazione di una Borsa in-completa si effettua quando ilversamento iniziale raggiungela somma di L . 25.000, ovveroquando tale somma viene rag-giunta con offerte successive.Non potendo formare una Borsa, sipuò contribuire con qualsiasi som-ma a completare Borse già fondate

Borsa : Maria Ausiliatrice, in ringraziamento,a cura di Annamaria Bonomo (Torino) . L. 50 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice e tutti i Santi, inringraziamento e suffragio defunti famiglia Bri-gnone Salvatore, a cura di Maria Gedda ved. Bri-gnone (Trino - Vercelli) . L. 50 .000 .Borsa : San Giovanni Bosco, a cura di Mariellae Carlo Garis (Vinovo - Torino) . L. 50 .000 .Borsa : Don Filippo Rinaldi, a suffragio delleanime purganti e invocando protezione, a cura diPia Rebora (Genova) . L . 50 .000.Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G. Bosco, a curadi Gina e Giuseppe Giannone (Bari) . L. 50 .000 .Borsa : Madre Graciela Rodrigo dei S S . CC .,a cura di Jolanda Longo (Roma) . L . 50 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, pro-teggete i miei figli e i miei nipoti, a cura di RosyPucci (Alessandria) . L. 50 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice, in memoria di Fac-cenda Teresa e Carolina Costa e invocando prote-zione sui propri figli, a cura di Giovanni . L. 5o .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice, in memoria di Fac-cenda Rosa Aloi e invocando protezione sui proprifigli, a cura del marito . L . 50 .000.Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G. Bosco, inmemoria e suffragio di Maria Allara, a cura delmarito Secondo Gambolati (Vignale Monferrato -Alessandria). L . 50.000 .Borsa : Maria Ausiliatrice, S . G . Bosco e S . D .Savio, a cura di Maria Rulfo (Fossano - Cuneo) .L . 50 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco e S . D.Savio, p . g . r., a cura di N . N . (Rivoli- Torino) .L. 5o .ooo.Borsa : Giuseppe Palmeri, perché il Signore loabbia nella sua luce, a cura di Salvatore Palmeri(Brescia) . L. 50 .000 .Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, insuffragio dille anime del Purgatorio, a cura di N. N .(Savona) . L . 5o .ooo .Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a curadi G . C . (Roma) . L . 50 .000 .Borsa : Sacro Cuore di Gesù, Maria Ausilia-trice e S . G . Bosco, in ringraziamento e invocandoprotezione, a cura di N. N . L. 50 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, invo-cando protezione, a cura di N . N . L. 50 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a curadi Iginia Pianforini (Lentigione - Reggio Emilia) .L. 50 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G . Bosco, invo-cando protezione, a cura di Beppe e Sandro Strata(Vesime - Asti) . L . 50.000 .Borsa : Gesù, Maria Ausiliatrice e S . G . Bosco,in suffragio dell'anima di Clarina Borello, a curadella sorella Giuseppina, ved . Buffa, e del nipoteRomolo Buffa (Canove - Cuneo) . L. 5o .0oo.Borsa: San Domenico Savio, invocando prote-zione, a cura di Carla Jannaco (Firenze). L . 50 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G. Bosco, in me-moria delle carissime zie Sr. Albertina Cainpori,salesiana insegnante, e Amelia Campori, Direttricedidattica, a cura della nipote Angelina, ricono-scente (Roccabianca - Parma) . L . 50 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice, S . G . Bosco e S . D .Savio, in ringraziamento per le nozze d'oro dei mieigenitori Repossi Antonio e Mola Cherubina e invo-cando protezione, a cura di Rosina Repossi (Abbia-tegrasso - Milano). L . 50 .000 .

(coamixua)

Spediz . in abbon . postale - Gruppo 2' (70) - 1 • quindicina

ANDRÉ MARTIN

La situazione della Chiesa in Russia :la versione ufficiale e la realtà .

LA PREGHIERA DIALEXANDR SOLGENITSIN:PREMIO NOBEL 1970Il processo dei credenti

Q•

PAG . 303 • L. 1800

resistenza spirituale, verdetto, appello .

« Molti nostri fratelli hanno scelto il martirio della prigione, del bagno penale .Noi abbiamo scelto il martirio della menzogna, perchè almeno qualcuna delle nostre chiese rimanga aperta!

Altri sopportano la tortura dei corpi : noi accettiamo la tortura delle coscienze .

Noi siamo obbligati a mentire, ma come è mai possibile

che i nostri fratelli dell'Occidente prendano sul serio quello che diciamo?».

Questo l'appello che sale verso di noi dalla Chiesa sotterranea, dalla Chiesa catacombale di Russia .

Il libro di André Martin si propone di sollevare questa tragica realtàe di farla apparire in tutta la sua straziante evidenza .

Un documento che ha carattere d'urgenza . La denunzia di una situazione intollerabile .

La storia di un popolo che sopravvive e s'incarna,più che in qualsiasi altro paese, nei suoi credenti perseguitati .

›C - -- -TAGLIANDO DI ORDINAZIONE

Spett. SEI: Speditemi contrassegno (più spese postali)

n._ copie de :Andrò Martin - RUSSIA FEDE E REALTA

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BOLLETTINO SALESIANOSi pubblica il 1' del mese per i Cooperatori Salesiani ; il 15del mese per i Dirigenti dei Cooperatori

S'invia gratuitamente ai Cooperatori, Bene-fattori e Amici delle Opere Don Bosco

Direzione e amministrazione : via Maria Au-siliatrice, 32 - 10100 Torino - Tel . 48.29.24

Direttore responsabile Don Pietro Zerbino

Autoriz . del Trib . di Torino n . 403 del 16 febbraio 1949Per inviare offerte servirsi del C .C. Postale n . 2-1355intestato a : Direz . Generale Opere Don Bosco - Torino

Per cambio d'indirizzo inviare anche l'indirizzo precedente

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