Bollettino Salesiano - Gennaio 1917 - Supplementobiesseonline.sdb.org/1917/191702.pdf · Il nostro...

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BO LLETTINO SA LESIANO PERIODICOMENSILEDEICOOPERATORIDIDONBOSCO ANNOXLI - N .1 1GENNAIO1917 SUPPLEMENTOPER ISACERDOTI E SOMMARIO IlnostroSupplemento - LabenedizionedelS .Padre Preziosiincoraggiamenti . LospiritosacerdotalediDonBosco,secondoDon Rua - CaritàdiDonBoscoversoDio . AiSacerdotisoldati . Ricordiedammaestramentipaterni . LaPassionediGesù -DiscorsoineditodelVen . DonBosco,lettodaluiall'Accademiadell'Arcadiain RomailVenerdìSantodel1876 . LettereineditediDonBosco-1 : Comescrivevaai Salesiani :6lettereaunMissionario . ScuoleparrocchialidiReligione,ovverolaDottrinain formadiverascuola . IInostroquesito :- Comeottenerepersonaleidoneo, cuiaffidareleoperegiovanili? Concorsiperle„LettureCattoliche ."- ,,ActaApostolicaeSedis" ; riassuntodituttigliatti pubblicatidal1settembreal31dicembre . Le„Operepastorali" delCard .Mercier . AzioneSalesiana :PerlafestadiS .FrancescodiSales - Traccedifervorinipelgiorno24diognimese .

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BOLLETTINO SALESIANOPERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO

ANNO XLI - N. 1

1 GENNAIO 1917

4° SUPPLEMENTO PER I SACERDOTI E

SOMMARIO

Il nostro Supplemento - La benedizione del S. PadrePreziosi incoraggiamenti .

Lo spirito sacerdotale di Don Bosco, secondo DonRua - Carità di Don Bosco verso Dio .

Ai Sacerdoti soldati .

Ricordi ed ammaestramenti paterni .

La Passione di Gesù - Discorso inedito del Ven .Don Bosco, letto da lui all'Accademia dell'Arcadia inRoma il Venerdì Santo del 1876 .

Lettere inedite di Don Bosco - 1 : Come scriveva aiSalesiani : 6 lettere a un Missionario .

Scuole parrocchiali di Religione, ovvero la Dottrina informa di vera scuola .

II nostro quesito : - Come ottenere personale idoneo,cui affidare le opere giovanili?

Concorsi per le „Letture Cattoliche ."-

,,Acta Apostolicae Sedis"; riassunto di tutti gli attipubblicati dal 1 settembre al 31 dicembre .

Le „Opere pastorali" del Card . Mercier .

Azione Salesiana : Per la festa di S . Francesco di Sales- Tracce di fervorini pel giorno 24 di ogni mese .

IL NOSTRO „SUPPLEMENTO"In benedizione del S . Padre - Preziosi incoraggiamenti .

Ci sia permesso - a conforto anchedei lettori - il rilevare due autorevoliincoraggiamenti, fra i vari che ci per-vennero per quest'umile pubblicazione .

Il Santo Padre Benedetto XV, nel-l'udienza concessa al rev .mo nostro RettorMaggiore Don Paolo Albera il 5 no-vembre u. s., mostrò di aver seguito, purin mezzo alle gravi e molteplici cure delgoverno della Chiesa, queste pagine, elo fece con le parole più benevoli, espri-menti tutto il Suo augusto gradimentoinsieme con la certezza dei frutti più c o-piosi e salutari, cui auspicava con unaspeciale benedizione apostolica .

Anche Sua Ecc . Rev.ma Mons. Lodo-vico Marchese Gavotti, Arcivescovo diGenova, aveva la bontà d'inviarci la suaalla approvazione con una affettuosis-sima lettera .

ARCIVESCOVADODI

24 Settembre 1916.

Scrivo un po' in ritardo; tuttaviadebbo dire che appena ebbi fra le maniil ,,Supplemento" per i Sacerdoti del„Bollettino Salesiano'' mi compiacquidella bella ed opportuna iniziativa e miproposi di manifestare pubblicamentela mia compiacenza .

Non ebbì la ventura di, conoscere il

Ven . D. Bosco, tuttavia avvicinai moltiche ben l'avevano conosciuto, parecchiche gli erano stati familìari ; ho letto la suavita, ho visto alla prova i suoi figli , lesue opere e mi sono formato la convin-zione che Egli è stato proprio il sacer-dote suscitato da Dio per compiere l'a-postolato dei nostri tempi ed insegnarecome questo apostolato debba effettuarsi .

Molti pensando a Don Bosco pen-sano soltanto al sacerdote, che acco-glieva i fanciulli, fondava una Congre-gazione religiosa e mandava Missio-narii in Patagonia ; ma ignorano tuttoil resto dell'opera sua e specialmentelo spirito che l'ha animata. La letturaattenta della sua vita, scritta con tantaintelligenza e tanto amore dall'or oracompianto nostro concittadino D . Le-moyne, la conoscenza dei suoi scritti,delle sue massime, de' suoi metodi d'a-postolato, sarebbe per essi una verarivelazione. Nulla direi essere sfuggitoa quel Grande di quanto preoccupa icristiani del giorno d'oggi, specialmentei sacerdoti che ardono di zelo per lagloria di Dio e la salvezza delle anime .Stampa, scuola, associazioni, collegi,oratorii festivi, metodi educativi, età efrequenza della Comunione, sport, canto,musica, le stesse questioni politiche,tutto ha attirato l'attenzione del Vene-

rabile ed è stato ìlluminato da unosprazzo di quella luce di che brilla lasua cara e venerata figura . Per questoegli deve essere piú intimamente co-nosciuto, e dobbiamo sopratutto cer-care di conoscerlo noi, fatti ministri dìDio in questa società che s'allontanada Lui e che a Lui dobbiamo avvicì-nare coi nostrì esempi, colla nostra pa-rola, col nostro apostolato .

E l'iniziata pubblicazione parmi pro-prio un mezzo eccellente a raggiungerelo scopo, per cui altamente la lodo eampiamente la benedico, col voto ar-dentissimo che essa sia conosciuta, letta,meditata da tutti i miei sacerdoti, e cheper mezzo di essa il Venerabile ripetaa ciascheduno di noi quanto diceva nel

LO SPIRITO SACERDOTALE DI D. BOSCOsecondo Don Rua.

Queste pagine appartengono alle deposi-zioni fatte dal compianto D. Rua nel Pro-cesso Ordinario, compiutosi nella CuriaArcivescovile di Torino, intorno la vita, levirtù, la fama di santità e i miracoli delnostro Venerabile Fondatore .

Confidiamo che ai nostri lettori - piùdi ogni altra trattazione congenere - riu-scirà cara e proficua quest'eco fedele dell'a-nima di chi visse per 43 anni al fianco delVenerabile e, dopo la sua morte, tenne cosísaggiamente la Direzione generale delle OpereSalesiane da essere universalmente stimatoun altro Don Bosco .

I.La carità di Don Bosco .

Verso Dio.Il Servo di Dio si distinse in tutte le virtù; ma

ben si può dire che la carità fu, in lui, in modospeciale luminosa .

Cominciando dall'amore verso Dio, ne eratalmente infiammato che, come disse ottima-

mente il Card . Alimonda nell'elogio funebre,la vita di Don Bosco si può definire l'unionecon Dio .

1882 al Teol . Piano (2° Supplementopag . 43) : „Cor tuum sit constanter superparvulos et egenos !'

+ LoDoVIcO, Arcivescovo .

Al .Santo Padre Benedetto XV l'e-spressione commossa della nostra filialericonoscenza.A Sua Ecc. Mons . Arcivescovo di

Genova ed a quanti ci furono larghidi benevoli parole torni gradita l'assi-curazione della nostra gratitudine .

Al Signore poi e a Maria SS. Ausi-liatricerinnoviamocon ardore la pre-ghiera e il proposito che il ,Supplemento''sia davvero „un umile ma ardente pro-pagandista dello spirito sacerdotale delVen . D. Bosco" .

Fin da bambino succhiò col latte l'amore eil timor di Dio, e ne diede tosto prova nella vigi-lanza che usava per evitare il peccato . Quandogiovanetto ancora, a Castelnuovo d'Asti, alcunicompagni lo stimolavano a rubar danaro alsuo padrone, il sarto Roberto, egli rispose : -E come? volete che io rubi? E non sapete cheil settimo comandamento dice di non rubare? -Così, per orrore che aveva al peccato, si adoperòcon tanta sollecitudine in Chieri per far partireil saltimbanco che riusciva di scandalo ai suoicompagni. Per la stessa ragione durante glistudi e durante il chiericato, procurava sempredi fuggir l'ozio come la peste . E questo con-tinuò in tutto il corso della sua vita .

Fin da fanciullo amava la preghiera, e so-vente si ritirava dalla compagnia degli amiciper potere, nel raccoglimento, trattenersi colSignore mediante l'orazione o letture spirituali,e non contento di pregare esso, particolarmentenei giorni festivi v'invitava anche i compagni . . .

Il suo amore a Dio appariva. dalla regolarefrequenza ai SS . Sacramenti, specialmentealla Comunione, a cui si accostava quanto più

spesso poteva, e si adoperava per condurvieziandio i suoi giovani compagni . Da chierico,visitato in Seminario durante l'anno pai suoipiccoli amici, continuava ad animarli alla fre-quenza ai SS. Sacramenti, specialmente allaComunione, e nelle vacanze si interessava afar scuola ai giovanetti della borgata, ponendoper sola condizione che andassero una voltaal mese ad accostarsi ai Sacramenti.

Giovanetto, anche in mezzo alle compagnie,fu veduto più volte inginocchiato, assorto nellapreghiera; ed ordinariamente lo si vedeva te-nendo da una mano la corda, con cui guidavauna vacca al pascolo, e dall'altra un libro dipietà o di letture edificanti . Cosi mi riferironoalcuni vecchi del suo paese, suoi coetanei .

I condiscepoli poi di Chieri, mentre era stu-dente, e D . Giacomelli, suo compagno di Semi-nario, mi raccontavano che nelle sue passeg-giate cogli amici aveva quasi sempre di mira lavisita a qualche Chiesa o Santuario, e così con-tinuò durante la sua carriera sacerdotale ; edio ricordo come ora ci conduceva al Santuariodella Madonna di Campagna, ora alla Chiesadel Monte dei Cappuccini, ora alla Basilica diSuperga, ed ora al Santuario di Trana, ora aquello di S. Michele Arcangelo sul monte Pir-chiriano nella valle di Susa .

Quando poi ci conduceva alle lunghe pas-seggiate durante l'autunno, il suo scopo erasempre di aiutare a fare con solennità le festenelle parrocchie dove andava, ed in modo spe-ciale colla frequente Comunione dei suoi allievieccitare le popolazioni alla frequenza dellachiesa e dei Sacramenti . Cosi ci diceva eglistesso, e si vedeva infatti che molto giovamentorecava l'esempio di tanti giovanetti, che vispied allegri sapevano a suo tempo star raccoltie fervorosi nell'onorare Iddio .

Durante il tempo che egli frequentò comesecolare le scuole di Castelnuovo e di Chieri . . .nel trattenersi coi suoi compagni aveva di miradi indurli a compiere di tratto in tratto qualcheatto di pietà ad onor di Dio . Merita di essererichiamato alla memoria il desiderio che avevadi entrare in religione per cui prese l'esame,giacchè ciò faceva per conservarsi interamentea Dio fuori dai pericoli del secolo .Fatto sacerdote non ebbe altro di mira che

Iddio e la sua gloria. Sebbene le grandi occu-pazioni gli assorbissero il suo tempo, ciò nonostante lo trovai varie volte raccolto nellapreghiera in quei brevi istanti, che bisognoso direspiro trovavasi nella solitudine .

Era sua abitudine sollevarsi col pensiero aDio nelle sue occupazioni, e ricordo come, es-sendo io per molto tempo suo segretario, lovedeva sempre cominciare i suoi lavori col-

l'elevazione della mente a Dio . La marchesaPassati mi raccontava che ogni qualvolta glidomandava qualche consiglio, notava semprecome prima di rispondere alzava gli occhi alcielo, come chi andava cercando da Dio i luminecessari .La sua unione con Dio appariva anche dalle

sue lettere, giacchè giammai ne scriveva alcunasenza che v'entrasse il nome di Dio o di GesùCristo o della Divina Madre : e si può dire di luiciò che S . Bernardo diceva di sè stesso, chequalunque discorso, qualunque scritto gli tor-nava insipido, se non vi trovava il nome diDio o di Gesù o di Maria . Anche nel distribuireimmagini era solito a scrivervi qualche giacu-latoria per sollevare la mente a Dio .

In tutte le circostanze la sua mente ed il suocuore si sollevavano a Dio . Talvolta accompa-gandolo la sera ad ora tarda al riposo, si fermavaa contemplare il cielo stellato e ci tratteneva,immemore della sua stanchezza, a discorreredell'immensità, onnipotenza e sapienza divina :altre volte alla campagna ci faceva osservarela bellezza dei campi, dei prati, l'abbondanzae ricchezza dei frutti, e con ciò conduceva ildiscorso a parlarci della divina bontà e provvi-denza; di modo che ben sovente ci avvenivadi esclamare coi discepoli di Emmaus : nonnecor nostrum ardens erat in nobis dum loquereturin via?

(Ved. Proc. Ord . Sessione 361a) .L'unione dell'anima del Servo di Dio col suo

Signore, non appariva solamente nelle conver-sazioni, che teneva coi suoi figli, ma altresì corequalunque persona anche altolocata, sia delceto ecclesiastico, sia del civile o militare . Gliavvenne un giorno di parlare con un generaledi esercito, e dopo aver discorso un poco, nelsepararsi, Don Bosco gli disse : - La riverisco,mi ricordi nelle sue preghiere . - Il generale sor-ridendo rispose : Ah! D. Bosco! comprendo lesue parole: sì, in avvenire voglio pregare, e pre-gherò anche per lei ; ma ella di grazia voglia ri-cordarsi di me .

Un giorno fu invitato a pranzo dal Prefettodi Torino . Giunti ai brindisi, chi inneggiavaall'unità italiana, chi al Re, chi a Garibaldi, ecc .Fu invitato anche Don Bosco a fare un brindisied egli alzandosi col suo bicchiere: - Lo porto,disse, alla salute del Re, alla salute di Garibaldi,dei Ministri tutti, schierati sotto la bandieradel Papa! - Uno scoppio di applausi accolsefra la più grande ilarità il brindisi di D . Bosco .Questi fatterelli, come molti Atri simili, ce liraccontava Don Bosco stesso, di mano in manoche gli accadevano .

Il suo amore a Dio si mostrava ardentissimoallorchè parlava dal pulpito, oppure anche solo

dalla cattedra a tutti i suoi figli ; giacchè alloranel parlare della sua bontà, della sua Provvi-denza, come anche nel trattare dei misteri dellasua Passione, del Sangue versato per la salvezzadelle anime, lo si vedeva talvolta entusiasmarsi,ed altre volte commuoversi in guisa da restarnesoffocata la parola ; il che produceva nell'udienzamirabili effetti di commozione e di conversione .In modo speciale poi gli avveniva quando ciraccomandava di pensare alla salvezza dellanostra anima : ed allora, dopo averci rammentatociò che Gesù Cristo aveva fatto e sofferto per lasalvezza delle anime, ci inculcava come suopiù grande desiderio era quello di salvare lenostre anime : e che quanto faceva per noi,quanto tollerava di fatiche, di stenti, tutto eraper le anime nostre .

Sovente in mezzo alla ricreazione scorgendofra gli altri qualche dissipatello, lo chiamavaa sè e gli diceva all'orecchio : - Aiutami a sal-vare l'anima tua . - Altre volte ad altri diceva :- Voglio che facciamo una bella cosa . - Edinterrogando l'altro che cosa mai fosse, egligli soggiungeva tuttora all'orecchio : - Voglioche facciamo un buon bucato, perchè tu possavenire amico di Dio e si iprotetto da Maria SS . -Dal che si vedeva che anche in mezzo alle ricrea-zioni ed in qualunque circostanza la sua menteed il suo cuore erano rivolti a Dio .

La sua ardente carità verso Dio si manifestavaparimenti nell'odio che aveva al peccato . Giàlo indicai nella sua fanciullezza tutto intentoa trattenere i compagni in onesti divertimenti,col fine di allontanarli dal pericolo del peccato .Aggiungerò tuttavia ciò che raccontava il caf-fettiere Giovanni Pianta, presso cui Don Boscofu qualche tempo in pensione come garzone .Qualche volta giuocando al bigliardo, il Piantaincaricava Don Bosco a notare le puntate . Ma ilcontegno del giovane nell'occasione che si pro-nunziava qualche bestemmia, o si incominciavaqualche discorso poco onesto, si faceva cosiserio che metteva loro soggezione ; di modo cheparecchi di essi pregarono il padrone a nonmetter più quel puntatore, perchè incutevaloro rispetto ed impediva di parlare come avreb-bero voluto .

Merita pure di essere ricordato che, trovan-dosi egli alle scuole a Chieri, aveva qualche con-discepolo israelita . Il giorno di sabato credendoessi commettere un peccato se avessero fattoil compito scolastico, secondo il rigore dell'os-servanza loro insegnata, e per altra parte nonvolendo comparire come negligenti, il giovaneBosco si assumeva l'incarico di far esso per loroil compito . Con questa carità ed attenzionedi allontanarli dal peccato si guadagnò il loroaffetto ed ebbe la consolazione di vedere uno

di essi, a nome Jona, convertirsi, e, malgradole difficoltà dei parenti, ricevere il battesimo edivenire un buon cristiano

Come chierico dimostrò il suo odio al peccatonella attenzione che metteva a trattenersi so-lamente coi compagni più pii e più diligenti .Nell'occasione di un'accademia letteraria, a cuiegli presiedeva, avendo inteso un . compagnoa leggere un componimento alquanto libero,lo richiamò all'ordine, avvisandolo opportu-namente .

Come sacerdote poi la sua guerra era semprecontro il peccato . Nelle novelle di solennità ciinculcava sempre di far digiunare il demoniocol non commettere peccati; nelle calamità ciprescriveva come prima condizione per andarneliberi la fuga del peccato mortale ; e chi gli chie-deva che cosa dovesse fare per ottenere graziedi qualsiasi genere, sempre consigliava anzituttodi riconciliarsi con Dio col Sacramento dellaPenitenza .

Al sentire parlare di sacrilegi commessi odi altri delitti, lo si vedeva rannuvolarsi nel-l'aspetto e soffrirne grandemente . Così avvenivapure quando sentiva scagliare qualche be-stemmia, chè allora si faceva serio e si vedevasofferente; ed una volta mi diceva : -- Quandoin confessionario sento ripetere l'accusa di be-stemmie, mi sento come ferire il cuore e man-care le forze . - Se poi gli si raccontava di scan-dali avvenuti per causa di qualche cattivocompagno fra i suoi giovani, esclamava addo-lorato : - Oh, che disastro! - e tosto si mettevaall'opera per porvi riparo . L'orrore che avevaal peccato, ed in particolare ai peccati di be-stemmia e di disonestà, appariva persino neisogni che sovente ci veniva raccontando,giacché in essi venivano raffigurati sotto le sem-bianze più orride .

Allorché trovavasi lontano da Torino, il suotintore era soltanto che il peccato si infiltrassenella sua casa ; epperò non tralasciava mai discrivere ai superiori per metterli in attenzionedalle insidie e dai siti ove il demonio poteva farstrage, e di scrivere anche lettere collettive aisuoi figli per premunirli contro le insidie delnemico . Gli Oratori, gli ospizi, le fatiche al con-fessionario, tutte le sue sollecitudini erano ri-volte a combattere il peccato. Ed a tal finefondò gli Ospizi : - Giacchè, diceva, per giovaniabbandonati, e per altri che hanno scandalinelle loro case stesse, non basta l'istruzione cheloro si dà nei giorni festivi ; se si vogliono sal-vare, si debbono allontanare dal pericolo anchedurante la settimana . - Ed infatti, quandoconosceva giovani che si trovavano in similicimenti, li accoglieva di preferenza ad altri . Ungiorno parlandosi di simili giovani che si tro-

vavano per la miserìa esposti al pericolo dicommettere delitti, o ad essere arreticati daqualche malvagio compagno, tutto commosso,colle lagrime agli occhi, diceva : - Per questigiovani farò qualunque sacrifizio ; anche il miosangue darei volentieri per salvarli - racco-m andando a noi la stessa compassione .

Il suo ardente amor di Dio appariva nei sa-crifizi che s'impose e fatiche che sostenne perl'erezione di tante chiese, di tanti ospizi, desti-nati precisamente ad onorare Iddio ed avviarela gioventù al suo servizio . Le Missioni sonopur esse una prova lampante della sua caritàverso Dio ; giacchè per nessun altro fine vi siadoperò, se non per ravvivare la memoria diDio nei popoli che quasi l'avevano dimenticato,e portarne la conoscenza alle tribù che ancoral'ignoravano . Al considerare tutta la sua vita,si vede come sempre ed in ogni sua opera,aveva di mira la gloria di Dio . Il Bollettino Sa-lesiano, che da qualcuno venne qualificato lagran cassa per attirare limosine all'Opera Sale-siana, fu per lui uno sfogo della sua riconoscenzaper far conoscere la bontà di Dio nelle sue opere,secondo quel detto : Sacramentum regis abscon-dere bonum est; opera autem Dei revelare hono-rificum est:intendendo così di onorare Dio, edi accendere nei cuori il desiderio di amarlo eservirlo, il che ottenne in realtà, giacché fratutte le sue pubblicazioni, è forse quella che haprodotto maggiori frutti, sia coll'accendere icuori a cooperare alle Missioni e alle opere direligione, sia col suscitare generose vocazioniper le Missioni stesse .

L'amore in Lui verso Gesù Cristo apparve inmodo speciale nelle lunghe e penose sollecitudinìimpiegate per l'erezione della Chiesa del SacroCuore di Gesù in Roma, per cui ben si può direche logorò gran parte delle sue forze; e quandotaluno, vedendolo alquanto incurvato, gli chie-deva come mai si piegasse così sulla persona,rispondeva faceziando :- Ho la Chiesa del S . Cuore in Roma che mi

pesa sulle spalle.La sua carità verso Dio si manifestò nella

piena conformità ai divini voleri . Nelle tribola-zioni, nelle infermità, nelle persecuzioni nonmai si udì ad uscire dal suo labbro alcun la-mento, bensì diceva sovente: - Sic Dominoplacuit, sit nomen Domini benedictum! - Nellerovine di case, in occasione di incendi, di terre-moti, non mai si disturbava, ma pieno d'amordi Dio, tutto rassegnato, diceva : - Il Signoreconosce i nostri bisogni, e ci aiuterà . - Nellastessa sua ultima infermità, esortato a pregareanch'esso per la sua guarigione, non rispondevaaltro che fiat voluntas tua! e, quando già avevaperduto la parola, non però l'intelligenza, non

faceva altro che allargare le braccia come perdire :- Tutto come Dio vuole!Ben si può dire che in tutta la vita di D . Bosco

l'amor di Dio fu il movente di tutte le sue opere,l'ispiratore di tutte le sue parole, ed il centrodi tutti i suoi pensieri e dei suoi affetti, comeio ho potuto convincermi nei 43 anni che ebbila fortuna di passare sotto la sua direzione .

(Ved. Proc. Ord. Sessione 362a) .

(Continua .

Ai Sacerdoti soldati .Perchè si approfittino del trovarsi acontatto con tanta gioventù d'Italia .

« ...Noi li esortiamo a prevalersi di questa occasione perchè la gioventù d'Italia apprenda daessi l'esempio delle più elette virtù cristiane ecivili, persuasi come siamo che anche per questola Divina Provvidenza abbia permesso questocontatto del clero con tanta parte della crescentegenerazione che più non lo avvicinava, o per ri-spetto umano o per vieti pregiudizi, che fomen-tavano in essa la disistima e l'avversione ; così in-vece i nostri baldi giovani ritornando domani allefeconde e tranquille opere della pace, riporterannobuoni ricordi e buone impressioni del Clero, cheavranno osservato da vicino alla stregua degliesempi e riameranno quella religione che nel mo-mento del bisogno e del pericolo avrà procuratoloro tanti preziosi aiuti e conforti . E perche questosi avveri appieno, come punto dubitiamo, vi ac-compagni sempre, ven . sacerdoti, in tutte le con-tingenze e gli incontri, in tutti i rapporti coi vostrisuperiori e compagni di milizia il sentimento dellavostra dignità ed in pari tempo alimentate il vostrospirito colla preghiera, colla meditazione, colladevota celebrazione del Divin Sacrificio, collaconfessione frequente, e con tutti gli altri mezzi disantificazione che potrete avere a vostra disposi-zione. Per tal modo uscirete dalla dura prova a cuisiete stati sottoposti, anziché indeboliti nello spiritodella grande vostra vocazione, più forti, più speri-mentati della vita, più assetati di giustizia, e sipotrà ripetere con tutta ragione anche di voi che :diligentibus Deum, omnia cooperantur in bonum » .

(Da una lettera dell'Episcopato Emiliano) .

Ricordi e ammaestramenti paterni . (1)

N. d . R . - Questa rubrica è aperta a tutti i sa-cerdoti che avvicinarono Don Bosco e ricordano diaver udito da lui qualche parola, o consiglio, oesortazione per esercitare degnamente il sacro mi-nistero .

V .

« Un prete si prenderà cura dite e diverrai prete anche tu . . . »

Ricordo come nel giorno solenne dei Santi,del 185o, un mio cuginetto m'invitava ad andareda Don Bosco. Già allora si diceva cosí, per signi-ficare l'unico Oratorio di Valdocco . Gli risposi :

E a che fare?- Oggi si dànno le castagne!Allora stavo di casa quasi sull'uscio dell'Ora-

torio, e non ne sapevo proprio nulla . Ero venutodi fresco dal paesello, e non mi imaginavo diessere cosí vicino a sí grande fortuna . Accettail'invito, e subito dopo mezzodí fui impazienteper essere condotto .

Il mio ingresso all'Oratorio, fu come quellodel villan che s'inurba . Quel tramestio di giovani,quello slancio in tutti di divertirsi, quella spen-sieratezza di tutta quella gente, che non guar-dava a me, ma che era argomento per me dicuriosità e di meraviglia, mi tenne un momentoperplesso su che cosa dovessi fare, e poi guada-gnato dal desiderio di divertirmi, mi slanciaicon entusiasmo fanciullesco tra il passo del gi-gante e cominciai anch'io a farne le primeprove. Sul piú buono suona il campanello perla chiesa, e vedo un'altra novità . Si sospendonocome per incanto i divertimenti, e, chi era da mespinto in alto, si distacca con furia dalle corde,e poi, studiando il passo, cerca di fuggire . Néera solo, ma vedo un vero fuggi fuggi generale . . .Cercai il cuginetto e non lo vidi piú . . . e quindinon sapendo che cosa fare, fuggo anch'io, cre-dendo che tale fosse l'uso .

Ed ecco che senza avvedermi, mi trovo da-vanti ad un giovane prete, che, cadutogli trale braccia, mi fermò, e sorridente mi disse :- Verresti a dirmi due parole all'orecchio?- Si, sí .- Ma sai che cosa voglio dire?- E perché no? Lei vuole che io mi venga a

confessare!- Proprio questo . E come ti chiami?- Battistin!- E sai chi sono io?

(1) Ved . il numero II °, pag . 41 .

- Veramente . . . Lei sarà Don Bosco .- Sono proprio lui, e che vuole già tanto

bene all'anima tua!E impossibile che quell'ora, quel giorno,

quelle memorande parole si cancellino dallamia memoria, e . . . di poi

Di riudir non fui senza desiro .Quindi mi prese per mano, e mi condusse

nella prima cappella in mezzo a tanti altri com-pagni. Ricordo che me ne stetti fermo durantei due vespri, senza neppur pensare alle castagne,che piú non vidi, perché erano state distribuitealla mattina . Sentii per la prima volta a predi-care il teol . Borel, che mi fece piangere, pen-sando alle povere anime del Purgatorio . Intantosi era fatto sera, si diede la benedizione ed iouscii, ma col desiderio di rivedere quel prete,per cui già sentiva tanta affezione, e che miaveva detto esser Don Bosco . E non duraifatica .

Finite le funzioni e raccogliendosi i piú altiin circolo, rividi lui che sorridendo vi si pose inmezzo e li tratteneva con amorevoli discorsi .Io mi contentava di guardare e sentire . Nonosava avvicinarmi per timore di commetterenon saprei quale imprudenza.

Finalmente era già comparsa la luna in cieloe la notte si faceva scura .

Don Bosco si mosse e tutta quella turba diadulti si mosse con lui verso il cancello d'uscita .Che poteva fare? Mi accompagnai a loro. Sicantavano a coro alcuni pezzi, che poi io stessoin altri tempi faceva ripetere e che io ascoltavacon un piacere infinito . Ma i miei occhi eranfissi in Don Bosco, in Don Bosco che mi avevaparlato con tanta bontà .

La lieta comitiva passò il piccolo sentierod'allora e poi ascese per via Cigna e sali fino alRondò del Corso Valdocco . Colà si fece circolo,sull'angolo estremo, presso un ruscello, che dopovarii anni fu coperto come tutti gli altri . Ilcanto era finito e Don Bosco dava i saluti e gliavvisi a tutti . . . Io m'era fatto coraggio, e, avan-zatomi fino a lui, tutto confuso dissi con mera-viglia universale : - Ciao, Don Bosco! - Tuttisorrisero della mia ingenuità, alcuni mi scher-nirono, ma Don Bosco mi salutò con amore-volezza .

Oh! come ricordo quella bella sera! Qualchemese prima, mentre recitavo le preghiere, miero fermato in una strana idea che mi passavaper la mente . Era questa : « Un giorno un prete

si prenderà cura di te, e diverrai prete anchetu! ». Dopo mille vicende dolorose di famiglia,venuto a Torino, avevo dimenticata la distra-zione, e pensavo, lasciato gli studii, a consolarela famiglia col lavoro delle mani . Quella sera, inritornare alla casa, mentre ripassavo con inef-fabile dolcezza le memorie del giorno, vedevaDon Bosco che mi parlava all'orecchio, che miinvitava a confessarmi, e già sentivo di amarloe di essere disposto a tornare da lui . Nel corsodelle idee, mentre l'immaginazione camminavaa briglia sciolta, mi arrestai sulla fortunataantica idea e dissi meravigliato : - Che sia luiil messaggero della Provvidenza?Non osai manifestare questa segreta voce

che un'altra volta, ed ora quasi al fine della vita,la ripeto in atto di ringraziamento a Dio e diriconoscenza a Don Bosco, suo fedel Servitore .Torino .

Sac . G. B. FRANCESIA.

VI .Una profezia.

Quando io venni Parroco a Cunico nel 1884,siccome la grandine flagellava questo paese daquindici anni, pieno di fiducia in Maria Ausilia-trice feci con tutta la popolazione (mille abi-tanti) il voto pubblico di : 1° non bestemmiare ;2° santificare le feste ; 3°di osservare le vigilie;4° fare una sottoscrizione pubblica di offerte peiristauri della chiesa nostra, dando la decima delleofferte a Maria Ausiliatrice di Torino per cinqueanni .

Portai in persona il voto a Don Bosco che loratificò dicendo :

- Tu chiedi una spada a due tagli! So anch'ioesser dura cosa zappar la vigna e bere l'acqua :ma, quando i tuoi parrocchiani avranno l'ab-bondanza di vino, si conserveranno ancorbuoni?- Sí, risposi; sarà mia cura conservarli tali

e dopo i cinque anni pubblicheremo la grazianel Bollettino .

Egli mi benedisse e approvò il voto .Nel numero di settembre del 1887, Don Le-

moyne, allora direttore, pubblicò a mia insa-puta il voto e la grazia ottenuta allora per dueanni, 1885-86. Ne feci le rimostranze a DonBosco, che la grazia non era compiuta, chela pubblicazione intempestiva poteva compro-metterci . Ed egli col suo sorriso bonario, mitranquillizzò, dicendomi in piemontese :- La Madona an fa nen passè bas : la Ma-

donna non ci farà andare confusi .Tu profeta, e nel 1890, io aveva il piacere di

scrivere a Don Rua che il voto era stato esau-dito, e la grazia era fatta : per cinque anni la

grandine non si era piú vista in questo paese .E Don Rua mi rispondeva :

Questa è una novella prova che DonBosco era buon profeta e gran santo .

Sí, Don Bosco fu un gran santo . Il pensierodella gloria di Dio e della salvezza delle animefu l'unica preoccupazione della sua vita . Ricor-derò sempre la scena indimenticabile dell' 11agosto del 1887, pochi mesi primi che egli mo-risse, a Lanzo Torinese, ove si era recato arespirare aria piú fresca per volere dei medici .Una commissione di ex-allievi, sacerdoti e seco-lari, si recò a salutarlo . Suonavano le 6, quandoentravamo in Collegio . Annunziata la cosa aDon Bosco, ne fu cosí commosso che sulleprime non poté articolare parola. Ci guardòcol quel suo sguardo benigno e sagace, con cuici aveva guardati tante volte. L'occhio sempreil suo, ma all'aspetto ahi! quanto ci parve sof-ferente . Il ricevimento non volle farlo nel sa-lone, ma, sorretto dalle nostre braccia, ne uscíe, all'aria libera, nel prato attiguo al Collegioci diede udienza, ricordando che nei prati diValdocco aveva fatto le prime accoglienze aigiovanetti . Salí in una carrozzella, dicendo perischerzo : Io che sfidava i piú snelli a far deisalti, ora devo camminare in carrozza collegambe altrui . -- Noi guidavamo la carrozzellafino al pergolato, che è in fondo al prato . Quivisi fece seduta e mille cose si dissero in pochiminuti . Don Bosco volle riconoscere un per unoi deputati dell'ambasciata. Eravamo nove . Siparlò della sua messa d'oro del 1891, e quandosi disse di Gastini che voleva mille cantori, cisoggiunse : - Due mila ! ma un coro sia tutto diPatagoni . . . Poi volgendosi a me : --E a quellaMessa, disse, si berrà il vino di Cunico, ottenutocome grazia di Maria Ausiliatrice e che sia as-saggiato anche dai Patagoni!

L'ora spirava ; si fecero benedire alcunioggetti. Quando si chiese la benedizione suipresenti e sugli assenti, Don Bosco si commosse,i suoi occhi si riempirono di lagrime : ci piangevae noi piangevamo! . . .

Non altrimenti gli antichi patriarchi dovevanobenedire i loro figliuoli! . . .

Sac . DOMENICO GRIVA,Pievano di Cunico d'Asti .

In ossequio ai decreti di PP. Urbano VIII e dialtri Sommi Pontefici, vogliamo data a tutte questepagine solo quell'autorità che si meritano veridichetestimonianze umane .

LA PASSIONE Dl GESU'Discorso inedito del Ven . D. Bosco, letto da lui all'Accademia dell'Arcadia

in Roma, il Venerdì Santo del 1876 .

NOTA.Il libretto-programma della Tornata portava

in copertina questo titolo : - Solenne adunanzache gli Arcadi tengono la sera del Venerdì Santo14 aprile 1876 nella sala del « Serbatoio » al Pa-lazzo Altemps per celebrare la Passione del Reden-tore divino .- In prima pagina si leggeva : - Com-ponimenti letterari: Prosa : Don GIOVANNI Bosco,Superiore Generale della Congregazione dei PretiSalesiani .- Poesie : Mons. Giambattista Fratejacci,Mons. Luigi Tripepi, Can. Agostino Bartolini, ecc .,ecc . - Seguivano 10 altri nomi, e, in altre settepagine, i nomi dei cantanti e le parole delle can-tate sacre .

Noi pubblichiamo queste pagine, perchè dicanoai lettori : I) a quanta semplicità e praticità il Ve-nerabile si fosse assuefatto a svolgere qualunqueargomento, anche dinnanzi ad un uditorio coltoed erudito ; II) com'Egli non mancasse mai-innessuna occasione - di venire ad un'esortazionepratica, cui - in questo discorso - prendendoargomento dal suo parlar in Roma - diè formadi un caldo invito all'unione più intima, di sentiree di opere, col Romano Pontefice ; III) come, a tacerd'altro, egli fosse realmente nutrito di buona cul-tura ecclesiastica .

Le sette parole di Gesù in croce .

Chi ha l'alto onore di parlare alla vostra pre-senza, rispettabili Signori, è un umile sacerdote,che venuto a Roma, per sua buona ventura esenza alcun suo merito, fu annoverato fra gliArcadi, ed ora è incaricato di leggere una prosa,che possa servire d'introduzione all'arcadica ra-dunanza di questo Venerdì Santo .

La eleganza del dire, la forbitezza dello stile,che sogliono brillare in quest'aula scientifica, mihanno messo in non lieve apprensione, essendo ioabituato a parlare, leggere, scrivere pel popolo,e specialmente per l'idiota gioventù. Mi sonotuttavia fatto animo ad accondiscendere, pensandoche la forbita penna dei miei colleghi, mi si per-metta questo vocabolo, supplirà in abbondanzaall'insufficienza mia.Ma la Passione del Redentore di cui devesi

trattare, essendo argomento vasto assai, è mestieridi restringerlo ad alcuni punti determinati . Pertantoio non toccherò la parte ascetica, nè la parteoratoria, che appartengono ai sacri pergami : nonparlerò dell'archeologia, che si rimette alle lungheelucubrazioni dei dotti ; neppure dei personaggi no-minati nel racconto evangelico della Passione delSignore, perciocche questa è materia propria dei

commentatori biblici e degli Scrittori di StoriaEcclesiastica. Ometto pure quanto è avvenuto delSalvatore prima della sua salita al Calvario, esceglierò soltanto quello che diciannove secoli fa,presso a poco nell'ora in cui noi siamo qui rac-colti, si compiè sopra quel monte di Redenzione .Vale a dire le Sette parole proferite da Gesù in croce .Qui pure, o Signori, di buon grado affido la subli-mità dei concetti, gli slanci poetici, alla valentiadei miei Colleghi, ed io mi terrò ad una sempliceesposizione storico-letteraria quale parrai si con-venga agli uditori che in questo avventuroso mo-mento mi onorano. Se la pochezza del mio lavoronon vi porge ragione di applaudire, vi darà certomotivo di esercitare la vostra bontà e di compatire .

Dopo mille strapazzi e tormenti, sottoposto aspietata flagellazione, coronato di spine, condan-nato alla ignominiosa morte di Croce, l'amabilis-simo Salvatore, con grande spasimo, portò l'istru-mento del suo supplizio fino sul Golgota .

Golgota o Calvario, significa monte di teschi,che alcuni vogliono così chiamato, perchè quivierano condotti i giustiziati a scontare la pena deimisfatti commessi. Ma Tertulliano,Origene, Sant'E-pifanio, S . Gio . Grisostomo, ed Agostino opinanoquel monte essere appellato Golgota da Adamoivi sepolto; e che per un tratto di ProvvidenzaDivina venisse fatto il fosso della Croce dove erail teschio di lui, e così l'autore del primo peccatofosse pure il primo ad essere lavato dal sangue dichi moriva per la salvezza del genere umano . SanGirolamo nella lettera a Marcella si esprime così :In hoc loco et habitasse dicitur, et mortuus esse Adam .Unde et locus in quo crucifixus est Dominus Noster,Calvaria appellatur, scilicet quod ibi sit primi ho-minis Calvaria condita, ut secundus Adam et sanguisde cruce stillans primi Adam et jacentis protoplastipeccata dilueret . Nei libri santi era predetto cheil Messia doveva essere elevato in croce, come Mosèinnalzò il serpente nel deserto in liberazione deimorsi velenosi da cui erano feriti gli ebrei (S . Gio .,C . III ) Sicut Moyses, dice Cristo, exaltavit serpentemin deserto, ita oportet exaltari Filium hominis .

Prima parola .

Inalberata quindi la Croce, elevata sopra diessa la Sacratissima Persona di Gesù, confittovicon acutissimi chiodi, i soldati, i Principi, gliAnziani degli Ebrei in luogo di conoscere il comunSalvatore in Colui che avevano crocifisso, si feceroa burlarlo, a disprezzarlo in tutte guise . - Hasalvato gli altri, andavano dicendo, e non puòsalvare se stesso . Se è il Cristo predetto da Dio,

discenda presentemente dalla croce ; se Dio loama, lo liberi adesso . Se tu sei suo Figlio, discendidalla croce ; se Re dei Giudei, salva te stesso, giac-chè hai detto che distruggi il tempio di Dio ed intre giorni lo riedifichi : pretendi salvare gli altri enon salvi te stesso. - Questi ed altri simili in-sulti lanciava la moltitudine contro a Gesù pen-dente in croce. Tutti gli elementi della naturavolevano certamente vendicare gli oltraggi delCreatore. Il Salvatore avrebbe potuto far cadereestinti tutti i suoi oltraggiatori, come cadderotramortiti al principio della sua passione ; aprirela terra per inghiottirli vivi, come fu di Datan edAbiron ; farli inabissare nell'acqua, come nel Di-luvio ; incenerirli, come gli abitanti di Sodoma edi Gomorra. Ma il tempo in cui Gesù pendevain croce era di misericordia, perciò a tanti insultinon rispose se non colla clemenza e col perdono .Ed appunto la prima parola profferita dalla Crocefu indirizzata al suo Padre Celeste, a fine d'implo-rare misericordia a quelli che l'oltraggiavano : -Padre mio, egli dice, perdonate a questi miei cro-cifissori, perchè non sanno quello che fanno . Jesusautem dicebat: Pater dimitte illis, non enim sciuntquid faciunt (LUCA, Cap. XXIII) .

L'Angelico S. Tommaso fa qui due domande :(III Part. Quest. XLVII) Utrum Christi persecutoreseum agnoverint, et utrum peccatum Christum cru-cifigentium fuerit gravissimum .

Alla prima, se i Crocifissoci l'abbiano conosciuto,risponde che i Maggiori, cioè i Principi, gli Scribi,i Dottori della legge avevano certamente chiaracognizione del Salvatore, ma non gli vollero pre-stare fede e tutto pervertirono in cattivo senso .Onde nel Vangelo dice (S . Gio., Cap . xv .) : - Sinon venissem, et locutus fuissem eis, peccatumnon haberent : nane autem excusationem non habentde peccato suo .

Inoltre i Maggiori, essendo istruiti nelle scienzedei Libri Santi, dovevano conoscere le profezie,che si andavano compiendo, i miracoli che Gesùaveva operato, le virtù eroiche esercitate, quindila ignoranza loro non poteva scusarli, perchè af-fettata; anzi rendevali maggiormente colpevoli .

Riguardo poi ai Minori, cioè al popolo minutoche non conosceva e non intendeva le Scritture,per la sua ignoranza si rese assai meno colpevole .In questo senso San Pietro compativa gli Ebreidicendo: Io so che quanto operaste contro il Sal-vatore il faceste per ignoranza, come fecero i vostriantenati (Atti degli Ap . c. III.)

Da ciò conseguita la risposta al secondo quesito,che il peccato dei Crocifissoci fu gravissimo peiMaggiori, gravissimo nei Giudei Minori, ma assaidiminuito dalla loro ignoranza . Perciò la preghieradi Gesù all'Eterno Padre non fu per i Maggiori,che si mostravano ostinati, ma pei Minori, pei Gen-tili che lo crocifissero, resi in qualche modo scusabilidalla loro ignoranza .

Il Venerabile Beda prende S . Tommaso nellostesso senso, dicendo : Pro illis rogat, qui nescieruntquid facerent, zelum Dei habentes, sed non juxtascientiam. Multo magis fuit excusabile peccatumGentilium, per quorum manus crucifixus est .

Seconda parola .Gli Ebrei per coprire d'infamia il Salvatore, e,

secondo la predizione del Profeta, saturarlo d'ob-brobrii, vollero che due insigni facinorosi fosseroai suoi fianchi crocifissi, affinchè comparendo lorouguale nella pena, pari pure ne fosse giudicata lacolpa e l'infamia .

Sembra che da principio ambidue i ladroni in-sultassero il Salvatore, ma uno di loro, tòcco dalladivina grazia, rimproverò il compagno dicendo : -Neppure tu temi Iddio, trovandoti colpito dallastessa condannazione? Noi per altro paghiamo ilfio dei nostri misfatti, e ce lo meritiamo, ma costuinon ha fatto alcun male . - E vòltosi a Gesù diceva :- O Signore! Ricordatevi di me quando saretenel Vostro regno . - Gesù rispose : - Oggi saraimeco in Paradiso .

Et dicebat ad Jesum: Domine, memento mei cumveneris in regnum tuum. Et dixit illi Jesus : Hodieanecum eris in Paradiso (1) .

I sacri interpreti dimandano, se la parola Para-diso debba intendersi del Paradiso terrestre, delParadiso celeste, o del Limbo . La comune opinioneintende del Paradiso celeste. Ma se in quel giornoil Salvatore non salì al Cielo, bensì discese al Limbo,come si compiè la promessa : Oggi sarai meco inParadiso?Il dotto Esichio di Gerusalemme interpreta il

testo evangelico, aggiungendo una virgola dopohodie, sicche il senso ne sarebbe questo : Oggi tidico: Tu sarai meco in Paradiso . Ma più sempliceè la spiegazione di S . Agostino che dice, il Sal-vatore avere parlato non come uomo, ma comeDio. Dimodochè oggi nella bocca di Dio non halimite di tempo. Più chiaro ancora lo spiega SanTommaso dicendo : Illud verbum Domini hodie,est intelligendum non de Paradiso terrestri corporeo,sed de Paradiso spirituali, in quo esse dicuntur, qui-cumque divina gloria perfruuntur . Unde latroquidem cuna Christo ad infernum descendit, ut cumChristo esset, quia dictum est ei : Mecum eris inParadiso; sed proemio in Paradiso fuit, quia ibi di-vinitate Christi fruebatur sicut et alii Sancti (Part . 3,Quest. 52 .)

Terza parola .Il Salvatore aveva concesso il perdono ed assi-

curato il Paradiso al buon Ladrone, quando vol-gendo lo sguardo sopra gli astanti, i suoi occhi siscontrarono con quelli dell'amatissima sua Madre .Erano tutti fuggiti i suoi parenti ed amici, eransidispersi gli Apostoli . Ella sola, qual donna forte,accompagnata da Giovanni, quasi resa insensibileal dolore dall'affetto materno, intrepida assistevail Figlio in croce, restando il suo Cuore veramentetrafitto da pungente spada, come sta scritto nelVangelo : Et team ipsius animam pertransibitgladius .

Gesù adunque, avendo rimirata la madre e vicino

(1) Chi desiderasse notizie particolari del nome e pa-tria del buon Ladrone, se esso debba dirsi martire oConfessore, egli può leggere Benedetto XIV . - De Ca-noniz. Sanct . L . 4° . Parte 2a.C.12,N. 10.

a Lei il discepolo prediletto, dice alla Madre sua :- O Donna, ecco il Figlio tuo . - Di poi dice alDiscepolo : - Ecco la Madre tua . - E da quel mo-mento Giovanni la ricevette per Madre .

Si suole dimandare perchè la Santissima Verginesia qui chiamata Donna e non Madre . Il Grisostomoci ammaestra che Maria fu chiamata Donna, af-finchè non fosse di troppo amareggiato il Cuore diLei, chiamandola col tenero nome di Madre . SanBernardo aggiunge che la chiama donna per ram-mentarle che Essa era quella Donna forte, la qualein quel momento col suo piede immacolato schiac-ciava il capo del Serpente insidiatore .S. Giovanni seguì fedelmente il desiderio di

Gesù e prese di Maria cura veramente filiale . Latenne in casa sua, finche dimorò in Palestina, secola condusse in Efeso, e come figlio affettuosol'assistette fino agli ultimi momenti di vita .

In S. Giovanni la Chiesa ravvisa tutto il genereumano, dimodochè la SS . Vergine in ricevere SanGiovanni per figlio divenne Madre di tutti i Cri-stiani, come insegna S . Bernardino : Qui est disci-pulus Christi, est etiam Virginis Filius .

Quarta parola .

La quarta parlata del Salvatore in Croce vieneespressa così in S. Matteo (Cap . XXVII) : Et circahoram nonam clamavit Jesus voce magna dicens :Eli, Eli, Lamma sabacthani? Parole che dallostesso Vangelo sono interpretate : Deus mens, Deusmeus, ut quid dereliquisti me? Mio Dio, mio Dio,perchè mi avete abbandonato?

Queste voci sono siriache, perciocchè questalingua, che è un misto di Caldaico e di Ebraico,era molto parlata dagli ebrei dopo il ritorno dallaschiavitù Babilonica. Ma pare che non siano stateintese, perche gli astanti credettero che chiamasseElia in suo aiuto . Chi fossero poi questi astantinon si conosce chiaramente . Alcuni li reputanoRomani, i quali ignorando la lingua Ebraica cre-devano avesse chiamato Elia in suo soccorso. Masi osserva che se i Romani non sapevano l'Ebraico,nemmeno avevano notizia di Elia . Altri sono diparere che fossero Ellenisti, cioè Ebrei abitantinell'Egitto, dove assai era diffusa la lingua Greca .Costoro ignoravano l'ebraico ma conoscevano Elia .Pare peraltro preferibile l'opinione che dice essereEbrei, i quali intendevano benissimo l'Ebraico,ma fingevano di non capirlo per così burlare G . C .

Intorno a questa parola è opportunissimo dinotare l'empia interpretazione che ne dànno Calvinoed i moderni increduli . In quel momento, diconoessi, Cristo provò tutte le pene dei dannati, e quelleparole segnano un atto di disperazione . Orrendabestemmia! dice Benedetto XIV : se Cristo si di-sperò in croce, conte potè placare l'ira divina, cheera lo scopo della celeste sua Missione? Come potètosto aggiungere le altre affettuose parole al CelestePadre? Pater, in manus tuas, commendo spiritummeum? Parole che dimostrano la piena sua ras-segnazione e confidenza ai voleri del Cielo? Ondele parole del Salvatore non vennero da impazienza,nè da diffidenza, nè vollero significare l'umanità

abbandonata dalla Divinità, perche dice il Nazian-zeno, quod semel assumpsit nunquam dimisit; nep-pure indicano che Egli sia stato privato della bene-volenza del suo Eterno Padre . Quelle parole adun-que furono dette per significare l'atrocità dei doloriche pativa per iscontare i delitti degli uomini,parole che rendevano palesi le interne afflizioni,alle quali Dio abbandonollo per isconto delle nostrecolpe, di cui erasi fatto reo . Gran Dio, esclamaS. Leone, quanto mai sono terribili gli effetti dellatua giustizia! Se con tanto rigore punite le iniquitàsopra gl'innocenti, che ne sarà dell'uomo che leha commesse e più volte conmiesse?! (Serro . DePassione D .)

Quinta parola.

Come la prima colpa fu peccato di gola, cosìil Divin Salvatore volle scancellarlo col sensibi-lissimo patimento della sete . Ed ecco la quintaparola di Gesù in Croce .

L'addolorato Redentore pendeva tuttora in croce,e il sangue sparso, le fatiche di ogni genere so-stenute, avevano prostrato il suo adorabilissimoCorpo da provare di fatto ardentissima sete . Postea,dice S. Giovanni (Capo XIX), sciens Jesus quia omniaconsummata sunt, ut consummaretur Scriptura,dixit : Sitio . Vas ergo erat positum aceto plenum .Illi autem spongian plenum aceto, hyssopo circum-ponentes, obtulerunt ori eius .Nicolò di Lira parlando di questa sete dice :

Tantum laboraverat, et sanguinem miserat, quodcorpus eius erat dessicatum et adustum, et propterhoc sitiebat sopra modem .

S. Agostino ravvisa un mistero nella sete diCristo. Gesù ha sete, egli dice, ma sete della nostrafelicità, della nostra salute, della nostra beatitu-dine: Sitit gaudium vestrum . Il Nazianzeno diceche Gesù ha sete per invitar noi ad avere sete diLui, e ci risolviamo ad amarlo : Sitit sitiri Deus .Ha sete delle nostre anime, e vorrebbe patir di piùa fine di facilitarci la via della salvezza . Sitio : sititmajora tormenta (1) .

Sesta parola .La sesta parola che Gesù parlò dalla Croce è così

descritta da S . Giovanni (Cap. XIX) : Cum ergoaccepisset Jesus acetum, dixit : Consummatum est .Avendo Gesù gustato l'aceto che gli si offeriva, disse :È consumato . È consumato il sangue che dovevaspargere per la redenzione degli uomini . Sono con-sumate, ovvero compiute, le profezie che predisseroi miei patimenti . - Completae sunt Scripturae,scrive S. Leone, non est amplius quod insaniampopuli furentis expectem : nihil minus pertuli,quam me passurum esse predixi (Sermo de Pass .) .

Sono compiute le figure : i simboli e quello chevaticinò Davidde intorno alla mia sete ed all'amara(1) Mons . Rocca nel suo trattato De solemni commu-

nione Sommi Pontificis (Tom. I)dice che i Pomani Pon-tefici, quando celebrano solennemente, col loro Diacono eSuddiacono succhiano il Sangue di G . C . colla fistola,per rappresentare la canna sopra cui fu imposta la spongad'aceto offerta a G . C . mentre pendeva dalla Croce .

bevanda che mi sarebbe posta. Dederunt in escammeam fel et in siti mea potaverunt me aceto .

Consummatum est . E consumata la barbarie deimiei persecutori: il mistero della Redenzione delmondo è compiuto . Consummatum est .

Settima parola .

Gesù Salvatore dopo aver perdonato ai suoi ne-mici : usata misericordia al buon ladrone, stabilital'augustissima sua Madre per madre nostra: provataardentissima sete: consumato il mistero della Re-denzione: finalmente con gran voce raccomandòil suo spirito al Padre Celeste, ed esclamò : Padremio, nelle vostre mani raccomando il mio spirito .Et clamans voce magna Jesus ait : Pater, in manustuas, commendo spiritum meum . Et haec dicens,expiravit (LUCA, XXIII) .I sacri commentatori osservano che un uomo

così esausto di sangue, così sfinito di forze e sulpulito di mandare l'ultimo respiro, non potevanaturalmente emettere cotanto gagliarda voce :perciò Cornelio a Lapide vuole che gridasse perforza soprannaturale, che la Divinità gli sommi-nistrava. Altri con S. Tommaso affermano cheG. C. per dimostrare che la Passione non gli levavaviolentemente l'anima, conservò la natura umananella sua forza, che perciò moriva volontaria-mente, come disse il Profeta : Oblatus est, quia ipsevoluit . Ma ognuno conviene essere vero miracoloche un uomo agonizzante abbia potuto con talegagliarda voce esclamare .San Bonaventura insegna che questo grido è

quello di cui S. Paolo parla agli Ebrei : Cum cla-more magno et lacrymis offerens .Colle lacrime di-mostrò la sua umanità, colla gagliardia di vocedimostrò la sua divinità . Lo stesso asserisce ilCard. Ugone : Veritas humanitatis et virtus divini-tatis ostenditur .

In fine S. Atanasio insegna che Gesù con quellagran voce ci raccomandò tutti all'Eterno Padree tutti ci chiamò a seguirlo nei patimenti, perchepossiamo tutti un giorno andarlo a raggiungerenella sua gloria . I n eo clamore ómnes apud Patremdeponit. L'Angelico S. Tommaso si fa a questoproposito questa dimanda: Se i patimenti che Gesùsostenne nella sua Passione e Morte siano statigravi assai : Utrum dolor Passionis Christi fuerit

major omnibus doloribus .E risponde, che i doloricui fu sottoposta l'umanità di Cristo, furono gra-vissimi sotto ogni rapporto . Egli patì assai percagione delle donne, perciocchè le ancelle hannoaccusato Pietro, che di poi lo negò ; da parte degliuomini, dei Principi, dei Sacerdoti degli anzianidel popolo ; per parte dei suoi stessi famigliari edamici, essendo stato tradito da Giuda, negato daPietro, abbandonato da tutti i suoi Apostoli ; patìnella fama per le orrende bestemmie profferitecontro di lui, nell'onore e nella gloria per le irrisionie contumelie; patì nel corpo per le ferite e pei fla-gelli : nella testa per le spine : nelle mani e nei piedida pungenti chiodi trafitti: nella faccia per glischiaffi e per gli sputi, a segno che non vi era partedel sacratissimo suo corpo che non avesse un do-

lore speciale, come di lui fu predetto : A plantapedis usque ad verticem non est in eo sanitas .

I dolori dell'animo furono pure gravissimi . Patìuna tristezza mortale che lo ridusse al sudor disangue ; soffrì poi pei peccati di tutto il genereumano, per quelli degli Ebrei e degli altri che eb-bero parte nella sua morte, per lo scandalo chericevettero i suoi discepoli .

Lo stesso Angelico Dottore avverte eziandioche il Salvatore nel suo corpo essendo di formaperfettissima, il senso del tatto in lui era parimentisensibilissimo, quindi atrocissimo il dolore .

Finalmente Gesù Cristo essendosi volontaria-mente assoggettato a quella dolorosa Passione perliberare gli uomini dal peccato, ne assunse tuttala gravità ; perciò la pena doveva essere propor-zionata al frutto che ne doveva derivare ; per conse-guenza i suoi dolori non potevano essere più gravi :Non est doler sicut dolor mens .

Alla morte di Gesù .

Coree Gesù mandò l'ultimo respiro, tutti glielementi rimasero commossi e sconcertati pren-dendo in certo modo anch'essi parte ai patimentidel loro Creatore. La chiara luce del giorno scom-parve e le tenebre coprirono tutta la faccia dellaterra dal mezzogiorno alle tre pomeridiane . Oscuratocosì il sole, apparvero le stelle come in piena notte .Et fatta hora sesta, scrive S . Marco (Cap . xv),tenebrae factae sunt per totam terram . - Et obscu-ratus est sol (Cap. xxii) aggiunge S. Luca . A sextaautem hora, dice S. Matteo (Cap . xxvii) tenebraefactae sunt super universam terram usque ad horamnonam .Tale oscuramento del sole avvenne in tempo

in cui vi era plenilunio, perciò non poteva succe-dere senza un gran miracolo . Ma si dimanda sequelle tenebre abbiano solamente coperta la terrain Giudea, oppure abbiano oscurato e circondatotutto il globo . È comune sentenza che le tenebreabbiano coperto tutto il globo . Tale è il sensoletterale del Vangelo : Et tenebrae factae sunt inuniversam terram (S . Luca) .Ciò conferma S . Dionigi Areopagita nella sua

lettera a S . Policarpo, dove parla a lungo di questooscuramento e lo dice avvenuto in modo sopran-naturale quando egli dimorava in Eliopoli, cittàdi Egitto. Anzi lo stesso S. Dionigi, vedendo uneclisse in tempo in cui non poteva naturalmenteavvenire, ebbe ad esclamare : Aut Deus naturaepatitur, aut mundi machina dissolvitur (Brev . 9 Ott .)

Ancor più chiare sono le parole di Flegonte,liberto dell'Imperatore Adriano, che nella suastoria parla così : Quarto anno Olympiadis cente-simae secundae, che corrisponde all'anno in cuimorì il Salvatore, magna et excelsa inter omnes,quae ante eam acciderant, defectio Solis facta .Dies hora sexta ita in tenebrosam noctem versus,ut stellae in coelo visae sint, terraeque motus in Bi-thynia Niceae urbis rnultas aedes subvertit .

Si legge pure nella Storia della China, che inquel medesimo tempo un eclisse straordinariaoscurò il sole in quelle lontane regioni, a segno

che l'Imperatore Quamvuzio ne fu gravementeturbato (Storia della China, di Adriano Greffonio) .

Queste autorità della Storia profana concor-rono a confermare l'esposizione dei libri santi chel'eclisse avvenuta alla morte del Salvatore siasidifatto estesa a tutta la superficie della terraTenebrae factae sunt super universam terram (SanMatt. xxvii) .Altro pubblico prodigio avvenne alla morte di

Gesù per la rottura del velo del Tempio, che senzaessere tocco da mano d'uomo si squarciò istanta-neamente in due parti, da capo a fondo . Et eccevelum templi scissum est in duas partes, a summousque deorsum (Matt . ici) .Due erano i veli, ossia le grandi cortine dei

tempio ; tino separava il Santuario dal Santo deiSanti, che era luogo riservato al solo Sommo Sa-cerdote, che ci entrava una sola volta all'anno .L'altro velo separava il Santuario, dove erano iSacerdoti, dall'atrio in cui si raccoglieva il popolo .

Il Vangelo non dice se tutti due i veli, o soltantouno siasi squarciato, e se solamente uno quale nesia. Cornelio a Lapide (al C . 27 di S. Matt.) NataleAlessandro e Calmet chiamano comune l'opinioneche dice solamente un velo siasi squarciato, e questofu il velo del Santo dei Santi, che soleva appellarsivelo per eccellenza .

Gesù Cristo, dice Calmet sulla lettera agli Ebrei,in qualità di Sommo e Grande Sacerdote ci aprìil cammino del Santuario attraverso del velo, ossiacolla sua Passione, mostrando che il cammino delCielo restò aperto per la morte di Cristo, che leombre della legge si sono dissipate, e che il vero egrande sacerdote secondo l'Ordine di Melchisedecera entrato nell'interiore del Tempio, per liberaretutti gli uomini dalla schiavitù del peccato (AgliEbrei, C . 10) .

All'oscuramento del sole e alla rottura del velo .segue un terzo prodigio per cui tremarono i monti,si spaccarono le pietre, si aprirono le tombe, eparecchi morti ritornati a vita comparvero a moltinella stessa città di Gerusalemme . Et terra mota estet petrae scissae sunt, et monumenta aperta sunt; etmulta corpora sanctorum qui dormierant, surrexerunt .Et exeuntes de monumentis post resurrectionem Eiusvenerunt in sanctam civitatem, et apparueruntmultis (Matt . C. xxvii) .

Si vuole dimandare se il miracolo della risurre-zione di molti sia solamente avvenuto nella Giudea,o eziandio in altre parti del mondo .

Origene è di parere che solo nella Giudea o alpiù nella terra della Giudea sia succeduto questomiracolo: ma il Baronio, il Calmet e molti altri am-mettono tale prodigio avvenuto anche fuori dellaGiudea . Di fatto nel Vangelo non apparendo alcunlimite di luogo devesi intendere generale, palesan-dosi vieppiù l'onnipotenza di Dio . Corrobora taleasserzione il fatto di Flegonte che dimorando nellanella Bitinia fu testimonio tanto dell'eclisse, quantodel terremoto che rovinò parecchi edifizi nella cittàd i Nicea.

Il grande ed erudito Benedetto XIV accenna adun quarto prodigio, non registrato nel Vangelo, manella Storia profana .

Credo non vi riesca discaro udirlo quale stascritto in Plutarco nel libro della Cessazione deiMiracoli . Un certo Tamo, egli dice, viaggiavadall'Egitto verso all'Italia sopra una nave caricadi merci e di viaggiatori . Giunto presso alle isoleCurzolari, sul farsi della notte si levò un gagliardovento che, sbattendo qua e là il naviglio, mettevatutti in gran pericolo. Quando all' improvvisocalmaronsi i venti, cessò la burrasca, e fattosiprofondo silenzio si udì una voce sconosciuta chechiamò due volte Tamo. Esso non osava farsivedere, soltanto alla terza chiamata uscì di mezzoalla moltitudine; ed allora la voce continuò : Tamo,quando sarai arrivato al porto di Pelade, annunziacon gran voce che è morto il Gran Pan. Giuntoa Pelade, i venti nuovamente si calmarono e Tamopotè ad alta voce annunziare la morte del GranPan .. ossia del Padre di tutti gli uomini, l'autoredi tutta la natura. Finiva appena di parlare chesi udirono strida e sospiri di molti che piangevanola detta morte . Pervenuta quella notizia a Roma,l'Imperatore Tiberio volle udirla raccontare dallostesso Tamo .Il prelodato Benedetto XIV crede che queipianti fossero gemiti degli spiriti maligni che perla morte del Salvatore vedevansi annientata laloro potenza .

Il Tillemont (nota 37, sopra la vita di G . C .),il Card. Baronio (all'anno 34°), Natale Alessandro(I secolo, Capo I), Eusebio di Cesarea, il Card . Gotiammettono questo miracolo, aggiungendo che si-mili fatti raccolti dalla Storia profana hanno moltaautorità per confermare la verità e i fatti dei LibriSanti .

Conclusione. - „Viviamo uniti, nella fede enel bene operare, a Gesù Cristo e al RomanoPontefice ,,.

Esposti così i fatti avvenuti mentre Gesù pen-deva sul Calvario in Croce, è mestieri di veniread una conclusione, che a noi sia opportuna, e comecristiani e come cattolici .

Come cristiani, o rispettabili signori, non dob-biamo giammai dimenticare che Cristo Salvatoresi procacciò il sublime posto di gloria alla destradel Celeste Padre ed un none che è sopra tutti iNomi; ma ciò ottenne colla sua lunga, dolorosaPassione e Morte . Se noi desideriamo di andarein Cielo al possesso della gloria che Egli ci comperòa cotanto caro prezzo e che tiene preparato pertutti i redenti, dobbiamo seguirlo nei patimentisopra la terra . Qui vult gaudere cum Christo, oportetpati cum Christo .

Come cattolici poi teniamo fisso nella mente,che vi è un solo Dio, una sola fede, un solo batte-simo, un solo Gesù Cristo morto per tutti. Noi tuttiperciò dobbiamo riporre in Lui, tutta la nostrafiducia, credere in Lui, sperare in Lui, perchèEgli solo colla sua Passione e Morte ci ha fattifigli di Dio, suoi fratelli, membri dello stesso suocorpo, eredi dei medesimi tesori del Cielo .

Concedeteci, o Signore, prega S. Chiesa, chepartecipando dei meriti del corpo e del sangue

sacrificato sulla Croce, meritiamo di essere anno-verati fra i vostri membri : Ut inter ejus membranumeremur cujus torpori communicamus et san-guini (Sab. della III Sett. di Quar.) .Divenuti membri del Sacratissimo Corpo di

Gesù, dobbiamo tenerci a Lui strettamente uniti,non in astratto, ma in concreto, nel credere e nel-l'operare. Di tutti i credenti, continua S . Chiesa,non vi abbia che una sola fede che regni nellanostra mente, ed un solo spirito di pietà che guidile nostre azioni . Ut . . . una sit fides mentium et pietasactionum (Feria V post Pascha) .

L'unità di fede che è fondamento del Cattoli

-

cismo, l'unità nel bene operare cotanto raccoman-data nei Libri Santi, predicata da Gesù Cristo edagli Apostoli, inculcata in tutti i tempi da quelliche lo Spirito Santo pose a reggere la Chiesa di Dio,è quella che in questo momento raccomando a me,raccomando a Voi, venerati Signori . Ad esempiodei fedeli della Chiesa primitiva, facciamo anchenoi un cuor solo, un'anima sola per iscongiurarei gravi pericoli da cui siamo circondati . Ma comeal tempo della vita mortale del Salvatore gli Apo-stoli raccoglievansi intorno a Lui, come a centrosicuro e maestro infallibile : come dopo di lui iveri credenti, per non errare, si tennero stretta-mente uniti con Pietro e coi suoi successori nelgoverno della Chiesa; così noi tutti dobbiamoschierarci intorno al degno successore di Pietro,intorno al grande, al coraggioso Vicario di GesùCristo, al forte, all'incomparabile Pio IX . In ogni

LETTERE INEDITE DI DON BOSCO .Le lettere scritte da Don Bosco furono numero-

sissime e ce ne restano, fortunatamente, ancormolte. Queste si possono distinguere in variecategorie secondo le categorie delle persone allequali furono indirizzate : ad es., ai Salesiani,ai Cooperatori, alle Autorità Civili ed Ecclesia-stiche, ai giovani alunni, ecc . ; ma in tutte si ri-flette l'anima sua, che null'altro cercava che lagloria del Signore e la salvezza delle anime .

I.Come scriveva ai Salesiani .

NB. - Le sei lettere che seguono sono indi-rizzate ad uno dei nostri Missionari, già chiamatodal Signore alla gloria celeste .

I .« Fammi questo gran piacere ».

Mio caro Don...Ho avuto tue notizie e provai gran piacereche tu abbi fatto buon viaggio e che abbi buonavolontà di lavorare . Una tua lettera scritta aVarazze ha dato a conoscere che tu non sei in

dubbio, in ogni pericolo, ricorriamo a Lui, comead àncora di salvezza, come ad oracolo infallibile .Nè mai alcuno dimentichi che in questo portentosoPontefice sta il fondamento, il centro d'ogni verità,la salvezza del mondo. Chiunque raccoglie con luiedifica fino al cielo, chi non edifica con lui disperdee distrugge fino all'abisso : Qui mecum non colligit,dispergit . Se mai in questo momento la mia vocepotesse giungere fino a quell'Angelo Consolatore :

« Beatissimo Padre, vorrei dire, ascoltate e gra-dite le parole di un figlio povero, ma a Voi affe-zionatissimo . Noi vogliamo assicurarci la via chesicura ci conduca al possedimento della vera feli-cità, perciò tutti ci raccogliamo intorno a Voi,come a Padre amoroso, Maestro Infallibile .

» Le vostre parole saranno guida ai nostri passi,norma alle nostre azioni . I vostri pensieri, i vostriscritti verranno raccolti colla massima venera-zione, e con viva sollecitudine diffusi nelle nostrefamiglie, fra i nostri parenti, fra i nostri amici, e sefia possibile per tutto il mondo .

» Le vostre gioie saranno pur quelle dei vostrifigli, e le vostre pene e le vostre spine sarannoparimenti con noi divise . E come torna a gloriadel soldato che in campo di battaglia muore pelsuo Sovrano, così sarà il più bel giorno di nostravita, quando per Voi, o Beatissimo Padre, potes-simo dare sostanze e vita, perchè morendo per voiabbiamo sicura caparra di morire per quel Dio, checorona i momentanei patimenti della terra coglieterni godimenti del Cielo » .

armonia con qualche tuo Confratello . Questoha fatto cattiva impressione, specialmente chesi lesse pubblicamente .

Ascoltami, caro Don... un missionariodeve essere pronto a dare la vita per la maggiorgloria di Dio, e non deve poi essere capace disopportare un po' di antipatia per un compagno,avesse anche notevoli difetti? Dunque ascoltaquello che ti dice San Paolo : Alter alterius oneraportate, et sic adimplebitis legem Christi . . . Cha-ritas benigna est, patiens est, omnia sustinet . . .Et si quis suorum, et maxime domesticorumcurami non habet, est infedeli deterior, etc .

Dunque, mio caro, dammi questa grande con-solazione, anzi fammi questo gran piacere, èDon Bosco che te lo chiede ; per l'avvenire Msia tuo grande amico, e se non lo puoi amareperchè difettoso, amalo per amor di Dio, amaloper amor mio . Lo farai, non è vero? Del restaio sono contento di te, ed ogni mattino nelloS. Messa raccomando al Signore l'anima tua,le tue fatiche .

Non dimenticare la traduzione dell'aritmeticaaggiungendo le misure e pesi della R. Argentina .

Dirai al benemerito Dott . Ceccarelli, che nonho potuto ricevere il Catechismo di cotesta Ar-chidiocesi, e desidero averlo, il piccolo, per in-serire gli atti di fede nel Giovane Provvedutoconformi ai diocesani .

Dio ti benedica, caro D... non dimenticaredi pregare per me, che ti sarò sempre in G . C .

Alassio, 7-3-76 .Aff.mo amico

Sac . GIOVANNI Bosco .

II .Qualche linea anche a te. . . » .

Carissimo Don ...Qualche linea anche a te tornerà certamente

gradita, essendo scritta dal vero amico dell'a-nima tua. Le notizie nostre ti saranno date inabbondanza dai nostri Confratelli che giungono,e da Mons. Ceccarelli che ha veduto tutto, el'abbiamo occupato in tutto . Anima buona, dimolto cuore .

Tu poi vedrai, e te lo comando, di essere ilmodello nel lavoro, nella mortificazione, nel-l'umiltà e nell'ubbidienza ai neovenuti . Non èvero che lo farai?

Vorrei però che tu mi scrivessi qualche lungalettera, che fosse come un rendiconto degliEsercizi Spirituali e mi dicessi, schietto, vita,virtù, miracoli presenti, passati e futuri .

Caro Don . . . . vogli bene a Don Bosco, comeesso porta grande affezione a te .

Io ti raccomando di tutto cuore al Signorenella S. Messa, ma tu prega anche per me cheti sarò sempre in G . C .

Sampierdarena, 14-II-77 .Aff.mo amico

Sac . GIOVANNI Bosco .

« ... degli avvisi che do sempre ai direttori ».

Mio caro Don ...Sono stato sempre a giorno delle cose del

Collegio di S. Nicolas ; presentemente pare vogliacorrere novella fase sotto al tuo ducato . Benesia. Animo . Noi poniamo in te piena fiducia esperanza . Ti noto qui alcuni degli avvisi, chedo sempre ai Direttori, e procura di valertene :1° Abbi gran cura della tua sanità e di quella

dei tuoi sudditi ; ma fa' in modo che niunolavori troppo, e non istia in ozio .

2° Procura di precedere gli altri nella pietà enell'osservanza delle nostre regole ; e adòperatiaffinchè siano dagli altri osservate, special-mente la meditazione, la visita al SS . Sacra-

mento, la Confessione settimanale, la Messa bencelebrata, e pei non preti la frequente Comunione .

3 ° Eroismo nel sopportare le debolezze altrui .4 ° Agli allievi molta benevolenza, molta co-

modità e libertà di confessarsi .Dio ti benedica, o caro Don... e con te

benedica tutti gli altri nostri Confratelli, figli,l'amico Ceccarelli, cui debbo scrivere; e a tuttivi conceda sanità e grazia di una santa vita .A tutti un cordialissimo saluto .

Prega per me, che ti sarò sempre in G . C .Alassio, 30 settembre 79 .

Aff.mo amicoSac . GIOVANNI Bosco .

P. S. - Da questo scritto argomenterai chegli occhi miei vanno assai meglio .

IV.« Non ti dimentico mai nella S . Messa » .

Mio carissimo Don ...Qualche volta ho ricevuto di tue lettere con

gran piacere, ma troppo di rado . Tuo zio,Padre . . ., fa lo stesso lamento . Dunque procurache una volta al mese io abbia di tue notizie edi quelle di tua casa .

So che hai molto da fare, e questo ti serve discusa; io l'ammetto . Tuttavia l'affezione cheti porto, mi fa ardentemente desiderare diessere a giorno delle cose che ti riguardano .

Mi fu detto che le faccende finanziarie diS . Nicolas si vanno sistemando . Benissimo. Tifaremo dare la croce della corona ... di gloria,quando Dio ti chiamerà al cielo .

Noi qui ti vogliamo sempre bene e spesso par-liamo di te e delle tue prodezze poetiche. Iopoi non ti dimentico mai nella S . Messa e credoche tu pure non dimenticherai l'antico amicodell'anima tua .

Nel tuo particolare ti raccomando l'osser-vanza di quelle regole con cui ci siamo consa-crati al Signore, specialmente l'esercizio mensiledella Buona Morte .

Ai tuoi giovani dirai che io prego per loro eche ricordino sempre, che il tempo è un grantesoro e si guardino dal perderne anche unbricciolo .

Dio ti benedica, o mio caro Don... Dio ticonservi in buona salute e nella sua santa grazia,e prega per me che ti sarò sempre in G . C .

Torino, 31-81 .Aff.mo amico

Sac . GIOVANNI Bosco .P. S. - Il Capitolo Superiore ha definitiva-

mente eletto D . Costamagna ad Ispettore Ame-ricano. Puoi darne comunicazione a chi diragione .

V« Cristiani patriotti . . . Fa' loro da parte mia

un cordialissimo saluto. . . » .

Mio caro Don ...Ho ricevuto la bella offerta di 12.300 lire che

i nostri fervorosì Cooperatori di S . Nicolashanno inviato in Italia per continuare i lavoridella Chiesa e dell'Ospizio del S . Cuore in Roma .

Un'offerta così generosa, fatta da cristianipatriotti che dimorano tanto lontano da noi,meritava certamente che io ne facessi relazioneal S. Padre, che appunto affidò e raccomandòtali edifizi allo zelo dei Cooperatori Salesiani .

Sua Santità ne ascoltò con gran piacere ìlracconto, ne lodò la somma offerta, la caritàdegli oblatori, e in fine conchiuse così : « Ringra-ziate quei miei buoni e cari figliuoli della ChiesaCattolica, io benedico essi, le loro famiglie ei loro interessi, e a tutti concedo una PlenariaIndulgenza da lucrarsi in quel giorno in cui fa-ranno la loro Santa Comunione » .

Io sono assai lieto di poter comunicare questibenevoli pensieri del Sommo Pontefice a cotestinostri amici e Cooperatori ; ed io sono certo cheil Sacro Cuore di Gesù, che è sorgente inesauribiledi grazie e di favori, darà il centuplo ai mede-simi nella vita presente, come è di fede, e il veropremio nella vita futura .Se mai qualcuno di questi benemeriti obla-

tori venisse in Italia, io li pregherei di venirenelle Case Salesiane, come a casa loro propria .

Fa' loro da parte mia un cordialissimo salutoe raccomandandomi alle valide loro preghiere, ionon li dimenticherò nel celebrare la S . Messa .

Dirai a Graziano che mi piacque assai la suaultima lettera, come pure quella di D . Raba-gliati . Ad essi e ad altri risponderò quanto prima .D. Lasagna, perfettamente guarito, è partito

di nuovo per Montevideo . La sua pietà, il suozelo, ci ha veramente edificati .

I Salesiani d'Italia, di Francia, di Spagna, permio mezzo vi mandano un fraterno saluto e siraccomandano alle vostre preghiere . Un au-gurio tutto speciale di celesti benedizioni faraia Mons. Ceccarelli .La grazia di N . S. G. C. sia sempre con noi

e prega per me che ti sono nei Sacri Cuori diG . e di M .

Torino, 21 dicembre 81.Aff.mo amico

Sac . GIOVANNI Bosco .

VI .« Mio testamento per te».

Mio caro Don...Il ricevere tanto di rado di tue lettere mi fa

giudicare che hai molto da fare ; io lo credo; ma

il dare di tue notizie al tuo caro Don Bosco me-rita certamente di essere fra gli affari da nontrascurarsi . «Che cosa scrivere? » tu mi dirai .Scrivere della tua sanità, e della sanità dei nostriConfratelli ; se le regole della Congregazionesono fedelmente osservate ; se si fa e come si fal'Esercizio della Buona Morte ; numero degliallievi e speranze che ti dànno di buona riuscita .Fai qualche cosa per coltivare le vocazioni? nehai qualche speranza? Mons . Ceccarelli è sempreun vero amico dei Salesiani? Queste risposte leattendo con gran piacere .

Siccome la mia vita corre a grandi passi al suotermine, così le cose che voglio scriverti in que-sta lettera sono quelle che ti raccomanderei ne-gli ultimi giorni di esiglio : mio testamento per te .Caro Don ... tien fisso nella mente che ti sei

fatto Salesiano per salvarti ; predica e racco-manda a tutti i nostri Confratelli la medesimaverità .Ricòrdati che non basta sapere le cose, ma

bisogna praticarle. Dio ci aiuti che non sianoper noi le parole del Salvatore : Dicunt enim, etnon Jaciunt . Procura di vedere gli affari tuoicogli occhi tuoi. Quando taluno fa mencamenti,o trascuratezze, avvisalo prontamente senzaattendere che siano moltiplicati i mali .

Colla tua esemplare maniera di vivere, collacarità nel parlare, nel comandare, nel soppor-tare i difetti altrui, si guadagneranno moltialla Congregazione .Raccomanda costantemente frequenza dei Sa-

cramenti della Confessione e della Comunione .Le virtù che ti renderanno felice nel tempo e

nell'eternità sono: L'umiltà e la carità .Sii sempre l'amico, il padre dei nostri Con-

fratelli ; aiùtali in tutto quello che puoi nellecose spirituali e temporali ; ma sappi servirtidi loro in tutto quello che può giovare alla mag-gior gloria di Dio .Ogni pensiero che esprimo in questo foglio

ha bisogno di essere alquanto spiegato . Tu puoiciò fare per te e per gli altri .

Dio ti benedica, o sempre caro mio Don ...fa' un cordialissimo saluto a tutti i nostri Con-fratelli, amici e benefattori . Di' che ogni mattinanella Santa Messa prego per loro, e che mi rac-comando umilmente alle preghiere di tutti .

Dio faccia che possiamo noi un giorno lodareil santo nome di Gesù e Maria nella BeataEternità . Amen .

Fra breve ti scriverò, o che farò scrivere,altre cose di qualche importanza.

Maria ci tenga tutti fermi e ci guidi per lavia del Cielo . Amen .

Mathi, 14 agosto 85 .Vostro aff.mo amico in G . C .

Sac. Gio . Bosco .

SCUOLE PARROCCHIALI DI CATECHISMOovvero la Dottrina in forma di vera Scuola

Non è esagerato il dire che l'argomento, di vita-lissima importanza, sempre, ma specialmente, eper varie ragioni, al tempo nostro, ha non solo unastoria, ma anche una letteratura . Dalle EnciclichePontificie alle Lettere Vescovili, dal trattato alperiodico, è tutta una fioritura di studi, di propositi,di iniziative, specialmente nell'Italia Superiore,invero consolantissima . Non sarà dunque fuor diluogo dire alcune cose, sia pure in forma semplicee sintetica, sulla Dottrina Cristiana in forma divera scuola . Mi propongo due scopi : anzitutto dimettere dinnanzi agli occhi, anche di chi non hapotuto seguire in questi ultimi anni lo svolgersidelle discussioni in proposito, i punti principalidella questione; e poi di fare alcuni rilievi, alcuneosservazioni che tenderebbero a ottenere una intesapiù generale.

***E prima di entrare in argomento propongo un

dubbio da risolvere. Pio X di s . m. nell'Enciclica« Acerbo nimis » del 15 aprile 1905, nella parte di-spositiva, ordina:

« 1° Tutti i Parroci, ed in generale tutti coloroche hanno cura d'anime, in tutte le domeniche efeste dell'anno, col testo del Catechismo ammae-strino, per lo spazio di un'ora, i fanciulli e le fan-ciulle in ciò che ognuno deve credere ed operareper salvarsi.

2° I medesimi, in determinati tempi dell'anno,con una istruzione combinata di più giorni, pre-parino i fanciulli e le fanciulle a ricevere i Sacra-menti della Penitenza e della Confermazionne .

3° Similmente, e con cura speciale, in tutti i giorniferiali della Quaresima, e, se fosse necessario, inaltri giorni dopo le feste pasquali, preparino conopportune istruzioni e riflessioni, i giovanetti e legiovanette a fare santamente la 1a Comunione . »

Da ciò risulta chiaramente che obbligo del cleroè d'impartire l'istruzione religiosa non solo in tuttele feste, ma anche in altri tempi dell'anno . Ora iodomando : coloro che caldeggiano la dottrina informa di vera scuola, intendono parlare soltantodi quella da farsi nei giorni festivi, o anche diquella da farsi in altri giorni feriali? Nè si trattadi una questione oziosa, perchè ci sono degli ordi-namenti di dottrina largamente diffusi che propon-gono gli stessi metodi tanto per l'una che perl'altra. E come avviene assai spesso che idee nuove,o credute nuove, non si accettano per paura didifficoltà insussistenti, così dinanzi all'idea di farla dottrina in forma di vera scuola, molti parrocidi campagna potrebbero dire : « Io non la potròmai accettare, perchè nel tempo di quaresima, ein altre circostanze, sarò sempre solo, non potendo

affatto far conto sui maestri, i quali, Deo gratiasche vengano alla festa! » Credo adunque che siagiusto ed utile dire che cosa si intende in proposito,e per parte mia non dubito di esprimere quantopenso. Dal momento che solo nei giorni di festasi possono avere tutti i fanciulli obbligati alla dot-trina, e tutti i maestri necessari alla divisione perclassi, così solo all'insegnamento religioso festivoin via ordinaria, potrà darsi la forma di vera scuola

Chiarito questo punto, io dico adunque che laDottrina Cristiana festiva non solo può, ma, do-vunque è possibile, è utile che venga fatta in formadi vera scuola . La questione, che fu sì a lungo trat-tata e sostenuta nel Periodico Il Catechista Cat-tolico, può dirsi ormai superata .

Pio X, il 18 luglio 1913, con suo venerato auto-grafo benediceva in segno di gratitudine e di par-ticolare benevolenza quanti studiavano il metodoper dare all'insegnamento del Catechismo la formadi vera scuola ; e Benedetto XV, nel suo Breve del7 giugno 1916 al Direttore del Catechista, ne lodaval'opera diretta a scegliere il metodo migliore colquale al presente convenga istruire ed educare i nostrifanciulli nei doveri religiosi .Dunque è un metodo d'insegnamento catechi-

stico, almeno in massima, approvato, e perciò, sein teoria lo si trova più conforme ai principi dellapedagogia, e in pratica più vantaggioso, può essere,e io direi, deve essere abbracciato .

Ed è provvidenziale che ogni discussione siafinita su questo punto, essendo urgente rivolgeregli sforzi e gli studi a risolvere le non poche diffi-coltà pratiche che tale sistema pone sul tappeto .Poichè a convertirsi all'idea di far la dottrina informa di vera scuola può esser facile, trattandosidi cosa in sè logica e naturale . Ma non si creda chedare attuazione alla cosa sia così facile come ac-cettarla in teoria . Anzi, io ritengo che possa riu-scire dannosissima la riforma, se non si è predi-sposto il terreno come si conviene per farla, riuscire .E poiche indubbiamente si richiedono sacrifici etempo, può non esser del tutto inutile presentarea quanti si interessano dell'argomento le difficoltàprincipali che si incontreranno per via, perchè,conoscendole prima, ognuno possa studiare, se-condo le proprie circostanze, il modo migliore dipoterle superare .

Quante e quali cose adunque sono necessarie perpoter insegnare la Dottrina in forma di vera scuola?

A me sembra che siano necessarie e sufficientiquattro cose : 1a) divisione dei fanciulli per classi ;2a) Locali separati e convenienti ; 3a) Maestri suffi-

cientemente idonei; 4a) Il testo col programma perciascuna classe.

Diciamo qualche parola su ogni punto .

I. Divisione dei fanciulli .Devono ritenersi obbligati alla Dottrina i fan-

ciulli e le fanciulle dai 6 ai 12 anni. Non sarà mairaccomandato abbastanza di non esser facili alicenziare dal Catechismo i fanciulli, anche se lohanno imparato tutto, meno casi eccezionali,prima dei 12 anni; non conviene affatto dispen-sarli dall'obbligo di venire alla Dottrina . Le classiquindi, in via ordinaria, devono essere 6 per i fan-ciulli e 6 per le fanciulle .

Ho detto « in via ordinaria », perche nei paesi pic-coli, nei quali il numero dei fanciulli e delle fan-ciulle, facendo 6 classi per sesso, fosse troppo esiguo,si potrà o riunire due anni in una stessa classe, ofar miste le classi inferiori . Quindi, a seconda deipaesi, si potrebbe avere la divisione seguente:Fanciulli dai 6 ai 7 anni Classe I Id. per le fanciulle

»

7 »

8 »

»

II »

»»

8 »

9 >

»

III »

»»

9 » 10 > » IV »» IO » II > » V »»

II » 12 » > VI >In complesso si avrebbero 12 classi : 6 maschili

»6 femminili. E per le parrocchie piccole:Fanciulli di 6 e 7 anni Classe I Id. per le fanciulle

»

8 e 9 anni

»

II »

»»10 e 11 anni

»

III »»E così, pur evitando di far classi miste, il nu-

mero delle classi potrà ridursi a 6 : 3 maschilie 3 femminili.

Una razionale divisione dei fanciulli è un buonprincipio, poichè da essa, in gran parte, dipendonoil profitto e la disciplina . E un'altra cosa occorreper ben cominciare: l'elenco esattissimo di tutti ifanciulli obbligati alla dottrina .

Parlando poi dei locali si dirà quanti alunni con-viene assegnare al massimo ad ogni classe .

2. Locali o scuole .Il concetto di scuola è talmente legato a quello

di un locale proprio, che comunemente, quandosi dice scuola, più che la funzione educativa s'in-tende l'ambiente in cui essa si svolge. Anche ladottrina fatta in forma di scuola richiede adunquetanti locali, quante sono le classi in cui vengonodivisi i bambini. E così nei casi più semplici saranno necessari 12 ambienti diversi (6 per le classimaschili e 6 per le femminili) e solo in certi paesipiccoli si potrà accontentarsi di 6 (3 per le maschilie 3 per le femminili) . Invece merita di essere rile-vato il caso, tutt'altro che raro, di parrocchiemolto estese, nelle quali anche i 12 locali sono af-fatto insufficienti, se non si vuole avere in ogniclasse un numero di alunni affatto superiore aquanto comporti ogni buona norma pedagogica .Avendo bisogno di un esempio pratico, devo ac-

cennare alla mia parrocchia . Senza tener contodei fanciulli che frequentano la dottrina nelle

due chiese succursali di due frazioni, Asolo dàquesto contingente :

Fanciulli obbligati alla dottrina dai 6 ai 12 anni N . 271.Fanciulle obbligate » »

» 257 .

Si doveva adunque provvedere a 528 alunni, enoi, tenendo conto che, per abituare i più piccolia una chiara e retta pronuncia, occorre interrogarlicon più frequenza, abbiamo diviso la prima in4 sezioni ; la seconda, la terza e la quarta in 3 se-zioni ciascuna; la quinta e le sesta in 2 sezioni ; inmodo che nelle classi dei piccoli ogni aula contienedai 12 ai 15 alunni, e nelle altre dai 2o ai 25 . Incomplesso ci furono quindi necessari 30 locali .

Siamo dunque di fronte a una delle più gravidifficoltà . Come avere tanti locali separati, suf-ficienti, convenienti? Fino ad ora, dobbiamo con-fessarlo, nessuno ha pensato a prepararsi le auleper l'insegnamento della Dottrina, venendo essaimpartita, per tradizione e per necessità, in chiesa .Ma l'aumento della popolazione, e quindi del nu-mero dei fanciulli, l'aumentata irrequietezza di essi,la diminuita premura da parte delle famiglie diinsegnare la religione, le condizioni create a taleinsegnamento nelle pubbliche scuole e i criterimoderni di pedagogia catechistica hanno imposto,o vanno imponendo, quelle riforme, che fannosentire la mancanza di locali adatti . Chi non lo sa?In molti luoghi noi troviamo la sala delle associa-zioni cattoliche, il teatrino, ecc., e si potrà giovar-sene anche per la dottrina, ma siamo ben lontanidalla mèta. Non si può adungne negare che questadei locali sia uno scoglio per l'auspicata riforma.E d'altra parte questa dei locali è una necessitàche s'impone . Accenno ad alcune delle testimo-nianze più autorevoli .

Il Perardi nel suo ottimo Manuale del Catechistascrive : «Nessuna classe abbia più di 15 alunni . . .inoltre è necessario che le classi sieno disposte inmodo e a tale distanza, una dall'altra, che asso-lutamente non rechino disturbo . I migliori maestridi catechetica insegnano che l'ideale per una ot-tima scuola di catechismo sarebbe un locale espres-samente preparato, come una vera scuola... Sesi dovesse per ora fare nella chiesa parrocchiale,è necessario che durante la dottrina non vi siaammessa altra persona per nessun motivo, anchese ciò potrà dispiacere a qualcuno»

E il Sac . Vigna nel suo magnifico lavoro UnParroco a' suoi catechisti : « . . . Conviene provvederedistinti locali per le scuole maschili e le scuole fem-minili, in numero corrispondente alle classigli ambienti dovranno essere decenti, ben arieg-giati, puliti nelle pareti . . . la loro capacità deve es-sere proporzionata al numero degli alunni, chenon dovrà essere superiore ai 40 per classe » .

E S. Ecc, il Vescovo di Vicenza, in una sua Let-tera al Clero, del novembre 1912, prescrive: « Inogni parrocchia si dispongano dei locali conve-nienti per le classi. Dove mancano locali speciali,si usino le sale dei circoli, delle società, ovvero gliOratori, e, se occorre, si divida opportunamentela chiesa con tende, in modo da isolare degli spazi.sufficienti ad ogni classe, come lodevolmente si

usa in altre diocesi. Ogni classe sia separata dall'altra, e si procuri che non venga disturbata dapersone estranee . . . Il numero degli alunni nonsuperi la trentina per ogni classe » .Ecco adunque una nuova opera, alla quale si

deve accingere lo zelo dei nostri parroci, a cui deveprovvedere la generosità del popolo cristiano .Subito non si potranno avere tutti i locali? Si sup-plisca alla meglio, ma si tenga presente la cosa,in modo da non fare altri lavori non necessari, seprima non si è provveduto alle scuole per il ca-techismo . Il nostro popolo è generosissimo, e noiassistiamo a una gara di lavori per il decoro dellaCasa di Dio, per Asili, ecc . Non è dunque il casodi spaventarsi, o di credere impossibile ciò che èsoltanto difficile . D'altra parte, se s'interrogasserotutti i parroci, quanti se ne troverebbero veramentetranquilli sull'andamento e sulla efficacia dellapropria dottrina? Che anzi per i più essa rappre-senta una preoccupazione, una spina, un martirio .Dunque, si voglia o non si voglia, provvedere bi-sogna. Col chiudere gli occhi non si risolvono ledifficoltà, per cui tanto vale prenderle di fronte eadoperarsi per superarle . È con tali disposizioni,a mio parere, che conviene guardare al problemadei locali, cioè colla persuasione che non è impos-sibile risolverlo .

3. Maestri .

La scuola domanda il maestro . Come non si puòconcepire una scuola senza un ambiente proprio,così non la si può concepire senza l'insegnante .Anzi è il maestro che forma la scuola . Maestrobravo, scuola disciplinata e profittevole ; maestronon idoneo, scuola pesante e sterile . E questo valeper qualsiasi insegnamento : come per la geografia,così per la religione . Ci vuole il maestro . E nonbasta che il maestro abbia molte cognizioni, è ne-cessario che sappia, insegnare . Abbiamo noi per lescuole di dottrina i nostri maestri? In generale,possiamo rispondere che non li abbiano . E possiamonoi formarli senza gravi difficoltà? E io credo di sì .Dobbiamo certamente cominciare col persuaderciche non basta che un buon giovane, o una fan-ciulla seria, sappiano leggere, perchè senz'altropossano far da maestri di religione . Specialmentecon la riforma che auspichiamo, la preparazionedei maestri s'impone . Non si richiederanno lunghistudi, come per i maestri elementari ; nemmenosarà necessario che imparino altre materie all'in-fuori della religione, ma devono conoscere beneciò che devono insegnare, e di più devono averequalche cognizione, sia pur elementare, sul mododi tener la disciplina, d'interrogare, premiare ocastigare, ecc . E con un po' di buona volontà, econ la guida d'un buon testo di catechista, a ciòsi può arrivare, più facilmente di quello che si creda .Mi sia concesso ancora un accenno alla mia par-rocchia . Quando si iniziarono qui le istruzioni peri maestri, invitandosi i volonterosi non si usa-rono certo infingimenti per adescarli ; ma si dissechiaro che bisognava saper leggere bene ; sa-persi sacrificare ; essere sempre puntuali ; dare

il buon esempio di vita cristiana . Con tutto ciòalla prima lezione si presentarono oltre 100 tragiovani e fanciulle in età superiore ai 17 anni .Alla seconda lezione il numero aumentò alquanto,e furono costanti a tutte le lezioni festive, che du-rarono tre mesi . Per cui quando si dovette far lascelta di 30 maestri e di 3o assistenti (ogni classe haun maestro o una maestra con un assistente) ed'alcune zelatrici, per raccogliere nei diversi gruppii fanciulli più trascurati, non s'incontrarono certedifficoltà . Non tutti gli elementi furono ottimi .Alcuni un po' scarsi, tutti sufficienti .

Ed ora che si sta cominciando un secondo corsod'istruzioni, dopo l'esperienza che ciascuno hafatto nella scuola, non sarà difficile migliorare ilcorpo insegnante . Autori che possano facilitaretale preparazione dei maestri ve ne sono parecchi ;il più pratico io crederei quello già accennatodel sac. dott. Luigi Vigna .

Vogliamo regolare, quando che sia, la nostraDottrina in forma di scuola? Prepariamoci conogni cura, e, se è possibile, di lunga mano i maestri .Sarà questo il lavoro più delicato, più proficuo edestinato a portare un bene immenso anche fuoridelle pareti delle scuole . Preparando i maestri ele maestre per la nostra dottrina, non ci sfugga dimente il pensiero che noi prepariamo insieme unelemento prezioso per la vita religiosa e socialedelle famiglie e della parrocchia .

4 . Testo di classe e programma .

Ed eccoci al punto più scabroso, più difficile, e,direi, più importante . Dice un proverbio che perun bravo soldato qualunque arma è buona ; manon si può dire altrettanto del testo di scuola perun maestro, per la semplice ragione che esso deveservire non tanto per il maestro quanto per i fan-ciulli . E come riesce più difficile parlare a fanciulliche ad adulti, così è più difficile dare un buon librodi classe ai più piccoli, che non ai più grandi. Oraè chiaro come la luce del sole che la dottrina fattain forma di scuola esige il proprio testo per cia-scuna classe. Ma su questo punto, nasconderlo èinutile, stiamo male, e forse per colpa di nessuno .F ummo còlti all'improvviso dalla bufera antire-ligiosa, e non eravamo preparati a sostenere con-temporaneamente due azioni, di difesa, l'una,contro gli assalti nemici, di conquista, l'altra, versoil popolo, che si allontanava per ignoranza e perindifferenza da noi.

E un testo facile, bello, scorrevole, popolare,adatto a tutte le età, a tutte le condizioni, per farimparare e amare la religione non l'avevamo,e non lo abbiamo, nè sarà facile averlo. Non parlodel testo ufficiale contenente le verità da credersie la forma più sicura di concepirle e di esprimerle .Esso sarà la sorgente, a cui si dovrà attingere perla compilazione dei testi di classe ; sarà la guida,sarà l'argine oltre del quale non conviene inol-trarsi, ma non potrà essere il testo di classe, senon per altro perchè non si può ammettere che untesto possa valere tanto per i bambini di 6 anni,quanto per quelli di 12, o di 20 . E che sia difficile,

non solo avere i testi per le singole classi, ma ancheil testo ufficiale di Catechismo, lo comprova il fattoche molti Vescovi fecero non pochi tentativi, ela stessa Suprema Autorità alla distanza di pochianni ha creduto conveniente cambiare il testoche prima ci aveva dato . Che sia poi lecito desi-derare, e fare in modo di avere, testi di classe perl'insegnamento della religione, lo prova il fatto,in modo non dubbio, che l'Autorità Ecclesiastica,pur conservando il proprio testo di catechismo,approvò e benedì i vari sforzi diretti precisamentea dare ai fanciulli delle diverse età un libro di re-ligione redatto con criteri scolastici e pedagogici .

E di questi sforzi, di questi tentativi ne abbiamogià parecchi. Essi rappresentano il necessario la-voro di dissodamento, di preparazione, di prova .Nè deve recar meraviglia, se forse nessuno, trat-tandosi d'un campo così difficile e in gran partenuovo, ha potuto raggiungere la perfezione, o al-meno quel grado di perfezione che legittimamenteè lecito desiderare . Perchè fra i testi comparsi inquesti ultimi anni ce ne sono che hanno innega-bilmente dei pregi, ma forse, ed esprimo con titu-banza una mia convinzione, quello che possa sod-disfare appieno, non lo troviamo . E qui la lealtà eil desiderio del bene m'impongono di discendereun po' ai particolari. Senza dubbio abbiamo deivolumetti ricchi d'illustrazioni e di materia, ele-ganti e seducenti. Eppure, più che dei testi di ca-techismo, per me sono degli ottimi libri di letturacatechistica . Io penso che il disperdere, sia purecon lo scopo di renderlo più facile e più geniale,fra aneddoti e raccontini, fra una poesia e un epi-sodio di storia, quel po' di catechismo, sia assolu-tamente poco pratico . Sarà ufficio del maestrospiegare la materia, renderla facile con tutte lerisorse del sistema intuitivo, ma affidare alle pic-cole testoline, e distratte, un testo di religione, incui c'è un po' di tutto, quasi una piccola antologiareligiosa, e in cui la parte principale, cioè il cate-chismo, è frazionata, sbocconcellata, a sbalzi,sembra a molti un metodo non solo poco utile, madannoso. E non basta: perchè, se un fanciullo do-vesse ripassare qualche punto particolare di reli-gione, ad esempio, sulla Confessione o sulla S . Eu-caristia, egli non solo dovrebbe cercare la materiaun po' qua e un po' là, di pagina in pagina, maper di più, in alcuni testi, la troverebbe resa piùarida e più difficile dalla soppressione delle domande,non essendo riportate che le sole risposte .

In una diocesi è in uso da qualche anno un testo,che pure, sotto parecchi riguardi, merita di esseresegnalato. La dottrina è saggiamente divisa in6 classi ; orbene, a ciascuna classe si è voluto dareil proprio testo ; ed ogni testo non contiene chetutto e solo il programma d'un anno ; ed inoltreassai opportunamente, dopo la storia sacra, si èdato posto alla liturgia e alla storia della Chiesa .Tutto ciò non può essere che approvato da tutti .Si osserva però che l'aver diviso il testo, non permateria, ma per lezioni, in modo che ogni lezione,anche nell'ordine materiale della stampa, fossecompleta e continuativa, ha portato la conse-guenza d'interrompere continuamente l'argomento

di catechismo, il che è considerato un inconve-niente. Ci sembra del resto che a tale inconve-niente si potrebbe ovviare con facilità .

Ammesso infatti che l'istruzione religiosa daimpartirsi ai fanciulli deve abbracciare le tre partiche a vicenda si completano e si illuminano, ecioè: le Orazioni o formale di preghiera, il Cate-chismo propriamente detto (domande e risposte sulleverità da credere e doveri da osservare), e laStoria sacra (o liturgia e storia della Chiesa nelleclassi superiori), niente vieta che nel testo, prima,ci sieno, e di seguito, tutte le orazioni da impararsiin quella determinata classe, e poi, pure di seguito,tutto il catechismo, e infine la Storia sacra, semprenella misura stabilita per detta classe . Nè saràdifficile che il maestro, sotto la guida del Direttore,sappia assegnare con una certa varietà e coordi-nazione la materia da impararsi lezione per lezione .

Ad ogni modo quello che si deve assolutamentedesiderare è un testo veramente opportuno perciascuna classe, e quindi per ciascuna età, in modoche ogni fanciullo sappia chiaramente quello chedeve imparare durante l'anno, per passare di classe .Solo così si potrà sperare che la religione vengastudiata e imparata bene . Infatti, quali sono iluoghi dei quali il fanciullo può venire istruito nelleverità religiose? Sono la famiglia, la scuola, la chiesa .Ora, facciamo la migliore delle ipotesi, cioè che unfanciullo, tanto in famiglia quanto alla scuola co-munale e in chiesa, abbia chi prenda cura della suaistruzione religiosa . Ma che avviene ora? Avvieneche in famiglia si insegna quello che capita ; ascuola pure, e in chiesa . . . altrettanto . Non c'è unaintesa perchè non c'è un testo con un programma ;e così le varie forze agiscono non in senso contrario,ma nemmeno concomitanti, e perciò non si aiutanoa vicenda . Datemi invece un fanciullo, a cui siconsegni il suo libro di religione, che deve impa-rare durante l'anno, e mettete a suo fianco lamamma, o una buona sorella, e il maestro di classee quello di dottrina, e vedrete quanto più facil-mente riuscirà a imparare .

S'intende bene che la parte del Catechismo pro-priamente detto deve essere svolta col metodociclico, in modo che ciascuna età impari, gradata-mente, in forma più estesa e completa, tutto quelloche si richiede per salvarsi .Ma non si abbia tanta paura dell'imparare a

memoria. Meno forse la Storia sacra, tutto il restoè bene sia appreso ad litteram . Perchè non s'im-pari a recitar soltanto meccanicamente, il maestrodovrà prima spiegare la parte che viene assegnata,usando tutti i sussidi didattici del metodo in-tuitivo, che la moderna pedagogia suggerisce . Maricordiamoci che i fanciulli capiranno sempre . . .quello che potranno capire, cioè poco . Ritorniamoun po' ai nostri 8 e 9 anni, e fra tante cosette chesi sapevano recitare quante erano davvero ca-pite? Nè si trascuri la storia sacra, come pur tropposi è cominciato a fare da qualche tempo . A ragioneil Vescovo di Vicenza, nella lettera suddetta, scrive :« I Parroci richiamino in onore l'insegnamento dellaStoria sacra, la quale costituisce una parte integraledell'istruzione cristiana » . Nel vecchio e nel nuovo

Testamento, nella storia della Chiesa, dei martiri,nella liturgia abbiamo una miniera di fatti che siprestano meravigliosamente a far amare la virtù,alla formazione del carattere cristiano, alla eleva-zione delle anime verso il cielo . « Se io, mi dicevaqualche anno fa un giovane avvocato socialista,potessi parlare al popolo col Vangelo in mano, lotrascinerei » . E dalla storia profana, da Cincinnato aCoriolano, dal pio Enea alla madre dei Gracchi,quanti episodi si sanno trarre per l'educazionepatria e civile! Anzi, dalla stessa natura, con favolee novelle, fin dal tempo di Esopo, quanti insegna-menti morali non si seppero trarre! E noi che ab-biamo un patrimonio storico e soprannaturaleinestimabile ed inesauribile, perchè non ne sapremotrarre tutte le essenze vitali? Non si potrebbe, adesempio, dividere la materia, come si fece a Vicenza,in modo da svolgere la storia del vecchio e delnuovo Testamento nelle quattro prime classi direligione, per dare nella quinta la storia dellaChiesa e dei martiri, e nella sesta la liturgia? Sa-rebbero gli episodi principali, ma pieni d'insegna-mento; sarebbero sprazzi di luce, ricchi di bellezzaeducativa e morale, che rimarrebbero incancel-labili nei cuori giovanili, per suscitarvi in seguitoil desiderio d'allargare quelle prime cognizioni .

Un concorso nazionale ?

E finisco di parlare del testo di religione, facendouna proposta . Sia aperto per esso un concorso na-zionale, e chissà che i tempi non sieno maturi per do-nare all'Italia quel libro che da tanto tempo si de-sidera e si aspetta con ansia da genitori e dafanciulli, da parroci e da maestri .

Nel 1912 il Collegio dei Parroci della città diTorino aprì un concorso per un libro di Storiasacra ad uso dei catechismi parrocchiali, e si ebbeil bel volume del teologo Cariano .

Nel 1913 la Società per la difesa del clero di Bo-logna aprì un concorso per un Libro di Lettura aduso delle scuole catechistiche, e si ebbero i quattrovolumetti graziosi e scorrevoli dei sacerdoti Ra-vaglia e Benini .

Perchè un concorso per un testo di religione aduso delle sei classi della dottrina e delle scuole ele-mentari e delle famiglie cristiane, non potrebbedare pratici risultati?

Certo, prima della pubblicazione esso dovràessere sottoposto all'approvazione di quell'Au-torità che solo ha diritto d'insegnare ; ma se cor-risponderà teologicamente e pedagogicamente atutte le esigenze, l'approvazione non potrà man-care .

Conclusione.

L'articolo mi si è allungato a dismisura, ma ormaiè meglio ch'io dica anche un'altra cosa, a mo' diconclusione, e così avrò aperto tutto l'animo mio .

L'ordinamento delle scuole di dottrina dovrebbeessere quanto è possibile semplice, pratico, facile .Tener conto di quanto si fa nelle scuole elementari,è non solo giusto, ma può essere utile assai . Peraltro

non esageriamo, non complichiamo le cose, nonrendiamo più difficili i primi passi, non accettiamotutto l'ordinamento scolastico delle scuole elemen-tari come perfetto. Dirò ch'io non sono mai statoentusiasta della nostra burocrazia scolastica eson certo che, se ritornassero nelle nostre scuole ivecchi maestri, che facevano imparare sul serio,si sentirebbero oppressi, come da ingombranti ca-tene, dalle tante, minuziose norme che tolgonoogni spontaneità, ogni calore all'animo dell'inse-gnante . Ciò non vuol dire che non ci sia del buono ;ma come ultimo fra i maestri d'Italia, anche perchèla mia carriera magistrale fu molto breve, mi sialecito dire che non tutto è buono .

Ma in qualunque caso, altro è far scuola ognigiorno e più ore al giorno, e di varie materie, qualè il caso d'un maestro elementare ; ed altro è farscuola d'una sola materia per una sola ora, neisoli giorni di festa, qual è il caso dei nostri maestridi dottrina . E d ancora : altro è aver dinanzi maestridiplomati, altro è aver da fare con maestri, siapur sufficientemente preparati, ma ai quali il ma-neggiar la penna può non essere la cosa più agevole .Ed infine altro è trovarsi in una scuola comunale,arredata a norma di legge, altro in una scuola didottrina, che può esser sufficiente anche se mancail tavolo o il necessario per scrivere . In una parola,vogliamo noi renderlo accessibile a tutte le par-rocchie? Presentiamo un ordinamento catechisticosemplice quanto è possibile, in modo che nullarichieda che non sia strettamente necessario. Chiè in grado di far di più, lo farà egualmente, anchese non viene prescritto ; mentre chi non è in gradodi fare il minimo, se vede moltiplicarsi le esigenze,finirà per abbandonare le riforme .

E chiudo . Un'intesa più generale è domandatada quanti s'interessano dell'argomento, e se ioho avuto l'ardire di prendere la parola e di mani-festare il mio pensiero, che è pur condiviso da altri,ho inteso unicamente di facilitarlo . Ma al disopradi tutte le nostre idee e di tutti i nostri atteggia-menti, una cosa sola tutti vogliamo, e tutti cer-chiamo : Adveniat regnum tuum! Sorga presto quindiil giorno nel quale i Parroci d'Italia costituiscanoun vero esercito di maestri di religione, con le lorocompagnie, costituite da scuole di dottrina benregolate e ben volute, perchè sarà il giorno auspi-cato nel quale l'Italia ritornerà cristiana in tuttol'intiero significato della parola .

(Asolo Treviso) .Mons . ANGELO BRUGNOLI .

A promuovere tutto il bene che può e deveprodurre il bell'articolo di Mons . Brugnoli, ame-remmo sapere dai più competenti tra i nostrilettori, con quali criteri vorrebbero redatto ildesiderato Testo per le Scuole di Catechismo .La Società Ed . Int . per la diffusione della BuonaStampa, aderendo volontieri a un nostro invito,attende solo cotesti criteri per bandire l'accen

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nato Concorso Nazionale.LA REDAZIONE.

IL NOSTRO QUESITO,,Come si può avere personale idoneo cui affidare le opere giovanili?"

N. d. R . - Ricordano i revv. Sacerdoti il quesitoche interessò, per vari mesi (giugno-ottobre 1916),i lettori del Bollettino? . . . Siccome alcuni di quelliche presero parte alla discussione toccarono unpunto che non era conveniente portare a cono-scenza di tutti i cooperatori nell'edizione comunedel Bollettino, ci pare che possa tornar utile l'ac-cennarlo nel « Supplemento » : ed è precisamentequello di cui è parola nella seconda parte di questalettera .

Premetto che sotto la parola Oratorio, io intendoalludere appunto a tutte le opere giovanili, le qualisi possono chiamare diramazioni del grande alberodell'Oratorio .

Premetto ancora che io parto dal principio cheil sacerdote debba essere il magnete dell'Oratorio ;deve essere la linfa che dà vita e rigoglio a tuttele multiformi opere giovanili . Quando avremo untale sacerdote, preparato completamente alla vitaoratoriana, avremo in embrione anche il più idoneopersonale laico. È noto il principio, elevato ormaia vero programma : - Il trionfo dell'Oratorio deveessere opera degli oratoriani stessi . - Difatti uriOratorio, impiantato e diretto da un sacerdoteben preparato alla sua missione, non tarderà nelbreve giro di pochi anni a dare il migliore e piùidoneo personale, scelto tra i membri stessi del-l'Oratorio .

Quindi io porto il quesito alla sua stessa sor-gente, al sacerdote .

Ciò posto, rispondo al quesito : - Si può otte-nere un idoneo personale dirigente, con l'educazionee con l'aiuto finanziario .1° Con l'educazione . - Come si ottengono buonipreti? - Con un buon seminario .

Si faccia l'applicazione al personale dell'Oratorio .Vi sono dei seminaristi che hanno una partico-

lare inclinazione all'educazione della gioventù evi sono di quelli che ne hanno meno . Educate benegli uni e gli altri e avrete un ottimo personale neiprimi, buono nei secondi. Il buono è sempre mi-gliore dello scadente e non è mai nemico dell'ot-timo. Ma se manca la necessaria educazione adhoc, lo scadente rimarrà sempre scadente .

Viene ora naturale la domanda : - Con qualemezzo compiere una tale educazione?

La risposta è ovvia : - Con tutti i mezzi che lasana ragione e l'esperienza suggeriscono come imigliori . Essi consistono particolarmente : a) Inuna vera scuola pedagogica, fatta da abile perso-nale . b) In una scuola pratica .

Se l'esperienza è maestra della vita, perchè nontener calcolo di tutti i suoi frutti migliori, già ot-

tenuti dai migliori direttori di Oratorii? Varrà piùun mese di esperienza in un Oratorio nodello, chenon dieci anni di studio. Di qui la necessità dimettere i seminaristi, specialmente gli studenti diteologia, a contatto con gli Oratorii festivi piùfiorenti .Le vacanze autunnali possono servire assai beneallo scopo, particolarmente in quei centri, dovenon vi siano ancora buoni Oratorii . Come si pro-cura, con ingenti sacrifizi, la villeggiatura ai se-minaristi, si può procurar loro anche un mese discuola pratica nei migliori Oratorii . Non sarà unmese sprecato, tutt'altro ; sarà tanto di guadagnatoper il bene della Diocesi .

Ho detto sopra : un Oratorio modello . Difatti, peravere un concetto pieno ed esatto dell'Oratorio,non dobbiamo perderci in un cucchiaio d'acqua,ma passare all'acqua grande, cioè dove gli Oratoriifurono impiantati con criteri moderni e dove oggitrionfano in tutta la loro multiforme attività .Quindi non basta, sarebbe anzi un grave errore,mettere i seminaristi a contatto di Oratorii me-diocri o meno che mediocri .È tutto un sistema che deve essere studiato econosciuto in tutta la sua estensione e profondità .

Io stesso, trovandomi direttore di un Oratorioche stimavo dei migliori, confesso di essermi sentitoumiliato quando venni a contatto con l'OratorioSalesiano di Valdocco in Torino, dove ho imparatoin soli due giorni ciò che non avrei immaginato indieci anni, pur mettendo a fuoco la più bollentefantasia . Del resto è noto il proverbio : Val piùla pratica che la grammatica .

Su questo punto è bene insistere e tanto . Davantiad un esemplare artistico, la copia non potrà ameno che essere buona .

Prevedo le difficoltà: - Per mandare i Semina-risti in un buon Oratorio a fare un po' di tirocinio,occorrono delle spese .

D'accordo . Anche per diventare dotti sacerdoti,occorrono spese ; anche per frequentare le Universitàoccorrono spese ; anche per passare un mese di vil-leggiatura, ai monti o ai laghi, occorrono spese ;eppure non si bada a sacrifizi, per allontanare iseminaristi dal contatto pericoloso del mondo du-rante le ferie autunnali, e per dare alla diocesiun clero che le apporti lustro e ornamento . Eperchè non si potranno sostenere spese minoriper ottenere un clero che domani scenda ben for-mato in mezzo al popolo a conquistare e a salvarela gioventù?2° - Senz'accorgermi, ho già toccato il secondopunto : la parte finanziaria . Punto delicato, madella massima importanza; non si può farne a meno .

Premetto una domanda che sposta un tantino

la questione, ma che pure risponde indirettamenteal quesito . - Perchè gli Oratorii femminili, orga-nizzati e presieduti dalle religiose, ordinariamenteconducono una vita fiorente, mentre invece unagran parte degli Oratori maschili fondati, e direttida ecclesiastici, dopo un primo sprazzo di trionfo,si rinchiudono in una vita stentata, intisichisconoe, o finiscono col far fiasco, oppure continuanoin una vita che può rassomigliarsi ad una perma-nente agonia? Possibile che tutti codesti eccle-siastici siano degli inetti? Possibile che dopo averportato un Oratorio ad una buona altezza, sianopoi del tutto incapaci a mantenerlo in vita?

Che ci possa essere qualche inetto, nessuna mera-viglia; ma che lo siano proprio tutti, non è ammis-sibile .

E allora?Io credo di non errare cercando l'ostacolo nell'in-

sufficienza dell'aiuto finanziario .In alcuni luoghi il Direttore dell'Oratorio ha

un magro stipendio di 400 o 500 lire annue. Comepuò vivere per sè, con tutte le esigenze moderne,e pensare a tutte le gravi spese che porta con sèun Oratorio?

In altri luoghi, fu preparato un ottimo localeper l'Oratorio ed una comoda abitazione per ilDirettore, poi... punto fermo . Se loro domandatequanto ricevono per il mantenimento delle diverseopere giovanili, qualcuno potrà rispondervi di averricevuto, in tre anni, cinque lire (storico ! . . .) - Masignori miei, non basta fabbricar un pollaio e met-tervi dentro i polli ; se si vuole mantenerli in vita,ci vuole del becchime e sufficiente al loro numero .Diversamente si fa niente .

Altrove il Direttore dell'Oratorio viene in codaa tutta la gerarchia ecclesiastica locale . L'essereDirettore equivale all'essere semplici cappellani,nè più nè meno . La prima preferenza è per i coa-diutori, la seconda per i vice-coadiutori; così i Di-rettori di Oratori restano sempre la povera cene-rentola .

Non è poi neanche raro il caso che lo stessovice-parroco sia direttore dell'Oratorio . E primadeve soddisfare a tutte le esigenze della vita par-rocchiale, e della canonica e . . . . in ultima linea,potrà pensare all'Oratorio, come se l'attendere adun Oratorio sia una di quelle opere cui si possa ri-nunziare a seconda che tiri vento o faccia pioggia .

Posto tutto ciò, c'è forse da stupirsi se unDirettore di Oratorio, pensando al suo magro sti-pendio attuale, insufficiente a sbarcare il lunario,e, dando uno sguardo al fosco avvenire, si sentaalle volte necessitato ad abbandonare l'Oratorioche forma il suo vanto e la sua vita e finisca perpreferire un beneficio qualunque che gli assicuriun pane per oggi e specialmente per domani?

Così ogni anno, o giù di lì, un Oratorio cambieràil suo Direttore; ad ogni cambiamento, verrannonuovi metodi; rimarranno tuttavia le difficoltàprecedenti ed i ragazzi finiranno con lo stancarsie con l'abbandonare per sempre l'Oratorio .

Sbaglio forse? . . . Lo volesse il cielo! . . . Ma, purtroppo, ho i capelli bianchi...

r . d . l .

Concorsi per le "Letture Cattoliche,, .Al secondo concorso per le letture Cattoliche,

annunziato il 1° maggio 1916 dal Bollettino Sale-siano (Supplemento pei Sacerdoti), presero partequattro concorrenti . Il tema assegnato era : « L'e-ducazione dei figli . - Una parola serena ai genitoricristian i » . E questo è il titolo dato ai loro lavorida tre concorrenti; un egregio scrittore, che elen-chiamo secondo, perchè fu il secondo a mandarciil suo manoscritto, preferì il titolo : Da pupo a uomo .

Ecco l'elenco :1. Motto: Verbo et opere;

2 . » X Y ;3 . »

In labore requies ;4 .

»M icrofilo.La Commissione esaminatrice, dopo diligente

esame, ha giudicato degni del premio i manoscritticontrassegnati coi motti In labore requies e Mi-crofilo . Aperte le buste, risultarono vincitori delConcorso i Reverendissimi Signori D . GiacomoBertetti, Prof . nel seminario vescovile d'Ivrea,e D. Pietro Boggio, Rettore di S . Lorenzo, a Ivrea .

A loro le nostre congratulazioni cordiali .Ora, sebbene molti nostri amici, che scrivereb-

bero volentieri, siano occupati nelle caserme, negliospedali, in zona di guerra, invitiamo a un altroConcorso .

Ci preme che, anche per opera nostra, il nostropopolo conosca di più, perchè possa amarlo dipiù, il nostro divino Redentore, Gesù Cristo, che,non è molto, si osò bestemmiare orrendamente .Perciò il tema sia :

GESU' CRISTOBENEFATTORE DELL'INDIVIDUO, DELLA FAMIGLIA,

DELLA SOCIETÀ.

AVVERTENZEIa Non si faccia un lavoro polemico ; invece,

si espongano i fatti oggettivamente, serenamente,e cori la semplicità, l'affettuosità che ammiriamonel S. Vangelo ;

2a il fascicolo delle Letture Cattoliche abbia nonmeno di 9o pagine, e non superi le 120 paginedell'attuale suo formato ;

3a Ciascun manoscritto sia contrassegnato conun motto, che si dovrà ripetere sopra una bustachiusa, nella quale sia stato messo l'indirizzo esattodel concorrente ;

4a il vincitore avrà in premio tanti libri, editidalla Libreria della S .A .I.D. Buona Stampa, pelvalore di cento lire, a norma del catalogo ;

6a il lavoro premiato diverrà proprietà esclu-siva della suddetta Libreria Editrice. L'autoreavrà, gratuite, cento copie ;

6a Imanoscritti non pubblicati, se richiesti dagliAutori entro un mese dalla notificazione dell'esitodel concorso, saranno restituiti; non richiesti,vulcano tradentur;

8a Il tempo utile per la spedizione dei mano-scritti scade il 31 maggio 1917 .

Torino, 1 gennaio 1917 .

La Direzione delle Letture Cattoliche .Via Cottolengo, 32 .

*

«ACTA APOSTOLICAE SEDIS »

Atti di PP. Benedetto XV .„Sacrum Consistorium" .

I) Il S . Padre il 4 dicembre u . s . nell'ApostolicoPalazzo Vaticano tenne Concistoro Segreto, e inesso

a) Pronunciò un'allocuzione . Annunziò la com-piuta codificazione del diritto canonico e i vantaggiche ne avrà la Chiesa ; - deplorò i gravi danni dellaguerra che devasta l'Europa : « Qua indegnamentetrattati cose sacre e ministri del culto anche insigniper dignità, sebbene inviolabili quelle e questi perdiritto divino e per diritto delle genti ; là numerosipacifici cittadini, allontanati dal loro focolare,tra il pianto delle madri, delle spose, dei figli ; al-trove città aperte e popolazioni indifese fatte segnospecialmente alle incursioni aeree ; ovunque perterra e per mare commettersi tali misfatti dariempire l'animo di orrore e di strazio ».

b) Pubblicò Cardinali di S . R . C . dell'ordine deipreti : Mons. Pietro La Fontaine, Patriarca di Vene-zia; Mons. Vittorio Amedeo Ranuzzi de Bianchi,Arcivescovo titolare di Tiro, Maggiordomo di SuaSantità; Mons. Donato Sbarretti, Arcivescovo tito-lare di Efeso, Assessore della S . Congregazionedel Sant'Officio; Mons. Augusto Dubourg, Arci-vescovo di Rennes ; Mons. Ludovico ErnestoDubois, Arcivescovo di Rouen; Mons. TommasoPio Boggiani, Arcivescovo titolare di Edessa .Assessore della Sacra Congregazione Concistoriale;Mons. Alessio Ascalesi, Arcivescovo di Benevento ;Mons. Luigi Giuseppe Maurin, Arcivescovo diLione ; dell'Ordine dei Diaconi : Mons. Nicolò Ma-rini, Uditore di Sua Santità, Segretario del SupremoTribunale della Segnatura; Mons. Oreste Giorgi,Segretario della Sacra Congregazione del Concilio ;- creò inoltre due altri Cardinali, dei quali nonpubblicò il nome, riservandoli in petto .e) Nominò Camerlengo di S. Romana Chiesa

l'Em .mo Card. Pietro Gasparri, Segretario di Statodella medesima Sua Santità .

d) Provvide ad alcune Chiese e annunziò laprovvista di molte altre, già fatta per Bolla o perBreve: tra le quali noi ricordiamo le seguenti :

Chiesa Metropolitana di Santiago di Cuba peirev.mo Mons . Felice Ambrogio Guerra, della PiaSocietà Salesiana, promosso dalla Chiesa Titolaredi Amata; Chiesa tit. Vescovile di Eudossiade peirev.mo Giovanni Pinardi, Parroco di S . Secondo

Fo miei tutti i sentimenti di fede, di stima, di rispetto, di vene-razione, di amore inalterabile di S . Francesco di Sales verso ilSommo Pontefice . . . Intendo che gli alunni dell'umile Società diS. Francesco di Sales non si discostino mai dai sentimenti di questogran Santo, nostro patrono, verso la Sede Apostolica . . . Ritengoinoltre che questo si debba fare non solo dai Salesiani e dai loroCooperatori, ma da tutti i fedeli, specialmente dal Clero .

Ven. Gio . Bosco.

di Torino, nominato Ausiliare dell'Em .mo Card .Richelmv ; - Chiesa tit. Vescovile di Sasina pelrev.mo Mons. Emilio Bongiorni, Vic. Gen. diCrema, nominato Ausiliare del Vescovo di Crema- Chiese Cattedrali di Isernia e Venafro, pel rev .P. Nicola Rotoli dei Minori ; - Chiese Cattedrali diCalvi e Teano pei rev.mo Mons. Calogero Licata,Sostituto della S . Penitenzieria Apostolica -Chiesa Catt di Diano o Teggiano pel rev.mo D .Oronzio Caldarola .

II) Il 7 dicembre 1916 ebbe luogo nello stessoPalazzo Vaticano il Concistoro Pubblico . In esso :

a) Il S. Padre diede il Cappello Cardinalizioagli Em.mi Frühwirth e Scapinelli di Léguignocreati Cardinali il 6 dicembre 1915, e poi ai diecinuovi Cardinali, creati il 4 dicembre 1916 .

b) In pari tempo l'Avv. Concistoriale Conte CarloSantucci teneva la terza ed ultima perorazioneper la causa di Beatificazione e Canonizzazionedel Ven. Servo di Dio, Don GIOVANNI Bosco,fondatore della Pia Società Salesiana, ed avendoil rev.mo Promotore della Fede pregato il SantoPadre a rimettere la Causa alla S . Congregazionedei Riti, Sua Santità rispondeva : Ad NostramCongregationem Rituurm, quae videat ac referat .

e) Nello stesso giorno e nello stesso Concistorosegreto il S . Padre provvedeva ad altre Chiese va-canti e annunziava la provvista di altre, già fattaper Bolla o per Breve . Tra esse ricordiamo le se-guenti: - Chiesa Cattedrale di Lacedonia pelrev.mo Don Francesco Maffei, Can . Penitenzieredella Cattedrale di Bisaccio ; - Chiesa Cattedraledi Nicastro pel rev .mo Mons. Eugenio Giambro,già Vescovo di Nicastro ; - Chiesa Cattedrale diFano, pel rev.mo Mons. Giustino Santini, Vic .Gen. di Rimini ; - Chiesa tit. Vescovile di Europopel rev.mo Mons . Tranquillo Guarneri, trasl . dellaCatt. di Rieti; - Chiesa Cattedrale di Rieti pelrev.mo Mons. Francesco Sidoli Can . Arcipretedella Catt, di Piacenza ; - Chiesa Cattedrale diSarsina pel rev .mo Mons. Ambrogio Riccardi,Vicario Generale di Montefeltro; - Chiesa Catt .di Soana e Pitigliano pel rev.mo Mons. RiccardoCarlesi, Vic. Gen. di Tivoli;-Chiesa Cattedraledi Norcia pel rev.mo Mons. Vincenzo Migliorelli,Arciprete della Catt . di Macerata ; - Chiese Cat-tedrali di Sutri e Nepi pel rev.mo D. Luigi Olivares,della Pia Società Salesiana, Parroco di S . IlariaLiberatrice in Roma; - Chiesa Catt. di S . Agatadei Goti pel rev.mo D . Giuseppe de Nardis, Par-

roco di Capri; - Chiese Cattedrali di Macerata eTolentino pel rev.mo Can. Romolo Molaroni,Prevosto della Cattedrale di Pesaro .

d) Infine il S . Padre concesse il S . Pallio aglieletti alle Chiese Metropolitane ed assegnò i titoliai nuovi Cardinali . - (Acta A . S., VIII, n . 13,flag. 463) .

Litterae apostolicae .I) Cum Biblia Sacra. - Nuove disposizioni or-

ganiche per il Pontificio Istituto Biblico, e sue rela-zioni colla Commissione Pontificia per la revisionedella Volgata e colla Suprema Pontificia Commis-sione Biblica - 15 agosto 1916 .

Nella prima parte illustra il proposito di armo-nizzare quanto era già stato stabilito dai SommiPontefici Leone XIII e Pio IX circa l'IstitutoBiblico, la Commissione Pontificia per la Revisionedella Volgata e la Suprema Commissione PontificiaBiblica : - nella seconda parte, in undici articoli,reca le disposizioni relative .

Nessuno sarà ammesso allo studio della S . Scrit-tura nell'Istituto Biblico se non avrà compiuto ilcorso ordinario di filosofia e teologia (art . I .) . --L'Istituto Biblico darà agli alunni dopo il primoanno un attestato di studio, .dopo il secondo annol'attestato di Baccalaureato (art . 3) ; dopo il terzoanno, a nome della S . P. Commissione Biblica,decreterà il grado accademico di Licenza nellaS. Scrittura (art . 4°) ; ma il diritto di conferire lalaurea in S . Scrittura è riservato alla SupremaPontificia Commissione Biblica (art . 8°) . - I pro-fessori ordinari di S . Scrittura nell'Istituto Biblicosaranno eletti, conte per lo addietro, dal PrepositoGenerale della Compagnia di Gesù, coll'assensodella S . P. Commissione Biblica (art . 10 ) .- (ActaA . S. VIII, n. 9, flag . 305) .

II) Quod in tanta . - Uno dei canonicati dellaChiesa dei SS . Celso e Giuliano, presso S. Giovannidei Fiorentini in Roma, viene riservato al clerodell'antico Granducato di Toscana - 10 agosto1916 .

Pio X, nella sua sollecitudine per provvedere diassistenza spirituale il popolo romano, non soloeresse nuove parrocchie nei nuovi quartieri, madiede anche nuove circoscrizioni ad alcune delleparrocchie antiche. Così trasferì la Collegiatae Parrocchia dei SS . Celso e Giuliano alla Chiesadi S. Giovanni dei Fiorentini, abolendo la par-rocchia ivi già stabilita, di cui assegnava i redditialla nuova parrocchia eretta a S . Maria degliAngeli alle Terme .

Ora il S . Padre Benedetto XV, a premiare l'Ar-ciconfraternita della Pietà esistente a S. Giovannidei Fiorentini, che accolse molto benevolmentela Collegiata e Parrocchia dei SS. Celso e Giuliano,ha decretato che il primo Canonicato che si ren-derà vacante venga riservato in perpetuo alla S .Sede a favore di un sacerdote nativo degli antichiStati di Toscana, che possa essere legittimamenteaggregato nella predetta Arciconfraternita diS. Giovanni dei Fiorentini . - Acta A . S., VIII,n . 10, Pag . 353) .

III) Summa afficimur laetitia . - Erezione diun nuovo Vicariato Apostolico nell'Ho-nam orien-tale . - 21 settembre 1916 .Il nuovo Vicariato comprende le Prefetture

civili di Kueitefu, Cengcioufu e Kaifongfu (trannealcune sottoprefetture appartenenti a quest'ul-tima), e rimane affidato agli alunni del Seminariodelle Missioni Estere di Milano, « che ivi si sonresi tanto benemeriti » .- (Acta A . S ., VIII, n . 11,flag. 3 85) .IV) Cum centesimus.- È decretata una medaglia

commemorativa del Centenario dei Gendarmi Pon

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tifici . - 22 ottobre 1916.Ricorrendo il centenario dei Gendarmi Pontifici

(che prima si chiamavano Carabinieri Pontifici),fondati da Papa Pio VII nel 1816, il S. Padre Be-nedetto XV ha voluto che si coniasse una medagliarecante da un lato la sua effigie, il suo nome el'anno del suo Pontificato; e dall'altra il suo stemmae quello di Pio VII, sormontati dalle chiavi e dallaTiara, e coronati da un ramo di quercia e da unaltro di alloro, colla scritta : Cohorti militumn Pon-tificum, fidei et virtuti, M DCcCxvI-McMxvI ; ed haconcesso a tutti i componenti detto corpo di sol-dati pontifici, ufficiali e semplici gendarmi, la fa-coltà di fregiarsene il petto . - ( Acta A . S ., VIII,n . 11, flag. 386) .

,,Motu proprio" .Sanctae Marlae ad Rupes . - I Santuari di

S. Maria a ad Rupes », e di S . Bernardino in Aquila,sono immediatamente soggetti al Ministro Generaledei Frati Minori . 19 settembre 1916.

Il Santuario di S. Maria ad Rupes, nella diocesidi Nepi, dipendeva dal Ministro Provinciale deiMinori di Sassonia ; ora, tanto detto Santuario,dichiarato Basilica da Pio X, quanto la casa e lachiesa dei FF. Minori in Aquila, sono stati dalS. Pontefice commessi alla giurisdizione direttadel Ministero Generale dello stesso Ordine .(Acta A . S., VIII, n. 11, flag . 387)

,,Epistolae" .I) Pietatis in Nos vestrae.- Al Rev.mo Mons .

Giuliano Conan, Arcivescovo di Porto Principe, eagli altri Vescovi della Provincia Ecclesiastica diHaiti, raccolti a conferenza . - 4 luglio 1916 .

Il S. Padre si rallegra dell'affettuosissima let-tera ricevuta dai detti Prelati, che non solo gliricordavano i benefizi da lui elargiti alle loro popo-lazioni, ma anche le sue continue sollecitudini peraffrettare la pace e lenire le calamità della guerraEuropea . - ( Acta A . S ., VIII, n. 9, Pag. 308) .

II) Epistolam accepimus. - All'Em.mo Card .Boschi Arcivescovo di Ferrara e Vesc . di Comacchio,all'Em .mo Card. Gusmini, Arcivescovo di Bologna,e agli altri Arcivescovi e Vescovi della Regione Fla-minia, raccolti a conferenza . - 5 luglio 1916 .« Quali sieno i tempi, dice il S. Padre, e quali iloro bisogni, quali speranze e quali timori ci pre-pari l'avvenire, voi lo sapete . Una cosa è da evitare :che l'avvenire trovi impreparati ed inerti i catto-

lici; tenendo ben presente che buoni soldati di GesùCristo sono soltanto quelli che, mercè l'eserciziodelle virtù cristiane, si rivestono di Gesù Cristoe non si vergognano di mostrarsi tali . » - (ActaA . S ., VIII, n . 9, pag . 309) .

III) Il devoto indirizzo. - Al conte Massimi

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liano Zara, presidente generale della Società di SanPaolo per la diffusione della stampa cattolica . -22 luglio 1916 .La Società di S. Paolo si occupa principalmentedella stampa periodica, ma essa e l'Opera Nazio-nale della Buona Stampa « possono considerarsidue fratelli, che, in campo alquanto diverso, com-battono ambedue una medesima battaglia . Bat

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taglia veramente santa, ed alla quale i tempi chevengono maturandosi attraverso così luttuosi avve-nimenti, richiedono quanto mai sollecito e generosoil concorso di ogni buon cattolico» . -Acta (A . S .,VIII, n. 9, pag . 310) .IV) Accepimus vos. - Al Rev . Mons . Bernardo

Herrero Restrepo, Arcivescovo di Bogotà, e aglialtri Arcivescovi e Vescovi di Colombia, in pro-cinto di adunarsi a conferenza . - 1 agosto 1916 .La splendida lettera contiene un ampio pro-gramma di argomenti vitali : 1) I Seminari pro-vinciali, necessari per formare sacerdoti quali oc-corrono oggidì, cioè non solo idonei all'eserciziodel sacro ministero, ma anche capaci di ammae-strare, curare e sanare le popolazioni . 2) L'azionecristiano-sociale per prevenire, possibilmente, lemosse degli avversari, nè solo allo scopo diraccogliere in fasci le popolazioni, ma per imbeverledella verità della fede e formar Cristo nei singolifedeli, prima di chiamarli a combattere per Cristo,3) La stampa cattolica, affidata a uomini, che l'uf-ficio di pubblicisti cattolici recte tractare valeantet velint . 4) Il tenersi lontani dalle divisioni di partitie ciò per tutti i cattolici, ma specialmente pel clero,quum dimicatio praesens vel imminens exigit utuna eademque sit catholicorum omnium mens, unaeademque voluntas atque actio . -- (Acta A . S .,VIII, n. 9, pag. 311) .

V) Venerabilis frater Titus.-Al Rev.mo Mons .Felice Ambrogio Guerra, della Pia Società Salesiana,Arcivescovo di Santiago di Cuba, e agli altri Vescovidella Republica Cubana, sul promuovere la divo-zione alla Beata Vergine . - 21 agosto 1916 .La Beata Vergine venne dichiarata dal S . PadrePatrona principale di Cuba, e il decreto fu accoltoda tutti quanti i fedeli con grande allegrezza . IlS. Padre ne gode e si augura che, per opera del-l'Episcopato. la divozione alla B . Vergine getti nellarepublica così alte radici e fiorisca di ogni virtùcristiana « ut omnia vobis pariter cum illa advenisselaetemur » . - (Acta A. S., VIII, n. 10, pag. 355).

VI) Laetamur utrumque . - Al Rev.mo P .Lodovico Theissling, nuovo Generale dei domenicani .- 22 agosto 1916 .

Il S . Padre si congratula della sua elezione av-venuta con tanta unanimità, che forma per l'elettoil miglior presagio . - (Acta A . S., VIII, n . 10,pag. 355)VII) Legentem vestram. -- All'Em.mo Card .

De Hartmann, Arcivescovo di Colonia, e agli altri

Arcivescovi e Vescovi di Germania, raccoltisi aFulda . - 8 settembre 1816 .

Il S . Padre deplora che siano male interpretatele sue sollecitudini per la pace, quasi siano ani-mate dalla speranza d'una qualche utilità propria,o quasi caldeggino la composizione di una paceche non sia basata sul fondamento della giustiziae dell'equità : Tali insinuazioni svisano la missionenaturalmente pacifica del Sommo Pontefice, chenon tratta la causa di un sol popolo, ma la causadi tutta l'umanità . Perciò il S. Padre prega i Vescovitedeschi, non solo a promuovere in tutta la Ger-mania opere di beneficenza, ma insieme a continuare(come già fanno) l'opera di carità più importante,che è quella di procurare che non si acuiscano mache abbiano a poco a poco a svanire gli odii accesitra le diverse nazioni, mediante i mutui uffici dicristiana misericordia . A ciò gioverà assai l'implo-rare l'aiuto di Dio, con funzioni propiziatorie perparte degli adulti e communioni generali di fan-ciulli, per alleare, nella stessa causa, l'innocenzae la penitenza .- (Acta A . S ., VIII, 2 . 1o, pag . 356) .

VIII) Commisso divinitus Nobis . -All'Em.moCard. Bégin, Arcivescovo di Quebec e ai Vescovi delCanadà, per raccomandare caldamente l'unionevicendevole fra i fedeli . -- 8 settembre 1916 .

Toccate le gravi questioni insorte fra i cattolicioriundi dalla Francia, che vorrebbero nelle chiesee nelle scuole cattoliche si usasse la lingua francese,e gli altri cattolici che, sebbene di varia nazionalità.,vorrebbero si usasse la lingua inglese, il S . Padredeplorando che le questioni sieno trattate dallastampa e in private e pubbliche conferenze troppoacremente, ricorda la carità cristiana che deve uniretutti i fedeli, raccomanda ai Vescovi lo studio e lamigliore soluzione delle controversie, si dichiarapronto ad intervenire colla sua suprema autoritàove occorra, invita i giornali e i fogli cattolici afomentare la carità, confida molto nella buona vo-lontà del clero, e tocca alcune particolarità riflet-tenti la provincia d'Ontario, ove le questioni sonopiù accese . - (Acta A . S., VIII, n . II, pag. 389) .

IX) . Singulare tuum . - All'Em.mo Card. DeBettinger, Arcivescovo di Monaco e di Frisinga -10 settembre 1916 .

Il S. Padre risponde ad una lettera di omaggioinviatagli al compiersi del secondo anno del suoPontificato e, mentre dichiara che nulla è piùconveniente all'apostolica dignità quanto l'af-faticarsi per la pace delle nazioni, ringrazia Diodei successi ottenuti fin qui e confida di riportarnemaggiori in avvenire, mediante l'aiuto di MariaSS. invocata col titolo di Regina della Pace . -(Acta A . S ., VIII, n . 11, pag. 394) .X) Quid agant . - All'Em.mo Card . Maffi, Ar-

civescovo di Pisa, all'Em .mo Card. Mistrangelo,Arcivescovo di Firenze, e agli altri Arcivescovi eVescovi Toscani, raccolti a Pisa per l'annua confe-renza. - 14 ottobre 1916 .

« I tempi che si avvicinano richiedono opportunavigilanza e sagge fatiche, sopratutto dei Vescovi . . .La Chiesa non teme per sè : teme per i figli a leicommessi e che ha sempre dinanzi agli occhi ; temeper quei popoli, che, quanto più miseramente vede

allontanarsi da sè, tanto peggio vede perire» . -(Acta A . S., VIII, n . 11, flag. 394) .XI) In coetu sodalium.- Al Rev.mo P. Lodo-

vico Theissling, Maestro generale dei Domenicani,pel VII Centenario dell'Ordine . - 29 ottobre 1916 .

Il S. Padre, dopo aver ricordato come due annior sono sperava di vedere adunarsi in questa cir-costanza un Congresso di Terziari Domenicani aBologna, scioglie un inno stupendo alle beneme-renze dell'Ordine Domenicano con lo zelo spiegatoper l'integrità e la propagazione della fede e neicanapi della dottrina e della santità; e concedespeciale indulgenza plenaria a tutte le chiese dei TreOrdini Domenicani ove verrà celebrato un triduosolenne in questa circostanza, indulgendo che sipossa celebrare ogni giorno del triduo la pressa diS. Domenico . - (Acta A . S., VIII, n. II, pag . 395) .

XII) Jucundum sane.- Al Rev .mo Mons . Ago-stino Dontenwill, Arcivescovo di Tolemaide, Pre-posito Generale degli Oblati della B . V. M . Immaco-lata, nel 1° Centenario della fondazione dell' Isti-tuto . - 23 dicembre 1915 .

Il S. Padre si rallegra dello sviluppo preso dal-l'Istituto ; ne commenda lo spirito, elogiando spe-cialmente la divozione alla B . Vergine, l'ossequioalla S. Sede e la carità fraterna ; e nomina l'Arci-vescovo Superiore Generale Assistente al sogliopontificio, volendo onorare con ciò tutta la Congre-gazione: -- (Acta A . S., VIII, n. 12, pag. 433) .

XIII) Communis epistola . - Al Rev.mo Mons .Natale Bruni, Arcivescovo di Modena, e agli altriVescovi dell'Emilia, raccolti in annua conferenza . --30 ottobre 1916 .Li ringrazia della lettera di congratulazione perle opere di carità che il S . Padre compie in questitristi tempi e di condoglianza per le amarezze cheincontra; e protesta che continuerà per la stessavia tenuta fin qui, senza badare ad alcuna insi-nuazione dei malevoli, come detta la coscienza . -(Acta A . S., VIII, n. 12, pag . ,434)XIV) Quae verba. - Al Rev.mo Mons. Gavotti,

Arcivescovo di Genova, e agli altri Vescovi della Ligu-ria, raccolti in annua conferenza .- 1 novembre1916.

Li ringrazia della lettera avuta, dalle cui ultimeparole sulle cause e sui rimedi dei mali presenti ilS. Padre prende argomento per la risposta . « Enecessario - egli dice - che i popoli ritornino aDio che li percuote » . E stimola a ciò lo zelo e lapietà dei Vescovi. « Non v'è opera più importante,nelle strettezze presenti, nè per la Religione nèper la Patria » . - (Acta A . S ., VIII, n . 12, pag . 435) .

XV) In libro.- All'Em.mo Card. Gusmini, Ar-civescovo di Bologna, per un libro riverentementeavuto in omaggio. - 13 novembre 1916 .È il libro contenente 365 brevi meditazioni, unaper ogni giorno dell'anno, dal titolo : La perfezioneSacerdotale . Il S. Padre loda la scelta e varietà degliargomenti, illustrati da molti testi della SacraScrittura, « cui ita assuescere doces sacrorum admi-nistros, ut verbum Dei fiat in illis fons aquae sa-lientis in vitam aeternam » e, colle dovute grazie,fa all'Em.mo Autore l'augurio di vedere larga-m ente diffusa l'opera sua . - ( Acta A . S., VIII,

n. 12, pag. 436).

Atti

delle Sacre Congregazioni

Suprema Congregazione del S. Ufficio.

I) Super casuum conscientiae reservationibus .- Instructio . - 13 luglio 1916 .

L'Istruzione-Decreto, ricordato lo scopo dellariserva dei casi, che deve essere quello di rimuo-vere gli ostacoli che sono di non comune impedi-mento alla salvezza delle anime, decreta e omninoac praeceptive stabilisce:1) che detti casi non sieno più di tre o quattroal massimo, in qualsiasi diocesi, esclusi quelliriservati alla S . Sede, o multati già di censuraetsi nemini reservata;

2) che ciò si faccia con massima ponderazione, einsieme si procuri di renderne bene informati i fedeli ;

3) che, con tutto ciò, cessa ogni riserva dei casiriservati degli Ordinari : a) per gli infermi, che nonpossono uscir di casa ; b) per gli sposi, che si con-fessano per contrarre il matrimonio ; c) ogni voltache prudenti confessarii judicio non si può, senzagrave incommodo del penitente o senza pericolidi violazione del sigillo sacramentale, chiedere lafacoltà di assolvere al legittimo Superiore; d) se,richiesta la facoltà di assolvere per qualche de-terminato caso, questa venisse negata ; ma ciò proea vice tantum;

4) Possono assolvere dai casi riservati episco-pali: a) i Parroci e coloro che parochorum nominein jure censentur per tutto il tempo utile per l'a-dempimento del precetto pasquale; b) i singoliMissionari per tutto il tempo delle loro Missionia qualche popolazione. e) Anche ogni confessore,secolare e regolare, può assolvere dai casi riservatiin altre diocesi, qualora nella propria diocesi nonsiano essi riservati, i penitenti estradiocesani, anchese si presentano praecise ad absolutionem obti-nendam. - (Acta A . S., VIII, n. 9, pag . 313) .

II) Dichiarazione : Un sacerdote della diocesidi Nicastro, con decreto 12 luglio 1916, è statoridotto allo stato laicale, firma lege castitatis, permolte e gravi mancanze disciplinari. - ( Acta A .S., VIII, n. 9, pag. 316) .

III) Declaratio . - 5 agosto 1916.Sorti dei dubbi circa l'assistenza passiva dei

Parroci nella celebrazione di un matrimonio misto,la S . C . del S. U. ha dichiarato che tale assistenzapassiva è tollerata solo nelle regioni che avevanogià speciali concessioni e istruzioni dalla S . Sedeprima del decreto Ne temere, e limitatamente aicasi e alle condizioni ivi espressi . Perciò, in ognialtra regione, i matrimoni contratti in tal modo,cioè coll'assistenza passiva del Parroco, sono illecitied invalidi . - (Acta A . S., VIII, n . 9, pag. 316) .

IV) Decretum. - Indulgenze ai Sodalizi direttia promuovere e favorire le vocazioni religiose . -11 ottobre 1916 .Tutte le indulgenze e favori spirituali concessi

dal S. Padre Pio X con decreto 29 maggio 1913 ai

Sodalizi, di cui sopra, sono estesi ad associazioniconsimili dirette a favorire le vocazioni religiose,tanto maschili che femminili, per qualunque Or-dine, Congregazione e Istituto . - ( Acta A . S .,VIII, n . 11, pag. 399) .NB. - Quali siano dette indulgenze lo diremo a

tutti i Cooperatori in un prossimo numero del Bol-lettino Salesiano .

S . Congregazione Concistoriale .

I) Decretum . - 25 luglio 1916 .Il territorio di Royston, come venne già distac-

cato dalla Contea di Cambridgeshire (appartenentealla archidiocesi di Westmister) ed unito alla Con-tea di Herdfordshire (diocesi di Northampton), cosìanche ecclesiasticamente venne smembrato dallaprima diocesi e unito alla seconda . - ( Acta A .S., VIII, n. 9, pag . 317) .

Il) Decretum . - Circa i proponendi al ministeroepiscopale negli Stati Uniti del Nord America .25 luglio 1916 .In 18 articoli, mirabili per opportuna saggezza,

il decreto provvede all'elezione dei Vescovi negliStati Uniti, in modo da assicurare alla ChiesaPastori degni e capaci di assolvere il loro ufficiosecondo i bisogni locali - ( Acta A . S., VIII, n . 11,pag. 400) .

III) Pratensis. - 3 settembre 1916 .Con lo smembramento di 27 parrocchie dalla

diocesi di Pistoia e 12 dall'archidiocesi di Firenze,e colla loro unione alla diocesi di Prato, i confini diquesta diocesi sono stati eguagliati a quelli delcomune di Prato . A ricordo dell'avvenuta cessioneil Capitolo della Cattedrale di Prato farà omaggioal Capitolo della Metropolitana di Firenze e aquello della Cattedrale di Pistoia, ogni anno, didieci libbre di cera nella festa del rispettivo Ti-tolare . - ( Acta A . S., VIII, n . 11, pag. 404) .

IV) Magellanensis. - Erezione del VicariatoApostolico . - 4 ottobre 1916 .La Prefettura Apostolica della Patagonia Meri-

dionale e della Terra del Fuoco è stata soppressa .Assegnate alla Archidiocesi di Buenos Aires leterre orientali appartenenti alla Repubblica Ar-gentina, nelle terre occidentali appartenenti alChili, dal grado geografico 47° al sud, compresele Isole Malvine, fu eretto un Vicariato Ap . alladipendenza della S. Congregazione di Propagandae dell'Arcivescovo di Santiago . Il nuovo VicariatoApostolico vien rilasciato « alla cura e al governodei Sacerdoti della Pia Società Salesiana, fondatadal Ven. Don Bosco, che da molti anni già vi spen-dono grandi fatiche » - (Acta A . S., VIII, n . 11,pag. 406) .V) Lettera circolare ai Rev.mi Arcivescovi e Ve-

scovi di Calabria sulla costituzione di PatronatiEcclesiastici in pro' degli emigranti . - 24 novembre1916 .

«... Non solo pia e caritatevole ma religiosa enecessaria deve ritenersi la costituzione di patronatiecclesiastici in pro' degli emigranti, direi quasi,per l'avvenire della fede in Italia . Ed è bene costi-

tuire sin d'ora le basi di questi patronati, giacchè,sebbene per le condizioni del momento vi sia unristagno inevitabile nell'emigrazione, domani, alristabilirsi delle condizioni normali, si prevede purtroppo un esodo ancor più grande del passato peri lontani paesi : ed è necessario allora trovarsipronti per l'assistenza . . .

» Il S. Padre raccomanda quest'opera, e confidache la pia e religiosa iniziativa, per l'efficace coo-perazione dell'Episcopato e del Clero, avrà vitafeconda di bene» - (Acta A . S., VIII, n. 12,pag. 437

VI) Provisio ecclesiarum . -- Vennero prov-viste varie Chiese in Italia e all'Estero . - N. B .Delle provviste delle Chiese d'Italia si è fatto cennoove si parla del Concistoro .

S. Congregazione della disciplina dei Sacramenti .

Validitatis Baptismatis . - 17 novembre 1916 .Un Rev.mo Ordinario ha portato alla S . Congrega-zione un caso circa la validità del matrimonio,dipendente dalla validità del battesimo . C'era unapiscina : uno sposo acattolico, proferì le parole egote baptizo coll'intenzione di fare ciò che fa la Chiesama non versò l'acqua, nè v'immerse la sposa : maq uesta, prolatis verbis, discese da sè nell'acqua evi s'immerse .

Il battesimo è stato dichiarato invalido ex ap-licatione materiae, quae minime fatta fuit a ministro .- (Acta A . S., VIII, n. 13, pag . 478) .

S. Congregazione del Concilio .

I) Hispalen. - Jubilationis. - 19 giugno 1916 .Una dignità del Capitolo Metropolitano di Si-

viglia domandò l'indulto di perpetua giubilazione,dopo 16 anni di servizio in detta Cattedrale e 24altri in altre chiese cattedrali e collegiate di altrediocesi. Il Card. Arcivescovo di Siviglia appog-giava l'istanza .

A prima vista pareva ostare all'accoglimentodella medesima la prassi della S . Congregazione,la quale richiedeva che i quarant'anni di serviziofossero stati spesi a vantaggio della stessa chiesao almeno della stessa diocesi . Ma oggi a un talprincipio, derivante ex causa utilitatis ecclesiae, sen'è andato sostituendo un altro, connesso ed affineal primo, ma molto più nobile, come quello cheriguarda i meriti della persona scilicet utilitatemet meritum personae . Ora, in base a questo prin-cipio venne accordata la chiesta giubilazione . -(Acta A . S., VIII, n . 9, pag. 318) .

II) Diocesis N. - Distributionum. - 15 di-cembre 1913 .Il territorio di una città formava un'unica par-

rocchia, governata dai Canonici della Cattedrale .Nel secolo XVIII esso venne diviso in quattrovicarie parrocchiali, affidate a sacerdoti non degremio Capituli ; ma avendo, in seguito, il Ca-pitolo rivendicato felicemente innanzi al Governoi suoi diritti e insieme la conservazione di alcunibeni appartenenti alla Massa Capitolare, che dal

Governo furono assegnati alla dotazione dellequattro parrocchie, ne venne spontaneamente chei quattro parroci fossero incorporati al Capitolo,e ciò si fece con una convenzione che dava adessi gli stessi diritti e gli stessi oneri canonicali,excepto tamen tempore quo curae animarum exercitiosint detenti .

Essendo or fatta la questione se questi quattroparroci, debbano tenersi realmente come presentiin coro, nel tempo in cui debbono attendere alministero parrocchiale, la S . C. del C. ha risposto :« Attentis peculiaribus rerum adjunctis, iisqueperdurantibus, affermative » . - (Acta A . S ., VIII,n. 12, pag. 439) .

III) Decretum . - Come provvedere agli ufficie ai benefizi ecclesiastici durante la guerra . - 14 no-vembre 1916 .

Il S. Padre concede ai RR . Ordinari piena fa

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coltà di differire, oltre sei mesi, qualora lo credanoconveniente, la collazione di tutti gli uffici e bene-fici ecclesiastici vacanti . Di quelli poi, per cui sirichiede ordinariamente il concorso, decreta chela collazione sia differita dappertutto fin quandoi sacerdoti non siano più obbligati al servizio mili-tare, supplendo temporaneamente con idonei vi-cari od economi . - (Acta A . S ., VIII, n . 12, pag. 445)IV) Jurium. - Narnien. - 15 dicembre 1913 .Ci par superfluo accennare ai particolari della

Causa, trattandosi di competenze strettamentelocali tra due parrocchie .

S. Congregazione dei Religiosi.

Dubia. - Circa l'uscita delle postulanti dai Mo-nasteri. - 7 novembre 1816 .

Le giovani postulanti non possono uscire daiMonasteri di clausura papale, per visitare parenti,od amici, nè per altra causa, senza il permesso dellaS. Sede; non basta il permesso dell'Ordinario . -(Acta A . S ., VIII, n. 12, pag . 446) .

S. Congregazione di Propaganda ride .

Nominationes. - Tra le varie nomine fatte dalS. C. di P. F. ricordiamo quella del rev .mo Mons.Pietro Fumasoni-Biondi a Delegato apostolico delleIndie Orientali .- (Acta A . S ., VIII, n . 12, pag. 447) .

S . Congregazione dei Riti .

I) Taurin. -- Decretum - super dubio de mira-culis - per la Beatificazione del Ven . Servo di Dio,Giuseppe Benedetto Cottolengo, Prete e Canonico,Fondatore della Piccola Casa della Divina Provvi

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denza di Torino . - 13 agosto 1916 .in questi tempi calamitosissimi è quanto mai

opportuno esaltare la figura del Ven. Cottolengo .eroe della carità cristiana . Sia perciò benedetto ilSignore, cui piacque disporre che nel luglio u . s,dalla Congregazione dei Riti si tenesse l'adunanzagenerale, innanzi al S . Padre, per l'approvazionedefinitiva di due miracoli operati da Dio ad inter-

cessione di detto Venerabile; e che il S. Padre, ladomenica seguente, dopo aver celebrata la S . Messa,solennemente dichiarasse constare de duobus pro-positis miraculis, cioè della guarigione istantaneada cistite gravissima ed infezione mortale di MariaLiberata Re, e della istantanea e perfetta guari-gione di Suor Maria Addolorata da cirrosi biliare. -(Acta A . S., VIII, n . 9, pag . 321) .II) Quebecen. - Decreto per l'introduzione

della Causa di Beatificazione o dichiarazione dimartirio del Servo di Dio Giovanni De Brébeuf,Gabriele Lalemant, Antonio Daniel, Carlo Garnier,Natale Chabanel, Isacco Jogues, Renato Goupil, eGiovanni De la Lande, della Compagnia di Gesù .- 9 agosto 1916 .Sono 8 missionari del Canadà, appartenenti

alla Compagnia di Gesù, i primi sei sacerdoti, e gliultimi due, fratelli o coadiutori . Il loro gloriosomartirio avvenne negli anni 1640-1649. - (ActaA . S., VIII, n . 10, pag. 364) .

S. Congregazione del Cerimoniale .I) Celebrando un Em .mo Cardinale in Roma,

rimangono ferme tutte le disposizioni emanatedalla S. Cong. del Cerimoniale il 30 maggio 1902 ;inoltre è dichiarato non licere mulieribus, nequesi de aliqua religiosa Congregazione vel pia sodalitatesint, sollemnia Cardinalitia cantu comitari .

II) In Romana Curia et in Pontificia Cappella nonè permesso ai Vescovi di portar la croce pettoralesopra la Cappa Magna .

III) E stabilita una Cappella Papale nel PalazzoApostolico Vaticano, da celebrarsi ogni anno, nelmese di novembre, in suffragio di tutti i Cardinalimorti nell'ultimo anno . - 25 agosto 1916 . -(Acta A . S., VIII, n . 11, pag. 409) .

S . Congregazione dei Seminari e delle U. di St.I) Leges Academiae Romanae S . Thomae Aqui

-

natis . - 11 febbraio 1916 .Questo nuovo Statuto dell'Accademia Romana

di S. Tommaso d'Aquino è diviso in 12 articoli .Scopo dell'Accademia è spiegare, difendere, di-vulgare la dottrina, specie filosofica, dell'AngelicoDottore, sulle orme dell'Enciclica materni Patris .Il Consiglio direttivo è composto di tre Cardinali,compreso il Card . Prefetto della S. Congregazionedei Seminari e Università di Studi . Gli accademicinon saranno più di 40, di cui 2o residenti in Roma,10 in Italia, altrettanti all'Estero . Le adunanze siterranno ogni mese dell'Anno Accademico . L'Ac-cademia avrà anche una schiera di alunni, sceltifra quei giovani di ottime speranze che avrannogià compiuto il Corso Filosofico, i quali potranno,previo esame, conseguire la laurea in philosophiaS . Thomae . - Lo statuto venne approvato dagliEm.mi Card. Bisleti, Billot, Lega, e confermatodal S . Padre . - ( Acta A . S ., VIII, n . 10, pag. 364) .

II) Epistola . - Al Rev.mo Mons. Alfredo Bau-drillart, Rettore dell'Istituto Cattolico di Parigi, sulpromuovere caldamente la dottrina di S . Tommasod'Aquino - 30 settembre 1916 .

L'Em.mo Card. Bisleti, dopo aver ricordatialcuni autorevoli encomi della dottrina dell'Aqui-nate, e le disposizioni in proposito dei SS . PonteficiLeone XIII, Pio X e Benedetto XV, esprime lafiducia che in tutte le Università Cattoliche diFrancia si dia alla medesima un posto d'onore . -(Acta A . S., VIII, n . II, pag. 412) .

Atti dei Tribunali

S . Romana Rota .

I) Parisien. seu Nicien. -Nullitatis Matrimanii(Massier-Gauthier) . - 3o dicembre 1915 .Nel 19oo Giovanni Massier sposò Germana

Gauthier. Per 15 mesi il matrimonio fu dei piùfelici, e diede agli sposi una figlia . Poi la felicitàdomestica svanì; Giovanni disse alla moglie diaverla sposata solo per le gravi minacce dellapropria genitrice, che altrimenti lo cacciava dicasa e lo diseredava ; e svelò anche d'avere unaltro amore . Germana si ritirò presso i parenti .Poco dopo, in occasione della morte della socera,tentò di abbonire il marito, ma inutilmente . Ciòavveniva nel 1903. Di quell'anno la stessa iniziòle pratiche per la separazione legale e l'ottennenel 1908, quando sposò civilmente un altro .

Stando così le cose, l'11 aprile 1913 GiovanniMassier fece istanza alla S . Sede, che dichiarassenullo ex capite vis et metus il matrimonio suo conGermana; e la S. Rota, esaminato il processo co-struito ad hoc nella Curia di Nizza, il 25 marzo 1915dichiarava non constare de nullitate matrimonii incasu . Appellatosi l'attore in seconda istanza, lostesso Tribunale, in data 3o dicembre 1915, con-fermava la sentenza proferita, quia metus, in hy-pothesi quod vere a matre fuit incussus, qualitatesa jure praescriptas non habuit . -(Acta A . S ., VIII,n. 9, pag . 3 2 4)-II) Parisien.-Nullitatis matrimonii (Edeline-Ledanois) . - 4 marzo 1916.Nel 1901 Alberto Edoardo Edeline sposava a

Parigi, nella parrocchia di S . Severino, ove avevadomicilio la famiglia della sua sposa, GiovannaLedanois ved . Lerebours. Nè Alberto nè la sposadimoravano in quella parrocchia, e tuttavia inessa tantum si fecero le pubblicazioni, perchè erro-neamente si credette che essi vi avessero il domi -cilio .

Il matrimonio ebbe esito infelice per colpa dellasposa, e Alberto chiedette ed ottenne nel 1904 laseparazione legale. Venuto intanto a conoscerela nullità del suo matrimonio, in foro ecclesiastico,ob defectum formae Tridentinae, ne ottenne dallaCuria Metropolitana di Parigi giuridica dichiara-zione . Contro tale sentenza si appellò alla S . Rotail locale difensore del Vincolo, e la S . Rota addì4 marzo 1916 confermò la sentenza della Curia :constare de nullitate matrimonii in casu . E notoche i matrimoni, prima del decreto Ne temere, do-vevano contrarsi, ex lege Tridentina, sotto pena dinullità, coram parocho sive domicilii sine quasi

domicilii proprio . Ma Alberto e Giovanna avevanosposato nella parrocchia di S . Severino, dove, cosìex adductis, nessun dei due non aveva nè domicilio,nè quasi domicilio ; et quidem absque ulla delega-tione parochi alterutrius . Ora, in jure, licentia seudelegatio praesumita non sufficit. - (Acta A . S .,VIII, n. 10 pag. 367) .

III) Mohilovien . (Mohilew) . - Nullitatis ma-trimonii (Radziwill-Benardaky) . -- 18 aprile 1916 .La S. Rota ha confermato la sentenza già ema-

nata il 27 luglio 1915 (ved. il 2° numero del nostro« Supplemento », pag . 57, n. IV) : constare de nul-litate matrimonii in casu, ob impedimentum clan-destinitatis . Insieme ha di nuovo dichiarato prolemex dicto matrimonio susceptam esse legitimam,attenta bona fide coniugum . - (Acta A . S., VIII,n . 11, pag. 415) .

IV) Calatanisiaden. - Nullitatis MatrimoniiTerrito-Baglio). - 28 luglio 1916 .Nel 1896 Grazia Territo, quindicenne, e Cataldo

Baglio, ventiquattrenne, si univano in matrimonionella Parrocchia di S. Cataldo a Caltanisetta . Sidiceva già che Grazia faceva quel passo sopra-tutto per influenza della madre . Infatti in brevenacquero le discordie, e, dopo circa un biennio,si ebbe la separazione legale . Per tranquillità dicoscienza, nel 1913 Grazia chiese ed ottenne dallaCuria Vescovile la dichiarazione di nullità del suomatrimonio ex capite vis et metus . Il locale difen-sore del Vincolo si appellò alla S . Romana Rota equesta confermò la sentenza della Curia, perchèle vessazioni della madre su Grazia, quindicenne,non si limitarono a parole, ma scesero a continueminacce di morte, talora anche armata mano (colfucile . . . collo schioppo), a percosse, a segregazionepersonale, ed altrettali non comuni violenze, piùche sufficienti a produrre et vim et metum gravem .- (Acta A . S., VIII, n. 13, pag. 487) .

V) Bergom.-Solutionis. - 1o aprile 1916.Nel 1895 si fondava in un paese della diocesi di

Bergamo una Società cooperativa in accomandita,per azioni a capitale limitato, i cui accomandatarierano vari sacerdoti . Nel 1914 la Società fece ban-carotta e venne liquidata con L. 225.855,85 di de-bito . Uno dei soci, sulla fine del 1911, si presentòalla Curia dicendo d'essersi addossato quasi tuttoil debito ad evitanda damna, pejora salva la rivalsa ;e perciò chiedeva che gli fossero sborsate da unconsocio L . 22 .596,35 e da un altro L. 14 .008,55più gl'interessi . Il primo accampò la prescrizionee la Curia l'appoggiò. Non così il secondo; ma laCuria, pur dichiarando questi giuridicamente re-sponsabile pro virili del debito accennato, respinsela domanda dell attore, come non sufficientementeprovata . L'attore ricorse alla S . Romana Rota perla parte riguardante il primo consocio ; e la S . Ro-mana Rota dichiarò : ex hucusque actis et allatis incausa non emergere l'obbligo suo al pagamento ri-chiesto. - ( Acta A . S., VIII, n . 9, pag. 343) .

VI) Romana - Collationis beneficii. - 14

agosto 1816 .È la medesima causa trattata una prima volta

il 10 maggio 1916 (ved . il n . III del nostro « Sup-plemento » . pag . 91, n. V) . - Il rev.mo Capitolo

Vaticano non si acquietò alla prima sentenza, ericorse alla S . Sede perchè la causa venisse nuova-mente discussa . E la nuova sentenza, proferitail 14 agosto u . s ., confermò la prime ; cioè che ilrev.mo Capitolo Vaticano, nella collazione deiBenefici minori della Basilica, è soggetto tanto allaRegola IXa della Cancelleria Apostolica, quantoalla disposizione della Bolla Dum singularem diLeone X. - (Acta A . S., VIII, n . 12, pag . 448) .

Supremo Tribunale dalla Segnatura Apostolica .

Bononien. - Commissionis seu regularitatisparoeciae. - 8 agosto 1916 .

Prima della Rivoluzione Francese nella città diBologna v'erano 54 parrocchie, di cui 12 apparte-nenti ai Regolari ed altre di giuspatronato popo-lare e famigliare. Nel 18o6 l'Em.mo Card . CarloOppizzoni, Arcivescovo di Bologna e DelegatoApostolico, usando di Apostoliche Facoltà, con-cessegli da Papa Pio VII con lettere dell'8 giugnoe 3 agosto di quell'anno, riduceva le 54 parrocchiea 18, e dichiarava le parrocchie dei Regolari libere,sciolte e pienamente esentate da ogni autorità o di-ritto dei Regolari e quind'innanzi pienamente sog-getti, in perpetuo, agli Arcivescovi di Bologna .

Ciò fece per provvedere all'assistenza spiritualedella popolazione, essendo stati, in quei tempi, gliOrdini Religiosi tutti quanti dispersi . Tornati aBologna i Canonici Regolari Lateranensi, cui ap-parteneva, prima del 18o6, la parrocchia di S . Gio-vanni del Monte, nelle vacanze di questa, avvenutenel 1846 e nel 1898, credettero di avere ancoraquoddam jus nominandi, finchè nell'ultima vacanzaavvenuta nel 1914, chiesero formalmente all'Arci-vescovo che volesse riconoscere la predetta par-rocchia fuisse et esse regularis conditionis . Rifiu-tandosi a ciò la Curia Arcivescovile, ricorseroprima alla S . Romana Rota, e poi direttamenteal Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica .Qu esto si limitò a discutere l'entità della causaproponendosi il dubbio nella solita formola : Ansit signanda Commissio in casu : e poichè riconobbeche gli instanti non addussero nessun documentoquo sufficienter argui possit post annum 1 8o6 paroe-ciam S. Johannis in Monte in statum regularemfuisse restitutam, senz'altro emise sentenza negativa .- (Acta A . S., VIII, n . 10, pag. 375) .

Le "Opere Pastorali,, del Card . Mercier (1)

La più superflua delle cose superflue, specie inquesti momenti, è una prefazione alle Opere del-l'Em.mo Cardinale Mercier : che può aggiungereuna prefazione, per quanto entusiastica ed amorosa,alla gloria di Lui, che anche ai nemici s'impose,e che intorno al proprio nome seppe raccoglieree concentrare la venerazione, l'ammirazione, lariconoscenza, la speranza del suo popolo e di tutti

(1) CARD. MERCIER : Opere Pastorali (19o6-1911) Trad .italiana 1917 . - Uno splendido volume di circa 6oo pag .,- presso la S.A .I .D . « Buona Stampa » Torino . - L. 7 .

i popoli, che desiderano chiamarsi e sono civili?Da Roma a Malines nel ritorno dal Conclave, daMalines a Roma nel viaggio col quale venne adeffondere il suo gran cuore nel cuore del S . Padre,fu accompagnato e seguito, il grande Cardinale,con acclamazioni, che per un momento pareanosovrapporsi agli stessi rumori ed alle stesse gridadella guerra: ogni sua pastorale, ogni sua parola,ogni suo gesto avidamente veniva ricercato, com-mentato, plaudito : a che dunque una prefazionea volumi verso i quali sarà richiamo a tutti, e ri-chiamo altissimo, il nome solo dell'eminente Autore?

Poichè però la si vuole, la scriverò, e la ridurròad una riga e ad un pensiero che potrà giovare ame ed ai miei fratelli sacerdoti, ed a tutti dirò :Cercate in queste pagine la ragione delle grandezzedel Cardinal Mercier . Lo avete ammirato, in alto,sublime nel suo volo di aquila? Cercate in questepagine come Egli siasi cresciute, irrobustite, edu-cate le ali ai meravigliosi ardimenti . La virtù nons'improvvisa ed anche gli eroismi si preparano .Le lagrime, che al primo ritorno da Roma versòrientrando nella diocesi desolata, non erano cosanuova alle sue guance, sulle quali altre erano giàcorse, calde di pietà e di tenerezza : l'apologia vivaed efficace, ch'Egli scrisse per il suo Clero innocentee martirizzato, ha un ben grande preludio, nellepagine colle quali dal suo Clero sempre aveva do-mandato la pratica delle più alte virtù, ma alquale ancora aveva reso testimonianza della custo-dita bontà ; e la esacrazione che Egli gettò, con ungrido affannoso d'angoscia materna, sulle violazionidelle cose e, più, delle persone sacre ed innocenti,che cos'è se non la conseguenza degli atti episco-pali, che in questo volume si leggeranno, riboccantidi ansie e di premure per la tutela, per la custodiagelosa della santità dei chiostri e delle anime? Siè ammirata la franchezza del Cardinale nella parola,colla quale a' suoi disse il dovere dell'ordine senzaabbassamento e dedizione: ebbene, cercate suquesti volumi, e nelle pagine apologetiche e pole-miche rivolte a gruppi disparatissimi di persone,dai giornalisti ai magistrati, troverete il primoimporporarsi di quelle corolle, che poi si spiegaronoa fiori superbi nelle supreme contingenze del mar-tirio del Belgio .

Ed a' miei fratelli sacerdoti un'altra parola ag-giungerò: imparate qui come si possa e sì debbafar lieta accoglienza alle buone modernità, al disopra di tutte però gelosamente custodendo lospirito nella pietà e nella santità . Si apre un'espo-sizione d'Arte e d'Archeologia? Ed Egli vi tieneun'allocuzione; è bene, e lo si lodi pure : ma insieme,al suo Clero, che potrà recarsi a visitare l'esposi-zione di Bruxelles dà moniti, perchè in quei meandris'aggiri evitando d'incontrarvi seduzioni o didarvi minor edificazione. Leggiamo e meditiamoquesti volumi, sieno i benvenuti anche nella nostralingua. Deponendoli, a lettura finita, tutti dovremodire : Nessuna meraviglia dell'eroe, dopo conosciutoil Pastore, che aveva dato e continuava a darel'anima per le sue pecorelle .

CARD. P. MAFFIArcivescovo di Pisa .

Per la festa di S . Francesco di Sales

Schemi di ConferenzeAI COOPERATORI E ALLE COOPERATRICI .

I .

La parola del Successore di D . Bosco .

È lo schema più semplice, e ordinariamente, piùpratico ed opportuno : esporre e - nei punti più sa-lienti - commentare ai Cooperatori la lettera delsig . D. Albera, pubblicata nel Bollettino di gennaio .« Un giorno, scrisse Mons. Bonomelli, mi trat-tenevo famigliarmente con quell'uomo di Dio, chefu il Sacerdote Giovanni Bosco, vero apostolodella gioventù e il cui nome è rimasto in bene-dizione. Con quel fare semplice e pieno di tattopratico, mi disse queste precise parole, che nondimenticherò mai : - Nel 1848 io mi accorsi chese volevo fare un po' di bene, dovevo mettere dabanda ogni politica. Me ne sono sempre guardatoe così ho potuto fare qualche cosa, e non ho trovatoostacoli, anzi ho avuto aiuti anche là dove menome l'aspettava . - Questa regola è il frutto del-l'esperienza e non ha bisogno di commento (1) » .

Altrettanto dice Don Albera . Egli pure ravvisain ciò la ragione per cui l'Opera Salesiana con-tinua, nell'ora presente, ad essere apprezzata ebenedetta in tutte quante le Nazioni .

Qui, in conformità alla lettera accennata, si svi-luppino i due punti :I) Opere compiute nel 1916 .a) Due nuovi istituti per gli orfani di guerra :

l'Istituto Don Bosco di Pinerolo e la Scuola praticad'agricoltura a Roma (opportunità di queste operee simpatia con cui vennero accolte . . . Il conferen-ziere porti, expressis verbis, il caldo ringraziamentodegli orfani raccolti ai Cooperatori, che ricordanoquotidianamente nelle loro preghiere) .

b) Il nuovo Istituto Salesiano di Tucumàn, fon-d ato nell'Argentina, a ricordo del 1 ° Centenariodell'Indipendenza di quella generosa Repubblica ;accoglierà figli d'italiani .

c) L'incremento delle Missioni : una nuova resi-denza fra i Jivaros nell'Equatore ; - un'altranuova residenza nelle Missioni del Matto Grosso;- il nuovo Vicariato Apostolico di Magellano, cuisarà provveduto prossimamente colla nomina diun nuovo Vescovo Salesiano ; - la PrefetturaApostolica del Rio Negro in Brasile ; - le con-fortanti notizie della Cina .

II) Opere proposte pel 1917 : (Ved. n . 1, 2, 3 . 4,Lett. citata) :

(1) Questioni Religiose, Morali e Sociali del Giorno -Vol. I. - Lett. Past. Il Clero e la Società moderna,cap. II, 5 .

AZIONE SALESIANA .a) Pregare per la pace ;h) Zelare il compimento del Tempio votivo per

la pace, da dedicarsi a Maria Ausiliatrice nellapatria di Don Bosco, a Castelnuovo d'Asti, erettospecialmente con offerte di bambini e bambine ; -

e) Zelare la difesa dei diritti di Dio, pel trionfodella Chiesa e della Patria . Un buon CooperatoreSalesiano dev'essere uomo di forte azione reli-giosa. Epperò, oltre l'esercizio della carità, si rac-comanda ai Cooperatori : 1) di combattere la be-stemmia e il turpiloquio ; 2) di diffondere la buonastampa; 3) di professare e inculcare ossequio e ve-nerazione al Papa ; 4) di prestar mano a tutte leopere dirette a vantaggio delle popolazioni, e spe-cialmente della gioventù, nelle strettezze presenti .

Sarà pur acconcio caldeggiare qualcuna delle ideeraccomandale nella pagina di « Cooperazione Sa-lesiana » nel Bollettino del mese corr . --ved. Pag . 9 .Si chiuda colle parole rivolte dal Santo Padre

a D. Albera nell'ultima udienza che gli accordò(ved . Lett . Cit ., pag. 2) - col raccomandar pre-ghiere per la causa di Beatificazione del Ven . D .Bosco (ved . Lett . cit ., pag . 6) - coll'assicurare iCooperatori che i Salesiani e loro alunni preganoogni dì secondo le intenzioni dei Cooperatori .

II .

Ciò che più urge .

Scopo dei Cooperatori è l'esercizio della carità,specie a favore della gioventù : ciò è provviden-ziale sempre, ma molto più ora .

I) Quali sono i più urgenti bisogni dei giova-netti? . . . Tutti abbisognano di assistenza, special-mente per formarsi un carattere nettamente cri-stiano . Spieghiamo loro le grandi lezioni religiosee civili, che ci dà l'ora presente .

II) Alcuni abbisognano di essere vestiti, sfa-mati, ricoverati . . . Che cosa farebbe Don Boscoin questi giorni? . . . Ogni Cooperatore s'ispiri aisuoi esempi .

Tracce di fervoriniPEL GIORNO 24 DI OGNI MESE DEL 1 917

I.

24 gennaio . - Intenzione generale delle Comme-morazioni mensili dell'anno 1917.

I) Calda esortazione a non mancar mai ad unacosì semplice e santa dimostrazione di amore edi fiducia verso la Madre di Dio . Il tempo di guerra,sopratutto per chi non combatte, è, tempo d'operedi misericordia e di preghiera . (Sia questa la parteprincipale del fervorino . - S'insista nella necessità :di vivere una vita veramente cristiana . - Si de-linei quale dev'essere questa vita) .

Come si pratica nel Santuario di Valdocco, finchèdurano le condizioni presenti, le S . Comunioni ele preghiere che si fanno nel 24 del mese siano of-ferte a Maria SS. Ausiliatrice per implorare la pacee secondo le auguste intenzioni del S . Padre Bene-detto XV . . . Ottenuta la pace, le voci di supplicasi cangeranno in inni di ringraziamento!

II) Intenzione particolare di questo 24 : - Lasalvezza eterna dei soldati che muoiono in guerra . -Ai valorosi che per la patria terrena generosamentesacrificano col sangue la vita, imploriamo dal Si-gnore il premio e la gloria della patria celeste!Questa preghiera ripetiamola ogni giorno, perchèun gran numero di combattenti ogni giorno passaall'eternità . - ( S'invitino gli uditori a condurre altrialla funzione del prossimo 24, che cade nel primosabato di quaresima) .

II .24 febbraio. -Preghiera e mortificazione .I) Per ottenere più presto l'esaudimento delle

nostre preghiere, non dobbiamo limitarci a pre-gare, dobbiamo anche fare penitenza . . . Ecce nunctempus acceptabile, ecce nunc dies salutis . . .

Il Signore prova tutte le Nazioni della terra,perchè dappertutto si vuole far dimenticare lasua legge, portare in trionfo quelli che la profa-nano, opprimere quelli che la osservano .

Il mondo riconosca i suoi falli e torni cristiano ;trionfi e si dilati universalmente il cristianesimo . . .e la divina misericordia sarà con noi . È questala grazia che dobbiamo implorare, specialmentedurante la S. Quaresima, da Colei che è l'Aiuto deiCristiani .

II) Intenzione particolare : -Pregare aiuto e con-forto alle vedove e agli orfani di guerra . - Le lorolacrime, offerte con sentimenti cristiani al Signore,hanno un'efficacia straordinaria presso il tronodi Dio, perche chi avrà ragione di chiedere e spe-rare, se non chi ha patito e pensa ad accusar semedesimo? . . . Iniuste egimus . . . iniquitatem fecimus . . .Parce, Domine, parce, populo tuo . . .

Tota ratio spei meae, Maria (S . BERN.) .

III .

24 marzo. - Degna preparazione alla Pasqua .I) Domani è la domenica di Passione ; ancor

15 giorni, poi Pasqua!Divoti di Maria Ausiliatrice, preparatevi a com-

piere il vostro dovere degnamente . Chi si accostaogni mese ai SS . Sacramenti, non durerà faticaa fare una buona Comunione pasquale . E ciascunodi voi la farà! Ma non si limiti a questo, faccia dipiù: procuri che nessuno della sua famiglia e deisuoi amici manchi a questo precetto . - (Perchè laChiesa lo ha sancito... Sua necessità e suoi fruttinelle anime) .

Dobbiamo rendere attiva la divozione nostraa Maria Ausiliatrice ; e qual opera migliore ci po-tremmo proporre in questo tempo . . . Sia questa

la nostra sacra promessa a Maria SS .ma Ausilia-trice : - Rendere affollata la Mensa Eucaristica neltempo pasquale, procurando di attirarvi quelleanime che abitualmente trascurano questo gravee sacrosanto dovere. Molti dei nostri soldati nonusavan più ai Sacramenti, ed ora trovano il loroconforto nell'ascoltare la S. Messa e nell'accostarsialla S. Comunione . Le Comunioni generali dei nostriReggimenti, previa l'assoluzione in massa dopol'esortazione del Cappellano ad un atto di contri-zione perfetta, durano spesso tre, quattro, e cinqueore! Qual pensiero confortante!

II) Intenz. particolare : - I prigionieri di guerra !Preghiamo perchè Maria Ausiliatrice doni loro,nei dolori della prigionia, i sublimi conforti diquella Fede e di quella Carità che non conosconobarriere, perchè, per divino comando, sono estesia tutte le genti!

IV.24 aprile . - Una santa e potente alleanza .(Nel Santuario di Valdocco il 23 aprile comincia

il mese in preparazione alla Festa titolare con quo-tidiane Comunioni di bambini, come l'anno passato .Sarebbe quindi assai opportuno, che almeno perquesto 24 e pel 24 maggio prossimo, si promovesseuna Comunione generale dei bambini) .

I) Abbiamo pregato ed abbiam pianto i nostripeccati, abbian promesso di moltiplicare le operebuone, e così, riconciliati col Signore, abbiam rin-novato la supplica del mondo cattolico : AgnusDei . . . dona nobis pacem!...Questa è la preghieradella penitenza .

A renderla più efficace si uniscono oggi le vocipiù gradite, le preci dell' innocenza : ex ore infan-tium perfecisti laudem...

Oh! continuiamo in tutto il mese sacro all'Au-siliatrice dei Cristiani, in tutto il mese mariano,a condurre questi pargoli alla S. Comunione. Leloro preghiere otterranno più facilmente che lenostre, quello che noi desideriamo . Con questasanta alleanza, in ogni tempo, si riportarono lepiù segnalate vittorie . . .Quando il popolo di Dio si vide minacciato

dagli Assiri, clamavit omnis populus ad Dominuminstantia magna, et humiliaverunt animas suas injejuniis et orationibus; et induerunt se sacerdotesciliciis et infantes prostraverunt contra faciemtempli Domini . . . et clamaverunt ad DominumDeum Israel unanimiter . . . Et una mulier fecit con-fusionem in domo regis Nabuchodonosor : ecce enimHolofernes jacet in terra, et caput ejus non est cumillo... Giuditta fu una figura di Maria.

II) Intenzione particolare : - Il ritorno della so-cietà a Dio . . . Ci si presenta un'occasione propiziaper impetrarlo : il mese mariano, il mese sacro aColei, quae . . . virginitatis gloria permanente, lumenaeternum, mondo effudit, Jesum Christian Dominumnostrum . Facciamo viva insistenza ai piedi deglialtari della Vergine Ausiliatrice .

DON SIMPLICIO .