bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile...

60
il bollettino delle sezioni di Arcevia, Cerreto d’Esi, Fabriano, Sassoferrato, Serra San Quirico IN QUESTO NUMERO Un foglio militante non può non aprirsi sulla vicenda di Ostra. Ovvero sulle necessità di vigilare e opporsi a tutte le provocazioni. Anche a quelle della nouvelle vague del fascismo di sempre. Settant’anni dopo la Liberazione! Ha vinto l’antifascismo Ruggero Giacomini................................................. pag. 3 L’ultima mail del presidente della sezione Anpi Gilberto Cioci ......................................................... pag. 10 Memorie e materiali per la storia Arcevia Un giardino per Palmina Mazzarini Marino Severini ...................................................... pag. 11 Storie minime di ordinaria liberazione / 3 Angelo Verdini ........................................................ pag. 15 Suggestioni dal Sant’Angelo .................................. pag. 17 Cerreto d’Esi Euplo Natali ........................................................... pag. 18 Fossato di Vico Trocchi del Borghetto, 4 luglio 1944 Angelo Galassi........................................................ pag. 19 Sassoferrato Chronicon 1944 don Enrico Andreini ............................................... pag. 23 Serra San Quirico “Un cuore in fuga” che salvò centinaia di vite Roberto Negro ........................................................ pag. 29 Schede 111 a Kompania Ochrony Mostow Lucio Lucci ............................................................ pag. 32 Libri Il giudice e il prigioniero Alvaro Rossi ........................................................... pag. 34 1944, sotto l’ombra di un bel ior Lilith Verdini .......................................................... pag. 35 luglio 2014 numero unico

Transcript of bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile...

Page 1: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

ilbollettinodelle sezioni di Arcevia, Cerreto d’Esi, Fabriano, Sassoferrato, Serra San Quirico

IN QUESTO NUMERO

Un foglio militante non può non aprirsi sulla vicenda di Ostra. Ovvero sulle necessità di vigilare e opporsi a tutte le provocazioni. Anche a quelle della nouvelle vague del fascismo di sempre. Settant’anni dopo la Liberazione!

Ha vinto l’antifascismoRuggero Giacomini ................................................. pag. 3L’ultima mail del presidente della sezione AnpiGilberto Cioci ......................................................... pag. 10

Memorie e materiali per la storia Arcevia Un giardino per Palmina Mazzarini Marino Severini ...................................................... pag. 11

Storie minime di ordinaria liberazione / 3Angelo Verdini ........................................................ pag. 15Suggestioni dal Sant’Angelo .................................. pag. 17

Cerreto d’Esi Euplo Natali ........................................................... pag. 18 Fossato di Vico

Trocchi del Borghetto, 4 luglio 1944Angelo Galassi ........................................................ pag. 19

SassoferratoChronicon 1944 don Enrico Andreini ............................................... pag. 23

Serra San Quirico“Un cuore in fuga” che salvò centinaia di viteRoberto Negro ........................................................ pag. 29

Schede111a Kompania Ochrony Mostow Lucio Lucci ............................................................ pag. 32

LibriIl giudice e il prigionieroAlvaro Rossi ........................................................... pag. 341944, sotto l’ombra di un bel ior Lilith Verdini .......................................................... pag. 35

luglio 2014 numero unico

Page 2: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

Noi c’eravamo Carlo Latini ........................................................... pag. 37La guerra sull’Appennino umbro - marchigiano ... pag. 38Guerra, ricostruzione, Repubblica ........................ pag. 39Per il centenario della Settimana rossa .................. pag. 40

Notizie dalle Sezioni Arcevia

Il 4 maggio col Presidente Smuraglia ..................... pag. 42 Partigiani leggendari

Michele Pulcinelli............................................................. pag. 43 Cerreto d’Esi

Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ........................................................ pag. 44Per Bartolo Ciccardini............................................. pag. 46

FabrianoAlbacina, 2 febbraio 1944Ruggero Giacomini ................................................ pag. 47Engles Proili, 22 aprile 1944 Alvaro Rossi ............................................................ pag. 52

SassoferratoGiugno e luglio nel segno della memoria ............... pag. 58

Numero UnicoDirezione editoriale: Alvaro RossiRealizzato da militanti delle sezioni Anpi dell’entroterra appenninicoStampa: Tipograia Garofoli, Sassoferrato10 luglio 2014Mail: [email protected]

Page 3: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

3

Un foglio militante non può non aprirsi

sulla vicenda di Ostra. Ovvero sulle ne-

cessità di vigilare e opporsi a tutte le pro-

vocazioni. Anche a quelle della nouvelle

vague del fascismo di sempre.

Settant’anni dopo la Liberazione!

Ha vinto l’antifascismo Ruggero Giacomini

Grazie all’impegno e alla mobilitazione di migliaia di cittadini a sostegno dell’Appello per il NO al monu-mento fascista promosso dai familiari dei partigiani fucilati ad Ostra e da numerose personalità della cul-tura e della politica di varia provenienza, con l’adesio-ne attiva delle forze più conseguentemente antifasciste e democratiche, si è ottenuto il risultato di impedire che si realizzasse un vero e proprio orrore anticostitu-zionale, la costruzione di un cippo ai fascisti a Ostra, in via dei Partigiani, di fronte alla lapide ai martiri del-la Resistenza.

Ricostruiamo in breve l’antefatto storico.Nel territorio di Ostra si costituì verso la ine del ’43 uno dei primi e più attivi distaccamenti partigiani, il quarto, della V Brigata Garibaldi Marche, che fu a sua volta una delle prime in Italia. Contro lo sviluppo del-la formazione partigiana furono mobilitati la mattina del 6 febbraio 1944 in un massiccio rastrellamento, se-condo quanto attestato in documenti uficiali, “un bat-

Page 4: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

4

taglione di SS tedesco e un battaglione misto di mili-ti repubblichini, volontari fascisti in borghese, agen-ti della Questura di Ancona, carabinieri ed alpini, in tutto circa 1.400 uomini”, che batterono la campagna “perquisendo casa per casa alla ricerca di partigiani, di sbandati e di renitenti alla leva”. Furono rastrellate circa 200 persone e radunate presso il Comune, alcu-ne delle quali furono poi condotte in prigione a Jesi e tre individuate con l’ausilio di spie quali maggiori re-sponsabili condannate a morte e fucilate. Costoro an-darono incontro alla fucilazione eroicamente, al canto dell’inno della brigata Garibaldi e gridando in faccia al plotone d’esecuzione dei traditori fascisti: “Viva l’I-talia” . I loro nomi sono ben noti:Pietro Brutti, comandante della formazione, era nato ad Ostra in una famiglia numerosa di mezzadri, 38 an-ni, sposato con igli; Alessandro Maggini, di Ancona, famiglia di tradizio-ni patriottiche risorgimentali, aveva vent’anni; vi era stato inviato come commissario politico, dopo aver frequentato la scuola per commissari organizzata a Sappanico dal partito comunista; Amedeo Galassi, 21enne, perito agrario, iglio di un piccolo coltivatore diretto di Ostra, aveva maturato nel ’42-’43 durante un’esperienza di lavoro in Alto Adi-ge la sua ferma avversione per il regime del fascismo.Con decreto del Presidente della Repubblica, nel 1969, Maggini e Brutti come commissario e comandante so-no stati insigniti di medaglia d’argento e Galassi parti-giano di medaglia di bronzo al valor militare alla me-moria. All’indomani della Liberazione sulle mura do-ve avvenne la loro fucilazione è stata apposta una lapi-de in ricordo, dove ogni anno nell’anniversario si tiene una manifestazione.I partigiani di Ostra diedero ancora un alto contributo di lotta e di sangue alla Liberazione dal nazi-fascismo. Il comandante che seguì, il brigadiere dei CC Onelio Manoni, come pure il commissario Umberto Terzi e molti altri del distaccamento che aveva preso il nome di Maggini perirono il 4 maggio nella efferata strage nazifascista sul monte Sant’Angelo di Arcevia. L’11 luglio ad Ostra, mentre per l’avanzata del fronte il conlitto si inaspriva, i partigiani catturarono e fuci-larono per le necessità della lotta di liberazione cinque fascisti sospette spie e acclarati elementi collaborazio-nisti. Un capitano della GNR (Monti Armeno), il fana-tico fondatore ed esponente del fascio di Ostra (Nardi Cristianzano), la rappresentante delle donne fasciste (Faustina Marcellini, detta ‘La Splendida’), una fana-tica “camicia nera” di Senigallia che aveva fatto par-te del plotone di esecuzione dei partigiani (Allegrezza Licurgo), e il priore di Santa Maria don Nazareno Pet-tinelli, che aveva approvato la condanna a morte dei partigiani, “in virtù della sua incondizionata adesione al fascismo e quindi ai bandi tedeschi”, e più volte si

Page 5: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

5

era vantato ostentatamente: «Sono nero come la tona-ca che indosso». L’idea del monumento a questi cinque fascisti repub-blichini nasce nell’attuale parroco Umberto Gasparini,

dalle idee anche lui del colore della tonaca del prede-cessore, in relazione stretta a quanto si dice con i mili-tanti di Casa Pound. Costui, non contento della lapide apologetica già presente all’interno della chiesa, dove don Pettinelli è presentato come un “perseguitato a so-miglianza dei martiri”, si è fatto promotore di un pro-getto per erigere in loro onore un monumentale cip-po nella stessa via dei Partigiani, proprio di fronte alle lapidi dei fucilati dai nazifascisti, così da confondere insieme nello stesso luogo il ricordo dei combattenti che versarono il sangue per la libertà e l’indipendenza dell’Italia nella Resistenza, con i sostenitori e compli-ci di Hitler e Mussolini.Purtroppo con atto certamente non ponderato nel suo reale signiicato, la Provincia di Ancona retta attual-mente dal commissario straordinario Casagrande ha dato la sua autorizzazione, indispensabile essendo che il detto monumento sarebbe venuto a costruirsi ai mar-gini della strada provinciale che scorre fuori delle mu-ra di Ostra [autorizzazione numero 30374/2014 rila-sciata il 23 gennaio 2014]. A seguire, con atto non meno grave, anche la Com-missione edilizia del Comune di Ostra aveva dato la sua autorizzazione con alcune prescrizioni che atte-nuassero la confusione con la svastica nel disegno del-la croce (Delibera dell’11 marzo 2014).Così dal punto di vista burocratico amministrativo tut-to era pronto per la realizzazione del manufatto, dopo

Page 6: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

6

un percorso silenzioso e apparentemente innocuo, ma che nascondeva invece un’alta volontà di confusioni-smo delle parti, rovescismo storico e destrutturazione dei fondamenti della Repubblica nata dalla Resistenza.

È merito della vigilanza sugli atti del Comune dell’Anpi di Ostra e del suo presidente Gilberto Cio-ci se il misfatto provocatorio non ha potuto proseguire nel silenzio e non si è potuto nel silenzio consumare. Ed è merito dei promotori dell’Appello a dire NO aver portato il caso a conoscenza dell’opinione pubblica e aver suscitato con la loro denuncia una grande solleva-zione democratica e antifascista che ha indotto inine gli stessi promotori a fare precipitosa marcia indietro.L’appello è un documento che merita, per la svolta im-pressa alla vicenda e il suo signiicato anche storico, di essere integralmente riprodotto, con le irme degli au-torevoli promotori e primi irmatari:

DICIAMO NO

AL MONUMENTO FASCISTA CHE SI VUOLE CO-STRUIRE IN VIA DEI PARTIGIANI AD OSTRA

RESPINGIAMO

L’EQUIPARAZIONE E CONFUSIONE CHE SI INTENDE FARE TRA I CADUTI NELLA LOTTA DI

LIBERAZIONE, PER LA LIBERTÀ E L’INDIPENDEN-ZA DELL’ITALIA, CONTRO IL RAZZISMO E PER LA

PACE TRA I POPOLI, CON I FASCISTI MORTI PER AVER SOSTENUTO IL NAZIFASCISMO E LA

GUERRA DI HITLER

IMPEDIAMO

L’INSULTO ETICO ALLA MEMORIA DI TUTTI I PARTIGIANI E IN PARTICOLARE A QUELLA DEGLI EROI PIETRO BRUTTI E ALESSANDRO MAGGINI

DECORATI DI MEDAGLIA D’ARGENTO AL VALOR MILITARE E DI AMEDEO GALASSI DECORATO DI

MEDAGLIA DI BRONZO

Page 7: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

7

DIFENDIAMO

L’ONORE E I VALORI DELLA RESISTENZA CHE SONO A FONDAMENTO DELLA REPUBBLICA

E DELLA COSTITUZIONE DEMOCRATICACHIEDIAMO

CHE IL COMUNE DI OSTRA E LA COMMISSARIA ALLA PROVINCIA DI ANCONA REVOCHINO SEN-

ZA INDUGIO LE AUTORIZZAZIONI CHEIRRESPONSABILMENTE HANNO CONCESSO

INVITIAMO

TUTTI I CITTADINI, LE ASSOCIAZIONI E LE FORZE POLITICHE DEMOCRATICHE A FAR SENTIRE LA

PROPRIA PROTESTA E A PARTECIPARE ALLA MANIFESTAZIONE ANTIFASCISTA

L’8 GIUGNO, ALLE ORE 16

Vera Maggini, sorella di Alessandro - Delia Brutti, iglia di Pietro - Stefano Galassi, cugino di Amedeo - Ruggero Giacomini, sto-rico della Resistenza e del movimento operaio - Fosco Giannini, già senatore della Repubblica, segretario regionale PdCI Marche - Giuseppe Ciarrocchi, segretario FIOM-CGIL Marche e Ancona - Pierpaolo Pullini, RSU FIOM-CGIL Fincantieri Ancona - An-gelo Ferracuti, scrittore - Raffaele Bucciarelli, presidente Grup-po Federazione della Sinistra Regione Marche - Massimo Papi-ni, direttore Istituto della Storia del Movimento di Liberazione delle Marche - Enzo Giancarli, consigliere regionale PD Regio-ne Marche - Enzo Cucchi, artista - Maltoni Alessandra, nipote di Alessandro Maggini - Francesca Alfonsi, giornalista - Marino Severini, “voce” e chitarra de “La Gang” - Valentina Conti, edi-tore - Maria Grazia Salonna, storica, autrice del libro “Fazzolet-ti rossi” - Rosalba Cesini, già parlamentare, segreteria regionale PdCI Marche - Massimo Binci, presidente Gruppo SEL Regione Marche - Adriano Cardogna, presidente Gruppo Verdi Regione Marche - Maurizio Belligoni, segretario regionale PRC Marche - Edoardo Mentrasti, coordinatore regionale SEL Marche - Fran-co Boldrini, avvocato - Aurora Ferraro, segretaria regionale SPI CGIL Marche - Francesco Rubini, capogruppo consiglio comu-nale AnconaBeneComune-SEL - Stefano Cristiani, consigliere comunale AnconaBeneComune-SEL - Rinaldo Fanesi, storico - Alfonso Napoletano, regista teatrale - Mariano Guzzini, direzio-ne comunale PD Ancona - Stefania Giacomini, presidente ANPI Ancona - Daniele Dubbini, Laboratorio Sociale, Ancona - Loret-ta Boni, segretaria PdCI Ancona - Sergio Zampini, coordinamen-to regionale SEL - Alfredo Antomarini, direttivo ANPI Ancona - Marco Amagliani, comitato politico nazionale PRC, ex Presiden-te Consiglio provinciale di Ancona, già assessore Regione Mar-che - Ennio Pattarin, docente Economia e Commercio Università di Ancona - Sergio Sinigaglia, giornalista - Nino Lucantoni, pre-sidente Istituto Gramsci Marche - Almo Bramucci, architetto, i-glio di Renato, il partigiano “Uliano” - Alvaro Rossi, presidente ANPI Sassoferrato - Allegra Corbo, artista - Giammario Beliori, artista - Massimo Angiolani, Lo Scrivagliero - Letizia Bellabar-ba, consigliere regionale PD - Gino Traversini, consigliere re-gionale PD - Giorgio Mangani, editore - Katia Silvestrini, nipote del partigiano Ivan Silvestrini, fucilato dai fascisti a Fabriano - Giuliano Bandoni, già consigliere regionale PRC Marche - Oskar Raimondo Barrile, artista, scrittore - Enrico Pergolesi, consiglie-re comunale PdCI - Città Futura Senigallia - Massimiliano Giac-chella, consigliere comunale indipendente - Città Futura Senigal-lia - Carlo Girolametti, consigliere comunale SEL - Città Futura Senigallia - Cristiano Cecchini, direzione ANPI provinciale An-cona - Maria Letizia Ruello, direttivo ANPI Chiaravalle, nipote di Alda Lausdei protagonista della “Settimana rossa” - Luca Gar-doni, direttivo ANPI Chiaravalle - Marina Melappioni, vice sin-

Page 8: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

8

daco di Monsano e ANPI Chiaravalle - Maurizio Querceti, comi-tato politico nazionale PRC, segretario circolo PRC Chiaravalle - Stefano Giuliodoro, ANPI Senigallia - Saveria Molosi, docente ingegneria Università Politecnica delle Marche.

L’appello è girato in rete, è stato pubblicizzato in va-rie forme ed ha ben presto registrato l’adesione di mi-gliaia di persone. Tra le forze politiche che hanno su-bito aderito una particolare menzione va al partito dei comunisti italiani delle Marche, con il suo segretario regionale Fosco Giannini, impegnatosi con grande ge-nerosità.Un grande contributo alla mobilitazione è stata l’au-torevole presa di posizione del presidente nazionale dell’Anpi Carlo Smuraglia, che sul bollettino “Anpi News”, del 27 maggio – 3 giugno 2014, ha scritto:“Nelle Marche (e precisamente a Ostra) si sta tentan-do di creare un monumento (o cippo) per ricordare i fascisti morti in guerra; e questo proprio in una strada che si intitola “Via dei partigiani”. E’ un fatto grave, che non può essere accettato ovunque, ma soprattutto in una zona in cui ci sono stati rastrellamenti, fucila-zioni, torture, persecuzioni degli antifascisti e dei par-tigiani, non solo ad opera dei tedeschi, ma anche dei fascisti. Un vero insulto alla memoria dei partigiani caduti ed alla civiltà, che non consente equiparazioni tra torturatori e combattenti per la libertà. Questi pro-getti non devono andare avanti, non perché vogliamo coltivare odio, ma perché vogliamo conservare una memoria giusta e corrispondente alla verità, ricordan-do i caduti per la libertà e non creando commistioni assolutamente inaccettabili in una Repubblica demo-cratica e antifascista.”Con tale presa di posizione lo scandalo di Ostra è uscito dall’ambito locale per diventare un caso na-zionale. Da ogni parte venivano richieste di revoca delle autorizzazioni alle autorità e adesioni alla mani-festazione dell’8 giugno, a cui era annunciata la par-tecipazione della vicepresidente nazionale dell’Anpi Carla Nespolo.A questo punto i promotori dell’iniziativa del monu-mento fascista si sono trovati isolati e non se la so-no sentita di sostenere ancora la loro provocazione. Il giorno 4 giugno il parroco Gasparini ha presentato al protocollo del Comune comunicazione di rinuncia alla concessione per il cippo, e la richiesta è stata pronta-mente accolta dalla amministrazione comunale, con il nuovo sindaco Andrea Storoni che pubblicamente ga-rantiva che nel futuro non si sarebbero ripetuti “simili equivoci”.Appresa con soddisfazione la notizia che il monumen-to fascista non si sarebbe più fatta e che l’autorizzazio-ne era stata di fatto revocata i promotori dell’Appello

Page 9: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

9

“Diciamo NO al monumento fascista” hanno concor-dato di rinunciare allo svolgimento della manifestazio-ne antifascista dell’8 giugno. Al posto della manifesta-zione si è avuto un incontro nella sala del Consiglio comunale, di cui ha dato conto anche il TG-Rai delle Marche, tra un’ampia delegazione del Comitato stes-so, il Sindaco e rappresentanti dell’Anpi, che ha sug-gellato la felice conclusione, assumendo l’impegno comune per una prossima manifestazione ad Ostra, per ricordare la Liberazione dal Fascismo e in dife-sa dei valori della Costituzione nata dalla Resistenza.La delegazione, con in testa Vera Maggini in rappre-sentanza dei familiari dei martiri partigiani, si è poi re-cata a deporre una corona di iori alle lapidi che ricor-dano gli eroi della Resistenza Brutti, Galassi e Mag-gini. Sulla vicenda si possono fare alcune considerazioni a caldo. Intanto tentativi di erigere monumenti celebra-tivi del fascismo come quello di Ostra stanno avve-nendo in varie parti d’Italia, favoriti da una propagan-da che tende a mettere fascisti e antifascisti, partigiani e repubblichini sullo stesso piano, quando non a ro-vesciare le parti addirittura. A Tivoli si è arrivati a co-struire un “sacrario” la generale Graziani, capo dell’e-sercito di Salò e responsabile con Mussolini del bando della morte ai renitenti alla leva pagato con la vita da tanti giovani.Tutti i cittadini democratici e naturalmente le Anpi hanno il dovere di stare all’erta e denunciare pronta-mente i tentativi appena si presentano e chiamare il popolo alla mobilitazione per impedirlo, così che non ci si debba ridurre a protestare a misfatto compiuto. La vicenda di Ostra ha dimostrato che l’antifascismo è tuttora una poderosa forza morale e politica, su cui si può contare per affermare e difendere l’eredità della Resistenza e i valori costituzionali.

Page 10: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

10

L’ultima mail del presidente della

sezione Anpi

Da:[email protected]: ANPI Chiaravalle,ANPI Castelidardo,ANPI ...4 Giugno 2014

Cari compagni,

Il Cippo ai fascisti di Ostra non si farà !Il prete ha provveduto a ritirare la richiesta ed ha for-malizzato la rinuncia alla costruzione del monumento.La tela diplomatica tessuta dall’ANPI, e portata avanti con convinzione e determinazione, ha dato il risulta-

to sperato..

Ancora una volta la forza del dialogo e della democra-

zia ha prevalso sulle contrapposizioni frontali e sulle

pretese ad ogni costo.Brutti, Maggini e Galassi oggi sarebbero ieri di come è stato respinto il tentativo eversivo di voler modiica-

re la storia a proprio piacimento e di essere arrivati a tale soluzione senza compromessi e senza l’uso del-la violenza.

E’ stato anche sgoniato il tentativo di una più che pro-

babile prova di forza di cui Ostra e tutti gli antifascisti non sentivano proprio il bisogno.

Riporto, in calce, il comunicato stampa emesso dal nuovo Sindaco di Ostra che, a pochissimi giorni dal suo insediamento, ha intermediato con successo per un esito positivo di questa triste vicenda.A voi tutti che avete sostenuto e partecipato con pas-

sione all’evolversi dei fatti, va il nostro più sentito gra-

zie per aver fatto si che anche questo attacco all’o-

nore ed ai valori della Resistenza, sia stato respinto.Un abbraccio fraterno,

Gilberto Cioci.

________________

In data odierna è giunta al protocollo del Comune di Ostra

una formale comunicazione del parroco, don Umberto Ga-

sparini, con la quale dichiara di rinunciare alla concessione

di costruzione del cippo in memoria dell’”eccidio dell’11 lu-

glio”, al centro della polemica che dura oramai da settimane.

La richiesta è stata accolta con soddisfazione dalla nuova

amministrazione comunale.

Il sindaco Andrea Storoni si è speso in prima persona afin-

ché si addivenisse a questo risultato e si farà garante afin-

ché nel futuro non si ripetano simili equivoci.

Appresa la notizia i promotori della manifestazione prevista

per domenica 8 giugno, “Difendiamo la Costituzione”, han-

no concordato di rinunciare allo svolgimento della stessa ri-

manendo a disposizione per programmare una festa in data

da deinire a difesa della Costituzione nata dalla Resistenza.

Page 11: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

11

Memorie e materiali per la storia

Arcevia

Un giardino per Palmina Mazzarini Marino Severini

È con gioia e commozione che mi unisco a voi in que-sto giorno così importante per la vita democratica della nostra comunità. Purtroppo per impegni di lavoro sono costretto ad essere altrove ma vi assicuro che in que-sta circostanza mi sento profondamente vicino a voi col cuore e con la mente.Oggi qui ad Appignano dedichiamo un giardino alla memoria di una bambina di sei anni, Palmina Mazzari-ni. Una bambina barbaramente uccisa, insieme a tutta la sua famiglia, dalle orde nazifasciste. Era il 4 di maggio del 1944, sul monte Sant’Angelo di Arcevia.Questa iniziativa fa onore a tutti coloro che l’hanno pensata e realizzata. A cominciare dall’Amministrazio-ne comunale, dalla Giunta e dal primo cittadino Osval-do Messi che degnamente la presiede. Un’iniziativa promossa dall’Anpi locale e fortemente voluta dal suo presidente Egidio Tavoloni.Ma a rendere tutto ciò un giorno importante è senza dubbio la partecipazione degli antifascisti e delle antifa-sciste che con la loro presenza testimoniano la volontà di non dimenticare e di tenere viva la memoria della Re-sistenza. Quella memoria senza la quale non ci sarebbe alcun futuro democratico per il nostro paese. Perché so-lo la memoria ha futuro.Tenere viva la memoria signiica innanzi tutto rende-re omaggio a coloro che hanno combattuto contro l’or-rore fascista, che hanno dato la loro vita per la libertà senza mai dimenticare le vittime innocenti come Pal-mina Mazzarini. Perché questa memoria e il sentimento di appartenenza che essa suscita ancora in noi è la vera e unica garanzia del nostro vivere civile e democratico.Sono stato sempre dell’idea che la Resistenza non deb-ba essere solamente celebrata. La Resistenza deve es-sere vissuta.Cosa signiica allora oggi vivere la Resistenza?Non tocca a noi oggi andare in montagna e combattere con le armi i fascisti e i nazisti. A noi tocca oggi un com-pito importante che ci rende partigiani del nostro tem-po. Noi oggi abbiamo il compito e il dovere di difendere e proteggere il frutto, più prezioso, il dono più caro della Resistenza, che è la nostra Costituzione.Questa Costituzione che, come diceva padre David Ma-ria Turoldo è il vangelo della democrazia.Questa Costituzione frutto della Resistenza intesa co-me grande umanesimo, come momento storico e movi-

Page 12: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

12

mento che ha saputo ridare dignità, libertà e orgoglio a un paese devastato e mortiicato da venti anni di dittatu-ra fascista, venti lunghi e interminabili anni di atrocità, di arretratezza culturale, di sofferenze e di paura, di de-vastazione di ogni idea di libertà e di giustizia.Iniziative come quella di oggi qui ad Appignano assu-mono un grande signiicato e un grande valore proprio perché attorno a noi è in atto da tempo un revisionismo pericoloso quanto provocatorio che tende allo sdogana-mento di nuovi e vecchi fascismi.Basti pensare a coloro che pur sedendo nei banchi del Parlamento democratico senza alcun pudore affermano disinvolti che c’è un fascismo buono e uno cattivo. Af-fermazioni che nascono da ignoranza e arroganza alle quali occorre rispondere senza alcuna esitazione, anche con iniziative come queste che riaffermano che non c’è mai stato né mai ci sarà alcun fascismo buono.Non dobbiamo mai permettere che nell’ambito di una classe dirigente ci sia qualcuno che osi dire tali bestia-lità, che non abbia alcuna coscienza e conoscenza della storia nostra, del proprio paese e del territorio in cui ha residenza. Ciò riguarda non solo la classe politica ma tutti e tutte. Senza memoria, ma soprattutto senza storia e la verità che essa contiene non si è niente e non si va da nessuna parte.Sappiamo bene che la memoria è la memoria di un uni-co evento ed è qualcosa di soggettivo, mentre la storia ambisce a costruire il contesto e a guardare ai fenomeni in maniera oggettiva, al di là dell’esperienza del singo-lo, ma è bene che fra le due ci sia sempre scambio, con-fronto e reciprocità. E qui oggi partecipano alla realiz-zazione di questo evento sia la storia sia la memoria, sia il sentimento della memoria.È consuetudine di questa Amministrazione comunale consegnare a coloro che hanno compiuto 18 anni il te-sto integrale della Costituzione. Questo avviene solita-mente nell’ambito delle iniziative per il 25 aprile e la Liberazione. Come semi dell’albero della libertà quei principi che la costituzione sancisce vengono afidati al-le future generazioni perché se ne prendano cura e si facciano carico di una nuova stagione democratica.Vorrei tanto che nel prossimo futuro assieme al testo della Costituzione venisse donato ai diciottenni di que-sto paese anche un altro testo: “Le lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana”. Attraverso la lettura di queste lettere i diciottenni di oggi conoscerebbero più da vicino i loro coetanei di ieri, quei diciottenni e ven-tenni che si sacriicarono, che lottarono e combatterono per la libertà, la democrazia, l’uguaglianza, la pace “per dignità e non per odio”, come scrisse Calamandrei. So-no certo che in questo modo le nuove generazioni ac-quisterebbero coscienza e consapevolezza del fatto che la Costituzione è una conquista ma anche un dono che hanno ricevuto da parte di loro coetanei. Senza dubbio la conoscenza attraverso la lettura di queste lettere di ragazzi e ragazze che vennero condannati a morte per

Page 13: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

13

i loro ideali di giustizie e di pace farebbero sentire la Costituzione più vera e più autentica e sarebbe la dimo-strazione certa del prezzo che è costata e del suo valore.Ai più giovani vorrei ricordare le parole di Maria Cer-vi, iglia di Antenore, uno dei sette fratelli fucilati dai fascisti. Molte volte l’ho ascoltata mentre si rivolgeva agli studenti dicendo: “Ogni conquista non è per sem-pre”, speciicando che ogni generazione ha il compito di riconquistare la Costituzione e il primo passo perché ciò possa accadere sta nella coscienza che essa è frutto e dono della Resistenza.Essere antifascisti oggi signiica soprattutto mettere in pratica, realizzare i principi costituzionali, primo fra tut-ti quello di lottare per la pace ripudiando ogni guerra. Padre Ernesto Calducci dava, secondo me, della Resi-stenza la deinizione più bella: “la Resistenza è stato un immenso e glorioso sogno di pace”.Per garantire la pace occorre vivere nel rispetto di prin-cipi come uguaglianza e giustizia sociale, signiica non lasciare da solo nessuno, ma farsi carico come comunità democratica dell’emancipazione e della dignità di ogni altro uomo e di ogni altra donna qui sulla terra.Tutto ciò che la Resistenza ha combattuto e vinto og-gi sta tornando e l’antifascismo resta l’ultimo baluardo della nostra libertà e dignità civile.Siamo di fronte ad un’avanzata preoccupante di partiti neo nazisti e xenofobi in Francia, in Grecia, in Ucraina, nei paesi del Nord Europa, a cominciare dalla Germa-nia. E qui, anche da noi, nel territorio italiano si sono intensiicate negli ultimi anni, le azioni provocatorie di movimenti che apertamente esaltano il regime fascista e nazista, che professano l’antisemitismo e il razzismo verso gli immigrati.Questi gruppi possono contare sulle simpatie di centi-naia di migliaia di italiani e fanno leva su una situazio-ne economica, sociale e culturale sempre più degradata e abbandonata a se stessa. Quello che più ci deve allar-mare è la constatazione che l’operato e la propaganda di tali organizzazioni neo fasciste fa sempre più presa sulle fasce giovanili che si riconoscono negli slogan e nei messaggi violenti e populisti. Nei confronti di tale rigurgito occorre essere molto ma molto più intransi-genti e partigiani, perché tutto ciò va fermato da subito senza esitazione e al di là delle frasi di circostanza e dei buoni propositi. Tutto ciò ci chiama ad un doveroso an-tifascismo militante.Oggi antifascismo signiica soprattutto non dimentica-re le tante e troppe vittime innocenti dello stragismo fa-scista che in questo paese dopo la Resistenza non ha smesso di seminare morte e terrore. Oggi siamo ancora una volta chiamati a lottare per ottenere verità e giusti-zia per quelle vite che sono state spezzate dalle bombe di marca neofascista sui treni, sugli aerei, nelle piazze di questo paese… e dopo tanti anni questa mancanza di verità e giustizia rappresenta la sconitta più grave del-la istituzioni.

Page 14: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

14

Ecco allora che vivere l’antifascismo oggi ci impo-ne di lottare per l’abrogazione completa del segreto di Stato per i reati di strage e terrorismo.Facciamo nostro il monito di Bertold Brecht sul fasci-smo e sul nazismo: “Occorre agire e non parlare. Que-sto mostro, il nazismo, stava per governare i mondo, I popoli lo spensero ma non cantiamo vittoria troppo presto, il grembo da cui nacque è ancora fecondo”.Vorrei inine sottolineare la presenza fra di noi di Mas-simo Papini, direttore dell’Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione nelle Marche. Lo ringrazio pubblicamente perché senza di lui non avrei scritto una canzone come “4 maggio 1944” e for-se non saremmo oggi qui ad intitolare un giardino a Palmina Mazzarini.È stato lui per primo a ricordarmi questa storia, a for-nirmi le notizie e a farmi tornare su quelle tracce. E con lui vorrei ricordare coloro che hanno partecipato, ognu-no a suo modo, afinché questa canzone nascesse e fos-se utile a tenere viva la memoria dell’eccidio di mon-te Sant’Angelo: Nevio Lavagnoli, segretario della CIA Marche, Nazzareno Re, allora Presidente dell’Anpi re-gionale e Wilfredo Caimmi, partigiano una volta e per sempre.Inine permettetemi di complimentarmi con la preside e gli insegnanti delle scuole Medie di Appignano per il lavoro che hanno fatto insieme agli studenti sulla Resi-stenza in queste ultime settimane. Un lavoro legato al-la memoria della lotta partigiana anche sul nostro terri-torio, che potrebbe servire da esempio anche per altre scuole.Non mi resta che dire grazie a tutti voi dal profondo del cuore per una iniziativa di cui ancora sottolineo e rimar-co l’unicità: oggi non intitoliamo un giardino a un eroe come Garibaldi o Mazzini o a qualche nota personalità del mondo della cultura o dell’arte, ma a Palmina Maz-zarini, il cui nome non compare nei libri di scuola e i-no ad oggi nessuna targa ha mai ricordato, se si esclu-de la modesta lapide, dove è uno tra i tanti, del sacrario del monte Sant’Angelo. E proprio per questo dico gra-zie per aver scelto fra i tanti questo nome e questa sto-ria. Una storia dove non c’è eroismo, gesta, fama o ec-cellenza, c’è solo la vita di una bambina innocente che l’orrore della guerra ha spezzato in modo atroce. Scel-ta non per ragioni ideologiche, ma nel segno di quel-la forza che sempre ha combattuto e vinto ogni violen-za, ogni odio, ogni fascismo. La forza che ci fa tornare all’umanità: l’amore.E con questo gesto noi oggi affermiamo ancora una vol-ta e prima di tutto a noi stessi che più forte di ogni vio-lenza e di ogni odio, più forte della morte è l’amore!Grazie per aver compiuto questa scelta, che mi fa senti-re ancora più orgoglioso di far parte di questa comunità.Per non dimenticare, perché non accada mai più, per restare umani, ora e sempre Resistenza.

Page 15: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

15

Storie minime di ordinaria

liberazione/3

Dalla testimonianza di Gettulia Montanari, detta Gettina, (n. 1929), raccolta e rielaborata da Angelo Verdini

Nel 1944 stavo di casa su per le curve di Loretello. Eravamo i contadini del prete, cioè mezzadri sotto padrone, che non faceva sconti: dovevamo dargli anche quindici ovi al mese e i più belli, quelli che non passavano dentro l’anello di legno. Il 4 agosto era da poco passato mezzogiorno e le donne grandi , mamma Adalgisa, zia Peppa e nonna Marietta, preparavano qualcosa per pranzo e sul fuoco bolliva il caldaro per la cottura dei boccolotti, mentre gli uomini grandi, babbo Quinto, zio Fiore e nonno Luigi erano quasi pronti per sedersi a tavola. Fino al giorno prima c’erano stati molti soldati tedeschi in giro, un gruppetto dormiva dentro casa nostra dove averci costretti a sloggiare dai nostri letti. Il gruppo più numeroso si era accampato giù al Molino Mori, dove con la promessa di stare buoni si facevano cuocere tutti i giorni reali colmi di tagliatelle con il sugo d’oca. Anche quelli che stavano lì da noi esageravano nel mangiare e nel bere: a Lostarello, un vicino di casa, avevano carpito coi forconi tutte le patate e, facendo inorridire me, mia sorella Rina, mio fratello Luigi di appena un anno e miei cugini Alceo e Rita, si divertivano a chiappare i polli e poi tagliare con un falcino la loro testa facendoli correre ancora per qualche metro con la testa mozzata mossi da una forza involontaria e disperata di fuga. Loro si sganasciavano dal ridere e lo facevano con lo stomaco pieno di vino.Qualcuno mi manda giù al campo a ritirare gli animali, un branchetto di tacchini, una maiala con tre salvatorelli: il campo con le piante di olivo e i ilari di vite, stava tra la casa e la strada, con il greppo orlato da due grandi querce. Io vado con una canna in mano per orientare la direzione del cammino delle bestioline. All’improvviso un chioppo fortissimo dilania le mie orecchie. Vedo volare in aria pezzi di

Page 16: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

16

biroccio, tra cui il cerchione di una ruota che aveva assunto la forma di un cuore sgangherato. Un uomo era ricaduto dentro la buca che aveva scavato la mina nella strada di breccia: era morto ingricciato, col volto tutto nero. Un altro uomo più giovane era stato scaraventato nel campo sottostante, a due passine di distanza dall’inizio del greppo. Stava tutto lungo per terra, si lamentava, non rispondeva alle domande, i suoi gemiti prolungati sembravano invocassero qualcuno, ma non si capiva chi. Accorrono le donne con un catino di acqua tiepida e un asciugamano, ma nonostante le cure amorevoli e sollecite anche il ragazzo cessò di respirare. Poi si è saputo che l’uomo più vecchio era Gianlorenzi Giuseppe di 62 anni e quello più giovane era il iglio Quinto di 19 anni, soprannominati i Bafi, abitavano sulla parte più alta della collina di fronte, tra Ripalta e Montefortino, nel punto di incontro tra le parrocchie di Santa Apollinare, Ripalta e San Ginesio. Erano mezzadri e nell’atto di morte depositato nell’archivio comunale è scritto che sono morti in una azione di guerra per ferite multiple da scoppio di mina. E si è saputo anche che davanti al biroccio saltato per aria c’era anche un altro biroccio, più fortunato, con a bordo Ricci Francesco e Ricci Alvaro, pure loro costretti dai tedeschi in ritirata ad effettuare un trasporto di casse di munizioni ino alla zona di Fratterosa.L’esplosione aveva tranciato il timone del biroccio e le vacche, di cui una tutta insanguinata dietro, fuggirono atterrite, inilarono il passo della casa successiva, dove stavano i Bartoletti, che riuscirono a fermarle e a calmarle. Quel giorno non si mangiò per lo strazio della vista e del cuore e perché la pasta che aveva continuato a bollire non si sa che pappocchia era diventata.Due giorni dopo arrivano i primi paracadutisti italiani, il fronte era passato, la guerra sembrava inita ma tutti noi avevamo paura di camminare con il terrore di calpestare qualche altra mina sotterrata a tradimento. Per molti anni una piccola croce di ferro, ornata sempre di iori freschi, indicava il luogo esatto della tragedia. Oggi non c’è più. Spero proprio che qualcuno la rimetta.

Page 17: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

17

Suggestioni dal Sant’Angelo

La storia non ha lasciato sul monte solo i ruderi della casa dei Mazzarini, commovente testimonianza che ci parla di una notte dell’umanità e della ragione, ma anche un fotogramma, quasi una reliquia, della disperata battaglia che qui si è svolta all’alba del 5 maggio 1944: sulla paretina ancora miracolosamente in piedi tra le rovine della casa Bucci abbiamo contato almeno 8 colpi di fucile mitragliatore e un centinaio di fori di proiettili più piccoli, forse di mitra o di pistola. Non sapremo mai chi fu quel partigiano che, prima di cadere, tentò di contrastare l’avanzata del nemico sparando da quella feritoia.

Page 18: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

18

Cerreto d’Esi

Euplo NataliCerreto d’Esi, 3 gennaio 1905 – Brescia, 28 maggio 1974

La sezione ANPI di Cerreto d’Esi ha deciso di com-memorare il 70 anniversario della liberazione ricor-dando anche la strage di Brescia, avvenuta il 28 mag-gio 1974 in piazza della Loggia. In quel gravissimo attentato morirono, dilaniate dalla bomba, sei persone e un centinaio furono i feriti, ma la giustizia, mossasi lungo strade tortuose e acciden-tate, non è mai riuscita ad individuarne con certezza esecutori e mandanti. L’unico punto deinitivamen-te assodato, peraltro del tutto evidente in dal primo momento, è la sua matrice neo fascista e l’azione sot-terranea di protezione e depistaggio dispiegata con inquietante continuità da componenti deviate di ser-vizi dello Stato.Tra le vittime vi fu un nostro concittadino, Euplo Natali, ed é anche per questo che pensiamo sia giu-sto ricordare una vicenda e un clima che misero in pericolo il nostro sistema democratico e richiamare tutti ad una attenta vigilanza, oggi che in tanta parte di Europa rialzano la testa movimenti neo-nazisti e neo-fascisti.

ro-Urbino. Di lui hanno scritto che ha vissuto l’ArteMa Don Antonio temeva per mio padre, che era il

Page 19: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

19

Fossato di Vico

Trocchi del Borghetto, 4 luglio 1944Angelo Galassi

Traiamo alcuni passaggi da un memoriale scritto

pochi anni fa da Angelo Galassi, il cui padre

Giovanbattista fu tra le vittime civili della furia

tedesca, scatenata quella mattina a caccia dei

partigiani del Gruppo Tigre che, nella grande

maggioranza, pur avendo avuto sette vittime, era

riuscita a sganciarsi, disperdendosi trafelata ma

incolume, dalla massiccia offensiva predisposta

conto il loro acquartieramento alla Vallina. Come

racconta in prezioso dettaglio anche il memoriale di

Mario Pincherle pubblicato lo scorso numero de “il

bollettino”.

Questo scritto è un documento molto interessante,

specialmente per noi che abitiamo nel versante

est dell’Appennino e che per troppo tempo1 (credo

peraltro che la cosa, in ogni situazione, sia sempre

stata reciprocamente simmetrica) abbiamo fermato

le nostre ricerche e le nostre curiosità giunti in

prossimità di quella linea ideale, tracciata sui dorsi

e sulle sommità dei monti, che divide le varie entità

amministrative presenti sul territorio, ma che certo

nessuna guerra o nessuna bomba ha mai rispettato.

Trova, ad esempio, ulteriore conferma il fatto che

l’attacco partì dai due versanti, pur con caratteristiche

diverse: risalendo il monte Testagrossa dal lato

1 Nel caso speciico fa naturalmente eccezione Terenzio Baldoni che ne ha anche recentemente scritto nel suo “Bibliograia e altre fonti più recenti sulla Resistenza nel Fabrianese”, in: S. Bolotti e T. Rossi (a cura), La guerra

sull’Appennino umbro-marchigiano 1940-1945, Foligno 2013

Page 20: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

20

della Vallina, con nidi di mitragliatrici e reparti già

posizionati e in agguato tra i boschi del versante

umbro. E che vi fu un dispiego di uomini, di mezzi

e di logistica comprensibile solo con una assoluta

necessità di contrastare un disegno offensivo molto

pericoloso. Quale probabilmente sarebbe stata

l’azione a tenaglia - da nord il gruppo Tigre e da sud

un reparto inglese - progettata ai danni del comando

tedesco di Fabriano, già in parte smobilitato e

trasferito al Morello. All’esistenza di questo piano

- non è al momento dato di sapere a quale grado di

approntamento fosse giunto - fa più volte riferimento

anche il comandante del “Tigre” Egidio Cardona, in

una lunga intervista rilasciata una diecina di anni fa

e depositata presso l’Istituto Regionale per la Storia

del Movimento di Liberazione nelle Marche. E d’altra

parte non potrebbe altrimenti spiegarsi neanche la

ragione di un simile concentramento di mezzi e di

uomini, provenienti anche da altri distaccamenti

partigiani operanti nella zona, organizzato da un

comandante audace si, ma anche militarmente molto

provveduto.

Non sapremo forse mai con assoluta certezza la

ragione del fallimento del piano, anche se, vista la

posta in gioco, sono propenso a credere – ma questa

è effettivamente solo una mia supposizione, ancorché

plausibile - si sia trattato o di una conidenza estorta a qualcuno posizionato in un ruolo non irrilevante

nell’organigramma della resistenza locale o

della notizia fornita da un iniltrato. Figure che in entrambi i casi non coincidono, sempre secondo me,

con quella del prete di campagna giustiziato poco

dopo ai campi della Serraloggia.

Ho avuto questo memoriale (ma dello stesso

tenore ne esiste anche un altro, scritto da Guido

Piccioni) il 4 luglio u.s., nel corso di una bella

cerimonia organizzata dal comune di Fossato di

Vico per commemorare l’eccidio dei Trocchi del

Borghetto, compiuto da soldati tedeschi che, dopo

il rastrellamento del monte, stavano ridiscendendo

verso la Flaminia. Molto interessanti, anche per

la loro complementarietà, i contributi offerti dal

fabrianese Federico Uncini, da tempo impegnato

nella proicua esplorazione degli archivi di tutto il mondo, da Tommaso Rossi, ricercatore dell’ISUC,

e da Luigi Galassi, erudito e rafinatissimo storico della sua Fossato.

Presi questi contatti, le prospettive delle nostre

ricerche e della ricostruzione del nostro passato

recente – non solo per noi dell’Anpi - si fanno certo

molto più interessanti. A patto di trovare, come in

questo caso è avvenuto, l’occasione giusta per

comunicarcele.

Page 21: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

21

Sono Angelo Galassi, iglio di Titta, uno dei cinque martiri trucidati dai tedeschi sul monte del Borghetto. Sono trascorsi 66 anni da quel maledetto 4 luglio, io ero un bambino, avevo 10 anni, abbastanza per capire e ricordare la tragedia di quei giorni e risultarne marchiato a fuoco per la vita, perché qual giorno terribile sul monte c’ero anch’io. […] C’erano stati bombardamenti fatti dai caccia che attaccavano sulla via Flaminia, uno di questi un giorno sganciò una bomba poco oltre il Borghetto, verso Sigillo, ed io l’ho vista esplodere a non più di 300 metri da me che ero accovacciato tremante dietro una siepe. Fu così che la gente decise di lasciare le case considerate un pericolo e si rifugiò in montagna. Al Borghetto vivevano allora più di 100 persone e gran parte si rifugiò sul monte in località Trocchi, dove c’è una sorgente d’acqua usata per abbeverare gli animali, Non tutti però, perché c’era la campagna da tirare avanti: era l’epoca della mietitura e non si poteva lasciar marcire il grano nei campi, per cui gli uomini e le donne più validi rimasero nelle case sidando il pericolo e dovendo in alcuni casi offrire pure alloggio ai soldati tedeschi.. Su ai Trocchi fu scelto un boschetto adatto per nascondere le capanne che ogni famiglia si costruì usando pali e frasche. Fu quella un’estate molto piovosa e per ripararsi si ricoprivano le capanne con fasci di felce. […] Nel nostro paese non c’erano partigiani in attività e sulle nostre montagne c’era solo povera gente che aveva paura dei tedeschi e delle bombe.La sera precedente il 4 luglio mio padre Titta fu informato da un tedesco, che alloggiava nella nostra casa e che sapeva che mio padre aveva i igli sul monte, che l’indomani ci sarebbe stato un rastrellamento alla ricerca di partigiani. Subito all’alba mio padre venne su ai Trocchi e informò tutti di quanto stava per accadere, dicendo però di stare tranquilli perché non c’era motivo che facessero del male a gente inerme con donne e bambini. […] Verso metà mattina però cominciò l’inferno, i tedeschi avevano occupato le alture e cominciarono a sparare all’impazzata. Allora fu chiaro che la situazione era diventata molto pericolosa e dai più grandi fu deciso

Page 22: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

22

che donne e bambini dovevano ridiscendere in paese. A guidarci fu incaricato Gioacchino Bartoletti, un maturo signore del Borghetto che aveva combattuto la prima guerra mondiale e sapeva come muoversi per proteggersi dagli spari. Gioacchino ci fece scendere sotto i Trocchi in un canalone scosceso che a fatica noi bambini e le donne discendemmo giù giù ino alla Vercata e da qui tornammo alle nostre case. Nessuno immaginava che sul monte stava per accadere la tragedia. Nelle capanne erano rimasti alcuni che non volevano abbandonare gli animali e le povere cose che costituivano tutto il loro avere. Antonio Piccioni, di anni 55, mio padre Titta di anni 37 e Pietro Mariucci di anni 20 si sedettero sul bordo del prato che sovrastava il margine del boschetto che nascondeva le capanne per dimostrare apertamente ai tedeschi che scrutavano la montagna coi binocoli l’assoluta condizione di gente paciica e inerme che non costituisce per loro alcun pericolo.Ad un certo punto dalla parte alta del monte sopra le capanne, […] dove non c’è vegetazione e quindi si veda a distanza, scende una pattuglia di tre o quattro tedeschi e si dirige verso il boschetto e i tre uomini seduti. Al loro approssimarsi immagino che i tre si alzano in piedi e dimostrano di essere totalmente inermi e privi di qualsiasi arma e magari fanno anche un gesto di saluto come si conviene tra umani. Ma in quel gruppo non c’erano esseri umani ma belve feroci assetate di sangue con l’animo gonio di odio, infatti quando sono a pochi metri dai tre alzano i mitra e cominciano a sparare uccidendo barbaramente Antonio, padre di sei igli, Titta, padre di tre igli e Pietro, un ragazzo agli albori della vita. […] Udendo le rafiche di mitra sopra di loro, quelli ancora nelle capanne escono fuori e subito alcuni di loro, tra cui ricordo Castellani Emilio e Vincenzo Micheletti vengono spintonati dai tedeschi e messi in ila per essere fucilati. È a questo punto che una piccola donna, uno scricciolo chiamata Annetta, sorella di Vincenzo, si mette davanti a quelli che stavano per essere ammazzati e grida rivolta alle belve: “Ma cosa state facendo, non vedete che siamo solo povera gente, siete degli assassini, uccidete me che sono sola e non loro che hanno famiglia”. A questo punto i mitra si abbassano e le belve ormai sazie se ne vanno lasciando a terra tre vite spezzate, un gruppo di persone inebetite dal terrore e un’eroina che non avrà mai alcun riconoscimento uficiale, ma la riconoscenza eterna di una piccola comunità. […]

Page 23: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

23

Sassoferrato

Chronicon 1944don Enrico Andreini

Don Enrico Andreini (29.5.1880 - 4.4.1962), nato a Catobagli, è stato a lungo parroco a Liceto e Gaville e dal 1925 al 1931 anche uno dei sindaci revisori della Banca popolare cooperativa di Sassoferrato1.Un “cenno biograico” compilato dalla tenenza dei carabinieri di Fabriano nel 1929 lo descrive così: “… ottima moralità - ottimi precedenti politici - ha seguito sempre con viva simpatia il movimento fascista; è ben visto dai fascisti locali pel suo orientamento verso il Regime - ottimi rapporti con le autorità locali - riscuote stima”2

Intorno alla metà degli anni ‘30 gli accade però qualcosa che non conosciamo per cui, invece di essere “promosso” in un centro più importante, come le sue caratteristiche e le sue ambizioni sembrerebbero suggerire, viene “esiliato” nella piccola e disagiata parrocchia di Casalvento, dove resta ino al 1945 quando, morto il parroco di San Giovanni, ne prende il posto, inendo i suoi giorni in quella frazione.La cronaca, asciutta ma partecipata, degli eventi luttuosi che descrive, più noto il primo, l’eccidio di Piaggiasecca, anche se non con tutti i dettagli che don Enrico ci fornisce, quasi sconosciuti il secondo e il terzo, ovvero l’arrivo a Perticano del battaglione delle “SS italiane”3 e la triste vicenda del giovane Tito Massi, ucciso dagli inglesi il 21 luglio 1944, come tutti i preziosi documenti di siffatta natura, ripropone alla nostra rilessione anche il contesto generale, normalmente negletto perché fatto di troppo piccole cose, rispetto ai fatti dolorosi e salienti che di tanto in tanto ci si collocavano.La offriamo ai nostri lettori come una ulteriore

1 R. Franciolini, La banca popolare cooperativa di Sassoferrato (1887 – 1945), quaderni di Marche contemporanee - n. 13, 1997

2 R. Franciolini, Il fascismo a Sassoferrato, personaggi e vicende, quaderni di Marche contemporanee - n. 21, 2007)

3 Se ne parla per la prima volta, inserendolo nel contesto, in: A. Rossi, Woner

Lisardi, autobiograia di un partigiano, Ancona 2014, pag. 78.

Page 24: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

24

conferma di quanto anche questi umili scritti, che giacciono ancora sconosciuti, non solo negli archivi ma anche, ne siamo certi, nei cassetti delle nostre case, siano importanti e possano aiutare la ricerca storica.Questo documento, che si trova nell’archivio diocesano di Fabriano, vergato con una calligraia in qualche punto incerta, su 7 facciate a righe formato protocollo, è stato fotografato e trascritto da Lucio Lucci, ricercatore e componente del direttivo della sezione Anpi di Sassoferrato.

Tracce dolorose lasciate dalla guerraParrocchia di Casalvento, maggio - giugno 1944

Casalvento, borgata di undici famiglie e 54 abitanti, da cui prende il nome la parrocchia, che conta 167 anime e 33 famiglie, dista dal capoluogo, Sassoferrato, 16 chilometri.E’ situata sopra una collina verdeggiante a metri 505 d’altezza lungo la boscosa vallata, iancheggiata da monti, fra la parrocchia di Rucce e di Perticano, a circa 400 metri dalla strada comunale per Sassoferrato che si unisce, presso la medioevale badia di S. Emiliano (circa 5 chilometri da qui), con la provinciale Scheggia Sassoferrato e dall’altra parte, a sud est, con la provinciale Fabriano-Sassoferrato. Casalvento, quieto paesello montano, ha tuttora le ferite sanguinanti prodotte dalla malvagità della soldatesca teutonica e, mi rattrista l’animo scriverlo, da militi del battaglione SS italiano…Mi dispenso dal descrivere il contegno disprezzante e violento degli uni e degli altri, ma forse più dei

Page 25: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

25

militi italiani, verso questa paciica e laboriosa gente di montagna, per descrivere, sia pure brevemente, una più triste e dolorosa cronaca.Premetto che con l’avanzarsi delle truppe alleate, i tedeschi, nella ritirata da Fabriano, si servivano anche di questa strada, che da Rucce serpeggia nella chiusa vallata, sostando frequentemente a Perticano, paesotto lungo la strada e chiuso da monti. Da qui, nella breve fermata di pochi giorni, a gruppi di cinque o sei, si recavano armati nei paesetti di montagna e con la rivoltella in mano, entrati nelle piccole e nere casupole, conveniva dar loro ciò che chiedevano, vino, uova e polli, ma, invero, delle violenze, almeno qui, non ne commisero mai...

9 maggio 1944 Nel tardo pomeriggio di questo giorno, provenienti da Scheggia con autovetture, parecchi militi del battaglione SS italiano, guidati da un capitano e qualche altro uficiale, giunsero a Perticano, parrocchia, come si è detto, lungo la vallata a circa tre chilometri da qui. Il loro violento e scorretto contegno, fu di timore e spavento per tutti. La permanenza fu di pochi giorni e il loro triste compito era il rastrellamento dei giovani.

11 maggio 1944. Circa le ore dieci di questo giorno una ventina di militi tutti armati, con a capo un tenente, alcuni passando per la strada mulattiera della montagna. altri per la strada camionabile comunale, furono qui a Casalvento. Tutte le persone che in quell’ora si trovavano nei campi vicini furono costrette a rincasare intimorite dal chiasso e da colpi di fucile diretti questi a dei polli che uccisi, portarono poi via. In ogni sbocco di strada vi era un milite armato; gli altri piazzata una mitragliatrice al centro del paesello, si dettero a rovistare per tutte le case e cantine... in cerca di armi, più di altre cose... La casa di un certo Loia Germano, maresciallo in servizio dei RR. CC., era abitata da un inquilino con la moglie ed una bambina; un vano della casa era riservato al proprietario, il quale vi aveva riposto una cassa, un comò ed una scrivania. L’inquilino non potendo aprire la cassa chiusa a chiave e non di sua proprietà, detta cassa venne aperta con violenza dai militi e perché vi trovarono un fucile militare ed una rivoltella, l’inquilino Bianchetti Lorenzo di Modesto, di questa parrocchia, venne minacciato di fucilazione, come responsabile di avere nascosto le dette armi. Continuando a perquisire, i militi trovarono una fotograia del maresciallo ed un inventario degli oggetti riposti nella cassa, irmato da lui. Fu questo foglio, più che le lacrime della moglie, della iglia e dei parenti, che liberò dalla morte l’inquilino Bianchetti. Alla casa, e poca mobilia, venne dai militi appiccato il fuoco; la casa è tuttora senza tetto, come la lasciò le iamme (sic)…. La buona gente di Casalvento, impressionata da tante minacce, chiuse la giornata fra le lacrime e lo spavento; i pochi giovani che si erano dati alla montagna, tornarono dopo la partenza dei valorosi militi…

Page 26: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

26

9 giugno 1944

È questa una data triste e dolorosa per la frazione di Piaggiasecca e per tutta la parrocchia. Piaggiasecca è la frazione più grande della parrocchia; conta 17 famiglie e 85 abitanti. E’ situata a sud in una collina a circa 650 metri d’altezza a ridosso della montagna. Da qui vi si giunge con mezz’ora di cammino se si fa la mulattiera della montagna.Dall’armistizio, per sfuggire ai tedeschi, vagavano nei monti vicini, fra cui domina il Cucco, dei fuggiaschi, non tutti italiani, usciti alcuni dai campi di concentramento e dalla prigionia, altri provenienti dalla sbandato esercito italiano, i quali capitanati ora da uno, ora da un altro, armati di qualche fucile e pistola, si erano dati il nome di partigiani e nelle ore che credevano tranquille a piacere si radunavano in qualche frazione.

All’apparenza vivevano in piena armonia, invece fra loro vi era il Giuda; uno straniero, certo Luigi, neozelandese, riconosciuto, specialmente in questa circostanza, per spia tedesca. La popolazione di Piaggiasecca, povera, ma tutto cuore, ospitava questi fuggiaschi i quali, nelle fredde notti, si ricoveravano in un ienile. Nelle prime ore del pomeriggio di questo giorno, 9 giugno, guidati dal traditore, che nella mattinata si era allontanato dai compagni, fecero barbarica irruzione una trentina di militi tedeschi con uficiali del battaglione SS, armati di fucili mitragliatori e pistole, i quali giunti con autovetture per la strada di Perticano, lasciate le macchine nell’ombrosa vallata, divisi in gruppi, per viottoli nascosti e cespugliati, giunsero in quella paciica frazione, che chiusero da ogni parte. Con chiasso da ossessi, sparo di fucili e minacce, assalirono tutte le case, e radunati con percosse tutti gli uomini in una stanza a piano terra, furono messi, per un’ora con le mani al muro e percossi a sangue. Fra costoro vi erano tre dei cosiddetti partigiani, che non si erano ancora dati alla montagna perché rassicurati, dal traditore, che i tedeschi si erano allontanati. Ecco i nomi dei tre disgraziati: Bianchetti Ugo di 19 anni, di questa parrocchia; lo slavo Drago e l’ex tenente

Page 27: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

27

dei bersaglieri Cascio, siciliano, che in quel giorno era a capo del gruppo. Terminata tra il pianto delle madri e delle spose, questa prima dolorosa scena, furono spinti fuori della stanza ed allineati in un piccolo piazzale vicino alle case. Qui, dietro richiesta d’un uficiale tedesco, individuati dal traditore i tre partigiani, costoro furono posti uno a ianco dell’altro, e dopo altre percosse e parole oltraggiose, vennero uccisi con un colpo di pistola alla nuca, alla presenza di tutti gli altri costretti, in ginocchio, a gridare, perché il paese fosse risparmiato dalle iamme, viva la Germania, viva l’Italia fascista..Tardi, troppo tardi giunse a me l’annunzio ferale, per portare il conforto cristiano e dire una parola di rassegnazione ai poveri condannati. Quando giunsi sul posto, trovai, stesi a terra, tre cadaveri ancora sanguinanti, coperti con un lenzuolo dalla pietà d’una madre, e la popolazione impaurita, derubata, piangente.Genulesso, con il Crociisso in mano, vicino alle fredde salme, in compagnia di uomini e donne singhiozzanti, implorai su di esse la misericordia del Signore… Era sull’imbrunire quando lasciai nella mestizia e nel dolore la mia cara Piaggiasecca.Recitando il santo Rosario, con una mestizia indescrivibile, ripresi la strada sassosa e solitaria della montagna e feci ritorno alla canonica.

Parrocchia di S. Felice, luglio 1944

San Felice, a metri 525 d’altezza, conta 30 famiglie e 132 abitanti. Dista dal capoluogo 14 chilometri, ed è veramente la tipica frazione di montagna di questi d’intorni (sic), perchè le abitazioni sono alle falde della montagna poco lontana del Cucco, e appena a mezz’ora di cammino dal vecchio eremo, ridotto da qualche anno ad un mucchio di macerie4. La chiesa è isolata, sorge su un’altura circa 400 metri più in basso dall’abitato e la strada carrozzabile termina a poca distanza. In questa parrocchia non vi sono state incursioni di soldati tedeschi, però le conseguenze della guerra le ha purtroppo risentite, perché il cannone tedesco, nella prima quindicina di luglio 1944, lo aveva preso di mira, con la supposizione che le avanguardie inglesi si servissero di questa località come osservatorio verso la vallata di Perticano e, in alto, al passo della foce di Montelago, ove i Tedeschi avevano piazzato i cannoni. Per quindici giorni continui, mattina e sera, colpi di cannone vennero lanciati nelle vicinanze dell’abitato, producendo danni alla chiesa parrocchiale, a qualche abitazione ed al raccolto del grano già maturo. Di vittime non ve ne furono, perché la popolazione con il bestiame si era rifugiata nella montagna. La chiesa venne colpita da un proiettile al basso della parete verso nord in direzione della colonna che regge l’arco dell’abside, frantumando i vetri di tre inestre e danneggiando il tetto. Dalla parete lesionata, nelle piogge, l’acqua penetrava nell’interno del tempio. Le inestre, per ora, sono state chiuse con mattoni e la parete riparata alla meglio.

4 L’eremo di San Girolamo di Monte Cucco, dopo decenni di abbandono, è stato restaurato perfettamente negli anni ’70 ed è di nuovo un luogo di meditazione e di preghiera.

Page 28: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

28

21 luglio 1944

A poca distanza dall’abitato, a circa un chilometro dalla strada che serpeggia lungo la verde vallata, in una collinetta, al versante est della montagna, dietro la siepe che racchiude un piccolo campicello, una croce di legno ricorda la tragica morte del giovane Massi Tito di 24 anni, colpito, per errore, da mitraglia inglese. Da qualche giorno, provenienti da Fabriano, camionette inglesi si recavano lungo la strada della vallata, per perlustrare la montagna, ove si riteneva che qualche pattuglia tedesca vi fosse in agguato rubacchiando anche del bestiame. Quantunque il biondo giovane Massi, che pure aveva partecipato alla guerra, fosse al corrente delle operazioni inglesi, volle recarsi, nel pomeriggio di questo giorno, 21 luglio, in un campicello di sua proprietà per custodire del foraggio mietuto. Ai primi colpi della camionetta, sospese il lavoro e si rifugiò in una casa vicina. Cessato il tiro, il povero giovane suppose che le camionette si fossero allontanate, ma per persuadersi volle recarsi, quantunque sconsigliato dal padrone di casa dove si era rifugiato, in un campicello vicino e attraverso la siepe guardava il breve tratto di strada, ove all’ombra delle piante era nascosta la camionetta, che quantunque sospeso il tiro, era tuttora laggiù. Del movimento dell’incauto giovane se ne avvidero i soldati inglesi, e ritenendolo per un tedesco, spararono contro di lui dei colpi di mitraglia colpendolo a morte.Il sole era per nascondersi dietro la cima dei monti, quando le camionette inglesi ripresero la via di Fabriano. La salma del povero giovane venne pietosamente portata nella casa vicina che poco prima lo aveva ricoverato, quindi nell’abitazione di un congiunto, da dove, la sera del giorno appresso, fu trasportata, a traverso i campi, alla cappella del cimitero parrocchiale.Non era prudenza andare in chiesa, perché in questa direzione il cannone tedesco sparava di continuo. La mattina del giorno seguente, mi recai, quantunque sconsigliato, per il continuo tiro, al cimitero, che è lungo la strada comunale, a tre chilometri da qui per recitare le preghiere di rito e benedire la salma che fu tumulata due giorni dopo. D’indole mite, alieno dai contrasti, cristiano praticante, Massi Tito, il iglio del mugnaio del luogo, era amato da tutti. Nel silenzio profondo del camposanto, di fronte alla sua fredda salma, non riuscii a trattenere le lacrime… Prima di lasciarlo mi rivolsi ancora una volta a Gesù: l’eterno riposo dona a lui, o Signore…

Page 29: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

29

Serra San Quirico

Un cuore in fuga...

che salvò centinaia di viteRoberto Negro

Da qualche tempo a questa parte Serra San Quirico si sta proponendo sempre più come elegante palcoscenico di numerosi eventi e manifestazioni di rilievo non solo locale; agli appuntamenti tradizionali già consolidati, se ne sono aggiunti altri che, anche grazie all’indubbio spessore che li caratterizzano, stanno contribuendo ad affermare il piccolo e incantevole paese alle pendici del Monte Murano come un interessante protagonista all’interno di un ecosistema culturale d’eccellenza. Mostre, rassegne teatrali, appuntamenti con le ricchezze dell’enogastronomia locale, convegni e presentazioni di libri alla presenza degli autori.Certo, il rischio è che se tutto è cultura – come tempo fa ebbe a dire provocatoriamente il premio Nobel per la Letteratura 2010 Mario Vargas Llosa – niente è cultura. Ed è indubbio come l’apparentemente irreversibile inlazionamento del termine cultura, in atto oramai da decenni, rischi di far abdicare lo spirito critico, di livellare tutto inesorabilmente verso il basso. Per ovviare a questo processo di banalizzazione, oggi il vero elemento di distinzione lo si deve forse ricercare non tanto nell’accumulo di saperi, ma nell’esplicazione di ciò che ha a che fare con i valori, con le priorità. Una cultura che, per

Page 30: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

30

essere deinita tale, dovrebbe essere anche (e, per certi versi, ancora) in grado di proporre esempi, modelli di vita. Non tanto punti d’arrivo, quanto possibili strade da percorrere, una cultura capace di accendere rilettori su umanità che, pur con le loro imperfezioni e debolezze, riescano ancora oggi ad ergersi come riferimenti o – e questa è più una speranza che una constatazione – come fonti di ispirazione anche per i più giovani.Ed è proprio a questo tipo di cultura che Serra San Quirico ha fatto da vetrina il 31 maggio scorso ospitando, nella splendida cornice della chiesa di San Filippo Neri e di fronte ad un folto quanto attento pubblico, il giornalista e scrittore Oliviero Beha, arrivato all’ombra delle Copertelle per presentare la sua ultima fatica, “Un cuore in fuga”, edito da Piemme, ad appena un paio di settimane dall’anteprima nazionale del Salone Internazionale del Libro di Torino, su invito dell’associazione Le

Marche a Serra San Quirico.Protagonista del libro quel Gino Bartali, indiscusso campione di ciclismo, che tutti pensavamo di conoscere. Pensavamo, perché in verità di “Ginettaccio” ne sapevamo ben poco. Una leggenda del ciclismo: 2 Tour, 3 Giri, 4 Milano-Sanremo e innumerevoli altre vittorie. Ma anche andando a chiedere a chi oggi è più in là con gli anni – ed evitando di interpellare le nuove generazioni per non correre il rischio di sentire un disarmante «Bartali chi!?» – statene pur certi che, alla ine, tutti arriveranno alla riduttiva deinizione de il rivale di Coppi. Perché Bartali, nella memoria collettiva, inora ha sempre vissuto relegato in un angolino, all’ombra del mitico ed eterno rivale Fausto Coppi: da una parte il giovane atleta, sorridente, anticonformista, morto all’improvviso quando ancora doveva chiudere la carriera, e dall’altra lui, scorza ruvida, toscanaccio brontolone, poco incline alle apparenze. Chi muore giovane è caro agli dèi, recita un adagio; Bartali, invece, morì alla veneranda età di 86 anni, nel 2000. E lui, che la parola “eroe” la considerava enormemente inappropriata, sperava solo di esser ricordato per le sue imprese ciclistiche. Nella sua carriera aveva percorso oltre 700.000 chilometri. In realtà, in bici, di chilometri ne aveva fatti oltre un milione, ma a suo iglio diceva «se spariamo una cifra del genere penseranno che voglia vantarmi». Ecco dov’era il vero Gino Bartali: un campione sì, ma soprattutto un uomo eccezionalmente onesto e umile. Un fervente cattolico. Negli anni del fascismo, la spia dell’Ovra che lo tallonava, nel fascicolo personale a lui dedicato annotò: «Un tipo molto strano questo Bartali che ad ogni vittoria ringrazia sempre Dio e la Madonna invece di dedicare il successo al nostro Duce».Un tipo così strano che nel 1943, quando le leggi

Page 31: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

31

razziali cominciarono a essere applicate con rigore, mise le sue ruote a servizio di una missione più alta e rischiosa. Su richiesta dell’arcivescovo di Firenze, il cardinale Elia Dalla Costa, Bartali entrò a far parte di una rete clandestina che mise in salvo da fascisti e nazisti tantissimi ebrei in clandestinità dotandoli di documenti falsi. Per almeno una quarantina di volte, tra l’ottobre del 1943 e il giugno del 1944, pedalò ino ad Assisi, 160 chilometri all’andata e altrettanti al ritorno, ingendo di allenarsi, portando documenti e foto nascosti nella canna della bicicletta. «Se ti scoprono ti fucilano» lo aveva avvisato Dalla Costa. Furono più di 800 gli ebrei che ebbero salva la vita grazie al suo coraggio. E non fu quella la sua unica impresa. Eppure, per tutta la sua lunga esistenza, Bartali non se ne vantò mai. «Il bene si fa ma non si dice. Verrà il tempo in cui queste cose sarà opportuno farle sapere», diceva a suo iglio. Neanche un anno fa è stato proclamato “Giusto tra le nazioni” dallo Yad Vashem, il memoriale uficiale israeliano delle vittime dell’olocausto fondato nel 1953 come riconoscimento per i non-ebrei che hanno rischiato la vita per salvare quella anche di un solo ebreo durante le persecuzioni naziste. Oggi inalmente questa straordinaria vicenda emerge in tutti i particolari, grazie anche al racconto dei salvati, ripresi nell’imperdibile libro di Oliviero Beha.E molti tra coloro che il giorno della presentazione a Serra San Quirico hanno ascoltato direttamente dalla voce di Beha alcuni tra i tanti affascinanti aneddoti riportati con maestria narrativa nel volume, hanno maturato un’intima convinzione: che il Gino di “l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare”, questa storia l’avrebbe riscritta esattamente così. Non per gloriarsi, ma per ricordarci che, è vero, probabilmente sarà piuttosto arduo per noi diventare delle leggende del ciclismo, ma quella normalità nell’essere “eroi”, quel sentire come un dovere il mettersi al servizio del prossimo e dell’altrui libertà, sono alla portata della quotidianità di ogni essere umano. Con o senza bicicletta.

Oliviero Beha, Un cuore in fuga, Piemme, Milano 2014

Page 32: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

32

I reparti che hanno liberato le Marche:111a Kompania Ochrony MostowLucio Lucci

Sassoferrato 3 agosto 1944. La cittadina, a pochi giorni dalla sua liberazione, sta faticosamente cercando di tornare alla normalità. La viabilità è completamente distrutta, i problemi logistici sono enormi ed i partigiani sono scesi dalla montagna. L’avanzata alleata e’ per il momento sospesa perché è in atto un avvicendamento di reparti. La 56a Divisione di Fanteria inglese ha concluso il suo ciclo operativo con la liberazione di Sassoferrato e ad essa subentra una polacca. Il comandante del gruppo “Cacciatori del Foria”, Arnaldo Ciani sta conversando unitamente a suoi uomini con alcuni uficiali polacchi da poco nella cittadina. Un reparto polacco transita a pochi passi da loro per andare ad occupare le posizioni loro destinate e con meraviglia, ascoltando i loro discorsi, capiscono che nonostante le divise sono quasi tutti italiani. Alcuni “cacciatori” apostrofano in maniera amichevole questi misteriosi italo-polacchi per saperne di più. Riportiamo il colloquio come descritto da Ciani nel suo libro Ricordi della montagna.

“Ma voi siete italiani – non siamo italiani siamo polacchi – ma via burloni si sente benissimo che tu sei napoletano – ci siamo arruolati con i polacchi e siamo polacchi e con voi italiani non abbiamo più nulla da spartire.”

Gli animi si accendono ed uno dei partigiani sputa in faccia al napoletano; nasce ben presto un tafferuglio che gli uficiali polacchi presenti, apostrofando in male modo gli italiani, riescono a malapena a sedare. Questi ultimi minacciano l’arresto per i partigiani presenti per cui Ciani arretra con i suoi uomini, armi alla mano, in modo da mettere termine allo scontro. Ma la cosa non inisce qui e la sera stessa si riaccende lo scontro ed i due gruppi arrivano a scambiarsi colpi d’arma da fuoco con il ferimento di un polacco. Per fortuna l’increscioso incidente viene chiarito con il locale comando polacco e Ciani, considerato che non vi sono più le condizioni per una fattiva collaborazione con le nuove truppe alleate, decide il giorno seguente di sciogliere il suo gruppo. Il chiarimento non impedisce l’intervento della Militar Police che immediatamente pone agli arresti i due partigiani autori dello scontro e convoca Diego Boldrini in qualità di comandante dell’intero Battaglione Partigiano. Un primo colloquio con un uficiale della polizia avviene a Sassoferrato ma i tre, Boldrini ed i due partigiani, vengono accompagnati, sotto scorta armata, al comando del battaglione al momento attestato presso il cimitero della Pieve poco sotto la frazione di Aspro. Vengono accolti da un maggiore, comandante del reggimento, che pur ascoltando favorevolmente le difese di Boldrini si vede costretto a spedire i tre al comando del reparto a Cancelli di Fabriano. Un volta arrivati un colonnello

Schede

Page 33: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

33

conferma l’arresto dei due partigiani e mette in cella anche Boldrini che non riesce a far valere il suo ruolo; si ritrovano tutti e tre detenuti e impossibilitati a comunicare con alcuno. Nel frattempo si fa notte e Boldrini è preoccupato per una riunione con i suoi comandanti partigiani ai quali doveva comunicare importanti ordini. Trascorre la notte sulla paglia e solo al mattino, verso le dieci, riconosciuto come il comandante Ferruccio riesce a parlare con il colonnello e sopratutto chiarire il fatto. Quindi ritorna in libertà con le scuse dei polacchi.

Ma chi erano questi altezzosi italo polacchi?Nel corso del 1940 la Germania nazista occupa buona parte dell’Europa. L’Inghilterra rimane l’ultimo baluardo di speranza ed una parte dei combattenti sconitti vi trova rifugio. Il Governo Inglese da loro l’opportunità di entrare come volontari nel 10th Army Inter Allied Commando e dal marzo 1942 vengono formati reparti (Troop) a seconda della nazionalità; francese, belga, norvegese, jugoslavo e polacco. Soffermiamoci sulla vicenda del 6° Troop polacco. Dopo un anno di duro addestramento alle tecniche dei commandos britannici viene inviato in Algeria per sbarcare poco dopo a Taranto. Da qui raggiunge la zona d’operazioni in Abruzzo dove lo coglie il duro inverno 1943.44 con rallentamento dei combattimenti. All’inizio di marzo 1944 si costituisce a Roccasicura (Molise) una compagnia di volontari italiani con l’intento di collaborare con le truppe alleate con il nome di 111a Compagnia Protezione Ponti. Ben presto lo spirito combattivo di questi volontari viene premiato ed iniziano l’addestramento per servizi di commandos. Da giugno diventa un reparto speciale e, conservando il nome come copertura, è aggregato al 6° Troop polacco. Nella prima decade di giugno hanno il battesimo del fuoco partecipando alle operazioni lungo il litorale adriatico. Conquistano il Monte della Crescia di Offagna e partecipano alla liberazione di Ancona, il 19 luglio, subendo la perdita di cinque uomini. Dopo questi fatti la Compagnia viene spostata a Nocera Umbra e da qui raggiunge Cancelli di Fabriano per poi essere schierata a Morello di Sassoferrato. Proprio durante questo trasferimento, 3 agosto 1944, avviene il diverbio poi degenerato con i partigiani dello Strega sopra descritto. Nello stesso giorno la compagnia cessa di appartenere al 10° AIAC per entrare a far parte degli organici del 2° Corpo d’Armata polacco. Possiamo azzardare che motivo di tanta alterigia da parte di questi italiani sia dovuto alla consapevolezza di appartenere ad una unità esclusiva e leggendaria come i commandos britannici. I combattimenti proseguono ino alla liberazione di Pesaro, dopodichè la compagnia viene sciolta, probabilmente su pressione dello Stato Maggiore del Regio Esercito Italiano che non vedeva di buon occhio la presenza di italiani all’interno delle truppe alleate. Chiudiamo queste brevi note ricordando la presenza, tra le poche decine di appartenenti alla compagnia, di otto marchigiani: sette di Montemarciano e uno di Serra S. Abbondio.

Page 34: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

34

LibriIl giudice e il prigioniero.Alvaro Rossi

Questo è, a mia conoscenza, il primo, o uno dei pochi (mi tengo sul sicuro per non offendere nessuno) grandi libri che uno storico marchigiano dedica a un tema e a un personaggio di così ampia e universale rilevanza culturale e politica che con questa regione non ha avuto praticamente nessun contatto e nessun legame (anche se almeno un conterraneo - purtroppo una losca igura di imbroglione e di delatore - l’anconitano “sedicente Dante Romani”, come lo chiama Ruggero nel capitolo che gli dedica, il lettore lo incontra nelle prime pagine del libro, seguendo Gramsci nel suo tribolatissimo e crudelissimo “trasferimento ordinario” da Ustica a Milano). Io, e lo ripeto senza voler far torto a nessuno, mi sento proprio di dire che Ruggero Giacomini, con questo suo lavoro, fa diventare maggiorenne la ricerca storica marchigiana. Da sempre, secondo me, tranne qualche eccezione, e penso in particolare a Santarelli, troppo settoriale e ripiegata su se stessa, occupata a rappresentare quasi esclusivamente il proprio territorio, chiusa in piccoli gruppi autoreferenziali (non che non vadano fatte ricerche “sul campo”, beninteso… ma, insomma, almeno non solo…) E questo essere troppo ripiegati su se stessi, sempre secondo me, non vale solo per la ricerca storica, ma per la cultura marchigiana nel suo complesso: per l’editoria, per l’arte, ecc : tutti ambiti in cui troppi operatori sono o appaiono poco inclini a misurarsi e a proporsi a livello nazionale, per non dire europeo… Non so se per un senso dei propri limiti, per insicurezza o per un orgoglio che deinirei colpevolmente neghittoso, e in ogni caso mal posto)Questo è dunque un libro coraggioso, stampato da Castelvecchi, un editore nazionale piccolo ma altrettanto coraggioso, che cade come un sasso nel

Page 35: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

35

sempre più rarefatto ambiente degli studi gramsciani e propone, sulla base di una ricerca estremamente approfondita e priva di preconcetti, una lettura convincente e realistica degli ultimi anni e delle ultime vicende di una grande igura di intellettuale, uno degli indiscutibili protagonisti della storia del ‘900. Una dei tanti crimini - penso addirittura tra i più orribili - della dittatura fascista.Il coprotagonista del libro, come sin dal titolo si esplicita, è il giudice Enrico Macis, l’istruttore del processo che condannerà Gramsci a 20 anni e quattro mesi di reclusione, l’inquisitore, la maschera umana falsamente comprensiva degli stati d’animo e dei patimenti del suo prigioniero, il subdolo suggeritore di pensieri palesemente indirizzati solo ad aumentarne lo sconforto e la solitudine, nell’intento di piegarne la volontà e indurlo a un atto di sottomissione. Una igura assolutamente centrale sulla quale invece non s’era inora appuntata alcuna particolare attenzione.Con questo ottimo lavoro, che può leggersi come una allegoria del potere, dei suoi metodi e dei suoi misfatti, avvincente come un romanzo ma rilessivo e documentato come si conviene ad un saggio di storia, Ruggero Giacomini ci mostra anche quale sia la sua la maturità di scrittore e di ricercatore, che merita di essere conosciuta ed apprezzata non solo dagli specialisti della disciplina, ma anche da un pubblico più vasto, e certamente non solo regionale, di lettori curiosi e intelligenti.

Ruggero Giacomini, Il giudice e il prigioniero,

Castelvecchi, Roma 2014

1944, sotto l’ombra di un bel ior. Lilith Verdini

Si è svolta sabato 3 maggio ad Ancona presso il Circolo Operaio di mutuo soccorso “Walter Germontari” di via Colleverde la presentazione del libro 1944,

Page 36: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

36

sotto l’ombra di un bel ior. Walter Germontari e il quartiere Grazie Tavernelle di Ancona. Il volume, curato dallo storico Ruggero Giacomini e da Clizia Pavani, socia del circolo e promotrice dell’iniziativa, è stato pubblicato in occasione del 70esimo anniversario dell’eccidio di Monte Sant’Angelo di Arcevia, strage dove trovò la morte anche il giovane Walter Germontari, a cui il libro rende omaggio. Nel salone dello storico circolo (fu fondato infatti come Società Operaia di Mutuo Soccorso già nel 1881) il libro è stato presentato in una tavola rotonda cui hanno preso parte, oltre ai curatori, i sindaci di Ancona e di Arcevia, Valeria Mancinelli e Andrea Bomprezzi, i presidenti dell’ANPI regionale e provinciale, Claudio Maderloni e Alessandro Bianchini e delle sezioni di Ancona ed Arcevia, Stefania Giacomini ed Angelo Verdini, il rappresentante dell’ARCI, Michele Cantarini e la Dirigente Scolastica dell’istituto Comprensivo di Grazie Tavernelle, Elisabetta Micciarelli. Fine principale del volume è quello di raccontare quanto più possibile Walter Germontari e il contesto d’origine nel quale si era formato. Nato il 19 novembre 1923 nel quartiere Grazie di Ancona, operaio al cantiere navale, decise di combattere il nazifascismo diventando partigiano nel territorio arceviese. Il volume si articola in diverse parti ognuna delle quali cerca di approfondire un aspetto legato alla vicenda umana di Walter: Walter Germontari e i partigiani di Arcevia e dell’Anconetano, I partigiani delle Grazie Tavernelle, Il Circolo e le Grazie, una serie di Testimonianze. Per quanto riguarda la parte relativa ad Arcevia si evidenziano i contributi di Angelo Verdini sull’eccidio del Monte Sant’Angelo, l’intervista di Lilith Verdini a Dilo Ceccarelli sulla sua esperienza da partigiano nel GAP e quello di Gastone Michelini sul contributo di suo padre Aldo alla resistenza arceviese. Con questo libro quindi si approfondisce ulteriormente la storia della resistenza nel territorio di Arcevia e si fa luce su un altro dei suoi protagonisti: Walter Germontari. Un’iniziativa encomiabile che serve da spunto e da esempio: l’auspicio è infatti quello che ogni protagonista della resistenza arceviese, che ogni martire dell’eccidio del Monte Sant’Angelo possa avere raccontata e tramandata la propria vicenda umana e di lotta. È questo un buon proposito che non possiamo disattendere.

R. Giacomini, C. Pavani (a cura), 1944 sotto l’ombra

di un bel ior, Walter Germontari e il quartiere Grazie Tavernelle di Ancona, Gabbiano, Ancona 2014

Page 37: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

37

Noi c’eravamo...(dalla presentazione di Carlo Latini, presidente Istituto

Gramsci Marche)

Questo libro racconta, attraverso testimonianze dirette, le esperienze politiche di numerosi esponenti e militanti del Pci della provincia di Ancona. Esperienze vissute nel territorio, a livello di base, che hanno rappresentato il corpo più vivo e concreto della soggettività del comunismo italiano.I protagonisti del libro sono i dirigenti che hanno operato a livello locale, a contatto diretto con i cittadini: operai e contadini, studenti e insegnanti, artigiani e impiegati, donne e uomini. Era la sfera dell’agire politico in cui si intersecavano la società civile e la società politica, l’individuo e il collettivo, l’immediatezza e il progetto, la speciicità territoriale e il disegno generale, il provato e il pubblico, i movimenti e il partito, i movimenti e le istituzioni. Era la sfera dell’agire politico in cui i militanti organizzavano in modo diretto la democrazia, canalizzando la voglia di partecipazione verso obiettivi concreti e insieme generali, con la trasformazione dei primi frammenti di coscienza politica in una visione più matura e profonda.Era il momento in cui i cittadini divenivano partito, afferravano la politica. Era il momento in cui prendeva corpo il partito di massa.Il Pci nella storia d’Italia è stato un grande costruttore di democrazia, un potente veicolo del protagonismo delle masse popolari e di altri ceti sociali nella vita politica, è stato il punto di riferimento più credibile di quella parte del Paese che non tollerava l’ingiustizia, la corruzione e la demagogia, che si opponeva in modo deciso alle tentazioni autoritarie e antidemocratiche, che cercava di coniugare lo sviluppo economico e il progresso civile.Al lettore viene proposta una raccolta esemplare di episodi, fatti e personaggi rafiguranti l’incontro della società civile con la politica. Ma il Pci non esiste più e i partiti attuali fanno rimpiangere quelli

Page 38: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

38

di una volta, per cui queste testimonianze potrebbero apparire come il ricordo nostalgico di un tempo che fu. In realtà ci trasmettono valori ed esperienze capaci di far capire, soprattutto alle nuove generazioni, la natura, il signiicato e il valore dell’impegno politico.

Nino Lucantoni e Emanuele Mobili (a cura), Noi

c’eravamo, testimonianze dall’interno del Pci nella provincia di Ancona, afinità elettive, Ancona 2014

La guerra sull’Appennino

umbro - marchigiano (dalla quarta di copertina)

Una nuova prospettiva nel panorama degli studi storiograici su Seconda guerra mondiale e Resistenza, sebbene focalizzata su una parte soltanto dell’Italia centrale, si è aperta sul inire del 2011 con la stipula di una convenzione fra il Comune di Fabriano, l’Archivio di Stato di Ancona, l’Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nelle Marche e l’Istituto per la storia dell’Umbria contemporanea.Tali accordi hanno permesso la costituzione di un gruppo di studio inalizzato ad un’analisi organica e coordinata dei temi citati, dei loro rilessi, sviluppi ed esiti in un’area comunque vasta e signiicativa come la dorsale appenninica che segna il conine umbro-marchigiano. Una demarcazione che per secoli ha assicurato innumerevoli punti di contatto. Scambio e contaminazione, da cui sono derivati processi storici simili che hanno legato diverse aree a cavallo delle montagne.Punto di partenza non poteva che essere un’occasione di confronto e analisi, in cui si è veriicata la situazione a livello di conoscenze, studi realizzati, fonti disponibili, prospettive di ricerca. Questo è il senso del convegno tenutosi a Fabriano il 6 ottobre

Page 39: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

39

2011, di cui qui si presentano gli Atti, una giornata nel corso della quale si sono alternati storici dei due Istituti e di altre realtà di ricerca, insieme ad archivisti non solamente umbri e marchigiani, per dare impulso ad una rinnovata fase di studi che riprenda strade già intraprese separatamente e le congiunga nello studio unitario di una realtà che, da secoli, è di fatto comune, pur senza che ciascuna abbia mai perso peculiarità e caratteri distintivi.

Silvia Bolotti e Tommaso Rossi (a cura), La guerra

sull’Appennino umbro-marchigiano 1940-1945,

Editoriale Umbra, Foligno 2013

Guerra, ricostruzione, Repubblica(dal risvolto di copertina del volume)

Nel decennio che va dal 1943 al 1953 le Marche furono attraversate da novità e trasformazioni. Il transito della seconda guerra mondiale, il dificile dopoguerra, la convinta scelta democratica e repubblicana, hanno profondamente inciso sulla vicenda storica di una periferia solitamente declinata al plurale. Ma, accanto a questi vistosi cambiamenti, altri hanno preso corpo in relazione all’attività politica e amministrativa, alla dimensione socio-economica, agli orientamenti culturali e intellettuali, alle istituzioni civili, allo sport. Di tutto ciò si occupa questo volume al quale hanno partecipato diciotto studiosi: Valentina Baiocco, Silvia Barocci, Silvia Bolotti, Giuseppe Campana, Francesco Domizi, Lucio Febo, Mario Fratesi, Ruggero Giacomini, Giovani Mainoli, Giuseppe Morgese, Cesare Mario Natale. Massimo Papini, Andrea Pongetti, Silvia Serini, Marco Severini, Matteo Soldini, Ercole Sori, Riccardo Paolo Uguccioni.

Il progetto “Storia delle Marche nel XX secolo”, ideato e coordinato da Marco Severini, è stato avviato

Page 40: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

40

nel 2007 e troverà compimento nel 2016. Sono già usciti: Le Marche in età giolittiana (1900-

14); Le Marche e la Grande Guerra (1915-18);

Le Marche nel primo dopoguerra (1919-24); Le

Marche sotto il regime fascista (1925-43; Guerra,

ricostruzione, Repubblica (1943-53).Usciranno: Le Marche e la “grande

trasformazione” (1953-70) e Dall’istituzione delle

Regioni alla ine del secolo (1979-2000).

Marco Severini (a cura), Guerra, ricostruzione, Repubblica, Aras, Fano 2014

Da leggere / da vedere

Per il centenario della Settimana rossa

M. Papini, Ancona e il mito della Settimana rossa,

afinità elettive, Ancona 2013M. Guzzini, Tempo rosso, afinità elettive, Ancona 2013

M. Severini (a cura), La Settimana rossa, Aracne,

Roma 2014

M. Severini, Giovani ribelli, Pensiero e azione,

Senigallia 2014

C. Rosati, Il processo alla Settimana rossa, afinità elettive, Ancona 2014

AA.VV., La Settimana rossa cento anni dopo,

Ancona 7 giugno - 20 luglio 2014

100 anni dalla Settimana rossa, Fabriano 7 - 14

giugno 2014

La Settimana rossa a Sassoferrato storia e

personaggi, Sassoferrato, 7 - 14 giugno 2014

Page 41: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

41

Page 42: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

42

Notizie dalle Sezioni

… da Arcevia

Il 4 Maggio con il presidente Smuraglia

Page 43: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

43

“Partigiani leggendari”Michele Pulcinelli

Ha avuto luogo nel pomeriggio di domenica 29 giugno la seconda edizione di “Partigiani leggendari, il monte come non lo avete mai percorso”, suggestivo appuntamento nei luoghi della Resistenza arceviese e lungo i sentieri di monte Sant’Angelo, che unisce la memoria all’amore per la natura, per la storia e per la cultura. Così immersi nel verde della macchia, i circa cinquanta partecipanti all’iniziativa hanno intrapreso il percorso proposto dagli organizzatori dell’ANPI di Arcevia. Iniziando con la presentazione, all’aria aperta, del libro 1944, sotto l’ombra di un bel ior, curato da Ruggero Giacomini e Clizia Pavani, si è dato appuntamento agli interessati davanti al Memoriale dell’eccidio, per poi incamminarsi ino alla vetta della montagna, ove lo storico Virginio Villani ha esposto ai partecipanti le vicende legate alla piccola abbazia che vi sorge. La tappa successiva ha portato gli escursionisti, non senza insidie, ino al “Sasso del Diavolo”, il luogo della leggenda per eccellenza. Questo sperone di rocce calcaree, nascosto lungo i pendii del Sant’Angelo e sovrastato dalla vegetazione, è stato lo scenario piuttosto insolito della lettura della poesia omonima, interpretata da Lilith Verdini, e tratta dall’abbondante produzione saggistica dell’antropologo e linguista Giovanni Crocioni, nato nel 1870 a Certopiano di Arcevia: il testo narra appunto il mistero che circonda il sito. L’evento è poi proseguito conducendo i marciatori più a valle, sulla riva destra del torrente Renella, nella casa dove nel 1944 abitava Attilio Elisabettini con la sua famiglia. Qui li attendeva un piccolo ristoro, un’altra storia e un’altra lettura: in quella casa un giovane ebreo jugoslavo, Albert Alcalay, divenuto poi un celebre pittore e professore di estetica dell’università di Harvard negli USA, scampò alle persecuzioni nazi-fasciste. Lilith Verdini ha infatti letto un brano tratto da The persistence of hope, in cui il professore narra le sue vicissitudini e di come ebbe salva la vita in questo piccolo comune dell’entroterra marchigiano, con particolare riferimento proprio alla data del 4 maggio 1944, quando una pattuglia tedesca, che scendeva dal luogo dell’eccidio, perquisì la casa senza scoprire gli ospiti che vi si nascondevano.Con i ricordi dell’anziano abitante di quella casa, testimone vivente della vicenda, si è trascorso un momento carico di emozione, prima di fare ritorno alla casa Mazzarini, chi scegliendo un autobus in attesa a fondovalle, messo a disposizione dall’amministrazione comunale, chi risalendo a piedilungo un percorso alternativo.

Page 44: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

44

… da Cerreto d’Esi

Il 25 Aprile 2014Alberto Biondi

Oggi è una bella giornata. Il 25 aprile è sempre una bella giornata.Oggi lo è in modo particolare perchè intorno a noi si raccoglie una comunità ancora più ampia e unita in una condivisione di valori e di sentimenti. Oggi c’è particolarmente gradita la presenza dei familiari di Giuseppe Chillemi, la cui cara memoria vogliamo tutti insieme onorare. Sono venuti dalla loro terra lontana, da Antillo, in provincia di Messina, a testimoniarci di come gli anni che passano non scaliscono i sentimenti veri e gli affetti profondi, che restano immutati perché il tempo, il rullo compressore della vita, non li attenua né li scolora, ma li rende ancor più vivi, nel momento stesso in cui li consegna alla storia. Grazie per essere qui.

Voglio poi ringraziare per la loro presenza il vescovo, il sindaco, col quale in questi anni abbiamo condiviso un sincero antifascismo, e Bartolo Ciccardini, sempre disponibile a spendersi per la sua Cerreto, al quale voglio anche riconfermare il mio affettuoso e personale apprezzamento. Consentitemi inine di mostrare la mia gratitudine ai ragazzi della scuola media e ai loro insegnanti, a Gilberto, autore di questa bella targa, alla banda musicale, agli antifascisti, ai ragazzi del CAG, e Massimo Melchiorri, i quali tutti si sono adoperati per realizzare il bel murale che in un unicum avvolge la targa commemorativa.Un murale bello e signiicativo che, nella sua lineare ma suggestiva semplicità, vuole ricordarci i nostri partigiani dell’Appennino, mentre il proilo verde dei

l’epigrafe posta al centro del murale dice così: QUI CADDE IL 4 - 7 - 1944 / SOTTO IL PIOMBO DELLA MITRAGLIA / NAZIFASCISTA IL PARTIGIA-NO / GIUSEPPE CHILLEMI / A DIFESA DEL CLN RIUNITO NEL MUNI-CIPIO / DI CERRETO D’ESI / GLI ANTIFASCISTI CERRETESI NEL 70° / POSERO.

Page 45: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

45

monti Peloritani, che incombono sul Antillo, il paese di Giuseppe Chillemi, si fonde col rosso del nostro San Vicino, il colore della lotta del sacriicio, scelto per richiamare il tragico epilogo di Braccano. È una sintesi, una congiunzione ideale di valori fondanti, praticati dagli uomini e dalle donne che hanno lottato per la libertà nella Resistenza, scritti e direi scolpiti nella costituzione, la cui bandiera tutti ci rappresenta e protegge.Con questa iniziativa e con questo forte sentimento, noi cerretesi elaboriamo anche un lutto che dura da 70 anni, perché la morte di Giuseppe ha indotto nella memoria collettiva degli antifascisti di questa città un senso di colpa forse inespresso ma consistente, per la atroce modalità con la quale gli è stata inlitta che, come disse il poeta, “ ... ancor ci offende…”. Perché siamo stati costretti ad assistere tutti, sgomenti e impotenti, a una lunga agonia, alla vita di un ragazzo che si è spenta da sola in mezzo a una strada, senza il conforto di una voce amica o la mano pietosa di un compagno che almeno gli accarezzasse la fronte Oggi sentiamo di esserci liberati da quel senso di colpa che, seppure in modo latente, ha lungamente accompagnato il nostro cammino perché, rappresentandolo, abbiamo consegnato quell’evento alla storia, che saprà ben valutarlo, mettendo sui piatti della sua bilancia la crudele ferocia di un nemico che, ormai vinto, continuava a battersi con la forza della disperazione per imporre la sua allucinata visione del mondo e il generoso entusiasmo dei nostri partigiani, sostenuto, com’era possibile, da una popolazione provata dalla guerra e terrorizzata dalla violenza e dalle rappresaglie. E il responso non può che essere uno: quello che sentiamo e conosciamo bene e che ci fa essere qui…Oggi, con la coscienza inalmente liberata, si rinnova la nostra commozione per quella tragica ine e la nostra determinazione a continuare a lottare per una società di liberi, di giusti, e di uguali.

I due nipoti di Giuseppe Chillemi, giunti dalla Sicilia, conversano con Alberto Biondi, presidente dell’Anpi, e con Bartolo Ciccardini

Page 46: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

46

Per Bartolo Ciccardini

L’avevo conosciuto quando, con Alberto Biondi, presidente della sezione Anpi di Cerreto d’Esi ed anche suo parente, gli avevamo chiesto di collaborare al nostro “bollettino”. Aveva accettato immediatamente e infatti nei primi due numeri ci sono due suoi contributi.Non gli avevamo chiesto nulla per il terzo perché, avendo più volte manifestato il suo apprezzamento per il nostro modesto lavoro, ci ripromettevamo di organizzare questa estate, nell’ambito della nostra “Festa delle liberazioni”, una tavola rotonda al quale l’avremmo invitato, in qualità di presidente dell’Associazione dei partigiani cattolici, per ragionare con noi e con esponenti regionali e nazionali dell’Anpi sulle nostre rispettive associazioni e magari trovare, oltre a qualche altra occasionale collaborazione di scrittura, anche dei terreni comuni di azione o di proposta culturale o politica.Era una bella persona e un interlocutore aperto e intelligente. Mancherà a noi e a “il bollettino”.

25 aprile 2014: il sindaco di Cerreto d’Esi legge la commemorazione uficiale mentre Bartolo Ciccardini raccoglie gli appunti per l’intervento che pronuncerà subito dopo.

Page 47: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

47

...da Fabriano

Nel 70° dell’assalto al treno di

Albacina Ruggero Giacomini

Ringrazio per l’invito rivoltomi a partecipare a questa iniziativa, che ho accolto molto volentieri. Come ho già avuto modo di scrivere ricostruendo la storia delle Resistenza nelle Marche, l’assalto al treno qui ad Albacina “fu una delle più importanti e riuscite azioni militari della Resistenza marchigiana”. Un fatto divenuto nel tempo quasi leggendario, rimasto impresso e rielaborato nei ricordi a volte in maniera contraddittoria dagli stessi protagonisti.E mi hanno sempre affascinato alcuni particolari di questo episodio. Il primo è il comandante Bartolo Chiorri, che vinta la battaglia, aperti i vagoni dove erano chiusi con gli uomini anche 7 quadrupedi, è attratto irresistibilmente da un cavallo, lo prende e vi sale in groppa.Questo cavallo alcuni lo ricordano “bianco”, altri “marrone scuro con una stella bianca al centro della testa”. Ciò che è comune è l’immagine impressa, di questo giovane comandante partigiano che si impone sopra quel cavallo, riassumendo la soddisfazione generale per il successo conseguito. I partigiani fecero allora un bel bottino: armi, munizioni, viveri, vestiario, otto biciclette e anche diciotto paia di scarpe, che allora erano un bene preziosissimo. Ma niente eguaglia il cavallo di

Page 48: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

48

Chiorri nell’immaginario. I partigiani il cavallo che il comandante aveva messo sotto lo chiamarono “Hitler”, a voler signiicare che anche il capo nazista avrebbe fatto quella ine.Un altro particolare che colpisce è il grido con cui venne lanciato l’attacco: ‘Brigata Garibaldi avanti!’ All’inizio, avvicinatisi di soppiatto, i partigiani lanciarono candelotti di dinamite e misero fuori uso l’autoblinda creando panico nella scorta. I ricordi dei protagonisti ci consegnano uno spettacolo terriicante: esplosioni tremende, i ili dell’alta tensione schiantati che provocano alte iammate, e purtroppo anche la morte di uno dei partigiani: Attilio Rosselli, toccato da un ilo dell’alta tensione.Immaginiamo lo sconcerto al vedere il compagno morto, l’attimo di disorientamento; che viene rotto da questo grido di battaglia: ‘Brigata Garibaldi

avanti!’.A lanciarlo dicono sia stato Giuseppe Pandoli, detto “Peppe de Roma”, perché a Roma aveva lavorato. In realtà era un operaio di Serra San Quirico che fu poi comandante del distaccamento partigiano dei “Lupi di Serra”.Nello scontro a fuoco con la scorta nazifascista cadde, raggiunto da un colpo di mitraglia, un altro partigiano, Ercole Ferranti.Noi oggi ricordando l’avvenimento, ricordiamo e onoriamo i due caduti: Attilio Rosselli ed Ercole Ferranti, partigiani combattenti della brigata Garibaldi delle Marche, comandata da Annibale, l’ingegner Gino Tommasi, capo militare del CLN delle Marche, comunista, che pochi giorni dopo venne catturato in Ancona dai fascisti, torturato senza riuscire a strappargli alcun nome, consegnato quindi ai tedeschi, deportato e morto nel campo di Mauthausen. Prima medaglia d’oro al valor militare alla memoria assegnata alla Resistenza nelle Marche.La brigata partigiana organizzata e comandata da Tommasi accoglieva nelle sue ile tutti i patrioti disposti a battersi per la liberazione dell’Italia indipendentemente dalla fede di ciascuno, con spirito aperto e senza discriminazioni. Si chiamava “V Brigata Garibaldi Marche”. Era stata infatti la V brigata costituita e riconosciuta in Italia dal comando generale delle brigate Garibaldi di Milano, comandante Gallo, Luigi Longo, di cui è appena uscita una biograia di Alexander Hobel , Una vita

partigiana (Carocci 2013).La prima Brigata d’assalto Garibaldi nacque in Friuli; seguirono la II brigata “Biella” in Piemonte; la 3° in provincia di Piacenza; la 4°, la brigata “Cuneo”, città tra le più importanti della Resistenza.La Quinta è la brigata delle Marche e questo numero 5 attesta già di per sé lo sviluppo precoce in Italia del movimento partigiano nelle Marche. Vale la pena di

Page 49: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

49

sottolinearlo, perché l’apporto precoce e consistente delle Marche alla Resistenza è del tutto ignorato dalla storiograia nazionale degli ultimi decenni; il che chiama in causa anche la responsabilità degli istituti di storia marchigiani, istituzionalmente deputati a far conoscere e valorizzare la Resistenza marchigiana.L’assalto al treno che oggi ricordiamo vide protagonisti due gruppi partigiani, due distaccamenti d’assalto della brigata Garibaldi: Il gruppo “Lupo”, comandato da Bartolo Chiorri, e il gruppo Piero”, che prendeva il nome dal comandante, Piero Boccacci. Ecco un altro mistero della resistenza marchigiana: Boccacci, uno dei primi e prestigiosi capi partigiani a un certo punto scompare e non se ne sa più nulla. Questo personaggio ebbe un ruolo importante nella prima resistenza partigiana nella zona settentrionale del monte San Vicino, con centro alla Porcarella, prima che gli subentrasse nel comando il suo aiutante e sottoposto, il tenente Agostino Pirotti.Quello che si sa di Piero, ma è tutto da veriicare, è che fosse un sottuficiale di marina, di origine genovese, sposato in Ancona e aveva la famiglia sfollata a Serra San Quirico. In gennaio sulle piane della Porcarella (oggi Poggio San Romualdo) c’era stato un lancio da parte degli alleati e i partigiani disponevano pertanto di armi eficienti, soprattutto gli sten, mitra a canna corta con caricatore da 32 colpi.Il successo dell’azione di Albacina, suscitò vasta risonanza e incoraggiò l’aflusso dei giovani sui monti. Il primo a divulgare il fatto fu il giornale clandestino “La Riscossa” che si stampava in una baita della collina fabrianese e che era animato da due grandi antifascisti: il socialista Oreste Bonomelli, di origine bresciana, che il fascismo aveva internato a Fabriano allo scoppio della guerra; e il comunista Engles Proili, medico fabrianese, in seguito arrestato e torturato a morte dai fascisti. Medaglia d’oro al valore civile. Scrisse dunque “La Riscossa”, sulla base chiaramente di informazioni di prima mano, che: il combattimento era avvenuto quando ancora era buio; era stato “breve”; gli uficiali fascisti “ed i tedeschi che accompagnavano il convoglio” erano scappati precipitosamente, lasciando “sul terreno cinque fra fascisti e tedeschi”; erano stati liberati “tutti i soldati italiani che da diversi giorni stavano rinchiusi nei vagoni”, e “più di duecento” di loro si erano uniti ai patrioti. Questa cifra è largamente esagerata: la gran parte infatti si incamminò a piedi e con mezzi di fortuna per cercare di ritornare alle rispettive zone di origine. Il giornale aveva anche riferito delle due vittime tra i partigiani “i cui nomi – scriveva - non dimenticheremo: Roselli Attilio e Ferranti Ercole”.

Page 50: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

50

“La Riscossa” riferiva anche che la tradotta era ferma alla stazione “da due giorni”, e che trasportava “oltre settecento reclute” dei bandi della RSI “racimolate nei paesi dell’alta Italia e dirette al fronte sud” per “lavori di fortiicazione per le difese tedesche dell’Abruzzo”.In seguito la memoria inida ha ritenuto che il treno trasportasse giovani destinati ai campi di concentramento in Germania, forse per l’inconscio desiderio di accentuare l’aspetto umanitario dell’impresa. E così è scritto nel monumento a ricordo, dove si dice che “furono liberati 720 giovani diretti ai lager in Germania”.Su questo punto c’è una fonte dirimente che io ho già utilizzato nel mio libro Ribelli e partigiani. Si tratta della relazione del questore fascista di Ancona, alle autorità di Salò, in cui è scritto che i soldati appartenevano al 105° Battaglione Genio

Fortiicazioni Campali dell’esercito della RSI. Secondo la nota del questore dalla parte nazifascista le perdite erano state un “sottuficiale” morto e due feriti, “un altro sottouficiale e [un] soldato”. Esagera anche il questore parlando delle forze partigiane, parlando - forse anche per giustiicare l’enormità della sconitta -, di “qualche centinaio di partigiani” ed attribuendo loro bombe a mano, “fucili e mitragliatrici”, ed anche “qualche mortaio da 45 mm.”, che per la verità non sembra siano stati posseduti.Ma ciò che è più interessante del rapporto del questore fascista è la frase seguente: “Le forze dei ribelli, avuto il sopravvento, misero in libertà i militari”. Non dice che furono fatti prigionieri e poi eventualmente rilasciati. Dice che furono messi “in libertà”. Ammette dunque che quei soldati della RSI non erano liberi; e non lo erano: né materialmente sul treno in quel momento (chiusi nei vagoni come i cavalli e per questo quando arrivarono i partigiani li abbracciarono), né per il compito che era loro afidato, quello appunto di ausiliari dello sforzo bellico tedesco. Questi soldati di Salò portati controvoglia al fronte Sud, di cui sappiamo poco e nulla, ricordano pure le reclute della GNR che furono mandate dal Veneto a fare la guardia alla miniera di Cabernardi, che i partigiani presero con loro sul monte S.Angelo di Arcevia, condividendone insieme la tragica sorte, bruciati anch’essi dalle SS con i lanciaiamme il 4 maggio del ’44. E pure di essi si ignorano le identità.Nel lontano 1953 fu pubblicata la prima edizione della classica storia della Resistenza di Roberto Battaglia – primo e tuttora, a mio giudizio, il maggiore storico della resistenza italiana -. Battaglia scrive di questo fatto di Albacina, dove “poche decine di partigiani” avevano rimesso “in libertà oltre 500

Page 51: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

51

repubblichini”, cogliendo dunque sinteticamente l’essenza dell’avvenimento.Sono passati 70 anni da quell’impresa audace di Albacina, che celebriamo come un importante contributo quale fu alla lotta di liberazione e di cui ricordiamo e onoriamo, con i protagonisti e i partigiani che vi persero la vita, tutti gli uomini e le donne della Resistenza, tutti i caduti della guerra di liberazione.Checché ne dicano gli storici rovescisti della verità oggi di moda, il contributo della Resistenza alla sconitta del nazifascismo fu notevole anche sotto il proilo militare. Essa fu in Europa ino allo sbarco di Normandia l’effettivo secondo fronte che tenne impegnate forze nazifasciste, mentre l’Unione sovietica ad est reggeva il grosso dell’attacco.In Italia dalla Resistenza sono sorte le fondamenta della ricostruzione dell’Italia democratica dopo un regime ventennale di guerra interna e internazionale.Da quella lotta di Resistenza – che fu all’inizio di pochi grandi italiani, che sotto il fascismo vissero la reclusione, il conino e l’esilio o, come Gramsci, la morte in carcere – e poi diventò di massa con il movimento e attorno al movimento partigiano, nacque il 2 giugno 1946 la Repubblica e fu eletta nelle prime elezioni politiche libere dopo la guerra la Costituente, dove tutte le forze politiche e le idee poterono confrontarsi, misurarsi, essere rappresentate e concorrere senza sbarramenti alla formulazione del patto fondamentale della convivenza del paese, la Costituzione democratica. Tra i deputati della Costituente vi fu quell’Oreste Bonomelli che abbiamo visto animatore del giornale antifascista marchigiano ”La Riscossa”, attraverso cui giunse forse in quell’Assemblea anche l’eco di questi nostri avvenimenti e sentimenti. La Costituzione, come sappiamo, è stata il risultato più alto della Resistenza e il grande lascito per le generazioni che sono seguite: come principi fondamentali e come organizzazione democratica dello Stato fondata sul lavoro e la sovranità del popolo, l’equilibrio dei poteri e la preminenza dell’interesse pubblico. Per questo ci inquieta quando la vediamo non applicata o sotto attacco. Per questo dobbiamo difenderla sempre, non solo per la sua storia gloriosa, ma anche per rispettare la memoria di tutti quelli che l’hanno resa possibile anche col loro sacriicio, come i martiri che qui, oggi, onoriamo. Onore agli eroici combattenti e ai caduti della ResistenzaViva i partigianiViva la Costituzione.

Page 52: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

52

22 aprile 2014

Commemorazione di Engles ProiliAlvaro Rossi

Alto è l’onore che mi è stato fatto, chiamandomi qui oggi, settant’anni dopo quel lontano 22 aprile 1944, a parlare dell’uomo e del sacriicio di Engles Proili. Chiamandomi a celebrare, insieme a tutti voi, un rito civile col quale la comunità che in questo momento noi qui rappresentiamo si ritrova unita in una commemorazione che presuppone, oltre all’antifascismo, una comune idea di giustizia, di libertà, di rigetto dell’oppressione, della violenza e dell’intolleranza…Riti quanto mai preziosi, in questi momenti dificili e di disorientamento… momenti nei quali è anche molto probabile, diciamocelo pure, che, andando via di qui, ognuno di noi riprenda la ricerca di una sua soluzione ai suoi problemi, e qualcuno magari anche di una scorciatoia che illusoriamente lo affranchi dalla dura necessità di interrogare con umiltà la storia e di ascoltare la voce di tutti, per cercare e trovare insieme, se non la risposta deinitiva e all’altezza dei tempi e della loro complessità, almeno un ilo di quella speranza che sempre più sembra assottigliarsi. … ma torniamo a noi…Engles Proili è nato il 2 ottobre del 1905, dunque quel 22 aprile non ha ancora compiuto 39 anni. È poco più di un ragazzo, diremmo oggi. Ma un ragazzo che ha alle spalle una storia quanto mai intensa e complicata: il padre è un sarto, ideologicamente molto impegnato, a giudicare dal nome che attribuisce a suo iglio, la famiglia vive decorosamente e lui in da bambino rivela non comuni capacità e attitudine allo studio. Dopo le elementari, il ginnasio, dove,

Page 53: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

53

procedendo negli studi e assecondando il duplice e crescente interesse verso le scienze naturali e la medicina, muove i suoi primi passi nella politica. All’inizio degli anni ’20, gli anni dello squadrismo, ancora liceale, lo troviamo a Macerata dove conosce il carcere e le sevizie dei fascisti, falsamente accusato di aver attentato alla vita del locale Federale. Liberato, è fatto segno di nuove aggressioni che lo costringono a trasferirsi, prima a Urbino poi a Jesi, dove consegue la licenza liceale. Si iscrive alla facoltà di medicina dell’università di Roma e sta frequentando il quarto anno quando viene arrestato, condannato per attività antifasciste e mandato al conino in Calabria. Scontata la pena rientra a Fabriano, dove una nuova denuncia gli vale altri anni di conino, stavolta a Lipari. Si laurea a pieni voti nel 1929, a Messina, e tra mille dificoltà ottiene, nel 1931, l’abilitazione all’esercizio della professione. Mette su famiglia e inalmente può aprire un ambulatorio e mostrare il suo valore di medico. Nel 1941 è a Pola dove dirige il dispensario antitubercolare. Rientra a Fabriano due anni dopo, alla caduta del fascismo e, specialmente a partire dell’8 settembre, pur non tralasciando la sua professione, si vota alla lotta, all’organizzazione, alla propaganda, alla stampa, al Comitato di Liberazione Nazionale, al nascente movimento dei renitenti alla leva e dei primi partigiani. Sono i sette mesi di più intensa, fervida e proicua attività che Engles Proili mette al servizio degli ideali del socialismo, della democrazia e della libertà. Probabilmente anche i più gratiicanti della sua breve vita, prima della cattura, delle tremende sevizie e della morte che forse lo ha liberato dalle mani dei suoi aguzzini, dopo nove giorni di sofferenze che solo una immaginazione perversa potrebbe arrivare a descrivere…Mi è capitato fra le mani, qualche tempo fa, il numero unico stampato in occasione del primo anniversario, solennemente celebrato al teatro Gentile. Era il 22 aprile 1945. La guerra, anche se non ancora uficialmente conclusa, era a tutti gli effetti tecnicamente inita, con la vittoria non solo degli eserciti alleati, ma anche di tutti coloro, in Italia e in Europa, che s’erano battuti contro il fascismo e contro il nazismo. C’erano stati milioni di morti, su tutti i fronti, ma s’era conclusa positivamente anche per la partecipazione delle forze democratiche e popolari che ovunque, e dunque anche sui nostri monti e nelle nostre città, s’erano opposte alla barbarie. Forze popolari che giusto tre giorni dopo sarebbero “scese giù dai monti”, come si cantò allora, per dare la spallata inale alle dittature con l’insurrezione nazionale, al nord, del 25 aprile 1945.E fu la “festa d’aprile”, il punto di svolta della storia del ‘900 italiano, dal quale sarebbero nate le elezioni

Page 54: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

54

a suffragio universale, la Costituzione e la repubblica che, nel bene e nel male, ci hanno garantito decenni di crescita economica e dei prosperità: quello per cui, penso di poterlo dire, sono anche morti uomini illuminati e coraggiosi come Engles Proili…

Gli oratori uficiali furono: il sindaco di Fabriano Luigi Bennani, che ricopriva la carica dal 13 luglio dell’anno prima, investito in quel ruolo dal CLN e dal governatore militare alleato, Antonio Pesenti, ministro delle inanze del governo allora in carica, guidato Bonomi, che rappresentava insieme il partito comunista e lo Stato, e Oreste Bonomelli, che parlò nome del Comitato di Liberazione Nazionale, Bonomelli, l’intellettuale socialista bresciano, già internato civile nel campo di concentramento del collegio Gentile, che con Proili, dall’ottobre del 1943 aveva anche costruito la importantissima esperienza della Riscossa, il foglio clandestino del CLN non solo fabrianese, che uscì ino all’agosto del 1945.Non ho fatto una ricerca negli archivi, e non so cosa dissero quegli oratori, ma posso immaginarlo, anche perché quel giornaletto era intitolato “Un uomo,

un’idea, un martire”. Categorie interpretative condivisibili, ed anche proicue da esplorarsi, ma oggi, in tempi così disincantati e frantumati, oserei dire insuficienti. Perché oggi noi dobbiamo soprattutto intendere Engles Proili come un testimone. Uno

Page 55: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

55

dei maggiori testimoni non solo del suo tempo: per l’idea alta e nobile che aveva della sua professione di medico, al servizio della comunità dolente dei malati, non scissa ma, al contrario, strettamente coniugata con la sua idea della politica: alta, altissima e nobile disposizione del cervello e del cuore all’esclusivo servizio della comunità, dei bisognosi, degli affamati di giustizia sociale, di uguaglianza, di fraternità, di libertà...Engles Proili fu dunque un grande uomo, un grande medico, un grande antifascista, un grande ispiratore e un grande organizzatore delle forme prima intellettuali e poi militari della resistenza di tutti coloro che, nel fabrianese, s’erano riconosciuti e uniti nella comune lotta al tedesco invasore e al suo servo fascista.E credo sia stato proprio per queste ragioni che agli occhi del nemico costituiva, molto più di altri, un antagonista particolarmente insidioso, da rendere inoffensivo con qualunque mezzo. E infatti lo arrestarono il 13 di aprile. Non credo, come si disse, su indicazione di un Giuda: assomiglia troppo a una storia in troppo nota. Credo anzi che mentre il suo orientamento politico e le sue qualità di medico, erano noti a tutti, la piena comprensione del suo ruolo di cardine insostituibile e unitario tra gli uomini e le forze della resistenza, in quel momento l’avessero addirittura più netta tedeschi e fascisti, probabilmente ottenuta per mezzo di iniltrati o di conidenti. Loro infatti, e cominciamo ad averne anche delle prove, cercavano di conoscere e studiare il loro nemico, che avvertivano minaccioso tutt’intorno a loro. I nostri invece, e anche questo ormai, dopo averlo intuito, sappiamo, agivano per lo più con la consueta irruente e qualche volta anche incosciente generosità. Anche per queste ragioni oggi, quando proviamo a ricostruire la nostra storia, sentiamo che dobbiamo saperne di più, cercare nuove fonti, scavare in nuovi archivi. Per non doverla sempre riscrivere sul calco di quanto, a caldo, hanno raccontato alcuni, non tutti, dei suoi protagonisti. Per portare alla luce tutti i possibili nessi e le relazioni tra cause ed effetti e per rendere veramente onore non solo alle vittime e ai martiri di quella stagione, ma anche a tutti quelli, e furono tanti, che la vissero come protagonisti per poi rientrare nei ranghi della loro vita consueta, qualche volta raccontando o scrivendo, più spesso seppellendo quei ricordi in un angolo della loro mente o della loro anima…Quando ho ricevuto dall’Anpi di Fabriano l’invito ad essere qui a parlare, mi è venuta subito in mente l’idea di provare a mettere in rapporto la cattura, gli interrogatori, la tortura e la morte di Proili, che ha creato un vuoto incolmabile nella resistenza

Page 56: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

56

fabrianese, con la cattura, gli interrogatori e le torture somministrate poco più di un mese prima, l’8 febbraio, a una delle igure centrali della resistenza marchigiana, Gino Tommasi, il comandante Annibale, che ha messo in crisi e in parte compromesso la tessitura unitaria che era riuscito ad organizzare in tutta la regione a partire dalla metà di settembre 1943, con una attività sotterranea che alla lunga non deve essere sfuggita ai servizi di informazione del nemico. Non so se sarà mai possibile documentare questa intuizione, per esempio arrivando a conoscere da quali strutture erano partiti gli ordini di procedere ai due arresti o l’eventuale rapporto esistente tra coloro che condussero o in qualche modo “verbalizzarono” gli interrogatori di due personaggi così signiicativi. È però certo che si è trattato di due azioni che hanno colpito due delle migliori teste organizzative e pensanti della nostra resistenza, determinando danni quantiicabili solo col senno di poi, comunque rilevantissimi. Azioni che, secondo me, non potevano essere realizzate dai soli fascisti repubblichini, in genere adibiti a funzioni di bassa macelleria, senza che la Gestapo o le strutture di intelligence dell’esercito tedesco ne fossero, quanto meno, informate.Penso che anche questo sia uno degli impegni che, come cultori della verità storica, prima ancora che come dirigenti dell’Anpi, dobbiamo prendere in questo settantesimo anno, perché la cifra tonda non si riduca a uno sterile esercizio retorico, ma ci stimoli a nuovi approcci, a nuovi approfondimenti, a nuove rilessioni, ad iniziative, in una parola, il cui statuto sia il più rigoroso ed il più innovativo possibile.Dopo aver ricordato Engles Proili e accennato alla sua biograia e alle presumibili ragioni che hanno portato alla sua morte, mi si consenta, prima di inire, di accennare alle altre tre vittime passate, seppure fugacemente, per gli stessi tristi locali della caserma repubblichina, prima d’essere uccise:il 2 maggio vi transitarono, per un sommario interrogatorio, prima di essere fucilati, Ivan Silvestrini e Elvio Pigliapoco. Una efferatezza compiuta a freddo e per ini esclusivamente terroristici, complice forse Adriana Barocci, la belva di Fabriano, il cui ruolo e funzione, al servizio soprattutto dei tedeschi e della Gestapo, al di là del colore, andrebbe meglio approfondito e circostanziato;il giorno dopo, il 3 maggio, toccò invece a Giuseppe Pili, un partigiano sardo vicino al gruppo “Tigre” di Gigi Cardona, per il quale non schierarono neppure il plotone di esecuzione: lo uccisero lì dentro, come era accaduto una diecina di giorni prima a Proili, di sevizie e di bastonate, per poi seppellirlo malamente dentro il cratere di una bomba alleata caduta nei pressi.Il nome di Giuseppe Pili, e lo ripeto qui, dopo averne

Page 57: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

57

spesso parlato e scritto, ha tutti i titoli per essere riconosciuto e onorato come quello delle altre vittime della violenza nazifascista ed inserito nella memoria e nel martirologio della nostra resistenza.Ringrazio l’Anpi di Fabriano, il suo direttivo, il suo presidente e il massimo storico della resistenza della città, Terenzio Baldoni, per avermi offerto l’opportunità di essere qui a parlare del loro, del nostro Engles Proili.Rivolgo un abbraccio ideale ai igli e alla famiglia Proili, che so sempre aperta alle nostre iniziative.Grazie inine al sindaco di Fabriano per la sua presenza e per le sue parole e grazie a tutti i presenti, che ho visto attenti e commossi. È un buon segno.Viva sempre la Resistenza, viva la libertà, viva la Costituzione, viva l’Italia.Voglio terminare questa commemorazione ricordando ancora, dopo averlo in precedenza accennato, il prossimo 25 aprile, che ognuno di noi, immagino, passerà con le istituzioni della propria città, nel ricordo complessivo dei valori della lotta antifascista e della resistenza. E accennare alle iniziative che, come coordinamento delle sezioni Anpi di Fabriano, Sassoferrato, Arcevia, Cerreto d’Esi e Serra San Quirico, per il secondo anno, con il nome di “Festa delle liberazioni”, prenderemo nelle nostre località a partire dal 13 luglio, data della liberazione di Fabriano, ino al 5 agosto, data della liberazione di Arcevia.Non ne abbiamo ancora realizzato il calendario completo, ma vi invitiamo in da ora a sostenerla e a leggere il nostro Bollettino, un periodico di documentazione e rilessione storica che parla anche delle nostre attività e che si può chiedere nelle nostre sezioni territoriali.

Page 58: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

… da Sassoferrato

Luglio nel segno della memoria

Page 59: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio
Page 60: bollettino - studicesanensi.it · Michele Pulcinelli..... pag. 43 Cerreto d’Esi Il 25 Aprile 2014, nel segno di Chillemi Alberto Biondi ... Mail: alvaro.rossi2@gmail.com. 3 Un foglio

Il 10 luglio 2014, nella sala Avis di Sassoferrato Carla Marcellini, dell’Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nelle Marche, Ruggero Giacomini, il massimo storico della Resistenza della nostra regione, Claudio Maderloni, Presidente regionale Anpi, Alessandro Bianchini, Presidente provinciale Anpi e Valentina Conti, editore, parleranno del volume Woner Lisardi

“autobiograia” di un partigiano.Scritto da Alvaro Rossi e frutto di più di un anno di conversazioni col protagonista e di ricerche bibliograiche e di archivio, il volume, che esce in occasione del suo novantesimo compleanno, copre una intera vita, ma soprattutto offre al lettore, nel capitolo centrale, una ricostruzione cronologica dei principali eventi, oggettivi e soggettivi, occorsi nel periodo che va dal 9 settembre 1943 al 29 luglio 1944, data della liberazione di Sassoferrato.Ai lettori de “il bollettino”, nel fascicolo numero due, dedicato alla “Festa delle liberazioni”, era stato già offerto in anteprima l’incipit e le prime righe del capitolo quarto, “La vita continua”.