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BOLLETTINO MATER MISERICORDIAE

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_______ In copertina: Icona della “Mater Dei”: copia eseguita nel laboratorio iconografico “Lungo la Via Lauretana”, (convento S. Nicola di Tolentino), esposta nella mostra “ICONE DELLA FEDE “ (9-18 novembre).

“Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia

(Vangelo di Luca 2,10-12) Il mondo cerca la gioia. “Al solo sentirla nominare –

scrive sant’Agostino – “ tutti si sollevano e ti guardano, per così dire nelle mani, per vedere se mai tu sia in grado di dare qualcosa al loro bisogno”. Tutti vogliamo essere fe-lici. E’ la cosa che accomuna tutti, buoni e cattivi. Chi è buono è buono per essere felice; chi è cattivo non sarebbe cattivo, se non sperasse di poter essere felice. Se tutti amiamo la gioia è perché, in qualche modo misterioso, l’abbiamo conosciuta; se, infatti, non l’avessimo conosciuta - se non fossimo fatti per essa - non l’ameremmo”. Questa nostalgia della gioia è il lato del cuore umano natu-ralmente aperto a ricevere il Vangelo , “il lieto messaggio”. Dobbiamo perciò testimoniare la gioia. Quando il mondo bussa alle porte della Chiesa – perfino quando lo fa con violenza e con ira – è perché cerca la gioia…

Questa della gioia è la sfida che viene alla Chiesa dal di fuori. Nel profeta Isaia leggiamo queste parole, rivolte al popolo di Dio: “Hanno detto i vostri fratelli che vi odiano,

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_______ In copertina: Icona della “Mater Dei”: copia eseguita nel laboratorio iconografico “Lungo la Via Lauretana”, (convento S. Nicola di Tolentino), esposta nella mostra “ICONE DELLA FEDE “ (9-18 novembre).

“Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia

(Vangelo di Luca 2,10-12) Il mondo cerca la gioia. “Al solo sentirla nominare –

scrive sant’Agostino – “ tutti si sollevano e ti guardano, per così dire nelle mani, per vedere se mai tu sia in grado di dare qualcosa al loro bisogno”. Tutti vogliamo essere fe-lici. E’ la cosa che accomuna tutti, buoni e cattivi. Chi è buono è buono per essere felice; chi è cattivo non sarebbe cattivo, se non sperasse di poter essere felice. Se tutti amiamo la gioia è perché, in qualche modo misterioso, l’abbiamo conosciuta; se, infatti, non l’avessimo conosciuta - se non fossimo fatti per essa - non l’ameremmo”. Questa nostalgia della gioia è il lato del cuore umano natu-ralmente aperto a ricevere il Vangelo , “il lieto messaggio”. Dobbiamo perciò testimoniare la gioia. Quando il mondo bussa alle porte della Chiesa – perfino quando lo fa con violenza e con ira – è perché cerca la gioia…

Questa della gioia è la sfida che viene alla Chiesa dal di fuori. Nel profeta Isaia leggiamo queste parole, rivolte al popolo di Dio: “Hanno detto i vostri fratelli che vi odiano,

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che vi respingono a causa del mio nome. Mostri il Signore la sua gloria, e voi fateci vedere la vostra gioia!” (Isaia 66,5). S. Agostino leggeva questo versetto così: “ A coloro che vi dicono: - Non siete nostri fratelli-, voi dite: -Siete no-stri fratelli”. La stessa sfida è rivolta, silenziosamente, al popolo di Dio, anche oggi. Una Chiesa malinconica e timo-rosa non sarebbe all’altezza del suo compito; non potrebbe rispondere alle attese dell’umanità e soprattutto dei gio-vani. La gioia è l’unico segno che anche i non credenti sono in grado di recepire e che può metterli seriamente in crisi. (R. Cantalamessa, Credi tu? Un pensiero al giorno sulla fede, Ancora, Milano 2012, pp. 82-83).

AIUTACI, O MADRE Tu sei vicino, noi siamo lontani: vieni, Signore, rinnova l’incontro, vieni a donarci la tua amicizia, noi non abbiamo più fede in noi stessi. Tu solo sei l’assoluta Parola che dona all’uomo un senso e una gioia: vieni a fare ancor nuove le cose, torni la terra com’era all’origine. Venite, genti, a udire il Signore, tutti del tempio varchiamo la soglia e disponiamo i cuori all’ascolto. aiutaci, o Madre, a capire in silenzio. (David Maria Turoldo, Laudario alla Vergine. Via pulchri-tudinis, EDB, 2012, p. 81]

Joseph Ratzinger

Benedetto XVI

L’infanzia di Gesù

Un libro per il Natale e per l’anno della fede

Il libro di Joseph Ratzin-

ger - Benedetto XVI, dedi-cato ai cosiddetti “Vangeli dell’Infanzia”, esamina i 180 versetti distribuiti in 4 capi-toli (due nel vangelo di Mat-

teo, due in quello di Luca) ed è per così dire la terza tavola del trittico dedicato dall’autore alla vita di Gesù. I testi evangelici contengono racconti che si muovono sul binario della narrazione e della teologia: da un lato appare la discendenza storica davidica di Gesù di Nazareth, e dall’altro lato la sua concezione verginale per opera dello Spirito Santo e, di conseguenza, la di-vinità filiale dello stesso Cristo. Nella premessa l’autore propone una metafora de-scrittiva per definire questa sua analisi dell’infanzia di Gesù, è come una “sala d’ingresso” di quella solenne architettura illustrata da Ratzinger-Benedetto XVI nei due volumi precedenti riguardanti la vita pubblica e la morte risurrezione di Gesù. In questa “sala d’ingresso” risuona una domanda che echeggerà più oltre nel pretorio di Pilato quando il procuratore ro-mano chiederà all’imputato Gesù: :”Di dove sei tu?”. Questo interrogativo di contenuto anagrafico rimanda nel vangelo di Giovanni ad una trascendenza ulteriore

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che vi respingono a causa del mio nome. Mostri il Signore la sua gloria, e voi fateci vedere la vostra gioia!” (Isaia 66,5). S. Agostino leggeva questo versetto così: “ A coloro che vi dicono: - Non siete nostri fratelli-, voi dite: -Siete no-stri fratelli”. La stessa sfida è rivolta, silenziosamente, al popolo di Dio, anche oggi. Una Chiesa malinconica e timo-rosa non sarebbe all’altezza del suo compito; non potrebbe rispondere alle attese dell’umanità e soprattutto dei gio-vani. La gioia è l’unico segno che anche i non credenti sono in grado di recepire e che può metterli seriamente in crisi. (R. Cantalamessa, Credi tu? Un pensiero al giorno sulla fede, Ancora, Milano 2012, pp. 82-83).

AIUTACI, O MADRE Tu sei vicino, noi siamo lontani: vieni, Signore, rinnova l’incontro, vieni a donarci la tua amicizia, noi non abbiamo più fede in noi stessi. Tu solo sei l’assoluta Parola che dona all’uomo un senso e una gioia: vieni a fare ancor nuove le cose, torni la terra com’era all’origine. Venite, genti, a udire il Signore, tutti del tempio varchiamo la soglia e disponiamo i cuori all’ascolto. aiutaci, o Madre, a capire in silenzio. (David Maria Turoldo, Laudario alla Vergine. Via pulchri-tudinis, EDB, 2012, p. 81]

Joseph Ratzinger

Benedetto XVI

L’infanzia di Gesù

Un libro per il Natale e per l’anno della fede

Il libro di Joseph Ratzin-

ger - Benedetto XVI, dedi-cato ai cosiddetti “Vangeli dell’Infanzia”, esamina i 180 versetti distribuiti in 4 capi-toli (due nel vangelo di Mat-

teo, due in quello di Luca) ed è per così dire la terza tavola del trittico dedicato dall’autore alla vita di Gesù. I testi evangelici contengono racconti che si muovono sul binario della narrazione e della teologia: da un lato appare la discendenza storica davidica di Gesù di Nazareth, e dall’altro lato la sua concezione verginale per opera dello Spirito Santo e, di conseguenza, la di-vinità filiale dello stesso Cristo. Nella premessa l’autore propone una metafora de-scrittiva per definire questa sua analisi dell’infanzia di Gesù, è come una “sala d’ingresso” di quella solenne architettura illustrata da Ratzinger-Benedetto XVI nei due volumi precedenti riguardanti la vita pubblica e la morte risurrezione di Gesù. In questa “sala d’ingresso” risuona una domanda che echeggerà più oltre nel pretorio di Pilato quando il procuratore ro-mano chiederà all’imputato Gesù: :”Di dove sei tu?”. Questo interrogativo di contenuto anagrafico rimanda nel vangelo di Giovanni ad una trascendenza ulteriore

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e si ripresenta altrove nei vangeli e ha la sua risposta proprio in questi 180 versetti. Ravasi (il cui testo di presentazione del libro in esame, qui si cerca di sintetizzare) individua nell’analisi di Ratzinger quattro linee interpretative. La prima chiave di lettura fa interagire “storia e fede”, sulla base anche dell’asserto centrale del cristiane-simo: il Logos eterno e infinito che è Cristo Dio di-viene anche “carne”, contingenza, temporalità, finitu-dine, mortalità, umanità. Sorge, dunque, la domanda: “Si tratta veramente di storia avvenuta, o è soltanto una meditazione teologica espressa in forma di sto-ria”? Benedetto XVI è convinto che si tratta di “avve-nimenti storici”, il cui significato è stato teologica-mente interpretato dalla comunità cristiana e dai Vangeli”. Non per nulla nei testi abbondano i ri-mandi alle coordinate geopolitiche riferite a Bet-lemme, Nazareth, Augusto, Erode, Gerusalemme e il suo tempio, il censimento imperiale di Quirinio ecc.

A sostegno di questa storicità Ratzinger-Benedetto XVI propone la classificazione dei racconti sotto il ge-nere delle “tradizioni familiari”, vero e proprio fon-damento giudaico-cristiano, proveniente dalla famiglia di Gesù”. Ma in questi eventi storici strutturali si in-crocia anche il trascendente e ciò pone problemi a li-vello di interpretazione. L’autore citando un’af-ferma-zione di Karl Barth in cui si dice che Dio interviene nel mondo materiale (nascita di Gesù dalla Vergine, la risurrezione dal sepolcro), conclude con il teologo

protestante che se Dio non può operare sulla materia, allora Egli non è Dio. Dunque, il divino e ciò che è storico si incontrano e perciò si impone una interpre-tazione congiunta tra teologia e storia. Una seconda chiave di lettura, continua Ravasi, è quella del nesso tra “storia “ e “profezia”. Matteo, in-fatti, narra l’infanzia di Gesù con frequenti citazioni bibliche anticotestamentarie. Ratzinger chiama questi annunci profetici “parole in attesa” di ricevere la loro decifrazione piena, il loro “protagonista”. Quelle pa-role, per così dire germinali, si verificano in Cristo, come nel caso dell’oracolo di Isaia (7,14) sulla “gio-vane/vergine” che genera l’Emmanuele. Perciò “nella storia di Gesù quelle parole antiche diventano realtà… e la storia di Gesù proviene dalla parola di Dio soste-nuta e tessuta da essa”. La terza chiave di lettura riguarda la narratologia, dove si distinguono due attori: l’autore e il lettore, i quali, rispettivamente rimandano a “che cosa i fatti dicono in sé” (funzione informativa) e a “che cosa essi dicono per me” oggi (funzione performativa). Così si affronta, ad esempio, il rapporto tra fede e politica; o, alla vicenda della tragedia dei bambini trucidati da Erode su cui incombe il lamento della biblica Ra-chele, si aggiunge: “Nella nostra epoca storica rimane attuale il grido delle madri verso Dio, ma al contempo la risurrezione di Gesù ci rafforza nella speranza della vera consolazione”.

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e si ripresenta altrove nei vangeli e ha la sua risposta proprio in questi 180 versetti. Ravasi (il cui testo di presentazione del libro in esame, qui si cerca di sintetizzare) individua nell’analisi di Ratzinger quattro linee interpretative. La prima chiave di lettura fa interagire “storia e fede”, sulla base anche dell’asserto centrale del cristiane-simo: il Logos eterno e infinito che è Cristo Dio di-viene anche “carne”, contingenza, temporalità, finitu-dine, mortalità, umanità. Sorge, dunque, la domanda: “Si tratta veramente di storia avvenuta, o è soltanto una meditazione teologica espressa in forma di sto-ria”? Benedetto XVI è convinto che si tratta di “avve-nimenti storici”, il cui significato è stato teologica-mente interpretato dalla comunità cristiana e dai Vangeli”. Non per nulla nei testi abbondano i ri-mandi alle coordinate geopolitiche riferite a Bet-lemme, Nazareth, Augusto, Erode, Gerusalemme e il suo tempio, il censimento imperiale di Quirinio ecc.

A sostegno di questa storicità Ratzinger-Benedetto XVI propone la classificazione dei racconti sotto il ge-nere delle “tradizioni familiari”, vero e proprio fon-damento giudaico-cristiano, proveniente dalla famiglia di Gesù”. Ma in questi eventi storici strutturali si in-crocia anche il trascendente e ciò pone problemi a li-vello di interpretazione. L’autore citando un’af-ferma-zione di Karl Barth in cui si dice che Dio interviene nel mondo materiale (nascita di Gesù dalla Vergine, la risurrezione dal sepolcro), conclude con il teologo

protestante che se Dio non può operare sulla materia, allora Egli non è Dio. Dunque, il divino e ciò che è storico si incontrano e perciò si impone una interpre-tazione congiunta tra teologia e storia. Una seconda chiave di lettura, continua Ravasi, è quella del nesso tra “storia “ e “profezia”. Matteo, in-fatti, narra l’infanzia di Gesù con frequenti citazioni bibliche anticotestamentarie. Ratzinger chiama questi annunci profetici “parole in attesa” di ricevere la loro decifrazione piena, il loro “protagonista”. Quelle pa-role, per così dire germinali, si verificano in Cristo, come nel caso dell’oracolo di Isaia (7,14) sulla “gio-vane/vergine” che genera l’Emmanuele. Perciò “nella storia di Gesù quelle parole antiche diventano realtà… e la storia di Gesù proviene dalla parola di Dio soste-nuta e tessuta da essa”. La terza chiave di lettura riguarda la narratologia, dove si distinguono due attori: l’autore e il lettore, i quali, rispettivamente rimandano a “che cosa i fatti dicono in sé” (funzione informativa) e a “che cosa essi dicono per me” oggi (funzione performativa). Così si affronta, ad esempio, il rapporto tra fede e politica; o, alla vicenda della tragedia dei bambini trucidati da Erode su cui incombe il lamento della biblica Ra-chele, si aggiunge: “Nella nostra epoca storica rimane attuale il grido delle madri verso Dio, ma al contempo la risurrezione di Gesù ci rafforza nella speranza della vera consolazione”.

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Il quarto criterio usato è quello linguistico, anch’esso rilevante strumento interpretativo. Al ri-guardo Ravasi sottolinea in Ratzinger-Benedetto XVI l’uso di un linguaggio limpido, essenziale, incisivo, persino umile, di fronte a certe interpretazioni oscure ed esoteriche di tanti esperti specialisti. Qui, invece, il discorso è piano, scorrevole e stimolante. Il libro consta di 176 pagine e la sua lettura nel pe-riodo liturgico dell’avvento e del Natale è particolar-mente indicata per cogliere il contenuto dei vangeli dell’infanzia, gli aspetti teologici e storici, con rimando all’attualità. E’ un libro di istruzione e di meditazione. (La nostra è una sintesi della presentazione del libro da parte di Gianfranco Ravasi, in L’Osservatore Romano, mercoledì 21 novembre , 2012, pp. 4-5).

SENZA DI LUI

“I suoi genitori si recavano ogni anno a Geru-salemme per la festa di Pasqua. Quando Egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la con-suetudine della festa. Ma trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fan-ciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero” (Lc 2,41-43).

Torniamo indietro, andiamo a cercarlo: l’abbiamo tutti perduto da secoli,

e non piangiamo più come la madre che per tre giorni lo cerca affannosa!

Il nostro è un correre dietro al vento, né più sappiamo per quale ragione

continuare a vivere ancora: a partorire, a sperare, a gioire!

Senza di Lui non abbiamo più Dio, né più fratelli possiamo sentirci: è divenuta la casa un deserto, “Sion è tutta un triste deserto”!

La stessa madre ci prenda per mano piccoli e grandi, fedeli e atei:

lei ch’è la madre di tutti i credenti ci sveli dove Egli possa celarsi.

(David Maria Turoldo, Laudario alla Vergine.”Via pulchri-tudinis”, EDB 2012, p. 51)

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Il quarto criterio usato è quello linguistico, anch’esso rilevante strumento interpretativo. Al ri-guardo Ravasi sottolinea in Ratzinger-Benedetto XVI l’uso di un linguaggio limpido, essenziale, incisivo, persino umile, di fronte a certe interpretazioni oscure ed esoteriche di tanti esperti specialisti. Qui, invece, il discorso è piano, scorrevole e stimolante. Il libro consta di 176 pagine e la sua lettura nel pe-riodo liturgico dell’avvento e del Natale è particolar-mente indicata per cogliere il contenuto dei vangeli dell’infanzia, gli aspetti teologici e storici, con rimando all’attualità. E’ un libro di istruzione e di meditazione. (La nostra è una sintesi della presentazione del libro da parte di Gianfranco Ravasi, in L’Osservatore Romano, mercoledì 21 novembre , 2012, pp. 4-5).

SENZA DI LUI

“I suoi genitori si recavano ogni anno a Geru-salemme per la festa di Pasqua. Quando Egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la con-suetudine della festa. Ma trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fan-ciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero” (Lc 2,41-43).

Torniamo indietro, andiamo a cercarlo: l’abbiamo tutti perduto da secoli,

e non piangiamo più come la madre che per tre giorni lo cerca affannosa!

Il nostro è un correre dietro al vento, né più sappiamo per quale ragione

continuare a vivere ancora: a partorire, a sperare, a gioire!

Senza di Lui non abbiamo più Dio, né più fratelli possiamo sentirci: è divenuta la casa un deserto, “Sion è tutta un triste deserto”!

La stessa madre ci prenda per mano piccoli e grandi, fedeli e atei:

lei ch’è la madre di tutti i credenti ci sveli dove Egli possa celarsi.

(David Maria Turoldo, Laudario alla Vergine.”Via pulchri-tudinis”, EDB 2012, p. 51)

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60 ° ANNIVERSARIO

MACERATA

CIVITAS MARIAE

INVITO DEL VESCOVO

E DEL SINDACO

Macerata si appresta a celebrare una ricorrenza

storica: il 60° anniversario della proclamazione della "Civitas Mariae". Un evento che coniuga aspetti civili e religiosi, nato da uno straordinario coinvolgimento popolare. Il Consiglio comunale, il 15 novembre 1952, consapevole della profonda devozione dei Maceratesi verso la Madonna della Misericordia, accolse la proposta del Congresso mariano regionale e di un comitato cittadino proclamando Macerata ''Città di Maria".

Fece, inoltre, apporre una epigrafe in latino, ai lati dell’effigie mariana ricollocata sulla facciata del Munici-pio nel 1945 a seguito di una petizione popolare soste-nuta da più di 20.000 firme. La sacra immagine, infatti, salvo brevi intervalli era sempre stata presente sul pa-lazzo comunale sin dal 1300. Il giorno successivo, il 16 novembre 1952, in Piazza della Libertà si svolse la ceri-monia religiosa che legò il nome della città a Maria. Erano i tempi della ricostruzione, tempi in cui la città aveva ben evidenti le ferite della guerra ed ancora vivo era il dolore delle famiglie per i lutti subiti. Con estremo piacere, quindi, invitiamo tutti i Maceratesi a prendere parte alle iniziative congiunte che Comune e Diocesi hanno predisposto per ricordare lo storico evento. Il Sindaco Il Vescovo Avv. Romano Carancini S.E.R. Mons. Claudio Giuliodori

PROGRAMMA

Sabato 10 novembre 2012 ore 18 - Locali Ex Upim Inaugurazione mostra "ICONE DELLA FEDE" nella luce di Cristo Risorto - aperta fino al 18 novembre. Lunedì 12 novembre 2012 ore 18 - Auditorium San Paolo Conferenza di Padre Salvatore Perrella Preside della Pontificia Università Teologica Marìanum di Roma sul tema "Maria, Madre di Cristo, Porta della fede". Presentazione del libro "Civitas Mariae"- a cura di mons. Egidio Pietrella. Giovedì 15 novembre 2012 ore 21 - Auditorium San Paolo "Macerata Civitas Mariae” storia e devozione mariana di Macerata con commento musicale a cura delle corali maceratesi. Venerdì 16 novembre 2012 ore 21 - Sala consiliare "Consiglio comunale solenne”: commemorazione dello storico evento. Domenica 18 novembre 2012 ore 16 - Piazza Libertà Rinnovazione dell'affidamento a Maria. Solenne concelebrazione eucaristica.

Molti secoli di storia mariana, fin dalle origini della città, vissuti dai Maceratesi in un meraviglioso crescendo, ebbero il meritato epilogo, quando Mace-rata fu proclamata solennemente “Civitas Mariae” nel pomeriggio del 16 novembre 1952. Decretata con voto unanime dai rappresentanti ecclesiastici e laici

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60 ° ANNIVERSARIO

MACERATA

CIVITAS MARIAE

INVITO DEL VESCOVO

E DEL SINDACO

Macerata si appresta a celebrare una ricorrenza

storica: il 60° anniversario della proclamazione della "Civitas Mariae". Un evento che coniuga aspetti civili e religiosi, nato da uno straordinario coinvolgimento popolare. Il Consiglio comunale, il 15 novembre 1952, consapevole della profonda devozione dei Maceratesi verso la Madonna della Misericordia, accolse la proposta del Congresso mariano regionale e di un comitato cittadino proclamando Macerata ''Città di Maria".

Fece, inoltre, apporre una epigrafe in latino, ai lati dell’effigie mariana ricollocata sulla facciata del Munici-pio nel 1945 a seguito di una petizione popolare soste-nuta da più di 20.000 firme. La sacra immagine, infatti, salvo brevi intervalli era sempre stata presente sul pa-lazzo comunale sin dal 1300. Il giorno successivo, il 16 novembre 1952, in Piazza della Libertà si svolse la ceri-monia religiosa che legò il nome della città a Maria. Erano i tempi della ricostruzione, tempi in cui la città aveva ben evidenti le ferite della guerra ed ancora vivo era il dolore delle famiglie per i lutti subiti. Con estremo piacere, quindi, invitiamo tutti i Maceratesi a prendere parte alle iniziative congiunte che Comune e Diocesi hanno predisposto per ricordare lo storico evento. Il Sindaco Il Vescovo Avv. Romano Carancini S.E.R. Mons. Claudio Giuliodori

PROGRAMMA

Sabato 10 novembre 2012 ore 18 - Locali Ex Upim Inaugurazione mostra "ICONE DELLA FEDE" nella luce di Cristo Risorto - aperta fino al 18 novembre. Lunedì 12 novembre 2012 ore 18 - Auditorium San Paolo Conferenza di Padre Salvatore Perrella Preside della Pontificia Università Teologica Marìanum di Roma sul tema "Maria, Madre di Cristo, Porta della fede". Presentazione del libro "Civitas Mariae"- a cura di mons. Egidio Pietrella. Giovedì 15 novembre 2012 ore 21 - Auditorium San Paolo "Macerata Civitas Mariae” storia e devozione mariana di Macerata con commento musicale a cura delle corali maceratesi. Venerdì 16 novembre 2012 ore 21 - Sala consiliare "Consiglio comunale solenne”: commemorazione dello storico evento. Domenica 18 novembre 2012 ore 16 - Piazza Libertà Rinnovazione dell'affidamento a Maria. Solenne concelebrazione eucaristica.

Molti secoli di storia mariana, fin dalle origini della città, vissuti dai Maceratesi in un meraviglioso crescendo, ebbero il meritato epilogo, quando Mace-rata fu proclamata solennemente “Civitas Mariae” nel pomeriggio del 16 novembre 1952. Decretata con voto unanime dai rappresentanti ecclesiastici e laici

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della regione Marche nel congresso regionale mariano tenutosi a Macerata, preparata da tempo dalla Provvi-denza e dalle preghiere, decisa dalle autorità co-munali, la fatidica data ebbe uno svolgimento straor-

dinario. Il gran-de giorno fu prepa-rato da una so-lenne missione della Pro Civitate Christiana fondata da don Giovanni Rossi: i 21 missio-nari laici, per lo più, predicarono nelle chiese, nelle piazze; raggiunse-ro tutti i luoghi. Celebrazioni e

funzioni solenni furono tenute in più sedi e per di-verse categorie di persone. Finalmente sulla pubblica piazza della Libertà, dov’era giunta in processione una marea di gente, dinnanzi al Palazzo Comunale, il vescovo Silvio Cassulo affida Macerata a Maria e pro-nuncia la formula di consacrazione della città alla Ma-donna della Misericordia, con un messaggio intensis-simo, cui segue il discorso-preghiera del sindaco Otello Perugini. Si scopre la lapide sulla facciata del Municipio dove si legge “Civitas Mariae”, tra un gio-ioso e lungo applauso. Da allora l’intera Comunità

maceratese, civile e religiosa, ha celebrato solenne-mente le ricorrenze del decennale, del venticinque-

simo, del qua-rantesimo e del cinquantesimo. In questo 60° i fedeli si sono pre-parati già nel me-se di maggio a questa ricorrenza, pregando nel me-se mariano secon-do la devozione mariana e artistica della loro città. E nei giorni 9-18 novembre ha vis-suto intense gior-nate di preghiera (con la settimana mariana in basi-lica, presieduta dal Vescovo e dai vi-cari), con mani-fe-stazioni religiose, artistiche, di pre-ghiera, di rie-vo-

cazione storica, in varie sedi, in cattedrale e nel Muni-cipio.

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della regione Marche nel congresso regionale mariano tenutosi a Macerata, preparata da tempo dalla Provvi-denza e dalle preghiere, decisa dalle autorità co-munali, la fatidica data ebbe uno svolgimento straor-

dinario. Il gran-de giorno fu prepa-rato da una so-lenne missione della Pro Civitate Christiana fondata da don Giovanni Rossi: i 21 missio-nari laici, per lo più, predicarono nelle chiese, nelle piazze; raggiunse-ro tutti i luoghi. Celebrazioni e

funzioni solenni furono tenute in più sedi e per di-verse categorie di persone. Finalmente sulla pubblica piazza della Libertà, dov’era giunta in processione una marea di gente, dinnanzi al Palazzo Comunale, il vescovo Silvio Cassulo affida Macerata a Maria e pro-nuncia la formula di consacrazione della città alla Ma-donna della Misericordia, con un messaggio intensis-simo, cui segue il discorso-preghiera del sindaco Otello Perugini. Si scopre la lapide sulla facciata del Municipio dove si legge “Civitas Mariae”, tra un gio-ioso e lungo applauso. Da allora l’intera Comunità

maceratese, civile e religiosa, ha celebrato solenne-mente le ricorrenze del decennale, del venticinque-

simo, del qua-rantesimo e del cinquantesimo. In questo 60° i fedeli si sono pre-parati già nel me-se di maggio a questa ricorrenza, pregando nel me-se mariano secon-do la devozione mariana e artistica della loro città. E nei giorni 9-18 novembre ha vis-suto intense gior-nate di preghiera (con la settimana mariana in basi-lica, presieduta dal Vescovo e dai vi-cari), con mani-fe-stazioni religiose, artistiche, di pre-ghiera, di rie-vo-

cazione storica, in varie sedi, in cattedrale e nel Muni-cipio.

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L’inizio del programma fu la inaugurazione di una preziosa mostra delle “Icone della Fede nella luce del crocifisso risorto” (Locali ex-Upim, 10-18 novembre 2012) in coincidenza provvidenziale con l’anno della fede (2012-2013). Furono esposte quaranta Icone rea-lizzate nel Laboratorio iconografico “Lungo la via Lauretana”, che da tre anni, con la guida della Maestra iconografa Sandra Carassai e la generosa ospitalità dei PP. Agostiniani del Convento di S. Nicola in Tolen-tino, educa e forma giovani e adulti a questo speciale tipo d’arte cristiana. Cinque di queste icone esposte erano di soggetto mariano (Annunciazione, Madre di Dio Odigitria, Madre di Dio di Kerson, Madre di Dio che intercede, Madre di Dio della tenerezza). Oltre che per la bellezza delle figure e la luminosità dei colori, la novità della iniziativa ha attirato molti visita-tori, che con ammirazione e gusto hanno potuto ap-prendere che “l’iconografo non cerca di imitare la re-altà ma di svelarne l’essenza; egli presta le proprie mani perché la verità emerga. Lo scopo di quest’arte non è l’innovazione o la genialità del singolo, ma la lode, la gioia la bellezza della fede e della Chiesa, Comunità dei credenti” . La visita è stata arricchita da un ciclo di incontri su “l’esperienza del Volto dei volti”.

RELAZIONE DEL PROF. SALVATORE PERRELLA 12 novembre 2012 - ore 18.00 Auditorium San Paolo

Dinanzi ai rischi di appiattimento esisten-ziale e filosofico-cultu-rale, di indifferentismo religioso e valoriale, ma anche di risor-gente ateismo dei no-stri giorni, la Chiesa invita i credenti e gli uomini e le donne in cerca di senso non effimero e irresponsabile, a scommettere pascaliana-mente nella persona, nel Vangelo e nella speranza con-creta che è Gesù di Nazaret, Figlio di Dio e Dio stesso, umano e divino datore di senso: affidarsi e confidare in lui senza tentennamenti, sapendo bene a chi abbiamo dato la nostra fede (cf 2 Tm 1,12).

Papa Ratzinger in diverse occasioni, prima e durante il suo pontificato, agli amici non credenti della postmodernità ha proposto di vivere quasi Deus daretur, come se Dio ci fosse, richiamando proprio la scommessa che Pascal pro-poneva agli amici non credenti del suo tempo, il Seicento. Per quanto riguarda, invece, la questione del "senso e Dio", il teologo francese Adolphe Gesché (+2003), ripor-tando il pensiero del filosofo francese Pierre Magnard, av-verte che bisogna stare attenti a non fare di Dio il buro-crate "funzionario del senso".

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L’inizio del programma fu la inaugurazione di una preziosa mostra delle “Icone della Fede nella luce del crocifisso risorto” (Locali ex-Upim, 10-18 novembre 2012) in coincidenza provvidenziale con l’anno della fede (2012-2013). Furono esposte quaranta Icone rea-lizzate nel Laboratorio iconografico “Lungo la via Lauretana”, che da tre anni, con la guida della Maestra iconografa Sandra Carassai e la generosa ospitalità dei PP. Agostiniani del Convento di S. Nicola in Tolen-tino, educa e forma giovani e adulti a questo speciale tipo d’arte cristiana. Cinque di queste icone esposte erano di soggetto mariano (Annunciazione, Madre di Dio Odigitria, Madre di Dio di Kerson, Madre di Dio che intercede, Madre di Dio della tenerezza). Oltre che per la bellezza delle figure e la luminosità dei colori, la novità della iniziativa ha attirato molti visita-tori, che con ammirazione e gusto hanno potuto ap-prendere che “l’iconografo non cerca di imitare la re-altà ma di svelarne l’essenza; egli presta le proprie mani perché la verità emerga. Lo scopo di quest’arte non è l’innovazione o la genialità del singolo, ma la lode, la gioia la bellezza della fede e della Chiesa, Comunità dei credenti” . La visita è stata arricchita da un ciclo di incontri su “l’esperienza del Volto dei volti”.

RELAZIONE DEL PROF. SALVATORE PERRELLA 12 novembre 2012 - ore 18.00 Auditorium San Paolo

Dinanzi ai rischi di appiattimento esisten-ziale e filosofico-cultu-rale, di indifferentismo religioso e valoriale, ma anche di risor-gente ateismo dei no-stri giorni, la Chiesa invita i credenti e gli uomini e le donne in cerca di senso non effimero e irresponsabile, a scommettere pascaliana-mente nella persona, nel Vangelo e nella speranza con-creta che è Gesù di Nazaret, Figlio di Dio e Dio stesso, umano e divino datore di senso: affidarsi e confidare in lui senza tentennamenti, sapendo bene a chi abbiamo dato la nostra fede (cf 2 Tm 1,12).

Papa Ratzinger in diverse occasioni, prima e durante il suo pontificato, agli amici non credenti della postmodernità ha proposto di vivere quasi Deus daretur, come se Dio ci fosse, richiamando proprio la scommessa che Pascal pro-poneva agli amici non credenti del suo tempo, il Seicento. Per quanto riguarda, invece, la questione del "senso e Dio", il teologo francese Adolphe Gesché (+2003), ripor-tando il pensiero del filosofo francese Pierre Magnard, av-verte che bisogna stare attenti a non fare di Dio il buro-crate "funzionario del senso".

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Accolta e fatta questa necessaria premessa, in tale "scommessa" di senso e di affidamento, la Chiesa, specialmente per input di Giovanni Paolo II egualmente condiviso da papa Benedetto XVI, vede nella Madre di Gesù e nella spiritualità mariana delle feconde strategie e risorse su cui fare sicuramente affidamento: l'uomo e la donna avvertono ancora il fascino dell'evangelica testis Maria di Nazaret, e la cordiale e convincente maestria del suo condurre al Vero, al Buono e al Bello Eterno mediante la via martiriale o della esemplare testimonianza. Maria è la persona umana che ha realizzato in pienezza il progetto antropologico e salvifico di Dio Trinità nella sua concre-tezza e cogenza storica, venendo riconosciuta, senza esagerazioni, umile ed utile "paradigma antropologico".

Esegesi e teologia in questi anni post-Vaticano II hanno sempre più scrutato nelle loro indagini, approfondimenti e proposte, il fatto assai importante che Maria, madre vergi-nale, serva e credente del “Dio con noi”, è un dato ineludi-bile della Rivelazione divina e biblica, norma normans della fede. Da qui la forte e conseguente convinzione che Maria di Nazaret è innestata indelebilmente nel Mistero e nel Vangelo di Gesù Cristo, per cui ella è parte del DNA del cristianesimo di ieri, di oggi e di sempre; basti pensare, ad esempio, ai dogmi mariani del primo e del secondo millen-nio, verità che gettano una vivida luce trinitaria, antropolo-gica, ecclesiale e soteriologica sulla persona, sul ruolo, sul significato di santa Maria di Nazaret in ordine alla fede e alla vita di fede. Facendo le debite differenze con Gesù di Nazaret, Signore e Cristo, anche tutta la vicenda storica e

di fede di Maria, sua madre e sua serva credente, si è svolta alla luce del dinamismo cristologico del paradosso e dello scandalo, che vanno accolti e compresi come vie inedite su cui l'Eterno ha voluto che la Madre del suo Figlio si incamminasse. Per cui non deve far meraviglia che gli stessi dogmi, le dottrine e le sane prassi su di lei declinino, nonostante alcune inevitabili aporie umane di ieri e di oggi, questo grande Mistero, che deve sempre suscitare nei credenti meraviglia, ammirazione, gratitudine e gioia.

Maria, icona della fede Qualcuno, studiando i precedenti mariologici di Joseph Ratzinger, sobri e incisivi interventi sulla Madre del Si-gnore, ha parlato giustamente di mariologia breve in quanto egli ha scritto poco ma bene sulla Madre di Gesù, sostanzialmente presentandola come sintesi vivente del Vangelo di Gesù e della missione compiuta nel suo nome, poiché insegna ai discepoli l'accoglienza e la te-saurizzazione integrale della Parola che converte, risana, educa e salva. Mariologia breve, sì; ma non per questo insufficiente a cogliere e a proporre teologicamente e te-ologalmente la grande ricchezza antropologico-personali-sta, storico-salvifica, ecclesiotipica ed iconologico-esem-plare della Madre di Gesù! Santa Maria di Nazaret, come più volte ci ripete papa Benedetto XVI, per la sua grande ed esemplare capacità di ascolto e di meditazione della Parola di Dio (cf. Lc 2,19.51), per la sua intrepida fede, la sua verace umiltà, la sua irriducibile sequela Christi, per la congruenza del suo essere terso specchio di una Co-

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Accolta e fatta questa necessaria premessa, in tale "scommessa" di senso e di affidamento, la Chiesa, specialmente per input di Giovanni Paolo II egualmente condiviso da papa Benedetto XVI, vede nella Madre di Gesù e nella spiritualità mariana delle feconde strategie e risorse su cui fare sicuramente affidamento: l'uomo e la donna avvertono ancora il fascino dell'evangelica testis Maria di Nazaret, e la cordiale e convincente maestria del suo condurre al Vero, al Buono e al Bello Eterno mediante la via martiriale o della esemplare testimonianza. Maria è la persona umana che ha realizzato in pienezza il progetto antropologico e salvifico di Dio Trinità nella sua concre-tezza e cogenza storica, venendo riconosciuta, senza esagerazioni, umile ed utile "paradigma antropologico".

Esegesi e teologia in questi anni post-Vaticano II hanno sempre più scrutato nelle loro indagini, approfondimenti e proposte, il fatto assai importante che Maria, madre vergi-nale, serva e credente del “Dio con noi”, è un dato ineludi-bile della Rivelazione divina e biblica, norma normans della fede. Da qui la forte e conseguente convinzione che Maria di Nazaret è innestata indelebilmente nel Mistero e nel Vangelo di Gesù Cristo, per cui ella è parte del DNA del cristianesimo di ieri, di oggi e di sempre; basti pensare, ad esempio, ai dogmi mariani del primo e del secondo millen-nio, verità che gettano una vivida luce trinitaria, antropolo-gica, ecclesiale e soteriologica sulla persona, sul ruolo, sul significato di santa Maria di Nazaret in ordine alla fede e alla vita di fede. Facendo le debite differenze con Gesù di Nazaret, Signore e Cristo, anche tutta la vicenda storica e

di fede di Maria, sua madre e sua serva credente, si è svolta alla luce del dinamismo cristologico del paradosso e dello scandalo, che vanno accolti e compresi come vie inedite su cui l'Eterno ha voluto che la Madre del suo Figlio si incamminasse. Per cui non deve far meraviglia che gli stessi dogmi, le dottrine e le sane prassi su di lei declinino, nonostante alcune inevitabili aporie umane di ieri e di oggi, questo grande Mistero, che deve sempre suscitare nei credenti meraviglia, ammirazione, gratitudine e gioia.

Maria, icona della fede Qualcuno, studiando i precedenti mariologici di Joseph Ratzinger, sobri e incisivi interventi sulla Madre del Si-gnore, ha parlato giustamente di mariologia breve in quanto egli ha scritto poco ma bene sulla Madre di Gesù, sostanzialmente presentandola come sintesi vivente del Vangelo di Gesù e della missione compiuta nel suo nome, poiché insegna ai discepoli l'accoglienza e la te-saurizzazione integrale della Parola che converte, risana, educa e salva. Mariologia breve, sì; ma non per questo insufficiente a cogliere e a proporre teologicamente e te-ologalmente la grande ricchezza antropologico-personali-sta, storico-salvifica, ecclesiotipica ed iconologico-esem-plare della Madre di Gesù! Santa Maria di Nazaret, come più volte ci ripete papa Benedetto XVI, per la sua grande ed esemplare capacità di ascolto e di meditazione della Parola di Dio (cf. Lc 2,19.51), per la sua intrepida fede, la sua verace umiltà, la sua irriducibile sequela Christi, per la congruenza del suo essere terso specchio di una Co-

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munità unita nel cammino di sequela, è "maestra di cri-stianesimo". Con il recente "motu proprio" Porta fidei, il Pontefice ha indetto un Anno della Fede - 11 ottobre 2012-24 novembre 2013 - da celebrarsi con sapienza e rigore pastorale in tutta la Chiesa, universale e locale, con l'invito «ad un'autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo» (Porta fidei, n. 6). Il cammino di conversione e di genuina sequela deve es-sere fatto con l'intento di approfondire la fede, e in ciò è di grande aiuto la lettura sistematica e intelligente del Cate-chismo della Chiesa Cattolica, promulgato dal beato Gio-vanni Paolo II l'11 ottobre 1992, ritenendolo autorevole, vera e sicura summula della fede cattolica come anche «memoria permanente dei tanti modi in cui la Chiesa ha meditato sulla fede e prodotto progresso nella dottrina per dare certezza ai credenti nella loro vita di fede» (Porta fi-dei, n. 11). Una conoscenza approfondita della fede, inol-tre, afferma Papa Ratzinger, ha anche bisogno di guar-dare con ammirazione ai tanti testimoni, uomini e donne, sacerdoti, religiosi, e laici, che nei duemila anni di storia del cristianesimo hanno dato, con l'esemplare sequela, onore e gioia a Gesù morto e risorto, l'unico Signore in cui «trova compimento ogni travaglio ed anelito del cuore» (Porta fidei, n. 13). Tra questi testimoni dell'Amore da cercare e servire, emerge santa Maria, la madre ver-gine e credente dell'Unico necessario. Benedetto XVI, a tal riguardo, ripercorre con grande e sintetica efficacia la biografia teologale e spirituale della Vergine, così come emerge dal Vangelo: «Per fede Maria accolse la parola

dell'Angelo e credette all'annuncio che sarebbe divenuta Madre di Dio nell'obbedienza della sua dedizione (cf. Lc 1,38). Visitando Elisabetta innalzò il canto di lode all'Altis-simo per le meraviglie che compiva in quanti si affidano a Lui (cf. Lc 1,46-55). Con gioia e trepidazione diede alla luce il suo unico Figlio, mantenendo intatta la verginità (cf. Lc 2,6-7). Confidando in Giuseppe suo sposo, portò Gesù in Egitto per salvarlo dalla persecuzione di Erode (cf. Mt 2,13-15). Con la stessa fede seguì il Signore nella sua predicazione e rimase con Lui fin sul Golgota (cf. Gv 19,25-27). Con fede Maria assaporò i frutti della risurre-zione di Gesù e, custodendo ogni ricordo nel suo cuore (cf. Lc 2,19.51), lo trasmise ai Dodici con lei nel Cenacolo per ricevere lo Spirito Santo (cf. At 1,14; 2,l-4)». La Maria, virgo fidelis, che ci ha proposto Papa Ratzinger, è la di-scepola-maestra che la Chiesa con gioia e gratitudine mostra al popolo cristiano, perché da lei sappia imparare la difficile, ma entusiasmante, arte del discepolato, e quindi della vera e fedele amicizia con il Signore.

Per imparare a conoscere e ad accogliere Santa Maria nella nostra esistenza credente come Gesù stesso ci ha indicato (cf. Gv 19,25-27), noi cristiani abbiamo bisogno dello Spirito Santo che ha "scritto" e concretizzato in lei la Parola che è spirito e vita (cf. Gv 6,63), e che ha fatto di lei stessa una parola di Dio per la Chiesa, anzi per tutte le Chiese e le comunità dei discepoli. La figura evangelica, teologale e teologica di Maria che emerge in questi brani ratzingeriani, ci introduce a meglio comprendere quel-l'icona della Madre di Cristo che Benedetto XVI via via sta

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munità unita nel cammino di sequela, è "maestra di cri-stianesimo". Con il recente "motu proprio" Porta fidei, il Pontefice ha indetto un Anno della Fede - 11 ottobre 2012-24 novembre 2013 - da celebrarsi con sapienza e rigore pastorale in tutta la Chiesa, universale e locale, con l'invito «ad un'autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo» (Porta fidei, n. 6). Il cammino di conversione e di genuina sequela deve es-sere fatto con l'intento di approfondire la fede, e in ciò è di grande aiuto la lettura sistematica e intelligente del Cate-chismo della Chiesa Cattolica, promulgato dal beato Gio-vanni Paolo II l'11 ottobre 1992, ritenendolo autorevole, vera e sicura summula della fede cattolica come anche «memoria permanente dei tanti modi in cui la Chiesa ha meditato sulla fede e prodotto progresso nella dottrina per dare certezza ai credenti nella loro vita di fede» (Porta fi-dei, n. 11). Una conoscenza approfondita della fede, inol-tre, afferma Papa Ratzinger, ha anche bisogno di guar-dare con ammirazione ai tanti testimoni, uomini e donne, sacerdoti, religiosi, e laici, che nei duemila anni di storia del cristianesimo hanno dato, con l'esemplare sequela, onore e gioia a Gesù morto e risorto, l'unico Signore in cui «trova compimento ogni travaglio ed anelito del cuore» (Porta fidei, n. 13). Tra questi testimoni dell'Amore da cercare e servire, emerge santa Maria, la madre ver-gine e credente dell'Unico necessario. Benedetto XVI, a tal riguardo, ripercorre con grande e sintetica efficacia la biografia teologale e spirituale della Vergine, così come emerge dal Vangelo: «Per fede Maria accolse la parola

dell'Angelo e credette all'annuncio che sarebbe divenuta Madre di Dio nell'obbedienza della sua dedizione (cf. Lc 1,38). Visitando Elisabetta innalzò il canto di lode all'Altis-simo per le meraviglie che compiva in quanti si affidano a Lui (cf. Lc 1,46-55). Con gioia e trepidazione diede alla luce il suo unico Figlio, mantenendo intatta la verginità (cf. Lc 2,6-7). Confidando in Giuseppe suo sposo, portò Gesù in Egitto per salvarlo dalla persecuzione di Erode (cf. Mt 2,13-15). Con la stessa fede seguì il Signore nella sua predicazione e rimase con Lui fin sul Golgota (cf. Gv 19,25-27). Con fede Maria assaporò i frutti della risurre-zione di Gesù e, custodendo ogni ricordo nel suo cuore (cf. Lc 2,19.51), lo trasmise ai Dodici con lei nel Cenacolo per ricevere lo Spirito Santo (cf. At 1,14; 2,l-4)». La Maria, virgo fidelis, che ci ha proposto Papa Ratzinger, è la di-scepola-maestra che la Chiesa con gioia e gratitudine mostra al popolo cristiano, perché da lei sappia imparare la difficile, ma entusiasmante, arte del discepolato, e quindi della vera e fedele amicizia con il Signore.

Per imparare a conoscere e ad accogliere Santa Maria nella nostra esistenza credente come Gesù stesso ci ha indicato (cf. Gv 19,25-27), noi cristiani abbiamo bisogno dello Spirito Santo che ha "scritto" e concretizzato in lei la Parola che è spirito e vita (cf. Gv 6,63), e che ha fatto di lei stessa una parola di Dio per la Chiesa, anzi per tutte le Chiese e le comunità dei discepoli. La figura evangelica, teologale e teologica di Maria che emerge in questi brani ratzingeriani, ci introduce a meglio comprendere quel-l'icona della Madre di Cristo che Benedetto XVI via via sta

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proponendo anche nei suoi documenti più impegnativi: l'enciclica Deus caritas est, del 2005; l'enciclica Spe salvi, del 2007; l'esortazione postsinodale Verbum Domini, del 2010; si tratta di documenti importanti in cui la Chiesa di Cristo, serva e ministra della Parola, mediante il suo Episcopus episcoporum, che è il Papa, vede e addita nella Madre di Gesù il paradigma sempre attuale di colui che accoglie esistenzialmente il Regno e i suoi irrinunciabili valori, che se non sono rigettati o minimizzati hanno un impatto positivo anche in ordine a un'armoniosa vita umana e sociale. Santa Maria, inoltre, è una donna ben riuscita nella vita storica ed eterna perché amata da Dio e perché ha risposto esemplarmente all'amore donato, per cui ella è la Donna del cielo che non cessa di amare tutti coloro che sono stati redenti dall'oblazione del suo Figlio crocifisso e risorto. (Testo desunto dall’articolo contemporaneo e dal tema analogo (Maria madre di Gesù, “Porta fidei”) di P. Salvatore Perrella, apparso in “Marianum, Notizie-news, Notiziario della Pontificia Facoltà Teologica “Marianum”, n. 38 (2012), pp. 1-4).

MACERATA CIVITAS

MARIAE 60° Anniversario

1952-2012

ATTO SOLENNE

DEL CONSIGLIO

COMUNALE 16 NOVEMBRE

2012

Eccellenza, signor Prefetto, signor Sindaco, signori consiglieri e autorità presenti, questa sera ci appre-stiamo a celebrare solennemente una pagina della sto-ria della nostra città scritta anche grazie ad un coinvol-gente e profondo sentimento popolare di devozione verso la figura di Maria, Madre di Misericordia.

Sessanta anni fa, il 15 novembre 1952, il Consiglio comunale, facendosi interprete di tali sentimenti, ac-colse, infatti, la proposta del Congresso mariano re-

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proponendo anche nei suoi documenti più impegnativi: l'enciclica Deus caritas est, del 2005; l'enciclica Spe salvi, del 2007; l'esortazione postsinodale Verbum Domini, del 2010; si tratta di documenti importanti in cui la Chiesa di Cristo, serva e ministra della Parola, mediante il suo Episcopus episcoporum, che è il Papa, vede e addita nella Madre di Gesù il paradigma sempre attuale di colui che accoglie esistenzialmente il Regno e i suoi irrinunciabili valori, che se non sono rigettati o minimizzati hanno un impatto positivo anche in ordine a un'armoniosa vita umana e sociale. Santa Maria, inoltre, è una donna ben riuscita nella vita storica ed eterna perché amata da Dio e perché ha risposto esemplarmente all'amore donato, per cui ella è la Donna del cielo che non cessa di amare tutti coloro che sono stati redenti dall'oblazione del suo Figlio crocifisso e risorto. (Testo desunto dall’articolo contemporaneo e dal tema analogo (Maria madre di Gesù, “Porta fidei”) di P. Salvatore Perrella, apparso in “Marianum, Notizie-news, Notiziario della Pontificia Facoltà Teologica “Marianum”, n. 38 (2012), pp. 1-4).

MACERATA CIVITAS

MARIAE 60° Anniversario

1952-2012

ATTO SOLENNE

DEL CONSIGLIO

COMUNALE 16 NOVEMBRE

2012

Eccellenza, signor Prefetto, signor Sindaco, signori consiglieri e autorità presenti, questa sera ci appre-stiamo a celebrare solennemente una pagina della sto-ria della nostra città scritta anche grazie ad un coinvol-gente e profondo sentimento popolare di devozione verso la figura di Maria, Madre di Misericordia.

Sessanta anni fa, il 15 novembre 1952, il Consiglio comunale, facendosi interprete di tali sentimenti, ac-colse, infatti, la proposta del Congresso mariano re-

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gionale e di un comitato cittadino deliberando di affi-dare Macerata alla protezione della Madonna della Misericordia. Decise anche di apporre l’epigrafe “Civitas Mariae” ai lati della sua effigie ricollocata sul palazzo comunale nel 1945. La sacra immagine, in-fatti, nel 1925, durante il regime fascista, era stata ri-mossa per far spazio al fascio littorio ed anche se l’icona mariana originaria non fu mai più ritrovata, i Maceratesi non si persero d’animo. Con una petizione che raccolse più di ventimila firme affidarono al sin-daco Otello Perugini una copia dell’immagine chie-dendo che fosse ripristinata nel suo antico posto.

Erano gli anni tristi e difficili del dopoguerra e della ricostruzione e quella richiesta ancora una volta dimo-strava il profondo legame di affetto e dedizione che nei secoli ha contraddistinto il rapporto tra i Macera-tesi e la Madonna della Misericordia.

Il 16 novembre 1952, il giorno successivo all’ap-provazione della delibera consiliare di proclamazione di Macerata Città di Maria, in piazza della Libertà ebbe luogo la solenne cerimonia di consacrazione della città alla Vergine. Fu presieduta dal vescovo monsignor Silvio Cassulo e dal sindaco Otello Perugini e vide la partecipazione di un’enorme folla di Maceratesi che con grande commozione e devozione riempì la piazza, le vie limitrofe ed il palazzo del Mu-nicipio.

“Macerata Civitas Mariae” è, quindi, una realtà sto-rica che testimonia il profondo sentimento religioso dei

Maceratesi, ma che si fa interprete anche della grande sensibilità civile e laica delle istituzioni. L’assise citta-dina, stando al verbale della seduta del 15 novembre 1952, si era, infatti, ritrovata a discutere “animata-mente” su diversi punti all’ordine del giorno. Ma la volontà consiliare si unificò intorno alla proposta del consigliere Vitali di invertire l’ordine del giorno e di an-ticipare la discussione sul “Voto di consacrazione della Città alla Madonna della Misericordia” perché l’argomento, cito testualmente il verbale, “riassume il sentimento della popolazione e non vi sono interessi cittadini superiori a questo”. Subito dopo l’apertura della discussione da parte del sindaco Otello Perugini, il gruppo di minoranza socialista, comunista e indipen-denti di sinistra, espresse il proprio voto di astensione in quanto, si legge sempre nel verbale, la proposta della Giunta “non trovava fondamento giuridico nelle attri-buzioni date al Consiglio comunale” precisando, però, che “tale decisione esulava da qualsiasi considerazione di carattere religioso”. Fu un’astensione quindi formale e non sostanziale, che evidenziò il rispetto verso la vo-lontà e il fervore dimostrato dalla cittadinanza macera-tese. Questo sentimento di vicinanza e condivisione con la popolazione fu sottolineato in questa aula in occasione delle celebrazioni del 50° anniversario della Civitas Ma-riae, dal dottor Arnaldo Marconi, ex sindaco di Mace-rata e componente di quello storico Consiglio comunale del 1952. “Fu una delibera formalmente assunta a mag-gioranza, ma sostanzialmente votata all’unanimità”, disse

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gionale e di un comitato cittadino deliberando di affi-dare Macerata alla protezione della Madonna della Misericordia. Decise anche di apporre l’epigrafe “Civitas Mariae” ai lati della sua effigie ricollocata sul palazzo comunale nel 1945. La sacra immagine, in-fatti, nel 1925, durante il regime fascista, era stata ri-mossa per far spazio al fascio littorio ed anche se l’icona mariana originaria non fu mai più ritrovata, i Maceratesi non si persero d’animo. Con una petizione che raccolse più di ventimila firme affidarono al sin-daco Otello Perugini una copia dell’immagine chie-dendo che fosse ripristinata nel suo antico posto.

Erano gli anni tristi e difficili del dopoguerra e della ricostruzione e quella richiesta ancora una volta dimo-strava il profondo legame di affetto e dedizione che nei secoli ha contraddistinto il rapporto tra i Macera-tesi e la Madonna della Misericordia.

Il 16 novembre 1952, il giorno successivo all’ap-provazione della delibera consiliare di proclamazione di Macerata Città di Maria, in piazza della Libertà ebbe luogo la solenne cerimonia di consacrazione della città alla Vergine. Fu presieduta dal vescovo monsignor Silvio Cassulo e dal sindaco Otello Perugini e vide la partecipazione di un’enorme folla di Maceratesi che con grande commozione e devozione riempì la piazza, le vie limitrofe ed il palazzo del Mu-nicipio.

“Macerata Civitas Mariae” è, quindi, una realtà sto-rica che testimonia il profondo sentimento religioso dei

Maceratesi, ma che si fa interprete anche della grande sensibilità civile e laica delle istituzioni. L’assise citta-dina, stando al verbale della seduta del 15 novembre 1952, si era, infatti, ritrovata a discutere “animata-mente” su diversi punti all’ordine del giorno. Ma la volontà consiliare si unificò intorno alla proposta del consigliere Vitali di invertire l’ordine del giorno e di an-ticipare la discussione sul “Voto di consacrazione della Città alla Madonna della Misericordia” perché l’argomento, cito testualmente il verbale, “riassume il sentimento della popolazione e non vi sono interessi cittadini superiori a questo”. Subito dopo l’apertura della discussione da parte del sindaco Otello Perugini, il gruppo di minoranza socialista, comunista e indipen-denti di sinistra, espresse il proprio voto di astensione in quanto, si legge sempre nel verbale, la proposta della Giunta “non trovava fondamento giuridico nelle attri-buzioni date al Consiglio comunale” precisando, però, che “tale decisione esulava da qualsiasi considerazione di carattere religioso”. Fu un’astensione quindi formale e non sostanziale, che evidenziò il rispetto verso la vo-lontà e il fervore dimostrato dalla cittadinanza macera-tese. Questo sentimento di vicinanza e condivisione con la popolazione fu sottolineato in questa aula in occasione delle celebrazioni del 50° anniversario della Civitas Ma-riae, dal dottor Arnaldo Marconi, ex sindaco di Mace-rata e componente di quello storico Consiglio comunale del 1952. “Fu una delibera formalmente assunta a mag-gioranza, ma sostanzialmente votata all’unanimità”, disse

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Marconi, “perché l’astensione della minoranza avvenne non per questioni di merito, ma per motivi di compe-tenza a decidere”.

Ed oggi, a distanza di ses-santa anni, l’Amministrazione comunale ha voluto ancora convocare un Consiglio co-munale per celebrare solen-nemente questa ricorrenza, per non disperdere l’alto va-lore di questo straordinario avvenimento. Lo faremo an-che attraverso le parole della

professoressa Lucia Tancredi, che ringrazio per essere qui, che ci guiderà alla scoperta del significato più profondo dell’affidamento di un popolo alla protezione della Madonna. Macerata è una delle pochissime città al mondo ad essere dedicate a Maria e questo titolo, come ricordò papa Giovanni Paolo II durante la sua visita a Macerata e la sua breve sosta in piazza della Libertà, è un titolo impegnativo che dobbiamo ogni giorno confermare con l’ascolto, con la sensibilità nel saper cogliere bisogni e necessità e con uno stile di vita accogliente e collaborativo. Ed è questo che auspico per il bene e la crescita della città.

Dott. Romano Mari Presidente del Consiglio comunale

Sessantesimo anniversario per la proclamazione di

MACERATA “CIVITAS MARIAE” 16 novembre 2012

Eccellenza Monsignor Claudio Giuliodori, Signor

Prefetto, Autorità, Signor Presidente del Consiglio, Si-gnori Consiglieri, signore e signori porgo a voi tutti il più cordiale saluto, mio personale e dell’Amministra-zione comunale in occasione di questo Consiglio co-munale.

Oggi celebriamo il sessantesimo anniversario di un evento straordinario per la vita della nostra Comunità cittadina, la consacrazione di Macerata Civitas Mariae, e allo stesso tempo rinnoviamo il clima culturale di

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Marconi, “perché l’astensione della minoranza avvenne non per questioni di merito, ma per motivi di compe-tenza a decidere”.

Ed oggi, a distanza di ses-santa anni, l’Amministrazione comunale ha voluto ancora convocare un Consiglio co-munale per celebrare solen-nemente questa ricorrenza, per non disperdere l’alto va-lore di questo straordinario avvenimento. Lo faremo an-che attraverso le parole della

professoressa Lucia Tancredi, che ringrazio per essere qui, che ci guiderà alla scoperta del significato più profondo dell’affidamento di un popolo alla protezione della Madonna. Macerata è una delle pochissime città al mondo ad essere dedicate a Maria e questo titolo, come ricordò papa Giovanni Paolo II durante la sua visita a Macerata e la sua breve sosta in piazza della Libertà, è un titolo impegnativo che dobbiamo ogni giorno confermare con l’ascolto, con la sensibilità nel saper cogliere bisogni e necessità e con uno stile di vita accogliente e collaborativo. Ed è questo che auspico per il bene e la crescita della città.

Dott. Romano Mari Presidente del Consiglio comunale

Sessantesimo anniversario per la proclamazione di

MACERATA “CIVITAS MARIAE” 16 novembre 2012

Eccellenza Monsignor Claudio Giuliodori, Signor

Prefetto, Autorità, Signor Presidente del Consiglio, Si-gnori Consiglieri, signore e signori porgo a voi tutti il più cordiale saluto, mio personale e dell’Amministra-zione comunale in occasione di questo Consiglio co-munale.

Oggi celebriamo il sessantesimo anniversario di un evento straordinario per la vita della nostra Comunità cittadina, la consacrazione di Macerata Civitas Mariae, e allo stesso tempo rinnoviamo il clima culturale di

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una festa che ha profonde radici ideali: l’apertura verso gli altri, l’accoglienza della diversità, l'ospitalità generosa, la fede nel trascendente come valore, nel ri-spetto delle opinioni di tutti. Sono questi i valori che spinsero la volontà popolare il 16 novembre del 1952 alla proclamazione di Macerata “Civitas Mariae”. Fu un giorno, quello di 60 anni fa, in cui la città dimo-strò la sua grandezza con una festa di popolo e di fede, con la piazza della Libertà invasa dai citta-dini per legare il nome di Macerata alla Madonna della Misericordia. In quel gesto i Maceratesi diedero prova di grande fiducia nel futuro e nell'affermazione del bene, spinti dalla volontà di uscire dalla paura e dal rancore dopo gli anni terribili della guerra per guardare con speranza e impegno ai tempi della rico-struzione. Quel giorno e quel gesto oggi vo-gliamo ricordare, per rinnovarlo ancora una volta. La devozione mariana, assai sentita in città, ha origini molto antiche, che risalgono all'età medievale. Un sen-timento vasto e profondo che rappresenta una ten-sione ideale che unisce la città.

Nell’effigie della Madonna della Misericordia si specchiano e si riconoscono le generazioni: anziani e giovani fondono emozione e ragione nel segno della memoria vivificante, dell’appartenenza alla stessa co-munità, dell’identità che si fa storia nei passi quoti-diani. L’immagine e i significati che porta in sé, e che oggi ricordiamo, si trasformano in valori universali ca-paci di unire i tempi, le epoche e chi le ha vissute.

Valori che oggi più che mai, nell’incertezza della no-stra epoca, sono il fondamento su cui costruire le co-scienze rinnovate e la società solida, in grado di poter affrontare le sfide che l’attualità impone.

L'urgenza di rinnovamento oggi è minacciata dalla paura della diversità, dalla violenza anche dei lin-guaggi, dai comportamenti contraddittori e sleali, gravi minacce sulla strada del vivere civile. Pericoli reali, presenti, come furono la peste nel Me-dioevo e le macerie della seconda guerra mondiale.

Anche oggi rischiamo di soccombere sotto la drammaticità di una crisi economica, sociale e cultu-rale, una crisi che ci spaventa perchè mette in discus-sione i diritti e il benessere che abbiamo ereditato dalle precedenti generazioni. Ma come allora anche oggi dobbiamo avere il coraggio di reagire con un forte anelito di speranza e di fiducia verso il futuro.

La Civitas Mariae è per noi tutti un richiamo a uno spirito civile che sappia guardare con fiducia alla co-struzione di un futuro più etico e responsabile.

E' un richiamo forte prima di tutto alla classe poli-tica, alle istituzioni, pubbliche e religiose, alla classe dirigente di questa nostra città perché sappiamo tutti operare con responsabilità per il bene della res pu-blica dentro un alto orizzonte ideale a cui la Civitas Mariae tende. A noi spetta la capacità di raccogliere l'invito a lavorare con umiltà, sacrificio, impegno re-sponsabile e onesto, capacità di dialogo e spirito co-struttivo perché Macerata non smetta di crescere

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una festa che ha profonde radici ideali: l’apertura verso gli altri, l’accoglienza della diversità, l'ospitalità generosa, la fede nel trascendente come valore, nel ri-spetto delle opinioni di tutti. Sono questi i valori che spinsero la volontà popolare il 16 novembre del 1952 alla proclamazione di Macerata “Civitas Mariae”. Fu un giorno, quello di 60 anni fa, in cui la città dimo-strò la sua grandezza con una festa di popolo e di fede, con la piazza della Libertà invasa dai citta-dini per legare il nome di Macerata alla Madonna della Misericordia. In quel gesto i Maceratesi diedero prova di grande fiducia nel futuro e nell'affermazione del bene, spinti dalla volontà di uscire dalla paura e dal rancore dopo gli anni terribili della guerra per guardare con speranza e impegno ai tempi della rico-struzione. Quel giorno e quel gesto oggi vo-gliamo ricordare, per rinnovarlo ancora una volta. La devozione mariana, assai sentita in città, ha origini molto antiche, che risalgono all'età medievale. Un sen-timento vasto e profondo che rappresenta una ten-sione ideale che unisce la città.

Nell’effigie della Madonna della Misericordia si specchiano e si riconoscono le generazioni: anziani e giovani fondono emozione e ragione nel segno della memoria vivificante, dell’appartenenza alla stessa co-munità, dell’identità che si fa storia nei passi quoti-diani. L’immagine e i significati che porta in sé, e che oggi ricordiamo, si trasformano in valori universali ca-paci di unire i tempi, le epoche e chi le ha vissute.

Valori che oggi più che mai, nell’incertezza della no-stra epoca, sono il fondamento su cui costruire le co-scienze rinnovate e la società solida, in grado di poter affrontare le sfide che l’attualità impone.

L'urgenza di rinnovamento oggi è minacciata dalla paura della diversità, dalla violenza anche dei lin-guaggi, dai comportamenti contraddittori e sleali, gravi minacce sulla strada del vivere civile. Pericoli reali, presenti, come furono la peste nel Me-dioevo e le macerie della seconda guerra mondiale.

Anche oggi rischiamo di soccombere sotto la drammaticità di una crisi economica, sociale e cultu-rale, una crisi che ci spaventa perchè mette in discus-sione i diritti e il benessere che abbiamo ereditato dalle precedenti generazioni. Ma come allora anche oggi dobbiamo avere il coraggio di reagire con un forte anelito di speranza e di fiducia verso il futuro.

La Civitas Mariae è per noi tutti un richiamo a uno spirito civile che sappia guardare con fiducia alla co-struzione di un futuro più etico e responsabile.

E' un richiamo forte prima di tutto alla classe poli-tica, alle istituzioni, pubbliche e religiose, alla classe dirigente di questa nostra città perché sappiamo tutti operare con responsabilità per il bene della res pu-blica dentro un alto orizzonte ideale a cui la Civitas Mariae tende. A noi spetta la capacità di raccogliere l'invito a lavorare con umiltà, sacrificio, impegno re-sponsabile e onesto, capacità di dialogo e spirito co-struttivo perché Macerata non smetta di crescere

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come città solidale, accogliente, aperta, colta, gene-rosa.

Le manifestazioni che realizziamo oggi in collabora-zione con la Diocesi sono un richiamo a rafforzare l'etica del bene su cui solo si fonda la crescita di una città che coltiva la cultura dell’apertura, dell’accoglienza, del dia-logo, della solidarietà e il senso del continuo cammino verso un rinnovamento della vita civile.

Abbiamo grandi maestri a cui ispirarci: il nostro Pa-trono, San Giuliano Ospitaliere, generoso nell'acco-glienza, e Padre Matteo Ricci, che nella cultura e nel dialogo ha indicato le coordinate per far crescere l'in-contro delle civiltà.

Sono questi i modelli significativi per tutti e soprat-tutto per le nuove generazioni, la linfa vitale della Macerata del futuro che insieme vogliamo costruire.

La Civitas Mariae è, dunque, tutto questo: sotto lo sguardo affettuoso e benevolo che da secoli veglia e ispira le azioni alte e meritevoli della nostra città, ricordiamo un evento che va oltre le divisioni di qualsiasi genere.

Al contrario, ha in sé quella forza unificante di cui abbiamo bisogno e che ci spinge ogni giorno a vivere, esaltandoli, i grandi valori ideali. E a quei Maceratesi che furono artefici di un’iniziativa tanto grande e importante da riviverla ancora oggi con emozione e convinzione, a 60 anni da quel giorno, vada il mio ringraziamento e quello di tutta la città. Da loro ereditiamo lo spirito di generoso impegno e la fi-

ducia nel bene che solo possono muoverci verso il bene della città.

E mi piace concludere con le parole di speranza che un altro maestro tanto amato da Macerata, il Car-dinale Ersilio Tonini, rivolse ai Maceratesi nel di-scorso che fece in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria nel 2004: “A Macerata ho tro-vato quell' humanitas che è la speranza del futuro. Un futuro di grandi trasformazioni. Stiamo vivendo un momento storico sensazionale che ci deve far capire che l'umanità, l' humanitas, deve essere posta al centro dell'universo e debba essere il fine dell'universo stesso. E la salvezza passa attraverso un cambiamento delle coscienze in tal senso, a cui ognuno di noi deve con-tribuire". E nel registro d'onore scrisse: " Con intensa, affettuosissima riconoscenza e con gli auguri più fer-vidi perchè Macerata sia consapevole dei tesori rice-vuti dalle generazioni passate: in particolare dell' hu-manitas, che sarà il germe del futuro".

Avv. Romano Carancini Sindaco di Macerata

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come città solidale, accogliente, aperta, colta, gene-rosa.

Le manifestazioni che realizziamo oggi in collabora-zione con la Diocesi sono un richiamo a rafforzare l'etica del bene su cui solo si fonda la crescita di una città che coltiva la cultura dell’apertura, dell’accoglienza, del dia-logo, della solidarietà e il senso del continuo cammino verso un rinnovamento della vita civile.

Abbiamo grandi maestri a cui ispirarci: il nostro Pa-trono, San Giuliano Ospitaliere, generoso nell'acco-glienza, e Padre Matteo Ricci, che nella cultura e nel dialogo ha indicato le coordinate per far crescere l'in-contro delle civiltà.

Sono questi i modelli significativi per tutti e soprat-tutto per le nuove generazioni, la linfa vitale della Macerata del futuro che insieme vogliamo costruire.

La Civitas Mariae è, dunque, tutto questo: sotto lo sguardo affettuoso e benevolo che da secoli veglia e ispira le azioni alte e meritevoli della nostra città, ricordiamo un evento che va oltre le divisioni di qualsiasi genere.

Al contrario, ha in sé quella forza unificante di cui abbiamo bisogno e che ci spinge ogni giorno a vivere, esaltandoli, i grandi valori ideali. E a quei Maceratesi che furono artefici di un’iniziativa tanto grande e importante da riviverla ancora oggi con emozione e convinzione, a 60 anni da quel giorno, vada il mio ringraziamento e quello di tutta la città. Da loro ereditiamo lo spirito di generoso impegno e la fi-

ducia nel bene che solo possono muoverci verso il bene della città.

E mi piace concludere con le parole di speranza che un altro maestro tanto amato da Macerata, il Car-dinale Ersilio Tonini, rivolse ai Maceratesi nel di-scorso che fece in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria nel 2004: “A Macerata ho tro-vato quell' humanitas che è la speranza del futuro. Un futuro di grandi trasformazioni. Stiamo vivendo un momento storico sensazionale che ci deve far capire che l'umanità, l' humanitas, deve essere posta al centro dell'universo e debba essere il fine dell'universo stesso. E la salvezza passa attraverso un cambiamento delle coscienze in tal senso, a cui ognuno di noi deve con-tribuire". E nel registro d'onore scrisse: " Con intensa, affettuosissima riconoscenza e con gli auguri più fer-vidi perchè Macerata sia consapevole dei tesori rice-vuti dalle generazioni passate: in particolare dell' hu-manitas, che sarà il germe del futuro".

Avv. Romano Carancini Sindaco di Macerata

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INTERVENTO DI S.E. MONS.CLAUDIO GIULIODORI

Vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia

Esprimo viva gratitudine per l’invito che mi è stato rivolto dal Sindaco di Macerata Avv. Romano Caran-cini e dal Presidente del Consiglio Comunale Dott. Romano Mari ad essere presente in occasione di que-sta solenne seduta del Consiglio Comunale, convocata per celebrare il 60° anniversario della proclamazione di Macerata Civitas Mariae. Porgo pertanto al Sindaco e al Presidente del Consiglio il più cordiale saluto e nel con-tempo saluto tutti i signori consiglieri, sua Eccellenza il Prefetto di Macerata, il Signor Questore, tutte le auto-rità Civili e Militari, la Prof.ssa Lucia Tancredi che ci ha

offerto una interessante rievocazione storica e tutta la cittadinanza qui convenuta e comunque rappresentata.

Quella che stiamo solennemente celebrando è una ricorrenza importante e significativa sotto diversi as-petti, come evidenziato da molti degli intervenuti. La scelta fatta sessant’anni fa dalla popolazione e dagli amministratori di Macerata ha una grande rilevanza perché manifesta l’anima più profonda della Città, ri-vela la sua vera identità e indica il suo più grande ide-ale. L’affidamento a Maria, venerata da secoli a Mace-rata con il titolo di Madre della Misericordia, nasce cer-tamente dalla ricerca di una protezione e di un soste-gno in frangenti difficili della sua storia, ma nello stesso tempo esprime il desiderio di profonda familiarità con la Madre di Dio che è invocata e accolta come dolce e premurosa compagna di viaggio. Con quell’atto com-piuto sessant’anni fa, sotto la spinta di un grande mo-vimento popolare che aveva portato alla raccolta di ol-tre 20.000 firme, non si è inteso dare la cittadinanza onoraria a Maria, quanto piuttosto onorare la Città e tutti i suoi abitanti nell’averla come gloriosa concitta-dina. Macerata non solo è affidata a Maria, ma è da Lei abitata, custodita e sostenuta.

Per questo, e non solo per la scritta apposta sulla facciata del palazzo comunale, possiamo parlare del volto mariano di Macerata e del suo inscindibile le-game con l’umile ancella del Signore. Recenti pubbli-cazioni, da quelle più artistiche e documentate a quelle più divulgative, testimoniano come la Città sia costellata

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INTERVENTO DI S.E. MONS.CLAUDIO GIULIODORI

Vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia

Esprimo viva gratitudine per l’invito che mi è stato rivolto dal Sindaco di Macerata Avv. Romano Caran-cini e dal Presidente del Consiglio Comunale Dott. Romano Mari ad essere presente in occasione di que-sta solenne seduta del Consiglio Comunale, convocata per celebrare il 60° anniversario della proclamazione di Macerata Civitas Mariae. Porgo pertanto al Sindaco e al Presidente del Consiglio il più cordiale saluto e nel con-tempo saluto tutti i signori consiglieri, sua Eccellenza il Prefetto di Macerata, il Signor Questore, tutte le auto-rità Civili e Militari, la Prof.ssa Lucia Tancredi che ci ha

offerto una interessante rievocazione storica e tutta la cittadinanza qui convenuta e comunque rappresentata.

Quella che stiamo solennemente celebrando è una ricorrenza importante e significativa sotto diversi as-petti, come evidenziato da molti degli intervenuti. La scelta fatta sessant’anni fa dalla popolazione e dagli amministratori di Macerata ha una grande rilevanza perché manifesta l’anima più profonda della Città, ri-vela la sua vera identità e indica il suo più grande ide-ale. L’affidamento a Maria, venerata da secoli a Mace-rata con il titolo di Madre della Misericordia, nasce cer-tamente dalla ricerca di una protezione e di un soste-gno in frangenti difficili della sua storia, ma nello stesso tempo esprime il desiderio di profonda familiarità con la Madre di Dio che è invocata e accolta come dolce e premurosa compagna di viaggio. Con quell’atto com-piuto sessant’anni fa, sotto la spinta di un grande mo-vimento popolare che aveva portato alla raccolta di ol-tre 20.000 firme, non si è inteso dare la cittadinanza onoraria a Maria, quanto piuttosto onorare la Città e tutti i suoi abitanti nell’averla come gloriosa concitta-dina. Macerata non solo è affidata a Maria, ma è da Lei abitata, custodita e sostenuta.

Per questo, e non solo per la scritta apposta sulla facciata del palazzo comunale, possiamo parlare del volto mariano di Macerata e del suo inscindibile le-game con l’umile ancella del Signore. Recenti pubbli-cazioni, da quelle più artistiche e documentate a quelle più divulgative, testimoniano come la Città sia costellata

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di effigi e figurette che attestano la devozione, ma oserei dire “l’intima familiarità”, della popolazione maceratese con Maria.

Ma quali sono i lineamenti di questo volto? In che senso Maria è anima, identità e ideale di Macerata? Sa-rebbero molte le cose da dire, ma vorrei in questa cir-costanza richiamarne brevemente tre:

1. Maria è la donna forte e umile che non ha timore di dire il suo “Sì” a Dio per collaborare al suo disegno d’amore per l’umanità. Accoglie e dona al mondo in-tero il Figlio di Dio, l’Emmanuele, il Salvatore. Come Lei e con Lei Macerata vuole essere un grembo acco-gliente. Lo è con le sue terre e i suoi fiumi, con le sue famiglie e le sue istituzioni, con le parrocchie e le scuole, con le attività culturali e tesori d’arte, con i gio-vani che frequentano l’università e con gli immigrati che bussano alle nostre porte, con le strutture sanitarie e assistenziali. Questo spirito di accoglienza, rafforzato dalla scelta di assumere come patrono San Giuliano ospitaliere, è nel DNA della Città e non è difficile ac-corgersi che questo le conferisce un fascino speciale, in cui certamente si riflette il volto accogliente della Ver-gine Madre.

2. Maria, secondo aspetto, è la donna che ha seguito il Figlio Gesù Cristo, meditando sulle sue parole e sui suoi gesti, fino a stare, lacerata nel suo cuore di madre, sotto la croce. È la testimone dell’amore sconvolgente di Dio che passa attraverso l’offerta di sé, il dono della vita, la solidarietà estrema e totale. A ben vedere anche

nei tratti della società maceratese non è difficile scor-gere il volto di gente capace di spendersi e donarsi ogni giorno per gli altri, in famiglia e nella società, spesso nel più totale nascondimento. Certo, non siamo ingenui, ci sono tanti egoismi e chiusure, arroganti prevaricazioni, ingiustizie e disuguaglianze inquietanti, ma quanta gente ogni giorno si sacrifica per gli altri e in compagnia di Maria percorre le vie della nostra città, abita i deserti dell’anima, porta sollievo a chi è ferito negli affetti, a chi affronta le prove della malattia e della perdita di per-sone care, si prende cura dei più giovani e degli anziani, degli emarginati e dei bisognosi, delle tante e devastanti solitudini. Maria non ci allontana da quella croce che neppure lei ha potuto sfuggire e che le ha trapassato l’anima, ma ci insegna a portarla con dignità assieme al suo Figlio e a darle il suo vero significato.

3. Un terzo aspetto. Maria, Assunta e gloriosa regina del Cielo, ci invita a guardare con fiducia e speranza al nostro cammino senza perdere di vista la mèta: la gioia eterna e la pienezza dell’amore. Dalla Piazza della Li-bertà, ogni volta che alziamo lo sguardo a quella casa comune che è il Municipio, prima del sindaco e di tutti gli amministratori, ci accoglie lo sguardo materno di Maria e ci avvolge teneramente con il suo manto. Ci in-vita a guardare con occhi sempre nuovi anche alle vi-cende terrene, alle preoccupazioni e agli affanni che anche in questo tempo, purtroppo, non sono pochi e affliggono molti, cittadini, imprese, famiglie, istituzioni. Il volto luminoso di Maria, riflesso della gloria celeste,

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di effigi e figurette che attestano la devozione, ma oserei dire “l’intima familiarità”, della popolazione maceratese con Maria.

Ma quali sono i lineamenti di questo volto? In che senso Maria è anima, identità e ideale di Macerata? Sa-rebbero molte le cose da dire, ma vorrei in questa cir-costanza richiamarne brevemente tre:

1. Maria è la donna forte e umile che non ha timore di dire il suo “Sì” a Dio per collaborare al suo disegno d’amore per l’umanità. Accoglie e dona al mondo in-tero il Figlio di Dio, l’Emmanuele, il Salvatore. Come Lei e con Lei Macerata vuole essere un grembo acco-gliente. Lo è con le sue terre e i suoi fiumi, con le sue famiglie e le sue istituzioni, con le parrocchie e le scuole, con le attività culturali e tesori d’arte, con i gio-vani che frequentano l’università e con gli immigrati che bussano alle nostre porte, con le strutture sanitarie e assistenziali. Questo spirito di accoglienza, rafforzato dalla scelta di assumere come patrono San Giuliano ospitaliere, è nel DNA della Città e non è difficile ac-corgersi che questo le conferisce un fascino speciale, in cui certamente si riflette il volto accogliente della Ver-gine Madre.

2. Maria, secondo aspetto, è la donna che ha seguito il Figlio Gesù Cristo, meditando sulle sue parole e sui suoi gesti, fino a stare, lacerata nel suo cuore di madre, sotto la croce. È la testimone dell’amore sconvolgente di Dio che passa attraverso l’offerta di sé, il dono della vita, la solidarietà estrema e totale. A ben vedere anche

nei tratti della società maceratese non è difficile scor-gere il volto di gente capace di spendersi e donarsi ogni giorno per gli altri, in famiglia e nella società, spesso nel più totale nascondimento. Certo, non siamo ingenui, ci sono tanti egoismi e chiusure, arroganti prevaricazioni, ingiustizie e disuguaglianze inquietanti, ma quanta gente ogni giorno si sacrifica per gli altri e in compagnia di Maria percorre le vie della nostra città, abita i deserti dell’anima, porta sollievo a chi è ferito negli affetti, a chi affronta le prove della malattia e della perdita di per-sone care, si prende cura dei più giovani e degli anziani, degli emarginati e dei bisognosi, delle tante e devastanti solitudini. Maria non ci allontana da quella croce che neppure lei ha potuto sfuggire e che le ha trapassato l’anima, ma ci insegna a portarla con dignità assieme al suo Figlio e a darle il suo vero significato.

3. Un terzo aspetto. Maria, Assunta e gloriosa regina del Cielo, ci invita a guardare con fiducia e speranza al nostro cammino senza perdere di vista la mèta: la gioia eterna e la pienezza dell’amore. Dalla Piazza della Li-bertà, ogni volta che alziamo lo sguardo a quella casa comune che è il Municipio, prima del sindaco e di tutti gli amministratori, ci accoglie lo sguardo materno di Maria e ci avvolge teneramente con il suo manto. Ci in-vita a guardare con occhi sempre nuovi anche alle vi-cende terrene, alle preoccupazioni e agli affanni che anche in questo tempo, purtroppo, non sono pochi e affliggono molti, cittadini, imprese, famiglie, istituzioni. Il volto luminoso di Maria, riflesso della gloria celeste,

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è il più forte incoraggiamento per affrontate il futuro, è la migliore garanzia per misuraci con le prove del pre-sente, è la grande riserva di speranza che può sostenerci anche nei passaggi più ardui e difficili.

Tutto questo, come espresso nei documenti relativi alla scelta maturata nel 1952 e ancor più evidenziato nelle parole di Giovanni Paolo II pronunciate nel 1993 in Piazza della Libertà davanti all’effigie e alla relativa scritta, rappresenta per tutti noi e per la Città un dono e un compito. Quella di Maria è una compagnia che dobbiamo saper coltivare e, per certi versi, come ha detto il Papa, “meritare”. E non si tratta di una respon-sabilità a cui sono chiamati solo i credenti. È un com-pito affidato a tutti, che ha bisogno della collaborazione di tutti credenti e non, ciascuno per la sua parte.

Lo sguardo dolcissimo di Maria non può offendere o disturbare nessuno, esercita invece un grande fascino su tutti coloro che lo incrociano. Il riconoscimento del legame speciale che la Città ha con la figura di Maria è l’atto più laico e onesto che possa essere fatto. Lo hanno fatto i nostri predecessori lasciandoci una eredità preziosissima che rappresenta una straordinaria e invi-diabile ricchezza di fede, umanità e sapienza.

Desidero ringraziare, infine, tutti coloro che in que-sti giorni si sono spesi con grande generosità e intelli-genza per rendere evidente il significato di questa ricor-renza e per rinnovare lo spirito di adesione popolare al legame di Macerata con Maria. Penso alla bellissima mostra sulle Icone della fede realizzata nei locali ex-

Upim; penso alla suggestiva conferenza di P. Salvatore Perrella di lunedì scorso e, soprattutto, alla bellissima iniziativa di ieri sera nell’auditorium San Paolo che ha visto sette cori cittadini dare vita ad una manifestazione di grande pregio culturale e di intensa spiritualità incen-trata sulle formelle istoriate del portale della Basilica della Madonna della Misericordia, realizzato in con-comitanza con la proclamazione di Macerata Civitas Mariae. Dopo l’importante e solenne atto di questa sera, ci ritroveremo domenica alle 16.00 per ripetere il gesto di sessant’anni fa con la preghiera di affidamento a Maria nel contesto di una solenne concelebrazione eucaristica.

Vorrei concludere con alcune parole pronunciate da Benedetto XVI nell’angelus del 22 agosto del 2010 che ci aiutano capire il legame tra l’affidamento pubblico a Maria e l’impegno per la pace, tematiche entrambe care alla Città di Macerata. “Nella storia delle città e dei popoli evangelizzati dal messaggio cristiano sono innu-merevoli le testimonianze di venerazione pubblica, in certi casi addirittura istituzionale, alla regalità della Ver-gine Maria. Ma oggi vogliamo soprattutto rinnovare, la nostra devozione a Colei che Gesù ci ha lasciato quale Madre e Regina. Affidiamo alla sua intercessione la quotidiana preghiera per la pace, specialmente là dove più infierisce l'assurda logica della violenza; affinché tutti gli uomini si persuadano che in questo mondo dobbiamo aiutarci gli uni gli altri come fratelli per co-struire la civiltà dell'amore”.

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è il più forte incoraggiamento per affrontate il futuro, è la migliore garanzia per misuraci con le prove del pre-sente, è la grande riserva di speranza che può sostenerci anche nei passaggi più ardui e difficili.

Tutto questo, come espresso nei documenti relativi alla scelta maturata nel 1952 e ancor più evidenziato nelle parole di Giovanni Paolo II pronunciate nel 1993 in Piazza della Libertà davanti all’effigie e alla relativa scritta, rappresenta per tutti noi e per la Città un dono e un compito. Quella di Maria è una compagnia che dobbiamo saper coltivare e, per certi versi, come ha detto il Papa, “meritare”. E non si tratta di una respon-sabilità a cui sono chiamati solo i credenti. È un com-pito affidato a tutti, che ha bisogno della collaborazione di tutti credenti e non, ciascuno per la sua parte.

Lo sguardo dolcissimo di Maria non può offendere o disturbare nessuno, esercita invece un grande fascino su tutti coloro che lo incrociano. Il riconoscimento del legame speciale che la Città ha con la figura di Maria è l’atto più laico e onesto che possa essere fatto. Lo hanno fatto i nostri predecessori lasciandoci una eredità preziosissima che rappresenta una straordinaria e invi-diabile ricchezza di fede, umanità e sapienza.

Desidero ringraziare, infine, tutti coloro che in que-sti giorni si sono spesi con grande generosità e intelli-genza per rendere evidente il significato di questa ricor-renza e per rinnovare lo spirito di adesione popolare al legame di Macerata con Maria. Penso alla bellissima mostra sulle Icone della fede realizzata nei locali ex-

Upim; penso alla suggestiva conferenza di P. Salvatore Perrella di lunedì scorso e, soprattutto, alla bellissima iniziativa di ieri sera nell’auditorium San Paolo che ha visto sette cori cittadini dare vita ad una manifestazione di grande pregio culturale e di intensa spiritualità incen-trata sulle formelle istoriate del portale della Basilica della Madonna della Misericordia, realizzato in con-comitanza con la proclamazione di Macerata Civitas Mariae. Dopo l’importante e solenne atto di questa sera, ci ritroveremo domenica alle 16.00 per ripetere il gesto di sessant’anni fa con la preghiera di affidamento a Maria nel contesto di una solenne concelebrazione eucaristica.

Vorrei concludere con alcune parole pronunciate da Benedetto XVI nell’angelus del 22 agosto del 2010 che ci aiutano capire il legame tra l’affidamento pubblico a Maria e l’impegno per la pace, tematiche entrambe care alla Città di Macerata. “Nella storia delle città e dei popoli evangelizzati dal messaggio cristiano sono innu-merevoli le testimonianze di venerazione pubblica, in certi casi addirittura istituzionale, alla regalità della Ver-gine Maria. Ma oggi vogliamo soprattutto rinnovare, la nostra devozione a Colei che Gesù ci ha lasciato quale Madre e Regina. Affidiamo alla sua intercessione la quotidiana preghiera per la pace, specialmente là dove più infierisce l'assurda logica della violenza; affinché tutti gli uomini si persuadano che in questo mondo dobbiamo aiutarci gli uni gli altri come fratelli per co-struire la civiltà dell'amore”.

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Portale della Basilica della Misericordia. C. Cantalamessa, 1952

Auguro alla nostra Città, alle donne e agli uomini maceratesi di essere sempre uniti sotto lo sguardo amo-revole di Maria per costruire insieme la civiltà dell’amore, nella certezza che quanto più Macerata sa-prà onorare il suo titolo di Civitas Mariae tanto più di-venterà una vera città della pace. Grazie a tutti per l’attenzione.

Macerata CIVITAS MARIAE La storia e la devozione mariana dei Maceratesi narrate dall’arte e commentate dal canto

Giovedì 15 novembre Auditorium S.Paolo ore 21

PROGRAMMA

LA PORTA INNO A CRISTO SIGNORE DEI MILLENNI (G. Liberto, 1943)

LA PESTE E IL VOTO Coro San Vincenzo Maria Strambi

STELLA DEL MARE (R. Casimiri 1880-1943) POSA DELLA PRIMA PIETRA

Pueri cantores Domenichino Zamberletti POLORUM REGINA (Llibre Vermell de Montserrat, sec. XIV)

LA COSTRUZIONE DEL TEMPIETTO Coro San Vincenzo Maria Strambi

O MARIA, DIANA STELLA (Fra’ Serafino Razzi, 1531-1613) IL RINGRAZIAMENTO PER LA GRAZIA RICEVUTA

Pueri cantores Domenichino Zamberletti STELLA SPLENDENS (Llibre Vermell de Montserrat, sec. XIV) LA BENEDIZIONE DI PIO XII DELLA NUOVA CORONA

Coro San Francesco AVE, MARIA (J. Arcadelt, 1504-1568)

LA PEREGRINATIO MARIAE Coro Sibilla

MARIA LASSÙ (B. De Marzi, 1935) LA DEVOZIONE MARIANA DEL PASSATO

Cappella Musicale della Cattedrale di Macerata AVE, MARIA (Codice di Girona, sec XIV)

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Portale della Basilica della Misericordia. C. Cantalamessa, 1952

Auguro alla nostra Città, alle donne e agli uomini maceratesi di essere sempre uniti sotto lo sguardo amo-revole di Maria per costruire insieme la civiltà dell’amore, nella certezza che quanto più Macerata sa-prà onorare il suo titolo di Civitas Mariae tanto più di-venterà una vera città della pace. Grazie a tutti per l’attenzione.

Macerata CIVITAS MARIAE La storia e la devozione mariana dei Maceratesi narrate dall’arte e commentate dal canto

Giovedì 15 novembre Auditorium S.Paolo ore 21

PROGRAMMA

LA PORTA INNO A CRISTO SIGNORE DEI MILLENNI (G. Liberto, 1943)

LA PESTE E IL VOTO Coro San Vincenzo Maria Strambi

STELLA DEL MARE (R. Casimiri 1880-1943) POSA DELLA PRIMA PIETRA

Pueri cantores Domenichino Zamberletti POLORUM REGINA (Llibre Vermell de Montserrat, sec. XIV)

LA COSTRUZIONE DEL TEMPIETTO Coro San Vincenzo Maria Strambi

O MARIA, DIANA STELLA (Fra’ Serafino Razzi, 1531-1613) IL RINGRAZIAMENTO PER LA GRAZIA RICEVUTA

Pueri cantores Domenichino Zamberletti STELLA SPLENDENS (Llibre Vermell de Montserrat, sec. XIV) LA BENEDIZIONE DI PIO XII DELLA NUOVA CORONA

Coro San Francesco AVE, MARIA (J. Arcadelt, 1504-1568)

LA PEREGRINATIO MARIAE Coro Sibilla

MARIA LASSÙ (B. De Marzi, 1935) LA DEVOZIONE MARIANA DEL PASSATO

Cappella Musicale della Cattedrale di Macerata AVE, MARIA (Codice di Girona, sec XIV)

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LA DEVOZIONE MARIANA MODERNA Corale Cantando

I PRIÈRE (F. Poulenc, 1855-1917) NICCHIE DI SINISTRA CON SANTI E STEMMI

Corale Cantando REGINA COELI (elab. G. L. Paolucci, 1964)

Coro Comunione e Liberazione MAGNIFICAT (Trappiste di Vitorchiano)

NICCHIE DI DESTRA CON SANTI E STEMMI Coro San Francesco

BENEDIZIONE DI SAN FRANCESCO (A. Pierucci, 1935) LA SOVRAPPORTA CON MARIA MADRE DI

MISERICORDIA Cappella Musicale della Cattedrale di Macerata

SUB TUUM PRAESIDIUM (gregoriano, sec. IX) Corale Cantando

AVE, SIGNORA DEI MONTI (F. Morresi, 1934-1988) Lo zoccolo inferiore con la scritta

"I MACERATESI ALLA LORO PATRONA" Coro Sibilla

AVE, MARIA (E. De Marzi, 1935) I cori insieme

DE LA MISERICORDIA A TE, REGINA (S. Ubaldi - C. Celsi, 1904-1986)

SALVE, REGINA (gregoriano, sec. XII) VOCE RECITANTE: SAURO SAVELLI

OMELIA DI S. E. MONS. CLAUDIO GIULIODORI

DOMENICA 18 NOVEMBRE 2012 CATTEDRALE DI MACERATA

“Dio di bontà infinita, concedi ai tuoi fedeli, per intercessione della beata Vergine Maria, madre di misericordia, di sperimentare sulla terra la tua clemenza, e di contemplare la tua gloria nel cielo”. Con questa orazione della Colletta siamo stati introdotti

all’ascolto della Parola di Dio. In queste parole tro-viamo anche la ragione del nostro essere qui oggi, nella ricorrenza del sessantesimo anniversario della proclamazione di Macerata “Civitas Mariae”. Rinno-viamo il nostro affidamento alla Madre della Miseri-cordia e chiediamo la sua potente intercessione per sperimentare in terra la clemenza divina e partecipare in cielo alla sua gloria.

Con il passare degli anni quel gesto compiuto con grande partecipazione popolare (vennero raccolte ol-tre 20.000 firme), e con sincera convinzione dall’am-ministrazione comunale, (fu una votazione sostanzial-mente unanime), non ha perso di valore e di signifi-cato, anzi se ne percepiscono ancor più il valore e la rilevanza. La solenne celebrazione della ricorrenza vissuta venerdì sera con la convocazione in seduta straordinaria e pubblica del Consiglio comunale, ha

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LA DEVOZIONE MARIANA MODERNA Corale Cantando

I PRIÈRE (F. Poulenc, 1855-1917) NICCHIE DI SINISTRA CON SANTI E STEMMI

Corale Cantando REGINA COELI (elab. G. L. Paolucci, 1964)

Coro Comunione e Liberazione MAGNIFICAT (Trappiste di Vitorchiano)

NICCHIE DI DESTRA CON SANTI E STEMMI Coro San Francesco

BENEDIZIONE DI SAN FRANCESCO (A. Pierucci, 1935) LA SOVRAPPORTA CON MARIA MADRE DI

MISERICORDIA Cappella Musicale della Cattedrale di Macerata

SUB TUUM PRAESIDIUM (gregoriano, sec. IX) Corale Cantando

AVE, SIGNORA DEI MONTI (F. Morresi, 1934-1988) Lo zoccolo inferiore con la scritta

"I MACERATESI ALLA LORO PATRONA" Coro Sibilla

AVE, MARIA (E. De Marzi, 1935) I cori insieme

DE LA MISERICORDIA A TE, REGINA (S. Ubaldi - C. Celsi, 1904-1986)

SALVE, REGINA (gregoriano, sec. XII) VOCE RECITANTE: SAURO SAVELLI

OMELIA DI S. E. MONS. CLAUDIO GIULIODORI

DOMENICA 18 NOVEMBRE 2012 CATTEDRALE DI MACERATA

“Dio di bontà infinita, concedi ai tuoi fedeli, per intercessione della beata Vergine Maria, madre di misericordia, di sperimentare sulla terra la tua clemenza, e di contemplare la tua gloria nel cielo”. Con questa orazione della Colletta siamo stati introdotti

all’ascolto della Parola di Dio. In queste parole tro-viamo anche la ragione del nostro essere qui oggi, nella ricorrenza del sessantesimo anniversario della proclamazione di Macerata “Civitas Mariae”. Rinno-viamo il nostro affidamento alla Madre della Miseri-cordia e chiediamo la sua potente intercessione per sperimentare in terra la clemenza divina e partecipare in cielo alla sua gloria.

Con il passare degli anni quel gesto compiuto con grande partecipazione popolare (vennero raccolte ol-tre 20.000 firme), e con sincera convinzione dall’am-ministrazione comunale, (fu una votazione sostanzial-mente unanime), non ha perso di valore e di signifi-cato, anzi se ne percepiscono ancor più il valore e la rilevanza. La solenne celebrazione della ricorrenza vissuta venerdì sera con la convocazione in seduta straordinaria e pubblica del Consiglio comunale, ha

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reso evidente quanto sia attuale e importante per la nostra Città quel gesto compiuto in un determinato frangente storico, ma sostanzialmente incomprensibile se lo separiamo dal secolare legame di Macerata con Maria e dalle permanenti espressioni di devozione mariana che ancor oggi segnano il cammino della nostra comunità ecclesiale e civile.

Ho già richiamato nel corso della seduta del Con-siglio Comunale alcuni significati dello speciale vin-colo che unisce Macerata a Maria. Da tali legami, ben radicati storicamente e umanamente, scaturiscono i li-neamenti del volto mariano di Macerata. Essi costitui-scono - affermavo nella sede comunale esplicitandone poi alcuni contenuti - l’anima più profonda della Città, la sua vera identità e il suo più grande ideale.

Con questa liturgia e alla luce delle letture che ab-biamo ascoltato possiamo evidenziare alcuni elementi ulteriori che possono aiutarci a rendere ancora più in-tenso e fecondo il legame della Città con Maria.

In primo luogo vorrei sottolineare la forza della preghiera, che trova nella mediazione di Maria e nella sua intercessione un volano di straordinaria efficacia. È la preghiera che sale nel momento del bisogno come quella della Regina Ester che abbiamo ascoltato nella prima lettura: “Ora, accorri in mio aiuto, perché sono sola e non ho nessun altro che te, Signore, mio Dio. Liberaci dalle mani dei nostri nemici; muta in esultanza il nostro lutto e in salvezza i nostri dolori”. Anche noi, nel tempo pre-

sente, sentiamo il pericolo che incombe sulla nostra vita. Quello, innanzi tutto, derivante dalla fragilità umana e dal peccato, a cui si aggiungono le tante sof-ferenze fisiche, morali e spirituali e oggi anche le non poche preoccupazioni per le condizioni critiche dell’economia e per l’incerto futuro.

Ma noi sappiamo di non essere soli e che la nostra preghiera affidata a Maria e alla sua intima partecipa-zione alla Misericordia divina, giunge direttamente al cuore di Dio. Presentando la nostra preghiera attra-verso di Lei siamo certi di essere introdotti nel sacra-rio della misericordia divina perché, come ricorda Giovanni Paolo II nella Lettera Enciclica Dives in mi-sericordia, “a questo amore «misericordioso», che viene manifestato soprattutto a contatto con il male morale e fisico, partecipava in modo singolare ed ec-cezionale il cuore di colei che fu Madre del Crocifisso e del Risorto, partecipava Maria. Ed in lei e per mezzo di lei, esso non cessa di rivelarsi nella storia della Chiesa e dell'umanità. Tale rivelazione è spe-cialmente fruttuosa, perché si fonda, nella Madre di Dio, sul singolare tatto del suo cuore materno, sulla sua particolare sensibilità, sulla sua particolare idone-ità a raggiungere tutti coloro che accettano più facil-mente l'amore misericordioso da parte di una madre” (n. 9).

Tutto questo avviene, ed è il secondo aspetto, nell’agone di una lotta che vede Maria e la Chiesa in-sidiate dal maligno. Nella seconda lettura, tratta

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reso evidente quanto sia attuale e importante per la nostra Città quel gesto compiuto in un determinato frangente storico, ma sostanzialmente incomprensibile se lo separiamo dal secolare legame di Macerata con Maria e dalle permanenti espressioni di devozione mariana che ancor oggi segnano il cammino della nostra comunità ecclesiale e civile.

Ho già richiamato nel corso della seduta del Con-siglio Comunale alcuni significati dello speciale vin-colo che unisce Macerata a Maria. Da tali legami, ben radicati storicamente e umanamente, scaturiscono i li-neamenti del volto mariano di Macerata. Essi costitui-scono - affermavo nella sede comunale esplicitandone poi alcuni contenuti - l’anima più profonda della Città, la sua vera identità e il suo più grande ideale.

Con questa liturgia e alla luce delle letture che ab-biamo ascoltato possiamo evidenziare alcuni elementi ulteriori che possono aiutarci a rendere ancora più in-tenso e fecondo il legame della Città con Maria.

In primo luogo vorrei sottolineare la forza della preghiera, che trova nella mediazione di Maria e nella sua intercessione un volano di straordinaria efficacia. È la preghiera che sale nel momento del bisogno come quella della Regina Ester che abbiamo ascoltato nella prima lettura: “Ora, accorri in mio aiuto, perché sono sola e non ho nessun altro che te, Signore, mio Dio. Liberaci dalle mani dei nostri nemici; muta in esultanza il nostro lutto e in salvezza i nostri dolori”. Anche noi, nel tempo pre-

sente, sentiamo il pericolo che incombe sulla nostra vita. Quello, innanzi tutto, derivante dalla fragilità umana e dal peccato, a cui si aggiungono le tante sof-ferenze fisiche, morali e spirituali e oggi anche le non poche preoccupazioni per le condizioni critiche dell’economia e per l’incerto futuro.

Ma noi sappiamo di non essere soli e che la nostra preghiera affidata a Maria e alla sua intima partecipa-zione alla Misericordia divina, giunge direttamente al cuore di Dio. Presentando la nostra preghiera attra-verso di Lei siamo certi di essere introdotti nel sacra-rio della misericordia divina perché, come ricorda Giovanni Paolo II nella Lettera Enciclica Dives in mi-sericordia, “a questo amore «misericordioso», che viene manifestato soprattutto a contatto con il male morale e fisico, partecipava in modo singolare ed ec-cezionale il cuore di colei che fu Madre del Crocifisso e del Risorto, partecipava Maria. Ed in lei e per mezzo di lei, esso non cessa di rivelarsi nella storia della Chiesa e dell'umanità. Tale rivelazione è spe-cialmente fruttuosa, perché si fonda, nella Madre di Dio, sul singolare tatto del suo cuore materno, sulla sua particolare sensibilità, sulla sua particolare idone-ità a raggiungere tutti coloro che accettano più facil-mente l'amore misericordioso da parte di una madre” (n. 9).

Tutto questo avviene, ed è il secondo aspetto, nell’agone di una lotta che vede Maria e la Chiesa in-sidiate dal maligno. Nella seconda lettura, tratta

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dall’Apocalisse, ci viene ricordato che la donna vestita di sole, in cui sono certamente raffigurate sia Maria che la Chiesa, è esposta agli assalti del maligno, del nemico antico, che seppur vinto nella morte e risurre-zione del Cristo, continua a tracciare nella storia solchi profondi di malvagità. Anche il nostro bel Santuario della Madonna della Misericordia è testimone dell’intersecarsi del bene e del male. Fin dentro le sue mura, durante l’occupazione napoleonica, sono stati perpetrati orrendi delitti.

Non dobbiamo stupirci se ancora oggi “il drago precipitato sulla terra, continua a perseguitare la donna”, dobbiamo piuttosto guardare fiduciosi “alla donna a cui furono date le due ali della grande aquila, perché volasse nel deserto verso il proprio rifugio”. Sono queste le due ali del mantello della Madre della Misericordia sotto cui anche noi ci rifugiamo. Da que-sta immagine trae origine l’antica preghiera “Sub tuum praesidium confugimus”, che riprende la formula ori-ginaria greca risalente al terzo secolo e la cui versione ambrosiana, certamente più vicina e fedele all’origi-nale, recita: “Sub tuam misericordiam confugimus”, sotto la tua misericordia ci rifugiamo.

È davvero un grande dono per Macerata avere questo rifugio sicuro e poter contare su queste ali che ci possono proteggere e portare lontano dal pericolo. Ma questo non è un talismano magico, non è un’assicurazione a poco prezzo o, comunque, ga-rantita. Il nostro affidamento a Maria implica anche la

nostra sincera accoglienza. La terza considerazione riguarda pertanto l’affidamento della Chiesa a Maria e, nel contempo, di Maria alla Chiesa, secondo la consegna fatta da Gesù al discepolo prediletto e a sua madre: “Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé” (Gv 19, 26-27). Queste parole di Gesù ci ricordano che il mistero della misericordia divina possiamo comprenderlo solo stando sotto la Croce come Maria e Giovanni e che la grazia della sua misericordia deve essere custodita dal reciproco affidamento di Maria alla Chiesa e della Chiesa a Maria. Diventano così importanti tutti i gesti che tradizionalmente testimo-niano il nostro prenderci cura della presenza di Maria in mezzo a noi, in modo particolare attraverso il Santuario della Madonna della Misericordia. Tra i tanti ricordo la tradizionale “festa delle canestrelle” così semplice e toccante nel suo significato umano e spirituale, così come, quest’anno, l’iniziativa di preparare un sussidio per la preghiera durante il mese di maggio che ci rendesse più consapevoli della variegata e multiforme accoglienza di Maria nelle Chiese, nelle strade e nelle case della nostra Città. Altre iniziative potrebbero essere pensate, anche nuove e originali, come quella proposta giovedì sera all’Auditorium San Paolo con i commenti musicali alla presentazione delle formelle del portale della Ba-

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dall’Apocalisse, ci viene ricordato che la donna vestita di sole, in cui sono certamente raffigurate sia Maria che la Chiesa, è esposta agli assalti del maligno, del nemico antico, che seppur vinto nella morte e risurre-zione del Cristo, continua a tracciare nella storia solchi profondi di malvagità. Anche il nostro bel Santuario della Madonna della Misericordia è testimone dell’intersecarsi del bene e del male. Fin dentro le sue mura, durante l’occupazione napoleonica, sono stati perpetrati orrendi delitti.

Non dobbiamo stupirci se ancora oggi “il drago precipitato sulla terra, continua a perseguitare la donna”, dobbiamo piuttosto guardare fiduciosi “alla donna a cui furono date le due ali della grande aquila, perché volasse nel deserto verso il proprio rifugio”. Sono queste le due ali del mantello della Madre della Misericordia sotto cui anche noi ci rifugiamo. Da que-sta immagine trae origine l’antica preghiera “Sub tuum praesidium confugimus”, che riprende la formula ori-ginaria greca risalente al terzo secolo e la cui versione ambrosiana, certamente più vicina e fedele all’origi-nale, recita: “Sub tuam misericordiam confugimus”, sotto la tua misericordia ci rifugiamo.

È davvero un grande dono per Macerata avere questo rifugio sicuro e poter contare su queste ali che ci possono proteggere e portare lontano dal pericolo. Ma questo non è un talismano magico, non è un’assicurazione a poco prezzo o, comunque, ga-rantita. Il nostro affidamento a Maria implica anche la

nostra sincera accoglienza. La terza considerazione riguarda pertanto l’affidamento della Chiesa a Maria e, nel contempo, di Maria alla Chiesa, secondo la consegna fatta da Gesù al discepolo prediletto e a sua madre: “Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé” (Gv 19, 26-27). Queste parole di Gesù ci ricordano che il mistero della misericordia divina possiamo comprenderlo solo stando sotto la Croce come Maria e Giovanni e che la grazia della sua misericordia deve essere custodita dal reciproco affidamento di Maria alla Chiesa e della Chiesa a Maria. Diventano così importanti tutti i gesti che tradizionalmente testimo-niano il nostro prenderci cura della presenza di Maria in mezzo a noi, in modo particolare attraverso il Santuario della Madonna della Misericordia. Tra i tanti ricordo la tradizionale “festa delle canestrelle” così semplice e toccante nel suo significato umano e spirituale, così come, quest’anno, l’iniziativa di preparare un sussidio per la preghiera durante il mese di maggio che ci rendesse più consapevoli della variegata e multiforme accoglienza di Maria nelle Chiese, nelle strade e nelle case della nostra Città. Altre iniziative potrebbero essere pensate, anche nuove e originali, come quella proposta giovedì sera all’Auditorium San Paolo con i commenti musicali alla presentazione delle formelle del portale della Ba-

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silica. Dovremmo fare molto di più sul versante reli-gioso, ma anche civile, per alimentare e sviluppare questo fecondo legame tra la Città e Maria di cui, forse, dovremmo essere più consapevoli e orgogliosi.

Forse per i Maceratesi la presenza del volto di Ma-ria sulla facciata del Municipio e il vivere nella “Civitas Mariae” sono ormai un dato scontato e abituale, ma non per tutti è così, soprattutto per tanti visitatori o persone che hanno vissuto in mezzo a noi. Tra i tanti commenti, ricordi e riflessioni che ho ascoltato in questi giorni, mi ha molto colpito la lettera giunta l’altro giorno del nostro ex Prefetto, oggi impegnato nella difficile realtà di Reggio Calabria. Del Prefetto Piscitelli, le autorità e coloro che erano presenti, ri-cordano la profonda commozione il giorno del saluto quando parlava della ”Bella Signora” che lo aveva ac-colto, giungendo a Macerata. Assicurando la sua pre-senza ideale e spirituale a queste celebrazioni, ag-giunge: “Mi accompagna il sempre vivo e indimenti-cabile ricordo del mio primo ingresso a Macerata in quel lontano 6 agosto del 2007, allorché il mio sguardo, levandosi verso l’alto, si incrociò con quel materno, benevolo e accogliente Volto di Maria che domina la piazza e tutta Macerata, dal quale non mi sono mai separato e di cui, anche a distanza, avverto il calore, la serenità, e la generosa protezione che mi ha sempre accompagnato durante questi cinque anni”.

In questo Anno della Fede lasciamoci guidare da Maria, colei che è “beata perché ha creduto” (Lc 1,45).

Dalla sua fede ci giunge l’esempio più forte e lumi-noso per “tenere fisso lo sguardo su Gesù Cristo, «colui che dà origine alla fede e la porta a compi-mento» (Eb 12,2): perché in lui trova compimento ogni travaglio ed anelito del cuore umano (Cfr. Lettera apostolica Porta Fidei, n. 13).

E concludendo vorrei applicare le parole pronun-ciate da Benedetto XVI lo scorso quattro ottobre a Loreto, al luogo in cui, in questa nostra Civitas Mariae, accogliamo e veneriamo da secoli Maria, la Basilica della Madonna della Misericordia: “Essa non è una casa privata, non appartiene a una persona o a una famiglia, ma è un’abitazione aperta a tutti, che sta, per così dire, sulla strada di tutti noi. [In essa] troviamo una casa che ci fa rimanere, abitare, e che nello stesso tempo ci fa camminare, ci ricorda che siamo tutti pel-legrini, che dobbiamo essere sempre in cammino verso un’altra abitazione, verso la casa definitiva, verso la Città eterna, la dimora di Dio con l’umanità redenta (cfr Ap 21,3)”.

Così, rincuorati dalla sua presenza, fiduciosi di es-sere da lei accompagnati e sostenuti nel cammino della vita, al termine di questa celebrazione rivolge-remo ancora una volta la nostra intensa e sentita pre-ghiera di affidamento della Città alla carissima Madre della Misericordia. Sia lodato Gesù Cristo!

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silica. Dovremmo fare molto di più sul versante reli-gioso, ma anche civile, per alimentare e sviluppare questo fecondo legame tra la Città e Maria di cui, forse, dovremmo essere più consapevoli e orgogliosi.

Forse per i Maceratesi la presenza del volto di Ma-ria sulla facciata del Municipio e il vivere nella “Civitas Mariae” sono ormai un dato scontato e abituale, ma non per tutti è così, soprattutto per tanti visitatori o persone che hanno vissuto in mezzo a noi. Tra i tanti commenti, ricordi e riflessioni che ho ascoltato in questi giorni, mi ha molto colpito la lettera giunta l’altro giorno del nostro ex Prefetto, oggi impegnato nella difficile realtà di Reggio Calabria. Del Prefetto Piscitelli, le autorità e coloro che erano presenti, ri-cordano la profonda commozione il giorno del saluto quando parlava della ”Bella Signora” che lo aveva ac-colto, giungendo a Macerata. Assicurando la sua pre-senza ideale e spirituale a queste celebrazioni, ag-giunge: “Mi accompagna il sempre vivo e indimenti-cabile ricordo del mio primo ingresso a Macerata in quel lontano 6 agosto del 2007, allorché il mio sguardo, levandosi verso l’alto, si incrociò con quel materno, benevolo e accogliente Volto di Maria che domina la piazza e tutta Macerata, dal quale non mi sono mai separato e di cui, anche a distanza, avverto il calore, la serenità, e la generosa protezione che mi ha sempre accompagnato durante questi cinque anni”.

In questo Anno della Fede lasciamoci guidare da Maria, colei che è “beata perché ha creduto” (Lc 1,45).

Dalla sua fede ci giunge l’esempio più forte e lumi-noso per “tenere fisso lo sguardo su Gesù Cristo, «colui che dà origine alla fede e la porta a compi-mento» (Eb 12,2): perché in lui trova compimento ogni travaglio ed anelito del cuore umano (Cfr. Lettera apostolica Porta Fidei, n. 13).

E concludendo vorrei applicare le parole pronun-ciate da Benedetto XVI lo scorso quattro ottobre a Loreto, al luogo in cui, in questa nostra Civitas Mariae, accogliamo e veneriamo da secoli Maria, la Basilica della Madonna della Misericordia: “Essa non è una casa privata, non appartiene a una persona o a una famiglia, ma è un’abitazione aperta a tutti, che sta, per così dire, sulla strada di tutti noi. [In essa] troviamo una casa che ci fa rimanere, abitare, e che nello stesso tempo ci fa camminare, ci ricorda che siamo tutti pel-legrini, che dobbiamo essere sempre in cammino verso un’altra abitazione, verso la casa definitiva, verso la Città eterna, la dimora di Dio con l’umanità redenta (cfr Ap 21,3)”.

Così, rincuorati dalla sua presenza, fiduciosi di es-sere da lei accompagnati e sostenuti nel cammino della vita, al termine di questa celebrazione rivolge-remo ancora una volta la nostra intensa e sentita pre-ghiera di affidamento della Città alla carissima Madre della Misericordia. Sia lodato Gesù Cristo!

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Affidamento a Maria O Vergine gloriosa e benedetta, Maria, Madre di Dio e Madre della Misericordia, rivolgi il Tuo sguardo su questo popolo, che, incoraggiato dalle parole del Tuo Figlio sulla croce: "Ecco la Madre Tua", desidera affidarsi alla tua celeste protezione.

Le generazioni passate vollero che la Tua immagine fosse posta sul palazzo civico della Città, alla quale con fierezza attribuirono il titolo di "Città di Maria". I cittadini di oggi si sentono eredi di questa tradizione religiosa e rendono testimonianza riconoscente alla tua continua e materna benevolenza.

Madre della Chiesa e Madre nostra Maria, deponiamo nelle Tue mani quanto un popolo è capace di offrire a Dio nostro Padre: l'innocenza dei bambini, la generosità e l'entusiasmo dei giovani, la sofferenza dei malati, gli affetti più veri coltivati nelle famiglie, la fatica dei lavoratori, le angustie dei disoccupati in questo tempo di crisi, la solitudine degli anziani, l'angoscia di chi cerca il senso vero dell'esistenza, il pentimento sincero di chi si è smarrito nel peccato, i propositi e le speranze di chi scopre l'amore di Dio,

la fedeltà e la dedizione di chi, chiamato al sacerdozio o alla vita consacrata, spende le proprie energie nell'apostolato e nelle opere di misericordia.

E Tu, o Vergine santa, "beata perché hai creduto alla parola del Signore", in questo Anno della Fede fa' di noi altrettanti testimoni coraggiosi di Cristo. Vogliamo che la nostra carità sia autentica, così da ricondurre alla fede gli increduli, illuminare i dubbiosi, raggiungere tutti. Concedi, o Maria, alla comunità civile di progredire nella solidarietà, di operare con vivo senso della giustizia, di crescere sempre nella fraternità. Aiuta tutti noi ad elevare gli orizzonti della speranza fino alle realtà del cielo.

Maria, Madre della Misericordia, in questo tempo della Nuova Evangelizzazione, noi ci affidiamo totalmente a Te per osservare con fedeltà gli impegni del nostro Battesimo e per far risplendere davanti al mondo il volto di Cristo Tuo Figlio e nostro Signore, che vive e regna con il Padre nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.

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Affidamento a Maria O Vergine gloriosa e benedetta, Maria, Madre di Dio e Madre della Misericordia, rivolgi il Tuo sguardo su questo popolo, che, incoraggiato dalle parole del Tuo Figlio sulla croce: "Ecco la Madre Tua", desidera affidarsi alla tua celeste protezione.

Le generazioni passate vollero che la Tua immagine fosse posta sul palazzo civico della Città, alla quale con fierezza attribuirono il titolo di "Città di Maria". I cittadini di oggi si sentono eredi di questa tradizione religiosa e rendono testimonianza riconoscente alla tua continua e materna benevolenza.

Madre della Chiesa e Madre nostra Maria, deponiamo nelle Tue mani quanto un popolo è capace di offrire a Dio nostro Padre: l'innocenza dei bambini, la generosità e l'entusiasmo dei giovani, la sofferenza dei malati, gli affetti più veri coltivati nelle famiglie, la fatica dei lavoratori, le angustie dei disoccupati in questo tempo di crisi, la solitudine degli anziani, l'angoscia di chi cerca il senso vero dell'esistenza, il pentimento sincero di chi si è smarrito nel peccato, i propositi e le speranze di chi scopre l'amore di Dio,

la fedeltà e la dedizione di chi, chiamato al sacerdozio o alla vita consacrata, spende le proprie energie nell'apostolato e nelle opere di misericordia.

E Tu, o Vergine santa, "beata perché hai creduto alla parola del Signore", in questo Anno della Fede fa' di noi altrettanti testimoni coraggiosi di Cristo. Vogliamo che la nostra carità sia autentica, così da ricondurre alla fede gli increduli, illuminare i dubbiosi, raggiungere tutti. Concedi, o Maria, alla comunità civile di progredire nella solidarietà, di operare con vivo senso della giustizia, di crescere sempre nella fraternità. Aiuta tutti noi ad elevare gli orizzonti della speranza fino alle realtà del cielo.

Maria, Madre della Misericordia, in questo tempo della Nuova Evangelizzazione, noi ci affidiamo totalmente a Te per osservare con fedeltà gli impegni del nostro Battesimo e per far risplendere davanti al mondo il volto di Cristo Tuo Figlio e nostro Signore, che vive e regna con il Padre nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.

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Album fotografico

15 novembre 2012 Auditorium San Paolo

“Macerata Civitas Mariae” La storia e la devozione mariana dei Maceratesi

narrate dall’arte e commentate dal canto delle corali maceratatesi

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15 novembre 2012 Auditorium San Paolo

“Macerata Civitas Mariae” La storia e la devozione mariana dei Maceratesi

narrate dall’arte e commentate dal canto delle corali maceratatesi

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16 novembre in Cattedrale celebrazione con i malati

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16 novembre in Cattedrale celebrazione con i malati

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Vita del Santuario Incontri spirituali

18 febbraio: Incontro di preghiera per i ragazzi dell’oratorio salesiano di Macerata guidato dagli educatori.

8 marzo: rosario e messa per la giornata “Promozione della donna” (A.C.)

23 marzo: Incontro spirituale e messa per i cavalieri di Malta. 25-26 aprile (giovedì-venerdì santo): Adorazione eucaristica

all’altare della reposizione. 28 aprile: Preparazione al pellegrinaggio a Lourdes dei Cava-

lieri di Malta. Mese di Maggio: Mese mariano secondo la tradizione ma-riana e artistica maceratese. Libretto pubblicato dal santuario per tutte le parrocchie e associazioni.

12 maggio: Messa in memoriam di don Luciano Foglia con gli scout di Macerata 3.

18 giugno: II° anniversario della morte di mons. Domenico Foglia. Messa di suffragio.

10-11-12 agosto: Concerto d’organo e canto di solisti di mu-sica sacra (“Voci d’organo”) in connessione con “Macerata Opera Festival”.

1-2 settembre: Festa annuale della Madonna della Misericor-dia: Indulgenza Plenaria; Pellegrinaggio a piedi da Passo di Treia alla cattedrale; messa presieduta da don Alberto Forconi; corteo delle Canestrelle; messa solenne di conclusione presie-duta dal vescovo mons. Claudio Giuliodori.

16 settembre: Visita al santuario di 50 sacerdoti stranieri (afri-cani, indiani) in periodo di studio nel Collegio di Propaganda Fide, ospiti momentaneamente nel Santuario del Pelingo (Urbino).

19 settembre: S. messa in suffragio di Gabriella Frontone, membro dell’associazione “Rinascita Cristiana”.

23 settembre: Pellegrinaggio e celebrazione dell’Eucaristia di pellegrini di Brescia guidato dal parroco don Alberto Maranesi,

25 settembre: Incontro spirituale di 50 sacerdoti e collaboratori salesiani guidato dal loro superiore.

12-18 novembre: Celebrazioni per il 60° Anniversario della pro-clamazione di Macerata “Civitas Mariae” (cfr. sopra il resoconto).

8 dicembre: Celebrazione–ricordo di mons. Mario Rosati. Anniversari di Matrimonio 26 febbraio: 50° di matrimonio di Giustozzi Dario - Principi Maria. 3 marzo: 50° matrimonio Cioverchia Gualtiero - Stortini Maria

Grazia. 25 marzo: 50° di matrimonio di Silvi Giuseppe -Tarducci Anita. 25 aprile: 25° di matrimonio di Doglian(Dagher) Rolando -Do-

nati Ivana. 2 giugno: 50° di matrimonio di Tombesi Sandro - Damiani San-

dra. 11 agosto: 25° di matrimonio di Potetti Massimo - Marconi Rita. 26 agosto: 25 di matrimonio di Broglia Luigi - Brodoloni Claudia. 15 sett.embre: 50° di Matrimonio di Ariozzi Silvano - Tomassini Alia. 13 ottobre: 50° di matrimonio di Cingolati Bruno - Cardini Bruna. Attività missionaria

Il gruppo “Amici dell’angelus” attivo da oltre 20 anni man-tiene agli studi per il sacerdozio n. 4 studenti stranieri di Teolo-gia: Reddy Vatti - Simon Denis - Bukuru Gabriel A. -Edouard Sali. Grazie ai benefattori e un invito a tutti i lettori per soste-nerne di più: è una vera opera meritoria!

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Vita del Santuario Incontri spirituali

18 febbraio: Incontro di preghiera per i ragazzi dell’oratorio salesiano di Macerata guidato dagli educatori.

8 marzo: rosario e messa per la giornata “Promozione della donna” (A.C.)

23 marzo: Incontro spirituale e messa per i cavalieri di Malta. 25-26 aprile (giovedì-venerdì santo): Adorazione eucaristica

all’altare della reposizione. 28 aprile: Preparazione al pellegrinaggio a Lourdes dei Cava-

lieri di Malta. Mese di Maggio: Mese mariano secondo la tradizione ma-riana e artistica maceratese. Libretto pubblicato dal santuario per tutte le parrocchie e associazioni.

12 maggio: Messa in memoriam di don Luciano Foglia con gli scout di Macerata 3.

18 giugno: II° anniversario della morte di mons. Domenico Foglia. Messa di suffragio.

10-11-12 agosto: Concerto d’organo e canto di solisti di mu-sica sacra (“Voci d’organo”) in connessione con “Macerata Opera Festival”.

1-2 settembre: Festa annuale della Madonna della Misericor-dia: Indulgenza Plenaria; Pellegrinaggio a piedi da Passo di Treia alla cattedrale; messa presieduta da don Alberto Forconi; corteo delle Canestrelle; messa solenne di conclusione presie-duta dal vescovo mons. Claudio Giuliodori.

16 settembre: Visita al santuario di 50 sacerdoti stranieri (afri-cani, indiani) in periodo di studio nel Collegio di Propaganda Fide, ospiti momentaneamente nel Santuario del Pelingo (Urbino).

19 settembre: S. messa in suffragio di Gabriella Frontone, membro dell’associazione “Rinascita Cristiana”.

23 settembre: Pellegrinaggio e celebrazione dell’Eucaristia di pellegrini di Brescia guidato dal parroco don Alberto Maranesi,

25 settembre: Incontro spirituale di 50 sacerdoti e collaboratori salesiani guidato dal loro superiore.

12-18 novembre: Celebrazioni per il 60° Anniversario della pro-clamazione di Macerata “Civitas Mariae” (cfr. sopra il resoconto).

8 dicembre: Celebrazione–ricordo di mons. Mario Rosati. Anniversari di Matrimonio 26 febbraio: 50° di matrimonio di Giustozzi Dario - Principi Maria. 3 marzo: 50° matrimonio Cioverchia Gualtiero - Stortini Maria

Grazia. 25 marzo: 50° di matrimonio di Silvi Giuseppe -Tarducci Anita. 25 aprile: 25° di matrimonio di Doglian(Dagher) Rolando -Do-

nati Ivana. 2 giugno: 50° di matrimonio di Tombesi Sandro - Damiani San-

dra. 11 agosto: 25° di matrimonio di Potetti Massimo - Marconi Rita. 26 agosto: 25 di matrimonio di Broglia Luigi - Brodoloni Claudia. 15 sett.embre: 50° di Matrimonio di Ariozzi Silvano - Tomassini Alia. 13 ottobre: 50° di matrimonio di Cingolati Bruno - Cardini Bruna. Attività missionaria

Il gruppo “Amici dell’angelus” attivo da oltre 20 anni man-tiene agli studi per il sacerdozio n. 4 studenti stranieri di Teolo-gia: Reddy Vatti - Simon Denis - Bukuru Gabriel A. -Edouard Sali. Grazie ai benefattori e un invito a tutti i lettori per soste-nerne di più: è una vera opera meritoria!

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Bollettino della Misericordia - Macerata Anno XCIV n. 4 - dicembre 2012 - TAB. C - Poste Italiane S.p.A.

Sped.ne in abb.to postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1, comma 2 - DCB Macerata Dirett. Responsabile: Prof. Pietro Diletti - Autor. Trib. di MC n. 84 del 10.6.1986

CCP 12759627 intestato a Rettore del Santuario Misericordia - Macerata Tipografia San Giuseppe s.r.l. - Tel. 0733.201244 - 62010 Pollenza (MC