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Il cuore che perdona accarezza Gianni Sini È appena terminato il viaggio del Papa in Polonia in occasione della GMG 2016, giorni densi di gesti, di parole semplici di Papa Francesco, che hanno conquistato il cuore di moltissime ragazzi, e non solo, ma anche per chi come me ha seguito quasi tutte le giornate mondiali della gioventù. Tutte le TV e i giornali hanno seguito questo evento straordinario. Nel Campus Misericordiae si vedevano decine di parabole e di antenne installate per rimandare il segnale in tutto il mondo. I primi ad essere presenti sono stati i media Polacchi che hanno messo in risalto il tono positivo e lo spirito di concordia con il quale è stata letta e recepita la visita del Papa. Era davvero straordinario notare come le radio della Polonia in contemporanea, su tutte le frequenze, trasmettessero gli eventi della GMG. E’ stata proprio l’accoglienza affettuosa, semplice, paterna del Pontefice e dei sui messaggi a smentire le previsioni pessimistiche che alla vigilia si sussurravano tra i media. Alla messa conclusiva si sono riuniti tre milioni di persone, come riporta il sito ufficiale della GMG. L’occasione dell’anniversario del battesimo della Polonia, il ricordo della Shoah e l’incontro mondiale della gioventù sono stati eventi che si sono intrecciati perfettamente interfacciandosi grazie a un motivo comune: quello della misericordia. Si è peraltro osservato la spontaneità di gesti e parole che ben spiegano l’attenzione e il consenso suscitati da Papa Francesco nell’itinerario polacco. Il Pontefice ha tracciato un primo bilancio nel colloquio con i giornalisti durante il volo di ritorno da Cracovia definendo quella nazione: bella, entusiasta, nobile, buona. A colpire positivamente, i media, sono state soprattutto le parole del Papa: dalle meditazioni durante le celebrazioni, dai dialoghi in parte improvvisati con i giovani riuniti per la GMG, fino ai colloqui con i giornalisti in aereo. Su temi d’attualità, tra i quali emerge la conferma della linea di rifiuto dell’imbarbarimento terrorista e della sua assimilazione a una religione, interpretazione negativa e obiettivamente infondata. Per questo è stata senza dubbio positiva l’iniziativa, avviata in Francia e ripresa in Italia, di invitare fedeli islamici nelle chiese. Da noi è stata lodevole l’iniziativa da parte di don Andrea Raffatellu di invitare l’Iman di Olbia, suggellato da un sincero abbraccio. Il Pontefice, ha elogiato i giovani, che in centinaia di migliaia hanno invaso le strade di Cracovia, lo hanno ascoltato e hanno pregato con lui in un silenzio impressionante. Ha detto: «A me piace parlare con i giovani. E mi piace ascoltare i giovani» chiarendo subito: «i giovani inquieti, i giovani creativi», perché anche loro, «come noi, come tutti» ha aggiunto, «dicono stupidaggini e dicono cose buone». «Credo che non sia giusto identificare l’islam con la violenza» ha ripetuto ancora una volta Papa Francesco, in coerenza con i suoi predecessori e con il rinnovamento conciliare che ha posto solide basi per il dialogo tra fedi diverse. Anche di recente, durante la visita alla basilica di Santa Maria degli Angeli e alla Porziuncola ad Assisi, Papa Francesco ha ribadito: “Quella del perdono è certamente la strada maestra per raggiungere quel posto in Paradiso… che grande regalo ci ha fatto il Signore insegnandoci a perdonare o, almeno, ad avere la volontà di perdonare per farci toccare con mano la misericordia del Padre. Il perdono di cui San Francesco si è fatto canale qui alla Porziuncola continua a generare Paradiso ancora dopo otto secoli. In questo anno santo della misericordia diventa ancora più evidente come la strada del perdono possa davvero rinnovare la Chiesa e il mondo. Offrire la testimonianza della misericordia nel mondo di oggi è un compito a cui nessuno di noi può sottrarsi. GALLURA Periodico della Diocesi di Tempio-Ampurias fondato nel 1927 & NGLONA N. 8 - Anno XXIV - 9 agosto 2016 - Nuova serie - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/b L. 662/96 - Sassari - 1,00

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Il cuore che perdona accarezza

Gianni Sini

Èappena terminato il viaggiodel Papa in Polonia inoccasione della GMG 2016,

giorni densi di gesti, di parolesemplici di Papa Francesco, chehanno conquistato il cuore dimoltissime ragazzi, e non solo, maanche per chi come me ha seguitoquasi tutte le giornate mondialidella gioventù. Tutte le TV e igiornali hanno seguito questoevento straordinario. Nel CampusMisericordiae si vedevano decinedi parabole e di antenne installateper rimandare il segnale in tutto ilmondo. I primi ad essere presentisono stati i media Polacchi chehanno messo in risalto il tonopositivo e lo spirito di concordiacon il quale è stata letta e recepitala visita del Papa. Era davverostraordinario notare come leradio della Polonia incontemporanea, su tutte lefrequenze, trasmettessero glieventi della GMG. E’ stataproprio l’accoglienza affettuosa,semplice, paterna del Pontefice e

dei sui messaggi a smentire leprevisioni pessimistiche che allavigilia si sussurravano tra imedia. Alla messa conclusiva sisono riuniti tre milioni dipersone, come riporta il sitoufficiale della GMG. L’occasionedell’anniversario del battesimodella Polonia, il ricordo dellaShoah e l’incontro mondiale dellagioventù sono stati eventi che sisono intrecciati perfettamenteinterfacciandosi grazie a unmotivo comune: quello dellamisericordia. Si è peraltroosservato la spontaneità di gesti eparole che ben spieganol’attenzione e il consenso suscitatida Papa Francesco nell’itinerariopolacco. Il Pontefice ha tracciatoun primo bilancio nel colloquiocon i giornalisti durante il volo diritorno da Cracovia definendoquella nazione: bella, entusiasta,nobile, buona. A colpirepositivamente, i media, sonostate soprattutto le parole delPapa: dalle meditazioni durantele celebrazioni, dai dialoghi inparte improvvisati con i giovaniriuniti per la GMG, fino ai

colloqui con i giornalisti in aereo.Su temi d’attualità, tra i qualiemerge la conferma della linea dirifiuto dell’imbarbarimentoterrorista e della suaassimilazione a una religione,interpretazione negativa eobiettivamente infondata. Perquesto è stata senza dubbiopositiva l’iniziativa, avviata inFrancia e ripresa in Italia, diinvitare fedeli islamici nellechiese. Da noi è stata lodevolel’iniziativa da parte di don AndreaRaffatellu di invitare l’Iman diOlbia, suggellato da un sinceroabbraccio. Il Pontefice, haelogiato i giovani, che in centinaiadi migliaia hanno invaso le stradedi Cracovia, lo hanno ascoltato ehanno pregato con lui in unsilenzio impressionante. Hadetto: «A me piace parlare con igiovani. E mi piace ascoltare igiovani» chiarendo subito: «igiovani inquieti, i giovanicreativi», perché anche loro,«come noi, come tutti» haaggiunto, «dicono stupidaggini edicono cose buone». «Credo chenon sia giusto identificare l’islam

con la violenza» ha ripetutoancora una volta Papa Francesco,in coerenza con i suoipredecessori e con ilrinnovamento conciliare che haposto solide basi per il dialogo trafedi diverse. Anche di recente,durante la visita alla basilica diSanta Maria degli Angeli e allaPorziuncola ad Assisi, PapaFrancesco ha ribadito: “Quella delperdono è certamente la stradamaestra per raggiungere quelposto in Paradiso… che granderegalo ci ha fatto il Signoreinsegnandoci a perdonare o,almeno, ad avere la volontà diperdonare per farci toccare conmano la misericordia del Padre. Ilperdono di cui San Francesco si èfatto canale qui alla Porziuncolacontinua a generare Paradisoancora dopo otto secoli. In questoanno santo della misericordiadiventa ancora più evidente comela strada del perdono possadavvero rinnovare la Chiesa e ilmondo. Offrire la testimonianzadella misericordia nel mondo dioggi è un compito a cui nessunodi noi può sottrarsi.

GALLURAPeriodico della Diocesi di Tempio-Ampurias fondato nel 1927

& NGLONAN. 8 - Anno XXIV - 9 agosto 2016 - Nuova serie - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/b L. 662/96 - Sassari - € 1,00

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N. 8 Anno XXIV 9 agosto 2016

GALLURAANGLONA& gmg 20162

Cari giovani, buonpomeriggio! Finalmente ciincontriamo! Oggi noi, tutti

insieme, stiamo celebrando lafede! In questa sua terra natale,vorrei ringraziare specialmentesan Giovanni Paolo II che hasognato e ha dato impulso aquesti incontri. Dal cielo egli ciaccompagna nel vedere tantigiovani appartenenti a popoli,culture, lingue così diverse conun solo motivo: celebrare Gesùche è vivo in mezzo a noi. E direche è Vivo, è voler rinnovare ilnostro desiderio di seguirlo, ilnostro desiderio di vivere conpassione la sequela di Gesù.Quale occasione migliore perrinnovare l’amicizia con Gesù cherafforzare l’amicizia tra voi! EGesù è Colui che ci ha convocati aquesta trentunesima GiornataMondiale della Gioventù; è Gesùche ci dice: «Beati imisericordiosi, perché troverannomisericordia» (Mt 5,7). Beatisono coloro che sanno perdonare,che sanno avere un cuorecompassionevole, che sanno dareil meglio agli altri; il meglio, nonquello che avanza: il meglio! Inquesti giorni la Polonia vuoleessere il volto sempre giovanedella Misericordia. Nei miei annivissuti da vescovo ho imparatouna cosa che voglio dirla adesso:non c’è niente di più bello checontemplare i desideri,l’impegno, la passione e l’energiacon cui tanti giovani vivono lavita. Questo è bello! E da doveviene questa bellezza? QuandoGesù tocca il cuore di un giovane,di una giovane, questi sonocapaci di azioni veramentegrandiose. È stimolante, sentirlicondividere i loro sogni, le lorodomande e il loro desiderio diopporsi a tutti coloro che diconoche le cose non possonocambiare. Quelli che io chiamo i“quietisti”: “Nulla si puòcambiare”. No, i giovani hanno laforza di opporsi a questi! E’ undono del cielo poter vedere moltidi voi che, con i vostriinterrogativi, cercate di fare inmodo che le cose siano diverse. E’bello, e mi conforta il cuore,vedervi così esuberanti. La Chiesaoggi vi guarda, il mondo oggi viguarda e vuole imparare da voi,per rinnovare la sua fiducia nellaMisericordia del Padre che ha ilvolto sempre giovane e nonsmette di invitarci a far parte delsuo Regno, che è un Regno digioia, di felicità, è un Regnocapace di darci la forza dicambiare le cose. Conoscendo lapassione che voi mettete nellamissione, oso ripetere: la

misericordia ha sempre il voltogiovane. Perché un cuoremisericordioso ha il coraggio dilasciare le comodità; di andareincontro agli altri, riuscire adabbracciare tutti. Un cuoremisericordioso sa condividere ilpane con chi ha fame, un cuoremisericordioso si apre perricevere il profugo e il migrante.Dire misericordia insieme a voi, èdire opportunità, è dire domani, èdire impegno, è dire fiducia, èdire apertura, ospitalità,compassione, è dire sogni. Miaddolora incontrare giovani chesembrano “pensionati” prima deltempo. Giovani che sembra chesiano andati in pensione a 23, 24,25 anni. Mi preoccupa vederegiovani che hanno “gettato laspugna” prima di iniziare lapartita. Che si sono “arresi” senzaaver cominciato a giocar, checamminano con la faccia triste,come se la loro vita non avessevalore. Sono giovaniessenzialmente annoiati... enoiosi, che annoiano gli altri, equesto mi addolora. E’ difficile, enello stesso tempo ci interpella,vedere giovani che lasciano la vitaalla ricerca della “vertigine” o diquella sensazione di sentirsi viviper vie oscure che poi finisconoper “pagare”... e pagare caro. Fapensare quando vedi giovani cheperdono gli anni belli della lorovita e le loro energie correndodietro a venditori di falseillusioni, “venditori di fumo” chevi rubano il meglio di voi stessi.Per questo, cari amici, ci siamoriuniti per aiutarci a vicenda,perché non vogliamo lasciarcirubare il meglio di noi stessi, nonvogliamo permettere che cirubino le energie, che ci rubino lagioia, che ci rubino i sogni confalse illusioni? Per essere pieni,per avere una vita rinnovata, c’èuna risposta, c’è una risposta chenon si vende, che non si compra,che non è una cosa, che non è unoggetto, è una persona, si chiamaGesù Cristo. E’ lui che sa dare

vera passione alla vita, è colui checi porta a non accontentarci dipoco e ci porta a dare il meglio dinoi stessi. È Gesù Cristo che cispinge ad alzare lo sguardo esognare alto. Nel Vangeloabbiamo ascoltato che Gesù,mentre sta andando aGerusalemme, si ferma in unacasa – quella di Marta, Maria eLazzaro, che lo accoglie. Le duedonne accolgono colui che sannoè capace di commuoversi. Lemolte occupazioni ci fanno esserecome Marta: attivi, distratti,sempre di corsa di qua e di là...ma spesso siamo anche comeMaria: davanti a un belpaesaggio, o un video che cimanda un amico nel cellulare, cifermiamo a riflettere, in ascolto.In questi giorni della GMG, Gesùvuole entrare nella nostra casa:nella tua casa, nella mia casa, nelcuore di ognuno di noi; Gesùvedrà le nostre preoccupazioni, ilnostro andare di corsa, come hafatto con Marta... e aspetterà chelo ascoltiamo come Maria: che, inmezzo a tutte le faccende,abbiamo il coraggio di affidarci aLui. Allora Lui ci chiede sevogliamo una vita piena. E io nelnome di Lui vi chiedo: vuoi,volete voi una vita piena?Comincia da questo momento alasciarti commuovere! Perché lafelicità germoglia e sboccia nellamisericordia: questa è la suarisposta, questo è il suo invito, lasua sfida, la sua avventura: lamisericordia.

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Questo numero di Gallura & Anglonaè stato consegnato alle Poste, per la

spedizione, il 10 agosto 2016.

Discorso del Santo Padre al parco Jordan a Błonia (Cracovia)

Il gruppo francese a Błonia

Giovani al parco Jordan a Błonia, Cracovia

Cerimonia di accoglienza dei giovani

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3gmg 2016 GALLURAANGLONA&N. 8 Anno XXIV 9 agosto 2016

Gianni Sini

Il Papa parte dal brano di Zac-cheo, capo dei “pubblicani”,che desidera avvicinarsi a Ge-

sù e sale su un sicomoro. Zaccheoera uno degli esattori delle tasse el’incontro con Gesù gli cambia lavita, come è stato e ogni giornopuò essere per ciascuno di noi.Zaccheo, però, ha dovuto affronta-re alcuni ostacoli per incontrareGesù. Almeno tre. Il primo è labassa statura: Zaccheo non riu-sciva a vedere il Maestro perchéera piccolo. Anche oggi possiamocorrere il rischio di stare a distan-za da Gesù perché non ci sentiamoall’altezza, perché abbiamo unabassa considerazione di noi stessi.Questa è una grande tentazione,che non riguarda solo l’autostima,ma tocca anche la fede. Perché lafede ci dice che noi siamo «figli diDio, e lo siamo realmente» (1 Gv3,1): siamo stati creati a sua im-magine; Gesù ha fatto sua la no-stra umanità e il suo cuore non sistaccherà mai da noi; siamo i figliamati di Dio, sempre. Dio ci amacosì come siamo, e nessun pecca-to, difetto o sbaglio gli farà cam-biare idea. Zaccheo aveva un se-condo ostacolo sulla via dell’in-contro con Gesù: la vergognaparalizzante. Zaccheo era unpersonaggio pubblico; sapeva chesarebbe diventato ridicolo agli oc-chi di tutti, lui, un capo, un uomodi potere, ma tanto odiato. Ma hasuperato la vergogna, perché l’at-

trattiva di Gesù era più forte.Quando Zaccheo sentì che Gesùera talmente importante cheavrebbe fatto qualunque cosa perLui, perché Lui era l’unico che po-teva tirarlo fuori dalle sabbie mo-bili del peccato e della scontentez-za, la vergogna che paralizza nonha avuto la meglio su di lui: Zac-cheo ha rischiato, si è messo in gio-co. Questo è anche per noi il segre-to della gioia: non spegnere la cu-riosità bella, ma mettersi in gioco,perché la vita non va chiusa in uncassetto. A Lui, che ci dona la vita,non si può rispondere con un pen-siero o con un semplice “messaggi-no”! Cari giovani, non vergognate-vi di portargli tutto, specialmentele debolezze, le fatiche e i peccatinella Confessione. Non la-sciatevi anestetizzare l’ani-ma, ma puntate al traguar-do dell’amore bello, che ri-chiede anche la rinuncia, eun “no” forte al doping delsuccesso ad ogni costo e alladroga del pensare solo a sée ai propri comodi. Il terzoostacolo che Zaccheo ha do-vuto affrontare, non piùdentro di sé, ma attorno asé, è la folla mormoran-te, che prima lo ha bloccatoe poi lo ha criticato: Gesùnon doveva entrare in casasua, in casa di un peccatore!Potranno ostacolarvi, cer-cando di farvi credere cheDio è distante, rigido e pocosensibile, buono con i buonie cattivo con i cattivi. Inve-

ce il nostro Padre «fa sorgere il suosole sui cattivi e sui buoni» (Mt5,45) e ci invita al coraggio vero:essere più forti del male amandotutti, persino i nemici. Potrannogiudicarvi dei sognatori, perchécredete in una nuova umanità, chenon accetta l’odio tra i popoli, nonvede i confini dei Paesi come dellebarriere. Lo sguardo di Gesù va ol-tre i difetti e vede la persona; nonsi ferma al male del passato, ma in-travede il bene nel futuro. Le paro-le di Gesù a Zaccheo sembranodette apposta per noi oggi, perognuno di noi: «Scendi subito,perché oggi devo fermarmi a casatua» (v. 5). “Scendi subito, perchéoggi devo fermarmi con te. Aprimila porta del tuo cuore”. La GMG,potremmo dire, comincia oggi econtinua domani, a casa, non vuo-le restare soltanto in questa bella

città o nei ricordi cari, ma desideravenire a casa tua, abitare la tua vitadi ogni giorno: lo studio e i primianni di lavoro, le amicizie e gli af-fetti, i progetti e i sogni. Lui sperache tra tutti i contatti e le chat diogni giorno ci sia al primo posto ilfilo d’oro della preghiera, desiderache il suo Vangelo diventi tuo e chesia il tuo “navigatore” sulle stradedella vita! Mentre ti chiede di veni-re a casa tua, Gesù, come ha fattocon Zaccheo, ti chiama per nome.Il tuo nome è prezioso per Lui. Ilnome di Zaccheo evocava, nellalingua del tempo, il ricordo di Dio.Fidatevi del ricordo di Dio: la suamemoria non è un “disco rigido”che registra e archivia tutti i nostridati, la sua memoria è un cuore te-nero di compassione, che gioiscenel cancellare definitivamenteogni nostra traccia di male.

GS

Nel Campus Misericordiaealla periferia di Cracovia -ma nel comune di Wielicz-

ka – si è svolta la Veglia di pre-ghiera dei giovani che partecipanoalla XXXI Giornata Mondiale del-la Gioventù. Il Santo Padre è arri-vato poco dopo le 18.30 e ha com-piuto un lungo giro in papamobilenell’area del Campus fino a giun-gere alla grande Porta Santa, cheha attraversato a piedi insieme acinque giovani in rappresentanzadei rispettivi continenti. La Vegliadi preghiera, sul tema “Gesù, Sor-gente di Misericordia”, è iniziataalle ore 19.30 ed è stata introdottadal saluto dell’Arcivescovo di Kra-ków, Card. Stanisław Dziwisz.Quindi Papa Francesco ha pro-nunciato il suo discorso. La Vegliadella GMG è proseguita con l’Ado-razione del Santissimo Sacramen-to. Dopo la benedizione finale, ilSanto Padre è rientrato all’Arcive-scovado mentre molti giovanihanno vegliato l’intera notte inpreghiera in attesa della Santa

Messa conclusiva. Di seguito ri-porto qualche passaggio del di-scorso del Papa: “Vi invito a prega-re insieme a motivo della sofferen-za di tante vittime della guerra, diquesta guerra che c’è oggi nelmondo, affinché una volta per tut-te possiamo capire che niente giu-stifica il sangue di un fratello, cheniente è più prezioso della personache abbiamo accanto. Mettiamoalla presenza del nostro Dio anchele vostre “guerre”, le nostre “guer-re”, le lotte che ciascuno porta consé, nel proprio cuore”. Il Papa ri-corda che nella vita c’è un’altra pa-ralisi ancora più pericolosa e spes-so difficile da identificare, e che cicosta molto riconoscere. Mi piacechiamarla la paralisi che nascequando si confonde la felicità conun divano/ kanapa! Un divano,come quelli che ci sono adesso,moderni, con massaggi per dormi-re inclusi, che ci garantiscano oredi tranquillità per trasferirci nelmondo dei videogiochi e passareore di fronte al computer. Un diva-no contro ogni tipo di dolore e ti-more. Oggi parlo dei giovani ad-

dormentati, imbambolati, intonti-ti, mentre altri – forse i più vivi,ma non i più buoni – decidono ilfuturo per noi. Sicuramente, permolti è più facile e vantaggiosoavere dei giovani imbambolati eintontiti che confondono la felicitàcon un divano; invece di averli de-siderosi di rispondere al sogno diDio e a tutte le aspirazioni del cuo-re. Cari giovani, non siamo venutial mondo per “vegetare”, per faredella vita un divano che ci addor-menti; al contrario, per lasciareun’impronta. E’ molto triste pas-sare nella vita senza lasciareun’impronta. Dobbiamo difenderela nostra libertà! Proprio qui c’èuna grande paralisi, quando co-minciamo a pensare che felicità èsinonimo di comodità, che esserefelice è camminare nella vita ad-dormentato o narcotizzato. E’ cer-to che la droga fa male, ma ci sonomolte altre droghe socialmente ac-cettate che finiscono per rendercimolto o comunque più schiavi. Leune e le altre ci spogliano del no-stro bene più grande: la libertà.Gesù non è il Signore del confort,

della sicurezza e della comodità.Per seguire Lui, bisogna avere unadose di coraggio, bisogna decider-si a cambiare il divano con un paiodi scarpe che ti aiutino a cammi-nare su strade mai sognate e nem-meno pensate, su strade che pos-sono aprire nuovi orizzonti, capacidi contagiare quella gioia che na-sce dall’amore di Dio, ti chiama alasciare la tua impronta nella vita,un’impronta che segni la tua storiae la storia di tanti. La vita di oggi cidice che è molto facile fissare l’at-tenzione su quello che ci divide, suquello che ci separa. Vorrebberofarci credere che chiuderci è il mi-glior modo di proteggerci da ciòche ci fa male. Oggi noi adulti ab-biamo bisogno di voi, per inse-gnarci a convivere nella diversità,nel dialogo, nel condividere lamulticulturalità non come una mi-naccia ma come un’opportunità. Evoi siete un’opportunità per il fu-turo. Abbiate il coraggio di inse-gnare a noi che è più facile costrui-re ponti che innalzare muri! Chequesto ponte umano sia seme ditanti altri; sarà un’impronta.

Veglia di preghiera con i giovani nel “Campus Misericordiae"

A sorpresa, la prossima giornata si terrà nel 2019 a Panama

Omelia del Santo Padre alla messa al Campus Misericordiae

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N. 8 Anno XXIV 9 agosto 2016

GALLURAANGLONA& gmg 20164

Padre Roberto Carboni - Vescovo

Il nostro pellegrinaggio è quasi simbolico.Siamo venuti dall’Italia con vari mezzi.Forse abbiamo vissuto i disagi di un viag-

gio, ma comunque il nostro pellegrinaggio dioggi non è un lungo cammino come talvolta ac-cade a quanti si recano talvolta a piedi per mol-ti chilometri a qualche santuario particolare.Questo pellegrinaggio, seppure breve, ci vuoldire qualcosa. Il pellegrinaggio è: uscire dasé, da un luogo familiare, dalla propria casa,dalle proprie abitudini e sicurezze, per andareverso un altro luogo importante, significativo,dove vogliamo e sappiamo che ci sarà un in-contro speciale. Ci è stato chiesto di lasciare lenostre sicurezze, ancora di più lasciare i nostrischemi mentali, i nostri vizi, la nostra routine,la nostra mediocrità. Insomma di metterci inun atteggiamento del lasciare, andare verso,trovare il nuovo. Impegnare il proprio cor-po: il pellegrinaggio comporta una certa fatica,sudore. E’ un modo di testimoniare che la no-stra fede non è solo cerebrale, ma impegna tut-to noi stessi. Attraverso l’alternarsi di silenzio,

preghiera e canto, possiamo fare il punto dellanostra esistenza. Ci rendiamo conto che siamovivi, che la vita è dono di Dio. Ecco, è bello que-sto aspetto corporeo della fede, molto umano.Lo stesso Gesù lo ha condiviso: stanchezza, su-dore, fatica da Nazareth verso Gerusalemme,dalla Galilea verso il Tempio. Camminare in-sieme agli altri: noi facciamo questo percor-so non da soli, ma con altri che condividono lanostra fede. Forse anche chi non la condivide onon crede può avvicinarsi a noi in umanità.Questo è un segno della vita cristiana: non sia-mo soli, siamo in comunione con altri, siamoChiesa, siamo insieme. Camminare con gli altripoi ci rende uguali agli altri. Qui alla GMG sia-mo molti. E’ un segno visibile della Chiesa, do-ve ognuno è importante nella sua individualità,ma al tempo stesso fa parte della comunità,della comunione con gli altri. L’altro segno im-portante è la porta, un segno immediato delnostro vivere quotidiano. La porta fa entrare inun mondo, la porta chiude un mondo e ne apreun altro. Passare la porta – nel contesto spiri-tuale – significa passare dalla nostra quotidia-nità ad un incontro spirituale con Cristo. Per-ché non si tratta di una porta qualsiasi, ma diuna porta santa, cioè carica di simbolismo, dispiritualità. Sappiamo che nel Vangelo Gesùdefinisce se stesso come la porta e chi vuole co-noscere Dio deve passare attraverso di lui, cioèconoscerlo. Entrando per la porta noi vogliamolasciarci dietro certo passato e vogliano seguire

Gesù, entrare nel suo mondo. La Porta Santache attraversiamo è la memoria di Cristo attra-verso cui tutti devono passare per conoscere ilvolto di Dio. Ma si tratta di una porta ampia,dove c’è spazio per la misericordia di Dio. Lamisericordia è più del perdono, il perdono stadentro la misericordia. Non dobbiamo illuder-ci che sia sufficiente pellegrinare o entrare perla porta del santuario per fare il Giubileo dellaMisericordia, quasi che questi gesti da soli,meccanicamente, cambino la nostra vita. La vi-ta cambia se, accanto a questi gesti, fatti con fe-de, con profondità, io metto la mia volontà, ilmio cuore la mia responsabilità a un cambiopiù profondo in me, con l’aiuto di Dio. Richie-de un cambio nelle relazioni di famiglia, avolte vi sono divisioni, rancori, forse odio, in-comprensioni, silenzi duri anche calunnie, in-vidie, sopraffazione dell’altro; in parrocchiatalvolta usiamo il servizio di Dio come un pote-re, un piedestallo più che un servizio, con gliamici superficialità e tradimento. Si tratta dirivedere il mio stile di relazione: come io parlo,agisco, decido. Si tratta di iniziare ad usare lamisericordia ricevuta da Dio, che deve esserecontagiosa. Il Signore ci chiede gesti, non vuole

religiosità di apparenza, matesti che cambino la nostravita e mostrino la vera novitàdell’essere cristiani. Anche il giorno successivo,padre Roberto Carboni, ve-scovo di Ales, nella stessachiesa della Madonna delCarmelo, ha tenuto la cate-chesi ai sardi, partendo dalbrano di Luca 15,1-10 (la pe-corella perduta) per focaliz-zare l’attenzione sul “la-sciarsi toccare dalla mi-sericordia”. Ne riportiamouna sintesi qui di seguito:“La prima immagine che miè venuta in mente riflettendosu questo titolo è quella della

mani di Gesù e tutte le volte che nel Vangelo siparla della mani del Signore e di che cosa fan-no: Gesù che tocca il lebbroso, Gesù che impa-sta il fango per spalmarlo sugli occhi del cieco epoi guarirlo, Gesù che solleva dalla polverel’adultera perdonata, Gesù che prende la manodi Pietro quando sta affondando nel lago di Ga-lilea, Gesù che accarezza i bambini, Gesù chespezza il pane e lo distribuisce, Gesù che passala coppa del vino, Gesù che lava con le mani ipiedi dei discepoli, Gesù che ha le mani trafittedai chiodi, Gesù che mostra le sue mani trafittequando si presenta risorto. Si potrebbe scrive-re una vita di Gesù solo scrivendo la storia del-le sua mani. Egli non ha paura di toccare la no-stra umanità e il nostro peccato. Non ha pauradi sporcarsi le mani con noi lo ha fatto giàquando ha impastato la terra, il fango, per farciuomini e darci poi il soffio di vita. E’ stato sindall’inizio che Dio si è compromesso con noi. Siè fatto prossimo, non distante. Ora, il Signore èdisposto a toccarci, anche se siamo peccatori,sporchi e feriti. Anzi, egli sa bene come trattar-ci quando siamo feriti. Solo chi ha avuto ferite(Gesù ha le mani ferite dai chiodi) può trattarecon delicatezza altri feriti, perché conosce ildolore e l’angoscia. Gesù ha preso fra le suemani i nostri piedi, cioè il contatto con la terra,le fragilità, le debolezze, le povertà. Se dunqueDio è disposto a toccarti, il problema è se noisiamo disposti a lasciarci toccare. Entra in gio-co la nostra libertà personale. Infatti Dio non ci

può toccare, non puòavvicinarsi se in qual-che modo non faccia-mo anche noi un pas-so, se non esprimia-mo, per quanto debo-le e fragile il desideriodi incontrarlo. Que-sto perché il Signorerispetta la nostra li-bertà. Tutti abbiamo il desiderio di farci tocca-re dalla mano del Signore, se questo talvoltanon avviene, è perché siamo combattuti tra de-siderio timore e vergogna. Sappiano che se ilSignore si avvicina troppo, può trovare qualchecosa che non ci piace. Abbiamo vergogna difargli conoscere i nostri limiti e i nostri peccatieppure è proprio solo lasciandolo avvicinarealla nostra miseria che lui può guarirci. Dob-biamo perdere la vergogna perché il Signore cidice una parola unica, straordinaria: “Tu seiprezioso ai miei occhi, io ti amo”. Lo stile concui Gesù ci tocca è la misericordia. Gesù sentecompassione della folla, del peccatore, dellavedova che ha perso il figlio, delle sorelle diLazzaro, della donna sirofenicia, dei suoi disce-poli. La misericordia di Gesù è diversa dallacompassione. E’ il sentimento di una personache ci appartiene e a cui noi apparteniamo. E’diversa dal sentire pietà per qualcuno. E’ l’at-teggiamento di uno che ti ama e vuole per tesolo il bene. Ci sorprende Gesù perché si occu-pa della pecora perduta senza trascurare le no-vantanove che sono al sicuro. Ma è anche veroche Gesù si lascia toccare da noi per assorbirela sua misericordia. La donna peccatrice attra-verso il contatto con il corpo misericordioso diDio rinasce a nuova vita: “Ti sono perdonati ipeccati, perché molto hai amato”. Gesù rim-provera Simone, che a differenza di questadonna, non l’ha toccato con amicizia, con affet-to, con ospitalità. Dobbiamo anche noi toccareil Signore, sarà poi lui a farci capire che il suocorpo è anche nelle sue membra doloranti: ipoveri, gli esclusi, i maltrattati, quelli che nes-suno vuole. Dicono che proprio qui in Polonia,a Varsavia, dopo la guerra, un prete ha raccoltoun crocefisso semidistrutto dalle bombe, senzamani, senza piedi, lo ha rimesso sull’altare,scrivendo un cartello: “Il Cristo non ha ma-ni, ha soltanto le nostre mani”.

Le catechesi dei vescovi sardi

I giovani della GMG alla catechesi

Il Vescovo padreRoberto Carboni

Il simulacro della Madonna del Carmelo

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5gmg 2016 GALLURAANGLONA&N. 8 Anno XXIV 9 agosto 2016

Oggi la Parola di Dio, in par-ticolare con il Vangelo (Mt13,47-53), ci interpella sul

senso stesso del nostro cammina-re come viandanti della vita e dellafede – atteggiamento spiritualee… fisico di queste giornate -, esembra provocarci con una do-manda? Cosa significa diventareed essere discepolo di Gesù? La ri-sposta arriva attraverso le molteimmagini del Regno di Dio, questarealtà misteriosa e ricercata a cuitutti i discepoli del Signore voglio-no a pieno titolo appartenere. IlRegno viene paragonato a una se-minagione, a un pugno di lievitoche fa fermentare una massa di fa-rina, alla scoperta di un tesoro na-scosto, alla ricerca di un mercanteper entrare in possesso di una per-la preziosa. Tante immagini. Forsenon quelle che avremo desideratonoi… Ma è certo che il Regno diDio non ci viene presentato comeuna realtà “già” fatta, da consuma-re, che sta lì a nostra disposizione,

ma piuttosto come una realtà dina-mica, non statica. E si tratta dicamminare, cercare, darsi da fare,scegliere, decidere, anche sacrifi-cando qualcosa, magari ciò che ta-lora non vorremo! Sono convintoche queste Giornate ci possonoaiutare! Intanto perché la ricercadi Dio ci si presenta davvero comeuna scoperta, che ha bisogno diuna ricerca e di una esplorazione,quasi una passione. Dio si offre atutti, come la verità è raggiungibilea ogni persona, ma cercare costi-tuisce la condizione essenziale pertrovare. E questo non sempre ci at-tira. Anche perché la scoperta cipone sempre dinanzi a una sceltaprecisa: tanto più è importante lascoperta, tanto dev’essere radicalela scelta. Quando si percepisce laconsistenza del tesoro, la decisioneè conseguente e porta a scelte an-che dolorose, perché implica deidistacchi e delle rinunce. Discepo-lo di Cristo non è allora uno che halasciato, ma uno che ha trovato. Edè cristiano non uno che tende al sa-crificio, alla rinuncia, ma che vuoletendere alla gioia e alla pienezza, eper questo è disposto a pagare ilprezzo relativo. Come il mercantedi perle, ciascuno di noi in un mo-

mento preciso puòessere consapevoledi chi è il SignoreGesù nella sua vita.Lui diventa così unvalore unico, al cuiconfronto tutte lealtre realtà impalli-discono. Una voltaconquistata questa“perla”, dobbiamostare attenti a noncorrere il rischio diuna certa abitudi-ne, che ci impedi-sce di apprezzarla in tutto il suo va-lore, magari perché la polvere deigiorni feriali offusca il suo splen-dore originale! Avviene quando inostri occhi ricercano istintiva-mente solo qualcosa che luccichi, eil Signore viene sostituito e barat-tato in modo umiliante con patac-che e luccichii inverosimili; avvie-ne quando barattiamo il nostrovolto autentico con una mascheradi comodo, e la nostra unicità e ori-ginalità con uno squallido confor-mismo. Avviene ancora quandobarattiamo la nostra vocazione cri-stiana con qualche ammiccamentoalle mode e alle idee più in voga, lasincerità con il calcolo, la dignità

con vantaggi economici, la puliziainteriore con la facciata, le pre-ghiere con la devozione superficia-le, la testimonianza con l’avanza-mento di grado o di interesse. Inte-ressante che gli apostoli quandoGesù domanda loro: “Avete capitotutte queste cose?”, rispondonocon tranquilla sicurezza: “Sì”! An-che a noi ci viene chiesto: avete ca-pito cosa significa essere discepoli?La risposta dovrà arrivare anchedopo la GMG, con atteggiamentitrasfigurati dall’incontro autenticocon il tesoro che è Gesù. Chiedia-mo al Signore la gioia di esseresuoi discepoli, ed egli ci donerà lavita. E ci aiuterà a seguirlo.

Tra i vescovi sardi presentialla GMG di Cracovia c’eraanche mons. Arrigo Miglio

presidente della ConferenzaEpiscopale Sarda e arcivescovo diCagliari. Durante la messa da luipresieduta ha posto l’accento sulsenso del Giubileo dellaMisericordia nella società di oggi,segnata da grandi cambiamentiepocali e chiamata ad offrire piùfortemente i segni della presenzae della vicinanza di Dio. Come giàaffermato nel sussidio liturgicoofferto ai ragazzi, questo non è iltempo per la distrazione, ma alcontrario per rimanere vigili erisvegliare in noi la capacità diguardare all’essenziale. E’ iltempo per la Chiesa di ritrovare ilsenso della missione che il

Signore le ha affidato il giorno diPasqua: essere segno e strumentodella misericordia del Padre. Iragazzi hanno seguito con grandeattenzione la riflessione di mons.Miglio ponendo domande, maanche ponendosi in gioco, propriocome ha chiesto Papa Francesco.Ai giovani sardi è stata proposta lalettura che racconta gli ultimigiorni della vita di SanMassimiliano Maria Kolbe, ilfrancescano mortovolontariamente nel campo diAuschwitz al posto di un padre difamiglia. “Le ore passano lentecome secoli sotto un sole di pienaestate che, di ora in ora, si fa piùspietato per quagli uominidistrutti dalla fame, dalla sete edalla fatica. Qualcuno comincia astramazzare al suolo svenuto. Senon si rianima sotto il grandinaredelle percosse, è trascinato via peri piedi e gettato in un angolo delpiazzale. “Testa di mastino”, alle18,00 si pianta a gambe divaricatedavanti alle sue vittime, sul campoun silenzio di tomba. “L’evaso nonè stato ritrovato. Dieci di voimoriranno nel bunker della fame.La prossima volta toccherà aventi”. Lentamente il capo inizia lasua scelta fissando nello sguardouno ad uno i prigionieri e diciascuno assaporando il terrore.

“Questo qui!” Testa di mastinopuntava a caso il suo indice sulnumero cucito sulla giacca delprigioniero. Il drappello deimartiri è completo “arrivederciamici, ci rivedremo lassù, dove c’èvera giustizia, viva la Polonia! E’per essa che io do la mia vita”.Francesco G. n.5659, piangedisperato ricordando la moglie e ifigli. Tra le file dei risparmiati losbigottimento lascia il posto ad unsenso di sollievo, alla gioia: vivereancora sfuggendo alla morteatroce del bunker della fame. Unuomo esce dalle fila, nr.16670, conpasso deciso si presenta a Testa dimastino. “Cosa vuole da mequesto sporco polacco?” “Vorreimorire al posto di uno di quelli”.“Perché?” “Sono vecchio ormai(aveva 47 anni) e buono a nulla.La mia vita non può più serviregran ché”. “E per chi vuolemorire?” “Per lui, ha moglie ebambini”. “Ma tu chi sei?” “Unprete cattolico”. Papa Francescoha voluto visitare questo luogo dimartirio e sostare da solo inpreghiera, nel silenzio che havoluto tenere durante la visita allager nazista di Auschwitz, ilPapa ha pregato per le vittime diallora ed ha pensato «alle crudeltàdi oggi, che assomigliano a quelledi ieri, non così concentrate come

in quel posto ma presentidappertutto nel mondo», unmondo «malato di crudeltà, didolore, di guerra, di odio, ditristezza». Il Papa raggiunge ilBlocco 11 e la piazza dell’appello,quella delle esecuzioni, sfiora unodei pali cui venivano impiccati iprigionieri, prega. Incontra diecisopravvissuti e parla con loro unoad uno. Il più anziano gli porgeuna candela con la quale accendeuna lampada davanti al murodella fucilazione, continua apregare in silenzio. Entra nellacella di San Massimiliano Kolbe, ilfrancescano, come abbiamo detto,che offrì la propria vita al posto diun altro prigioniero giàcondannato, e vi resta a lungo,ancora da solo, in ginocchio.

Mons. Miglio parla della misericordia nella società di oggi

La sua scoperta ci pone di fronte ad

una scelta precisa

Presentata ai ragazzi la testimonianza eroica di Massimiliano Kolbe

Mons. Antonello Mura e padre Roberto Carboni

Il Papa in preghiera nellacella di Massimiliano Kolbe

Mons. Arrigo Miglio arcivescovo di Cagliari

"Mons. Antonello Mura parla del Regno di Dio come realtà dinamica

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N. 8 Anno XXIV 9 agosto 2016

GALLURAANGLONA& gmg 20166

Cosma Caria

La giornata per noi inizia mol-to presto. Si tratta di siste-mare gli ultimi bagagli e gli

zaini e partire in direzione del San-tuario della Vergine Nera di Często-chowa (nota anche come Madonnanera). Si conserva qui un’icona ditradizione medioevale bizantinadella Madonna col Bambino. Laleggenda vuole che sia stata dipintada san Luca che essendo contem-poraneo alla Madonna ne avrebbedipinto il vero volto. Nel 1382 l’ico-na venne portata al Santuario diCzęstochowa a Jasna Góra dal prin-cipe Ladislao di Opole. Nel 1430,durante le guerre degli Ussiti, l’ico-na venne profanata a colpi d’ascia,tanto che ancora oggi ne sono visi-bili gli sfregi. Nel XVII secolo laMadonna nera per i polacchi rap-presentava la resistenza dei polac-chi alle dominazioni straniere. Pur-

troppo il tempo a nostra disposi-zione è limitato a causa del trafficointenso trovato nell’autostrada.Erano in partenza per le diverse de-stinazioni gli ultimi giovani (mezzomilione) rimasti a Cracovia. Arri-viamo con un certo anticipo all’ae-roporto di Katowice e dato il tempoa disposizione, mentre la maggiorparte pensa a spendere le ultimemonete polacche (slot) o a metterequalcosa sotto i denti, abbiamo an-che la possibilità di chiedere alcuneimpressioni ai ragazzi della nostradiocesi che hanno partecipato allaGMG. La prima ragazza che ci offreuna riflessione più approfondita èuna giovane di Olbia,Valeria Pala di 21 anni:“Il Santo Padre durante la cerimo-nia di apertura, si è rivolto ai giova-ni invitandoli a riflettere sulla pro-pria vita. Un discorso volto a apriregli occhi di questi ragazzi, un esor-tazione a non fare della propria fe-licità la comodità quotidiana, ma alpossedere un sogno di vita e perse-guirlo per realizzarlo. Giovani checorrono e concorrono, che non siadagiano sul divano della propriacasa, che non vanno in pensione a20 anni, come ha detto Papa Fran-cesco, ma che scelgono di vivereall’insegna di una vita piena di vo-glia, di forza, di energia, senza pau-ra di sognare e con la forza di nonfermarsi al primo ostacolo. Giovaniche decidono di vivere nella felicitàe nella soddisfazione di farcela ognigiorno grazie alle proprie forze, al-lontanando quanto potrebbero es-sere parvenze di felicità e benesse-re, effimeri momenti di tentazioni

nelle quali talvolta ci si perde. Que-ste parole sono entrate profonda-mente nel mio cuore, un tema quo-tidiano che Papa Francesco è riu-scito a esprimere attraverso discor-si puliti, semplici, toccanti ed effi-caci, grazie alla sua voglia di coin-volgere i giovani in una “vita da vi-vere, non da vivacchiare”. Auguro aciascuno di possedere un sogno, difare della propria vita un percorsoattraverso il quale si possa avvera-re, non cedere davanti alle difficol-tà e combattere i momenti di scon-forto, di debolezza e le autolimita-zioni.

Angelica Addis19 anni, di Trinità d’AgultuCosa ne pensi riguardo l’inter-vento del Papa del 30/07/16sui giovani pensionati?Le parole del Papa mi hanno tocca-to particolarmente perché io sonouna persona molto timida e chiusa,quindi l’invito del Papa ad aprirmie non restare a poltrire a casa mi hafatto riflettere. Spero solo di riu-scirci da subito.

Beatrice Suelzu16 anni, di Trinità d’Agultu

Cosa ne pensi riguardo alledroghe socialmente accettateche il Papa ha citato? Mi ha fatto riflettere quanto noisiamo attaccati al cellulare, lo ab-biamo visto anche in questi giornidove non riceviamo bene il segnaleinternet. Mi rendo conto quanto siadifficile rinunciare ai social comeFacebook ai quali dedichiamo trop-po tempo.

Alessandro SuelzuSeminarista della parrocchia diSan Paolo in Olbia:Questa per me è stata la mia primaGMG. Stare a stretto contatto conpopoli di diversa lingua e culturama accumunati dalla stessa fede èstato straordinario. Il Santo Padreha donato a noi che eravamo lì aCracovia, e a chi seguiva tramite imezzi di comunicazione, importan-ti punti di riflessione come il “ nonrimanere in panchina ma giocatoredi ruolo” o sulla “capacità di sogna-re” a cui tutti noi siamo chiamati arispondere con la vita. L’esperienzadella GMG è un’opportunità chesuggerisco a tutti di compiere, perpoter gustare la misteriosa bellezzadell’universalità della Chiesa.

Cesare Nicolai

Roberta ha vissuto questaesperienza come un’occasione dicrescita spirituale nell’ascoltodelle parole che il papa hadedicato ai giovani, cogliendo lapreziosa opportunità delsacramento della confessione edell’Eucarestia quotidiana.

Alice ha vissuta la GMG come

occasione non di arrivo ma dipartenza, portando a tutti coloroche non hanno potutopartecipare a questo evento labellezza della testimonianza e lagioia del condividere.

Lorenzo nella suatestimonianza ci dice di avervissuto queste giornate comeoccasione di crescita e diconfronto con gli altri giovanidella diocesi e non solo così dapoter trarre il massimo da questaesperienza che resteràindimenticabile.

Francesco come Lorenzospera di poter coltivare i rapportiinstaurati all’interno del gruppo edi poter vivere questa esperienzaportando la sua testimonianzasotto la guida del Signore.

Lara coglie l’occasione dellaGMG come testimonianza daportare all’interno del grupposcout, per trasmetterne la gioiadi questi giorni e per poter legaremaggiormente con il clan/fuocodel quale fa parte.

Gianfranco sa che la GMG èun punto di partenza per nuoveamicizie e per una vita spiritualepiù matura da vivere conentusiasmo dando il meglio dinoi stessi.

Giannina punta tutto sullafelicità, vive questa esperienza apieno senza lasciarsi intimidiredal cammino e dai km, crede nelleamicizie create e si augura chequesto sia un punto di partenzaper qualcosa di meraviglioso

Stefania vive questa esperienzacome occasione per rafforzare lafede eliminando alcuni dubbimettendosi in gioco senza lasciarsiabbindolare lottando sempre intutte le difficoltà.

I ragazzi dell’Agesci Olbia1 a Cracovia

Sull’aereo raccontano

emozioni e incontri

Alcune testimonianze dei ragazzi

Hanno vissuto giornate di crescita e di confronto

Iragazzi dell’Agesci delgruppo Olbia1 hannopartecipato con altri ragazzi

della diocesi alla XXXI giornatamondiale della gioventù aCracovia in Polonia.L’esperienza della GMG ha ilpotere di far emergere in ognipartecipante delle emozioniuniche e rare, infatti parteciparea questi eventi non può lasciarearidi e insensibili.

Cosma Caria con AngelicaAddis al parco Jordan a Błonia

Olbia1 a Cracovia

Valeria Pala a Cracovia

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7gmg 2016 GALLURAANGLONA&N. 8 Anno XXIV 9 agosto 2016

Massimo Introvigne

Come si poteva prevedere,hanno suscitato qualche per-plessità in vari ambienti le

dichiarazioni del Papa in viaggioverso la Polonia sull’assassinio delsacerdote francese a Rouen. PapaFrancesco ha affermato che “nonabbiamo paura di dire questa veri-tà, il mondo è in guerra”, ma ha pre-cisato che “quando parlo di guerraintendo guerra sul serio, non guerradi religione. Parlo di guerre di inte-ressi, per soldi, per le risorse dellanatura, per il dominio dei popoli.Non parlo di guerra di religione. Lereligioni tutte le religioni, voglionola pace. La guerra la vogliono gli al-tri. Capito!”. Queste dichiarazionirichiedono quattro commenti. Ilprimo è che il Papa non ignora cer-tamente – anzi, lo ha affermato luistesso incontrando autorità musul-mane – che assassini come quelli diRouen o di Nizza, per quanto tor-mentati siano i loro itinerari perso-nali, pensavano di avere giustifica-zioni religiose per i loro gesti. Nonbasta dire che si tratta di psicolabili.In altri tempi gli psicolabili si suici-davano o ammazzavano le mogli o ifigli. Se oggi uccidono i preti o at-taccano i passanti è perché girandosu Internet trovano motivazioniideologiche e, spesso, religiose perfarlo. È improprio, o vecchio, ancheparlare di lupi solitari. Oggi le co-munità si costituiscono su Internet,dove i terroristi si sentono parte diun gruppo e interagiscono con cen-tinaia di “fratelli” ugualmente fana-tici anche se non ne avevano mai vi-sto uno in faccia. Chi s’interessa alWeb clandestino islamista – ormaiil principale teatro dove si combattela guerra di cui parla il Papa – ha

potuto subito trovaregiustificazioni teologi-che, folli ma a loro modo

raffinate, per l’uccisione di un sa-cerdote, che molte scuole della teo-logia musulmana considerano vie-tata, e anche per l’assassinio di civilimusulmani inermi, com’erano al-cune delle vittime di Nizza. Di fron-te alle autorità musulmane che haincontrato a Roma e in Turchia Pa-pa Francesco ha più volte ribaditoche spetta a loro spegnere questifuochi, confutando le teologie folli econdannando gli assassini senza re-ticenze e senza riserve. Dunque –secondo commento –, se le giustifi-cazioni degli atti terroristici sonoreligiose, il Papa afferma che laguerra non è ultimamente unaguerra di religione ma risponde ascopi di dominio e di potere. Questeaffermazioni rientrano in una gran-de strategia culturale di Papa Fran-cesco per preservare una sorta di“nucleo alto” spirituale delle reli-gioni, escludendo da questo nucleocome spurio tutto quanto è conta-minato dalla logica del dominio,per quanto si serva di motivazioni opretesti religiosi, ovvero si presenticome religione “fai da te”, frutto pa-radossale del relativismo moderno.Il sociologo può storcere il naso,perché si esclude dalla sfera del re-ligioso una gran parte di quanto lescienze sociali studiano sotto que-sta etichetta, compresi evidente-mente molti atteggiamenti di cri-stiani e di cattolici, che il Papa de-nuncia come dettati dalla brama dipotere, dall’egoismo o dal morali-smo, dunque come falsamente reli-giosi. Ma è noto che la parola “reli-gione” è usata con molteplici signi-ficati, e che non c’è accordo neppu-re fra gli specialisti su come delimi-tarne l’uso. Il Papa ritiene che siaopportuno riservarla alla sola sferapiù elevata, dove la spiritualità è li-

bera dalla smania di dominio e po-tere, che porta fatalmente alla vio-lenza. Si tratta – ed è qui il terzocommento – di una scelta nonscientifica o accademica ma politicae culturale. Il Papa non è un profes-sore universitario di scienze religio-se. Ritiene che togliere l’etichetta“religiosa” ai violenti o ai terroristisia utile per smascherare la naturaintrinsecamente criminale delle lo-ro azioni e dissipare l’alone miticoche li circonda e che contribuisce afare arruolare nuove reclute, in ge-nere proprio tramite Internet, nelleloro fila. Quarto aspetto: le critichesi appuntano sul fatto che il Papanon attribuisce la responsabilitàdelle stragi all’islam e afferma che“tutte le religioni”, musulmanicompresi, “vogliono la pace”. Allaluce delle considerazioni preceden-ti, l’affermazione è ovvia. Ci sonocertamente molti musulmani chenon vogliono affatto la pace, ma ilmodo in cui il Papa ha deciso diusare la parola “religione” li escludedalla sfera religiosa. Dalla stessasfera il Papa esclude anche i cristia-ni – per lui, cristiani fasulli – che siservono del terrorismo e delle stragiper attaccare l’islam in modo indi-scriminato o per rifiutare di acco-gliere i profughi. Sul punto, France-sco è atteso nei prossimi giorni daun difficile confronto con i vescovipolacchi, molti dei quali favorevolialle posizioni del governo di Varsa-via che è piuttosto reticente a pren-dersi in carico una quota dei profu-ghi che sbarcano in Italia o in Gre-cia. Si tratta di giochi di parole chenascondono paura o ipocrisia? Chiprotesta perché il Papa e i vescoviitaliani parlano di accoglienza anzi-ché partire in guerra contro l’islame gli immigrati non si pone peròquesta semplice domanda: perchéin Italia – a differenza di quanto av-viene in Francia e in altri Paesi – fi-

nora gli attentati sono stati quasiinesistenti? Rispondo spesso a que-sto interrogativo intervistato da me-dia stranieri e propongo tre diversespiegazioni. Primo: per ragioni inparte casuali (ma in parte no) in Ita-lia sono poche le banlieue etnica-mente e religiosamente omogenee.Non ci sono i Londonistan dovel’islam governa i quartieri, ma gliimmigrati musulmani coesistonocon altri cinesi, peruviani o romeninelle stesse strade e spesso nellestesse case. Secondo: checché se nedica, le nostre forze dell’ordine sonopiù efficienti di altre, perché non siaffidano prevalentemente all’elet-tronica ma a un controllo del terri-torio percorso e ripercorso, isolatoper isolato, con le orecchie aperte egli informatori giusti. Ma c’è ancheuna terza ragione. Nonostante qual-che politicante bellicoso, il musul-mano in Italia si sente meno odiatoe discriminato di quanto non avven-ga in altri Paesi. Nessuno multa leragazze con il velo in nome della laï-cité, il buon senso all’italiana risolveproblemi altrove intrattabili, e l’im-migrato che vede in televisione ilPapa e i vescovi, di cui capisce il ruo-lo speciale in Italia, ha l’impressioneche sappiano distinguere l’islam –che ha una retorica spesso sgrade-vole, ma certo non è sempre terrori-sta – dall’ISIS, che da un certo pun-to di vista stiano dalla sua parte eche si sforzino di creare un climameno conflittuale. Certo, questo si-stema all’italiana che finora ci haprotetto può saltare domani. Ha unlimite: può gestire l’immigrazioneislamica fino a certi numeri, non ol-tre. Sulla questione dei numeri, ègiusto che oggi anche la Chiesa s’in-terroghi. Ma è giusto anche che chicritica la Chiesa e il Papa si chieda seil loro stile non sia stata una dellecause per cui l’Italia ha finora corsomeno rischi della Francia.

Antonio Diella - Presidente Naz. Unitalsi

Finirà questa angoscia? Finiràil timore di accendere la tv e diascoltare di nuovi attacchi

terroristici? Finirà questa nostra tri-stezza? Ce lo chiediamo tutti. Me lochiedo anche io. Che senso ha assal-tare una piccola chiesa, durante la S.Messa, del mattino mentre un an-ziano prete, due suore e due fedelipregavano il Signore della pace?Una piccola chiesa scelta proprioperché si possono controllare effica-cemente le grandi chiese e i grandisantuari ma non si possono difen-dere anche le piccole chiese di peri-feria e di quartiere. Le chiese comequelle delle nostre parrocchie. Chehanno pensato Padre Jack, l’anzia-no parroco francese, e il suo parroc-chiano, poveri innocenti, mentre ve-

nivano accoltellati senza motivo?Non lo so. Credo che abbiano senti-to lo sgomento di chi non può difen-dersi di fronte alla violenza di assas-sini che attribuiscono a Dio il loroprogetto di morte. Come difendersida questa follia? Potrebbe succede-re ovunque, anche nei nostri piccolipaesi, nelle nostre città. Spero che itanti vecchi e nuovi intellettuali edesperti ci risparmino adesso le loroelucubrazioni sulla “identità cristia-na che sta sparendo perché ci sonotroppi musulmani in Italia e in Eu-ropa”: la nostra identità cristiana èin difficoltà non perché ci sono trop-pi musulmani, ma perché ci sonopochi cristiani veri, testimoni credi-bili, capaci di vivere la loro vita se-condo la loro fede. Comodo gridarecontro qualcuno e vivere normal-mente come se il Signore Gesù nonriguardasse la mia vita personale e

pubblica. Dobbiamo vivere e conti-nuare a essere vivi, non solo a respi-rare; dobbiamo rifiutare la logicaper cui se restiamo in casa, se non cimuoviamo, se evitiamo feste, ferie,santuari siamo più al sicuro. Guai anoi, uomini e donne di qualsiasi fe-de o senza alcuna fede, se ci divides-simo, ci nascondessimo, affidassi-mo solo alla doverosa reazione degliStati e degli organismi di polizia lapossibilità di un futuro di pace in-sieme. Non nascondiamoci. Non ri-nunciamo a seguire il nostro cuore

che vuole mettersi in cammino. Nonabbandoniamo la Francia, la Ger-mania, i tanti popoli che soffronoper questa violenza che vuole incen-diare il mondo per poter buttare trale fiamme ogni possibilità di dialogoe di amore. In piedi, amici miei! Conle lacrime agli occhi e la tristezza nelcuore. Tenendoci per mano, cam-minando insieme, senza rinunciare.Perché non si può rinunciare alla vi-ta, se vogliamo vivere davvero. Per-ché questo è necessario, perché que-sto dolore finisca.

Finirà questo dolore? Il sacerdote assassinato a Rouen

Antonio DiellaPresidente Nazionale Unitalsi

Massimo Introvigne

La nozione di guerre di religione

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N. 8 Anno XXIV 9 agosto 2016

GALLURAANGLONA& gmg 20168

la Redazione

Durante il volo, nel viaggio diritorno, i sacerdoti che hannoaccompagnato i ragazzi alla GMGhanno manifestato la gioia el’entusiasmo per aver vissutoaccanto ai ragazzi la festa,l’entusiasmo, la freschezza dellaloro giovinezza, il sudore per ilunghi spostamenti,l’adattamento alle condizioni divita rispetto a quelle abituali:dormire per terra nel sacco apelo, condividere i lavandini e ledocce con i ragazzi, mettersi infila con il buono pasto per ritirareil pranzo o la cena, stareall’aperto e vegliare con i ragazziin attesa della messa delladomenica. Tutto questo harichiesto grande spirito diadattamento e rinuncia per unasettimana a tutte le comodità. Ilprimo sacerdote ad essereintervistato è don AndreaDomanski, presente nella nostradiocesi ormai da dodici anni. E’parroco a Moneta dal 1 ottobredel 2011.

Che effetto ti ha fatto viverela Giornata della Gioventù incasa?E’ un effetto bello perché quandoritorni a casa respiri a pienipolmoni l’aria di famiglia. Per mequesta GMG era moltoparticolare, perché oltre il ritornoa casa, c’era anche un ritorno aquelle figure particolari a cuisono particolarmente legato: SanGiovanni Paolo II e SantaFaustina Kowalska.

Che differenza c’è statarispetto alla precedentegiornata vissuta in Polonia a Czestochowa?La precedente giornata vissuta inPolonia nel 1991 era diversa

perché ero appena ordinatosacerdote. L’ho vissuta con isuperiori, i ragazzi del seminarioe ancora non esisteva ilgemellaggio con le parrocchie e lecomunità, ma tutto eraincentrato sulla celebrazionefinale. Ci siamo tuffati allora nelclima della GMG esattamentecome la vivono i giovani, con lapreparazione e gli incontri nelleloro comunità. Il 1991 è stato poiun anno particolare, da poco eracaduto il comunismo, in Poloniasi respirava un clima di libertà edi entusiasmo e, come ho detto,non c’era la preparazione neigiorni precedenti. C’era poi undesiderio e un entusiasmoparticolare per vedere eincontrare colui che è statol’iniziatore delle giornate e iltrascinatore delle folle: GiovanniPaolo II. E’ stato un incontrobellissimo e un input per megiovane sacerdote. Dopo 25 anni,ritornare qui per una GMG èbello, è motivo di gioia vederetanti giovani che sono cresciutigrazie al seme gettato daGiovanni Paolo II.

Non ti pare che il problemadella lingua abbiacondizionato anche laricezione del messaggio diPapa Francesco, visto chetutti i discorsi sono statipronunciati in italiano?Sì, assolutamente. Il problemadel linguaggio è sempre presente,è un limite che ci condiziona, perquesto durante la GMG, per chisi era organizzato per tempo,attraverso le radioline potevaascoltare la traduzionesimultanea in otto lingue, quellepiù parlate a livello mondiale.Tra i giovani il limite della linguaveniva completamente annullato.Lungo la strada ho visto giovaniche, attraverso il linguaggio deisegni e dei gesti, esprimevano lacordialità, la gioia dell’incontro,il desiderio di conoscere laprovenienza e vivere insieme lastessa fede. Il linguaggio delcuore è molto più importantedelle parole.Scambiamo anche qualcheimpressione con Don DavideMela, sacerdote dal 2013:

Che impressione ti ha fattopartecipare a questa GMG?Era la prima volta?Questa per me è la terza GMG, laprima da sacerdote. Avevovissuto quelle di Colonia e diMadrid, le prime due quindi leho vissute da seminarista, inmaniera diversa, ora a Cracoviada sacerdote, comeaccompagnatore dei giovani. E lacosa più bella qui è vedere deiragazzi che sembrano magaridistratti, ma che al momento

Abbiamo vissuto con l’entusiasmo dei giovani

I sacerdoti accompagnatori

Sacerdote con lo zaino alla GMG

I sacerdoti accompagnatori si raccontano

’’

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della veglia, quando è statoesposto il Santissimo, si sonoinginocchiati, con la candelaaccesa in mano e hannopartecipato in modo composto eattento a quel momento dipreghiera. Lo avevano già fattonei giorni precedentipartecipando alle catechesi eanimando le liturgie con i canti.Lì, ho capito che cosa significaper i giovani aver fede,indirizzarsi verso Cristo,orientare lo sguardo verso di Lui.Questo l’ho anche detto ad alcunigiovani. E’ la gioia più grandeche ho provato nel vedere questigiovani che cercano il Signore. Igiovani hanno bisogno di Dio enoi lo dobbiamo portare. Igiovani hanno bisogno diincontrare il Signore. Qui hannoparlato con una nuova lingua: lalingua della fede e lo hannomanifestato apertamente. Loscopo per tutti i giovani era

unico: stare intorno al Papa eincontrare il Signore. La GMG vaancora ripensata, rivalutata,perché è un momento importanteper i nostri giovani. Questa GMG,per me sacerdote, è stata la GMGdella Misericordia nell’incontrarel’altro, accogliere l’altro e farsiprossimo. Proviamo a sentire anche ilpensiero di un sacerdotecolombiano, Don AugustoRamirez, che segue le parrocchiedi Laerru e Martis.

Non sei venuto da solo, haiportato anche alcuniparrocchiani, come haivissuto queste giornate?La GMG è sempre un’esperienzache arricchisce il cuore, lo spirito,la persona, nonostante lastanchezza che è normale perchénon si dorme bene, perché il cibonon è quello che noi aspettiamo,ma nonostante questo per me è

una esperienza molto importanteperché posso parlare con ragazzidi qualsiasi parte del mondo, nonsi parla la stessa lingua, ma cisono gesti che ci accomunano,che ci fanno incontrare, è sempreun’esperienza molto grande difede e di gioia perché qui regnasempre la gioia nel volto deigiovani, dall’inizio alla fine. Lorosono carichi di tanta forza e ditanto coraggio e per loro niente èimpossibile da fare, non ci sonoostacoli, non ci sono le barriere,il tutto lo fanno in maniera moltospontanea.

Come mai il Papa ha sceltoancora una volta un paeselatino americano, Panama,per la prossima giornata del2019?Anch’io mi sono chiesto questo:come mai a Panama? Per noilatino-americani questo è motivodi gioia perché dopo Rio, quasiconsecutivamente si ritorna danoi. E’ evidente che il viaggio èstato studiato nel tempo, nonimprovvisato, significa che cisono condizioni di stabilità e disicurezza per farla. E’ una grandeopportunità per i paesi latino-americani rispondere all’appellodi Papa Francesco, a viverequesta fede. Sarà una giornatamolto forte e molto partecipata,infatti il paese ha una fortetradizione cattolica. Panama è unpaese molto cattolico come lagran parte dei paesi del centroAmerica, per cui sicuramente igiovani parteciperannonumerosi. La Giornata aiuterà arafforzare la fede non solo neigiovani ma in tutta lapopolazione.Ecco la voce di un altro giovanesacerdote, don Rinaldo Alias, cheha accompagnato alcuni ragazzidi Tempio.

Quali sono state le tueimpressioni?Le impressioni sono unaconferma del fatto che i giovaniche hanno partecipato,accomunati da un unico scopo: lafede, questa Giornata serve daincoraggiamento nel lorocammino.

Come hanno vissuto la vegliaall’aperto, con le candeleaccese?La loro preghiera, la loro fede,pur nella grande semplicità, èstata elevata al Signore consincerità. Quelle piccole lucimesse insieme hanno creato unagrande luce e un impatto visivostupendo. Questo credo sia statoun segno eloquente di ciò cheognuno nel piccolo può fare percontribuire al bene di tutto ilmondo.

Perché una giornata dellaGioventù in un paese latino-americano?Io penso che i motivi possonoessere questi: in centroAmerica non si è mai fatta. Noisiamo abituati a pensareall’America come ad un’unicarealtà, ma in effetti essa ha trepoli, molto differenti tra di loroe soprattutto molto distanti.Poi, per un Papa latino-americano, credo che siaimportante insistere su alcuneesigenze che lui conosce moltobene e poi avrà tenuto contodelle richieste delle conferenzeepiscopali che hanno offerto lemigliori garanzie da un puntodi vista organizzativo e dellariuscita. C’è da dire, inoltre,che il centro America unisce ledue Americhe per cui Panama èun crocevia importante dalpunto di vista religioso,commerciale e turistico.

I sacerdoti hanno dormito in palestra

Il dormitorio delle ragazze

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GALLURAANGLONA& var ie10

Stefano Bugini

Ètempo di vacanze, del giustomeritato riposo per chi halavorato. C’è chi sceglierà la

montagna, chi il mare, chi prima ilmare e poi per meglio ritemprarsiun po’ di montagna e chi la campa-gna, ma ci sono anche molti che re-steranno a casa. Ovunque unoscelga di andare o di restare, è unperiodo di riposo dalle normali at-tività della vita. Quando si inter-rompe la vita cittadina, andare invacanza non è solo l’occasione perdormire di più, o per fare sport epasseggiate, è anche il momento dicontemplare la natura che ci inse-gna e ci parla di Dio. Nel mio casoamo la campagna dove ho appesoad un muro una tavola con incisa apirografo una poesia di Metastasioche dice: “Ovunque il guardo io gi-ro immenso Dio ti vedo, nell’opreTue ti ammiro, ti riconosco in me.La terra, il mare, il cielo parlandel Tuo Potere, tu sei presente intutto ma più lo sei in me”. La natu-ra mi sorprende sempre! Coppie ditortore appollaiate sui fili stesi deltelefono, qualche falco che sorvolasulla piccola pineta, passerotti chevolano da un albero all’altro, sor-volando la campagna nel silenzio

della calura ma sempre accarezza-ta da un leggero vento che rinfre-sca. Anche i gabbiani che si allon-tanano dal mare qui sono nel lorohabitat. Sono grigi finché sono gio-vani poi diventano bianchi. Sonosempre in cerca di cibo. Il Creatoremanifesta il suo potere creativo e sicapisce che: “ci sono più cose incielo e in terra che nella mia filoso-fia”, direbbe Shakespeare. Le roccedelle sommità delle montagne chefiancheggiano la valle di Cugnanaaccompagnandola al mare, alla se-ra si colorano di rosso e là, appenapoco oltre, nel mare poco lontano,le ultime barche fanno rientro inporto. Silenzio e pace. E’ quasi unmonastero. Grazie Dio mio, pertanta bellezza. Per tutti noi, però cipuò essere spazio, anzi ci deve es-sere spazio per un momento di ri-flessione quotidiana, direi di pre-ghiera intima con il Creatore.Guardarsi attorno, ovunque noisiamo: al mare, ai monti, a casa,saper osservare la bellezza delcreato che ci è stato affidato, e cheabbiamo davanti e ci appaga per-ché disegnata dal più grande stili-sta, disegnata dal pennello delCreatore. Che fare quindi in vacan-za? Ci sono alcune cose che un nor-male cristiano può fare; a prescin-dere che la meta della vita non è un

pacchetto turistico, ma il Paradi-so: potrà riposarsi, ma non oziare.La vacanza è, semplicemente,cambiare attività. Per questo mo-tivo anche una giornata di vacanzarichiede una certa disciplina, cioèun programma di vita nel quale cisiano contemplati in maniera or-dinata, sia il riposo che il diverti-mento; inserire le pratiche di pietàgiornaliere, non trascurando lepreghiere del mattino e della sera,i sacramenti, la messa, il rosario.Qualcuno potrebbe obiettare: masiamo in vacanza! Non vado amessa durante l’anno e ora che so-

no libero devo andare a messa.Beh è proprio questo il momentodi nutrire lo spirito rimasto ano-ressico per tanto tempo. San Jose-maria Escrivà scriveva che “la san-tità e l’autentico desiderio di rag-giungerla, non si concede né sostené vacanze” (Cammino, n. 129).Allora, teniamo lo sguardo vigile eattento sulla nostra vita spirituale.Gesù ci ripagherà con vacanze bel-lissime, dove la gioia degli altri di-venta la nostra gioia. Infine, ricor-diamo che andare in vacanza ècontemplare sempre la natura cheparla continuamente di Dio.

Raimondo Satta - Direttore dell’Istituto

L’Istituto Superiore ScienzeReligiose Euromediterraneodella nostra diocesi, scuola

internazionale di formazione,specializzazione e ricerca, apre leiscrizioni per il nuovo annoaccademico 2016-2017 – triennalee biennio di specializzazione – perl’abilitazione all’insegnamento dellaReligione Cattolica nelle scuolepubbliche di ogni ordine e grado. Per conseguire i titoli abilitantiall’insegnamento è prevista lapossibilità del riconoscimentofinalizzato ai pubblici concorsi(cfr. art. 2 del D.P.R. 30 luglio 2009,n.189) e l’Equipollenza ai titoli distudio universitari italiani (cfr. art. 2e 3 della Legge 11 luglio 2002 n. 148).Per l’anno accademico 2016-2017saranno assegnate 5 borse di studioa favore di studenti, muniti didiploma di scuola superiore, che siiscriveranno al primo anno dicorso, tenendo conto dellecondizioni di merito edeconomiche.

Apertura delle iscrizioni

all’Istituto Euromediterraneo

Lettere in redazioneNel n.7 del 20 luglio 2016 è stato inserito un ricordodi mio fratello don Augusto Addis. La ricorrenza deldecimo anniversario della sua morte è stata utiliz-zata nell’ottimo e apprezzato articolo di AntonellaSedda che vorrei ringraziare personalmente, se ac-cetta, inviandomi un suo recapito anche e-mail. Miofratello è sempre presente nei miei ricordi e in quellodi familiari, amici e parrocchiani. Che qualcunomanifesti con una testimonianza l’affetto cui lui, davivo, ha sempre tenuto e ricambiato, non può chefarci piacere. Grazie all’autrice dell’articolo, alla Re-dazione, al direttore responsabile don Gianni Sini.

Vito Addis

Carissimo e adorato Abba Giovanni Sini, mi trovavoin ospedale ad Olbia quando venni, per la primavolta, in contatto col suo periodico Gallura & An-glona n. 6. Leggendola in copertina e non avendo neforza morale ne capacità fisiche, mi sono portatouna delle sue copie a Sydney – Australia. Qui hoavuto modo di apprezzare appieno la sua trasci-nante fede. L’essere si trasforma in impotenza.L’unica cura per l’umanità è la salvaguardia dellanostra Madre Terra. Solo attraverso queste consape-volezze si può raggiungere una vita organica. Unavolta che sbilanciamo completamente “I Beni” natu-rali della Terra, automaticamente sbilanciamo lereazioni legate al nostro sistema immunitario; il no-stro essere la nostra perfezione è determinata dal no-stro sistema solare. Pronto! Attivo! Protettivo! Unavolta che la Terra-Natura-Dio vengono selvaggia-mente scombussolati, tutto il nostro essere si tra-sforma in impotenza. Il peso dell’anima si misuraattraverso l’amore che si dà.

Luigi De Luca, giudice di pace, Australia

Anno accademico 2016-2017

Periodo di vacanza

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11v i ta d iocesana GALLURAANGLONA&N. 8 Anno XXIV 9 agosto 2016

Giesse

Per chi decidesse di seguireun percorso archeologico-religioso in Anglona non

può mancare di visitare lachiesa parrocchiale di SantaMaria degli Angeli, del XVIsecolo a Perfugas. La strutturaè in stile gotico-aragonese cherivela interventi più recenti.Soprattutto l’ultimo restauro hamesso in luce il paramentomurario in pietra vista ad operaincerta. All’interno, dallanavata destra si accedeattraverso un’ampia vetrata aduna cappella che custodisce ilgrande retablo di San Giorgio.Il polittico, il più grandedell’Isola (m.6,6o x m.8,40) siiscrive neri flussi pittorici chepercorrevano la Sardegna delXVI secolo. Nelle tavole delretablo vengono illustrati imisteri del rosario della vita deisanti e della Madonna. Inquesta chiesa è pregevole ilsimulacro della Madonna degliAngeli, di scuola napoletana delXVII secolo. E’ proprio inquesta chiesa che martedì 2agosto 2016 è stata festeggiatasolennemente a Perfugas SantaMaria degli Angeli. La festa èstata preceduta dalla novena edai vespri solenni. Il momentoclou della festa è stato vissuto il2 agosto con la processione perle vie del centro storico e la

santa Messa. La presenza dimons. Sanguinetti haarricchito la giornata con lariflessione sul senso dellafesta. Mons. Sanguinettidurante l’omelia, ha collegatola figura di san Francesco, laPorziuncola e il perdono diAssisi con l’anno dellamisericordia in corso. Per ilVescovo è sempre un giornodi festa questo perché ricordal’anniversario della suaordinazione sacerdotale. Aconcelebrare con lui ilparroco padre EmanueleManca, don ApollinareMshighwa, padre GiampaoloPais e don Giorgio Cozzolino.Quest’anno, il comitato cheha organizzato la festa, eracomposto dalle classi 1969 –1979 – 1989. Unacomposizione che mette adisposizione della comunitàl’esperienza dei più grandi el’entusiasmo dei giovani. Lafesta richiede sempre unalunga preparazione, incontrie confronti, ma anche unaoccasione per ritrovarsi tracoetanei visto che alcuni nonsi ritrovavano dal tempo dellescuole elementari.Nell’insieme la festa si èsvolta molto bene e il parrocopadre Emanuele è soddisfattoperché tutto è stato preparatoal meglio in sua assenza(partecipava alla GMG aCracovia con alcuni ragazzi diPerfugas) facendogli trovaretutto pronto e in ordine.

Giuseppe Pulina

Se uno li conta, rimane facil-mente e felicemente sorpre-so da loro numero. Sono

davvero tanti i libri che MauroMaxia ha dedicato al suo paese.L’ultimo di questi, dato di recente

alle stampe dall’editore olbieseTaphros, è il secondo volume diuna notevole ricerca storica, topo-nomastica e linguistica su Perfu-gas, il paese in cui vive, lavora e alquale dedica gran parte degli inte-ressi delle sue ricerche. Il secondovolume di “Perfugas e la sua co-munità” è un’opera monumentaleche mette insieme un migliaio dipagine tra documenti, ricostruzio-ni storiche e linguistiche, tabelle,fonti iconografiche e indici, portaa compimento il profilo onomasti-co storico descrittivo del suo pae-se natale. Tutto questo viene fattocon un lavoro che tira le somme ditanti altri, confermando tesi giàsostenute, supportate con unanuova documentazione, e inte-grando o modificando ipotesi e in-terpretazioni che non hannoun’accettabile base documentaria.Tra queste la convinzione diquanti vorrebbero che Sa Domode s’Eremitanu fosse un conventosorto nell’area della chiesa cam-pestre di San Giorgio. A tale pro-posito, Maxia osserva come l’ideadi un convento sia in contrasto

con la tradizione locale che indicanei ruderi della struttura non unconvento, ma la casa dell’eremita-no. “In questo caso – dichiara lostudioso perfughese – la testimo-nianza popolare appare legata benpiù concretamente alla realtà ri-spetto alle stravaganze degli eru-diti. Anche le tavolette precatasta-li del 1847 smentiscono la presen-za di un convento: gli attuali rude-ri risultano infatti registrati comecasa di S. Giorgio, confermando laveridicità della tradizione relativaa un edificio abitato dagli eremi-tani”. Dati e documenti alla mano,Maxia dimostra come San Giorgiode Ledda fu fondata come chiesacanonicale, indipendente perciòda insediamenti monastici o con-ventuali. Quali le differenze ri-spetto al primo volume? Questovenne pubblicato sei anni fa sem-pre da Taphros e, come riconoscelo stesso autore, si concentravameno sulla raccolta e sistemazio-ne dei documenti. Sorprende, per-tanto, il grande numero di docu-menti inediti utilizzati da Maxia:circa 230 atti e testimonianze pro-

venienti dagli Archivi di Stato diSassari, dall’Archivio Capitolare edella Curia Vescovile di Ampu-rias, dall’Archivio Comunale edall’Archivio Parrocchiale di Per-fugas. Una mole straordinaria didati, ai quali vanno aggiunti quel-li tratti da documenti già cono-sciuti, riletti e nuovamente inter-pretati. Tra i documenti di mag-giore interesse possono essere se-gnalati un libro di amministrazio-ne dei primi dell’800 e l’inventa-rio dei beni. I testi originali, cu-stoditi nell’Archivio parrocchiale,si riferiscono alla chiesa di S.Giorgio. Elaborati quasi semprein sardo, ma anche in spagnolo ein un italiano di non facile leggi-bilità, i documenti vengono atten-tamente analizzati da Maxia, cheha scelto di scrivere il suo libro initaliano e non in sardo, perché de-stinato ad un pubblico di non solisardofoni. Un libro per i padri,ma soprattutto per i figli, pensatoper i sardi che vivono nell’isola eanche per i tanti che, vivendo al-trove, vogliono conoscere megliola terra delle loro origini.

Festeggiata S. M. degli Angeli a Perfugas

Un nuovo libro di Mauro Maxia su “Perfugas e la sua comunità”

Il retablo di San Giorgio a Perfugas

Particolare dellastatua di Santa

Maria degli Angeli

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GALLURAANGLONA& ch iesa d iocesana12

Per il borgo marinaro diMarana, inserito in unoscenario naturale di rara

bellezza nel Golfo di Marinella, èstata una giornata di festa.Venerdì 5 agosto, con unprogramma già predisposto a suotempo dal comitato, la serata èiniziata con la preghiera delsanto Rosario e la benedizionedella campana, realizzata con le

offerte raccolte tra i fedeli e ivilleggianti. Non è volutomancare all’appuntamento mons.Sebastiano Sanguinetti il qualeha presieduto la messa solenne,concelebrata da diversi sacerdotiche trascorrono questo periododi vacanze nella nostra costa, dalparroco Don Alessandro Cossu eanimata dal coro Santu Austinudi Alà di Sardi, con la presenza

del gruppo di San Pantaleo incostume. Il Vescovo harichiamato nell’omelia il valoredella pace e la presenza di Mariache custodisce nel suo cuore lapace perché ha realizzato lavolontà di Dio. Ha lodatol’impegno del comitato e degliorganizzatori che desideranoconservare fortemente latradizione di questa festa.

E’ seguita la processione a mare,accompagnata da una leggerabrezza che non ha impedito dipregare e di gettare in mare unacorona di fiori in ricordo di tutti icaduti in mare. La serata ècontinuata nella piazzettaantistante la chiesa con unrinfresco e poi canti e balli chehanno divertito e accontentato ituristi presenti.

Sabato 16 luglio alle 20 nellaCattedrale di Cagliari si ètenuta la cerimonia di

chiusura della fase diocesana delprocesso di beatificazione diSimonetta Tronci, nata a Cagliariil 13 Ottobre 1960. SimonettaTronci ha vissuto la sua infanzia el’adolescenza in maniera del tuttonormale, come tante altre ragazze.Educata alla religione cattolica daisuoi genitori, ha condotto una vitacristiana. Dopo il Liceo Classico siiscrisse in giurisprudenza, facoltàche la appassionava, ma cheabbandonò per iscriversi a quelladi Teologia, ramotradizionalmente maschile, nelquale riuscì ad inserirsi dopo leprime titubanze dell’allora PresidePadre Burroni, che intravide in leiun ardore ed un interessespirituale motivato da una

profonda ricerca di Dio. In questocontesto spirituale Simonaconobbe i gruppi di preghiera delRinnovamento. Ne rimaseaffascinata e, insieme a suoiamici, con cui stabilì un fortelegame affettivo e spirituale, intuìche era proprio quella la stradache il Signore le stava mostrando.La giovane “Serva di Dio”aspirava a una vita semplice,pienamente realizzata nellavocazione alla famiglia vissutacome occasione di donazione aDio. Simonetta scriveva: «MioSignore, mio unico vero amico, lamia vita ti appartiene, tu mi haicreata»; «Te la offro, la miagiovinezza, Gesù, arricchita dierrori, di delusioni, di sofferenze,di gioie». Questa incondizionataapertura al dono di sé trovò la suaconcretizzazione nella malattia,

una croce che Simonetta offrì peril fidanzato, per i suoi amici, perla famiglia, per tutti i giovani eper la Chiesa. Nel gennaio del1983 ebbe inizio il suo calvario.Un tumore che consumò il suocorpo. Il suo spirito invececantava, scrisse: Sento dentro dime rinnovarsi la mia vita ascoltoun certo coraggio che mi fortifica,una nuova fede che mi consola,una nuova gioia che mi fatestimone instancabile. Simona sispense, consumata lentamente nelsuo corpo, offrendo a tutti ancheil suo ultimo bagliore di luce,lasciando questa vita terrena conun grazie che sgorgava dalle suelabbra ormai mute. Morìmercoledì 18 aprile 1984, nelcuore della settimana santa.Simona fu per tutti una maestranella preghiera.

Nomine

Nel quadro di un riordino degli incarichipastorali nell’intero territorio diocesano,in data 4 luglio 2016 il Vescovo della dio-

cesi di Tempio-Ampurias, S. E. Mons. SebastianoSanguinetti, ha provveduto a una serie di avvi-cendamenti nella guida pastorale di diverse par-rocchie della diocesi. Tra i provvedimenti adottatidal vescovo, involontariamente abbiamo omessola nomina che riguarda la parrocchia di S. Fran-cesco in Aglientu. Ce ne scusiamo con l’interessa-to e con la comunità. OKORONQWO don Cipria-no, lascia l’ufficio di collaboratore della Parroc-chia S. Michele Arcangelo in Olbia ed è nominatovicario cooperatore con la delega ad omnia dellaParrocchia “S. Franccesco d’Assisi” in Aglientu.

Marana, festa di Maria, regina della pace

Concluso il processo di beatificazione

Gli abitanti non vogliono equiparar-la ad una delle tante sagre che sitengono in questo periodo un po’ in

tutti i paesi. Per antica tradizione il 20 lu-glio, oltre ad essere stata sempre una gior-nata caldissima, era l’occasione per farrientrare in paese i tanti emigrati sparsisia in continente che all’estero. Santa Mar-gherita, patrona della comunità, va onora-ta degnamente. Don Augusto Ramirez, sa-cerdote colombiano, molto attivo, che daqualche anno guida questa comunità, sup-portato dal comitato della festa, ha fatto ditutto per rendere solenne questo momen-to. Ha invitato come predicatore don Efi-sio Coni, cerimoniere vescovile e parrocodel Sacro Cuore a Tempio, che non è nuo-

vo per questa comunità, la madre infatti èdi Laerru e qui conta tanti parenti. Ha fat-to il panegirico sulla santa, originaria diAntiochia, come ricordano i “gosos” a leidedicati: “In s’insigne Antiochia naschestiperla diciosa, sos chi t’invocan ampara,Margarida gloriosa”. Ha ripercorso i mo-menti più importanti della sua vita, fino almartirio, mantenendo fermo il propositodi rimanere fedele ad un solo sposo: Cri-sto. Don Efisio ha insistito sul valore dellatestimonianza richiesta anche nel mondodi oggi che in molte regioni continua adessere Chiesa di martiri. La processioneper le vie del paese era anche il desideriodi chiedere alla santa la protezione sullefamiglie, la richiesta di un lavoro dignito-so, perché la mancanza di prospettive staportando il paese allo spopolamento.

Festa patronale a Laerru

Processione a mare con il Vescovo

Concelebrazione a Marana

e benedizione della campana

La Serva di Dio Simonetta Tronci sarà beata

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13estero GALLURAANGLONA&N. 8 Anno XXIV 9 agosto 2016

Nella notte tra il 6 ed il 7agosto 2014, 125milacristiani d’Iraq sono stati

costretti ad abbandonare leproprie case per rifugiarsi nelKurdistan iracheno. A due anniesatti dalla cacciata dei cristianidalla Piana di Ninive, moltefamiglie hanno abbandonatol’Iraq, mentre chi è rimasto, nonmeno di 110mila nella zona diErbil e Duhok, vive ancora ogginella condizione di rifugiato. “Inquesto penoso anniversario, ilterrorismo non è ancora statosconfitto e le violazioni umanecontinuano a crescere a diversilivelli – ha scritto il patriarcacaldeo Mar Louis Raphael I Sako,in un messaggio inviato ad Aiuto

alla Chiesa che Soffre –. Manonostante tutto i cristianiiracheni continuano a sperare”.Tra i “segni di speranza”, ilpatriarca Sako annovera anche iprogetti sostenuti da Acs infavore delle decine di migliaia dirifugiati che vivono in Kurdistan.Case prefabbricate, scuole,pacchi-viveri, assistenza medica espirituale per un totale di circa20milioni di euro dall’iniziodell’avanzata di Isis nel giugno2014 ad oggi. Tra i vari progetti,uno in particolare ha ricevuto unadonazione da parte di PapaFrancesco che attraverso Acs havoluto sostenere i cristianiiracheni. Si tratta della St. JosephCharity, una clinica che ogni

mese cura e dona medicinegratuitamente a 2.800 rifugiati diogni religione. Acs, inoltre,porterà al Meeting la propriacampagna per richiedere alleistituzioni italiane di riconoscerecome genocidio i criminicommessi dallo Stato Islamicocontro le minoranze religiose inIraq e Siria: “Come ha ricordato ilSanto Padre nel suo intervento aVilla Nazareth – spiega il

direttore di Acs-Italia, AlessandroMonteduro – quello subito dainostri fratelli nella fede a causa diIsis è martirio. Ovviamente non ècompetenza delle istituzioniitaliane riconoscere il martirio,ma riteniamo che sia un dovereper l’Italia definire ufficialmentequesti crimini con il terminegenocidio, come già fatto daUnione europea, Stati Uniti eGran Bretagna.

Madre Teresa di Calcutta,all’anagrafe Anjezë Gonxhe Boja-xhiu nata a Skopje il 26 agosto1910 e morta a Calcutta il 5 set-tembre 1997, albanese, di fedecattolica e fondatrice della con-gregazione religiosa delle Missio-narie della carità straordinariaprotagonista tramite il suo lavorotra i diseredati di Calcutta, per-sona tra le più famose al mondoche ha ricevuto il Premio Nobelper la Pace nel 1979 e il 19 ottobre2003 venne proclamata beata dapapa Giovanni Paolo II. Ora a di-stanza di pochi anni, il prossimo4 settembre, alle ore 10.30, inPiazza San Pietro, Papa Francescocelebrerà la Santa Messa e presie-derà il rito della canonizzazionedella Beata Teresa di Calcutta. Loricorda la Sala Stampa vaticana, aun mese dalla canonizzazione.

Cristiani perseguitati

Papa Francescoil 4 settembreprossimo canonizzerà in piazza San Pietro Madre Teresa di Calcutta

Acs, “l’Italia definisca questi criminicon il termine genocidio”

Le statistiche qualchevolta sorprendono inpositivo. È questo il caso

della pubblicazione dei datirelativi alla Chiesa cattolicatedesca, resi noti nei giorniscorsi. Sembrerebbe quasi chei cattolici tedeschi stianocercando di esprimere, conuna rinnovata azionepastorale e sociale, la volontàdi confermare il loro ruolocentrale nella vita dellaGermania. Il rapportocompleto con analisi ecommenti uscirà all’inizio delprossimo agosto, ma nelfrattempo i soli numeripermettono alcuneosservazioni a partire dallaconcretezza. Ne emerge, fral’altro, l’impressione di unacerta vitalità ecclesiale.Qualche elemento positivo. Ilnumero di abiure – unfenomeno che segna alcunechiese nel nord Europa – è perla prima volta diminuito inmodo significativo dall’iniziodello scandalo degli abusisessuali, il quale ha causatouna gravissima crisi nei fedeli:181.925 cattolici hannoabbandonato la loro fededichiarandolo allo Stato, e si

può considerare un risultatorelativamente “positivo”, afronte del drammatico datodel 2014 quando ben 217.716persone decisero diabbandonare la “Chiesa diRoma”. Ciò nonostante icattolici continuano a essere lacomunità religiosa più grandedella Germania con i suoi 23,7milioni di membri, il 29 percento della popolazione totaledel Paese. È interessante ilconfronto tra i numeri dellerichieste di ammissione nellaChiesa cattolica – 2.685, conuna calo di 124 unità rispettoal 2014 – e il numero deirientri di fedeli che abiuraronoin passato: 6.474, cioè 160 inpiù rispetto l’anno passato.Questo dato viene valutatocome un segno di maturità inquanto molti di coloro cheritornano tra i fedeli spessohanno scelto di lasciare perreazioni emotive, spinti damoti di ribellione.

Germania: più battesimi e matrimoni, meno abiure. Dai numeri una iniezione di fiducia’’

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N. 8 Anno XXIV 9 agosto 2016

GALLURAANGLONA& spor t14

Ilenia Giagnoni

Dopo la vittoria della finaleplayoff di Serie D a Sassaricontro la Torres, l’Olbia

completa l’opera col ripescaggioin Lega Pro. Il 4 agosto il Consi-glio federale ha deciso di ammet-tere il club del presidente Ales-sandro Marino alla terza serie. Peri bianchi si tratta del ritorno tra iprofessionisti a distanza di sei an-

ni dall’ultima volta. Secondaadesso solo al Cagliari, l’Olbia èstata inserita nel girone A con lelombarde Como, Cremonese, Gia-na Erminio e Renate, i piemontesidell’Alessandria, le toscane Arez-zo, Carrarese, Livorno, Lucchese,Pistoiese, Pontedera, Prato, Ro-bur Siena e Tuttocuoio, le emilia-ne Piacenza e Pro Piacenza e le la-ziali Viterbese, Lupa Roma e Ra-cing Roma: le ultime due sarannoavversarie anche in Coppa Italia,

al via il 17 agosto. Laprima giornata di cam-pionato è invece in pro-gramma il 28 agosto.Sabato la squadra, gio-catori e staff tecnico, èstata presentata uffi-cialmente alla città: tragli uomini di punta del-la formazione allenatadal riconfermato Michele Mignanispiccano gli ex Cagliari AndreaCossu e Daniele Ragatzu, ma il

mercato non è chiuso e il club cer-ca un uomo per reparto per com-pletare l’organico 2016/17.

Un’iniziativa globale legata almondo dello sport a favoredei bambini più vulnerabi-

li. E’ stata lanciata oggi dall’Unicef,alla vigilia dell’apertura delleOlimpiadi a Rio de Janeiro. “Igrandi eventi sportivi possonoesporre questi bambini a rischi diviolenza ancora più grandi, checomprendono lo sfruttamento ses-suale e il lavoro minorile”, ricordal’Unicef. Per aiutare a prevenire e arispondere alla violenza sui bambi-ni l’Unicef ha anche lanciato unanuova versione di “Proteja Brasil”,un’applicazione che consente a co-loro che sono testimoni o vittimedi denunciare alle autorità episodi

di violenza, abuso e sfruttamento.Le segnalazioni su tempi, luoghi ecircostanze sono anonime e posso-no essere effettuate on line. “Leviolenze, gli abusi, la discrimina-zione e lo sfruttamento sono unadura realtà per ancora troppi bam-bini,” ha dichiarato Stahl. “Preote-ja Brasil ogni giorno consente allepersone di dare il proprio contri-buto per contrastare le violazionidei diritti dei bambini e dare lorol’aiuto di cui hanno disperato biso-gno.” Secondo gli ultimi dati inBrasile ogni giorno 30 tra bambinie adolescenti vengono assassinati.Nel paese più di 1 adolescente su 3muore per omicidio, rispetto allapopolazione complessiva in cui 1morte su 20 è causata da omicidio.Per i bambini più vulnerabili delBrasile è all’ordine del giorno esse-re esposti a violenza e sfruttamen-to. Gli appassionati di sport, in tut-to il mondo, possono parteciparegratuitamente all’iniziativa realiz-zata per i giochi Olimpici e Parao-

limpici iscrivendosi al team UnicefGet Active for Children. Attraversoquesta iniziativa ogni volta che unodei partecipanti percorre 5 km apiedi o in sedia a rotelle sarà effet-tuata una donazione di 5 dollaribrasiliani da parte di aziende. Co-loro che parteciperanno all’inizia-

tiva potranno accumulare punti al-lenandosi e partecipando ad altreattività, che comprendono ancheun test sulla piattaforma TeamUnicef. La persona che avrà rag-giunto il punteggio più alto vinceràun viaggio per vedere con i propriocchi il lavoro Unicef in Brasile.

OlimpiadiPapa Francesco: in un tweet “auguri agli atleti di #Rio2016!”

“Auguri agli atleti di#Rio2016! Siate sempremessaggeri di fraternitàe di genuino spiritosportivo”. Lo scrive Papa Francescoin un tweet sull’account@Pontifex in novelingue, pubblicato oggi.Infatti, si apre questanotte all’una, oraitaliana, il sipario sulleOlimpiadi di Rio deJaneiro.

A ltro lavoroimportante per ilgruppo Olbia Folk

Ensemble che continua la suaattività non solo con le provema anche con i concerti e lapartecipazione a sagre edeventi culturali e religiosi. Sabato 6 Agosto presso ilMuseo Archeologico, si ètenuta la presentazione delCD “S’Indattaraiu” realizzatocon il coro Olbia FolkEnsemble con lacollaborazione dell’autoreTony De Rosas e inciso aCasagliana da Raffaele Musio. Il video è stato registrato da

Glue Photography. A condurre la serata, con ilpatrocinio del Comune diOlbia e l’Assessorato alla

Cultura, è stata chiamata lagiornalista Daniela Astara,voce storica di CinquestelleSardegna.

L’Olbia in Lega Pro

Rio2016: Unicef, in Brasile 30 omicidi di bambini al giorno. Le iniziative per proteggere i più vulnerabili

# Presentazione S’Indattaraiu

Giocatori dell’Olbia

Tony De Rosas

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15t rad iz ion i GALLURAANGLONA&N. 8 Anno XXIV 9 agosto 2016

Vittoria Muretti

Continuando la trascrizionedi memorie, tratte dal qua-derno lasciatomi da madri-

na, Pietrina Sotgiu, riporto un bra-no riguardante aspetti della vita diTrinità, a mio parere molto utilealla nostra generazione per la co-noscenza del nostro recente passa-to, diversamente destinato alla di-menticanza.In questi scritti cerco di esprimerericordi e sentimenti che mi ritor-nano alla mente con la speranza dioffrire al lettore un quadro serenoe reale della vita del nostro paesein quegli anni. Spero di non esserenoiosa, mi limiterò a trattare solo

argomenti che ritengo utili peruna migliore conoscenza del no-stro passato. Parlerò innanzituttodella scuola, che io iniziai a fre-quentare nel 1929: una pluriclas-se, costituita da una prima, unaseconda ed una terza, con un nu-mero complessivo di venticinquealunni ed una sola maestra, la si-gnora Elena Marras di La Madda-lena. Insegnò a Trinità per setteanni ed, essendo di carattere so-cievole e gioviale, ella riuscì a con-quistarsi la simpatia anche degliadulti, ma i suoi ex allievi la ricor-dano soprattutto per le sue qualitàprofessionali e per la sua serenità.I metodi educativi erano molto di-versi da quelli attuali: l’insegnantepoteva punire i bambini più disco-li servendosi della bacchetta, chiu-dendoli dentro uno sgabuzzino se-mibuio o costringendoli ad ingi-nocchiarsi sul pavimento “condi-to” precedentemente col sale.L’acqua la si prendeva alla fonte.Le lezioni si svolgevano dalle 9 alle13 e nel pomeriggio dalle 15 alle 17.Tra le materie di studio c’eranoanche la bella scrittura e i lavorimanuali (cucito e ricamo per lebambine, costruzioni per i ma-schi). Si effettuavano gite scolasti-che in campagna: si andava spesso

alla Frisaia, da cui lo sguardo po-teva spaziare su uno splendidopaesaggio. Nei dintorni del paesenon si vedevano allora terreni instato di abbandono coperti dallesterpaglie, ma vigneti, frutteti, or-ti, prati fioriti, campi di grano emucche al pascolo. Il paese era po-co esteso: le abitazioni erano con-centrate in massima parte intornoalla chiesa con una appendice chesi allungava ai lati della stradaprovinciale, facendogli assumerela forma di una pipa. La fonte, cheper molti anni approvvigionò diacqua potabile tutta la popolazio-ne, era stata costruita dal- l’Impre-sa Pinna nel 1927 e venne demoli-ta una quarantina di anni dopo aitempi del commissario Caredduper far posto ad una piazza (piazzadella Rinascita). Come ho già det-to in altre occasioni, aveva la for-ma di un grande cubo, con il tettoa 4 spioventi sormontato da unasfera di granito. Vicino ai rubinettic’erano due strutture di pietra perposarvi “lu musoni”, contenitorein legno allora in uso per traspor-tare e conservare l’acqua. Alla rea-lizzazione della gradinata, per rag-giungere la fonte, e alla sistema-zione della piazza della chiesa con-tribuirono i proprietari di carri edatri lavoratori che prestavano gra-tuitamente la loro opera, coordi-nati dal Comandante dei carabi-nieri, dall’ufficio di Stato Civile edal Parroco. L’edificio scolastico,la cui storia è stata illustrata nel li-bro di Mancini, Muntoni e Sini,sorgeva in via Vittorio Veneto,luogo in cui oggi c’è la piazza adi-bita a parcheggio. L’aula, dove io emolti coetanei frequentavamo lelezioni fino alla terza classe, era alpianterreno, mentre al primo pia-no c’era l’ambulatorio comunale.Nella stessa via, nel secolo scorso,era stato costruito dai fratelliOrecchia di Genova un mulino avapore (pare fosse il migliore di

tutto il territorio comunale di Ag-gius). Nei miei ricordi resta solol’alta ci- miniera, demolita duran-te l’ultima guerra per paura deibombardamenti aerei. Anche lacaserma dei Carabinieri (allora sichiamavano Carabinieri Reali) eraubicata nella stessa via. Il Coman-dante ogni notte organizzava unaronda per il controllo del paeseancora privo di illuminazione elet-trica. A Trinità c’era anche la ca-serma della Finanza, che aveva so-prattutto il compito di scoraggiareil contrabbando con la Corsica, es-sendo la nostra costa, con le nu-merose cale, adatta a tale pratica.L’Ufficio Postale era sistemato inuna modesta casa privata, in viadelle Poste. Occupava un esiguospazio (forse due metri quadrati)ricavato in una delle due stanze incui viveva l’impiegato con la suafamiglia. C’era un solo sportello egli strumenti per la trasmissionedei telegrammi con l’alfabeto mor-se. Trinità disponeva di un altroservizio essenziale: l’ufficio di sta-to civile e abigeato. Il responsabileper 25 anni fu mio padre, PietroSotgiu, designato a svolgervi ilruolo di impiegato il 3 ottobre1920 dall’allora sindaco di Aggius,avv. Francesco Pisano.

La Regione ha adottato oggialcune importanti decisioninell’ambito del più generale

programma di valorizzazione esviluppo economico del territoriodi La Maddalena. La Giunta, suproposta dell’assessore degli Entilocali Cristiano Erriu, haapprovato la delibera con la qualevengono ceduti a prezzosimbolico in favore del Comunemaddalenino numerosi immobilio porzioni di essi (Giotto,Vaticano, ex Artiglieria eColombaia, Camiciotto, Guardia

Vecchia, Ospedaletto) che loStato aveva trasferito allaRegione negli anni passati elimitatamente alle areenecessarie alla realizzazione diinterventi di edilizia residenziale.Verrà inoltre trasferita alComune la Caserma Faravelli dadestinarsi a ‘polo della sicurezza’.È stata inoltre autorizzata lapredisposizione del bando divalorizzazione dell’ex ClubMèditerranée di Caprera. Unquadro di interventi ai qualil’Esecutivo guidato da FrancescoPigliaru ha riconosciuto ilpreminente interesse generale ela rilevanza regionale, che integrae completa quanto programmatodall’Assessorato dei Lavori

pubblici sul water front, suglispazi dell’ex G8 relativi allestrutture di accoglienza e allamain confererence, nonché laparte di competenzadell’Assessorato dell’Ambienteper quanto riguarda le bonifiche.È una delibera che sblocca unaserie di azioni attese da annidalla comunità di La Maddalena.“La condizione di crisipersistente nel territorio di LaMaddalena, che la leggeregionale numero 3 del 2009riconosce quale area di crisi –sottolinea Erriu – è stata acuitadalla dismissione di buona partedelle attività della MarinaMilitare italiana e dalla chiusuradell’Arsenale e delle attività di

supporto navale della MarinaStatunitense. Tutto ciò hacondizionato pesantemente lasituazione socio-economica diquel territorio, che poi nel 2009ha perso l’evento del G8: ad essoera associato un programmagenerale di riconversione, che laRegione ha portato avantiattraverso un confronto con ilComune sui temi del rilanciodell’isola in senso ambientale eculturale e della valorizzazionedei beni del patrimonioimmobiliare. Questoprovvedimento consentirà didare un grande impulso alrilancio turistico ed economiconon solo dell’arcipelago ma ditutta la Sardegna”.

Quando Trinità aveva la forma a pipa

La Regione ha adottato per La Maddalena alcune importanti decisioni

Frammenti del nostro passato

La collina della Frisaia luogo di gite scolastiche

Un grande impulso per il rilancio economico

Trinità in una rara immagine dei primi del ’900

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