Bollettino della Facoltà di Medicina e Chirurgia ETTERE DALLA … · 2020-03-03 · LETTERE DALLA...

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L ETTERE DALLA F ACOLTÀ Bollettino della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Politecnica delle Marche Anno IX N. 11 • Novembre 2 0 0 6 S O M M A R I O EDITORIALE 2 La docenza nella Facoltà di Medicina e Chirurgia di Guidalberto Fabris VITA DELLA FACOLTÀ 4 Consiglio di Facoltà - Attività didattiche irrinunziabili - Attività didattiche elettive - Forum multiprofessionali di Scienze Umane - Master in Bioetica Generale e Clinica - Trent’anni di Laurea - La Biblioteca del Nursing a cura di Giovanni Danieli LE DELIBERE DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE 13 a cura di Ugo Salvolini APPUNTI DAL SENATO ACCADEMICO 14 a cura di Maurizio Battino RICERCA CLINICA 15 Riccardo Sarzani et Al. a cura di Francesco Alò DIGNITÀ DI STAMPA 16 Il ruolo del perinevrio nella ricostruzione nervosa periferica mediante l’uso di un condotto autologo. Studio sperimentale di Luca Grassetti, Alessandro Scalise, Giovanni Di Benedetto ALBUM 23 La Biblioteca di Iowa City di Edwin Holtum e Stefania Fortuna CORSI MONOGRAFICI 27 L’impatto della ricerca biomolecolare nello sviluppo di nuovi modelli antitumorali di Stefano Cascinu UOMINI E LUOGHI DELLA CULTURA NELLE MARCHE 30 Sulla origine e sullo sviluppo del fenomeno confraternale in Italia di Antonio Brancati OSSERVATORIO 42 Il linguaggio della Medicina scientifica e i sedimenti della salute e della malattia: grammatiche sociali a confronto di Marco Grilli Diventare medico di Francesco Orlandi NOVEMBRE IN FACOLTÀ 46 LA POESIA DI PINA VIOLET 47 AGENDA DELLO SPECIALIZZANDO 48 LETTERA DEL PRESIDE Con i primi di ottobre si è dato inizio alle attività didattiche del nuovo anno accademico che si realizzeranno, per la prima volta que- st’anno, oltre che nella primitiva sede di Ancona e in quelle più recen- ti di Pesaro e Jesi, anche nelle città di Macerata, Fermo, Ascoli Piceno, realizzandosi così il progetto di una facoltà nel territorio per le esigen- ze dello stesso. Debutteranno il Corso di laurea delle professioni sanitarie sulla Prevenzione dei luoghi e degli ambienti di lavoro, settimo della serie, attivato a Fermo e due nuovi Corsi di laurea in Infemieristica aperti a Macerata ed Ascoli. Come è ormai tradizione, l’attività è iniziata con la Settimana intro- duttiva alla Facoltà, nella quale si sono realizzati tre momenti importan- ti, la presentazione agli Studenti, da parte dei rispettivi Presidenti, dei diversi Corsi di laurea, lo svolgimento di un ciclo di Conferenze introdut- tive ai fondamentali ambiti culturali del sapere medico, la consegna delle Guide alla Facoltà, che affiancano il sito web nella presentazione e diffusione degli eventi didattici e dei loro calendari, permettendo una visione unitaria e globale del percorso formativo. Hanno trovato posto quest’anno, nella Settimana introduttiva, altri due eventi significativi, l’intitolazione dei Poli e delle Aule didattiche a personalità marchigiane che hanno scritto pagine importanti della sto- ria delle scienze e la celebrazione dei trent’anni dal conferimento delle prime lauree. Nella prima manifestazione i due Poli in cui la Facoltà si articola sono stati intitolati ad Augusto Murri e Bartolomeo Eustachio, i due Auditorium a Maria Montessori e Luigi Luciani, la Biblioteca a Matteo Ricci, le cui figure sono state brevemente ricordate rispettivamente da Giovanni Danieli, Stefania Fortuna, Mara Fabri e Bernardo Nardi; nella seconda, la Facoltà ha aperto le porte ai laureati del 1976, primi nella nostra sede, che hanno rivissuto la fase pioneristica della nostra Facoltà, ricordata negli interventi di Rosanna Carassai, Massimo Clementi, Maria Del Pesce, Rodolfo Montironi; della prima pubblichia- mo nell’interno una significativa lettera. Lunedì 9 ottobre ha avuto inizio l’attività didattica vera e propria di tutti i corsi di laurea, ad eccezione del primo anno dei Corsi di laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche e delle Professioni Sanitarie Tecniche Diagnostiche, che vede i candidati attualmente impegnati nella prova di selezione per l’ammissione ai corsi stessi. Il complesso programma formativo si è messo quindi in moto con la didattica irrinunziabile delle lezioni frontali e dei seminari, quella prati- ca delle esercitazioni e dei laboratori, quelle elettive e l’attività forma- tiva professionalizzante. L’iscrizione a queste ultime, elettive e professionalizzanti, è avvenu- ta in via informatica ed ai Docenti sono state inviate le schede di iscri- zione degli Studenti valide per la raccolta delle firme di presenza e per il giudizio individuale; analogamente ai Responsabili dell’attività for- mativa professionalizzante è pervenuta la composizione dei gruppi di Studenti che iniziano, sotto la loro guida, la frequenza nei reparti clini- ci secondo il calendario definito. Tullio Manzoni Preside della Facoltà

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LETTERE DALLA FACOLTÀ

Bollettino della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Politecnica delle Marche

A n n o I X N . 1 1 • N o v e m b r e 2 0 0 6

S O M M A R I O

EDITORIALE 2La docenza nella Facoltà di Medicina e Chirurgiadi Guidalberto Fabris

VITA DELLA FACOLTÀ 4Consiglio di Facoltà - Attività didattiche irrinunziabili -Attività didattiche elettive - Forum multiprofessionali diScienze Umane - Master in Bioetica Generale e Clinica -Trent’anni di Laurea - La Biblioteca del Nursinga cura di Giovanni Danieli

LE DELIBERE DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE 13a cura di Ugo Salvolini

APPUNTI DAL SENATO ACCADEMICO 14a cura di Maurizio Battino

RICERCA CLINICA 15Riccardo Sarzani et Al.a cura di Francesco Alò

DIGNITÀ DI STAMPA 16Il ruolo del perinevrio nella ricostruzione nervosa periferica mediante l’uso di un condotto autologo.Studio sperimentaledi Luca Grassetti, Alessandro Scalise, Giovanni Di BenedettoALBUM 23La Biblioteca di Iowa Citydi Edwin Holtum e Stefania Fortuna

CORSI MONOGRAFICI 27L’impatto della ricerca biomolecolare nello sviluppodi nuovi modelli antitumoralidi Stefano Cascinu

UOMINI E LUOGHI DELLA CULTURA NELLE MARCHE 30Sulla origine e sullo sviluppo del fenomeno confraternalein Italiadi Antonio Brancati

OSSERVATORIO 42Il linguaggio della Medicina scientifica e i sedimenti dellasalute e della malattia: grammatiche sociali a confrontodi Marco GrilliDiventare medicodi Francesco Orlandi

NOVEMBRE IN FACOLTÀ 46LA POESIA DI PINA VIOLET 47AGENDA DELLO SPECIALIZZANDO 48

LETTERA DEL PRESIDECon i primi di ottobre si è dato inizio alle attività didattiche del

nuovo anno accademico che si realizzeranno, per la prima volta que-st’anno, oltre che nella primitiva sede di Ancona e in quelle più recen-ti di Pesaro e Jesi, anche nelle città di Macerata, Fermo, Ascoli Piceno,realizzandosi così il progetto di una facoltà nel territorio per le esigen-ze dello stesso.

Debutteranno il Corso di laurea delle professioni sanitarie sullaPrevenzione dei luoghi e degli ambienti di lavoro, settimo della serie,attivato a Fermo e due nuovi Corsi di laurea in Infemieristica aperti aMacerata ed Ascoli.

Come è ormai tradizione, l’attività è iniziata con la Settimana intro-duttiva alla Facoltà, nella quale si sono realizzati tre momenti importan-ti, la presentazione agli Studenti, da parte dei rispettivi Presidenti, deidiversi Corsi di laurea, lo svolgimento di un ciclo di Conferenze introdut-tive ai fondamentali ambiti culturali del sapere medico, la consegnadelle Guide alla Facoltà, che affiancano il sito web nella presentazionee diffusione degli eventi didattici e dei loro calendari, permettendo unavisione unitaria e globale del percorso formativo.

Hanno trovato posto quest’anno, nella Settimana introduttiva, altridue eventi significativi, l’intitolazione dei Poli e delle Aule didattiche apersonalità marchigiane che hanno scritto pagine importanti della sto-ria delle scienze e la celebrazione dei trent’anni dal conferimento delleprime lauree.

Nella prima manifestazione i due Poli in cui la Facoltà si articolasono stati intitolati ad Augusto Murri e Bartolomeo Eustachio, i dueAuditorium a Maria Montessori e Luigi Luciani, la Biblioteca a MatteoRicci, le cui figure sono state brevemente ricordate rispettivamente daGiovanni Danieli, Stefania Fortuna, Mara Fabri e Bernardo Nardi; nellaseconda, la Facoltà ha aperto le porte ai laureati del 1976, primi nellanostra sede, che hanno rivissuto la fase pioneristica della nostraFacoltà, ricordata negli interventi di Rosanna Carassai, MassimoClementi, Maria Del Pesce, Rodolfo Montironi; della prima pubblichia-mo nell’interno una significativa lettera.

Lunedì 9 ottobre ha avuto inizio l’attività didattica vera e propria ditutti i corsi di laurea, ad eccezione del primo anno dei Corsi di laureaMagistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche e delle ProfessioniSanitarie Tecniche Diagnostiche, che vede i candidati attualmenteimpegnati nella prova di selezione per l’ammissione ai corsi stessi.

Il complesso programma formativo si è messo quindi in moto con ladidattica irrinunziabile delle lezioni frontali e dei seminari, quella prati-ca delle esercitazioni e dei laboratori, quelle elettive e l’attività forma-tiva professionalizzante.

L’iscrizione a queste ultime, elettive e professionalizzanti, è avvenu-ta in via informatica ed ai Docenti sono state inviate le schede di iscri-zione degli Studenti valide per la raccolta delle firme di presenza e peril giudizio individuale; analogamente ai Responsabili dell’attività for-mativa professionalizzante è pervenuta la composizione dei gruppi diStudenti che iniziano, sotto la loro guida, la frequenza nei reparti clini-ci secondo il calendario definito.

Tullio ManzoniPreside della Facoltà

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EDITORIALE, a cura di Giovanni Muzzonigro

GUIDALBERTO FABRISAnatomia Patologica Università Politecnica delle Marche

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La docenza nella Facoltà diMedicina e Chirurgia

Oggi, il 40% dei Medici e degli Odontoiatri attivi nellaRegione Marche si è laureato presso la Facoltà diMedicina e Chirurgia di Ancona; tra pochi lustri è pro-babile che tale percentuale diventi assai più consisten-te. Ma il legame tra la Facoltà medica di Ancona e laRegione è diventato ben più importante e articolato sesi considera che essa provvede, da tempo, alla forma-zione dei Medici, degli Odontoiatri e degli Specialisti, e,da qualche anno, degli Infermieri, dei Fisioterapisti,degli Ostetrici, dei Tecnici per i diversi tipi di laboratori,insomma della maggior parte dei laureati delleProfessioni sanitarie che operano nella Regione.

Questo è il risultato più consistente di un progetto diimpegno culturale e scientifico, originato nelle Facoltàmediche italiane, che dopo vent'anni di intenso lavoro,attraverso un profondo rinnovamento degli ordinamen-ti didattici, ha portato la Facoltà ad essere non sologarante della specifica formazione del Medico maanche di tutte le professionalità dell'area sanitaria.

Una svolta che documenta i nuovi compiti e il ruoloche la Facoltà e il suo Preside sono chiamati ad assu-mersi nella formazione dei propri laureati per assicu-rare l'impegno nel costante e indispensabile aggior-namento della didattica medica e della applicazionesanitaria.

Malgrado il grande lavoro svolto abbia portato indub-bi risultati ed un reale adeguamento alle nuove esigen-ze della didattica e della sanità, è parere diffuso che neilaureati italiani permane il contrasto tra il livello cultu-rale elevato e la formazione pratica in ambito clinicoancora incompleto a causa, probabilmente, in partedelle intrinseche difficoltà che un complesso corpodocente ha dovuto affrontare ed in parte dei tempirichiesti dalla sperimentazione delle diverse metodolo-gie didattiche.

In effetti, se è vero che ormai l'ordinamento didatticoha raggiunto un’importante maturità strutturale, equindi una sufficiente stabilità, è certo che nell’attua-zione dell’attività didattica non risulta semplice abban-donare il tradizionale corso monodisciplinare mentrel'integrazione degli insegnamenti stenta ancora a pas-

sare dalla acquisizione normativa, apparentementecondivisa, alla quotidiana, convinta attuazione.

A questo si aggiunge la oggettiva difficoltà di poteradottare l'integrazione multidisciplinare almeno nelleesercitazioni e nelle attività formative professionaliz-zanti, dalle quali, se strutturate con attento equilibrio,potrebbero derivare utili suggerimenti per l'attuazionedella didattica frontale.

Infatti, se nella formazione culturale generale e spe-cifica, il riferimento alla Disciplina è irrinunciabile,nelle attività formative professionalizzanti l'integra-zione multidisciplinare è diventata indispensabile; insintesi, il corretto equilibrio tra sviluppo dell'apportodisciplinare e dell'integrazione è il risultato delcostante confronto tra Docenti e della verifica degliaccertamenti del profitto.

Anche se, da tempo, per le Scuole di specializzazioneè in fase di studio un profondo e sofferto processo ditrasformazione del quale, al momento, non si intravedeancora la conclusione, è certo che esse costituisconouna importante opportunità perché evidenziano leeffettive competenze della Facoltà e che, sebbene com-portino un significativo impegno didattico, soprattuttoper l'insegnamento clinico applicato, contribuiscono acostituire un supporto adeguato alle necessità della for-mazione specialistica anche ricorrendo alle risorse dellarete del Sistema sanitario regionale.

Oltre alle lauree specialistiche, la Facoltà di Medicinae Chirurgia, come già ricordato, deve provvedere alleScuole di Specializzazione, alle lauree triennali per leprofessioni sanitarie e alle relative lauree magistrali,nonché ai dottorati di ricerca e ai master di primo esecondo livello.

Per i Corsi di laurea triennali delle professionisanitarie, il Corso di laurea in Medicina e Chirurgiaha costituito il modello per la nuova impostazionepedagogica con risultati didattici e professionalialtrettanto significativi.

Più complessa è stata la scelta dell'indirizzo per carat-terizzare le Lauree specialistiche delle professioni sani-tarie. In sostanza, all'approfondimento specialisticodelle competenze professionali, prioritario nell’espe-rienza maturata soprattutto nella realtà nordamericana,è stata privilegiata l'estensione dei ruoli professionalipiuttosto che la specializzazione. È stato ritenuto di pre-

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valente interesse un approccio integrato ai problemiorganizzativi, formativi e gestionali, precisando che inogni classe devono essere aggregate professioni diver-se al fine di consentire la articolazione degli opportuniinsegnamenti per sviluppare le aree didattiche principa-li dedicate alla formazione pedagogica, alla formazionealla ricerca e alla acquisizione delle competenze mana-geriali.

L'indirizzo squisitamente pragmatico del mondoanglosassone che privilegia la specializzazione profes-sionale finalizzata a potenziare la capacità di interven-to sul malato e l'indirizzo europeo, più attento all'impo-stazione strutturale del processo formativo, teso a iden-tificare preventivamente le diverse competenze chedevono interagire nell'intervento assistenziale sanitarioper meglio definire i compiti delle professionalità coin-volte, non costituiscono due alternative contrastanti mapiuttosto le soluzioni coerenti con le caratteristiche cul-turali del contesto in cui vengono proposte.

Non si tratta di individuare la soluzione possibile mapiuttosto di stabilire i risultati che si vogliono raggiun-gere, conoscere le competenze necessarie alla attuazio-ne dell'intervento assistenziale e definire il percorso for-mativo delle diverse professionalità coinvolte.

Qualunque sia la soluzione adottata, è indispensabileche anche per le professioni sanitarie si provvedacostantemente all'adeguamento della formazione neiconfronti dell'incremento delle conoscenze, in riferi-mento, soprattutto, all’applicazione delle tecnologieavanzate, delle nuove strategie diagnostiche e terapeu-tiche e al continuo rinnovamento delle modalità diorganizzazione del lavoro, che potrebbero anche richie-dere la formazione di competenze dedicate.

Per rispondere in modo compiuto alla richiesta di taleimpegno didattico la Facoltà può fruire dei Docenti uni-versitari, ma avvalersi anche del concorso dei Dirigentimedici e delle altre competenze del Sistema SanitarioNazionale.

Questa soluzione, che è un perfezionamento di quan-to già avveniva in passato, costituisce un’oggettivaopportunità perché assicura un significativo apporto diDocenti e, attraverso l'insegnamento, un’importante

possibilità di dialogo tra Colleghi appartenenti a diver-se Istituzioni, di norma unitamente coinvolte nella atti-vità assistenziale.

La conclusione della didattica istituzionale comportal'inizio di un complesso di attività che si concretizzanonella formazione permanente. A tale proposito pareutile rilevare che questa può giovarsi della partecipazio-ne a corsi di aggiornamento, solo se le modalità di coin-volgimento nella quotidiana attività clinica vengonoprogressivamente adeguate alle nuove esigenze. La for-mazione, infatti, per essere efficace e garantire unacostante ricaduta sulla qualità, deve essere alimentatada stimoli e competenze interne alla struttura. Il circolovirtuoso della formazione permanente deve realizzarsinella pratica quotidiana, e non solo nella occasionalitàdei corsi di aggiornamento e dei congressi.

Pare utile, infine, segnalare che talento, conoscenza ecultura continueranno ad essere i requisiti indispensabi-li dei Discenti della Facoltà di Medicina e Chirurgia,come di ogni altra Facoltà, ma per l'attività assistenzia-le il curriculum formativo non potrà trascurare gli aspet-ti gestionali dell'intervento sanitario.

In questo contesto è indispensabile il confronto con lediverse realtà nazionali e internazionali non solo permantenere omogenei livelli di approfondimento profes-sionale nei programmi della formazione ma anche perpoter disporre di modalità riconosciute e condivisibili diaggiornamento della didattica, di attuazione delle atti-vità pratiche e del tirocinio, di organizzazione delle atti-vità lavorative nonché della valutazione dei carichi dilavoro e, non ultimo, mantenere una elevata attenzionesulla cultura del controllo della qualità.

Indipendentemente dai principi etici, l'impegno nellasanità è imposto non solo dalla richiesta del malato edel cittadino di una specifica competenza professionalema anche dall'entità delle risorse che per essa sono esaranno investite.

La Scuola di Medicina di Ancona, che, come già ricor-dato, è diventata responsabile della formazione dellamaggior parte dei Dirigenti medici e dei Laureati delleprofessioni sanitarie della Regione Marche è, per lorotramite, oggettivamente coinvolta nell'impegno per laqualità della assistenza sanitaria regionale.

LA DOCENZA NELLA FACOLTÀ DI MEDICINA E CHIRURGIA

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VITA DELLA FACOLTÀ

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Le principali decisioni del Consiglio di Facoltàa cura di Daniela Venturini e Daniela Santilli

Seduta del 20 settembre 2006Sono stati approvati alcuni storni e variazioni di bilancio.Sono state deliberate alcune autorizzazioni di spesa.Sono stati assunti provvedimenti per la copertura degliinsegnamenti vacanti mediante affidamento e/o stipula dicontratto di diritto privato per I’ A.A. 200612007 deiseguenti Corsi di laurea:a) Corso di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia;b) Corso di Laurea Magistrale in Odontoiatria e ProtesiDentaria;c) Corsi di Laurea Triennali delle Professioni Sanitarie; d)Corsi di Laurea Magistrali delle Professioni Sanitarie.Sono stati deliberati provvedimenti per la copertura degliinsegnamenti dei personale universitario dei Corsi diLaurea Triennali e Specialistici/Magistrali delle ProfessioniSanitarie per l’A.A. 200612007.Sono state approvate alcune pratiche studenti inerenti ilProgramma Erasmus.Sono state approvate alcune modifiche al Regolamento diFacoltà, che dovrà comunque essere rivisto in una prossi-ma seduta.Sono state approvate le date proposte per le sedute di lau-rea della sessione autunnale.Sono stati concessi alcuni patrocini.Sono state deliberati alcuni subentri negli insegnamentibanditi al SSN a seguito di opzioni e rinunce nel frattem-po intervenute.È stata approvata la modifica dei piano finanziario deiMaster internazionale di I e Il livello in Nutrizione e Dietetica.Sono state definite caratteristiche e modalità di iscrizioneall’attività didattica elettiva per l’A.A. 200612007.La Dott.ssa Simona Luzzi è stata chiamata a seguito delleprocedure di valutazione comparativa per ricercatore uni-versitario di ruolo relative al SSD MED/26 - Neurologia.La Dott.ssa Tiziana Galeazzi è stata chiamata a seguitodelle procedure di valutazione comparativa per ricercato-re universitario di ruolo relative al SSD MED/49 - ScienzeTecniche Dietetiche Applicate.Il Dott. Nicola Cautero è stato chiamato a ricopriremediante trasferimento un posto di ricercatore universita-rio di ruolo sul SSD MED/1 8 - Chirurgia Generale.Sono stati designati i membri interni per le procedure divalutazione comparativa per i posti di RicercatoreUniversitario banditi dalla Facoltà sui seguenti SSD:MED/01 - MED/08 - MED/09 - MED/1 5 - MED/1 6 -MED/33 - MED/36 MED/42.La Prof.ssa Francesca Fazioli è stata chiamata a seguito

delle procedure di valutazione comparativa per professoredi Il fascia relative al SSID MED/04 - Patologia Generale.La Prof.ssa Maria Giovanna Danieli è stata chiamata aseguito delle procedure di valutazione comparativa perprofessore di Il fascia relative al SSID MED/50 - ScienzeTecniche Mediche Applicate.Il Prof. Stefano Cascinu è stato chiamato a seguito delleprocedure di valutazione comparativa per professore di Ifascia relative al SSID MED/06 - Oncologia Medica.Il Prof. Angelo Putignano è stato chiamato a seguito delle pro-cedure di valutazione comparativa per professore di I fasciarelative al SSID MED/28 - Malattie Odontostomatologiche.

Seduta del 3 ottobre 2006Sono state deliberate alcune autorizzaIoni di spesa, non-chè lo storno al bilancio di previsione per gli adempimen-ti connessi al D.L. n. 223 dei 4.7.2006, convertito in Leggen. 248 dei 4.8.2006 (c.d. “Pacchetto Bersani”).In applicazione dei Decreto dei Ministro dell’Universìtà del1/8/2005 concernente il riassetto delle Scuole diSpecializzazione di area sanitaria (pubblicato nella GazzettaUfficiale n. 258 dei 5.11.2005) sono stati riformulati gli ordi-namenti didattici delle Scuole di Specializzazione ed è statarichiesta l’istituzíone di tre nuove Scuote (Fisica medica;Medicina dello sport; Statistica sanitaria e biometria).È stata prevista la possibilità di presentare la tesi di specìa-lizzazione in lingua inglese.Sono stati concessi i nulla-osta per i trasferimenti in arri-vo, recependo le graduatorie predisposte dagli ufficiamministrativi.Alcuni docenti sono stati autorizzati a svolgere supplenzefuori sede per l’A.A. 2006/2007.È stato espresso parere favorevole all’adesione delDipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche al Centrolnteruniversitarìo Gateway Line Surgery (GLS), con la desi-gnazione della Prof.ssa Marmorale quale Responsabile diSezione per questa Università. È stata approvata la bozza di accordo di cooperazione scien-tifica, senza oneri, tra l’Università Politecnica delle Marche,la Jinkei School of Medicine (Tokio) e l’Université Pierre etMarie Curie (Parigi) presentata dal Prof. Ugo Salvolini. È stata richiesta al Senato Accademico la deroga per l’at-tribuzione ad alcuni docenti di attività didattica frontaleaggiuntiva a titolo retribuito oltre il limite di 96 ore.La Prof.ssa Lory Santarelli è stata chiamata a seguito delleprocedure di valutazione comparativa per professore di Ilfascia relative al SSD MED/44 - Medicina del Lavoro.

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PROGRAMMAZIONE DIDATTICA

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Seminari

Corso di Laurea Magistrale in Medicina eChirurgia

1° Anno

4 - Biologia Genetica e BiometriaPatologie da alterata proliferazione cellulare, Prof. G.Principato29 Novembre 2006, ore 16.30, Aula F

2° Anno

3 - BiochimicaRadicali liberi: aspetti funzionali ed implicazioni patologi-che, Prof.ssa L. Mazzanti29 Novembre 2006, ore 16.30, Aula C

A - Attività didattiche irrinunziabili

Programmazione didattica Novembre 2006

1 - Corsi monografici

CLM in Medicina e Chirurgia

1° Anno

10 - Emergenze Medico-ChirurgicheRianimazione cardio-polmonare, Dott.ssa E. Adrario15-22-29 Novembre 2006, ore 14.30, Aula A

3° Anno

23 - Medicina di LaboratorioResistenza nei Gram Positivi, Prof. P.E. Varaldo15-22-29 Novembre 2006, ore 16.30, Aula A

5° Anno

6 - Chirurgia Generale e GastroenterologiaInsufficienza del pavimento pelvico (incontinenza fecale),Dott. R. Ghiselli15-22-29 Novembre 2006, ore 14.30, Aula B

20 - Malattie del Sistema NervosoValutazione e potenziamento delle abilità cognitive indiverse condizioni di malattia,Prof. L. Provinciali, Dott. M. Bartolini15-22-29 Novembre 2006, ore 16.30, Aula B

CLM in Odontoiatria e Protesi Dentaria

2° Anno23 - Medicina di LaboratorioResistenza nei Gram Positivi, Prof. P.E. Varaldo15-22-29 Novembre 2006, ore 16.30, Aula A

4° Anno10 - Emergenze Medico-ChirurgicheRianimazione cardio-polmonare, Dott.ssa E. Adrario15-22-29 Novembre 2006, ore 14.30, Aula A

Corso di Laurea in Fisioterapia

1° AnnoNOVENOVE

2) Anatomia dell’Apparato locomotore: Prof. M.Morroni8-15-22 Novembre 2006 ore 9.00-11.00Aula di Riabilitazione - stanza 12, 1° piano, PoloEustachio

3) Anatomia dell’Apparato locomotore: Prof. M.Morroni29 Novembre, 6-13 Dicembre 2006 ore 9.00-11.00Aula di Riabilitazione - stanza 12, 1° piano, PoloEustachio

2° Anno

1) Fondamenti di analisi del cammino: Prof.ssa M.G.Ceravolo8-11 Novembre 2006 ore 13.30-16.30Aula 3, 4° Piano, Polo Murri

2) Bilancio strumentale e trattamento dei disturbi del-l’equilibrio: Prof.ssa M.G.Ceravolo22-29 Novembre - 6 Dicembre 2006 ore 14.30-16.30Aula 3, 4° Piano, Polo Murri

2° Anno

1) Esercizio aerobico: indicazioni nell’adulto sano e insoggetti portatori di disabilità fisica: Prof.ssaM.G.Ceravolo25 Ottobre, 8-11 Novembre ore 16.30-18.30Aula 3, 4° Piano, Polo Murri

B - Attività didattiche elettive

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VITA DELLA FACOLTÀ

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2) Integrazione fra esercizio fisico ed alimentazione nellaprevenzione della disabilità. Prof.ssa M.G. Ceravolo22-29 Novembre,6 Dicembre 2006 ore 16.30-18.30Aula 3, 4° Piano, Polo Murri

Corso di Laurea in Infermieristica

POLO DIDATTICO DI ANCONA

1° Anno

1) Contraccezione, Dott. A. Turi29 Novembre , 6-13 Dicembre 2006 ore16.30 Aula T

2° Anno

1) Tecniche di diagnostica per immagini nella pratica clini-ca. Prof. E. De Nigris8-15- 22 Novembre 2006, ore 14.30 Aula T

2) Malattie sessualmente trasmesse, Dott. A. Ciavattini8-15-22 Novembre 2006, ore 16.30 Aula T

POLO DIDATTICO DI PESARO

1° Anno

1) Le infezioni ospedaliere, prevenzione e controllo.Dott.ssa S. Tonucci15-22 Novembre 2006 ore 14.30-17.30

Corso di Laurea in Ostetricia

1° Anno

1) Contraccezione. Dott. A. Turi29 Novembre , 6-13 Dicembre 2006 ore16.30 Aula T

2) Comunicazione in Ostetricia, Prof. A. L. Tranquilli8-15 -22 Novembre 2006 ore 14.30, Aula N

2° Anno

1) Malattie sessualmente trasmesse. Dott. A. Ciavattini8-15-22 Novembre 2006 ,ore 16.30, Aula T

2) Tecniche di diagnostica per immagini nella praticaclinica. Prof. E. De Nigris8-15- 22 Novembre 2006, ore 14.30 Aula T

3° Anno

1) Il parto e le sue emergenze. Dott. S. R. Giannubilo29 Novembre – 6-13 Dicembre 2006, ore 16.30, Aula N

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ATTIVITÀ DIDATTICHE ELETTIVE

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Corsi di Laurea Magistrale delle Professioni SanitarieCLM in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche - CLM nelle Scienze delle Professioni Sanitarie Tecniche Diagnostiche

Attività didattiche elettive per gli Studenti del primo anno

Le attività formative didattiche che gli Studenti seguonodurante l’anno sono per il 90% comuni a tutti ed irrinun-ziabili (core curriculum) e per il 10% elettive, ossia a libe-ra scelta degli Studenti.Queste ultime comprendono:- corsi monografici della durata di 6 ore e che conferisco-no ciascuno un credito- forum multiprofessionali di Scienze Umane della duratadi 6 ore e che conferiscono ciascuno un credito.L’offerta didattica della Facoltà è di norma di sei eventi traCorsi Monografici e Forum multiprofessionali per anno; diquesti lo Studente deve seguirne tre ciascun anno.L’iscrizione ai Corsi Monografici ed ai Forum sottoindicatiavviene per via telematica tramite il sito web di Facoltà(www.med.univpm.it) utilizzando gli stessi username epassword che servono per l’iscrizione agli esami di profitto.Il periodo utile per l’iscrizione agli eventi del I°Semestre va dal 20 al 30 Novembre 2006, per quel-li del II° Semestre dal 9 Febbraio al 2 Marzo 2007.Non è possibile l’iscrizione al di fuori dei periodi indicati. La frequenza ai Corsi Monografici prescelti è obbligatoria.

CORSO MONOGRAFICO

Long-term care: a special report - Relatore: Prof. MauroBarchiesi, 10-14 Gennaio - 7 Febbraio 2007, ore 16,40-18,10, Aula G

FORUM MULTIPROFESSIONALI DI SCIENZE UMANE

Polo Eustachio Aula Luciani 1) Etica Generale - Coordinatore Prof. G. Principato6-13 Dicembre 2006, 10 Gennaio 2007, ore 14.30 2) Storia della Medicina - Coordinatore Prof.ssa S. Fortuna17-24-31 Gennaio 2007, ore 14,303) Metodologia Clinica, Coordinatore P. Dessì Fulgheri14-21-28 Marzo 2007, ore 14.30 Inoltre, e solo per le Studentesse del CLM in ScienzeInfermieristiche ed Ostetriche, è possibile l’iscrizione al Corsopropedeutico per l’inserimento nel Corpo volontario delleInfermiere della Croce Rossa Italiana, esposto di seguito.Questo corso può portare all’acquisizione di tre crediti.

CORSO PROPEDEUTICO PER L’INSERIMENTO NEL CORPO VOLONTARIODELLE INFERMIERE DELLA CROCE ROSSA ITALIANA

Il Corso si propone di sensibilizzare e di diffondere laconoscenza delle attività operative svolte dalleCrocerossine che, storicamente, sono impegnate sul ter-ritorio in un emerito lavoro di volontariato solidale.L’iniziativa didattica tende pertanto ad offrire una sti-molante esperienza di vita e di impegno umanitario chepotrà concretizzarsi in un auspicato e qualificato inseri-mento nel Corpo delle Infermiere Volontarie della CroceRossa Italiana.L’accesso al Corpo della Croce Rossa è subordinato alconseguimento della laurea, alla frequenza del suddet-to Corso ed alla partecipazione ad attività specifiche(protezione civile, emergenza, addestramento formale eservizi in ambito militare).Il Corso Propedeutico, con frequenza obbligatoria,avrà la durata di 35 ore e prevede l’insegnamento ditre discipline:- Diritto Umanitario e Storia della Croce Rossa Italiana(15 ore) - Etica delle infermiere volontarie (12 ore) - Tecnica e Sanità Militare (8 ore)

Le lezioni saranno svolte da personale specializzatodella C.R.I. e, per la parte di competenza, da personalemilitare.

Al termine del corso si svolgerà, in previsione dell’attri-buzione di tre crediti didattici da parte della Facoltà, unesame di certificazione con la somministrazione di quiza risposta multipla.

Calendario

Diritto umanitario e Storia della Croce Rossa Italiana: 13dicembre - 10,17,24,31 gennaio 2007Etica delle Infermiere Volontarie: 21, 28 marzo 4,18 aprile 2007 Tecnica e Sanità militare: 2, 9, 16 maggio 2007 ore 16,30-19,00 - Aula Luciani, Polo Eustachio

L’iscrizione al Corso avviene per via telematica sul sitoweb della Facoltà (www.med.univpm.it) entro il 30novembre.

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VITA DELLA FACOLTÀ

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UNIVERSITA’ POLITECNICA DELLE MARCHE - FACOLTA DI MEDICINA E CHIRURGIA

Organizzazione SanitariaIgiene, Epidemiologia e Sanità Pubblica, Prof. Marcello M. D’Errico

15 Novembre 2006 - Programmazione sanitaria nazionale e regionale Prof. Francesco Di Stanislao

22 Novembre 2006 - ASUR: aspetti strategici ed operativi Dott. Antonio Aprile

29 Novembre 2006 - L’organizzazione ospedaliera nel Servizio Sanitario RegionaleDott. Paolo Menichetti

Questi Forum sono riservati agli Studenti del IV anno del CLM in Medicina e Chirurgia, del III del CLM in Odontoiatria e Protesi Dentaria e del II anno del CLM in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche

FORUM MULTIPROFESSIONALI DI SCIENZE UMANEMercoledì ore 14,30 - 16,00 - Polo Murri - Aula O

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MASTER IN BIOETICA

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Master in Bioetica Generale e Clinica

1° Ciclo

Adriano Bompiani Presidente Onorario CNBLa tutela dell’embrione in sede internazionale Lunedì 2 ottobre 2006, ore 14,30-16,30

Carlo Flamigni Membro CNB, Università di BolognaTecniche di fecondazione medicalmente assistita Mercoledì 4 ottobre 2006, ore 14,30 -16,30

Giampiero Griffo Presidente Europeo Disabled People’s InternationalIl modello bioetico e la tutela dei diritti delle persone con disabilità Martedì 7 novembre 2006, ore 14,30 - 16,30

Giancarlo Umani Ronchi Membro CNB, Università “La Sapienza” RomaBioetica e anzianiMercoledì 8 novembre 2006, ore 14,30 -16,30

2° Ciclo

Giovanni FederspilMembro CNB, Università di PadovaConflitti d’interessi nella ricerca biomedica e nella pratica clinicaLunedì 11 dicembre 2006, ore 16,30-18,30

Alberto Maria ComazziMembro CNB, Università di PadovaNord Italia TransplantLa psicologia della comunicazioneGiovedì 14 dicembre 2006 ore 14,30-16,30La comunicazione della prognosi infaustaGiovedì 14 dicembre 2006 ore 16,30-18,30

3° Ciclo

Umberto Filibeck e Angela Del VecchioUfficio Promozione e Ispezione Good Clinical Practice, AIFA, RomaLa verifica delle Norme di Buona Pratica Clinica nei ComitatiEtici e nei siti sperimentaliGiovedì 8 febbraio 2007 ore 16,30-18,30

Massimo BorieroFarmindustriaLa posizione dell’industria farmaceutica nei confronti dellemalattie rareLunedì 5 marzo 2007 ore 14,30-16,30

4° CicloBruno SilvestriniMembro CBN, Università La Sapienza, RomaDalla farmacogenetica alla farmacogenomica: il punto divista del Comitato Nazionale per la BioeticaLunedì 16 aprile 2007 ore 14,30-16,30Leonardo SantiPresidente Comitato Nazionale per la Biosicurezza e leBiotecnologieLe bioscienze: dalla ricerca a un’economia sostenibileMartedì 8 maggio 2007 ore 11,00-13,00

5° CicloLuisella BattagliaMembro CNB, Università di GenovaLineamenti di bioetica ambientale e animaleLunedì 4 giugno 2007 ore 14,30-18,30Michele SchiavoneMembro CNB, Università di GenovaLuci ed ombre dell’etica psichiatricaGiovedì 7 giugno 2007 ore 14,30-16,30Ferdinando PellegrinoUnità Operativa di salute mentale, ASL Salerno 1Lo stress lavorativo, il mobbing e la nuova sanitàVenerdì 8 giugno 2007 ore 11,00-13,00

6° CicloAldo MorroneIstituto Scientifico San Gallicano, RomaLe mutilazioni genitali femminili nella prospettiva dei dirittiumaniMartedì 11 settembre 2007 ore 11-13Mauro BarniVice presidente CNB, Università di SienaIl rifiuto delle cure e l’eutanasiaVenerdì 14 settembre 2007 ore 9-11

Segreteria scientifica: Dott.sse Laura Mazzarini e Luisa BorgiaSezione di Medicina legale Dipartimento di NeuroscienzePolo Didattico Scientifico - Torrette di Ancona071 5964727 e-mail [email protected]

Nell’ambito dell’attività didattica dei Master in Bioetica Generale e Clinica, la Facoltà di Medicina e Chirurgia organizzasei cicli di Conferenze/Seminari, nel periodo Ottobre 2006-Settembre 2007, su tematiche di Bioetica aperte a Docenti,Studenti ed a quanti interessati al cogente dibattito inerente ad aspetti di bioetica ed etica medica connessi al progres-so scientifico e tecnologico delle scienze mediche.

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VITA DELLA FACOLTÀ

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Trent’anni di laurea

Buonasera a tuttiGrazie Prof. Manzoni per questa graditissima sorpresa.Grazie Prof. Danieli per avermi affidato il piacevole compito di ricordare il giorno della nostra laurea; ma, mi creda,non è facile raccogliere le emozioni, le sensazioni, i ricordi, i dati oggettivi senza correre il rischio di rendere soltan-to le imitazioni in bianco e nero di quanto accaduto.Non riuscirò, certamente, a tradurre i pensieri e i sentimenti di ciascuno; spero, tuttavia, che almeno una parte diquanto impresso nella mia memoria possa essere condiviso.Il 15 Luglio del ‘76 fu indubbiamente una giornata speciale; la sirena del porto, le Autorità presenti, la stampa, laTelevisione contribuirono a dare all’evento quel valore aggiunto, quella risonanza che lo ha reso indimenticabile.I quotidiani scrivevano: “La Facoltà di Medicina di Ancona ha i primi tredici laureati; alla cerimonia, altamente toc-cante, hanno assistito autorità civili e militari. Per Ancona e per le Marche si tratta di un avvenimento di grande valo-re morale e storico che gli oratori, nell’aula Angelini, hanno sottolineato con accenti di sentito compiacimento”. Enoi con il diploma stretto tra le mani, come un trofeo di inestimabile valore. Eravamo felici di aver concluso bril-lantemente il percorso formativo, fieri di aver partecipato ad una sfida che, insieme ai Professori, sentivamo diaver vinto. Orgogliosi di essere definiti “I magnifici 13”, grati a quanti ci avevano offerto l’opportunità di acqui-sire competenze e di crescere in un contesto stimolante e umanamente coinvolgente.Sono trascorsi 30 anni da quel giorno ma i convincimenti e i sentimenti, almeno i miei, sono rimasti inalterati.Stessa fierezza, stesso orgoglio, stessa stima, stessa gratitudine.Per qualcuno anche lo stesso affetto: mi riferisco in particolare al Professor De Martinis che ho seguito, talora inse-guito, data la sua velocità di passo e di pensiero, per tutto il corso di Laurea (Semeiotica Medica, Patologia Medica,Clinica Medica).Poi la scelta professionale, cosi diversa dal percorso che insieme avevamo disegnato; ma a volte il caso scopre oriz-zonti nuovi e altrettanto interessanti.Scelsi la psichiatria e da diversi anni dirigo un Dipartimento di salute mentale; un’area clinica difficile, talora gravo-sa e parca di certezze scientifiche ma di sicuro un punto di osservazione privilegiato per il dibattito, sempre più attua-le, sul concetto di Medicina intesa come scienza umana.Da quel lontano 1970 anche questa Facoltà ha vissuto importanti trasformazioni e compiuto grandi progressi: haconquistato un sede stabile e funzionale, ha acquisito moderne tecnologie, ha istituito nuovi corsi di laurea e di spe-cializzazione, ha formato negli anni, e formerà ancora, tanti altri “magnifici 13”.A questi futuri colleghi auguro di concludere il percorso accademico con lo stesso bagaglio culturale eumano, con lo stesso orgoglio di appartenenza dei laureati del ‘76 , ai Docenti di essere stimati e ricordatiper averlo reso possibile.A Lei Magnifico Rettore, a Lei Signor Preside, a voi cari Professori e Colleghi va il mio affettuoso ringraziamento peravermi consentito di rivivere, questa sera, quelle emozioni che credevo ormai sopite.

Rosanna Carassai

Venerdì 6 ottobre, dopo la cerimonia di intitolazionedei Poli e delle Aule Didattiche, la Facoltà ha festeg-giato i suoi primi laureati, quelli che trent’anni fa, nel1976, hanno conseguito per primi la laurea inMedicina e Chirurgia nel nostro Ateneo.Erano presenti il Rettore, il Preside, il DirettoreAmministrativo, moltissimi Colleghi e Studenti.

Hanno ricordato l’evento quattro dei laureati di allora,Rosanna Carassai, Massimo Clementi, Maria DelPesce e Rodolfo Montironi.Rosanna ci ha lasciato il testo del suo intervento chevolentieri pubblichiamo quale espressione elevata diun sentimento condiviso; da Rodolfo abbiamo inveceottenuto le due fotografie di pagina 11.

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TRENT’ANNI DI LAUREA

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Nella foto in alto, i “magnifici tredici” del 15 luglio 1976. In piedi, da sinistra a destra, Alberto Barigazzi, Rodolfo Montironi, Rosanna Carassai,Carla Rimatori, Cristina Refe, Maurizio Lodovichetti, Roberto Ansuini. Seduti, sempre da sinistra a destra, Pino Frascione, Massimo Clementi, MariaDel Pesce, Anna Maria Dolci, Paola Galvani, Simonetta Sturbini. Nella foto in basso è riconoscibile tra i neolaureati il Prof. Carlo De Martinis.

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VITA DELLA FACOLTÀ

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Per opportuna conoscenza degli Studenti dei Corsi di laurea in Infermieristica e in Ostetricia vengono descritte leriviste di Nursing presenti, in cartaceo, presso la Biblioteca, ancora “accese” e con consistenza non lacunosa (Tab.1). Nella tabella 2 sono descritte, invece, le riviste di Nursing on-line delle quali è possibile avere il full-text.

La Biblioteca del Nursing

A CURA DI GIOVANNA ROSSOLINI

Titolo Volume Anno Collocazione

AJN. American journal of nursing 99 1999 WY.2175Assistenza infermieristica e ricerca 18 1999 WY.2172L'infermiere 48 2004 WY.2193International nursing perspectives 2 2002 WY.2178Nursing oggi VIII 2003 WY.2173Professioni infermieristiche 53 2000 WY.2177

Titolo Volume Editore Anno

Accident and emergency nursing 8 Elsevier 2000AJN. American journal of nursing 96 LWW 1996ANS. Advances in nursing sciences 17 LWW 1995Applied Nursing Research 13 Elsevier 2000Archives of psychiatric nursing 14 Elsevier 2000Australasian emergency nursing journal 8 Elsevier 2005Clinical effectiveness in nursing 4 Elsevier 2000Complementary therapies in nursing and midwifery 6 Elsevier 2000European journal of cardiovascular nursing 1 Elsevier 2002European journal of oncology nursing 4 Elsevier 2000Intensive and critical care nursing 15 Elsevier 1999International journal of mental health nursing 11 Blackwell Science 2002International journal of nursing practice 4 Blackwell Science 1998International journal of nursing studies 35 Elsevier 1998International journal of trauma nursing 6 Elsevier 2000International nursing review 45 Blackwell Science 1998Journal of wound. ostomy, and continence nursing 27 Elsevier 2000Journal of advanced nursing 18 Blackwell Science 1993Journal of clinical nursing 6 Blackwell Science 1997Journal of emergency nursing 21 Elsevier 1995

Tab. 1.

Tab. 2.

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LE DELIBERE DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE

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Le delibere del Consiglio di Amministrazione

Seduta del 6/10/2006

Notizie sulle principali decisioni fornite dallaRipartizione Organi Collegiali della DirezioneAmministrativa

Il Presidente ha dato le seguenti comunicazioni:

1) Sono stati presentati al CdA i rappresentanti degliStudenti eletti dal Consiglio Studentesco Marco Sotte eMarco Giobbi.2) È stato fatto un breve commento sulla proposta diLegge Finanziaria.3) I dati relativi alle iscrizioni rispetto allo scorso anno inpari data mostrano una flessione generale fatta eccezio-ne per la Facoltà di Scienze.

Il Consiglio ha approvato l'assestamento di bilancio perl'es. fin. 2006 che tiene conto del piano di utilizzo del-l'avanzo di amministrazione, già approvato in data25.07.2006.

Sono stati assegnati alcuni fondi a seguito dell'approva-zione dell'assestamento di bilancio.

Sono state approvate le seguenti autorizzazioni ed indi-viduazioni procedure di spesa:

1) CAD- contratto biennale 2006/2007 per acquisizioneperiodici. 2) Amministrazione (Rip. Relazioni Esterne) - Compactdisk e Concerto Natale. 3) Amministrazione (Rip. Relazioni Esterne) -Cofinanziamento viaggi studenti - Accordi cooperazioneDayton ed Huè. 4) Autorizzazione ad avviare la procedura di collabora-zioni coordinate e continuative.

Sono state autorizzati i seguenti contratti e convenzioni:

1) Convenzione tra l'Ist.to di Radiologia e la Casa diCura Abano Terme. 2) Convenzione tra l'Ist.to di Malattie Infettive eMedicina Pubblica e la Casa di Cura Villa Silvia. 3) Convenzione tra l'Ist.to di Biologia e Genetica el'ICRAM. 4) Convenzione tra l'Ist.to di Biologia e Genetica el'ICRAM. (Prof. Regoli) 5) Donazione dalla Soc. Astellas Pharma S.p.A. al Dip.to

di Scienze Medico Chirurgiche. 6) Ist.to di Scienze Odontostomatologiche - Approvazionetariffario e progetto didattico. 7) Contributo al Dip.to di Patologia Molecolare e TerapieInnovative da parte di Villa Silvia S.r.l.. (Prof. Benedetti) 8) Convenzione tra il Dip.to di Neuroscienze ed il ComitatoNaz.le per la Bioetica (CNB). (Prof. Tagliabracci) 9) Convenzione tra l'Università Politecnica delle Marcheed il Comitato Regionale Marche della Croce RossaItaliana.

Sono stato adottati i seguenti provvedimenti:

1) Adesione al Centro Interuniversitario GLS (GatewayLine Surgery).

È stata proposta la riformulazione dei nuovi ordinamen-ti didattici delle Scuole di Specializzazione di area sani-taria già istituite ed attivate presso la Facoltà diMedicina e Chirurgia, nonché di nuove Scuole diSpecializzazione di area sanitaria da istituire presso lasuddetta Facoltà.

È stato autorizzato il conferimento di alcuni assegni diricerca richiesti dalle strutture.

Sono stati adottati i seguenti provvedimenti:

1) Proroghe progetti miglioramento servizi. 2) Criteri proroghe.

Sono stati adottati i seguenti provvedimenti:

1) Scarico inventariale Ripartizione Scuole diSpecializzazione, Master e Corsi di Formazione. 2) Scarico inventariale NIA. 3) Scarico inventariale Servizio Provveditorato,Economato e Patrimonio.

Sono stati adottati i seguenti provvedimenti:

1) Contributo di € 18.000,00 dall'AMBALT all'Ist.to diScienze Materno-Infantili. 2) Contributo di € 7.000,00 dalla Soc. Schering-PloughS.p.A. al Dip.to di Scienze Mediche e Chirurgiche. 3) Compensi incentivanti Dip.to di Scienze Applicate aiSistemi Complessi. (prof. Rustichelli e dott.Carsughi). 4) Ist.to di Medicina Clinica e Biotecnologie Applicate(Centro Ebi) - Istituzione borsa di studio di € 5.700,00. 5) Proroga contratto Ricercatore a tempo determinatoIstituto di Biochimica. 6) Scadenzario tasse (scuole di specializzazione).

A CURA DI UGO SALVOLINI

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APPUNTI DAL SENATO ACCADEMICO

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Appunti dal Senato AccademicoSeduta del 3/10/2006

Comunicazioni del PresidenteIl Presidente ha dato le seguenti comunicazioni: - Sono stati presentati al S.A. i rappresentanti degliStudenti eletti dal Consiglio Studentesco.- È stato fatto un breve commento sulla proposta di LeggeFinanziaria.- I dati relativi alle iscrizioni rispetto allo scorso anno inpari data mostrano una flessione generale fatta eccezioneper la Facoltà di Scienze.- Le elezioni per il rinnovo del CUN si terranno dal 4 al 20Dicembre 2006.

Nuovi ordinamenti didattici ed istituzione Scuoledi Specializzazione area sanitaria: modifica rego-lamento didatticoÈ stata proposta la riformulazione dei nuovi ordinamentididattici delle Scuole di Specializzazione di area sanitariagià istituite ed attivate presso la Facoltà di Medicina eChirurgia, nonché di nuove Scuole di Specializzazione diarea sanitaria da istituire presso la suddetta Facoltà.

Contratti e convenzioniSono stati approvati i seguenti contratti e convenzioni: 1) Convenzione quadro tra UPM e Comitato Nazionale perla Bioetica (CNB)- Prof. Tagliabracci. 2) Protocollo d'intesa con Liceo Ginnasio "C.Rinaldini" perrapporto di collaborazione per la realizzazione dei proget-ti in rete per la formazione continua e per la formazionesuperiore nell'ambito degli operatori sociali. 3) Convenzione quadro tra UPM e la Società ImolaInformatica s.r.l. 4) Protocollo d'intesa tra UPM, CCIAA di Ancona ed ilCentro Studi Anticontraffazione di Milano. 5) Adesione al Consorzio CAD- CIPE.

Applicazione legge 230/2005: carico didattico ederogheSono state consentite, su richieste delle Facoltà, deroghe aquanto disposto con delibera del 27.6.06, all'attribuzione diattività didattica frontale oltre il limite di 216 ore, e ad affi-damenti delle ore eccedenti, ad alcuni Professori delleFacoltà di Scienze, Facoltà di Agraria, Facoltà di Ingegneria.

Consegna tardiva “Verbali di esame” e provvedi-menti conseguentiÈ stato deciso di chiedere al CdA di valutare misure in rela-zione alle assegnazioni dei fondi di ricerca nei confronti didocenti non in regola con la consegna dei verbali di esame.

Varie ed eventualiSono stati adottati i seguenti provvedimenti: 1) Modifica regolamento assegni di ricerca nel senso cheai titolari di assegno di ricerca, in possesso del titolo diDottore di Ricerca, possono essere attribuiti corsi ufficialidi insegnamento presso i corsi di studio previsti dalD.M.n.270/04. 2) Istituzione borsa di studio (Prof.ssa Carle). 3) Accoglimento richiesta 2° anno di proroga per presen-tazione tesi di dottorato Economia Politica - IV ciclo. 4) Inserimento settore scientifico disciplinare MED08 neldottorato di ricerca in "Neuroscienze. 5) Adesione al dottorato di ricerca in "Nutrizione e invec-chiamento"- sede amministrativa Università di Camerino. 6) Riapertura termini del Master in "Strategia e gestionedelle organizzazioni a rete in sanità". 7) Accoglimento richiesta di immatricolazione studentetunisino. 8) Compiti didattici sostitutivi Prof. Zanoli. 9) Ratifica decreti rettorali. 10) Allargamento SSD BIO16 e BIO17 nel Dipartimento diPatologia Molecolare e Terapie Innovative.

CentriSono stato adottati i seguenti provvedimenti: 1) Adesione Centro Interuniversitario denominato GLS(Gateway Line Surgery). 2) Centro Interdipartimentale di Marketing eComunicazione MCRicerca (trasferimento gestione).

Provvedimenti relativi alla copertura posti per-sonale docente1) È stata approvata la destinazione alle Facoltà deiseguenti posti: Facoltà di Medicina e Chirurgia n. 2 posti di ricercatore universitario di ruolo da ricopriremediante procedure di valutazione comparativa sui settori: MED/46 - Scienze Tecniche di Medicina di Laboratorio MED/34 - Medicina Fisica e riabilitativa . Facoltà di Ingegneria N. 1 posto di professore universitario di ruolo di 1° fasciasul settore scientifico disciplinare ING-IND/15 - Disegno eMetodi dell'Ingegneria Industriale, da coprire mediantechiamata; N. 1 posto di professore universitario di ruolo di 2° fasciaper il settore scientifico disciplinare ICAR/11 - ProduzioneEdilizia, da coprire mediante chiamata. 2) Sono stati approvati i criteri per l'utilizzo del fondo rota-tivo di garanzia.

A CURA DI MAURIZIO BATTINO

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RICERCA CLINICA a cura di Francesco Alò

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L’allele 460Trp dell’αα-adducina si associa adaumentati spessori medio-intimali carotidei ingiovani maschi adulti

Nel 1997 la Clinica di Medicina Interna (allora PatologiaMedica) ha iniziato uno studio prospettico epidemiologi-co, recentemente ribattezzato Ancona Docors Heart Study(ADHS), condotto su 434 giovani adulti sani, reclutati ingran parte (90% circa)tra gli allora Studenti della nostraFacoltà di Medicina e Chirurgia. Lo scopo dello studio eraanalizzare le relazioni esistenti tra varianti alleliche di geni“candidati”(cioè coinvolti nella fisiopatologia di obesità,ipertensione arteriosa e malattie cardiovascolari) e fenoti-po cardiovascolare in una popolazione giovane e, quindi,sostanzialmente scevra dagli effetti confondenti di età,fumo ed altri fattori di rischio cardiovascolare, al fine dichiarire il reale ruolo fisiopatologico di tali varianti. I datiraccolti hanno già dato origine a due pubblicazioni (R.Sarzani et Al. Journal of Hypertension 2001; 19:2171-8 eR. Sarzani et Al. Journal of Human Hypertension 2003; 17:859-64); di seguito potete leggere l’abstract di ricerca delterzo lavoro scientifico in merito, recentemente dato allestampe e ancora sul Journal of Hypertension. Da alcunimesi è in corso, a quasi 10 anni di distanza, il primo fol-lowup dei partecipanti allo studio, molti oramai medicispecialistici, puntando ad ottenere interessanti informa-zioni sulla fisiopatologia e sulla predisposizione geneticaad obesità, ipertensione arteriosa e patologie cardiovasco-lari. Si coglie l’occasione per ringraziare gli allora Studentidi questa Università per la disponibilità data al fine di faci-litare la ricerca scientifica nel nostro Ateneo.

The 460Trp allele of α-adducin increases carotidintima-media thickness in young adult malesRiccardo Sarzania, Daniele Cusib,c, Fabio Salvia, Cristina Barlassinab,c,Fabio Macciardib,c, Francesca Pietruccia, Giovanna Colaa, RobertoCatalinia, Chiara Dal Fiumeb,c, Paolo Dessì Fulgheria, AlessandroRappellia

aIstituto di Medicina Clinica, Università Politecnica delle Marche;bDipartimento di Scienze e Tecnologie Biomediche, Università diMilano; aPoliclinico Multimedica, Sesto S. Giovanni (MI)

Premessa. L’α-adducina (ADD), proteina del citosche-letro substrato della proteina C kinasi, è coinvolta nella

trasduzione del segnale, nella formazione del contattocell-to-cell e nella migrazione cellulare. L’allele 460Trpdel gene dell’ADD è coinvolto nella patogenesi di unaforma di ipertensione arteriosa sodio-sensibile ed èstato associato a diversi patterns di danno d’organo cor-relato. Lo spessore medio-intimale carotideo (SMIC),espressione di danno d’organo sub-clinico, oltre ad esseredeterminato dai convenzionali fattori di rischio per atero-sclerosi, dipende in gran parte (30-80%) da fattori geneti-ci attualmente sconosciuti. Scopo dello studio è statotestare l’associazione tra l’allele 460Trp dell’ADD con gliSMIC in un ampio campione di giovani adulti sani normo-tesi, al fine di valutare il ruolo del polimorfismo del geneADD in assenza degli effetti sovrapposti dell’età e di unagià aumentata pressione arteriosa (PA).Metodologia. Sono stati studiati 420 studenti univer-sitari, reclutati in gran parte presso la Facoltà diMedicina e Chirurgia dell’Università Politecnica delleMarche, bianchi caucasici, normotesi, privi di patologiecardiovascolari. Sono stati rilevati altezza, peso, circon-ferenza vita, PA e frequenza cardiaca; inoltre, i parteci-panti sono stati sottoposti ad ecocardiogramma (per lavalutazione di spessori parietali e massa del ventricolosx) ed ecocolorDoppler delle carotidi (per la valutazionedegli SMIC). Il genotipo dell’ADD è stato valutatomediante RT-PCR. L’analisi statistica è stata condottamediante ANOVA, utilizzando come covariate, variabiliindipendenti selezionate sulla base di una procedura diregressione lineare in stepwise.Risultati. Gli SMIC dei soggetti portatori dell’allele460Trp (27,3%) sono risultati significativamente mag-giori rispetto ai soggetti omozigoti Gly460Gly, sia chefossero valutati a livello della biforcazione carotidea(CBM-max, p=0,001), che a tutti i livelli (carotide comu-ne, interna e biforcazione: M-max, p=0,003) ed inassenza di differenze di PA; a causa dell’interazione traADD e sesso, soltanto i maschi 460Trp presentavano SMICaumentati, mentre nelle femmine non sono state eviden-ziate differenze tra i genotipi. Il genotipo ADD è in gradodi spiegare il 4,8% della variabilità del CBM-max.Commento. L’allele 460Trp dell’ADD contribuisce inmaniera sostanziale a determinare aumentati SIMC ingiovani maschi normotesi, scevri dagli effetti confon-denti di età, ipertensione, trattamento farmacologico eloro interazioni.

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DIGNITÀ DI STAMPA

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Il ruolo del perinevrio nellaricostruzione nervosa perifericamediante l’uso di un condottoautologo. Studio sperimentale

IntroduzioneLa chirurgia ricostruttiva dei nervi periferici rappresenta un

campo di ricerca in notevole espansione. Essa si propone comescopo il ripristino della continuità delle strutture nervose inter-rotte, al fine di consentire alle fibre in rigenerazione di raggiun-gere le loro destinazioni periferiche.

Quando, per estesa perdita di sostanza o per retrazione deimonconi, questi non sono direttamente affrontabili, la rigenera-zione assonale può ancora compiersi mediante un innesto ner-voso. In tale segmento innestato i cilindrassi e le guaine mielini-che vanno incontro a Degenerazione Walleriana, mentre si con-servano gli elementi del neurilemma che assolvono il compito diguidare la rigenerazione delle neurofibrille, dal moncone prossi-male verso il distale.

A tutt'oggi il tessuto nervoso autologo rimane la sostanza cheoffre i migliori risultati funzionali nella riparazione dei nervi peri-ferici. L'unica limitazione è rappresentata dalla scarsa disponibi-lità, riscontrabile nel caso di pazienti più volte sottoposti adinterventi ricostruttivi, oltre che al danno iatrogeno a caricodella zona donatrice.

La ricerca scientifica sta cercando di ovviare a tale problemaproponendo l'utilizzo di tessuti sintetici o autologhi che funga-no da supporto alla naturale rigenerazione nervosa1. Un idealecondotto nervoso dovrebbe preferibilmente essere biodegrada-bile e non do-vrebbe provocare risposta infiammatoria2; in altritermini essere inerte, biocompatibile, non antigenico3. Dovrebbeguidare la ricrescita assonale dal moncone prossimale a quellodista-le prevenendo la formazione di neuromi e la crescita di tes-suto fibroso4. Ciò è possibile purché il vuoto da colmare sia dipochi cm, oltre i quali il gold standard rimane ancora l'innestonervoso autologo di cui sopra5.

Tra i materiali sintetici più utilizzati come guide alla rigenera-zione nervosa ricordiamo quelli a base di collagene1,6-18, silico-ne19-21 o la loro combinazione22; quelli a base di acido poliglicoli-co23 o politetrafluoroetilene espanso24. Certi componenti dellamatrice estracellu-lare, come la laminina e la fibronectina16,22, oi glicosamminoglicani9 e la metilcellulosa17, si sono altresì dimo-strati utili nell'accelerare la rigenerazione nervosa. Altri autori,pensando che tali condotti permanenti potessero causare unareazione cronica da corpo estraneo, nonché una conseguentecompressione al nervo rigenerato, hanno sviluppato polimeribiodegradabili come il polilattide-caprolattone4,25-34, l'acido poli-

lattico-co-glicolico35-37, il polifosfazene38 o il poli-3-idrossibutirra-to3, una gelatina intrecciata con la genipina39-40 op-pure con glu-taraldeide più tricalciofosfato41, la chitina e il chitosano42; nellaconsapevolez-za di dover comunque fare i conti con una seppurblanda risposta infiammatoria al momen-to del riassorbimentodella guida nervosa5.

Si è inoltre tentato, e con buoni risultati, di accelerare la rige-nerazione assonale introdu-cendo nel lume del condotto fattoridi crescita e neurotrofici17 quali nerve growth factor43, fibrobla-st growth factor-244, insulin-like growth factor-I45, agmatina46,nonché antiossi-danti come il pyrroloquinoline quinone47. C'èstato chi, mosso dalla stessa idea, vi ha in-trodotto in modo piùfisiologico cellule di Schwann autologhe precedentemente isola-te e coltivate48. Tali cellule non solo producono fattori neurotro-fici (come la laminina, una gli-coproteina componente dei tubu-li endoneurali), ma anche un'utilissima lamina basale come sup-porto alla rigenerazione nervosa49. Altri ricercatori hanno dimo-strato, in particolari condizioni sperimentali, come gli ultrasuo-ni, il laser, l'impianto di elettrodi e la fototerapia50, possanoaccelerare la ricrescita probabilmente aumentando l'apportosanguigno.

Risultati ancora più concreti derivano dall'utilizzo di materialiautologhi. Tra i più impiegati troviamo gli innesti autologhi dimuscolo reso acellulare tramite metodiche chimiche e termiche,sì da svuotarlo del suo citoplasma e della membrana plasmati-ca51. Così facendo è stato dimostrato che tale muscolo offrebuone potenzialità nel favorire la rigenerazione assonale, dalmomento che contiene dei miotubuli (membrane basali) rimastivuoti, i quali fungono da guide che vengono colonizzate dagliassoni in crescita52. Diversi studi sperimentali con esito positivosono stati compiuti, al fine di valutare la possibilità di utilizzareun innesto autologo di vena come ponte attraverso il quale lefibre in rigenerazione potessero crescere e maturare. Le due tec-niche sono infine state combinate per migliorarne i risultati:donde la costruzione di un condotto venoso riempito con inne-sti muscolari53-54.

Il nostro gruppo di ricerca, in parte ispirato ai recenti lavori dialcuni ricercatori55, in parte mosso dall'idea di creare un con-dotto che potesse essere il più vicino possibile al nervo, ha pen-sato di far “guidare” la rigenerazione nervosa da innesti di peri-nevrio all'interno di supporto venoso autologo.

Materiali e metodiProcedura chirurgica

Quattordici ratti maschidella razza Sprague Dowleydel peso medio di 250grammi, identificati da PN1a PN14, vengono aneste-tizzati mediante iniezioneintraperitoneale di cloralioidrato al 12 % (0,1 ml/100g di peso corporeo).

Utilizzando tecnica steri-

LUCA GRASSETTI, ALESSANDRO

SCALISE, GIOVANNI DI BENEDETTOClinica di Chirurgia Plastica Ricostruttiva Università Politecnica delle Marche

Tesi presentata e discussa dal Dott. Luca Grassetti il 27 luglio 2006,relatore il Prof. Giovanni Di Benedetto, controrelatore il Dott.Alessandro Scalise.

Fig. 1 - Esposizione di nervo sciatico diratto per circa 3 cm di lunghezza

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RICOSTRUZIONE NERVOSA PERIFERICA

17

le, effettuiamo un'incisione cutanea di3 cm sulla superficie inferiore dellacoscia e gamba sinistra; isoliamo lavena femorale sinistra per una lun-ghezza di 2,5 cm, la resechiamo eleghiamo le due estremità.

Dopo aver suturato la cute connylon 5/0, i ratti vengono girati ventral-mente.

Attraverso un'incisione cutanea di 3cm in regione glutea, il nervo sciaticodestro viene isolato per l'intera lun-ghezza e ne viene tagliato un segmen-to di 2 cm (Fig. 1). Il perinevrio vieneotte-nuto prelevandolo con l'ausilio delmicroscopio dai segmenti nervosi

asportati, e immerso in una soluzione salina allo 0,9 %. Utilizzando ancora il microscopio, inseriamo la striscia di peri-

nevrio nel lume della vena femorale precedentemente preleva-ta e svuotata dei residui di contenuto ematico.

Interponiamo coassialmente l'innesto venoso tra il monconeprossimale e quello distale del nervo sciatico di destra seziona-to, e suturiamo con sei punti staccati in nylon 10/0 (Fig. 2).

Suturiamo infine muscoli e cute con punti staccati 5/0, rispet-tivamente in vicryl e in nylon. Gli animali vengono riposti in gab-bie separate e osservati settimanalmente.Neurofisiologia

Dopo dodici settimane eseguiamo il cosiddetto walking-tracktest: si tratta di una procedura non invasiva che permette diidentificare gli eventuali deficit deambulatori dell'animale, permezzo dello studio delleimpronte lasciate dai piedi,preventivamente ba-gnaticon inchiostro, durantel'attraversamento di unpercorso obbligato. Il rattoviene fatto camminare inun corridoio di 8,2 x 42 cm(Fig. 3); le zampe posterio-ri del ratto vengono bagnate con blu di metilene; l'animaleviene quindi posto ad un'estremità del percorso ed inizia a cam-minare verso l'estremità opposta, lasciando le sue improntesulla carta.

Dopodiché anestetizziamo nuovamente i ratti con iniezioneintraperitoneale di cloralio idrato al 12%, per procedere allaregistrazione della velocità di conduzione nervosa (NCV) deinervi sciatici destri e sinistri, usando un apparecchio del tipoBasis P 300 (Epos). Vengono applicati stimoli nell'ambito da 0,1a 3,0 mA prossimalmente all'innesto, usando un elettrodo bipo-lare, mentre distalmente un secondo elettrodo bipolare registrala NCV. La distanza tra l'elettrodo stimolatore e quello di regi-strazione è sempre in ogni registrazione di 2,2 cm. La stessadistanza viene mantenuta quando si registra la NCV del nervo

sciatico sinistro, non operato, usato come controllo. In tutti i casivengono fatte almeno tre registrazioni per ogni nervo e calcola-ta quindi la media fra queste. A questo punto gli animali vengo-no sacrificati e il nervo sciatico destro rimosso per lo studiomorfologico, che comprende l'esame istologico, l'immunoisto-chimica e l'analisi quantitativa. Anche il nervo sciatico sinistroviene rimosso ed usato come controllo.Analisi morfologica

Subito dopo il prelievo, i campioni ottenuti dall'innesto (nervosciatico destro) e dal sa-no controlaterale (nervo sciatico sini-stro), vengono fatti aderire alla superficie di pezzi di sugheroprestando molta attenzione a marcare l'estremità prossimale equella distale. Fissiamo poi i campioni in formalina neutra (pH7,4) per 5 ore alla temperatura di 4°C. Successivamente ottenia-mo tre sezioni, in modo seriato, perpendicolarmente all'assemaggiore, dai campioni dei nervi operati: una dall'estremitàprossimale, una dalla parte centrale e l'ultima dall'estremitàdistale. Dai nervi sciatici di sinistra invece ricaviamo solo duesezioni, appros-simativamente a livello della parte centrale.Dopodiché le sezioni vengono alternativamente incluse in paraf-fina e in resina, al fine di poter condurre l'indagine immunoisto-chimica ed istochimica (materiale incluso in paraffina) ed averun buon dettaglio morfologico per l'analisi d'immagine (mate-riale incluso in resina); inoltre le sezioni seriate dei nervi seded'innesto permettono di seguire la rigenerazione in direzioneprossimo-distale.

Il materiale viene poi sottoposto ad un processo di disidrata-zione attraverso il passaggio in alcoli graduati e xilolo; quindiincluso in paraffina. Si ricavano dunque sezioni dello spessore di4-5 _m da sottoporre ad immunoistochimica nel seguentemodo:- sparaffinatura e reidratazione attraverso il passaggio per 10min in 4 xiloli al 100 %, poi per 10 min in 4 alcoli graduati inmodo progressivamente decrescente;- trattamento con acqua ossigenata diluita allo 0,3 % in meta-nolo, per bloccare le perossi-dasi endogene;- lavaggio con tampone fosfato salino (PBS);- incubazione notturna con l'anticorpo primario (si veda laTabella 1 per i dettagli);- tre lavaggi con PBS;- incubazione con l'anticorpo secondario biotinilato;

Fornitore DiluizioneAnticorpiEMA DAKO 1:100CD68 DAKO 1:150

LectineCon A VECTOR labs 1:250WGA VECTOR labs 1:166PNA VECTOR labs 1:166

Tab. 1 - Anticorpi primari e Lectine utilizzati nello studio, loro prove-nienza e diluizione.

Fig. 2 - Rappresentazioneschematica dell’innesto divena + perinevrio interpo-sto a colmare la perdita disostanza nervosa.

Fig. 3 - Apparecchio per la registrazionedelle impronte del ratto.

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DIGNITÀ DI STAMPA

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- nuovo lavaggio con PBS;- aggiunta del complesso rivelatore biotina-streptavidina-peros-sidasi;- colorazione col cromogeno DAB (tetraidrocloruro di 3,3'-diami-nobenzidina) allo 0,05%; - lavaggio rapido in acqua distillata;- contro-colorazione con Ematossilina-Eosina, per dare contra-sto al nucleo;- montaggio dei vetrini.

Dagli stessi blocchetti vengono ricavate le sezioni per l'inda-gine istochimica. Le lectine biotinilate vengono incubate a tem-peratura ambiente per 30 minuti, successivamente lavate inPBS, quindi incubate con biotina-streptavidina-perossidasi. Iprodotti della reazione perossidasica si sviluppano dalle sezioniincubate con DAB allo 0,05%. Nervi umani normali e patologicivengono processati allo stesso modo ed utilizzati come control-li positivi.

Le rimanenti sezioni di ciascuna coppia di nervi (sciaticodestro e sinistro) vengono fissate in osmio (OsO4), deidratate edincluse in resina epossidicaaraldite. Le sezioni semifini, dellospessore di 1 µm, successivamente ottenute, vengono coloratecol blu di toluidina.Analisi morfometrica

Effettuiamo l'analisi quantitativa sulle sezioni semifini sia delnervo sano (controllo) sia di quello sede d'innesto, utilizzando,in modo semiautomatico, l'analizzatore d'immagine IBASKontron (Monaco, Germania). Nei nervi operati l'analisi d'im-magine viene eseguita sulle sezioni corrispondenti alla partedistale dell'innesto.

Abbiamo valutato i seguenti parametri:- area trasversale del fascicolo nervoso;- densità delle fibre;- diametro delle fibre mielinizzate;- diametro degli assoni;- rapporto tra il diametro degli assoni e quello delle fibre mieli-nizzate (Fattore G).

Il numero delle fibre mielinizzate per area (densità delle fibre)viene valutato utilizzando una griglia inserita nell'oculare delmicroscopio (obiettivo 40X; area della griglia 0,08 mm2).

L'area del fascicolo nervoso viene misurata utilizzando unobiettivo a piccolo ingrandi-mento (63X), mentre i restanti para-metri vengono stimati in un secondo tempo impiegando unobiettivo ad immersione ad olio a 100X.

I vetrini sono analizzati sistematicamente e vengono contatialmeno 40 campi per ogni caso. Ripetiamo numerose misurazio-ni, che evidenziano una variabilità interpersonale inferiore a0,05.Analisi statistica

Per agevolare la lettura dei risultati confrontiamo i valori medi± deviazione standard fra i nervi operati (dx) e quelli sani (sx) dicontrollo; gruppi provenienti, lo ricordiamo, da zampe diversedegli stessi animali.

Sottoponiamo inizialmente i dati ad analisi statistica utilizzan-

do il test t-Student per dati appaiati (n = 10), a due code.Scegliamo un livello di significatività _ dello 0,5 % (P < 0,05).Dopodiché li convalidiamo mediante l'applicazione di un testnon parametrico equivalente: il test dei ranghi di Wilcoxon perdati appaiati. Infatti i nostri campioni sono di piccole di-mensio-ni, i caratteri sono discreti, la scala è ordinale e, soprattutto,pochi sono gli assunti circa la normalità e l'omoschedasticità deidati, ovvero della distribuzione della popolazio-ne campionaria.Anche in questo caso scegliamo un livello di significatività _dello 0,5 %.

A questo punto decidiamo di quantificare la differenza“reale” dei parametri stimati fra i nervi innestati ed i controlli,calcolando l'intervallo di confidenza al 95% che contiene la“vera” mediana delle differenze fra i due gruppi. È evidente chese i test di cui sopra non permettessero di rifiutare con sicurez-za che non esiste differenza, l'intervallo conterrebbe il valorezero, come volevasi dimostrare. Definiamo dunque tale interval-lo fondato sul test W di Wilcoxon, ricorrendo alla distribuzionedi probabilità dei valori di W. Il parametro di rife-rimento dellatendenza centrale è la mediana delle medie accoppiate di Walsh(Walsh averages).

RisultatiEsame clinico e neurofisiologico

Tre settimane dopo l'intervento, l'estensione dell'artico-lazione tibiotarsica risul-ta compromessa, inmaniera più o menoevidente, in tutti glianimali, così come l'e-stensione e l'allarga-mento delle dita deipiedi. Durante la primasettimana compaiononella regione calca-neare delle ulcere tro-fiche, che rimangonoevidenti alla dodicesi-ma settimana solo neiratti PN3, PN5, PN6 ePN8. Le ulcere indica-no in questo caso unascarsa ripresa dellasensibilità. Negli altridieci animali nessunsegno di ulcera né gros-solane limitazioni fun-zionali sono più presenti alla fine del periodo di osservazione.

A dodici settimane dall'operazione, i risultati del walking-track test (Fig. 4-7) hanno evidenziato un buon recupero moto-rio in dieci casi (PN1, PN2, PN4, PN7, PN9-PN14), men-tre neirimanenti quattro casi (PN3, PN5, PN6 e PN8) i ratti presentava-no un evidente trascinamento dell'arto operato (Fig. 8 e 9).

La velocità di conduzione nervosa nei dieci casi con buon

Figg. 4-7 - Walking-track test di ratti diversie a diverso ingrandimento, che mostranouna buona ripresa della deambulazione.

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RICOSTRUZIONE NERVOSA PERIFERICA

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recupero motorio, hamostrato un'oscillazio-ne tra 5,8 m/s e 12,6m/s. I ratti PN3, PN5,PN6 e PN8 hanno inve-ce fatto registrare unavelocità di conduzionenervosa prossima allozero (PN3 = 0,14 m/s;PN5 = 2,4 m/s; PN6 =1,20 m/s; PN8 = 1,7m/s). I valori registrati dal lato non operato (controlli) hannomostrato un intervallo di variabilità compreso tra 12,9 m/s e21,3 m/s.

Nella fig. 10 viene riportata la NCV registrata dal lato destro(operato) e dal lato sinistro (controllo) dei dieci ratti con buonrecupero motorio, come media ± deviazione standard. La diffe-renza osservata nei 2 campioni (n = 10) è risultata statistica-mente significativa (P < 0,05), così come pure si evince dal fatto

che la mediana delle differen-ze è significativamente (inter-vallo di confidenza al 95%)diversa da zero (Fig. 11). Aspetti morfologici

Fra i quattordici ratti operati, nei nervi di quelli con buon recu-pero motorio (PN1, PN2, PN4, PN7, PN9-PN14) si è notata unarigenerazione del tronco nervoso: questa poteva essere seguitain direzione prossimo-distale e gli aspetti morfologici erano piut-tosto simili quando venivano confrontati livelli corrispondenti disezioni diverse.

Ciascun fascio nervoso è circondato da una sottile lamina ditessuto connettivo rappre-sentante il condotto venoso; le fibremielinizzate e le cellule di Schwann si presentano immerse inuno stroma denso (Fig. 12-13) all'interno del condotto.

Non si riscontrano linfociti e plasmacellule, mentre sono pre-senti alcune cellule giganti multinucleate contenenti residui difili di sutura, più numerose nell'estremità distale (Fig. 14).Qualche mastocita si ritrova un pò ovunque (Fig. 15).

Soprattutto all'estremità prossimale dell'innesto, si osservano

molti piccoli assoni “in crescita” che affollano il campo micro-scopico (Fig. 16).

Gli assoni mielinizzati sono più strettamente raggruppati nelcentro del fascicolo rispetto alla periferia, e piccoli vasi dilatati aparete sottile sono presenti sia nella parte interna che esternadel fascicolo. Questo tipo di organizzazione può essere seguitoper tutta quanta l'estensione del condotto.

Nel caso PN7, il fascicolo nervoso appare molto ben organizza-to addirittura fino alla porzione distale, costituito da piccoli assonimielinizzati racchiusi da un perinevrio ben for-mato (Fig. 17).

Se confrontati con i casi di controllo, i nervi rigenerati hannofibre mielinizzate più picco-le e più numerose, un numero mag-giore di cellule di Schwann, un perinevrio che, là dove è identi-ficabile, risulta più spesso (Fig. 18 vs Fig. 19).

In due dei quattro restanti animali (PN3 e PN8) non si è osser-vata alcuna rigenerazione, mentre negli altri due (PN5 e PN6) èstata considerata abortiva: nelle sezioni prossimali infatti è iltessuto connettivo a dominare la gran parte del vetrino, conpoche cellule di Schwann e rare fibre mielinizzate; mentre inquelle distali non solo le fibre mielinizzate non ci sono, ma siosserva anche la degenerazio-ne di quelle preesistenti.Aspetti immunoistochimici

Sfortunatamente l'immunoi-stochimica non ha dato risulta-ti soddisfacenti. L'anticorpoEMA non ha colorato il perine-vrio né dei nervi sciatici norma-li né di quelli operati, mentre siè osservata una buona colora-zione della guaina mielinica. Lostesso anticorpo utilizzato neinervi umani normali ha invecespecificatamente colorato ilperinevrio.

Anche le indagini istochimi-che con le lectine, che avrebbe-ro dovuto colorare il perinevrio,non hanno fornito risultati sod-disfacenti.

In definitiva i metodi impie-gati non hanno permesso di

Figg. 8 e 9 - Walking-track test di uno deiquattro ratti che trascinavano l’arto operato.

NCV

(m/s

)

Fig. 10 - Velocità di conduzionemedia e deviazione standard deinervi operati e dei controlli (P <0,05).

Fig. 11 - Intervallo di confidenza al95% per la mediana delle differenzetra le NCV dei nervi operati e dei con-trolli. Poichè l’intervallo non contienelo zero, possiamo concludere che ladifferenza osservata è statisticamen-te significativa.

Figg. 12 e 13 - Si noti la presenza, nei diversi ingrandimenti, di assoni mie-linizzati e di cellule di Schwann immerse in uno stroma denso.

Fig. 14 - Granuloma da corpo estra-neo formatosi attorno al filo di sutura.

Fig. 15 - Immagine di una cellulamastocitaria all’interno del tessuto inrigenerazione.

NCV

(m/s

)

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DIGNITÀ DI STAMPA

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evidenziare specificatamente ilperinevrio dei ratti impiegati.

Non si sono osservati istioci-ti usando l'anticorpo CD68.

Analisi quantitativaI nervi sciatici di sinistra uti-

lizzati come controllo, mostra-no per il parametro area delfascicolo un'ampia variabilitàdi valori, da un minimo di 0,31mm2 ad un massimo di 0,64mm2, diversamente da quellidel lato operato, che oscillanotra 0,24 mm2 e 0,35 mm2. Lecorrispondenti misure di ten-denza centrale sono risultatesignificativamente diverse(Fig. 20).

Discorso opposto per quantoriguarda la densità delle fibre,che con valori oscillanti fra1227/mm2 e 2049/mm2, conmedia 1588/mm2 e deviazione

standard 246/mm2, è risultata decisamente maggiore e piùvariabile rispetto ai controlli (fatto salvo il caso di PN7), i qualivanno da 961/mm2 a 1285/mm2, con media 1164/mm2 e devia-zione standard di sole 100 fibre per mm2. Risultati avvaloratidall'analisi statistica della significatività della differenza osser-vata ancora una volta, nella misura di tendenza centrale.

Come ci si aspettava, sia il diametro delle fibre mielinizzateche quello degli assoni sono risultati diversi nei due gruppi.Nello specifico, le fibre dei nervi operati avevano un diame-troche misurava dai 2,95 µm ai 4,76 µm, rispetto ai 6,66-7,69 µmdei controlli; così come gli assoni degli operati si collocavano suvalori significativamente più bassi rispetto a quelli dei controlli(1,55-2,20 µm contro 3,14-4,28 µm). Ma l'aspetto evidente-mente più interessante è stato quello relativo ai valori delFattore G che, pur collocandosi ad un livello medio lie-vementeinferiore nei nervi di controllo, non si sono dimostrati essere sta-

tisticamente diversi nei due grup-pi, dal momento che l'intervallodi confidenza al 95% per lamediana delle differenze (Fig.21) conteneva lo zero; non si èpotuta quindi rifiutare l'ipotesinulla, che affermava nondovesse esserci differenza trale due serie di osservazioni (H0:δ mediana = 0).

DiscussioneDati sperimentali suggeriscono

che il perinevrio sia una delleprime strutture a crescere in unacamera di silicone, venendo suc-cessivamente abitato da celluledi Schwann e assoni in rigenerazione. Sulla base di queste osser-vazioni abbiamo deciso di utilizzare il perinevrio, inserendolo inun condotto venoso e analizzando la rigenerazione delle fibrenervose a distanza di dodici settimane. L'idea è stata quella dicombinare i due materiali (vena + perinevrio) in modo che lavena rappresentasse il condotto esterno, e il perinevrio una so-stanza capace di stimolare la ricrescita assonale. Utilizzandoquesto approccio abbiamo ottenuto una buona rigenerazione indieci dei quattordici ratti.

Nella fattispecie, nei ratti PN3, PN5, PN6 e PN8 la rigenera-zione ci è apparsa essere as-sente o abortiva all'esame clinico eneurofisiologico (cfr. i tracciati del Walking-track test nelleFigure 8 e 9), alla registrazione della velocità di conduzione ner-vosa (prossima allo zero) e all'analisi morfologica. In quest'ulti-ma indagine infatti non era presente alcuna mieli-nizzazione, nécellule di Schwann, ma soltanto connettivo in quantità e fibre indegenera-zione nella porzione distale. Non escludiamo affattoche tutto ciò possa essere semplicemente dovuto a problemitecnici di sutura, che ci auguriamo di perfezionare nei prossimistudi.

Negli altri dieci animali invece,sia l'esame clinico che quelloneurofisiologico (Fig. 4-7) hannoavvalorato la nostra ipotesi, dalmomento che l'arto operato veni-va mosso e articolato in modoregolare, sincrono e alternatocon l'arto sano, senza peraltromostrare alcuna distrofia-discro-mia a livello distale.

Anche l'analisi morfologica ciha fornito risultati nello stessosenso: le sezioni dei nervi opera-ti evidenziano un perinevrio piùspesso attorno ai fascicoli (Fig.12), un maggior numero di cellu-le di Schwann (Fig. 16), assoni

Fig. 16 - Assoni più o meno mieliniz-zati e a vari stadi di ricrescita, circon-dati da numerose cellule di Shwann.

Fig. 17 - Ratto PN7: si apprezza l’ordi-nata organizzazione dei fascicoliavvolti da perinevrio.

Figg. 18 e 19 - Sezioni a confronto di un nervo operato (a sx) e di uno di con-trollo (a dx).

Fig. 20 - Intervallo di confidenza al95% per la mediana delle diffe-renze tra le Aree dei fascicoli deinervi operati e dei controlli. Poichèl’intervallo non contiene lo zero,possiamo concludere che la diffe-renza osservata è statisticamentesignificativa.

Area

del

fasc

icolo

(sq

mm

)

Fig. 21 - Intervallo di confidenza al95% per la mediana delle diffe-renze tra i valori del Fattore G deinervi operati e dei controlli. Poichèl’intervallo contiene lo zero, pos-siamo concludere che la differen-za osservata non è statisticamen-te significativa.

Fatto

re G

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RICOSTRUZIONE NERVOSA PERIFERICA

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ben organizzati soprattutto nel centro del fascicolo (Fig. 17),una vascolarizzazione ben ordinata all'interno dei fascicoli, l'as-senza di un'importante reazione immunitaria (anche alla lucedella negatività della reazione immu-noistochimica verso ilCD68), fuorché cellule multinucleate a circondare i punti di sutu-ra (Fig. 14).

Quanto all'analisi morfometrica, i fascicoli in rigenerazionesono significativamente più piccoli e con meno variabilità rispet-to a quelli del lato non operato, valori medi ± deviazione stan-dard in accordo con quelli di Chen YS, Hsieh CL, Tsai CC, et al.22,così come è maggiore il numero di fibre per area, in quanto l'in-nesto viene “riabitato” da un numero eleva-to di piccole fibremielinizzate.

È interessante notare che, sebbene il diametro delle fibre edegli assoni in rigenerazione sia più piccolo di quello dei control-li (valori conformi a quelli di atri autori54), il fattore G non è signi-ficativamente diverso (Fig. 21).

Poiché il fattore G (rapporto tra il diametro degli assoni equello delle fibre mielinizzate) è un marcatore della rigenerazio-ne in quanto indice di mielinizzazione (in accordo con le di-squi-sizioni di Meek MF, Robinson PH, Stokroos I, et al.30), noi ipotiz-ziamo che in dodici settimane ci sia stata una buona rigenera-zione anatomica, ma non si sia ancora completata quella fun-zionale. Ciò giustifica anche il fatto che la velocità di conduzionenervosa è ancora significativamente più bassa rispetto ai control-li (Fig. 10), e cioè è ancora presente un'importante dispersioneelettrica, seppure in accordo con quella di altri autori17.

Il fatto che né l'istochimca né l'immunoistochimica abbianocolorato il perinevrio, lo abbiamo attribuito ad un'insufficiente spe-cificità degli anticorpi scelti per evidenziare il perinevrio del ratto.

In conclusione, utilizzando il condotto venoso autologo riem-pito con innesti di perinevrio, abbiamo ottenuto una rigenera-zione nervosa in ben dieci dei quattordici ratti operati. Questa siè dimostrata essere valida e statisticamente significativa dalpunto di vista anatomico, un pò meno su quello funzionale: leguaine mieliniche dei nervi operati infatti, non sono riuscite araggiungere in dodici settimane lo spessore di quelle dei nervi dicontrollo, e questa pensiamo sia la causa della dispersione elet-trica che tenderebbe a ridurre la velocità di conduzione nervosa.I risultati ottenuti ci confortano e ci inducono a pensare che ilperinevrio non sia soltanto una semplice guida alla ricrescitaassonale, ma pure un microambiente trofico e il più fisiologicopossibile per essere ripopolato da elementi nervosi.

Il nostro prossimo obiettivo sarà certamente quello di portareavanti la stessa sperimentazione, ma allargando la numerositàdel campione, perfezionando la tecnica chirurgica, e analizzan-do l'evoluzione nel tempo della rigenerazione nervosa a sei,dodici, ventiquattro settimane, suddividendo i ratti in tre cam-pioni omogenei. Nel contempo non saranno da trascurare glistudi sulle colture delle cellule di Schwann48 e l'ingegneria tissu-tale56, a nostro avviso molto promettenti, che offrono già ades-so risultati funzionalmente molto validi, a fronte di un sacrificiodella regione donatrice molto limitato.

Bibliografia

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DIGNITÀ DI STAMPA

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ALBUM, a cura di Stefania Fortuna

La Hardin Library for the Health Sciences, la biblio-teca di medicina dell’Università di Iowa City, ha unaricca sezione di Storia della medicina e una prestigio-sa collezione di libri antichi, conservati nella JohnMartin Rare Book Room. Si tratta di circa 5000 volu-mi che vanno dal XV al XIX sec. - con 209 incunabulie 300 cinquecentine - e che ricoprono gli aspetti piùsignificativi della produzione scientifica, nell’ambitodella medicina, della farmacologia, dell’assistenza edelle scienze biomediche, dall’antichità al XX sec. Ilibri sono diposti ineleganti armadi dilegno, in un’ampiasala, dove è a dispo-sizione degli studiosianche il tavolo usatodal medico WilliamOsler ad Oxford, inInghilterra, quandoera Regius Professordi Medicina.

Questa collezione èstata principalmenteraccolta da JohnMartin (1904-1996),un medico chirurgoappassionato di libriantichi, che sui libriantichi ha investitotutte le sue conside-revoli ricchezze per-sonali. John Martin siè laureato in medici-na nel 1930, al LewisInstitute di Chicago,Illinois, e a Chicagoha continuato i suoistudi nella Medical

School della Northwestern University, conseguendo ilM.S. nel 1934, il M.A. nel 1935 e il Ph.D. inNeurofisiologia nel 1941. Nella NorthwesternUniversity il Dr. Martin ha anche iniziato la sua carrie-ra professionale, fino a diventare Professore di chirur-gia. Nel 1942 si è però arruolato nell’esercito e haprestato servizio come medico militare negli ospedaliamericani del Nord Africa e successivamente in Italia.Ha conseguito una stella di bronzo per i suoi meritimilitari e si è congedato dopo la guerra con il grado

di colonnello. È quindi tornato

alla NorthwesternUniversity, dove èrimasto fino al 1952.È poi passato dinuovo all’esercito edè stato a capo delServizio di neurochi-rurgia nell’Ospedalemilitare Walter Reeddi Washington, D.C.,fino al 1955, quandoè andato in pensio-ne. Si è successiva-mente ritirato aClarinda, una pic-cola città dell’Iowa,dove aveva un’atti-vità limitata di con-sulenza ospedalierain Neurologia.

Nel 1978 è statonominato Professoredi Chirurgia pressoil Carver College ofMedicine dell’Uni-versità di Iowa.

Hadin Library for the Health Sciences The University of Iowa (Iowa City, IA)

EDWIN HOLTUMUniversity of Iowa

STEFANIA FORTUNAUniversità Politecnica delle Marche

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John Martin ha fatto circa 75 presentazioni e pub-blicato una cinquantina articoli, tra il 1935 e il 1978,nell’ambito dell’anatomia, della neurologia e dellaneurochirurgia.

La sua passione per i libri antichi - che il Dr. Martinamava definire una sorta di malattia piacevole e incu-rabile - è iniziata nel corso di Storia della medicinaalla Northwestern University ed è poi sbocciata inItalia, a Roma, nel 1944, nei sette mesi di soggiornocome medico militare. A Roma John Martin ha com-prato il primo libro importante, un’edizione diThomas Sydenham del 1735, nella libreria antiquariain via Sistina 23 - che è tuttora attiva - da un antiqua-rio inglese, CarlRappaport, che inseguito, nel 1949,è stato in grado difargli acquistareun grande libro diprestigio, la primaedizione del Dehumani corporisfabrica di AndreaVesalio, pubbli-cata a Basilea nel1543, per 740dollari.

John Martin nonha mai smesso, daallora, di acqui-stare libri antichi,con l’intento difare una grandebiblioteca di storiadella medicina.

Tra i suoi ulti-mi acquisti sideve segnalarela prima edizio-ne del De motucordis, pubblica-ta nel 1628, un

libro raro e fondamentale nella storia della medicina.Nel 1971 John Martin ha deciso di donare la sua

raccolta all’Università di Iowa. Ha lui stesso cura-to l’arredo della biblioteca, dove i libri sono tutto-ra conservati, e ha anche partecipato alla compi-lazione del catalogo, intitolato Heirs ofHippocrates e pubblicato per la prima volta nel1974, in collaborazione con il bibliotecario FrankHanlin, che è una sorta di profilo della storia dellamedicina.

A questa hanno fatto seguito altre due edizioni delcatalogo, che si sono ampliate con l’incremento dellaraccolta, pubblicate l’una nel 1980 e l’altra nel 1990,

a cui hanno parte-cipato anche ib i b l i o t e c a r iRichard Eimas edEdwin Holtum.

La bibliotecacontinua ad arric-chirsi, grazie adun cospicuo fondoche è stato lascia-to dal Dr. Martin.

Tutti i libri dellaJohn Martin RareBook Room com-paiono nel catalo-go on-line delleb i b l i o t e c h edell’Università diIowa.

Si presentanoqui alcune illu-strazioni tratteda edizioni con-servate presso laJohn Martin RareBook Room dellaHardin Librarydell’Università diIowa.

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ALBUM

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CORSI MONOGRAFICI

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L’impatto della ricerca biomo-lecolare nello sviluppo dinuovi trattamenti antitumorali

Il trattamento medico inteso come chemioterapia è sto-ria piuttosto recente nella gestione dei malati con tumo-re. Infatti, la prima applicazione pratica risale all'epocadel secondo conflitto mondiale quando le peculiarita'delle mostarde azotate (azione citocida contro tessuti arapida proliferazione) vennero valutate come possibileterapia delle leucemie acute. Si ottennero così le primeevidenze di attività clinica con la scomparsa dei blastileucemici. Poichè però tali sostanze avevano rilevanzabellica, essendo armi chimiche, lo sviluppo avvenne solodopo la fine della guerra. Gli anni 50 sono l'epoca deipionieri della chemioterapia antitumorale caratterizzatadalla presenza di ricercatori che hanno creato la discipli-na di Oncologia Medica quali Karnofsky, Frei. La ricercainizialmente interessò soprattutto le malattie neoplasti-che oncologiche e solo in un secondo tempo furonointeressati dalla ricerca anche i tumori solidi.Principalmente ciò fu dovuto allo sviluppo di farmaciquali il methotrexate e il 5fluorouracile. Il methotrexaterappresenta una svolta fondamentale. Con esso infattisi dimostra che neoplasie maligne possono guarire con

la chemioterapia anche in fase metastatica. Il coriocar-cinoma gravidico, neoplasia rara, ma di alto impattoemotivo per la relazione con la gravidanza, trovava unacura anche se presenti metastasi polmonari. Negli anni50, 60, 70 e 80 si sviluppano tutta una serie di farmaciantiblastici che in alcuni casi portano a sostanziali cam-biamenti nella prognosi di molte neoplasie. Basti pen-sare al cisplatino e al suo ruolo nel trattamento delleneoplasie germinali del testicolo in ragazzi. La scopertae la messa a punto di queste nuove terapie si basa peròsu un razionale alquanto specifico. Questi agenti aveva-no infatti come bersagli il DNA o l'RNA (Fig. 1) e il ten-tativo di impedirne la loro replicazione interferendoquindi contro una delle caratteristiche tumorali ritenutepiù tipiche: l'aumentata proliferazione cellulare. I far-maci antitumorali venivano classificati sulla base dellafase del ciclo cellulare in cui agivano. Una delle rivoluzioni più importanti nel campo dellaoncologia medica è stata la definizione di bersagli mole-colari specifici per questi farmaci. L'esempio tipico èrappresentato dal 5fluorouracile. Tale farmaco è statosintetizzato nel 1957, l'anno prossimo si celebreranno i50 anni di terapia, e rappresenta sicuramente uno deifarmaci più longevi ed utili in oncologia. Infatti è anco-ra la base per il trattamento delle neoplasie intestinali.In Fig. 1 si vede come il 5fluorouracile venisse conside-

rato un agente in grado diinserirsi come falso nucleo-tide nel DNA. Gli studi con-dotti negli anni 80 mostra-rono come il bersaglio spe-cifico del 5fluorouracilefosse la timidilato-sintetasi.Questo dato inizialmente haavuto solo una valenza cul-turale ma poi si è dimostra-to un parametro importanteper valutare la sensibilitàdei tumori al 5fluorouracile.Infatti alcuni tumori presen-tano una iperespressione diquesto enzima per cui il suoblocco da parte del 5fluo-rouracile non è efficiente el'efficacia è nettamenteridotta. Ciò ha aperto nuoviorizzonti nel trattamentodelle neoplasie con la possi-bilità di individualizzare il

STEFANO CASCINUClinica di Oncologia Medica

Università Politecnica delle Marche

Fig. 1 - Meccanismo di azione dei farmaci antiblastici.

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CORSI MONOGRAFICI

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trattamento. Anche per farmaci più recenti come l'oxa-liplatino, analogo del cisplatino, attivo in una serie dineoplasie (colon-retto, ovaio, mammella,..) si sonodimostrati meccanismi di resistenza che possono fareprevedere la sensibilità o meno dei tumori a questo far-maco. Enzimi di riparazione del DNA come l'ERCC1identificano i tumori sensibili o no all'oxaliplatino per-mettendo quindi di valutare l'opportunità di trattare omeno i pazienti con questo farmaco. Sulla base di que-sti parametri abbiamo disegnato uno studio che preve-de la somministrazione di farmaci in pazienti anziani

con neoplasie del colon-retto metastati-che secondo combinazioni scelte sui sin-goli pazienti in base alle alterazionimolecolari presenti.La vera rivoluzione in oncologia comun-que e' arrivata agli inizi di questo decen-nio quando sono stati identificati bersa-gli molecolari e farmaci in grado di inte-ragire con essi. Esiste infatti tutta unaserie di alterazioni cellulari caratteristi-che delle diverse neoplasie il cui ricono-scimento ha portato allo sviluppo di spe-cifici agenti (Fig. 2).Sono stati infatti sviluppati farmaci ingrado di bloccare recettori per fattori dicrescita cellulare, farmaci antiangiogene-tici che modificano il microambiente incui la cellula tumorale può crescere o far-maci che interferiscono con fattori tra-scrizionali a livello del nucleo.

I farmaci che hanno avuto uno sviluppo piùrapido e che possono essere presi a para-

digma dello sviluppo terapeutico della oncologia medi-ca, anche se con tutte le cautele del caso, sono i farma-ci che bloccano i recettori per i fattori di crescita epider-moidali e la neoangiogenesi.I recettori per i fattori di crescita epidermoidali sono unafamiglia di proteine che svolgono funzioni importantinella fisiologia cellulare. Quando però presentano muta-zioni o sono iperspressi o amplificati possono conferirealle cellule delle caratteristiche tali da renderle piùmobili, aggressive, resistenti ai trattamenti terapeutici e

a favorire anche lo sviluppo dinuovi vasi tumorali. Queste alte-razioni si accompagnano invaria-bilmente ad una prognosi peggio-re. Dagli anni 90 in poi si sonomessi a punto anticorpi monoclo-nali o inibitori della porzioneintracellulare del recettore ad atti-vità tirosinchinasica (Fig. 3).Due farmaci sono entrati nellapratica clinica: il trastuzumab uninibitore di HER-2 nel carcinomamammario e il cetuximab, inibito-re di Her-1 nel carcinoma delcolon-retto.Il trastuzumab da quest'anno èstandard come terapia adiuvante

Fig. 2 - Alterazioni più comunemente presenti nelle neoplasie.

Fig. 3 - I fattori di crescita epidermoidali come bersaglio per tepie mirate (A. Her-2; B Her-1)

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RICERCA BIOMOLECOLARE E TUMORI

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nel carcinomamammario cheiperesprime HER-2. In due studi ran-domizzati (ameri-cano ed europeo)si è dimostratauna riduzione delrischio di recidivadi circa il 50% neiprimi due anni.Queste pazientisono ad altissimorischio di recidiva equindi una simileriduzione significaun impatto clinicoveramente rilevante. Il cetuximab ha mostrato una interessante atti-vità in pazienti con tumori del colon-retto meta-statici refrattari ai trat-tamenti chemioterapicistandard contribuendoad aumentare la lorosopravvivenza.Questi nuovi farmacihanno comportato nonsolo la conoscenza daparte degli oncologi diinformazioni di biologiamolecolare ma anche lanecessità di determina-re la presenza o menodel bersaglio molecola-re. La squadra che ha incura il malato oncologi-co si allarga sempre piùquindi a figure quali ilpatologo che avevanoavuto un ruolo solo dia-gnostico fino ad ora.Ovviamente come sem-pre capita in medicinanon tutto è così lineare come ci si potrebbe aspettare dauna terapia a bersaglio molecolare. Infatti vi sono degliaspetti che non possiamo ancora spiegare. Il cetuximabinfatti funziona anche in tumori in cui il recettore HER-1 non è iperespresso e non funziona in alcuni tumori in

cui e' iperespres-so aprendo nuoviinterrogativi suimeccanismi difunzionamento. Èpossibile che inalcuni tumori lapresenza di alcu-ne alterazionimolecolari nonsiano gerarchica-mente importantiper cui bloccarequeste vie non haripercussioni sullasopravvivenza cel-lulare. In altri casiil blocco di un

segnale può essere superato dalla attivazione divie parallelele.

È indubbio che questiultimi 5 anni abbianosegnato una rivolu-zione nelle conoscen-ze e disponibilità dicura dei tumori. Èaltrettanto vero che siè solo agli inizi, chesono necessarie co-noscenze dei mecca-nismi molecolari nonancora completamen-te chiariti e che forsedobbiamo sforzarci dipassare dalla fasedella conoscenza del-la struttura dei genial loro funzionamen-to e alla loro gerar-chia. Se riusciremo asviluppare le nostreconoscenze moleco-lari così che i com-

plessi meccanismi cellulari possano diventare a noifamiliari come quelli di una carta della metropolitanadi una qualunque città (Fig. 4) potremmo infine tro-vare la strada per la terapia di molti dei maggioritumori.

Fig. 4.

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UOMINI E LUOGHI DELLA CULTURA NELLE MARCHE

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Sulla origine e sullo sviluppodel fenomeno confraternale inItalia

Anche dal punto di vista della più recente e aggiorna-ta critica storiografica, non v’è più dubbio alcuno che ilfenomeno delle confraternite costituisca uno degli aspettinon secondari della storia religiosa del nostro Paese, manon soltanto di esso.

Quanto infatti con la loro plurisecolare presenza le con-fraternite abbiano inciso sull'organismo sociale italiano alivello non soltanto politico, socio-economico e giuridico,ma anche e soprattutto artistico, culturale e religioso, èormai cosa ben nota a tutti. D'altra parte, è altrettantonoto che trattare il tema delle "confraternite" in generalee di quelle italiane in particolare costituisce un impegnotutt'altro che agevole, data la estrema complessità dell'ar-gomento, frantumato come è in una miriade di piccoli egrandi "entità", che, pur fruendo di un "denominatore"pressochè comune, esprimono realtà proprie e spessoaddirittura diverse all'interno di un discorso storico stret-tamente unitario.

Un discorso, questo, che, d'altra parte, potrebbe per-metterci di rilevare la grande diffusione e l'influenza nontrascurabile che le "associazioni confraternali" ebbero adesercitare persino dal punto di vista sociale, giuridico, cul-turale ed artistico in Italia nell'ambito soprattutto dellanostra complessa e multiforme realtà cittadina e - almenodalla metà del XIV secolo e sino alla fine del XVIII - in tuttala cristianità occidentale, pur essendo esse quasi comple-tamente scomparse a partire dal XVI secolo nei paesi con-quistati dalla Riforma.

Volendo comunque indicarne le origini pió remote, sipotrebbe in primo luogo rilevare che il bisogno di unionee di collaborazione - specie in determinate situazioni e cir-costanze - si è sempre spontaneamente manifestato pres-so tutti i popoli fin dall'antichità, essendosi ben prestol'uomo reso conto che la solitudine lo rendeva debole difronte alle avversità e che il suo destino altro non potevaessere, se non quello costruito insieme ai propri simili. Edè appunto per questo motivo che alcuni studiosi tendonoad avvicinare - sia pure con tutte le distinzioni del caso -lo spirito confraternale a quello delle "fratrie" e delle"eterie" dell'antica Grecia oppure a quello dei "collegia"e delle "sodalitates" attive nell'antica Roma al tempo dei

Severi, come risulta chiaramente indicare uno dei piùautorevoli giuristi romani del II-III secolo d.C., ElioMarciano, quando nel terzo libro delle sue Institutionesutilizza la significativa espressione religionis causa coire1.

Un periodo particolarmente importante per lo sviluppoe per il potenziamento di siffatte istituzioni si manifestòcomunque sin dall'VIII-IX secolo. Cominciarono infatti sinda allora a sorgere - presso alcune badie in Europa, masoprattutto in Francia in epoca carolingia e con qualcheprobabilità nel X secolo anche in Italia nell'ambito di alcu-ni grandi centri urbani - le prime associazioni di chierici ascopo unicamente di culto e di beneficenza e assoluta-mente indipendenti da qualsiasi rapporto di tipo discipli-nare con i rispettivi vescovi.

Ora, proprio nei riguardi della particolare natura e dellespecifiche finalità dell'attività svolta anche dalle primeassociazioni confraternali, va sin d'ora precisato che inlinea di massima le forme di assistenza e di mutuo soccor-so da esse poste in atto assunsero ben presto da un puntodi vista generale una duplice caratteristica: quella cioè dipoter essere o di tipo "interno" o di tipo "esterno". Nelprimo caso - il più pertinente e congeniale alla origine ealla struttura dell’istituzione confraternale - gli interventirientravano nell'ordinaria amministrazione e riguardava-no quindi tutta un'ampia serie di attività svolte esclusiva-mente a favore dei propri "confratelli", "compagni" o"soci". Nel secondo caso, invece, gli interventi riguarda-vano in modo non ricorrente e quindi saltuario situazionidi assoluta eccezionalità ed emergenza, quali erano daconsiderare alcune straordinarie celebrazioni religiose ealcune più o meno gravi pubbliche calamità.

Stando così le cose, è evidente che le confraterniteerano soprattutto abilitate sin dalla loro origine ad assol-vere funzioni tipicamente "corporative" e quindi a van-taggio pressochè esclusivo dei propri iscritti e a svolgereinvece in circostanze soltanto eccezionali compiti di tipogeneralizzato a favore di tutta la comunità, sempre -beninteso - che gli Statuti prevedessero una siffatta e one-rosa forma di intervento2.

Ma quando e dove in particolare compaiono in Italia leprime forme di associazioni confraternali con tali caratte-ristiche?

Anche se in via di estrema semplificazione, è possibilerispondere che solo nel corso del XII secolo compaiono leprime confraternite concretamente attive in alcune regio-ni dell'Italia centro-settentrionale e più in particolare nelVeneto, in Toscana, nel Lazio, e in pochi ed isolati casianche nel Mezzogiorno, per poi nel XIII cominciare adiffondersi sempre più intensamente sino a raggiungere la

ANTONIO BRANCATIDirettore Biblioteca Oliveriana Pesaro

Lettura Magistrale tenuta all’apertura del Convegno annuale dellaFacoltà Caritas e Sanità il 17 giugno 2006 nell’Aula Luciani del PoloEustachio.

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Fig. 1 - La teoria del Purgatorio nella tela del fossombronese Giovanni Francesco Guerrieri (1589-1657) nella Chiesa di San Filippo diFossombrone (Pesaro).

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straordinaria fioritura, che fu propria dell'età successiva.A favorire nel corso del XIII secolo lo sviluppo di un sif-

fatto fenomeno, furono infatti sia la pressante richiesta daparte del ceto laicale di poter avere un proprio attivo ruoloanche all'interno della Chiesa conformemente a quantosul piano politico ed economico avveniva nell'ambito dellesocietà comunali; sia le difficili condizioni esistenziali dellasocietà medioevale, pressochè costantemente impegnataa lottare per la sopravvivenza a causa del continuo alter-narsi di guerre, carestie, epidemie e contagi, che spingeva-no gli individui ad unirsi per poter meglio affrontare lemille difficoltà della vita quotidiana3.

C'è di più. Nell'Italia del tempo ad accentuare tale statodi fatto contribuiva anche la questione morale e religiosainsieme, che coinvolgeva la stessa Chiesa di Roma e inparticolare la Curia pontificia e i prelati che la frequenta-vano, molti tra i quali non disdegnavano di prendere parteattiva alla vita mondana e a sfrontate manifestazioni tem-poralistiche, che da troppo tempo ormai riguardavanoanche l'alta e periferica società ecclesiale, suscitando diconseguenza frequenti reazioni da parte di gruppi più omeno numerosi e di singoli privati, fermamente decisi ariunirsi in comunità in nome di una sofferta aspirazione aduna maggiore semplicità di costumi e ad una più trascen-dente visione della vita4.

Di fronte ad un siffatto stato di cose e sulla base dell'e-vangelico nolite possidere neque aurum neque argentum,si cominciò ben presto a predicare apertamente contro lacorruzione dilagante: di qui non solo alcuni vasti movimen-ti religiosi, spesso sconfinanti nell'eresia come quelli deiPatarini, dei Catari, degli Albigesi o dei Valdesi; ma anchemovimenti pienamente ortodossi ed intraecclesiali, quali iCluniacensi, prima, e i Cistercensi e numerosi altri ordinimonastici, poi. Movimenti, questi, che, accolti tutti congrande favore dagli strati laicali soprattutto popolari e deci-samente contrari alla diffusa corruzione ecclesiastica, nontardarono ad operare sulla base di una profonda esigenzadi autentica vita religiosa nell'ambito più ampio dellaChiesa, offrendo così vaste possibilità all'associazionismospontaneo dei laici sul piano di una vita privata vissuta edispirata alla pratica della pietas e della pubblica carità.

Ora, proprio sull'origine spontanea di tanti movimenti edi tante manifestazioni religiose ebbero ad esercitare par-ticolare influenza non solo le ben note aspettative messia-niche annunciate dalla dottrina e dalle opere del pio abatecalabrese Gioacchino da Fiore (1145-1202), ma anche esoprattutto il particolare modo di sentire da parte delleelette schiere francescane, che, impegnate come erano a

ricondurre all'interno dell'ortodossia i nuovi ideali di sem-plicità e di purezza evangelica, contribuirono a fare affio-rare negli animi un grande desiderio di espiazione e dimortificazione, nonchè la ferma decisione di negare e direspingere ogni concessione ai valori terreni e alle passio-ni umane.

Alla luce di quanto sopra non ä difficile spiegare la for-mazione di movimenti popolari spontanei e caratterizzatida una forte carica religiosa, anche se non di rado esaspe-rati e scomposti e come tali mai divenuti dominanti neltessuto ecclesiale, come quello dei "flagellanti", dettianche "scoriati", "battuti" o "frustati", che, iniziato aPerugia nell'ottobre 1260, aveva dato origine ad unagrande processione di penitenti impegnati - soprattuttodalla predicazione di Ranier Fasani - a praticare in pubbli-co la flagellazione del proprio corpo come pena e mezzoespiatorio per allontanare ogni temuta calamità: pratica,rapidamente diffusasi in diverse zone dell'Italia centro-set-tentrionale e destinata a sconfinare successivamente inFrancia, Austria, Ungheria e Germania.

D'altra parte, numerosissime furono anche le associa-zioni religiose, i cui adepti, pur avendo lo stesso desideriodi espiazione, non si dettero però la stessa rigorosa disci-plina, preferendo raggiungere le loro finalità attraversol'esercizio di pratiche penitenziali non solo più equilibratee composte, ma anche meno sterili - come quelle dellapietà e della carità verso i più bisognosi - e in quanto taliidonee a coinvolgere tutta la vita morale e spirituale diuna persona: tra, esse le cosidette "pie unioni", vere eproprie aggregazioni occasionali, appartenenti ad unadeterminata categoria professionale, ma molto meno arti-colate e complesse rispetto alle confraternite e per lo piùprive di uno Statuto ed impegnate in particolare a prega-re per i propri defunti e a provvedere ai loro funerali.

C'è di più. Tra la fine del XIII e l'inizio del XIV secolo lastessa Chiesa ufficiale cominciò a muoversi verso una con-cezione escatologica più serena della vita e a proporre unmodello esistenziale sotteso da una teologia piuttostoaperta e moderata. Sintomatico a tal proposito fu non solola ben nota polemica contro i movimenti pauperistici radi-cali, ma anche una sottile rimeditazione dell'intera escato-logia, nel cui ambito venne a definirsi proprio allora, fra ilXII e il XIII secolo, una dottrina destinata a grande fortu-na: quella cioè sul Purgatorio, inteso come terzo "luogo"fra paradiso e inferno.

Una dottrina nuova, dunque, che nel confermare il valo-re salvifico della preghiera per i morti, soppiantava il trop-po rigido schema "salvati-dannati" basato su una dram-matica visione dell'umana esistenza distinta fra santi ereprobi: visione, che, mentre alimentava esasperate formedi penitenza e di purificazione spirituale, non era di fatto

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in grado di comprendere la esistenziale realtà della vitadegli uomini, la cui quotidianità è più spesso "media" fraquella degli onesti e quella dei depravati e di conseguen-za irriconducibile alla rigida distinzione manichea frabuoni e cattivi, fra virtuosi e perversi.

In tal modo la speculazione teologica sul Purgatorio - lecui radici peraltro erano molto antiche nella storia della

Chiesa - rappresentò la moderna risposta ecclesiale adogni forma di radicalizzazione religiosa5.

Con la dottrina del Purgatorio, del resto, la Chiesa otte-neva anche un altro importante risultato: quello cioè di sti-molare fra i fedeli ancora in vita una forte solidarietà neiconfronti di quelli già morti, grazie al concetto di una

Fig. 2 - Miniatura del XIV che mostra la Chiesa cattolica, qui allegoricamente raffigurata come una possente fortezza su tre piani, attaccata eassediata da una folla di seguaci delle correnti ereticali più agguerrite.

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"Chiesa purgante" ancora non pienamente salvata equindi ancora capace di intrattenere rapporti di vita spiri-tuale con gli uomini di questo mondo, che attraverso pre-ghiere e "suffragi" potevano positivamente influire sulprocesso di purificazione dei loro cari defunti.

Di qui l'istituzione di particolari confraternite proprio atali scopi dirette. Di qui anche una rilevante serie di lascititestamentari in favore di confraternite, opere pie e ospe-dali quale inequivocabile segno di nuova forma di religio-sità per tanta parte in linea con lo sviluppo della pió avan-zata civiltà di stampo "borghese".

Fu per l'appunto non piccolo merito della Chiesa avereper tempo compreso la positività del nuovo modello di svi-luppo economico e politico e creato in conseguenza - al di

fuori degli estremismi di ogni genere - un nuovo tipo dicultura, capace di attivare forme di laicato devoto e orto-dosso, destinate a costituire una sorta di anello di con-giunzione tra clero e popolo bisognoso dei fedeli non solonell'ambito dei grandi e medi centri urbani, ove operava-no numerosi cittadini facoltosi quali mercanti, notai e arti-giani delle diverse corporazioni, ma anche e soprattuttonei centri minori, all'interno dei quali l'attività caritativo-assistenziale era certamente ancor più necessaria e cometale anche più sentita.

In tale modo sia la diffusa presenza delle confraternitelaicali presso tutti gli strati sociali, sia la fiducia che esseriscuotevano da parte dei fedeli, nonchè l'esempio dell'e-sercizio da esse praticato della pietà, della devozione e

Fig. 3 - Particolare della Chiesa pesarese del Nome di Dio, una delle più belle delle Marche, portata a compimento nelle sue strutture mura-rie tra il 1577 e il 1578 e destinata a sede della Confraternita omonima.

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Fig. 4 - Sepoltura di un defunto da parte di alcuni membri laici di una Confraternita della Misericordia; riproduzione di un pannello del ciclo delleSette opere di Misericordia corporale realizzato dal pittore Carlo da Camerino del 1330 e presente nella seconda sala della Pinacoteca Vaticana.

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Fig. 5 - Stendardo della seicentesca Confraternita di Gesù e Maria, conservato nella chiesina della Madonna della Misericordia in localitàTrebbio della Scomfitta di Candelara (Pesaro).

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della penitenza, finirono per contribuire tanto silenziosa-mente quanto concretamente alla salvezza della Chiesanel tormentato periodo della propagazione e della divul-gazione dell'eresia6.

Siamo dunque ben lontani ormai dalle espressioni disor-dinate e spettacolari e a tratti persino lontane dall'orto-dossia propria dell'ascetismo laico medioevale: il laicatodevoto, che vive ed opera in seno alle confraternite, ripro-pone infatti - alla luce di una grande apertura verso ognistrato della popolazione - l'esigenza di una vita cristiana,che superi il diffuso individualismo religioso per tornarealla tradizione e per riappropriarsi dei valori comunitari eliturgici del primo Cristianesimo. Ecco perchè possiamoattribuire a tali associazioni un importante ruolo di trasfor-mazione della comunità ecclesiale: esse, infatti, si mostra-no ormai sempre più consapevoli di appartenere in qual-che misura alla vita stessa della Chiesa e di poter concre-tamente collaborare alla risoluzione della grave crisi cheda troppo tempo ormai la travagliava.

A partire dalla fine del XV secolo in avanti - oltre a così

significativi cambiamenti di ordine spirituale - si rilevanoperò in ambito confraternale anche importanti trasforma-zioni di tipo organizzativo: si diffonde - ad esempio -, purnon generalizzandosi, l'uso dell'approvazione della con-fraternita e/o dei suoi Statuti da parte dell'ordinario dioce-sano, che in concomitanza di quest'atto è anche solitoconcedere ai fratelli indulgenze e privilegi. Uno stato difatto, questo, che non poteva comunque essere considera-to un tentativo di subordinazione o di trasformazione giu-ridico-strutturale delle confraternite da parte della gerar-chia, bensì un semplice avvio a renderle una utile e prezio-sa organizzazione su scala diocesana presente in quasitutte le parrocchie, e in quanto tali investite di una impor-tante e delicata funzione: quella cioè di "raccogliere leenergie del laicato intorno ai parroci e al vescovo". Le con-fraternite, gelose come erano della propria autonomia,continuarono in ogni caso a conservare quella indipenden-za nei confronti dell'autorità non solo civile, ma ancheecclesiastica, che da sempre costituiva una loro peculiarecaratteristica e che consentiva a ciascuna di esse di gode-re di una grande libertà di azione specie in momenti, nei

Fig. 6 - Bossolo per votazione appartenuto alla Confraternita delCorpus Domini di Urbino (sec. XVIII).

Fig. 7 - Tabernacolo presente nella Chiesa pesarese della Confraternitadel Nome di Dio e destinato a conservare una reliquia della Santa Croce.

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quali l'attività confraternale risultava particolarmentenecessaria e pressante.

Fu per l'appunto l'ampia capacità di iniziativa, che neiprimi anni del Cinquecento le confraternite italiane ebbe-ro di sapersi trasformare e adattare alle mutate circostan-ze storiche, politiche e religiose dell'età moderna, a costi-tuire la loro àncora di salvezza in circostanze particolar-mente difficili, nelle quali la realtà confraternale sembròpiù che mai minacciata dall'onda d'urto della Riformaluterana, che avrebbe voluto sopprimerle, considerandoleespressioni di religiosità corrotta e forse anche inutile,data l'esplicita condanna del "bene operare" dell'uomoper il raggiungimento della salvezza eterna.

C'è di più. In sì difficile situazione le confraternite sep-pero inoltre adattarsi alla nuova realtà e trasformarsi da

eterogenee forme di organizzazione sociale e religiosatipicamente medioevali in funzionali punti di riferimentoper tutti coloro, che, pur sentendosi religiosamente impe-gnati, non volevano prendere i voti. D'altra parte, l'esi-stenza delle Confraternite non tardò a rivelarsi utile ancheper avvicinare individui appartenenti a diversi ceti sociali eper creare tra loro rapporti amichevoli e di reciproca stima,oltre che per attuare un'ampia ed incisiva politica assi-stenziale, capace di contribuire validamente nei momentidi maggior tensione non solo ad alleviare le negative con-seguenze di situazioni particolarmente difficili dal punto divista sociale, ma anche a sollevare le classi dirigenti dallepressioni di tipo economico, che venivano di tanto in tantomanifestandosi persino in modi e forme non sempre facil-mente controllabili.

Le confraternite perciò non solo continuarono ad esiste-re nella loro autonomia gestionale per tutta la prima metàdel XVI secolo, ma il loro stesso numero aumentò al puntoche nelle aree urbane un quarto almeno, se non addirittu-ra un terzo dell'intera popolazione maschile adulta, non-chè numerose donne e adolescenti, risultavano membri diesse. Fare parte di una confraternita significava infattipoter godere di una certa protezione e sicurezza in camposia sociale che spirituale: protezione e sicurezza, che apoco a poco non vennero più destinate ai soli membridella confraternita e alle loro famiglie, bensì anche ad unsempre più consistente numero di bisognosi con particola-re riguardo ai malati e ai moribondi anche se non aderen-ti alla Confraternita.

Una vera e propria svolta, destinata a segnare profon-damente la storia futura degli organismi confraternali e aminacciare seriamente la loro stessa libertà e autonomianelle scelte operative e nella pratica quotidiana dei loroantichi costumi, fu comunque imposta dall'atteggiamentoassunto dalla Chiesa nel corso della sua complessa attivitàcontroriformistica, iniziata con il Concilio di Trento nel1545 e protrattasi tra continue interruzioni per diciottoanni fino al 1563.

Come è ben noto, con il Concilio la Chiesa intendevaprocedere ad una seria riorganizzazione spirituale e disci-plinare di tutte le proprie strutture e di tutte le proprie com-ponenti, affrontando altresì i più importanti problemi dot-trinali e teologici che la Riforma luterana aveva sollevato eche necessitavano di una sollecita e ferma risoluzione.

Alla luce di tale direttiva venne infatti approvato il 17settembre 1562, nel corso della XXII Sessione del Concilio,il cosiddetto Decretum de Reformatione (canone VIII-IX)riguardante le Confraternite e i Luoghi pii7.

Esso infatti al canone VIII prescriveva che ad ogni vesco-vo - nell'ambito del territorio di sua competenza - fosse

Fig. 8 - Tabellario ligneo del XVII secolo intagliato, dorato e dipintoin nero, di cui era dotata la pesarese Confraternita del Nome di Dio.

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attribuita la facoltà di visitare le confraternite come le altreistituzioni laiche di beneficenza e nello stesso tempo rico-nosciuto a lui il diritto non solo di censurare i confratelli chefossero risultati colpevoli di gravi inadempienze nell'attua-zione delle sacre funzioni o nell'esercizio dei propri doverireligiosi, ma anche di revisionare - al di là di ogni possibileprivilegio passato e nonostante che gli Statuti non lo pre-vedessero - i conti amministrativi riguardanti i beni patri-moniali posseduti dalle strutture di appartenenza. E ciòattraverso un minuzioso esame di ogni documentazioneesistente e, più in particolare, dei cosiddetti "registri delleentrate e delle uscite" di cui ciascuna confraternita dovevaessere dotata: le entrate, costituite per lo più dai redditi -spesso persino cospicui - provenienti soprattutto da beni oimmobili quali case e terreni o mobili come i capitali liqui-di pervenuti alla confraternita sia al momento della suafondazione, sia successivamente per donazioni fatte o invita o per via testamentaria da uno o più benefattori8; leuscite o spese - per lo più anch'esse consistenti - derivantia loro volta da una applicazione scrupolosa di quanto risul-tava pertinente alle finalità proprie di ogni singola confra-ternita: tra esse quella - indicata e segnalata in vario mododagli Statuti - di un auspicato contratto con il divino da per-seguirsi, oltre che attraverso le pratiche religiose, anche

con il concreto esercizio di opere pie e caritatevoli ispiratealla cristiana solidarietà: opere, che, comprendendo unacomplessa e vasta gamma di iniziative caratterizzate dauna forte motivazione religiosa, potevano spaziare dall'or-ganizzazione di gruppi di preghiera e di penitenza all'inco-raggiamento di una maggiore e più incisiva professione difede; dall'aiuto morale e materiale in favore degli strati piùdeboli e diseredati all'assistenza ai moribondi e ai condan-nati a morte; dall'attuazione di esequie e di preghiere per idefunti all'ospitalità a pellegrini, infermi e stranieri, nonchèad ogni altra attività, che potesse o essere di concreto aiutoal prossimo o contribuire al conseguimento di specialiindulgenze a riscatto dei peccati, previste persino a favoredi chi - in occasione di carestie, terremoti, epidemie, cata-clismi e guerre - andava per le campagne alla ricerca dicadaveri abbandonati e rimasti insepolti9.

Tra le spese meno importanti, ma pur sempre rispon-denti a ben precise esigenze, v'erano anche quelle per larealizzazione di stendardi e gonfaloni il più delle voltevistosamente dipinti o ricamati da utilizzare nel corso delleprocessioni; nonchè quelle per rendere sempre più acco-gliente e funzionale il locale destinato ad ospitare i fratel-li durante le riunioni e le pratiche di culto. Di qui il meritoriconosciuto alle Confraternite di avere contribuito non

Fig. 9 - Emblemi di due Confraternite urbinati, Confraternita di San Giovanni Battista e Confraternita di Sant’Antonio Abate, sorte adUrbino tra il XIV e XVII secolo.

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poco allo sviluppo della storia dell'arte italiana, commis-sionando talora opere importanti persino ad artisti di altis-simo livello, come è dato di rilevare attraverso le esempla-ri iniziative assunte in tal senso dalla Confraternita delCorpus Domini di Urbino e da quella del Nome di Dio diPesaro10.

Merito di ben altra natura, ma non per questo trascura-bile, può essere considerato quello assunto dalle confra-ternite nei riguardi delle origini della storia letteraria italia-na, alimentando e incoraggiando in vario modo la produ-zione delle "laudi" in volgare e con esse delle prime formedi una "letteratura" devozionale11.

Data la rilevante complessità della materia e dei campidi intervento, nonchè il comportamento addirittura pocolimpido e lineare, se non addirittura immorale e fraudolen-to, talora assunto da parte di alcuni amministratori specienell'ambito degli Ospedali, dei Monti di Pietà e dei Montifrumentari, i Padri conciliari furono indotti a mettere ordi-ne nella intricata materia e ad assicurare una correttagestione amministrativa attraverso un oculato controllovescovile dei libri contabili e non soltanto di essi.

Così con la rigida applicazione dei due canoni VIII e IX delDecretum de Reformatione l'indipendenza, peculiare carat-teristica di tutti gli organismi confraternali, finì per esseresacrificata almeno formalmente alla logica controriformisti-ca, secondo la quale il rinnovamento della Chiesa dovevaavere come fulcro proprio la figura del vescovo, cui andava-no quindi attribuiti tutti i poteri necessari per governare ladiocesi, dove egli aveva ormai l'obbligo di risiedere.

Con tutto ciò nel corso del XVII secolo, che vide matura-re almeno in parte il seme gettato dalla XXII Sessione del

Concilio di Trento, il numero delle compagnie di laici vera-mente attive continuò - nonostante la libertà d'azionealmeno dal punto di vista formale ormai limitata - a cresce-re in modo esponenziale per due ben precisi motivi di ordi-ne del tutto diverso. Il primo va collegato con la situazionedi particolare crisi economica, nella quale l'Italia - sin daiprimi decenni del Seicento - si era venuta a trovare coinvol-ta come fu in un processo di preoccupante pauperizzazio-ne delle classi medie e basse. Il secondo risulta a sua voltariconducibile al fatto che ancora del tutto inadeguato risul-tava essere il funzionamento delle parrocchie, condiziona-te pesantemente dalla complessa varietà del corpo sociale,che, d'altra parte, si sentiva meglio rappresentato dallapluralità di culti cui si riferivano proprio le confraternite.

In tale contesto non v'è dunque dubbio che le confrater-nite e le opere pie avevano ormai assunto un ruolo sem-pre più importante e fondamentale nell'ambito dellasocietà contemporanea come generosa risposta sia almale quotidiano e alla miseria ricorrente e dilagantesoprattutto tra i ceti più deboli e diseredati sia alle "nuoveforme" di povertà e di indigenza che purtroppo in ogni etàfanno la loro comparsa alla ribalta della storia11.

Una siffatta diffusione delle confraternite nel tessutosociale e religioso del paese venne comunque considere-volmente osteggiata nel corso del XVIII secolo: un secolo,che gli studiosi di spiritualità con opinione abbastanzaconcorde considerano un arco di tempo certamente nonesaltante per una vita cristianemente vissuta, ma che tut-tavia non va neppure caricato di quegli scherni sarcastici ecorrosivi che furono propri della pubblicistica di Diderot, diVoltaire e soprattutto di Paul Henri D'Holbach, il più estre-mista rappresentante dello scetticismo illuministico.

Ad appesantire ulteriormente dal punto di vista giuridi-co-religioso la situazione nella seconda metà del secoloXVIII, contribuì anche il fatto che già da qualche tempo siera cominciato ad avvertire da parte dei governi politica-mente più avanzati l'esigenza di affidare ai pubblici pote-ri la completa gestione del settore laico-profano, sottraen-dolo ad ogni forma di intervento da parte di altri enti,Chiesa compresa. In tale contesto molti uomini di gover-no, convinti seguaci del giusnaturalismo, posero pertantoparticolare cura nel fissare un deciso limite alla ormai plu-risecolare intraprendenza clericale e confraternale, che,considerata legittima per quanto riguardava il campo spi-rituale, doveva essere invece ricondotta alla piena osser-vanza delle leggi dello Stato e quindi sottoposta al pubbli-co controllo per ogni attività esterna alla "coscienza".

Fu così che sul finire del secolo in molti Stati, dallaLombardia austriaca alla Toscana di Leopoldo II e alRegno di Napoli di Carlo III di Borbone e del ministro

Fig. 10 - Barella per il trasporto dei defunti appartenente all’Oratoriopesarese del Nome di Dio.

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Bernardo Tanucci, venne avviata una politica giurisdizio-nalista mirante ad intervenire in nome della laicità delloStato su tutta l'attività visibile della Chiesa e, soprattutto,su quanto riguardava le nomine delle autorità ecclesiasti-che e la gestione diretta o indiretta dei loro beni e quindianche delle confraternite.

Con tutto ciò - e nonostante una così pesante e ideolo-gica intromissione dello Stato - la legislazione tanucciananon ebbe facile ed immediata applicazione sia per la dif-fusa e radicata presenza delle confraternite nel tessutosociale di tutto il regno; sia per la constatazione che molti"aiuti civili", da esse procurati ed offerti ai settori pió dise-redati tra la popolazione delle città, dei piccoli centri edelle campagne, non potevano essere in alcun modo eli-minati in quanto non sostituibili con interventi altrettantovalidi e capillari da parte di uno Stato, che non possedevanè le strutture, nè una adeguata legislazione in materia,nè tanto meno i mezzi sul piano finanziario per applicarla.Una situazione, questa, che non risultò del tutto diversarispetto a quella nella quale versavano gli altri Stati dellapenisola, che, impegnati come erano anche essi a ridurrel'influenza politica esercitata dalla Chiesa nei propri terri-tori, si videro ad un certo momento costretti ad orientarsiverso soluzioni di compromesso con l'autorità religiosa,anche se poi non rifuggirono dal fare ricorso addirittura adun'ampia serie di soppressioni culminate nel ben notodecreto napoleonico del 26 maggio 1807.

Tale stato di fatto migliorò sensibilmente in Italia soltan-to nei decenni successivi al Congresso di Vienna con laRestaurazione: essa infatti favorì una temporanea ripresadell'attività confraternale, resa però di nuovo difficile conil 1861 e con l'unificazione del Regno, quando l'esigenzadi dare alla penisola una struttura laica, liberale e giurisdi-zionalista non poteva non costituire un elemento destina-to a indebolire il potere politico della Chiesa e a controlla-re nell'ambito di essa anche l'ampia rete degli istituti con-fraternali, dei quali non pochi chiedevano addirittura e agran voce la soppressione: il che, se di fatto non avvenne,fu soltanto per la capillare assistenza umanitaria ormai dasecoli esercitata dalle confraternite a vantaggio dei piùpoveri e dei più bisognosi e alla quale, d'altra parte, lapubblica amministrazione non era ancora in grado diattendere con altrettanta incisività e compiutezza.

Fu infatti solo verso la fine del secolo che il governoCrispi, portando a compimento la legislazione così detta"eversiva" - già avviata con le leggi sui conventi del 1866-67 - avocò a sè tutta la beneficenza pubblica, creando conla legge del 17 luglio 1890 le Congregazioni di Carità eponendole alle dirette dipendenze del Ministerodell'Interno. Come se ciò non bastasse, il 3 agosto 1896

con la legge n. 753 il governo Di Rudini intervenne a suavolta, distinguendo le Confraternite in base al criterio pre-minente delle loro finalità in due categorie, destinate arimanere poi fondamentali anche nella successiva legisla-zione confraternale: quelle dette di "culto", prepostecome tali essenzialmente o totalmente alla promozionedell'attività culturale e religiosa; e quelle dette "miste" edestinate - oltre che a scopi di culto - anche a finalità pre-valentemente di assistenza e beneficenza. Le prime,dichiarate istituzioni ecclesiastiche, vennero come taliriconosciute di pertinenza dei vescovi locali, anche sedipendenti dal Ministero di Grazia e Giustizia; le seconde,invece, vennero sottoposte direttamente al Ministerodell'Interno nell'ambito della pubblica assistenza.

Nè va dimenticato che a complicare nel frattempo lasituazione erano state due altre importanti realizzazionieffettuate dallo Stato in ambito laico-sociale: le cosiddet-te Mutue o Società di Mutuo Soccorso e le Congregazionidi Carità già in precedenza ricordate.

Un siffatto stato di cose migliorò dal punto di vista giu-ridico solo dopo il Concordato del 1929 fra lo Stato italia-no e la Santa Sede. Esso, infatti, riprendendo una distin-zione ormai da tempo in uso, riconosceva lo status di entiecclesiastici alle confraternite a prevalente o totale scopodi culto e pertanto confermava la loro esclusiva dipenden-za dall'autorità ecclesiastica. Le altre confraternite, quellecioè "miste" - nel caso che non fosse stato possibile sepa-rare il patrimonio destinato alla beneficenza da quelloimpiegato nelle attività religiose e di culto - rimanevanoinvece alle dipendenze del Ministero dell'Interno, pur secon ampia possibilità del vescovo di sorvegliare e dirigerela loro vita spirituale. Una distinzione, questa, che si rivelòtuttavia piuttosto complicata da attuare.

Tutta la problematica venne comunque ripresa e ridi-scussa su basi di maggiore chiarezza soltanto in seguitoalla revisione del Concordato firmata dal governo Craxi il18 febbraio 1984 e regolamentata poi con la legge del 20maggio 198513.

Ad un esame attento delle nuove disposizioni è peròagevole rilevare che esse in realtà sono risultate ben pocoinnovative per quanto riguardava entrambe le categoriedelle vecchie confraternite già esistenti prima del 1929: ilche è agevolmente spiegabile con il preciso intento delledue parti contraenti di salvaguardare gli ormai acquisitidiritti dello Stato e della Chiesa.

Dal 1984 è pertanto evidente che alla competente auto-rità ecclesiastica è ormai definitivamente riconosciuta elasciata la capacità di erigere in persona giuridica pubbli-ca le associazioni laicali, che si propongono l'insegnamen-to della dottrina cristiana in nome della Chiesa o l'incre-mento del culto pubblico.

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UOMINI E LUOGHI DELLA CULTURA NELLE MARCHE

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tiva ampia, che teneva conto del contesto sociale in cui erano sorti.In questi studi - tra i quali particolarmente importanti furono quellidi Gioacchino Volpe - il dissenso religioso veniva però colto nei suoilegami con le trasformazioni economiche avvenute tra l'XI e il XIIsecolo in seguito alla rinascita della vita cittadina e visto comeespressione di conflitti a sfondo sociale. In siffatte interpretazioni icontenuti e i significati religiosi dei movimenti ereticali erano infattiin gran parte trascurati.L'importanza crescente, assunta nella società occidentale dopo ilMille, dei richiami alla tradizione evangelica, divenne però dallametà del secolo scorso il punto di partenza per nuovi studi. Bastiricordare infatti quelli condotti da Raffaello Morghen e divenuti l'e-lemento ispiratore della sua fondamentale monografia dal titoloMedioevo cristiano, edita nel 1951 a Bari presso Laterza e destinata adavere un largo seguito nella seconda metà del Novecento al punto dainfluenzare anche i risultati conseguiti da quanti da allora decisero diaffrontare e approfondire la conoscenza del fenomeno confraternale.5) Vedi J. Le Goff, La nascita del Purgatorio, Torino, 1982, pp. 267-404, nonchè il pió recente saggio di M.J.Taylor, Il Purgatorio,Cinisello Balsamo, 2000.6) Sembra infatti che in Germania proprio nelle città con forte pre-senza di confraternite, come ad esempio Colonia, Lubecca edAmburgo, la predicazione protestante si fosse addirittura arrestata,mentre continuava a dilagare altrove. Vedi G. Calisi, Il ruolo delleconfraternite ed il loro servizio nella Chiesa, Relazione tenuta pres-so il Centro Studi Confraternite G.Casareto di Genova inhttp://web.infinito.it/utenti/c/confraternitegenova/calisi.h.tml, p.1.7) Per il testo completo del decreto di riforma vedi o l'edizione origi-nale dei Canones et decreta... Concilii tridentini, Romae, 1564,Sessione XXII, cap. VIII-IX, pp. 150-151 oppure alle pp. 167-171 laben nota edizione a cura Johann Friedrich von Schulte ed EugenRichter, che vide la luce a Lipsia nel 1853, oltre a quella relativamen-te recente di H.Jedin (a cura), Conciliorum Oecumenicorum Decreta,Bologna, 1973, p. 740.8) In particolare nei riguardi delle "entrate", spesso anche moltoconsistenti e diversificate, vedi A.Brancati, cit., p. 48, nota 45.9) Si trattava, dunque, anche in questo caso di una mole di iniziati-ve di tutto rispetto e spesso di rilevante consistenza patrimoniale,nei riguardi delle quali venne per la prima volta previsto un control-lo soltanto attraverso le norme dettate dal Concilio di Trento.Da quanto sopra risulta evidente:a. che una oculata amministrazione delle entrate e delle usciterichiedeva - insieme ad una scrupolosa e responsabile gestione -anche una organizzazione tecnico-amministrativa di tutto rispetto;b. che da una attenta consultazione dei libri contabili pervenutici èdato anche di rilevare non solo la situazione e la evoluzione finan-ziaria dei singoli sodalizi, ma anche il tipo di applicazione e l'iterseguito dagli amministratori nei riguardi delle decisioni riportate neiverbali dei Consigli.10) Si fa al riguardo esplicito rinvio a quanto risulta ricordato in A.Brancati, op.cit., pp.48-49, nota 48, nonchè sempre nello stessovolume quanto segnalato da G. Calegari in Chiesa dell'Annunziata:sette secoli d'arte, pp. 216-271.11) Anche in questo caso vedasi A. Branati, cit., p. 49, nota 48 bis.12) Di particolare interesse al riguardo A. Pastore, Strutture assisten-ziali fra Chiesa e Stati nell'Italia della Controriforma in Storia d'Italia,Annali 9, Einaudi, Torino, 1986.13) Per un confronto sinottico tra il Concordato del 1929 e quello del1984 vedi G. Acquaviva-G. De Rita, La Chiesa galassia e l'ultimoconcordato, Milano, 1987.

Va precisato infine che il Codice di diritto canonico del1983 non usa più il termine "confraternita": esso infatti pre-ferisce inglobare tutte le associazioni laicali in una normati-va unica, entro la quale è lasciata piena libertà ai fedeli dicreare o forme e strutture che "mediante l'azione comune"tendano all'incremento di una vita più perfetta o alla promo-zione di un culto pubblico o della dottrina cristiana.

Va da sè, dunque, che, pur se non nominate, le tradizio-nali "confraternite" vengono ancora oggi riconosciutedalla Chiesa, la quale, pur nella consapevolezza dell'attivapresenza promozionale dell'Azione Cattolica, invita espli-citamente i fedeli ad offrire la loro personale adesione alleassociazioni erette dall'autorità ecclesiastica, onde dareconcretezza sociale al loro spirito religioso senza restrin-gerlo a puro interiorismo privato.

Ecco anche perchè le confraternite italiane, per meglioorganizzare le proprie forze si sono recentemente riunitetra loro con l'assenso della CEI, che ha addirittura appro-vato con decreto del 14 aprile 2000 uno Statuto dellaConfederazione delle Confraternite delle Diocesi d'Italia,raggiungendo così un concreto e positivo traguardo, dopoavere affrontato e superato ostacoli e traversie di ognigenere in difesa dei propri principi e nel complesso àmbi-to delle sempre più difficili problematiche religiose e socia-li proprie di un Paese civile come l'Italia.

* * *Le figure inserite nel testo sono tratte dal Volume La

Confraternita e la Chiesa dell’Annunziata di Pesaro. Il feno-meno confraternale in Italia, a cura di Antonio Brancati,con saggi di Antonio Brancati, Adele Brancati, GraziaCallegari. Volume della Fondazione Cassa di Risparmio diPesaro 1841. Il lavoro editoriale Ancona 2005.

Note1) Digesta Justiniani Augusti, XXXXVII, 22, 1 (Edizione P. Bonfante,Mediolani 1931, p. 1410). Tra le più antiche testimonianze su unostretto legame operativo tra clero e laicato devoto vedi CIL, 2, n.8738, p. 102 in A. Brancati, Il fenomeno confraternale in Italia inA.B. (a cura), Le Confraternite e la Chiesa dell'Annunziata di Pesaro,"Collana Aletheia" della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro,Ancona, 2005, pp. 10-11.2) Sempre fondamentale sull'argomento E. Delaruelle, La pietàpopolare nel Medioevo, Torino, 1975. Per qualsiasi altro riferimentobibliografico sul complesso tema si rinvia in particolare all'apparatopresente nel contributo a firma dello scrivente e già citato nella pre-cedente nota n. 1.3) Sulla povertà in generale e sulla situazione dei poveri in partico-lare nell'età medioevale è sempre attuale quanto leggesi in B.Geremek, Il pauperismo nell'età preindustriale in Storia d'Italia,Documenti, I, Einaudi, Torino, 1973, pp. 670-700.4) Il tema del dissenso religioso nel Medioevo è divenuto oggetto diindagini sistematiche a partire dalla fine dell'Ottocento, quando imovimenti ereticali cominciarono ad essere studiati in una prospet-

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OSSERVAOTRIO

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Il linguaggio della medicinascientifica e i sentimenti dellasalute e della malattia: gram-matiche sociali a confronto

Sono grato alla vita... A volte nella solitudine del viaggio, nel crepuscolo del sonno, sorrido, e quasi piango, a

pensare quanto vedo, a quanto sentoscorrermi intorno, al profumo degliocchi che incrocio, ed al sapore di

questa vita colorata, una macedonia di gioie, rabbie, piacere e tristezza,

schiaffi e dolci carezze...

Carlo Urbani

C'è la realtà, necessaria come un dato naturale, esternama interiorizzata nel profondo, fatta di oggetti d'uso quo-tidiano, tecnologie, arredamenti di interni e architetture, epoi rituali, istituzioni, status e ruoli, schemi a noi familiarie rassicuranti, prevedibili e regolari, come un pendolo.

C'è questa realtà, e poi c'è l'immaginazione sociologi-ca, che guarda oltre l'apparenza dei fatti, con la curio-sità della prima volta e con la capacità, per quanto pos-sibile, di estraniarsi.

Questa realtà è fatta di parole, dietro ognuna di essec'è il mare. Le parole costruiscono mondi, possono avvi-cinare o escludere, sedurre o generare equivoci. “Leparole sono di tutti” ripeteva Sofia da piccola, senzasapere che sono anche armi potentissime, possono con-dannare a morte o curare e salvare vite umane.

Tutta la realtà è una costruzione sociale, la realtàumana in un mondo umano, l'unico a noi accessibile eper noi praticabile, attraverso l'uso e l'interpretazione diformule linguistiche: “…parlar chiaro è difficile. Duepersone che parlano sono come due mondi diversi chetentano di entrare in comunicazione” (Valdrè, p.5).

Nell'incontro tra un medico e un paziente questa con-trapposizione di mondi, l'uno di fronte all'altro, apparecon evidenza. Da un lato c'è il linguaggio della scienza,dall'altro il sentimento della salute e della malattia, ilbenessere e la sofferenza psico-fisici, anch'essi in qual-che modo socialmente mediati, perché ogni esperienzaumana, al limite anche in forme sottili e impercettibili,risulta sempre filtrata ed elaborata in chiave simbolica,all'interno degli universi significativi vigenti.

La medicina scientifica segue ed esegue protocolli,osserva, classifica, procede a misurazioni, valuta, secon-do le metodologie a cui è informata, come giusto, comequalsiasi altra scienza, con le stesse “certezze”, almenocosì come appaiono nell'accezione dell'eco positivisticaancora rimasta negli schemi mentali e nel lessico ordi-nari, mentre la riflessione epistemologica nel frattemposi è spinta su altre vie.

Ma essa è anche parte di un sistema, capitalistico eglobale, che incorpora tutto, esseri umani e cose, cultu-ra, arti e scienze, medicina compresa, all'interno di unapropria normatività totalizzante, il cui parametro fonda-mentale, il denaro, è una assenza di valore intrinseco,un “supersimbolo” che rappresenta la misura sociale ditutto, anche di se stesso. Alle presunte certezze delleculture arcaiche, e successivamente delle ideologie(scienza inclusa), questo nuovo ordine sostituisce la cer-tezza del vuoto, l'indifferenza ontologica tra ciò cheappartiene alla vita e il mondo delle cose, la loro inter-cambiabilità, all'interno di un macchinario il cui unicosenso consiste nella propria efficienza. In tutto questonon c'è spazio per l'umano, se non inteso come “acci-dente”, elemento contingente, la cui valorizzazione ècondizionata ad un criterio di funzionalità.

Questi sono i linguaggi dominanti, con cui la medici-na occidentale si esprime ed è chiamata a confrontarsi,una medicina “muta”, che non si rivolge all'umano, ene parla solo come “res extensa”; una scienza “nonumana”, che pure è oggetto di aspettative e di speran-ze, spesso al centro di situazioni drammatiche, e il cuiesito, se non altro da un punto di vista statistico, è statoed è sicuramente un maggior numero di guarigioni. Perlei si potrebbe affermare quanto è stato detto a propo-sito del “sociale allo stato puro (Capitale)”, il quale“salva vite, trapianta organi da un corpo all'altro, curamalattie. E cosparge tutto il mondo di una sua pacesuperficiale (che non è poco). E, tuttavia, … non cono-sce né la salute né la vita” (Piazzi, p.380).

Dall'altro lato del tavolo c'è invece proprio la vitaumana, con la sua fatica, la sua sofferenza, individualee relazionale, e di fronte si trova una medicina “sorda”a questi linguaggi.

Ciascuna biografia è situata ad un crocevia tra perso-nale e collettivo, ontogenesi e filogenesi, psicologie esociologie che raccontano, intersecandosi, le storie dellenostre esistenze.

E ciascuna biografia risulta necessariamente immersain alcuni elementi invarianti: c'è sempre una nascita, poi

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OSSERVATORIO

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ci sono nuove nascite, per tutta la vita, una dopo l'altra.Ci sono incontri, sempre rischiosi, imprevedibili, mediatidall'incertezza dei linguaggi, come specchi perriconoscersi, l'uno nell'altro. E c'è la cura, una cura con-tinua, che è capacità di mettersi in ascolto e di sapereaspettare, è “terapia” nella sua accezione più stretta-mente etimologica di “porsi al servizio di”, “porgere lamano”, e anche “prendere per mano”, diversamente daun approccio basato unicamente sull'informazione, che“rinuncia alla mano”, alla curiosità empatica di chi siporta all'orecchio una conchiglia (Donini, p.178 e ss. eseconda di copertina).

Un'estate a Senigallia, Matteo (3 anni), sprofondato nelsuo salvagente, pochi metri lontano, ripeteva, quasi a sestesso: “siamo tutti soli…”. Siamo soli, ciascuno dentro lapropria esperienza privata, in ultima istanza incondivisi-bile e difficilmente comunicabile. E ciascuno è come unsole, cioè valore in sé, evento irripetibile. La medicina ha ilcompito di chinarsi, con la stessa pazienza maieutica del-l'insegnante, ad ascoltare il suo battito, il suo ritmo unico.

Marco GrilliUniversità Politecnica delle Marche

Bibliografia

1) P.L. Berger, Th. Luckmann, La realtà come costruzione sociale, ilMulino, Bologna 19692) G. Donini, Come si ascolta una conchiglia. Il senso capovolto nellamedicina moderna, Quattroventi, Urbino 20023) E. Freidson, La dominanza medica. Le basi sociali della malattia edelle istituzioni sanitarie, Angeli, Milano 20024) M. Loiacono, Verso una nuova specie. Disagio diffuso, salute ecomunità globale, Edistampa Nuova Specie, Foggia 20005) F. Manattini, P. Stauder (a cura di), Il silenzio per dirlo. Crisi dellacomunicazione sociale e ambiente umano, Quattroventi, Urbino20006) R. Mancini, Il silenzio via verso la vita, Comunità di Bose,Magnano 20027) G. Piazzi, La ragazza e il Direttore, Angeli, Milano 19978) A. Ponzio, Elogio dell'infunzionale. Critica dell'ideologia della pro-duttività, Castelvecchi, Roma 19979) H. Popitz, Verso una società artificiale, Editori Riuniti, Roma 199610) P. Stauder, La memoria e l'attesa, Quattroventi, Urbino 199911) C. Urbani, Immagini e parole, Edizioni Sagraf, Castelferretti(Falconara M.) 200412) L. Valdrè, Medicina muta. La malattia tra oggettività e sentimen-to, Rusconi, Milano 199513) P. Watzlawick, J.H. Beavin, D.D. Jackson, Pragmatica dellacomunicazione umana, Astrolabio, Roma 1971

Diventare medico

La raccolta dell’anamnesi familiare sta diventando un relit-to della pratica medica del secolo scorso? Basta infatti lapropria carta di credito e digitare www.dnadi-rect.com. We offer genetic testing direct toyou, recita la home page. “Se hai un proble-ma familiare, non significa che esso sia neltuo destino. Scopri se i geni sono effettiva-mente coinvolti, saprai cosa fare”. Seguonouna intervista telefonica, sugli 80 euro per 15minuti, e l’invio di siero alla Myriad Genetics.I risultati saranno inviati per posta elettronicacon un commento medico. Se la storia fami-liare è pesante il costo di un’indagine miratasi aggirerà attorno ai 500 euro, in caso dinegatività e relativa sequenza d’indagine“completa” si sale sopra 3000 euro. Nonsono accettate la tessera sanitaria o la polizzaassistenziale privata. Non mancano nell’offer-ta le possibilità di informazione sulla fertilità,sulla tolleranza ai farmaci, sullo stile di vitapiù consono al proprio patrimonio genetico,ed anche per segni o sintomi non diagnostica-

ti. Se l’indagine è negativa, nessun problema. Altrimenti puoisempre portare i risultati al dottore. La qualità dei test sem-bra certificata, ma l’offerta appare come una lenza perpescare soggetti ansiosi, e la sua valutazione sta al clinicoprima ancora dell’indispensabile parere del genetista1.

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Per lo studente di medicina, la storia familiare costitui-sce solitamente l’argomento iniziale dei colloqui con iprimi pazienti. Così è stato per me al terzo anno di corsonel 1946, e cosi sarà ancora per qualche tempo. Pregi elimiti della intera procedura sembrano peraltro nersistereimmodificati nel tempo.

Fare storie non entusiasma lo studente: c’è una scarsafiducia delle proprie capacità di apprendista; una raccoltaappropriata dei dati richiede tempo; raramente il docenteassiste al colloquio condotto dallo studente e viceversa; ilpiù spesso il malato non è preparato; l’intervistatore cadenell’uso di termini strettamente medici o indefiniti (diarrea,stipsi, digestione, etc), che diminuiscono la precisione; allapresentazione successiva del caso il malato, che avutotempo per riflettere, fornisce immancabilmente al medicoanziano nuove informazioni. L’uso di formulari fissi comeguida alle domande per ottenere una migliore standardizza-zione sembra più adatto a parti delimitate dell’anamnesi(alcol, stile di vita, etc) piuttosto che al “nocciolo” della con-versazione, che include una simpatia tra medico e pazien-te2,3. Infine, sono ormai disponibili od in via di verifica attor-no ai 900 test genetici e sempre nuove malattie come l’a-sma, l’Alzheimer ed il Parkinson entrano nella ricerca4,5.

Di contro, l’efficacia diagnostica della storia familiare èuscita dal campo classico dei difetti mendeliani mono-gene (ricordo l’enfasi sulla malattia di Willebrand nellafamiglia in caso di emorragia digestiva, sul rene policisti-co in caso di ipertensione, sulle teleangectasie familiari in

certe patologie polmonari), ed è approdata ai difetti mul-tifattoriali, dal diabete tipo 2 al cancro del colon, dell’o-vaio e della mammella, alle vasculopatie ed altra patolo-gia di quotidiana osservazione. Il valore clinico dell’anam-nesi familiare si è anzi confermato anche nell’uso dei testgenetici6. Il colloquio sulle malattie ed i problemi familiariresta, e ciò conferma la regola: in clinica raramente lanuova tecnologia sostituisce la procedura convenzionale,il più spesso la integra e la illumina meglio.

Dovrà quindi il nostro studente continuare il suo appren-distato clinico nelle stesse condizioni del passato, per poiportarsi dietro l’idea di storia familiare come rituale discarsa utilità nella futura pratica medica?

Qualcuno intende prendere il serpente dalla testa. IlSurgeon General di Washington ed il National HumanGenome Research Institute titolano da tre anni il 25novembre, che come Thanksgiving Day è già una grandefesta di riunione delle famiglie, come “National FamilyHistory Day”, con un sito web che facilita alla popolazio-ne generale la raccolta dei dati7. Si valuta infatti che sol-tanto tre su dieci cittadini USA percepiscono la propria sto-ria di famiglia. Parliamo di un Paese ove la comunicazio-ne sanitaria è molto aperta, ad esempio per la “brutale”comunicazione della diagnosi di cancro al paziente o perla costante precisazione della malattia causa di mortenegli annunci funebri. Figuriamoci la realtà in Paesi oveancora oggi la malattia fa spesso vergogna.

Che l’“eccellenza” sanitaria non passi anche per questotipo di strade?

Francesco Orlandi

Bibliografia

I) Wolfberg M. Genes on the web, direct-to-consumermarketing of genetic testing. N Engl J Med 2006;355: 543-5.2) Guttmacher AE, Collins FS, Carmona RH. Thefamily history, more important than ever. N Engl JMed 2004; 351:2333-6.3) Feinstein AR. Clinical Judgment. Williams Wilkins,Baltimore, 1967.4) www.,genetests.org5) Rich EC, Burke WB, Heaton C. Reconsidering thefamily history in primary care. J Gen Intem Med 2004;19: 273-80.6) Antoniou A, Pharoah PD, Narod S, et al. Averagerisks of breast and ovarian cancer associated withBRCAI or BRCA2 mutations detected in case seriesunselected for family history: a combined analysis of22 studies. Am J Hum Genet 2003; 72: 1117-30.7) www.hhs.gov/familyhistory

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NOVEMBRE IN FACOLTÀ

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8 novembre Corso Monografico Anatomia dell’Apparato locomotore Prof. M. Morroni Aula di Riabilitazione - stanza 12, - 1°piano, Polo Eustachio h. 9.00-11.00

8 novembre Corso Monografico Fondamenti di Analisi del Cammino Prof.ssa M.G. Ceravolo Aula 3 - 4° piano, Polo Murri h. 13.30-16.308 novembre Corso Monografico Comunicazione in Ostetricia Prof. A.L. Tranquilli Aula N h. 14.308 novembre Corso Monografico Tecniche di diagnostica per immagini nella pratica clinica Prof. E. De Nigris Aula T h. 14.308 novembre Corso Monografico Malattie sessualmente trasmesse Dott. A. Ciavattini Aula T h. 16.308 novembre Corso Monografico Esercizio aerobico: indicazioni nell’adulto sano Prof.ssa M.G. Ceravolo Aula 3 4° piano, Polo Murri h. 16.30-18.30

e in soggetti portatori di disabilità fisica8 novembre Corso Monografico Lo studio fenotipico delle cellule mononucleate. Prof.ssa M. Montroni Aula F h. 16.30

Linee guida all’impiego clinico, alla lettura ed all’interpretazione nelle diverse condizioni morbose

15 novembre Corso Monografico Anatomia dell’Apparato locomotore Prof. M. Morroni Aula di Riabilitazione - stanza 12, 1°piano, Polo Eustachio h. 9.00-11.00

15 novembre Corso Monografico Fondamenti di Analisi del Cammino Prof.ssa M.G. Ceravolo Aula 3 4° piano, Polo Murri h. 13.30-16.3015 novembre Corso Monografico Le infezioni ospedaliere prevenzione e controllo Dott.ssa S. Tonucci Polo Didattico Pesaro h. 14.30-17.3015 novembre Forum Il Piano Sanitario Regionale Prof. F. Di Stanislao Aula Luciani - Polo Eustachio h. 14.30-16.0015 novembre Corso Monografico Rianimazione cardio-polmonare Dott.ssa E. Adrario Aula A h. 14.3015 novembre Corso Monografico Insufficienza del pavimento pelvico (incontinenza fecale) Dott. R. Ghiselli Aula B h. 14.3015 novembre Corso Monografico Comunicazione in Ostetricia Prof. A.L. Tranquilli Aula N h. 14.3015 novembre Corso Monografico Resistenza nei Gram Positivi Prof. P.E. Varaldo Aula A h. 16.3015 novembre Corso Monografico Valutazione e potenziamento delle abilità cognitive Prof. L. Provinciali, Dott. M. Bartolini Aula B h. 16.30

in diverse condizioni di malattia15 novembre Corso Monografico Tecniche di diagnostica per immagini nella pratica clinica Prof. E. De Nigris Aula T h. 14.3015 novembre Corso Monografico Malattie sessualmente trasmesse Dott. A. Ciavattini Aula T h. 16.3015 novembre Corso Monografico Esercizio aerobico: indicazioni nell’adulto sano Prof.ssa M.G. Ceravolo Aula 3 4° piano, Polo Murri h. 16.30-18.3022 novembre Corso Monografico Anatomia dell’Apparato locomotore Prof. M. Morroni Aula di Riabilitazione - stanza 12, 1°

piano, Polo Eustachio h. 9.00-11.0022 novembre Corso Monografico Le infezioni ospedaliere prevenzione e controllo Dott.ssa S. Tonucci Polo Didattico Pesaro h. 14.30-17.3022 novembre Corso Monografico Bilancio strumentale e trattamento disturbi dell’equilibrio Prof.ssa M.G. Ceravolo Aula 3 4° piano, Polo Murri h. 14.30-16.3022 novembre Forum ASUR: aspetti strategici ed operativi Dott. A. Aprile Aula Luciani - Polo Eustachio h. 14.30-16.0022 novembre Corso Monografico Rianimazione cardio-polmonare Dott.ssa E. Adrario Aula A h. 14.3022 novembre Corso Monografico Insufficienza del pavimento pelvico (incontinenza fecale) Dott. R. Ghiselli Aula B h. 14.3022 novembre Corso Monografico Comunicazione in Ostetricia Prof. A.L. Tranquilli Aula N h. 14.3022 novembre Corso Monografico Tecniche di diagnostica per immagini nella pratica clinica Prof. E. De Nigris Aula T h. 14.3022 novembre Corso Monografico Integrazione fra esercizio fisico ed alimentazione Prof.ssa M.G. Ceravolo Aula 3 4° piano, Polo Murri h. 16.30-18.3022 novembre Corso Monografico Resistenza nei Gram Positivi Prof. P.E. Varaldo Aula A h. 16.3022 novembre Corso Monografico Valutazione e potenziamento delle abilità cognitive Prof. L. Provinciali, Dott. M. Bartolini Aula B h. 16.30

in diverse condizioni di malattia22 novembre Corso Monografico Malattie sessualmente trasmesse Dott. A. Ciavattini Aula T h. 16.3029 novembre Corso Monografico Anatomia dell’Apparato locomotore Prof. M. Morroni Aula di Riabilitazione - stanza 12, 1°

piano, Polo Eustachio h. 9.00-11.0029 novembre Corso Monografico Bilancio strumentale e trattamento disturbi dell’equilibrio Prof.ssa M.G. Ceravolo Aula 3 4° piano, Polo Murri h. 14.30-16.3029 novembre Forum L’organizzazione ospedaliera nel Servizio Sanitario Regionale Dott. P. Menichetti Aula Luciani - Polo Eustachio h. 14.30-16.00 29 novembre Corso Monografico Rianimazione cardio-polmonare Dott.ssa E. Adrario Aula A h. 14.3029 novembre Corso Monografico Insufficienza del pavimento pelvico (incontinenza fecale) Dott. R. Ghiselli Aula B h. 14.3029 novembre Corso Monografico Integrazione fra esercizio fisico ed alimentazione Prof.ssa M.G. Ceravolo Aula 3 4° piano, Polo Murri h. 16.30-18.30

nella prevenzione della disabilità29 novembre Corso Monografico Resistenza nei Gram Positivi Prof. P.E. Varaldo Aula A h. 16.3029 novembre Corso Monografico Valutazione e potenziamento delle abilità cognitive Prof. L. Provinciali, Dott. M. Bartolini Aula B h. 16.30

in diverse condizioni di malattia29 novembre Seminario Radicali liberi: aspetti funzionali ed implicazioni patologiche Prof.ssa L. Mazzanti Aula C h. 16.3029 novembre Seminario Patologie da alterata proliferazione cellulare Prof. G. Principato Aula F h. 16.3029 novembre Corso Monografico Il parto e le sue emergenze Dott. S.R. Giannubilo Aula N h. 16.3029 novembre Corso Monografico La contraccezione Dott. A. Turi Aula T h. 16.30

Data Tipologia didattica Titolo Docenti Sede e ora

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LA POESIA DI PINA VIOLET

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La Poesia di Pina Violet

Come sospesa,tra spazio e tempo,i piedi mieiimplantano asfalto.Cammino nel vento,mi sfiora i capelli,mi spolvera tuttadall’ire del giorno;m’affiorano invecedolcissimi i voltidei cari miei,anch’essi nel vento,mi danzano attornoa suon del mio passo,sorridono insiemed’armonica intesa,guardandomi buoni,d’aspetto quietie mostran perdono,non dolore:il giovane errare mio,adesso,è solo tenerezza.

Miei cari nel vento ( immagine cara)

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LETTERE DALLA FACOLTÀBollettino della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Politecnica delle MarcheAnno IX - n° 11Novembre 2006Registrazione del Tribunale di Ancona n.17/1998Poste Italiane SpA - Spedizione inAbbonamento Postale 70% DCBAncona

All’interno:particolare di un graffito preistorico dove l’immagine della mano compare non più comeimpronta ma come disegno vero e proprio, definendo una nuova fase della scrittura e quindi della comunicazione

(da I. Schwarz-Winklhofer, H. Biedermann “Le livre de signes et des symboles.”Parigi, 1992)

Direttore EditorialeTullio ManzoniComitato EditorialeFrancesco Alò, Maurizio Battino, FiorenzoConti, Giuseppe Farinelli, Stefania Fortuna,Giovanni Muzzonigro, Ugo Salvolini, DanielaVenturiniRedazioneAntonella Ciarmatori, Maria Laura Fiorini,Giovanna Rossolini, Daniela Santilli,Daniela Pianosi (Segretaria di redazione)Via Tronto 10 - 60020 Torrette di AnconaTelefono 0712206046 - Fax 0712206049

Progetto Grafico Lirici Greci Stampa Errebi srl Falconara

Direttore ResponsabileGiovanni Danieli

AGENDA DELLO SPECIALIZZANDO

Data Ora Sede Argomento Docenti Scuole

2-nov 8.30-10.30 Aula Neuroradiologia Incontro pluridisciplinare di neuroscienze - Proff. U. Salvolini, M. Scerrati, A-O-P-R-T-U-CC-DD-EE

discussione di casi L. Provinciali, M. Scarpelli, F. Rychlicki,

Dott. G. Polonara

8-nov 13.30-16.30 Aula 3 4° piano Polo Murri Fondamenti di Analisi del Cammino Prof.ssa M.G. Ceravolo O-S-II-P CL Fisioterapia

8-nov 16.30-18.30 Aula 3 4° piano, Polo Murri Esercizio aerobico: indicazioni nell’adulto sano Prof.ssa M.G. Ceravolo O-S-II-P CL Fisioterapia

e in soggetti portatori di disabilità fisica

9-nov 8.30-10.30 Aula Neuroradiologia Incontro pluridisciplinare di neuroscienze Proff. U. Salvolini, M. Scerrati, L. Provinciali, A-O-P-R-T-U-CC-

- discussione di casi M. Scarpelli, F. Rychlicki, Dott. G. Polonara DD-EE

13-nov 15.00-16.00 Aula M Polo Didattico A Sessualità e invecchiamento Dott. M. Polito V-CC-I-R

15-nov 13.30-16.30 Aula 3 4° piano, Polo Murri Fondamenti di Analisi del Cammino Prof.ssa M.G. Ceravolo O-S-II-P CL Fisioterapia

15-nov 16.30-18.30 Aula 3 4° piano, Polo Murri Esercizio aerobico: indicazioni nell’adulto sano Prof.ssa M.G. Ceravolo O-S-II-P CL Fisioterapia

e in soggetti portatori di disabilità fisica

16-nov 8.30-10.30 Aula Neuroradiologia Incontro pluridisciplinare di neuroscienze Proff. U. Salvolini, M. Scerrati, L. Provinciali, A-O-P-R-T-U-CC

- discussione di casi M. Scarpelli, F. Rychlicki, Dott. G. Polonara DD-EE

20-nov 15.00-16.00 Aula M Polo Didattico A Disturbi minzionali e sessualità maschile Dott. M. Polito V-CC-I-R

22-nov 12:30 Aula Dipartimentale (V piano Amnesia Globale Transitoria: Prof. L. Provinciali, Prof. M. Silvestrini,

corpo D - Ospedali Riuniti) esiste una causa unica? Dr. M. Bellesi P-II-N-DD-S-U

22-nov 14.30-16.30 Aula 3 4° piano, Polo Murri Bilancio strumentale e trattamento Prof.ssa M.G. Ceravolo O-S-II-P CL Fisioterapia

disturbi dell’equilibrio

22-nov 16.30-18.30 Aula 3 4° piano, Polo Murri Integrazione fra esercizio fisico ed Prof.ssa M.G. Ceravolo O-S-II-P CL Fisioterapia

alimentazione nella prevenzione della disabilità Proff. U. Salvolini, M. Scerrati, L. Provinciali, A-O-P-R-T-U-CC-

23-nov 8.30-10.30 Aula Neuroradiologia Incontro pluridisciplinare di neuroscienze M. Scarpelli, F. Rychlicki, Dott. G. Polonara DD-EE

- discussione di casi

24-25 nov 8.30-18.30 Auditorium Corso Teorico-Pratico Prof.ssa M.G. Ceravolo O-P-S

Polo Didattico B Analisi del movimento in riabilitazione

Tecnici Neurofisiopatologo e Fisioterapista

27-nov 15.00-16.00 Aula M Polo Didattico A La terapia ormonosoppressiva nel cancro Prof. G. Muzzonigro, Dott. G. Milanese,

della prostata. Linee guida. Dott. A. Galosi V-R-D

29-nov 12:30 Aula Dipartimentale (V piano Riscontro occasionale di IperCKemia Prof. L. Provinciali, Dott. P. Di Bella,

corpo D - Ospedali Riuniti) Dr.ssa G. Ganino P-II-N-DD-S-U

29-nov 14.30-16.30 Aula 3 4° piano, Polo Murri Bilancio strumentale e trattamento Prof.ssa M.G. Ceravolo O-S-II-P CL Fisioterapia

disturbi dell’equilibrio

29-nov 16.30-18.30 Aula 3 4° piano, Polo Murri Integrazione fra esercizio fisico ed Prof.ssa M.G. Ceravolo O-S-II-P CL Fisioterapia

alimentazione nella prevenzione della disabilità

30-nov 8.30-10.30 Aula Neuroradiologia Incontro pluridisciplinare di neuroscienze Proff. U. Salvolini, M. Scerrati, L. Provinciali,

- discussione di casi M. Scarpelli, F. Rychlicki, Dott. G. Polonara A-O-P-R-T-U-CC-DD-EE

30-nov 15.00-16.00 Aula M Polo Didattico A Fisiologia della minzione e incontinenza urinaria Prof. G. Muzzonigro, Dott. D. Minardi V-I-D

NOVEMBRE 2006