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BOGNI CORNELIO LIMIROLI RITA

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BOGNI CORNELIO

LIMIROLI RITA

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Classificazione dei rischi lavorativi Rischi di tipo c

himico

Etichettatura di prodotti pericolosi

Sicurezza dei lavoratori Normativa

Sicurezza nei cantieri di Restauro

Sicurezza nelle produzione di ceramiche

Bibliografia

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R isch i d a m an ipo lazion e d i so sta nze p e rico lo se

R isch i d a ca re nze stru ttu ra li d e ll'a m b ie n te d i la vo ro

R isch i d a ca re n za d i s icu rezza su m a cch ine

R isch i d a in cen d io e /o e sp lo sio ne

R isch i per la S icu rezza

R isch i d er iv an ti d a a ge n ti ch im ici

R isch i d er iv an ti d a a ge n ti f is ici

R isch i d er iva n ti d a ag e n ti ca nce ro ge n i e m u ta ge n i

R isch i de r iv an ti d a ag en ti b io log ici (v i ru s)

Rischi per la Salute

o rgan izzaz io ne d e l lavo ro

fa tto r i p sico lo g ici

fa tto r i e rgo no m ici

con d iz io n i d i lav oro d i ff ic i li

Rischi trasversali dovuti a

Classificazione dei risch i lavorativi

In questa presentazione verranno trattati in modo particolare i

rischi derivanti da agenti chimici e cancerogeni.

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Rischi legati ad agenti chimici

• Esplosivi

• Sostanze infiammabili

• Sostanze corrosive

• Sostanze irritanti

• Sostanze nocive e tossiche

• Sostanze allergeniche o sensibilizzanti

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Sostanze infiammabili

Definizioni Punto di infiammabilità

Tipologia di incendi

Mezzi estinguenti

Etichettatura Tipologie di infiammabili

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IncendioL’incendio è una particolare tipo di combustione incontrollata. Il combustibile brucia in presenza di un comburente e di una fonte di innesco (fiamme libere, sigarette, scintille, impianti elettrici non in regola, condotte di aria calda).

CLASSIFICAZIONE DEGLI INCENDICLASSIFICAZIONE DEGLI INCENDIIncendi di classe A:

incendi di materiali solidi, normalmente di natura organica, che portano alla formazione di braci.

Incendi di classe B: incendi di materiali liquidi o solidi liquefacibili, quali petrolio, paraffina, vernci, oli, grassi, ecc.

Incendi di classe C: incendi di gas.

Incendi di classe D: incendi di sostanze metalliche (es. alluminio, magnesio, potassio, sodio).

Incendi di impianti ed attrezzature elettriche sotto tensione.

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Mezzi di estinzione degli incendi

• INCENDI DI CLASSE A:acqua, schiuma e polvere.

• INCENDI DI CLASSE B:schiuma, polvere, anidride carbonica.

• INCENDI DI CLASSE C:blocco del flusso del gas.

• INCENDI DI CLASSE D:polveri speciali.

• INCENDI DI IMPIANTI ED ATTREZZATURE ELETTRICHE

SOTTO TENSIONE:polveri dielettriche e anidride carbonica.

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Funzione dei vari mezzi estinguenti

• Acqua– Effetti: raffreddamento, allontanamento del combustibile dal comburente,

diluizione della sostanza combustibile.

• CO2

– Effetto: sottrazione del materiale all’azione dell’ossigeno, creazione di un’atmosfera inerte.

• Polveri (bicarbonato di sodio e potassio, fosfato di ammonio).– Effetto: liberazione di sostanze che soffocano l’incendio in seguito a

decomposizione.

• Schiume– Effetti: separazione del combustibile dal comburente, riduzione della

concentrazione di O2 per sviluppo di CO2 e vapore acqueo, raffreddamento in seguito ad assorbimento del calore di reazione.

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Definizioni

• Comburenti: le sostanze e i preparati che a contatto con altre sostanze,

soprattutto se infiammabili, provocano una forte reazione esotermica.

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Definizioni

• Esplosive: sostanze e preparati solidi, liquidi e pastosi o gelatinosi

che, anche senza l’azione dell’ossigeno atmosferico, possono provocare una reazione esotermica con rapida formazione di gas e che in condizioni di contenimento anche parziale, deflagrano in seguito a riscaldamento.

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Definizioni• Estremamente infiammabili: Le sostanze e i preparati liquidi con un punto di infiammabilità

estremamente basso e le sostanze e i preparati gassosi cha a temperatura e a pressione ambiente sono infiammabili a contatto con l’aria.

• Facilmente infiammabili:• Le sostanze e i preparati che, a contatto dell’aria e a temperatura

ambiente e senza apporto di energia, possono subire innalzamenti termici ed infiammarsi

• Le sostanze e i preparati solidi che possono facilmente infiammarsi dopo un breve contatto con una sorgente di accensione e che continuano a bruciare anche dopo il distacco dalla sorgente di accensione.

• Le sostanze e i preparati che, a contatto con l’acqua o l’aria umida, sprigionano gas infiammabili.

• Infiammabili:Le sostanze e i preparati liquidi con un basso punto di infiammabilità.

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Flash point (punto di infiammabilità)

• Temperatura minima alla quale un liquido dà vapori che possono formare con l’aria una miscela esplosiva.

• Più alto è il valore minore è il rischio.Più alto è il valore minore è il rischio.

• Solventi puri con bassa pressione di vapore ed elevate massa molecolare e temperatura di ebollizione presentano flash point più alto (minor rischio).

• CLASSIFICAZIONE DI RISCHIO (SOLVENTI IMMISCIBILI CON ACQUA)

• Rischio elevato: FP< 21°c

• Rischio medio: FP= 21°C –55°C

• Rischio basso: FP= 55°C- 100°C.

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Flash point (punto di infiammabilità)Parte seconda

FLASH POINT DI SOLVENTI MISCIBILI CON L’ACQUA

Le miscele che superano un determinato valore di contenuto percentuale di acqua non sono infiammabili.

Ad esempio

Alcol propilico/ acqua (70/30): miscela infiammabile.

Alcol propilico/ acqua (60/40): miscela non infiammabile.

I solventi clorurati non sono infiammabili, ma molto tossici.

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Prodotti infiammabili

Solventi organici come

etere etilico, acetato di etile, idrocarburi, ecc.

Materiali solidi come – Resine

– Polpa di cellulosa

– Polveri sottili disperse in aria (metalli, carboni, prodotti alimentari ecc.)

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Sostanze corrosive e irritanti

• Gli acidi e le basi forti e le sostanze che possono generarli facilmente hanno effetto caustico vale a dire che provocano ustioni o abrasione dei tessuti con cui vengono a contatto.

• Gli organi più esposti sono la pelle e gli occhi nel caso di sostanze liquide, solide, i polmoni nel caso di sostanze gassose.

• Molte sostanze classificate come irritanti hanno un effetto più blando per esposizioni singole, ma esposizioni ripetute possono portare a malattie professionali come le dermatiti da contatto.

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Tossicità acuta

Tossicità cronica Valori limite di esposizione professionale

Normativa sui valori limite di esposizione professionale

Classificazione delle sostanze pericolose per la salute

Definizione di tossicità

Sostanze nocive e tossiche

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Classificazione delle sostanze pericolose per la salute

• Sostanze tossiche e nocive:

sono sostanze in grado di provocare lesioni delle cellule dell’organismo e di alterare una o più funzioni biologiche.

• Sostanze cancerogene :causano il cancro o ne aumentano l’incidenza quando sono inalate o ingerite o se

penetrano nell’epidermide.• Sostanze mutagene:sono in grado di modificare il patrimonio genetico delle cellule.

• Sostanze teratogene: inducono malformazioni nell’embrione in quanto agiscono durante il suo sviluppo

intrauterino.

• Sostanze allergeniche o sensibilizzanti:Sono in grado di sviluppare patologia allergica nei soggetti predisposti.

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Tossicità

• L’organismo umano può venire a contatto con le sostanze nocive:

– per inalazione,

– per ingestione– per via cutanea.

• Gli effetti tossici possono essere acuti o cronici, reversibili o irreversibili.

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Tossicità acuta• La tossicità acuta viene misurata determinando il valore

LD50 o LC50.

• LD50 indica la dose minima generalmente espressa in mg/kg di peso corporeo che, somministrata per via orale o cutanea, causa il decesso del 50% delle cavie (dose letale).

• LC50: concentrazione nell’aria che procura la morte del 50% delle cavie per inalazione (concentrazione letale).

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Classificazione delle sostanze tossiche in base a LD50

• LD50 25 mg/kg25 mg/kg : molto tossica

• LD50 25-200 mg/kg25-200 mg/kg: tossica

• LD50 200- 2000 mg/kg200- 2000 mg/kg: dannosa

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Tossicità cronica•Con tossicità cronicatossicità cronica si indicano tutti gli effetti a lungo termine sulla salute di uomini e di animali risultanti dalla esposizione ad una certa sostanza.

•Per prevenire danni alla salute di lavoratori che maneggiano o sono esposti a sostanze chimiche di uso industriale sono stati definiti livelli accettabili di esposizionelivelli accettabili di esposizione alle diverse sostanze.

•Le concentrazioni tollerabili non corrispondono a condizioni di esposizioni prive di rischio per la salute, ma la probabilità di danno per la salute del lavoratore viene ritenuta accettabile.

•Alla definizione di questi valori si è arrivati tramite studi sperimentali sugli animali e la sorveglianza clinica sui lavoratori esposti (monitoraggio ambientale e biologico), si tratta quindi di valori provvisorivalori provvisori suscettibili di variazioni con il procedere delle conoscenze.

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Valori limite di esposizione professionale

I valori limite di esposizione professionale possono essere espressi tramite:

1. MAC (Maximum Allowable concentration) Massima concentrazione ammissibile

2. TLV (Threshold Limit Value= Valore Limite di soglia).Per il TLV si distingue tra:

TLV-TWATLV-TWA (Threshold Limit Value- Time Weighted Average) Indica il valore limite per esposizioni prolungate nel tempo. Rappresenta infatti la massima concentrazione media ammessa nell’aria per una esposizione di 8 ore al giorno per 5 giorni alla settimana.

TLV-STELTLV-STEL (Threshold Limit Value- Short Term Exposure Limit) Indica il valore limite per esposizioni di breve durata. Rappresenta la massima concentrazione ammessa nell’aria per un’esposizione di 15 minuti per 4 esposizioni al giorno distanziate da un 1 ora.

TLV-CTLV-C (Threshold Limit Value-Ceiling) Indica il valore limite di soglia massimo.Valore che non dovrebbe mai essere superato neanche per brevi periodi.

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Limiti di esposizione normati

In Italia attualmente sono previsti limiti di esposizione ufficialmente vincolanti solo per

Amianto (Dlgs. 277/91) Piombo (Dlgs. 25/2002) Benzene (All. VIII bis Dlgs. 626/94 modificato dal Dlgs. 66/2000) Cloruro di vinile monomero (All. VIII bis Dlgs. 626/94 modificato dal

Dlgs. 66/2000) Polveri di legno (All. VIII bis Dlgs. 626/94 modificato dal Dlgs.

66/2000)

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Tossicità dei principali solventi usati nel restauro

SOLVENTESOLVENTE EFFETTIEFFETTI

Ammine alifatiche (butilammina) Asma- dermatiti

Benzene Cangerogeno-midollo osseo

Benzina rettificata Cancerogeno (se benzene >0,1%)

Cloroformio Lesioni epatiche renali

Diluente nitro Cancerogeno (se benzene >0,1%)

Dimetilformammide Probabilmente cancerogena

Essenza di petrolio Cancerogeno (se benzene >0,1%)

Essenza di trementina Eczema-lesioni renali

Formaldeide al 40% Probabilmente cancerogeno

Cloruro di metilene Indicazioni di cancerogenicità

Tricloroetilene (trielina) Può dare effetti irreversibili

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Tossicità dei principali solventi usati nel restauro

• Molti solventi come, ad esempio, acetone, etere etilico, toluene, xilene possono:– passare attravarso la pelle integra e provocare dermatiti e e

sensibilizzazioni perché rimuovono le sostanze grasse presenti;

– provocare problemi agli occhi: congiuntiviti.

• E’ pericoloso indossare lenti a contatto durante l’utilizzo di solventi organici perché i vapori possono interagire con i materiali delle lenti.

• La pericolosità dei solventi non dipende solo dal valore di TLV, ma anche dal grado di evaporazione relativa.

• Il grado di evaporazione relativa è calcolato rispetto ad una sostanza di riferimento (dietiletere G.E.R.=1).

• Ad un basso valore di G.E.R. corrisponde una pericolosità elevata.

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Effetti tossici delle polveri

• Alcune polveri causano processi irritativi (riniti, faringiti, dermatiti, congiuntiviti) tramite un’azione meccanica ad esempio gesso, calce.

• Altre hanno un’azione allergizzante (cemento, legni esotici).

• Polveri contenenti Silicio cristallino (graniti, argille, sabbie) possono causare silicosi, bronchite cronica.

• Sono classificate come cancerogene le polveri di legno di faggio, quelle fibrose (es. fibre ceramiche), di vetro, lane di roccia.

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Sostanze cancerogene

Studi sulla cancerogenicità

Classificazione degli agenti cancerogeni

Etichettatura Elenco di sostanze cancerogene o

mutagene

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Studi sulla cancerogenicità di agenti chimici

La valutazione della cancerogenicità potenziale di sostanze chimiche viene effettuata essenzialmente tramite:

• Studi epidemiologici condotti su popolazioni esposte a tali sostanze in confronto con gruppi di controllo sicuramente non esposti.

• Studi sperimentali sono condotti su animali da laboratorio e hanno come risultato l’osservazione dell’eventuale insorgenza di tumori in un gruppo di cavie esposte in confronto con gruppo di cavie non esposto.

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Classificazione degli agenti cancerogeniEsistono diverse modalità di classificazione del potere cancerogeno, qui

di seguito viene riportata la Classificazione Europea, in quanto essa ha valore legale.

I base a questa classificazione gli agenti cancerogeni sono raggruppati in 3 categorie.

Prima categoriaPrima categoria• Sostanze sicuramente cancerogene per l’uomo, sufficienti elementi

hanno permesso di stabilire una relazione causa effetto tra l’esposizione dell’uomo e l’insorgenza di un tumore.

Seconda categoriaSeconda categoria• Sostanze che devono essere assimilate ai cancerogeni per l’uomo sulla

base di studi condotti su cavie animali.Terza categoriaTerza categoria• Sostanze per le quali gli studi condotti su cavie hanno dato risultati

preoccupanti, ma insufficienti a catalogarle nella seconda categoria.

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Etichettatura degli agenti cancerogeni

I cancerogeni di categoria 1 e 2

sono etichettati con la frasi di rischio R45R45 (Può causare il cancro) o R49R49 (Può causare il cancro per inalazione) e con il simbolo TT “Tossico”.

I cancerogeni di categoria 3

sono etichettati con la frase di rischio R40R40 (Sospetto effetto cancerogeno. Prove insufficienti) e con il simbolo XnXn (Nocivo).

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Alcune sostanze classificate come cancerogene o mutagene

• Acido arsenico e suoi sali

• Asbesto

• Ammine aromatiche ( benzidina, 4-amminoazobenzene, 4-amminobifenile, 2-naftilammina, o-tolidina, o-toluidina ecc. utilizzate principalmente nella produzione di coloranti)

• Benzene

• 1,3-butadiene utilizzato nell’industria della gomma sitìntetica.

• Cadmio cloruro utilizzato in galvanostegia, in fotografia e per produrre pigmenti.

• 1,2-dicloroetano utilizzato per produrre il cloruro di vinile e come solvente.

• 1,1-Dimetilidrazina Utilizzata tra l’altro in fotografia coma assorbente.

• Etilene ossido Utilizzato per produrre antigelo, come detergente nelle lavanderie e come sterilizzante industriale e ospedaliero

• Idrocarburi policiclici aromatici (benzoantracene, benzopirene, benzofluorantene. Si trovano nei prodotti di combustione incompleta e nei combustibili fossili).

• 2-Nitropropano Usato come solvente di inchiostri, vernici, polimeri e materiali sintentici.

• Vinile cloruro Utilizzato nell’industria delle materie plastiche.

• Zinco cromati Utilizzati come pigmenti nelle pitture, vernici colori ad olio.

• Berillio e suoi composti. Utilizzato per componenti elettrici e materiali ceramici speciali

• Cadmio ossido Utilizzato principalmente per produrre batterie nichel-cadmio.

• Cromo triossido Utilizzato nella cromatura e in fotografia.

• Nichel monossido, nichel solfuro e triossido di nichel. Utilizzati per produrre catalizzatori e nell’industria della ceramica.

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Agenti mutageni

Un’esposizione a questi agenti può indurre difetti genetici ereditari e queste mutazioni possono portare all’insorgenza di tumori.

Come per gli agenti cancerogeni, secondo la Classificazione europea gli agenti mutageni sono raggruppati in 3 categorie

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Classificazione degli agenti mutageni

Prima categoriaPrima categoria• Sostanze sicuramente mutagene per l’uomo, sufficienti elementi hanno

permesso di stabilire una relazione causa effetto tra l’esposizione dell’uomo e difetti genetici ereditari.

Seconda categoriaSeconda categoria• Sostanze che devono essere assimilate ai mutageni per l’uomo sulla

base di studi condotti su cavie animali.Terza categoriaTerza categoria• Sostanze per le quali gli studi condotti su cavie hanno dato risultati

preoccupanti (possibili effetti mutageni), ma insufficienti a catalogarle nella seconda categoria.

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Etichettatura degli agenti mutageni

I mutageni di categoria 1 e 2

sono etichettati con la frasi di rischio R46R46 (Può causare alterazioni genetiche ereditarie) e con il simbolo TT “Tossico”.

I mutageni di categoria 3

sono etichettati con la frase di rischio R68R68 (Possibilità di effetti irreversibili) e con il simbolo XnXn (Nocivo).

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Sostanze allergeniche o sensibilizzantiDefinizione

• Le allergie professionali sono determinate da sostanze prodotte o comunque presenti nell’ambiente di lavoro . Gli effetti di queste sostanze riguardano soprattutto l’apparato respiratorio e la pelle (asma, rinite, orticaria, ecc).

• Le stesse sostanze si possono comportare da irritanti chimici e determinare la stessa sintomatologia o aggravare un’allergia preesistente dovuta ad altri fattori anche esterni al ciclo produttivo .

• Nelle diapositive seguenti sono elencate alcune sostanze in grado di indurre manifestazioni allergiche.

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Sostanze allergeniche• Possono provocare asma

1. Isocianati : produzione di poliuretano espanso (imbottiture, isolanti termoacustici, adesivi) e nella produzione di vernici, schiume e fibre.

2. Ossido di etilene: sterilizzazione di apparecchiature sanitarie (macchine per la dialisi) e di strumenti sanitari "a perdere" (siringhe, cateteri, sonde).

3. Anidride Ftalica, Anidride maleica, Anidride trimellitica: produzione di materie plastiche e coloranti.

4. Coloranti: Parafenilendiamina : utilizzato nella tintura dei capelli; è anche responsabile di dermatiti allergiche da contatto.

5. Formaldeide: prodotto largamente utilizzato in numerose lavorazioni .6. Ammine alifatiche ed eterocicliche : produzione di materie plastiche,

verniciature e processi di saldatura.

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Sostanze allergenicheSostanze irritanti:

1. Agenti ossidanti: acqua ossigenata, permanganati, acido cromico e sali, ipocloriti , per solfati e nitrati

2. Agenti disidratanti: acidi e alcali forti, anidride solforosa, nitrica e fosforica, ammoniaca e soluzioni saline concentrate

3. Agenti precipitanti: formaldeide, acido tannico, sali di metalli pesanti e cloruro di mercurio

4. Agenti idrolizzanti: esametilentetrammina

5. Agenti cheratolitici: pirogallolo, resorcina e acido salicilico

6. Agenti cheratotogenetici : idrocarburi della serie aromatica contenuti nel petrolio e carbone ed idrocarburi clorosostituiti

7. Agenti solventi: alcol , etere e cloroformio.

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Sostanze allergenicheMetalli: 1. Cromo: allergizzante tanto nella forma trivalente che esavalente;

principale causa di allergia al metallo è il cemento. L’inalazione del cromo determina anche: ulcerazioni nasali, bronchite e cancro del polmone.

2. Nichel : è il più comune allergene; utilizzato per la placcatura dei metalli e in molte altre leghe.

3. Cobalto: contenuto negli oggetti nichelati, nel cemento, in numerose leghe, negli oli lubrificanti, nelle tinture per capelli, negli inchiostri e matite colorate.

4. Mercurio: il metallo e i suoi composti organici e inorganici sono largamente impiegati nell’industria, in vari preparati medicamentosi e nell’agricoltura.

Agenti chimici contenuti nella gomma come acceleranti del processo di vulcanizzazione, antiossidanti e additivi. 

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Sostanze allergenicheResine:I prodotti finiti solidi o completamente polimerizzanti causano raramente

allergia; responsabili sono invece le resine non finite che liberano monomeri o condensati a basso peso molecolare. I prodotti più comunemente in causa sono:

1. Resine epossidiche: largamente in uso responsabili della sensibilizzazione sono tanto la resina non polimerizzata che i numerosi additivi (indurenti, solventi, plastificanti, coloranti, ecc.)

2. Resine formaldeidiche: impiegate come collanti per legno, gomma metalli, isolanti elettrici.

3. Resine acriliche: utilizzate nel trattamento delle fibre tessili, nelle protesi chirurgiche e odontoiatriche, nel plexiglas e nelle pitture (vernici acriliche).

  Coloranti:1. Derivati della anilina; 2. Derivati antrachinonici 3. Coloranti pirazolonici.

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Informazioni sulla pericolosità delle sostanze

La pericolosità delle sostanze può essere dedotta essenzialmente in due modi:

• tramite l’etichettatura,

• tramite la scheda di Sicurezza.

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Etichettatura dei prodotti chimici

La pericolosità di un prodotto è desumibile dall'etichettatura attraverso:

• il Simbolo di pericolosità,

• le Frasi di rischio (frasi R)

• i Consigli di prudenza (Frasi S).

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Simboli di pericolosità• Esplosivo (E)

• Comburente (O)

• Estremamente infiammabile (F+)

• Facilmente infiammabile (F)

• Molto tossico (T+) e tossico (T)

• Nocivo (Xn)Infiammabili

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Simboli di pericolosità• Corrosivo (C)

• Irritante (Xi)

• Pericoloso per l’ambiente (N)

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Esplosivo (E)

• PericoloPericolo:: Questo simbolo indica prodotti che possono esplodere in determinate condizioni.

• PrecauzioniPrecauzioni: Evitare urti, attriti, scintille, calore. 

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Comburente (O)

• PericoloPericolo: Sostanze ossidanti che possono infiammare materiale combustibile o alimentare incendi già in atto rendendo più difficili le operazioni di spegnimento.

• PrecauzioniPrecauzioni: Tenere lontano da materiale combustibile.

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Estremamente infiammabile (F+)

• PericoloPericolo: Liquidi con punto di infiammabilità inferiore a 0°C e con punto di ebollizione/punto di inizio dell'ebollizione non superiore a 35°C.

• Precauzioni:Precauzioni: Conservare lontano da qualsiasi fonte di accensione.

• PericoloPericolo: Sostanze gassose infiammabili a contatto con l'aria a temperatura ambiente e pressione atmosferica.

• PrecauzioniPrecauzioni: Evitare la formazione di miscele aria-gas

infiammabili e tenere lontano da fonti di accensione.

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Facilmente infiammabile (F)• PericoloPericolo: Sostanze autoinfiammabili. Prodotti chimici infiammabili

all'aria.

• PrecauzioniPrecauzioni: Conservare lontano da qualsiasi fonte di accensione.

• PericoloPericolo: Prodotti chimici che a contatto con l'acqua formano rapidamente gas infiammabili.

• PrecauzioniPrecauzioni: Evitare il contatto con umidità o acqua.

• PericoloPericolo: Liquidi con punto di infiammabilità inferiore a 21°C.

• PrecauzioniPrecauzioni: Tenere lontano da fiamme libere, sorgenti di calore e scintille.

• PericoloPericolo: Sostanze solide che si infiammano facilmente dopo breve contatto con fonti di accensione. Precauzioni: Conservare lontano da qualsiasi fonte di accensione.

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Molto tossico (T+) e Tossico (T)

• PericoloPericolo: Sostanze molto pericolose per la salute per inalazione, ingestione o contatto con la pelle, che possono anche causare morte. Possibilità di effetti irreversibili da esposizioni occasionali, ripetute o prolungate.

• PrecauzioniPrecauzioni: Evitare il contatto, inclusa l'inalazione di vapori e, in caso di malessere, consultare il medico.

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Nocivo (Xn)

• PericoloPericolo: Nocivo per inalazione, ingestione o contatto con la pelle. Possibilità di effetti irreversibili da esposizioni occasionali, ripetute o prolungate.

• PrecauzioniPrecauzioni: Evitare il contatto, inclusa l'inalazione di vapori e, in caso di malessere, consultare il medico.

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Corrosivo (C)

• PericoloPericolo: Prodotti chimici che per contatto distruggono sia tessuti viventi che attrezzature.

• PrecauzioniPrecauzioni: Non respirare i vapori ed evitare il contatto con la pelle, occhi ed indumenti.

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Irritante (Xi)

• PericoloPericolo: Questo simbolo indica sostanze che possono avere effetto irritante per pelle, occhi ed apparato respiratorio.

• PrecauzioniPrecauzioni: Non respirare i vapori ed evitare il contatto con la pelle.

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Pericoloso per l’ambiente (N)

• PericoloPericolo: Sostanze nocive per l'ambiente acquatico (organismi acquatici, acque) e per l'ambiente terrestre (fauna, flora, atmosfera) o che a lungo termine hanno effetto dannoso.

• PrecauzioniPrecauzioni: Non disperdere nell'ambiente.

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Frasi di Rischio (Frasi R)Le frasi di rischio sono delle sigle costituite dalla lettera R

seguita da un numero, a cui corrisponde una certa

valutazione di pericolosità.Le frasi di rischio possono essere classificate in base:

– alle proprietà chimico-fisiche della sostanza a cui si riferiscono ( infiammabili, esplosivi ecc.),

– alla sua tossicità (cancerogeno, corrosivo, irritante, ecc)

– alla sua eco-tossicità (prodotti classificati come tossici per l’ambiente.

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Alcuni esempi di frasi di rischio• R5 Pericolo di esplosione per riscaldamento• R7 Può provocare un incendio• R14 Sostanza che reagisce violentemente con l'acqua• R39 Pericolo di effetti irreversibili molto gravi• R34 Provoca ustioni• R45 Può provocare il cancro• R49 Può provocare il cancro per inalazione• R46 Può provocare alterazioni genetiche ereditarie• R50 Altamente tossico per gli organismi acquatici• R54 Tossico per la flora• R59 Pericoloso per lo strato di ozono

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Consigli di prudenza (Frasi S)

I Consigli di prudenza sono delle sigle costituite dalla lettera S seguita da un numero, a cui corrispondono norme e

precauzioni da usare nel maneggiare il prodotto.Di seguito sono riportati alcuni esempi

• S2 Conservare fuori della portata dei bambini

• S15 Conservare lontano dal calore

• S16 Conservare lontano da fiamme e scintille - Non fumare

• S24 Evitare il contatto con la pelle

• S29 Non gettare i residui nelle fognature

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Scheda di sicurezza

• La scheda di Sicurezza di un prodotto è un documento che il produttore deve, obbligatoriamente fornire, su richiesta, agli utilizzatori professionali.

• Questo documento deve essere fornito anche per i preparati non classificati come pericolosi, ma che contengono sostanze classificate come pericolose anche solo come impurezze o additivi.

• Esso riporta una serie di informazioni sulla pericolosità del prodotto e sul suo corretto utilizzo.

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La Scheda di Sicurezza è divisa in 15 punti: • 1. Identificazione del prodotto e fornitore;

• 2. Composizione (eventuali impurezze), numero di CAS e numeri identificativi di altri enti;

• 3. Pericolosità;

• 4. Misure di primo soccorso;

• 5. Misure antincendio;

• 6. Misure in caso di dispersione accidentale;

• 7. Manipolazione e stoccaggio;

• 8. Protezione personale;

• 9. Proprietà chimiche e fisiche;

• 10. Stabilità e reattività;

• 11. Informazioni tossicologiche;

• 12. Informazioni ecologiche;

• 13. Trattamento reflui;

• 14. Informazioni relative al trasporto;

• 15. Informazioni generali

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Normativa

Significato Dlgs. 626/94

StrutturaDlgs. 626/94

Obblighi del lavoratore

Diritti del lavoratore

ISPESL

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Significato del Dlgs 626/94Attualmente questa è la norma più importante a cui si fa riferimento per il

miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro.

Rispetto a tutta la normativa precedente, le due maggiori novità introdotte dal Dlgs 626/94 sono:

• il fatto di rendere tutti i lavoratori parte attiva del processo di prevenzione degli infortuni,

• il fatto che la prevenzione degli infortuni deve essere progettata e programmata in tutte le sue fasi e coinvolgere ogni aspetto dell’attività

lavorativa e non può più essere episodica e frammentaria.

Altre rilevanti novità sono elencate nella diapositiva seguente

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Novità introdotte dal Dlgs. 626/94 e successive modificazioni e integrazioni

• Istituzione delle figure del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione e del Rappresentante per i Lavoratori della Sicurezza;

• Obbligo del datore di lavoro di elaborare un documento sulla “valutazione dei rischi”;

• Obbligo di predisporre di un programma di informazione e formazione dei lavoratori.

• Introduzione di disposizioni specifiche che riguardano: la movimentazione manuale dei carichi, i lavoratori addetti ai videoterminali, i lavoratori esposti ad agenti cancerogeni o ad agenti biologici.

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Campo di applicazione del Dlgs. 626/94

Le disposizioni di questo decreto si applicano a tutti i settori di attività privati o pubblici.

Gli allievi degli istituti di istruzione ed universitari, e i partecipanti a corsi di formazione professionale nei quali si faccia uso di laboratori, macchine, apparecchi ed attrezzature di lavoro in genere, agenti chimici, fisici e biologici sono considerati lavoratori ai fini dell’applicazione delle disposizioni previste da questo decreto.

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Struttura del Dlgs 626/94

Il decreto si presenta diviso in 10 titoli e 13 allegati.

Ciascun titolo comprende più articoli,

può essere suddiviso a sua volta in più capitoli denominati “Capo”

ed essere integrato da uno o più allegati.

Indice Dlgs 626/94

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Indice del DLgs 626/94• Titolo I Disposizioni generali

• Titolo II Luoghi di lavoro

• Titolo III Uso delle attrezzature di lavoro

• Titolo IV Uso dei dispositivi di protezione individuale

• Titolo V Movimentazione manuale dei carichi

• Titolo VI Uso di attrezzature munite di videoterminali

• Titolo VII Protezione da agenti cancerogeni

• Titolo VII Protezione da agenti biologici

• Titolo IX Sanzioni

• Titolo X Disposizioni transitorie e finali

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Struttura Titolo I

• Capo I Disposizioni generali

• Capo II Servizio di Prevenzione e Protezione

• Capo III Prevenzione incendi, evacuazione dei lavoratori, pronto soccorso.

• Capo IV Sorveglianza sanitaria

• Capo V Consultazione e partecipazione dei lavoratori

• Capo VI Informazione e formazione dei lavoratori

• Capo VII Disposizioni concernenti la pubblica amministrazione

• Capo VIII Statistiche degli infortuni e delle malattie professionali

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Struttura del Titolo VIIProtezione da agenti cancerogeni

• Capo I Disposizioni generali

• Capo II Obblighi del datore di lavoro

• Capo III Sorveglianza sanitaria

• Allegato VIII

Definizione di agente cancerogeno

Elenco sostanze cancerogene

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Struttura del Titolo VIIIProtezione da agenti biologici

• Capo I (senza titolo)

• Capo II Obblighi del datore di lavoro

• Capo III Sorveglianza sanitaria

• Allegati IX, X, XI, XII e XIII

• La serie di articoli compresi in questo titolo regolamenta le attività lavorative che prevedono il rischio di esposizioni ad agenti biologici rappresentati da microrganismi, anche se modificati geneticamente, e colture cellulari, che potrebbero provocare infezioni, intossicazione e d allergie. ( ad esempio batteri come Clostridium botulinum, Legionella spp, virus come Herpesvirus varicella-zoster, Virus dell'epatite C, parassiti, funghi)

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Documento sulla valutazione dei rischi

Il documento sulla valutazione dei rischi contiene:

• una relazione sull’individuazione e la valutazione dei rischi per la sicurezza,

• un programma di prevenzione e protezione dai rischi,

• un piano per il miglioramento nel corso del tempo dei

livelli di sicurezza.

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Programma di prevenzione e protezione dai rischi

Questo programma può prevedere: l’adeguamento dei luoghi di lavoro e delle attrezzature alle norme di legge; la sostituzione di ciò che è pericoloso con ciò che non lo è, o è meno

pericoloso; l’utilizzo di segnali di avvertimento e di sicurezza, la fornitura ai lavoratori, laddove è necessario, di

dispositivi di protezione individuali, la cui efficienza deve essere verificata regolarmente e al cui utilizzo i lavoratori devono essere addestrati;

il controllo sanitario dei lavoratori in funzioni dei rischi specifici, la fornitura ai lavoratori di istruzioni specifiche, la predisposizioni di procedure per la gestione dell’emergenze (incendi,

infortuni, ecc.), la pianificazione di un programma di formazione.

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Obblighi del lavoratore

Ogni lavoratore ha l’obbligo di: Osservare le istruzioni impartite dal datore di lavoro; Utilizzare correttamente le attrezzature, i dispositivi di sicurezza e i

dispositivi di protezione individuale; Segnalare immediatamente eventuali malfunzionamenti delle

attrezzature e dei dispositivi di sicurezza ed ogni eventuale situazione di pericolo di cui vengano a conoscenza;

Cercare, nel limite delle proprie competenze e capacità, di circoscrivere le situazioni di pericolo;

Sottoporsi ai controlli sanitari prescritti dal medico competente, Partecipare alle iniziative di informazione e addestramento.

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Diritti del lavoratoreOgni lavoratore ha diritto di: Rifiutarsi di riprendere l’attività qualora persista un pericolo grave ed

immediato; Di allontanarsi dal luogo di lavoro in caso di pericolo grave ed immediato; Di essere sottoposto a visite mediche ed accertamenti qualora i rischi a cui è

sottoposto lo richiedano; Di conoscere il significato e gli esiti degli accertamenti sanitari a cui è

sottoposto; Di ricevere i necessari ed idonei dispositivi di protezione individuale; Di essere informato sul corretto impiego dei dispositivi di protezione

individuale e delle sostanze e preparati pericolosi eventualmente impiegati; Di conoscere i nominativi del Servizio di Prevenzione e Protezione, del

medico competente, dei lavoratori addetti alla lotta antincendio, al Pronto Soccorso e alla gestione delle emergenze;

Di verificare, mediante il Rappresentante per la Sicurezza, l’applicazione delle misure di sicurezza e protezione della salute

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Servizio di Prevenzione e Protezione (SPP)E’ costituito da un Responsabile e più addetti che possono interni o

esterni all’azienda.

Da chi sono designati i membri del SPP?

Dal datore di lavoro, previa consultazione del rappresentante dei lavoratori

Quali sono i compiti del SPP? Individuare i fattori di rischio e predisporre le idonee misure di

sicurezza; Programmare l’informazione e formazione dei lavoratori; Collaborare con il Medico Competente e con il Rappresentante dei

Lavoratori per la Sicurezza.

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Medico competenteDa chi viene designato?Viene nominato dal Datore di lavoro nei casi in cui sia necessaria la

sorveglianza sanitaria.

Quali sono i suoi compiti? Collaborare con il datore di lavoro e con il SPP alla predisposizione delle

misure per la tutela della salute dei lavoratori; effettuare gli accertamenti sanitari necessari in base ai rischi specifici

connessi alla mansione lavorativa; esprimere giudizi sull’idoneità alla specifica mansione di lavoro; fornire ai lavoratori informazioni sul significato degli accertamenti

sanitari collaborare con il Datore di lavoro alla predisposizione del servizio di

Pronto Soccorso.

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Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza

Da chi viene designato?

Viene designato dai lavoratori nell’ambito delle rappresentanze sindacali.

Quali sono i suoi compiti?

Tutelare i diritti dei lavoratori alla sicurezza. A questo scopo: Può accedere ad ogni documento aziendale relativo alla sicurezza; è consultato circa la valutazione dei rischi, la verifica dell’attività di

prevenzione in azienda, la nomina degli addetti al servizio di prevenzione;

partecipa alle riunioni periodiche in cui si riesamina il documento sulla valutazione dei rischi;

può ricorrere agli organi di vigilanza qualora non ritenga idonee le misure di prevenzione adottate.

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Dispositivi di protezione individuali (DPI)

Che cosa sono?

E’ considerato un DPI qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata o tenuta dal lavoratore per proteggerlo da uno o più rischi.

Esempi di DPI sono: occhiali, maschere per polveri, guanti, cuffie insonorizzanti, caschi, calzature di sicurezza.

Quando devono essere utilizzati?

I DPI devono essere utilizzati quando il rischio non può essere eliminato o sufficientemente ridotto mediante mezzi di protezione collettiva (ad esempio lavorazioni a ciclo chiuso, automazione, cappe aspiranti) o mediante modifiche dei procedimenti lavorativi.

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Dispositivi di protezione individuali (DPI)

Requisiti dei DPI I DPI devono essere conformi a specifiche norme. I DPI devono essere destinati ad un uso strettamente personale.

Chi li deve fornire?

Il datore ha l’obbligo di fornirli, di mantenerli efficienti, di fornire adeguate istruzioni ai lavoratori sul loro utilizzo e di informare i lavoratori dei rischi dai quali il DPI li protegge.

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Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro (ISPESL)

Che cosa è?

E’ un organo tecnico-scientifico del Servizio sanitario Nazionale.

Quali sono i suoi compiti?

L’Istituto svolge varie attività tra cui: Ricerca, sperimentazione ed elaborazione dei criteri e delle

metodologie per la prevenzione degli infortuni; protezione dei lavoratori contro i rischi da agenti chimici, fisici e

biologici; assistenza alle imprese formulazione di proposte sulle questioni relative alla salute e sicurezza

nei luoghi di lavoro.

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MATERIALI CERAMICI

Problemi di sicurezza

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Aspetti tossicologici legati all’utilizzo di fritte

• Tossicità acuta: generalmente molto bassa.(LD50 > 2000 mg/kg)

• Tossicità cronica: legata alla presenza di piombo, cadmio,

antimonio e selenio.

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Effetti tossici legati al Piombo

• Rischio di accumulo nell’organismo:le conseguenze sono l’inattivazione di enzimi, e disturbi nella sintesi dell’emoglobina

• Embriotossico. I composti di piombo sono considerati embriotossici. Le fritte con contenuto di piombo > 0,5% devono essere etichettate con il simbolo di tossico e con la frase R61R61: Può essere dannoso al feto.

• Tossico per la riproduzioneSi ritiene che i composti del piombo possano ridurre la fertilità nell’uomo e nella donna per cui sono contrassegnati con la frase di rischio R62R62: Possibile rischio di compromettere la fertilità.

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Effetti tossici legati a cadmio, antimonio e selenio

• Cadmio

• Dà effetti di tossicità cronica per accumulo nei reni.

• Antimonio

• Dà effetti di tossicità cronica per accumulo nel fegato.

• Selenio

• Dà effetti di tossicità cronica per accumulo nei reni.

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Aspetti tossicologici legati all’utilizzo di pigmenti ceramici

•Pigmenti coloranti inorganici complessi (ossidi misti)Pigmenti coloranti inorganici complessi (ossidi misti)Contengono metalli pesanti, ma in forma non biodisponibile, quindi sia la tossicità acuta che cronica sono trascurabili.

•Pigmenti costituiti da ossidi metallici singoli.Pigmenti costituiti da ossidi metallici singoli.Risultano dannosi : ossidi di cobalto, ossidi di nichel, biossido di manganese.

•Pigmenti al cadmio (giallo al solfuro di cadmio e zinco, arancio e Pigmenti al cadmio (giallo al solfuro di cadmio e zinco, arancio e rosso al solfoseleniuro di cadmio).rosso al solfoseleniuro di cadmio).

Nessuna tossicità acuta. Piccole quantità di cadmio si sciolgono in acido cloridrico diluito. L’assunzione prolungata per bocca porta ad accumulo nei reni.

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Ossidi di cobalto, ossidi di nichel, biossido di manganese

•Ossidi di cobalto (CoOssidi di cobalto (Co33OO44 e CoO) e CoO)Tossicità acuta: LD50 (topi) pari a 202 mg/kg per CoO, LD50 (inalazione per 24 ore, topi) pari a 4,8 mg/l per Co3O4.

Tossicità cronica: in alcuni paesi ossidi e altri composti di cobalto sono considerati cancerogeni. L’inalazione prolungata di ossidi di cobalto può provocare gravi malattie del tratto respiratorio.

•Ossidi di nichel (NiO e NiOOssidi di nichel (NiO e NiO22))Tossicità acuta: sono sensibilizzanti, ma non sono causa di tossicità acuta.

Tossicità cronica: NiO causa cancro (cancro ai polmoni e cancro sino- nasale) ed è classificato nella classe III A.

•Biossido di manganese (MnOBiossido di manganese (MnO22))Tossicità acuta: Non è causa di tossicità acuta.Tossicità cronica: un’assunzione prolungata porta ad accumulo nel corpo che causa sintomi neurotici simili a quelli del morbo di Parkinson.

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Fritte Definizione

Una fritta è una miscela di sostanze chimiche inorganiche prodotta mediante il rapido raffreddamento di una miscela complessa di materiali allo stato fuso.

I costituenti sono ossidi o fluoruri di metalli alcalini, alcalino-terrosi, metalli di transizione, boro, silicio, piombo, antimonio, selenio, stagno.

Normalmente sono completamente vetrose, ma possono contenere fasi cristalline.

Permettono l’impiego di composti chimici che non possono essere utilizzati come tali a causa della loro solubilità e tossicità.

Le fritte sono i principali componenti degli smalti ceramici.

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La miglior forma di prevenzione è

L’INFORMAZIONEL’INFORMAZIONE

Per questo é importante conoscere:

•i propri diritti come lavoratori,

•i rischi connessi alla propria attività lavorativa.

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Glossario

• Cheratolisi: dissoluzione della cheratina dei capelli.

• Agenti cheratogenetici: sostanze che inducono la formazione di comedoni e ipercheratosi follicolare (aumento di spessore dello strato corneo in corrispondenza dei follicoli piliferi)

• Legionella Genere di batteri che vivono su suoli umidi e corsi d’acqua. Poiché prediligono ambienti umidi, questi batteri possono anche colonizzare impianti di condizionamento dell’aria. La principale specie del genere Legionella è la L. pneumophila responsabile di patologie che colpiscono l’apparato respiratorio con forte cefalea, febbre alta e talvolta evolvono in polmonite.

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Bibliografia

1. ANFFECC/CERAMICOLOR/EPSOM/VdMI -Materiali per la Smaltatura e la Decorazione Ceramica -Guida ed assistenza all’uso dei prodotti.

2. Maurizio Coladonato Il rischio Chimico nel laboratorio e nel cantiere di restauro.

3. Silvio Di Pietro Tecnologie Chimiche Industriali Vol. II Hoepli 4. Mary O. Amdur-John Doull- Curtis D. Klaassen Tossicologia I

fondamenti dell’azione delle sostanze tossiche Edizione Italiana EMSI5. Microsoft ® Encarta ® Enciclopedia Plus. © 1993-2002 Microsoft

Corporation

Sitografia1. http://www.cgil.it/saluteesicurezza2. http://www.ispesl.it