BO Economie mondiali troppo interdipendenti per tollerare ... · ne del miracolo hi-tech. Azien-da...

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BO 3 Lunedì 1 Maggio 2017 Corriere Imprese E sporta il 92% del fattura- to realizzato in Italia; è presente in 25 Paesi con 80 sedi; negli ultimi die- ci anni ha acquisito 15 aziende nel mondo e oltre metà dei 3.200 dipendenti lavora fuori dai nostri confini. Ma se il gruppo di cui parliamo, la Mar- poss di Bentivoglio (Bologna), è un emblema del Made in Italy da esportazione, non è solo per questo. Già a metà degli anni 80, infatti, conquistava le co- pertine delle riviste economi- che internazionali come pionie- re dell’internazionalizzazione all’italiana, essendo fra le pri- me medie aziende europee (fatturava meno di 60 milioni) ad essere sbarcata nel Giappo- ne del miracolo hi-tech. Azien- da hi-tech essa stessa, si era spinta in Oriente al seguito del- la nascente industria dell’auto per cui produceva sofisticati si- stemi di misurazione. Oggi, quando il fatturato è schizzato a 500 milioni di euro, è ancora l’auto il principale cliente e l’Estremo Oriente il principale mercato. Ma il logo Marposs è stampigliato anche su strumen- ti di controllo per le macchine utensili, il biomedicale, l’aero- nautica, l’elettronica, l’energia. E spazia in tutti i santuari mon- diali dell’auto, dalla Germania a Detroit. Al presidente Stefano Possati chiediamo un «bolletti- no medico» del commercio mondiale. È concreto, per esempio, il rischio di un diffuso ritorno al protezionismo? «Non mi pare. Le economie mondiali sono ormai troppo interdipendenti per tollerare barriere al commercio. Noi, per esempio, riceviamo il 36% degli ordini dall’Oriente e il 45% dal- l’Europa. Se però andiamo a ve- dere l’utilizzo finale dei nostri prodotti, le percentuali si inver- tono. Potremo assistere ad al- cune rappresaglie, circoscritte a singoli prodotti, ma non a vere e proprie guerre commerciali che non sono nell’interesse di nessuno». Però Trump le minaccia. E la Brexit indebolisce l’Euro- pa… «Vedremo certamente un ri- torno ad accordi bilaterali fina- lizzati al riequilibrio degli scambi». Questo non la preoccupa? L’Italia può sostenere un con- fronto con potenze come gli Stati Uniti? «Nonostante la confusione della politica, l’Italia ha buona reputazione, prodotti di qualità e una leadership indiscussa in molti settori, dalla meccanica di precisione al packaging, dal- la moda al food. Oggi nessuno può fare a meno degli altri. Nel 1988 Reagan decretò l’embargo contro un’azienda giapponese accusata di aver venduto al- l’Urss tre macchine per produr- re le eliche dei sommergibili nucleari. Dopo tre mesi venne a Canossa chiedendo nuove for- niture, perché nel mondo non esisteva un’alternativa a quelle macchine. Non sottovaluterei nemmeno il peso dell’opinione pubblica americana. Se anche Trump provasse a bloccare i prodotti stranieri, sarebbero i consumatori a pretendere di poterli acquistare. L’America profonda non è protezionista: vuole consumare, a buon prez- zo». Però ha votato Trump che promette la rinascita di De- troit. «La crisi di Detroit è nello spirito, non nei fatti. Noi abbia- mo uno stabilimento in Michi- gan e non c’è verso di trovare un operaio da assumere. C’è la piena occupazione. Senza il Messico e il Canada, che ormai rappresentano un tutt’uno eco- nomico con gli Usa, l’America faticherebbe a produrre ancora le sue automobili; e costerebbe- ro migliaia di dollari in più». Tornando in Europa? «Il fenomeno tedesco conti- nua a non risentire delle regole europee che appesantiscono il resto del continente. E trascina tutti gli altri Paesi in una ripre- sa che dal mio osservatorio pa- re duratura e, Italia a parte, ha già riassorbito le conseguenze della crisi del 2008. Poi vedo crescere molto bene alcuni pae- si dell’Est come la Polonia, dove i costi sono ancora bassi ma la qualità è ottima e la ripresa co- mincia a spingere i consumi». La Cina tornerà a correre? «Non ha mai smesso. Ora cresce del 7% all’anno e non più del 12%, ma nel frattempo è di- ventata un colosso che vale or- « Economie mondiali troppo interdipendenti per tollerare barriere» Possati (Marposs): «L’Italia gode di stima, prodotti di qualità e leadership in molti settori» mai due terzi dell’America. In termini assoluti quel 7% di Pil in più rappresenta una nuova, enorme fetta di mercato che si aggiunge ogni anno». Nessuna ripercussione per le tensioni geopolitiche in Co- rea? «Per ora non ne vedo. Anche in Turchia l’economia sembra ignorare la crisi politica interna e la guerra ai confini». Dunque tutto sereno al- l’orizzonte? «Sono ottimista. Le uniche incognite stanno nella politica europea che deve affrontare tante scadenze elettorali in un clima di rabbia crescente. L’Ita- lia è fragile e potrebbe pagare il prezzo più alto di una destabi- lizzazione europea». Massimo Degli Esposti © RIPRODUZIONE RISERVATA Al comando Stefano Possati (Bologna, 1950) è presidente di Marposs e Cavaliere del Lavoro S e, come è probabile, la vittoria di Macron al pri- mo turno delle presiden- ziali francesi sarà ricon- fermata al ballottaggio di dome- nica prossima, i mercati potran- no festeggiare il primo «scampato pericolo» sull’acci- dentata strada di questo 2017. Un secondo sarebbe la vittoria di Angela Merkel in Germania alle elezioni di autunno. Il terzo, un governo stabile in Italia dopo il voto previsto, a meno di sor- prese, per la primavera del 2018. È la politica, infatti, la vera incognita dei prossimi dodici mesi; l’unico elemento che po- trebbe buttare all’aria un quadro macroeconomico per il resto ab- bastanza prevedibile, se non proprio sereno. Con un dollaro stabile sugli attuali livelli di cambio contro l’euro, tassi anco- ra bassi, una ripresa economica generalizzata, seppur a diverse velocità. Insomma, uno scenario che può ancora sostenere il Ma- de in Italy, gonfiando le vele dell’export. È questo in sintesi, il sentimento del mercato, ben espresso degli andamenti dei ti- toli obbligazionari e dalle valute. Grandi scossoni non dovreb- bero venire dall’America, dove qualcuno suggerirà a Trump di stare più calmo. Tanto il minac- ciato protezionismo quanto lo stop all’immigrazione rischiano infatti di avere effetti contropro- ducenti su una crescita econo- mica americana che peraltro non è particolarmente brillante. Anche il previsto aumento dei tassi Usa sarà più graduale di quello che si dice stando alle indicazioni della Federal reser- ve, perché l’inflazione non è an- cora una minaccia e l’ammini- strazione non ha interesse a raf- forzare il dollaro, compromet- tendo la competitività delle aziende americane. Dunque sul- l’euro la valuta Usa continuerà a oscillare fra 1,05 e 1,10. È un cambio equilibrato per i nostri esportatori, che consentirà di mantenere o incrementare leg- germente le vendite oltre Atlan- tico. Ad approfittare del buon andamento degli scambi globali saranno soprattutto India e Ger- mania, due Paesi che, assieme alla Cina e a tutta l’area del- l’Estremo Oriente, rappresente- ranno anche le migliori opzioni per chi, tra le nostre imprese, volesse spingere sulle esporta- zioni. In mancanza degli scossoni politici succitati, si prevede un anno di rafforzamento per l’Eu- ropa e per l’area Euro, dove lo stress per i negoziati sulla Brexit e problemi strutturali come il divario Nord-Sud, l’immigrazio- ne, gli squilibri nei bilanci pub- blici sono compensati dalla cre- scente convinzione che la co- struzione europea non si sfalde- rà. Incoraggiante è poi la diffusa presenza di aziende leader mondiali, locomotive talmente forti da trainare un treno fatto anche di molti vagoni deboli e passivi. L’Italia è un caso emble- matico di tutti questi vizi e tutte queste virtù. Forse crescerà an- che più dell’1% stimato, soprat- tutto dopo il voto francese che allenta le tensioni sulla tenuta dell’Europa e dà qualche carta da giocare in più al presidente della Bce Mario Draghi per man- tenere la politica monetaria espansiva e non interrompere l’iniezione di liquidità attraverso il «quantitative easing». Però re- steremo per i mercati l’osservato speciale numero uno. Almeno fino a quando il governo non darà un segnale inequivocabile sulla riduzione del debito pub- blico. Dopo l’auspicata schiarita in Francia, l’attenzione dei mer- cati si focalizzerà sulla fragilità italiana e ogni motivo sarà buo- no per colpire i nostri titoli. Quindi, occhio allo spread che potrebbe tornare a indicare feb- bre dai 200 punti in su. Cala infine la fiducia dei mer- cati sull’America Latina, incapa- ce di uscire dal circolo vizioso delle sue ricorrenti crisi istitu- zionali, e sulla Russia, troppo coinvolta negli intrighi medio- rientali e ancora troppo dipen- dente dall’andamento dei prezzi energetici. Tutto questo, natu- ralmente, terrorismo permet- tendo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Ballottaggio Emmanuel Macron, candidato all’Eliseo, si scontrerà con Marine Le Pen nel secondo turno del 7 maggio La Germania Il fenomeno tedesco continua a non risentire delle regole europee che appesantiscono tutti gli altri Identikit Marposs è stata fondata a Bologna nel 1952 da Mario Possati (1922- 1990) Fornisce strumenti di misura di precisione • costruttori di macchine utensili, aeronautiche, automobilistich e, dei settori energia e alta tecnologia Esporta circa il 92% della produzione ed è presente in Europa, Asia e America con 3.2800 dipendenti L’analisi dell’esperto di Angelo Drusiani L’incognita della politica europea: dalle future elezioni dipende lo scenario che sostiene il Made in Italy Paese fragile Potremmo pagare il prezzo più alto di una destabilizzazione nel Vecchio continente

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3Lunedì 1 Maggio 2017Corriere Imprese

Esporta il 92% del fattura-to realizzato in Italia; èpresente in 25 Paesi con80 sedi; negli ultimi die-ci anni ha acquisito 15

aziende nel mondo e oltre metàdei 3.200 dipendenti lavorafuori dai nostri confini. Ma se ilgruppo di cui parliamo, la Mar-poss di Bentivoglio (Bologna), èun emblema del Made in Italyda esportazione, non è solo perquesto. Già a metà degli anni80, infatti, conquistava le co-pertine delle riviste economi-che internazionali come pionie-re dell’internazionalizzazioneall’italiana, essendo fra le pri-me medie aziende europee(fatturava meno di 60 milioni)ad essere sbarcata nel Giappo-ne del miracolo hi-tech. Azien-da hi-tech essa stessa, si eraspinta in Oriente al seguito del-la nascente industria dell’autoper cui produceva sofisticati si-stemi di misurazione. Oggi,quando il fatturato è schizzatoa 500 milioni di euro, è ancoral’auto il principale cliente el’Estremo Oriente il principalemercato. Ma il logo Marposs èstampigliato anche su strumen-ti di controllo per le macchineutensili, il biomedicale, l’aero-nautica, l’elettronica, l’energia.E spazia in tutti i santuari mon-diali dell’auto, dalla Germania a

Detroit. Al presidente StefanoPossati chiediamo un «bolletti-no medico» del commerciomondiale.

È concreto, per esempio, ilrischio di un diffuso ritornoal protezionismo?

«Non mi pare. Le economiemondiali sono ormai troppointerdipendenti per tollerarebarriere al commercio. Noi, peresempio, riceviamo il 36% degliordini dall’Oriente e il 45% dal-l’Europa. Se però andiamo a ve-dere l’utilizzo finale dei nostriprodotti, le percentuali si inver-tono. Potremo assistere ad al-cune rappresaglie, circoscritte asingoli prodotti, ma non a veree proprie guerre commercialiche non sono nell’interesse dinessuno».

Però Trump le minaccia. Ela Brexit indebolisce l’Euro-pa…

«Vedremo certamente un ri-

torno ad accordi bilaterali fina-lizzati al riequilibrio degliscambi».

Questo non la preoccupa?L’Italia può sostenere un con-fronto con potenze come gliStati Uniti?

«Nonostante la confusionedella politica, l’Italia ha buonareputazione, prodotti di qualitàe una leadership indiscussa inmolti settori, dalla meccanicadi precisione al packaging, dal-la moda al food. Oggi nessunopuò fare a meno degli altri. Nel1988 Reagan decretò l’embargocontro un’azienda giapponeseaccusata di aver venduto al-l’Urss tre macchine per produr-re le eliche dei sommergibilinucleari. Dopo tre mesi venne aCanossa chiedendo nuove for-niture, perché nel mondo nonesisteva un’alternativa a quellemacchine. Non sottovalutereinemmeno il peso dell’opinionepubblica americana. Se ancheTrump provasse a bloccare iprodotti stranieri, sarebbero iconsumatori a pretendere dipoterli acquistare. L’Americaprofonda non è protezionista:vuole consumare, a buon prez-zo».

Però ha votato Trump chepromette la rinascita di De-troit.

«La crisi di Detroit è nellospirito, non nei fatti. Noi abbia-mo uno stabilimento in Michi-gan e non c’è verso di trovareun operaio da assumere. C’è lapiena occupazione. Senza il Messico e il Canada, che ormairappresentano un tutt’uno eco-

nomico con gli Usa, l’Americafaticherebbe a produrre ancorale sue automobili; e costerebbe-ro migliaia di dollari in più».

Tornando in Europa?«Il fenomeno tedesco conti-

nua a non risentire delle regoleeuropee che appesantiscono ilresto del continente. E trascinatutti gli altri Paesi in una ripre-sa che dal mio osservatorio pa-re duratura e, Italia a parte, hagià riassorbito le conseguenzedella crisi del 2008. Poi vedocrescere molto bene alcuni pae-si dell’Est come la Polonia, dovei costi sono ancora bassi ma laqualità è ottima e la ripresa co-mincia a spingere i consumi».

La Cina tornerà a correre?«Non ha mai smesso. Ora

cresce del 7% all’anno e non piùdel 12%, ma nel frattempo è di-ventata un colosso che vale or-

«Economie mondialitroppo interdipendentiper tollerare barriere»Possati (Marposs): «L’Italia gode di stima, prodotti di qualità e leadership in molti settori»

mai due terzi dell’America. Intermini assoluti quel 7% di Pilin più rappresenta una nuova,enorme fetta di mercato che siaggiunge ogni anno».

Nessuna ripercussione perle tensioni geopolitiche in Co-rea?

«Per ora non ne vedo. Anchein Turchia l’economia sembraignorare la crisi politica internae la guerra ai confini».

Dunque tutto sereno al-l’orizzonte?

«Sono ottimista. Le unicheincognite stanno nella politicaeuropea che deve affrontaretante scadenze elettorali in unclima di rabbia crescente. L’Ita-lia è fragile e potrebbe pagare ilprezzo più alto di una destabi-lizzazione europea».

Massimo Degli Esposti© RIPRODUZIONE RISERVATA

Al comandoStefano Possati (Bologna, 1950) è presidente di Marposs e Cavaliere del Lavoro

S e, come è probabile, lavittoria di Macron al pri-mo turno delle presiden-ziali francesi sarà ricon-

fermata al ballottaggio di dome-nica prossima, i mercati potran-n o f e s t e g g i a r e i l p r i m o«scampato pericolo» sull’acci-dentata strada di questo 2017.Un secondo sarebbe la vittoriadi Angela Merkel in Germaniaalle elezioni di autunno. Il terzo,un governo stabile in Italia dopoil voto previsto, a meno di sor-prese, per la primavera del 2018.

È la politica, infatti, la veraincognita dei prossimi dodicimesi; l’unico elemento che po-trebbe buttare all’aria un quadromacroeconomico per il resto ab-bastanza prevedibile, se nonproprio sereno. Con un dollarostabile sugli attuali livelli dicambio contro l’euro, tassi anco-ra bassi, una ripresa economicageneralizzata, seppur a diversevelocità. Insomma, uno scenarioche può ancora sostenere il Ma-de in Italy, gonfiando le veledell’export. È questo in sintesi, ilsentimento del mercato, benespresso degli andamenti dei ti-toli obbligazionari e dalle valute.

Grandi scossoni non dovreb-bero venire dall’America, dove

qualcuno suggerirà a Trump distare più calmo. Tanto il minac-ciato protezionismo quanto lostop all’immigrazione rischianoinfatti di avere effetti contropro-ducenti su una crescita econo-mica americana che peraltronon è particolarmente brillante.Anche il previsto aumento dei

tassi Usa sarà più graduale diquello che si dice stando alleindicazioni della Federal reser-ve, perché l’inflazione non è an-cora una minaccia e l’ammini-strazione non ha interesse a raf-forzare il dollaro, compromet-tendo la competitività delleaziende americane. Dunque sul-

l’euro la valuta Usa continuerà aoscillare fra 1,05 e 1,10. È uncambio equilibrato per i nostriesportatori, che consentirà dimantenere o incrementare leg-germente le vendite oltre Atlan-tico. Ad approfittare del buonandamento degli scambi globalisaranno soprattutto India e Ger-mania, due Paesi che, assiemealla Cina e a tutta l’area del-l’Estremo Oriente, rappresente-ranno anche le migliori opzioniper chi, tra le nostre imprese,volesse spingere sulle esporta-zioni.

In mancanza degli scossonipolitici succitati, si prevede unanno di rafforzamento per l’Eu-ropa e per l’area Euro, dove lostress per i negoziati sulla Brexite problemi strutturali come ildivario Nord-Sud, l’immigrazio-ne, gli squilibri nei bilanci pub-blici sono compensati dalla cre-scente convinzione che la co-struzione europea non si sfalde-rà. Incoraggiante è poi la diffusapresenza di aziende leadermondiali, locomotive talmenteforti da trainare un treno fattoanche di molti vagoni deboli epassivi. L’Italia è un caso emble-matico di tutti questi vizi e tuttequeste virtù. Forse crescerà an-

che più dell’1% stimato, soprat-tutto dopo il voto francese cheallenta le tensioni sulla tenutadell’Europa e dà qualche cartada giocare in più al presidentedella Bce Mario Draghi per man-tenere la politica monetariaespansiva e non interromperel’iniezione di liquidità attraversoil «quantitative easing». Però re-steremo per i mercati l’osservatospeciale numero uno. Almenofino a quando il governo nondarà un segnale inequivocabilesulla riduzione del debito pub-blico. Dopo l’auspicata schiaritain Francia, l’attenzione dei mer-cati si focalizzerà sulla fragilitàitaliana e ogni motivo sarà buo-no per colpire i nostri titoli.Quindi, occhio allo spread chepotrebbe tornare a indicare feb-bre dai 200 punti in su.

Cala infine la fiducia dei mer-cati sull’America Latina, incapa-ce di uscire dal circolo viziosodelle sue ricorrenti crisi istitu-zionali, e sulla Russia, troppocoinvolta negli intrighi medio-rientali e ancora troppo dipen-dente dall’andamento dei prezzienergetici. Tutto questo, natu-ralmente, terrorismo permet-tendo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

BallottaggioEmmanuel Macron, candidato all’Eliseo, si scontrerà con Marine Le Pen nelsecondo turno del 7 maggio

La GermaniaIl fenomeno tedesco continua a non risentire delle regole europee che appesantiscono tutti gli altri

Identikit Marposs è stata fondata a Bologna nel 1952 da Mario Possati (1922-1990)

Fornisce strumenti di misura di precisione • costruttori di macchine utensili, aeronautiche, automobilistiche, dei settori energia e alta tecnologia

Esporta circa il 92% della produzione ed è presente in Europa, Asia e America con 3.2800 dipendenti

L’analisi dell’esperto

di Angelo Drusiani

L’incognita della politica europea: dalle future elezionidipende lo scenario che sostiene il Made in Italy

Paese fragilePotremmo pagare il prezzo più alto di una destabilizzazione nel Vecchio continente