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BLS COMPLIANCE Il valore della professionalità

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BLS COMPLIANCEIl valore della professionalità

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Rassegna Stampa

AntiCorruzioneAnci.it - Associazione Nazionale Comuni Italiani: Trasparenza - La delibera Anac sugli obblighi di.........

Corriere della Sera.it (ed. Milano): Non pubblicò redditi dopo la nomina, Multa dell'Anac all'assessore ....

Panorama.it: Russia, chi è Navalny: il vero oppositore di Putin .......................................................................

Cyber SecurityAskanews: Presidente ceco: mio pc violato, riempito di pedopornografia.........................................................

Cor.com: L'hacking paga bene: un esperto Ddos guadagna 25$ l'ora ................................................................

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27/03/17Anci.it - Associazione Nazionale Comuni ItalianiTrasparenza - La delibera Anac sugli obblighi di pubblicazione per titolari di incarichi politici e

Argomento:AntiCorruzione 2p.

Trasparenza - La delibera Anac sugli obblighi di pubblicazione per titolari di incarichi politici e amministrativi

Top news Bilanci Città metropolitane - Decaro al presidente Gentiloni: "Siamo in emergenza, subito un incontro" Sei in: Homepage » L'Associazione » Uffici » Area Stampa, Comunicazione, Sito, Prodotti editoriali, Rapporti con i media e istituzioni, Progetti istituzionali » Dipartimento Sito, Pubblicazioni e Prodotti editoriali » Notizie Trasparenza - La delibera Anac sugli obblighi di pubblicazione per titolari di incarichi politici e amministrativi [27-03-2017] L’Anac ha pubblicato la delibera n. 241 “Linee guida recanti indicazioni sull’attuazione dell’art. 14 del d.lgs. 33/2013 «Obblighi di pubblicazione concernenti i titolari di incarichi politici, di amministrazione, di direzione o di governo e i titolari di incarichi dirigenziali» come modificato dall’art. 13 del d.lgs. 97/2016”. Le Linee guida forniscono indicazioni e chiarimenti sull’attuazione delle misure di trasparenza contenute nell’art. 14, alla luce delle modifiche introdotte dal d.lgs. 97/2016. Tra le principali novità figurano un ampliamento dell’ambito soggettivo di applicazione, essendo ora tenuti al rispetto degli obblighi contenuti nell’art.14 sia gli amministratori locali (ivi compresi gli assessori), che i dirigenti e i titolari di posizioni organizzative. Le Linee guida, inoltre, introducono una semplificazione per i Comuni con una popolazione inferiore ai 15.000 abitanti, stabilendo che i soggetti interessati dagli obblighi previsti dal citato art. 14 non sono tenuti alla pubblicazione delle dichiarazioni dei redditi e dello stato patrimoniale, dati di cui al comma 1), lett. f). Resta fermo, invece, l’obbligo di pubblicare le dichiarazioni di cui alle lettere da a) a e) del medesimo comma 1) e dunque, ad esempio, l’atto di nomina o di proclamazione, il CV, i compensi di qualsiasi natura connessi all’assunzione della carica. Le Linee guida, infine, chiariscono i termini della decorrenza e dell’attuazione degli obblighi di pubblicazione per i soggetti per i quali la norma si applica per la prima volta, ovvero i dirigenti e i titolari di posizioni organizzative con deleghe o funzioni dirigenziali. In particolare, è precisato che si terrà conto di quelli in carica al, o cessati dal, 1° gennaio 2017. Inoltre, considerato che il d.lgs. 97/2016 è entrato in vigore il 23 giugno 2016, per tali soggetti sono pubblicati tutti i dati di cui all’art. 14 entro il 30 aprile 2017, ivi compresa la prima dichiarazione dei redditi disponibile a seguito dell’entrata in vigore del d.lgs. 97/2016, ovvero quella dell’anno 2016 relativa ai redditi 2015. Le Linee guida, pubblicate nella Gazzetta Ufficiale n. 70 del 24 marzo u.s. ed entrate vigore il giorno successivo, sostituiscono integralmente la precedente delibera ANAC n. 144 del 7 ottobre 2014. (com) Archivio Notizie »

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27/03/17Corriere della Sera.it (ed. Milano)Non pubblicò redditi dopo la nomina, Multa dell'Anac all'assessore Cocco

Argomento:AntiCorruzione 3p.

Non pubblicò redditi dopo la nomina, Multa dell'Anac all'assessore Cocco

Non pubblicò redditi dopo la nomina, Multa dell’ Anac all’assessore Cocco L’accusa: violazione della legge sulla «trasparenza». L’assessore alla Trasformazione digitale e ai Servizi civici ha pubblicato, poi, i redditi il 17 febbraio scorso Roberta Cocco (LaPresse) Una multa di 1000 euro. L’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), presieduta da Raffaele Cantone, ha disposto una sanzione amministrativa a carico dell’assessore alla Trasformazione digitale e Servizi civici di Milano, Roberta Cocco, per la vicenda della mancata comunicazione della dichiarazione dei redditi entro 90 giorni dalla nomina, come previsto nel decreto «trasparenza». Cocco ha pubblicato, poi, i redditi il 17 febbraio scorso. Da quanto si è saputo, infatti, nei giorni scorsi è stata inoltrata dall’Anac una lettera, che fa partire il procedimento sanzionatorio, all’assessore Cocco, ex manager di Microsoft in aspettativa, e per conoscenza anche al Responsabile prevenzione corruzione del Comune di Milano, al Nucleo indipendente di valutazione del Comune e al sindaco Giuseppe Sala. Stando agli accertamenti dell’Anac, Cocco, non comunicando la dichiarazione dei redditi entro 90 giorni dalla nomina ad assessore (di fine giugno scorso), ma soltanto cinque mesi dopo rispetto a quel termine, ha violato l’articolo 47 del decreto 33 del 2013, il cosiddetto `decreto trasparenza´. Cocco, dopo mesi di polemiche da parte delle opposizioni, pubblicò i redditi e, in particolare, la sua situazione patrimoniale relativa all’anno 2015, lo scorso 17 febbraio. Situazione dalla quale è emerso, tra le altre cose, che deteneva circa 3,6 milioni di euro di azioni Microsoft. Ora, da quanto si è appreso, l’assessore potrà pagare la multa entro 60 giorni dalla ricezione delle lettera, oppure se vorrà entro 30 giorni potrà presentare memorie difensive o chiedere di essere ascoltata dal Consiglio dell’Anac. Se sceglierà questa seconda `strada´, il procedimento si concluderà entro 120 giorni, ma in caso di conferma della violazione amministrativa la sanzione a carico di Cocco aumenterà. Nei giorni scorsi, tra l’altro, altre lettere per sanzioni amministrative sono state inoltrate anche a tre consiglieri municipali: Elisabetta Carattoni (Forza Italia), Lorenzo Musotto (Pd), Massimiliano Perri (Milano Popolare). Anche a loro è stata contestata la mancata comunicazione dei redditi. Redazione Milano online

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27/03/17Panorama.itRussia, chi è Navalny: il vero oppositore di Putin

Argomento:AntiCorruzione 4p.

Russia, chi è Navalny: il vero oppositore di Putin

Esteri Russia, chi è Navalny: il vero oppositore di Putin Quarant'anni anni, avvocato, dal 2011 Navalny guida la Fondazione anti-corruzione che sta aggregando una parte modesta ma significativa della popolazione della Federazione 27 marzo 2017 Foto: Aleksej Navalny, 9 agosto 2016 – Credits: VASILY MAXIMOV/AFP/Getty Images Panorama News Esteri Russia, chi è Navalny: il vero oppositore di Putin Luigi Gavazzi La protesta di domenica 26 marzo a Mosca e in decine di città della Russia - comprese Vladivostok sul Pacifico, San Pietroburgo e alcuni centri in Siberia - è partita da un'inchiesta-video pubblicata su Youtube dalla Fondazione anti-corruzione di Aleksej Navalny. È un'inchiesta realizzata da Navalny e dai suoi collaboratori per denunciare pubblicamente la rete di corruzione legata al primo ministro Dmitry Medvedev. Nel video si afferma che Medvedev avrebbe accumulato in Russia e all'estero (anche in Toscana) case, vigneti, yacht attraverso a una rete di finti enti di beneficenza. Su Youtube il video è stato visto oltre 12 milioni di volte (al 27 marzo). Aleksej Navalny, avvocato russo quarantenne (è nato il 4 giugno 1976), ha mobilitato una parte piccola del paese ma decisamente attiva e sveglia, attorno a un tema quasi pre-politico, che in Russia però sta diventando ogni giorno più politico: la corruzione della classe dirigente dell'era Putin. Alexei Navalny, oppositore di Putin in Russia - 27 marzo 2017 – Credits: VASILY MAXIMOV/AFP/Getty Images La fondazione anti-corruzione Navalny ha fondato la sua Fondazione anti-corruzione nel 2011. Attraverso il blog e alcuni progetti correlati raccoglie le denunce di corruzione che i cittadini segnalano. Lo staff di oltre 90 avvocati verifica, controlla, fa i conti, valuta la quantità di denaro pubblico sprecato. Segue l'iter. Per valutare la reale portata di questo "movimento" embrionale è importante partire dai numeri: La Russia ha poco più di 140 milioni di abitanti (2013 fonte Banca Mondiale), si stima che in tutte le città russe il 24 marzo abbiano partecipato alle manifestazioni anti-corruzione fra le 60mila e le 100mila persone in 82 città differenti. Navalny: ecco il documentario contro Medvedev e la corruzione Perché è una protesta importante, nonostante i numeri modesti L'entità numerica della protesta è dunque ancora modesta. Ma è assai significativa. In primo luogo perché è dal 2011-2012 che la Russia non esprime un dissenso pubblico significativo nei confronti della rete del potere di Vladimir Putin. In secondo luogo perché Navalny fa appello alla parte più moderna della società russa; quel ceto medio istruito, connesso a Internet (la rete arriva a circa 70 milioni di Russi, non tutti, ovviamente parte di questo pubblico di Navalny), che vuole essere opinione pubblica, che esercita lo spirito critico tipicamente borghese-occidentale che la Russia raramente ha conosciuto sotto gli Zar, sotto il comunismo e nel post-imperialismo nazionalista di Putin. In terzo luogo, la protesta pur minoritaria è significativa perché ha un obiettivo chiaro e preciso: la corruzione della leadership di governo. Obiettivo che si presta alla produzione di parole d'ordine fondate sui fatti che si denunciano; si presta alla dimostrazione con i fatti della natura del potere di Putin: tanto è vero che è un'inchiesta pubblicata in un video - una specie di contro-giornalismo autogestito - a trascinare la protesta. Le elezioni presidenziali Navalny ha annunciato che si candiderà alle elezioni presidenziali del marzo 2018. Elezioni che quasi certamente incoroneranno Putin per altri sei anni. Il consenso elettorale del presidente è molto alto, soprattutto grazie all'attivismo internazionale (aggressione all'Ucraina "satellite" ribelle, l'occupazione e l'annessione illegali della Crimea, l'intervento in Siria accanto al dittatore sanguinario Assad) che ha restituito al popolo russo la convinzione di contare nel mondo, dopo le "umiliazioni" subite in seguito alla fine dell'Unione Sovietica.

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Argomento: Esteri 5pag.

Eppure Navalny, disturba, al punto che, secondo fonti vicine a Putin citate dal Guardian, lo staff del presidente avrebbe comunque deciso di non lasciare che Navalny arrivi all'appuntamento elettorale fra i candidati. Nel 2013 Navalny è stato condannato per una presunta "appropriazione indebita", che, secondo i critici occidentali e le opposizioni russe, è stata orchestrata dalle autorità. La sentenza è stata sospesa - quindi Navalny non è andato in carcere - ma la condanna penale gli impedisce di candidarsi. Nel 2015 il Partito del Progresso di Navalny, non ha potuto partecipare alle elezioni regionali, nonostante avesse raccolto il numero di firme sufficienti. [Qui sotto il video inchiesta contro Medvedev in versione completa] © Riproduzione Riservata Leggi anche

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27/03/17AskanewsPresidente ceco: mio pc violato, riempito di pedopornografia

Argomento:Cyber Security 6p.

Presidente ceco: mio pc violato, riempito di pedopornografia

Presidente ceco: mio pc violato, riempito di pedopornografia Zeman: è stato un hacker dell'Alabama. Polizia indaga Praga, 27 mar. (askanews) - Un computer del capo dello Stato della Repubblica ceca, Milos Zeman, è stato invaso da materiale pedopornografico, opera a quanto pare della incursione di un hacker straniero, operante in Alabama (Usa). A renderlo noto è stato lo stesso Zeman, il quale ha raccontato che l'episodio è accaduto a Lany, nella residenza presidenziale di campagna, e di aver impiegato solo alcuni secondi per rendersi conto di cosa si trattava. Si è poi immediatamente rivolto ai responsabili della sicurezza informatica dell'ufficio presidenziale, chiedendo la rimozione di tale materiale. Il sito giornalistico Lidovky ha scritto che si trattava di fotografie. Zeman ha riferito di aver anche pensato di presentare una denuncia, ma gli esperti lo avrebbero dissuaso, spiegandogli che sarebbe stato come fare un buco nell'acqua. La polizia ceca però ha annunciato di aver comunque aperto una indagine. L'attacco è partito dall'Alabama, ha detto il presidente ceco, precisando che "potrebbe essere stato realizzato attraverso un interposto". "Non sono un tecnico informatico, ma sarei molto curioso di saper come sia possibile che qualcuno possa violare un computer del Presidente e per di più installarvi del materiale per pedofili" ha detto Nel tentativo evidentemente di fare dell'umorismo, Zeman, 73 anni, ha concluso: "Devo dire che, se qualcuno mi avesse caricato delle fotografie osé di Audrey Hepburn, non mi sarebbe dispiaciuto affatto".

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27/03/17Cor.comL'hacking paga bene: un esperto Ddos guadagna 25$ l'ora

Argomento:Cyber Security 7p.

L'hacking paga bene: un esperto Ddos guadagna 25$ l'ora

HOME » DIGITAL » L'hacking paga bene: un esperto Ddos guadagna 25$ l'ora L'hacking paga bene: un esperto Ddos guadagna 25$ l'ora CYBERSECURITY L'ultimo rapporto di Kaspersky Lab fa i conti in tasca al cybercrime. Un hacker specializzato si porta a casa circa 3mila dollari al mese, senza contare gli extra come le richieste di riscatto alle aziende colpite. E c'è pure chi offre un programma fedeltà di Andrea Frollà Un hacker specializzato in attacchi DdoS guadagna in media 18 dollari ogni ora. Se lavorasse come impiegato con un contratto full time a 40 ore, si porterebbe a casa circa 3mila dollari al mese. Ovviamente tutto esentasse e senza contare gli straordinari, come le richieste di riscatto o altre attività, che possono arrivare a valere migliaia di dollari. A fare i conti in tasca agli esperti di offensive DdoS, che puntano ad arrestare il funzionamento di un computer o di una rete per bloccare l’accesso degli utenti autorizzati, è l’ultimo rapporto di Kaspersky Lab. Secondo gli esperti della compagnia di cybersecurity il modo in cui operano i cybercriminali non è così differente da quello di offerta dei tradizionali servizi online. L’unica differenza è l’assenza di contatto diretto tra provider e cliente, con l’hacker che generalmente mette a disposizione un sito in cui i clienti, dopo essersi registrati, possono selezionare il servizio di cui hanno bisogno, pagarlo e ricevere un report sugli attacchi. In alcuni casi si ha persino un programma fedeltà clienti: si ricevono premi o bonus per ogni attacco. Naturalmente gli attacchi non hanno tutti lo stesso costo e il tariffario dipende innanzitutto dalla complessità dell’offensiva richiesta dal cliente malintenzionato. Ad esempio, una botnet creata da device IoT noti costa meno rispetto una botnet di server. Un altro doppio fattore riguarda poi la durata dell’attacco e il luogo in cui si trova il cliente. Gli attacchi DdoS su siti in inglese, per esempio, sono di solito più costosi rispetto ad attacchi simili su siti in russo. Un altro grande fattore che influisce sul costo è il tipo di vittima. Attaccare il governo non equivale ovviamente ad attaccare il vicino di casa. Per esempio, su un sito DdoS-as-a-service il costo di un attacco a un sito non protetto varia da 50 a 100 dollari, mentre un attacco a un sito protetto costa almeno 400 dollari. Rispetto al tempo, un attacco DdoS può costare da 5 dollari nel caso di un’offensiva da 300 secondi, superando i 400 dollari per gli attacchi di una giornata intera. Il costo medio di un attacco per il cliente è comunque di circa 25 dollari l’ora, mentre all’hacker una cyber-offensiva costa circa 7 dollari ogni ora. Lo stipendio netto di un criminale informatico si basa dunque su una paga oraria di circa 18 dollari. Inoltre, a questo compenso interessante i cyber-criminali aggiungono le richieste di riscatto all’azienda presa di mira, per non eseguire un attacco DdoS o annullare un attacco in esecuzione. La somma richiesta può essere l’equivalente in bitcoin di migliaia di dollari, per questo motivo un attacco può avere una redditività del 95%. “I cyber criminali sono costantemente alla ricerca di nuovi e più economici metodi per organizzare le botnet, così come di strategie di attacco sempre più ingegnose in modo che le soluzioni di sicurezza abbiano difficoltà ad affrontarle - spiega Denis Makrushin, Security researcher di Kaspersky Lab -. Ecco perché, finché ci saranno server, computer e dispositivi IoT connessi ad internet e vulnerabili e molte aziende non riterranno necessario investire in sicurezza contro gli attacchi Ddos, crescerà sempre la profittabilità degli attacchi DdoS, di pari passo con la loro complessità e frequenza”. ©RIPRODUZIONE RISERVATA 27 Marzo 2017