Bisogno di cura e desiderio di educazione di cura e... · 2011. 11. 18. · Dal Bisogno al...

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Bisogno di cura e desiderio di educazione A. Potestio - F. Togni Bisogno di cura e desiderio in educazione Dott. Togni Fabio

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  • Bisogno di cura e desiderio di educazione

    A. Potestio - F. TogniBisogno di cura e desiderio in educazione

    Dott. Togni Fabio

  • Dal Bisogno alla Cura

    � Bisogno 1. Alcuni fanno risalire il termine bisogno a latino medioevale “bisonium” legato al più antico sonium (VII-VIII sec.) con il significato di “preoccupazione”. Da qui sarebbe derivato il “bi-sunja” dove “sunja” dà vita al francese antico “soin”, ovvero “cura”.

    2. Altri affermano che all’origine del termine “bisogno” ci sarebbe il francese besogne(lavorare) nato dalla sunnea (indisposizione, impedimento, scusa); da qui i termini moderni di soigner, “curare” e soin, “cura”;

    3. aggiunta una derivazione dal più antico latino obsonium (versione tratta dal greco opsonion) ovvero “vitto” soprattutto in uso nel Medioevo, ivi compreso anche il sostentamento dovuto dal vassallo al padrone

  • Dal Bisogno alla Cura

    � Cura 1. Da coera o coira che altro non sarebbe che il “cuore”;

    2. una trasformazione di cusa, forma del verbo “battere” e, più propriamente, “martellare”;

    3. per le etimologie più moderne, esso verrebbe dalla radice “Ku” che presiede alla famiglia semantica del “vedere”, “osservare”, “guardare”

  • Dal Bisogno al Desiderio

    � «I bisogni[…] hanno una somiglianza con gli appetiti per il carattere di mancanza che comportano e per la rivelazione affettiva generalizzata di un vuoto all’interno dell’esistenza. […] Non si tratta però di una mancanza qualunque, di uno slancio qualunque, ma di una mancanza specifica e di uno slancio orientato; sono rivolti verso l’altro, verso un altro specifico, senza che tuttavia vi sia un ordine dato in una rappresentazione, addirittura senza che sia in alcun modo dato. La mancanza di cui soffro, che soffro, ha un profilo, come la parola che ho sulla bocca e che riconoscerò quando, dopo aver scartato le parole che non convengono a questa mancanza, incontrerò quella che riempie il vuoto della mia richiesta. Il suo oggetto non è qui, né in carne ed ossa perché deve essere cercato, né in immagine perché non è dato in alcun modo; neppure si tratta di un “dato assente”, come dice Sartre dell’immaginario; immaginare è raffigurare l’assente, non mancarne. Un dato (presente o assente) è sempre relativo ad un dono, cioè ad un incontro che è una grazia»

    � P. Ricoeur, Filosofia della Volontà I. Il volontario e l’involontario, p. 91-92.

  • Dal Bisogno al Desiderio

    «la mancanza dolorosa è inerente al bisogno, precede l’incontro dell’altro e va verso questo incontro; è una mancanza

    che pre-agisce; perciò non si può assimilare per nulla ad un riflesso, al dolore, ad un’avversione simulata».

    Ibi, p. 94.

  • Dal Bisogno al Desiderio

    � «L’uomo è uomo perché ha il potere di far fronte ai bisogni e talvolta di sacrificarli. […]Il bisogno può dunque essere un motivo fra gli altri. Tuttavia l’aderenza del bisogno all’esistenza corporea, in ciò che questa ha di più improducibile, non può farne un motivo come gli altri» Ibi, p. 95-96

  • Dal Bisogno al Desiderio

    � «la volontà, nel suo prendere posizione, porta a termine la scissione dell’esperienza del bisogno;

    se l’impulso può essere dominato dalla volontà, la mancanza resta per sempre

    incoercibile:

    posso non mangiare,

    ma non posso non aver fame» Ibi, p. 93.

  • Dal Bisogno al Desiderio

    � «il bisogno che ha conosciuto il suo oggetto e il suo itinerario non sarà più semplicemente una mancanza ed un impulso che risalgono dal corpo, ma sarà un appello che viene dall’esterno, da un oggetto conosciuto. Non sono più semplicemente spinto fuori di me a partire da me stesso, ma sono attirato all’esterno a partire da una cosa che è lì nel mondo. Ormai il bisogno ha veramente un oggetto conosciuto che appartiene alla configurazione percepibile del mondo. Il mondo è popolato di segni affettivi che si uniscono alle qualità propriamente sensibili e ne divengono indiscernibili[…] La presenza diventa la luce della mancanza; diviene ormai impossibile distinguere, nella percezione globale, ciò che è affettivo da ciò che è propriamente spettacolare».

    � Ibi, p. 98.

  • Note su una pubblicità

    � La riduzione/appiattimento/riconduzione del DESIDERIO al BISOGNO

    CARATTERISTICHE DEL

    BISOGNO DESIDERIO

    1. Intermittente2. «subito»3. Legato alla

    dimensione corporea

    4. Cerca un oggetto per soddisfarsi

    1. costante2. «agito»3. Trascende la

    dimensione corporea

    4. Trascende qualunque oggetto di soddisfazione

  • Dal Bisogno al Desiderio

    � «il desiderio non è una sensazione che traduca una carenza organica e a cui segue una reazione motoria. Non è né sensazione, né reazione, è una mancanza di… che è azione verso… […] Il bisogno di… non mi rivela il mio corpo, ma attraverso il mio corpo, ciò che non è qui e che mi manca; non sento la contrazione e le secrezioni, ma appaio a me stesso come io-corpo, in quanto globalmente mancanza di…». Ibi, p. 93.

  • � Il tema del desiderio trova in Agostino il netto rifiuto di una certa spontaneità psicologica e si costruisce intorno alla teoria dell’amor tipica del periodo di maggiore influenza platonica che risale al periodo della sua conversione del 386 e che si caratterizza per un profondo scavo antropologico nell’interiorità.

    � L’uomo è amor, termine latino che si avvicina molto all’italiano desiderio: per descriverlo ricorre al discorso attorno all’appetitus

    Teoria del desiderio in S. Agostino

  • � L’amor evoca la distanza dell’anima dal suo compimento e, in modo piu’ radicale, della sua distanza da se stessa. La beatitudine infatti, per Agostino, non può essere di questo mondo. Essa è tuttavia in qualche modo nota altrimenti non si dovrebbe desiderare. Tale distanza è colmata dal ricorso, sempre platonico, al tema della memoria

    � Volgendosi alla cosa che ama, l’uomo si trasforma in essa e al contempo riprende identità in se stesso. L’uomo si rivolge, cioè, in modo intenzionale e cosciente verso Colui che è il compimento di sé. Non è una necessità, bensì, è una decisione libera che apre la strada della dilectio ma anche permette di intraprendere la via opposta della cupiditas.

    Teoria del desiderio in S. Agostino

  • Teoria del desiderio in S. Agostino

    � Prima di tutta l’amor dell’anima si rivolge a qualcosa che è fuori di sé: decidendo in questa direzione l’anima si disperde. Così l’anima deve scegliere come proprio compimento e propria felicità la creatura, quella visibilmente e sensibilmente attraente

    � così facendo l’anima si condanna a una perpetua insoddisfazione, abdicando a se stessa. Infatti, cercando di colmare il desiderio di sé andando solo fuori di sé, l’uomo si nutre dell’illusione di poter identificare in modo certo e preciso il proprio oggetto del desiderio

  • � la vita che persegue la logica della soddisfazione del desiderio nell’orizzonte delle cose è destinata alla perdizione: ciò è tipico dell’uomo che agisce secondo l’elemento dispositivo del desiderio, ovvero secondo la passività dei bisogni che condannano al consumo del mondo e di sé. Al contrario la vita che segue la logica della sapienza, ovvero la logica del desiderio (amoralias caritas), che è la vita dell’agire pratico è destinata al compimento e alla felicità.

    Teoria del desiderio in S. Agostino

  • desiderio

    • Una necessaria distinzione tra bisogno e desiderio: il primo richiama in modo più esplicito una situazione di mancanza

    • Una necessaria inseparabilità tra i due: il bisogno rivela un desiderio, ne è la parte più DISPOSITIVA.

    • VICEVERSA se fossimo solo DISPOSTI (OBBLIGATI) dai bisogni la nostra vita1. Si ridurrebbe a una concatenazione di

    impulso-soddisfazione2. Dietro il bisogno esiste la possibilità di

    poterlo soddisfare, la forza per soddisfarlo, la decisione di come soddisfarlo

  • � Il desiderio (legato all’assenza) non coincide con l’amore (legato alla presenza)

    � Ha a che fare con il VOLERE, ma non coincide con esso.

    il volere può intenzionalmente volere di non volere il desiderio non può desiderare di non desiderare

    desiderio

  • � L’uomo desidera SEMPRE (mentre il bisogno è intermittente) e desidera cose che paiono utili e convenienti in modo ordinato (cfr. esperienza del senso di colpa)

    � Il desiderio sfugge alla presa della riflessione, pare starci sempre alle spalle, spingendoci

    desiderio

  • Ogni azione umana nasce dal desiderio e racconta il desiderio dell’uomo, il suo essere preceduto dal bene e la presa di possesso di tale bene; mostra le sue

    intenzioni, le sue ragioni, la direzione che egli vuol dare alla propria esistenza e il fine

    che vuole raggiungere.

    (Cfr. G. Bertagna, Dall’educazione…cit., p. 261)

    desiderio

  • � come insegnano Freud, parlando di libido,e Nietzsche, di volontà di potenza, il desiderio è sempre, desiderio di qualcosa. Il desiderio ha sempre una causa finale e il ‘qualcosa desiderato’ deve essere posto come altro dal desiderio Anche desiderare nulla è sempre un desiderare il nulla e in quanto tale è un modo di desiderare.

    desiderio

  • Denis de Rougemont nella sua opera sull’amore romantico, additando ad esempio la vicenda di Romeo e Giulietta, affermava che l’amato è tale e sostiene il

    desiderio solo a condizione che esso sia lontano. Il suo avvicinamento ha come destino la morte. In altri

    termini l’altro desiderato deve rimanere altro se deve appagare stabilmente il desiderio e non venire

    fagocitato, manipolato, distrutto e consumato. Esistono oggetti del desiderio consumabili che appagano, ma mentre appagano rimandano l’appagamento e lo

    pongono sotto condizione.

    D. de Rougemont, L’amore e l’Occidente (1939), Mondadori, Milano 1958.

    desiderio

  • � Il desiderio, tuttavia, è sempre desiderio di qualcosa ma non è necessariamente legato a questo o a quell’oggetto particolare. Infatti la persona umana può ‘desiderare niente’ o anche ‘tutto’ e pure qualcosa di impossibile. Non è necessitata da un oggetto particolare e in questo senso è libera.

    desiderio

  • � Il desiderio è infine riflessivo. La persona umana andando ad altro va sempre verso se stessa, incorpora l’oggetto del desiderio e prima ancora incorpora se stesso che desidera.

    desiderio

  • convenire – trascendere - consentire

    PERCHE’ IL DESIDERIO SI

    ADDICE ALL’EDUCAZIONE?

  • � A livello personale la costitutivitàdell’altro, il suo valore e la sua necessità ontologica, in ordine all’identità personale non annulla l’identità stessa: non si smette di essere se stessi in nome della dedizione all’altro ma si diviene, come la lezione hegeliana ci porta a dire, realmente noi stessi

    LA DINAMICA DEL CONVENIRE

  • � A livello relazionale, la lezione hegeliana impone il necessario, vicendevole riconoscimento. Un signore è tale a condizione che un servo lo riconosca come tale. Così come ogni educatore è tale non in virtù della propria intenzionalità educativa e del suo voler educare ma diviene tale a condizione che un educando lo riconosca come tale e attribuisca ai suoi gesti valore

    LA DINAMICA DEL CONVENIRE

  • � L’azione è quindi il vero luogo in cui è possibile realizzare educazione e poiché l’azione è strettamente connessa al motivo principe dell’agire che è il desiderio come esperienza di precedenza del bene e di realizzazione del proprio bene, l’educazione non può prescindere dalla dinamica del desiderio. Il criterio dell’agire educativo dell’educatore, non può quindi limitarsi all’accudimento e alla cura delle fragilità e delle esperienze di passività dell’educando ma deve avere come fine l’azione dell’educando

    LA DINAMICA DEL CONVENIRE

  • LA DINAMICA DEL TRASCENDEREil riferimento al TERZO

    Il desiderio metafisico tende verso una cosa totalmente altra. […] Alla base del desiderio comunemente interpretato starebbe il bisogno; il desiderio contrassegnerebbe un essere indigente e incompleto o decaduto dalla sua grandezza. […] ma così non

    potrebbe neppure sospettare che cosa sia il veramente altro. […] I desideri che possono essere soddisfatti assomigliano al desiderio

    metafisico solo nelle delusioni della soddisfazione o nell’esasperazione della non-soddisfazione. […] Il desiderio

    metafisico ha un’altra intenzionalità – desidera ciò che sta al di là di tutto quello che può semplicemente completarlo. […] L’alterità, l’eterogenietà radicale dell’altro è possibile solo se l’Altro è altro

    rispetto ad un termine la cui essenza consiste nel restare al punto di partenza, nel servire da ingresso alla relazione, nell’essere il

    Medesimo non relativamente ma assolutamente. […] L’assolutamente Altro è Altri. Non è sul mio stesso piano. La

    collettività nella quale dico “tu” o “noi” non è un plurale di “io”. Io, tu, non si tratta qui di individui di un concetto comune. Né il possesso, né l’unità del piano, né l’unità del concetto, possono

    legarmi ad altri. Assenza di una patria comune che fa dell’Altro lo Straniero; lo Straniero che viene a turbare la mia casa. Ma Straniero

    significa anche il libero. Su di lui non posso potere.

    E. Lévinas, Totalità e infinito…cit., pp. 31-37 [passim].

  • � la relazione educativa non è solo la cura di un “io” nei confronti di un “tu” ma è sempre un accesso in cui si deve fare i conti con un Assoluto sia rispetto al “tu” sia rispetto all’“io”. Così, in termini pedagogici, la relazione all’altro non è solo relazione – o meglio rapporto – con un altro concreto ma è sempre rimando all’Assoluto mio e suo, un continuo aprirsi al dover essere suo e mio

    LA DINAMICA DEL TRASCENDEREil riferimento al terzo

  • LA DINAMICA DEL CONSENTIRE

    � il rievocare e con-sentire la propria mortalità in quella altrui, la vicinanza empatica, l’ascolto attivo e accorto, sono tutte condizioni che mettono in rilievo il valore dell’altro ma non sono condizioni sufficienti affinché si possa dire che si sta educando in una relazione con l’Assoluto dell’Alterità.

    (non è lecito trovare nell’altro le ragioni digiustizia e giustificazione della propriacondizione piegando l’educazione alla logicaconsumistica dei bisogni dell’educatore)

  • � La decisione dell’educando proprio perché è decisione di un altro, modifica sempre le condizioni e le forme della sua presenza. La cura per l’altro, se è da quest’ultimo decisa, sarà diversa dalle intenzioni di colui che l’ha posta.

    LA DINAMICA DEL CONSENTIRE

  • BISOGNOBISOGNOBISOGNOBISOGNO

    CURACURACURACURA

    DESIDERIODESIDERIODESIDERIODESIDERIO

    EDUCAZIONEEDUCAZIONEEDUCAZIONEEDUCAZIONE

    ATTIVOATTIVOATTIVOATTIVOPASSIVOPASSIVOPASSIVOPASSIVO

  • La presa in carico della fragilità è un compito interno all’educazione, dunque, ma non è esaustivo di quest’ultima: anche solo per il fatto che la fragilità non smette di esistere nella relazione e di stagliare le sue ombre dispositive anche nelle migliori intenzioni educative e sociali. Nell’esperienza del bisogno, la persona umana percepisce l’inesorabile ritorno della propria condizione di mancanza. Così anche nella relazione. Inoltre la fragilità continua a rimanere un dispositivo che la vicinanza dell’altro non può sedare. La

    prossimità rimane un compito umano nella condivisione della comune condizione. I bisogni hanno la necessità di essere colmati, pena la morte. Tuttavia i bisogni non sono il tutto

    della intrinseca natura tensionale dell’uomo, ne manifestano solo il lato carente e debole. La persona umana, infatti, può

    agire sui propri bisogni, come sui propri istinti, post-ponendoli, controllandoli. Essi non sono quindi il tutto della

    persona e del suo potere. L’uomo può in virtù di una precedenza del bene e può mettere in atto azioni volte alla

    realizzazione del bene. Per usare i termini agostiniani l’uomo può essere soggetto di amor. Ciò che è peculiare la persona

    umana è tale possibilità che la tradizione ha definito desiderio. Il luogo in cui il desiderio si mostra nella sua

    pienezza è l’azione umana che è la presa in carico, autonoma, libera e responsabile dei dispositivi, una loro collocazione in un personale orizzonte di senso, una

    dichiarazione del proprio potere e una realizzazione del proprio bene.

  • Il compito….