BIOGRAFIA...RENE’ DESCARTES nasce il 31 Marzo 1596 a La Haye, nella Touraine. Entra nel 1604 nel...
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RENE’ DESCARTES nasce il 31 Marzo 1596 a La Haye, nella Touraine.
Entra nel 1604 nel collegio dei gesuiti di La Flèche.
Rimane in collegio fino al 1612.
(criticherà gli studi condotti in collegio).
Nel 1618 si arruola nell’ esercito.
Nel 1628 Si stabilisce in Olanda.
Nel 1649 fu invitato alla corte di Stoccolma per dare lezioni di filosofia alla regina Cristina di Svezia.
L’11 febbraio 1650 a causa di una polmonite dovuta al clima rigido degli inverni svedesi muore.
BIOGRAFIA
Per Cartesio occorre trovare un criterio di orientamento unico
e semplice che serva all’uomo in ogni campo teorico e
pratico.
IL METODO
1)regola dell’evidenza: accogliere come vero solo ciò che risulta evidente
2) regola dell’analisi: suddividere ogni problema nelle sue parti elementari.
3) regola della sintesi: risalire dal semplice al complesso.
4) regola dell’enumerazione: enumerare tutti gli elementi individuati mediante l’analisi e rivedere tutti i passaggi della sintesi.
IL DUBBIO
Secondo Cartesio quindi, bisogna dubitare di tutte le cose che non appaiono chiare e coerenti.
Portato all’estremo diventa un dubbio iperbolico, si dubita di tutto: dei sensi, della ragione, dell’esistenza della materia e perfino delle stesse verità matematiche.
Riguarda inizialmente le conoscenze sensibili
Con l‘ipotesi del genio maligno si
estende anche alle conoscenze
matematiche
L’ unica verità
che si sottrae
al dubbio è il
cogito ergo
sum
Dubbio
metodico
Dubbio
iperbolico
La proposizione “io esisto” equivale dunque alla proposizione ”io sono un soggetto pensante”.
Bisogna quindi trovare nell’esistenza del soggetto pensante il principio che garantisce la validità della conoscenza umana.
Con l’ipotesi del genio maligno dovremmo dubitare di tutto.
Cartesio, tuttavia, arriva al principio del cogito: di tutto posso dubitare, tranne che del fatto stesso di dubitare, quindi di esistere.
IL COGITO ERGO SUM
DISCUSSIONI INTORNO AL COGITO
Arnauld accusa il cogito di essere un “circolo vizioso”:
se il cogito viene accettato perché è evidente, allora la
regola dell’evidenza deve essere anteriore al cogito,
quindi il cogito non può giustificare l’evidenza.
Gassendi accusa il cogito di essere la conclusione di un
sillogismo abbreviato. Derivando da qualcosa di più
originario, esso non può essere considerato un principio
assoluto.
Cartesio risponde che il cogito non è un ragionamento,
cioè l’esito di una deduzione, ma un’intuizione immediata
della mente.
CARTESIO E HOBBES
«Io sono una cosa che pensa». Poiché, dal fatto che penso o dal
fatto che ho un'idea, sia vegliando, sia dormendo, s'inferisce che io
sono pensante: infatti queste due cose: «Io penso» e «io sono
pensante» significano la stessa cosa.
Dal fatto che io sono pensante ne segue «che io sono» poiché quel
che pensa non è un niente.
Ma dove il nostro autore aggiunge: «cioè uno spirito, un'anima, un
intelletto, una ragione», di là nasce un dubbio.
Infatti non mi sembra ben dedotto questo ragionamento di dire: «io
sono pensante», dunque «io sono un pensiero»; oppure «io sono
intelligente», dunque «io son un intelletto». Poiché nella stessa guisa
potrei dire: «io son passeggiante», dunque «io son una
passeggiata!».
Dove ho detto: «cioè uno spirito, un'anima, un
intelletto, una ragione, e così via», non ho punto
inteso con questi nomi le sole facoltà, ma le cose
dotate della facoltà di pensare, come si suole
intendere con i due primi nomi, ed assai spesso
anche con i due ultimi: il che ho così spesso
spiegato, ed in termini così espliciti, da non
comprendere che vi sia stato luogo di dubitarne.
LE IDEE
Per idee si intende ogni contenuto o ogni oggetto del pensiero.
Cartesio divide le idee in tre categorie:
Le idee innate, ossia presenti da sempre in ognuno;
Le idee avventizie, ossia provenienti da cose esistenti all’infuori
del soggetto;
Le idee fattizie, ossia quelle formate o trovate da me stesso.
LE PROVE DELL’ESISTENZA DI DIO
Le idee esistono nello spirito, ma esistono anche le cose ad esse corrispondenti?
Per questo Cartesio necessita di un punto fermo dal quale partire, che dia validità alle idee: individua in questo punto Dio, infinitamente buono quindi incapace di ingannarci.
o La prima prova dell’esistenza di dio: Non posso essere io la causa dell’idea di Dio, ossia dell’idea di una sostanza infinita, in quanto sostanza finita;
o La seconda prova e il concetto di causa efficiente: Se il soggetto fosse l’autore del suo essere sarebbe Dio perché non dubiterebbe, non avrebbe desideri e avrebbe ogni perfezione. Ma dal momento che questo non avviene Dio esiste;
o La terza prova: Nel mio pensiero vi è l’idea di un essere perfetto, il quale, per essere veramente tale deve esistere eternamente e necessariamente. E’ questa una prova analoga alla prova ontologica di S. Anselmo.
RIUSCI’ A
DIMOSTRARE CHE:
Dio esiste e non inganna
La ragione può conoscere
la verità
Le verità sul mondo sono
attendibili
Esiste un mondo fuori di
me
RES
COGITANS
INESTESA E
INCORPOREA
CONSAPEVOLE
LIBERA
RES EXTENSA
SPAZIALE E
CORPOREA
INCONSAPEVOLE
DETERMINATA
GHIANDOLA
PINEALE
Cartesio per l’elaborazione della sua fisica parte dal presupposto
dell’identificazione della materia nell’estensione, dal quale derivano
diverse conseguenze:
Lo spazio non è considerato distinto dai corpi che lo occupano, con
la conseguente impossibilità dell’ esistenza del vuoto;
L’impossibilità dell’infinità dello spazio. Cartesio sostiene che la
materia si estende indefinitamente in tutte le direzioni;
L’affermazione della relatività del moto.
Nega, inoltre, che vi sia un limite alla divisione della materia
considerando che lo spazio, per definizione geometrica, è
divisibile all’infinito.
LA FISICA
Da questa considerazione definisce il principio d’inerzia:
Ogni parte di materia tende a mantenere il proprio moto rettilineo se non
intervengono altri corpi a farlo mutare.
Al momento della creazione Dio ha stabilito leggi in virtù delle quali si è
formata e continua a sussistere l’intera struttura dell’universo che non
richiede alcun intervento per essere conservata. Dio è la prima causa del
moto e dalla Sua immutabilità dipende la conservazione della stessa
quantità di moto nell’universo. Ne deriva una visione meccanicista, seconda
la quale ogni accadere è determinato da cause efficienti, e non più
provvidenziale.
Inoltre la trasmissione di movimento attraverso l’urto: un corpo urtandone
un altro perde tanto movimento quanto ne comunica all’altro.
LA MORALE PROVVISORIA
Obbedire alle leggi e ai costumi del proprio paese;
Essere fermo e risoluto nelle proprie decisioni, ed esser coerente una volta presa posizione;
Modificare i suoi desideri piuttosto che l’ordine del mondo.
Progredire il più possibile nella conoscenza del vero;
Prima di attuare il dubbio iperbolico Cartesio sottolinea la necessità di definire una morale provvisoria, che guidi le sue azioni mentre lui ricerca le fondamenta del sapere:
LO STUDIO DELLE PASSIONI
Se materia e pensiero sono due sostanze distinte, qual é , allora, la relazione
tra anima e corpo, tra pensiero e realtà?
Cartesio distingue nell’anima azioni e affezioni: le azioni dipendono dalla
volontà, le affezioni sono involontarie e sono costituite da percezioni,
sentimenti o emozioni causate nell’anima dagli spiriti vitali.
La forza dell’anima consiste nel vincere le emozioni e nell’arrestare i
movimenti del corpo che le accompagnano, mentre la debolezza consiste nel
lasciarsi dominare dalle emozioni.
La tristezza e la gioia solo le emozioni fondamentali: proviamo odio per ciò
che ci rende tristi e amore per ciò che ci rende felici.
L’uomo deve saper dominare le proprie emozioni: proprio in questo consiste
la saggezza. Essa si ottiene estendendo il dominio del pensiero chiaro e
distinto.
FINE GRAZIE PER LA VISIONE
-GDM