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1 Pietro sintesi biografica BIOGRAFIA DELL’APOSTOLO PIETRO Testo di Silvio Caddeo Nel principio della sua vita pubblica, Gesù scelse i dodici apostoli, fra i quali vi erano pure Simone Pietro ed il fratello Andrea (Mar 1:16. Gio 13:18; 15:16, 19). Sappiamo da Gesù che Simone Pietro era figlio di Giona (Mat 16:17) e possiamo presumere che lo fosse anche il fratello Andrea. Ben presto, Pietro si fece notare per certe particolari azioni ed affermazioni, questo sia nel bene che nel male. Tuttavia, in seguito Pietro crebbe e divenne veramente un apostolo esemplare. Di Pietro possiamo dire che divenne anche lui, come tutti i credenti seri, una delle pietre viventi della chiesa (1 Pie 2:4-8), una istituzione divina che si basa sempre ed inequivocabilmente su Gesù la vera pietra Angolare scartata o rifiutata dai costruttori maldestri o incompetenti (1 Pie 2:7-8), sulla quale si basa da sempre l’edifico spirituale della Chiesa di Dio (Efe 2:20-22). MATTEO 14:28-31 Mentre erano sulla barca nel lago di Galilea, detto pure mare, Gesù aveva iniziato a camminare sull’acqua stupendo i suoi discepoli che assistevano increduli a quello che stavano vedendo. In quel momento, Pietro fu il primo a reagire. Infatti, egli aveva parlato per primo e voleva per primo imitare Gesù, ma subito poi egli aveva dubitato e per questo egli stava affondando nell’acqua (Mat 14:28-31). L’iniziativa che avrebbe dovuto essere un successo per Pietro, in rispetto agli altri meno

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Pietro sintesi biografica

BIOGRAFIA DELL’APOSTOLO PIETRO

Testo di Silvio Caddeo

Nel principio della sua vita pubblica, Gesù scelse i dodici apostoli, fra i

quali vi erano pure Simone Pietro ed il fratello Andrea (Mar 1:16. Gio

13:18; 15:16, 19). Sappiamo da Gesù che Simone Pietro era figlio di

Giona (Mat 16:17) e possiamo presumere che lo fosse anche il fratello

Andrea. Ben presto, Pietro si fece notare per certe particolari azioni ed

affermazioni, questo sia nel bene che nel male.

Tuttavia, in seguito Pietro crebbe e divenne veramente un apostolo

esemplare. Di Pietro possiamo dire che divenne anche lui, come tutti i

credenti seri, una delle pietre viventi della chiesa (1 Pie 2:4-8), una

istituzione divina che si basa sempre ed inequivocabilmente su Gesù la

vera pietra Angolare scartata o rifiutata dai costruttori maldestri o

incompetenti (1 Pie 2:7-8), sulla quale si basa da sempre l’edifico

spirituale della Chiesa di Dio (Efe 2:20-22).

MATTEO 14:28-31

Mentre erano sulla barca nel lago di Galilea, detto pure mare, Gesù

aveva iniziato a camminare sull’acqua stupendo i suoi discepoli che

assistevano increduli a quello che stavano vedendo. In quel momento,

Pietro fu il primo a reagire. Infatti, egli aveva parlato per primo e voleva

per primo imitare Gesù, ma subito poi egli aveva dubitato e per questo

egli stava affondando nell’acqua (Mat 14:28-31). L’iniziativa che

avrebbe dovuto essere un successo per Pietro, in rispetto agli altri meno

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pronti ad intervenire ed a camminare sull’acqua come Gesù, si era

trasformata invece in un grosso fiasco per lui.

MATTEO 16:15-16.

Dopo essere stato scelto come uno dei dodici apostoli da Gesù ed avere

partecipato alle nozze di Cana ed avere visto il miracolo dell’acqua

mutata in vino (Giov 2:1- 11), uno dei principali meriti di Pietro è di

essere stato il primo, rispondendo alla domanda di Gesù, a riconoscerlo

per quello che era quando rispose: “Tu sei il Cristo, il Figlio dell’Iddio

Vivente” (Mat 16:15-16).

Diciamo che quella di Pietro fu senza dubbio un’affermazione

magnifica, che Gesù aveva di certo apprezzato, ma questo non significa

affatto che lo fece il principe degli apostoli o un papa o un sommo

pontefice, come il clero dal Medioevo a sproposito va dicendo.

MATTEO 16:17-18

A Pietro che lo aveva per primo riconosciuto come il Cristo, Gesù aveva

affermato: “Tu sei beato o Simone, figli di Giona, perché non la carne ed

il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli. Ed io

altresì ti dico: Tu sei Pietro (greco - petros) e su questa pietra (greco -

petra) edificherò la mia chiesa, e le porte dell’Ades (greco - adou) non la

potranno vincere” (Mat 16:17-18).

Qui sarebbe inutile di dire che questo è il passo più complicato del

Vangelo ed il passo più conosciuto e più manipolato dal Cattolicesimo

trionfante. Infatti, su questo passo la gerarchia cattolica vi ha costruito

un nuovo impero romano pseudo-spirituale, cioè quello che si giustifica

presentando Pietro come il principe degli apostoli, come il primo papa o

il primo sommo pontefice.

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Secondo certi oppositori al primato petrino, in questo caso Gesù non

avrebbe stabilito la sua chiesa su Pietro (greco - petros), cioè su d’un

sasso o un sassolino mobile, ma piuttosto sulla sua fede di Pietro forte

come una grossa pietra o un macigno o una roccia amovibile (greco -

petra).

Tuttavia, questa interpretazione non è del tutto vera o sicura come si

pensa, ma è piuttosto discutibile o addirittura fasulla perché, subito poi,

Gesù aveva rimproverato Pietro e lo aveva chiamato Satana (Mat 16:23).

Quando Gesù fu arrestato, subito poi per ben tre volte, Pietro aveva

negato di conoscere Gesù (Mat 26:34, 69-75). Inoltre, quando era ad

Antiochia, Pietro aveva simulato di non conoscere i fratelli di origine

gentile e fu severamente rimproverato da Paolo (Gal 2:11-14).

Ragione per la quale, cercando di non perdere l’esatta proporzione delle

cose, non si può dire che la fede di Pietro, in quel momento preciso,

quando stava dialogando con Gesù, fosse veramente così forte da

costruirci sopra la chiesa intera, che è anche la famiglia di Dio e che

dovrebbe essere la colonna che sostiene la Verità (1 Tim 3:15). Non

possiamo comunque negare che la fede di Pietro sarebbe cresciuta in

seguito, ma non si può dire con certezza che sarebbe divenuta

straordinariamente più forte di quella degli altri.

Partendo dal presupposto che Gesù sia veramente Dio e che come Dio

Egli avesse conosciuto pure il futuro, quello che sarebbe successo in

seguito nella storia della sua chiesa, certi si domandano perché Gesù

avrebbe parlato in tale modo di Pietro sapendo che un giorno tale passo

sarebbe stato utilizzato per stabilire il potere del papato romano!?

Vi sono altri i quali ritengono che tale passo non facesse parte del testo

originale di Matteo, ma che fu aggiunto in seguito dal clero nel III

secolo d.C. per giustificare l’episcopato monarchico ed in seguito il

papato romano. Tuttavia, io ritengo che la soluzione in questo

complicato dilemma esegetico stia piuttosto nel versetto 23 che segue,

dove io ho spiegato il genere letterario mediorientale.

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MATTEO 16:19

Sempre a Pietro che lo aveva per primo riconosciuto come il Cristo,

Gesù aveva inoltre aggiunto: “Io ti darò le chiavi del regno dei cieli;

tutto ciò che avrai legato sulla terra sarà legato nei cieli e tutto ciò che

avrai sciolto in terra sarà sciolto nei cieli” (Mat 16:19).

Qui bisogna tenere presente che, in seguito, Gesù aveva esteso tale

autorità di rimettere i peccati anche agli altri dirigenti della chiesa in

generale: “Io vi dico in verità che tutte le cose che avrete legato sulla

terra, saranno legate nel cielo; e tutte le cose che avrete sciolto sulla

terra, saranno sciolte in cielo” (Mat 18:18).

Gesù risorto, prima di salire in cielo, aveva detto in particolare agli

apostoli: “A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi; a chi li riterrete,

saranno ritenuti” (Gio 20:23).

Ragione per la quale, non vi era alcuna superiorità di Pietro sugli altri

apostoli e se vi fu, lo fu solo temporaneamente. Ricordo inoltre che papa

Bergoglio non centra affatto in tutto questo.

Ai nostri giorni, gli apostoli non sono più viventi fra noi, ma abbiamo

come guida il Vangelo scritto che tutti dovrebbero seguire. Per quanto

riguarda l’autorità di rimettere i peccati, tale autorità rimane ai dirigenti

o ai leader di ogni congregazione locale che sono fedeli, ovvero ovunque

due o tre sono riuniti nel nome del Signore, per mettere in pratica il

Vangelo (Mat 18:18-20).

MATTEO 16:21-23.

Per capire quella che dovrebbe essere stata l’esatta posizione o

collocazione di Pietro nella struttura della prima chiesa in rispetto agli

altri apostoli ed a tutta la Cristianità, dobbiamo leggere attentamente

quanto segue subito dopo al plauso o all’ovazione ch’egli aveva ricevuto

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poco prima da Gesù: “Da quell’ora Gesù cominciò a dichiarare ai suoi

discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molte cose dagli

anziani, dai capi sacerdoti e dagli scribi, ed essere ucciso e risuscitare il

terzo giorno. E Pietro, trattolo da parte, incominciò a rimproverarlo,

dicendogli: Tolga ciò Iddio, Signore; questo non ti avverrà mai. Ma

Gesù, rivoltosi disse a Pietro: Vattene via da me, Satana: tu mi sei di

scandalo. Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli

uomini” (Mat 16:21-23).

Vediamo quindi che quel Gesù che poco prima aveva detto a Pietro: “Su

questa pietra edificherò la mia chiesa” (Mat 16:17), che al contrario

subito dopo lo aveva severamente corretto o censurato, perché lo aveva

paragonato a Satana, cioè aveva aggiunto: “Vattene via da me, Satana: tu

mi sei di scandalo. Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose

degli uomini” (Mat 16:23). Infatti, in quella particolare circostanza,

Pietro che aveva riconosciuto in Gesù il Cristo ed aveva ricevuto il suo

plauso, subito poi si era reso colpevole di forzare la mano del Divino

Maestro, una cosa questa che nessuno ha il diritto di fare.

Se con l’affermazione di Mat 16:17 e seguenti, Gesù avesse voluto

veramente dare un’autorità speciale a Pietro, fare di lui il capo

incontestato della Chiesa Cristiana, il papa, il sommo pontefice per tutta

la Cristianità del tempo, in tale caso, subito poi, il Divino Maestro

assolutamente non lo avrebbe cacciato via come un diavolo tentatore e

non lo avrebbe chiamato Satana (Mat 16:23).

Per capire questo strano modo di parlare di Gesù, che portava il discorso

agli estremi, molto diverso dal nostro modo d’esprimerci di noi

occidentali, bisogna tenere presente che nella letteratura mediorientale

del tempo, vi era la tendenza di esprimere dei concetti semplici

attraverso dei contrasti o delle esagerazioni (Mar 9:42-47).

Fra questi strani passi, dove il discorso di Gesù è portato veramente

all’estremo, ben oltre la nostra mentalità, voglio ricordare il seguente

esempio: “Se uno viene a me e non odia suo padre, e sua madre, e la

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moglie, e i fratelli, e le sorelle, e persino la sua propria vita, non può

essere un mio discepolo” (Luc 14:26).

Ritornando sul nostro soggetto principale, cioè quello sul primato

erroneamente attribuito a Pietro, possiamo quindi dire che Pietro non è

veramente la pietra della chiesa come dicono i preti, perché in realtà la

vera pietra della chiesa è sempre e solo Gesù Cristo, cioè la pietra

angolare dell’edificio spirituale che i costruttori all’inizio avevano

scartato (1 Pie 2:4, 6-8). Si tenga presente che questo principio è

chiaramente confermato sia da Paolo (Efe 2:20) che dallo stesso Pietro

(1 Pie 2:4, 6-8). Allo stesso tempo, Pietro non era veramente Satana

come sembrava letteralmente affermare Gesù, ma in quel preciso

momento l’apostolo si era soltanto fatto tentare o sedurre o impossessare

dal Diavolo.

Ricordiamo che colui che aveva momentaneamente spinto Pietro a

commettere tale serio errore, cioè quello di reagire o di forzare la mano

di Gesù, non poteva essere stato che il Diavolo, perché in realtà Dio non

tenta nessuno (Gia 1:13).

MATTEO 17:4

Al momento della trasfigurazione di Gesù sull’alto monte, Pietro aveva

parlato a vanvera, perché si era proposto subito di costruire tre tende sul

monte, una per Gesù, una per Mosè ed una per Elia (Mat 17:4). Colpito

per quell’evento straordinario che stava accadendo sull’alto monte, del

quale era testimonio, evidentemente, Pietro voleva rendersi utile, ma tale

sua proposta era fatta fuori tempo e fuori posto. Questo dimostra

chiaramente che Pietro non capiva subito bene certe cose superiori che

riguardavano il regno di Dio. Ricordiamo quello che Gesù gli aveva

detto in precedenza: “Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle

cose degli uomini” (Mat 16:23).

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GIOVANNI 6:67-68.

In seguito, in un momento di crisi, mentre molti lasciavano delusi, Gesù

disse agli apostoli: “Non ve ne volete andate anche voi?” (Gio 6:67). In

quella circostanza, Pietro rispose: “Signore, a chi ce ne andremo noi? Tu

hai parole di vita eterna” (Gio 6:68).

MATTEO 26:34

Alla fine del banchetto pasquale a Gerusalemme, Gesù aveva iniziato a

rivelare ai suoi discepoli quello che stava accadendo, che dopo il suo

arresto essi sarebbero stati dispersi, ma Pietro aveva rassicurato Gesù

che sebbene gli altri lo avrebbero tradito, egli personalmente non lo

avrebbe mai tradito. In quell’istante Gesù ancora lo corregge dicendogli:

“In verità ti dico che questa stessa notte, prima che il gallo canti, tu

Pietro mi rinnegherai tre volte” (Mat 26:34).

GIOVANNI 18:10-11

Subito poi Pietro voleva provare di non essere proprio male o come

quello che lo aveva definito Gesù e si era preparato o attrezzato per il

peggio. Così, nel momento che Gesù stava per essere arrestato, Simone

Pietro aveva prontamente reagito.

Avendosi procurato una spada, Pietro l’aveva estratta ed aveva percosso

il servo del sommo sacerdote, e così gli aveva reciso l’orecchio destro.

Vediamo invece che Gesù non aveva per nulla approvato tale violenza di

Pietro e gli aveva detto: “Rimetti la spada nel fodero; non berrò io il

calice che il Padre mi ha dato?” (Gio 18:11). Ancora, Gesù aveva detto:

“Riponi la spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada,

periscono di spada” (Mat 26:52).

Evidentemente, se i discepoli di Gesù avessero seguito quanto aveva

detto Gesù, essi non avrebbero potuto divenire dei “Crociati” per

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liberare il sepolcro di Cristo a Gerusalemme dagli infedeli e nemmeno

arruolarsi volontari nel corpo americano dei “Marines” per salvare la

democrazia dal comunismo negli altri paesi del mondo.

MATTEO 26:69-75

Poiché Gesù si era lasciato arrestare senza reagire, apparentemente

Pietro vi era rimasto molto male, era completamente deluso e forse si era

sentito persino tradito dal Divino Maestro. Questo spiegherebbe quello

che segue: “Pietro, intanto, stava seduto fuori nella corte; e una serva gli

si accostò, dicendo: Anche tu eri con Gesù il Galileo. Ma egli lo negò

davanti a tutti, dicendo: Non so quel che tu dica. E come uscì fuori

nell’antiporto, un’altra lo vide e disse a coloro che erano quivi: Anche

costui era con Gesù Nazareno. Ed egli daccapo lo negò giurando: Non

conosco quell’uomo. Di lì a poco, gli astanti, accostatisi, dissero a

Pietro: Per certo tu pure sei di quelli, perché anche la tua parlata ti dà a

conoscere (parlava come un galileo). Allora egli incominciò a imprecare

ed a giurare: Non conosco quell’uomo! E in quell’istante il Gallo cantò.

E Pietro si ricordò della parola di Gesù che gli aveva detto: Prima che il

gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte. E uscì fuori, pianse amaramente”

(Mat 26:69-75).

Spiace molto vedere quanto traballante fosse stato Pietro, a quel tempo,

perciò assolutamente sbagliano quelli che, commentando Mat 16:18,

affermano con certezza che Gesù avrebbe stabilito la sua chiesa sulla

fede di Pietro che già allora sarebbe stata solida come un macigno o

come una roccia. Vediamo qui invece che non era affatto vero e che

lasciava molto a desiderare. Diceva giustamente il profeta: “Maledetto

l’uomo che confida nell’uomo” (Ger 17:5).

GIOVANNI 20:6.

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Saputo dalla donna, Maria Maddalena, che Gesù non era più nella

tomba, ma che era risorto, Pietro corse, entrò nel sepolcro, vide i

pannolini giacenti ed il sudario che era stato sul capo di Gesù (Gio 20:6).

Nella tomba scavata nella roccia alla periferia di Gerusalemme, vi erano

dei pannolini ed un piccolo sudario per coprire il volto di Gesù.

Nella tomba originale non vi era quindi il grande sudario di Gesù con

impressa l’intera figura del suo corpo come nel fantomatico sudario a

Torino. Ragione per la quale, la supposta sacra sindone di Torino, tanto

decantata dai preti e venerata da molti creduloni, si tratta semplicemente

d’un falso utilizzato dal clero per imbrogliare il popolino.

Che la sindone di Torino sia un falso non è solo una opinione personale,

ma è stato confermato anche dalla prova all’uranio radiativo, con la

quale è stato dimostrato che tale sindone si tratta d’un tessuto non del

primo secolo, ma d’un periodo molto più tardivo.

GIOVANNI 21:7.

Dopo la pesca miracolosa, i discepoli riconobbero che il personaggio che

li aveva invitati a gettare le reti era proprio il Signore Gesù risorto, e

“Simone Pietro, udito che era il Signore, si cinse il camiciotto, perché

era nudo, e si gettò nel mare (o lago di Galilea)” (Gio 21:7).

Evidentemente, a quel tempo, i discepoli del Signore non ci tenevano

molto alla formalità, all’etichetta, al tipo di vestito o all’abito talare ed

alla stola o alla mitra, e Pietro addirittura aveva superato ogni limite

perché era nudo.

Nel passato, si è parlato molto sulla fiaba de “Il Re Nudo”, nudo come

Pietro, ed a me piace un mondo pure quella fiaba su “Il Papa-Re Nudo”,

che non si rendeva conto di essere stato più nudo di Pietro, perché il suo

modo di fare e d’insegnare non aveva alcun supporto o copertura

dottrinale nel Vangelo.

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GIOVANNI 21:15-19.

Dopo essere risorto, Gesù era apparso prima ad una donna, non a sua

madre Maria, ma a Maria Maddalena (Gio 20:16-18), poi agli undici con

i quali aveva dialogato spiegando loro cosa sarebbe accaduto in seguito

(Mat 24:36-49. Mar 16:14-16). In quell’ultima occasione, Gesù aveva

dato agli undici la stessa facoltà di rimettere i peccati (Gio 20:23),

mentre all’inizio sembrava che l’avesse data solo a Pietro (Mat 16:19).

Nel procinto di partire e di salire al cielo, Gesù aveva avuto un dialogo

diretto con Pietro (Gio 21:15-19), durante il quale lo aveva messo alla

prova, chiedendogli se lo avesse veramente amato più degli altri come

egli aveva spavaldamente affermato in precedenza (Mat 26:34).

Mettendo Pietro alla prova, Gesù gli aveva domandato, per ben tre volte,

se lo amava o se gli voleva bene. Gesù aveva chiesto questo a Pietro per

tre volte perché in precedenza, quando Gesù era stato arrestato, per ben

tre volte Pietro aveva negato di conoscerlo (Luc 22:54-62).

Quanto Gesù aveva detto a Pietro, nel suo ultimo dialogo con lui, è stato

purtroppo forzato o male interpretato o storpiato o strascicato, dai

teologi cattolici, perché essi hanno erroneamente visto in esso come un

ulteriore conferimento di una particolare autorità a Pietro sugli altri

apostoli. I preti hanno fatto molto leva sul fatto che, in tale ultimo

dialogo, Gesù aveva ripetuto per tre volte a Pietro: “Pasci le mie pecore

o pecorelle” (Gio 21:15-19), ma evidentemente si tratta d’un grosso

errore d’interpretazione.

Abbiamo già visto che, cercando di ricuperare Pietro dal suo precedente

triplice diniego di conoscerlo o dal celebre triplice tradimento che ha

fatto molto scalpore (Luc 22:54-62), Gesù gli aveva detto in privato per

ben tre volte: “Pasci le mie pecore” (Gio 21:15-19). Notiamo che con

tale affermazione, Gesù intendeva semplicemente accettare nuovamente

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Pietro pentito, che aveva imparato la severa lezione, e così rintegrarlo

definitivamente fra gli apostoli.

Tutto qui sembrerebbe chiaro, chiarissimo, tuttavia, per esaltare anche in

questo caso il primato di Pietro, cioè a sproposito, i preti hanno isolato

tali parole di Gesù “Pasci le mie pecore” da tutto il resto del discorso e

hanno fatta scrivere tale frase mozza in grande caratteri pure all’interno

della mastodontica Basilica di San Pietro, a Roma, dove passano milioni

di turisti, travisando interamente il significato originale di tale celebre

invito del Divino Maestro e confondendo così un grande numero di

persone.

É sintomatico che nel dialogo che avrebbe dovuto costituire la semplice

riabilitazione di Pietro (Gio 21:15-19), il quale aveva precedentemente

rinnegato Gesù per ben tre volte (Luc 22:54-62), che i preti abbiano

invece cercato di costruirci sopra il primato petrino e tutto quello che

segue tale eresia, cioè il papato. Diciamo che peggio di così i preti non

avrebbero potuto fare!

Ci rendiamo conto dunque che se uno malintenzionato o un miscredente

incallito vuole forzare o torcere o strascicare o interpretare male un

qualsiasi passo scomodo, per quanto sia chiaro quel brano, con l’aiuto

del Diavolo, egli può sempre cambiarne il significato in qualsiasi caso.

Infatti, riducendo tale affermazione giusto ad una frase mozza, isolata

dal suo contesto letterario, egli poi può costruirci sopra tutto quello che

vuole, ma lo fa a sua perdizione.

Noi sappiamo invece che se in tale dialogo Gesù intendeva veramente

dare a Pietro una particolare autorità sui suoi colleghi, qualcosa che non

era stata compresa bene prima da tutti, cioè farlo salire ulteriormente di

grado nel rango della gerarchia ecclesiastica, come il capo supremo o

assoluto degli apostoli come ci dicono i preti, allora non si capirebbe

bene del perché Pietro si sia rattristato (Gio 21:17). Evidentemente,

Pietro aveva capito che, con quelle tre domande, Gesù non lo stava

premiando o innalzando ma semplicemente rimproverando e c’è da

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sperare che questo, un giorno non troppo lontano, lo capiscano anche i

preti o che la smettano di fingere di non capirlo.

Poiché tale ultimo dialogo fra Gesù e Pietro era avvenuto in privato,

quindi non si capirebbe bene perché Gesù avrebbe affermato questo in

disparte con solo presente Pietro. In poche parole, non si capirebbe

perché Gesù non avrebbe conferito tale autorità a Pietro alla presenza

almeno dei suoi colleghi di lavoro, cioè con quelli che avrebbero dovuto

divenire i suoi diretti subalterni, in modo che poi nessuno avrebbe

frainteso qualcosa o che avrebbe osato contestare l’autorità del nuovo

“principe” degli apostoli. Evidentemente, non era nell’intenzione di

Gesù di costituire un principe degli apostoli perché se fosse stato così lo

avrebbe detto chiaramente.

Cercando di essere seri, dobbiamo riconoscere che in quel preciso

momento non vi era in Gesù alcuna intenzione d’innalzare Pietro, di

conferirgli un’autorità gerarchica in più, particolare o superiore agli altri

apostoli, ma che lo voleva semplicemente aiutare, riabilitare come prima

fra gli apostoli o come uno di loro, cioè che Pietro poteva essere

nuovamente considerato un servitore affidabile.

Infatti, da che il mondo è mondo, nessuno in carica offre una

promozione ad un suo collaboratore in segreto senza mettere al corrente

anche gli altri del gruppo di lavoro, cioè quelli che dovrebbero accettare

tale nomina, che da quel momento in poi dovrebbero, in qualche modo

dipendere dalle sue decisioni.

Diciamolo chiaramente, se l’intenzione di Gesù fosse stata di creare

veramente una gerarchia ecclesiastica nella chiesa con a capo Pietro,

evidentemente, egli avrebbe intrapreso un procedimento piuttosto

insolito e del tutto controproducente che avrebbe potuto creare molta

confusione.

Evidentemente, nella falsa interpretazione dei preti su questo famoso

brano (Gio 21:15-17, sorgono numerose contraddizioni. Per tale ragione,

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è giusto ribadire che, in tale dialogo, Gesù aveva semplicemente corretto

e recuperato Pietro, che in precedenza, alcuni giorni prima, aveva detto

di non conoscerlo (Luc 22:54-62). Un fatto questo molto grave per un

apostolo di Gesù, che evidentemente aveva una fede ancora traballante o

semplicemente in formazione.

Faccio notare che il rimprovero che Gesù aveva fatto a Pietro in privato

(Gio 21:15-17) è stato poi riportato pure nel Vangelo, affinchè tutti

potessero leggerlo, perché nel primo secolo le crisi interne della chiesa,

anche quelle fra gli alti dirigenti, non si risolvevano nelle segrete del

Vaticano sempre a porte chiuse, questo perché quelli che predicano la

Verità devono fare tutto alla luce del sole.

ATTI 2:37.

Nel giorno della Pentecoste, ai sui connazionali che si sentivano

compunti nel cuore per la morte di Gesù, perché essi avevano

specificatamente chiesto di crocifiggerlo: “Pietro rispose “Ravvedetevi e

ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo, per la remissione

dei vostri peccati” (Atti 2:38).

Dobbiamo aggiungere che il messaggio di Pietro era indirizzato

particolarmente a dei Giudei ed a dei proseliti che si sentivano

fortemente colpevoli, i quali era abituati alle immersioni o ai lavacri

nell’acqua delle conche di rame nel tempio ebraico (1 Re 7:23-26. 2 Cro

4:2-5). Tuttavia, dobbiamo riconoscere che nella fede cristiana non è

solo con il battesimo o l’immersione che si rimettono i peccati, ma anche

con la fede, cioè con la conversione, il ravvedimento ed il buon

comportamento in vista del regno dei cieli (Atti 13:48; 15:9; 16:30-31;

26:17-18. Rom 1:17. Efe 2:8. Giuda 20-24).

ATTI 3:6.

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Alla persona disabile che gli aveva domandato l’elemosina, Pietro aveva

risposto: “Dell’argento e dell’oro io non ne ho, ma quello che ho, te lo

do: Nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, cammina” (Atti 3:6).

Faccio notare che allora Pietro poteva dire due cose alla persona disabile

che adesso papa Bergoglio assolutamente non può dire. La prima:

“Dell’argento e dell’oro io non ne ho”. Infatti, papa Bergoglio possiede

una banca, lo Ior, e un grande tesoro in oro argento che tutti possono

ammirare a pagamento. La seconda: “Nel nome di Gesù Cristo il

Nazareno, cammina”. Infatti, papa Bergoglio presentemente non è in

grado di fare dei miracoli.

Non essendo un papa e nemmeno un sommo pontefice, evidentemente,

Pietro viveva povero come Gesù (Mat 8:20) ed aveva allora l’autorità di

fare certe cose straordinarie che il papa oggi non può, ch’egli neppure si

sogna di fare. Viene quindi da chiederci che sorta di successore di Pietro

egli sia veramente?

ATTI 4:10-12

Ai capi giudei del sinedrio che avevano interrogato Pietro e Giovanni in

nome di chi essi avevano fatto certe cose, Pietro aveva risposto che il

nome di Gesù Cristo è il solo nome dato sotto il cielo per il quale i

credenti sono salvati (Atti 4:10-12). Se ascoltiamo attentamente come

parla papa Bergoglio, detto pure papa Francesco, ci rendiamo subito

conto che egli non ha capito che quello di Gesù Cristo è l’unico nome

che ci è stato dato per il quale noi possiamo essere salvati, perché egli

parla più spesso della Madonna che di Gesù.

Evidentemente, Bergoglio non ha capito quanto aveva affermato in

merito anche Paolo: “Poiché v’è un solo Dio ed anche un solo mediatore

fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo” (1 Tim 2:5).

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ATTI 4:19.

Ai capi giudei del Sinedrio che con minacce avevano proibito a Pietro e

a Giovanni di parlare ancora in nome di Gesù, Pietro aveva risposto:

“Giudicate voi se è giusto, nel cospetto di Dio, di ubbidire a voi anziché

a Dio” (Atti 4:19). Succede spesso a dei credenti di dovere scegliere, fra

ubbidire a Dio o agli uomini e spesso certi preferiscono mettersi dalla

parte di quelli che hanno il potere in questo mondo.

ATTI 5:5-10

Quando la prima Chiesa Cristiana fu stabilita, il giorno della Pentecoste,

non a Roma ma a Gerusalemme, seguì subito un periodo di grande

entusiasmo fra i credenti o quasi un esagerato fervore religioso, al punto

che molti membri vendevano pure le loro proprietà per sovvenzionare

una vita comune per tutti (Atti 2:42-47), dove tutti avevano il necessario

per vivere piamente (Atti 4:32-37) ed apparentemente pochi lavoravano

abbastanza per rendersi finanziariamente indipendenti. Questo avveniva

mentre i credenti pregavano alacremente aspettando come imminente il

ritorno di Gesù nel suo regno (1 Tes 4:13-18).

Infatti, fra i primi cristiani a Gerusalemme, vi era allora la strana idea

che il Signore sarebbe ritornato in quella generazione, prima che fossero

morti quelli che avevano trafitto o crocifisso Gesù (Apo 1:7). Purtroppo,

fra tanta euforia religiosa avvenne il primo imbroglio nella chiesa del

Signore. Questo avvenne perché Anania e Saffira, due coniugi, si erano

accordati fra di loro, nella vendita della loro casa, per dare ai fratelli e

sorelle l’impressione di avere dato tutto alla congregazione, cioè di

essere più spirituali di quanto essi lo fossero in realtà. Perciò, a causa

della inaccettabile simulazione o della messa in scena, essi vennero

severamente rimproverati da Pietro e ne subirono le dure conseguenze

perché morirono all’istante (Atti 5:1-15).

16

L’imbroglio che causò la morte di Anania e Saffira nella primitiva

Chiesa Cristiana a Gerusalemme ci colpisce e comprendiamo la severa

punizione divina nella quale essi ebbero ad incombere. Dico questo

benché essi non avevano preso niente a nessuno e la loro finzione si

tratta di ben poca cosa a confronto con quello che succede spesso in altri

furti commessi da certi credenti moderni, ma allora nella chiesa vi era

tolleranza zero.

ATTI 5:29

A causa della predicazione, gli apostoli furono fatti arrestare dai capi

giudei del sinedrio, messi in prigione, ma di notte in angelo del Signore

venne a liberarli dalle grosse sbarre. Saputo quanto era successo, i capi

giudei li fecero prendere e li rimproverarono perché stavano ancora

predicando in nome di Gesù. Ma Pietro e gli altri apostoli risposero:

“Bisogna ubbidire a Dio anziché agli uomini” (Atti 5:29).

Ricordo che gli apostoli allora venivano rimproverati perché

utilizzavano il nome di Gesù, ma non c’è alcun caso nel quale venivano

rimproverati perché essi avevano utilizzato il nome di Maria o di

qualche altro santo. Evidentemente, allora si seguiva veramente il

Vangelo perché i credenti avevano compreso che l’unico nome dato è

quello di Gesù Cristo (Atti 4:10-12). Dobbiamo quindi dire che l’enfasi

della predicazione adesso, a causa dei papi moderni, è veramente

cambiata.

ATTI 8:14-17

Quelli che erano scappati in Samaria, a causa della severa persecuzione,

ben presto presero l’iniziativa di convertire anche i Samaritani che

incontravano per via e così la predicazione del Vangelo si era

spontaneamente diffusa in Samaria con un grande successo. Questo

17

stava avvenendo anche grazie ai prodigi e miracoli che erano fatti

dall’evangelista Filippo (Atti 8:4-13).

Notiamo che tale inaspettato successo missionario era avvenuto

completamente all’insaputa degli apostoli, che si trovavano, non a

Roma, ma a Gerusalemme, i quali cercarono di saperne di più: “Or gli

apostoli che erano a Gerusalemme, avendo inteso che la Samaria aveva

ricevuto la Parola di Dio, vi mandarono Pietro e Giovanni. I quali,

essendo discesi là, pregarono per lo affinchè ricevessero lo Spirito

Santo; poiché non era ancora disceso sopra alcuno di loro, ma erano stati

soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora (Pietro e

Giovanni) imposero loro le mani ed essi (i Samaritani) ricevettero lo

Spirito Santo” (Atti 8:14-17).

Faccio notare che a quel tempo, le direttive per la Chiesa Cristiana non

partivano da Roma o dal Vaticano, ma da Gerusalemme. Tuttavia, in

questo caso specifico sarebbe meglio dire che non vi fu alcuna direttiva

originata collegialmente dagli apostoli o da Pietro presunto papa, perché

allora la predicazione del vangelo in Samaria si stava diffondendo

spontaneamente, rapidamente a macchia d’olio, grazie al grande zelo dei

semplici credenti, recentemente convertiti, e quindi senza il bisogno

d’una particolare struttura ecclesiastica, cioè senza una gerarchia e senza

un quartiere generale.

Nel nuovo movimento cristiano in Samaria faceva parte un certo Filippo,

un evangelista che era in grado di fare pure dei miracoli (Atti 8:6-7), ma

non essendo un apostolo, cioè un testimonio oculare della risurrezione di

Gesù (Atti 1:21-22), egli non poteva trasmettere tale autorità ad altri

(Atti 8:18-19). Per tale ragione, si capisce il bisogno o l’utilità di avere

presenti gli apostoli, Pietro e Giovanni, i quali essendo dei testimoni

oculari di Gesù, essi avevano l’autorità d’imporre le mani e di

trasmettere lo Spirito Santo ad altri credenti.

I due apostoli, Pietro e Giovanni, avevano imposto le mani in Samaria,

non per estendere la loro autorità sui nuovi convertiti samaritani, come

18

certi erroneamente affermano, ma piuttosto per trasmettere a loro

l’assistenza dello Spirito Santo, un dono che allora era estremamente

necessario perché a quel tempo il N.T. non era ancora stato scritto e

circolavano soltanto le copie di qualche breve lettera e persino delle

false lettere date come apostoliche (2 Tes 2:1-2).

Dobbiamo realizzare che nel periodo di transizione, fra i due testamenti,

intendo dire fra l’A.T. ed il N.T., quando il Vangelo era solo orale

perché era solo predicato e non era ancora stato scritto o era solo

parzialmente scritto, e così i nuovi convertiti che non erano in diretto

contatto con gli apostoli e dei loro successori. Questo implica che tali

fratelli, di solito, avevano ben poco da leggere di sano o d’autentico o di

veramente ispirato. Si può capire quindi che allora, in quel periodo di

transizione, per molti credenti, certi concetti importanti per la fede

cristiana rimanevano completamente in sospeso o campati per aria, cioè

ancora da definire.

Su questo principio, si veda quanto aveva compreso poi Pietro nella

visione del lenzuolo con gli animali classificati come impuri, che

introdusse una nuova interpretazione della detta Legge (Atti 10:10-16), e

con il caso di Cornelio (Atti 10:34-36), e così in seguito la decisione

comune presa al grande raduno o radunanza della Cristianità a

Gerusalemme, dove, per la prima volta, fu messo bene per scritto il

programma di Dio per i Gentili non circoncisi (Atti 15:1-26).

Dobbiamo inoltre considerare seriamente le rivelazioni particolari che

ebbe Paolo, l’apostolo delle genti (Atti 26:12-18. 2 Cor 12:1-5. Gal

19

1:11-12; 2:2. Efe 3:3-4), questo perché la rivelazione di Dio vera e

propria, a quel tempo, era progressiva ed apparentemente essa si doveva

concludere, almeno nel senso pieno, solo quando sarebbe stata

completata la redazione del N.T. (1 Cor 13:8-10).

Non sorprende quindi che in quel periodo fosco di transizione storica e

teologica, fra le due leggi o due patti o due statuti o due testamenti o due

costituzioni (Ger 31:31. 2 Cor 3:1-11. Ebr 10:9), certi credenti molto

imprudenti si erano lasciati pure attirare o accalappiare o lusingare da

qualche strana rivelazione data come da Dio o da qualche lettera data

come apostolica (2 Tes 2:1-2).

Infatti, in quel periodo austero, i primi cristiani, che erano in buona parte

degli schiavi analfabeti (1 Cor 1:26-28), quando sapevano leggere e

scrivere, essi avevano molto poco a disposizione per leggere, eccetto

qualche rotolo dell’A.T. in ebraico, che allora era molto difficile da

consultare perché, di solito, i rotoli costavano molto e si trovavano quasi

esclusivamente nelle sinagoghe dei Giudei e non erano accessibili a tutti.

Diciamolo chiaramente che, a quel tempo, per i primi cristiani era molto

difficile da trovare anche l’A.T. tradotto in greco o in latino, le due

principali lingue del popolo del tempo.

Si tenga presente, inoltre, che nell’A.T., vi sono pure certi passi molto

strani, discutibili, completamente assurdi, tipici dell’ebraismo

tradizionalista e maschilista, o macho come quello sul rito sulla gelosia,

un testo altamente discriminante per la donna (Num 5:11-21), che si

tratta d’una vetusta pratica che cozza apertamente con il buon senso e

con la fede cristiana (Atti 10:34. Rom 2:11. Gal 2:6. Efe 6:9), quella

dunque che era predicata dagli apostoli.

Ricordiamo che nell’A.T. vi sono, purtroppo, molti altri di quei strani

passi o brani completamente fasulli, dati tutti come autentici da Dio, che

invece bisognerebbe avere il coraggio di semplicemente cestinarli e

meglio bruciarli in un grande fallò purificatore (Eso 20:5; 21:1-4. Deu

22:13-29. Giud 11:30-31, 34-40. 1 Sam 15:3. Pro 13:24).

20

Diciamo che, nella predicazione apostolica del primo secolo, quando il

N.T. non era ancora stato scritto o non era ancora stato completato, tali

violenti e retrogradi passi dell’A.T., di dubbia origine o d’origine

prettamente umana, potevano confondere e scoraggiare i credenti e

soprattutto i nuovi membri che erano stati recentemente convertiti fra i

Gentili (1 Tim 1:3-8. Tito 3:9-11).

ATTI 8:18-23

Come spesso accade in un movimento, anche fra i credenti in Samaria vi

erano alcuni di seri come Filippo (Atti 8:5-12), ma vi era pure qualche

approfittatore come il mago Simone che esercitava l’arte magica o

dell’autosuggestione con la quale faceva stupire la gente ed aveva

ottenuto un certo successo popolare e finanziario (Atti 8:9-11).

In seguito, il mago Simone, avendo visto che i prodigi che Filippo

faceva, non erano il risultato della semplice autosuggestione, come era

nel suo caso, ma si trattava delle vere guarigioni e così anche egli

credette o almeno per un certo tempo anche egli s’aggregò al nuovo

movimento cristiano di Samaria. Evidentemente, il mago Simone si era

aggregato ai cristiani sperando sempre che un giorno, nella nuova via,

egli avrebbe potuto ottenere un profitto personale come era uso fare

prima della sua conversione.

Apparentemente, il mago Simone fu convertito come molti altri ed a lui

piaceva vedere Filippo fare dei veri prodigi che andavano ben oltre alla

semplice autosuggestione (Atti 8:13), ma ben presto, egli capì che

Filippo non trasmetteva mai agli altri tale dono e quindi si rese conto che

da Filippo non poteva avere quello che sperava. Tuttavia, quando

arrivarono Pietro e Giovanni, che imponevano le mani (Atti 8:178), il

mago Simone capì subito che i due, in quanto apostoli, avevano

l’autorità di trasmettere tale dono anche agli altri.

21

Rimanendo con gli apostoli, Pietro e Giovanni, e seguendo sinceramente

quando essi insegnavano senza commettere alcuna frode, vi sarebbe

stata forse per l’ex-mago Simone la possibilità di ricevere un giorno

gratuitamente, da uno dei due apostoli, l’autorità di fare dei veri prodigi

per convertire altre anime a Cristo.

Diciamolo chiaramente, al mago Simone non interessavano affatto le

anime e la loro salvezza, così stanco d’aspettare, egli voleva solo

realizzare il suo sogno. Si capisce quindi che il mago Simone voleva

ritornare al suo vecchio mestiere di praticone o di ciarlatano per fare

molti soldi sfruttando il popolino, e così egli aveva deciso di uscire allo

scoperto e di offrire agli apostoli del denaro per ottenere subito quello

che desiderava da tempo: “Or Simone (il mago), vedendo che per

l’imposizione delle mani degli apostoli era dato lo Spirito Santo, offerse

loro del denaro, dicendo: Date anche a me questa potestà , che colui al

quale io impongo le mani riceva lo Spirito Santo” (Atti 8:18-19).

Come era da immaginare, la reazione immediata di Pietro, alla cattiva o

inappropriata proposta del mago Simone, fu piuttosto severa: “Ma Pietro

gli disse: Vada il tuo denaro teco in perdizione, perché tu hai stimato che

il dono di Dio si acquisti con denaro. Tu, in questo, non hai parte né

sorte alcuna; perché il tuo cuore non è retto dinanzi a Dio. Ravvediti

dunque di questa tua malvagità; e prega il Signore affinchè, se è

possibile, ti sia perdonato il pensiero del tuo cuore. Poiché io ti vedo in

fiele amaro e in legami d’iniquità. E Simone (il mago), rispondendo,

disse: Pregate voi il Signore per me affinchè nulla di ciò che avete

dettomi venga addosso. Essi (i due apostoli) dunque, dopo avere reso

testimonianza alla parola del Signore, ed averla annunziata, se ne

tornarono a Gerusalemme (non a Roma), evangelizzando molti villaggi

dei Samaritani” (Atti 8:20-24).

Abbiamo visto che Pietro non si dimostrò conciliante alla proposta di

Simone il mago, ma che lo rimproverò severamente (Atti 8:20-23), ma

nonostante tale condanna dell’apostolo, il peccato di simonia è stato

22

spesso molto diffuso fra i papi, cioè fra quelli che pretendono di essere i

successori di Pietro.

Diciamo che il peccato di simonia non riguarda solo la Chiesa Cattolica,

ma tocca molti, grandi e piccoli. Tale peccato è presente anche in certe

piccole chiese dette cristiane, dove vi sono certi membri facoltosi o

ricconi, i quali con la scusa che contribuiscono molto finanziariamente,

essi cercano sempre d’imporre la loro volontà nell’assemblea che

frequentano. Per tale ragione, bisognerebbe donare o contribuire in

segreto senza farlo sapere agli altri.

A riguardo di questo Gesù aveva detto: “Guardatevi dal praticare la

vostra giustizia nel cospetto degli uomini per essere osservati da loro;

altrimenti non ne avrete premio presso il Padre vostro che è nei cieli.

Quando dunque fai elemosina (o una donazione), non fare suonare la

tromba dinanzi a te (o non farlo sapere agli altri), come fanno gli ipocriti

nelle sinagoghe e nelle piazze (o per televisione), per essere onorati

dagli uomini. Io dico che in verità che questo è il premio che essi

ricevono. Ma quando tu fai elemosina (del bene o una qualsiasi

donazione), non sappia la tua sinistra quel che fa la destra. Affinchè la

tua donazione si faccia in segreto ed il Padre che vede nel segreto te ne

darà la ricompensa” (Mat 6:1-4).

ATTI 9:38-40.

Mentre si trovava a Lidda, nei pressi di Jaffa, in Palestina, Pietro aveva

saputo del decesso di Tabita, a Ioppe, una donna credente che faceva

delle buone opere (Atti 9:38). Pietro si recò a Ioppe e andò a trovare la

donna deceduta e fece uscire tutti dalla camera (Atti 9:39). Rimasto solo,

dopo avere pregato, Pietro disse: “Tabita, levati! Ed ella aprì gli occhi; e

veduto Pietro si mise a sedere” (Atti 9:40).

Abbiamo qui un altro esempio lampante di Pietro, il quale senza titoli

onorifici, aveva comunque sull’autorità di fare dei miracoli. Pietro

23

faceva questo non in quanto papa o sommo pontefice, ma in quanto

semplice apostolo di Gesù (Luc 9:1-2. Mar 16:20. Gio 20:19-23). Pietro

poteva fare questo in quanto apostolo, cioè un testimone oculare di

Cristo (Luc 24:48-49. 1 Gio 1:1-4), una specie di conduttore che adesso

non esiste più, che è già estinta da quasi 2000 anni fa. Dico questo

perché per essere apostoli era necessario essere testimoni oculari di

Cristo (Atti 1:21-22).

Seguendo tale principio, i Testimoni di Geova si proclamano

erroneamente “testimoni” perché in realtà essi direttamente non hanno

visto niente e sentito niente, e quindi essi non possono essere testimoni

oculari ne testimoni uditivi.

Inoltre, Padre Pio, al quale sono stati attribuiti molti miracoli, egli, come

molti altri approfittatori di questo secolo, è stato semplicemente un

astuto bugiardo che ha ingannato molti creduloni, i quali si sono fatti

letteralmente infinocchiare dalle sue false guarigioni, cioè dalla sua

furbizia, ma un giorno egli ne dovrà rendere conto al Signore.

ATTI 10:25-26

Dopo avere accettato d’andare a Cesarea, entrato nella casa di Cornelio,

della Corte Italica, qualcosa accadde che fece reagire Pietro e che

dovrebbe fare reagire qualsiasi cristiano: “Come Pietro entrava,

Cornelio, fattoglisi incontro, gli si gettò ai suoi piedi e l’adorò. Ma

Pietro lo rialzò dicendo: Levati, anch’io sono un uomo” (Atti 10:25-26).

Cornelio gli si era gettato ai suoi piedi, e quindi lo aveva adorato o

venerato. Infatti, il verbo greco “proskuneo” significa etimologicamente;

che si era prostrato di fronte a lui come se fosse stato un idolo per

onorarlo e venerarlo.

Quello che aveva fatto Cornelio nei riguardi di Pietro corrispondeva alla

usuale pratica pagana del tempo nel riguardo degli idoli e dei personaggi

24

considerati di alto lignaggio come un gerarca, un generale, un dittatore o

l’imperatore.

A partire dal Medioevo, al momento dell’elezione del nuovo papa, è

divenuta una consuetudine per i cardinali di adorarlo, cioè di prostrarsi

davanti a lui in segno di completa sottomissione. I cardinali hanno

iniziato ad adorare il pontefice come un nuovo dio invece d’adorare

l’Eterno ed Onnipotente Iddio del cielo e per questo essi si sono sviati

dalla verità del Vangelo (Rom 1:18-32). Tale malsana tradizione

continua nei secoli fino ai nostri giorni, questo benché oggi lo si faccia

celatamente, senza parlarne molto, ma si tratta pur sempre d’un rito

pagano che stona completamente con la dottrina cristiana.

Ricordiamo che nella Parola di Dio è severamente condannata ogni

forma d’idolatria o di “proskuneo” nei riguardi d’un idolo e d’un uomo

(Atti 10:25. Rom 1:25. 1 Cor 5:9-11; 6:9; 10:7, 14. 1 Pie 4:3. Apo 21:8;

22:15). Dobbiamo quindi rifiutare il culto della personalità nei riguardi a

qualsiasi essere umano e pure nei riguardi d’un capo religioso. Infatti, se

un leader religioso accetta una tale pratica esagerata e pagana

assolutamente non può essere bravo né fedele alla Parola di Dio e

quindi, come tale, egli non rappresenta nessuno, solamente sé stesso e

dei peccatori che sono scaduti dalla grazia.

ATTI 10:34-35.

Dopo essere andato a Cesarea ed essere stato informato da Cornelio, su

quello che era precedentemente accaduto, Pietro disse: “In verità io

comprendo che Dio non ha riguardo alla qualità (stirpe o razza o lingua

o stato o casta) delle persone; ma che in qualunque nazione, chi lo teme

ed opera giustamente gli è accettevole” (Atti 10:34-35).

25

Parlando in tale modo, improvvisamente, Pietro mette tutte le culture e

le lingue sullo stesso piano, perché è sempre un grosso guaio quando un

gruppo si serve di Dio per imporre la cultura latina o la francese o la

cultura americana agli altri popoli. In tale caso, c’è sempre bisogno di

una forza militare per realizzare tale piano, quindi c’è sempre bisogno

dell’intervento dei crociati o dei Marines.

Per la stessa ragione, per salvarsi uno non deve essere necessariamente

cattolico, cioè battezzato, comunicato, assolto e benedetto da un prete

che magari è più confuso o più peccatore di lui. Diciamo piuttosto che,

per salvarsi, un credente deve seguire seriamente Gesù nella chiesa

cristiana di sua scelta perché vi possono essere modi ben diversi di

vedere certi passi del Vangelo e nessuno è infallibile nella loro

interpretazione.

Questo implica che un credente possa veramente fare delle scelte

personali senza subire l’imposizione o la tradizione degli altri che sono

al potere e che controllano l’insegnamento nelle scuole e le informazioni

nei mass media. D’altro canto, compiendo tale passo o scelta personale,

uno deve farlo senza premura e senza giudicare frettolosamente e

superficialmente gli altri che si trovano in esperienze religiose diverse

perché all’ultimo giorno vi saranno molte sorprese (Rom 10:6-13).

Parlo in tale modo perché, io sono profondamente convinto che

all’ultimo giorno vi saranno più persone salvate nelle altre religioni del

mondo che fra quei pochi che ritengono di essere i soli custodi della

Verità, cioè i membri della sola vera Chiesa Cristiana, questo perché Dio

è fra tutti i numerosi giusti della terra anche se non sono battezzati o

sono stati battezzati male o impropriamente o solo spiritualmente.

ATTI 10:47-48

26

Guidato o spinto dallo Spirito Santo, la più importante innovazione nella

chiesa avvenuta con Pietro, fu quella di fare battezzare i Gentili senza

prima farli circoncidere: “Allora Pietro prese a dire: Può qualcuno

vietare l’acqua perché non siano battezzati questi che hanno ricevuto lo

Spirito Santo come noi stessi? E comandò che fossero battezzati nel

nome di Gesù Cristo. Allora essi lo pregarono di rimanere alcuni giorni

con loro” (Atti 10:47-48).

Quella mossa di Pietro fu una decisione propizia o felice, ma in seguito

l’apostolo fu costretto a spiegarsi con i Giudei allarmatisi per tale

cambiamento. Infatti, egli disse: “Se dunque Iddio ha dato a loro (ai

Gentili) lo stesso dono che ha dato a noi che abbiamo creduto nel

Signore Gesù Cristo chi ero io da potermi opporre a Dio? Essi allora,

udite queste parole, si acquetarono (almeno per un tempo) e

glorificarono Iddio, dicendo: Iddio dunque ha dato il ravvedimento

anche ai Gentili affinchè abbiano vita” (Atti 11:17-18).

Si noti che i Giudei, compunti nel cuore, prima erano stati battezzati per

la remissione dei peccati (Atti 2:37-38), mentre dopo i Gentili, non

compunti nel cuore nel senso dei Giudei, sono stati solo battezzati nel

nome di Gesù Cristo (Atti 10:48). Infatti, niente ci fa pensare che

Cornelio della Corte Italica ed gli altri Gentili presenti nella sua casa

siano stati fra quelli, i quali avevano domandato con insistenza a Pilato

di crocifiggere Gesù (Gio 19:6-16) e quindi possiamo pensare che il loro

sentimento era completamente diverso da quello dei Giudei a

Gerusalemme al giorno della Pentecoste che avevano commesso il

deicidio.

Vediamo quindi che lo stesso Pietro aveva battezzato in modi diversi o

per ragioni diverse o per scopi diversi, questo in quanto quelli che

venivano a lui per il battesimo erano diversi ed avevano delle esigenze

spirituali diverse o svariate. Questo implica che non dobbiamo mai

formalizzarci troppo anche sul battesimo perché i primi cristiani non

hanno mai litigato fra di loro sul modo esatto che si deve battezzare.

27

Vi è un caso nel N.T. dei discepoli di Giovanni che erano stati immersi

nuovamente nell’acqua a nome del Signore Gesù per ricevere

l’assistenza dello Spirito Santo (Atti 19:2-7), ma questo avvenne quando

il N.T. non era ancora stato scritto o solo parzialmente scritto ed essi

avevano bisogno d’una permanente guida spirituale. Ci tengo a ricordare

che, oltre a tale caso particolare, nel N.T., non v’è alcun caso di credenti

ribattezzati per rimettere i peccati o per essere salvati.

ATTI 15:7.

Al grande raduno di Gerusalemme della Cristianità del tempo, nel 50

d.C., Pietro iniziò il discorso dicendo: “Voi sapete che fin dai primi

giorni, fra voi, Iddio scelse me” (Atti 15:7). Costatiamo che Pietro fu

scelto di parlare per primo al giorno della Pentecoste (Atti 2:14-40), così

poi egli aveva per primo parlato al gentile Cornelio (Atti 10:25-33), e

quindi egli per primo aveva aperto la porta della salvezza anche ai

Gentili (Atti 10:34-48; 11:4-18; 15:7-12).

Questo spiega perché Pietro è il principale personaggio nella prima parte

del libro degli Atti, mentre Paolo è il personaggio più importante nella

seconda parte del libro degli Atti. Questo cambiamento avviene quando

il Cristianesimo aveva iniziato ad espandersi negli altri paesi del mondo

e Paolo era oramai divenuto l’apostolo delle Genti (Atti 26:12-18. 2 Cor

12:1-5. Gal 1:11-12; 2:2. Efe 3:3-4).

A conferma di questo, si noti che il grande raduno o assembramento di

Gerusalemme non fu presieduto e concluso da Pietro, ma da Giacomo, il

fratello del Signore, (Atti 15:13-21). Questo avvenne per non dare la

falsa impressione che Pietro fosse stato il capo della chiesa. Purtroppo,

certi disinformati ne avrebbero dedotto che Pietro, come un papa,

avrebbe presieduto e concluso il primo concilio universale della chiesa a

Gerusalemme, ma non è assolutamente vero. Rimane inoltre il fatto che

tale primo concilio della chiesa universale non si tenne a Roma, ma a

28

Gerusalemme; che non fu presieduto e concluso da Pietro, ma da

Giacomo fratello del Signore (Atti 15:13-21), e questo ce la dice lunga.

Sulla base di quanto precedentemente visto o provato, possiamo dire con

certezza che allora il centro universale della Chiesa Cristiana non era a

Roma, ma a Gerusalemme. Inoltre, quella prima Chiesa di Dio non

aveva papi ma aveva come capo e pietra basilare Gesù Cristo (Rom

9:32-33. Efe 2:20. 1 Pie 2:4).

Da tutto quello che abbiamo esaminato fino adesso, appare evidente che

a quel tempo, Pietro non sapeva di essere la pietra della chiesa, di avere

un primato particolare sui suoi colleghi. Vediamo quindi che quanto fece

Pietro non ha niente a che fare con il presunto primato del vescovo di

Roma su tutta la Cristianità come in seguito è stato decantato dal clero

cattolico romano per imporsi sugli altri contendenti clericali a discapito

dei semplici credenti.

GALATI 1:18.

Di poi, in capo a tre anni, Paolo salì a Gerusalemme per vedere Cefa,

cioè Pietro in aramaico, e stette con lui 15 giorni (Gal 1:18). In quella

circostanza, evidentemente, i due apostoli scambiarono le loro

esperienze personali sull’evangelizzazione ed apparentemente essi

cercarono d’appianare certe differenze fra di loro.

GALATI 2:7-9

Possiamo dire con certezza che nel principio vi era una buona

collaborazione fra Paolo e Pietro nel lavoro missionario e che tutto

procedeva bene fra i due apostoli (Gal 2:7-9). Tuttavia, essendo essi

impegnati in campi ben diversi, dove vi erano dei problemi svariati e

perciò è naturale che in seguito siano sorti dei conflitti, soprattutto a

causa di certi membri legalisti che venivano dai Giudei, i quali non

29

accettavano volentieri nella chiesa i Gentili non circoncisi che non

giudaizzavano (2 Cor 11:5-6, 13; 12:11. Gal 1:6-10; 5:1-12).

GALATI 2:11-14

Evidentemente, vi furono dei diverbi legalisti nella prima chiesa perché

era costituita da uomini fallibili, ed in seguito, ad Antiochia di Siria,

Paolo aveva pure richiamato Pietro all’ordine in pubblico sulla sua

sbagliata o discriminante strategia missionaria (Gal 2:11-14). Infatti

Pietro, cercando d’evitare un problema, cioè di non scandalizzare i

legalisti Giudei, ne stava creando un altro molto più grave perché aveva

finito per discriminare ed umiliare dei fratelli in Cristo venuti dai

Gentili. Inoltre, degli altri fratelli giudei e persino Barnaba furono tutti

trascinati dalla simulazione di Pietro (Gal 2:13), il che rende il quadro

piuttosto deprimente e preoccupante.

Sorprende che Pietro, l’apostolo che per primo aveva fatto battezzare dei

Gentili senza prima averli fatti circonciderli (Atti 10:47-48), che poi

egli, alla presenza dei suoi connazionali giudei, avesse avuto dei

problemi a farsi vedere che famigliarizzava o fraternizzava con loro.

Questo dimostra che è sempre difficile sapere fino a quanto uno sia

veramente convinto di quello che afferma o che fa in un contesto dove

uno non è toccato personalmente o che non ne subisce direttamente le

conseguenze.

Abbiamo già visto precedentemente il caso di Pietro che, per ben tre

volte, aveva negato di conoscere Gesù perché temeva per la sua vita

(Mat 26:69-75). Vediamo qui nuovamente quanto traballante fosse stato

Pietro che si metteva a simulare o fingere per non avere dei problemi

con i suoi connazionali giudei, con i quali non era facile dialogare come

certi bigotti o settari dei nostri giorni.

30

Ribadisco nuovamente, quanto detto in precedenza, che assolutamente

sbagliano quelli che, commentando Mat 16:18, affermano con certezza

che Gesù avrebbe stabilito la sua chiesa sulla fede di Pietro che già

allora sarebbe stata solida come un macigno o come una roccia.

Questo errore d’interpretazione è confermato dal fatto che subito dopo

avere paragonato Pietro alla pietra della chiesa, Gesù gli aveva detto:

“Vattene via da me, Satana: tu mi sei di scandalo. Tu non hai il senso

delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini” (Mat 16:23).

Vediamo quindi che non era affatto vero che Pietro avesse avuto già

allora una fede talmente forte o che fosse completamente affidabile, ma

che, per un certo tempo, Pietro aveva degli alti e dei bassi come molti di

noi, che allora egli aveva ancora bisogno di crescere spiritualmente e che

sarebbe cresciuto solo in seguito.

1 PIETRO 2:4-9

Aldilà di certe fandonie dette su Pietro, noi sappiamo che l’apostolo

credeva in Gesù come la pietra della chiesa e che credeva nel sacerdozio

universale dei credenti non più legato a quello levita o a qualsiasi altra

gerarchia ecclesiastica che tende a reprimere i semplici fedeli.

Infatti, iniziando a parlare di Gesù, Pietro aveva scritto: “Accostandovi a

lui (al Signore), pietra vivente, riprovata bensì dagli uomini ma innanzi a

Dio eletta e preziosa, anche voi, come pietre viventi, siete edificati qual

casa spirituale, per essere un sacerdozio santo per offrire dei sacrifici

spirituali, accettevoli a Dio per mezzo di Gesù Cristo. Poiché si legge

nella Scrittura: Ecco, io pongo in Sion una pietra angolare, eletta,

preziosa; e chiunque crede in lui (in Gesù) non sarà confuso. Per voi

dunque che credete ella è preziosa; ma per gl’increduli la pietra che gli

edificatori hanno scartato (rigettato) è quella che è divenuta la pietra

angolare, una pietra d’inciampo e un sasso s’intoppo. Essi, infatti,

essendo disubbidienti, intoppano nella Parola ed a questo essi sono stati

31

anche destinati. Ma voi (che credete) siete una generazione eletta, un

regale (reale) sacerdozio, una gente (stirpe) santa, un popolo che Dio si è

acquistato, affinchè proclamiate le virtù di Colui che vi ha chiamati dalle

tenebre alla sua meravigliosa luce; voi, che già non eravate un popolo,

ma che ora siete il popolo di Dio; voi, che non avevate ottenuto

misericordia, ma che ora avete ottenuto misericordia” (1 Pie 2:4-10).

In questo brano di Pietro, quello della maturità dell’apostolo, vi sono due

concetti che sono molto importanti e fortemente interconnessi fra di loro.

Il primo è quello di Gesù pietra vivente o pietra dell’angolo della chiesa,

un edificio del quale partecipiamo anche noi come delle piccole ma

importanti pietre o mattoni spirituali. Il secondo è quello del sacerdozio

universale dei credenti nel quale, siamo tutti fratelli e non c’è alcuno

spazio per una gerarchia ecclesiastica.

Benché siamo tutti delle pietre o dei mattoni della chiesa (1 Pie 2:4-5)

come lo era stato pure Pietro fin dal principio (Mat 16:18), per evitare

certi spiacevoli fraintendimenti, a questo punto è giusto precisare o

rimarcare definitivamente che, fortunatamente per noi credenti, la chiesa

non si basa sulla fede fragile e vacillante di Pietro, ma che è Gesù la vera

pietra della sua chiesa (Efe 2:20-22), la pietra angolare sulla quale si

regge tutto l’edificio spirituale (1 Pie 2:4, 7-8) e grazie a questo le porte

dell’Ades non prevarranno mai su di essa chiesa, ma vi sarà sempre un

residuo di credenti fedeli, cioè di piccole pietre viventi.

Vediamo inoltre che Pietro accettava il primato di Gesù e rifiutava ogni

forma di gerarchia ecclesiastica o la separazione fra sacerdoti e laici

come c’era nel Giudaismo con i Leviti (Num 3:12; 8:5-26) e le

separazioni simili che esistono anche adesso nelle altre religioni del

mondo. Questo significa che Pietro non ha mai parlato della chiesa

docente e della chiesa discente o dei credenti all’interno della balaustra

che possono accedere all’altare e quelli all’esterno della balaustra che

non possono accedere all’altare, come è nel Cattolicesimo, ma egli

credeva in una chiesa completamente senza balaustra e senza altare.

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Questo significa che Pietro accettava integralmente il sacro principio del

sacerdozio universale dei credenti, un sacerdozio senza limitazioni, dove

noi cristiani siamo veramente tutti fratelli esattamente come Gesù aveva

insegnato (Mat 23:7-12).

1 PIETRO 5:13-14.

Da quello che ci è pervenuto del tragitto missionario di Pietro nel N.T. è

che, negli ultimi anni della sua vita, l’apostolo si trovava a predicare a

Babilonia, in Iraq (1 Pie 5:13-14), in una direzione esattamente

all’opposto di Roma.

Si ricordi che a quel tempo a Babilonia vi dimoravano molti Giudei

rimasti dal tempo della deportazione e che, nonostante l’Editto di Ciro

del 538 a.C., essi avevano nondimeno deciso, probabilmente a causa dei

numerosi conflitti, di rimanere in Babilonia e di non ritornare in Giudea

con gli altri.

Considerando che per volontà del Signore i due apostoli avevano due

missioni distinte da realizzare, Paolo doveva predicare specialmente ai

Gentili e Pietro specialmente ai Giudei (Gal 2:6-10), seguendo tale ottica

è quindi naturale che essi avrebbero dovuto completare il loro tragitto in

modo completamente diverso ed opposto, che Paolo dovesse completare

il suo percorso a Roma nell’occidente (Atti 28:11-31), e che Pietro

dovesse completare il suo percorso a Babilonia nell’Est (1 Pie 5:13-14).

CONCLUSIONE

Se ci concentriamo su certi aspetti estremi, negativi e ridicoli di Pietro, e

che fu corretto da Paolo a causa della simulazione (Gal 2:11-14), allora

potremmo arrivare a concludere che si trattava d’una persona da poco,

superficiale ed incostante, cioè per nulla affidabile, ma vediamo invece

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che in seguito fu proprio il contrario. Nonostante tale impressione

negativa, dobbiamo ricordare che Pietro fu il primo fra i discepoli a

riconoscere che Gesù era il Cristo, il Figlio dell’Iddio vivente (Mat

16:16), che ebbe il coraggio di rispondere ai membri del Sinedrio:

“Giudicate voi se è giusto, nel cospetto di Dio, di ubbidire a voi anziché

a Dio” (Atti 4:19). Inoltre, Pietro non si fece corrompere quando il mago

Simone gli offrì del denaro (Atti 8:18.23).

Possiamo quindi dire, che nonostante certi errori dovuti alla sua iniziale

debolezza e alla dura prova che doveva affrontare, Pietro era comunque

qualcuno che prendeva seriamente le cose di Dio. Questo spiega perché,

nonostante certe debolezze o lacune iniziali, egli fu scelto da Gesù come

apostolo (Gio 13:18; 15:16, 19). Si ricordi che sono proprio le svariate

prove che nella vita subisce la nostra fede che ci formano e che

producono in noi la costanza (Gia 1:2-4).

Silvio Caddeo

Montréal 7 gennaio 2019