Di Pietro Story

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Di Pietro Story (ed altri)Di Pier Luigi Baglionibiografia non autorizzata di Antonio Di Pietro realizzata da Pier Luigi Baglioni. Sottotitolo : Perch degli anni '90 non ci stata raccontata tutta la storia...LS

PREFAZIONE Capitolo 1Di Antonio Di Pietro, il 27 aprile del 1996, nel suo EDITORIALE su Il Foglio, Giuliano Ferrara scriveva: Un giorno bisogner raccontare la storia sprovveduta ma autentica di questo giovanottone furbo e della sua passione narcisista e confusa per la famiglia, per le donne, gli amici, le feste, i cavalli, i prestiti, leducazione civica, la tv e la politica. I suoi contatti riservati e regolarmente intercettati, le pesche nel torbido dei suoi interlocutori, grandi industriali e finanzieri di grido; lo straordinario incontro in treno con quella donna del mistero che gli consigli di avviarsi a una carriera di Stato negli arsenali della Difesa. Ora che il romanzo di Di Pietro si chiude melanconico nellanticamera del Palazzo, sarebbe bello andare a pranzo con lui e farsi raccontare la sua vera storia. Bene. Voglio senza andare a cena con lui, quindi senza farla raccontare accomodata da lui medesimo, la Di Pietro Story, vicenda del giovanottone come chiama Giuliano Ferrara lAntonio Di Pietro dalle grandi ambizioni fin troppo appagate. Che dai monti di Campobasso dove nacque nel 1950 a Montenero di Bisaccia, emigra a lavorare in Germania ove, provando il duro lavoro delloperaio (ahi, quanto sa di sale lo pane altrui!), gli viene voglia di studiare perch il colletto bianco sempre meglio della tuta blu.. Torna in Italia. Entra in polizia ma ben presto, nel 1981, da quel corpo passa alla magistratura divenendo sostituto alla procura della Repubblica di Milano nel 1985. Dalle date si capisce il compimento di una bella fulminea carriera certamente inusitata sentendolo parlare (daltronde chi ha figli laureati in legge sa bene quanto sia difficile senza spinte e appoggi). Ecco; di questo periodo della vita di Di Pietro mi piacerebbe parlare a pranzo con lui, per farglielo raccontare viva voce guardandolo negli occhi (ma meglio sarebbe con la macchina della verit al braccio). In magistratura il campo del suo lavoro diventa quello dei reati contro la pubblica amministrazione. Per frugugnare meglio nei bilanci aziendali premunisce lufficio di supporti informatici inconsueti nel lavoro giudiziario. Raccordando codesta capacit tecnica alle volont politiche di un circolo culturale milanese animato da un gruppo di PM che anni prima si sarebbero chiamati dassalto, esplode (pi che rovesciarsi) il calzino Italia. Diceva Pier Paolo Pasolini: Io so i nomi delle persone importanti che stanno dietro a personaggi comici o grigi. Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi. Io so perch sono un intellettuale, uno scrittore che cerca di seguire tutto ci che succede, immaginare tutto ci che si tace; che mette insieme i pezzi frammentari di un coerente quadro politico. B, questa sar la strada che, nella mia modestia rispetto a PPP, cercher di percorrere accingendomi a tracciare un quadro sintetico ma esplicativo di quanto successo in Italia con larrivo della Madonna Di Pietro, trasformatasi poi in ciclone, animando la Tangentopoli milanese e la Mani pulite nazionale che ha cancellato dalla scena politica italiana i partiti del primo centro sinistra DC, PSI, PSDI, e PLI; che nei primi anni della repubblica hanno salvato la democrazia in Italia. E che fino al 1992 l'hanno governata in solido con l'opposizione attraverso le varie formule 'partiti del CLN' 'arco costituzionale' 'concertazione' (cio consociazione, per cui il 93 % delle leggi varate dal parlamento era concordato e votato alla quasi unanimit). Non esisteva -secondo la prassi lottizzatoria- ente pubblico, partecipazione statale, consiglio di amministrazione in cui l'opposizione non fosse partecipe alla gestione e conduzione. Per a pagare il prezzo del finanziamento illecito fu solo una parte a vantaggio dell'altra. Come vedremo.

L'Italia (e Di Pietro) alla vigilia di Mani Pulite Capitolo 2Nella conferenza stampa seguita ad un convegno degli stati componenti l'Unione Europea in Spagna, alla domanda di un giornalista sulla corruzione politica e le inchieste che lo riguardavano, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi Berlusconi ha rispos to: Negli anni 92 - 94 in Italia si svolta una guerra civile.

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Una certa piccola parte della magistratura ha eliminato dalla scena politica i partiti che avevano governato per mezzo secolo e solo questi, senza toccare il partito comunista italiano, e gli altri esponenti legati al PCI. Nella sostanza, pur non usando toni cos forti, la stessa cosa l'aveva annotata Ferruccio De Bortoli in una intervista a Panorama: Nel 1992 quando prese le mosse Tangentopoli, tutti eravamo sicuri che sarebbe stata una parentesi eccezionale, sgradevole ma indispensabile al rinnovamento, e destinata ad esaurirsi in fretta. Chiudemmo un occhio sulle esagerazioni e sugli eccessi non per amore di giustizialismo n per assecondare le ambizioni della magistratura, ma nella speranza, quasi una certezza, che la mannaia avrebbe colpito indiscriminatamente: uomini e partiti responsabili di corruzione, a destra quanto a sinistra. Poi ci siamo accorti che alcuni sono stati risparmiati o hanno ricevuto trattamento di riguardo, e si creata una situazione di disparit francamente imbarazzante; chi in galera chi al potere. In tutta la vicenda Tangentopoli l'impronta del gruppo di PM del pool di Mani pulite, nato 'per combattere la dilagante corruzione politica', il metodo dei due pesi e due misure. Che abbiano colpito le corruttele di certi partiti, ignorando le corruttele di altri senza assolvere il postulato fondamentale della giustizia scritto in ogni aula di tribunale: 'La legge eguale per tutti'. La realt italiana del coinvolgimento dei partiti nella corruzione e concussione era sistematica, diffusa, tollerata negli anni. La nostra democrazia dei partiti si era fatta nel tempo partitocrazia, cio una oligarchia basata sulla degenerazione della democrazia interna ai partiti, dei quali attraverso carte false congressuali (tesseramento clientelare o fasullo) detenevano un inamovibile dominio. Tale classe politica si manteneva attraverso l'illecito drenaggio di denaro pubblico e privato, attraverso creste o tangenti sugli appalti dello stato e delle amministrazioni. Con una differenza derivata dalla natura (o forma-partito come dicono i politologi) dei partiti di cultura occidentale rispetto a quello di radici leniniste. I primi -articolati in correnti interne- erano un s imulacro unitario, di fatto associazioni confederate alla maniera dei Pellerossa Irochesi di 'trib' al servizio acritico e servile di notabili, boss, raramente leaders. Il secondo, nato per fare in Italia la rivoluzione alla maniera di Lenin in Russia, organizzato successivamente negli schemi stalinisti del centralismo democratico, aveva un apparato di ex 'rivoluzionari professionali' cio burocrati irreggimentati e compartimentati senza alcuna iniziativa personale. In altre parole, detto pi chiaramente, mentre nella DC, ma pi ancora PSI, le creste o 'tangenti' su appalti, forniture e quant'altro, giravano brevi mani a incaricati del 'big' di corrente (la minima parte era gestita al vertice dai segretari amministratori tanto che la situazione venne descritta dalla celeberrima battuta di "i frati sono ricchi, ma il convento povero"); nel PCI il tutto era organizzato in maniera centralistica, senza alcuna autonomia dei sindaci, assessori, presidenti. L'input veniva dal partito, l'amministratore eseguiva, i soldi andavano ad un collettore che poi li portava all'ignoto gestore. Insomma, Raggio stava a Craxi, come Greganti stava al PCI. Pertanto in questo 'sistema di dazioni ambientali' (definizione di Di Pietro al processo Enimont) erano coinvolti tutti i soggetti politici dell'arco costituzionale, nessuno escluso. Difatti, prima del 1992 nessuno scandalo nasce da una denuncia della opposizione che taccia di 'ladri' gli avversari senza mai mettere bianco su nero davanti ad un magistrato. Si che nella alternanza delle giunte, i nuovi assessori venivano a conoscenza di tutto il pregresso. D'altronde questo era arcinoto e inchieste giornalistiche in questo senso si sprecavano (Espresso, Panorama, il Mondo, Repubblica ecc). La magistratura sanzion quei reati quando proprio non pot farne a meno per denuncia di privati o scandali di dominio pubblico. Carceri d'oro, prigioni d'oro, lenzuola d'oro, banane d'oro, autostrade d'oro, roulottes d'oro... ogni commessa e appalto aveva costi doppi o tripli dei fatturati poich le cifre 'a dare' comprendevano anche la 'dazione' al politico o al partito di referenza. Teardo a Savona, Micco a Milano, Zampini a Torino rivelarono ampiamente la regola assumendo la parte del capro espiatorio. Prima di Mani Pulite i processi riguardarono i livelli bassi della corruzione. Se investivano quelli alti venivano insabbiati e fatti cadere in prescrizione (esemplare lo scandalo dei Petroli). Negli enti locali, nelle aziende IRI, il PCI era coinvolto alla pari degli altri. Giampaolo Pansa ('la Repubblica' del 10 dicembre 1983) firma una inchiesta che prende tutta la pagina 7 del quotidiano: Complotto dei giudici o inevitabile resa dei conti dopo anni di furti? - I partiti in manette - "La tangente diventata la droga di massa della partitocrazia, il principio e la fine di tante carriere; e i mandati di cattura hanno finito col disegnare una nuova geografia del paese". Proseguendo l'inchiesta, quattro giorni dopo, Pansa ancora a tutta pagina 5 intervista Adriano Zampini, l'uomo chiave dello scandalo torinese che coinvolse e affoss la giunta cittadina di sinistra guidata dal sindaco Novelli (20 anni prima di Mani pulite). Dichiara Zampini: Certo che ho versato tangenti E' un investimento che frutta al cento per cento Io ero obbligato a versare, il sistema campa sulla corruzione. Le quote al PCI venivano versate ad un tal Sindaco di Ortonovo che fungeva da collettore delle tangenti emesse alla maniera di Primo Greganti finito nella maglie di Tiziana Parenti prima di essere estromessa dal pool. Greganti si prese la patente di ogni responsabilit pur di tutelare il partito di appartenenza, il PCI. I suoi compagni che con gli inquisiti avversari scendevano in piazza 'contro i ladroni di stato' verso di lui facevano tifo affinch non parlasse. I comunisti manifestavano, bene organizzati, contro tutti escluso il loro partito nonostante che oltre ai soldi delle tangenti prendeva anche quelli di una potenza straniera nemica dello schieramento NATO di cui l'Italia faceva parte (L'oro di Mosca' di Cernetti). Accreditando, compiacenti i giornalisti politicizzati o conformisti, i socialisti come 'ladri' esclusivi quando negli enti locali

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governavano con la DC, per diventare automaticamente onesti se formavano giunte di sinistra (che spesso nascevano per ripicca e liti nella spartizioni del bottino con i precedenti alleati DC). Le maggioranze si alternavano a pelle di leopardo in tutta l'Italia col medesimo connubio tra imprese e costruttori edili con gli amministratori pubblici. Ma l'edilizia a Rapallo diventava 'rapallizzazione' mentre sulla costiera romagnola 'urbanistica a misura d'uomo'. In questi anni Antonio Di Pietro non si occupa di politica. Dopo avere conseguito il diploma delle scuole medie superiori (1968) si impiega presso la Direzione Costruzioni Aeronautiche del Ministero della Difesa. Il suo compito di addetto alla supervisione ed al controllo della produzione di armamenti militari (1973- 1977). Studente lavoratore, consegue la laurea in Giurisprudenza presso l'Universit Statale di Milano, quindi si specializza presso l'Universit di Pavia in Diritto Amministrativo. Fa per un anno il Segretario comunale nei comuni di Pigra, Blessagno e Introbbio in provincia di Como. Quindi entra in polizia ove vince subito il concorso di Commissario destinato alla Scuola Superiore di Polizia, prima di essere trasferito a Milano nel IV Distretto della Polizia Giudiziaria. Attratto dalla libera professione diviene Procuratore Legale nel 1980. L'anno successivo vince il concorso ed entra nel corpo della Magistratura. Il primo tirocinio avviene a Roma come praticante presso il Consiglio Superiore di Magistratura. Infine viene assegnato con funzione di Sostituto Procuratore presso la Procura della Repubblica di Bergamo. Da dove, nel 1985, passa a quella di Milano dedicandosi al contrasto della criminalit organizzata e dei reati contro la Pubblica Amministrazione. Essendosi introdotto nella conoscenza del nuovo venuto sulla scena, il computer, cura anche il campo dei crimini informatici. Gli anni '80 sono gli anni della 'Milano da bere', di Craxi, Tognoli, Pillitteri e Mario Chiesa. Dei socialisti sulla cresta dell'onda.

Gli anni 80 Capitolo 3Indubbiamente il decennio degli anni 80 sono attraversati dallapoteosi di un uomo, uno stile, una politica: Craxi, il rampantismo, lautocraxia. La sua corte di ruffiani e profittatori lo adula: Per trovare un presidente di pari statura bisogna almeno risalire a Camillo Benso di Cavour dichiara Luigi Felisetti, deputato. Lo crede onnipotente, eccezionalmente fortunato, destinato ad un fulgido destino di statista. I quattro anni di permanenza a Palazzo Chigi ritenuta un antipasto di quello che verr. Appartenere alla cerchia dei fedelissimi , il sinedrio craxiano considerato un privilegio di cui inebriarsi. Con tale emozioni la dignit, lamor proprio, il senso dellonore, si obnubilano. Il vecchio socialista duna volta (galantuomo ma un po coglione, confusionario, idealista e romantico, insomma quel poeta un poco ridicolo della politica ben rappresentato nel pater familias del film Amarcord di Fellini) completamente ribaltato. Segue liconografia nuova del partito che passa dalla vecchia, ottocentesca falce martello e libro su sole nascente, al bel garofano rosso stilizzato. LHomo Craxianus come lo battezza Filippo Ceccarelli in un servizio su Panorama di quegli anni veste in gabardin a doppio petto, grigio ferro o preferibilmente blu, con camicia oxford azzurro delicato e cravatta rosso carminio (mentre invece il colore della sciarpa deve essere rosso vivo). Fuma la pipa, ha sempre con se la valigetta 24 ore di zeb. Segue la moda, come certa giovent ha la mania del firmato, ma naturalmente le sue cose sono Aquascutum e non Monclair, Rossetti non Timberland, Rolex e non Swatch. Tuttalpi sar unito allo stile dei paninari allora in voga alla giacca inglese trapuntata Huski ed alle magliette Lacoste. Insomma limmagine che vuole dare di se quella delluomo moderno abbiente, arrivato, cosmopolita. Le umiliazioni che ingoia col capo le ridistribuisce secondo la catena piramidale della gerarchia dal vertice alla base. I postulanti, i galoppini, i piccoli bos di sezione che gli curano il piedistallo di consenso da cui trae la forza congressuale ed elettiva, solamente per la quale ha o no considerazione; invece sono trattati con bonario distacco, amicale paternalismo. Ogni occhiata ogni gesto con loro pare che dica vedi come sono democratico? Potrei darmi delle arie, ma con te non lo faccio. Ti offro il caff, ti sorrido, ti batto le mani sulle spalle perch tu sei amico mio ed io i miei amici pi fedeli li tratto cos. Insomma come un padrone col proprio cane. Anche la vita interna del partito cambia radicalmente. Il PSI era noto per esssere organizzativamente libertario, lasciando organizzare i gruppi, le correnti, come partiti dentro il partito. In perenne litigiosit, lotta per il potere. Una delle ragioni comuniste della separazione, nel 1921, fu proprio questa. Il PCI, su falsariga sovietica, la sostitu col centralismo, lidentificare -cio- il partiro nel suo gruppo di comando. Ci era impossibile nel PSI dove ogni dirigente formava il suo gruppo ed agiva in proprio, anche verso lesterno. Con Craxi tutto ci fin. Lasci che i vari luogotenenti mantenessero lautonomia purch lubbidienza al capo fosse indiscussa. Le correnti divennero aggregazioni di sopporto al vertice. La precedente conflittualit competitiva venne sostituita dalla cristallizzazione delle forze, il pacchetto azionario congressuale, e dai successivi e costanti accordi a tavolino. Gli istituti rappresentativi del partito nelle provincie o nazionali, il direttivo o lassemblea, lesecutivo o la direzione, lufficio di segreteria; divennero simulacri di potere. In effetti erano puramente nominalistici e ratificavano assumendole le decisioni prese ai vertici. Contava Bettino e basta.

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Tuttalpi si consultava coi pochi marescialli capi delle residue correnti Manca, Formica, DellUnto, Signorile, De Michelis, Martelli. Codesto bonapartismo dispotico veniva contrabbandato come presidenzialismo allamericana, leadersheep al posto dellestabilisheman, dimenticando che la forma-partito negli USA si presidenziale ma temporanea ed elettorale. Scelta tra i leaders indicati attraverso le primarie e selezionata in un congresso democratico di selezione. Nel PSI di democratico non cera pi nulla. Ogni assessore aveva le sue clientele che chiamava a votare in occasione dei congressi per la lista cui aveva contrattato il sostegno in cambio duna precisa prospettiva personale o conferma del potere acquisito. Nulla di pi stagnante. Nelle elezioni era difficile che un outsider potesse affermarsi. Le liste erano piene di facentinumero e portatoridiacqua ai predestinati. Quelli indicati dalle correnti che avevano lappoggio dei padrini nei centri di potere, il sottogoverno o le sezioni territoriali. I soldi del finanziamento, sia lecito che illecito, erano per questi e per nessun altro. I professionisti che venivano adescati e messi in lista si finanziavano da se la campagna elettorale spendendo fior di milioni. Ma difficilmente riuscivano a superare le miglia delle preferenze clientelari. Difatti, dopo che negli anni 60 e 70 molte persone di chiara fama professionale vennero esposte allo sbaraglio, non fu facile candidare personalit di rilievo e le liste elettorali divennero di uno squallore deprimente. l culto della personalit, caduto in disgrazia nel PCI, diviene in auge nel PSI. Craxi distribuisce centinaia di migliaia di cartoline patinate con la foto del suo faccione ridente, penne stilografiche, portachiavi, medaglie, bottoni... autocelebrativi. Signorile, Martelli, Intini fanno altrettanto. La moda si diffonde e arriva in periferia ove ogni piccolo boss imposta su se stesso la campagna elettorale. Solo Mancini e De Martino stanno fuori del branco. Ma sono gli sconfitti, il vecchiume che non serve e che viene accantonato. Si salva Sandro Pertini ma certamente non per merito del partito. Lascendente che ha allesterno la sua migliore assicurazione. Altrimenti sarebbe anchegli un emarginato nel cimitero degli elefanti. Lo stile di vita improntato alla pi cinica indifferenza verso il pubblico denaro a cui si attinge con dovizia per i propri personali comodi. Gianni De Michelis utilizza nei suoi spostamenti la flottiglia aerea dellENI. Giusy La Ganga, Nicola Capria, Angelo Tiraboschi, oltre ai gi citati colonnelli, volano con aerei di stato o privati col rimborso a pi di lista. Il che permette di scendere, naturalmente in hotel a cinque stelle. Gli amici pi cari sono imprenditori edili, alti funzionari dello stato, boiardi dellIRI, che introducono i parven nella mondanit ove ci si diverte e si combinano lucrosi affari. Le belle signore sono il contorno dovuto di tutto questo. Allesterno del partito si dedica poca attenzione meno che nei momenti cruciali, determinanti per trattative, acquisizioni. La politica come sviluppo strategico appassiona poco. Lhomo craxianus si sveglia soltanto se in ballo c il sottogoverno ed i suoi appannaggi. Allora diviene durissimo, instancabile, cocciuto. Non si riesce a batterlo, ottiene sempre quello che vuole. Col ricatto, con linsistenza, ribaltando le alleanze. I principi non hanno alcuna influenza sulla morale. Questa machiavellica in senso deteriore: conta vincere, non importa come. Il perdente un essere pietoso, non merita riguardi. Chi vince ha sempre ragione, giustifica tutto, compiacendosi coi sofismi. Destra e sinistra? Polarit superate (alias mi accordo con chi mida di pi, indifferentemente di qui o di la). A Genova Fulvio Cerofolini, uomo della sinistra socialista, diviene sindaco di una giunta coi democristiani. In corso di mandato, rovesciando le alleanze, far il sindaco col sostegno degli oppositori di prima (il PCI) e la contrariet degli ex alleati DC. Lo stesso far Francesco Principe presidente della giunta regionale in Calabria. Trasformismo? Affatto: pragmatismo. Sono le alterne vicende della politica, il contesto che muta, la forza delle cose per dirla con Nenni, maestro di Betttino, che pur non essendo un edonista reaganiano anche lui qualche piroetta nella sua vita lha certamente fatta. Gli intrallazzi, che in politica ci sono sempre stati, vengono razionalizzati. Col nuovo corso non ci si affida pi al dilettantismo, al fai da te. Assurge al ruolo il professionista, colui che i giornalisti battezzeranno subito faccendiere. Chi il faccendiere? E un personaggio mediato dalle intermediazioni commerciali, colui che mette insieme insieme per un contratto le due parti, chi compra e chi vende, e, combinato laffare si tiene una percentuale di sua spettanza. Solo che nel caso in questione la faccenda basata sulla illegalit: da una parte c il politico, dallaltra limprenditore. Il politico vende, esempio un appalto (quindi non pu apparire). Limprenditore che lo acquista tratter col faccendiere di rispetto e pagher lillecito con soldi illeciti, cio che non possono figurare a bilancio. La sua ditta dovr, perci, disporre alluopo di fondi neri, attraverso i bilanci falsi. I reati che la partita accumula sono corruzione (se il cliente offre e laltro subisce), concussione (se a chiedere in forma di ricatto chi offre), ricettazione da parte di chi prende (perch denaro proveniente da un reato), finanziamento illegale del partito (se vanno in quelle casse), peculato (se vanno in tasca propria ed il danaro pubblico), falso in bilancio. Lo scandalo di Torino, propedeutico alla Tangentopoli milanese, mette in luce gli uomini chiave del finanziamento occulto dei partiti. Per il PCI appare Greganti, sorpreso sullautostrada mentre portava oltre un miliardo a Botteghe Oscure (sono soldi raccolti alle feste dellUnit dir ai finanzieri che dopo una telefonata a Roma chiuderanno la partita) ed il Sindaco di Ortonovo (che fa da collettore del malloppo che probabilmente consegna a Greganti. Nel PSI invece appare un personaggio esterno al partito che costituisce il legame col mondo della finanza. E Francesco Mach di Palmstein, brasseur daffaire, come dicono i francesi, internazionale con forti interessi ed amicizie altolocate in Africa, Asia, e nellest comunista, e lausilio di una vasta catena di societ finanziarie legate al partito. Nel 1984, quando la sua figura emerge per un illecito finanziamento al PSI di 120 milioni (siamo ancora nelle bazzecole!)

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contestatogli dal magistrato torinese Gian Giacomo Sandrelli, Palm non se ne preoccupa pi di tanto: Se non ritengo del tutto illecita moralmente la questione del finanziamento al partito , mi molto seccato dover ammettere che nei confronti della Coprofin ho mantenuto una condotta di slealt, appropriandomi di fondi societari al di fuori della contabilit sociale, e in violazione ai patti interni tra soci. In sostanza , se ne impipa del processo per lillecito verso lo Stato; soffre invece per essere colto con le dita nella marmellata (del PSI) o col sorcio in bocca come dicono a Roma. Gli brucia, cio, la brutta figura verso Craxi e non quella verso gli italiani. Comunque c da dire che gli italiani, in quei tempi erano ancora dentro lovatta di un giornalismo servile e asservito (ammesso ma non concesso che in seguito sia emancipato). Lo scandalo di Torino, la confessione di Adriano Zampini, erano molto pi di Mario Chiesa ed il Pio Albergo Trivulzio. Per, allora, finiva in cronaca, non gi in prima pagina coi titoli in scatola, come cinque anni dopo. Tutti conoscevano di queste cose nel PSI e negli alti partiti, ma lassuefazione non creava problemi. Riguardavano i vertici dei partiti, il costo della democrazia, e sostanzialmente lopinione pubblica ragionava con la filosofia di Mach. Dovevano scandalizzare, e molto, invece i piccoli imitatori di quel drenaggio illecito di denaro; quelli della periferia, nelle sezioni e federazioni, che per un interessamento (la spinta lolio per lubrificare le ruote) chiedevano cinquecento mila lire al postulante. Era notorio a Genova un compagno nel consiglio di amministrazione dellIACP che nellassegnazione duna casa popolare aveva tariffa fissa: 300.000 lire sullunghia, anticipate. Una corruzione diffusa che negli anni 80 port, il PSI (partito geneticamente pi allo sbando in questo senso) al discredito pubblico. Sintomatiche le polpette velenose degli show di Beppe Grillo (interessati propagandisti della sinistra accreditarono nellimmaginario collettivo lunilateralit del soggetto politico della pratica generalizzata). Invece di allarmarsi, prendere le dovute contromisure, il PSI rideva di quelle facezie tanta era limpudenza e la sicmera della dirigenza al comando al centro come in periferia (Craxi si arrabbi ma stoltamente se la prese col comico, non con le cause dello sbeffeggiamento). Le barzellette sullavidit dei socialisti si diffondevano raccontate dentro il partito. Una molto divulgata era quella delle uova: Sai come fa un socialista a fare una frittata d uova? No? Prima ruba le uova, poi... - Sul Golgota: Hanno messo Cristo in mezzo a due socialisti: su tre, hanno detto, gliene spettava due. Al posteggio dauto il Vigile contesta un automobilista: Non pu posteggiare davanti al portone di Craxi... Non si preoccupi, ho lantifurto. Si scherza anche sui nomi: Qual il socialista pi geniale? Craxi. Quello pi bello? Martelli. E quello pi onesto? Manca. I comunisti ci vanno a nozze. Trasformano vecchie barzellette adattando il socialista al vecchio soggetto: Ges era socialista. Perch? Nacque in una mangiatoia (era sul Don Basilio e riguardava i democristiani). Si arriv allassurdo che un boss delle tangenti come Antonio Gava faceva codesti lazzi su Bettino Craxi (il bue dice cornuto allasino direbbero in Toscana). E del PCI che dire? Nulla, anche se si finanzia come gli altri attraverso le tangenti. Compartimentato come sotto il 'centralismo democratico', la sua vita interna si svolge alla maniera della cupola di Cosa Nostra. Trapela fuori poco, e quel poco voluto ed etero diretto, altrimenti fa parte dell'anticomunismo viscerale. Solo loro sono onesti, hanno le mani pulite. Dire il contrario sono calunnie propagate dalla CIA' .

Il tramonto della Prima Repubblica Capitolo 4Ma l'era Craxi volge al termine senza che nessuno lo sospetti (men che meno l'interessato). Quello che avvenuto nel 1976 al Midass Hotel si ripete il 13 giugno 1988 alle Botteghe Oscure. Alessandro Natta si dimette da segretario generale del PCI; il 21 viene designato come suo successore Achille Occhetto. Appena in tempo per affrontare il patatrac del Muro di Berlino (novembre del 1989) che si frantuma sotto le picconate dei tedeschi dellest e dellovest. Bettino Craxi corre a Berlino ed anche lui si toglie la soddisfazione di qualche martellata. E il momento di maggiore difficolt per il PCI e di massimo successo del PSI. Limmediato avvenire appare tutto suo come se fosse arrivata la tanto attesa rivincita socialista sul comunismo italiano. Di Pietro nel 1985 diventato sostituto procuratore al Tribunale di Milano. Come pm si specializzato sia nel ramo della criminalit organizzata sia nelle inchieste sui reati contro la pubblica amministrazione. Tuttavia ancora un oscuro personaggio della Procura di Milano anche se si era gi occupato dei reati contro la pubblica amministrazione quando era in servizio sempre come PM della Procura di Bergamo. A Milano poi aveva condotto le inchieste su Atm (primo filone), Carceri d'Oro, Patenti Facili, Ricostruzione della Valtellina, Oltrep, Codemi-De Mico. La sua destrezza investigativa agevolata dalla passione per l'informatica. Aiutato da esperti al posto dei monumentali faldoni immagazzina tutti i dati negli hard disk, manipolandoli e comparandoli cos con molta facilit. La visione sistematica dei casi lo porta a convincersi che tra la stragrande maggioranza dei reati contro la pubblica amministrazione e i reati societari vi sia un'interconnessione precisa, che poi chiamer 'corruzione ambientale'. D'altronde egli stesso conosce bene l'ambiente di Milano attraverso amicizie e frequentazioni che lo metteranno in difficolt dopo Tangentopoli portandolo alle dimissioni dalla magistratura. Comunque abbiamo visto come la forzatura delle regole sugli appalti e la loro assegnazione aveva un rilievo di pubblico dominio, con connivenze e complicit dei vari livelli arcinote soprattutto dopo le confessioni dell'imprenditore De Mico a Milano e Zampini a Torino. Sono gli anni in cui bazzica certi amici e strani finanzieri che, nel paese dellusura, prestavano a lui, senza interesse,

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malloppi di quattrini da lui poi restituiti in contanti, scriver Giuliano Ferrara su Il Foglio, "come un qualunque tangentaro di periferia allapparire sullorizzonte di ispettori ministeriali". Nel periodo in cui Craxi faceva gli affari per il PSI (in una intervista del 23 febbraio 1996 Gerardo DAmbrosio spiega che Craxi finanziava la politica, non se stesso) il comportamento di Di Pietro non era certo dei pi adamantini vista ala funzione che svolgeva. Nello stesso editoriale de l'Elefantino (Il Foglio, 13 marzo 1996), Giuliano Ferrara scrive ancora dopo le sue dimissioni dalla magistrattura: "il suo comportamento di uomo e di magistrato sarebbe risultato incompatibile a norma di legge e di etica pubblica con la sua funzione di pubblico ministero. Difendersi eventualmente davanti a un Gup (giudice delludienza preliminare), sempre che un magistrato avesse avuto poi lardire di chiedere il suo rinvio a giudizio per numerose concussioni, sarebbe stato pi facile, codicilli alla mano e orchestrazione politica alle spalle, che non difendersi davanti a un semplice esposto per incompatibilit ambientale al Csm. Da quel briccone furbastro che appare e da quel politicante di dubbia specie protodemocristiana, quale Di Pietro certamente , il magistrato ex pi pulito dItalia queste cose le sapeva, e abbandon appena in tempo la toga macchiata di comportamenti che si addicono pi a uno spaccone coinvolto in un giro di biscazzieri che non a un pubblico inquisitore e moralizzatore. Ma Di Pietro non ha solo il difetto di aver preso soldi dove non doveva, di aver avuto case a buon prezzo politico quando non ne aveva diritto, di aver girellato con i suoi amichetti su una Mercedes avuta a titolo gratuito, di aver mandato avvisi di garanzia in tempi sospetti a persone che gli avevano rifiutato dei favori clientelari, di aver fatto il procacciatore di favori e prebende professionali per la sua famigliola, e chissenefrega delletica e della pubblica moralit". Mentre la futura 'Madonna' della procura milanese giostra con l'avvocato Lucibello, Pacini Battaglia e la Maa Assicurazioni, Bettino Craxi si dimette dalla presidenza del Consiglio dei Ministri, lascia Palazzo Chigi, e torna a pieno tempo alla segreteria del PSI certo e convinto che dopo una pausa di astinenza le prossime carte in sua mano saranno ancora migliori con prospettive pi grandi (la presidenza della Repubblica terzo socialista dopo Giuseppe Saragat e Sandro Pertini). Ha le idee nitide e determinate per porre il PSI terza forza centrale tra DC e PCI contendendo ogni primato alle due forze. Chi vincer in Italia? si domandava Alberto Ronchey in un libro (Mondatori) del 1982. Sembra propria che a vincere sia Bettino Craxi. Berlinguer morto improvvisamente con ancora nelle orecchie i fischi socialisti del Congresso di Verona. La Dc al minimo elettorale storico. Il quadro si presenta favorevolmente consono al suo ottimismo della volont. Ma ecco l'inattesa ed improvvisa svolta del PCI ad una riunione di partigiani in quel di Bologna tenuta da Achille Occhetto con l'intento proprio di sparigliare e confondere le carte. La Bolognina una sezione della citt simbolo e vetrina del comunismo italiano prima del 1989. Occhetto la sceglie per annunciare lo strappo col comunismo, rendendola famosa a tutti gli italiani. Una rivoluzione che per i profani aveva il crisma drammatico e stupefacente; per i meno sprovveduti -coi regimi dellest europeo e lURRS, il campo socialista dopo la caduta del muro di Berlino che stavano tirando le cuoia- loperazione appariva pi come atto di furbizia, di trasformismo allitaliana, che la realizzazione del processo di superamento della scissione comunista di Livorno nel 1921. Alla Bolognina nasce il PDS annunciato da unOcchetto molto commosso. Poteva essere il momento della riunificazione tra i due tronconi separati per ricostruire il partito unico dei lavoratori italiani. La storia successiva della politca italiana sarebbe stata certamente diversa, meno tragica. Ma in quel terribile 1989 sia Craxi che Occhetto commettono errori di superbia. Siamo noi il vero partito socialista dice quest'ultimo rivolto al PSI quale interlocutore per la riunificazione. Passo impudente quanto falso che suona male alle orecchie dell'orgoglioso Bettino Craxi. Io credo che sia in questa fase che ognuno dei due leader si ponga in mente di fagocitare o distruggere l'altro. Ma mentre Occhetto ne ha i mezzi (un partito organizzato, compartimentato, con mani lunghe in ogni campo compresa la magistratura), come abbiamo visto il PSI di Craxi ridotto ad una congrega di clientele opportuniste ed infingarde. Senza pi -escluso il suo capo- riferimenti ideali, capacit politica. Bastava riprendere il discorso di Amendola, sul Partito Unico dei Lavoratori Italiani per creare una nuova entit che superasse il fallimento ideologico del PCI e quello etico organizzativo del PSI. La Domenica 12 novembre nell'assemblea della Bolognina, il quartiere della periferia bolognese, potevano presentarsi insieme Occhetto e Craxi ad ufficializzare lannuncio di rompere con Cossutta ed Ingrao, e creare la nuova socialdemocrazia italiana (quella che invano D'Alema oggi tenta di costruire). Invece da solo, davanti ai vecchi compagni partigiani, in lacrime Occhetto consuma il sacrificio del nome allo scopo esclusivo di salvare il partito cos come . Cambier etichetta ma, pertanto la cultura rester la stessa provocando le difficolt successive che si sfogheranno nell'ossessivo giustizialismo anti-socialista a sostegno del Pool di Milano intento alla sua distruzione. Bettino Craxi non avverte il pericolo. Anzi crede nell'onda lunga del suo governo ed tuttaltro che propenso a ricomporre la casa socialista insieme al PCI. Saranno le tornate elettorali a sfrondargli le illusioni. Londa lunga di Palazzo Chigi smorzata. Quando lItalia vota i risultati si possono considerare il canto del cigno della prima repubblica. Saranno anche gli ultimi di unepoca. Le ultime elezioni politiche erano state nell87 ed avevano dato i soliti risultati di blocchi cristallizzati, luno o due per cento in pi o in meno che non modificavano dun pelo la situazione. DC e

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PCI, partiti finti alternativi, consociati di fatto dopi il 'compromesso storico' e la 'fermezza' contro le Brigate Rosse; cumulavano oltre il 70 % dellelettorato (PSI al 12). Maggioranza di pentapartito confermata il 18 giugno del 1989, quando si affaccia in sordina, la Lega, ancora chiamata Lega Lombarda o Alleanza Nord. Essa computata su tutto il territorio ha un misero 1,4 per cento, ma nella plaga del nord-est (II circoscrizione del Veneto, Trentino, Friuli, Emilia Romagna) si afferma col 5,6 % (quasi il 10 se non ci fosse la rossa Emilia a diluire il voto). Anche il PSI aumenta un punto in percentuale, dal 13,5 dell87 al 14,5 dell89, cosa che fa illudere Bettino. Ma uno sguardo al voto indica che il PSI perde 600.000 elettori (da 5.503.000 nell 87 a 4.985.000 nell 89). Tutto sommato -per- unesito ideale per un incontro PSI-PCI alla pari. Ma sia Craxi che Occhetto da quellorecchio non ci sentono perdendo una grande, irripetibile occasione. Passano due anni e mezzo di alterne vicende. Crolla il Muro, Occhetto crea il PDS, polemizza con mezza Italia difendendo Saddan Hossein, fa la testa di turco contro il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga per sciogliere le Camere convinto di vincere le elezioni (si pu pensare che egli gi conosca gli eventi giudiziari in gestazione, altrimenti non si spiega codesto ottimismo). Le camere sono sciolte mentre si accende il turbine di Tangentopoli che ha delegittimato circa 200 tra deputati e senatori messi sotto inchiesta dal pool mani pulite. Il 5 aprile 1992 va alle urne. E il primo voto post-comunista; la preferenza unica. In gioco la riconferma del Pentapartito guidato dal cos detto CAF (Craxi, Andreotti, Forlani). Esso ha nel vecchio Parlamento il 53 %, maggioranza assai risicata. Tra le novit il PATTO SEGNI uscito vittorioso dal Referendum sulla preferenza unica; Rifondazione Comunista, Verdi, la Rete di Orlando. E soprattutto l'incognita della Lega. Perde la DC 30,7 - Il PDS dimagrisce dal 27 al 14 per cento, la stessa forza del PSI di Craxi. Il resto la frantumazione da Pannella, Cossutta, Segni, Orlando tra cui il Partito dellAmore della povera Moana Pozzi. La Lega ha sfondato impedendo ogni maggioranza coesa sia di pentapartito che della sinistra. Il terreno concimato per far esplodere Mani pulite. Nellultima puntata di Samarcanda, il talk-show demagogico giustizialista, condotto da Santoro, Occhetto accusa la Federazione di Firenze in merito ad operazioni urbanistiche su aree di propriet Fiat e Fondiaria della citt, provocando le dimissioni del capogruppo alla Regione Toscana Michele Ventura, il vice sindaco, e l'assessore allurbanistica allepoca dei fatti. Quisquiglie rispetto a quanto poi avverr.

La quiete prima della tempesta

Capitolo 5LItalia prima DI Mani Pulite credo di averla tinteggiata senza piet o indulgenze per nessuno. Il nocciolo della questione che provoc la tempesta giudiziaria inizialmente accolta con fiducia dai cittadini (e non solo per la sollecitazione manipolata verso l'entusiasmo da parte dei mass media). Tutti i partiti nel tempo avevano esageratamente dilatato i cos detti 'costi della politica' che supplivano col sistema delle tangenti ad ogni appalto concesso. Abbiamo visto come la pratica si era generalizzata nei vertici nazionali dei partiti, ma si era -per una perversa imitazione- diffusa anche fino al pi piccolo notabile di provincia. Che questi agiva in proprio spesso con spudoratezza all'ombra del sottobosco dei partiti nazionali operanti alla medesima maniera. Imprenditori e manager si erano bene adagiati nel sistema (dato per scontato), offrendo per primi le creste ai mediatori o faccendieri. Si pagava per lappalto, limpiego, la promozione, lesame di stato I viaggi allestero dei politici coi pletorici codazzi al seguito costavano allerario un patrimonio. Macchine blu con autisti e accompagnatori fissi. Scorte esagerate anche a mezze tacche che non correvano alcun pericolo. Lo status' di politico affermato richiedeva sia sfoggiare, che dissipare col pi profondo disprezzo per il pubblico denaro. La Democrazia Cristiana costava testimonianza di Cirino Pomicino prima che diventasse Geronimo- 100 miliardi allanno. Nella provincia, neppure il partito ma una sua corrente interna, necessitava almeno di cinquecento milioni in media tra citt grandi e piccole; due miliardi per affrontare le elezioni (il finanziamento pubblico varato in quattro e quattrotto dopo Antilope Kobbler, ne copriva la infinitesima parte). Il Partito Comunista aveva delle federazioni che parevano ministeri; Bottege Oscure un governo intero. Il denaro per la propaganda e la sussistenza (pensiamo al deficit de L'Unit) aveva capitolati di spesa enormi che venivano suppliti in una miriadi di fonti quasi tutte di illecito stampo (difficilmente dimostrabili in un processo ma di certa sussistenza come assegnazioni di inutili consulenze a professionisti vicini, progetti di fattibilit, esenzioni con permessi sindacali retribuiti per il lavoro nel partito, vendite prodotti sovietici negli spacci all'interno delle fabbriche o delle Case del Popolo). Eppure, nonostante tutto ci, aiutato dalla vasta penetrazione dei propri militanti nelle redazioni dei quotidiani e dei mass media, il PCI si accredita all'opinione pubblica come il partito delle 'mani pulite'. Anzi l'inchiesta che sta maturando nel gruppo culturale dei magistrati milanesi pi politicizzati prender proprio quel nome coniato da Enrico Berlinguer nel 1976. Quando il segretario del PCI condusse una campagna elettorale incentrata sull'alternativa di sinistra alla 'corrotta' DC e poi, giustificandosi col pericolo del colpo di stato alla Pinochet anche da noi, devi sul 'compromesso storico' cio proprio dell'alleanza con quel partito). Agli inizi di settembre Chiara Moroni, figlia di una vittima cruenta della futura inchiesta, che

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accusava i magistrati del 'pool' di aver condotto il loro lavoro con precise finalit politiche, secondo il metro dei due pesi e due misure per salvare Occhetto e D'Alema dalle inchieste che massacrarono Craxi, Forlani e Andreotti; viene redarguita da Cesare Sabelli Fioretti che sul magazine Sette del Corriere della sera le intima: "Onorevole Moroni, la capisco ma lei su Mani Pulite si sbaglia' sviluppando la tesi della Procura Milanese che le indagini siano state imparziali e corrette, e che se il PCI-PDS usc pressoch immune lo fu soltanto perch venne meno implicato nei processi. Naturalmente esplosero le polemiche. Gli risposero la stessa Moroni figlia del primo suicida dell'inchiesta, Paolo Cirino Pomicino, Stefania Craxi e Gianni De Michelis. Nella mia modestia diffusi in rete e nel web una lettera aperta contestando la sua visione delle cose (il giornalista un notorio antico militante del PCI, e pertanto parte in causa). Il Magazine SETTE, allegato del Corriere della Sera, in agosto ha pubblicato l'intervista di Michele Brambilla alla giovane onorevole Chiara Moroni figlia de "il primo suicida eccellente" di Tangentopoli' come recitava il titolo. Nel n 38 del 19 settembre gli risponde il 'giornalista' Claudio Sabelli Fioretti (le virgolette significano che fa il giornalista come Michele Santoro fa il conduttore televisivo) sciorinandole in una lettera aperta una serie di -non vero- confutando completamente (secondo lui) l'elementare tesi della Moroni: "il sistema di finanziamento pubblico riguardava tutti i partiti, ma il PCI non stato colpito" con la prima apodittica affermazione anzidetta. Prima per, da buon tartufo, moraleggia sulla condizione di figlia di una vittima di Mani Pulite che "ha diritto a tutta la comprensione possibile". inoltre le vuole insegnare che "il falso ripetuto mille volte diventa vero. Lo fanno in continuazione i professionisti della propaganda politica" dimenticando che egli proviene da un partito che di quella scuola aveva essenza di vita tanto che nelle sue federazioni esisteva un preciso ufficio chiamato appunto Agit/prop (col burocrate incaricato a tempo pieno di portarlo avanti). Dalle due pagine di Sabelli Fioretti emerge che l'inchiesta Mani Pulite ha investito tutti, anche il PCI, ma su di esso emerso poco o nulla (Epifanio Li Calzi, Barbara Pollastrini e Gianni Cervetti). E la carcerazione di Primo Greganti, rilasciato sulla parola che i soldi che manovrava erano suoi e non del partito, mentre i compagni riempivano le piazze manifestando contro i 'ladroni' socialisti facevano il tifo per il suo silenzio; era garanzia di imparzialit. Cos dal comodo quadro descritto, nei cinquant'anni della prima repubblica sarebbe avvenuta questa anomalia: I partiti dell'arco costituzionale hanno governato l'Italia in solido, occupando tutti gli interstizi di potere dello stato (che in economia equivalevano quasi a quelli di una 'democrazia popolare' vedi ENI, IRI, RAI ecc) attraverso la lottizzazione. Ma il drenaggio del denaro pubblico riguardava solo i partiti del primo centro sinistra perch i rappresentanti del PCI nei consigli di amministrazione si comportavano come le classiche tre scimmiette aggiungendo al non sento, non vedo, non parlo anche il non prendo. Ora per scagionare il PCI dal coinvolgimento nelle 'dazioni ambientali' prendere a esempio le inchieste di Borrelli e la sua equipe giudiziaria, esaltando i testi di Marco Travaglio, una bella trovata. Sabelli Fioretti si appoggia sul lavoro del Pool milanese, che proprio quello oggetto della contestazione per essere stato condotto in modo fazioso interpretando l'azione giudiziaria con la bilancia che pende solo da una parte. Mani Pulite aveva dei precendti, non nasce nel 1992, anche se da quell'anno scaglia l'affondo e raggiunge lo scopo (togliere di scena -dopo la caduta del Muro di Berlino- i partiti avversari del PCI, il cui sistema di potere minacciato da quell'evento). C'era stato prima lo scandalo Teardo a Savona. Quello della giunta Novelli a Torino. Rilegga, Sabelli Fioretti, gli atti, le interviste di quelle vicende-prove generali di fattibilit. Legga il libretto di Michele Del Gaudio (poi divenuto onorevole) 'La toga strappata'. Nelle inchieste appare chiaramente che anche elementi del PCI erano coinvolti. Ma l'occhio del ciclone investe disastrosamente soltanto il PSI (e dopo il marasma come Del Gaudio- molti magistrati delle inchieste vengono candidati al Parlamento dalla sinistra). Legga come spiegava Zampini l'incasso delle tangenti. Mentre quelle dei socialisti correvano brevi mani dal corruttore al corrotto (o viceversa), per il PCI -data la natura centralista del partito- c'era tutta una organizzazione che evitava intraprendenze personali. Per le dazioni torinesi il collettore delle ricezioni era il sindaco di Ortonovo. Tuttavia codesta rete delle percezioni rimasta coperta. Nulla venuto alla luce. Greganti, intercettato sulla autostrada per Roma con una valigetta piena di denaro dalla Finanza, fa telefonare a Berlinguer e la cosa muore l. Sostenere l'imparzialit di Mani Pulite in quanto, se ha colpito il PCI nei minimi termini del finanziamento illecito, gli perch nei minimi termini esso era coinvolto, ci vuole molta impudenza. Il suo stesso direttore Ferruccio De Bortoli, che non certo persona filo craxiana, ebbe a scrivere in un editoriale del Corriere della Sera: >. Ma la cosa pi scandalosa, aggiungo per concludere, che lartefice primo dellinchiesta Mani Pulite, abbandoni la magistratura. Bussa alla porta di un partito inquisito, e si faccia dare un seggio senatoriale in un collegio della Toscana talmente sicuro, che, se agli elettori il partito chiedesse di votare una capra la voterebbero>>. Con questo abbiamo un succinto anticipo della narrazione. Per completare il quadro c' da dire che a tutti Sabelli Fioretti risponde confermando la sua tesi: "Scusate, ma su Tangentopoli ci vuole altro per convincermi". Ci vuole altro? Ma quando mai un comunista si convinto di qualcosa che non fosse la linea professata? La mia lettera si chiude con Di Pietro. Gi l'Antonio di Pietro lo abbiamo perso di vista dopo avere accennato a 'cosa faceva durante gli anni '80' della prima repubblica. Riprendiamone il filo. Dopo averlo visto esordire a Milano come uditore giudiziario ( il novembre del 1981, egli ha compiuto 31 anni), egli, provenendo dal commissariato di polizia, predilige le materie penali evidenziandosi elemento preparato e molto attivo.

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Con tali meriti venne assegnato -come abbiamo visto- alla Procura di Bergamo dove il 'poliziotto' soverchia la personalit del 'magistrato' tanto che il s uo capo tratteggia di lui un giudizio pesante: "I metodi del dott. Di Pietro" scrive "sono eccessivamente inquisitori". Il profilo che ne tratteggia gi il ritratto del PM animatore di Tangentopoli: oltre alla maniera di condurre le indagini tipo tribunale della inquisizione, indulge al protagonismo, e pecca di metodi accentratori. Ma a Bergamo oltre alle inchieste assegnate (rapine e furti, incendio di una societ compensato da Toro Assicurazioni con quattro miliardi di indennizzo) Di Pietro si fa conoscere anche negli ambienti politici cittadini. Si avvicina all'area democristiana della corrente Forze Nuove guidata da Giancarlo Borra, sostiene la candidatura di un esponente in competizione elettorale per un seggio alla Camera dei Deputati. Con quel bagaglio di esperienze arriva a Milano dove prende in mano l'inchiesta sulle patenti false che coinvolge una pletora di persone inserite nel contesto di quella attivit (autoscuole, notai, funzionari comunali e della motorizzazione). Si applica nelle ricerche comparate all'uso del computer aiutato da giovani CC esperti d'informatica. Ma al fine della nostra ricostruzione, che facevano Di Pietro e la magistratura quando nel paese dilagava il sistema delle tangenti, hanno meno rilevanza le esperienze professionali che le amicizie, e le frequentazioni. Con la seconda moglie, avvocato Susanna Mazzoleni, si inserisce nella Milano che conta: circoli, alte personalit politiche e amministrative, imprenditori e industriali. Collabora alla rivista 'Gran Milan' edita dal conte Carlo Radice Fossati. Attraverso un ritrovato collega ora funzionario della Digos Eleuterio Rea entra in amicizia col questore Achille Serra. Ma i prediletti sono un avvocato Giuseppe Lucibello, e l'agente immobiliare Antonio D'Adamo che dalla Fininvest di Berlusconi si messo in proprio trattando immobili ed in poco tempo -sbaragliando ogni concorrente quando si tratta di vendite da parte di enti pubblici (compreso il Pio Albergo Trivulzio, la 'Baggina di Mario Chiesa. Amicizie generose che implicano processi a cui in futuro sar sottoposto dalla Procura di Brescia, dai quali uscir sempre assolto perch 'i fatti non costruiscono reato' o perch i fatti non sussistono . Ricordiamone alcuni: Lex magistrato era accusato dai sostituti procuratori Fabio Salamone e Silvio Bonfigli di abuso di atti di ufficio, a favore di una societ costituita da suoi ex collaboratori, e di concussione, per il progetto di informatizzazione degli uffici giudiziari (Una decisione che si commenta da sola, dice con soddisfazione Massimo Di Noia, lavvocato di Antonio Di Pietro). Comparir ancora davanti al gip bresciano come parte lesa per il presunto complotto che lo avrebbe indotto alle dimissioni. Dopo ancora per la vicenda 'Lombardia Informatica'. I pm bresciani sono interessati a capire i rapporti fra Antonio Di Pietro, Sergio Radaelli, Maurizio Prada e Giuseppe Lucibello tra cui si svolgono soventi e numerose le telefonate. Come abbiamo detto tutto codesto lavoro giudiziario si risolve nel nulla. Di certo per Antonio Di Pietro "frequenta strani amici di certi strani finanzieri che, nel paese dellusura, prestavano a lui, senza interesse, malloppi di quattrini da lui poi restituiti in contanti, come un qualunque tangentaro di periferia, allapparire sullorizzonte di ispettori ministeriali" come scrive Giuliano Ferrara. Insomma, morale della favola, fino al giorno in cui qualcuno decide di premere il detonatore di Tangentopoli nell'Italia della corruzione tutto, tra Pinocchio ed i Lucignoli, filava liscio come nel paese dei balocchi.

L'arresto di Mario Chiesa Capitolo 6Il 17 febbraio 1992 Mario Chiesa si apprestava a intascare l'ennesima tangente di 14 milioni per un appalto delle pulizie. Questa volta, per, l'imprenditore stanco della vessazione lo aveva denunciato ai CC, e le banconote erano segnate. L'amministratore arrestato in flagranza cade come il cacio sui maccheroni per l'inchiesta in pectore di cui i falconi stavano gi sul tavolo dei PM della Procura milanese. La moglie del Presidente, Laura Sala, viveva separata da Mario Chiesa che -secondo lei- non le passava gli alimenti nella misura dovuta. I suoi rapporti con l'ex marito sono quindi assai tesi, facendo il diavolo a quattro contro il coniuge. Alla signora importa poco sentire che l'ex marito acquistava sempre pi potere e notoriet. Non gli perdona la tirchieria dopo che Mario Chiesa l'ha citata in tribunale chiedendo la riduzione dell'assegno di mantenimento, e poi sa che lo stipendio di manager pubblico la fonte minima del guadagno. Che egli detiene due cospicui conti correnti in Svizzera. A tirarlo in ballo si era aggiunto il ricorso di un impresario di pompe funebri contro un cronista, colpevole solo di avere raccontato le sue chiacchiere sentite durante il pasto in trattoria delle tangenti che doveva versargli per il suo lavoro. Fu la sera del 4 giugno 1991 quando in una trattoria lungo i Navigli stavano seduti amici e conoscenti di Franco Restelli, titolare della "Magenta Sas", un'impresa di pompe funebri. Tra loro anche Nino Leoni, redattore del quotidiano "Il Giorno". Quella sera sent dire da Restelli che sui morti della Baggina esisteva un vero e proprio racket, e che Mario Chiesa chiedeva centomila lire a salma... Leoni fece i controlli del caso e ne scrisse su "Il Giorno" (allora quotidiano dell'Eni): "Racket del caro estinto con subappalto salme a centomila l'una". Smentite, proteste, querela per diffamazione a mezzo stampa. Appena il documento arriv sul tavolo di Antonio Di Pietro, il

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magistrato poliziotto avvi i primi riscontri ottenendo da Italo Ghitti, giudice per le indagini preliminari, l'autorizzazione a mettere sotto controllo i telefoni di Mario Chiesa. L'inchiesta giudiziaria, che pugnal al cuore la prima repubblica, era partita. Si chiam "Mani Pulite" per dargli il senso di pulizia in tutta Italia, e 'Tangentopoli' (termine coniato dal giudice Italo Ghitti) ristretto alla citt di Milano. Per il suo attivismo inquisitorio e l'impulso delle indagini, con arresti e carcerazioni a catena, le indagini si identificano da subito nel PM Antonio Di Pietro. Questo conveniva al pool composto nella maggioranza da magistrati notoriamente collocabili politicamente. Di Pietro era stato vicino agli ambienti democristiani e socialisti, non era in odore di sinistra o politicizzato come gli altri. Veniva proprio a fagiolo. E come abbiamo visto si era gi occupato di reati contro la pubblica amministrazione a Bergamo. A Milano poi aveva condotto le inchieste su Atm (primo filone), Carceri d'Oro, Patenti Facili, Ricostruzione della Valtellina, Oltrep, Codemi-De Mico. La sua iniziazione all'informatica lo agevolava nelle indagini immagazzinando dati e comparandoli con facilit e maggior velocit delle trascrizioni cartacee. A queste pratiche diciamo tecniche, Di Pietro aggiunge l'esperienza di commissario che , negli interrogatori consiste di mettere sistematicamente, gli indagati uno contro l'altro. Aizzare chi ha pagato contro chi ha ricevuto. Tenere chiuse le persone in carcere e promettere la libert in cambio delle delazioni, o -se si vuole- confessioni che coinvolgano altre persone implicate. Con Mario Chiesa il gioco punta subito e direttamente a Bettino Craxi. Alla vigilia della tempesta, dicevamo nel capitolo precedente, la vita di Milano scorreva tranquilla. Craxi in auge, ristoranti pieni, negozi affollati, il denaro circolava e produceva ricchezza. Antonio Di Pietro riceveva in prestito per comperare casa 100 milioni dall'assistente di Giancarlo Gorrini presidente della Maa assicurazioni. Dirr dopo: Rocca sapeva che ero in difficolt e non avevo i soldi per la casa. Decise di farmi un prestito, dilazionando i tempi della restituzione come volevo. Cento milioni senza una data di restituzione n interessi. Salder il debito nel 94 quando su di lui grava l'inchiesta del PM Salamone. In quella occasione Gorrini dice di aver aiutato Di Pietro perch, in pericolo a Milano per un buco da oltre 100 miliardi, sperava nella riconoscenza e nelleventuale aiuto da parte di un magistrato influente. A Di Pietro arriva anche un altro dono, una Mercedes, dallufficio sinistri della Maa assicurazioni: Rocca venne a sapere che avevo fuso la mia macchina in autostrada e decise di aiutarmi. Trovammo una Mercedes che valeva 20 milioni e Rocca mi assicur che avrebbe provveduto a coprire il p rezzo racconta ancora Di Pietro. L'auto pochi giorni dopo fin, per 20 milioni, al suo amico avvocato Giuseppe Lucibello (Di Pietro pag, solo anni dopo, i 20 milioni dellautomobile). Nessun atto contrario alla legge e neppure ai doveri di ufficio. L'andazzo italiano della prima repubblica era quello adagiato sul generale do ut des. L'Italia un paese senza principi: le cose si fanno o non si fanno non a prescindere dalla contingenza, perch vanno fatte; ma si fanno quando conviene al potente di turno. Nelle grandi cose e nelle piccole. Una strada ha il divieto di sosta; per anni si lascia posteggiare. Un bel giorno un vigile passa e mette a tutte le vetture la contravvenzione. Dopodich per altri anni non si far pi vedere. Le tangenti erano una pratica consuetudinaria. L'esplosione di Mani Pulite come il vigile a che passa e mette le bollette. Qualcuno ha dato l'imput, perch la cosa al momento gli giovava. Non si spiega altrimenti la tolleranza, gli occhi chiusi, del prima e del dopo il fatidico giorno del 17 febbraio 1992. L'ingegnere elettrotecnico Mario Chiesa, laurea a 24 anni, socialista, si dice coltivasse l'ambizione di diventare un giorno sindaco Di Milano. Intanto, fa parte di rilievo dell'entourage di Bettino Craxi la cui corrente ha sede in piazza del Duomo. E' presidente dell'ospizio Pio Albergo Trivulzio, detto dai milanesi Baggina degli anziani, una struttura moderna ed efficiente, resa dalla sua presidenza una specie di clinica svizzera da sfruttare come biglietto da visita negli appuntamenti elettorali essendo ottimo piedistallo clientelare e di reperimento fondi. E Mario Chiesa lo sa bene usare. Come presidente si fa un buon nome sia in citt per l'efficienza, sia nel partito per i favori. Aiuta Bobo Craxi alle comunali con le preferenze in attesa del suo turno. Purtroppo a distruggere i suoi sogni e troncargli la carriera politica scatta la strategia di un circolo culturale milanese, a cui aderiscono i magistrati che poi formeranno il Pool Mani Pulite, che ha deciso di irrompere nella politica con una grande inchiesta giudiziaria, e la personalit poliziesca quindi estremamente pragmatica del PM Di Pietro che coglie al volo l'opportunit di mettersi in luce e volgere al meglio (per la sua persona) l'inchiesta stessa. Il cui avvio spettacolare: intorno alle 17 del 17 febbraio 1992, Luca Magni, il piccolo imprenditore titolare dell'impresa di pulizie Ilpi, negli uffici della presidenza del Pio Albergo Trivulzio. Deve secondo accordo consegnare a Mario Chiesa 7 milioni in contanti. Le banconote che porge sono fotocopiate in Procura e una ogni dieci portava la sigla di Di Pietro e del capitano dei CC Roberto Zuliani. Magni aveva anche un microfono nella penna, e telecamera nella borsa. Quando Mario chiesa es clam: "Questi soldi sono miei" i carabinieri gli risposero: "No, ingegnere, questi soldi sono nostri". E lo portano via. Un anno prima nel 1991 al Pio Albergo Trivulzio, Mario Chiesa, inaugura alcuni nuovi padiglioni. La dirigenza del gerontocomio, sotto gli ordini del presidente, ha fatto le cose in grande. Mario Chiesa in occasioni come queste di festeggiamento dei traguardi ottenuti, vuole dimostrare la propria potenza al partito, a Bettino e alla citt. Egli insieme a pochi altri uno dei marescialli socialisti di Milano. A Craxi ha dato e da Craxi ha ricevuto. Viene messo in quel feudo, per rifondere tributi secondo la prassi conclamata, nota a anche alle panchine dei giardinetti. Il posto di potere serve alla carriera individuale del boss di partito, ma anche a finanziare la corrente di appartenenza.

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Sono tipi che nella prima repubblica si sono prolificati facendo perdere alla classe politica il credito dei cittadini. Tronfi, arroganti, temuti, ammirati, invidiati, corteggiati, adulati fanno il verso al Capo atteggiandosi, nel loro piccolo, a leader servendo quello vero avendo potere quasi assoluto nellente pubblico in cui sono stati collocati. Quel mattino la festa era una apoteosi per Mario Chiesa. Suoi ospiti sono Bettino Craxi, insieme a Tognoli e Pillitteri. C anche il Procuratore della Repubblica Francesco Saverio Borrelli. Inaugurazione, rinfresco, strette di mano, inchini e complimenti. Chi pu immaginare la bomba appena descritta che investir lEnte, il suo presidente, il gruppo politico al suo fianco compreso il leader Bettino Craxi? Che la scintilla dellesplosione sar proprio Mario Chiesa? Linchiesta del PM Antonio Di Pietro in quei primi mesi del 92 resta circoscritta a Milano ma riguarda nomi di risonanza nazionale. In giugno alla Giunta per le autorizzazioni a procedere, presieduta dal DC Gaetano Vairo di Caserta, un nome del tutto sconosciuto, riceve il plico delle prime richieste: 54 pagine pi allegati; dieci tomi degli interrogatori, ed un massiccio faldone di documenti. Fogli coperti dal segreto istruttorio che di li a poco correranno di mano in mano tra i giornalisti. Difficile accusare qualcuno: i parlamentari possono consultarli dietro licenza dellon. Vairo, e molti corrono a sfogliarli (non possono fare fotocopie). Per le pagine pi scottanti circolano e segnalano che la richiesta di Di Pietro riguarda i deputati socialisti Tognoli, Pillitteri e Massari, Antonio del Pennino del PRI e Gianni Cervetti del PDS. Questultimo desta scalpore non come persona ma per lappartenenza al partito delle mani pulite secondo lo slogan lanciato da Berlinguer e ripreso da Occhetto con le palme alzate verso la platea (Forattini stiller una vignetta con Lui, DAlema e Nilde Jotti in manette. Didascalia: partito dalle manette pulite). La partenza sembra vera, obiettiva, imparziale. Fa colpo sulla gente che, stufa delle vessazioni partitocratriche non ancora contrabbandate per craxismo, si entusiasma e parteggia immediatamente per i magistrati contro i politici. Il turbine vero e proprio, per, presto investir unicamente Craxi, segretario del PSI, tirato in ballo da Chiesa dopo aver ricevuto lepiteto di mariuolo. Egli dichiara a Di Pietro di aver finanziato la campagna delle comunali a Milano al figlio Bobo coi soldi delle creste reperite alla Bagina. Il 1992 doveva essere per Bettino lanno della risalita Palazzo Chigi. Le circostanze gli apparivano tutte favorevoli: la tornata elettorale, la elezione dei presidenti delle due Camere. Lamico Francesco Cossiga al Quirinale una tranquillit per ricevere lincarico. Durante la campagna elettorale Giovanni Minoli lo intervista a Mixer dove Bettino craxi dichiara: Si, mi sento lunico candidato per la formazione del futuro governo. La maggioranza che prospetta sempre il quadripartito uscente (DC, PSI, PSDI e PLI) ma potrebbe estendersi al PDS se Occhetto aderisse all'Unit Socialista. Una tagliola per Occhetto che non deve certo gradire. E a questo punto esplode Tangentopoli determinando il disastro del CAF, e i partiti di governo. Ma sono miratamente escluse le sinistre interne vicine al PCI-PDS di quegli stessi partiti. Il quadripartito prospettato da Craxi non ha maggioranza, per il boom elettorale della Lega che sottrae voti specialmente a socialisti e democristiani. Lalleanza con Forlani basata sul presupposto io a Palazzo Chigi, tu al Quirinale si affloscia. Bettino spedisce il delfino Martelli a esplorare e ingraziarsi Achile Occhetto mentre il vortice dei rinnovi procede nella maniera che pare favorevole. Alle due presidenze di Camera e Senato vanno Scalfaro e Spadolini. Dopo le dimissioni anticipate di Cossiga, al Colle va Scalfaro, a sua volta sostituito alla presidenza della Camera da Napoletano. Ogni pedina piazzata, manca soltanto di piazzare la propria pensa Bettino Craxi. Credendo abbia gi la vittoria in tasca. Il notabile DC Scalfaro, gi ministro degli interni nel suo primo governo, ritenuto un amico. Anche Napoletano, migliorista nel PDS, considerato il pi vicino ai socialisti. Tutti calcoli fatti senza l'oste, che nessuno mette nel conto Di Pietro. Dalla segreteria di via del Corso escono illazioni sulla composizione del Secondo Ministero Craxi. Ci saranno meno ministri, ma molto qualificati; un mix di tecnici e politici. I nomi sono: Forlani agli esteri, Carlo Azeglio Ciampi, super ministro di tutti i dicasteri economici (per una rigorisissima manovra economica che far invece Amato). Obiettivo: portare lItalia in Europa. Giuseppe Tamburrano, lesegeta della storia socialista, vaticina imprudentemente: Dal punto di vista politico Tangentopoli lo ha ferito, ma non finito. E come un leone ferito reagir. Le uniche reazioni che arrivano dal PSI, come abbiamo visto gi malato e quasi in coma, sono sordidi ribollii contro Di Pietro. Smentite, allusioni a complotti, rivelazioni private. Il Sabato, diretto da Paolo Liguori pubblica un 'dossier Di Pietro' redatto dal giornalista Roberto Chiodi ove, prove alla mano cio in allegati, sono elencati tutti gli intrallazzi che si riveleranno veritieri anche se non assimilabili a reati. Ma in quel momento il vento tira dalla parte del PM e tutta la stampa ignora la denuncia bollandola di mascalzonata. Col tintinnio di manette, il carcere a chi non parla, le confessioni degli imputati piovono come mazzate. Dice Chiesa a Di Pietro: Nel 1979 organizzai il comizio finale della campagna elettorale al senatore Rino Formica. Fu un vero successo ed il segnale, per me, che cominciavo a contare qualcosa dentro il partito. Dal 1990 era direttamente Craxi che si preoccupava della mia realizzazione politica tant vero che fu lui personalmente ad imporre la mia riconferma a presidente della Baggina e diede ordini in questo senso al sindaco di Milano Pillitteri. Aggiunge Luigi Carnevale, comunista ora PDS: Parte delle tangenti arrivavano in piazza Duomo, cio al segretario del PSI.

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Si giunge al paradosso che il componente del consiglio di amministrazione della MM fin dal 1982, collettore di tangenti per il suo partito, accusa non a chi ha portato le 'dazioni' ricevute dal suo partito, ma quelle di un altro. Nonostante i segni evidenti, nessuno avverte la strategia giudiziaria in atto tesa a sgominare una parte politica per favorirne un'altra. Il garofano piange ma la pensa come Tamburano, e spera ancora nel colpo d'ala craxiano. Mentre la residua base socialista delle sezioni, divisa in due gruppi, o gioisce alla sue disgrazie o crede di risalire la china.. Nelle riunioni i buoni propositi si sprecano: Basta con gli intrallazzi ritornare alla politica rimbocchiamoci le maniche e giriamo pagina insieme alle buone intenzioni: Aboliamo le correnti largo ai giovani gli uomini giusti ai posti giusti. Frasi fatte e luoghi comuni di cui sono lastricati i mesi dellestate 92, che io ho vissuto essendo stato dirigente della Federazione PSI di Genova che gi aveva avuto la sua Tangentopoli nel 1976 con l'arresto di Teardo e Paolo Machiavelli due mesi prima delle elezioni comunali in citt e politiche nel paese. Dico la verit a me non facevano nessun effetto, le avevo sentite e risentite perci sapevo che non avrebbero portato a nulla. La regola tra i socialisti di quei tempi era: Peggio per chi cade, meglio per chi resta secondo l'adagio latino mors tua vita mea. Pi si stringeva la morsa Di Pietro attorno al partito e pi il PSI diveniva un generale auto-da-f, un Gange purificatorio dove politicanti si prodigavano in false abluzioni oratorie. Martelli cerca prendere il posto di Bettino abbandonando la veste di culo e camicia. Amato, gia braccio destro, pappa e ciccia, fa altrettanto teso soltanto a salvaguardare se stesso. Non spender mai una parola a favole del compagno caduto in disgrazia, in cambio Mani pulite neppure lo sfiora. Qualcuno suggerisce di affidare il partito ad una personalit esterna, come Marco Pannella che si offre. Probabilmente sotto la sua guida se ne sarebbero viste delle belle. Antonio Di Pietro avrebbe faticato a strangolarlo. Ma chi pu non ci sta, gli preferisce un debole Benvenuto segretario Uil e poi un innocuo De Turco numero due CGIL. Nel 1994 il vecchio, glorioso Partito Socialista Italiano, di Turati Matteotti Sragat, Nenni e Pertini tirer le cuoia.

Di Pietro diventa la Madonna.... Capitolo 7Mani pulite riguarda l'inchiesta generale sulla corruzione politica, Tangentopoli la citt di Milano. Inizia il percorso giudiziario che il Pool di Milano condurr, con forte accelerazione dopo le confessioni (sollecitate dall'epiteto di "mariuolo" con cui incautamente Bettino Craxi cond Mario Chiesa), fino al processo Enimont con l'uscita di scena di Di Pietro attraverso improvvise dimissioni togliendosi la toga nella sala del processo alla fine di una arringa; per terminare con l'avviso di garanzia a Berlusconi (Napoli durante il vertice dei Leader dei Grandi paesi industriali). Il tutto condito in un turbinio di arresti eccellenti, tragici suicidi, rivoluzioni elettorali e crolli finanziari. L'anno 1992-93 quello del processo Enimont gestito e condotto da Antonio Di Pietro, che diviene il simbolo del pool guidato da Francesco Saverio Borrelli. Da una confessione all'altra di Mario Chiesa, si arriva a indagare i piani alti della politica romana: sul banco degli imputati finiscono i segretari del Psi e della Dc Bettino Craxi e Arnaldo Forlani. A inchiodare gli imputati eccellenti soprattutto il giro di mazzette legate alle manovre attorno all'Enimont : una maxistecca da 168 miliardi nota come la "madre di tutte le tangenti". Il grande mediatore Sergio Cusani, l'uomo chiave dei fondi neri dell'Enimont. Naturalmente in questo avvio dello schiacciasassi giudiziario viene coinvolto (ma solo a livello cittadino milanese di Tangentopoli) anche il PCI-PDS. Nel 1992 sono inquisiti dal Pool, dopo Mario Chiesa, due esponenti: Epifanio Li Calzi e Sergio Soave. A seguire quest'ala delle inchieste chiamata Tiziana Parenti che quasi azzera il vertice milanese del partito. Stranamente -tutta la storia non ancora ben chiarita- il PM detta 'la rossa' per il colore dei capelli viene estromessa dal pool e da Palermo chiamata una collega che ne prender il posto. Da qui in avanti 'la rossa' non sar pi Tiziana Parenti ma Ida Mocassini. L'anno 1992 dell'avvio di Mani Pulite termina con l'inserto di Societ & Cultura allegato al quotidiano La Stampa che definisce il 1992 lanno dellincantesimo ("qualcosa ha stregato la politica tradizionale - Unintera classe dirigente passata dallonnipotenza allimpotenza"). La sintesi descrive perfettamente il clima del momento. Col senno di poi aggiungo che si parlava in generale di classe politica, quindi comprensiva di tutti i partiti dell'arco costituzionale. Il buon senso collettivo sapeva che codesta era la realt. Si vedr invece che, col procedere dellinchiesta e linterazione stampa-magistratura, si afferma una concezione mistificata di quella verit con l'esclusione degli ex comunisti. Cio quando si dice o si scrive 'classe politica corrotta' la manipolazione multimediale e propagandistica dell'opinione pubblica fa intendere 'partiti di governo' escluso PCI-PDS e larea che lo contorna. Loro sono gli 'onesti' come se quei soggetti politici fossero vissuti sulla luna (la frase di Craxi). Facciamo un esempio. Il 29 maggio il pool chiede lautorizzazione a procedere contro Tognoli, Pillitteri e Massari (PSI), Del Pennino (PRI) e Cervetti (PDS). Di tutti e cinque il personaggio di rilievo Cernetti, in quanto amministratore del PDS, mentre gli altri hanno cariche importanti ma periferiche. E pure l'enfasi tutta posta sui minori e su di essi si abbatte lo

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scandalo. Questi, vero, godono di popolarit, mentre Cervetti importante ma meno conosciuto. Tuttavia per la grande stampa l'accento dovrebbe essere sul Cardinale Mazzarino del finanziamento al PCI-PDS, non sugli altri. Invece, con una costante che giunge sino ai nostri giorni, gli uomini del PCI ora PDS sono preservati anche se immersi nel sistema delle tangenti come ogni altro partito. Il ricettore della quota parte Enimaont, 'madre di tutte le tangenti', il segretario amministrativo. Sullo stesso piano indiziario dovrebbe stare -quindi- Occhetto come Craxi e Forlani. Invece no, anche se Cernetti ne soffre da morire sul piano personale, il suo segretario salvato dal pool, e lindulgenza dellampia stampa favorevole. Bisogna anche annotare - a giustificazione della bilancia che pende da una sola parte- la diversit dei comportamenti del PDS rispetto al PSI. Il primo di fronte alla colata di fango si comporta come giunco di palude, si piega, lascia scorrere, attende la fine dell'onda di piena. Il PSI, i suoi dirigenti e Bettino Craxi, sentendosi evidenziati in esclusiva, fanno pubbliche dichiarazioni di barriera. I militanti comunisti o tacciono o difendono i loro dirigenti, quelli socialisti li abbandonano. La massa di fango - enorme e inarrestabile proiettata sun un PSI come abbiamo visto vulnerabile, senza argini e difese, finisce per travolgerlo. Sotto accusa non si pone soltanto la classe politica socialista, ma anche gli imprenditori, e manager dello Stato della sua area. Nel Giugno del 92, dallinizio dellinchiesta sono arrestate in tutta Italia 56 persone cos suddivise: 32 politici, 4 funzionari pubblici, 20 imprenditori. Mi sembra che le cifre indichino lesatta ripartizione delle responsabilit, 50 % da assegnare ai partiti, 50% ad attori privati o pubblici della corruzione. C poco da dissertare su colpe e prodigarsi nello scaricabarile. Col drenaggio del denaro pubblico sotto forma di 'creste' sulle fatture o 'tangenti' prelevate dai fondi neri aziendali anche gli Industriali (che fanno in sottordine gli editori di quotidiani) non sono andati per il sottile. Per questo i loro giornali e giornalisti hanno ignorato la pratica o presentata come connaturata al sistema. Fino al crollo del Muro di Berlino, ed allo sfascio dell'Urss, cos andava bene a tutti. Certo, quando scoppiava uno scandalo, la cronaca ci si tuffava. Ma Zampini a Torino, Teardo a Savona, erano presentati come episodi personali, singole occasioni che non inficiavano il sistema. Del 1989 il libro di Giampaolo Pansa 'il Malloppo (Finanzieri, tangentisti, onestuomini, furboni ed altre storie di una Italia ossessionata dal denaro)'. Il libro inizia con l'Avvertenza: " Sulle prime volevo intitolare questo libro La tangentese avessi fatto cos non avrei dovuto spiegare nulla. La tangente ormai il cancro abituale della nostra societ politica". Ma poi tutto il libro si sviluppa in un'unica direzione. Pansa non si domanda neppure come mai nell'alternarsi delle amministrazioni comunali gli assessori del PCI non hanno mai denunciato, neppure una volta, le tangenti dei loro predecessori tacciati di 'ladri' ai quattro venti, in una specie di omert diffusa alla stregua dei branchi di bisonti che brucano l'erba incuranti di chi cade colpito al loro fianco. Ed a colpire sempre un es traneo al mondo della politica e dei partiti (un imprenditore vessato, un concorrente scontentato come a Torino e a Milano stessa). Fu Antonio di Pietro il primo a teorizzare il 'sistema' e inquadrarlo nella pratica istituzionalizzata della dazione ambientale'. Nessun giornalista, salvo casi sporadici (ricordo una bella e stringente inchiesta sull'argomento de Il Mondo che di fatto dava gi 20 anni prima alla magistratura il quadro del sistema corruttivo italiano) promosse alcuna specifica denuncia delle cose che ogni giorno aveva sotto il naso e giravano come pettegolezzi nelle corti delle redazioni. Come funzionavano le aziende municipali, quantificare nomi e cifre di -spesso inutili- consulenze che gli enti pubblici (Regioni specialmente) assegnavano agli amici degli amici quali eccellenti e ricche sinecure. La partitocrazia dominante, da cui dipendevano direttori e giornalisti, evit sempre di fare le bucce in casa della politica che annualmente presentava in Parlamento bilanci spudoratamente falsi. Antonio di Pietro, nel corso dellannuale convegno dei giovani industriali di Santa Margherita Ligure, si presenta sulla cresta dellonda per tirare le orecchie al mondo dellimprenditoria. Parla di concussione ambientale. A Di Pietro risponde Cesare Romiti che, parte in causa, trova difficolt a farne il difensore. Dice "Un conto sono i comportamenti individuali. Un altro quelli di sistema. E i problemi di un sistema vanno affrontati in separata sede". Cio dice al PM in auge una cosa ovvia in democratica: la separazione delle responsabilit tra parti istituzionali. I magistrati applichino la legge e sanzionando chi linfrange. Alla politica, ai politici, deve essere lasciato il commento, le teorie, ogni esternazione di merito. Non spetta a cinque o sei persone che per concorso hanno percorso una certa carriera emendare il rapporto affari-politica-finanza la sua morale in linea con quanto i socialisti e Bettino Craxi va dicendo. Ma Di Pietro non intende. Ormai, sostenuto dal pool nell'interazione di evidenti (e successivamente acclarate) soggettive convenienze (in funzione di se stessi, o in quelle di riguardo al PDS), lanciato. Tra il 1992 ed il 1993 nessuno ha forza o volont di fermarlo nell'estensione politica della giustizia. Le inchieste si abbattono su Milano e la sconquassano. Ai primi di agosto loperazione Mani pulite presenta il seguente bollettino di guerra (visto che si parla di operazioni): 71 gli implicati; 38 politici (18 Dc, 11 PSI, 7 PDS, e altri) il resto imprenditori e funzionari dello Stato. Lo spot di amaro distillato 'Milano da bere' diventa amaro davvero. Levidente ironia che suscita fa si che sar ritirato. Milano non da bere, bevuta. Sono finiti i bei tempi, oppressi dalla paura i politici non firmano pi decreti di appalto. L'economia cittadina ferma, la moneta pure. Le inchieste hanno bloccato tutto. Il ben godi delle tangenti terminato e con esso anche le relazioni industriali. Ristoranti vuoti, meno feste, meno acquisti. Il bel mondo sta chiuso in casa, preferis ce non farsi vedere. Gioved 11 giugno,

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al Castello Sforzesco, i VIP cittadini indicono una manifestazione anti AIDS. Avevano per assunto bandito la presenza dei politici ma ironia della sorte, per evidenti motivi di ruolo, c' l'invitato il Ministro della Sanit Francesco De Lorenzo. Una burrasca getta lo scompiglio, abbattendo il bel telone candido, mettendo in fuga gli astanti. E la metafora di Milano 1993, rovescio di quella degli anni '80. Cambia lo stile nella citt travolta dalle tangenti: c sem pre un codazzo di cittadini e cronisti sotto il Palazzo di Giustizia. Tutti i telegiornali si collegano dalla strada. Quando esce Di Pietro un gran battimani mentre i politici debbono scappare alla svelta in macchina per non subire improperi. Anche nei locali pubblici, se dei cittadini riconoscono qualche imputato di Di Pietro, volano gli insulti. Antonio del Pennino per uscire si rende irriconoscibile nascondendo il volto sotto un cappello calcato sopra un grosso paio di occhiali da sole. Lo stesso sindaco Piero Borghini, ex comunista colpevole di simpatia per Craxi (che fino a prova Di Pietro contraria non reato) sorpreso nel ristorante del Piccolo Teatro da qualcuno seduto presso di lui; viene invitato ad uscire. Valentino, la bouticque di via Monte Napoleone, ha ridotto le vendite della met. La canzone in voga ' qui la festa?' si trasforma sulle labbra de l'Avvocato nel motto la festa finita. Nel 1993 nasce anche un nuovo tipo di giornalismo, quello della sindrome Di Dietro. Una infatuazione che arriva a vederlo neppure come PM (anche se sgrammaticato), ma come una specie di Madonna vindice e liberatrice. La ressa multimediale attorno a lui, al suo ufficio al Palazzo di Giustizia, si fa spasmodica. Le torme di giornalisti e speaker sembrano le teen-agers attorno ai cantanti in cima alle topten. Telecamere ossessive, fotografi ansiosi, cronisti storici, reporter noti o mai visti, sono coalizzati per strappare un cenno, un sorriso, una dichiarazione.La Rai contro Fininvest tacciata d'essere amica dei socialisti. Non odiare e svillaneggiare Bettino Craxi considerato infamante anche per chi fino al giorno prima gli scodinzolava intorno a pietre favori. Diventa nota, perch oggetto di causa giudiziaria, la raccomandazione di Rutelli ricordata con uno 'stronzo' dalla figlia Stefania. Gad Lerner, nellancora lontano 2000 confesser su Sette a Sabelli Fioretti, di pentirsi di tutto questo. Allora Enrico Mentana stipendiato da Berlusconi, che in seguito pencoler a sinistra, sul neonato Tg5 annuncia larresto di Chiesa senza mai pronunciare la parola socialista. Meglio di lui Emilio Fede: col suo TG4 brucia in anticipo i quotidiani, facendo la fortuna multimediale di Paolo Brusio (e sua madre) 'uomo di fede' che, al di la della strada, davanti al tribunale, mentre bus e auto transitano sfiorandolo pericolosamente, conduce i servizi della notte diffondendo le diuturne regolari slavine di arresti (rosi dallinvidia due cronisti concorrenti lo presero da parte con lintento di menarlo tanta era la passionalit giustizialista). Insomma il Circo Barnum della stampa cartacea e multimediale d'appoggio al Pool tritura carriere e reputazioni senza andare per il sottile. Annuncia persino larresto dellindustriale Carlo Gavazzi deceduto da tempo, al pos to del figlio Riccardo vivo e vegeto. Una vera epopea di servilismo a mezzo stampa, della quale anche Susanna Agnelli arriv a lamentarsi, quando i giornalisti presero a concordare toni e titoli da gettare in pasto ai loro lettori. Si form una sorta di minculpop della informazione, o redazione giudiziaria unificata come la defin lUnit). La grande stampa di informazione, scientemente, abdic alla funzione critica per appiattirsi completamente su Antonio Di Pietro. Una agiografia che andava fatta, dicevano i responsabili, poich bisognava salvare la rivoluzione giudiziaria. Cos, stuprando il loro mestiere chi in buona chi in mala fede, epuravano ogni notizia sconveniente alle indagini, al suo conduttore. Negli anni 1992 e 1993 l'appiattimento della cronaca giudiziaria si estese da giornale a giornale. E Antonio Di Dietro, nel gergo di quei cronisti, divenne la Madonna. Una suggestione che era passata al giornalismo trasmessa da imprenditori e politici in continuo pellegrinaggio in Procura per chiedere udienza, confessare, compiere umilianti auto-da-f. Presi da delirio di onnipotenza i PM procedevano alla maniera dello schiacciasassi. Pazienza se sotto il rullo compressore ci capitava linnocente. Pazienza se qualcuno ci lasciava le penne. I servizi in cronaca dei supporters iscritti all'albo, uniformi nel sostegno incondizionato, faceva grazia di ogni uso ed ogni abuso. Il bulldozer mediatico e giudiziario spinse gli ex assessori milanesi a presentarsi in lacrime davanti alla Madonna. Qualcuno allude anche al miracolo: il democristiano Luigi Martinelli racconta ai magistrati di essersi redento dopo due colloqui: uno col fratello prete e un altro con una giovane veggente. La presenza del Gabibbo alla porta di casa di un socialista impedisce ai CC di compiere il solito impudico arresto; il Tg3 ne da notizia come se al posto del Gabibbo ci fossero state le truppe cammellate di Bettino Craxi fornite dallamico Ben Al di Tunisia. Tanto Bettino reietto quanto i PM di Mani pulite sono sacri. Di Pietro non esercita la giustizia: detta il Vangelo e contraddirlo come bestemmiare. Il Corriere della Sera tra il 7 e il 15 maggio 1993 sfodera titoli come questi: Il pm contadino, quasi un eroe La domenica tranquilla delleroe Il fascino discreto delluomo onesto (in altro punto abbiamo riportato lamara palinodia del Direttore Ferruccio De Bortoli che non vale ripetere). I PM tronfi e sicuri di se d'altronde non tollerano critiche. Un dissenso palesato con loro sarebbe stato come sgarro alla mafia. Un PM insoddisfatto dallo scritto di un cronista de L'Avvenire, lo strattona urlandogli: Ti prenderei a ceffoni, se io non fossi magistrato. Ed una agenzia che si era permessa di non omologarsi al generale servilismo riportando una dichiarazione non autorizzata n gradita dai magistrati della redazione unificata viene dipinta come composta da mitomani craxiani.

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Antonio Di Pietro nellimmaginario collettivo come l'eroe contadino, il giustiziere in nome del popolo; colui che porta il riscatto dai prepotenti. Sembra di assistere alla replica italiana di quei film western laddove una cittadina di mandriani e pacifici agricoltori viene liberata dallo sceriffo che da solo mette in galera i delinquenti e sgomina la banda che la teneva stretta nella m orsa. Difatti il fenomeno di adesione, ammirazione, e consenso coglie aspetti di divismo cinematografico. Vengono scritte velocemente agiografie della sua vita, venduti gadgets, giochi di societ. Una specie di gioco delloca mette Di Pietro al posto del pennuto; c un carretto che avanza ungendo le ruote, spinto dalle mazzette, che si ferma in gattabuia quando entra nella casella del PM. Nelle discoteche infuria un indiavolato pezzo con brani della sua voce incastrati nella musica. Dei giovani di Torino lanciano la maglietta avente sul petto la scritta 'Milano ladrona, Di Pietro non perdona'. Ci fanno un sacco di soldi. L'abbaglio collettivo, l'esaltazione di massa, non si placa. Si smorzer lentamente quanto abbattuto Craxi, il Pool vorr ripetere la litania con Berlusconi.

Craxi nel mirino Capitolo 8Mario Chiesa incalzato. E' stato colto come dicono a Roma col sorcio in bocca ma nell'afflato mirato dell'inchiesta un pesce piccolo. Utile solo a risalire alla preda ambita Bettino Craxi, chiamato il cinghialone da Vittorio Feltri che aveva subito intuito che era a lui che si dava la caccia. Bettino Craxi invece ancora non avverte la morsa che gli stanno stringendo attorno. Crede che tutto si fermi a Mario Chiesa, come in passato avvenuto per Teardo a Savona, Paolo Machiavelli a Genova. Pertanto boriosamente scinde le sue responsabilit dal 'mariuolo' che per rivalsa fa il suo nome come percettore delle tangenti anche da lui acquisite. Manna che cade dal cielo per il lavoro iniziale del Giudice Contadino (primeggia codesta immagine a quella di poliziotto che verr dopo). Daltronde il personaggio che abbatter il cinghialone sembra studiato apposta nella sua naturalezza. Occhio mansueto simile a quello dei vitelli delle sue montagne, sorriso dolce, vagamente malizioso. Veste abiti stazzonati, fuori moda. Mani pesanti, nodose. Voce roca, dialettale; parlantina talvolta sgrammaticata nel lessico delle questure (colazionato per dire che ha fatto colazione). E tuttaltro che limmagine del magistrato cos come gli italiani sono abituati a vedere: borghese impeccabile, profumato di lavanda; mani curate dal parrucchiere con manicure, gestualit raffinata (la gente li ricorda cos perch i nuovi -gli universitari post-sessantottini- non sono venuti ancora alla ribalta). Il colpo di grazia Di Pietro lo porta con lefficienza, la novit del computer che affianca lindagine come si abituati a vedere nei triller americani. Prima di lui da noi ancora dominano i faldoni amanuensi, dattilografati. Eppoi Di Pietro appare un sempliciotto, disinteressato, che ama il mestiere per pure amore della giustizia etica; che non lascerebbe mai il suo lavoro per rincorrere progetti dambizione personale. Essendo il 'Madonna' sgorgato come una visione repentina tra le rocce al popolo pastorello, nessuno sa nulla di lui, della sua vita, delle precedenti frequentazioni. Divenuto l'idolo dell'immaginario collettivo, sapientemente costruito dai mass media le cui redazioni sono farcite di giustizialisti, nasce spontaneo il 'partito Di Pietro'. Lui si schernisce, non lo vuole... schiva le domande, appare timido, protagonista suo malgrado. La gente lo vede cos e lo apprezza ancora di pi. Nel duello che sorge tra Antonio Di Pietro e Bettino Craxi tifa per lui con vigore. D'altronde il segretario del PSI massacrato nell'opinione dalla stampa e dalla vox populi degli attivisti comunisti che lo propagandano come un criminale, un predone del denaro pubblico che si arricchito alle spalle della povera gente. Lo scontro diviene la solita lotta manichea all'italiana del bene contro il male. Sul Corriere della Sera di Domenica 19 luglio 1992 , Arturo Carlo Quintavalle termina il suo articolo su Di Pietro 'Eroe a furor di popolo', cos: Insomma, con Di Pietro trionfa il bene, trionfano loro, i poveri, o se si preferisce, trionfano le Cenerentole del lavoro, e le sorelle cattive dai piedi, o meglio, dalle mani troppo lunghe non sposano il Principe. Anche io, per pochi mesi per, ho partecipato allabbaglio collettivo. Non delluomo sintende, ma del suo lavoro. Lo credevo imparziale nella pulizia di cui in effetti l'Italia necessitava. Come il chirurgo che apre il torace ed estirpa la metastasi senza discriminare alcuna ramificazione. Lincanto era tale e tanto che dopo il ferragosto del 92, quando Bettino Craxi scrive il primo corsivo di attacco a Di Pietro su LAvanti! (anonimo ma da tutti subito attribuitogli) la mia reazione di sdegno. Pari al coro generale che neppure lontanamente mette nel conto il dubbio che Bettino Craxi potesse avere non dico ragione, ma quanto meno delle ragioni. Mandai alla Procura di Milano un espresso: Egregio Di Pietro. Mi sento in obbligo, a fronte alle inconsulte ed inaudite manifestazioni di arroganza dei dirigenti del PSI, partito al quale sono iscritto da oltre 40 anni, riguardo la sua inchiesta detta mani pulite , porgerLe il mio pi caldo attestato di stima e affetto unito alla accorata esortazione di proseguire nel modo pi fermo ed integerrimo il lavoro da Ella ottimamente avviato. Una cantonata di cui ancora mi rimordo. Ministro della giustizia era Claudio Martelli. Bettino Craxi, dopo tre corsivi fatti apparire sul quotidiano socialista, lo invita ad aprire una inchiesta sul PM di mani pulite: Sono insorte polemiche su aspetti non chiari e non convincenti riguardanti una

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