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1 BIOFILM MICROBICI 2 Per decenni i batteri sono stati visti come esseri viventi molto individualisti che conducono la loro esistenza come singole cellule libere in un mezzo, alla costante ricerca di nutrienti per sopravvivere e, se ci sono le possibilità, riprodursi. Scaricato da Sunhope.it

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BIOFILM MICROBICI

2

Per decenni i batteri sono stati visti come esseri viventi molto individualisti

che conduconola loro esistenza come singole cellule

libere in un mezzo, alla costante ricerca dinutrienti per sopravvivere e, se ci sono le

possibilità, riprodursi.

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dagli esami su popolazioni batteriche presenti in una grande varietà di sistemi

naturali e patologici hanno mostrato che

la maggior parte di questi microorganismicresce sotto forma di BIOFILM 

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BIOFILM

Il termine biofilm è usato per descrivere comunità strutturate di cellule batteriche 

(microcolonie)  racchiuse  in  matrici polimeriche (polisaccaridica “slime” )

extracellulari autoprodotte e aderenti ad una superficie INERTE o VIVENTE

all‘interfaccia con una fase liquida

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Il 65% e l’80% delle infezioni batteriche ècausata da batteri che crescono in biofilm

Tutte le infezioni batteriche associate all’uso di dispositivi medici impiantabili sono da biofilm

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superficie INERTE:Dispositivi medici

impiantabili

superficie VIVENTE:

Lenti a contatto Valvole cardiache Protesi ortopediche Cateteri vascolari Impianti dentali etc

Tutti i tessuti

dell’ospite

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Protesi ortopediche

Cateteri vascolari

Protesi dentarie

Formazione di biofilm da superfici inerti impiantabili

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Immagini al microscopio elettronico delle superfici di presidi medici (cateteri, 

protesi ecc.) che sono stati focolai di infezioni, mostrano la presenza di 

comunità batteriche sessili inserite in una matrice polimerica.

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Con la CLSM (microscopia confocale laser a scansione) le osservazioni in vivo dei biofilm hanno indicato che la struttura base del biofilm è universale, descrivibile come una foresta di torrette gelatinose fissate alla superficie. 

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Le caratteristiche strutturali dei biofilm incidono sull’istaurarsi di infezioni batteriche croniche,

quale l'endocardite valvolare e la tendenza delle microcolonie a distaccarsi dal biofilm può

produrre emboli infettivi che, attraversando i capillari, possono portare a gravi conseguenze

Donlan and Costerton, 2002.

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Biofilm di S.epidermidis su corpi estranei

cateterepacemaker

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Biofilm di S.epidermidis su corpi estranei

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Si ritiene che la formazione del biofilm sia un processo che si svolge in due fasi che

richiede :1.ADESIONE dei batteri su un substrato solido ( sup. inerte) anche mediante attacco alle proteine dell’ospite2.ADESIONE INTERCELLULARE, che determina la formazione degli strati multipli del biofilm.

FORMAZIONE DEL BIOFILM

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• Fibrinogeno

• Fibronectina

• Vitronectina (p - adesiva)

• Fattore Von Willebrand (coagulazione)

Proteine dell’ospite che favoriscono l’adesionedei batteri

Attacco dei batteri alle proteine dell’ospite

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Microfotografia ottenuta mediante SEM del film proteico depositato

sulla superficie interna di un Catetere Venoso Centrale a poche

ore dall’impianto in un paziente

Le proteine possono promuovere (fibronectina) o inibire (albumina) l’adesione microbica,adsorbendosi alle superfici polimeriche del catetere o interagendo con le strutture di superficie dei microrganismi influenzandone le capacità adesive.

Risposta dell,’organismo all’inserimento di un dispositivo : FILM PROTEICO

OSPITEr1

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Attacco dei batteri al dispositivo medico impiantato

Adesione dei batteri alle proteinedell’ospite depositate sul dispositivo

Formazione di multistrati di cellule batteriche

FORMAZIONE DEI BIOFILM

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Diapositiva 15

r1 rosaria; 23/05/2004

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migrazione batteri cutanei residenti o transienti nel tratto sottocutaneo in corrispondenza del sito di inserzione del catetere;

colonizzazione microbica della punta del catetere.

In seguito all’inserimento del catetere nel sistema venoso, le proteine plasmatiche in circolo si legano rapidamente al biomateriale. In pochi minuti si attiva la cascata della coagulazione e il sistema del complemento. Vengono attirate le piastrine e i polimorfonucleati sul sito d’inserzione che insieme alle proteine plasmatiche formano un reticolo in grado di inglobare batteri facilitando la formazione di colonie

Biofilm sulla superfice

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Bastano anche pochi batteri per cominciare a formare il biofilm. In pochi minuti avvengono cambiamenti fenotipici che facilitamo l’adesione del microrganismo; dopo 12 minuti circa sono indotti i geni che inducono la produzione di polisaccaridi e di proteine che fanno aderire saldamente il batterio alla superficie e tra di loro.

Comincia la crescita esponenziale

Biofilm sulla superfice

La formazione del biofilm è una strategia universale per la sopravvievnza microbica allo scopo di colonizzare tante superficie diverse

Dal biofilm maturo le cellule si possono staccare e disseminare. L’eccessiva densità cellulare induce un segnale cellulare che determina la degradazione degli esopolimeri e l’invio in circolo di microcolonie. Si parla di infezione metastatica a distanza, tipo endocarditi o osteomieliti (casi diendocarditi da S. aureus)‏

Biofilm sulla superfice

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• (A) Le cellule planctoniche sono suscettibili all’azione di antibiotici, anticorpi e fagociti.

• (B) I batteri formano biofilm preferenzialmente su una superficie inerte, la comunità sessile diventa resistente agli antibiotici e all’azione di anticorpi e fagociti.

• (C) I fagociti sono attratti dal biofilm. La fagocitosi è impedita, ma sono rilasciati enzimi proteolitici.

• (D) Gli enzimi proteolitici danneggiano il tessuto che circonda il biofilm. Batteri in forma planctonica lasciano il biofilm e possono causare infezioni acute nei tessuti circostanti

Rappresentazione schematica della formazione di un biofilm su un dispositivo medico.

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Le cellule batteriche sessili rilasciano antigeni e stimolano la risposta immune e quindi la produzione di anticorpi, ma gli anticorpi non sono efficaci nell’uccidere i batteri all’interno del biofilm e possono causare un danno complesso ai tessuti circostanti.

Persino in individui con eccellenti reazioni immunitarie umorali e cellulari, le infezioni da biofilm raramente sono risolte da parte dei meccanismi di difesa dell’ospite

Danno dell’infezione da biofilm

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L’ adesione dei batterialla superficie dipende:

Proteine di superficie del batterio

Tipo e natura del dispositivo

AtlE SSP1 – SSP2

CflA – CflBAAPBAPBhp

•Acidi teicoici

Trattato o non con rivestimentoidrofilo o idrofobo

Presenza di microfratture e microcavità

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Catetere Venoso Centrale colonizzato da Staphylococcus epidermidis osservato

mediante SEM in corrispondenza di un’area superficiale caratterizzata dalla presenza di

microfratture. È evidente la matrice esocellulare di natura polisaccaridica prodotta dai batteri stessi

Una superficie perfettamente liscia si presta in minor misura all’attacco

microbico rispetto ad una superficie che presenti irregolarità, quali microcavitàe/o microfratture: queste fornendo

altrettante nicchie protette, consentono ai microbi sia di rendere

stabile la loro adesione alla superficie mediante adesine e/o sostanze

esocellulari in grado difavorirne la persistenza, che di metterli

a riparo dall’azione di fagociti e agenti antimicrobici

CATETERE

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• Proteina legante il Fibrinogeno

• Proteina legante la Fibronectina (FnBPA – FnBPB)

• Proteina legante il Collagene (Cna)

• Fattori agglutinanti (CflA – CflB)

Adesine proteiche della famiglia MSCRAMM

Proteine di superficie di S.aureus

(Microbial surface components recognizing adhesive matrix molecules)

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La prima fase è mediata da forze chimico-fisiche non specifiche (interazioni elettrostatiche, forze di Van der Waals, legami idrofobici, ecc.), l'adesinacapsulare (PS/A) ed una o più proteine di superficie.

La seconda fase è mediata da un altro antigene stafilococcicodenominato adesina polisaccaridica intercellulare (PIA).

Studi recenti hanno dimostrato che il locus ICA di S. epidermidis ècoinvolto nella produzione sia dell'antigene 1 che dell'antigene PIA.

Meccanismo in S. aureus

Una volta inattivati questi geni, il batterio perde la capacità di formare biofilm in provetta e, a quanto pare, anche nei tessuti di

animali di laboratorio.

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Ceppi PIA positivi

Resistenti all’azione del sistema di difesa dell’ospite

Ceppi PIA negativi

Sensibili al sistema di difesadell’ospite

Slime

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Gli enterococchi

Enterococcus faecalis, sono emersi negli ultimi anni quali importanti agenti di infezioni nosocomiali, tratto urinario, ma anche di batteriemie ed endocarditi.

Solo recentemente la capacità di questo organismo di formare biofilm è stata identificata e caratterizzata; l’80% di ceppi di E. faecalis, vs. il 20% di E. faecium, isolati da fonti diverse è stata trovata in grado di formare biofilm, ma solo in risposta a stimoli precisi, quali la presenza di fonti aggiuntive di carboidrati e condizioni di stress.

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Polmonite associata a fibrosi cisticaBiofilm di Pseudomonas aeruginosaCaratteristiche cliniche dell’infezione

1. L’agente eziologico è ubiquitario e spesso risulta patogeno per un particolare gruppo di individui

2. I biofilms crescono lentamente e le infezioni sono spesso lente nel produrre sintomi evidenti

3. Raramente sono risolte dai meccanismi di difesa dell’ospite

4. I biofilms possono agire da focolai di infezioni acute

5. La terapia antibiotica convenzionale risulta inefficace

Formazione di biofilm da parte di microrganismi patogeni: adesione colonizzazione e formazione di microcolonie maturazione

Biofilm sulla superfice

Costerton et al., Science, 2002

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Processo di formazione del biofilm in Pseudomonas aeruginosa

Adesine Pili tipo I

I biofilm prodotti da P. aeruginosa. Le cellule attaccate producono polisaccaride extracellulare e migrano dalla superficie in maniera modesta. Le cellule poi si aggregano a pilastro e in strutture a forma di fungo. La presenza di canali pieni di acqua tra queste microcolonie, fa pensare a sistemi circolatori primitivi, che rilasciano nutrienti e rimuovono prodotti di scarto .

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La struttura di un biofilm maturo varierà con:

• la localizzazione• la natura dei microrganismi costituenti • la disponibilità dei nutrienti.

La struttura di un biofilm può variare da densi strati confluenti di cellule (placche dentali o biofilm di catetere urinario) a microcolonie disperse o cumuli di cellule che fuoriescono da uno strato basale sottile (biofilm che si formano sulle superfici nelle acque naturali oligotrofiche).

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Molti sono i batteri capaci di formare il BIOFILM, 

sia Gram negativi che Gram positivi.

A questi aggiungiamo anche i miceti 

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Le infezioni  da  biofilm sono  generalmente caratterizzate   da: 

Una lenta comparsa

Sintomi lievi 

Cronicità

Risposta refrattaria alla terapia antibiotica

le infezioni batteriche croniche sono state attribuite al fatto che i microorganismi causali  vivono in biofilm

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Dove si riscontrano i BIOFILM nelle infezioni croniche e ricorrenti

Pneumologia: fibrosi cistica, COPD (Chronic Obstructive Pulmonary Disease), ventilazionepolmonare assistita

Respiratorio:faringiti, otiti, rino-sinusiti Urologia: prostatiti, uretriti, cistiti Cardiologia: endocarditi Infezioni associate a dispositivi medici

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Biofilm e infezioni su superfici viventi:tessuti dell’ospite

Infezioni o malattia Biofilm (specie batterica principale)

Carie dentaliCocchi Gram-positivi acidofili

(es., Streptococcus)

PeriodontiteFlora batterica anaerobica orale

Gram-negativa

Otite media Ceppi di Haemophilus influenzae

Infezioni muscoloscheletriche Cocchi Gram-positivi (es., stafilococchi)

Fascite necrotica Streptococchi Gruppo A

Infezioni del tratto biliare Batteri enterici (es., Escherichia coli)

Osteomielite Varie specie batteriche e fungine

Endocardite Streptococchi gruppo viridans

Polmonite associata a fibrosi cistica P. aeruginosa e Burkholderia cepacia

I biofilm crescono lentamente, in una o più localizzazioni, e le infezioni da biofilmsono spesso lente nel produrre sintomi evidenti.

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Biofilm su superfici inerti :contaminanti di strumenti e presidii medici

Dispositivi contaminati Biofilm (specie batterica principale)

Lenti a contatto Cocchi Gram-positivi e P. aeruginosa

Dispositivi per dialisi peritoneale Flora batterica e fungina mista

Cateteri urinari E. coli e altri bacilli Gram-negativi

Dispositivi intrauterini (IUD) Actinomyces israelii

Dispositivi endotracheali Flora batterica e fungina mista

Cateteri venosi S. epidermidis

Valvole cardiache meccaniche S. aureus e S. epidermidis

Inneschi vascolari Cocchi Gram-positivi

Dispositivi ortopedici S. aureus e S. epidermidis

Protesi di vari organi S. aureus e S. epidermidis

Le infezioni da biofilm condividono comuni caratteristiche cliniche: si sviluppano preferibilmente su superfici inerti o su tessuto morto; si presentano comunemente

su dispositivi medici e frammenti di tessuto morto o di osso in necrosi

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La formazione di queste comunità sessili e la loro resistenza naturale agli agenti antimicrobici, sono causa di molte infezioni batteriche persistenti e

croniche.

Solo dagli anni 70 si è capito che i batteri organizzati in comunitàsessili, costituiscono la maggiore componente della biomassa batterica in natura

Solo dagli anni ottanta e novanta abbiamo iniziato a comprendere che i batteri adesi erano organizzati in comunità molto elaborate.

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oggi sappiamoche i batteri fanno parte di

una società piuttosto complessae che sono in grado di

“comunicare fra loro”

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Nella società dei batteri

(ambiente in cui una certa popolazione microbica è inserita)

corrono costantemente dei segnali chimici, molecole di piccole dimensioni simili agli 

anticorpi e chiamati autoinduttori.

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autoinduttori

Le molecole di autoinduttori si accumulano al di fuori delle singole 

cellule microbiche; finché la carica microbica è bassa e diluita nell’ambiente esterno non succede nulla.

Quando la popolazione si accresce e supera un certo livello

(un quorum) 

le molecole che si sono accumulate possono innescare una serie di eventi che si succedono per lo più con effetto “a cascata”

determinando qualche reazione o qualche effetto. 

Questo sistema di comunicazione è chiamato 

“quorum sensing”

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Xavier e Bassler : « quorum sensing è un processo di comunicazione tra cellule batteriche che comporta la sintesi, laliberazione e la captazione di“molecole segnale” extracellulari chiamate autoinduttori».

Il “quorum sensing” è un sistema complesso di comunicazione “cellula-cellula” con il quale i batteri sono in grado di

comunicare fra loro.Grazie a questo sistema i batteri sono capaci di mettere in atto

attività coordinate, una capacità che un tempo si riteneva propria soltanto degli esseri

viventi superiori

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“quorum sensing” ci fa comprendere che le popolazioni microbiche non sono dei

semplici aggregati più o meno caotici dimicrorganismi che vivono ciascuno per

proprio conto, bensì una comunità coordinataal cui interno fluiscono costantemente

informazioni che permettono allacomunità stessa di

resistere alle condizioniavverse e di avvantaggiarsi per il

loro fine.

“quorum sensing”

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1) l’emissione di bioluminescenza

2) la formazione di biofilm sulle superfici di lavoro nelle industrie 

alimentari

3) la crescita competitiva tra differenti popolazioni e la sporulazione

4) la sintesi di antibiotici e di batteriocine

5) l’induzione di fattori di virulenza nelle piante o negli umani

6) i processi di infezione degli organismi superiori

Sfruttando il quorum sensing i batteri possono regolare :

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alcuni di questi fenomeni microbici come la sporulazione dei batteri

e altri aspetti di fisiologia microbica  prima non erano ben spiegabili, oggi conoscendo  il 

meccanismo del quorum sensing si giustificano questi fenomeni

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QUORUM SENSING

Nei batteri gram-negativi, la comunicazione cellulare avviene attraverso l’attività delle molecole di omoserina lattone acetilata (AHLS )

Queste piccole molecole segnale, dette autoinduttori, sono rilasciate dalle cellule e si accumulano nelle colture in funzione della densità cellulare.

Ad una densità di popolazione soglia, definita “quorum” gli AHLS accumulati possono interagire con i recettori situati sulla superficie della cellula del batterio che controllano l’espressione genica

Una domanda importante è come le cellule di P. aeruginosa comunicano e coordinano il loro comportamento per costruire biofilm maturi.

Nei batteri gram-negativi

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quando viene raggiunto un livello critico di densità della popolazione (quorum) si attiva l’espressione di particolari blocchi di geni che modulano vari processi (sensing) implicati nello sviluppo del biofilm stesso e la liberazione dalla superficie più esterna di cellule planctoniche destinate a colonizzare altri siticomplicando ed estendendo il processo infettivo

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FORMAZIONE DEI BIOFILM

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AUTOIDUTTORIGram Negativi Gram Positivi

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Quorum sensing nei Gram positivi

Anche nei batteri gram-positivi è stato descritto il meccanismo di comunicazione

cellulare e di regolazione dei geni definito quorum-sensing;è diversa però la natura delle molecole autoinduttori, infatti in questo caso

le molecole segnale sono dei piccoli peptidi.

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La terapia antibiotica può essere  risolutiva verso le cellule planctoniche rilasciate dal biofilm, ma non riesce ad eradicare e uccidere il biofilm. 

I batteri del biofilm sono 10‐1000 volte più resistenti al trattamento antibiotico rispetto al fenotipo planctonico.

Per questa ragione le infezioni da biofilm mostrano sintomi ricorrenti, dopo cicli di terapia antibiotica, finchéla popolazione sessile non è chirurgicamente rimossa dall’organismo (rimozione di cateteri, di protesi, etc.)

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Molte infezioni batteriche croniche vedono coinvolti biofilm batterici, che non sono facilmente eradicati

dalla terapia antibioticaconvenzionale

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Lo slime impedisce, con meccanismo di barriera l’attacco dei

PMN, e riduce la efficacia degli antibiotici (la matrice li lega prima del contatto con la parete batterica

rendendoli inefficaci).

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Biofilm e antibiotici

La scoperta di nuovi agenti antibatterici attivi anche sui biofilm èun urgente obiettivo da perseguire.

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1. Barrierameccanica

2. Crescitalenta per riduzionedi nutrienti

3. Crescitalenta per cambiamentichimico-fisicinel biofilm

4. Sviluppo diun fenotipobiofilm specifico

Nel biofilm possono esprimersi meccanismi di resistenza diversa

1. Cellule superificiali

2. Cellule intermedie

3. Cellule più profonde

Protette dallo SLIME

Crescita rallentata

Esprimono un fenotipo biofilm specifico

MECCANISMI DI RESISTENZA AGLI ANTIBIOTICI  :  Possono essere regolati dal “quorum sensing”

Resistenza antibiotica

Gli antibiotici possono essere inattivatidalla produzione di specifici enzimi all’interno del biofilm

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Resistenza Antibiotica

Impermeabilità

I Polimeri che compongono la matrice impediscono la diffusione del farmaco ed altre molecole

Resistenza Antibiotica

Impermeabilità

La carica negativa sui polimeri impedisce la penetrazione di molecole cariche positivamente, come gli antibiotici. Se l’antibiotico è inattivato o legato mediante legami ionici alla superficie del biofilm, la sua penetrazione negli stratiprofondi è ritardata.

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Resistenza Antibiotica

Condizioni fisiologiche peculiari

La bassa tensione di O2 e la riduzione dei nutrienti riduce la crescita batterica nella parte più profonda del biofilm

La velocità di crescita delle cellule riduce l’attività di alcuni antibiotici

Ackdfnfng

Resistenza Antibiotica

La conseguenza è che gli antibiotici, anche se penetrano lo strato superficiale del biofilm, non sono in grado di uccidere i batteri intrappolati negli strati più profondi, per le cambiate condizioni di crescita

Ackdfnfng

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Biofilms: interazioni con il sistema immune

La forma sessile produce antigeni che stimolano la sintesi di anticorpi ma questi sono incapaci di raggiungere e uccidere i batteri intrappolati nel biofilm

a causa dell’ingombro sterico i PMNC non riescono a raggiungere il sito dell’infezione e svolgere la loro azione, ma anche se penetrano la barriera fisica del biofilm non riescono a fagocitare i batteri

la condizione tende a diventare cronica

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La resistenza osservata nei biofilm non ègenotipica, cioè portata da plasmidi, 

trasposoni o legata ad eventi mutazionali, ma piuttosto dovuta a 

strategie multicellulari e/o alla capacità di singole cellule interne al biofilm di 

differenziarsi in uno stato fenotipico protetto e tollerante l’azione antibiotica.

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Resistenza Antibiotica

Età del biofilm:altro aspetto importante da tener presente.

Più è giovane il biofilm più è facile eradicarlo. Ciò mette in luce l’importanza di diagnosticare in tempo l’infezione da catetere

Il biofilm si adatta alle fluttuazioni ambientali come la temperatura, variazioni di pH, osmolaritàe disponibilità di nutrienti attraverso l’espressione multipla di geni.

Le alterazioni genetiche non solo asssicurano la sopravvivenza nella comunità, ma proteggono il microrganismo dalla risposta immune dell’ospite, tossine ambientali e antimicrobici.

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Biofilms

La presenza del biofilm può spiegare le difficoltà che si incontrano nel tentativo di eradicare le infezioni cronicheGli antibiotici possono uccidere la forma PLANKTONICA

MAsono incapaci nell’ ERADICARE il biofilm che persiste come un

focolaio destinato a perpetuare l’ infezione

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Guerra tattica Dovrebbe essere possibile controllare l’impianto e sviluppo del biofilm con farmaci in grado di prendere di mira le loro proprietà specifiche

Alcuni ricercatori notarono (nel 1995) che le fronde di un alga rossa (Delisea pulchra) che cresce a Botany Bay, raramente sono coperte da biofilm.

D. pulchra riesce a restare indenne dai biofilmproducendo certe  sostanze chimiche, i furanonisostituiti.

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i furanoni sostituiti si legano alle cellule batteriche nei siti normalmente usati dalle molecole di segnalazione (quorum sensing) e così facendo  impediscono loro di emettere messaggi che promuovano la formazione di biofilm.

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FARMACI ANTI‐BIOFILMUniversità di Roma “La Sapienza”, 

Studio dell’attività “anti‐biofilm” di un enzima proteolitico selezionato in base a precedenti studi: la Serratio‐peptidasi (SPEP)

il trattamento combinato di antibiotico piùSPEP riduce drasticamente la formazione del biofilm “in vitro “ in tutti i ceppi batterici.

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BIOMATERIALI A RILASCIO DI AGENTI ANTIMICROBICI PER LO SVILUPPO DI DISPOSITIVI MEDICI ANTI‐BIOFILM

Vengono adsorbiti antibiotici (cefamandolo nafato, rifampicina, amoxicillina e vancomicina) o  

antimicotici (fluconazolo)  su matrici polimeriche con gruppi funzionali diversi (carbossilici, amminici, solfato e idrossilici), allo scopo di instaurare interazioni chimico‐fisiche

specifiche tra matrice polimerica e farmaco

tale sistema è risultato in grado di inibire per 8 mesi la colonizzazione di 

Staphylococcus epidermidis.

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Le prospettive

Il controllo della comunicazione batterica nei biofilm èuna prospettiva terapeutica molto interessante nel quadro della lotta ai batteri perché permette di evitare l’uso degli antibiotici, con tutte le sue controindicazioni.

L’aumento dell’attività batterica, viceversa, potrebbe rivelarsi di grande importanza per l’agricoltura, la biotecnologia e l’industria alimentare.

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Molti organismi sessili, sia vegetali che animali, proteggono se stessi dalla

“sepoltura” all’interno di biofilm microbici, producendo sostanze chimiche in grado di

bloccarne la formazione.

Queste sostanze sono attualmente utilizzate a livello industriale

per controllare la crescita dei biofilm

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Per la diagnosi eziologica delle infezioni sistemiche a partenza

dal Catetere Vascolare è opportuno l'invio contestuale al laboratorio di microbiologia della punta del catetere e dei prelievi per emocolture prelevate da vena periferica

Indagini microbiologiche

Procedure di espianto e preparazione del catetere per l’analisi microbiologica

L’espianto deve essere effettuato:

sterilmente

previa disinfezione della cute pericatetere(applicazione per 5' di un impacco di garza imbevuto di una soluzione alcolica allo 0,05% di clorexidina) ‏

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Procedure di espianto e preparazione del catetereper l’analisi microbiologica

Al momento della rimozione l’operatore, (facendo particolare attenzione ad evitare possibili contaminazioni da contatto con superfici non sterili),

deve sezionare con bisturi o tagliare con forbici sterili il catetere in segmenti di circa 5 cm di lunghezza, in corrispondenza:

della punta, del tratto intermedio, del tunnel e del tratto emergente. Ciascun segmento, riposto in provetta sterile (senza

aggiunta di alcun tipo di liquido di conservazione o di terreno colturale d’arricchimento) verrà inviato al laboratorio.

Trattamento di infezioni associate a catetere

Il trattamento dovrebbe seguire immediatamente dopo la diagnosi

Rimozione immediata del catetere, se possibile, in tutti i casi complicati da infezione metastatica

Per i casi in cui la rimozione è sconsigliata, per aumentato rischio al paziente, si adotta la tecnica ALT (antibiotic-lock salvage technique). Tale tecnica consiste nell’installazione di un antibiotico verso cui il microrganismo èsensibile, associato o meno ad eparina, ad una concentrazione 100 volte maggiore della concentrazione minima inibente utilizzata per la terapia sistemica. L’antibiotico miscelato o meno ad eparina e soluzione fisiologica,viene iniettato nel catetere chiuso, quando non è in funzione (in genere 12 h over night) ‏

Un altro metodo è quello di trattare il catetere con EDTA. Tale agente eradica completamente il biofilm ed è anche un anti coagulante, per cui potrebbe rimpiazzare l’uso di eparina eliminando i rischi di trombocitopenia-eparina associati

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