Bignotti Realismo e Idealismo in Emanuele Severino

download Bignotti Realismo e Idealismo in Emanuele Severino

of 17

description

.......

Transcript of Bignotti Realismo e Idealismo in Emanuele Severino

  • Hermeneutica (2014) 243-258

    Sara BignottiREALISMO E IDEALISMO IN EMANUELE SEVERINO Unidentit problematica

    1. Il dibattito sul nuovo realismo e i fondamenti

    Il problema del realismo intrinseco alla storia della filosofia, la attraversa come un fiume carsico a tratti emergente, a tratti nascosto. Per dimostrarlo non occorre il sostegno delle argomentazioni di un fi-losofo che, proprio esaminando e discutendo la corrente che di nome vi si oppone lidealismo , ha investito di quel problema lintera sua riflessione: Emanuele Severino. Per meglio dire, il suo discorso impli-ca una presa di posizione rispetto al realismo, in quanto ne smaschera levoluzione e la struttura di fondo. Di evoluzione infatti si tratta, e ba-sta osservare lo svolgimento del pensiero occidentale per comprendere lantichit del problema che consiste sin dalla filosofia greca nella sem-plice domanda: che cosa reale? Cos ci che osservo, ci che penso? Di qui la distinzione fra cosa, idea e simulacro, stigmatizzata nel mito platonico della caverna e rigorizzata nel grandioso sistema aristotelico. Cosa si intende per realt? Qual il principio delle cose? Interrogativi che, se ingenuamente posti dai primi filosofi, virando dallontologia (che ha per oggetto lessere) alla gnoseologia (che ha per oggetto la conoscenza dellessere), nella filosofia moderna assurgono in un primo tempo a problema, tematizzato come tale nellidealismo in una prospet-tiva del tutto nuova sulla quale vorremmo sostare. Di questo itinerario problematico v traccia sin dai primissimi scritti severiniani, in actu exercito gi in Studi di filosofia della prassi (1962)1 dove si interrogava

    1 Ora in raccolta in E. Severino, Studi di filosofia della prassi (1962), Adelphi, Milano 1984, cfr. in particolare, la prima parte, sul senso della verit (Eliminazione di certi equivoci circa la pluralit delle filosofie, pp. 73-85; Nota su uno sviluppo possibile del problematicismo (e su alcu-ne confusioni del medesimo), pp. 87-94). Il tema gi sotto traccia in Id., La struttura originaria (1957) (1 ed. La Scuola, Brescia 1958-2012; 2 ed. Adelphi, Milano 1981), cfr. ad esempio, sul significato ingenuo di realt, i paragrafi Storia della filosofia e molteplicit dei soggetti; e La filosofia e le filosofie (1 ed., pp. 21-26), ma anche i concetti di aporia e dialettica (infra); e negli

    16 Bignotti.indd 243 21/07/14 14:38

  • 244 Sara Bignotti

    sul rapporto fra prassi e verit, in actu signato nellanalisi storiografica del realismo compiuta nel volume Istituzioni di filosofia (1968)2, che riproduce un ciclo di lezioni tenute allUniversit Cattolica di Milano prima del suo allontanamento dalla stessa sul rapporto tra certezza e verit, ma anche nellesplicito confronto fra realismo e intellettualismo, attualismo, problematicismo sviluppato in saggi successivi3. La proble-matizzazione del concetto di realt il fulcro attorno a cui si articola il discorso severiniano, che si pu senzaltro considerare una delle pro-spettive pi significative della riflessione contemporanea sul realismo, a partire dal dialogo con il suo maestro, e maggiore interlocutore, Gu-stavo Bontadini. Se questultimo ha dedicato i suoi studi a idealismo e realismo, gi declinandoli come non opposti con il chiaro intento di rifondare una metafisica che riabilita il realismo stesso4, Severino li-bero dal vincolo metafisico considerato, daccapo, un presupposto na-turalistico , a partire dal concetto di essente (ci che nella sua op-posizione al non essere) ha osservato spregiudicatamente la dialettica tra idealismo e realismo, mostrandone il comune errare, quasi fossero volti della stessa medaglia, figure dello stesso controsenso origina-rio. Se i percorsi dei due filosofi hanno un punto di tangenza nella de-finizione di coscienza trascendentale e unit dellesperienza, pur con le dovute differenze, per la comune riflessione sullidealismo gen-tiliano, decisamente divergono negli esiti e nello sviluppo che riguarda la critica del realismo. Il rigore logico del discorso severiniano, che da decenni si svolge attorno a questo tema e di recente si calato nel dibattito sul cosiddetto ritorno del realismo, risulta illuminante sulla cosa stessa, al di l delle mode filosofiche e delle dissonanti posizioni in campo: con essa intendiamo il terreno comune su cui germinano realismo e idealismo. Questo limitato aspetto, teoretico, quanto ci proponiamo qui di far affiorare.

    scritti Ritornare a Parmenide (1964) e Poscritto (1965), poi confluiti in Id., Essenza del nichilismo (1 ed. Paideia, Brescia 1972; 2 ed. Adelphi, Milano 1982).

    2 E. Severino, Istituzioni di filosofia, Morcelliana, Brescia 2010, in part. capp. i-iv.3 Cfr. E. Severino, Oltre il linguaggio, Adelphi, Milano 1992, pp. 77-118 (in particolare At-

    tualismo e problematicismo, infra, precedentemente apparso in AA.VV., Il pensiero di Ugo Spiri-to, Istituto Enciclopedia Italiana, Roma 1988-1990).

    4 Cfr. G. Bontadini, Studi sullidealismo, Vita e Pensiero, Milano 1995 (in part. i saggi: Rea- lismo gnoseologico e metafisica dellessere, pp. 255-273; e Idealismo e Realismo, pp. 276-295). Cfr. anche Id., Dallattualismo al problematicismo, La Scuola, Brescia 19592.

    16 Bignotti.indd 244 21/07/14 14:38

  • Realismo e idealismo in Emanuele Severino 245

    La premessa sulla datazione giovanile degli studi severiniani sul tema utile a contestualizzare i suoi interventi pubblici sgombrando il campo dallillusione che ci si possa trovare di fronte ad argomenti del tutto nuovi, come intendono presentarsi nel neorealismo di Maurizio Ferraris, Umberto Eco ed altri5, ed funzionale a circoscrivere senza indugi, ma con chiarezza e distinzione, loggetto teoretico da sempre in questione: ci che , lessere in quanto tale o realt che la si voglia chiamare, come oggetto del conoscere. Se come in molti con Severino ritengono il realismo affermato nellormai celebre Manife-sto6 nuovo nella forma con cui si impone piuttosto che nel contenuto in quanto si colloca a monte di quello svolgimento cui si faceva cen-no, interessante portare in evidenza sia lo svolgimento sia il contenuto come va nitidamente determinandosi negli scritti severiniani. A tal fine, senza addentrarsi nella contingenza del dibattito, richiamiamo qui solo alcuni passaggi decisivi del contributo attuale di Severino sul tema, rinviando poi alla struttura argomentativa dei suoi scritti per far luce sui fondamenti stessi del problema.

    2. Realismo ingenuo e realismo filosofico

    Lo svolgimento. Secondo Severino c un passaggio necessario dal realismo, alla filosofia moderna, allidealismo e con ci intende descri-vere il carattere organico della storia della filosofia, che la storia della verit7. Se dunque, hegelianamente, la storia della filosofia non pu considerarsi una successione di opinioni giustapposte, bens un processo dello spirito verso lautocoscienza di se stesso, la questione del realismo nel suo irrompere nel dibattito filosofico di questi ultimi anni merita, anzi necessita di unindagine e una discussione pi appro-fondita intenzione di questo fascicolo di Hermeneutica che ne mostri le linee di sviluppo e di ripresa, gli argomenti e le confutazioni e con ci lintelaiatura fondamentale.

    Il contenuto. Il contributo di Severino intende far emergere secondo la logica della necessit la mossa teoretica, inespressa dai suoi stessi

    5 AA.VV., Bentornata realt. Il nuovo realismo in discussione, Einaudi, Torino 2012.6 M. Ferraris, Manifesto del Nuovo Realismo, Laterza, Roma-Bari 2012 (una sua prima ver-

    sione era apparsa sulle pagine di La Repubblica, 8 agosto 2011).7 E. Severino, Istituzioni di filosofia, cit., p. 7 e pp. 37-39.

    16 Bignotti.indd 245 21/07/14 14:38

  • 246 Sara Bignotti

    sostenitori, che sta dietro al realismo in quanto tale, al di l della con-tingenza storica. Per ricostruirne i tratti, lungo i quali si snoda la lun-ga riflessione severiniana, riprendiamo i suoi recenti interventi prima sulle pagine del Corriere della Sera poi in volume, dove ha cercato di fare chiarezza sullimpostazione di quello che qui indichiamo come problema-realismo.

    Ponendo attenzione a quello che si chiamato svolgimento del pen-siero, e dal quale emerge il contenuto o nucleo filosofico del problema, in primo luogo necessario distinguere tra realismo empirico o del senso comune e realismo filosofico; una distinzione che non pare an-cora del tutto accertata. In secondo luogo, ma non secondariamente, bisogna cogliere la portata della svolta trascendentale. Due interventi, apparsi a distanza circa di un anno, offrono una sintesi efficace per que-sto doppio chiarimento pur senza strizzare locchio alla semplificazione giornalistica, e a questo fine li richiamiamo. Il primo risale al 31 agosto 2011; il secondo al 16 settembre 2012, cui seguito, il 30 novembre 2012, un incontro pubblico allUniversit di Padova sul nuovo reali-smo, con Maurizio Ferraris, Giulio Giorello e lo stesso Emanuele Seve-rino. Scrive Severino:

    Ferraris vuol far rivivere fatti, verit e realismo dando come cosa per s evidente (almeno cos sembra) che la realt esista indipendentemente dalla coscienza umana, la quale sarebbe per capace di conoscerla con verit, scor-gendo appunto i fatti, ed essendo quindi una certezza che ha come contenuto la verit. Con fatica, si potrebbe far rientrare questo modo di pensare in ci che Hegel chiamava appunto identit di certezza e verit8.

    La prima critica avanzata quella di considerare come una famiglia di sinonimi fatto, realt, verit, certezza. Severino si appella a Hegel per fare chiarezza e distinzione fra questi concetti che richiedono una pi precisa determinazione. Allidentit di certezza e verit, come si detto, Severino aveva dedicato un ciclo di lezioni ora rinvenibili nel gi citato volume Istituzioni di filosofia9, fondamentale per discernere risolutamente fra senso comune e filosofia: questultima hegeliana-

    8 E. Severino, Nuovo realismo, vecchio dibattito. Tutto gi conosciuto da millenni, in Cor-riere della Sera, 31 agosto 2011; art. confluito poi in Id., La potenza dellerrare. Sulla storia dellOccidente, Rizzoli, Milano 2013, pp. 212-216, cit. p. 213.

    9 Id., Istituzioni di filosofia, cit., cap. i, pp. 7-33.

    16 Bignotti.indd 246 21/07/14 14:38

  • Realismo e idealismo in Emanuele Severino 247

    mente tenuta a procedere per deduzione, o giustificazione, delle sue categorie, dei suoi argomenti, dei suoi problemi e, anzitutto, dando giu-stificazione del concetto di verit.

    Il realismo antico , insieme, una forma immediata, o ingenua, di ideali-smo. Per lidealismo, infatti, la realt non che il contenuto del pensiero; e per il realismo la realt, il mondo vero ci di cui siamo certi [...] Ma que-sta estrema vicinanza del realismo immediato allidealismo insieme estrema lontananza, giacch il realismo non giunto ancora alla coscienza della ne-cessit di opporre la certezza alla verit [...] La filosofia moderna da Cartesio a Kant laffermazione di questa opposizione [...] una critica del realismo tradizionale10.

    Troviamo sintetizzate in poche battute le tappe di quello svolgi-mento necessario del pensiero illustrato nellindagine severiniana. Procedendo, secondo Hegel anche il pensiero filosofico in un primo momento si pone come il senso comune rispetto alla realt, vale a dire affermazione immediata di certezza e verit (filosofia antica); succes-sivamente passa tuttavia dalla opposizione di certezza e verit (filosofia moderna) al superamento dellopposizione attraverso laffermazione mediata dellidentit di certezza e verit (idealismo). La storia della filosofia, secondo Severino, resta scandita da questi tre fondamentali atteggiamenti11. Con certezza si intende una determinazione soggetti-va: la convinzione che la verit sia questo mondo di cui appunto sono certo (tale il senso comune). La verit, filosoficamente intesa, che in questo suo primo grado coincide con la filosofia realistica, ossia con il realismo, la riflessione che invece afferma la verit del mondo esterno indipendentemente dalla certezza. Continua Severino:

    Ma, proprio perch conferma il senso comune, il realismo filosofico non il senso comune. La filosofia, infatti, viene alla luce evocando un senso pri-ma sconosciuto della parola verit il senso che domina lintera tradizione dellOccidente dai Greci a Hegel, a Einstein; cio la verit come scienza (episteme) incontrovertibile, fondata su principi primi innegabili e per s evi-denti ; e il realismo filosofico ritiene che il senso comune abbia verit. Ma la filosofia a conoscere la verit del senso comune, non il senso comune12.

    10 Ibi, p. 15 (cap. i).11 Ibi, p. 9 (cap. i).12 E. Severino, La potenza dellerrare, cit., p. 213.

    16 Bignotti.indd 247 21/07/14 14:38

  • 248 Sara Bignotti

    Emerge la potenza della filosofia che, pur nella sua forma primitiva e per Severino errante o nichilistica quanto la sua forma pi evoluta in quanto perde di vista la vera natura dellessente , si eleva al di sopra di ogni altro sapere perch un sapere epistemico, scientifico, orientato al vero, secondo il significato greco di episteme, come ci che sta, fermo e immutabile. Questo il senso primo del realismo, messo in luce da Severino.

    Per avere un esempio della potenza e complessit concettuale del realismo filosofico si tenga ancora sottocchio (cfr. sezione prima, cap. iii) questo passo dellEtica Nicomachea di Aristotele: Ci di cui abbiamo scienza non pu es-sere diversamente da come ; delle cose che possono essere diversamente, in-vece, quando siano fuori della nostra osservazione, rimane nascosto se esistano o no. (La parola osservazione traduce la parola theorein: losservazione appunto, la manifestazione del mondo, che accade con lesistenza delluomo). Si pu dire che in questo passo sia addirittura anticipato quellimportante at-teggiamento del pensiero contemporaneo che la fenomenologia fondata da Edmund Husserl, per la quale verit tutto, ma anche solo ci che os-servabile (manifesto, immediatamente presente, sperimentabile); e quindi non possibile che, con verit, venga affermato qualcosa intorno a ci che non osservato.Proprio per questo la fenomenologia non una conferma del nostro senso comune13.

    La storia della filosofia in dialogo con il senso comune, dalle sue origini a tutto il Novecento, muovendo per da un realismo ingenuo a quello filosofico: la stessa fenomenologia, nellintento di salvare i fenomeni, tornando cos alla realt intesa come ci che osservabile con evidenza, si distanzia dal senso comune.

    Il realismo filosofico greco si sviluppato nella filosofia patristica e sco-lastica (Agostino, Tommaso etc.) e quindi nella dottrina della Chiesa cattolica e delle altre Chiese cristiane, e poi nel Rinascimento e nella stessa filosofia moderna prekantiana, che per procede a una forma pi elaborata di conferma del senso comune. E il realismo stato messo in questione da Kant e dalli-dealismo, per poi riaffacciarsi in varie correnti della filosofia degli ultimi due secoli, Marx e marxismo compresi14.

    13 Ibi, pp. 213-214. 14 Ibi, p. 214.

    16 Bignotti.indd 248 21/07/14 14:38

  • Realismo e idealismo in Emanuele Severino 249

    Gli snodi decisivi per comprendere il problema-realismo coinci-dono con la svolta moderna prekantiana e kantiana e idealista. La critica severiniana si insinua l dove il realismo nega, potremmo dire, la sua vocazione filosofica per tornare al livello di senso comune questo leffetto di far coincidere certezza e verit senza mediazione. Il nuovo realismo fa leva sul linguaggio della scienza, cos come la filosofia analitica invita a tornare alla scienza moderna, tralascian-done per il senso di episteme, cio di tesi filosofica, veritativa nel senso che in grado di opporre certezza e verit. Certo, anche la scienza moderna rappresenta una frattura nel cammino dellautoco-scienza, perch ipostatizza la realt e cos si preclude di conoscerla: ma una frattura consapevole, volontaria. Da l non pu che giungere allammissione della propria finitezza, allincapacit di presa sulla re-alt e allimpossibilit di ammettere una verit assoluta. Un cammino, necessario, che da Cartesio giunge fino a Nietzsche: la morte di Dio e con esso della verit. Un cammino, per, dal quale emerge anche lo statuto epistemologico della filosofia: la frattura rappresenta un balzo in avanti rispetto al senso comune che risiede nel giudizio empirico e un balzo indietro rispetto alla pretesa veritativa della scienza, e della stessa filosofia. Se la scienza moderna volge verso il verificazionismo (Hume) e il falsificazionismo (vale a dire, vero fino a prova contraria, direbbe Popper), cosa pu esserne del realismo filosofico? Significa che il realismo epistemologico ormai preclu-so, non resta che il realismo ontologico e metafisico. Questo processo, o svolgimento del realismo, che investe il ruolo della filosofia, va da Cartesio e Kant, e poi ha una torsione a partire da Hegel fino a Gentile e al neoidealismo italiano. Scomparso dal dibattito, questultimo per Severino ne la chiave di lettura.

    Rispetto a questo svolgimento, il nuovo realismo compie un pas-so indietro, perch non riflette su se stesso, sui suoi limiti, ma sembra tornare al punto di partenza. E cade in contraddizione: come pu una scienza senza pretesa veritativa e un realismo in tal modo formulato elevarsi al di sopra del senso comune, del quale peraltro si avvale per giustificarsi filosoficamente? Delle due luna: se non pi tempo di verit, sostiene da decenni Severino, se il sogno della verit fini-to, allora la parola verit non pu significare altro che capacit di dominio, potenza, e la parola errore impotenza. La verit di una

    16 Bignotti.indd 249 21/07/14 14:38

  • 250 Sara Bignotti

    teoria decisa dallo scontro pratico con lavversario15. Ci sporgiamo in questo modo sulla soglia di in un altro capitolo del discorso severi-niano, pur strettamente correlato, inerente il nucleo fondamentale del nostro tempo, il nichilismo appunto ossia la raggiunta autocoscienza della fragilit della verit rispetto allepisteme (sapere stabile), nel qua-le non opportuno qui entrare. Lo lasciamo sullo sfondo del discorso, orientato qui non tanto alla contingenza del dibattito quanto piuttosto alla struttura problematica e alle insidie che il realismo tende, come approccio della filosofia, quandanche essa creda di distanziarsene o trovarne una soluzione virtuosa. La questione gnoseologica, sorta in et moderna come problema della realt pensata, nellimmagine del pon-te soggetto-oggetto, non si aggira: aver presa su una presunta verit esterna impossibile. Lidealismo si risolve per una verit mediata dal pensiero, inteso come Assoluto divenire. La speculazione di Gentile il punto culminante di questo processo: distruggendo ogni immutabile qualifica come sommo immutabile il pensiero.

    Sebbene possa sembrare inverosimile, tale nucleo infatti ci che fa diventar reale la dominazione del mondo da parte della tecnica destinata a questo dominio nonostante altre candidature, ad esempio quella capitalistica, politica, religiosa, e anche se la tecno-scienza (ma non solo essa) non ancora in grado di prestare autenticamente ascolto alla filosofia. Quel nucleo mette in luce che ogni Limite assoluto allagire delluomo, cio ogni Essere e ogni Verit im-mutabile della tradizione metafisica, impossibile; e dicendo questo non solo autorizza la tecnica a oltrepassare ogni Limite, ma con tale autorizzazione le conferisce la reale capacit di superarlo. [...] Tra i pochi abitatori del nucleo es-senziale c sicuramente il pensiero di Nietzsche. Ma anche quello di Giovanni Gentile, la cui radicalit ben superiore a quella di altre pur rilevanti figure filosofiche, di cui tuttavia continuamente si parla16.

    I sostenitori del nuovo realismo trovano invece argomenti per una nuova formulazione proprio nella conferma sociale, valoriale, politica (la forma democratica e liberale dominante): il realismo si impone nelle vesti di una Weltanschauung filosofica, una visione del mondo dove gli oggetti compaiono o scompaiono senza che luomo, e il suo pensie-

    15 E. Severino, Legge e caso, Adelphi, Milano 1979.16 Cfr. E. Severino, Il senso del Nuovo Realismo, in Corriere della Sera (La lettura), 16

    settembre 2012; art. poi ripreso e ampliato in La potenza dellerrare, cit., pp. 216-226 (Intorno a Nietzsche, Gentile, Heidegger; Realismo e idealismo in relazione allostacolo); cit. p. 216.

    16 Bignotti.indd 250 21/07/14 14:38

  • Realismo e idealismo in Emanuele Severino 251

    ro, ne possano avere controllo, ma che troverebbe conferma ovunque17. Il realismo cos formulato sarebbe una soluzione in grado di opporsi al dogmatismo, epistemologico e metafisico, ritenendo di aver superato il dilemma tra intentio recta e obliqua. Il tema della adaequatio tra in-telletto e res rimane piuttosto aperto o, meglio, indiscusso tant che questi sostenitori non si confrontano con Gentile, lautore italiano che pi ha fatto suo questo dilemma nel 900. Anche Markus Gabriel18 convinto sostenitore di un nuovo realismo, che condivide con Ferra-ris, fornendo un argomento disarmante, nel quale scompare del tutto la questione gnoseologica: C qualcosa che noi non abbiamo prodotto, e proprio questo esprime anche il concetto di verit19. Risponde a questa asserzione Severino:

    Ma lidealista e quellidealista rigoroso che Gentile risponderebbero che, certo, questo o quellindividuo non producono il fatto consistente nella produzione umana di qualcosa, e tuttavia questo fatto pensato (anche da Gabriel, sembra) e, in quanto pensato, non pu essere, come invece questo libro sostiene, una realt indipendente dal pensiero, ossia da noi in quanto pensiero20.

    Severino mostra come, se si prende sul serio la svolta trascenden-tale, di cui ora riprendiamo i tratti essenziali, non sia pi plausibile e sostenibile una posizione di realismo ingenuo, quale sostenuta nella precedente asserzione. Questo sarebbe un grande passo indietro rispetto allo svolgimento del pensiero occidentale.

    Certo, la difficolt maggiore capire il carattere trascendentale del pensie-ro, che si presentato in modo sempre pi rigoroso da Kant allidealismo tede-sco e al neohegelismo di Gentile. Lal di l di ogni pensiero, lassolutamente Altro, lIgnoto, gli infiniti tempi in cui luomo non cera e non ci sar: ebbe-ne, di tutto questo possiamo parlare solo in quanto tutto questo pensato. Per questo Gentile afferma che il pensiero non pu essere trasceso e che esso a trascendere tutto ci che si vorrebbe porre al di l di esso e come indipendente da esso. Questo trascendimento la verit.

    17 Cfr. contro la dittatura del presente o della realt la prospettiva ermeneutica, difesa dallac-cusa di relativismo e nichilismo e valorizzata come inesausta interpretazione, sostenuta da G. Vattimo nel volume: Della realt. Fini della filosofia, Garzanti, Milano 2012.

    18 M. Gabriel, Il senso dellesistenza, Carocci, Roma 2012.19 Ibi, p. 21.20 E. Severino, La potenza dellerrare, cit., p. 219.

    16 Bignotti.indd 251 21/07/14 14:38

  • 252 Sara Bignotti

    Lidealistica trascendentalit del pensiero stata sostituita oggi dal consen-so, cio dallaccordo sociale su un insieme di convinzioni. Insieme a molti altri Popper vede nel consenso il fondamento della verit. vero ci su cui la comunit pi ampia possibile daccordo. Anche Vattimo sostiene questo concetto della verit: per lui il linguaggio, entro cui tutto si presenta, il lin-guaggio della comunit21.

    Il nuovo realismo, privo di verit, si lascerebbe alle spalle, in una sola volta, la prospettiva gnoseologica e metafisica.

    3. La svolta trascendentale: idealismo realismo

    Si insistito sul realismo come problema e, se in filosofia le pa-role hanno un peso diverso rispetto alluso comune, anche questa va giustificata e approfondita. Problema, e non semplicemente tema, per-ch d a pensare: il realismo uno scoglio del pensiero, come emerso nel discorso svolto sin qui. Chiama in causa lantica questione del rap-porto, o opposizione, tra soggetto e oggetto, appunto detta questione gnoseologica e sopra richiamata. Nel momento in cui si parla di realt, o oggetto, si introduce un soggetto. Per questo motivo il realismo non riducibile a una corrente, che possa rinnovarsi di abito e cos celare la sua struttura essenziale, ma va considerato come una questione con la quale n pi n meno bisogna fare i conti, quale che sia la peculiare prospettiva da cui la si osserva. Lidealismo ne un osservatorio privi-legiato, perch con esso il realismo posto in una prospettiva trascen-dentale, capace di andare oltre la sua struttura problematica.

    A tal fine interessante riprendere alcuni tratti del dibattito interno al neoidealismo italiano, dove la struttura lopposizione, o il dialet-tismo che dir si voglia viva e argomentata. Un momento signifi-cativo preso in esame da Severino il problematicismo, elaborato in particolare (anche se non esclusivamente) da Ugo Spirito nel confronto critico con il suo maestro, Gentile. Esso ruota attorno al concetto del-lantinomia22 costitutiva del pensiero: da una parte c il divenire per cui tutto sarebbe vano, dallaltra la ragione che del tutto vana non pu essere. Da questa antinomia pare non si possa uscire, di qui la constata-

    21 Ibi, p. 221.22 U. Spirito, La vita come ricerca, Sansoni, Firenze 19432.

    16 Bignotti.indd 252 21/07/14 14:38

  • Realismo e idealismo in Emanuele Severino 253

    zione del problematicismo, che significa sostare consapevolmente nella dialetticit. Ci che illegittimo e contraddittorio, per Spirito, considerare il divenire quale soluzione del dialettismo, come accade in Gentile; piuttosto giustificato il rinvio allalterit (in cui consiste lapprodo di Bontadini). Se per il problematicismo la drammatica an-tinomicit della vita ad essa connaturata e non negoziabile, per lat-tualismo, come noto, la dialetticit superata nel divenire assoluto di pensiero ed essere, ossia nellAtto puro. Interrogandosi sul divenire di ci che , della realt, Spirito ritiene che la posizione dellidealismo, o meglio dellattualismo di pensiero ed essere, sia contraddittoria perch assolutizza il divenire e cos lo ipostatizza, ne fa un nuovo immutabile ossia un presupposto naturalistico tanto quanto il concetto di realt anteposto dallintellettualismo. Il divenire resta il problema in quanto lo sviluppo del pensiero; non pu divenirne la soluzione. Spirito so-stiene fino in fondo la dialetticit del reale: levidenza del divenire si traduce nella sua insuperabilit, che non pu riassorbirsi nel pensiero come assoluto, pena il ricadere nel tratto culminante dellintellettuali-smo (di nuovo, laffermazione di un presupposto). V gi qui un im-portante punto di tangenza e divergenza23 con Severino, il cui discorso tuttavia sospinto oltre: primo rilievo che il divenire non evidente come ammettono sia Gentile sia Spirito, sia molti altri ; a essere immediatamente evidente al contrario lesser s dellessente; secon-do, il problematicismo di Spirito compie un passo indietro nella critica allattualismo, perch non ne coglie il tratto fondamentale:

    Gentile non abbandona il contenuto che il pensiero greco ha assegnato una volta per tutte a tale legge [il divenire] non abbandona il concetto di unit dellessere e del non essere, non abbandona lontologia greca , ma abban-dona lambientazione realistica del divenire, che impedisce a questultimo di essere la legge evidente della realt24.

    Vale a dire, il discorso di Gentile una delle forme pi potenti di distruzione degli immutabili dopo Hegel, non ne la riproposizione. Le prospettive richiamate sono importanti perch prendono sul serio lop-

    23 Questo confronto con il neoidealismo contenuto in E. Severino, Oltre il linguaggio, cit., in part. pp. 104.112. Cfr. anche Id., Note sul problematicismo italiano, Vannini, Brescia 1950; poi in Id., Heidegger e la metafisica, Adelphi, Milano 1994, pp. 355-447.

    24 E. Severino, Oltre il linguaggio, cit., p. 104.

    16 Bignotti.indd 253 21/07/14 14:38

  • 254 Sara Bignotti

    posizione o dialetticit che il realismo e il concetto di realt chiamano in causa; la svolta di Gentile decisiva perch optando per lapriorit del pensiero sul pensato subordina idealismo e realismo alla loro, anteriore, dimensione trascendentale.

    Uno snodo fondamentale, colto da Bontadini e poi sviluppato da Severino con il noto e sorprendente epilogo: laporeticit del reale con-duce direttamente ovvero per elenchos, per autoevidenza alleter-nit dellessente: nellapparire stesso dellerrore si manifesta lapparire trascendentale. Praxis theorein, cio verit, senza distinzione25. Que-sto tuttavia un capitolo o, come usa dire Severino, un tabernacolo, che qui opportuno lasciare chiuso, o mettere in epoch. Per il nostro scopo, il frutto interessante dellanalisi severiniana ricomprendere il realismo alla luce della sua matrice comune con lidealismo, che consi-ste nella prospettiva trascendentale in cui si risolve il dialettismo pen-siero/realt e in cui consiste la stessa verit.

    Con svolta trascendentale si intende laccertamento della intrascen-dentalit del pensiero da parte di Gentile, definita anche criticamente formalismo del pensiero: uneredit decisiva che caratterizza in ma-niera singolare il pensiero filosofico successivo. Gentile rende possibile rielaborare e oltrepassare la teoria della conoscenza come adaequatio rei et intellectus con una forza dirompente rispetto a Kant il quale an-cora ammetteva la cosa in s, ma anche rispetto ad Hegel. Uno spun-to che determina lo svolgimento della filosofia italiana, in grado cos di smascherare il reciproco implicarsi di realismo e idealismo. Ma anche la soglia oltre la quale, se plausibile lapprodo a un realismo ontologico-metafisico, resta da chiedersi come possa giustificarsi un realismo epistemologico che non risponda dei sostanziali rilievi mossi dal neoidealismo italiano e non tenga conto della portata della svolta trascendentale. Non merita attenzione, ad esempio, la critica che Gen-tile elabora verso lintellettualismo26, quel pensiero in cui rientra an-che Nietzsche secondo il quale loggetto gi realizzato prima che il processo dello spirito sia iniziato? Se per lintellettualismo la realt un presupposto del pensiero, se la realt prima di essere pensata indipendente dal pensarla, essa daccapo una verit in s; ma cos fa-

    25 Cfr. E. Severino, Studi di filosofia della prassi, cit., passim.26 G. Gentile, Teoria generale dello spirito come atto puro (cap. xvii, par. 3).

    16 Bignotti.indd 254 21/07/14 14:38

  • Realismo e idealismo in Emanuele Severino 255

    cendo il pensiero dimentica di s mentre definisce la realt, e questa per Gentile la suprema alienazione del pensiero. Un argomento, in cui si riflette una complessa parabola del pensiero filosofico del Novecento, sul quale tuttavia il nuovo realismo sorvola. Una parabola, nella qua-le spicca lidealismo nella specifica forma dellattualismo, che sembra archiviata senza darne ragione. Scrive Severino:

    Si continua a dire che ci si liberati della cultura idealistica. Ma quanti co-noscono lidealismo da cui ci si deve liberare? Per lidealismo (e il neoidea-lismo italiano) fuori discussione (come per il realismo) che la natura esiste indipendentemente dalle singole coscienze degli individui umani. dalla co-scienza trascendentale (liquidata con troppa disinvoltura) che la natura non indipendente27.

    La mossa teoretica dellidealismo non lieve: consiste nel togliere la cosa in s28, di fatto e di diritto, spiega Severino. Di fatto, perch esso culturalmente consiste nellaccertamento che la convinzione realistica sia priva di fondamento (il realismo per lidealismo ovvio ma non evidente, non giustificato), di diritto perch ne dimostra lautocontrad-dizione: come pu lesperienza fondare un discorso che vada oltre ci che appartiene allesperienza? Kantianamente, sarebbe come dire che il realismo resta un giudizio a posteriori; non pu avere la pretesa di essere a priori. Ma se Kant e Cartesio costituiscono gli antecedenti che preparano il terreno allidealismo, con la teoria dellintenzionalit che mostra il carattere di contenuto della coscienza della res, solo lidea-lismo toglimento di diritto del realismo, attraverso il primato della coscienza che diviene coscienza dellessere, non del fenomeno delles-sere, e intende con ci superare ogni residuo dualista.

    Lidealismo rileva che anche quando la cosa in s pensata, anche questa de-terminazione cosa in s un contenuto della coscienza, una rappresentazione soggettiva. Pensare la cosa in s significa, appunto, pensarla; si potrebbe dire che tutto lidealismo in questa affermazione. Tanto pi si pensa la cosa in s, la cosa al di l del pensare, tanto pi il pensare si ritrova; e in questo ritrovarsi del pensiero il concetto di cosa in s, cio chiusa in s, chiusa al pensiero, di-venta autocontraddittorio29.

    27 E. Severino, La potenza dellerrare, cit., pp. 214-215.28 E. Severino, Istituzioni di filosofia, cit., cap. iv, pp. 63-103.29 Ibi, p. 81.

    16 Bignotti.indd 255 21/07/14 14:38

  • 256 Sara Bignotti

    a tutti noto che se per Kant ci che appare sempre da intendersi come una determinazione che vive allinterno della coscienza, per He-gel e per lidealismo ci che appare lessere in se stesso che, in quanto contenuto della coscienza, autocoscienza. Per Gentile ci si traduce nellintrascendibilit formale del pensiero: oltre il pensiero non si va perch lintero. Il pensiero non pi atto di un individuo ma pensie-ro attuale, atto con cui lessere manifesto a se stesso. Giunti a questo punto, il realismo non pu essere formulato come nella cultura moder-na: realismo e idealismo coincidono, nel senso che autocontradditto-ria una realt indipendente dal pensiero, come ci fosse un prima e un dopo. C il divenire, di essere, pensiero e dunque realt.

    Lidealismo assoluto di Gentile poi un assoluto realismo, perch il contenu-to del pensiero non una rappresentazione fenomenica della realt esterna, ma la realt in s stessa30.

    Questa leredit di Gentile. Si torna allidentit iniziale, ma dopo un lungo cammino dellautocoscienza, divenuta consapevole del problema.

    Proprio per questa identit di realismo e idealismo la coscienza comune vive il suo essere certa del mondo come la stessa verit del mondo31.

    Unidentit, di realismo e idealismo, ripresa in modo radicale da Severino: la verit, esterna e mutevole, immediata o mediata, fa proble-ma. Problema, aporia gi da sempre risolta se la si consideri lappari-re finito dellorizzonte infinito della coscienza trascendentale, eterna e immutabile; questo il destino della necessit. Lo scarto, fra Gentile e Severino, fra lio empirico e lio trascendentale uno scarto che qui non nostro interesse approfondire. Tuttavia, merita sostare sulla natura problematica di queste tappe, necessarie, del pensiero, da Seve-rino ripartite nei tre momenti che si sono qui ripresi. Si visto che il realismo moderno a formulare il problema, nel disgiungere soggetto e oggetto del conoscere. Un approccio problematico in quanto, nellatto di porre o presupporre la realt, nega a se stesso la possibilit di cono-scerla; apre un divario che, epistemologicamente, fatica a colmare. Lo pu fare con il salto della metafisica, ma chi garantisce questo salto? Un

    30 E. Severino, La potenza dellerrare, cit., p. 221.31 E. Severino, Istituzioni di filosofia, cit., p. 98.

    16 Bignotti.indd 256 21/07/14 14:38

  • Realismo e idealismo in Emanuele Severino 257

    cartesiano genio maligno sempre in agguato. Il circolo soggetto-og-getto, dal punto di vista gnoseologico, diventa vizioso, pone in scacco la conoscenza. Si determina un significato ulteriore della opposizione moderna di certezza e verit: la sua problematizzazione.

    Poich ci che conosciamo immediatamente sono le nostre rappresentazioni, si presenta allora un problema che non poteva ancora costituirsi nellambi-to della concezione ingenuamente realistica: [...] non possiamo allora essere immediatamente sicuri che le nostre rappresentazioni rappresentino la realt vera e propria32.

    Lessere problematico del realismo anche necessario alla coscien-za filosofica (allo svolgimento): una presa datto fondamentale, banco di prova dellidealismo. Dal canto suo lidealismo si trova in-nanzi lantinomicit, aggirata presupponendo il divenire come pensiero in atto. Bisogna tuttavia distinguere, osserva Severino, tra dialettismo metafisico e dialettismo problematico33. Se il primo aspira sempre a un assoluto adialettico, il dialettismo problematico, severinianamen-te, attraversando laporia, pu sempre scorgerne leterna soluzione:

    [...] in cui il contenuto unico e quindi la coscienza sempre coscienza dellassoluto, anche quando il bambino gioca, realizza una relazione di Dio a Dio. In questa prospettiva, in cui il pensiero sempre pensiero di Dio, qual allora la configurazione specifica dellatteggiamento filosofico?34. Se per Hegel la coscienza filosofica, che qui raggiunge il sapere assoluto, include la coscienza estetica e religiosa, per Severino invece: Queste due si distinguono da quella filosofica in quanto sanno lassoluto, ma non nella forma concettuale propria della coscienza filosofica [...] nel sapere filosofico lassoluto saputo come assoluto nella forma del concetto35.

    Dove la coscienza, come manifestazione dellessere, dischiude una comune origine, sulla quale sarebbe quanto mai utile tornare a medita-

    32 E. Severino, Istituzioni di filosofia, cit., p. 17. Cfr. anche p. 22: il mondo esterno cos inteso (inteso cio come questo mondo che ci sta davanti), interno alla coscienza, s che il vero mondo esterno ci che sta al di l delle nostre rappresentazioni, e la cui struttura si pone dunque come un problema.

    33 E. Severino, Oltre il linguaggio, cit., p. 112.34 E. Severino, Istituzioni di filosofia, cit., p. 103 (si noti qui lemergere della dimensione

    pedagogica, toccata in Id., Educare al pensiero, La Scuola, Brescia 2011).35 Ibi, p. 103.

    16 Bignotti.indd 257 21/07/14 14:38

  • 258 Sara Bignotti

    re. Perch, scrive Severino, commentando lanalisi bontadiniana sulli-dealismo:

    Se realismo significa laffermazione che il pensiero pensa lessere, la real-t, il realismo non un risultato, ma la verit originaria36.

    Vale a dire, ci che distingue latteggiamento filosofico, al di l di realismo e idealismo, la capacit di riflettere su se stesso, scoprendosi come una originaria infinita apertura.

    ABSTRACT

    The essay analyses three fundamental points examined by Severino especially in the book Istituzioni di filosofia to discern between realism of common sense and philosophical realism. 1) Ingenuous realism as direct assertion of identity between certainty and truth; 2) philosophi- cal realism as opposition between certainty and truth; 3) idealism as indirect assertion of identity between certainty and truth. The theme of realism appears here as a problem: not only in opposition to idealism, but such as its own origin: idealism is realism that, such as trascenden-tal conscience, reflects on itself.

    Per distinguere tra realismo del senso comune e realismo filoso-fico il saggio riprende i tre snodi del pensiero filosofico esaminati da Severino soprattutto nel volume Istituzioni di filosofia. 1) Realismo ingenuo come affermazione immediata dellidentit di certezza e ve-rit; 2) Realismo filosofico come opposizione di certezza e verit; 3) idealismo come affermazione mediata dellidentit di certezza e verit. A emergere il tema del realismo come problema: considerato cio non nella sua semplice opposizione allidealismo ma, appunto, come sua matrice: idealismo realismo che, come coscienza trascendentale, riflette e supera se stesso.

    36 E. Severino, Introduzione a G. Bontadini, Studi sullidealismo, cit., pp. vii-xviii, qui p. viii.

    16 Bignotti.indd 258 21/07/14 14:38

  • Copyright of Hermeneutica is the property of Editrice Morcelliana S.p.A. and its content maynot be copied or emailed to multiple sites or posted to a listserv without the copyright holder'sexpress written permission. However, users may print, download, or email articles forindividual use.