Lamborghini Cento(FE) nel 1948. Ferruccio Lamborghini (1916-1993) Ferruccio Lamborghini (1916-1993)
Bici corsa anno 1959 dal 1916 - Roma...Bici corsa anno 1959 dal 1916 - Roma Quando sono entrato in...
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Bici corsa anno 1959
dal 1916 - Roma
Quando sono entrato in contatto con la proprietaria di questa bici, la Sig.ra GABRIELLA, per fornirle una valutazione di mercato, non nascondo che desideravo avere una seconda LAZZARETTI (la prima è del 1949) anche perché il telaio era stato costruito dal noto artigiano milanese GALMOZZI FRANCESCO e suo figlio ANGELO. Dopo alcuni mesi mi sono visto consegnare questa bici alquanto interessante, appartenuta a un padre a cui la figlia ha voluto molto bene e con altrettanto affetto, mi ha dato la soddisfazione di poter far rivivere, con il lavoro di conservazione, la “mitica” LAZZARETTI del suo babbo. Alcune parti risultavano mancanti e altre erano state sostituite nel tempo. Inoltre alcuni componenti erano alquanto economici e ci “stonavono” su un così rinomato telaio che in origine era di colore celeste, da come si vede in alcune zone. E’ stato riverniciato sopra di colore oro LAZZARETTI, molto probabilmente dietro un’improvvisa richiesta di questi alla ditta GALMOZZI per avere urgentemente la consegna di un telaio alto 56 cm. Ho deciso di sostituire le parti economiche con altre di maggiore qualità sempre restando negli anni 50 in modo di valorizzare maggiormente la bici. I due fratelli REMO e ROMOLO LAZZARETTI nel 1916 aprono un negozio di vendita e riparazione biciclette che tuttora è un importante punto di riferimento per gli appassionati delle due ruote di tutta l’Italia. REMO aveva l’anima commerciale e si dedicò al negozio mentre ROMOLO che era forte sui pedali, era un passista veloce, iniziò a intraprendere la carriera di corridore dal 1921 al 1929 ai tempi dei campioni come GIRARDENGO e BINDA. Questa bici esce dal loro negozio nel 1959.
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Bicicletta da corsa Lazzaretti Anni ‘50
appartenuta a Benito Perfetti (28.10.1934 – 26.07.2013)
Mio padre, che fin da adolescente lavorava e studiava al tempo stesso, desideravapotersi spostare con minor tempo e soprattutto autonomamente. Abitava a RomaMontesacro, nella vecchia “città giardino”, ma la scuola serale era in zona Porta Pia,quasi 6 chilometri da percorrere a piedi per poi tornare a casa verso le 23 e alzarsialle 5 per andare a lavorare al cantiere con il padre, Italo, primogenito di unafamiglia numerosa e costruttore faidaté emigrato dalle campagne maceratesi nel1916, a soli 17 anni. Alla fine degli Anni ‘40 la bicicletta era ancora un lusso che pochi potevanopermettersi. Mio padre la desiderava non per farne sfoggio ma perché una “dueruote” avrebbe potuto regalargli quell’autonomia che tanto sognava, quella libertàdi raggiungere le sue mete in fretta, anche nelle intemperie. Fu così che riuscì amettere da parte dei soldi per poter comprare la sua “mitica Lazzaretti”, espostanello storico negozio dei fratelli Remo e Romolo che lui conosceva personalmente eche salutava ogni giorno feriale quando, per andare a scuola, passava davanti allaloro vetrina lanciandole occhiate sognanti. Erano gli inizi degli Anni ’50 e finalmente mio padre poteva raggiungere in fretta lascuola per geometri e i luoghi di lavoro, così come la sua fidanzata. Mia madrericorda ancora quando mio padre, allora ventenne, fu sollecitato da un amico a fareuna gita in bicicletta; i due giovani arrivarono a Orvieto “giusto per un caffè” ma, almomento di rientrare a Roma, mio padre fu lasciato solo poiché l’amico rimase aOrvieto con la sua ragazza. Non so quanti chilometri percorse in quella torridagiornata estiva, so solo che quando tornò a casa mia zia, sua sorella, dovetteprendersi cura dei suoi piedi doloranti e delle sue gambe accaldate. Sebbene delusodal comportamento dell’amico, mio padre ricordò sempre l’orgoglio provato nelriuscire a portare a termine una impresa così estrema … solo grazie alla sua “miticaLazzaretti”! Gabriella (figlia di Benito) Foto di Benito con la sua prima bicicletta, potrebbe essere la prima “mitica Lazzaretti” con cambio Campagnolo corsa, il famoso due leve. Solo in seguito Benito, chiamato dagli amici “pedalino” per la sua sempre e grande voglia di pedalare, acquistò la Lazzaretti 1959, anno definito, durante lo smontaggio totale della bici, dai riferimenti Campagnolo riportati sui controconi dei mozzi, 1958 sull’anteriore e 1959 sul posteriore. Per puro caso, e sarà da approfondire con il gentile Sig. ANGELO GALMOZZI, il numero di telaio stampigliato che è 1159, il 59 potrebbe, forse, indicare anche l’anno di costruzione.
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Prima del lavoro
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Telaio GALMOZZI in acciaio tubi COLUMBUS, con congiunzioni BRAMPTON elaborate, colore oro LAZZARETTI, peso Kg 3,400, misura cm 56 da centro movimento centrale a battuta collare reggisella x cm 55,5 da centro a centro tubo orizzontale (da centro a centro è cm 54 x 55,5), numero di riferimento 1159. Serie sterzo MAGISTRONI Senior con scritta LAZZARETTI. Guarnitura MAGISTRONI con pedivelle di acciaio da mm 170 e corone di alluminio con 47 - 50 denti. Pedali SHEFFIELD Sprint - 658 in acciaio con fermapiedi BALILLA e cinturini BINDA. Cambio posteriore CAMPAGNOLO Gran Sport versione dal 1955. Cambio anteriore CAMPAGNOLO Gran Sport versione dal 1954. Catena REGINA S.C. brunita da 3/32”. Ruote con tubolari, mozzi CAMPAGNOLO Gran Sport, 36 fori, cerchi SANREMO con tacche sui fianchi e raggi inox STELLA rinforzati. Ruota libera REGINA Gran Sport Corsa a 5 pignoni con denti da 16-18-20-22-24. Sella DOLOMITI Corsa B/17, in cuoio nero. Manubrio con piega ed attacco AMBROSIO Champion, e tappi GASLO in alluminio di protezione e chiusura sulle estremità. Freni, UNIVERSAL Extra Brev. 453949, modello 1951 (terza serie). Peso finale della bici Kg 11,500 con pompa, borraccia e tubolare di scorta. Ore 34 impiegate per il lavoro. Parti sostituite
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collezione Leonardo Stefanini - Senigallia 10