biblioteca Il Riccetto e la rondine PIER PAOLO PASOLINI...Ragazzi di vita Il degrado delle periferie...

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biblioteca Opera Ragazzi di vita (1955) Genere Romanzo neorealista Alfabeti Il tempo e lo spazio; I personaggi; Il narratore e il punto di vista; Le scelte stilistiche s I l Riccetto e la rondine IL CONTESTO Nella Roma del secondo dopoguerra, afflitta da una grave crisi economica, alcuni ragazzi appartenenti alle classi più povere ed emarginate trascorrono il loro tempo tra piccoli furti e giochi spesso pericolosi. Tra loro spicca il Riccetto, che, sotto un’apparente durezza, nasconde uno spirito delicato e generoso... IL TESTO Questo brano è una delle pagine più poetiche del romanzo Ragazzi di vita, scritto da Pier Paolo Pasolini nel 1955: il Riccetto, che rischia la vita pur di salvare una rondine che sta affogando, simboleggia la spontaneità e la vitalità dei ragazzi di borgata. PIER PAOLO PASOLINI Il Tevere trascinava la barca 1 verso Ponte Garibaldi come una delle cassette di legno o delle carcasse che filavano sul pelo della corrente; e sotto Ponte Ga- ribaldi si vedeva l’acqua spumeggiare e vorticare tra le secche e gli scogli del- l’Isola Tiberina. Il Guaione 2 se n’era accorto, e continuava a strillare con la sua vociaccia arrugginita dallo zatterone: la barchetta ormai era giunta all’altezza del gallinaro 3 dove, dentro il recinto di pali, sguazzavano i maschietti che non sapevano nuotare. Richiamati dalle grida del Guaione sortirono 4 dalla baracca centrale 5 Orazio e qualche altro mollacchione 6 a guardarsi la scena. Pure Ora- zio cominciò a gesticolare: i giovanotti ridevano. Il Riccetto stava a guardare Marcello con le ciglia tirate su e le braccia incrociate. «Mo ce fai fà sta magra 7 disse. Ma Marcello stava riprendendosi. La barca puntava adesso abbastanza regolarmente verso l’altra sponda, e i remi riuscivano a far presa sulla corren- te. «Namo de llà,» disse allora Agnoletto. «E che sto a ffà?» gli rispose disgusta- to Marcello, che spandeva sudore come una fontanella. Quanto la riva del Ciriola era investita dal sole, altrettanto questa era piena di un’ombra grigia e fiacca: sopra gli scoglietti neri, coperti di due dita di gras- so, crescevano sterpaglie e piccoli rovi verdi, e l’acqua, qua e là, ristagnava pie- na di rifiuti che si muovevano appena. Finalmente la toccarono, rasentando gli scogli, e siccome lì non c’era quasi corrente, Marcello ce la fece a spingere la barca in su verso Ponte Sisto. Però il remo a mancina 8 , così, andava a intruppa- 5 10 15 20 I personaggi si presentano coi loro gesti e il loro linguaggio 1. la barca: si tratta di una piccola barca a remi noleggiata da tre ragazzi della periferia degradata di Roma – Riccetto, Agnolo e Marcello – per fare un giro sul Tevere. 2. il Guaione: è il noleggiatore delle barche, il quale si è appena reso conto del fatto che i tre ragazzi non sanno go- vernare la barca. 3. gallinaro: pollaio. 4. sortirono: uscirono, voce dialetta- le. 5. baracca centrale: si tratta di una struttura del “Ciriola”, una specie di stabilimento balneare sul Tevere che viene nominato anche più sotto. 6. mollacchione: indolente. 7. magra: brutta figura. 8. il remo a mancina: il remo di sini- stra. Una descrizione realistica dell’ambiente L. Lazzaro, F. Songa © Pearson Italia S.p.A. 1

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Opera Ragazzi di vita (1955)

Genere Romanzo neorealistaAlfabeti Il tempo e lo spazio; I personaggi;

Il narratore e il punto di vista; Le scelte stilistiche

s

Il Riccetto e la rondine

IL CONTESTO Nella Roma del secondodopoguerra, afflitta da una grave crisi economica,alcuni ragazzi appartenenti alle classi più povereed emarginate trascorrono il loro tempo trapiccoli furti e giochi spesso pericolosi. Tra lorospicca il Riccetto, che, sotto un’apparentedurezza, nasconde uno spirito delicato e generoso...

IL TESTO Questo brano è una delle pagine piùpoetiche del romanzo Ragazzi di vita, scritto da Pier Paolo Pasolini nel 1955: il Riccetto, cherischia la vita pur di salvare una rondine che staaffogando, simboleggia la spontaneità e la vitalitàdei ragazzi di borgata.

PIER PAOLO PASOLINI

Il Tevere trascinava la barca1 verso Ponte Garibaldi come una delle cassettedi legno o delle carcasse che filavano sul pelo della corrente; e sotto Ponte Ga-ribaldi si vedeva l’acqua spumeggiare e vorticare tra le secche e gli scogli del-l’Isola Tiberina. Il Guaione2 se n’era accorto, e continuava a strillare con la suavociaccia arrugginita dallo zatterone: la barchetta ormai era giunta all’altezzadel gallinaro3 dove, dentro il recinto di pali, sguazzavano i maschietti che nonsapevano nuotare. Richiamati dalle grida del Guaione sortirono4 dalla baraccacentrale5 Orazio e qualche altro mollacchione6 a guardarsi la scena. Pure Ora-zio cominciò a gesticolare: i giovanotti ridevano. Il Riccetto stava a guardareMarcello con le ciglia tirate su e le braccia incrociate. «Mo ce fai fà sta magra7?»disse. Ma Marcello stava riprendendosi. La barca puntava adesso abbastanzaregolarmente verso l’altra sponda, e i remi riuscivano a far presa sulla corren-te. «Namo de llà,» disse allora Agnoletto. «E che sto a ffà?» gli rispose disgusta-to Marcello, che spandeva sudore come una fontanella.Quanto la riva del Ciriola era investita dal sole, altrettanto questa era piena

di un’ombra grigia e fiacca: sopra gli scoglietti neri, coperti di due dita di gras-so, crescevano sterpaglie e piccoli rovi verdi, e l’acqua, qua e là, ristagnava pie-na di rifiuti che si muovevano appena. Finalmente la toccarono, rasentando gliscogli, e siccome lì non c’era quasi corrente, Marcello ce la fece a spingere labarca in su verso Ponte Sisto. Però il remo a mancina8, così, andava a intruppa-

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I personaggi sipresentano coi

loro gesti e il lorolinguaggio

1. la barca: si tratta di una piccolabarca a remi noleggiata da tre ragazzidella periferia degradata di Roma –Riccetto, Agnolo e Marcello – per fareun giro sul Tevere. 2. il Guaione: è il noleggiatore dellebarche, il quale si è appena reso conto

del fatto che i tre ragazzi non sanno go-vernare la barca.3. gallinaro: pollaio.4. sortirono: uscirono, voce dialetta-le.5. baracca centrale: si tratta di unastruttura del “Ciriola”, una specie di

stabilimento balneare sul Tevere cheviene nominato anche più sotto.6. mollacchione: indolente.7. magra: brutta figura. 8. il remo a mancina: il remo di sini-stra.

Una descrizionerealistica

dell’ambiente

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La narrazione realistica e sociale

re9 contro gli scogli, e Marcello era tutto occupato a maneggiarlo in modo chenon si spezzasse o gli scivolasse via sull’acqua. «Annamo in mezzo, e cche è,»ripeteva il Riccetto senza badare per niente agli sforzi di Marcello. Gli piacevad’andare al centro del fiume per sentirsi proprio in mezzo all’acqua, al largo, egli faceva rabbia che alzando appena un po’ gli occhi si vedesse lì a due passiPonte Sisto grigio contro lo specchio sbarbagliante10 dell’acqua, e il Gianicolo,e il Cupolone di San Pietro, grosso e bianco come un nuvolone. Arrivarono pia-no piano sotto Ponte Sisto: lì, sotto il pilone di destra, il fiume s’allargava e sta-gnava, profondo, verde e sporco. Siccome in quel punto non c’era pericolod’esser portati via dalla corrente, Agnolo volle provare a remare lui; ma col ca-volo che ce la faceva: i remi sbattevano in aria oppure colpivano l’acqua facen-do certi schizzi che riempivano tutta la barca. «Vaffan...,» gridava il Riccetto,indignato, mentre Marcello, morto di stanchezza, s’era sbragato11 lungo sulledue dita d’acqua tiepida ch’empiva lo scafo. Vedendo Agnolo, che si sderena-va12 per niente, due ragazzini, scesi giù a pescare con una canna dalla scalettadalla parte del Fontanone, cominciarono a sfotterlo e a ridere fra di loro. Agno-lo col fiatone gli urlò: «Ma che volete da me!» Quelli se ne stettero un po’ zitti, epoi:«Chi t’ha imparato a remà? Ma nun lo vedi che fai ride pure li muri?» [...]Intanto continuava a sderenarsi a remare senza che la barca andasse avanti

di un centimetro. Sull’altro pilone, a sinistra, c’erano degli altri fiji de na bonadonna: stavano distesi tra le scanellature13 della pietra, come lucertoloni a

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9. intruppare: sbattere.10. sbarbagliante: luccicante.

11. sbragato: lasciato andare.12. si sderenava: si affaticava.

Una vita “movimentata” PierPaolo Pasolini nacque nel 1922 a Bolo-gna. A causa della professione del pa-dre, ufficiale di carriera dell’esercito,frequentò le elementari in Friuli, il gin-nasio a Reggio Emilia e il liceo e l’uni-versità a Bologna, dove si laureò nel1945. Dopo l’armistizio dell’8 settem-bre 1943, sfollò a Casarsa, paese nata-

le di sua madre, in Friuli. Qui insegnòalle scuole medie fino al 1949, quandovenne denunciato per “corruzione diminorenni”. Lo scandalo fu fortissimoe Pasolini dovette abbandonare il Friu-li con sua madre; fu inoltre espulso dalPartito comunista, al quale si era iscrit-to nel 1947. Si stabilì a Roma, dove vis-se fino alla morte. Nella capitale lavoròper un breve periodo come insegnan-te e in seguito partecipò alla stesura dialcune sceneggiature cinematografi-che.

Una voce “contro” Nel 1955pubblicò il suo primo romanzo, Ragaz-zi di vita, che rientra nel filone neorea-lista. Questo testo, come il successivoUna vita violenta (1959), gli fruttòun’incriminazione per oscenità a cau-sa dei temi affrontati e del linguaggioadottato. Nel 1961 uscì il suo primofilm da regista, Accattone, a cui segui-

rono molti altri che furono accolti inmodo non sempre benevolo dalla cri-tica e dal pubblico. Negli anni settantaintervenne di frequente, con grandepassione e forte spirito polemico, nel-la vita culturale e politica italiana. Nelnovembre del 1975 fu ucciso in circo-stanze tragiche – e non ancora deltutto chiarite – in un luogo desolatonei pressi di Fiumicino.

Pasolini fu per tutta la vita unapersonalità “controcorrente”, per lasua omosessualità dichiarata, il suoanticonformismo, la costante polemi-ca antiborghese e anticlericale e l’im-pegno politico, testimoniati dalla suavita e dalla sua opera. Al centro deisuoi scritti troviamo soprattutto unaferoce critica nei confronti della bor-ghesia benpensante e la denuncia deimali della società italiana e delle re-sponsabilità del potere politico.

Pier Paolo Pasolini

L’AUTORE

Il Riccetto cercal’emozione

dell’avventura

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prendersi il sole mezzi appennicati14. Le grida dei ragazzini li risvegliarono.S’alzarono in piedi tutti bianchi di polvere, e si radunarono sull’orlo del piloneverso la barca. «A barcaroliii,» uno gridava, «aspettatece!» «Mo che vole quel-lo?» fece insospettito il Riccetto. Un secondo s’arrampicò per gli anelli fino ametà pilone, e con un urlo, fece il caposotto15: gli altri si tuffarono da dove sitrovavano, e tutti cominciarono a attraversare nuotando a mezzobraccetto ilfiume. Dopo pochi minuti erano lì coi capelli sugli occhi, le facce paragule16, ele mani strette al bordi della barca. «Che volete?» fece Marcello. «Venì in bar-ca,» fecero quelli, «perché, nun ce vorresti?» Erano tutti più grossi, e gli altri sidovettero tenere la cica17. Salirono, e senza perder tempo uno disse a Agnolo:«Da’» e gli prese i remi. «Annamo de là der ponte,» aggiunse, guardando fissoAgnolo negli occhi come per dirgli: «Te va bbene?» «Annamo de là der ponte,»disse Agnolo. Subito quello si mise a remare a tutta callara18: ma sotto il pilonela corrente era forte, e la barca era carica. Per fare quei pochi metri ci volle piùd’un quarto d’ora.

Borgo anticodai tetti grigi sotto il cielo opacoio t’invoco...

cantavano i quattro di vicolo del Bologna19, sbragati sulla barca, a voce più altache potevano per farsi sentire dai passanti di Ponte Sisto e dei lungoteveri. Labarca, troppo piena, andava avanti affondando nell’acqua fino all’orlo.Il Riccetto continuava a starsene disteso, senza dar retta ai nuovi venuti, am-

musato20, sul fondo allagato della barca, con la testa appena fuori dal bordo: econtinuava sempre a far finta di essere al largo, fuori dalla vista della terrafer-ma. «Ecco li pirata!» gridava con le mani a imbuto sulla sua vecchia faccia di la-dro uno dei trasteverini21, in piedi in pizzo22 alla barca: gli altri continuavanoscatenati a cantare. A un tratto il Riccetto si rivoltò su un gomito, per osservaremeglio qualcosa che aveva attratto la sua attenzione, sul pelo dell’acqua, pres-so la riva, quasi sotto le arcate di Ponte Sisto. Non riusciva a capir bene che

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13. scanellature: solchi.14. appennicati: addormentati.15. caposotto: tuffo di testa.16. paragule: furbe e strafottenti, vo-ce volgare dialettale.17. tenere la cica: starsene zitti,

espressione gergale.18. a tutta callara: a tutta forza,espressione dialettale.19. i quattro... Bologna: gruppo diragazzi di un altro quartiere.20. ammusato: imbronciato.

21. trasteverini: abitanti di Trasteve-re, una zona di Roma che all’epoca delracconto era abitata prevalentementeda ceti popolari.22. in pizzo: sulla punta.

bibliotecaL’OPERA

Ragazzi di vitaIl degrado delle periferie Il tra-

sferimento a Roma, a partire dal 1950,mise Pasolini di fronte alla situazionedrammaticamente degradata delle pe-riferie della capitale, che egli percorre-va di giorno e di notte, spinto sia dal de-

siderio di conoscere una realtà socialemolto diversa da quella in cui era vissu-to fino a quel momento sia dalla vogliadi stringere nuovi legami di amicizia edi amore. Queste esperienze confluiro-no in diverse opere narrative, poetichee cinematografiche; tra di esse assumeun’importanza fondamentale Ragazzi

di vita (1955). Il romanzo racconta le av-venture, spesso tragiche, di un gruppodi giovani borgatari romani, utilizzandoun linguaggio molto crudo e originale,frutto della commistione tra italianoelevato e voci e costrutti sintattici dia-lettali e gergali che ricalcano la linguadei personaggi.

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La narrazione realistica e sociale

fosse. L’acqua tremolava, in quel punto, facendo tanti piccoli cerchi come sefosse sciacquata da una mano: e difatti nel centro vi si scorgeva come un picco-lo straccio nero.«Ched’è,»23 disse allora rizzandosi in piedi il Riccetto. Tutti guardarono da

quella parte, nello specchio d’acqua quasi ferma, sotto l’ultima arcata. «È narondine, vaffan...,» disse Marcello. Ce n’erano tante di rondinelle, che volavanorasente i muraglioni,24 sotto gli archi del ponte, sul fiume aperto, sfiorando l’ac-qua con il petto. La corrente aveva ritrascinato un poco la barca indietro, e sivide infatti ch’era proprio una rondinella che stava affogando. Sbatteva le ali,zompava25. Il Riccetto era in ginocchioni sull’orlo della barca, tutto proteso inavanti. «A stronzo, nun vedi che ce fai rovescià?» gli disse Agnolo. «An vedi,»gridava il Riccetto, «affoga!» Quello dei trasteverini che remava restò coi remialzati sull’acqua e la corrente spingeva piano la barca indietro verso il puntodove la rondine si stava sbattendo. Però dopo un po’ perdette la pazienza e ri-cominciò a remare. «Aòh, a moro,» gli gridò il Riccetto puntandogli contro lamano, «chi t’ha detto de remà?» L’altro fece schioccare la lingua con disprezzoe il più grosso disse: «E che te frega.» Il Riccetto guardò verso la rondine, che siagitava ancora, a scatti, facendo frullare di botto le ali. Poi senza dir niente sibuttò in acqua e cominciò a nuotare verso di lei. Gli altri si misero a gridarglidietro e a ridere: ma quello dei remi continuava a remare contro corrente, dallaparte opposta. Il Riccetto s’allontanava, trascinato forte dall’acqua: lo videroche rimpiccioliva, che arrivava a bracciate fin vicino alla rondine, sullo spec-chio d’acqua stagnante, e che tentava d’acchiapparla. «A Riccettooo,» gridavaMarcello con quanto fiato aveva in gola, «perché nun la piji?» Il Riccetto dovet-te sentirlo, perché si udì appena la sua voce che gridava: «Me pùncica!»26 «Limortacci tua,» gridò ridendo Marcello. Il Riccetto cercava di acchiappare larondine, che gli scappava sbattendo le ali e tutti due ormai erano trascinati ver-so il pilone dalla corrente che lì sotto si faceva forte e piena di mulinelli. «A Ric-cetto,» gridarono i compagni dalla barca, «e lassala perde!» Ma in quel momen-to il Riccetto s’era deciso ad acchiapparla e nuotava con una mano verso la ri-va. «Tornamo indietro, daje,» disse Marcello a quello che remava. Girarono. IlRiccetto li aspettava seduto sull’erba sporca della riva, con la rondine tra le ma-ni. «E che l’hai sarvata a ffà27,» gli disse Marcello, «era così bello vedella che semoriva!» Il Riccetto non gli rispose subito. « È tutta fracica28,» disse dopo unpo’, «aspettamo che s’asciughi!» Ci volle poco perché s’asciugasse: dopo cin-que minuti era là che rivolava tra le compagne, sopra il Tevere, e il Riccetto or-mai non la distingueva più dalle altre.

P.P. Pasolini, Ragazzi di vita, Garzanti 1971

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23. «Ched’é”»: «Che cos’è?», espres-sione dialettale.24. rasente i muraglioni: vicino ai

muri, sfiorandoli.25. zompava: saltellava, voce dialettale.26. «Me pùncica!»: «Mi becca!».

27. «E che l’hai servata a ffà»: «Per-ché l’hai salvata?».28. fracica: fradicia.

Un gestoapparentementeincomprensibile

del Riccetto

Il Riccetto: una voce diversa

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biblioteca

Comprensione1. Da chi è composto il gruppo che si trova inizialmente sulla barca?

2. Come definiresti il rapporto che si crea tra il gruppo del Riccetto e i ragazzi più grandi che salgono sulla barca?

3. Per quale motivo, secondo te, il Riccetto si butta in acqua per salvare la rondine?

4. I suoi amici comprendono il perché del gesto del Riccetto?

Analisi interattiva

5. Indica quali sono le caratteristiche di questo personaggio ricavabili dal testo.

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6. Per quale motivo il Riccetto è infastidito, mentre è in barca, dalla visione delle chiese e dei monumenti di Roma?

7. Di quale particolare si tratta?

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8. Ritrova nel testo parole e gesti che testimonianoquesti sentimenti.

9. Quali caratteristiche ha il narratore in questo brano?

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10. Quale punto di vista prevalente adotta?

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11. Sottolinea nel testo i tre punti in cui è descritto il paesaggio in cui si svolge l’episodio narrato nel brano.Qual è l’idea centrale che ne emerge?

12. Evidenzia gli aggettivi e le espressioni che ritieni piùsignificativi in proposito.

Il teman Nel brano emergono gli elementi fondamentali delromanzo, basato sulla narrazione di una serie di episo-di che testimoniano la vita misera e solo apparente-mente spensierata di un gruppo di ragazzini dellaperiferia romana. Il Riccetto è il personaggio principa-le di Ragazzi di vita e la sua caratterizzazione non co-mincia, né si esaurisce, ovviamente, nel brano qui ripor-tato.

n Il gruppo dei ragazzini, protagonisti del romanzo, nonè descritto in modo indifferenziato; nella narrazioneemergono infatti significative differenze caratteriali traloro. Nella parte finale del brano un particolare rendeevidente la diversità di atteggiamenti che esiste tra ilRiccetto e Marcello.

n Nonostante il contesto squallido e degradato in cuivivono, i ragazzini mostrano un attaccamento istinti-vo alla vita, di cui godono in ogni momento, con alle-gria e un pizzico di incoscienza.

Le tecnichen Pasolini vuole rappresentare le vicende dei ragazzinidi borgata, sullo sfondo della grave crisi economica esociale che ha colpito l’Italia negli anni del secondo do-poguerra, senza alcun pregiudizio di tipo morale; perquesto adotta un narratore con caratteristiche moltosimili a quello utilizzato dagli scrittori veristi.

n L’ambiente in cui sono collocate le loro “avventure” èrappresentato con grande attenzione ai dettagli, poi-ché non è visto come uno sfondo ininfluente, ma comeil contesto sociale e culturale che condiziona in mododeterminante il comportamento e il linguaggio dei pro-tagonisti.

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La narrazione realistica e sociale

13. Evidenzia nei dialoghi del testo alcuni esempi dicostruzioni di tipo dialettale, di parole o espressionivolgari e di locuzioni tipiche del gergo.

14. Evidenzia sul testo qualche esempio di entrambequeste tecniche stilistiche.

15. Indica il significato che hanno nel testo le seguenti espressioni.

– vociaccia arrugginita (r. 5)

– ombra... fiacca (r. 16)

– specchio sbarbagliante dell’acqua (r. 26)

Lo stilen Dal punto di vista stilistico, questo brano ci offre unachiara testimonianza del tentativo di Pasolini di fornire– anche tramite originali scelte linguistiche – una rap-presentazione realistica e disincantata dei giovaniemarginati romani degli anni cinquanta. Scriveva l’au-tore in un articolo del 1958: «Spesse volte, se pedinato,sarei colto in qualche pizzeria di Torpignattara, dellaBorgata Alessandrina, di Torre Maura o di Pietralata,mentre su un foglio di carta annoto modi idiomatici,punte espressive o vivaci, lessici gergali presi di primamano dalle bocche dei “parlanti” fatti parlare apposta».E ancora, a proposito di Ragazzi di vita, «Bisogna farparlare le cose e con esse gli uomini che ci vivono im-mersi».

n In altri casi il narratore usa lui stesso un linguaggio incui sono presenti espressioni gergali, come gallinaro (r.6), col cavolo che ce la faceva (rr. 30-31), adoperando latecnica della “contaminazione” del linguaggio.

In altri casi ancora, quando rivela maggiormente ilproprio ruolo di narratore onnisciente o i suoi senti-menti, usa invece l’italiano.

n Pasolini sapeva rappresentare in modo poetico an-che le vicende più banali e squallide; per raggiungerequesto obiettivo, ricorreva spesso a un linguaggio ori-ginale e fortemente connotativo.

Dal testo alla scrittura16. La realtà sociale in cui vivi tu è probabilmente molto diversa da quella in cui agivano il Riccetto e i suoi amici.Racconta in un breve testo come trascorri il tuo tempo libero con gli amici e/o le amiche.

17. Il gesto del Riccetto nei confronti della rondine testimonia un atteggiamento di rispetto e di amore per la natura.Racconta un episodio, vero o inventato, di un ragazzo o di una ragazza che salva la vita a un animale.

Dal testo alle immaginiLo sviluppo delle grandi città nel secondodopoguerra ha portato progresso ebenessere, ma anche povertà edemarginazione, che si concentrano ingran parte nelle desolate e anonimeperiferie. In questi ambienti si muovonospesso i personaggi di Pasolini.

1. Esistono realtà simili a quellerappresentate nella fotografia nel luogo in cui vivi? Quali credi che possanoessere i principali problemi di chi vive in periferia, soprattutto se giovane? n Quartiere Tuscolano (Roma), 1958.

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