Rondine Magazine 2-2012

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>02/12 AHMED BADR / ELISABETTA BELLONI / BISHARA EBEID / MAURO D'ANDREA Iliyas Dokhtukaev / CHERMEN KELEKHSAEV / STEFANO MARINELLI MARIO MONTI / GIANCARLO PEREGO / FRANCO PORCELLI COSIMO RISI / ZOUHEIR TOUTHI / FRANCO VACCARI / SERGIO VALZANIA > E D I Z I O N E I T A L I A N A

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Magazine Rondine Cittadella della Pace

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Page 1: Rondine Magazine 2-2012

>02/12AHMED BADR / ELISABETTA BELLONI / BISHARA EBEID / MAURO D'ANDREAIliyas Dokhtukaev / CHERMEN KELEKHSAEV / STEFANO MARINELLI MARIO MONTI / GIANCARLO PEREGO / FRANCO PORCELLI COSIMO RISI / ZOUHEIR TOUTHI / FRANCO VACCARI / SERGIO VALZANIA

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E D I Z I O N EI T A L I A N A

Page 2: Rondine Magazine 2-2012

Maggio è un mese festoso per Rondine, che vive in campagna e sente da vicino il risveglio della natura. Quest'anno il giorno 13 è stato particolarmente denso e significativo.Preziosi i minuti che Benedetto XVI ha voluto regalarci, ritagliandoli in un percorso faticoso attraverso una grande diocesi: giusto il tempo per scattare una foto, raccolti attorno al nostro vescovo davanti alla cattedrale, in occasione della sua visita pastorale ad Arezzo. Un segno di affetto e di vicinanza, di apprezzamento e condivisione. Una pagina molto significativa nel nostro album fotografico. Grazie.Lo stesso giorno anche Mario Monti ha voluto trovare del tempo da dedicare a Rondine. Ha pranzato in forma privata con gli studenti, che sono la nostra anima profonda e la sorgente delle nostre attività, e poi ha incontrato la stampa nel nostro teatro tenda in un momento pubblico, nel quale ha parlato di noi e di quello che facciamo. Apriamo questo numero del giornale con un estratto dal suo intervento. Si tratta di parole per noi molto importanti, per il loro significato proprio e per la persona che le ha pronunciate. Rondine vive nel mondo e da esso trae la forza per volare, per portare a buon fine le sue imprese, per tentarne di nuove. Ancora una volta grazie.

In forma privata,parlando al mondo

>02/12

Sergio ValzaniaDirettore

> Editoriale > Sommario

> In copertinaFranco FedeliHirondellePoétiqueOlio su carta

3"Io, piccola rondine, tra i leader del futuro"MARIO MONTI

4Uno sguardo oltre il mareper riprendersi il futuroELISABETTA BELLONI

5La misura del Benein un filo d'erbaFRANCO VACCARI

7A proposito di primavere, in Europaaspettiamo che passi l'invernoCOSIMO RISI

8Ripensare il Mediterraneocome una 'casa comune'GIANCARLO PEREGO

9Dagli studenti della 'Sponda Sud'il vero clima di una nuova stagioneFRANCO PORCELLI

10Tra dilemmi e speranzel'Egitto guarda al futuroAHMED BADR

11Quell'albero da cui cogliereproblemi o opportunitàZOUHEIR TOUTHI

13Quello sguardo verso l'altoè un messaggio per il mondoBISHARA EBEID

14Un laboratorio per nuovi leadertra Toscana, Trentino, Sardegna e MarcheMAURO D'ANDREA

15Ci raccontano una rivoluzione checapovolge regimi e raddrizza speranzeSTEFANO MARINELLI

16La mia lotta è alla crisipensando a RondineCHERMEN KELEKHSAEV

IL PAPA CON FRANCO VACCARI (ph daniele la monaca)

IL PREMIER MONTI CON GLI STUDENTI (ph daniele la monaca)

17La mia Cecenia e la sfida dello sviluppoILIYAS DOKHTUKAEV

19Il fascino del raccontoe... le sue regoleSERGIO VALZANIA

In primo piano > Il Premier e Rondine

02/12 > 3

Dal borgo di Rondine si diffondono prospettive di pace per terre vicine e lontane dall’Italia, abitate da popoli a noi molto cari: ad esempio i Balcani, il Caucaso, il Medio Oriente. E' interessantissimo scoprire cosa ha motivato alcuni di loro nel venire qui, fare gli studi in Italia e trovarsi a convivere con il “nemico”. Magari con l'atteggiamento delle loro famiglie, nei loro Paesi, di fronte a questo gesto che per noi è coraggio, apertura, tolleranza, ma che nei loro Paesi può essere visto quasi come un gesto di allontanamento e di tradimento: là dove la missione storica è combattere l’altro con cui vengono qui a convivere. Con l'azione educativa quotidiana di Rondine si costruiscono ponti solidi, rapporti personali, incontri interculturali, senza nessuna retorica; e qui questi studenti hanno osato e trovato la via: non arrendersi. Sono i veri leader di domani, di cui le loro regioni, e il mondo, hanno bisogno; ascoltando le loro testimonianze ho accostato spontaneamente la loro esperienza a quelle dei giovani italiani ed europei e, più in generale, a quelle di tutti noi. Per l’Italia la guerra è solo un ricordo, ma il presente è segnato da forti tensioni sociali, dovute alla crisi economica ma anche a una crisi profonda, generata dalle rapide trasformazioni e dall’inevitabile disorientamento. E se continuiamo a guardarci con reciproco sospetto si alimenta la paura e si indeboliscono le nostre forze. Ma da qui, da Rondine, c’è un’altra via che possiamo praticare, una via per tutti: non arrenderci, ma reagire insieme.Persone di culture tanto diverse, oggi, approdano nel nostro Paese alla ricerca di opportunità. Ho apprezzato che proprio Rondine stia avviando un progetto per formare esponenti della futura classe dirigente di Egitto, Libia,

Tunisia. Da qui parte un altro messaggio di speranza: creare un ponte di fiducia tra le nuove generazioni dei diversi Paesi del Mediterraneo; per non alimentare il pregiudizio; non farsi prendere da timore e smarrimento; per vedere gli altri non come nemici, ma come possibili alleati. E ancora mi pare che, da Rondine, venga indicato un monito per tutti: non arrendersi, ma agire insieme.Se chiedete al presidente d’Israele Shimon Perez chi è, secondo lui, il più grande personaggio della storia contemporanea francese, risponde: non Napoleone, non il generale De Gaulle, ma Jean Monnet, che ha ispirato la dichiarazione Schuman e ha lanciato l’idea dell’integrazione europea. Jean Monnet ha unito in gran parte l’Europa: questa è l’idea che qui le ragazze e i ragazzi mediorientali, grazie a Rondine, stanno mettendo nel loro spirito e nel loro sangue. L’Unione Europea è esattamente Rondine, nella sua storia e nella sua ispirazione; e anch’io mi sento una piccola rondine, perché si legge nei vostri documenti e nelle vostre testimonianze che questo è un luogo, è una via per la risoluzione del conflitto basata sul dialogo e sulla convivenza con il nemico, oltre la diffidenza, la propaganda e il pregiudizio. A me sta capitando esattamente di fare questo nel mondo politico italiano; faccio stare ad un tavolo, quel luogo dove a Rondine si rovescia l’inimicizia, forze politiche italiane che si sono aspramente combattute, ma in cui è vivissimo il desiderio di operare per il bene del Paese. Sarebbe importante farle venire a Rondine, o che Rondine vada a Roma, per far scoprire loro che, al di là di una crosta nella battaglia politica di animosa polemica, c’è un sottofondo di grande impegno nei confronti del Paese. Ora sono più contento del ruolo che devo svolgere, perché vedo che è possibile: a Rondine, su un terreno molto più complicato, ci riuscite bene.

Un sogno non è quello che si vede durante il sonno, il sogno è ciò che non ti lascia dormire.> Abdus Salam, pakistano, premio Nobel per la Fisica nel 1979

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In alto, il presidentedel Consiglio,Mario Monti.Il 13 maggio

ha visitatola Cittadelladella Pace,

restando a pranzocon gli studentiinternazionali.

Ha poi incontratola stampa

nel teatro tendadi Rondine.

(ph Daniele La Monaca)

"Io, piccola rondine tra i leader del futuro"

Mario MontiPresidente del Consiglio

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RONDINENOTIZIE DALLA CITTADELLA DELLA PACE

EDITORE

DIRETTORE RESPONSABILE

COORDINAMENTO EDITORIALEPROGETTO GRAFICOEDITING E PHOTO EDITING

OTTIMIZZAZIONE

STAMPA

Registrazione presso il Tribunale di Arezzon. 5/2008 del 26 marzo 2008

Iscrizione al Roc n. 20860 dell’11 marzo 2011

Coop Sociale Rondine Servizi Scrl Onlus

Sergio Valzania

Cristiano Proia

Fruska - Soci (Arezzo)

Litograf Editor - Città di Castello (Perugia)

PER SOSTENERE RONDINE

CON BONIFICO BANCARIO

CON LA DICHIARAZIONE DEI REDDITI

VERSAMENTO SU CONTO CORRENTE POSTALE

E’ possibile finanziare le attivitàdell’associazione in diversi modi:

IBAN IT46W0539014100000000036337

Destinando il 5x1000 all’associazioneapponendo una firma nella casellae il codice fiscale di Rondine:92006970518

c/c n. 26108555 intestato a:Associazione Rondine Cittadella della Pace

PER ULTERIORI INFOSe volete diventare soci, parteciparealle attività dell’associazione, se voletesaperne di più, chiamate il numero+39 0575 299666 o cliccate su www.rondine.org

Franco Fedeli è nato ad Arezzo nel 1951. Dagli anni '70 espone in mostre personali in Italia ed all'estero. Nel 1998 viene invitato a Parigi al Centre Georges Pompidou a presentare un cortometraggio che verrà poi acquistato dal Museo. Il più importante riconoscimento è del 2011, quando è stato invitato alla 54esima Biennale di Venezia, presentando un'opera pittorica accanto ad una inedita tavola di Piero Della Francesca.

Le copertine di tutti i numeri di ‘Rondine’ sono firmate da artisti, emergenti o affermati, che decidono di misurarsi con l’interpretazione, secondo il loro stile, del logo di Rondine. Un modo per rendere il messaggio dell’associazione ancora più universale.

Page 3: Rondine Magazine 2-2012

Maggio è un mese festoso per Rondine, che vive in campagna e sente da vicino il risveglio della natura. Quest'anno il giorno 13 è stato particolarmente denso e significativo.Preziosi i minuti che Benedetto XVI ha voluto regalarci, ritagliandoli in un percorso faticoso attraverso una grande diocesi: giusto il tempo per scattare una foto, raccolti attorno al nostro vescovo davanti alla cattedrale, in occasione della sua visita pastorale ad Arezzo. Un segno di affetto e di vicinanza, di apprezzamento e condivisione. Una pagina molto significativa nel nostro album fotografico. Grazie.Lo stesso giorno anche Mario Monti ha voluto trovare del tempo da dedicare a Rondine. Ha pranzato in forma privata con gli studenti, che sono la nostra anima profonda e la sorgente delle nostre attività, e poi ha incontrato la stampa nel nostro teatro tenda in un momento pubblico, nel quale ha parlato di noi e di quello che facciamo. Apriamo questo numero del giornale con un estratto dal suo intervento. Si tratta di parole per noi molto importanti, per il loro significato proprio e per la persona che le ha pronunciate. Rondine vive nel mondo e da esso trae la forza per volare, per portare a buon fine le sue imprese, per tentarne di nuove. Ancora una volta grazie.

In forma privata,parlando al mondo

>02/12

Sergio ValzaniaDirettore

> Editoriale > Sommario

> In copertinaFranco FedeliHirondellePoétiqueOlio su carta

3"Io, piccola rondine, tra i leader del futuro"MARIO MONTI

4Uno sguardo oltre il mareper riprendersi il futuroELISABETTA BELLONI

5La misura del Benein un filo d'erbaFRANCO VACCARI

7A proposito di primavere, in Europaaspettiamo che passi l'invernoCOSIMO RISI

8Ripensare il Mediterraneocome una 'casa comune'GIANCARLO PEREGO

9Dagli studenti della 'Sponda Sud'il vero clima di una nuova stagioneFRANCO PORCELLI

10Tra dilemmi e speranzel'Egitto guarda al futuroAHMED BADR

11Quell'albero da cui cogliereproblemi o opportunitàZOUHEIR TOUTHI

13Quello sguardo verso l'altoè un messaggio per il mondoBISHARA EBEID

14Un laboratorio per nuovi leadertra Toscana, Trentino, Sardegna e MarcheMAURO D'ANDREA

15Ci raccontano una rivoluzione checapovolge regimi e raddrizza speranzeSTEFANO MARINELLI

16La mia lotta è alla crisipensando a RondineCHERMEN KELEKHSAEV

IL PAPA CON FRANCO VACCARI (ph daniele la monaca)

IL PREMIER MONTI CON GLI STUDENTI (ph daniele la monaca)

17La mia Cecenia e la sfida dello sviluppoILIYAS DOKHTUKAEV

19Il fascino del raccontoe... le sue regoleSERGIO VALZANIA

In primo piano > Il Premier e Rondine

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Dal borgo di Rondine si diffondono prospettive di pace per terre vicine e lontane dall’Italia, abitate da popoli a noi molto cari: ad esempio i Balcani, il Caucaso, il Medio Oriente. E' interessantissimo scoprire cosa ha motivato alcuni di loro nel venire qui, fare gli studi in Italia e trovarsi a convivere con il “nemico”. Magari con l'atteggiamento delle loro famiglie, nei loro Paesi, di fronte a questo gesto che per noi è coraggio, apertura, tolleranza, ma che nei loro Paesi può essere visto quasi come un gesto di allontanamento e di tradimento: là dove la missione storica è combattere l’altro con cui vengono qui a convivere. Con l'azione educativa quotidiana di Rondine si costruiscono ponti solidi, rapporti personali, incontri interculturali, senza nessuna retorica; e qui questi studenti hanno osato e trovato la via: non arrendersi. Sono i veri leader di domani, di cui le loro regioni, e il mondo, hanno bisogno; ascoltando le loro testimonianze ho accostato spontaneamente la loro esperienza a quelle dei giovani italiani ed europei e, più in generale, a quelle di tutti noi. Per l’Italia la guerra è solo un ricordo, ma il presente è segnato da forti tensioni sociali, dovute alla crisi economica ma anche a una crisi profonda, generata dalle rapide trasformazioni e dall’inevitabile disorientamento. E se continuiamo a guardarci con reciproco sospetto si alimenta la paura e si indeboliscono le nostre forze. Ma da qui, da Rondine, c’è un’altra via che possiamo praticare, una via per tutti: non arrenderci, ma reagire insieme.Persone di culture tanto diverse, oggi, approdano nel nostro Paese alla ricerca di opportunità. Ho apprezzato che proprio Rondine stia avviando un progetto per formare esponenti della futura classe dirigente di Egitto, Libia,

Tunisia. Da qui parte un altro messaggio di speranza: creare un ponte di fiducia tra le nuove generazioni dei diversi Paesi del Mediterraneo; per non alimentare il pregiudizio; non farsi prendere da timore e smarrimento; per vedere gli altri non come nemici, ma come possibili alleati. E ancora mi pare che, da Rondine, venga indicato un monito per tutti: non arrendersi, ma agire insieme.Se chiedete al presidente d’Israele Shimon Perez chi è, secondo lui, il più grande personaggio della storia contemporanea francese, risponde: non Napoleone, non il generale De Gaulle, ma Jean Monnet, che ha ispirato la dichiarazione Schuman e ha lanciato l’idea dell’integrazione europea. Jean Monnet ha unito in gran parte l’Europa: questa è l’idea che qui le ragazze e i ragazzi mediorientali, grazie a Rondine, stanno mettendo nel loro spirito e nel loro sangue. L’Unione Europea è esattamente Rondine, nella sua storia e nella sua ispirazione; e anch’io mi sento una piccola rondine, perché si legge nei vostri documenti e nelle vostre testimonianze che questo è un luogo, è una via per la risoluzione del conflitto basata sul dialogo e sulla convivenza con il nemico, oltre la diffidenza, la propaganda e il pregiudizio. A me sta capitando esattamente di fare questo nel mondo politico italiano; faccio stare ad un tavolo, quel luogo dove a Rondine si rovescia l’inimicizia, forze politiche italiane che si sono aspramente combattute, ma in cui è vivissimo il desiderio di operare per il bene del Paese. Sarebbe importante farle venire a Rondine, o che Rondine vada a Roma, per far scoprire loro che, al di là di una crosta nella battaglia politica di animosa polemica, c’è un sottofondo di grande impegno nei confronti del Paese. Ora sono più contento del ruolo che devo svolgere, perché vedo che è possibile: a Rondine, su un terreno molto più complicato, ci riuscite bene.

Un sogno non è quello che si vede durante il sonno, il sogno è ciò che non ti lascia dormire.> Abdus Salam, pakistano, premio Nobel per la Fisica nel 1979

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In alto, il presidentedel Consiglio,Mario Monti.Il 13 maggio

ha visitatola Cittadelladella Pace,

restando a pranzocon gli studentiinternazionali.

Ha poi incontratola stampa

nel teatro tendadi Rondine.

(ph Daniele La Monaca)

"Io, piccola rondine tra i leader del futuro"

Mario MontiPresidente del Consiglio

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RONDINENOTIZIE DALLA CITTADELLA DELLA PACE

EDITORE

DIRETTORE RESPONSABILE

COORDINAMENTO EDITORIALEPROGETTO GRAFICOEDITING E PHOTO EDITING

OTTIMIZZAZIONE

STAMPA

Registrazione presso il Tribunale di Arezzon. 5/2008 del 26 marzo 2008

Iscrizione al Roc n. 20860 dell’11 marzo 2011

Coop Sociale Rondine Servizi Scrl Onlus

Sergio Valzania

Cristiano Proia

Fruska - Soci (Arezzo)

Litograf Editor - Città di Castello (Perugia)

PER SOSTENERE RONDINE

CON BONIFICO BANCARIO

CON LA DICHIARAZIONE DEI REDDITI

VERSAMENTO SU CONTO CORRENTE POSTALE

E’ possibile finanziare le attivitàdell’associazione in diversi modi:

IBAN IT46W0539014100000000036337

Destinando il 5x1000 all’associazioneapponendo una firma nella casellae il codice fiscale di Rondine:92006970518

c/c n. 26108555 intestato a:Associazione Rondine Cittadella della Pace

PER ULTERIORI INFOSe volete diventare soci, parteciparealle attività dell’associazione, se voletesaperne di più, chiamate il numero+39 0575 299666 o cliccate su www.rondine.org

Franco Fedeli è nato ad Arezzo nel 1951. Dagli anni '70 espone in mostre personali in Italia ed all'estero. Nel 1998 viene invitato a Parigi al Centre Georges Pompidou a presentare un cortometraggio che verrà poi acquistato dal Museo. Il più importante riconoscimento è del 2011, quando è stato invitato alla 54esima Biennale di Venezia, presentando un'opera pittorica accanto ad una inedita tavola di Piero Della Francesca.

Le copertine di tutti i numeri di ‘Rondine’ sono firmate da artisti, emergenti o affermati, che decidono di misurarsi con l’interpretazione, secondo il loro stile, del logo di Rondine. Un modo per rendere il messaggio dell’associazione ancora più universale.

Page 4: Rondine Magazine 2-2012

Rondine e la Sponda Sud > Tra opportunità e confronto

C'è una rivoluzione che dobbiamo fare se vogliamo sottrarci all'angoscia, ai conflitti e alle frustrazioni in cui siamo afferrati. Questa rivoluzione deve cominciare non con le teorie e le ideologie, ma con una radicale trasformazione della nostra mente. > Jiddu Krishnamurti, filosofo indiano

Gli eventi collegati alla cosiddetta “Primavera Araba”, che nel corso del 2011 hanno scosso le fondamenta del mondo arabo determinando profondi cambiamenti socio-politici in numerosi Paesi della sponda Sud del Mediterraneo, sono stati il frutto della presa di coscienza da parte di intere popolazioni, ed in particolare delle frange più giovani e più vitali, della necessità di reclamare i propri diritti per potersi riappropriare del futuro ed ambire finalmente a una società più giusta e ad una maggiore partecipazione alla vita politica ed economica nazionale. Il mondo occidentale, inizialmente, si è fatto trovare impreparato dagli avvenimenti che in un così breve periodo di tempo hanno cambiato la faccia di un’intera area geografica, e probabilmente anche per questo motivo ha tardato ad assumere una posizione definita. Oggi, se da un lato continuiamo ad assistere ad avvenimenti drammatici, come quelli che si registrano tutti i giorni in Paesi come la Siria, dall’altro osserviamo, in Egitto, Tunisia e in parte nella stessa Libia, una situazione che va assumendo contorni più nitidi, marcati dal faticoso processo di costruzione di nuove entità statali che, pur non potendo rompere in maniera netta con il recente passato, aspirano a dotarsi delle norme e delle istituzioni che possano in futuro garantire un maggiore pluralismo nella vita politica e una migliore distribuzione della ricchezza e delle opportunità economiche. In tale contesto l’Occidente - e l’Italia in special modo, non fosse altro che per le ovvie

L'Europa aspetta le giovani leve dello sviluppo economicodel sud del Mediterraneo

ragioni di contiguità geografica – è chiamato ad esercitare un ruolo di primo piano nell’accompagnare e sostenere questi processi, resi ancor più ardui non solo dalle problematiche contingenti specifiche di ciascun Paese ma anche dalla relativa gioventù delle nuove classi dirigenti. Come Direttore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo, sono pienamente consapevole dell’importanza dei programmi di formazione rivolti alle élite emergenti – politiche ma non solo – per il consolidamento delle istituzioni e della partecipazione politica e sociale. Il capitale umano è infatti l’insieme delle conoscenze, delle capacità e delle prerogative delle persone che facilitano la creazione del benessere individuale, sociale ed economico; è un elemento cruciale per lo sviluppo umano poiché

Elisabetta BelloniDirettore generale della Cooperazione allo Sviluppodel Ministero degli Affari Esteri

Uno sguardo oltre il mareper riprendersi il futuro

4 > 02/12

insieme alle risorse fisiche e finanziarie costituisce la base di ogni sistema economico, e come tale va adeguatamente valorizzato, formato e instradato. Pertanto, non posso che plaudire ad iniziative come quella incarnata dal progetto “Sponda Sud” di Rondine, che si propone di creare un ponte ideale tra le due sponde del Mediterraneo attraverso un’azione formativa che mette al centro la mutua conoscenza e comprensione, la convivenza tra culture, la condivisione di idee ed esperienze. Proprio grazie a percorsi di questo tipo si può sperare che i giovani di questi Paesi, oggi così travagliati, sapranno domani svolgere un ruolo da protagonisti nello sviluppo interno della propria patria e nelle relazioni con i Paesi vicini.

I fatti non sono di per sé portatori di bene o di male: il dato oggettivo e la modalità soggettiva di percepirli li fa diventare benigni o minacciosi. Allo stesso modo una malattia può essere l'occasione di una svolta decisamente positiva della vita e la vincita al Totocalcio l'inizio della propria rovina. Lo spartiacque sta nella forza della libertà, intesa come irriducibile e drammatico spazio interiore della persona umana, che può dominare la pressione ambientale proprio perché attinge a questa dimensione essenziale, ma allo stesso tempo facilmente logorabile se non addirittura distruggibile. In effetti, quando le circostanze ambientali diventano oppressive, necessariamente dobbiamo

Dialoghi dal futuro > Il rapporto con le nostre scelte

La misura del Benein un filo d'erba

ricorrere a meccanismi di difesa, di cui forte è la tendenza alla giustificazione che, mal usata, può giungere al capovolgimento dei criteri di giudizio, adducendo, come motivazione finale, che "tutti" sono o agiscono in un determinato modo. E’ il dissolvimento dell’etica, ridotta all’ossimoro di un “affratellamento nella solitudine”. Mantenere vivo l’accesso alla libertà interiore è dunque necessario perché evita di scivolare in questa deriva tragica per esiti personali e sociali. Infatti il valore della libertà è gemello della responsabilità. Perso il primo si smarrisce il secondo. Tutto si giustifica perché niente sembra avere più senso: la fiducia negli altri, nel mondo e in se stessi è eclissata e improponibile. L’approdo finale è l’annichilimento.Viktor Frankl, psicologo sopravvissuto ai lager nazisti, racconta i suoi primi passi da uomo libero fuori dal campo di

sterminio: “Cammino con un compagno attraverso i campi, in direzione del Lager, dal quale ci hanno liberato. D'un tratto ci troviamo davanti un campo di fresca semina. Automaticamente mi scanso; l'altro però mi prende il braccio e mi trascina con sé proprio nel mezzo. Balbetto qualcosa, dicendo che non dobbiamo calpestare i campi seminati da poco. L'altro si arrabbia: nei suoi occhi brilla una luce irata, mentre mi urla: "Che ti prende! E a noi non hanno portato via niente? Hanno mandato al gas mia moglie e mio figlio - senza tener conto di tutti gli altri - e tu vuoi impedirmi di calpestare qualche filo d'erba..." La banalità del male e la piccolezza del bene si confrontano in quell’esperienza non meno che nella nostra vita quotidiana. Sta a noi comprendere che il bene ce lo possiamo giocare su un filo d'erba calpestato!

Franco VaccariPresidente di Rondine

La vigilanza, tra libertà e responsabilità,ci suggeriscele priorità dell'agire

La pace è la vita delle persone, la guerra la morte dei figli.> Proverbio inguscio

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Rondine e la Sponda Sud > Tra opportunità e confronto

C'è una rivoluzione che dobbiamo fare se vogliamo sottrarci all'angoscia, ai conflitti e alle frustrazioni in cui siamo afferrati. Questa rivoluzione deve cominciare non con le teorie e le ideologie, ma con una radicale trasformazione della nostra mente. > Jiddu Krishnamurti, filosofo indiano

Gli eventi collegati alla cosiddetta “Primavera Araba”, che nel corso del 2011 hanno scosso le fondamenta del mondo arabo determinando profondi cambiamenti socio-politici in numerosi Paesi della sponda Sud del Mediterraneo, sono stati il frutto della presa di coscienza da parte di intere popolazioni, ed in particolare delle frange più giovani e più vitali, della necessità di reclamare i propri diritti per potersi riappropriare del futuro ed ambire finalmente a una società più giusta e ad una maggiore partecipazione alla vita politica ed economica nazionale. Il mondo occidentale, inizialmente, si è fatto trovare impreparato dagli avvenimenti che in un così breve periodo di tempo hanno cambiato la faccia di un’intera area geografica, e probabilmente anche per questo motivo ha tardato ad assumere una posizione definita. Oggi, se da un lato continuiamo ad assistere ad avvenimenti drammatici, come quelli che si registrano tutti i giorni in Paesi come la Siria, dall’altro osserviamo, in Egitto, Tunisia e in parte nella stessa Libia, una situazione che va assumendo contorni più nitidi, marcati dal faticoso processo di costruzione di nuove entità statali che, pur non potendo rompere in maniera netta con il recente passato, aspirano a dotarsi delle norme e delle istituzioni che possano in futuro garantire un maggiore pluralismo nella vita politica e una migliore distribuzione della ricchezza e delle opportunità economiche. In tale contesto l’Occidente - e l’Italia in special modo, non fosse altro che per le ovvie

L'Europa aspetta le giovani leve dello sviluppo economicodel sud del Mediterraneo

ragioni di contiguità geografica – è chiamato ad esercitare un ruolo di primo piano nell’accompagnare e sostenere questi processi, resi ancor più ardui non solo dalle problematiche contingenti specifiche di ciascun Paese ma anche dalla relativa gioventù delle nuove classi dirigenti. Come Direttore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo, sono pienamente consapevole dell’importanza dei programmi di formazione rivolti alle élite emergenti – politiche ma non solo – per il consolidamento delle istituzioni e della partecipazione politica e sociale. Il capitale umano è infatti l’insieme delle conoscenze, delle capacità e delle prerogative delle persone che facilitano la creazione del benessere individuale, sociale ed economico; è un elemento cruciale per lo sviluppo umano poiché

Elisabetta BelloniDirettore generale della Cooperazione allo Sviluppodel Ministero degli Affari Esteri

Uno sguardo oltre il mareper riprendersi il futuro

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insieme alle risorse fisiche e finanziarie costituisce la base di ogni sistema economico, e come tale va adeguatamente valorizzato, formato e instradato. Pertanto, non posso che plaudire ad iniziative come quella incarnata dal progetto “Sponda Sud” di Rondine, che si propone di creare un ponte ideale tra le due sponde del Mediterraneo attraverso un’azione formativa che mette al centro la mutua conoscenza e comprensione, la convivenza tra culture, la condivisione di idee ed esperienze. Proprio grazie a percorsi di questo tipo si può sperare che i giovani di questi Paesi, oggi così travagliati, sapranno domani svolgere un ruolo da protagonisti nello sviluppo interno della propria patria e nelle relazioni con i Paesi vicini.

I fatti non sono di per sé portatori di bene o di male: il dato oggettivo e la modalità soggettiva di percepirli li fa diventare benigni o minacciosi. Allo stesso modo una malattia può essere l'occasione di una svolta decisamente positiva della vita e la vincita al Totocalcio l'inizio della propria rovina. Lo spartiacque sta nella forza della libertà, intesa come irriducibile e drammatico spazio interiore della persona umana, che può dominare la pressione ambientale proprio perché attinge a questa dimensione essenziale, ma allo stesso tempo facilmente logorabile se non addirittura distruggibile. In effetti, quando le circostanze ambientali diventano oppressive, necessariamente dobbiamo

Dialoghi dal futuro > Il rapporto con le nostre scelte

La misura del Benein un filo d'erba

ricorrere a meccanismi di difesa, di cui forte è la tendenza alla giustificazione che, mal usata, può giungere al capovolgimento dei criteri di giudizio, adducendo, come motivazione finale, che "tutti" sono o agiscono in un determinato modo. E’ il dissolvimento dell’etica, ridotta all’ossimoro di un “affratellamento nella solitudine”. Mantenere vivo l’accesso alla libertà interiore è dunque necessario perché evita di scivolare in questa deriva tragica per esiti personali e sociali. Infatti il valore della libertà è gemello della responsabilità. Perso il primo si smarrisce il secondo. Tutto si giustifica perché niente sembra avere più senso: la fiducia negli altri, nel mondo e in se stessi è eclissata e improponibile. L’approdo finale è l’annichilimento.Viktor Frankl, psicologo sopravvissuto ai lager nazisti, racconta i suoi primi passi da uomo libero fuori dal campo di

sterminio: “Cammino con un compagno attraverso i campi, in direzione del Lager, dal quale ci hanno liberato. D'un tratto ci troviamo davanti un campo di fresca semina. Automaticamente mi scanso; l'altro però mi prende il braccio e mi trascina con sé proprio nel mezzo. Balbetto qualcosa, dicendo che non dobbiamo calpestare i campi seminati da poco. L'altro si arrabbia: nei suoi occhi brilla una luce irata, mentre mi urla: "Che ti prende! E a noi non hanno portato via niente? Hanno mandato al gas mia moglie e mio figlio - senza tener conto di tutti gli altri - e tu vuoi impedirmi di calpestare qualche filo d'erba..." La banalità del male e la piccolezza del bene si confrontano in quell’esperienza non meno che nella nostra vita quotidiana. Sta a noi comprendere che il bene ce lo possiamo giocare su un filo d'erba calpestato!

Franco VaccariPresidente di Rondine

La vigilanza, tra libertà e responsabilità,ci suggeriscele priorità dell'agire

La pace è la vita delle persone, la guerra la morte dei figli.> Proverbio inguscio

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Speciale Sponda Sud > Dove guarda il Vecchio Continente

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La pace non può essere mantenuta con la forza, può essere solo raggiunta con la comprensione. > Albert Einstein

A propositodi primavere,in Europaaspettiamoche passil'inverno

Cosimo RisiDiplomatico e docente di Relazioni internazionaliall'Università di Salerno

Non si capisce granché di quanto accade nel Mediterraneo meridionale dopo lo scoppio della primavera araba nel gennaio 2011. Una lunga stagione di transizione si è aperta ed apparentemente è lungi dal concludersi con risultati univoci. Vale quanto si dice nelle conversazioni in ascensore: che le stagioni non esistono più e che, nel soleggiato mondo arabo, vi è la sola stagione della continuità nella discontinuità.

Per chi ha memoria di certi slogan dell’italiano “politichese”, la continuità nella discontinuità fu uno slogan a suo modo geniale coniato per parafrasare, in senso progressista, l’auspicio conservatore del Gattopardo che tutto cambi perché nulla cambi. Immagini gattopardesche prevalgono su immagini di rottura nel Mediterraneo meridionale. Ex ministri dei passati regimi si presentano con proposte apparentemente nuove pur conservando le vecchie facce. Quel che importa è prendere le distanze dai vecchi regimi scaricando sui vecchi leader tutte le responsabilità. Un lavacro politico e morale: questo è il significato che si vuole dare alla morte di Qaddafi, all’esilio di Ben Ali, alla condanna di Mubarak. I leader hanno pagato e pagano per tutti. Non importa il paradosso che essi dominavano regimi apparentemente privi di consenso. Ma neanche i nuovi regimi godono di ampio consenso. E dunque cosa vogliono le popolazioni dopo l’epopea di manifestazioni di piazza e di rivoluzione, come in Egitto chiamano i moti del gennaio 2011?L’Egitto è ovviamente il paese chiave di qualsiasi svolta. Il punto di riferimento per gli equilibri regionali e mondiali. La transizione egiziana prende tempi lunghi. E d’altronde - lo si riconosca senza ironia - nel paese dalla civiltà ultramillenaria non ci si può aspettare che la calma della riflessione lunga. Il dato comune all’Egitto ed altri paesi è la rivalsa dei partiti che si richiamano all’Islam politico. I soli partiti che si siano potuti presentare agli appuntamenti elettorali con una

certa struttura organizzativa ed un certo radicamento popolare. I cosiddetti liberali, che molto piacciono agli occidentali, hanno appunto prestigio e seguito più all’estero che all’interno. Peccato che i sostenitori dell’estero non votino. L’interesse occidentale alle vicende arabe s’intreccia ad altri interessi. Anzitutto riguardo all’Iran, cui si rivolge con ansia la domanda fondamentale: ha la capacità di sviluppare armi nucleari? Ovvero: ha l’intenzione di sviluppare tale capacità? Questioni importanti e pertinenti che riguardano non solo quel paese ma l’intera comunità internazionale. Dalla risposta che si darà dipende anche lo scioglimento del dilemma fra diplomazia e opzione militare. In definitiva: fra pace e guerra. L’Unione europea cerca di darsi un colpo d’ala cercando di salvare la Spagna dopo la magra figura rimediata con la Grecia. Azzerare d’un colpo il principio della solidarietà comunitaria, principio senza il quale neppure si sarebbe cementato l’asse franco – tedesco, è parso troppo anche ai rigoristi di Berlino ed ai loro seguaci. Ma di qui a parlare di rinascita europea, ce ne passa. L’Europa ripiegata sui propri guai finanziari rinuncia di fatto a darsi una politica estera adeguata. Il suo ruolo nel Mediterraneo meridionale, dopo i sussulti della primavera 2011, è modesto rispetto alla serietà degli avvenimenti. Allora c’era l’attenuante della sorpresa, ora neppure quella. Vi è da sperare in una ripresa d’interesse europeo per non sperare, in politica estera come in economia, l’aiuto dell’amico americano.

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Mentre si attendela quiete dopo la tempestanei paesi arabi, la crisie la (non) politica esterafrenano gli stati dell'Unione

Qui sotto,una sedutadel Parlamentoeuropeo.

Page 7: Rondine Magazine 2-2012

Speciale Sponda Sud > Dove guarda il Vecchio Continente

02/12 > 7

La pace non può essere mantenuta con la forza, può essere solo raggiunta con la comprensione. > Albert Einstein

A propositodi primavere,in Europaaspettiamoche passil'inverno

Cosimo RisiDiplomatico e docente di Relazioni internazionaliall'Università di Salerno

Non si capisce granché di quanto accade nel Mediterraneo meridionale dopo lo scoppio della primavera araba nel gennaio 2011. Una lunga stagione di transizione si è aperta ed apparentemente è lungi dal concludersi con risultati univoci. Vale quanto si dice nelle conversazioni in ascensore: che le stagioni non esistono più e che, nel soleggiato mondo arabo, vi è la sola stagione della continuità nella discontinuità.

Per chi ha memoria di certi slogan dell’italiano “politichese”, la continuità nella discontinuità fu uno slogan a suo modo geniale coniato per parafrasare, in senso progressista, l’auspicio conservatore del Gattopardo che tutto cambi perché nulla cambi. Immagini gattopardesche prevalgono su immagini di rottura nel Mediterraneo meridionale. Ex ministri dei passati regimi si presentano con proposte apparentemente nuove pur conservando le vecchie facce. Quel che importa è prendere le distanze dai vecchi regimi scaricando sui vecchi leader tutte le responsabilità. Un lavacro politico e morale: questo è il significato che si vuole dare alla morte di Qaddafi, all’esilio di Ben Ali, alla condanna di Mubarak. I leader hanno pagato e pagano per tutti. Non importa il paradosso che essi dominavano regimi apparentemente privi di consenso. Ma neanche i nuovi regimi godono di ampio consenso. E dunque cosa vogliono le popolazioni dopo l’epopea di manifestazioni di piazza e di rivoluzione, come in Egitto chiamano i moti del gennaio 2011?L’Egitto è ovviamente il paese chiave di qualsiasi svolta. Il punto di riferimento per gli equilibri regionali e mondiali. La transizione egiziana prende tempi lunghi. E d’altronde - lo si riconosca senza ironia - nel paese dalla civiltà ultramillenaria non ci si può aspettare che la calma della riflessione lunga. Il dato comune all’Egitto ed altri paesi è la rivalsa dei partiti che si richiamano all’Islam politico. I soli partiti che si siano potuti presentare agli appuntamenti elettorali con una

certa struttura organizzativa ed un certo radicamento popolare. I cosiddetti liberali, che molto piacciono agli occidentali, hanno appunto prestigio e seguito più all’estero che all’interno. Peccato che i sostenitori dell’estero non votino. L’interesse occidentale alle vicende arabe s’intreccia ad altri interessi. Anzitutto riguardo all’Iran, cui si rivolge con ansia la domanda fondamentale: ha la capacità di sviluppare armi nucleari? Ovvero: ha l’intenzione di sviluppare tale capacità? Questioni importanti e pertinenti che riguardano non solo quel paese ma l’intera comunità internazionale. Dalla risposta che si darà dipende anche lo scioglimento del dilemma fra diplomazia e opzione militare. In definitiva: fra pace e guerra. L’Unione europea cerca di darsi un colpo d’ala cercando di salvare la Spagna dopo la magra figura rimediata con la Grecia. Azzerare d’un colpo il principio della solidarietà comunitaria, principio senza il quale neppure si sarebbe cementato l’asse franco – tedesco, è parso troppo anche ai rigoristi di Berlino ed ai loro seguaci. Ma di qui a parlare di rinascita europea, ce ne passa. L’Europa ripiegata sui propri guai finanziari rinuncia di fatto a darsi una politica estera adeguata. Il suo ruolo nel Mediterraneo meridionale, dopo i sussulti della primavera 2011, è modesto rispetto alla serietà degli avvenimenti. Allora c’era l’attenuante della sorpresa, ora neppure quella. Vi è da sperare in una ripresa d’interesse europeo per non sperare, in politica estera come in economia, l’aiuto dell’amico americano.

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Mentre si attendela quiete dopo la tempestanei paesi arabi, la crisie la (non) politica esterafrenano gli stati dell'Unione

Qui sotto,una sedutadel Parlamentoeuropeo.

Page 8: Rondine Magazine 2-2012

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Speciale Sponda Sud > Flussi migratori

Ripensare il Mediterraneocome una 'casa comune'Negli esodi non c'è solola fuga, ma l'inizio di una nuova storia, dove il MareNostrum diventa bacinodi incontro tra popoli

Chiamare la guerra 'il concime del coraggio e della virtù' è come chiamare la corruzione 'il concime dell'amore'.> Hannah Arendt

Mons. Giancarlo PeregoDirettore Generale 'Migrantes'

In alto: Immigrati appena approdati a Lampedusa.

La fondazione Migrantes è l'organismo costituito dalla Conferenza Episcopale Italiana per assicurare l'assistenza religiosa ai migranti, italiani e stranieri, per promuovere nelle comunità cristiane atteggiamenti ed opere di fraterna accoglienza nei loro riguardi, per stimolare nella stessa comunità civile la comprensione e la valorizzazione della loro identità in un clima di pacifica convivenza rispettosa dei diritti della persona umana.(da www.migrantes.it)

8 > 02/12

Il Dossier immigrazione Caritas e Migrantes del 2011 ha ricordato che 214 milioni di persone vivono lontano dal proprio Paese d’origine, e spesso anche dalle proprie famiglie: più di 5 milioni ogni anno, costretti a partire, a un esodo contemporaneo. Questa esperienza di mobilità permanente e crescente, nell’ultimo anno è stata ulteriormente sollecitata da una pagina nuova della storia del Nord Africa. Tra dicembre 2010 e febbraio 2011, il Nord Africa e a seguire il Medio Oriente sono stati coinvolti da una sorte di ‘rivoluzione’ che ha avuto come protagonisti i giovani, con il desiderio di una “nuova democrazia”, senza violenza, e che, al contempo, ha generato una mobilità di almeno un milione di persone, verso i Paesi confinanti, ma anche verso l’Europa, verso l’Italia in particolare, dove sono sbarcate oltre 62mila persone. In questo quadro sia del cammino permanente, di un esodo che si ripete, ma anche dell’incontro improvviso, dell’ospite importuno - per usare categorie evangeliche - di un incontro comunque fondamentale odierno che le migrazioni hanno generato, come leggere i fatti del Nord Africa? Questi fatti non sono da leggere come un episodio isolato, emergenziale, ma segnalano una storia nuova dell’altra sponda del Mediterraneo, quasi la caduta di un ‘muro’ che di fatto si era creato tra l’una e l’altra sponda. Questi sbarchi, con i

volti di etiopi, nigeriani, eritrei, di persone del Bangladesh, del Pakistan e dell’Asia segnalano anche che l’altra sponda del Mediterraneo costituiva un luogo – voluto o meno – in cui si fermava, era drammaticamente talora fermato, il cammino di ricerca e di libertà di molte persone e famiglie. Per questo, i fatti del Nord Africa chiedono un supplemento di umanità in Italia e in Europa, una condivisione dei fenomeni migratori nella politica europea, una cooperazione che si gioca non solo nei Paesi in crisi, ma anche nelle nostre comunità, aprendo le case, le scuole, la città all’arrivo di persone e famiglie. Il recente film di Ermanno Olmi, Il villaggio di cartone, simbolicamente esprime molto bene questa ‘apertura’ che genera la mobilità. In questo contesto, ritrova valore un percorso e un progetto come quello di Rondine dedicato a una nuova classe dirigente per la Sponda Sud del Mediterraneo: perché aiuta a rileggere il Mediterraneo come una ‘casa comune’, un luogo simbolico per ritrovare il senso di fare impresa, di costruire qualcosa di nuovo; perché aiuta a leggere il Mediterraneo come un luogo aperto, un mare dove la navigazione facilita l’incontro anziché ostacolarlo. Nel mare, infatti, non ci sono muri, semafori, barriere: è uno spazio aperto in cui sotto il sole e la luna, di giorno e di notte, è possibile ripensare la nostra democrazia, ricostruire la ‘casa comune’.

Dagli studenti della 'Sponda Sud'il vero clima di una nuova stagione

Mentre l'istruzione in Egittoattende nuovi slanci,il progetto di Rondine

innesca un confronto utile:anche, soprattutto, per noi

Franco PorcelliAddetto scientifico

Ambasciata d'Italia in Egitto

In alto: Manifestazione

di studenti in Egitto.

Come non si può spegnere il fuoco con il fuoco,né asciugare l’acqua con l’acqua,così non si può eliminare la violenza con la violenza.> Lev Tolstoj

I nuovi scenari proposti dai cambiamenti in atto nel post Primavera araba non hanno, ad oggi, variato sensibilmente le prospettive di un giovane egiziano di affacciarsi con professionalità su un mercato che si interfaccia con l'Europa: siamo fermi alla situazione di due anni fa, e anzi la 'rivoluzione' ha rallentato comprensibilmente la soluzione di vecchi problemi. Da un lato c'è l'economia egiziana, che procedeva a rilento già ai tempi di Mubarak, dall'altro c'è un sistema educativo carente già dalla scuola superiore. Naturalmente, c'è molta speranza per un futuro migliore per via dei meccanismi di maggiore democratizzazione messi in moto dalla Primavera Araba. Il problema è vecchio e ben noto, e il regime precedente non era stato in grado di farvi fronte. Gli egiziani sanno che bisognerebbe riformare profondamente la scuola e l'università e a questo proposito hanno lanciato dei programmi per incrementare il numero di scuole e università di eccellenza che danno la garanzia di un sistema educativo più moderno ed efficace, tuttavia a fronte di costi maggiori per le famiglie. Nell'ultimo anno e mezzo questo processo di modernizzazione è stato impedito dalla situazione di incertezza in cui si trova il paese, basti pensare che dal marzo del 2011 si sono succeduti cinque diversi ministri dell'istruzione superiore che hanno potuto fare ben poco nei tre mesi a loro disposizione. Anche noi stiamo

appoggiando due progetti per la realizzazione di università di eccellenza in Egitto: uno di questi è intergovernativo, mentre il secondo è finanziato interamente da privati, ma queste iniziative stentano a decollare a causa della situazione attuale. Stiamo inoltre cercando di realizzare istituti tecnici e professionali in Egitto secondo il modello italiano. D'altronde, finché non si esce da questa transizione politica in maniera convincente è difficile ipotizzare nuovi programmi per il futuro. Il progetto 'Sponda Sud' di Rondine è un'iniziativa di grande valore: è dai piccoli passi che bisogna cominciare perché possano servire come modello. Questa occasione sarà molto utile anche per noi europei: abbiamo realmente bisogno di comprendere cosa sta accadendo dalle loro parti, e nelle loro coscienze. Come stanno cambiando, cosa desiderano, come interpretano il loro presente e il loro futuro. La testimonianza dei partecipanti del progetto 'Sponda Sud' sarà davvero fondamentale per capire la loro Primavera araba. Sembra infatti che noi non abbiamo gli strumenti adatti per leggere quello che sta succedendo: termini come 'rivoluzione', tanto in voga da noi, non descrivono efficacemente i mutamenti che stanno interessando i destini di questi Paesi. La Primavera araba è partita come un tumulto studentesco, intellettuale, di opinione e di reazione: il fenomeno è tuttora in atto, e non sarà semplice comprendere dove potrà arrivare.

02/12 > 9

Speciale Sponda Sud > Le prospettive in Egitto

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Speciale Sponda Sud > Flussi migratori

Ripensare il Mediterraneocome una 'casa comune'Negli esodi non c'è solola fuga, ma l'inizio di una nuova storia, dove il MareNostrum diventa bacinodi incontro tra popoli

Chiamare la guerra 'il concime del coraggio e della virtù' è come chiamare la corruzione 'il concime dell'amore'.> Hannah Arendt

Mons. Giancarlo PeregoDirettore Generale 'Migrantes'

In alto: Immigrati appena approdati a Lampedusa.

La fondazione Migrantes è l'organismo costituito dalla Conferenza Episcopale Italiana per assicurare l'assistenza religiosa ai migranti, italiani e stranieri, per promuovere nelle comunità cristiane atteggiamenti ed opere di fraterna accoglienza nei loro riguardi, per stimolare nella stessa comunità civile la comprensione e la valorizzazione della loro identità in un clima di pacifica convivenza rispettosa dei diritti della persona umana.(da www.migrantes.it)

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Il Dossier immigrazione Caritas e Migrantes del 2011 ha ricordato che 214 milioni di persone vivono lontano dal proprio Paese d’origine, e spesso anche dalle proprie famiglie: più di 5 milioni ogni anno, costretti a partire, a un esodo contemporaneo. Questa esperienza di mobilità permanente e crescente, nell’ultimo anno è stata ulteriormente sollecitata da una pagina nuova della storia del Nord Africa. Tra dicembre 2010 e febbraio 2011, il Nord Africa e a seguire il Medio Oriente sono stati coinvolti da una sorte di ‘rivoluzione’ che ha avuto come protagonisti i giovani, con il desiderio di una “nuova democrazia”, senza violenza, e che, al contempo, ha generato una mobilità di almeno un milione di persone, verso i Paesi confinanti, ma anche verso l’Europa, verso l’Italia in particolare, dove sono sbarcate oltre 62mila persone. In questo quadro sia del cammino permanente, di un esodo che si ripete, ma anche dell’incontro improvviso, dell’ospite importuno - per usare categorie evangeliche - di un incontro comunque fondamentale odierno che le migrazioni hanno generato, come leggere i fatti del Nord Africa? Questi fatti non sono da leggere come un episodio isolato, emergenziale, ma segnalano una storia nuova dell’altra sponda del Mediterraneo, quasi la caduta di un ‘muro’ che di fatto si era creato tra l’una e l’altra sponda. Questi sbarchi, con i

volti di etiopi, nigeriani, eritrei, di persone del Bangladesh, del Pakistan e dell’Asia segnalano anche che l’altra sponda del Mediterraneo costituiva un luogo – voluto o meno – in cui si fermava, era drammaticamente talora fermato, il cammino di ricerca e di libertà di molte persone e famiglie. Per questo, i fatti del Nord Africa chiedono un supplemento di umanità in Italia e in Europa, una condivisione dei fenomeni migratori nella politica europea, una cooperazione che si gioca non solo nei Paesi in crisi, ma anche nelle nostre comunità, aprendo le case, le scuole, la città all’arrivo di persone e famiglie. Il recente film di Ermanno Olmi, Il villaggio di cartone, simbolicamente esprime molto bene questa ‘apertura’ che genera la mobilità. In questo contesto, ritrova valore un percorso e un progetto come quello di Rondine dedicato a una nuova classe dirigente per la Sponda Sud del Mediterraneo: perché aiuta a rileggere il Mediterraneo come una ‘casa comune’, un luogo simbolico per ritrovare il senso di fare impresa, di costruire qualcosa di nuovo; perché aiuta a leggere il Mediterraneo come un luogo aperto, un mare dove la navigazione facilita l’incontro anziché ostacolarlo. Nel mare, infatti, non ci sono muri, semafori, barriere: è uno spazio aperto in cui sotto il sole e la luna, di giorno e di notte, è possibile ripensare la nostra democrazia, ricostruire la ‘casa comune’.

Dagli studenti della 'Sponda Sud'il vero clima di una nuova stagione

Mentre l'istruzione in Egittoattende nuovi slanci,il progetto di Rondine

innesca un confronto utile:anche, soprattutto, per noi

Franco PorcelliAddetto scientifico

Ambasciata d'Italia in Egitto

In alto: Manifestazione

di studenti in Egitto.

Come non si può spegnere il fuoco con il fuoco,né asciugare l’acqua con l’acqua,così non si può eliminare la violenza con la violenza.> Lev Tolstoj

I nuovi scenari proposti dai cambiamenti in atto nel post Primavera araba non hanno, ad oggi, variato sensibilmente le prospettive di un giovane egiziano di affacciarsi con professionalità su un mercato che si interfaccia con l'Europa: siamo fermi alla situazione di due anni fa, e anzi la 'rivoluzione' ha rallentato comprensibilmente la soluzione di vecchi problemi. Da un lato c'è l'economia egiziana, che procedeva a rilento già ai tempi di Mubarak, dall'altro c'è un sistema educativo carente già dalla scuola superiore. Naturalmente, c'è molta speranza per un futuro migliore per via dei meccanismi di maggiore democratizzazione messi in moto dalla Primavera Araba. Il problema è vecchio e ben noto, e il regime precedente non era stato in grado di farvi fronte. Gli egiziani sanno che bisognerebbe riformare profondamente la scuola e l'università e a questo proposito hanno lanciato dei programmi per incrementare il numero di scuole e università di eccellenza che danno la garanzia di un sistema educativo più moderno ed efficace, tuttavia a fronte di costi maggiori per le famiglie. Nell'ultimo anno e mezzo questo processo di modernizzazione è stato impedito dalla situazione di incertezza in cui si trova il paese, basti pensare che dal marzo del 2011 si sono succeduti cinque diversi ministri dell'istruzione superiore che hanno potuto fare ben poco nei tre mesi a loro disposizione. Anche noi stiamo

appoggiando due progetti per la realizzazione di università di eccellenza in Egitto: uno di questi è intergovernativo, mentre il secondo è finanziato interamente da privati, ma queste iniziative stentano a decollare a causa della situazione attuale. Stiamo inoltre cercando di realizzare istituti tecnici e professionali in Egitto secondo il modello italiano. D'altronde, finché non si esce da questa transizione politica in maniera convincente è difficile ipotizzare nuovi programmi per il futuro. Il progetto 'Sponda Sud' di Rondine è un'iniziativa di grande valore: è dai piccoli passi che bisogna cominciare perché possano servire come modello. Questa occasione sarà molto utile anche per noi europei: abbiamo realmente bisogno di comprendere cosa sta accadendo dalle loro parti, e nelle loro coscienze. Come stanno cambiando, cosa desiderano, come interpretano il loro presente e il loro futuro. La testimonianza dei partecipanti del progetto 'Sponda Sud' sarà davvero fondamentale per capire la loro Primavera araba. Sembra infatti che noi non abbiamo gli strumenti adatti per leggere quello che sta succedendo: termini come 'rivoluzione', tanto in voga da noi, non descrivono efficacemente i mutamenti che stanno interessando i destini di questi Paesi. La Primavera araba è partita come un tumulto studentesco, intellettuale, di opinione e di reazione: il fenomeno è tuttora in atto, e non sarà semplice comprendere dove potrà arrivare.

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Speciale Sponda Sud > Le prospettive in Egitto

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Speciale Sponda Sud > Le prospettive in Egitto

Non esiste una via per la pace, la Pace è la Via.> Dalai Lama

10 > 02/12

La differenza tra un deserto e un giardinonon è l'acqua, ma l'uomo.> Proverbio tunisino

Speciale Sponda Sud > Le prospettive in Tunisia

02/12 > 11

Grandi sono la confusione e i punti interrogativi generati dalle tempeste che agitano i cieli del nostro Egitto dopo la vittoria di Morsi, primo presidente civile eletto nella storia d’Egitto. Non c’è dubbio che l’elezione del nuovo presidente, uno degli obiettivi della rivolta egiziana, è una bella premessa per realizzare gli altri obiettivi della rivolta. Ci sono tanti ostacoli che intralciano la strada di Morsi, prima che possa sedere tranquillamente a palazzo Oroba (sede istituzionale della presidenza, a Heliopolis):- Il problema dello scioglimento del parlamento prima dell’elezione presidenziale. Questa decisione ha rafforzato la posizione del Consiglio Militare nei confronti del nuovo presidente, perché, attraverso un comunicato aggiuntivo, ha messo il potere legislativo nelle mani della Giunta Miltare, con la conseguenza di ridurre il potere del presidente eletto, legargli le mani e imporre un’aristocrazia militare. Morsi potrebbe essere un presidente debole come un burattino, che non potrà contare su una forza parlamentare o politica, soprattutto se il tribunale amministrativo si pronuncerà per lo scioglimento della Fratellanza Musulmana (il verdetto è stato rinviato a fine estate); in questo caso Morsi sarebbe solo un segretario nell’ufficio dello SCAF. - Il rischio di scioglimento della seconda assemblea costituente designata dall’ex parlamento - cosa che invece alcune forze politiche, contrarie ai Fratelli Musulmani, auspicherebbero. Questo aprirebbe la strada ad una costituzione scritta secondo il volere dell’esercito e senza grandi resistenze da parte delle correnti islamiche. - La relazione tra Egitto e Israele, alla luce dell’accordo di pace di Camp David, e il rapporto con gli Stati Uniti, fortemente coinvolti nella questione medio orientale. L’ex regime non è morto, “divide et impera” è la sua strategia, che approfitta degli errori dei Fratelli Musulmani e della popolarità che questi hanno perso malgrado il trionfo alle legislative e alle presidenziali; a questo si aggiunge, inoltre, la disapprovazione esasperata della maggioranza silenziosa di fronte a una rivolta che ormai non ha più coesione. Colpa di manifestazioni, sit-in, scioperi e disordini che continuano nel paese da un anno e mezzo.Il dossier Mubarak - ex-regime non è per niente archiviato, lo dimostra la polarizzazione, endemica nella società egiziana, che pochi giorni fa ha costretto i Copti e la maggioranza silenziosa a votare Shafik, ex premier di Mubarak. I negoziati si alternano al braccio di ferro tra la fratellanza e l’esercito, per quanto riguarda i poteri del

nuovo presidente e la distribuzione dei ministeri, sui più importanti dei quali l’esercito vuole mantenere il controllo.Ci sono poi i problemi della sicurezza, della disoccupazione e dei numerosi quartieri degradati e fatiscenti; il deficit di bilancio; la sicurezza alimentare; l’abbinamento tra povertà e oppressione che rischia di diventare più forte che ai tempi di Mubarak; tutti questi problemi sono altrettante bombe pronte ad espolodere.Non dimentichiamo però che l’Egitto sembra essere l’ago della bilancia della sponda sud del Mediterraneo: quel che succede in Egitto non è senza conseguenze negli altri Paesi arabi. Coincidenza significativa, nelle giornate in cui si votava per le presidenziali in Egitto, in Tunisia si è annunciata la formazione di Nidà Tounès, un nuovo partito nato dai resti dell’ex regime, fondato da ElBajy Caïd Elsisi (85 anni) ex primo ministro. La contromanifestazione di attivisti scandiva: “No indietro, si va avanti! Non si torna nelle mani del tiranno”.Morsi ha un’occasione d’oro per entrare nella storia dalla porta principale, come un presidente di tutti gli egiziani, non solo dei Fratelli Musulmani. Per farlo, ha bisogno di costruire uno stato strutturato, in cui il protagonista è il sistema, non il singolo leader.Morsi dovrà ricordare che lui ha vinto non solo con i voti dei fratelli musulmani, ma anche e soprattutto con i voti che hanno rifiutato di sostenere l’ex regime. Se le sue decisioni non saranno rivoluzionarie, perderà tutto. La rivolta continua: chi la lascerà, sarà lasciato. >

> Tra dilemmi e speranzeL'Egitto guarda al futuro

Ahmed BadrStudente egiziano

Il neo presidente, l'incognita assemblea, il ruolo dello Scaf: la svolta dalle urne alla prova della Storia (e del popolo)

Qui sotto:Il neo presidente eletto

in Egitto, Mohamed Morsi.

La primavera araba ha avuto origine da un giovane venditore di strada che si è dato fuoco perché viveva in una zona emarginata della regione tunisina.Il suo atto disperato ha portato alla 'sponda sud' un vento di cambiamenti senza precedenti dopo una 'stagione secca' segnata soprattutto dall'esclusione dei giovani dall'agenda dello Stato. Questi giovani - che sono stati lasciati sull'orlo dell'oblio o della morte a causa degli interessi della classe dirigente al potere, come dice Coetzee in un altro contesto - hanno interiorizzato la mancanza di giustizia che vige nel loro paese. Nel caso tunisino, c'è un "albero fitto di problemi". Se sapremo far fronte a questi problemi avremo un "albero fitto di opportunità". I giovani hanno sopportato il peso dell'ingiustizia mentre urlavano il bisogno di democrazia. Democrazia che fa rima con

uno sviluppo economico in grado di creare pari opportunità per i giovani, donne e uomini che siano. Ad esempio i giacimenti di fosfato e di petrolio grezzo sono la prima fonte di entrate della Tunisia e sono alcune delle ricchezze divenute oggi opportunità. Nelle regioni agricole, i giovani sono impoveriti da una politica autocratica che ha costretto gli agricoltori a ripagare i prestiti con tassi di interesse elevati. Oggi ciò che i giovani chiedono è di "fermare il furto organizzato", uno slogan globale che troviamo anche in 'Cuore di tenebra' di Joseph Conrad. Inoltre c'è bisogno di accelerare il progetto costituzionale per l'istituzionalizzazione della regione e prendere ad esempio gli articoli delle costituzioni italiana (il 117), spagnola (l'articolo 2) e francese (nella revisione del 2003) per l'autonomia della regione. In questo modo, l'Assemblea costituente >

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sarà costretta a vedere la regione non più solo come un'entità geografica ma anche come una realtà istituzionale. Questo processo potrebbe aiutare lo sviluppo di progetti regionali che a loro volta creerebbero una spinta interna alla dinamica del progresso economico, e una serie di vantaggi per i giovani. La gioventù tunisina sta ancora aspettando che vengano onorate le promesse fatte dai paesi vicini durante il G8. In un forum internazionale che si è tenuto il 28 aprile 2012 in Tunisia sul "Futuro della regione mediterranea: missioni e sfide", Mustapha Kamel Nabli, economista ex capo della Banca mondiale e attuale governatore della Banca centrale tunisina, ha sottolineato che il dovere che l'Unione Europea ha di sostenere le democrazie nascenti è stato fino ad ora esercitato "al di sotto delle aspettative". Speriamo che la crisi economica europea sia soltanto transitoria e che non metta a rischio il successo della rivoluzione dei nostri giovani. Non dobbiamo soltanto pensare di ricorrere a nuove risorse di petrolio e di gas, c'è anche bisogno di nuove risorse di idee fino ad ora sconosciute e inesplorate. Questa prospettiva è auspicabile per sradicare il sentimento di ingiustizia tra i giovani e scalare l' “albero fitto di opportunità", un concetto difeso da Fukuyama ne 'La fine della storia'. In caso contrario, il senso di ingiustizia può portarli verso l'estremismo religioso che può alimentare lo scontro di civiltà previsto da Huntington e schiacciarli sotto "l'albero fitto di problemi".

Quell'albero da cui cogliereproblemi o opportunitàIl bisogno di democrazia nelle grida degli studentie la crisi (anche quella europea) che toglie certezze:quante sfide per la Tunisia che vuole crescere

Zouheir TouthiDocente all'Institut Supérieurde Sciences Humaines di Tunisi

Page 11: Rondine Magazine 2-2012

Speciale Sponda Sud > Le prospettive in Egitto

Non esiste una via per la pace, la Pace è la Via.> Dalai Lama

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La differenza tra un deserto e un giardinonon è l'acqua, ma l'uomo.> Proverbio tunisino

Speciale Sponda Sud > Le prospettive in Tunisia

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Grandi sono la confusione e i punti interrogativi generati dalle tempeste che agitano i cieli del nostro Egitto dopo la vittoria di Morsi, primo presidente civile eletto nella storia d’Egitto. Non c’è dubbio che l’elezione del nuovo presidente, uno degli obiettivi della rivolta egiziana, è una bella premessa per realizzare gli altri obiettivi della rivolta. Ci sono tanti ostacoli che intralciano la strada di Morsi, prima che possa sedere tranquillamente a palazzo Oroba (sede istituzionale della presidenza, a Heliopolis):- Il problema dello scioglimento del parlamento prima dell’elezione presidenziale. Questa decisione ha rafforzato la posizione del Consiglio Militare nei confronti del nuovo presidente, perché, attraverso un comunicato aggiuntivo, ha messo il potere legislativo nelle mani della Giunta Miltare, con la conseguenza di ridurre il potere del presidente eletto, legargli le mani e imporre un’aristocrazia militare. Morsi potrebbe essere un presidente debole come un burattino, che non potrà contare su una forza parlamentare o politica, soprattutto se il tribunale amministrativo si pronuncerà per lo scioglimento della Fratellanza Musulmana (il verdetto è stato rinviato a fine estate); in questo caso Morsi sarebbe solo un segretario nell’ufficio dello SCAF. - Il rischio di scioglimento della seconda assemblea costituente designata dall’ex parlamento - cosa che invece alcune forze politiche, contrarie ai Fratelli Musulmani, auspicherebbero. Questo aprirebbe la strada ad una costituzione scritta secondo il volere dell’esercito e senza grandi resistenze da parte delle correnti islamiche. - La relazione tra Egitto e Israele, alla luce dell’accordo di pace di Camp David, e il rapporto con gli Stati Uniti, fortemente coinvolti nella questione medio orientale. L’ex regime non è morto, “divide et impera” è la sua strategia, che approfitta degli errori dei Fratelli Musulmani e della popolarità che questi hanno perso malgrado il trionfo alle legislative e alle presidenziali; a questo si aggiunge, inoltre, la disapprovazione esasperata della maggioranza silenziosa di fronte a una rivolta che ormai non ha più coesione. Colpa di manifestazioni, sit-in, scioperi e disordini che continuano nel paese da un anno e mezzo.Il dossier Mubarak - ex-regime non è per niente archiviato, lo dimostra la polarizzazione, endemica nella società egiziana, che pochi giorni fa ha costretto i Copti e la maggioranza silenziosa a votare Shafik, ex premier di Mubarak. I negoziati si alternano al braccio di ferro tra la fratellanza e l’esercito, per quanto riguarda i poteri del

nuovo presidente e la distribuzione dei ministeri, sui più importanti dei quali l’esercito vuole mantenere il controllo.Ci sono poi i problemi della sicurezza, della disoccupazione e dei numerosi quartieri degradati e fatiscenti; il deficit di bilancio; la sicurezza alimentare; l’abbinamento tra povertà e oppressione che rischia di diventare più forte che ai tempi di Mubarak; tutti questi problemi sono altrettante bombe pronte ad espolodere.Non dimentichiamo però che l’Egitto sembra essere l’ago della bilancia della sponda sud del Mediterraneo: quel che succede in Egitto non è senza conseguenze negli altri Paesi arabi. Coincidenza significativa, nelle giornate in cui si votava per le presidenziali in Egitto, in Tunisia si è annunciata la formazione di Nidà Tounès, un nuovo partito nato dai resti dell’ex regime, fondato da ElBajy Caïd Elsisi (85 anni) ex primo ministro. La contromanifestazione di attivisti scandiva: “No indietro, si va avanti! Non si torna nelle mani del tiranno”.Morsi ha un’occasione d’oro per entrare nella storia dalla porta principale, come un presidente di tutti gli egiziani, non solo dei Fratelli Musulmani. Per farlo, ha bisogno di costruire uno stato strutturato, in cui il protagonista è il sistema, non il singolo leader.Morsi dovrà ricordare che lui ha vinto non solo con i voti dei fratelli musulmani, ma anche e soprattutto con i voti che hanno rifiutato di sostenere l’ex regime. Se le sue decisioni non saranno rivoluzionarie, perderà tutto. La rivolta continua: chi la lascerà, sarà lasciato. >

> Tra dilemmi e speranzeL'Egitto guarda al futuro

Ahmed BadrStudente egiziano

Il neo presidente, l'incognita assemblea, il ruolo dello Scaf: la svolta dalle urne alla prova della Storia (e del popolo)

Qui sotto:Il neo presidente eletto

in Egitto, Mohamed Morsi.

La primavera araba ha avuto origine da un giovane venditore di strada che si è dato fuoco perché viveva in una zona emarginata della regione tunisina.Il suo atto disperato ha portato alla 'sponda sud' un vento di cambiamenti senza precedenti dopo una 'stagione secca' segnata soprattutto dall'esclusione dei giovani dall'agenda dello Stato. Questi giovani - che sono stati lasciati sull'orlo dell'oblio o della morte a causa degli interessi della classe dirigente al potere, come dice Coetzee in un altro contesto - hanno interiorizzato la mancanza di giustizia che vige nel loro paese. Nel caso tunisino, c'è un "albero fitto di problemi". Se sapremo far fronte a questi problemi avremo un "albero fitto di opportunità". I giovani hanno sopportato il peso dell'ingiustizia mentre urlavano il bisogno di democrazia. Democrazia che fa rima con

uno sviluppo economico in grado di creare pari opportunità per i giovani, donne e uomini che siano. Ad esempio i giacimenti di fosfato e di petrolio grezzo sono la prima fonte di entrate della Tunisia e sono alcune delle ricchezze divenute oggi opportunità. Nelle regioni agricole, i giovani sono impoveriti da una politica autocratica che ha costretto gli agricoltori a ripagare i prestiti con tassi di interesse elevati. Oggi ciò che i giovani chiedono è di "fermare il furto organizzato", uno slogan globale che troviamo anche in 'Cuore di tenebra' di Joseph Conrad. Inoltre c'è bisogno di accelerare il progetto costituzionale per l'istituzionalizzazione della regione e prendere ad esempio gli articoli delle costituzioni italiana (il 117), spagnola (l'articolo 2) e francese (nella revisione del 2003) per l'autonomia della regione. In questo modo, l'Assemblea costituente >

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sarà costretta a vedere la regione non più solo come un'entità geografica ma anche come una realtà istituzionale. Questo processo potrebbe aiutare lo sviluppo di progetti regionali che a loro volta creerebbero una spinta interna alla dinamica del progresso economico, e una serie di vantaggi per i giovani. La gioventù tunisina sta ancora aspettando che vengano onorate le promesse fatte dai paesi vicini durante il G8. In un forum internazionale che si è tenuto il 28 aprile 2012 in Tunisia sul "Futuro della regione mediterranea: missioni e sfide", Mustapha Kamel Nabli, economista ex capo della Banca mondiale e attuale governatore della Banca centrale tunisina, ha sottolineato che il dovere che l'Unione Europea ha di sostenere le democrazie nascenti è stato fino ad ora esercitato "al di sotto delle aspettative". Speriamo che la crisi economica europea sia soltanto transitoria e che non metta a rischio il successo della rivoluzione dei nostri giovani. Non dobbiamo soltanto pensare di ricorrere a nuove risorse di petrolio e di gas, c'è anche bisogno di nuove risorse di idee fino ad ora sconosciute e inesplorate. Questa prospettiva è auspicabile per sradicare il sentimento di ingiustizia tra i giovani e scalare l' “albero fitto di opportunità", un concetto difeso da Fukuyama ne 'La fine della storia'. In caso contrario, il senso di ingiustizia può portarli verso l'estremismo religioso che può alimentare lo scontro di civiltà previsto da Huntington e schiacciarli sotto "l'albero fitto di problemi".

Quell'albero da cui cogliereproblemi o opportunitàIl bisogno di democrazia nelle grida degli studentie la crisi (anche quella europea) che toglie certezze:quante sfide per la Tunisia che vuole crescere

Zouheir TouthiDocente all'Institut Supérieurde Sciences Humaines di Tunisi

Page 12: Rondine Magazine 2-2012

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La riflessione > Passi nel silenzio

Se giudichi le persone, ti manca il tempo per amarle.> Madre Teresa di Calcutta

Bishara EbeidTeologo, dottorante in Scienze EcclesiasticheOrientali al Pontificio Istituto Orientale di Roma

Vivo nel vicino Oriente, in una zona per natura composta di molte religioni, diverse nazioni, colori e correnti di pensiero, quando sento parlare di una “primavera” che doveva portare, essendo primavera, un nuovo frutto, mi domando perché nel nome di Colui che dà il frutto, si dichiarano guerre, si uccidono i propri vicini e i compaesani restituendo al mondo un quadro nero della situazione in cui ancora ci si aspetta di trovare uno spiraglio di luce.Purtroppo il vicino Oriente ha deciso, certo non tutti, di svestirsi della sua identità e di rivestirsi di fondamentalismo utilizzandolo come uno strumento per ottenere potere. E nel nome di Dio è permesso uccidere il fratello uomo, colpevole di essere diverso nel modo di pensare, nella religione ma anche nella confessione. Una guerra civile che non si sa ancora dove ci porterà.Il fondamentalismo non crede in un Dio vivo, le sue basi sono ideologiche, e l'ideologia non può salvarci perché i suoi occhi sono chiusi, e le sue orecchie non sentono che loro stesse. E' qui che si trova la causa, e allo stesso tempo, la soluzione per un cambiamento radicale.

Sono in molti ormai a dire che a causa degli ultimi eventi nel vicino Oriente nessun cristiano vorrà più professare liberamente la propria fede; per questo motivo la Chiesa segue con attenzione gli eventi e prova a leggerli. La mia domanda è: perché dobbiamo avere questa paura? I cristiani non possono collaborare con i loro compaesani musulmani per stabilire la pace e avere un futuro migliore? La risposta a questa domanda, secondo me, si trova nella stessa dottrina cristiana. Il mistero dell’incarnazione di Dio è la chiave. Dio si avvicina all’uomo, Dio non rimane una definizione filosofica, ma diventa vita. Lo scopo infatti dell’incarnazione è l'inaugurazione del Regno divino sulla terra. Regno basato sul sacrificio della croce, dell'amore infinito che non distingue le nazioni, le lingue, i colori, le religioni. Il sacrificio di Dio sulla croce ci insegna che se vuoi arrivare al cielo, devi abbracciare il tuo vicino: abbracciare il prossimo, ogni prossimo: è la base per vivere con Dio il quale è diventato per noi il Prossimo, il Diverso, lo Straniero, l’Immigrato. Allora i cristiani del vicino oriente, possono costruire un nuovo ponte per portare il paese

alla pace. Una tale regola è la base della convivenza: bisogna lavorare per la sicurezza, per il dialogo e per la pace in tutto il mondo, senza pregiudizi, e senza politiche di interesse. Noi, come cristiani, cosa possiamo fare? Essendo io un teologo cristiano, non posso parlare a nome di tutti, ma penso che la Chiesa debba essere l'anticipazione terrena del Regno che verrà. Essa tramite i suoi membri deve dare testimonianza di ciò che crede, di ciò che insegna: ovvero l'amore, il dialogo con il mondo, con l’altro, con il diverso.

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Quello sguardoverso l'altoè un messaggioper il mondoIn nome della Fedesi dichiarano guerre,si nega la libertà.Ma chi cerca la via per la pacedovrà abbracciare per primoproprio il nemico

Page 13: Rondine Magazine 2-2012

12 > 02/12 02/12 > 13

La riflessione > Passi nel silenzio

Se giudichi le persone, ti manca il tempo per amarle.> Madre Teresa di Calcutta

Bishara EbeidTeologo, dottorante in Scienze EcclesiasticheOrientali al Pontificio Istituto Orientale di Roma

Vivo nel vicino Oriente, in una zona per natura composta di molte religioni, diverse nazioni, colori e correnti di pensiero, quando sento parlare di una “primavera” che doveva portare, essendo primavera, un nuovo frutto, mi domando perché nel nome di Colui che dà il frutto, si dichiarano guerre, si uccidono i propri vicini e i compaesani restituendo al mondo un quadro nero della situazione in cui ancora ci si aspetta di trovare uno spiraglio di luce.Purtroppo il vicino Oriente ha deciso, certo non tutti, di svestirsi della sua identità e di rivestirsi di fondamentalismo utilizzandolo come uno strumento per ottenere potere. E nel nome di Dio è permesso uccidere il fratello uomo, colpevole di essere diverso nel modo di pensare, nella religione ma anche nella confessione. Una guerra civile che non si sa ancora dove ci porterà.Il fondamentalismo non crede in un Dio vivo, le sue basi sono ideologiche, e l'ideologia non può salvarci perché i suoi occhi sono chiusi, e le sue orecchie non sentono che loro stesse. E' qui che si trova la causa, e allo stesso tempo, la soluzione per un cambiamento radicale.

Sono in molti ormai a dire che a causa degli ultimi eventi nel vicino Oriente nessun cristiano vorrà più professare liberamente la propria fede; per questo motivo la Chiesa segue con attenzione gli eventi e prova a leggerli. La mia domanda è: perché dobbiamo avere questa paura? I cristiani non possono collaborare con i loro compaesani musulmani per stabilire la pace e avere un futuro migliore? La risposta a questa domanda, secondo me, si trova nella stessa dottrina cristiana. Il mistero dell’incarnazione di Dio è la chiave. Dio si avvicina all’uomo, Dio non rimane una definizione filosofica, ma diventa vita. Lo scopo infatti dell’incarnazione è l'inaugurazione del Regno divino sulla terra. Regno basato sul sacrificio della croce, dell'amore infinito che non distingue le nazioni, le lingue, i colori, le religioni. Il sacrificio di Dio sulla croce ci insegna che se vuoi arrivare al cielo, devi abbracciare il tuo vicino: abbracciare il prossimo, ogni prossimo: è la base per vivere con Dio il quale è diventato per noi il Prossimo, il Diverso, lo Straniero, l’Immigrato. Allora i cristiani del vicino oriente, possono costruire un nuovo ponte per portare il paese

alla pace. Una tale regola è la base della convivenza: bisogna lavorare per la sicurezza, per il dialogo e per la pace in tutto il mondo, senza pregiudizi, e senza politiche di interesse. Noi, come cristiani, cosa possiamo fare? Essendo io un teologo cristiano, non posso parlare a nome di tutti, ma penso che la Chiesa debba essere l'anticipazione terrena del Regno che verrà. Essa tramite i suoi membri deve dare testimonianza di ciò che crede, di ciò che insegna: ovvero l'amore, il dialogo con il mondo, con l’altro, con il diverso.

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Quello sguardoverso l'altoè un messaggioper il mondoIn nome della Fedesi dichiarano guerre,si nega la libertà.Ma chi cerca la via per la pacedovrà abbracciare per primoproprio il nemico

Page 14: Rondine Magazine 2-2012

Noi dobbiamo essere, in questa società inquieta e incerta, una forza di speranza e perciò una forza positiva capace di costruire nel presente per l’avvenire.> Vittorio Bachelet

Il progetto di Rondine > Per capire 'Sponda Sud'

Ell'è tanto utile cosa questa pace! Ella è tanto dolce cosa pur questa parola - pace, - che dà una dolceza a le labra! Guarda el suo opposito, a dire - guerra! - È una cosa ruvida tanto, che dà una rusticheza tanto grande, che fa inasprire la boca.> Bernardino da Siena

Diario di viaggio > Sponda Sud e dintorni

14 > 02/12

sviluppo di una fiducia e di uno scambio di conoscenze che porti ad una crescita reciproca. Uno degli aspetti più originali è forse quello che vede tra i tutor un'insegnate serbo-bosniaca, due giovani palestinesi e un ragazzo georgiano: sono le Rondini d'Oro, ex studenti rientrati nei loro Paesi che, dopo gli anni trascorsi a Rondine, metteranno la loro esperienza a servizio del programma. Questo è il concetto chiave su cui poggia l'intero progetto: valorizzare lo scambio di idee tra i giovani della Sponda Sud del Mediterraneo, gli studenti internazionali di Rondine e i giovani delle diverse regioni italiane coinvolte (Toscana, Trentino, Sardegna e Marche) che ospiteranno per più giorni tutto il gruppo, allo scopo fondamentale di >

Un laboratorio per nuovi leadertra Toscana, Trentino, Sardegna e Marche

Dai moti della Primavera Araba la spinta ad aprirsi ad un nuovo futuro:la sfida per i giovani egiziani, libici e tunisini è lo scambio di esperienze

con gli studenti internazionali di Rondine e con i giovani italiani

Mauro D'AndreaResponsabile

Relazioni internazionali di Rondine

Il Progetto “Una nuova classe dirigente per la sponda Sud del Mediterraneo”, trae origine dalla riflessione sugli avvenimenti della cosiddetta Primavera Araba, con la quale i popoli della Sponda Sud del Mediterraneo, nel corso del 2011, hanno fatto emergere, tramite manifestazioni senza precedenti, la loro volontà di aprirsi a un nuovo futuro.Dopo l’esperienza positiva di Ventidipacesucaucaso, coronata con Building Bridges, campo di confidence building realizzato con UNDP e UE, Rondine ha deciso così di rimettersi in gioco proponendo il suo originale metodo formativo che da oltre 15 anni vede partecipare, attraverso il percorso formativo dello Studentato Internazionale, giovani provenienti da paesi in conflitto o di culture diverse di Medio Oriente, Balcani, Africa, Subcontinente indiano, Europa orientale e Caucaso. L'aspirazione è quella di dare un concreto contributo alla formazione delle nuove leadership che si stanno creando in Libia, Egitto e Tunisia attraverso un percorso semestrale, ripetuto per tre anni, che vedrà confrontarsi circa 50 giovani professionisti provenienti dai tre paesi della Sponda Sud del Mediterraneo su tematiche quali: confidence building, leadership skills, project management. I partecipanti, dopo aver superato una specifica e complessa selezione in loco, avranno modo di vivere il periodo di formazione alla Cittadella della Pace di Rondine e presso il Centro di formazione alla solidarietà internazionale di Trento, entrando in contatto con realtà istituzionali e culturali italiane e internazionali, in cui sarà incentivato lo

Qui a fianco:Tre studentesse mediorientali.Il progetto 'Sponda Sud' prevede un percorso di sei mesi, replicato per tre anni consecutivi.

Il Cairo, fino ad aree periferiche come l'Alto Egitto o Sidi Bouzid, dove, nel caso della Tunisia, è scoccata la scintilla della Primavera Araba, con l'immolazione di Mohamed Bouazizi, datosi fuoco il 17 dicembre 2010.I giovani tunisini, egiziani e libici condividono inoltre molte visioni sui cambi di regime occorsi nei loro Paesi. Sorprendente è l'ottimismo mostrato per il futuro, sebbene unito alla consapevolezza che l'opera della Primavera Araba è tutt'altro che compiuta. Dal loro punto di vista, potranno infatti esserci passi indietro: da parte di esponenti recalcitranti dell'antico regime, di altri nuclei di potere o di movimenti non in linea con le idee propugnate dai giovani manifestanti, possibile espressione di

una maggioranza silenziosa. Nonostante ciò, la strada che ha abbattuto i governi in carica da diversi decenni (23 anni nel caso di Ben Alì, 30 per Mubarak, 42 per Gheddafi) è stata ormai intrapresa, e le prime elezioni democratiche della loro vita, per quanto imperfette, non potranno che portare governi migliori.Il racconto dell'esperienza viva della rivoluzione, pronunciato direttamente dalla viva voce di trentenni, risulta sorprendentemente anacronistico, riportando alla memoria testimonianze d'epoca: la narrazione delle proteste contro il regime, dell'unità tra i ribelli islamisti, liberali e comunisti (unità oggi rimpianta per le divisioni elettorali) fa comprendere la grandezza del momento storico di cui questi giovani sono stati i protagonisti. Ascoltare le parole delle nuove generazioni, i loro ideali, il loro impegno civile, la loro partecipazione, non fa che rendere contagioso, nonostante la complessità delle dinamiche in corso, l'ottimismo dei giovani per il futuro dell'area. >

Ci raccontano una rivoluzioneche capovolge regimi e raddrizza speranzeL'incertezza per il futuro non frenal'ottimismo dei partecipanti alle selezioni:c'è tanta voglia di fare esperienze vere

Stefano MarinelliRelazioni internazionali di Rondine

Durante le selezioni dei partecipanti da Egitto, Libia e Tunisia, le somiglianze tra quanto avvenuto nei tre Paesi sono emerse più delle pur notevoli differenze dei cambi di regime nei tre Paesi.In tutti e tre i casi, il progetto è stato accolto con interesse da parte dei giovani che si sono presentati alle selezioni. Le candidature ricevute includono profili eterogenei sia dal punto di vista professionale (tra gli altri, insegnanti, ricercatori universitari, attivisti, architetti, linguisti, imprenditori, giornalisti) sia culturale e di provenienza geografica: dalle capitali Tripoli, Tunisi e

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superare pregiudizi e stereotipi reciproci, generando progettualità e sviluppo.“Sponda Sud” non è solo un progetto incentrato sull'educazione ma vuole essere un nuovo esempio di azione di sistema a livello nazionale. Il tutto è realizzato infatti grazie alla collaborazione con il Governo italiano, le Università e con il sostegno di Caritas, della Camera di Commercio di Sassari e degli enti locali: dalla Regione Toscana alla Provincia Autonoma di Trento, dalla Provincia di Sassari a quella di Pesaro-Urbino.

Il processo di selezione dei partecipanti per il progetto Sponda Sud si basa sull'esperienza della scelta dei giovani universitari dello Studentato internazio-nale di Rondine, arricchito di elementi particolari orientati sulle specificità dell'area in questione e delle esigenze del programma formativo: a differenza degli studenti internazionali, i giovani della Sponda Sud sono già tutti laureati e inseriti nella vita professionale del loro Paese. E' presa in forte considerazione la partecipazione personale ai movimenti che hanno

portato alle cosiddette Primavere Arabe.Diversi soggetti locali con cui Rondine ha intrecciato relazioni di fiducia (rappresentanze diplomatiche, università ed enti di ricerca, organizzazioni internazionali, istituzioni civili e religiose) hanno contribuito alla diffusione del bando in loco e alla raccolta delle domande. Il processo dura circa sei mesi: dopo una prima valutazione sulla base dei cv, i candidati sono stati convocati per un colloquio in loco atto a conoscere personalmente il giovane. Tra i criteri di

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Ma il primo requisito è mettersi in giocoUN BANDO E UN COLLOQUIO PER SCEGLIERE I GIOVANI DA EGITTO, LIBIA E TUNISIA

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selezione, il livello di studio universitario, l'impegno civile per il proprio Paese, l'apertura alla conoscenza di culture diverse, la motivazione a mettersi in gioco, la presenta-zione di un progetto di sviluppo da realizzare al ritorno, grazie alle competenze acquisite nel programma. Al termine dei colloqui, è formato il gruppo dei quindici partecipanti, tenendo in considera-zione un'equa rap-presentanza di genere e culturale. Ogni anno da luglio a dicembre, i partecipanti prendono parte al programma di formazione. SteMa

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Noi dobbiamo essere, in questa società inquieta e incerta, una forza di speranza e perciò una forza positiva capace di costruire nel presente per l’avvenire.> Vittorio Bachelet

Il progetto di Rondine > Per capire 'Sponda Sud'

Ell'è tanto utile cosa questa pace! Ella è tanto dolce cosa pur questa parola - pace, - che dà una dolceza a le labra! Guarda el suo opposito, a dire - guerra! - È una cosa ruvida tanto, che dà una rusticheza tanto grande, che fa inasprire la boca.> Bernardino da Siena

Diario di viaggio > Sponda Sud e dintorni

14 > 02/12

sviluppo di una fiducia e di uno scambio di conoscenze che porti ad una crescita reciproca. Uno degli aspetti più originali è forse quello che vede tra i tutor un'insegnate serbo-bosniaca, due giovani palestinesi e un ragazzo georgiano: sono le Rondini d'Oro, ex studenti rientrati nei loro Paesi che, dopo gli anni trascorsi a Rondine, metteranno la loro esperienza a servizio del programma. Questo è il concetto chiave su cui poggia l'intero progetto: valorizzare lo scambio di idee tra i giovani della Sponda Sud del Mediterraneo, gli studenti internazionali di Rondine e i giovani delle diverse regioni italiane coinvolte (Toscana, Trentino, Sardegna e Marche) che ospiteranno per più giorni tutto il gruppo, allo scopo fondamentale di >

Un laboratorio per nuovi leadertra Toscana, Trentino, Sardegna e Marche

Dai moti della Primavera Araba la spinta ad aprirsi ad un nuovo futuro:la sfida per i giovani egiziani, libici e tunisini è lo scambio di esperienze

con gli studenti internazionali di Rondine e con i giovani italiani

Mauro D'AndreaResponsabile

Relazioni internazionali di Rondine

Il Progetto “Una nuova classe dirigente per la sponda Sud del Mediterraneo”, trae origine dalla riflessione sugli avvenimenti della cosiddetta Primavera Araba, con la quale i popoli della Sponda Sud del Mediterraneo, nel corso del 2011, hanno fatto emergere, tramite manifestazioni senza precedenti, la loro volontà di aprirsi a un nuovo futuro.Dopo l’esperienza positiva di Ventidipacesucaucaso, coronata con Building Bridges, campo di confidence building realizzato con UNDP e UE, Rondine ha deciso così di rimettersi in gioco proponendo il suo originale metodo formativo che da oltre 15 anni vede partecipare, attraverso il percorso formativo dello Studentato Internazionale, giovani provenienti da paesi in conflitto o di culture diverse di Medio Oriente, Balcani, Africa, Subcontinente indiano, Europa orientale e Caucaso. L'aspirazione è quella di dare un concreto contributo alla formazione delle nuove leadership che si stanno creando in Libia, Egitto e Tunisia attraverso un percorso semestrale, ripetuto per tre anni, che vedrà confrontarsi circa 50 giovani professionisti provenienti dai tre paesi della Sponda Sud del Mediterraneo su tematiche quali: confidence building, leadership skills, project management. I partecipanti, dopo aver superato una specifica e complessa selezione in loco, avranno modo di vivere il periodo di formazione alla Cittadella della Pace di Rondine e presso il Centro di formazione alla solidarietà internazionale di Trento, entrando in contatto con realtà istituzionali e culturali italiane e internazionali, in cui sarà incentivato lo

Qui a fianco:Tre studentesse mediorientali.Il progetto 'Sponda Sud' prevede un percorso di sei mesi, replicato per tre anni consecutivi.

Il Cairo, fino ad aree periferiche come l'Alto Egitto o Sidi Bouzid, dove, nel caso della Tunisia, è scoccata la scintilla della Primavera Araba, con l'immolazione di Mohamed Bouazizi, datosi fuoco il 17 dicembre 2010.I giovani tunisini, egiziani e libici condividono inoltre molte visioni sui cambi di regime occorsi nei loro Paesi. Sorprendente è l'ottimismo mostrato per il futuro, sebbene unito alla consapevolezza che l'opera della Primavera Araba è tutt'altro che compiuta. Dal loro punto di vista, potranno infatti esserci passi indietro: da parte di esponenti recalcitranti dell'antico regime, di altri nuclei di potere o di movimenti non in linea con le idee propugnate dai giovani manifestanti, possibile espressione di

una maggioranza silenziosa. Nonostante ciò, la strada che ha abbattuto i governi in carica da diversi decenni (23 anni nel caso di Ben Alì, 30 per Mubarak, 42 per Gheddafi) è stata ormai intrapresa, e le prime elezioni democratiche della loro vita, per quanto imperfette, non potranno che portare governi migliori.Il racconto dell'esperienza viva della rivoluzione, pronunciato direttamente dalla viva voce di trentenni, risulta sorprendentemente anacronistico, riportando alla memoria testimonianze d'epoca: la narrazione delle proteste contro il regime, dell'unità tra i ribelli islamisti, liberali e comunisti (unità oggi rimpianta per le divisioni elettorali) fa comprendere la grandezza del momento storico di cui questi giovani sono stati i protagonisti. Ascoltare le parole delle nuove generazioni, i loro ideali, il loro impegno civile, la loro partecipazione, non fa che rendere contagioso, nonostante la complessità delle dinamiche in corso, l'ottimismo dei giovani per il futuro dell'area. >

Ci raccontano una rivoluzioneche capovolge regimi e raddrizza speranzeL'incertezza per il futuro non frenal'ottimismo dei partecipanti alle selezioni:c'è tanta voglia di fare esperienze vere

Stefano MarinelliRelazioni internazionali di Rondine

Durante le selezioni dei partecipanti da Egitto, Libia e Tunisia, le somiglianze tra quanto avvenuto nei tre Paesi sono emerse più delle pur notevoli differenze dei cambi di regime nei tre Paesi.In tutti e tre i casi, il progetto è stato accolto con interesse da parte dei giovani che si sono presentati alle selezioni. Le candidature ricevute includono profili eterogenei sia dal punto di vista professionale (tra gli altri, insegnanti, ricercatori universitari, attivisti, architetti, linguisti, imprenditori, giornalisti) sia culturale e di provenienza geografica: dalle capitali Tripoli, Tunisi e

02/12 > 15

superare pregiudizi e stereotipi reciproci, generando progettualità e sviluppo.“Sponda Sud” non è solo un progetto incentrato sull'educazione ma vuole essere un nuovo esempio di azione di sistema a livello nazionale. Il tutto è realizzato infatti grazie alla collaborazione con il Governo italiano, le Università e con il sostegno di Caritas, della Camera di Commercio di Sassari e degli enti locali: dalla Regione Toscana alla Provincia Autonoma di Trento, dalla Provincia di Sassari a quella di Pesaro-Urbino.

Il processo di selezione dei partecipanti per il progetto Sponda Sud si basa sull'esperienza della scelta dei giovani universitari dello Studentato internazio-nale di Rondine, arricchito di elementi particolari orientati sulle specificità dell'area in questione e delle esigenze del programma formativo: a differenza degli studenti internazionali, i giovani della Sponda Sud sono già tutti laureati e inseriti nella vita professionale del loro Paese. E' presa in forte considerazione la partecipazione personale ai movimenti che hanno

portato alle cosiddette Primavere Arabe.Diversi soggetti locali con cui Rondine ha intrecciato relazioni di fiducia (rappresentanze diplomatiche, università ed enti di ricerca, organizzazioni internazionali, istituzioni civili e religiose) hanno contribuito alla diffusione del bando in loco e alla raccolta delle domande. Il processo dura circa sei mesi: dopo una prima valutazione sulla base dei cv, i candidati sono stati convocati per un colloquio in loco atto a conoscere personalmente il giovane. Tra i criteri di

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Ma il primo requisito è mettersi in giocoUN BANDO E UN COLLOQUIO PER SCEGLIERE I GIOVANI DA EGITTO, LIBIA E TUNISIA

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selezione, il livello di studio universitario, l'impegno civile per il proprio Paese, l'apertura alla conoscenza di culture diverse, la motivazione a mettersi in gioco, la presenta-zione di un progetto di sviluppo da realizzare al ritorno, grazie alle competenze acquisite nel programma. Al termine dei colloqui, è formato il gruppo dei quindici partecipanti, tenendo in considera-zione un'equa rap-presentanza di genere e culturale. Ogni anno da luglio a dicembre, i partecipanti prendono parte al programma di formazione. SteMa

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C'è una forza di attrazione da parte dei comportamenti giusti e pacifici, anche se di pochi.> Andrea Riccardi

Conosciamo le Rondini d'Oro > Chermen Kelekhsaev

Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci,ma non abbiamo imparato l'arte di vivere come fratelli.> Martin Luther King

Conosciamo le Rondini d'Oro > Ilyas Dokhtukaev

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Mi chiamo Chermen, ho terminato gli studi in 'Management delle agenzie bancarie e assicurative' all'Università degli studi di Firenze e la mia permanenza a Rondine nel 2009, quando sono diventato Rondine d'Oro. Porto ancora con me bellissimi ricordi di Rondine e dell'Italia, come se fossi partito ieri. E' stata un'esperienza inestimabile, grazie alla quale ho capito cosa voglio fare del mio futuro. Dopo Rondine, tre anni fa sono ritornato a casa e sono riuscito ad avere un colloquio con il Ministro delle Finanze dell'Ossezia del Nord, che ha deciso di

La mia lotta è alla crisipensando a Rondine

Chermen KelekhsaevRondine d'Oro, Ossezia del Nord

In Toscana campione di lotta, ora è in un Ministero in Ossezia del Nord"e per mio figlio ho lasciato lo sport"

Il territorio dell'Ossezia settentrionale è abitato da migliaia di anni, grazie alla fertilità delle sue terre e per il fatto di trovarsi su un passaggio chiave delle vie commerciali che attraversano il Caucaso. Gli antenati degli attuali abitanti del paese erano una popolazione chiamata Alani, un popolo guerriero nomade di lingua Iranica. Gli Alani, o Osseti, di lingua simile al persiano, sono stati convertiti al cristianesimo daiBizantini, e oggi appartengono alla Chiesa Ortodossa Russa. Il loro territorio è diviso dalla catena del Caucaso in Ossezia del Nord, nella Federazione Russa, e Ossezia del Sud, tra i confini della Georgia.Dal crollo dell'Unione Sovietica, l'Ossezia ha sofferto in particolare il conflitto con l'Inguscezia per il controllo su alcuni territori. L'Ossezia ha inoltre vissuto un ingente flusso migratorio dall'Ossezia del Sud, con

profughi in fuga dagli scontri per l'indipendenza dalla Russia, in particolare dopo il conflitto dell'agosto 2008. Il territorio è stato coinvolto nelle campagne terroristiche dei secessionisti del Caucaso del Nord, ed è stata teatro di uno tra gli attentati più drammatici: nel 2004, una scuola di Beslan fu presa in ostaggio e 331persone, la maggior parte delle quali bambini, rimasero uccise. Il presidente osseto dell'epoca, Dzhasokov, rassegnò le dimissioni in seguito alle proteste per la gestione della crisi. Nonostante la precarietà derivante dalla larga presenza di rifugiati, l'Ossezia settentrionale è la repubblica più prospera del Caucaso del Nord. L'urbanizzazione e lo sviluppo industriale sono i più alti rilevabili nell'area, con la presenza di industrie metallurgiche, elettroniche, chimiche, e alimentari.(Fonte: Rielaborazione da Wikipedia)

Storia millenaria, conflitti, e tanta industriaUNO SGUARDO ALL'OSSEZIA DEL NORD

assumermi nel dipartimento che si occupa della redditività dei beni dello Stato dell'Ossezia del Nord. Essendo in balìa della nota crisi finanziaria, questo dipartimento aveva il compito di ricercare i margini di crescita della redditività dello Stato Osseto. Ho cercato una strategia per incrementare i redditi delle imprese di proprietà statale. Ho presentato i risultati del mio lavoro al Governo Osseto. E' andata bene, e in quell'occasione ho ricevuto i complimenti del Primo Ministro.E' passato circa un anno da quel giorno. Dopo il mio ritorno a casa il Ministro delle

finanze dell'Ossezia del Nord ha avuto un nuovo incarico di vice Primo ministro dell'Ossezia del Nord e mi ha proposto di diventare suo assistente. Tuttora, è il ruolo che svolgo. Il lavoro mi piace, nonostante le molte ore di lavoro. Nel fine settimana insegno la lingua italiana. Poi c'è la mia passione, la lotta greco-romana: a volte partecipo ancora alle gare, ma non più da lottatore, da arbitro. Ho dovuto lasciare l'agonismo per mancanza di tempo, che cerco di dedicare alla mia famiglia.Devo dire grazie a Rondine e a tutti quelli che portano avanti il progetto, perché grazie a questa esperienza sono cresciuto moltissimo. Ho un lavoro grazie al colloquio con il Ministro, possibile perché lui è rimasto colpito dalla serietà dei miei studi in Italia (e, tra l'altro, parla italiano). Inoltre, Rondine mi ha aiutato a capire cosa posso fare per aiutare il mio paese e contribuire a portare la pace nel Caucaso.Tre mesi fa è anche arrivato un figlio, so che farò il possibile per trasmettergli i valori che ho appreso nelle mie esperienze. E non nascondo che non mi dispiacerebbe se diventasse, un giorno, un campione olimpico di lotta greco-romana.

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La Repubblica Cecena, nota anche come Cecenia, è una repubblica autonoma della Federazione Russa. Confina a est e nordest con la repubblica del Daghestan, a sud con la Georgia e ad ovest con le repubbliche dell'Inguscezia e dell'Ossezia del Nord. Si trova sulle montagne del Caucaso settentrionale. La maggior parte dei ceceni è di religione musulmana sunnita; la regione vi fu convertita tra il XVI secolo ed il XVIII secolo.Alla fine dell'era sovietica i russi rappresentavano il 23% circa della popolazione (269.000 nel 1989), tuttavia la guerra ed i conflitti sociali hanno spinto molti russi a lasciare il paese. Alla fine degli anni novanta ne rimanevano nel paese circa 60.000. Le lingue usate nella repubblica sono la lingua cecena e la lingua russa. La lingua cecena appartiene alla famiglia

linguistica Vaynakh, o del Caucaso centro-settentrionale, che include anche le lingue inguscia e batsb. Sin dal 1990 la repubblica cecena è stata al centro di conflitti legali, militari e civili riguardanti la sua indipendenza. L'attuale governo recepisce la maggior parte delle leggi della precedente Repubblica socialista sovietica, della successiva Repubblica cecena e della Federazione Russa. La sua lotta per ottenere l'indipendenza da Mosca risale ai tempi dello zarismo, guidata dall'Imam Shamil. La fede islamica dei ceceni è un'ulteriore ragione di divisione dalla Russia ortodossa. La Cecenia ha una tra le popolazioni più giovani della Federazione Russa, la cui popolazione sta generalmente invecchiando. Nei primi anni '90 era una tra le poche regioni la cui popolazione cresceva in modo naturale.(Fonte: Rielaborazione da Wikipedia)

Un popolo fiero, dal tempo degli ZarCECENIA, TRA CONFLITTI PER L'INDIPENDENZA E UN'ECONOMIA DIFFICLE

Mi chiamo Ilyas, sono una Rondine d'Oro cecena. Attualmente sono il capoufficio del reparto della Collaborazione internazionale nel Dipartimento di rapporti esteri del Capo del Governo Ceceno, praticamente il ministero degli Affari esteri della Cecenia. L'esperienza di Rondine è stata una vera svolta nella mia vita. Ma devo dire che all'inizio non è stato semplice. Dopo aver finito gli studi in Italia sono tornato in Cecenia ed ho subito incontrato delle difficoltà a reintegrarmi nella società cecena. La mia mentalità era diversa da quella locale. Il mio primo lavoro l'ho trovato, comunque, dopo qualche mese: un impiego statale. Dopo qualche anno ho voluto tentare un'altra strada. Poi, un'altra ancora. Non ero soddisfatto: lavorare nel settore privato ti obbliga a tanti sacrifici, ma non ti remunera degnamente. Per arrivare al mio incarico attuale ho dovuto sudare molto ed acquisire tanta esperienza. C'è molto da fare, le difficoltà non mancano, ma i risultati danno tanta soddisfazione. La mia sfida professionale, ora, è quella di portare la Cecenia a un buon livello di sviluppo. E' un obiettivo difficile, ma raggiungibile. L'esperienza di Rondine è stata molto utile per me. La rifarei di nuovo. Certo, guardandomi indietro, alcune scelte durante la mia permanenza in Italia non le rifarei. Comunque sia sono molto contento di aver avuto la fortuna di venire a Rondine. Ora, lavoro a parte, ho una famiglia che adoro, con due figlie che, tornando a casa la sera, non vedo l'ora di riabbracciare.

La mia Cecenia e lasfida dello sviluppo

Iliyas DokhtukaevRondine d'Oro, Cecenia

Per Ilyas un ritorno non semplice, con una visione mutata e gli stessi problemi: "ma ho imparato molto"

Qui sotto:Una vista notturna di Groznyj,la capitale della Cecenia.

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Al termine del loro percorso a Rondine, gli studenti internazionali ricevono la “Rondine d'Oro”. La loro formazione di alto livello servirà, una volta tornati nei loro Paesi d'origine, a innescare azioni concrete per favorire la pace e il dialogo. Grazie all' esperienza accumulata a Rondine, le “Rondini d'Oro” possono diventare professionisti nel sociale, nella diplomazia, negli affari internazionali, nelle università e nei Governi. Le Rondini d'Oro fanno parte dell'omonima lega, una rete che conta oltre cento membri nel mondo, che contribuisce a diffondere il messaggio di Rondine e a mantenere i rapporti con l'associazione.

Chi sono le Rondini d'Oro

Page 17: Rondine Magazine 2-2012

C'è una forza di attrazione da parte dei comportamenti giusti e pacifici, anche se di pochi.> Andrea Riccardi

Conosciamo le Rondini d'Oro > Chermen Kelekhsaev

Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci,ma non abbiamo imparato l'arte di vivere come fratelli.> Martin Luther King

Conosciamo le Rondini d'Oro > Ilyas Dokhtukaev

16 > 02/12 02/12 > 17

Mi chiamo Chermen, ho terminato gli studi in 'Management delle agenzie bancarie e assicurative' all'Università degli studi di Firenze e la mia permanenza a Rondine nel 2009, quando sono diventato Rondine d'Oro. Porto ancora con me bellissimi ricordi di Rondine e dell'Italia, come se fossi partito ieri. E' stata un'esperienza inestimabile, grazie alla quale ho capito cosa voglio fare del mio futuro. Dopo Rondine, tre anni fa sono ritornato a casa e sono riuscito ad avere un colloquio con il Ministro delle Finanze dell'Ossezia del Nord, che ha deciso di

La mia lotta è alla crisipensando a Rondine

Chermen KelekhsaevRondine d'Oro, Ossezia del Nord

In Toscana campione di lotta, ora è in un Ministero in Ossezia del Nord"e per mio figlio ho lasciato lo sport"

Il territorio dell'Ossezia settentrionale è abitato da migliaia di anni, grazie alla fertilità delle sue terre e per il fatto di trovarsi su un passaggio chiave delle vie commerciali che attraversano il Caucaso. Gli antenati degli attuali abitanti del paese erano una popolazione chiamata Alani, un popolo guerriero nomade di lingua Iranica. Gli Alani, o Osseti, di lingua simile al persiano, sono stati convertiti al cristianesimo daiBizantini, e oggi appartengono alla Chiesa Ortodossa Russa. Il loro territorio è diviso dalla catena del Caucaso in Ossezia del Nord, nella Federazione Russa, e Ossezia del Sud, tra i confini della Georgia.Dal crollo dell'Unione Sovietica, l'Ossezia ha sofferto in particolare il conflitto con l'Inguscezia per il controllo su alcuni territori. L'Ossezia ha inoltre vissuto un ingente flusso migratorio dall'Ossezia del Sud, con

profughi in fuga dagli scontri per l'indipendenza dalla Russia, in particolare dopo il conflitto dell'agosto 2008. Il territorio è stato coinvolto nelle campagne terroristiche dei secessionisti del Caucaso del Nord, ed è stata teatro di uno tra gli attentati più drammatici: nel 2004, una scuola di Beslan fu presa in ostaggio e 331persone, la maggior parte delle quali bambini, rimasero uccise. Il presidente osseto dell'epoca, Dzhasokov, rassegnò le dimissioni in seguito alle proteste per la gestione della crisi. Nonostante la precarietà derivante dalla larga presenza di rifugiati, l'Ossezia settentrionale è la repubblica più prospera del Caucaso del Nord. L'urbanizzazione e lo sviluppo industriale sono i più alti rilevabili nell'area, con la presenza di industrie metallurgiche, elettroniche, chimiche, e alimentari.(Fonte: Rielaborazione da Wikipedia)

Storia millenaria, conflitti, e tanta industriaUNO SGUARDO ALL'OSSEZIA DEL NORD

assumermi nel dipartimento che si occupa della redditività dei beni dello Stato dell'Ossezia del Nord. Essendo in balìa della nota crisi finanziaria, questo dipartimento aveva il compito di ricercare i margini di crescita della redditività dello Stato Osseto. Ho cercato una strategia per incrementare i redditi delle imprese di proprietà statale. Ho presentato i risultati del mio lavoro al Governo Osseto. E' andata bene, e in quell'occasione ho ricevuto i complimenti del Primo Ministro.E' passato circa un anno da quel giorno. Dopo il mio ritorno a casa il Ministro delle

finanze dell'Ossezia del Nord ha avuto un nuovo incarico di vice Primo ministro dell'Ossezia del Nord e mi ha proposto di diventare suo assistente. Tuttora, è il ruolo che svolgo. Il lavoro mi piace, nonostante le molte ore di lavoro. Nel fine settimana insegno la lingua italiana. Poi c'è la mia passione, la lotta greco-romana: a volte partecipo ancora alle gare, ma non più da lottatore, da arbitro. Ho dovuto lasciare l'agonismo per mancanza di tempo, che cerco di dedicare alla mia famiglia.Devo dire grazie a Rondine e a tutti quelli che portano avanti il progetto, perché grazie a questa esperienza sono cresciuto moltissimo. Ho un lavoro grazie al colloquio con il Ministro, possibile perché lui è rimasto colpito dalla serietà dei miei studi in Italia (e, tra l'altro, parla italiano). Inoltre, Rondine mi ha aiutato a capire cosa posso fare per aiutare il mio paese e contribuire a portare la pace nel Caucaso.Tre mesi fa è anche arrivato un figlio, so che farò il possibile per trasmettergli i valori che ho appreso nelle mie esperienze. E non nascondo che non mi dispiacerebbe se diventasse, un giorno, un campione olimpico di lotta greco-romana.

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La Repubblica Cecena, nota anche come Cecenia, è una repubblica autonoma della Federazione Russa. Confina a est e nordest con la repubblica del Daghestan, a sud con la Georgia e ad ovest con le repubbliche dell'Inguscezia e dell'Ossezia del Nord. Si trova sulle montagne del Caucaso settentrionale. La maggior parte dei ceceni è di religione musulmana sunnita; la regione vi fu convertita tra il XVI secolo ed il XVIII secolo.Alla fine dell'era sovietica i russi rappresentavano il 23% circa della popolazione (269.000 nel 1989), tuttavia la guerra ed i conflitti sociali hanno spinto molti russi a lasciare il paese. Alla fine degli anni novanta ne rimanevano nel paese circa 60.000. Le lingue usate nella repubblica sono la lingua cecena e la lingua russa. La lingua cecena appartiene alla famiglia

linguistica Vaynakh, o del Caucaso centro-settentrionale, che include anche le lingue inguscia e batsb. Sin dal 1990 la repubblica cecena è stata al centro di conflitti legali, militari e civili riguardanti la sua indipendenza. L'attuale governo recepisce la maggior parte delle leggi della precedente Repubblica socialista sovietica, della successiva Repubblica cecena e della Federazione Russa. La sua lotta per ottenere l'indipendenza da Mosca risale ai tempi dello zarismo, guidata dall'Imam Shamil. La fede islamica dei ceceni è un'ulteriore ragione di divisione dalla Russia ortodossa. La Cecenia ha una tra le popolazioni più giovani della Federazione Russa, la cui popolazione sta generalmente invecchiando. Nei primi anni '90 era una tra le poche regioni la cui popolazione cresceva in modo naturale.(Fonte: Rielaborazione da Wikipedia)

Un popolo fiero, dal tempo degli ZarCECENIA, TRA CONFLITTI PER L'INDIPENDENZA E UN'ECONOMIA DIFFICLE

Mi chiamo Ilyas, sono una Rondine d'Oro cecena. Attualmente sono il capoufficio del reparto della Collaborazione internazionale nel Dipartimento di rapporti esteri del Capo del Governo Ceceno, praticamente il ministero degli Affari esteri della Cecenia. L'esperienza di Rondine è stata una vera svolta nella mia vita. Ma devo dire che all'inizio non è stato semplice. Dopo aver finito gli studi in Italia sono tornato in Cecenia ed ho subito incontrato delle difficoltà a reintegrarmi nella società cecena. La mia mentalità era diversa da quella locale. Il mio primo lavoro l'ho trovato, comunque, dopo qualche mese: un impiego statale. Dopo qualche anno ho voluto tentare un'altra strada. Poi, un'altra ancora. Non ero soddisfatto: lavorare nel settore privato ti obbliga a tanti sacrifici, ma non ti remunera degnamente. Per arrivare al mio incarico attuale ho dovuto sudare molto ed acquisire tanta esperienza. C'è molto da fare, le difficoltà non mancano, ma i risultati danno tanta soddisfazione. La mia sfida professionale, ora, è quella di portare la Cecenia a un buon livello di sviluppo. E' un obiettivo difficile, ma raggiungibile. L'esperienza di Rondine è stata molto utile per me. La rifarei di nuovo. Certo, guardandomi indietro, alcune scelte durante la mia permanenza in Italia non le rifarei. Comunque sia sono molto contento di aver avuto la fortuna di venire a Rondine. Ora, lavoro a parte, ho una famiglia che adoro, con due figlie che, tornando a casa la sera, non vedo l'ora di riabbracciare.

La mia Cecenia e lasfida dello sviluppo

Iliyas DokhtukaevRondine d'Oro, Cecenia

Per Ilyas un ritorno non semplice, con una visione mutata e gli stessi problemi: "ma ho imparato molto"

Qui sotto:Una vista notturna di Groznyj,la capitale della Cecenia.

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Al termine del loro percorso a Rondine, gli studenti internazionali ricevono la “Rondine d'Oro”. La loro formazione di alto livello servirà, una volta tornati nei loro Paesi d'origine, a innescare azioni concrete per favorire la pace e il dialogo. Grazie all' esperienza accumulata a Rondine, le “Rondini d'Oro” possono diventare professionisti nel sociale, nella diplomazia, negli affari internazionali, nelle università e nei Governi. Le Rondini d'Oro fanno parte dell'omonima lega, una rete che conta oltre cento membri nel mondo, che contribuisce a diffondere il messaggio di Rondine e a mantenere i rapporti con l'associazione.

Chi sono le Rondini d'Oro

Page 18: Rondine Magazine 2-2012

Le rubriche > Sfogliando i libri

La lettura rende un uomo completo, la conversazione lo rende agile di spiritoe la scrittura lo rende preciso.> Francis Bacon

02/12 > 19

Da non perdere Sufficit di Nino Vetri, ciclopica riflessione sul tempo, il senso della vita, gli affetti, i luoghi, la natura, condensata nelle 150 paginette di un piccolo libro della collana Il divano di Sellerio. Si tratta del diario, non so quanto immaginario, di un uomo maturo che racconta di sé e della propria vita attraverso la cronaca delle visite alla casa di campagna di famiglia, intrisa di ricordi e sempre più cadente. Lì trascorre giornate rarefatte insieme a un contadino di antica saggezza e di imprevedibili manie. Il tempo allora si trasforma, assume una densità particolare, può essere affrontato solo indossando una logora veste da camera e bevendo molto vino rosso. Piccole disavventure si susseguono, alternate a racconti di leggende contadine, in una scrittura di grande garbo e profonda ironia. Tanto divertente da indurmi a leggere anche la precedente opera dell'autore, Lume lume, più ambiziosa, dato che affronta il tema ostico dell'immigrazione, caro a noi di Rondine. Lo fa sempre con la tecnica della narrazione in prima persona di piccoli episodi di vita quotidiana. Tessere che si raccolgono in un mosaico efficace. Molto ben riuscita la figura di Mohamed, il clandestino islamico che spiega alla vicina di casa che il suo nome significa Salvatore e da quel momento viene accettato come membro della piccola comunità di condominio. Difficile affrontare in modo leggero drammi tanto profondi, Nino Vetri ci riesce. Di soddisfazione La custode dei libri, della francese Sophie Divry. L'autrice utilizza la tecnica difficile del racconto orale in prima persona. Ne risulta un monologo di una sessantina di pagine di testo continuo, privo di a capo, nel quale un'immaginaria bibliotecaria di mezz'età si confessa nelle frustrazioni, nelle speranze, nelle manie e nella noia

Il fascino del raccontoe... le sue regole L'introspezione dei protagonisti negli episodidella vita quotidiana: ma che siate in campagnao in biblioteca... occhio alla punteggiatura!

Sergio ValzaniaDirettore

Per acquistarlo:http://www.amazon.it/Sufficit-Il-divano-Nino-

Vetri/dp/8838926174/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1341067544&sr=8-1

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delle sue giornate. La biblioteca di una piccola città di provincia nella quale lavora si trasforma per il lettore in un mondo complesso, gerarchizzato, nel quale si nascondono contrasti anche violenti, sempre in nome e attorno all'organizzazione dei libri, attività ideologica per eccellenza e formalizzata nella segnatura DUR, ideata da Melvil Dewery e divenuta struttura obbligata di ogni organizzazione bibliotecaria. C'è anche una storia d'amore, tutta immaginaria, che si consuma nell'osservazione furtiva di un frequentatore della sala di lettura, con il quale la protagonista ha solo uno scambio di frasi a proposito dell'illuminazione del locale.Questo è il punto, istruzioni per l'uso della punteggiatura di Francesca Serafini affronta uno dei temi che amo, la scrittura, sotto una delle angolazioni più ostiche. La Serafini è un'estremista, e in questo sbaglia. Sostiene infatti che non esistono legami fra la punteggiatura e le pause che si effettuano nel parlato. Afferma con decisione che si tratta di un puro fatto sintattico-grammaticale, assegnando ai punti, alle virgole e ai loro cuginetti un significato analogo a quello delle congiunzioni. Basta un esempio per smentirla. “Perché io, sono una persona seria”. Dove la virgola a separare soggetto e verbo, errore grave, assume un valore di rafforzativo del pronome io proprio in ragione della pausa che inserisce nella lettura. Io e non un altro è una persona seria. Per il resto ottimo libro, anche divertente, e molto interessante. Stimola la riflessione di chi la punteggiatura la frequenta di continuo e anche di chi la incontra saltuariamente. Un consiglio per l'autrice: elimini qualche virgola, appesantiscono la scrittura. Ne usa davvero troppe, anche se al punto giusto.

Per acquistarlo:http://www.amazon.it/Lume-lume-contesto-Nino-

Vetri/dp/8838924600/ref=sr_1_fkmr0_1?ie=UTF8&qid=1341067544&sr=8-1-fkmr0

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Istruzioni-punteggiatura-Robinson-Letture/dp/8842099422/ref=sr_1_1?s=books&ie=UTF8&qid=1341067849&sr=1-1

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libero/dp/8806209205/ref=sr_1_1?s=books&ie=UTF8&qid=1341067765&sr=1-1

Page 19: Rondine Magazine 2-2012

Le rubriche > Sfogliando i libri

La lettura rende un uomo completo, la conversazione lo rende agile di spiritoe la scrittura lo rende preciso.> Francis Bacon

02/12 > 19

Da non perdere Sufficit di Nino Vetri, ciclopica riflessione sul tempo, il senso della vita, gli affetti, i luoghi, la natura, condensata nelle 150 paginette di un piccolo libro della collana Il divano di Sellerio. Si tratta del diario, non so quanto immaginario, di un uomo maturo che racconta di sé e della propria vita attraverso la cronaca delle visite alla casa di campagna di famiglia, intrisa di ricordi e sempre più cadente. Lì trascorre giornate rarefatte insieme a un contadino di antica saggezza e di imprevedibili manie. Il tempo allora si trasforma, assume una densità particolare, può essere affrontato solo indossando una logora veste da camera e bevendo molto vino rosso. Piccole disavventure si susseguono, alternate a racconti di leggende contadine, in una scrittura di grande garbo e profonda ironia. Tanto divertente da indurmi a leggere anche la precedente opera dell'autore, Lume lume, più ambiziosa, dato che affronta il tema ostico dell'immigrazione, caro a noi di Rondine. Lo fa sempre con la tecnica della narrazione in prima persona di piccoli episodi di vita quotidiana. Tessere che si raccolgono in un mosaico efficace. Molto ben riuscita la figura di Mohamed, il clandestino islamico che spiega alla vicina di casa che il suo nome significa Salvatore e da quel momento viene accettato come membro della piccola comunità di condominio. Difficile affrontare in modo leggero drammi tanto profondi, Nino Vetri ci riesce. Di soddisfazione La custode dei libri, della francese Sophie Divry. L'autrice utilizza la tecnica difficile del racconto orale in prima persona. Ne risulta un monologo di una sessantina di pagine di testo continuo, privo di a capo, nel quale un'immaginaria bibliotecaria di mezz'età si confessa nelle frustrazioni, nelle speranze, nelle manie e nella noia

Il fascino del raccontoe... le sue regole L'introspezione dei protagonisti negli episodidella vita quotidiana: ma che siate in campagnao in biblioteca... occhio alla punteggiatura!

Sergio ValzaniaDirettore

Per acquistarlo:http://www.amazon.it/Sufficit-Il-divano-Nino-

Vetri/dp/8838926174/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1341067544&sr=8-1

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delle sue giornate. La biblioteca di una piccola città di provincia nella quale lavora si trasforma per il lettore in un mondo complesso, gerarchizzato, nel quale si nascondono contrasti anche violenti, sempre in nome e attorno all'organizzazione dei libri, attività ideologica per eccellenza e formalizzata nella segnatura DUR, ideata da Melvil Dewery e divenuta struttura obbligata di ogni organizzazione bibliotecaria. C'è anche una storia d'amore, tutta immaginaria, che si consuma nell'osservazione furtiva di un frequentatore della sala di lettura, con il quale la protagonista ha solo uno scambio di frasi a proposito dell'illuminazione del locale.Questo è il punto, istruzioni per l'uso della punteggiatura di Francesca Serafini affronta uno dei temi che amo, la scrittura, sotto una delle angolazioni più ostiche. La Serafini è un'estremista, e in questo sbaglia. Sostiene infatti che non esistono legami fra la punteggiatura e le pause che si effettuano nel parlato. Afferma con decisione che si tratta di un puro fatto sintattico-grammaticale, assegnando ai punti, alle virgole e ai loro cuginetti un significato analogo a quello delle congiunzioni. Basta un esempio per smentirla. “Perché io, sono una persona seria”. Dove la virgola a separare soggetto e verbo, errore grave, assume un valore di rafforzativo del pronome io proprio in ragione della pausa che inserisce nella lettura. Io e non un altro è una persona seria. Per il resto ottimo libro, anche divertente, e molto interessante. Stimola la riflessione di chi la punteggiatura la frequenta di continuo e anche di chi la incontra saltuariamente. Un consiglio per l'autrice: elimini qualche virgola, appesantiscono la scrittura. Ne usa davvero troppe, anche se al punto giusto.

Per acquistarlo:http://www.amazon.it/Lume-lume-contesto-Nino-

Vetri/dp/8838924600/ref=sr_1_fkmr0_1?ie=UTF8&qid=1341067544&sr=8-1-fkmr0

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