Bernard Berenson

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Bernard Berenson nato Bernhard Valvrojenski

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Bernard Berensonnato Bernhard Valvrojenski

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biografia

• Nasce da una famiglia ebrea in Lituania nel 1865.

• Il padre, Alberto, emigra a Boston nel 1875 assumendo il cognome Berenson.

• Si Laurea ad Harvard nel 1887.• Si trasferisce in Europa e qui matura la

passione per la critica e storia dell’arte.• S’innamora dell’Italia nel 1906 acquista la

villa I Tatti a Settignano.

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• Acquisisce rapidamente fama di esperto in perizie di arte antica.

• Nel 1895 in una mostra dichiara falsi numerosi quadri di pittori veneti.

• Villa I Tatti diviene la sua reggia dove vive come il “tiranno benevolo” della critica d’arte.

• Muore nel 1959.

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Longhi-Berenson

• Longhi si propone come traduttore de “i pittori italiani del Rinascimento”.

• Tra digressioni e dilazioni il progetto non si realizzerà.

• I tempi: 1912-17 quelli del dialogo, 1917-56 quelli del silenzio (e delle polemiche), 1956-58 quelli del tardivo disgelo, della riconciliazione.

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Longhi-Berenson

• Incontro-scontro tra una personalità emergente e una affermata.

• Longhi si adopera per interessare, stupire e sedurre l'interlocutore.

• Berenson accetta la proposta rinunciando anche ai diritti d’autore.

• Dopo mesi di silenzio appare su “Arte” una prima traduzione di un brano dell’opera di Brenson.

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Longhi-Berenson

• Berenson è insoddisfatto della traduzione, inizia il dissidio.

• Le critiche si intensificano quando prende visione di tutta la traduzione.

• Longhi alterna giustificazioni, sarcasmi. Si impegna a rivedere la traduzione ma sparisce.

• L’opera verrà poi tradotta da Emilio Cecchi.

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Berenson e Longhi

• Solo il Berenson e il Longhi, hanno ottenuto grandi risultati nella storia dell' arte esercitando questa disciplina come un gioco e una passione ambigua, avventurosa, intuitiva, intermedia fra la letteratura, la divinazione e la scienza.

• Forse perché aiutati, tra il fin-de-siècle e i primi decenni del Novecento, da congiunture di costume e di gusto ideali per il mercato d' arte e il trionfo del conoscitore.

• Spargendo intorno anche sospetti invidiosi e un odore beato o maligno di magìa e di stregoneria.

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Amico di Sandro

• Nel 1899 compare un articolo in due parti intitolato Amico di Sandro sulla "Gazette des Beaux-Arts“.

• A questo pittore attribuisce una serie di opere prima attribuite a Filippo e Filippino Lippi, al Botticelli e al Ghirlandaio

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Amico di Sandro

• I quadri in questione non solo appaiono "intimamente connessi l'uno all'altro", ma sembrano presentare precise "linee di parentela".

• Sarebbero opera di "un pittore che verso il 1475 stava imitando da vicino Botticelli", di "un pittore non del tutto spregevole ma privo di autonomia", che in sostanza "si limita a svalutare le forme di Sandro e a sovraccaricare la sua intonazione sentimentale".

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Le deduzioni del connoisseur

• Formato nella bottega di Filippo Lippi insieme a Botticelli.

• Rispetto a Botticelli "non prende la sua arte così sul serio, è piuttosto una specie di improvvisatore“.

• L’ opprimente malinconia delle sue figure dimostra che l’artista, morto giovane, sarebbe sempre stato oscuramente consapevole del proprio destino.

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• Con poche eccezioni, agli occhi dei contemporanei la 'costruzione' operata da Berenson risulta convincente.

• Fu soprattutto Herbert Horne a metterla in crisi, nel corso dei suoi studi botticelliani del primo decennio del Novecento.

• Il clamoroso errore ha come causa il disprezzo di ogni forma di storiografia che si fondi sull'analisi del contesto e sull'indagine e sull'intreccio delle varie forme di fonti.

• Le opere sono l’ "unica fonte di informazione esauriente".

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I falsi

• "Poiché la verità non esiste in questo mondo, o è così fragile, non è forse preferibile battezzare il miscredente, come fanno i buoni falsari?“.

• Nella sua biografia, a cura di Meryle Secrest, si citano 69 casi di attribuzioni sospette siglate B.B..

• Collaborò col grande mercante d’arte Duven percependo il 25% sui guadagni.

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• Si definisce amante dell’arte.

• Rivendica scrittura asistematica e contraddittoria perché per dare coerenza si elidono parti di verità.

• Elementi costitutivi dell’opera d’arte: illustrazione e decorazione.

• Sono una cosa sola. Si dividono solo per comodità di analisi.

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Illustrazione

• L’iconografia, le allusioni ideologiche e sentimentali del soggetto raffigurato.

• L’illustrazione cambia secondo il contesto culturale in cui è inserita l’opera.

• “Se di un opera d’arte non scorgiamo i fattori decorativi […] perde per noi ogni attrattiva, non appena ci siamo stancati degli atteggiamenti di vita, di pensiero e sentimento che vi sono espressi”.

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Decorazione

• Si intendono gli aspetti formali.

• I valori tattili, il movimento, la composizione spaziale, i raggruppamenti compositivi, il colore e il tono.

• I valori decorativi sono “eterni” perchè connessi ai processi psichici.

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Ispirazioni

• Teoria della “pura visibilità” per la diade costitutiva e per l’interpretazione dell’opera come pura forma.

• Teoria dell’ “empatia” perché fonda il giudizio sulle reazioni dello spettatore e sui processi psichici della creazione.

• All’immedesimazione del soggetto con l’oggetto artistico umanizzato.

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La classicità

• Atene e Firenze. Miti fondanti delle teorie di B..

• Difesa della personalità umana, della libertà della ragione.

• “Perché un prodotto dell’ingegno non è un opera d’arte se non aiuta ad umanizzarci. E senza arte visiva, verbale e musicale, il nostro mondo sarebbe rimasto una giungla”.

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La Rinascenza

• “il nostro vero interesse per la pittura italiana, è per un’arte che d’istinto sentiamo essere stata la compiuta espressione di quel periodo della nostra storia dell’Europa moderna il quale ha più somiglianza con la giovinezza: la Rinascenza, che ha per noi il fascino degli anni nei quali ci sembrò d’esser più ricchi di promesse e verso noi stessi e verso il mondo”.

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Il ritorno alla barbarie

• È quello che è avvenuto in alcuni periodi dell’arte antica (tardoantico e barocco) e nell’arte contemporanea.

• C’è ricerca di novità ma mancanza di originalità.

• La prima impegna l’intelligenza la seconda la fantasia e perciò tocca da vicino l’umanità.

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• Alla biennale di Venezia del 1948 nel padiglione dedicato all’arte contemporanea allestito da Peggy Guggenheim, B. inorridì davanti a un piccolo bronzo di Moore, giudicandolo "storto" e domandò sconsolato alla collezionista, "Se ha letto i miei libri come dice, cosa trova di interessante in queste porcherie?".