Bepi Cajozzo, Mistero ad alta quota

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I Quaderni de L'Ora numero 5 anno I 7 giugno 2011 da http://www.iquadernidelora.it/

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9 EDITORIALE

Dossier13 Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza

Bepi Cajozzo, mistero ad alta quota31 Dossier

Maniglia, l’uomo-ombra del caso Cajozzo 40 Dossier

La sorella Josi: «Ma perché non si riapre l’inchiesta?»47 Dossier

L’esperto: oggi non è difficile recuperare quel jet dal mare

49 Luciano Mirone Quegli Sgarbi quotidiani al servizio del potere

57 DomenicoWalter RizzoCatania “ostaggio” di Virlinzi con l’avallo dellasocietà civile

67 Rita Di GiovacchinoUn Santo tra complotti, Cosa Nostra, spioni e P2

73 Nico Gozzo Come in un film... Prova a prenderlo!

85 Liliana FerraroE Palermo lasciò Falcone senza carta per le fotocopie

97 Nicola Tranfaglia La divisa, “attrazione fatale” per l’ex governatoreCuffaro

104 Elena Giordano Quei giovani “scoraggiati” all’ombra del vulcano

109 Lidia Undiemi Il dualismo del sistema e la guerra tra poveri

113 Silvana Polizzi Mandolfo: la lista delle donne è pronta a diventarerealtà

117 Titti De Simone-Danila Giardina La Delfa: «Serve trasparenza per le famiglie Arcobaleno»

122 Giuseppina Pisciotta Le relazioni genitoriali nelle famiglie “same sex”

131 Evelina Santangelo La Generazione TQ e il verduraio di Havel

136 Mauro De Mauro Ritratto di Sciascia, un “paesano” in città

141 IL QUADERNO A QUADRETTIGuido Valdini, Gian Mauro Costa, Pasquale Rinaldis,Mauro Merosi

Sommario

La disperazionepiù grande che possa impadronirsidi una società è il dubbio che essere onestisia inutile

”CORRADO ALVARO

In copertina: “L’ultimo volo”,elaborazione digitaledi Alessandro Bazan

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è un pezzo che manca in questo numero de IQuaderni de L’Ora. Ed è un pezzo che avrem-mo voluto scrivere dopo avere trascorso, comei precedenti due anni, tre giorni a Marsala, alFestival del giornalismo d’inchiesta promossodalla casa editrice Chiarelettere e dall’agenziaCommunico. Avremmo voluto raccontare i di-battiti, le proiezioni, le presentazioni dei libri,le novità editoriali o semplicemente il clima diuna kermesse culturale che in due anni ha rac-colto successo e consensi, trasformando Mar-sala in un laboratorio interessante per com-prendere dimensioni e identità di un mestiere,il giornalismo d’inchiesta, che in questo Paeseè diventato sempre più raro. Lo avremmo vo-luto raccontare raccogliendo notizie e opinio-ni di giovani colleghi e di autorevoli firme na-zionali, di blogger e di editori indipendenti, didocumentaristi o di pubblici amministratoriche in questi due anni hanno partecipato nu-merosi, insieme al pubblico di lettori che haaffollato lo splendido convento San Pietro. Ma il mese di maggio è trascorso senza rice-

vere una mail o una telefonata di invito, delFestival nessuna traccia. Solo voci che attri-buivano alle difficoltà di bilancio conseguential taglio dei trasferimenti del governo nazio-nale verso gli enti locali l’impossibilità, daparte del Comune di Marsala, di organizzarela terza edizione.

Editoriale

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ultimo contatto radio si chiude alle 16.08. Ilcomandante Antonio Marchesi comunica diessere a 30 miglia nautiche a nord di Palermo,in vista dell’isola di Ustica. Poi, il silenzio. Ilbireattore “Executive” perde i contatti con latorre di controllo di Punta Raisi, mentre si pre-para alla discesa, in vista dell’imminente at-terraggio sullo scalo di Palermo. E sparisce nelnulla. Nel nulla scompaiono i tre membri del-l’equipaggio: il palermitano Bepi Cajozzo, 31anni, i collaboratori milanesi Antonio Mar-chesi, 36 anni ed Ernesto Carcano, 31 anni.Nel nulla. Non è un modo di dire. Perché diquell’aereo, un “Lear Jet L.R. 35”, di proprietàdi Francesco Maniglia, palazzinaro, miliarda-rio, grande amico di Giulio Andreotti e dei cu-gini esattori Nino e Ignazio Salvo, i potenti de-

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di

giuseppe Lo bianco

e sandra rizza

Bepi Cajozzo,mistero ad alta quota

L’

Dossier

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ietro la scomparsa di Bepi Cajozzo, come un’om-bra, si muove il padrone dell’aereo sparito nelnulla: Francesco Maniglia. L’uomo che dovevaessere a bordo, ma non c’era. L’uomo che a cal-do ipotizza un attentato di matrice terroristica,tirando in ballo le “Brigate rosse”, ma poi smen-tisce tutto, giurando che nessuno gli vuole ma-le. L’uomo che poco dopo la tragedia, si pre-senta in casa Cajozzo e offre un sostegno eco-nomico alla vedova, come gravato da un oscu-ro senso di colpa. L’uomo in grisaglia che puòvantare una piccola flotta di aerei privati, eche in quegli anni, si arricchisce all’ombra deipotenti Salvo e di Andreotti in una Palermodominata dalla mafia di Stefano Bontade chericicla nelle banche di Michele Sindona i gran-di capitali della droga. Lo stesso uomo che l’an-

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Maniglia, l’uomo-ombradel caso Cajozzo

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Dossier

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redo che oggi sarebbe giusto scoprire la verita’sulla fine di mio fratello Bepi. Sarebbe giustoriaprire il caso della scomparsa del Lear Jet daicieli di Ustica per cercare quelle spiegazioniche finora non sono mai state trovate. Cosa èsuccesso quel 22 febbraio del 1978 a settemilametri di quota? Se si recuperasse la scatola ne-ra, si potrebbe finalmente capire cosa è acca-duto davvero su quel bireattore. So che ci sonodei tempi in cui lo Stato è in grado di riaprirele inchieste su cui non è stata fatta completa-mente luce. Ecco, una cosa è sicura: sulla spa-rizione di Bepi Cajozzo, e degli altri due piloti,a bordo di quel maledetto aereo, non c’è maistata alcuna chiarezza». Giuseppina Cajozzo,Josi per gli amici, titolare di un prestigioso la-boratorio di analisi a Palermo, continua a por-

La sorella Josi: «Ma perchénon si riapre l’inchiesta?»

«C

Dossier

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e il Lear Jet, il bireattore del costruttore Fran-cesco Maniglia, è precipitato nei fondali traUstica e Palermo, a circa 700 metri di profon-dità, 28-30 miglia a nord della costa di Sferra-cavallo, in un tratto di mare largo non più diqualche chilometro quadrato, con la tecnolo-gia di oggi non dovrebbe essere difficile indi-viduarlo e recuperarlo. Ne è convinto il pro-fessor Sebastiano Tusa, sovrintendente ai Be-ni culturali di Trapani, già sovrintendentedel Mare, tra i maggiori esperti di recuperi ar-cheologici marini dei quali il Mediterraneosiciliano è ricchissimo.

– Professore, quali probabilità vi sono che adistanza di oltre trent’anni l’aereo di Cajozzo,se è caduto in mare, possa essere recuperato?

«Buone, anche se la procedura è complessa e

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L’esperto: oggi non è difficilerecuperare quel jet dal mare

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Dossier

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n intellettuale prestato alla politica o un eru-dito “usato” dalla politica? L’ingenuo criticod’arte venuto dal Nord che dice «a Salemi lamafia non esiste» o l’accusatore implacabiledelle lobby delle pale eoliche? Un sindaco ma-novrato da un personaggio inquietante comel’ex deputato regionale Pino Giammarinaro,ex sorvegliato speciale ed ex latitante per vi-cende di mafia (dalle quali però è uscito assol-to) o l’uomo politico passato disinvoltamentedal Pci a Forza Italia? Chi è realmente VittorioSgarbi, da tre anni primo cittadino di Salemi,comune in provincia di Trapani passato daldominio dei cugini Salvo a quello di Pino Giam-marinaro, grande sponsor ed elettore del criti-co d’arte, trait d’union, secondo i magistrati,tra la mafia, la politica e il mondo della sanità

di

luciano mirone

Quegli Sgarbi quotidianial servizio del potere

U

Personaggi

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l copione sembra un remake del film di Fran-cesco Rosi “Le mani sulla città”, quello citatoa sproposito da Silvio Berlusconi a Porta a Por-ta prima del ballottaggio a Napoli e Milano.Sullo sfondo, a scrivere soggetto e trattamento,c’è sempre lui: il Cavaliere con i suoi provve-dimenti spettacolari e con gli uomini della suacorte pronti a scrivere la sceneggiatura. Un co-pione di favori reciproci, con inchini e bacia-mano in un frusciare leggero di banconote. Epoi ci sono i giudici. Due pubblici ministeripoco avvezzi al rispetto e all’ossequio ed unpresidente di Tribunale poco attento alle fre-quentazioni politiche dei suoi consulenti.La storia è quella di una piazza, ma è la sto-

ria di una città. Se questo fosse un film vedre-mo apparire nei titoli di testa i nomi degli at-

di

domenico walter rizzo

Catania “ostaggio” di Virlinzicon l’avallo della società civile

I

Città a perdere

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anto subito» era stato il grido di due milioni dipellegrini accorsi a Roma, quando nel 2005 Pa-pa Wojtyla dopo una lunga agonia ci ha lascia-to. Da quel momento le voci di una sua immi-nente beatificazione si sono rincorse, sostenutedalla mobilitazione popolare. Ma ostacolate,dietro le Mura Leonine, da un gruppo di teologidecisi a dare battaglia sulle molte ombre chehanno caratterizzato il suo lungo pontificato.Dalle coperture offerte dal Vaticano allo scan-dalo sui preti pedofili, ai suoi rapporti con ilvescovo americano Paul Casimir Marcinkus, ri-masto al suo fianco nonostante la cattiva fama el’ordine di arresto per il crack del banco Am-brosiano. «Questo processo sta procedendotroppo in fretta, la Santità non ha bisogno dicorsie preferenziali», ha protestato il cardinal

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di

rita di giovacchino

Un Santo tra complottiCosa Nostra, spioni e P2

«S

Vaticano & misteri

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assai recente il film di un bravo regista ameri-cano, Steven Spielberg, recitato da un attorealtrettanto bravo e “di cassetta” come Leonar-do DiCaprio, in cui si racconta della lotta trauna “guardia” e un “ladro” (o preteso tale). Unfilm che mette in risalto i dati umani di chifugge, come di chi cerca di prendere, di chicommette reati, come di chi cerca di accertarlie assicurare alla giustizia il colpevole. La sto-ria raccontata nel film, che può sembrare ro-manzata o poco aderente al vero, riguarda in-vece un caso effettivamente avvenuto. E que-sto non deve certo stupire. Quanto più le cir-costanze sono poco credibili, o sarebbero poco

di

nico gozzo*

Come in un film...Prova a prenderlo!

È

Storie di mafiosi

*Nico Gozzo, magistrato, è procuratore aggiunto a Caltanissetta

L’articolo è liberamente tratto dalla storia dei rapportitra la giustizia italiana e il boss mafioso di Cinisi VitoRoberto Palazzolo, già condannato in via definitiva.

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gli inizi del 1983, l’allora Presidente dell’Asso-ciazione Nazionale Magistrati, dott. AdolfoBeria d’Argentine, aveva ottenuto l’impegnodel Governo allo stanziamento di fondi in fa-vore degli uffici giudiziari per cominciare a ri-solvere la situazione di dissesto organizzativoe strutturale, che era diventata insostenibile.In quel periodo prestavo servizio presso la

Corte di Cassazione in qualità di magistratoaddetto al Massimario. Il Presidente Beria, checonoscevo fin dal mio ingresso in magistratu-

di

liliana ferraro

E Palermo lasciò Falconesenza carta per le fotocopie

A

Documenti

Gli ostacoli durante la costruzione dell’aula bunker, le fotoco-pie “impossibili’’ dell’ordinanza del maxiprocesso, i misteridell’Addaura, lo sgomento e il dolore dopo gli attentati di Capa-ci e di via D’Amelio, i tanti dubbi sulla gestione del 41 bis. Pub-blichiamo in due puntate la relazione che Liliana Ferraro, ma-gistrato, direttore dell’Ufficio Affari Penali dopo la morte diGiovanni Falcone, ha consegnato alla Commissione Antimafia.

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uel che colpisce il lettore della sentenza emes-sa lo scorso 21 gennaio dalla Corte di Cassa-zione è l’ambiente che circonda gli imputatidel processo chiuso al terzo grado di giudiziodalla suprema Corte. L’ex presidente della Re-gione siciliana Salvatore Cuffaro – ormai daqualche mese custodito in carcere a Rebibbia– è legato mani e piedi a una serie di soggettimafiosi (e, in molti casi, esponenti delle forzedell’ordine specializzati nella lotta contro lamafia, vicequestori, agenti di Polizia, sottuffi-ciali dei Carabinieri), medici e impiegati distrutture sanitarie private, tutti coinvolti inun’intensa attività affaristica avente come obiet-tivi essenziali i profitti di Cosa Nostra e latruffa, ingegnosa e pesante, ai danni dei citta-dini costretti a ricorrere per necessità di salu-

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di

nicola tranfaglia

La divisa, “attrazione fatale”per l’ex governatore Cuffaro

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Giustizia & Istituzioni

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a generazione “Neet”, ovvero dei giovani “sco-raggiati” che non lavorano e un’occupazionenon sperano di trovarla, è arrivata in Sicilia al77%. Il dato, impressionante, si aggiunge altasso generale di disoccupazione nell’isolache è esattamente il doppio di quello naziona-le, con un indice vicino al 14% rispetto al 7,5dell’intero Paese. Oggi il 40,3% della popola-zione siciliana ha un reddito tanto basso da es-sere considerato povero o prossimo alla po-vertà: su 2.700.000 famiglie italiane che balla-no sulla soglia di povertà, ben 480 mila (parial 18%) sono siciliane. E la punta di questoiceberg di disperazione, che nessuno vede, sitrova all’ombra dell’Etna: a Catania un ragazzosu due con meno di 24 anni non trova lavoro;nella scuola i provvedimenti della Gelmini

di

elena giordano

Quei giovani “scoraggiati”all’ombra del vulcano

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Lavoro/1

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o chiamano “dualismo di sistema”, un’espres-sione che fa sentire importanti, salvo poi sco-prire che si tratta di un modo elegante per so-stenere che le difficoltà di accesso stabile almondo del lavoro che affliggono milioni diprecari italiani dipendono dal raggiunto be-nessere di quei lavoratori che riescono ancoraa guadagnare uno stipendio decente. E questiultimi, convinti di possedere sufficienti dirit-ti, spesso non guardano in faccia la realtà. Sul“dualismo di sistema” destra e sinistra sonod’accordo nello scatenare una nuova guerratra poveri partendo da una diagnosi comune:l’esistenza di un “eccesso” di diritti per i lavo-ratori “stabili” causa l’aumento della precarie-tà. Così, mentre le statistiche sullo stato del la-voro in Italia si stanno trasformando in un bol-

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di

Lidia Undiemi

Il dualismo del sistemae la guerra tra poveri

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Lavoro/2

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l film si chiude con l’immagine degli uominiche, sconfitti, abbandonano il Comune, oraoccupato dalle donne. Il Comune è ovviamen-te quello di Palermo, perché tutta la storia èambientata a Palermo. Una storia ironica.Un’utopia. Qualcuno l’ha paragonata alla sto-ria di Lisistrata, la protagonista della comme-dia di Aristofane che nell’antica Atene guidòle donne allo sciopero del sesso. Correva l’an-no, film realizzato nel 2008, nato da un’idea diPina Mandolfo e Maria Grazia Lo Cicero, de-stinato forse, nelle intenzioni, al solo mercatopalermitano o siciliano, ha avuto un successoinsperato, ha girato e continua a girare per con-vegni, incontri e manifestazioni sindacali dimezza Italia, suscitando ovunque accesi dibat-titi su temi squisitamente politici.

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di

silvana polizzi

Mandolfo: la lista delle donneè pronta a diventare realtà

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Politica di genere

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iuseppina La Delfa è la presidente di “Fami-glie Arcobaleno”, l’associazione che raccogliesull’intero territorio nazionale genitori, o aspi-ranti tali, omosessuali. A Palermo per parteci-pare ad alcune conferenze nell’ambito dellemanifestazioni del Gay Pride, La Delfa raccon-ta a I quaderni de L’Ora la storia della sua espe-rienza di madre lesbica in un Paese ancora im-preparato ad accogliere la realtà delle famiglieomogenitoriali, cioè quelle composte da cop-pie gay e lesbiche con figli. «Vivo anch’io al Sud», dice, «a 50 chilometri

da Napoli, in un piccolo centro dell’Irpinia, davent’anni. Con la mia compagna abbiamo sem-pre vissuto nella trasparenza, non mentendomai sulla nostra relazione ma agendo smprecon discrezione. Quando abbiamo deciso di

di

titti de simone

e danila giardina

La Delfa: «Serve trasparenzaper le famiglie Arcobaleno»

G

Pride e diritti/1

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arlare di diritti dei componenti delle famigliesame sex presuppone a monte la qualificazio-ne giuridica “familiare” dei rapporti (tra i par-tner e tra questi e i figli) scaturenti dalle unionitra persone omosessuali, presupposto che ap-pare tutt’altro che scontato alla luce del vigen-te quadro normativo italiano, sul punto direipalesemente lacunoso. Tuttavia l’esito è desti-nato a modificarsi in vista, per un verso, dellapresa d’atto degli interpreti di situazioni di fat-to ritenute meritevoli di tutela da parte dell’or-dinamento interno e riferite alle cosiddette fa-miglie di fatto (o convivenze) e, per altro verso,del più ampio contesto normativo con cui l’in-terprete è chiamato a confrontarsi e, oggi, di-rei, è obbligato a confrontarsi, posta la efficaciaimmediata e diretta nell’ordinamento interno

di

giuseppina pisciotta*

Le relazioni genitoriali nelle famiglie “same sex”

P

Pride e diritti/2

*professore ordinariodi Diritto Privatoall’Università di Palermo

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uanti della generazione TQ si sono trovati aRoma il 29 aprile scorso ospiti della casa edi-trice Laterza a confrontarsi sui modi di acqui-stare credibilità sociale o rilevanza culturale –scrittori, critici, editor tra i trenta e i quaranta– hanno prima di tutto fatto i conti con la defi-nizione che da tempo Antonio Scurati dà diquesta generazione: figlia «dell’inesperienza»,una generazione, come ha scritto Giorgio Va-sta, «in attesa di un Godot epocale che li ri-scatti (consapevoli del fatto che se Godot nonarriva, è meglio)». Ed è proprio da qui che vor-rei cominciare questa mia riflessione.Forse perché vivo in una terra dove l’espe-rienza dell’arroganza mafiosa, da tempo, chia-ma a scelte di campo ineludibili. Forse perchéoggi al Sud (a quanto pare, più che al Nord) si

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di

evelina santangelo

La Generazione TQe il verduraio di Havel

Q

Intellettuali & società

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acalmuto, Caltanissetta, Palermo, le tappe si-ciliane di Leonardo Sciascia scrittore e uomo.Appartengono a Racalmuto Le parrocchie diRegalpietra e Morte dell’Inquisitore. Si inqua-drano nel capoluogo della più profonda pro-vincia siciliana, Il giorno della civetta e A cia-scuno il suo. E adesso Palermo, dove Sciasciavive nella verdissima quiete di Villa Sperlin-

di

mauro de mauro

Ritratto di Sciascia,un “paesano” in città

R

Le pagine de L’ORA

Nell’aprile del ’68 il direttore de L’Ora Vittorio Nisticò affida al-l’inviato Mauro De Mauro il delicato compito di fare un ritratto,il più possibile fedele, di un collaboratore eccellente della testa-ta, lo scrittore siciliano Leonardo Sciascia. Il “pezzo” vienepubblicato nell’edizione di giovedì 18 aprile con il titolo bold,tutto maiuscolo, “Sciascia, il paesano se n’è venuto in città”, el’occhiello “Dalle parrocchie di Regalpietra a Palermo”. Dal-l’articolo di De Mauro viene fuori un ritratto inedito per l’epo-ca, di uno Sciascia lontano dai riflettori della notorietà e aman-te delle ore trascorse nella sua tranquilla Racalmuto.

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scenari teatrali

> cantone

e il malessere

del nostro

tempo

Due fra gli spettacoli più convin-centi apparsi in questa stagione aPalermo dimostrano come il teatropossa ancora essere luogo di meta-fore contemporanee. Se questoobiettivo è certo più facile a riscon-trarsi – pur nel desolante vuotocreativo – nella ricerca della scenagiovanile o delle compagnie e deiregisti più avventurosi che affron-tano temi e umori dell’oggi, menocomune è imbattersi nel grandeteatro classico o di repertorio pro-posto da un teatro pubblico cheriesca ad interpretare con intelli-genza, gusto e profondità certiaspetti cruciali della condizionesocio-sentimentale di questi tempiopachi e convulsi. E ciò senza farericorso a quegli (spesso pasticciati)espedienti di attualizzazione deiclassici così in voga nel recentepassato.

Il riferimento è al capolavoro ce-choviano Zio Vanja (1899) e allacelebre Mandragola di Machiavelli(1518), messi in scena uno dopol’altro, ad aprile e maggio, dallaCompagnia del Teatro Biondo Sta-bile di Palermo, entrambi diretti daUmberto Cantone e accolti conconsensi convinti dai numerosispettatori.

Due testi storicizzati della cultu-

ra teatrale europea, assolutamentediversi l’uno dall’altro per tutto:mondi, epoche, tematiche, struttu-ra, linguaggio; ma che, visti l’unoaccanto all’altro, ci suggerisconoun curioso accostamento per con-trasto. Il senso fatale della rasse-gnazione, ovvero l’avvertimentodell’inutilità del fare che si respirain Cechov risulta specchio defor-mato del vizio del potere che, inMachiavelli, pretende di conqui-stare ogni cosa con la forza dell’in-ganno. O meglio ancora, inverten-do in ordine sincronico: la corru-zione della società, alla fine, nonporta ad altro che al fallimento del-l’uomo. E il distacco ironico di Ma-

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Umberto Cantone

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> GIAN MAURO COSTA è caposervizio alla Rai di Paler-mo e conduttore radiofonico.Ha realizzato come giornalistae regista, programmi, film e va-ri documentari per la Rai. Hascritto anche due romanzi (“Ye-sterday” e “Il libro di legno”)per la casa editrice Sellerio.

> TITTI DE SIMONE giornalista, fondatrice di Arci-Lesbica e promotrice delWorldPride nazionale del 2000, è sta-ta deputata alla Camera e com-ponente della Commissione cul-tura. Cura la direzione artisticadello spazio culturale NZocchèa Palermo e dirigo una collanaper la casa editrice Navarra. Èautrice del volume “Intervista aEmma Dante” (Navarra, 2010).

> RITA DI GIOVACCHINO giornalista e scrittrice. Dal 1988,come inviata de Il Messaggero,ha trascorso lunghi periodi inSicilia per seguire importantiinchieste sulla mafia. Attualmen-te collabora con il Fatto Quoti-diano. Ha scritto quattro libri-inchiesta e un romanzo. Nel 1994ha pubblicato con Tullio Pironti“Scoop mortale”, la prima bio-grafia di Mino Pecorelli. Nel 2003il “Libro nero della Prima Re-pubblica” (Fazi Editore); nel 2007ha curato un’inchiesta sugli omi-cidi in famiglia, “Delitti privati”.Nel 2009 ha pubblicato “Storiedi alti prelati e gangster roma-ni”. Nel 2010 è uscito il suo pri-mo romanzo, “Il lago di Vene-re”, firmato con lo pseudonimodi Domizia Jankov.

> DANILA GIARDINApalermitana per ius soli, è unsoggetto nomade solo nella

scrittura. Giornalista pubbli-cista, ha collaborato con ilMe-diterraneo e con altri giornalisiciliani, fra cui il Giornale diSicilia e Repubblica Palermo.Si è occupata di progetti eu-ropei sulla violenza contro ledonne ed è sempre stata im-pegnata nell’associazionismonell’ambito delle battaglie peri diritti civili.

> ELENA GIORDANO nata a Catania, è laureata inScienze Politiche ed è giorna-lista professionista dal 2000.Ha cominciato nel 1989 a Mi-lano nella redazione tedescadel mensile di moda Vogue(Condè Nast), ha collaboratocon Tele+ e Rai Tre e dopo qual-che anno è tornata in Sicilia,suo vero grande amore, rico-minciando da cronista nella re-dazione de Il Mediterraneo. Siè occupata di uffici stampa enon ha mai abbandonato la pas-sione per la cultura e per la mo-da, che ha seguito come gior-nalista per il più importantegruppo italiano di hair e make-up stylist.

> NICO GOZZOprocuratore aggiunto di Cal-tanissetta, è stato pubblico mi-nistero a Palermo durante lastagione delle stragi. Si occu-pa da anni di processi di ma-fia, ha sostenuto l’accusa nelprocesso Dell’Utri indagandoa lungo sull’origine delle for-tune finanziarie di Silvio Ber-lusconi. A Palermo ha condot-to le inchieste sugli omicididell’agente Agostino e di Ema-nuele Piazza, esplorando i set-tori di confine tra mafia e set-tori deviati degli apparati disicurezza.

> GIUSEPPE LO BIANCO è cronista di giudiziaria. Neglianni ’80 ha lavorato a Palermoal quotidiano del pomeriggioL’Ora. Oggi collabora con Il Fat-to Quotidiano e con la rivistaMicromega. Ha scritto con San-dra Rizza numerosi saggi sullamafia. L’ultimo è “L’Agenda ne-ra della seconda Repubblica”(Chiarelettere, 2010).

> MAURO MEROSIromano, giornalista professio-nista, ha iniziato a lavorare 21anni fa a L’Ora. Poi ha lavoratoalla Rai, nella redazione culturadel Gr1 e a RaiNews24 come au-tore di reportage. Ha collabora-to con giornali del GruppoL’Espresso e della Rizzoli. È au-tore di un libro sulla Somalia,tradotto in varie lingue.

> LUCIANO MIRONEè nato a Catania nel 1961. Hainiziato la sua carriera collabo-rando col Giornale di Sicilia, perpoi passare a I Siciliani di Pip-po Fava. Ha scritto per una se-rie di testate nazionali come Dia-rio, Left, Avvenimenti, Il Vener-dì di Repubblica, Nuova ecolo-gia, Oggi, Marie Claire. Fonda-tore e direttore dei periodici Loscarabeo e Liberidea, oggi diri-ge L’Informazione, e collaboracon Repubblica Palermo. Hapubblicato numerosi libri; per ilteatro ha scritto il monologo“Uno scandalo italiano”, ispira-to alla storia di Cosimo Cristi-na, il primo giornalista “suici-dato” dalla mafia.

> GIUSEPPINA PISCIOTTA nata a Palermo nel 1960 è Pro-fessore ordinario di Diritto pri-vato alla facoltà di Giurispru-denza di Palermo. Nell’ambito

Hanno scritto in questo numero

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del suo ruolo di presidente delcorso di laurea ha promossouna serie di iniziative tese a sen-sibilizzare gli studenti su temiinerenti il riconoscimento e latutela della dignità della perso-na, dando tra l’altro visibilitàalle situazioni prive di una tu-tela effettiva e di un riconosci-mento come quella delle unio-ni tra persone omosessuali.

> SILVANA POLIZZIè stata corrispondente de L’Orada Messina. Nel 1986 viene as-sunta nella redazione centraledel quotidiano. Dal 1988 lavo-ra nella redazione siciliana del-la Rai: è stata tra l’altro con-duttrice del telegiornale, cro-nista politico-parlamentare, se-gretaria di redazione. Tra il 2002e il 2003 ha curato la rubricaMediterraneo. Dal 2009 coor-dina l’edizione siciliana di Buon-giorno Regione.

> PASQUALE RINALDIS si è avvicinato al mondo del gior-nalismo quasi per caso duran-te gli anni universitari, entran-do dapprima nello staff di Ve-spina di Giorgio Dell’Arti. Chia-mato da Il Foglio poco dopo, viha lavorato per quasi cinque an-ni. Da novembre 2009 è redat-tore del Il Fatto Quotidiano. Ap-passionato di musica, cura larubrica “Vive le rock” su ilfatto-quotidiano.it.

> SANDRA RIZZA ha cominciato l’attività di gior-nalista a L’Ora. Oggi collaboracon Il Fatto Quotidiano e Micro-mega. Con Giuseppe Lo Biancoha scritto numerosi saggi riguar-danti la mafia. L’ultimo è “L’Agen-da nera della seconda repubbli-ca” (Chiarelettere, 2010).

> DOMENICO WALTER RIZZOgiornalista, scrittore, autore te-levisivo. Ha lavorato a Telecolore ha collaborato lungo con L’Orae con l’Unità. Ha collaborato conCarlo Lucarelli e ha lavorato conMichele Santoro a Circus/ Sciu-scià e recentemente ad Anno-zero. Ha scritto due libri (“Il Go-verno della mafia” e “Il Bluff -Viaggio nell’Italia del lavoro fles-sibile”) e curato la regia di alcu-ni documentari. Ha avuto il pre-mio Ilaria Alpi, il premio MarioFrancese e il premio Cronista.Attualmente lavora per Rai Trecome inviato della trasmissioneChi l’ ha Visto?. Collabora con IlFatto Quotidiano, sul quale curail suo blog personale.

> EVELINA SANTANGELOscrittrice. È redattrice ed edi-tor per la narrativa italiana einglese presso Einaudi. Inse-gna Tecniche della narrazionealla Holden di Torino. Ha stu-diato Linguistica con NunzioLa Fauci. Ha frequentato corsidi lingua inglese presso la Cor-nell University a Ithaca, NewYork. Poi ha vinto la borsa distudio della Scuola Holden. Do-po notti passate a rivoltarsi nelletto, è tornata in Italia, a Tori-no, a studiare Tecniche dellanarrazione. Tre anni di studio“matto e disperatissimo”, incui ha frequentato un corsoavanzato di Creative Writingcon la scrittrice Heléna Vira-montes (Cornell University,Ithaca, N.Y.).

> NICOLA TRANFAGLIAstorico, politico e docente uni-versitario, è stato preside del-la Facoltà di Lettere di Torino.Come giornalista è editoriali-sta de La Repubblica e colla-

boratore de L’Espresso; è inol-tre condirettore della rivistaStudi Storici e membro del co-mitato scientifico della Fon-dazione Gramsci. Deputato nel-la quindicesima legislatura peril Pdci, è stato in seguito re-sponsabile cultura di Italia deiValori, partito che in seguitoha lasciato. È autore di nume-rosissime pubblicazioni di ca-rattere storico, s’è occupatoanche di tematiche riguardan-ti la criminalità organizzata ela lotta al fenomeno mafioso.

> LIDIA UNDIEMIstudiosa di economia e di di-ritto, ha conseguito nel 2010il titolo di dottore di ricerca inDiritto dell’economia, dei tra-sporti e dell’ambiente. Si oc-cupa in particolare di politicaeconomica e legislativa di con-trasto alle esternalizzazioniabusive e più in generale allespeculazioni di mercato. È ca-poredattore della rivista scien-tifica Giureta (pubblicazionedi diritto dell’Economia, deitrasporti e dell'ambiente). Faparte di alcune organizzazioniantimafia, come il “Popolo del-le Agende Rosse” e la “ScortaCivica Palermo”.

> GUIDO VALDINIgiornalista professionista, hasvolto il nucleo principale dellasua attività al giornale L’Ora, do-v’è stato anche capo redattorefino alla chiusura del quotidia-no nel maggio del 1992. È sta-to capo ufficio stampa del Co-mune di Palermo durante la sin-dacatura di Leoluca Orlando. Ècritico teatrale de La Repubbli-ca Palermo e consulente del Tea-tro Biondo Stabile.

Hanno scritto in questo numero

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