Beltel: La lezione di Jobs all'Italia

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Articolo di BELTEL sul convegno "L'Italia di Steve Jobs" del 19 Aprile 2012, organizzato da Fondazione THINK! in collaborazione con Università degli Studi Milano-Bicocca Milano, evento dedicato allo straordinario innovatore ex CEO di Apple e alla sua genialità. L’idea alla base della conferenza è quella di fare il punto, a distanza di sei mesi, tra la personalità dirompente di Steve Jobs e la “Apple-Philosophy” e tutto ciò che ha comportato rispetto al tradizionale modo di concepire il prodotto, l’innovazione tecnologica e ideologica, il design di qualità e la tecnologia in rapporto alla esperienza emozionale dell’utente utilizzatore.www.thinkinnovation.org

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che ha lasciato, della lezione che SteveJobs ancora può dare agli imprenditori, airicercatori e ai giovani in Italia. Di questosi è discusso durante l’evento dal titolo:“L’Italia di Steve Jobs. La lezione di unostraordinario innovatore”, organizzato loscorso 19 aprile (all’interno del circuito dei“Fuori Salone”, gli eventi satelliti delSalone del Mobile) dall’Università degliStudi di Milano Bicocca e Think!(TheInnovation Knowledge Foundation).Imprenditori, ricercatori, ma soprattuttotanti giovani hanno affollato l’Aula Magnadell’Università degli Studi di MilanoBicocca per riflettere sugli insegnamentiche il padre della “Apple Philosophy” ciha lasciato. “Riflettere sul lavoro di Jobs –spiega Giorgio De Michelis, Docente diInformatica per le Organizzazioni eInteraction Design all’Università di Milano-Bicocca - è importante perché ci forniscedelle informazioni, ci spinge a pensare acosa potremmo fare. Jobs, nel corso di

LA LEZIONE DI JOBS ALL’ITALIA

Redazione

Una giornata dedicata a riflettere sullafigura di Jobs, poeta dellʼinnovazione,imprenditore e organizzatore di azienda.

© Maria Vittoria Romano

Sulpapà del Macintosh siè detto di tutto e di più,i media hanno rivoltatocome un calzino vita e

carriera del guru di Cupertino. Labiografia scritta da Walter Isaacson, exdirettore di Time, ha fornito così tanteinformazioni sulla vita di Jobs da fareimpazzire di curiosità mezzo mondo. Sullagrandezza dell’uomo, dotato di genio ecreatività, si è parlato – giustamente –molto. Un po’ meno sugli insegnamenti

trent’anni, ha sviluppato un approccio incui ha dato un impulso non indifferenteallo sviluppo della tecnologia da cui si puòimparare molto”. Innovazione,organizzazione e sostenibilità sono aspettiche emergono con forza dall’esperienzadi Jobs, in grado di farci capire megliocome fare innovazione oggi. “Quella dellaApple è un’innovazione fortementeprogettata, grazie all’ascolto continuodell’utente. I prodotti – così belli e perfettidi cui potersi innamorare – sono concepitie realizzati attorno ai bisogni, masoprattutto ai desideri degli utenti”. Èquella che De Michelis chiama “co-evoluzione”. Ma nel caso della Apple c’èdi più, “perché quello che la Apple fa èproporre un nuovo dispositivo capace inseguito di mantenere la sua identità neltempo. C’è la capacità di interpretare gliutenti prima che loro dialoghino con latecnologia”. L’iPhone per esempioreinventa lo smartphone, rovescia ilrapporto fra telefoni e reti, inventandosianche un mercato in cui si vendono leapplicazioni che sono anche servizi, cheApple vende ovviamente. Altro aspettofondamentale che caratterizza il pensieroe l’azione di Jobs imprenditore èl’organizzazione: creare aziende capaci didurare nel tempo. E così è stato, sia per laApple sia per la Pixar, altra azienda disuccesso da lui creata dopo essere statoallontanato da Cupertino. “L’esperienzadella Pixar ha restituito un Steve Jobs piùsicuro e decisionista sotto il profilomanageriale” sottolinea Elserino Piol, unodei pochi che ha negoziato con successocon Steve Jobs. “La vera innovazione –conclude Piol - è stato un business modelcapace di creare attorno al prodotto unvantaggio competitivo. Jobs ha cambiatodiverse industrie, tra cui quelle dellamusica con iTunes e dei telefoni”. Un altro punto fondamentale è lasostenibilità, la scelta di Jobs di adottareun modello di sistema chiuso. Perché �

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sostanzialmente al design italiano”. Olivettiha dedicato attenzione agli ambienti dilavoro, proprio come Steve Jobs, erasempre coinvolto nel progetto dellefabbriche e degli uffici. Ha sviluppato laprima macchina “smart” della storiadell’umanità: una macchina da scrivererossa con una maniglia, chiamataValentina. Tornando ai tempi nostri“l’Italian Way delinea un’azienda in cui ilcambiamento deve essere continuo e inperfetta co-evoluzione con i suoi clienti”sottolinea De Michelis. Imprese immersenel territorio ma che hanno come mercatoil mondo. Ecco perché riflettere sullafigura di Jobs cercando di capirne la suaazione, può essere di grande utilità per gliimprenditori italiani più innovativi, maanche di insegnamento ai giovani. “Latecnologia noi italiani l’abbiamo – ricordaMarco Boglione, fondatore di BasicNet – ilproblema è la mentalità. I giovani di

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vent’anni che vanno nella Silicon Valleypensano al business in maniera noncolpevole, cercano di realizzare la loroidea a tutti i costi, vogliono creare aziendeperché così si creano anche posti dilavoro”. Occorrerebbe a questo punto fareuna riflessione anche sulla figuradell’imprenditore diffusa oggi in Italia,ancora troppo legata a stereotipi negativi.Ma su questo argomento servirebbero nonuno, ma cento convegni… �

Per saperne di più…Ulteriori informazioni su programma einterventi dei relatori le trovate nel sitohttp://www.thinkinnovation.org/it/Vedi anche il paper di Giorgio De Michelisdal titolo La lezione di Steve Jobs: unariflessione italiana(http://www.thinkinnovation.org/it/blog/2012/03/nuovo-paper-su-think-la-lezione-di-steve-jobs-una-riflessione-italiana/).

il mondo artigianale che non a quelloindustriale”. Jobs è dentro ai processi e liinfluenza giorno dopo giorno.

Jobs e la cultura italianaMolti i punti di contatto tra lo stileimprenditoriale di Jobs e le direttrici di unnuovo modello dell’industria italiana cheGiorgio De Michelis e Federico Buterachiamano Italian Way of Doing Industry.l’attenzione al cliente/utente, la capacità dilavorare in simbiosi con loro, la costanteinnovazione, la competizione. “Molti diquesti elementi (presenti in molte dellenostre aziende) li ritroviamo in Jobs. Nellastoria italiana passata - spiega DeMichelis - anche noi abbiamo avutograndi innovatori, uno su tutti è statoAdriano Olivetti. Ha sviluppato macchine,ha pensato che queste macchine peressere facilmente utilizzabili dovevanoessere rese funzionali, ha dato vita

Jobs non aderisce all’open source? Larisposta va ricercata nella perfezione delprodotto: la scelta di mantenere il sistemachiuso è rivolto a perseguire l’obiettivodella perfezione di prodotto a tutti i costi.L’apertura dunque è un lusso che Jobsnon può permettersi. Marco Susani (designer di successo chevanta una lunga esperienza nel mondodell’interaction design, ha speso noveanni della sua vita in una grande companycome Motorola, a lui si devono il designdel Razr) evidenzia come l’azione e ilpensiero di Steve Jobs abbia in realtàpoco in comune con gli imprenditori delsettore Ict americani. “Steve Jobs hanegato tutti i principi di management chele grandi corporations Usa insegnano”,guardando al percorso di Jobs –attenzione al prodotto, alla sua usabilità equalità - denota come “il suo pensiero, lasua concentrazione ha più a che fare con

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