Be-creative n.2

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ANNO 2013 N°2 WEBZINE DI INFORMAZIONE SULLE OPERE LIBERE A CURA DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE CREATIVE WORKSHOP C.F.91027090173 SEDE: L.GO CASE OPERAIE 15, 25036 PALAZZOLO S/O (BS) ITALIA SALVO DOVE DIVERSAMENTE SPECIFICATO QUEST’OPERA E’ PUBBLICATA SOTTO LICENZA CREATIVE COMMONS 3.0 BY-NC-ND UNPORTED. BE-CREATIVE NON RAPPRESENTA UNA TESTATA GIORNALISTICA E NON HA CARATTERE DI PERIODICITA’ QUESTA WEBZINE NON RAPPRESENTA UNA TESTATA GIORNALISTICA E NON HA CARATTERE DI PERIODICITA’. MULTIVERSO IL TOUR ITALIANO DEI GRAMMOPHONE BLENDER L’EDITOR 3D PER REALIZZARE VERE E PROPRIE OPERE, GIOCHI E FILMATI LE IMMAGINI CREATIVE C O M M O N S DEL MESE CONSIGLIATE DA BE-CREATIVE ARIANNA BENESSO: AMO IL BRIVIDO DEL CHECK-IN VIAGGIATE CON ME! CHRISTIAN MILONE MUSIC IN WONDERLAND INTERVISTA ALLO SCRITTORE DANIELE IMPERI E’ UFFICIALE: IL BORDERO’ NON E’ SEMPRE OBBLIGATORIO CREATIVE COMMONS: TERZA EDIZIONE DEL MANUALE OPERATIVO SIMONE ALIPRANDI ZOMBIE SAFARI BORDERO’ SIAE BE CREATIVE

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In questo numero: Grammophone e il tour Multiverso A tu per tu con Christian Milone Zombie Safari di Daniele Imperi Blender e le animazioni in 3D e molto altro!

Transcript of Be-creative n.2

ANNO 2013

N°2

WEBZINE DI INFORMAZIONE SULLE OPERE LIBERE A CURA DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE CREATIVE WORKSHOP C.F.91027090173 SEDE: L.GO CASE OPERAIE 15, 25036 PALAZZOLO S/O (BS) ITALIASALVO DOVE DIVERSAMENTE SPECIFICATO QUEST’OPERA E’ PUBBLICATA SOTTO LICENZA CREATIVE COMMONS 3.0 BY-NC-ND UNPORTED.

BE-CREATIVE NON RAPPRESENTA UNA TESTATA GIORNALISTICA E NON HA CARATTERE DI PERIODICITA’QUESTA WEBZINE NON RAPPRESENTA UNA TESTATA GIORNALISTICA E NON HA CARATTERE DI PERIODICITA’.

MULTIVERSOIL TOUR ITALIANO DEI GRAMMOPHONE

BLENDER L’EDITOR 3D PER REALIZZARE VERE E PROPRIE OPERE, GIOCHI E FILMATI

LE IMMAGINI CREATIVE C O M M O N S DEL MESE CONSIGLIATEDA BE-CREATIVE

ARIANNA BENESSO: AMO IL BRIVIDO DEL CHECK-IN VIAGGIATE CON ME!

CHRISTIAN MILONEMUSIC IN WONDERLAND

INTERVISTA ALLO SCRITTORE DANIELE IMPERI

E’ UFFICIALE: IL BORDERO’ NON E’ SEMPRE OBBLIGATORIO

CREATIVE COMMONS: TERZA EDIZIONE DEL MANUALE OPERATIVO

SIMONE ALIPRANDI

ZOMBIE SAFARI

BORDERO’ SIAE

BE CREATIVE

Pag.2 SOMMARIO

IN QUESTO NUMEROMUSIC CONNECTION

OPEN MIND

BIBLIOTEK

LIFE STYLE GUIDE

ONDANOMALA

MULTIVERSO IL TOUR DEI GRAMMOPHONECHRISTIAN MILONE COME UN LIBRO APERTO

HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO:DANIELA VIVARELLIVLADIMIRO GUINDANISIMONE ALIPRANDIADRIANO BONFORTIAKEUARIANNA BENESSO

ART DIRECTORFABIO MAZZARELLA

MEDIA PARTNER’SZOMBIE SAFARI: INTERVISTA ALL’AUTORECREATIVE COMMONS: MANUALE OPERATIVO 3a EDIZIONE

BLENDER: GRAFICA 3D PROFESSIONALEIRFAN VIEW: FOTORITOCCO PER TUTTITHE SUFFERING: UN GIOCO DA INCUBOALIEN ARENA: SPARATUTTO DI FANTASCIENZA

IL BUCO E’ PEGGIO DELLA TOPPAUFFICIALE: IL BORDERO’ NON VA SEMPRE COMPILATO

ARIANNA: VI PORTO IN VIAGGIO CON ME

IL PENSIERO CREATIVO...Tanto si è scritto e tanto si è detto riguardo la questione del “Borderò SIAE”, ma un aspetto che èpassato quasi in sordina in tutta la discussione che si è venuta a creare nei giorni scorsi è quello della totale assenza in Italia di una banca dati pubblica a cui accedere per questioni inerenti leggi che tutelano il diritto dei cittadini o l’accesso libero alle sentenze della Corte di Cassazione. Il primo a sollevare la questione è stato L’avv. Guido Scorza su L’Espresso online del 24 settembre 2013 al quale hanno fatto eco poi le discussioni di altre autorevoli voci del panorama giuridico del nostro paese. In sostanza, in casi come quello dell’obbligatorietà o meno della compilazione del Borderò in caso di opere non facenti parte del repertorio gestito dalla SIAE e di una legge ormai abrogata, a dispetto delle convinzioni della stessa Società, giuristi, avvocati e professori universitari sono dovuti ricorrere al portafogli per poter accedere a testi e dati utili a far luce sulla questione. Alla faccia del progresso!

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GALLERYLE IMMAGINI CREATIVE COMMONS DEL MESE

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GRAMMOPHONE

Sono in cinque e vengono da Eboli. Evocano atmosfere nordiche, a loro lontane, e strizzano l’occhio al bel canto. I Grammophone viaggiano tra istinto e razionalità, vestendo di elet-tricità la poesia di una personalissima estetica musicale. Nel cerchio infuoca-to delle categorie, siedono ai piedi del pop e dell’elettronica sperimentale, figli di una costante ricerca melodica.

MUSIC CONNECTION

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Ciao ragazzi. Riportiamo in parte quanto scritto sul vostro sito “Tra istinto e razionalità, emozione e logica, poesia e rabbia, il progetto Grammophone dipinge un originale quadro sonoro.” Frase ad effetto od in qualche modo rappresenta le personalità dei membri del gruppo?

Ciao, questa descrizione ci accompagna da un po’ di tempo ormai ed è stata scritta da Gianni. Ci siamo sempre sentiti rappresentati dal concetto che esprime, dato che all’interno della band ci sono personalità diverse, spesso opposte. Anche in quello che è il nostro processo creativo si alternano momenti di “istinto” più totale e di “razionalità” estrema nell’attenzione ai particolari.

C’è da dire però che dal punto di vista formale non si può negare che questa sia una frase ad effetto.

L’11 ottobre 2013 avete presentato a Roma “Multiverso”, il vostro esordio discografico in uscita via Subcava Sonora. Parlateci un po’ di questo vostro primo lavoro.

Multiverso nasce al Rumore Rosa di Eboli (SA), che è per ognuno di noi una sorta di seconda casa. In questo studio, per due mesi piuttosto intensi, abbiamo affrontato la pre-produzione del disco. I brani nascono in maniera differente tra loro, alcuni dall’istinto e dalla forza che riusciamo a trovare in sala provando e riprovando fino allo stremo, alcuni sono più razionali e definiti già in partenza, altri semplicemente vengono fuori dalla follia delle nostre “normali” vite. In pratica, non c’è una regola precisa. Abbiamo deciso di registrarlo dal vivo al Sam

Studio di Lari (PI), guidati dalle sapienti orecchie di Ivan Antonio Rossi, per ricreare il più fedelmente possibile la sensazione che avevamo durante il live. E’ stato poi mixato a Milano all’8brr.rec Studio (lo studio personale di Ivan) e masterizzato da Giovanni Versari a La Maestà Studio.

Parliamo di NORTHPORCELLIN, brano correlato da video. Decisamente un testo impegnativo a tratti evocativo su un percorso di vita diviso tra contrapposizione degli opposti ed il gusto nell’assaporare l’essenza delle cose. Parlateci del brano e della realizzazione del video: una ragazza vestita di rosso (elemento ricorrente) che cammina lungo linee stradali, la distorsione delle immagini, dei colori...

Un video deve essere necessariamente correlato al testo della canzone che rappresenta o, come spesso succede, specialmente all’estero non necessariamente deve esserci un filo conduttore?

Il brano Northporcellin nasce da un riff di synth suonato da Cristian sul quale tutta la band si è appoggiata, creando la ritmica e le armonie che contraddistinguono il brano oggi. Il testo è stato aggiunto poi in un secondo momento da Felice. E’ semplicemente una lettera per un figlio ancora non nato. Conserva lo stile di scrittura dei Grammophone ma ha la peculiarità di essere uno dei nostri pochi testi ottimisti, poiché a differenza di altri lascia un po’ di spazio alla speranza di una più sana comunicazione tra genitori e figli.

Il video viene fuori da una somma di momenti

MULTIVERSOIL TOUR DEI GRAMMOPHONE

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diversi: inizialmente ci siamo affidati ad un collettivo di Bassano del Grappa, che ha realizzato autonomamente il piano sequenza della ragazza vestita di rosso. E’ stato poi aggiunto il nostro playback (nato da una decisione piuttosto sofferta) con le riprese di Enrico Tucci e Manuele Altieri. Chiude il cerchio il montaggio del motion grapher napoletano Totore Nilo, che ha aggiunto la sua visione, tramite le distorsioni, i colori, la scelta delle scene. Il video quindi nasce dalla libera interpretazione che diverse persone hanno avuto del brano e del testo. Di solito a noi piace lasciare spazio a diverse chiavi di lettura, dandoci la possibilità di scoprire aspetti del brano che non avevamo notato.

Sempre parlando di NORTHPORCELLIN perché la scelta di non includerlo nel vostro album d’esordio?

Questo brano fa parte di una sessione precedente di brani rispetto a quelli di Multiverso e in particolare è stato registrato da Cristian al Rumore Rosa Studio di Eboli e poi mixato da Giacomo Fiorenza all’Alpha Dept di Bologna. La scelta di non includerlo viene fuori da due aspetti diversi: -l’aspetto emotivo, poiché è stato creato e suonato in un periodo diverso rispetto a quello degli altri brani; -tecnico, poiché dal punto di vista sonoro non riesce a legarsi bene ai nuovi brani contenuti in Multiverso.

Dei buoni artisti non devono solo saper creare e/o interpretare un buon album, ma anche trasmettere le emozioni dal vivo. In un panorama musicale dove spesso l’interpretazione live non è all’altezza del prodotto venduto, meglio un buon disco od un’esibizione ben riuscita e piena di pathos?

Nel nostro caso abbiamo cercato di fare in modo che disco e live fossero entrambi all’altezza l’uno dell’altro, ed è una delle principali motivazioni che ci ha spinto a registrare in presa diretta. Troppo spesso ci siamo trovati ad ascoltare band che ci avevano colpito dal vivo ma il cui disco non rispecchiava le sensazioni provate nel live, oppure viceversa. Tra di noi però abbiamo pensieri diversi sul se preferire un buon disco o un’esibizione d’impatto.

Quanto è difficile fare musica in Italia e trovare qualcuno che creda negli artisti? Ed a questo proposito perchè la scelta di proporre le vostre creazioni sotto Licenze Creative Commons?

E’ sicuramente più difficile rispetto al passato, data la vastissima presenza di artisti nel panorama musicale

e la scarsa attenzione che i media tradizionali danno all’arte in sé. Compensano in parte questa mancanza i nuovi media che grazie alla loro facilità di accesso e ampia visibilità riescono a dare spazio anche a lavori artistici validi che non per forza badano all’aspetto commerciale ed economico.

La scelta di pubblicare con Licenza Creative Commons è strettamente legata alla volontà di rendere più fruibile la nostra musica. In passato alcuni di noi sono stati iscritti alla SIAE e quindi hanno potuto osservare dall’interno questo mondo, apprezzandolo ben poco. Inoltre essendo noi stessi a volte organizzatori di eventi e concerti nel nostro territorio, abbiamo provato anche quelle che sono le difficoltà e i costi dalla prospettiva di chi cerca di portare la musica al pubblico. Essere iscritti alla SIAE oggi ha molti più svantaggi che vantaggi. La nostra etichetta, Subcava Sonora, che sviluppa il suo percorso proprio sulle licenze Creative Commons e Copyleft in generale, ci ha dato la spinta finale e ci ha convinti definitivamente a fare questa scelta.

Avete spazio per dire quello che volete: togliervi un sassolino nella scarpa, parlare di progetti per il futuro, sogni nel cassetto, aggiungere qualcosa che non vi è stato chiesto. Ora potete farlo!

Al momento siamo molto presi dal tour che ci porterà in giro per la penisola nei prossimi mesi: suonare davanti ad un pubblico è una delle cose che ci piace di più e ci dà stimoli in generale. “Multiverso” sta avendo un buon riscontro nel pubblico e questo non può che farci piacere e renderci orgogliosi. A breve sarà presentato il nuovo singolo “Botola”, un brano a cui siamo molto legati emotivamente e sarà accompagnato da un video che ci incuriosisce non poco.

Siamo solo all’inizio!

V.G.

MUSIC CONNECTION

MULTIVERSOIL TOUR DEI GRAMMOPHONE

OFFICIAL SITEhttp://www.grammophone.it/

OFFICIAL FAN PAGEhttp://www.facebook.com/grammophone

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MUSIC CONNECTION

Christian Milone artista decisamente autodi-datta con radici artistiche davvero particolari crescendo a suon di note davvero differenti tra loro passando dalla musicalità melodica tipi-ca degli anni 70 ad esperienze diametralmen-te opposte. Quanto è stata importante per te la musica e cosa ha cambiato in te, se lo ha fatto, viverla “passivamente” attraverso il suo ascol-to rispetto ad un approccio più diretto come il comporla?

La musica mi accompagna dall’età di 4/5 anni,ovviamente mi riferi-sco “all’ascolto”, Stevie Won-der, Duran Duran, Michael Jackson e anche Gianni Morandi, ho sempre avu-to interesse per l’arte in genere, e da bambino mi isolavo spesso , ri-flettevo, assaporavo ed osservavo tutto, poi attraverso il dise-gno o la mimica, ”l’imitazione” riela-boravo e riproducevo. In tutto ciò la musi-ca era sempre presente,e più che alla canzone in ge-nerale mi affezionavo agli intro strumentali o a dei suoni di synth magari a dei passaggi...l’ascoltavo già suddivisa nelle sue parti strutturali, direi per-ciò che è stata molto più importante e formativa quella ascoltata piuttosto che quella com-posta, anche perchè la fase compositi-va vera e propria è iniziata intorno ai 16 annie si può dire che non ha cambiato nulla in me, c’è sempre stata, ho sempre avuto una colon-na sonora in testa per qualsiasi cosa o evento, c’è sempre una canzone giusta da abbina-re a quello che vedi o vivi e se non c’è te la componi da solo nella tua testa.

Decisamente interessante la presentazio-ne dell’album Still Bleeding dove affermi che “nasce dall’idea di mettere in musica sensazioni e sentimenti personali, simulando una seduta

dallo psicanalista a tinte forti” ed ancora che il tema ricorrente è il sangue come massima espressione di pulsioni e debolezze. In quale aggettivo ti identifichi maggiormente e perchè?

Sono diversi gli agettivi in cui mi potrei iden-tificare, ma sono utilizzati anche come so-stantivi tipo “paranoico”, “visionario”,

“analitico”, “fatalista” e “decadente”.Vedo del male e della malvagità anche dove

non ce n’è, immagino sempre situazioni surreali con me come pro-

tagonista in positivo o in negativo ed alle vol-

te racconto le cose in maniera esageratamen-te colorita, così solo per renderle un po più af-fascinanti, analizzo e osservo “gli umani” e credo nel fato o in una grande fine che

arriverà con relati-va ossessione e paura

della morte, in fine mi sento attratto dal de-

grado dai derelitti, dalla sofferenza dai tempi buii,

il crollo dei rapporti e della co-municazione una specie di perenne

scenario bukowskiano/postatomico !

Come è stato conciliare singole emozioni in un’al-bum così ben strutturato dove synth ed effetti vocali trasportano quasi in un universo onirico?

In un certo senso è stato facile, come dicevo pri-ma ho sempre associato suoni o canzoni ad ogni cosa, partendo da un concetto da spiegare o raccontare, associo subito dei suoni e delle me-lodie, fredde, calde, liquide o paurose o lacri-mevoli (li ci vuole chitarrina che arpeggia...) i testi li aggiungo alla fine e li scrivo adattan-doli alla musica, li uso per dare forza strumen-tale e non letterale o concettuale, mi servono per dire parole che graffiano in quel pun-to o che pennellano in quell’altro.

CHRISTIAN MILONEMUSIC IN WONDERLAND

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MUSIC CONNECTION

Tutto questo per quanto riguarda l’aspetto tecnico compositivo, per quanto riguarda quel-lo più romantico e mitologico è stato ancora più facile si è praticamente scritto da solo, c’era un bel po di sofferenza in me in quel perio-do le emozioni erano tutte ben armonizzate fra loro, coalizzate contro il povero Christian! HAHAHAH!!

Visto che ne fai cenno nella recensione del tuo album ci vuoi spiegare meglio il concetto di musica indie anche facendo riferimento, se lo desideri ai tuoi lavori?

Posso dirti poco...qui dove abito io qualsiasi ca-gata prodotta da qualsiasi pseudo “alternati-vo” viene definita indie, per me indie erano i

Radiohead addirittura, ma poi nel tem-po il termine ha assunto sfaccettature stra-ne come fu all’epoca per il termine “grunge”.Se indie=indipendente ok sono anche indie perchè registro suono arrangio tutto da solo auto finanziato, se vuol dire che è un genere musicale non definito, non sono indie, scusate ma l’argo-mento mi suscita orrore ... qui da me ho visto definire indie dall’hard rock al surf’n’roll, qui è tutto indie anche i cani, le barche, le monta-gne, ogni cosa è indie ed è il sintomo dell’igno-ranza musicale che si fa largo fra queste masse inutili di ascoltatori poco informati (scusate lo sfogo).

Facciamo un passo indietro a parliamo di Orlok in wonderland, l’album che precede Still

Bleeding e che a differenza di quest’ultimo si ispira a storie veramente accadute seppur ro-manzate dalla fantasia che non vuole essere un modo per sconvolgere il senso delle storie, quanto metaforizzarle. Trovi che ci sia stata un’evoluzione tra i due album?

Evoluzione tecnica si, Still Bleeding è prodot-to meglio, mixato meglio è più curato sui suo-ni ed anche un po più ragionato per alcuni aspetti, Orlok è più romantico e triste, ambedue sono molto intimi e l’evoluzione che c’è stata è stata verso il sangue, la crudezza,la violenza esasperata il volume alto il frago-re di tempeste all’orizzonte in Orlok la “la fine di tutto” viene annunciata, in Still Bleeding se ne incominciano a vedere forme e colori.

Il brano “Take This” contenuto in Orlok in Wonderland, in qualche modo anticipa forse l’album successivo?

Questa domanda mi è piaciuta molto, perchè Take This è la prima canzone che ho composto per Orlok ed è la prima canzone che ho registrato con un computer e dei synth, primo esperimento,diciamo che però l’accostamento è az-zeccato perchè è una canzone molto da

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CHRISTIAN MILONEMUSIC IN WONDERLAND

re, far soldi, diventare famosi a questi consiglio di andarsene a cagare, che se proprio de-vono vendere qualcosa, che si prostitui-scano, almeno guadagnano qualcosina.

Per gli altri, quelli che hanno la fiamma che brucia dentro, non hanno bisogno di consigli da parte mia che sono mr nessuno, ne tantomeno è gente che si fa condizionare dal periodo storico.

Questi ragazzi, sono alimentati da passione pura,come me, come voi radiofonici e webzinari d’assalto, non gliene frega niente, suonano e compongono a prescindere da tutto, io potrei solo dire di non far spegnere quella fiamma da qualche matrimonio del cazzo, o da qualche divisa di qualsiasi genere e colore, in particolar modo da quelle bianche che vengono dal vaticano, trasfor-mate tutto in benzina da buttare su quella fiamma.

V.G.

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CHRISTIAN MILONEMUSIC IN WONDERLAND

“sedia dello psicanalista” ed il pulsare ed il respiro che fini-sce sono elementi tipici dell’anatomia presen-te in Still Bleeding, ma no, sono cose lontane nel tempo e non collegate ahimè, Orlok rimangono storie realmente accadute Still Bleeding parla in manierapiù generica della mia interiorità.

Prossimi progetti per il futuro?

Come progetti futuri ho già pronto un lavoro dal titolo “The Wrong Place”, ma è un album suona-to di getto e registrato in poco più di 2 mesetti dove ancora mancano le voci, ma vi posso dire che si tratta di un album hard rock/metal qua-si nessun synth solo chitarre batteria basso.È capitato che mi abbiano sospeso la patente per un anno e già dai primi giorni ho avuto modo di valutare il comportamento di amici vari, la loro lealtà, la loro disponibilità..... e ho dedicato loro un disco di quelli molto incazzati, anche qui episodi realmente accaduti come in Orlok.

Cosa ti senti di consigliare ai giova-ni emergenti che si affacciano nel mon-do della musica in questo periodo storico?

Ci sono due tipologie di giovani musicisti: quel-li che si affacciano alla musica per emerge-

SCARICA GLI ALBUM DI CHRISTIAN MILONE

http://www.lifestylecommunity.it/it/musica/m/christian-milone/

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BLENDER3D OLTRE OGNI IMMAGINAZIONE

Cos’è Blender?

Blender è un programma open source di grafica 3D che contiene tutti gli strumen-ti per la realizzazione sia di immagini 3D che di animazioni grafiche anche complesse.E’ inoltre disponibile per i maggiori sistemi operati-vi e ha anche dei porting non ufficiali per altri O.S .

Siccome è un programma con tanti comandi e possi-bilità, cercare di descriverli porterebbe via l’ intera ri-vista e oltre, quindi farò una presentazione generale.

Blender come tutti i programmi dedicati al 3D non è un programma semplice, e imparare ad usar-lo sapientemente richiede tempo ed impegno. Il binomio “semplice e veloce” e “3D” da sempre non va d’ accordo, ma saprà dare grosse soddisfazioni a chi avrà il coraggio di imbarcarsi in questa impresa.

Inoltre essendo un programma dedicato an-che alle animazioni dà la possibilità di fare dei montaggi video, personalmente l’ ho usato per creare dei video partendo da alcune fotogra-fie ottenendo un risultato più che soddisfacente.Infatti permette il controllo a livello di fotogramma, e la possibilità di mettere delle dissolvenze di vario tipo

A livello animazione e video permette la simu-lazione di fluidi, fuoco ed esplosioni, oltre a ca-mera tracking, rotoscoping e compositing,Cosa vuol dire questo? Che se vogliamo fare degli effetti visivi per i nostri video, con Blender lo possiamo fare.

Video realizzati con Blender

Blender benchè non abbia raggiunto la popolarità che si merita ha comunque dei grossi precedenti.La Blender foundation ha infatti realizzato dei cortometraggi insieme a degli artisti di spicco che ha poi rilasciato in licenza C.C, compresi i file per la sua realizzazione.Avendo una grossa comunità alle spalle per il suo finanziamento la fondazione è ricorsa alla prevendita dei dvd degli stessi.La comunità è stata anche quella che ha permesso a Blender stesso di vivere.

Quando la NaN la società che ha scritto inizial-mente il codice (distribuendolo come softwa-re proprietario freeware) fallì, la comunità mise mano al portafogli e in soli tre mesi si raggiunse la cifra di centomila euro, cifra che servi per pa-gare i creditori e far diventare Blender un softwa-re libero gestito dalla Blender foundation.

Il primo cortometraggio è stato Elephant dreamche ci porta all’ interno di uno stranomondo fatto di cavi.

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OPEN MIND

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OPEN MIND

Il secondo è stato Big Buck Bunny. E’ la storia di un coniglio che quando viene ves-sato da uno scoiattolo si trasforma in un Ram-bo vendicatore. Quello stesso scoiattolo diven-terà poi il protagonista di YoFrankie il videogioco.

Il terzo cortometraggio è stato Sintel .Questo ha raggiunto un livello veramente alto, tanto da poter competere con le animazioni di Hollywood.

E’ la storia di Sintel una ragazza che va alla ricerca di un cucciolo di drago.Però, per via della trama ed il finale, è una storia piuttosto dark.

Il quarto è Tears of steel.Blender è stato aggiornato con dellepeculiarità sofware come il camera tracking e il compositing che permettono quindi di fare degli effetti visivi cinematografici,e in questo cortometraggio se ne fa un ottimo

uso creando un video veramente spettacolare.In questo cortometraggio alcuni sol-dati e scienziati cercano di ricreare un evento per impedire un invasione di robot.

Altre informazioni su Blender

Blender possiede un motore di gioco (il cosidetto game engine) con il quale è possibile creare dei videogiochi 3D, come YoFrankie di cui si è parlato nel numero scorso.

Una delle cose belle del open source è la sua duttilità.Da uno script per Blender è nato Makehuman, un programma che permette di creare delle persone da renderizzare in 3D, espor-tandole nel giusto formato si posso-no riutilizzare in Blender o anche in Gimp.

Vorrei inoltre segnalarVi la comunità italiana di Blender: www.Blender.it dove potete trovare tante informazioni, e un forum dove po-ter chiedere informazioni e mostrare i vostri lavori.

Altro link molto interessante per imparare è il sito di Red Baron 85 http://www.redbaron85.com e dei suoi 80 video su youtube per imparare ad usa-re questo magnifico programma .

Akeu

BLENDER3D OLTRE OGNI IMMAGINAZIONE

INFO: http://www.blender.org/

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IRFAN VIEWIL FOTORITOCCO PER TUTTI

Tra i numerosi programmi di editing di fotogra-fie certamente il più famoso è GIMP, ma noi vo-gliamo proporvi una validissima alternativa e questo programma che spesso risulta un po’ ostico ai meno abituati a confrontarsi con pro-grammi di editing e che, normalmente si affida-no a software già pronti all’uso e fruibili diretta-mente da cellulare: stiamo parlando di IrfanView.Si tratta di un programma gratuito per sistema operativo Windows che non solo permette, come già accennato di apportare modifiche alle vostre fotografie, ma anche di visualizzarle e sfogliarle in modo molto velore, in più grazie ai numerosi plug in gratuiti disponibili è possibile estendere le sue funzinalità anche a file audio e video e se poi vole-ste qualcosa di ancor più potente ed elaborato po-trete sempre orientarvi verso plug in a pagamento.Il software è stato uno dei primi ad include-re il supporto per le GIF animate e ad utilizza-re l’algoritmo di compressione JPEG di Lanczos e permette inoltre di scrivere in circa 20 formati.Ma le sorprese non finiscono qui perchè dalla ver-sione 4.25 è stata introdotta la possibilità di ad inter-facciarsi con Nero e le funzioni di Windows per ma-sterizzare, e può effettuare l’OCR tramite Kadmos.

In questa ultima versione funziona abbastan-za bene anche IrfanView Thumbnails (una pic-cola applicazione a sé stante), che permet-te di visualizzare contemporaneamente le miniature di tutte le immagini presenti in una car-tella; un discreto passo in avanti rispetto alla len-

tezza di questa opzione nelle versioni più vecchie.IrfanView ti è utile anche se devi gestire librerie con molte immagini, grazie alle opzioni che ti permetto-no automaticamente di rinominare e convertire nel formato che più preferisci gruppi di file da te sele-zionati. Se vuoi espandere le capacità di IrfanView puoi trovare sul sito ufficiale (e nella nostra sche-da di Extra) numerosi plug-in per riprodurre altri tipi di media, ad esempio video e audio, nonché i file necessari per localizzare in italiano l’interfaccia.

Funzionano meno bene i comandi di IrfanView per modificare le immagini e anche un semplice resize potrebbe produrre risultati deludenti. Del resto non è per questo che il programma è stato pensato e se gli sviluppatori volessero migliorare queste funzionalità, probabilmente IrfanView ne perderebbe in velocità e non avrebbe un’installa-zione che occupa sorprendentemente solo 1.36 MB.IrfanView risulta uno strumento utile anche nel gestire librerie con molte immagini, grazie alle opzioni che permettono automaticamente di ri-nominare e convertire nel formato che più si preferisce gruppi di file selezionati dall’utente. Tra i file supportati:ANI, CUR, AWD, B3D, BMP, DIB, CAM, CLP, CPT, CRW/CR2, DCM, ACR, IMA, DCX, DDS e molti altri.

V.G.

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THE SUFFERING & ALIEN ARENA

OPEN MIND

Sviluppato nel maggio 2004 e reso freeware nel set-tembre 2008 “The Suffering” racconta la storia di Torque, un uomo condannato alla pena di morte per iniezione letale per l’omici-dio della moglie e dei figli. Inviato sull’isola immaginaria di Carna-te, in Maryland, all’interno di un penitenziario di massima sicurezza, appena giun-to nella sua cella l’intera struttura viene colpita da un terremoto e da diver-se creature terrificanti.Il nostro antieroe dovrà cercare di fuggire dal peni-tenziario e non cadere vitti-ma delle oscure circostanze.Questo gioco rientrante nella categora “Survival Horror” offre una visuale è caratterizzata da pas-saggi veloci dalla prima alla terza perso-na, combinando velocità di spostamento con la precisione durante i combattimenti. Caratteristica

del gioco è che Torque incontrerà personaggi che si trasformeranno in un mostro perfettamente uguale

al mostro in cui si trasforma Torque ( da no-tare che man mano che Torque avan-

za nel gioco, uccidendo nemici e trovandosi in situazioni ai limiti

dell’assurdo, riempie la barra della pazzia che può utiliz-zare per trasformarsi in un mostro sanguinario più robusto e veloce della sua controparte umana per un breve periodo di tem-po. L’utilizzo della pazzia influenza la moralità di Tor-

que e di conseguenza il fina-le): lui stesso dovrà eseguire

diverse azioni con loro, alcuni li libererà, altri li dovrà affronta-

re e uccidere. Da notare che Torque è stato liberato all’inizio del gioco solo

grazie a uno di loro, che poi sparirà nel vuoto.V.G.

Amanti dei giochi sparatutto in prima perso-na, magari che hanno a che fare con gli alieni?Allora dovete provare Alien Arena!Questo gioco open sorce sviluppato dal moto-re grafico di Quake immerge il giocatore in un’at-mosfera futuristica e combina gli aspetti miglio-ri di giochi come Quake III e Unreal Tournament.In Alien Arena non solo potrete giocare contro de-gli avversari comandati dal computer in modalità singleplayer, ma anche contro altri giocatori reali in modalità multiplayer. Altra caratteristica sono

le diverse modalità di gioco: Deathmatch, Cap-ture The Flag, All Out Assault, DeathBall e altre.Da mettere in risalto sono le modalità “All Out As-sault”, che mette a disposizione dei giocatori navi-celle sparse qua e là nel game play e personalizzabili con le armi a disposizione e la modalità “DeathBall”, in cui nelle mappe è presente una sorta di pallache il giocatore deve raccogliere e “sparare” in una specie di porta per guadagnare dieci punti in un colpo solo.

V.G.

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Abbiamo intervistato Daniele Imperi l’au-tore del fantahorror “Zombie Safari” distri-buito sotto Licenza Creative Commons.

Da web designer specializzato in blog desi-gn e gestione blog a scrittore di un libro hor-ror o, come lo definisci tu un racconto horror. Cosa ti ha spinto a cimentarti in quest’impresa?

A me scrivere è sempre piaciuto, da ben prima che nascesse il web. Preferisco scrivere per la-voro che sviluppare siti, è più soddisfacente. Zombie Safari è appunto un racconto, anche se lungo, non ha nulla del romanzo, secondo me.

Di libri sul genere Zombie ne sono stati scritti tan-ti e di diversi tipi, ma tu sei riuscito a dare un tocco di originalità al filone unendo due generi, quello horror e quello fantascientifico molto amati dal pubblico di sempre. Come ti è venuta quest’idea?

L’idea è nata semplicemente accostando i due ter-mini “zombie” e “safari”. Ma quando arrivò non sa-pevo proprio cosa scrivere. Però Gianni Rodari ci ha insegnato che il binomio della fantasia fun-ziona e così ho iniziato a scrivere la storia, pro-

gettando gli antefatti per giustificare la vicenda.

Riprendiamo in qualche modo la domanda pre-cedente. Il potere della fantascienza sta nel far sognare l’im(possibile), mentre l’horror risveglia le nostre paure a volte più profonde. Se doves-si definirti ti considereresti più sognatore o più esploratore dei meandri più oscuri della mente?

Non ho le capacità per esplorare i “meandri più oscuri della mente”. Però sono un sognatore.

Come vedi il panorama creativo italiano, so-prattutto per quanto concerne la letteratura?

Leggo poco gli autori italiani moderni. Apprezzo molto Riccardo Coltri, Danilo Arona, Dario Tona-ni, questi almeno i primi nomi che mi vengono in mente. Scrittori che sono riusciti a farmi appas-sionare alle loro opere e al loro stile di scrittura.

A quanto sembra “Zombie Safari” ha e ri-scuote grande consenso, a cosa è dovu-ta la scelta di aver rilasciato questa ope-ra sotto licenze Creative Commons?

Su EbookGratis.net ha superato i 1000 download, in effetti, lo scorso dicembre 2012. Per risponde-re alla tua domanda, quel racconto è stato scrit-to e pubblicato, non ha visto il lavoro di un editor, quindi non mi sembra giusto far pagare per un la-voro amatoriale. Sto progettando alcuni racconti lunghi da pubblicare in self-publishing, ma dopo editing professionale, che venderò a 99 centesimi.

Noi lo sappiamo, ma ti facciamo ugualmen-te questa domanda. In rete esiste un gio-co che porta lo stesso nome del tuo libro. Casualità od ispirazione in qualche modo?

L’ho saputo in seguito, dopo aver scritto il rac-conto, quando ho cercato con Google se qualcu-no avesse usato questa combinazione di paro-le. Per fortuna il gioco è diverso dal mio racconto.

Continua a pag.14

BIBLIOTEK

ZOMBIE SAFARILA PAROLA ALL’AUTORE

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BIBLIOTEK

Senza svelare troppo della storia abbiamo notato che la nave spaziale da cui tutto nasce si chiama Isaac. Con questo nome hai volu-to fare un omaggio ad uno dei più gran-di scrittori di genere Isaac Asimov?

Sì, esattamente, l’ho chiamata così pro-prio in onore di Asimov, autore di fanta-scienza che apprezzo più di chiunque altro.

Prima di aggiungere, se lo desideri, qual-cosa a quest’intervista, ci sarà un se-guito od un prequel a Zombie Safari?

Quando l’ho scritto avevo previsto due altri racconti, uno come prequel appunto e un al-tro come sequel. Ma non ho mai neanche ini-ziato a progettarli. Per ora, quindi, non si par-la di altre storie ambientate in quello scenario.

V.G.

ZOMBIE SAFARILA PAROLA ALL’AUTORE

CREATIVE COMMONSLA 3a ED. DEL MANUALE OPERATIVO

In occasione del “GNU/Linux Day” di Lecce, Simone Aliprandi il massimo esperto italia-no di licenze Creative Commons, ha presen-tato la terza edizione del suo, ormai più che famoso, “Creative Commons: manuale operativo”.Questa edizione è particolarmente degna di nota, in quanto profondamente revisionata a seguito dell’introduzione ad agosto 2013 delle nuove Licen-ze 4.0 e dell’avvio del progetto “CC 0”, una sorta di pubblico dominio anticipato concesso dall’autore.“Tuttavia - sottolinea Simone Aliprandi - le no-

vità più cospicue riguardano le appendici: sono stati tolti i testi meramente divulgativi presenti nelle precedenti versioni, i quali non facevano al-tro che riprendere concetti già presenti nel testo del libro e che comunque rimangono facilmente reperibili in rete. In compenso ora si trova un’inte-ressante appendice con casi di studio tratti dall’ar-chivio di SeLiLi – Servizio Licenze Libere, così da fornire un’ottica ancora più concreta e operativa.”Conclude il volume una breve spiegazione del concetto di “diritto d’autore” nella legislazio-ne italiana, molto utile per sgomberare il campo da numerose inesattezze e approssimazioni, se non vere e proprie “bufale”, che circolano in rete. Per chi è digiuno della materia, forse è il caso di cominciare proprio da questa parte.Il manuale, rilasciato con Licenza Creative Commons By-Sa è liberamente scaricabile sul sito ufficialeh t t p : / / w w w . a l i p r a n d i . o r g / m a n u a l e - c c / è edito da Ledizioni nella versione ebo-ok e da Sum Edizioni nella versione cartacea.

Simone Aliprandi è fondatore e responsabile del progetto Copyleft-italia.it, collaboratore di al-cune cattedre universitarie nell’ambito dell’In-formatica Giuridica e del Diritto della Comuni-cazione e membro di Array, network di legali specializzati nell’Information Technology Law.

DANIELA VIVARELLILicenza Creative Commons 3.0 IT BY-SA

http://pennablu.it/zombie-safari/

Pag.15

ONDANOMALA

SIMONE ALIPRANDIIL BUCO E’ PEGGIO DELLA TOPPA

Articolo di Simone Aliprandi pubblicato su Apogeonline conLicenza Creative Commons 3.0 IT BY-SA

I problemi del diritto d’autore vanno su-perati in una logica più globale di quel-la consentita da Creative Commons.Dopo dieci anni di fiorente attività nel cam-po delle licenze libere, Creative Commons (CC) si sente ormai matura per compie-re un passo ulteriore e si muoverà in prima linea per promuovere la riforma del diritto d’autore.Nonostante la propria attività di promozione di nuo-vi modelli di gestione del diritto d’autore (con il rila-scio e la promozione del loro set di licenze), CC non ha finora preso posizione in merito al superamen-to della vigente legislazione in materia. Infatti le li-cenze CC sono pensate proprio per funzionare sulla base dei principi classici del diritto d’autore e si pon-gono come una sorta di riforma dal basso del modo con cui i diritti d’autore vengono implementati dai loro titolari; tuttavia non incidono (e mai potrebbe-ro farlo) sul layout legislativo. Possiamo dire che la legislazione sul diritto d’autore è il terreno su cui le licenze CC si appoggiano e ora anche CC ha pubbli-camente dichiarato di volersi adoperare per modifi-care il terreno stesso. In una frase: l’open licensing è una cosa buona, ma qui serve un passo più incisivo.

Questo il nocciolo del comu-nicato diffuso nei giorni scorsi:Anche se ben fatto, un modello di licensing non può mai pienamente avere gli stessi effetti di un cambiamento della legge; ne consegue che la ri-forma del diritto rimane un argomento pressante. Un più ampio diritto di utilizzare il patrimonio di cultura e conoscenza umana gioverebbe sicura-mente al bene pubblico. Le licenze CC non pos-sono essere un sostituto dei diritti degli utenti e Creative Commons deve supportare iniziative di riforma del diritto d’autore che rafforzino i dirit-ti degli utenti ed espandano il pubblico dominio.

Da questo momento in poi l’azione di CC non an-drà dunque più solo nella direzione di promuo-vere l’open licensing, ma anche in quella di far-si portavoce di una generalizzata esigenza di rivisitazione delle norme sul diritto d’autore. An-che perché in effetti – come si legge nel comuni-

cato stesso – le licenze CC sono una toppa e non una soluzione per i problemi del diritto d’autore.

D’altronde, ciò che tutti hanno ormai capito – e si spe-ra a breve capiscano anche i legislatori – è che il con-cetto di copyright, inteso letteralmente come diritto di copia, è morto nel momento in cui il digitale ha reso obsoleto il concetto di copia. Assieme ad esso sono morti i tradizionali ruoli di intermediari dell’industria culturale (editori, distributori, rivenditori), appiattiti e disciolti in un unico grande intermediario che si chiama Internet Service Provider e non è soggetto alle naturali limitazioni di spazio e tempo (e giurisdi-zione) cui è soggetta la commercializzazione e distri-buzione di opere dell’ingegno su supporti materiali.

Ma se vengono meno questi elementi fondanti del copyright in senso stretto e del mercato delle opere dell’ingegno come lo abbiamo conosciuto finora, non viene meno lo slancio creativo degli esseri umani, i quali trovano nelle tecnologie digitali e telematiche sempre nuove forme di espressione. Bisogna quindi trovare nuovi criteri di tutela, che meglio si adattino a queste istanze innovative e realizzino un maggio-re equilibrio tra gli interessi di tutela dei creatori e gli interessi di accesso alla conoscenza degli utenti. È in questa direzione che deve muoversi la ricerca di un copyright 2.0 (come viene argutamente chia-mato in un fondamentale saggio di Marco Ricolfi).

“Piccolo” problema: i principî che si dovranno toc-care, se si vorrà realmente superare il vecchio mo-dello di copyright, sono cristallizzati in conven-zioni internazionali che sono frutto di quasi un secolo e mezzo di storia (si pensi che la prima ver-sione della Convenzione di Berna è datata 1886). A ciò aggiungiamo le mostruose resistenze a li-vello di lobby da parte di chi sul vecchio modello di copyright ci ha campato per decenni e tutt’ora continua (industria del software, cinematografica, dei videogiochi…) e capiamo quanto sarà dura.

SIMONE ALIPRANDI

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Pag.16E’ UFFICIALE

NO BORDERO’ PER OPERE NON SIAE

ONDANOMALA

Partendo dalle disavventure del musicista Andrea Caovini (qui il suo blog), avevamo scritto su Patamu due articoli sul tema del borderò: uno a firma di An-drea in cui si riassumevano i termini della sua disav-ventura con la SIAE descritta in modo approfondito nel suo blog, ed uno a firma del sottoscritto che af-frontava nel dettaglio la questione del programma musicale e le incongruenze tra il quadro normati-vo e quanto indicato dalla SIAE stessa sul suo sito.

Quest’ultimo articolo in particolare è diventa-to virale, portando grandi portali di musica e di legge e numerosi specialisti dell’argomento a di-scutere della questione. Questione che riassu-miamo qui in poche righe, per chi non avesse tempo e voglia di rileggere gli articoli precedenti:

Sul sito della SIAE si richiede che per qualunque tipo di musica eseguita in un live, sempre e co-munque, venga compilato il programma musi-cale (che spesso chiameremo impropriamente ed informalmente borderò per facilità di lettura), anche per opere di pubblico dominio o per mu-siche composte da artisti non iscritti alla SIAE.

Nell’apposita pagina “Programmi Musicali” del sito della SIAE possiamo leggere infatti che il borderò va compilato per opere musicali di qualsiasi genere, e che “sul Programma Musicale devono essere riporta-te tutte le opere eseguite, anche se di pubblico do-minio”. Queste affermazioni vengono fatte tirando in ballo come supporto normativo l’ art. 51 del Regola-mento di esecuzione della Legge sul diritto d’auto-re, che però, fatte le opportune verifiche, risulta es-sere implicitamente abrogato perché fa riferimento all’articolo 175 della legge n. 633 del 22 aprile 1941 sul diritto d’autore, ovvero il diritto demaniale, che è stato integralmente abrogato quasi 20 anni fa.

La conclusione, nostra e di molti altri, è stata che sul sito SIAE vi fossero scritte ancora oggi infor-mazioni erronee, che sembrano obbligare sempre alla compilazione del borderò indiscriminatamen-te (per opere SIAE e non SIAE) ed ingiustamente. Invano abbiamo lanciato una petizione per chie-dere chiarezza alla SIAE, invano musicisti, avvo-cati ed addirittura deputati hanno scritto lettere per chiedere conto dell’errore: la SIAE è rimasta silenziosa. Molti, riferendosi ai nostri articoli, han-

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E’ UFFICIALENO BORDERO’ PER OPERE NON SIAE

ONDANOMALA

no addirittura parlato di “classica bufala internet”.

Eppure - ed è una degna conclusione alla contorta vi-cenda - la risposta che conferma quanto affermavamo arriva proprio da una nota interna della SIAE, di ben 6 anni fa, scovata ieri da un arguto lettore del blog di Caovini. La riportiamo integralmente dal sito anci.it:

Lettera che la Direzione Generale Siae ha diramato alle sue sedi periferiche.SIAE - Direzione Generale / Sezione Mu-sica - Ufficio Accordi prot. 2/1346/PS

Oggetto: Accordo Siae/Anci

A maggior chiarimento delle istruzioni operative for-nite con la nota 2.782 del 13 giugno c.a., si precisa - in merito alla possibilità prevista dall’art. 7 di sostituire il programma musicale con una autocertificazione, che: - In conseguenza della legge 30/97 che ha abolito il diritto demaniale ed abrogato gli artt. 175 e 176 della L. 633/41, le utilizzazio-ni delle opere di pubblico dominio sono libere;- La redazione del programma musicale può, pertanto, essere sostituita, qualora ne ven-ga fatta esplicita richiesta, da una dichiarazio-ne in fede rilasciata dai soggetti organizzatori. L’autocertificazione deve essere presentata antici-patamente rispetto all’evento spettacolistico e può essere prodotta soltanto nel caso in cui il repertorio programmato preveda l’esecuzione di composizioni interamente di pubblico dominio o non tutelate. Tale dichiarazione dovrà essere sempre corredata da un elenco dettagliato e fedele dei brani che saranno uti-lizzati o, in sostituzione, da locandine, programmi di sala o qualsiasi altra documentazione idonea a con-sentire alla SIAE di verificare la correttezza di quanto segnalato. Ove si ritenga opportuno, potranno es-sere disposti accertamenti per riscontrare la rispon-denza tra il repertorio eseguito e quello dichiarato.

Quindi, tirando le somme, abbiamo almeno una ri-sposta univoca ed inconfutabile: per serate in cui si eseguano esclusivamente musiche di pubblico do-minio o musiche di musicisti non iscritti alla SIAE, invece del programma musicale sarà possibile pro-durre un’autocertificazione da presentare anticipa-tamente rispetto all’evento, e per il quale non sarà

necessario anticipare alcun compenso. Possiamo dunque affermare con certezza che quanto afferma-to ancora oggi sul sito della SIAE non corrisponde a vero. Grazie a questa segnalazione abbiamo fi-nalmente un supporto per contrastare l’ambiguità che se da una parte vedeva i mandatari più illumi-nati chiedere correttamente solo l’autocertifica-zione, dall’altra portava altri mandatari a chiedere un anticipo a titolo cautelativo da restituire solo in seguito (e non sempre) ad opportune verifiche, trattenendo comunque le quote di gestione pra-tica, o a risolvere la questione ancora in altri modi

Restano ad ogni modo da capire - a voler essere puntigliosi, e noi vogliamo esserlo - altri aspetti. Ovvero: anche se produrre un’autocertificazio-ne può essere un compromesso accettabile, in base a quale norma dello stato italiano ciò viene imposto? Intendiamoci, non diciamo necessaria-mente che questa legge non esista, chiediamo solo quale sia, e chiediamo che ciò venga indi-cato in modo chiaro nel sito della SIAE. Noi, ad una prima ricognizione, non l’abbiamo trovata.Allo stesso modo, e qui non si tratta di puntiglio-sità, chiediamo che dal sito della SIAE vengano ri-mosse informazioni scorrette e fuorvianti che per quasi 20 anni hanno obbligato a versare contributi alla SIAE - anche solo sotto forma di spese di ge-stione pratiche - chi non ne aveva obbligo alcuno.

Continua a pag. 18

Pag.18

E’ incredibile che all’interno della SIAE stessa lo spettro di risposte alla questione solleva-ta sia così variegato come testimoniano sia le nostre esperienze personali, sia i numero-si commenti ai vari articoli ed ai post che ab-biamo letto in questo mese sui social network.E’ incredibile inoltre che sul sito SIAE non solo i ri-ferimenti alla nota interna che chiarisce la que-stione non esistano, ma che rimangano ancora oggi i riferimenti agli articoli abrogati; questo ben 16 anni dopo l’abrogazione del diritto demania-le, e ben 6 anni dopo la nota interna della stessa SIAE che avrebbe dovuto portare a dirimere la questione pubblicamente, a vantaggio di tutti.Insomma: sul sito della SIAE (e, secondo mol-te segnalazioni, anche negli uffici SIAE di mol-te località) da anni si afferma una cosa non vera, si dà un’informazione erronea, si obbliga chi non è obbligato a compilare il borderò; tutto ciò in contrasto ad una nota chiarificatrice dira-

mata dalla stessa SIAE alle sue sedi periferiche.Ci sembra il minimo, ma davvero il minimo, che la SIAE corregga l’errore sul sito, dirami nuovamen-te una nota informativa e chiarificatrice per i suoi mandatari, pubblichi una lettera di scuse, e si met-ta a disposizione di chiunque le abbia corrispo-sto ingiustamente compensi in questi 16 anni per concordare la restituzione dell’importo versato.

In chiusura di articolo vi segnalo nuovamente la petizione per chiedere alla SIAE chiarezza sulla questione del borderò di cui parliamo nell’articolo.Ci sembra che valga ancora la pena portarla avanti, per cui vi prego di firmarla numerosi e di condividerla .

ADRIANO BONFORTI

ONDANOMALA

E’ UFFICIALENO BORDERO’ PER OPERE NON SIAE

ADRIANO BONFORTILA SIAE TUTELA DAVVERO GLI AUTORI?

Il 2 Ottobre si è tenuto presso la Camera dei Depu-tati l’incontro su AgCom, SIAE e diritto d’autore, al quale sono stato invitato per parlare della SIAE e del suo ruolo nella tutela degli autori. Riporto qui sia la traccia scritta che la traccia audio dell’intervento.

Consiglio, per chi fosse interessato al tema, sia la lettura del testo che ascolto dell’au-dio, poiché questi differiscono sensibilmente. Sono a disposizione per critiche, commenti e doman-de su [email protected] o su twitter @adribonf

Qui trovate invece la pagina con l’audio inte-grale dell’evento, interessantissimo da ascolta-re, con i nomi dei relatori ed i temi affrontati. Gli interventi sono in tracce separate, quindi potrete agevolmente ascoltare quello che più vi interessa.

Detto questo, buona lettura.

Una premessa: qui parleremo principalmente di musicisti, che sono di gran lunga la quota nume-ricamente più ampia degli iscritti SIAE. Molti dei discorsi fatti possono tuttavia essere generaliz-zati a tutti gli iscritti.

Uno degli scopi principali della SIAE dovrebbe es-sere la tutela degli autori iscritti essenzialmente at-traverso due meccanismi: la prova di paternità, che permette ad un autore di tutelarsi dal plagio, e la ri-scossione dei diritti d’autore (o royalties) per ogni utilizzo dell’opera, con successiva redistribuzione all’autore interessato.Mentre per produrre una prova di paternità legal-mente valida esistono molti modi, al contrario per quanto riguarda l’intermediazione nella riscossione delle royalties la SIAE si trova attualmente in posi-zione di monopolio (limitatamente al territorio ita-liano), e non possono esistere altri enti con sede in Italia che effettuino la stesso servizio.

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ONDANOMALA

ADRIANO BONFORTILA SIAE TUTELA DAVVERO GLI AUTORI?

Per questo motivo, ancora oggi l’iscrizione alla SIAE viene percepita da molti come l’unico metodo possibile per riscuotere le royalties (anche se que-sto non è più necessariamente vero, come vedre-mo). Addirittura sono molti gli autori (soprattutto giovani) che, pur sapendo che non riscuoteranno un ricavo significativo dai propri diritti d’autore, si iscrivono alla SIAE solo ed esclusivamente per tutelarsi dal plagio, perché è passata negli anni l’erronea concezione che questo sia l’unico modo legalmente riconosciuto in Italia per produrre una prova di paternità delle proprie opere (cosa, come già detto, non vera: ad esempio per tutelarsi dal plagio c’è anche Patamu, o altre realtà simili).

Purtroppo rendere la SIAE mandataria di un’ope-ra di ingegno finisce per vincolare l’autore stesso nell’utilizzo, nella scelta delle modalità di diffu-sione e di fruizione da parte di terzi della propria opera, poiché questi non può più decidere auto-nomamente in quali contesti consentire o meno l’utilizzo della propria opera, ed a quali condizioni economiche. Un esempio: perché un autore, an-cora oggi, non è libero di dichiarare che per una certa esecuzione, ad esempio di beneficenze, non vuole riscuotere le royalties? Questa rigida gestio-ne del diritto d’autore inibisce di fatto l’utilizzo dell’opera con le modalità di diffusione, condivi-sione e creazione partecipativa offerte dal web 2.0 o il suo inserimento all’interno di progetti creativi più ampi.

Spesso inoltre, all’introduzione di questi vincoli non corrisponde un ritorno economico che li giu-stifichi: circa il 60% dei circa 90.000 iscritti alla SIAE non trae in realtà alcun vantaggio dalla propria iscrizione, non arrivando a recuperare attraverso i diritti d’autore neanche il corrispettivo delle quo-te di iscrizione (intervista all’ex Presidente SIAE Giorgio Assumma, http://www.altroconsumo.it/vita-privata-famiglia/nc/news/intervista-a-gior-gio-assumma-presidente-della-siae).Il dato è del 2009, per cui la percentuale degli iscritti che non maturano diritti sufficienti nean-che a ripagare le spese di iscrizione annuale po-trebbe essere ulteriormente salita a seguito del recente rialzo (che è quasi un raddoppio) delle quote di iscrizione, che sono arrivate per gli autori

a circa 280 euro per il primo anno e 150 euro per gli anni successivi.

Il ricavo ottenuto dalla SIAE dai contributi di questi autori “sotto soglia” non si ferma alle quote annua-li (che peraltro portano alla SIAE un gettito minimo di 10 milioni di euro annui, effettuando il calcolo per difetto). Infatti il fatto che un autore non maturi royalties non implica necessariamente che la pro-pria opera non circoli, ma semplicemente che non circola nei circuiti in cui si maturano le royalties. Det-to in altre parole: gli autori sotto soglia portano un gettito alla SIAE sia con la loro iscrizione, sia con le royalties che la SIAE fa pagare ai circuiti (live, online o media) in cui questi autori passano, ma che non fanno parte del meccanismo di rendicontazione ed i cui ricavi sono quindi a disposizione di SIAE per essere ripartiti tra gli autori dei circuiti principali od essere usati in altro modo.

Per fare solo un esempio tra i molti possibili, per qualsiasi passaggio radio, in qualsiasi radio, si paga la SIAE, ma poi la ripartizione dei proventi di tutte le radio viene effettuata monitorando solo il passaggio di poche radio principali. Detto in altre parole, i di-ritti d’autore si pagano per l’esecuzione di molti, ma poi si redistribuiscono solo tra pochi. O se si redistri-buiscono tra tutti, ciò non viene fatto equamente, e può succedere paradossalmente che i pochi famosi dei circuiti principali alla fine riscuotano più di quan-to davvero gli spetta.Questo ed altri meccanismi simili creano una dina-mica chiamata in ambito scientifico “rich gets richer”, in cui si ha una progressiva polarizzazione tra chi ri-cava molto e chi non ricava nulla, spesso in maniera più marcata rispetto agli effettivi meriti individuali.

Continua a pag. 20

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ONDANOMALA

Di recente abbiamo assistito ad un’ulteriore esaspe-razione di questo meccanismo durante l’elezione del Consiglio di Sorveglianza SIAE: gli autori (i pochi che si sono potuti recare a Roma, per la verità: meno di un centesimo degli iscritti) si sono visti attribuire, ol-tre al potere di voto come iscritti, un “potere di voto aggiuntivo” per ogni euro percepito in diritto d’au-tore. Ovvero: se io ho ottenuto un milione di euro in diritto d’autore, il mio voto vale 1.000.001 voti. Questo meccanismo ha generato un’evidente dispa-rità tra soci ed ha portato molte poche persone a po-ter avere il peso per decidere a nome di molti.

Dunque, possiamo ancora dire oggi che la SIAE tu-tela gli autori?

Il mio pensiero personale, che è anche il motivo per cui porto avanti il progetto alternativo Patamu.com, è che la SIAE ad oggi faccia l’interesse di troppi pochi autori, trascurandone molti e a volte informandoli anche male. Non posso parlare estesamente in que-sta sede del recente dibattito sul borderò SIAE, per il quale rimando al post originario sul nostro blog ed ai post che si sono susseguiti.Basti dire però che sul sito stesso della SIAE com-paiono ad oggi informazioni errate, che fanno rife-rimento ad una norma (il diritto demaniale) abolita più di 15 anni fa, e che impongono (erronamente) la compilazione del programma musicale anche per musiche non SIAE o per opere di pubblico dominio. A dire il vero esiste una circolare interna del 2007 della stessa SIAE che chiarisce (almeno in parte) la questione, ma appunto questa circolare purtroppo non viene presa in considerazione neanche dallo stesso sito ufficiale.

Se la SIAE non tutela tutti i suoi autori come dovreb-be, cosa si può fare? Come prima cosa un autore deve rendersi conto del-

le sue necessità: se il suo scopo principale è la tutela dal plagio, la SIAE non serve. Se invece si decide che la riscossione delle royalties è una necessità imprescindibile, allora ci sono altre strade. Per chiarire questo punto riportiamo quan-to scritto dall’Avv. Giovanni Maria Riccio nel Blog di Tropico del Libro:

“Innanzi tutto, l’iscrizione alla SIAE non è obbliga-toria per legge. In teoria, ogni artista potrebbe ge-stire autonomamente i propri diritti d’autore, senza dover ricorrere ad un ente. Il comma 4 dell’art. 180 della Legge sul diritto d’autore prevede, infatti, che il monopolio riconosciuto in capo alla SIAE «non pre-giudica la facoltà spettante all’autore, ai suoi succes-

sori o agli aventi causa, di esercitare direttamente i diritti loro riconosciuti da questa legge».In secondo luogo, un artista non è obbligato ad iscri-versi alla SIAE, essendo libero di iscriversi anche ad una collecting society straniera. Difatti, l’iscrizione non è legata ad un criterio fondato sulla naziona-lità dell’artista (ad esempio, gli artisti spagnoli non devono associarsi necessariamente alla società di gestione collettiva spagnola), ma ogni artista può chiedere di associarsi ad una delle tante collecting societies europee.Peraltro, ogni società ha il diritto di raccogliere i di-ritti d’autore non solo sul proprio territorio naziona-le, ma, se vuole, anche all’estero, come stabilito dalla Commissione europea nella decisione CISAC.”

Questo è quanto si può fare ad oggi, in attesa che venga abolito questo monopolio secolare. Magari dando alla SIAE un altro ruolo che valorizzi la sua capillarità territoriale e che le dia un ruolo di coordinazione di piccole società di intermediazione più snelle. Facendo qualcosa di buono favore a tutti

ADRIANO BONFORTILA SIAE TUTELA DAVVERO GLI AUTORI?

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ONDANOMALA

gli autori e forse della stessa SIAE. La SIAE potrebbe ad esempio diventare il referente principale per ca-pire a quale collecting è iscritto un autore. Questa collecting potrebbe essere la SIAE stessa, nel qual caso questa continuerebbe internamente l’iter per la riscossione dei proventi, o potrebbe essere un’al-tra collecting, nel qual caso l’iter continuerebbe con quest’ultima.D’altra parte, si tratta solo di richiedere che venga applicato in Italia quanto la SIAE fa già a livello glo-bale, stringendo accordi con altri operatori per agire per conto loro sul settore italiano o meno, ed essen-do comunque sempre aggiornata su quale autore appartiene a quale collecting.D’altra parte, ciò è successo nel mondo della tele-

fonia (rete telefonica telecom “affittata” ad altri ope-ratori), nel mondo dei trasporti (Trenitalia - NTV), sempre a vantaggio dei consumatori. Perché dun-que non valorizzare l’infrastruttura territoriale, il pa-trimonio di conoscenza sul tema e la capacità di ge-stire un database enorme degli autori, mettendola a disposizione di un mercato aperto?Concludo con alcune considerazioni...Recentemente l’architetto Stefano Boeri ha lanciato l’iniziativa “più musica live” per chiedere una debu-rocratizzazione dei concerti live sotto la soglia dei 200 spettatori. Questa iniziativa è stata raccolta dal Ministro Massimo Bray ed inserita nel Decreto Cul-tura, che è stato finalmente approvato ieri giovedi 3 ottobre, diventando legge. Ora fare cultura dal vivo è più facile, ed è importante tenere viva l’attenzione sul tema e proporre presto nuove iniziative in que-sto senso.

Nel preparare questo intervento mi sono reso conto di quanto sia difficile reperire dati numerici aggior-

nati riguardanti la SIAE. In particolare sarebbe molto importante, per questioni di trasparenza, che fosse possibile accedere a dei dati su meccanismi di paga-mento, di ripartizione proventi, e quant’altro, per po-ter valutare oggettivamente quanto la SIAE sia effet-tivamente al servizio della collettività degli autori (e dei consumatori) e se non vi sia invece il rischio che resti al servizio di pochi. Sarebbe auspicabile che la SIAE cambiasse atteggiamento, ed iniziasse a dialoga-re con chi la critica con argomenti e richieste valide.E’ significativo in questo senso il totale silenzio della SIAE sulla questione del borderò, bollata come bufala ma che pone al contrario interrogativi serissimi sulla validità delle richieste della SIAE e sulle modalità di azione della stessa, che continua ad esporre informa-

zioni fuorvianti sul proprio sito, danneggiando la pro-pria stessa immagine e il proprio patrimonio di credi-bilità.Riprendendo una frase pronunciata il 2 ottobre in Par-lamento per altri temi, “solo chi ha un’identita’ debo-le teme il confronto con le ragioni altrui”, e se la SIAE vuole davvero restare al servizio degli autori e della cultura, allora non ha nulla da temere da un confronto serio; semmai ha da guadagnare. Arroccarsi in un mo-nopolio fuori dal tempo, e rispondere con assordanti silenzi a qualunque richiesta di chiarimento, è danno-so prima di tutto per la SIAE.

ADRIANO BONFORTI

ADRIANO BONFORTILA SIAE TUTELA DAVVERO GLI AUTORI?

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Ogni settimana visita città e luoghi del mondo con Giramondo e AriannaChi è Arianna?Arianna, chi?! Bello iniziare con una domanda filosofica per rompere il ghiaccio! Secondo l’anagrafe, sono una 24enne nata e cresciuta in Brianza, secondo l’università degli studi di Milano sono una laureanda al Corso di laurea specialistica in Lingue e Culture per la Comunicazione e la Cooperazione Internazionale (in pratica lingue). Secondo la mia famiglia, sono la piccola di casa, ma da quando è arrivato il mio cagnolino sono stata promos-sa a piccola senior. Secondo i miei amici, sono un’ottima compagna di chiacchiere, una fidata confidente, una comica non ancora scoperta e una giramondo che non se ne sta mai a casa.Secondo me, sono un mix di tutte queste cose, ho un sacco di passioni dal teatro alla danza del ventre alla politica. Mi ritengo una persona curiosa, mi piace sperimentare,imparare nuove cose e mettermi alla prova. Sembrerà una frase fatta, ma io scopro chi sono giorno per giorno: ultimamente ho scoperto di non cavarmela affatto male come conduttrice radiofonica! Se penso alla mail di presentazione che ho mandato alla redazione di Life Style Radio, mi viene ancora da ridere!Ho scritto qualcosa del tipo: “Ho una vasta esperienza in radio prevalentemente in auto, in cameretta e al supermercato, come ascoltatrice ho davvero un gran talento!” E adesso eccomi qui tutte le settimane con Giramondo!Da dove nasce la passione per i viaggi?È una passione legata a filo doppio con il mio amore per le lingue, io già in quinta elementare sapevo che avrei fatto il liceo linguistico. Da quando ho 10 anni trascorro tutte le estati a Menton in Costa Azzurra, la prima città subito dopo il confine di Ventimiglia, quindi il rapportarmi con persone che non parlano la mia lingua è qual-cosa che vivo sin da piccola, sono sempre stata la traduttrice e l’interprete di casa, perché nella mia famiglia sono l’unica poliglotta. Al liceo ho studiato inglese, francese e tedesco e gli ultimi tre anni delle superiori, la scuola organizzava dei periodi di studio in Inghilterra, Francia e Germania, durante i quali noi studenti erava-mo ospitati dalle famiglie del posto. Sono state esperienze veramente preziose: ho imparato a condividere spazi comuni con persone che non conoscevo e a confrontarmi con altre realtà. Da quando ho 17 anni appena ho un po’ di tempo libero e un po’ di soldini da parte, vado in esplorazione di nuove città e nuove nazioni.Il posto più bello che hai visto o che ti è rimasto nel cuore?In realtà ho pezzettini di cuore sparsi un po’ ovunque per l’Europa, ma la città che amo di più in assoluto è Mosca.Il posto dove vorresti vivere?Dopo tutta questa sviolinata che ho fatto non posso che rispondere: Mosca!!! Cosa più ti piace del viaggiare?Di solito quando organizzo uno dei miei weekend “fuori Italia” so molto poco del luogo che andrò a visitare,mi piace scoprire le particolarità del luogo sul posto, gioco a fare l’esploratrice!