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BE CREATIVE ANNO 2013 N°1 MAGAZINE DI INFORMAZIONE SULLE OPERE LIBERE A CURA DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE CREATIVE WORKSHOP C.F.91027090173 SEDE: L.GO CASE OPERAIE 15, 25036 PALAZZOLO S/O (BS) ITALIA SALVO DOVE DIVERSAMENTE SPECIFICATO QUEST’OPERA E’ PUBBLICATA SOTTO LICENZA CREATIVE COMMONS 3.0 BY-NC-ND UNPORTED. QUESTO MAGAZINE NON RAPPRESENTA UNA TESTATA GIORNALISTICA E NON HA CARATTERE DI PERIODICITA’. THE MOTEL ROOM IL NUOVO SINGOLO DI MILLIONAIRE BLONDE MARCO CELORO DALLA MIA PASSIONE PER LA RADIO A #DOMANDESHABOLATE V I D E O G A M E S : GIOCHI OPEN SOURCE DIVERTENTI E CON UNA MARCIA IN PIU’! SIMONE ALIPRANDI: LA CONTROVERSA Q U E S T I O N E DEL BORDERO’ SIAE E.T. BY FAINE SBARCA SULLA TERRA E.T. IL NUOVO SINGOLO DI FAINE “NON E’ TUTTO ORO CIO’ CHE LUCCICA” I FALSI IDOLI HANNO ISPIRATO IL MIO ULTIMO ALBUM IL CINEMA IN CREATIVE COMMONS OTTARDE DI GIACOMO OLIVA MELA MARCIA? DAVE IMBERNON

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In questo numero: Millionaire Blonde: The Motel Room Angelo Elle ci parla di Faine Dave Imbernon e il suo rapporto con la musica La questione del Borderò SIAE Le immagini Creative Commons del mese …..e molto altro!

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BE CREATIVE

ANNO 2013

N°1

MAGAZINE DI INFORMAZIONE SULLE OPERE LIBERE A CURA DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE CREATIVE WORKSHOP C.F.91027090173 SEDE: L.GO CASE OPERAIE 15, 25036 PALAZZOLO S/O (BS) ITALIASALVO DOVE DIVERSAMENTE SPECIFICATO QUEST’OPERA E’ PUBBLICATA SOTTO LICENZA CREATIVE COMMONS 3.0 BY-NC-ND UNPORTED.

QUESTO MAGAZINE NON RAPPRESENTA UNA TESTATA GIORNALISTICA E NON HA CARATTERE DI PERIODICITA’.

THE MOTEL ROOMIL NUOVO SINGOLO DI MILLIONAIRE BLONDE

MARCO CELORODALLA MIA PASSIONEPER LA RADIO A#DOMANDESHABOLATE

V I D E O G A M E S :GIOCHI OPEN SOURCEDIVERTENTI E CON UNA MARCIA IN PIU’!

SIMONE ALIPRANDI:LA CONTROVERSA Q U E S T I O N EDEL BORDERO’ SIAE

E.T. BY FAINESBARCA SULLA TERRA E.T. IL NUOVO SINGOLO DI FAINE

“NON E’ TUTTO ORO CIO’ CHE LUCCICA”

I FALSI IDOLI HANNO ISPIRATO IL MIO ULTIMO ALBUM

IL CINEMA IN CREATIVE COMMONS

OTTARDE DI GIACOMO OLIVA

MELA MARCIA?

DAVE IMBERNON

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Pag.2 SOMMARIO

IN QUESTO NUMEROMUSIC CONNECTION

OPEN MIND

BIBLIOTEK

LIFE STYLE GUIDE

FREESTYLE

ONDANOMALA

MILLIONAIRE BLONDE: “THE MOTEL ROOM”ANGELO ELLE: IL PROGETTO FAINE E IL NUOVO SINGOLO E.T.DAVE IMBERNON: IL MIO AMORE PER LA MUSICA

HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO:VLADIMIRO GUINDANIPIETRO PENZAMARCO CELOROVALENTINA ASTIANTONELLA CILIBERTIADRIANO BONFORTISIMONE ALIPRANDI

ART DIRECTORFABIO MAZZARELLA

MEDIA PARTNER’SMELA MARCIA: INTERVISTA AGLI AUTORI DEL LIBRO

YO FRANKIE! VIDEOGIOCO CREATO CON BLENDER0 A.D. STRATEGIA OPEN SOURCEL’ANTAGONISTA DI ILLUSTRATOR: INKSCAPE

LA CONTROVERSA QUESTIONE DEL BORDERO’ SIAETUTTO SUL BOLLINO SIAE

IL CINEMA CREATIVE COMMONS: OTTARDE

MARCO DOC SI RACCONTAVALENTINA: DAL CAKE DESIGN ALLA RADIO

IL PENSIERO CREATIVO...La forza di un’idea non si misura dalla sua più o meno originalità o dai suoi presupposti innovativi; la forza di un’idea risiede nella volontà profusa nel portarla avanti, in quella che alcuni potrebbero definire come ostinazione o caparbietà, ma che in realtà si traduce in un appassionato credere in qualcosa. Partendo da questo presupposto abbiamo unito le nostre energie nella creazione di questa nuova affermazione del nostro ideale di cultura più libera e aperta. Con “BE-CREATIVE” vogliamo vivere insieme a voi il viaggio più affascinante della vostra vita, attraverso la musica, le parole, le immagini e il pensiero di chi come noi crede nella bellezza del nostro immenso patrimo-nio culturale e in un Copyright più flessibile.

Desideri condividere con noi le tue opere, i tuoi articoli, le tue illustrazioni e collaborare al nostro Magazine? Scrivi a [email protected]

GALLERYLE IMMAGINI CREATIVE COMMONS DEL MESE

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MILLIONAIRE BLONDE

Millionaire Blonde è un progetto musicale italiano nato nel febbraio del 2009 dalla volontà di Maria Beatrice Alonzi, leader e produttrice. Già nel luglio 2009, il video estrat-to dal primo singolo “Se Ne Va”, viene trasmesso in rotazione nazionale.

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Quando parliamo di Millionaire Blonde ci ri-feriamo a un gruppo, solista, progetto?

Milionaire Blonde è un progetto solo-with-band. Millionaire Blonde sono io, Maria Beatrice, in un lun-go percorso, che ogni giorno mi regala qualcosa di nuovo, mi completo con il talento di diversi musici-sti e porto avanti la mia identità di compositrice e interprete. Nella formazione Live, per esempio, per il Tour 2013, avremo Dario Giuffrida alla batteria, Pao-lo Mazziotti al basso, Matteo Bottini alla chitarra, Ve-ronica Giuffrè al violino. Se pensiamo invece al lato di scrittura e stesura di nuovi brani, ad oggi, mi sto interfacciando sia con un’artista che ho conosciuto da poco ma con la qua-le è stato subito feeling, già famo-sa come autrice ed attrice, meno come pianista, Giorgia Mazzuca-to sia con Dario Giuffrida come produttore artistico d’eccellenza, soprattutto per i nuovi brani in inglese.

Diverse canzoni all’attivo, da “Andrea si sposa” ad “Analcolico”, da “Se ne va” a “Sulla Terra” a “Una bugia” sono tutte canzoni che esplorano il mondo del tradimento, della delusione e dell’u-niverso maschile, ma con uno stile quasi sba-razzino dove intreccio di musica e testi sotto-lineano donne che non si lasciano trasportare in balia degli eventi, ma prendono in mano il loro destino con forza, coraggio ed un pizzi-co di ironia. Quanto c’è di te nelle tue canzoni?

Nelle mie canzoni c’è un po’ di me ma soprattutto c’è molto di chi mi sta intorno. Dalla signora che mi pas-sa accanto con malinconia, alla migliore amica che mi chiama disperata, all’amico che mi dice “MI HAN-NO PRESO!”, mi piace raccontare di ciò che vedo, del dolore, come della straordinaria forza che è sempre necessaria per fare un passo in avanti. La cosa im-portante, per me, è farlo con auto-ironia, cercando di non prendersi mai troppo sul serio, questo, a mio modesto parere, vale per me che lo racconto come per chi lo vive.

Ne “La scelta del presidente”, brano proposto in occasione dell’elezione del “nuovo” presidente della repubblica cosa ti ha ispirato? Quanto la musica può essere d’impatto nelle tematiche po-litiche e sociali? Molto. La musica come ogni arte deve essere al ser-vizio dell’uomo, deve essere comprensibile e arriva-re al maggior numero di persone possibili, affronta-re temi “importanti” significa dare voce a milioni di persone che non possono dire quello che vogliono dire. Con questo non mi arrogo minimamente il di-ritto di dire di essere in grado di farlo, intendo sola-

mente sottolineare che anche una goccia sola, in un bicchiere colmo, può far traboccare

l’acqua ed io, visto che amo sognare in grande, sono fiera di essere una goc-

cia, addirittura magari un giorno, proprio Quella goccia.

Dopo diversi singoli in italiano ne hai proposto uno in inglese, sto parlando di “If I No Longer

Need Anything”, perchè una scel-ta di questo tipo?

Quel brano è stato il primo accenno alla parte

più intima di Millionaire Blonde, io nasco autrice in inglese, parlo in italiano nelle mie canzoni perché voglio fare la differenza nel mio Paese ma spero di conquistare il mondo…quale lingua migliore per farlo? :)

Quanto è stata importante, se lo è sta-ta, l’esperienza di Sanremo con Euridice?

Di nessuna importanza.

“The Motel Room” il tuo nuovo singolo in usci-ta accompagnato da un video di forte impatto come tutti i tuoi lavori, ricordiamo ad esempio la fotografia di Matteo Ciccognani la regia affidata a Giulio Bottini, di cosa parla?

Partiamo dal titolo, è ispirato all’anteprima di un film straordinario che ho avuto l’onore di vedere lo scor-so Festival del Cinema di Roma, ovvero, “The Motel

MILLIONAIRE BLONDETHE MOTEL ROOM

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Life” un film di Alan Polsky e Gabe Polskycon con Stephen Dorff, quando lo vedrete nelle sale impaz-zirete come me, ne sono certa; per il resto, quando ci si approccia alla stesura di un brano dance, spes-so si vuole solo trovare delle parole che abbiano un bel suono, che accompagnino la gente nell’ascolto fino ad arrivare al ballo, alla distrazione..così è sicu-ramente stato per questa canzone anche se, ad uno sguardo meno immediato, si scopre che racconta di un amore che resta impresso nella memoria, a pre-scindere dalla sua durata. Lo vorremmo tutti no? :)

Qual’è ora la tua strada? Nuovi pro-getti musicali e date, continuerai sul-la strada delle Licenze Creative Commons? Le Licenze Creative Commons mi accompagneran-no sempre spero, dovresti chiederlo a loro più che a

me. Scherzo. Ci sono tante cose che bollono in pen-tola ma se te le dicessi poi dovrei ucciderti. Sulla pagina ufficiale di Facebook facebook.com/millionaireblonde avrete sempre tutte le notizie in anteprima quindi, fateci un giretto…

Maria Beatrice, ti ringraziamo per la disponibili-tà, ti lasciamo un po’ di spazio, fatti una doman-da e datti una risposta, non censurabile mi racco-mando, le luci sono accese, il pubblico aspetta... Credi ancora che si possa fare la differen-za nel tuo Paese, artisticamente parlando? Si.

F.M.

MILLIONAIRE BLONDETHE MOTEL ROOM

MUSIC CONNECTION

E.T. STA PER ATTERRAREIL NUOVO SINGOLO DI FAINE

Angelo Elle. Che dire di te? Artista multitasking: musicista, compo-sitore, cuoco, scrittore, produttore, vi-deomaker, ci siamo dimenticati qualco-sa? E soprattutto come fai a fare tutto? Magari qualcosina si, ho da poco ripreso a studiare batteria e mi sto organizzando per piantare la siepe in giardino, poi logicamente il lavoro di Fonico, quel-lo serve per vivere e per investire nei progetti che con la Cookmusic cerco di produrre e promuovere. Fare tutto è molto semplice, bisogna rinunciare ad altre cose ed investire tutto il tempo che uno ha nel-le proprie idee, non è solo una questione di presenza

fisica alla postazione di lavoro ma di presenza men-tale, riuscire in ogni secondo della giornata a desti-nare una parte delle proprie risorse mentali ai propri progetti, ancora semplicemente riesco poco a capire chi pretende da un lavoro qualsiasi che mediamen-te facciamo, dall’operaio alla commessa al dirigente pretendere chissà che cosa, in quel caso siamo solo meccanismi di un ingranaggio che non abbiamo cer-to creato noi e sul quale non abbiamo investito più di tanto, credo che la vera realizzazione la possiamo trovare solamente investendo in quello che abbia-mo dentro, se perdiamo così tanto tempo a litigare con il capo vuol dire che dentro non abbiamo niente.

Molti album al tuo seguito: a qua-le sei più legato (se ce n’è uno) e perchè? A nessuno in particolare, in realtà non mi piacciono e credo che questo sia normale e sia un bene non ri-

SEGUI MILLIONAIRE BLONDE

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MUSIC CONNECTION

manere attaccato alle proprie cose, si fanno e si suo-nano pensando già alle prossime produzioni cer-cando di trovare nuovi linguaggi e nuove forme di espressione senza cercare l’originalità ad ogni costo ma assecondando il proprio mondo interiore che in quel preciso momento stiamo vivendo, anche se mi rendo conto che nei periodi di crisi la paura la fa da padrona ed facile cadere nell’autocelebrazione.

Se dovessi scegliere (pistola alla tem-pia) di rinunciare ad uno dei tuo innu-merevoli progetti a quale rinunceresti? Con pistola alla tempia, credo a tutti, farei il cuoco :-)

Ora parlaci di Faine, il progetto di Social Music che, come tu stesso lo hai definito è “un progetto che si nutre di scarti”. In cosa consiste? Faine è un progetto non progetto, nasce da una mia esigenza di fare musica velocemente ed in modo istintivo senza troppe domande, dietro la sua confu-sione in realtà c’è un linguaggio ben preciso che si-curamente è un’arma a doppio taglio, trovare le per-sone giuste per realizzare qualcosa che non sia una riproduzione di un modo di lavorare che uno ha già in altre band non è facile, siamo tutti troppo legati a noi stessi, per adesso siamo in due, io e il batterista

Elo Rini, il resto dai video a tutta la produzione lo realizzo da solo alla cookmusic e pensandoci bene il modo più veloce di mangiare è o andare al fastfo-od o nutrirsi di scarti…che è un po la stessa cosa :-)

Secondo il tuo punto di vista (sappiamo che non hai molti peli sulla lingua n.d.r.), come è messo il panorama artistico italiano? Sul panorama artistico italiano se ne potrebbero dire tante, ma forse in realtà sarebbe tutto sbaglia-to, spesso penso a quello che dico sul tema ma poi mi chiedo ma sarà veramente vero, forse il pano-rama artistico italiano non è mai cambiato in real-tà, l’arte non è differente da qualsiasi altro lavoro, conoscenza, soldi e raccomandazioni, possibilità

Se per produrre musica non devi lavorare e puoi farlo 24/24 giran-do il mondo e muovendoti sicu-ramente qualcosa di buono tiri fuori altrimenti sei un demente.

Il problema è quando parti svantaggiato e impieghi molto tempo per coprire dei gap, però insomma non me ne farei una malattia più di tanto, per il resto il sistema Italia è questo, c’è un unico grande canale quindi o ti allinei con quello che la Tv produ-ce o sei fuori tutto qua, ma anche chi è fuori si crea la sua nicchia e il suo sistema televisivo, alla fine dei giochi c’è sempre qualcuno

che rimane fuori e qualcuno che ri-mane dentro ma si lamenta, morale della favola tut-ti vanno al Mei ma vorrebbero andare a SanRemo.

Perchè la scelta di pubblicare sotto Licenze Creative Commons i tuoi progetti? Perché mi divertiva, mi piace il nome, si-curamente dire Siae non è molto asso-nante, mentre Creative Commons… Diciamo che però è qualcosa che ancora capisco poco, nel senso che poi alla fine sicuramente utile per reagire in qualche modo alla Mafia Siae ma nel

E.T. STA PER ATTERRAREIL NUOVO SINGOLO DI FAINE

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profondo ha gli stessi limiti del sistema del copyri-ght comune. Produrre qualcosa e non avere un ritor-no economico per quel che si produce, vuol dire non avere chiaro che per produrre arte servono tempo e soldi e quindi anche qua mi viene il dubbio che come la Siae, la Creative Commons sia il risultato di qualche processo socio musicale di pseudo alterna-tivi un po figli di papà che hanno tempo e soldi per produrre arte poi magari mi sbaglio e va benissimo Oltre a questo ultimamente mi sto rendendo con-to che tutti quelli che parlano di creative, pro-muovendola con tesi, articoli, blog etc etc spes-so sono persone che non producono arte, non suonano, non dipingono, non vivono insom-ma il processo creativo ma lo guardano da fuo-ri. Se fosse per me venderei i diritti siae all’asta su Ebay e sicuramente con Faine lo farò perché no…

E.T. l’ultimo singolo di Faine uscito proprio in que-sti giorni, parlaci di questa nuova collaborazione. E.T è il nome giusto per questo nuovo brano di Faine, il video che altro non è che un gioco di immagini sur-reali un po legate al mondo Talking Heads e di David Byrne non musicalmente ma nell’approccio, almeno credo, poi magari sono più vicino a Casadei chi lo sa. E.T è una ricerca di spazio, tutto qua, prodotto dalla cookmusic e dagli Holland Bike che sono dei miei

amici elettronici di Amsterdam, città dove in passato ho lavorato come Fonico e VideoMaker per il teatro dell’Opera e nella quale spesso ritorno magari un giorno per rimanerci per sempre, per il resto mi fer-mo qua, preferisco che la gente lo ascolti e giudichi… odio gli artisti ai concerti che parlano e raccontano.

Sicuramente con tutti i tuoi proget-ti ci siamo dimenticati di chieder-ti qualcosa. Questo è il tuo momento...

No, questo non è il mio momento, questo è il mio momento per lavorare, mi vedo più come uno rico-nosciuto dopo la morte con folle di vergini bagnate che si gettano sulla mia lapide ( questo forse è quel-lo che ho sognato questa notte…ora non ricordo) certo sarebbe meglio avere qualcosa di più definito ora, considerando gli anni, il tempo e i soldi investiti ma dato il 100% il resto non può dipendere da me…neanche la presenza di vergini.

F.M.

E.T. STA PER ATTERRAREIL NUOVO SINGOLO DI FAINE

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DAVE IMBERNöNFALSI IDOLI E AMORE PER LA MUSICA

Dave Imbernön. Compositore, musicista, hai all’attivo diverse collaborazioni con metals band e non solo, raccontaci un po’ il tuo percorso arti-stico.

Faccio musica da quando avevo 17 anni, prima come cantante , ho terminato finito gli studi presso la Scuola di Musica e poi sono subito passato al pa-norama musicale delle band metal , ma ho provato anche altri stili. Alcuni anni fa ho deciso di lanciare la mia carriera da solista e ho capito che avrei dovuto esplorare altri stili, non solo quelli legati al panora-ma metal. Attualmente collaboro in diversi progetti di registrazione di altre band e faccio parte degli “ Alvarzeus “.

Diversi album all’attivo che spaziano da musica metal (termine riduttivo ne siamo consapevoli) a quel tipo di musica che viene identificato con quella “classica”, quali dei due generi preferisci o comunque senti più vicino alla tua anima?

La mia anima ha bisogno del suono del pianoforte in continuazione; il pianoforte è tutto per me, più del metal o di qualsiasi altra cosa: con questo strumen-to posso trasmettere i miei sentimenti personali, è lo strumento perfetto per collegare me stesso con il mondo esterno, ma è vero che molte volte ho biso-gno di forza ed è per questo motivo che non rinun-cio al metal .

Lo abbiamo già anticipato nella domanda prece-dente, ma approfondiamo. Quello che ci colpisce di più è la tua capacità di unire musica di piano-forte ad un genere se vogliamo diametralmente opposto. Come mai la fusione di questi due stili apparantemente incompatibili che in te trovano un’espressione più che armonica?

La metal , come la maggior parte della musica con-temporanea , è ben collegata con la musica classi-ca . Le mie radici non sono metal, ma nascono nella “musica classica “ dove tutto è cominciato. E’ la pri-ma musica che ho studiato, e per questo motivo è parte integrante delle mie composizioni.

Il pianoforte è uno strumento molto versatile, lo si può trovare in molti stili ed il suo suono si fonde per-fettamente con ugnuno di essi . Nella musica metal è una sfida, anche se ci sono molte band metal che utilizzano il pianoforte nelle loro canzoni anche con un ruolo predominante che non solo le arricchisce, ma ne enfatizza anche le sonorità. Anche le tastiere ed i synthesyzers sono importanti per me, non solo il pianoforte, ed è per questo che li si ritrova in molti dei miei album. Mi piace la fusione “Musica Classi-ca“ con stili diversi in un tema che è principalmente metal .

È la riprova che la musica è un linguaggio universale che unisce tutti gli stili compatibili tra loro. Il truc-co è quello di conoscerli bene: spesso si ascoltano unioni di stili e strumenti orribili ed è per questo che è necessario conoscere bene la musica prima di fare esperimenti .

Il panorama musicale italiano lo conosciamo, quello delle Licenze Creative Commons (sempre in ambito musicale) pure, ma descrivici la situa-zione all’estero.

Conosco ottimi musicisti italiani, Roberto Daglio, Walter Mazzaccaro e molti musicisti eccellenti che io seguo e ammiro profondamente ...Conosco anche diverse band metal italiane che ho incontrato in diversi festival. La cultura italiana è va-ste ed eccellente, a volte anche migliore di molti al-tri paesi anche nel panorama musicale delle licenze Creative Commons.

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DAVE IMBERNöNFALSI IDOLI E AMORE PER LA MUSICA

Il pregio delle licenze “ Creative Commons “ è che aiutano a internazionalizzare Musica e musicisti. C’è ancora molto da fare e ci sono aspetti che non mi piacciono, ma è la strada giusta, quella da percorre-re: musica libera e cultura libera in generale sono il presente. In Spagna esiste molta mala informazione su questo argomento. Anche molti musicisti che uti-lizzano licenze “Creative Commons “, non sanno che cosa significhi, quali siano gli obblighi ed i diritti le-gati a questo tipo di licenze.

Poi ci sono anche delle persone che utilizzano le “Cre-ative Commons” come copertura per nascondere la loro mediocrità e penso che questo sia sbagliato. Molte cose devono cambiare. Io sono appassiona-to di artisti europei, mi piace il potenziale francese, polacco e di altri paesi in cui la “cultura libera“ sta di-ventando più forte. Sono anche i paesi in cui “musica libera “ è ampiamente conosciuta, divulgata e fruita. In Spagna la gente fatica a capire che “Musica libera“ non è lo stesso di “musica pirata”. E’ importante lotta-re per una cultura universale.

Parlaci ora del tuo ultimo lavoro: “The False Idol”. Cosa intendi per falsi idoli, da dove hai preso ispirazione?

“The False idol” è un album concettuale, in realtà tut-ti i miei album lo sono, ma questo è lo è ancora di più. Il seme da cui questo disco emerge è legato al mondo metal spagnolo.Parla dell’ego di quegli artisti che sono capaci di tra-dire i loro principi, i loro amici, e tutto al fine di di-stinguersi dal resto. Si occupa della manipolazione esercitata dagli artisti, da alcuni media, e dalle case discografiche ai danni di un pubblico debole, un pubblico che basa il proprio gusto musicale non sul-la sperimentazione e sull’ascolto, ma su ciò che gli viene detto e presentato senza ascoltare veramente ciò che vuole essere trasmesso. Non sto parlando di musica metal libera, perché in Spagna queste band hanno poca forza e non si impegnano in questo am-bito.

In questo album ho inserito la musica elettronica come novità. Ci sono piccoli frammenti di alcuni temi anche se mi sono permesso di darne un’im-pronta completamente elettronica ( un inatteso

cambiamento ) ed è anche la ragione per cui è un album principalmente sarcastico: nel brano “Metal Talebani“ per esempio, i musicisti non perdonano un metallaro che non fa musica metal, una provoca-zione ovviamente.Si tratta di un album molto progressista, pieno di ironia, dove ho demonizzato gli egomaniaci metal-lari. Sono stato cattivo, hahaha!

Progetti per il futuro e soprattutto sogni nel cas-setto: cosa vorresti fare che non hai ancora avuto modo di iniziare?

Beh, voglio continuare a progredire e continuare ad espandere i miei orizzonti, raggiungere più persone e continuare a imparare cose nuove, perché la musi-ca non deve rimanere immobile, è necessario impa-rare costantemente... Mi soddisfo solo mantenendo la capacità di comporre, di essere in grado di giocare con le mie canzoni liberamente e posso perseguire questo traguardo solo attraverso le licenze Creative Commons intese come strumento per la musica uni-versale. Voglio raggiungere 100 album, lol.

Grazie per la tua disponibilità. Una domanda che avresti voluto che ti facessero...e una risposta.

Quando verrai a suonare in Italia?

Quando mi invitano, non vedo l’ora di farlo.

Grazie per la vostra intervista, è stato un onore avere questo spazio, sono molto grato per il vostro lavo-ro e per il vostro progetto di promuovere la cultura libera, vi auguro il meglio e vi do tutto il mio soste-gno.Un saluto a tutti gli italiani, ed in particolare alla mia amica Daniela Vivarelli che combatte ogni giorno in un panorama non sempre facile per la musica ed i musicisti. Grazie.

V.G.

SCARICA “THE FALSE IDOL” CLICCA QUI

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OPEN MIND

Oggi vi vogliamo proporre un gioco multipiattafor-ma gratuito a codice aperto che ha come protagoni-sta un simpatico scoiattolo lancia pecore.Questo platform realizzato con un software di ela-borazione grafica ed animazione 3D completamen-te Open Source (Blender) non si ferma qui perchè anche musica, effetti grafici e il motore stesso del gioco sono interamente in sorgenti aperte e

Creative Commons il che vuol dire che l’utente può creare, modificare e condividere i personaggi e i li-velli come vuole!Ma veniamo al gioco: il vostro personaggio, Frankie appunto, è un terribile scoiattolo che si aggira per differenti ambienti cercando di aggirare ostacoli e proseguire la sua corsa schivando i colpi delle peco-re tutt’altro che disposte a farsi acchiappare e lan-ciare in aria.Coinvolgente, con una grafica, e non solo, di buon livello, mostra comandi semplici anche se non sem-pre immediatamente intuitivi ma che, con un po’ di pratica e pazienza vi regaleranno momenti di gioco simpatici e spensierati. Un ottimo scaccia pensieri!

P.P.

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Pag.11OPEN MIND

GIOCHI E SOFTWARETEMPO LIBERO E PRODUTTIVITA’

Amate i giochi di strategia? Allora 0 A.D. è quello che fa per voi!Si tratta di un gioco open-source, cross-platform gratuito di strategia in tempo reale in sviluppo da Wild-fire Games.Giocabile su Windows, Mac OS X e Linux è un gioco storico sia di guer-ra che di strategia economica in-centrato tra gli anni 500 A.D e 500 D.C. proponendosi completamente gratuito e open-source, con licenza GPL 2 + per il motore di gioco e la CC-BY-SA per la grafica. Il gioco è in sviluppo dal 2000, ma il lavoro ef-fettivo è iniziato nel 2003 anche se non esiste ad oggi una data di usci-ta fissata per la versione definitiva.

Addentriamoci un po’ di più nel gioco.Ci si troverà a dover scegliere tra diverse fazioni con caratteristiche e peculiarità differenti:

- I Cartaginesi dotati di una poten-te flotta navale.

- I Britannici con carri da battaglia, spadaccini ed armate d’assalto.

- I Galli con un imponente esercito costituito da cavalleria e fanteria.

- Gli Ateniesi con la marina più po-tente tra le fazioni e strutture uni-che come il teatro e la palestra.

- I Macedoni forniti di potenti unità d’assedio e potenti torri.

- Gli Spartani con un esercito meno variegato rispetto alle altre società del gioco, ma con una potente

fanteria da mischia e la capacità di sparare dardi infuocati.

- I Maurya sprovvisti di unità d’as-sedio, ma equipaggiati con tre di-verse categorie di elefanti.

- I Persiani con la loro civiltà cosmo-polita, la loro grande capacità di ammassare grandi eserciti e la più forte, anche se costosa, cavalleria tra le civiltà di gioco.

- I Romani con i loro possenti spa-daccini e le loro potenti macchine d’assedio.

Essendo un gioco in tempo reale non manca la possibilità di poter interagire con altri giocatori.

V.G.

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Pag.12GIOCHI E SOFTWARE

TEMPO LIBERO E PRODUTTIVITA’

OPEN MIND

Un programma open source molto interessante è sicuramente Inkscape.Nato nel 2003 con l’intento di fornire un potente strumento grafico, che offra una piena compatibilità con gli standard XML, SVG e CSS è un’applicazione multipiattaforma, che può essere eseguita sui siste-mi operativi Microsoft Windows, Mac OS X e Unix-like anche se lo sviluppo è particolarmente focaliz-zato sulla piattaforma GNU/Linux.

Attualmente il programma permette diver-se funzioni, tra cui:Creare rettangoli e quadrati gesten-do, oltre alle dimensioni, anche il parametro che regola lo smus-samento degli spigoli in corri-spondenza dei vertici.

Creare cerchi, ellissi e archi: con questo strumento si ha la possibilità di creare cerchi, ellissi, archi analogamente alla creazione di rettangoli e quadra-ti.

Creare poligoni e stelle: con questo strumento si ha la possibilità di creare poligoni di varie forme, stelle comprese potendo variare gli “angoli” del poligono e lo strumento “ar-rotondamento” che permette di regolare la smussa-tura degli angoli .

Creare spirale: con questo strumento si ha la possi-bilità di creare delle spirali regolandone il numero di archi con il parametro “rivoluzione”, la distanza tra questi con “divergenza”, mentre con “raggio interno” si regola il protrarsi degli archi verso l’interno.

Creare solido 3D: permette la creazione di semplici figure 3D sia assonometriche che prospettiche re-golando gli assi.

Disegna linee a mano libera: è uno strumento che serve a tracciare le linee a mano libera

Disegna tracciati: lo strumento permette di creare tracciati sia rettilinei che curvilinei posizionando semplicemente dei “nodi” a cui si collegano le rette.

Crea linea calligrafica: permette di creare linee cal-ligrafiche che simulano l’azione dell’inchiostro su carta. Gli strumenti presenti per modificare la linea sono: “larghezza” per impostare la dimensione del pennello, “diradamento” per impostare lo spessore dei tratti regolandoli con la velocità di tracciamen-to della linea, “angolo” per modificare l’angolazione, “incidenza” per impostare l’ampiezza del tratto ren-dendolo irregolare, “estremi” per impostare l’effetto

alle estremità della linea, “tremore” per rendere irregolare il tratto nella forma, “ondulazione”

per rendere maggiormente ondulato il tratto, “inerzia” e molti altri ancora.

Ritocca oggetto: per ritoccare sia colore forma come fosse un

pennello di cui si regolano sia grandezza che intensità; modificare i colori anche in modalità gradiente colo-re multiplo e di sfasarli. Per quanto riguarda la forma permette: “sposta parti” per spostare delle zone dell’og-getto, “riduce” per ridurre

l’ampiezza delle zone, “accresce” per aumentarne l’ampiezza, “attrarre” per

avvicinare al centro del cursore le zone circoscritte dal pennello, “respinge” per allontanare dal centro del cursore le zone circoscritte dal pennello e “incre-spa” per increspare i bordi.

Seleziona e trasforma oggetto: questo strumento permette di selezionare uno o più oggetti e di cam-biarne l’altezza, larghezza, rotazione ed inclinazione.

Modifica tracciati nodi: questo strumento rende la-vorabile qualsiasi oggetto convertendo il contorno in tracciato e permettendo di spostare, aggiungere ed eliminare i nodi, oltre a unirli e separarli.Ingrandisce e rimpicciolisce: lo strumento può sele-zionare un’area da lavoro per visionarla ingrandita.

INKSCAPE

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GIOCHI E SOFTWARETEMPO LIBERO E PRODUTTIVITA’

OPEN MIND

Colorare: lo strumento permette di riempire di co-lore con poligoni vettoriali colorati le zone di colore simili.Crea e modifica Gradiente:

con questo strumento si possono inserire nei poligoni monocromi dei gradienti sia li-neari che radiali aventi più colori anche sfumati.Preleva colore immagine: questo strumento prele-va un colore da un oggetto o una figura bitmap per darla all’oggetto selezionato, e permette di preleva-re le proprietà della trasparenza alpha.

Crea connettori di diagrammi: questo strumento fa-cilita la creazione di diagrammi.

Crea e modifica gli oggetti testuali: questo strumen-

to crea e modifica il testo, che resta sempre editabile se non convertito in tracciato, con possibilità di sce-gliere e variare il font, la dimensione e molto altro ancora. V.G.

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BIBLIOTEK

Abbiamo intervistato due tra gli autori del libro “Mela Marcia - La mutazione genetica di Apple”, Mirella Castigli e Ferry Byte.

Ciao Mirella e ciao Ferry Bite. Sappiamo che siete sempre molto impegnati per cui partiamo subito con le nostre domande. Noi lo sappiamo perchè lo abbiamo letto tutto d’un fiato, ma vorremmo che lo spiegaste voi: che cos’è e di cosa parla “Mela marcia, la mutazione genetica di Apple?”

Il libro che abbiamo scritto, insieme a Franco Vite e Caterina Coppola, è un’antologia di brani - ognuno di noi si è dedicato a un argomento: Franco Vite alla storia di Apple, Caterina Coppola al caso Gizmodo, io al ruolo di Apple nella finanza mondiale e allo sta-to dell’editoria in questi ultimi anni, dopo la grande crisi economica del 2008-2009 - e Ferry all’introdu-zione; l’antologia esplora le zone d’ombra di una delle più grandi aziende del mondo ICT. Apple, che da settembre 2012 ad oggi ha perso il 28% in Borsa e con l’evento di questa sera (dedicato al nuovo iPho-ne 5S e all’economico iPhone 5C) spera di tornare a

crescere, è un’azienda simbolo della globalizzazione dei mercati. Noi l’abbiamo messa sotto la lente del microscopio, vivisezionandola, per carpirne i “segre-ti”: il perché del suo straordinario successo, ma an-che i motivi profondi alla base del recente flop.

Perchè la scelta di un libro così importante e se vogliamo a tratti anche scomodo come spesso è scomoda la verità?

Lavoriamo nel mondo IT da circa due decenni, chi più e chi meno. Abbiamo visto nascere Apple, come del resto Microsoft e poi tutte le altre Big IT, anche se all’epoca eravamo bambini. A un certo punto, ci è parso che i mass media italiani trattassero solo il “lato luccicante”, l’aspetto patinato di Apple e dell’IT, senza andare più a fondo, senza sviscerarne i lati più intimi, e a volte inquietanti. Un errore, dal punto di vista giornalistico. Secondo noi, era l’ora di tirare fuori le unghie per scavare in profondità, e scopri-re cosa davvero ci fosse sotto il Fenomeno iPhone. Ricordiamo che iPhone ha generato 78.7 miliardi di dollari di fatturato nell’anno fiscale 2012: rimane la gallina dalle uova d’oro di Cupertino. Ma non era tutt’oro quel che luccicava, come ha dimostrato lo strepitoso successo di Samsung che ha cavalcato al meglio l’onda Android. Nel 2010 siamo stati in pochi a prevedere che Android avrebbe dominato la sce-na, superando iOS. Per rispondere alla tua domanda, la verità è spesso scomoda: ma è compito del gior-nalismo, non solo investigativo, cercarla e portarla alla luce. Questa fiammella ci ha insomma guidato nello scrivere il nostro piccolo pamphlet, non altro: tanto che io, per esempio, sono (anche) utente Ap-ple, oltreché ad usare Gnu/Linux, Android e Win-dows Phone.Abbiamo chiamato il dominio del sito “Mela Marcia, “NessunGrandeNemico” (NGN), proprio per sotto-lineare che il nostro intento non è mai stato “anti Apple”, ma piuttosto raccontare la Rivoluzione Mo-bile senza paraocchi e senza pregiudizi, partendo dai dati di mercato. Quei dati che oggi illustrano la rimonta di Microsoft, oggi al terzo posto, dopo il sorpasso di Blackberry da parte di Windows Phone. Della serie: la Rivoluzione Mobile non è un pranzo di gala! Perché chi oggi è primo, domani può usci-re dalla Top 5, come è successo a Nokia. Ma proprio Nokia, dopo l’acquisizione dei Lumia da parte di Mi-

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crosoft, potrebbe un giorno tornare a sorprenderci. Perché questo è un mercato, in crescita a doppia ci-fra, dove la chiave del successo dipende dalla capa-cità di adattarsi continuamente alle novità tecnolo-giche; dalla rapidità nell’evoluzione e nello sfornare nuovi dispositivi aggiornati a ritmo continuo; e dalla personalizzazione dei device. Non esiste uno smartphone per tutte le stagioni: an-che il brand più solido può sbagliare, l’iPhone non è per sempre come un diamante. O Apple adatta l’i-Phone al nuovo scenario (ecco il motivo dell’impor-tanza dell’iPhone 5C, colorato ed economico, in un mercato dove la macro economia conta; ma prima o poi servirà anche un phablet con maxi schermo) oppure non tornerà ai fasti dei tempi del compianto Steve Jobs. Agli utenti piace scegliere smartphone di tutte le misure, di tutti i colori; e nella fascia altissima dei billionaire, c’è chi desidera il Galaxy S4 in versio-ne unica. L’iPhone Gold infatti è destinato a rivolger-si al fiorente mercato dei milionari cinesi. Mi rendo conto di essere andata fuori tema, ma l’ho fatto per chiarire che il libro nasce dall’esigenza profonda di raccontare l’evoluzione dell’IT, cercando di capire da dove arriviamo ma soprattutto dove ci stiamo dirigendo. In un mercato dominato dal cloud e dal Mobile, dove la privacy è sempre più un optional: il caso Prism, svelato dal coraggioso whistleblower Edward Snowden, dimostra che avevamo intravisto qualcosa, nella direzione giusta. L’iPhone, il cloud, il social networking e il Mobile sono qualcosa di più che mere nuove tecnologie: sono anche i tentacoli del tecno-controllo, manovrato da NSA e CIA. Il lato oscuro dell’hi-tech esiste eccome. Del resto, il nostro libro precedente, edito da ShaKe edizioni, era dedi-cato al lato oscuro di Google.

Altra particolarità di questo vostro lavoro è il ri-lascio sotto Licenze Creative Commons, una scel-ta in linea con l’argomento o meglio, una scelta, per utilizzare una terminologia scientifica “di azione uguale e contraria” a quanto rappresen-ta l’oggetto del vostro desiderio o ci sono altre motivazioni alla base nella scelta di questo tipo di licenze?

Il primo libro che abbiamo scritto con Ferry Byte e Claudio Parrini, “I motori di ricerca nel caos della rete” (edito da ShaKe nel 2000), dedicato all’inarre-

stabile ascesa di Google, era No copyright. Successi-vamente abbiamo sposato la filosofia delle Licenze Creative Commons (CC). Franco Vite ha poi un soli-do background nel mondo del Software Libero. Noi tutti abbiamo partecipato attivamente agli Hack-meeting: anzi, Ferry Byte è un pioniere, fra gli orga-nizzatori del primo hackneeting italiano del 1998 a Firenze. Sosteniamo Gnu/Linux fin dai primi passi di Linus Torvalds. Scegliere le Licenze Creative Com-mons, è stato naturale, direi. Certo, parlare di uno dei colossi IT più chiusi al mondo con le Licenze li-bere, ha contribuito a mettere il dito nella piaga. Ed è nel nostro Dna essere irriverenti, per mostrare che “il Re è nudo”

Leggendo la prefazione e soprattutto il libro vie-ne da chiederci: quanto le grandi multinazionali influenzano le nostre vite e quanto è importante che il libero sapere e l’informazione siano esenti da censure?

Bella domanda: è fondamentale combattere la cy-ber censura e lottare, ogni giorno, per la tutela dei cyber-rights. Ho di recente conosciuto Tim Ber-ners-Lee, il padre del Web, in un’intervista collettiva, a Trento. Ci ha ribadito che il compito di noi giornali-sti del mondo hi-tech consiste nel preservare l’Open Web, la libera informazione e la circolazione libera dei saperi. Il “caso Snowden” dimostra quanto perva-sivo sia l’intreccio fra Potere politico, finanziario ed apparato tecnologico. L’influsso delle grandi multi-nazionali può minacciare la nostra privacy: dunque,

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non solo la comunicazione online, ma le nostre stes-se vite. Backdoors, falle nei sistemi di crittografia, cyber spionaggio, censura e cyber repressione (pen-siamo a Iran e Cina, e oggi alla cyber-war in Siria): questi non sono solo “fantasmi che si aggirano nella cyber frontiera”, ma sono i rischi che corriamo ogni giorno quando ci colleghiamo alla Rete. Denunciar-li è il compito degli attivisti digitali e dei giornalisti specializzati in tecnologia. Anche se non abbiamo nulla da nascondere, dobbiamo difendere il diritto alla privacy e a conoscere la verità senza censure. Detto ciò, personalmente, penso che nel “caso Pri-sm”, in Italia noto come Datagate, le grandi multina-zionali siano state costrette dalla NSA, dopo i tragici fatti dell’11 settembre 2011: anche le big IT devono godere, quindi, del diritto di difendersi, ottenendo il via libera, da parte di Obama, per rilasciare i dati sul-le richieste governative. Apple, Google, Facebook e Microsoft non sono solo coloro che vogliono sapere tutto di noi, ma sono, anch’esse vittime dell’ecces-sivo potere di NSA? Dobbiamo scoprire la verità. E’ vero che le grandi multinazionali vogliono accedere sempre a più dati, ma lo fanno ai fini dell’advertising online: vogliono aumentare il fatturato e i profitti, grazie a una pubblicità sempre più mirata e ad hoc. Nel caso Prism, a voler farci la radiografia, a voler sa-pere tutto di noi, non erano le multinazionali (che sono aziende come altre, solo più globalizzate). Era il governo statunitense. E non solo il famigerato Ge-orge W. Bush, ma anche il democratico Obama: solo per motivi di sicurezza nazionale? O NSA vuole cre-are un Panopticon digitale, per prevenire i crimini e per non essere da meno di Cina e Iran nel controllo dei netizen? Domande a cui è urgente fornire rispo-ste. L’informazione è potere. E i Bit sono l’oro nero nell’era digitale dei Big Data. Sapere tutto di tutti, come nel Grande Fratello di Orwell, è il sogno di ogni totalitarismo. Per le democrazie, che hanno sempre respinto il nazismo e il comunismo (ricorderete lo struggente e tragico film “Le vite degli altri”...), il caso Prism rappresenta la sottile linea rossa, invalicabile. La trasparenza delle istituzioni, gli Open Data, la tu-tela della privacy sono capisaldi della democrazia. Chi tocca i fili, muore: perché Obama ha continuato con il programma Prism, avviato da Bush?

Lo ammettiamo, inizialmente un po’ spaventa-ti dall’argomento, siamo rimasti piacevolmente

colpiti dall’estrema fluidità del testo, dal piace-re nel leggerlo tutto d’un fiato. Sappiamo anche che è stato scritto a più mani e che rimane un progetto aperto, essenza delle Licenze Copyleft. L’esperienza multi autore, se così vogliamo chia-marla vi ha arricchiti sotto il profilo personale?

Moltissimo: ci ha resi ancora più open mind e cu-riosi dei punti di vista altrui. E’ vero che ognuno ha scritto la sua parte, come in un’antologia; non è stata una scrittura in stile Wiki. Tuttavia, i nostri differenti punti di vista, i nostri diversi backgroubd culturali e politici, ci hanno permesso, secondo me, di affron-tare temi così vasti, dalle profonde ramificazioni, senza paraocchi. Senza pregiudizi. Con lo scopo di aprire gli occhi e farli aprire a chi ci legge, spalancan-do scenari ed implicazioni che magari il lettore non prevedeva. Il blog, sotto Licenza Copyleft, è stato poi un modo coinvolgente per non lasciare il lettore a metà, ma accompagnarlo alla scoperta del mondo Mobile eccetera. Cogliamo, anzi, l’occasione per rin-

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graziare tutti: quasi 2 milioni di hits in poche stagio-ni. Con i 200 mila download della versione e-book, è stato un successo travolgente, oltre le nostre più rosee aspettative.

Altri progetti per il futuro?

Io e Ferry Byte abbiamo scritto un libro, con l’arti-sta Claudio Parrini, sui lato oscuri di Google; poi, con Franco e Caterina, sugli inquietanti risvolti di Apple. Senza dubbio ci piacerebbe completare, con calma, la trilogia sul tecno-controllo. Ma, come sempre, i nostri progetti verranno svelati all’ultimo momento. Ci piace sorprendere, essere un po’ irriverenti, con quell’attitudine “Punk” che ci è rimasta appiccicata addosso dai tempi giovanili. Stiamo valutando ipo-tesi. Nel frattempo, chi ci vuole seguire può leggerci: Mirella su ITespresso.it (ma anche sul blog “Non è un paese per vecchie”, che per primo lanciò lo slogan “Se non ora quando?”, poi utilizzato dalle femmini-ste italiane nella famosa manifestazione che portò in piazza un milione di donne contro il bunga-bun-ga), Caterina su Gizmodo, Ferry Byte sul blog Scacco al Web e ZoneLibere.net. Franco Vite ha un suo blog, oltre a lavorare nel mondo Free software. La scrittu-ra, i progetti continui, fanno parte della nostra vita, fin dai tempi delle Bbs: ancora dopo 20 anni, non smettiamo di indignarci e ci divertiamo a denuncia-re ciò che non va.

Anche per voi abbiamo riservatoun angolo per dire quello che volete:aggiunte a queste domande, sassolini nella scar-pa, insomma un altro seppur piccolo capitolo di questo o, magari di un nuovo libro.

Grazie. In questi due anni, dall’uscita del libro Mela Marcia, abbiamo prima suscitato stupore, quasi scandalo per ciò che osavamo scrivere; poi abbiamo vissuto l’ostracismo; quindi, di nuovo la fama, quan-do il titolo Apple iniziava a scricchiolare, prima della flessione. Ecco, alcuni di noi scrivono di IT a livello professionale da tre lustri e ringraziano Punto-Infor-matico, Zeus News e chi ha recensito “Mela Marcia” fin da subito, cercando di cogliere il nocciolo della questione. Personalmente, da anni mi occupo dei temi relativi all’Agenda digitale e delle priorità che

l’Italia deve affrontare per accorciare la distanza fra PA e cittadini e superare il Digital divide. Se avessi pensato di scatenare addirittura “odio” nello scrivere un libro, mi sarei messa a ridere e non ci avrei mai creduto: invece, è successo. E’ stata una lezione di vita. Mi ha insegnato che fare i giornalisti, racconta-re la realtà, è scomodo. Buon segno: cercheremo di tenere la “schiena dritta”, come si suol dire, per rac-contare anche le verità scomode.

Del resto, il lavoro di scrivere non ha a che fare con Fan scatenati e detrattori: non siamo mica una boy-band da stadio! Certo, quando leggo che il mar-keting ora scopre il “Rotten Apple style”, come di recente ha scritto Cnet a proposito di uno spot di Samsung (pubblicità comparativa vs. Apple), ci ha strappato un sorriso. Perché vuol dire che abbiamo colpito nel segno: il mondo IT deve una grande le-zione a Steve Jobs, il genio del marketing: vale più il passaparola dei Fan rispetto ad investimenti milio-nari in advertising, pianificati senza suscitare emo-zioni. L’IT senza marketing rischia di innovare, senza coinvolgere gli utenti nella rivoluzione informatica. Steve Jobs ha donato un’anima a Apple e ha reso sexy cavi e processori. Ora i grandi dell’informati-ca, che vogliono sopravvivere allo tsunami dell’era Mobile - cloud e social, devono imparare a usare il marketing con efficacia, ma anche gettando il cuore oltre l’ostacolo. Una lezione per tutti i geek.

V.G.

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È sempre obbligatorio compilare e consegnare il pro-gramma musicale (comunemente detto borderò) in occasione di eventi e spettacoli? Anche quando si suona musica di pubblico dominio o comunque fuori dalla gestione di SIAE? Secondo la teoria più diffusa sembrerebbe di sì... eppure emergono alcu-ni legittimi dubbi. Cerchiamo di ricostruire attenta-mente il tutto.

In questi giorni di fine estate in rete è tornato in auge un tema abbastanza ricorrente in materia di diritto d’autore e SIAE: quello dell’obbligo (o pre-sunto tale) di redigere il programma musicale (il co-siddetto “borderò”) per ogni occasione in cui venga suonata o semplicemente riprodotta della musica in pubblico. Il dibattito si è fatto più acceso in questi giorni a cau-sa di alcuni articoli pubblicati dal sito di Patamù.com che si occupa proprio di offrire alcuni servizi in ma-teria di tutela e gestione dei diritti d’autore: un arti-colo narra la rocambolesca esperienza di un comu-ne organizzatore di eventi musicali a livello locale e l’altro approfondisce il tutto dal punto di vista giuri-dico (grazie all’intervento di una collega avvocato). La questione è davvero interessante e contorta e credo che sia opportuno cercare di chiarirla una vol-ta per tutte. Anche perché tocca davvero moltissime persone (musicisti, organizzatori di eventi, gestori di locali, enti pubblici, associazioni culturali) che non sempre hanno gli strumenti per interpretare cor-rettamente il quadro normativo e più facilmente ri-mangono vittime della burocrazia.A onor del vero, già l’anno scorso un articolo di La-LeggePerTutti (a firma di Angelo Greco) si era pre-occupato di dipanare la questione; tuttavia sembra che gli aspetti oscuri e incerti non si siano del tutto dissipati.

Il famoso borderòInnanzitutto cerchiamo di capire bene che cos’è il borderò e a cosa serve. Si tratta di un documento

(rigorosamente cartaceo e su modello prestampato fornito direttamente da SIAE) in cui l’organizzatore o comunque il responsabile di un evento musica-le (detto tecnicamente “direttore dell’esecuzione”) deve annotare con precisione tutti i brani musica-li eseguiti o riprodotti durante la serata, indicando titolo e autore. Esso si ritira prima dell’evento, nel momento in cui ci si reca alla SIAE per chiedere le autorizzazioni per l’evento musicale; va compilato durante o subito dopo l’evento e va riconsegnato alla SIAE non oltre il giorno dopo. La SIAE sulla base di quanto indicato può ripartire i proventi raccolti in relazione a quell’evento ai rispettivi autori secondo particolari (e per certi versi oscuri) criteri.Si noti però che tali proventi vengono raccolti dalla SIAE in anticipo, all’atto della richiesta dell’autoriz-

zazione (cioè quando si ritira copia “vergine” del bor-derò), spesso sulla base di somme forfait prestabilite a seconda di varie variabili (capienza dei locali, tipo di esecuzione musicale, etc.).

Che fare nel caso di opere non gestite da SIAE?Capita la funzione del borderò, giustamente molti si chiedono: ma se si suonano musiche di pubblico do-minio in cui il diritto d’autore non c’è? Oppure se si suonano musiche rilasciate sotto licenze libere (tipo Creative Commons)? O anche più semplicemente se si suonano musiche scritte e prodotte dallo stesso

SIMONE ALIPRANDIIL BORDERO’ SIAE

LA CONTROVERSA QUESTIONEDEL BORDERO’ SIAEArticolo uscito il 4 settembre 2013 su LaLeggePerTutti - Business e rilasciato sotto licenza CC BY-SA.

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organizzatore dell’evento? In altre parole: che sen-so ha compilare un programma musicale con scopi di ripartizione dei proventi quando si è sicuri che le opere suonate escono dalla competenza di SIAE?Se qualcuno di voi lettori ha avuto occasione di oc-cuparsi delle pratiche per un evento musicale si sarà certamente sentito rispondere dagli addetti SIAE che in quei casi è necessario comunque versare una somma a titolo di forfait e compilare comunque il borderò, proprio per dimostrare che i brani indicati non sono di competenza SIAE. La SIAE quindi do-vrebbe effettuare le dovute verifiche e, se tutti i con-ti tornano, restituire le somme versate in anticipo dall’organizzatore a titolo di forfait. Un meccanismo iper-burocratico fondato su una sorta di presunzio-ne secondo cui è più probabile che siano suonati brani gestiti dalla SIAE rispetto a brani non di sua competenza. In effetti il repertorio SIAE è davvero vastissimo, se consideriamo che essa fa da tramite verso le collecting societies estere e quindi di rifles-so gestisce anche i diritti degli artisti stranieri. Ciò tuttavia non sembra essere sufficiente a giustifica-re questo meccanismo presuntivo, specie al giorno d’oggi in cui la musica sotto licenze libere si sta mol-tiplicando giorno per giorno.

Il quadro normativoQuesto meccanismo, che ai più può sembrare ves-satorio e assurdo, ha un suo fondamento giuridico. Gli articoli 175 e 176 della legge sul diritto d’autore (legge n. 633 del 1941), infatti, fino alla loro abro-gazione avvenuta nel 1996, prevedevano un diritto demaniale da corrispondere allo Stato per ogni rap-presentazione, esecuzione o radiodiffusione di un’o-pera adatta a pubblico spettacolo o di un’opera mu-sicale anche quando essa sia di pubblico dominio.Per rendere efficace il principio fissato da questi due articoli, il decreto di attuazione della legge (R.D. n. 1369 del 1942) ha previsto un apposito articolo 51 che al comma 1 stabilisce:Chi dirige l’esecuzione di opere musicali di qualsiasi natura ha l’obbligo anche ai fini del controllo sulle esecuzioni di opere soggette al pagamento del di-ritto demaniale di redigere per iscritto, prima della esecuzione o immediatamente dopo, il programma di tutte le opere o dei brani staccati di opere musica-li o delle brevi composizioni effettivamente eseguite o rappresentate e di consegnarlo o di trasmetterlo

all’ufficio incaricato dell’esazione del diritto o a per-sona da tale ufficio incaricata, al più tardi entro il giorno successivo allo spettacolo.Beh, alla lettura di questa norma la partita sembre-rebbe chiusa. La compilazione del borderò è obbli-gatoria, sempre e comunque. Però c’è un però...

Norma in vigore o norma abrogata?Tutto il problema, nonché la discussione sollevata dagli articoli di Patamù, sta nel fatto che non si sa con certezza se questa norma sia tuttora in vigore o se sia stata abrogata assieme agli articoli 175 e 176 della legge.Un lettore non avvezzo al “fantastico” mondo del diritto potrebbe chiedersi: “ma com’è possibile che in uno stato civile e moderno non si sappia se una norma è in vigore o no?!”. Ahimè è possibile. Il si-stema normativo italiano è uno dei più nevrotici e farraginosi ed è spesso difficile aver chiaro il quadro completo delle norme che regolano una determina-ta materia. Non a caso in qualche governo recente è comparsa la figura del “Ministro per la semplificazio-ne normativa” e proprio per ovviare a dubbi di que-sto tipo è stato aperto il sito Normattiva.it, portale della legge vigente (come si autodefinisce) curato direttamente dalle istituzioni italiane.

Purtroppo però Normattiva non aiuta nel nostro caso; infatti si occupa delle norme approvate dal 1945 in poi, quindi vi si trova la legge che ha appor-tato modifiche agli articoli 175 e 176 (ovvero il de-creto legge n. 669 del 1996, art. 6, co. 4, convertito in legge n. 30 del 1997) ma non un testo consolidato e coordinato della legge sul diritto d’autore (che è del 1941) e del relativo regolamento di attuazione (che è del 1942).

Bisogna quindi affidarsi ad altre fonti. Ad esempio (come appunto rilevato da Patamù) sul sito della SIAE compare un PDF con il testo del regolamento in cui l’art. 51 risulta tutt’ora vigente; mentre sul co-dice del diritto d’autore diffuso online dal professor Luigi Carlo Ubertazzi (uno dei massimi esperti ita-liani in materia di diritto d’autore) la stessa norma

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risulta abrogata. Di chi fidarsi? A istinto verrebbe da pensare che, essendo la SIAE la principale autorità pubblica in materia di diritto d’autore, sia sua la fon-te più affidabile. Ma conoscendo da un lato il modus operandi della SIAE e i vari problemi che essa ha in-contrato in questi anni (commissariamento, bilanci chiusi in rosso, vari cambi di dirigenza...) e dall’altro la competenza e la precisione del Prof. Ubertazzi, non chiuderei la questione così facilmente.Rispolverando le mie nozioni di teoria generale del diritto e di tecnica legislativa ed essendomi con-frontato con alcuni colleghi giuristi (che ringrazio), mi si accende una lampadina chiamata “abrogazio-ne implicita”. L’art. 51 del regolamento è infatti una norma strettamente dedicata all’attuazione dell’art. 175 legge 633/41 e fa parte del Capo V interamente dedicato al diritto demaniale, non più contemplato dalla legge. Ciò mi fa pensare che Ubertazzi abbia proprio ragionato in quel modo; che senso ha in-fatti considerare in vigore una norma che attua una norma espressamente abrogata? Cadendo la norma principale, dovrebbe a rigor di logica cadere anche la norma di attuazione. Il diritto è anche logica e buon senso. (Almeno, idealmente)

In conclusionePrecisando a chiare lettere che questo non è un parere legale bensì solo la riflessione di un giurista appassionato di diritto d’autore (a scopo di appro-fondimento intellettuale e dibattito), la questione resta comunque controversa, anche dando per buo-na la teoria dell’abrogazione implicita. Ho verificato anche nella sezione “legislazione” di due autorevoli quanto costose banche dati giuridiche e comunque questo benedetto art. 51 risulta ancora vigente. Pro-babilmente si tratta di un risvolto talmente sottile (tra l’altro in una materia di nicchia come il diritto d’autore) che è sfuggito anche a giuristi ed editori solitamente molto attenti. Oppure esiste qualche altro aspetto o addirittura qualche altra norma che reintroduce gli obblighi dell’art. 51 in altra forma. Non mi risulta, ma con il sistema normativo italiano tutto può essere.Spero che questo mio articolo faccia finalmente luce e apra la strada ad un chiarimento definitivo. Forse, a

questo punto, una nota ufficiale da parte di SIAE sa-rebbe più che opportuna per chiarire una volta per tutte come stanno le cose; e anche per sgombrare il campo da atteggiamenti poco trasparenti di alcuni mandatari e incaricati SIAE. Soprattutto perché sulla vigenza dell’art. 51 si fonda tutta una fetta di introiti SIAE che invece risulterebbero non dovuti.Non voglio credere che vi sia una sotterranea mala-fede mirata a continuare ad incassare denaro; prefe-risco pensare che sia semplicemente sfuggita l’abro-gazione implicita di una norma. Ma per fortuna un PDF pubblicato online si può aggiornare facilmen-te... ovviamente sempre che il mio ragionamento sia valido e che il PDF sia davvero da aggiornare. In caso contrario, prego SIAE o qualcun altro di dirmi qual è il pezzo mancante, così da restituirmi il sonno.

Simone Aliprandi

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PATAMU.COMTUTTO SUL BOLLINO SIAE

TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SUL BOLLINO SIAE E CHE NON AVETE MAI OSATO CHIEDERE!Il contrassegno SIAE, detto informalmente bollino, va purtroppo ancora oggi apposto su tutti i supporti contententi opere di ingegno e d’arte, e il fatto che queste opere siano depositate in SIAE o meno non fa alcuna differenza. Queste le bad news. Tuttavia, e qui arrivano le good news, i prezzi cambiano drasti-camente a seconda del fatto che si sia o meno iscritti alla SIAE. Chi è iscritto SIAE paga, per stampare 1000 copie di un CD in vendita a 20 euro, circa 1700 euro. Mentre, udite udite, chi non è iscritto SIAE paga, per lo stesso numero di copie, solo 30 euro. Abbiamo però ricevuto numerosissime segnalazioni di tenta-tivi di vendere a non iscritti SIAE bollini in “versione costosa”, addirittura paventando come necessaria l’iscrizione alla SIAE per poter stampare e vendere i propri CD. Ciò è assolutamente falso. Pur esendo i bollini obbligatori per tutti (per ora!), costano mol-to (ma molto) di meno ai non iscritti. Abbiamo de-ciso di scrivere questo articolo per fare chiarezza, informarvi sui vostri diritti, ed evitare qualsiasi tipo di abusi da parte di chicchessia. Prendete, leggete e diffondete! ;)

Diciamo subito due cose: la prima è che, dopo esser-ci riproposti per tanti mesi di scrivere un articolo con questo titolo, le righe che state leggendo sono state scritte quasi d’impeto, ad interesse di alcuni nostri lettori ed utenti che ultimamente hanno avuto a che fare con l’annosa e spinosa questione del contrasse-gno SIAE, informalmente detto “bollino”, ricevendo informazioni contrastanti ed a volte errate.Uno dei nostri utenti si sarebbe sentito dire peral-tro che i bollini possono essere rilasciati solo a chi è iscritto alla SIAE (cosa non vera) e che la tutela dal plagio offerta da Patamu e piattaforme simili vale ovunque in europa tranne che in Italia, dove ci si deve rivolgere necessariamente alla SIAE per la tu-tela dal plagio.

Evitando di commentare in questa sede le informa-zioni legislative “imprecise” fornite da parte degli

uffici SIAE, rivolgiamo per oggi le nostre attenzioni al bollino.Per ovviare al fatto che l’articolo è stato scritto di get-to, l’articolo potrebbe subire modifiche ed aggiunte nei prossimi giorni per diventare più completo e cor-reggere eventuali inesattezze. Saremo lieti di integra-re vostre correzioni o commenti all’interno dell’artico-lo se necessario.

La seconda cosa da dirvi è che avremmo potuto tranquillamente concludere il titolo con “...e che non hanno mai osato dirvi” oppure “...e che non siete mai riusciti a sapere”, tante sono le difficoltà nel reperire informazioni esaustive sulle varie tipologie di bollino, sul suo ruolo, e sui costi che variano (molto) a seconda del tipo di uso che si deve fare dell’opera e del fatto che l’opera sia o meno depositata in SIAE.

Infine: questo articolo si riferisce in particolare ai bol-lini da apporre alle opere musicali. Ciò non vuol dire che alcuni concetti non siano validi in generale. Se do-vesse emergerne la necessità, potremmo scrivere un articolo con una panoramica più ampia.

Dopo le consistenti premesse, veniamo finalmente alla domanda principale: cosa è questo benedetto bollino SIAE? La risposta ce la dà direttamente il sito SIAE.it :

“Il contrassegno SIAE è uno strumento di autentica-zione e di garanzia, ad uso sia delle Forze dell’Ordine che del consumatore, che può così distinguere il pro-dotto legittimo da quello pirata, e permette di indivi-duare chi lo produce o commercializza.”

ed ancora:

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“La Legge sul diritto d’autore, n. 633/1941), stabilisce (art. 181 bis) che su ogni supporto contenente pro-grammi per elaboratore o multimediali nonché su ogni supporto (CD, cassette audio e video, CD Rom, DVD, ecc.) contenente suoni, voci o immagini in mo-vimento che reca la fissazione di opere o di parti di opere protette dalla legge sul diritto d’autore (art. 1, primo comma, legge n.633/1941) destinati al com-mercio o che vengano ceduti in uso a qualunque titolo a fine di lucro deve essere apposto un contras-segno. Il compito di applicare il contrassegno, cioè di “vidimare” i supporti è affidato alla SIAE. Le mo-dalità di rilascio e di utilizzo del contrassegno sono regolamentate dalDPCM 23 febbraio 2009, n.31 (GU n.80 del 6 aprile 2009).”

Detto in altre parole: il bollino non è, in principio, legato alla riscossione di diritti d’autore, bensì al fat-to di poter dimostrare che un supporto contenente un’opera di ingegno non è contraffatto. Per questo motivo, esso va apposto anche su supporti conte-nenti opere non depositate presso la SIAE. Nono-stante queste opere non siano depositate in SIAE, il bollino va comunque richiesto presso la SIAE, unica affidataria del compito di “vidimazione dei suppor-ti”. Per cui, anche i musicisti che hanno intenzione di distribuire, gratis o a pagamento, cd contenenti musica rilasciata in licenze libere o comunque non depositata in SIAE, devono attualmente apporre il bollino sulle loro opere.

Eppure, i costi di questo bollino variano enorme-mente a seconda del fatto che si sia iscritti in SIAE o meno. Infatti, se la SIAE non è mandataria dei nostri diritti (leggasi: se non siamo iscritti alla SIAE) si do-vranno pagare solamente i costi di bollino e non i costi di compensi per diritto d’autore. Analizziamo i vari casi per fare chiarezza.

Caso 1: creo un CD contenente solo opere di cui sono autore, non depositate in SIAE, incise da me.Se voglio venderlo, i bollini mi verranno a costare 0,031 euro per ogni copia (1000 copie = 31 euro), mentre se voglio regalarlo dovrò comprare i bollini per copie omaggio, che costano 0,0181 euro per co-pia (1000 copie = 18 euro).

Caso 2: creo un CD contenente opere depositate in

SIAE (mie o non mie, non importa).Ai costi indicati al punto 1 vanno aggiunti i compen-si per il diritto d’autore. Bisogna aggiungere un for-fait fisso di 0,360 euro a copia per le copie omaggio, mentre per quanto riguarda le copie in vendita va calcolato il 7,4% del prezzo di vendita (al netto d’iva) da aggiungere al costo “nudo” del bollino. Queste “aggiunte” sono calcolate per un CD standard da 74 minuti contenente solo opere depositate in SIAE. Se il minutaggio di opere depositate fosse più elevato od inferiore, la percentuale ed il forfait scaleranno di conseguenza.

Attenzione: va notato che in nessun caso il bollino tiene conto del pagamento dei diritti connessi, per cui se si volessero utilizzare ad esempio opere de-positate in SIAE di cui non si è proprietari del Ma-ster, bisognerebbe contattare i proprietari per il pa-gamento dei diritti connessi. Allo stesso modo, se non si fosse proprietari dei Master di incisione o dei diritti d’autore di un’opera non depositata in SIAE, al di là dei costi del bollino andrebbero comunque contattati gli aventi diritto o gli enti mandatari dei loro diritti connessi per concordare il pagamento di tali compensi.

Ad ogni modo, riassumendo per il caso più utile ai nostri lettori: nel caso in cui noi fossimo i proprie-tari dei diritti d’autore e del master di incisione (e si suppone dunque anche dei diritti connessi) di opere non depositate in SIAE, dovremmo sì acquistare ed

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apporre un bollino per ogni copia, ma questo bol-lino avrebbe i costi indicati nel caso 1 (30 euro per 1000 copie), notevolmente inferiori rispetto ai costi che devono pagare gli iscritti SIAE.

Ricapitolando: è vero che ancora oggi i bollini SIAE vanno apposti su qualsiasi supporto, ma bisogna fare particolare attenzione al momento del loro ac-quisto, perché abbiamo ricevuto varie segnalazioni di tentativi di vendere i bollini “costosi” ad artisti che, non essendo iscritti alla SIAE, avrebbero dovuto pa-gare prezzi molto (molto!) più bassi. Infatti: se non siete iscritti alla SIAE e stampate 1000 copie del vostro CD per venderlo, il prezzo per i bol-lini non deve superare i 30 euro. E non ci sono altre tassazioni di sorta. Ci è stato segnalato anche che a volte si cerca di convincere l’artista non iscritto alla SIAE che l’unico modo per avere dei bollini, e dun-que essere in regola con la vendita del proprio CD, è quello di iscriversi alla SIAE. Questo è ovviamente assolutamente falso. Calcolando che per iscriversi alla SIAE si spendono 220 euro a persona, e che il co-sto dei bollini per gli iscritti lievita da 0,031 centesi-mi a circa 1,7 euro a copia (per un CD in vendita a 20 euro), si passa, per le nostre 1000 copie, da 30 euroa circa 2000 euro (che, detto per inciso, tornano ge-neralmente solo in minima parte all’autore sotto for-ma di royalties, e sono dunque perduti). Quindi fate molta, molta attenzione! E in caso di dubbio scrive-teci!

Bene, fino a qui abbiamo parlato dei bollini per ope-re cosiddette fonografiche, dei loro costi e delle mo-dalità di apposizione. Ma come funziona il quadro più generale? Perché va apposto questo bollino, perché è imposto per legge dallo Stato Italiano, e cosa dice l’Europa a riguardo? Senza voler scendere qui troppo nel dettaglio, vi in-teresserà sapere che recentemente la SIAE ha perso un’aspra battaglia legale con un’impresa che affer-mava non solo di non voler apporre i bollini sui sup-porti contenenti le loro opere video, ma chiedeva anche che la SIAE le restituisse quanto versato.Tutto prende le mosse da una sentenza della Corte di Giustizia delle Comunità europee, che nel 2007 aveva sollevato i privati dall’obbligo di apposizione del bollino SIAE, se non fosse che nel 2009 ciò che era uscito dalla porta è rientrato dalla finestra, gra-

zie ad un decreto del Governo che reintroduceva l’obbligo di apposizione dei bollini, senza peraltro chiarire se le opere rilasciate senza bollino nell’arco dei due anni precedenti fossero da dichiararsi legali o fuorilegge. Per chi fosse interessato agli argomenti, consigliamo la lettura degli articoli dell’avvocato Scorza linkati in queste righe.

Per quanto le acque si stiano muovendo, la storia anche recente di tutto ciò che riguarda opere di in-gegno e diritto d’autore in Italia insegna che tutto va per le lunghe, e che le battaglie per piccoli suc-cessi e vittorie sono lente e dolorose. La morale di questo articolo è la seguente: anche se molto pro-babilmente i singoli privati saranno obbligati ancora per un (bel) pò ad apporre i bollini sui loro supporti, già qualcosa si può fare. Si può diventare più consa-pevoli e coscienti dei propri diritti e delle possibilità di scelta a disposizione, e nel momento in cui ci si trova davanti a qualcuno che impone l’acquisto dei bollini “costosi” anche se non si è iscritti alla SIAE, o addirittura che paventa come obbligatoria l’iscrizio-ne alla SIAE, far valere le proprie ragioni ed i propri diritti. Noi saremo qui ad aiutarvi, come speriamo di aver fatto con questo articolo ed in altre occasioni precedenti.

A questo proposito, nota importante! E’ attiva in questi giorni una campagna di crowdfunding che serve a far sì che Patamu possa continuare a fare quel che fa: ovvero informarvi, tutelare dal plagio le vostre opere senza passare per le collecting socie-ties come la SIAE, offrire consulenza legale. Soste-neteci oggi stesso, anche con poco, perché quando saremo scomparsi sarà troppo tardi per piangere sopra la nostra scomparsa e lamentarsi dello stato attuale delle cose ;)

Grazie!Adriano Bonforti

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Non solo musica. Mettere a disposizione del pub-blico il proprio prodotto, libero di essere condiviso e lontano dai limiti a volte troppo stretti del diritto d’autore, è una scelta che avviene anche in campo cinematografico. Rilasciare la propria opera audiovi-siva con licenze Creative Commons, significa darle un respiro diverso, lasciarle fare la strada del pas-saparola più liberamente. Significa raggiungere un pubblico più interessato, più facilmente. Significa, forse, poter sperimentare di più. E’ il caso di Ottarde, il primo cortometraggio di Gia-como Oliva, girato nel settembre 1995, insieme a Lorenzo Feligioni e Pietro Zanchi e prodotto da Parasite Conspiracy & Mediagroup Communica-tion.

Un uomo seminudo è in posizione fetale, adagiato su stracci scuri, quasi fossero il suo nido. Si dimena, in sottofondo una musica claustrofobica e inquie-tante rimanda al suo stato d’animo. Immagini e versi di un’ottarda vengono fuori da uno schermo televi-sivo. Il suono gracchiante dell’animale sembra risve-gliare l’uomo che si riconosce in quel verso, ne vie-ne attirato. Inizia a muoversi e ad esplorare il luogo oscuro in cui si trova, a cercare una via d’uscita ta-stando i muri, quasi che con il corpo volesse misura-re il perimetro e la consistenza della pietra che lo rin-chiude e lo imprigiona. Con gli stracci annoda il suo

corpo, stringe le mani e le braccia, crea con lamelle di ferro delle ali posticce. Inizia una danza surreale, quasi amorosa, a completa imitazione dell’uccello, una danza ancestrale, propiziatoria verso la divinità luce, i cui raggi a stento trapelano attraverso le sbar-re di un’apertura nel pavimento di questo budello nero. La trasformazione si fa completa, la lentezza dell’ottarda, però, nell’uomo si fa danza incessante. Il corpo sinuoso dell’uomo-uccello cerca la luce os-sessivamente e con essa la libertà e il senso di essa. La troverà? Riuscirà a volare?

Il protagonista è Filippo Timi, al tempo un giovane attore teatrale e oggi un grande artista poliedrico e geniale capace di eccellere in ogni campo artistico, dal cinema alla letteratura, fino al teatro. Le riprese sono state effettuate nelle fondamenta del padiglio-ne Agostini dell’ex ospedale psichiatrico Ex C.I.M. di Perugia, dismesso ormai molti anni fa. Ottarde ha vinto nel 1996 la rassegna-concorso della Fondazio-ne Umbria Spettacolo. E’ rilasciato con licenza Cre-ative Commons: Attribuzione – Non Commerciale - Non Opere Derivate.

Ottarde è visibile a questo link: http://archive.org/details/Ottarde

Antonella Ciliberti

IL CINEMA IN CCOTTARDE DI GIACOMO OLIVA

FREESTYLE

Il cinema in Creative Commons. L’esempio di Ottarde di Giacomo Oliva

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LIFE STYLE GUIDE

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MARCO DOC LA RADIO E’

LA MIA PASSIONE

Da cosa nasce la tua passione per il mondo della radio?Credo sia la fusione naturale tra l’amore forte per la musica, le emozioni e il brivido che mi dà il solo fatto che la Musica esista e l’attitu-dine alla chiacchiera e al cazzeggio che è una mia grande dote/enorme difetto.Parlaci di #domandeshabolate...#domandeshabolate nasce da un’idea del Boss che poi io e Stefano Mazzotta abbiamo plasmato sul nostro stile di cazzeggio a ruota libera, perciò non solo interviste in giro per la città ma anche coinvolgendo amici, ascol-tatori e chiunque avesse qualcosa da dire di più o meno serio.L’Intervista assume divagazioni divertenti senza tralasciare il focus della questione... Quasi sempre...Anticipazioni sul prossimo futuro?La mia più grande aspirazione nonché desi-derio sarebbe quello di diventare speaker in una grande radio nazionale. Detto questo il progetto Life Style mi ha ac-colto a braccia aperte e sta crescendo, sta maturando e io insieme... Anzi senza questa opportunità probabilmente sarei ancora pri-vo di esperienza e non avrei capito con mag-giore sicurezza quanto ami questo mestiere. Di certo per il momento meglio di così non potrei stare!Fatti una domanda e datti una rispostaDomanda: come si vede lei tra 5 anni?Risposta: con qualche ruga in più ma sempre un bel fijoul!Come mettersi in contatto e interagire con #domandeshabolate?Prima di tutto su radio.lifestylecommunity.it qua non si sta mai con le mani in mano... Tutto nuovo, tutto rivoluzionato, veste grafi-ca e contenuti soprattutto!Poi sulla pagina di Facebook #domandesha-bolate. Ovviamente siamo in podcast grazie ai nostri potenti mezzi su iTunes e google play per non parlare della superfica app per android !Come diciamo sempre io e il buon Mazzot,potete farci anche un bonifico al numero IBAN che trovate in sovra-impressione...

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VALENTINA: DAL CAKE DESIGN A COTTO ALLE OTTODa dove nasce la tua passione per i dolci, tramutata poi in un lavoro?Mi è sempre piaciuto cucinare, anche perchè nella mia famiglia allargata ho sempre visto farlo sia da mia mamma che da mio padre e da mia nonna materna che mi lasciava curiosare in cucina mentre preparava golosi (anche se non molto leggeri) manicaretti! Anche se all’inizio i dolci non mi riuscivano molto bene, mi ha sempre affascinato questo mondo di zucchero e colore e così con costanza e, soprattutto passione, sono riuscita a migliorarmi sempre di più ed a farlo diventare un lavoro!Qual’è la tua torta preferita e quella che ti è riuscita meglio?La torta che in assoluto penso mi sia riuscita meglio, l’ho fatta di recente, per il compleanno della mia migliore amica! Ho cercato di far coesistere diverse stili di cake design e devo dire che il risultato finale è stato molto buono! In generale, comunque, mi piace molto riprodurre i fiori con la pasta di zucchero, cer-cando di farli più reali possibili e le riproduzioni sono le cose che più mi piace fare perchè sono una sfida continua e ti costringono a cercare sempre la perfezione e quindi un miglioramento personale continuo!Hai un po’ di spazio per dire quello che vuoi...Credo non ci sia niente di meglio che seguire le proprie passioni per migliorare la propria vita e questo per me vuol dire cucinare: per la mia famiglia e per i miei amici, ma grazie a questo fantastico progetto radio... Anche per tutti voi che ci ascoltate!!

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