BBCHistoryItalia_N1_Aprile2011

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l’autorevole mensile che va oltre la solita storia ITALIA numero 1 Aprile 2011 e 3.90 NUOVO La Pearl Harbor pugliese che fece scoprire la chemioterapia Caso Profumo Quando una escort sconvolse Londra La nostra pagella dei Presidenti da De Nicola a Ciampi Matilde Serao Le donne che hanno fatto il giornalismo Il marinaio promosso stratega militare Il giallo della morte di Anita in Romagna I piccanti retroscena delle nozze lampo con una nobile lombarda Garibaldi L’ALTRA FACCIA DELL’EROE PIERO ANGELA Così io oggi insegnerei la storia TARIFFA R.O.C. - POSTE ITALIANE SPA SPED. IN ABB. POST. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27.02.2004, N° 46), ART.1, COMMA 1, DCB MILANO IN CASO DI MANCATO RECAPITO INVIARE AL CMP DI ROSERIO PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE

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l’autorevole mensile che va oltre la solita storia

italia

numero 1Aprile 2011

e 3.90

nuovo

La Pearl Harbor puglieseche fece scoprire la chemioterapia

Caso ProfumoQuando una escort sconvolse Londra

la nostra pagella dei Presidenti da De Nicola a Ciampi

Matilde Serao Le donne che hanno fatto il giornalismo

✘ il marinaio promosso stratega militare

✘ il giallo della morte di Anita in Romagna

✘ i piccanti retroscena delle nozze lampo con una nobile lombarda

GaribaldiL’aLtra faCCia DeLL’eroe

Piero AnGeLA Così io oggi insegnerei la storia

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Aprile 2011 BBC History Italia 3

l’autorevole mensile che va oltre la solita storia

italia

numero 1Aprile 2011

e 3.90

l’autorevole mensile che va oltre la solita storia

italia

nuovo

La Pearl Harbor puglieseche fece scoprire la chemioterapia

Caso ProfumoQuando una escort sconvolse Londra

la nostra pagella dei Presidenti da De Nicola a Ciampi

Matilde Serao Le donne che hanno fatto il giornalismo

✘ il marinaio promosso stratega militare

✘ il giallo della morte di Anita in Romagna

✘ i piccanti retroscena delle nozze lampo con una nobile lombarda

GaribaldiL’aLtra faCCia DeLL’eroe

Piero AnGeLA Così io oggi insegnerei la storia

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Editorialeaprile 2011

La Pearl Harbor puglieseBari 1943: il bombardamento tedesco che portò alla nascita della chemioterapia, permettendo la messa a punto dei primi farmaci capaci di contrastare il cancro

E pag 60

Scandalo Profumo Quando una escort fece tremare Londra

E pag 46

Matilde Serao Prima puntata sulle

donne che hanno fatto il giornalismo

E pag 48

La Repubblica dei PresidentiIl voto ai guardiani della

Costituzione

E pag 40

L’altra faccia dell’eroeGaribaldi bipartisan,

visto da Londra. Come il mare forgiò la sua forza. Anita morì

per malaria o strozzata? Le nozze-lampo con una nobile lombarda e le tante donne che lo amarono

E pag 20

Mensile - 3,90 euro - www.bbchistory.it

Direttore responsabile: luca Sprea - [email protected]

Direttore editoriale: Salvatore Giannella [email protected]

Redazione: [email protected] ronzoni (redazione)laura alessandroni (segreteria)

Impaginazione: roberta palumbo

Collaboratori: Manuela Cuoghi, Maurizio ridolfi, Mino Milani, luca Goldoni, piero angela, Fulvio Scaparro, Woquini Studio, Maria Giovanna regano

Iconografia e fotografie: Getty im., alinari 24Ore, Dante Valenza,

Contenuti su licenza: BBC History - Bristol Magazines limited - london (UK)

Abbonamenti: Si sottoscrivono in 2 minuti con 2 click via web. Trova l’offerta speciale di questo mese all’indirizzo: www.bbchistory.it/abbonamenti

Per informazioni: [email protected] oppure al fax 02.70.05.37.672

Arretrati: Si acquistano online all’indirizzo www.bbchistory.it/arretrati al doppio del prezzo di copertina. per informazioni o richieste: [email protected] oppure fax 02.70.05.37.672

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Editore:Sprea international S.r.l.Socio Unico Medi & Son S.r.l.

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Historypubblicazione mensile registrata al Tribunale di Milano il 17.02.2011 con il numero 98. Tariffa r.O.C. - poste italiane Spa - Sped. in abb. post. - D.l. 353/2003 (conv. in l. 27.02.2004, n.46) art. 1, comma 1,

DCB Milano. Sprea international S.r.l. Socio unico Medi & Son S.r.l. titolare esclusivo di tutti i diritti di pubblicazione. per i diritti di riproduzione, l’editore si dichiara pienamente disponibile a regolare eventuali spettanze per quelle immagini di cui non sia stato possibile reperire la fonte.

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INTERNATIONAL

Caro lettore, hai fra le mani il nuovo mensile di storia che ci impegniamo a vestire di onestà, autorevolezza e utilità. arriva in edicola in un giorno speciale: il 17 marzo, festa nazionale per i primi 150 anni dell’Unità d’italia. per definire storia e cultura, leopold

Senghor, poeta diventato capo di uno Stato africano (Senegal), sentenziò: “è come un albero che affonda le sue radici fino a succhiare le più residue gocce di umidità, dell’identità del luogo, e insieme espone le sue fronde, i rami alla pioggia, al vento, al sole delle altre storie e culture”. l’albero bi-direzionale si adatta bene a illustrare il doppio binario su cui viaggia BBC HiSTOrY iTalia: all’impegno per presentare fatti, documenti, protagonisti dell’italia ricca delle sue diversità, si affianca l’attenzione al mondo, grazie alla collaborazione con la BBC inglese. Ogni mese sul nostro albero della memoria matureranno molti, sani frutti. Ci auguriamo che molti italiani curiosi vorranno raccoglierli.

Salvatore giannella direttore editoriale 20 BBC History Italia Aprile 2011 Aprile 2011 BBC History Italia 21

un mito italiano visto da londra

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Garibaldi, l’eroe dell’unificazione italiana, ancor oggi

è un personaggio affascinante. daniel pick e tristram Hunt

ne esplorano la figura, sottolineando gli aspetti peculiari

che ne hanno fatto, caso molto raro nella storia,

un modello da imitare a sinistra come a destra

nell’anno del centocinquantesimo anniversario dell’unità d’italia, la riscoperta di uno dei padri fondatori della Patria si rende auspicabile e necessaria, al di là di una tradizione

che ha sublimato e talvolta stravolto una figura storica di assoluta grandezza e peculiarità nel tumultuoso panorama sociopolitico della metà dell’ottocento: Giuseppe Garibaldi, il generale, il navigatore, l’avventuriero, l’eroe nazionale, colui che conquistò l’italia partendo dal sud e che si rese promotore dell’internazionalismo e della pace nel mondo. un uomo il cui mito si è dimostrato potente e contraddittorio sia in vita che dopo la sua morte. la battaglia per l’eredità cominciò addirittura prima che le sue spoglie mortali fossero fredde. nelle volontà, Garibaldi aveva dato istruzioni per un funerale decisamente poco ortodosso, senza capi di stato e notabili e che, in accordo con le sue idee anticlericali, prevedeva la cremazione su una pira, scelta forse ispirata dal funerale, sul litorale viareggino, del grande poeta romantico inglese Percy Bisshe shelley. di fatto, però, le esequie dell’eroe nel 1882 furono orchestrate dalle autorità romane, che decisero per una più ordinaria sepoltura e una pomposa cerimonia funebre.

Suddito di Napoleoneil ripudio delle volontà di Garibaldi fu l’inizio di una lunga serie di controversie e di litigi postumi. la sua figura era del resto di per sé contraddittoria, animata com’era da desideri nazionalistici e afflati cosmopoliti, piglio militaresco e amore per la pace. Visioni e atteggiamenti talvolta diametralmente opposti, che spinsero sindacalisti e monarchici, comunisti e fascisti a rivendicare, ognuno a suo modo, un tassello dell’eredità garibaldina. a oltre duecento anni dalla nascita, il dibattito sul valore storico e sul lascito politico di Garibaldi è ancora aperto a svariate interpretazioni.

la ragione di una visione così cangiante e sfaccettata risiede in parte nella vita stessa dell’eroe. nato il 4 luglio 1807, alle ore sei del mattino a nizza, figlio di Rosa Raymondo di loano e di Giovanni domenico, capitano di gran cabotaggio (nasce dunque suddito di napoleone perché nizza, antica città del Regno di sardegna, è stata annessa alla Francia nel 1793), Garibaldi mostrò precoci inclinazioni repubblicane che lo spinsero a supportare la rivolta organizzata da Giuseppe mazzini. la sconfitta spinse Garibaldi verso il sud america, dove si

Una litografiadel 1860 celebra la trionfale entrata a Napoli di Garibaldie dei suoi Mille

BBC History Italia Aprile 2011

garibaldibipartisan

guadagnò la fama di combattente per la libertà. questa nomea di “che” Guevara ante litteram fu confermata soltanto al suo ritorno nel Vecchio continente, nel 1848-49, l’anno delle rivoluzioni, quando corse in difesa di Roma attaccata dai francesi. Gli sforzi per salvare la città eterna si risolsero in una roboante sconfitta. l’eroica e sfortunata marcia verso nord per difendere Venezia dagli austriaci fu altrettanto inutile. durante la disastrosa ritirata, Garibaldi perse l’amata sposa anita, ufficialmente morta per una febbre malarica (in questo stesso numero analizziamo le misteriose circostanze della morte della donna), a detta dell’eroe la più grande tragedia di tutta la sua avventurosa vita.

La marcia dei MilleGaribaldi tornò alla ribalta nel 1860, quando, alla guida di un esercito di mille volontari partiti dalla liguria alla volta della sicilia, sconfisse i Borboni, dando avvio al processo che nel giro di un anno avrebbe unificato la penisola italiana sotto il regno di Vittorio emanuele ii. Per i nazionalisti liberali d’europa, nonostante il compromesso monarchico a cui la nascente italia si era sottoposta, questo fu un ragguardevole successo.

Perfino Karl marx e Friedrich engels sembrarono

impressionati dal piglio rivoluzionario del

leader delle camicie rosse.

nei decenni successivi,

questo solido spirito marziale fu esaltato dai bellicosi futuristi e dagli ultranazionalisti italiani. tuttavia, anche in questo caso, le contraddizioni sembrano pervadere la figura dell’eroe. Valoroso quanto anticonvenzionale uomo d’armi, Garibaldi fu anche un grande ambasciatore di pace, esponente della lega per la

Pace e la libertà, movimento che promuoveva la giustizia e

l’amicizia tra i popoli. tra i maggiori promotori, ricordiamo

John Bright, John stuart mill e Victor Hugo.l’ubbidiente cessione dei poteri a

Vittorio emanuele nel 1860 offrì un

una figura contraddittoria, animata da desideri nazionalistici e afflati

cosmopoliti, militarismo e pacifismo

Garibaldi, qui a sinistra in un insolito ritratto del pittore francese Auguste Etienne (1805-1890), ha ispirato ideali politici di libertà e unità nazionale

Anita Garibaldi

Engels ammirava il piglio

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4 BBC History Italia Aprile2011

Sommarioaprile 2011

SERVIZI

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postaBBC History Italiac/o Sprea Editori S.p.Avia Torino, 51-20063 Cernusco sul Naviglio (MI)

5 lettere

6 pietre miliari Avvenne in aprile

NewsL’attualità della storia 10 Cavour, la morte color Porpora

11 Il “Che” combatte per il copyright

12 Africa, la speranza si chiama Sandra

14 Franca Viola e l’orgoglio dei padri

15 Una Roma virtuale per aiutare gli storici

16 terre in conflitto Sudan

19 segno dei tempi Guarire con Emergency, di Cecilia Strada

43 D&R Domande & Risposte

54 l’opinione Piero Angela

65 libri Le nostre recensioni

70 film Il Risorgimento al cinema

I luoghi della storia72 le stanze della memoria Gli alberghi storici a Milano

76 Dieci appuntamenti in italia

78 idee per un weekend storico

Giochi80 Giochiamo con la storia

82 il mio eroe Renzo Arbore sceglie Fiorello La Guardia

oGNI mESE

20 Speciale garibaldiUn mito italiano visto da Londra. L’esperienza marinara. Indagine sulla morte di Anita. Le Mille: i retroscena delle nozze-lampo con la marchesina Raimondi e le altre mogli e amanti

abbònati: Regàlati il libro: “Diario di bordo del Capitano” gRatiS se ti abboni E PAg 40

BBC History Italia Aprile2011

40 La Repubblica dei presidentiEinaudi, Pertini e Ciampi i più bravi nella pagella elaborata da uno storico sui guardiani della nostra Costituzione

46 Scandalo profumoQuando Londra tremò per una escort infilatasi nel letto del ministro della Guerra e il reclutatore, il medico Stephen Ward, si tolse la vita con un’overdose di sonniferi

48 Visto si stampi, Matilde SeraoIn viaggio tra le signore del giornalismo italiano. Prossima puntata: Lea Schiavi, prima inviata italiana uccisa in guerra

56 gerusalemme: sangue e oroCittà santa per tre religioni, Gerusalemme ha un passato travagliato e un incerto futuro.La nostra intervista sulla città che racchiude la storia del mondo

60 1943, la pearl Harbor pugliese Bari 1943, il bombardamento tedesco su navi che trasportavano ordigni chimici portò alla messa a punto dei primi farmaci in grado di contrastare il cancro

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Aprile 2011 BBC History Italia 5

Lettere

Scrivi una letteraemail: › [email protected]› ledomandedeilettori@ bbchistory.it› [email protected][email protected]

o scrivi a: lettere, BBC History Italia, Via Torino 51, 20063 Cernusco sul Naviglio (Mi)

Tutte le lettere sono ben accette, ci riserviamo il diritto di pubblicarle anche sul nostro blog. Perfavore includete un numero di telefono attivo, un indirizzo mail e postale. Le lettere non dovranno superare le 250 parole.

a rafforzare la conoscenza del nostro passato, a fianco della storia da vedere che vede impegnata con successo, e da anni, la mia squadra Rai. Auguri

Giovanni Minoli, Roma

I tuffi nella storiaQui, in riva alla Giudecca, seguiremo con curiosità i vostri tuffi nella storia. Un augurio di cuore da un eterno innamorato del giornalismo libero e delle oneste ricostruzioni del passato.

Lamberto Sechi, Venezia

Spazio alle scienzeMi auguro che nel lento rotolio della Storia che si snoderà sulle pagine di BBC History Italia possano trovare spazio meritatamente protagonisti e scoperte della storia della medicina e delle scienze, pilastri della cattedrale laica della civiltà.

Umberto Veronesi, Milano

Ci sarà lo spazio che meritano le scienze e la medicina: promesso.

E grazie a tutti per gli auguri. (s.g.)

Dal pozzo della memoriaMio nonno, quando passeggiava nelle vie di Santarcangelo di Romagna, ogni tanto si voltava all’indietro. E io una volta gli ho chiesto:”Nonno, perché ti giri? Non c’è nessuno. Hai paura?”. “No”, mi rispose. “Guardo che cosa mi racconta il passato”.

Un augurio grande a questa nuova rivista che nasce in un momento difficile per raccontarci il passato e portarci acqua pulita dal pozzo della memoria.

Tonino Guerra, Pennabilli (Rimini)

Italia, specchio del mondoCaro direttore, come storico dell’arte non ho che da applaudire a una apertura diretta della BBC inglese verso il Mediterraneo. Un punto focale come l’Italia è da sempre lo specchio del mondo. Con gli auguri più fervidi anche a nome del mio istituto.

Carlo PedrettiThe Rossana and Carlo Pedretti

Foundation, Los Angeles (Stati Uniti)

“Vi esorto alle storie”Caro direttore, se qualcuno avesse oggi un’autorità riconosciuta, ci rivolgerebbe probabilmente le parole del Foscolo: “Italiani, io vi esorto alle storie’” La vostra avventura comincia così, dandogli ascolto nel momento giusto, e allargando lo sguardo e la memoria al mondo. Vi auguro di avere fortuna, per la nostra fortuna.

Adriano Sansa, Genova

Il marchio BBC è garanziaInformazione è formazione. E il marchio BBC è una garanzia. Benvenuta e auguri. Il lavoro non manca.

Giancarlo Santalmassi, Roma

Viva la storia da sfogliareBen venga la storia da sfogliare

Nell’Italia ammalata da strane sindromi di smemoratezza storica, non solo oggi ma, direi, oggi soprattutto, si sente davvero il bisogno di una rivista seria, indipendente, sopra i partiti e sopra le parti, che sappia raccogliere, raccontare e spiegare da dove veniamo e forse ipotizzare anche dove potremmo andare.

Quest’anno l’Italia celebra i 150 della sua nascita: siamo una delle più giovani nazioni del Vecchio Continente; da un punto di vista meramente geografico. Da un punto di vista storico e artistico siamo invece quella koinè che ha saputo trasmettere i semi della civiltà romana, in cui erano confluiti quella etrusca, greca e quella delle altre popolazioni della penisola in quel grande filone che, condito dal supporto religioso del Cristianesimo era poi risalito in tutta Europa permeando di sé la storia e la civiltà del Vecchio Continente.

Qualsiasi cattedrale gotica o romanica o rinascimentale dalla Norvegia al Portogallo, dalla Polonia all’Austria, riferiscono in qualche modo ai nostri architetti e alla storia della nostra architettura. E sono fra di loro simili, malgrado le apparenti diversità, molto più di quanto non siano dissimili da una qualsiasi altra architettura religiosa del resto del mondo. E così per le lingue, per l’organizzazione del sapere nelle Università, e così via.

Questa è la ricchezza principale di cui l’Italia può menar vanto. Mi auguro che questa nuova rivista italiana, non a caso figlia di una grande madre inglese, saprà esserne testimone e narratrice.

Claudio de PoloPresidente Alinari 24 Ore Spa, Firenze

l’editoriale del lettore

Letter

Letteree

dedeL mese

mese

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IPAD - IPHonEBBC History è anche

su iPad e iPhone. Puoi scaricare l’applicazione digitale

che ti consentirà di pagare la rivista elettronica sfogliabile

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6 BBC History Italia Aprile2011

7AprilE 1945Mentre la Seconda Guerra Mondiale stava ormai volgendo al termine, i tedeschi erano impegnati a trasferire ori e preziosi lontano da Berlino, obiettivo

di bombardamenti sempre più intensi. La maggior parte dei tesori fu messa al sicuro nella miniera di sale di Merkers, nella Germania centrale. Il 4 aprile 1945 Merkers fu occupata dalle forze americane che, tre giorni dopo, individuarono il tesoro nascosto. Comprendeva oro, argento, platino e banconote. Il bottino fu stimato in oltre 500 milioni di dollari. L’oro di Hitler fu in gran parte utilizzato per risarcire i Paesi occupati e devastati dalla Germania e parte delle vittime della persecuzione nazista.

pietre miliariLa miniera d’oro di Hitler

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Aprile 2011 BBC History Italia 7

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8 BBC History Italia Aprile2011

Pietre miliariAvvenne in aprile

6apR 2005 Muore il principe Ranieri III, sovrano

del Principato di Monaco, per problemi cardiaci, respiratori e renali che il 7 marzo lo avevano costretto al ricovero. Il principe aveva 81 anni, regnava dal 1949.

24apR 1184 a.C. Secondo

la tradizione, dopo dieci anni di assedio, i greci espugnano la città di Troia servendosi di un cavallo di legno, seguendo un piano ideato da Ulisse.

26apR 1986 All’1:23:45

a Chernobyl, in Unione Sovietica, l’esplosione in una centrale nucleare provoca ufficialmente 31 vittime. Una nube radioattiva contaminerà in seguito buona parte dell’Europa, Italia compresa.

13apR 1943 Radio

Berlino annuncia il ritrovamento di fosse comuni nelle foreste di Katyn presso Smolensk, in URSS. Anni dopo si scoprirà trattarsi di circa 15.000 ufficiali polacchi uccisi dalla polizia segreta.

9apR 1940 Le truppe tedesche

invadono la Danimarca e la Norvegia (foto sopra). La Danimarca capitola in poche ore, mentre la Norvegia, col supporto di truppe francesi, inglesi e polacche, resiste per due mesi.

21apR 1960 Brasilia

viene inaugurata come nuova capitale del Brasile. La città fu costruita dal nulla nel centro del Paese, su progetto dell’architetto Oscar Niemeyer (Rio de Janeiro 1907).

14apR 1970 “Houston,

abbiamo un problema.” Con queste parole, l’astronauta dell’Apollo 13 Jack Swigert informa la NASA delle difficoltà tecniche che costringeranno l’equipaggio a rinunciare al previsto allunaggio.

3apR 1950 Il compositore di origini tedesche

Kurt Weill muore a New York all’età di 50 anni. È noto soprattutto per aver composto la musica per L’opera da tre soldi di Bertolt Brecht, rappresentata per la prima volta nel 1928 a Berlino.

2apR 1840 Nasce a Parigi, figlio di un ingegnere

italiano, lo scrittore Emile Zola. Fu un sostenitore di Alfred Dreyfus, l’ufficiale di origini ebraiche accusato nel 1894 di aver svelato segreti militari ai tedeschi.

1apR 457 Il magister militum (“maestro dei

soldati”) Iulio Valerio Maggioriano è acclamato imperatore romano d’Occidente dalle truppe, presso Ravenna. Per lo storico inglese Eduard Gibbon “è un grande ed eroico personaggio”.

25apR 1945 I partigiani liberano

Milano e Torino dall’occupazione nazifascista. Da allora in Italia ogni anno questo giorno è festa nazionale.

7apR 1944 Un bombardamento della durata di circa

7 minuti effettuato degli Anglo-Americani sulla città di Treviso causa circa mille vittime e devasta gravemente il centro storico della città. Il vescovo Antonio Mantiero ha un ruolo eroico nell’assistenza .

La Venere di Milo

misura 211 x 44 cm.

15apR

1452 Alle 3 di notte nasce a Vinci, in Toscana, Leonardo da Vinci, artista e scienziato, genio universale del Rinascimento.

8apR 1820 Una statua di Afrodite viene

scoperta in una caverna sotterranea nell’isola greca di Milos, nell’arcipelago

delle Cicladi. Meglio nota come la Venere di Milo, è oggi conservata al Louvre di Parigi.

Emile Zola

20apR 1303 Con la

bolla papale In suprema praeminentia dignitatis, Bonifacio VIII istituisce lo Studium Urbis (oggi Università di Roma La Sapienza).

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Aprile 2011 BBC History Italia 9

Gli eventi che hanno fatto la storia giorno per giorno

18apR 1942 Gli Stati Uniti bombardano

Tokyo e i principali centri industriali del Giappone come rappresaglia per l’attacco subìto nella base navale di Pearl Harbor.

10apR 2010 In seguito

a un incidente aereo presso Smolensk, muore il presidente polacco Lech Kaczynski, con la moglie e molti big del governo e dell’esercito polacco. Nessun sopravvissuto tra i 96 passeggeri.

23apR 1967

Viene lanciata in orbita, dal cosmodromo di Baikonour, la Soyuz 1: a bordo un solo cosmonauta, il colonnello Vladimir Komarov, che morirà schiantandosi a terra durante le operazioni di rientro.

12apR 1944 Re

Vittorio Emanuele III di Savoia annuncia alla radio la sua abdicazione in favore del figlio Umberto II. Il passaggio dei poteri avverrà, promette il re, dopo la liberazione di Roma.

29apR 1945 Nella Reggia di Caserta,

l’armata tedesca si arrende senza condizioni alle forze alleate anglo-americane. Nel frattempo a Milano i cadaveri di Benito Mussolini e Claretta Petacci vengono appesi per i piedi in piazzale Loreto.

30apR 1977

In Argentina, prima marcia delle Madri di Plaza de Mayo, che reclamano nella piazza di Buenos Aires notizie sui figli desaparecidos (scomparsi) durante la dittatura militare tra il 1976 e il 1983.

16apR 1977 L’Apple II

viene presentato durante la prima West Coast Computer Faire. È la prima macchina per la quale viene usata l’espressione personal computer. Rivoluzionerà l’informatica domestica.

17apR 1790 Benjamin Franklin

(scienziato e politico, uno dei Padri fondatori degli Stati Uniti) muore a Philadelphia, all’età di 84 anni. Ai suoi funerali partecipano circa ventimila persone.

22apR 1912 La Pravda,

(in russo: verità), l’organo del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, inizia le pubblicazioni a San Pietroburgo su iniziativa di Lenin e degli operai della città.

27apR 1521 Il navigatore

Ferdinando Magellano, a 41 anni, viene ucciso da nativi filippini durante la spedizione che avrebbe segnato la prima circumnavigazione del globo.

19apR 1987 I Simpson fanno la loro prima apparizione in un breve episodio intitolato Good Night.

La sit com, con protagonista la famiglia di Homer, viene premiata da Time come migliore serie tv del secolo”.

5apR 1900 Nasce a Milwakee,

negli Stati Uniti, l’attore Spencer Tracy. Interprete di numerosissimi grandi successi, recitò con Katherine Hepburn in ben nove film. Morì per infarto nel 1967.

4apR 1984 Il Presidente degli Stati Uniti

Ronald Reagan, per bocca del suo vice George Bush senior, lancia a Ginevra un appello ai sovietici perché siano bandite a livello internazionale le armi chimiche e ridotti gli euromissili.

28apR 1967 Il campione del mondo dei

pesi massimi Cassius Clay (Louisville, 1942) si dichiara obiettore di coscienza per evitare l’arruolamento per il Vietnam; per questo la World Boxing Association gli revoca il titolo.

11apR 2006 Viene arrestato, dopo 43 anni

di latitanza, il boss mafioso Bernardo Provenzano (Corleone, 1933).

premiata da come migliore serie tv del secolo”.

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News

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Se si vuole riassumere in termini clinici la

malattia mortale del conte si può affermare che essa è stata acuta, caratterizzata fin dall’inizio da dolori addominali, febbre, delirio fluttuante, problemi di coagulazione e ittero; la

causa finale di morte è stata probabilmente un edema polmonare acuto o un evento acuto cardiaco (aritmia, infarto...). È interessante notare che durante questa malattia acuta il conte, pur non avendo perso la capacità di vedere, riconoscere persone, non riesce, almeno per

Cavour: una morte color Porporale circostanze della morte di Camillo Benso conte di Cavour, una delle principali figure della storia d’italia, potrebbero essere riviste da un recente studio di Venerino Poletti, stimato pneumologo di Forlì e 007 della storia della medicina, pubblicato sulle pagine della rivista libro aperto. Fu davvero la malaria a stroncare il politico piemontese? O fu piuttosto una rara malattia che attacca i globuli rossi del sangue fino a distruggerli? ripercorriamo l’analisi del medico poletti attraverso le sue parole

nuovA ipotesi

momenti più o meno lunghi a leggere. soffre cioè, a pochi giorni dalla morte, di alessia pura. Con questo termine si designa una perdita elettiva del riconoscimento del linguaggio scritto in assenza di altri disturbi afasici. Non è possibile sapere se a essa erano associate altre manifestazioni

di agnosia visiva: agnosia dei colori e delle forme geometriche. [...]

le biografie affermano “che Cavour, già malarico cronico per una infezione contratta nelle risaie di leri del parassitico identificato nel 1880 da leveran, fu vittima di una perniciosa comitata

La morte di Cavour (avvenuta a Torino

nel 1861, a 51 anni)) si arricchisce

di inediti retroscena

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fanno pensare a una malattia a esordio acuto che si può caratterizzare anatomicamente come lesione, in parte reversibile, dei piccoli vasi associata a problemi di coagulazione.

Una malattia che ha gli aspetti clinici che ricordano quelli riportati in Cavour e

che, dal punto di vista morfologico, si caratterizza per lesioni nei piccoli vasi sanguigni e, dal punto di vista laboratoristico, per riduzione del numero delle piastrine nel sangue periferico (trombocitopenia) è la Porpora Trombotica Trombocitopenica, scoperta da Moskowitz nel 1924. […]

Le cause che scatenano questa malattia (se si esclude la forma geneticamente determinata) sono infezioni (nell’era attuale la infezione da HIV ha assunto un ruolo importante), farmaci

delirante con febbre di tipo terzanario” (Rosario Romeo, Vita di Cavour. Laterza Editori, 2004, pag 524).

La malattia mortale di Cavour ha aspetti clinici che fanno pensare alla malaria maligna e infatti questa è la tesi sposata nelle biografie a lui dedicate. Tuttavia vi sono dati

che contraddicono questa ipotesi clinica. Esaminiamoli. Il malato soffriva di una malaria cronica e quindi doveva aver sviluppato una qualche forma di immunità. L’attacco acuto esordisce con dolori addominali e febbre ed è caratterizzato da un delirio fluttuante, da alessia, senza che ci sia compromissione del respiro e la morte coglie il conte con forze ancora conservate (almeno fino a un’ora prima della morte parlava e si alzava sul letto come riportato dalla nipote). Questi sintomi e segni

(mitomicina C, ticlopidina, clopidogrel, ciclosporina, chinino, ecc.). è stata descritta in particolari contesti clinici: durante una pancreatite acuta, in corso di malattie del connettivo, secondaria a tumori solidi o dopo trapianto di midollo osseo. Nel caso di Cavour quello che orienta per una diagnosi di morbo di Moskowitz è la presenza di “delirio fluttuante”, segni di alterata coagulazione associati a capacità respiratoria conservata fino alla morte - evenienza questa molto rara e del tutto improbabile in corso di coagulazione intravascolare disseminata.

Questa succinta descrizione clinica e queste poche considerazioni sui meccanismi patogenetici della Porpora Trombotica Trombocitopenica ci fanno vedere come essa possa essere stata, invece della malaria, la malattia mortale per Cavour. è questa solo una ipotesi diagnostica basata su considerazioni cliniche e su descrizioni fatte 150 anni fa in prevalenza da persone non

ÈUNo dEI sIMboLI più potenti dell’immaginario

collettivo mondiale, e da oggi potrebbe diventare il casus belli per un contenzioso a suon di copyright. stiamo parlando della celebre effigie di Ernesto “Che” Guevara, rivoluzionario e guerrigliero argentino (Rosario 1928 - La Higuera 1967), realizzata nel 1968 dall’artista irlandese Jim Fitzpatrick sulla base della foto scattata otto anni prima dal cubano Alberto diaz Gutiérrez, noto con lo pseudonimo di Alberto Korda. da allora l’immagine del “Che” è diventata patrimonio collettivo, riprodotta sulle bandiere dei sessantottini, sulle maglie dei

dispute legali

Il “Che” combatte per il copyright

pratiche di medicina. Manca il laboratorio - oggi elemento fondamentale per poter sostenere o confutare una ipotesi diagnostica - e mancano i dati ottenibili con il riscontro dell’autopsia allora poco o nulla praticata. Ma soprattutto manca una descrizione della clinica illuminata dalla conoscenza. sia la malaria ma soprattutto il morbo di Moskowitz erano allora sconosciuti e sintomi magari importanti per una loro individuazione non sono stati riportati oppure riconosciuti.

giovani di sinistra (e non solo) di tutto il mondo, sui poster. Insomma, un simbolo globale, un vero e proprio gadget che fino a oggi non aveva mai sollevato questioni relative al diritto d’autore.

Ed è stato proprio Fitzpatrick a porre il problema, affidandosi a uno studio legale per impedire l’uso commerciale non politico dell’immagine.

“sono felice se le t-shirt del ‘Che’ vendono bene, ma non è giusto che i ricavi arricchiscano poche persone. sarebbe meglio se quei soldi fossero usati per costruire un ospedale a Cuba”, ha affermato l’artista irlandese. La parola passa adesso alla famiglia Guevara.

La celebre immagine del “Che”, opera di Jim Fitzpatrick

Cavour aveva contratto un’infezione nelle risaie di leri, nel Vercellese

Venerino Poletti, 54 anni, pneumologo e anatomopatologo

romagnolo, è autore di varie diagnosi post mortem su alcuni

celebri personaggi storici

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produceva il riso per 10 persone, ha prodotto cibo per 55. E sandra è diventata il simbolo dell’Africa che produce cibo a sufficienza.

La zappa? Tocca alle donneLa vicenda ha inizio nel 2006,

quando un’associazione filantropica belga, Vredes filande, (Isole di pace), si propone di ricercare, in Congo, una regione la povertà dei cui terreni possa essere ovviata da apporti di fertilizzanti, per donare i concimi necessari ad accrescere i raccolti. Il proposito viene conosciuto dalle centrali dei movimenti

i L RIPETERsI dei tumulti nei Paesi africani ha un significato evidente: la

folla insorge davanti allo spettro della morte per fame. dal 1980 molte nazioni hanno lasciato ogni impegno per lo sviluppo dell’agricoltura, i bisogni sono aumentati, la produzione è insufficiente, nei Paesi poveri milioni di persone non possono più acquistare il riso per riempire la ciotola quotidiana. La Fao aumenta il numero degli affamati, ma ci sono nazioni che nascondono la realtà. In Africa, in una delle regioni dalle carenze più gravi,

è lo spettro della fame a fomentare le continue rivolte nel continente nero. Ma alle pendici del Ruwenzori un’agronoma, usando fertilizzanti, ha addirittura quintuplicato i raccolti di riso. Un prodigio da imitare, dice lo storico agrario antonio saltini

in africa la speranza si chiama sandra

un’associazione umanitaria ha offerto, nel 2006, i fertilizzanti per gli agricoltori che non potevano acquistarli: obbedendo agli attivisti delle organizzazioni “biologiche” europee i contadini del Congo hanno minacciato di bruciare i raccolti ottenuti con i prodotti dell’orrore. Ha raccolto la sfida una donna, sandra Kavira, agronoma, che ha convinto le contadine dei villaggi ai piedi del Ruwenzori a usare i fertilizzanti offerti. E’ stato il prodigio: i suoli esauriti da millenni di sfruttamento hanno risposto con generosità: un ettaro di risaia, che

“biologici” che hanno fatto dell’Africa la propria cavia fornendo aiuti a condizione che chi li riceve rinunci a ogni impiego di fertilizzanti. I propagandisti “biologici” hanno condotto le proprie campagne coloniali diffondendo lo slogan “i terreni africani possiedono una fertilità antica, usatela senza intossicarli”, uno slogan contrario a ogni cognizione della scienza del suolo, siccome è noto che, non avendo conosciuto le glaciazioni del Pleistocene, i suoli africani hanno età computabili in milioni di anni: su terreni tanto “vecchi” la vegetazione della

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foresta si è alimentata, per decine di millenni, usando e restituendo al terreno quantità minime di elementi nutritivi, estratti anche in profondità, dove non venivano più reintegrati. Convertendo la foresta in arativi, l’asportazione dei raccolti, seppure siano sempre stati raccolti modesti, ha impoverito i due decimetri di terreno fertile, esaurite le cui riserve la generalità dei suoli africani dimostra, all’analisi, una sterilità che può essere superata solo reintegrando gli elementi perduti.

Infiammati dagli attivisti bianchi del colonialismo “verde” i contadini inquieti del Congo proclamano che chi impiegasse i prodotti proibiti dagli stregoni del verbo “biologico” vedrebbe i propri campi incendiati prima del raccolto. Informato dall’ente filantropico belga, l’Ifdc, un organismo di cooperazione agronomica operante, in Rwanda, in collegamento all’Università olandese di Wageningen, verifica se la proposta possa essere accolta dagli agricoltori di un paese diverso. Accetta la sfida degli avversari della scienza una piccola donna nera, sandra Kavira, 30 anni, agronoma, la capacità del grande agronomo di provare, sul campo, l’efficacia degli strumenti

della scienza, per quella capacità circondata dalla considerazione universale nei distretti della Repubblica democratica del Congo che raggiungono il Ruwenzori, e in quelli, sul versante opposto, appartenenti all’Uganda. sandra è la consulente più ascoltata di Lefapoco, la lega delle associazioni di donne coltivatrici del Congo: in Africa l’agricoltura significa usare la zappa, e nella ripartizione dei compiti familiari la zappa è impegno della donna. Essendo loro a impugnare la zappa, da poco le donne africane hanno acquisito potere nelle

decisioni su cosa si debba zappare: cosa seminare, se concimare, se irrigare. Essendo il Congo terra proibita all’agronomia, sandra conduce la sua campagna per la fertilizzazione tra i villaggi delle pendici del Ruwenzori in Uganda, nella valle di Kyatenga; le donne l’ascoltano e accettano: se porterà i fertilizzanti li useranno come insegnerà sandra.

Mentre sandra convince le donne di Kyatenga, a Kingali, in Rwanda, alla sede dell’Ifcd, Henk breman, responsabile del programma Catalist (Catalize Accelerated Agricultural Intensification for social and Environmental stability) mette a punto il piano di concimazione da impiegare nei terreni ai piedi del Ruwenzori per ottenere dalla minore quantità possibile di fertilizzanti il massimo effetto produttivo. Laureato a Wageningen, l’ateneo che vanta un primato mondiale negli studi dell’erosione che sta distruggendo i suoli fertili, è un veterano della sperimentazione agraria in Africa. Trent’anni di

conoscenza dei suoli africani lo hanno condotto a formulare una concezione organica per il ripristino della fertilità di terreni impoveriti da millenni di sfruttamento, raccomanda l’impiego di ammendanti che correggano le anomalie strutturali del suolo e rendano vantaggioso l’uso dei fertilizzanti, che su un suolo alterato non produrrebbero che un fugace effetto benefico.

Nei villaggi di Kyatenga non esistono reti di irrigazione, ma la stagione delle piogge è generosa, e il riso è pianta tradizionale. I nuovi risi a ciclo breve

concentrano le fasi cruciali nei mesi in cui le piogge sono più abbondanti. Il progetto di sandra comporta dei rischi: mentre sui terreni irrigui l’uso dei fertilizzanti è fruttuoso, su terreni che debbono contare sulla regolarità delle piogge l’irregolarità dell’annata può causare l’insuccesso della fertilizzazione. Evitando il Congo, proibito ai fertilizzanti, il dono dei belgi sbarca in un porto del Kenia. Le contadine di Kyatenga seminano il riso, attendono le piogge, che arrivano regolari. sandra segue le colture giorno dopo giorno: a ogni pioggia una piccola distribuzione di fertilizzanti. I primi coltivatori che eseguono la trebbiatura dei covoni portati al villaggio e contano il numero delle ceste non credono alla misura di quanto hanno raccolto.

E l’estate 2007: nei tre anni successivi perfeziona il piano agronomico, i fertilizzanti donati migliorano la fertilità dei terreni di Kyatenga. Al quarto anno il raccolto straordinario si converte in prodigio: la media produttiva di tutte le famiglie tocca le 6 tonnellate per ettaro, nei campi più fertili, o dove gli agricoltori sono stati più abili, si raggiungono le 8 tonnellate. La produzione tradizionale delle risaie di Kyatenga è di 15 quintali per ettaro: una famiglia di 4 persone che non disponga di risorse diverse ne consuma, in un anno, 10, ne può vendere 5.

A destra: il Ruwenzori fa parte del più grande massiccio montuoso d’Africa, tra Congo e Rwanda. A sinistra: l’agronoma Sandra Kavira, 30 anni, con la figlia neonata

Grazie ai fertilizzanti dell’organismo belga, al piano di fertilizzazione di breman, al piano di campagna dell’agronomo sandra, la stessa famiglia può vendere, da quell’anno, 55 quintali di riso, chi dispone dei terreni più fertili ne venderà 65. Nessuno, nel villaggio, aveva disposto di tanta ricchezza. se l’opera di sandra si diffondesse in tutta l’Africa i contadini avrebbero cibo per la famiglia, potrebbero vendere riso alle famiglie delle città, e l’Africa non dovrebbe insorgere, come sta insorgendo, per la mancanza di cibo.

Antonio Saltini, docente di storia dell’agricoltura all’Università di Milano, è autore dell’unica storia della letteratura agronomica dell’Occidente: Storia delle scienze agrarie, in corso di riedizione.

il riso, attendono le piogge, che

comporta dei rischi:

irrigui l’uso dei fertilizzanti è fruttuoso, su terreni che debbono contare sulla regolarità delle piogge l’irregolarità dell’annata può causare l’insuccesso della fertilizzazione. Evitando il Congo, proibito ai fertilizzanti, il dono dei belgi sbarca in un porto del Kenia. Le contadine di Kyatenga seminano il riso, attendono le piogge, che

comporta dei rischi:

irrigui l’uso dei fertilizzanti è fruttuoso, su terreni che debbono contare sulla regolarità delle piogge l’irregolarità dell’annata può causare l’insuccesso della fertilizzazione. Evitando il Congo, proibito ai fertilizzanti, il dono dei belgi sbarca in un porto del Kenia. Le contadine di Kyatenga seminano il riso, attendono le piogge, che

l’aiuto a sandra viene da un ateneo olandese leader nella lotta all’erosione

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Nelle CroNaCHe italiane degli ultimi mesi, il rapporto

padri-figlie è stato scosso dalle rivelazioni delle indagini su berlusconi e sulle

notti di arcore, che hanno gettato un’inquietante luce su genitori disposti a immolare le proprie figlie all’altare della celebrità e della ricchezza, spingendole tra le braccia del potente anfitrione. un comportamento che a Claudio Fava (nella foto a sinistra), parlamentare e giornalista, ha

riportato alla mente per contrapposizione quanto avvenne negli ormai lontani anni sessanta, in una sicilia rurale e arretrata, che fu tuttavia capace di partorire un forte e commovente gesto di ribellione. l’amore e la dignità

di un padre, pur tra mille difficoltà, riuscirono a infrangere un tabù ormai consolidato. Pubblicato su l’unità dello scorso 22 gennaio, il pezzo di Fava ha il merito di riportare a galla la vicenda di Franca viola e del padre bernardo. alcamo, 1965: Franca, solo

diciassettenne, viene rapita dal suo spasimante, Filippo melodia, e stuprata per diversi giorni in un casolare. all’epoca, la legge prevedeva un matrimonio riparatore dopo un rapimento rituale, unica possibilità di successo

Franca Viola e l’orgoglio dei padri

uNa leZiONe dagli aRCHiVi

il no della ragazza siciliana, sorretta dall’umile padre, cambiò la legge

I rapitori di Franca Viola dietro le sbarre durante il processo che portò alla condanna del rapitore Filippo Melodia (secondo da sinistra). A destra: Franca nel 1965.

per chi veniva rifiutato dalla donna desiderata. una barbarie che Franca e il padre riuscirono a interrompere. la giovane continuò a dire di no al suo rapitore anche dopo la violenza, anche durante il processo, che condannò melodia a dodici anni di carcere. bernardo, un umile contadino semianalfabeta, fu un fondamentale supporto per la ragazza, la incitò a resistere, a non piegarsi alla violenza, nonostante le ritorsioni subite, gli alberi tagliati, le bestie uccise. il gesto di Franca e bernardo ha cambiato la legge italiana e, oggi più che mai, merita di essere riscoperto e tenuto in debita considerazione.

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gli sToriCi avranno presto l’opportunità di esplorare la grandiosità

della roma imperiale fin nei minimi particolari. merito di un classicista britannico che ha cominciato a elaborare la più aggiornata versione elettronica dell’antica roma.

il nuovo modello 3d “fly-through” sarà completato per la fine del 2011. offrirà inedite opportunità di studio per ricostruire gli eventi chiave nella storia della capitale dell’impero. Potrà, per esempio, migliorare la comprensione di ciò che avvenne nel 410 d.C., quando migliaia di visigoti invasero le vie della città, arrecando gravissimi danni al tessuto

urbano. il modello computerizzato permetterà inoltre agli storici di focalizzare l’immenso traffico pedonale di roma e le istanze di ordine pubblico connesse con i maggiori eventi organizzati nella capitale, in particolare le

corse delle bighe e le lotte dei gladiatori. Consentirà poi di osservare la città con gli occhi dei suoi stessi abitanti, da punti di vista assolutamente privilegiati. il modello, in fase di elaborazione, è frutto del lavoro di matthew Nicholls della reading university, uno dei migliori atenei inglesi, e prende il nome di virtual rome. Nicholls sta usando prove storiche e archeologiche per dar vita alla sua ricostruzione. Tra queste, riveste un ruolo di spicco un’antica mappa cittadina che adornava un tempo l’interno del Tempio della Pace. la mappa marmorea, di 18x13 metri, elaborata a una scala di 1:240, riproduceva in grande

dettaglio quasi tutti i principali edifici della città. oggi, tuttavia, sopravvivono solo 1.200 frammenti della mappa, circa il 12% dell’originale. Nicholls ha inoltre usato dati elaborati tramite Gis (Geographic information systems) relativi

alle strade e agli antichi monumenti nella roma dei giorni nostri.

a oggi, è stato riprodotto circa il 45% della città antica. Quando il modello sarà finito, non solo sarà la più aggiornata ricostruzione di roma, ma anche la più dettagliata, con oltre 3 gigabyte di dati. Grazie al lavoro di Nicholls, gli storici saranno in grado di capire meglio le modalità di diffusione dei maggiori incendi, e quali aree erano a rischio inondazioni.

virtual rome consentirà inoltre agli studenti di esplorare oltre 10 ettari di templi in alta definizione, 45 di bagni pubblici, 20 di palazzi imperiali, circa 720 di aree residenziali, 15 di teatri, arene e stadi, 14 di mercati, 270 di giardini pubblici e privati e ville e 120 di strade. Non ci resta che attendere il completamento di una monumentale opera multimediale che aiuterà a migliorare la comprensione della storia. Con un colpo d’occhio senza pari.

una Roma virtuale per aiutare gli storici

RiCOStRuZiONe digitale

il modello 3d elaborato dagli inglesi offrirà inedite opportunità di studio

Uno scorcio “work in progress” di Virtual Rome, l’ambizioso

progetto di Matthew Nicholls (Università di Reading)

➸ tornano i corsari della Regina per fermare i pirati somali Su progetto dei Lloyd’s, i corsari di Francis Drake potrebbero tornare a solcare i mari. I continui attacchi subiti dai mercantili al largo del Corno d’Africa hanno ispirato l’idea di creare una scorta armata formata da 18 vascelli. Il progetto è per ora solo sulla carta, ma potrebbe presto essere operativo. La figura del corsaro è nota agli inglesi fin dal XIII sec., quando Enrico III affidò ad uomini di sua fiducia la licenza di attaccare i nemici della monarchia: per questo si differenziavano dai pirati.

➸ in Parlamento meno laureati che nel 1946La Navicella Parlamentare mostra come la percentuale di laureati tra i banchi del Parlamento italiano sia scesa dal dopoguerra a oggi. Se nel 1946 i laureati erano il 94.5%, oggi sono soltanto il 77,8%.

➸ trovato l’altare dei dodici dei sotto la ferrovia di ateneGli Dei dell’Olimpo si schierano contro le ferrovie greche. Recenti scavi alle pendici nordoccidentali dell’Acropoli, durante i lavori di rinnovamento della linea Pireo-Kifissa, hanno infatti localizzato i resti del cosiddetto Altare dei dodici Dei, monumento citato da Tucidide e considerato il vero centro dell’Atene classica. Gli archeologi hanno chiesto alle ferrovie greche di interrompere i lavori per consentire un pieno recupero dell’area. I presupposti per una soluzione positiva sembrano esserci. La scoperta potrebbe ridisegnare la mappa storica della capitale greca.

NewsNewsin breve

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Terre in conflitto

una campagna di sviluppo tecnologico ed espansione territoriale. Per poter sostenere un tale progetto erano necessari due elementi: un esercito numericamente più cospicuo e più denaro. Uno sguardo a sud, a questo punto, era quasi inevitabile. Le popolazioni nere dell’attuale Sudan avrebbero contribuito alla creazione di un esercito di schiavi abbastanza forte per sconfiggere gli Ottomani. Gli egiziani speravano altresì di trovare, nelle terre a sud, oro e avorio in quantità. Con ogni probabilità, le riserve aurifere dell’Alto Nilo (qui c’era lo scrigno dei Faraoni, Berenice

Negli ultimi mesi il mondo ha osservato con grande interesse le vicende che stanno portando il più grande stato africano a una pacifica secessione. il referendum del 9-15 gennaio ha di fatto sancito la separazione della parte meridionale del sudan, la cui formale indipendenza dovrebbe essere dichiarata entro il prossimo 9 luglio, dal resto del Paese. la chiamata alle urne ha suggellato la fine di un conflitto tra nord e sud che dal 1956 (anno dell’indipendenza del sudan) a oggi è costato oltre 2,5 milioni di vittime.

Agli occhi degli abitanti del sud, una separazione tra le due anime del Paese avrebbe dovuto avere luogo fin dall’inizio. Quali motivazioni spinsero dunque alla creazione di uno stato unitario, lacerato tuttavia da differenze etniche, storiche e religiose così marcate, tra un nord arabo-musulmano e un sud profondamente legato alle tradizioni dell’Africa Nera?

Originariamente, il territorio oggi chiamato Sudan era una congerie di piccoli stati, sultanati arabizzati e islamizzati al nord, tradizionali strutture di potere tribali al sud (con un retaggio religioso locale).

Oro e avorio in quantitàIl destino unitario del Sudan, così poco auspicabile vista la profonda frattura tra le due anime del Paese, fu deciso a migliaia di chilometri dal territorio africano. Nel tardo

Sudan 2011, divisi e feliciIl Sudan meridionale con un referendum ha deciso di separarsi dal nord e diventare indipendente entro luglio. Dopo tanto sangue, la pace è in vista, secondo David Keys

XVIII secolo e all’inizio del XIX, in luoghi quali Inghilterra, Egitto e Cina, venivano poste le basi per assetti politici che avrebbero influenzato pesantemente il destino di questo ampio territorio.

Per certi versi, la storia cominciò attorno al 1770 in Inghilterra con la rivoluzione industriale. I cambiamenti economici, tecnologici e politici connessi a tale epocale cesura storica influenzarono pesantemente anche molti Paesi meno sviluppati, come l’Egitto. Ancora nominalmente sotto il controllo dell’Impero Ottomano, l’Egitto si tuffò in

La mappa Timeline

Tardo XVIII secolo La rivoluzione industriale inglese accresce la domanda di avorio

Inizio XIX secolo L’azione britannica contro la tratta degli schiavi per mare spinge gli schiavisti a cercare percorsi alternativi via terra

1820 L’Egitto invade il Sudan per ottenere schiavi per il proprio esercito

1850 Uno stato schiavista viene istituito nel sudovest del Sudan

1869 L’Egitto si impossessa del Sudan meridionale

1881-1899 Rivolta musulmana in Sudan

1882, 1896 Gli inglesi intervengono in Egitto e successivamente in Sudan

1898 Francesi e inglesi si scontrano a Fashoda, nel sud del Sudan

1899 Il Sudan viene governato in coabitazione da inglesi ed egiziani.

1930-1947 Il sud e il nord del Sudan vengono trattati separatamente

1956 Indipendenza del Sudan

1963-1972, 1983-2005 Guerre civili tra il nord e il sud

1999 Il petrolio comincia a fluire dal Sudan meridionale

Gennaio 2011 Il referendum sancisce l’indipendenza del Sud Sudan

La storia del Sudan in quattordici tappe

Dopo decenni di guerre civili, che hanno causato oltre due milioni e mezzo di vittime, il Sudan sta per dividersi in due realtà distinte

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Sudan

Pancrisia, la città d’oro scoperta vent’anni fa dai gemelli esploratori di Varese, Alfredo e Angelo Castiglioni) non si rivelarono molto ricche, ma il commercio di avorio, con tutte le attività a esso connesse, favorì non poco un prorompente rilancio economico.

L’industrializzazione stava intanto arricchendo la classe media britannica. Questa borghesia urbana era sempre più avida di oggetti di pregio, molti dei quali d’avorio. Per esempio, i tasti dei pianoforti, i manici dei coltelli e le palle da biliardo erano fatti di avorio africano lavorato in terra inglese. Buona parte di questo avorio era importata dall’Egitto. Molti altri oggetti d’avorio africano erano poi lavorati in Cina, da dove venivano esportati in Europa.

Fu questa ricerca di schiavi, oro e avorio che spinse l’Egitto a invadere nel 1820 il territorio che oggi chiamiamo Sudan. Inizialmente le truppe egiziane si limitarono a controllare il nord, ma già tra il 1840 e il 1860 l’occupazione si era estesa a quasi tutta la superficie dell’attuale Sudan.

Alcune aree erano sotto il diretto controllo del Cairo,

mentre altre erano di fatto nelle mani di schiavisti operanti sotto la nominale autorità egiziana. Tra questi, il più aggressivo e vincente fu un sudanese del nord chiamato Zubeir Pasha, il quale fondò uno stato schiavista semi-indipendente nel Sudan sudoccidentale. All’inizio degli anni Ottanta del XIX secolo, tuttavia, due rivoluzioni, una in Egitto, l’altra nel Sudan, minacciarono di sconvolgere totalmente gli equilibri locali. Furono questi avvenimenti a spingere gli inglesi, intimoriti dalle mire imperialiste francesi, a intervenire militarmente nella regione.

Al Cairo aveva preso il potere un gruppo di nazionalisti liberali. Gli inglesi, temendo che la Francia potesse trarre giovamento dalla nascita di una repubblica in Egitto (con il controllo del Canale di Suez, sulla rotta per le Indie), intervennero per restaurare la dinastia regnante. Le truppe

britanniche occuparono poi l’Egitto.

Al sud, nei territori sudanesi controllati dall’Egitto, era esplosa una rivoluzione dai tratti totalmente diversi: un leader religioso musulmano, autoproclamatosi messia dell’Islam, aveva estromesso con successo dal territorio gli occupanti egiziani. Anche in questo caso, l’intervento inglese coincise con una restaurazione della situazione precedente, con l’Egitto di nuovo nel ruolo di forza di occupazione. Da Londra, però, si insistette per creare una sorta di controllo del Sudan in “condominio” tra inglesi ed

egiziani, con i primi in posizione di superiorità.

L’entusiasmo britannico per la conquista del Sudan si basava su due considerazioni fondamentali: da un lato la possibilità di stabilire un collegamento via terra, preferibilmente ferroviario, tra il Cairo e il Sudafrica, dall’altro

Gli inglesi volevano collegare con la ferrovia il Cairo e il lontano Sudafrica attraverso il Sudan

Samuel Baker (1821-1893)

Ingegnere, esploratore e promotore di campagne anti-schiaviste, conquistò il Sudan meridionale nel

1869/70 al fianco degli egiziani, che lo nominarono primo governatore generale.

Joseph Lagu (1931)

Soldato del Sudan meridionale, negli anni ‘60 scatenò la resistenza del sud contro la dominazione del nord. Guidò il Movimento di Liberazione del Sudan del Sud nella prima guerra civile, firmò la pace con Khartoum nel 1972 e fu vicepresidente del Sudan dal 1982 al 1985.

John Garang (1945-2005)

Cofondatore del Movimento di Liberazione del Sudan nella seconda guerra civile e primo presidente dell’autonomo Sudan del Sud nel 2005, prima

di morire in un incidente aereo, studiò in Tanzania e si perfezionò in economia negli Stati Uniti.

4 uomini chiave

Sudanesi in attesa di poter votare presso un seggio di Juba (futura capitale del Sud Sudan), lo scorso 9 gennaio

Zubeir Pasha (1830-1913)

Schiavista del Sudan del nord, nel 1856 istituì nella parte sudoccidentale del Paese uno stato basato sulla tratta degli schiavi e il commercio di avorio. Nel 1873 il governo egiziano tentò di riconquistare il controllo della regione offrendogli il ruolo di governatore. Nel 1878, tuttavia, cadde in disgrazia.

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la paura per le aspirazioni francesi nell’area, che avrebbero minacciato i piani inglesi ed egiziani.

Sotto il controllo inglese, il Sudan cambiò molto. Sebbene il Paese fosse ufficialmente un unico stato, i britannici cominciarono a relazionarsi in modo diverso con le sue due anime. Insofferenti nei confronti dei radicalismi politici e religiosi che animavano il nord, gli inglesi impedirono a molti amministratori e leader

religiosi settentrionali di spostarsi a sud. Al contempo, collocarono governatori inglesi e missionari cristiani nelle terre meridionali.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Guerra Fredda e la nascita del nazionalismo arabo (specialmente in Egitto), l’atteggiamento britannico nei confronti del Sudan mutò sensibilmente. Temendo l’attecchire di istanze nazionaliste al nord, gli inglesi si dimostrarono più accondiscendenti nei confronti dei leader politici settentrionali. In tal senso, nel 1946 le autorità coloniali

britanniche smisero di trattare separatamente con il sud.

La rivoluzione egiziana del 1952 alimentò i timori di Londra per un’eccessiva influenza del Cairo sugli equilibri sudanesi. A scapito del sud, i rapporti tra il nord Sudan e l’Inghilterra si fecero più stretti.

Nel 1953 il Sudan elesse il suo primo parlamento. Seguì quindi una campagna di sudanizzazione nella quale il nord prese definitivamente il sopravvento. Questo era in

parte dovuto alla maggiore scolarizzazione del nord rispetto a un sud mantenuto dagli inglesi colpevolmente arretrato sotto il profilo culturale (una società tribale per nulla scolarizzata era più facilmente controllabile).

Nell’agosto del 1955, questo predominio del nord innescò un ammutinamento delle truppe del sud. Di fronte alla minaccia da parte del nord di perseguitare tutti coloro che avessero in qualsiasi modo appoggiato l’ammutinamento e non avessero supportato l’indipendenza sudanese, i politici del sud accettarono

uno stato unitario, in cambio di un non meglio specificato assetto federale.

Nel 1956 un Sudan profondamente sbilanciato a nord ottenne l’indipendenza e nel giro di un anno un parlamento a stragrande maggioranza settentrionale accantonò qualsiasi svolta federale. Il sud raddoppiò quindi gli sforzi per ottenere un minimo di autonomia, intessendo rapporti con politici non legati a Khartoum e interessati a una soluzione federale. La risposta del governo centrale fu negativa. A questo punto, ispirati dai movimenti nazionalisti africani, i sudanesi del sud optarono per la secessione.

Da allora il Sudan ha conosciuto due guerre civili protrattesi per oltre trent’anni.

Nel mezzo di questi decenni turbolenti, un’inaspettata scoperta complicò la situazione. Nel 1978 furono trovati giacimenti di petrolio nel Sudan meridionale (negli anni Cinquanta erano già state avviate ricerche, anche da parte dell’italiana Eni, ma con scarsi risultati). Nel 1983 il nord, desideroso di stabilire un controllo economico e politico sul sud e intenzionato a introdurre anche nei territori meridionali la Shari’a, la legge islamica, inviò rinforzi militari che innescarono un nuovo conflitto durato 22 anni.

Se il petrolio ha contribuito allo scatenarsi della seconda guerra civile, ora potrebbe aiutare un Paese martoriato a ricostruire un clima di pace.

Quando la seconda guerra civile terminò nel 2005, i due schieramenti si accordarono per indire nel sud un referendum che avrebbe sancito nel 2011 l’eventuale separazione dal nord. Entrambe le fazioni ricavano una fortuna dal petrolio (estratto al sud e raffinato al nord), e perciò un clima di coesistenza pacifica non può che giovare a tutti.

Il petrolio, estratto al sud e raffinato al nord, può far ripartire la pace

2.505.813 La superficie, in kmq, che ne fa il Paese più vasto dell’Africa e il decimo Paese più esteso del mondo.

43.939.598La popolazione complessiva.

18,4L’età media della popolazione.

72,39/1.000Il tasso di mortalità infantile, tra i più alti al mondo.

54,21L’aspettativa di vita alla nascita.

320.000Gli individui affetti da HIV/AIDS.

70%La percentuale di musulmani, concentrati prevalentemente nella parte settentrionale del Paese.

5%La percentuale di cristiani, presenti soprattutto nella parte meridionale del Paese.

25%La percentuale di animisti, religione prevalente al sud.

61,1%Percentuale di individui alfabetizzati.

98,83%La percentuale dei favorevoli alla secessione del sud al referendum di gennaio.

Fonte: The World Factbook, Central Intelligence Agency

Il Sudan in cifre CIA

La carica del 21esimo Lancieri di Edward Matthew Hale mostra le truppe inglesi impegnate

ad affrontare la rivolta musulmana in Sudan, cominciata nel 1881 e finita nel 1899

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Cecilia Strada, figlia di Teresa e di Gino. Cecilia è presidente di Emergency dopo la scomparsa della madre (2009, a 63 anni). A sinistra: una sala operatoria del Centro Salam di cardiochirurgia

Il Centro Salam di Soba, moderna struttura medica

creata da Emergency

Il Centro Salam di Soba, moderna struttura medica

creata da Emergency

l’essere curati e il rimanere ammalati è la possibilità di pagare l’intervento chirurgico a un prezzo talmente alto che metterebbe in difficoltà anche un cittadino europeo. Il Centro Salam è invece completamente gratuito e nasce proprio per offrire assistenza a quei pazienti che non avrebbero altre possibilità di essere operati senza spese da medici specializzati.

È collegata al Centro Salam una rete

Soba, un vIllaggIo In Sudan nelle vicinanze del nilo azzurro. È qui, a circa venti chilometri dalla capitale Khartoum, che

Emergency ha avviato il Centro Salam di cardiochirurgia, punto focale del Programma regionale di pediatria e cardiochirurgia che l’associazione sta costruendo in africa. una struttura di alta specializzazione, costruita secondo gli standard più moderni e completamente gratuita, l’unica nel suo genere in una vasta area abitata da oltre 300 milioni di persone. una struttura che risponde a un bisogno poco conosciuto, ma decisamente reale, in un continente dove le patologie cardiovascolari sono una delle principali cause di mortalità (oMS, 55ma sessione del Comitato regionale per l’africa, 2005).

buona parte di queste patologie sono acquisite, spesso come conseguenza della febbre reumatica: circa la metà delle persone colpite da questa malattia sviluppa un’infiammazione al cuore che può provocare a sua volta insufficienza cardiaca. In africa e in generale nel sud del mondo la febbre reumatica è una malattia molto diffusa, che colpisce principalmente bambini e adolescenti.

Come spesso accade in africa, anche in questo caso a fare da discrimine tra

Segno dei tempi di Cecilia StradaIn Sudan un ospedale d’eccellenza per avvicinare i popoli. Grazie a Emergency

di Centri pediatrici dislocati in Sudan e nei paesi confinanti. lì Emergency offre assistenza sanitaria ai bambini fino ai 14 anni, provvede allo screening cardiologico dei pazienti da operare a Khartoum e garantisce il successivo trattamento post operatorio. oltre che nei Centri pediatrici di nyala (in Sud darfur) e bangui (in Repubblica Centrafricana), missioni di screening cardiologico vengono organizzate anche in altri paesi dell’area: finora al Centro Salam sono stati operati pazienti provenienti da 20 Paesi.

una chiara dimostrazione di come attraverso la medicina si possano anche favorire rapporti pacifici tra Stati anche tradizionalmente in guerra tra loro. ne è un esempio l’intenzione del Sudan di finanziare la costruzione di un ospedale di eccellenza in Ciad: i due Paesi, che sono stati in conflitto, hanno trovato un motivo di collaborazione nella volontà di garantire l’accesso a cure gratuite e di alta qualità. È anche per questa ragione che il Centro di cardiochirurgia si chiama Salam, “pace”.

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Garibaldi, l’eroe dell’unificazione italiana, ancor oggi

è un personaggio affascinante. Daniel Pick e Tristram Hunt

ne esplorano la figura, sottolineando gli aspetti peculiari

che ne hanno fatto, caso molto raro nella storia,

un modello da imitare a sinistra come a destra

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nell’anno del centocinquantesimo anniversario dell’unità d’italia, la riscoperta di uno dei padri fondatori della Patria si rende auspicabile e necessaria, al di là di una tradizione

che ha sublimato e talvolta stravolto una figura storica di assoluta grandezza e peculiarità nel tumultuoso panorama sociopolitico della metà dell’ottocento: Giuseppe Garibaldi, il generale, il navigatore, l’avventuriero, l’eroe nazionale, colui che conquistò l’italia partendo dal sud e che si rese promotore dell’internazionalismo e della pace nel mondo. un uomo il cui mito si è dimostrato potente e contraddittorio sia in vita che dopo la sua morte. la battaglia per l’eredità cominciò addirittura prima che le sue spoglie mortali fossero fredde. nelle volontà, Garibaldi aveva dato istruzioni per un funerale decisamente poco ortodosso, senza capi di stato e notabili e che, in accordo con le sue idee anticlericali, prevedeva la cremazione su una pira, scelta forse ispirata dal funerale, sul litorale viareggino, del grande poeta romantico inglese Percy Bisshe shelley. di fatto, però, le esequie dell’eroe nel 1882 furono orchestrate dalle autorità romane, che decisero per una più ordinaria sepoltura e una pomposa cerimonia funebre.

Suddito di Napoleoneil ripudio delle volontà di Garibaldi fu l’inizio di una lunga serie di controversie e di litigi postumi. la sua figura era del resto di per sé contraddittoria, animata com’era da desideri nazionalistici e afflati cosmopoliti, piglio militaresco e amore per la pace. Visioni e atteggiamenti talvolta diametralmente opposti, che spinsero sindacalisti e monarchici, comunisti e fascisti a rivendicare, ognuno a suo modo, un tassello dell’eredità garibaldina. a oltre duecento anni dalla nascita, il dibattito sul valore storico e sul lascito politico di Garibaldi è ancora aperto a svariate interpretazioni.

la ragione di una visione così cangiante e sfaccettata risiede in parte nella vita stessa dell’eroe. nato il 4 luglio 1807, alle ore sei del mattino a nizza, figlio di Rosa Raymondo di loano e di Giovanni domenico, capitano di gran cabotaggio (nasce dunque suddito di napoleone perché nizza, antica città del Regno di sardegna, è stata annessa alla Francia nel 1793), Garibaldi mostrò precoci inclinazioni repubblicane che lo spinsero a supportare la rivolta organizzata da Giuseppe mazzini. la sconfitta spinse Garibaldi verso il sud america, dove si

Una litografiadel 1860 celebra la trionfale entrata a Napoli di Garibaldie dei suoi Mille

guadagnò la fama di combattente per la libertà. questa nomea di “che” Guevara ante litteram fu confermata soltanto al suo ritorno nel Vecchio continente, nel 1848-49, l’anno delle rivoluzioni, quando corse in difesa di Roma attaccata dai francesi. Gli sforzi per salvare la città eterna si risolsero in una roboante sconfitta. l’eroica e sfortunata marcia verso nord per difendere Venezia dagli austriaci fu altrettanto inutile. durante la disastrosa ritirata, Garibaldi perse l’amata sposa anita, ufficialmente morta per una febbre malarica (in questo stesso numero analizziamo le misteriose circostanze della morte della donna), a detta dell’eroe la più grande tragedia di tutta la sua avventurosa vita.

La marcia dei MilleGaribaldi tornò alla ribalta nel 1860, quando, alla guida di un esercito di mille volontari partiti dalla liguria alla volta della sicilia, sconfisse i Borboni, dando avvio al processo che nel giro di un anno avrebbe unificato la penisola italiana sotto il regno di Vittorio emanuele ii. Per i nazionalisti liberali d’europa, nonostante il compromesso monarchico a cui la nascente italia si era sottoposta, questo fu un ragguardevole successo.

Perfino Karl marx e Friedrich engels sembrarono

impressionati dal piglio rivoluzionario del

leader delle camicie rosse.

nei decenni successivi,

questo solido spirito marziale fu esaltato dai bellicosi futuristi e dagli ultranazionalisti italiani. tuttavia, anche in questo caso, le contraddizioni sembrano pervadere la figura dell’eroe. Valoroso quanto anticonvenzionale uomo d’armi, Garibaldi fu anche un grande ambasciatore di pace, esponente della lega per la

Pace e la libertà, movimento che promuoveva la giustizia e

l’amicizia tra i popoli. tra i maggiori promotori, ricordiamo

John Bright, John stuart mill e Victor Hugo.l’ubbidiente cessione dei poteri a

Vittorio emanuele nel 1860 offrì un

una figura contraddittoria, animata da desideri nazionalistici e afflati

cosmopoliti, militarismo e pacifismo

Garibaldi, qui a sinistra in un insolito ritratto del pittore francese Auguste Etienne (1805-1890), ha ispirato ideali politici di libertà e unità nazionale

Anita Garibaldi

Engels ammirava il piglio

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altro capitolo alla storia: l’incorreggibile rivoluzionario si era ora trasformato in equilibrato conciliatore e difensore dell’identità nazionale. Gli ultimi anni della sua

vita, però, animati da appassionati attacchi contro il pontefice e i politici di professione, rappresentarono l’ennesimo cambio di rotta per l’eroe dei due mondi.

Garibaldi non fu mai un semplice “yes man”: uno dei maggiori tratti distintivi della sua poliedrica personalità era l’imprevedibilità.

l’immagine antipolitica si rivelò centrale per la sua popolarità. Garibaldi e il Risorgimento divennero parte di una nuova “religione civica”, disegnata per unificare il sentimento nazionale di fronte agli antichi legami del cattolicesimo e dell’identità regionale.

Garibaldi era il soggetto ideale per veicolare un simile messaggio: a cavallo oppure a piedi, spada alla mano oppure con l’indice puntato verso il futuro, Garibaldi rimpiazzò prìncipi, santi e talvolta persino la madonna come soggetto di pubblica rappresentazione nelle piazze di tutta italia. Garibaldi stava diventando un santo laico, un simbolo dell’unità nazionale italiana.

Per raggiungere un simile obiettivo era necessario purgare la figura garibaldina dei suoi lati più controversi. al di là di un conflitto di punti di vista, personalità e azioni, camillo Benso conte di cavour, Giuseppe mazzini e Garibaldi venivano ora mostrati come parte di un Pantheon: grandi Padri della nazione,

I monumenti di Garibaldi

hanno spesso sostituito santi

e madonne nelle piazze d’Italia

cavour, mazzini e Garibaldi erano raffigurati come i grandi Padri della nazione:

i loro contributi erano ugualmente indispensabili per la nascita dell’italia

i cui contributi erano tutti ugualmente indispensabili per la nascita dell’italia.

il 10 marzo 1911 il sindaco di Roma ernesto nathan esaltò il miracolo del loro sforzo congiunto: l’apostolo, il guerriero, il re e il diplomatico, tutti a spingere nella stessa direzione. nel 1961, in occasione del centenario dell’unità d’italia, una cerimonia attentamente orchestrata condusse gli esponenti principali della democrazia cristiana a porgere omaggio alle tombe di cavour, mazzini e Garibaldi. in qualche modo, l’istigatore della rivoluzione, leader dei mille, era diventato compatibile con la monarchia, con la chiesa e con il capitalismo.

le inclinazioni pro-monarchiche di Garibaldi nella seconda parte della sua carriera politica eclissarono il

radicalismo e l’iconoclastia degli anni giovanili e della vecchiaia.

Simbolo per fascisti e comunistinel periodo tra le due guerre, Garibaldi rimase un punto di riferimento sia a destra che a sinistra. Gabriele d’annunzio ne ripropose la figura come “onnipotente duce” ed eroe di guerra senza paura.

Benito mussolini non guardava a Garibaldi soltanto per il suo dinamismo militare oppure per la sua

spregiudicatezza politica, ma anche per il desiderio di ricostruire la gloria di Roma e l’impegno per bonificare le malariche paludi laziali.

la celebrata marcia garibaldina su Roma del 1862 (“Roma o morte”) per sfidare il potere del papa e dell’imperatore napoleone iii, fu

profondamente imitata dal duce nel 1922, in coincidenza con la salita al potere del regime fascista, quando le

camicie nere entrarono nella capitale

Garibaldi in versione rurale (circa 1850)

Cavour, primo presidente del consiglio italiano

Giuseppe Mazzini il patriota

Giuseppe Garibaldicampione del nazionalismo

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Garibaldi riceve una trionfale accoglienza a Southampton, durante il suo viaggio inglese

Quando Garibaldi conquistò l’inghilterraNel 1864, IN oCCasIoNe dI uN vIaggIo IN INgHIlterra, garibaldi fu accolto entusiasticamente. già a metà degli anni ‘50 un viaggio a tyneside si era risolto in un trionfo, ma stavolta era giunto in terra britannica nel ruolo di superstar del liberalismo europeo.

si stima che oltre 500.000 persone accolsero l’eroe dell’unità d’Italia. lord Palmerston scrisse che “garibaldi è stato accolto come mai nessun altro prima di lui”. I biscotti che portavano il suo nome erano ormai in produzione, simbolo di una fama che permeava l’immaginario collettivo al di là del ristretto campo politico.

durante il soggiorno, le più disparate storie su garibaldi si fecero strada tra la gente; se alcune erano senza dubbio apocrife (si favoleggiava di schiuma di sapone prelevata come ricordo dalla sua vasca da bagno), altre si rivelarono più che fondate. Il primo di due ricevimenti in suo onore al Crystal Palace attrasse circa 30.000 persone e addirittura uno show musicale dedicato a garibaldi fu messo in scena in fretta e furia in quei giorni.

Il generale fu sommerso da lettere scritte da vescovi, principi, politici e operai, tutti desiderosi di averlo come ospite dei più disparati eventi pubblici o testimonial di questo o quel progetto. stando alle parole del radicale reynold’s Newspaper, garibaldi era “il

più grande uomo mai accolto in terra inglese”. Nel 1865 la squadra di calcio del Nottingham Forest scelse il rosso come colore sociale, omaggio alle camicie dei Mille di garibaldi.

Molte persone si innamorarono dell’idealizzata figura dell’eroe dei due mondi. durante la sua visita, come

ospite personale del duca di sutherland, incontrò

molte persone dell’alta società e della aristocrazia,

ma la sua figura travalicava le classi

sociali, la sua umiltà faceva breccia nei cuori

di tutti, indipendentemente dal

rango. garibaldi era il campione del mondo liberale, il simbolo vivente della lotta per la libertà. In un incontro

al Covent garden, il generale fu accolto dalle donne come un vero e proprio divo, toccato, desiderato, osannato. garibaldi aveva un rapporto speciale col gentil sesso, una “audience” da lui deliberatamente coltivata, aspetto che lo distanziava fortemente dalla stragrande maggioranza dei politici dell’epoca.

Il grande bailamme garibaldino non coinvolse né disraeli, né tantomeno la regina vittoria. Quest’ultima scrisse alla figlia dopo la sua partenza: “grazie a dio garibaldi se n’è andato! È stata un’assurda e umiliante esibizione, e stava per diventare un pericolo a causa dei legami con Mazzini e tutti i peggiori rifugiati politici”.

reclamando per il proprio leader il diritto di governare.Gli antifascisti non furono da meno nel ricercare in

Garibaldi una figura di riferimento. i volontari italiani che combatterono il generale Franco nella guerra civile spagnola erano organizzati in “Brigate Garibaldi”. Parimenti, i partigiani in italia e Jugoslavia combatterono le forze nazifasciste in nome dell’eroe dei due mondi.

Sui francobolli in America e in RussiaGaribaldi comparve inoltre su francobolli emessi sia negli stati uniti che in unione sovietica, quasi a rappresentare un’auspicabile punto di contatto tra civiltà a quei tempi schierate su posizioni diametralmente opposte, in piena Guerra Fredda.

il nazionalismo ha sempre richiesto personificazione: non solo miti del passato, tradizioni inventate, grandi manifesti per il futuro, ma anche teatrali figure esemplari ed eroi carismatici.

Garibaldi ha fornito l’incarnazione del desiderio nazionale, ma ha rappresentato nel contempo l’inevitabile insoddisfazione connessa con le impossibili aspirazioni del nazionalismo.

È questo elemento di ambiguità che ha contribuito in maniera determinante al perdurante fascino dell’eroe di caprera.

Daniel Pick è professore di storia presso il Birkbeck College (university of london) e autore di rome or death: the obsessions of general garibaldi (Cape 2005, Pimlico, 2006).

Tristram Hunt è docente al Queen Mary College (university of london) e autore di Building Jerusalem: the rise and Fall of the victorian City (Phoenix, 2005).

Sopra, Mussolini non nascondeva una forte infatuazione per Garibaldi, a cui si ispirò in molte fasi della sua carriera politica,

fin dalla Marcia su Roma. A sinistra, un francobollo statunitense

del 1960 celebra l’eroe italiano

Fu addirittura messo in scena uno spettacolo musicale a lui dedicato

I biscotti creati per omaggiare l’eroe dell’unificazione

italiana

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Il mare forgIò la sua forza

Il ritorno di Garibaldi in Italia a bordo

del Bifronte-Speranza(illustrazione di Edoardo Matania in Jessie White

Mario, Garibaldi e i suoi tempi, 1892)

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Il mare forgIò la sua forzag

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è sugli oceani di mezzo mondo che Garibaldi conosce la battaglia, nelle sua spietata ineluttabilità. Con il suo stile che privilegia il narrare per immagini, mino milani (biografo per eccellenza di Garibaldi) pesca dalla sua memoria i fotogrammi principali dell’esperienza marinara di italiano su rotte per noi allora inconsuete

Il mare forgIò la sua forza

Ritratto giovanile dell’Eroe dei due Mondi (illustrazione di Edoardo Matania in Jessie White Mario, Garibaldi e i suoi tempi, 1892)

èsul mare, nel 1837, che Garibaldi conosce la battaglia nella sua spietata ineluttabilità. Fuggiasco da Genova, inseguito da una condanna a morte, è ora sull’oceano, al largo del Brasile, a capo d’una garopera, una lancia di 20 tonnellate, la

“mazzini”, con un equipaggio di nove uomini e la bandiera della repubblica di rio Grande, ribelle all’Impero brasiliano. è una crociera corsara. si tratta, afferma la patente di corso, di incrociare “per tutti e qualunque mare e fiume sui quali navighino navi da guerra e mercantili del governo del Brasile, con potestà di appropriarsene e prenderle con la forza delle sua armi, essendo considerate buona preda”.

Qualche piccola preda, sì: ma è presto l’allarme. la nave da guerra brasiliana “Imperial Pedro” si mette in caccia, e così fanno alcuni navigli uruguayani: non si possono tollerare pirati nel rio de la Plata. Il mattino del 15 giugno, la “mazzini” è raggiunta dal lancione “maria”, che intima la resa nel nome del governo di montevideo. è lo scontro: prima il fuoco, poi l’arrembaggio e il corpo a corpo. Cade il timoniere della “mazzini”, Giovanni Fiorentino. Cade Garibaldi: una palla l’ha raggiunto al collo. è a grande fatica che la “mazzini” si disimpegna e fugge. la pallottola avrebbe potuto uccidere, naturalmente; non lo ha fatto: è andata a fermarsi sotto un orecchio, “quella porca”, come dirà poi Garibaldi che, disteso sul ponte, guarda Fiorentino “con occhi moribondi”. è la prima volta che vede una morte così; e l’angoscia lo travolge, quando il cadavere viene gettato in mare. Forse tra un po’ finirà così anche lui “a sfamare i lupi marini o qualche jakaré dell’immenso Plata”. Da allora, avrà una grave pietà per i caduti e un disperato orrore all’idea della morte senza sepoltura.

Quando domò la rivolta del Rio Grande1839 la rivolta del rio Grande continua; e Garibaldi riceve dal generale David Canabarro l’ordine di punire e sottomettere la riottosa cittadina di Imarui “esoso incarico di sottomettere quel paese, e per castigo saccheggiarlo. Io fui obbligato” egli continua “di adempire il comando. ed anche sotto un governo repubblicano è ben repugnante il dover ciecamente obbedire”. Dopo l’azione, scrive ancora: “Io mai ho avuto una giornata di tanto rammarico e di tanta nausea dell’umana famiglia!”. la truppa, ubriaca di violenza, di devastazione, di strage e di alcol, non obbedisce. è probabile che qui, per la prima volta, Garibaldi uccida qualcuno dei suoi soldati più inferociti e ribelli. è il durissimo tirocinio del comandante.

In Uruguay pianta la croce per 37 italiani1846 Territorio di san antonio del salto, uruguay, una piatta, uniforme e deserta prateria, punteggiata qua e là da basse colline. Garibaldi, ora soldato della repubblica di montevideo e capo della legione Italiana (bandiera nera, segno di lutto per l’Italia, e Vesuvio fiammeggiante, segno della possibile riscossa) marcia a incontrare un forte reparto di cavalleria che viene a sostenerlo. Ha con sé circa 200 italiani e un centinaio di cavalieri uruguagi. D’un tratto la cima d’una collina s’incorona di “una foresta di lance, fitti squadroni di cavalleria con bandiera spiegata e un corpo di fanteria doppia delle nostra”. è il nemico, ha saputo e viene all’attacco. altri cavalieri arrivano. la ritirata è impossibile, essendo la città di salto a cinque chilometri. sarebbe suicidio attendere l’urto in campo aperto; ma ci sono i resti d’un piccolo, abbandonato e cadente macello, e là Garibaldi

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ordina che si vada subito. è la sua prima battaglia terrestre. la dirige con calma e determinazione: cariche di cavalleria e assalti di fanteria sono respinti, in lunghe ore di sole ardente. Garibaldi passa da una schiera all’altra dei suoi, rincuorando, ordinando, confortando i feriti, non smettendo di parlare, mostrandosi ovunque, battendosi tra i primi: trovando il modo di ordinare: “non fate fuoco su quel bravo!” quando un cavaliere nemico attraversa al galoppo la linea dei legionari. a notte, ordina la ritirata verso un fitto bosco, laggiù, che chiude la prateria, e che è raggiunto in silenzio e ranghi serrati. Il nemico attacca ma è respinto. Vittoria. sulla fossa che accoglie i caduti si pianta una croce con la scritta “Trentasette italiani morti combattendo l’8 febbraio 1846.”

“Chi ha l’Italia nel cuore, mi segua!”1849 “la fortuna che oggi ci tradì, ci arriderà domani. Io esco da roma: chi vuol continuare la guerra contro lo straniero, venga con me. non offro né paga né quartiere né provvigioni; offro sete, fame, marce forzate, battaglie e morte! Chi ha il nome d’Italia non sulle labbra soltanto, ma nel cuore, mi segua!”.

Questo grida Garibaldi dall’obelisco in piazza san Pietro. Vi sono migliaia di persone. I francesi hanno vinto e soffocato la repubblica romana: entreranno in città l’indomani. Il Generale se ne va con il progetto, temerario o addirittura folle, di raggiungere Venezia, dove continua la rivoluzione italiana del 1848. Partono con lui circa 4.000 soldati e 800 cavalieri. alla fine del viaggio, nella laguna di ravenna, a scampare sarà appena

passa da una schiera all’altra dei suoi, rincuorando, ordinando, confortando i feriti, non smettendo mai di parlare

Il diario di bordo del capitano garibaldiIn altre pagIne garIBaldI ha

descritto con efficacia scene, tempeste e drammi marinari, ma l’esperienza marinara di un italiano, su rotte per noi allora così inconsuete, dall’america del Sud al superamento di Capo Horn, meritava ben altro: da qui, dunque, questo libro bello e affascinante nel quale davide gnola, preparandoci alla lettura del diario di bordo del capitano giuseppe garibaldi (Mursia) ha sistemato definitivamente (si può ben ricorrere a questo pericoloso avverbio) le fasi della lunga navigazione. Sulla base di una bibliografia vastissima e minuziosamente esplorata, gnola ne ha chiarito i rischi e le difficoltà, infine confermando le capacità marinare del nostro.

degli studi su garibaldi marinaio questo è forse quello steso con migliore conoscenza dell’argomento, sotto gli aspetti storici, geografici e tecnici. l’autore è del resto studioso di cose

navali, distinto membro di istituti e di associazioni scientifiche marittime, preparatore prima e direttore poi del Museo della Marineria di Cesenatico, luogo drammaticamente legato a garibaldi.

di lui, e anzi viene da dire con lui, prima ancora di quelle oceaniche, l’autore ha percorso ogni rotta, dalla prima, nel 1824, all’ultima, cioè la fuga notturna da Caprera, nel settembre 1867; passando per le avventurose navigazioni sudamericane, fino al disperato tentativo di raggiungere Venezia, alla traversata del piemonte e del lombardo, nonché a viaggi di diporto nelle acque più o meno vicine a Caprera che infine, come brillantemente scritto, “trasforma il marinaio garibaldi in un uomo legato alla terra e ai lavori dei campi…la casetta bianca sulla costa, del resto, appartiene anch’essa alla tradizione dei capitani di lungo corso in pensione, che dopo una

Il diario di bordo del

descritto con efficacia scene, tempeste e drammi marinari, ma l’esperienza marinara di un italiano, su rotte per noi allora così inconsuete, dall’Sud al superamento di Capo Horn, meritava ben altro: da qui, dunque, questo libro bello e affascinante nel quale ddel gdefinitivamente (si può ben ricorrere a questo pericoloso avverbio) le fasi della lunga navigazione. Sulla base di una bibliografia vastissima e minuziosamente esplorata, difficoltà, infine confermando le capacità marinare del

questo è forse quello steso con migliore conoscenza dell’argomento, sotto gli aspetti storici, geografici e tecnici. l

A sinistra: Garibaldi ferito a bordo della goletta

corsara Mazzini (illustrazione di

Edoardo Matania in Jessie White Mario,

Garibaldi e i suoi tempi, 1892)

ReGalo!scopri come a pagina 38

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il mare forgiò la sua forzag

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linea a semicerchio di 65 chilometri circa; ed è per ridurre tale distanza che, primo generale in Italia, usa in funzione tattico-strategica la ferrovia (quella stessa che i Borbone avevano realizzato tra Napoli e Portici per le loro scampagnate in villa): uso che farebbe sobbalzare scandalizzati i generali accademici. Un lungo fronte: che però egli percorre senza sosta, alla maniera di Wellington a Waterloo; e che mai gli sfugge.

Quando sa d’avere salde le ali, e nel momento critico in cui i Borbonici stanno per sferrare un pesante attacco, guida personalmente una massa compatta di volontari in una carica alla baionetta, che travolge il nemico e lo ricaccia indietro sconfitto. Dieci ore di battaglia, 1.850 morti, feriti e dispersi tra i garibaldini, 1.220 tra i borbonici, che lasciano però più di 2.000 prigionieri. è l’ultima, dura e amara battaglia combattuta tra italiani e italiani. In essa, Garibaldi si è esposto in prima linea, ciò che un generale non dovrebbe mai fare. Ma che hanno fatto, prima di lui, Scipione, Eugenio di Savoia, Napoleone.

Guglielmo Milani detto Mino, è un giornalista, scrittore, autore di fumetti e storico italiano. Laureato in lettere moderne con una tesi sul brigantaggio in Calabria, assumono particolare importanza nella sua vasta produzione i libri sulla storia di Pavia, le biografie di Giuseppe (del 1982) e Anita Garibaldi (del 1995), parte di un percorso risorgimentale che era iniziato, nel 1971, con la meticolosa ricostruzione della Battaglia di Solferino e San Martino.

qualche dozzina d’uomini. La ritirata di Garibaldi da Roma rappresenta un capolavoro militare. Egli ha contro di sé quasi 90.000 uomini, soldati di cinque eserciti. Non lo fermeranno. La grande rete non lo prenderà: passerà dove le sue maglie sono più larghe: per un mese e per 550 chilometri, sfuggirà ai generali nemici, battendoli in rapidità, in manovra diversiva, usando magistralmente la cavalleria, che mai ha avuto né avrà in simile quantità. I suoi cavalieri battono instancabilmente la campagna, si mostrano ovunque, chiedendo informazioni sulle strade e sui ponti, lasciando intendere che presto arriveranno quei soldati già invece avviati in‘altra direzione.

Il grosso pernotta in una paese, ne esce per una strada, poi l’abbandona per un’altra. Le spie e gli informatori sparsi ovunque s’affrettano ai comandi francesi o austriaci a portare notizie che conducono a marce estenuanti, a inutili contromarce. Garibaldi sa bene che l’aiuto o solo l’indifferenza delle popolazioni è indispensabile: reprime le ruberie e le violenze “coi soli castighi che conosceva: il rimprovero e la morte”. Quanto sia labile il confine tra guerra e guerriglia, oggi lo sappiamo troppo bene. I generali d’Accademia che inseguivano Garibaldi non lo sapevano: da qui l’irosa ammirazione che ebbero per lui.

Per primo in Italia, usa strategicamente la ferrovia1860 è sul campo del Volturno, 1 ottobre, che Garibaldi guida un vero esercito, di più di 20.000 uomini, su una

Garibaldi in una battuta di pesca a Caprera (incisione dall’ “Illustrated London News”)

vita sulle onde desiderano avere i piedi sulla terraferma, ma senza abbandonare l’orizzonte aperto del mare”. Trasportato in una realtà ormai lontana (ma forse sempre attuale) il lettore vede in questo libro apparire uomini e navi; ma Gnola ha affrontato, com’è naturale, altri temi che quelli marinari e non ha certo ignorato la questione di Garibaldi presunto o inconsapevole schiavista, conseguenza abbastanza amara non tanto d’un fatto, quanto di una frase detta da Pedro Denegri, armatore della Carmen, e chissà se intesa bene da Augusto Vecchi (Jack la Bolina quale scrittore di cose navali), amico del generale e suo ospite alla vigilia della partenza dei Mille. Personalmente trovo la faccenda trascurabile, possibile frutto di un’inattendibile chiacchierata; lampante in ogni modo mi pare l’assurdità dell’accusa, ma solo del sospetto di schiavismo relativo a un uomo che per tutta la vita lottò per la libertà. (Mino Milani)

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AnitA Garibaldidi sicuro c’è solo

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il 10 agosto 1849 Pasqua Del Pozzo, una ragazzina di 14 anni, stava pascolando le bestie insieme ad alcuni bambini nel campo chiamato “la Pastorara”, a poca distanza da casa, alle Mandriole di Ravenna, quando vede qualcosa che la fa sobbalzare dall’orrore: dalla

terra sabbiosa spunta fuori una mano, mezza consumata e rosicchiata dai topi. Il giudice istruttore giuseppe Francesconi, che interviene sul posto, così descrive il cadavere nel suo rapporto: “Fatta levare la sabbia, si scoprì il cadavere di una donna in istato di inoltrata putrefazione, che non fu riconosciuto da alcuno dei molti astanti. Ispezionate e aperte le cavità toracica e addominale, si rilevò essere pregnante di un feto sessimestre passato esso pure in putrefazione, come lo erano tutti i visceri del cadavere medesimo.

Nessun segno di maleficio fu rilevato nella periferia di quel cadavere, e soltanto nel collo un segno di depressione nelle sue parti anteriore e laterale, come vi si trovò rotta la trachea, od a meglio dire divisa totalmente nei suoi anelli, e le cartilagini componenti la laringe, anche esse disunite. Fu di più osservato, avere gli occhi sporgenti, e così sporgente la lingua per oltre un pollice. questi marcanti segni somministrarono al perito fiscale argomento per giudicare che l’individuo aveva cessato di vivere a causa di strozzatura”.

Il medico legale: “Vittima di omicidio”una giovane donna gravida da sei mesi, vestita con panni semplici e seppellita malamente; in più, con segni sul collo, lingua e occhi sporgenti, aspetto scomposto. Non si può dar torto al medico legale, il dottor luigi Fuschini di Ravenna, per avere pensato subito a un omicidio, e in particolare a uno strangolamento, considerati i segni sul collo e l’assenza di ferite.

di febbre malarica, tra le braccia del suo amato Garibaldi. così muore l’avventurosa compagna dell’eroe dei due Mondi. Ma a un poliziotto e a un giudice dell’epoca la verità sembrò un’altra: “aveva la trachea rotta e segni inequivoci di strozzatura”. lo storico davide gnola ha ricostruito per noi, documenti alla mano, quel capitolo della storia risorgimentale

Un ritratto di Anita.A sinistra: Garibaldi trasporta Anita morente (stampe conservate presso la Biblioteca Classense di Ravenna)di febbre malarica, tra le braccia

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stavano cercando di raggiungere Venezia era riuscita a scampare alla cattura da parte di un veliero austriaco, raggiungendo la spiaggia poche miglia a nord di Magnavacca (l’odierna Porto garibaldi). era quello l’ultimo approdo di un viaggio iniziato oltre un mese prima, nella Roma che ormai stava per cadere in mano all’esercito francese dopo l’esperienza della Repubblica.

anita aveva conosciuto garibaldi nel 1839 a laguna, una piccola città nel sud del Brasile, quando questi era uno dei protagonisti della “Revolução Farroupilha” (letteralmente, “rivoluzione degli straccioni”) che mirava all’indipendenza repubblicana della regione del Rio grande do sul. l’aveva seguito come compagna di lotte e di ideali, senza rinunciare a essere una moglie fedele, la madre di tre figli, un’amante appassionata e gelosa: per garibaldi, nonostante gli altri due matrimoni che seguiranno (uno durato appena il tempo della cerimonia nuziale: vedi servizio seguente) e altre fidanzate ufficiali o ufficiose, anita (“la madre dei miei figli, la compagna della mia vita; la donna il cui coraggio io mi sarei desiderato tante volte”, come ricorda nelle sue Memorie) sarà l’unica donna davvero amata e quasi idolatrata per tutta la vita. quando, dopo gli anni sudamericani, egli crede sia giunto il tempo di tornare in Italia, anche anita lo segue, raggiungendolo negli ultimi giorni della

quella donna, però, non è una sconosciuta. Il corpo ritrovato nel campo appartiene alla protagonista di una storia d’amore e di ideali iniziata dieci anni prima in un altro continente: quella donna è ana Maria de Jesus Ribeiro da silva, meglio nota con il nome di anita, la moglie di giuseppe garibaldi. anche le circostanze della sua morte sono completamente diverse da quelle ipotizzate dal medico legale: anita infatti muore alle 19.45 di sabato 4 agosto 1849, poco distante da lì, alla fattoria guiccioli, sotto gli occhi di molte persone. lei e giuseppe, insieme al garibaldino giovanni Battista Coliolo detto leggero, erano appena arrivati alla fattoria sopra a un carretto. Il giorno prima, la mattina del 3 agosto, la barca da pesca con la quale da Cesenatico

Timeline L’ultimo viaggio di Anita con il suo eroe

2 luglio 1849 Roma Partenza dopo la resa della Repubblica Romana

Garibaldi e Anita lasciano Roma con circa 4.000 uomini. La loro intenzione è di accendere l’insurrezione in Italia centrale.

31 luglio 1849 San Marino Garibaldi scioglie la sua compagnia

Nella piccola Repubblica sul monte Titano Garibaldi scioglie ciò che resta del suo esercito. A nulla servirà l’invito ad Anita di restare lì, al sicuro. Da San Marino, nella notte, partiranno per Cesenatico.

si erano conosciuti in una piccolacittà a sud del brasile durantela “rivoluzione degli straccioni”

Sopra: il “Capanno di Garibaldi“, presso Porto Corsini di RavennaA sinistra: le quattro targhe commemorative dell’evento storico

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imbarcano su alcuni bragozzi (barche da pesca chioggiotte) per cercare di raggiungere Venezia ma, come si è detto, vengono intercettati dal blocco navale austriaco al largo del delta del Po. Il bragozzo con a bordo garibaldi riesce a sfuggire alla cattura approdando sulla spiaggia di Magnavacca, dove i tre trovano subito l’aiuto di una persona fidata, Nino Bonnet di Comacchio, segretamente avvertito di quel che sarebbe potuto accadere. Dopo una giornata di tortuosi trasferimenti tra argini e canali per ingannare l’esercito austriaco, Bonnet li affida il mattino dopo al barcaiolo comacchiese Michele guidi con l’incarico di portarli alla fattoria delle Mandriole, dove abitano i fratelli stefano e giuseppe Ravaglia, e dove li aspetta - anch’egli segretamente avvertito - il medico condotto di sant’alberto, dottor Pietro Nannini. anita ha ormai perso conoscenza: garibaldi lo implora di visitare subito la moglie, Nannini le sente il polso, scuote la testa, capisce che la malattia non concederà alla donna che pochi minuti ancora, e la fa trasportare su un letto, dentro casa.

“Nel posare la mia donna in letto, mi sembrò di scoprire sul suo volto, la fisionomia della morte. le presi il polso… più non batteva! avevo davanti a me la madre de’ miei figli, ch’io tanto amava! cadavere!... […]

Io piansi amaramente la perdita della mia anita!

1° agosto 1849 Cesenatico L’imbarco sui bragozziSul portocanale leonardesco della riviera romagnola Garibaldi arriva a sera insieme ad Anita, Ugo Bassi e poco più di 200 seguaci; si imbarcheranno il giorno dopo, 2 agosto, su 12 bragozzi e una tartana per cercare di raggiungere Venezia, che ancora resiste agli austriaci.

4 agosto 1849 Mandriole Anita muore, Garibaldi torna 10 anni dopoAlle Mandriole, nella fattoria Guccioli, Anita muore il 4 agosto 1849. Garibaldi tornerà in quel luogo 10 anni dopo, il 22 settembre 1859, per prenderne in consegna le spoglie e trasferirle a Nizza.

Repubblica Romana, dove si fa notare per la sua personalità e per l’abilità di amazzone. Dopo la partenza da Roma, però, il vano tentativo di accendere l’insurrezione nell’Italia centrale si trasforma ben presto in una fuga disperata risalendo l’appennino, braccati dagli inseguitori francesi, pontifici, e infine austriaci. anita aspettava da giuseppe un altro figlio, ma non aveva voluto rinunciare a seguire ancora una volta il suo José, come aveva sempre fatto in sud america. quando il 31 luglio 1849 riescono a trovare un breve rifugio a san Marino, anita è ormai spossata dalla gravidanza avanzata e dalla febbre contratta nel viaggio. garibaldi tenta di convincerla per l’ultima volta a fermarsi:

“un carissimo e ben doloroso impiccio era la mia anita, avanzata in gravidanza, e inferma. Io la supplicavo di rimanere in quella terra di rifugio, ove un asilo almen per lei poteva credersi assicurato, e ove gli abitanti ci avevan mostrato molta amorevolezza. Invano! quel cuore virile e generoso si sdegnava a qualunque delle mie ammonizioni su tale assunto, e m’imponeva silenzio, colle parole: ‘tu vuoi lasciarmi’”. (dalle Memorie)

Il medico segretamente avvertito Nella notte garibaldi parte da san Marino con gli ultimi seguaci, poco più di duecento persone, e arriva nella serata del 1° agosto a Cesenatico. qui il mattino dopo si

Sopra: un ritratto di Stefano Ravaglia,

conservato nella fattoria Guiccioli

alle Mandriole di Ravenna,

dove abitava con il fratello

Giuseppe

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di colei che mi fu compagna inseparabile nelle più avventurose circostanze della mia vita!

Raccomandai alla buona gente che mi circondava di dar sepoltura a quel cadavere! e m’allontanai sollecitato dalla stessa gente di casa ch’io compromettevo rimanendo più tempo”. (dalle Memorie)

Gli austriaci minacciano la fucilazionegaribaldi e anita sono una delle più formidabili coppie romantiche del nostro universo culturale, due persone reali, ma degne di stare alla pari di molti personaggi della finzione narrativa. Ciò che accade alla fattoria delle Mandriole richiama alla mente scene d’opera - come la morte di Mimì nella Bohème - e ispira tutta un’iconografia di rappresentazioni della “morte d’anita”, tra le quali spicca il dipinto di Fabio Fabbi al Museo del Risorgimento di Firenze. Il dramma romantico prende poi tinte da grand guignol quando garibaldi, alcuni giorni dopo, mentre è nascosto con leggero in un casolare vicino a Ravenna, sente alcuni contadini che parlano del ritrovamento del cadavere di anita, dissotterrato e mezzo mangiato dalle bestie selvatiche… Chi lo accompagna, dura fatica a convincerlo che ha capito male e a farlo calmare.

l’aspetto che prevale nelle prime ore seguite ai fatti, però, è quello poliziesco. garibaldi, verso le 20.30, si fa convincere ad andare via, guidato verso sant’alberto da altre due persone. alla fattoria guiccioli vogliono fare sparire il cadavere alla svelta per non essere compromessi: il giorno dopo, il 5 agosto, verrà affisso

sulle cantonate delle case di Romagna un bando del generale austriaco Waldemar gorzkowsky che promette “giudizio statario militare”, cioè la fucilazione, per chiunque aiuterà i fuggiaschi, ma i Ravaglia non aspettano certo di leggerlo. quella stessa notte caricano alla meglio il corpo della donna su un carretto, nascondendolo tra due fascine e legandolo alla meglio con un pezzo di corda; lo portano nel campo più vicino, alla Pastorara, scavano veloci una buca e lo gettano dentro. Dopo qualche ora arriva alla fattoria guiccioli anche Nino Bonnet, che il giorno prima era andato a Ravenna a prendere contatti per l’aiuto ai fuggiaschi:

“al mattino seguente, 5 agosto, mi posi in viaggio nella direzione di Mandriole. giunto alla fattoria guiccioli, invece di garibaldi, che speravo riabbracciare, mosse ad incontrarmi stefano Ravaglia. aveva la faccia scura come un temporale, i capelli arruffati, l’atteggiamento di persona cui sovrasti qualche irreparabile sventura.

- Che c’è? - gli domandai?- I vostri uomini, quei disgraziati, si sono introdotti

nella corte senza una precauzione al mondo, senza badare che trovavansi presenti contadini ed operai!

La storia di Zeffirino Socci, il poliziotto che indagò sulla morte di Anita Garibaldi, nato a Santarcangelo di Romagna (Rimini) il 4 luglio del 1806 e morto, povero, a Roma a 61 anni, il 3 maggio del 1865, è contenuta in un libro curato da un discendente, Giannetto Socci, e stampato da Generoso Procaccini Ed., Roma. Da quelle pagine abbiamo tratto un brano centrale.

IL CASo voLLE ChE IL CADAvERE di Anita fosse scoperto una settimana dopo perché, essendo stato sepolto troppo in fretta, fu dai cani parzialmente dissotterrato e quindi scoperto da alcuni ragazzi tra cui il figlio del mugnaio Luigi Petroncini, Eugenio, di 9 anni. Furono avvisati del ritrovamento il parroco delle Mandriole, Francesco Bursatti, e i gendarmi di S. Alberto. Il cadavere fu presidiato e la mattina successiva si eseguì il sopralluogo da parte della Curia criminale venuta da Ravenna e l’autopsia, all’aperto, fu eseguita dal professor Luigi Foschini, primario chirurgo e fiscale. Subito dopo, in giornata, fu data sepoltura al cadavere, nel cimitero annesso alla chiesetta delle Mandriole. In quel caos, che per fortuna aiutò la fuga di Garibaldi, si venne a

lo 007 romagnolo, con l’indagine su Anita, entrò senza volerlo nella storia

Sopra: la copertina del libro di Giannetto Socci, L’egreferenza. Storia di Zeffirino Socci, Procaccini Editore, RomaA sinistra: Zeffirino Socci (1806-1865)

il medico legale, dopo aver conosciuto le circostanze della morte di Anita,

ritratta la sua prima diagnosi di omicidio

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Costoro hanno assistito alla morte della donna.- anita è morta? – esclamai.- si, è morta qui, sotto gli occhi di tutta quella gente! Il

dolore ha tratto di senno garibaldi, che volendo raccomandare il cadavere, si è apertamente manifestato! oh! È orribile! a quest’ora la polizia è forse avvertita, ed io figuratevi in che acque mi trovo!”

Bonnet critica aspramente la sepoltura affrettata, anzi, impone di riesumare il cadavere e nasconderlo meglio, ma Ravaglia non lo fa e il corpo viene scoperto qualche giorno dopo, con il referto del medico legale che parla di strangolamento. alle Mandriole è subito inviato l’ispettore della polizia pontificia zeffirino socci, che il 14 agosto arresta i due fratelli stefano e giuseppe Ravaglia “addebitati di correità o complicità nel supposto omicidio della incognita donna del ben noto garibaldi”, oltre che di avere dato rifugio al medesimo.

Dopo qualche giorno, invece, le cose appaiono chiare a tutti, e soprattutto all’autorità giudiziaria. alla morte naturale di anita erano presenti almeno una ventina di persone: c’è il marito, il medico condotto Pietro Nannini, c’è giuseppe Ravaglia, la sorella giovanna, la moglie di stefano Ravaglia, Battista Manetti che li aveva portati lì con il carretto, e poi quattro cacciatori che sono i primi che vedono arrivare il carretto, e ancora, contadini e operai che si trovavano nel tardo pomeriggio di sabato a ritirare la paga e fare due chiacchiere. anche il medico legale Fuschini, dopo avere conosciuto le circostanze della morte, precisa che i segni riscontrati sul cadavere possono essere una conseguenza della “inoltrata

putrefazione”. Il tribunale già il 7 settembre proscioglie i fratelli Ravaglia non solo dall’accusa di omicidio, che si rivela infondata, ma anche da quella di favoreggiamento, perché i fatti erano avvenuti il 4 agosto mentre il bando del generale gorzkowsky portava la data del 5 agosto e dunque non poteva avere valore retroattivo.

Un prete fucilato su ordine di un cardinalel’unico che continua ad accreditare la tesi dell’omicidio è l’ispettore di polizia zeffirino socci. una interessante biografia curata da un suo discendente (riquadro a sinistra) ci rivela la personalità di questo poliziotto pontificio dominato dall’egreferenza, cioè dall’acredine, zelante all’eccesso, ansioso di mettersi in evidenza presso i suoi superiori, con i quali però finisce sempre per entrare in conflitto per poi essere trasferito. socci è la persona giusta per complicare una vicenda già abbastanza intricata di per sé, anche per le omertà, le reticenze o al contrario le maldicenze e le delazioni che nel clima politico di allora erano l’humus di ogni indagine di polizia. anche a caso ormai chiuso, il poliziotto continua a mandare ai superiori relazioni su confusi complotti, alimentando così nei decenni a venire l’ennesima “leggenda nera” su anita strangolata dai patrioti o addirittura dal suo stesso marito.

garibaldi è ormai fuggito, gli austriaci di gorzkowsky non hanno fatto una bella figura a farselo scappare, a Bologna il Cardinale legato ha fatto fucilare il prete ugo Bassi insieme all’ufficiale giovanni livraghi, gli austriaci hanno fucilato altri tra i quali Ciceruacchio (soprannome dell’oste e patriota angelo Brunetti) con due figli: l’ordine è tornato, le vendette sono compiute a Roma, a Venezia, nelle legazioni. ormai, verso quella tragica morte, può prevalere la pietas, manifestata peraltro sin dalle prime ore dal curato delle Mandriole Don Francesco Burzatti, che prende in consegna il povero corpo sconciato dalla decomposizione e dall’autopsia e ne celebra una messa in suffragio, per poi seppellirlo nel micro cimitero della chiesa, annotandone con inconsueta precisione il luogo di inumazione. Don Francesco Burzatti sapeva chi era la “donna sconosciuta” e immaginava che, nei tempi nuovi che ormai si annunciavano, avrebbe trovato un’altra sepoltura.

lo 007 romagnolo, con l’indagine su Anita, entrò senza volerlo nella storia

trovare Zeffirino appena nominato a Ravenna. Un posto che lui sicuramente non conosceva, da sempre teatro di azioni e moti di protesta contro gli austriaci e i papalini, dove lo spirito di libertà e di contrapposizione al potere costituito era profondo tra la gente al punto che gli stessi dirigenti amministrativi e della polizia erano coinvolti nelle sètte rivoluzionarie.

Zeffirino, ultimo arrivato, viene mandato dal Delegato di Ravenna Lovatelli e dal Direttore Luigi Cesaretti a fare indagini alle Mandriole, in relazione al ritrovamento del corpo di quella

sconosciuta che tutti sapevano essere Anita, la moglie di Garibaldi. Forse nessuno voleva prendersi l’onere di far luce su una faccenda che tutti ritenevano scottante, e che avrebbe potuto avere ripercussioni molto vaste. Zeffirino, invece, inconsapevole, se ne parte di Ravenna e, senza volerlo, va a inserirsi nella Storia”.

In alto: il verbale di arresto

dei fratelli Stefano e Giuseppe

Ravaglia.Sotto: le Mandriole

di Ravenna in una mappa geografica

dell’epoca

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Il Passatore vuole il tesoro di GaribaldiI guai dei Ravaglia, però, non sono finiti. oltre un anno dopo i fatti, la mattina del 9 settembre 1850, alla fattoria guiccioli si trovano di fronte la banda di stefano Pelloni, il famoso “Passatore”, che attirato da quelle voci che ancora giravano pretende la consegna del “tesoro di garibaldi”. Il “Passatore”, sbadatamente consacrato a eroe popolare e difensore dei deboli, è in realtà un efferato criminale che in quegli anni terrorizza la Romagna rapinando, imponendo taglie e riscatti, uccidendo ricchi e poveri indistintamente. la sua impresa più celebre, la rapina al teatro Comunale di Forlimpopoli, la sera del 25 gennaio 1851, è accompagnata dallo stupro di alcune donne presenti, tra le quali la sorella di Pellegrino artusi, che a seguito del fatto resterà muta per tutta la vita. ai Ravaglia in fondo va bene: dopo averli torturati, Pelloni

Per saPerne dI PIù

LibriE Giuseppe Garibaldi, Memorie, Bologna, Cappelli, 1932

E Gioacchino Bonnet, Lo sbarco di Garibaldi a Magnavacca, Bologna, Forni, 1981.

E Mino Milani, Giuseppe Garibaldi, con prefazione di Giovanni Spadolini, Mursia, Milano, 1982

E Umberto Beseghi, Il Maggiore “Leggero” e il “trafugamento” di Garibaldi – La verità sulla morte di Anita, Ravenna, S.T.E.R. & M., 1932.

E La “Trafila”. Note illustrative dell’eroica vicenda di Giuseppe Garibaldi nell’agosto del 1849, Ravenna, Società Conservatrice del Capanno di Garibaldi, 1970.

E La Romagna e Garibaldi, Ravenna, Longo, 1982.

E Isidoro Giuliani, Antonio Fogli, Anita Garibaldi. vita e morte, 2. ed., Mandriole (RA), Marcabò, 2007

E Roberto Balzani, Il brigantaggio nella Romagna napoleonica e pontificia. Un’ipotesi d’interpretazione, in Una società violenta. Morte pubblica e brigantaggio, a cura di D. Angelici e D. Mengozzi, Roma-Bari, Lacaita, 1996.

se ne va promettendo di tornare, cosa che però non avviene perché - tradito da un suo compare - sarà ucciso pochi mesi dopo dalle guardie pontificie.

Il 22 settembre 1859, alla vigilia di una Italia unita per lungo tempo sognata, garibaldi torna a riprendersi anita insieme ai figli Menotti e teresita, a Nino Bixio, e per la verità anche insieme alla nuova fidanzata speranza von schwartz, cosa che suscita qualche mormorio nei patrioti romagnoli. si trattiene nella piccola chiesa delle Mandriole, dove ringrazia il parroco Don Burzatti che gli consegna l’urna con le spoglie di anita; abbraccia i fratelli Ravaglia, li segue nella fattoria dove è stato preparato un rinfresco campestre in cui si ritrovano molti dei protagonisti dei fatti di dieci anni prima. Il giorno dopo, i resti di anita partono per Nizza, dove restano sino al 2 giugno 1932, quando l’urna viene trasferita a Roma e posta alla base del monumento al gianicolo, dove si trova tuttora. Il campo della Pastorara, che fu la prima sepoltura del corpo di una donna morta in una terra non sua, pochi giorni dopo avere compiuto appena 28 anni, è ancora oggi difficile da trovare e da raggiungere, attraverso una carraia tra gli argini. Chi ci arriva, però, viene catturato dalla suggestione di un luogo che possiede il fascino di una sepoltura regale, grazie anche alla bella lapide dettata da aldo spallicci, che dice in poche righe la grande storia romantica e patriottica di anita e giuseppe: “D’oltre oceano, fra criniere al vento e schianti di fucili, fu, per garibaldi, anita; per l’Italia, la vivente immagine della libertà”.

Davide Gnola è direttore del Museo della Marineria di Cesenatico, in Romagna, e specializzato nella storia dell’Adriatico.

“La morte di Anita”, dipinto di Fabio Fabbi (Museo del Risorgimento a Firenze) e, nel tondo, il letto di morte di Anita

nel 1859 garibaldi torna a riprendersi Anita con i figli e la nuova fidanzata: cosa che infastidisce i patrioti romagnoli

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garibaldi e le donneg

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Dell’Eroe dei due Mondi tutti conoscono le gesta, forse meno note sono le tante donne che costellarono la sua vita. luca goldoni rievoca i piccanti retroscena di nozze-lampo e delle principali amanti

24gennaio 1860: nozze in forma privata, nella cappella di villa Raimondi a

Fino Mornasco (Como). La marchesina giuseppina Raimondi, vestita di bianco, raggiunge l’oratorio a piedi, più pallida che mai. è accolta sull’ingresso dallo sposo giuseppe garibaldi, appena appannato da 53 anni bruciati in avventure e battaglie, dai testimoni, dagli intimi. a cerimonia finita, garibaldi la stringe a sé: «Moglie mia, il nostro destino si compirà insieme. ora vi avrò al mio fianco sui campi di battaglia e in tutte le vicende che ci riserverà la vita».

«Mi offro a voi, mio soave, con tutto il cuore», sussurra lei. «in bocca a una giovanissima donna queste parole vi sembreranno strane. Ma sono sincere. Ciò che vi ho detto

viene da un’anima onorata di servirvi e appartenervi».

Fuori dalla cappella intanto si erano raccolti anche i domestici e i contadini di villa Raimondi: tutti stavano festeggiando gli sposi quando piombò al galoppo un messaggero.era un garibaldino che consegnò una busta al generale. Lui lesse, impallidì, e urlò: «onorata di appartenermi? Una puttana siete!».

e la colpì con un manrovescio al viso. Lei gli strappò il biglietto di mano, riuscì a leggere «la marchesina giuseppina Raimondi è incinta del tenente Luigi Caroli». Balbettò qualcosa, mentre garibaldi, afferrata una seggiola, là alzo in aria per fracassargliela in testa. Stavolta riuscirono a bloccarlo i suoi testimoni, Lorenzo Valerio e giulio Lambertenghi. Lo afferrarono per un braccio mentre lui cercava di divincolarsi e urlava: «imbrogliona! Sudicia cagna! Maledirai questo

giorno per tutta la vita!». Lei non tentò di negare ma gridò

a sua volta: «Credevo d’essermi sacrificata per un eroe e invece non siete che un soldato brutale». Quindi fuggì e i due non si rividero mai più.

aveva conosciuto giuseppina l’anno prima : il 1859 del «grido di dolore» con cui Vittorio emanuele ii aveva annunciato la ripresa delle ostilità contro l’austria. L’aveva incontrata sulla via di Como mentre alla testa dei suoi Cacciatori fronteggiava gli austriaci. arrivò un calesse guidato da una fanciulla che gli consegnò una richiesta d’aiuto dei patrioti comaschi e gli mostrò il sottofondo del biroccio, pieno di fucili e proclami rivoluzionari. Che fegato, pensò il generale, ma anche che pezzo di ragazza. Sei mesi dopo la sposava e incassava il più sonoro schiaffo della sua carriera amorosa.

Qualche anno fa mi venne questa curiosità : chiedere a giovani e

le mille

L’incontro di Garibaldi con la marchesina Giuseppina Raimondi , visto dal pittore Agazzi. Sopra: la lettera a Francesco Crispi in cui Garibaldi scrive: “Per ottenere il divorzio, sarei pronto a farmi protestante o turco”

con la marchesina Giuseppina

L’incontro di Garibaldi con la marchesina

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Qui sopra: Luigi Caroli, amante della marchesina Raimondi (nella foto a sinistra). Quando sposò Garibaldi, la nobildonna lombarda era incinta di Caroli.In alto, la Villa Olmo a Fino Mornasco (Como), casa dei Raimondi

adulti di elencare le prime parole immagini che venivano loro in mente se pronunciavo garibaldi». e subito affioravano i Mille, «obbedisco», la ferita d’aspromonte,il poncho, Caprera, la morte di anita. Conoscevano abbastanza la storia della bella brasiliana di Rio grande, che ricostruiamo in altre pagine.

Ma i miei interpellati cadevano dalle nuvole quando chiedevo delle tante altre donne che dopo anita, avevano corteggiato, tentato di sedurre, amato garibaldi in europa e in america. Se lo sapevano gli storici, lo ignorava il grande pubblico. Per questo mi convinsi a scrivere un saggio e un titolo che mi tentò fu: «Le Mille». Bastarono le prime

ricerche a farmi apparire garibaldi agli antipodi di Casanova. galante, raffinato, salottiero, il veneziano. orso, ruvido, maldestro garibaldi.

e ancora : gran cacciatore il primo, grande preda il secondo. Un solo forte sentimento accomuna i due: il grande rispetto per la donna, l’assoluta parità di diritti (che quasi anticipa il pensiero femminista). Le intellettuali lo vedono incarnare gli ideali di un mondo libero. Le femmine semplici sono stregate da un popolano come loro, che sta dominando la scena mondiale. ovvio il ruolo giocato dal suo aspetto fisico : i lunghi capelli di grano, la faccia leonina incorniciata da una barba selvatica, lo sguardo limpido e cangiante dal topazio al celeste al verde.

è evidente che, in assenza di altri modelli (oggi legati allo spettacolo e allo sport) la figura di garibaldi si identificava con l’eroe greco, l’intrepido corsaro, sensibile alle sofferenze dei poveri, gentile, solitario, generoso fino al sacrificio, sprezzante di onori e denaro.

Le dame londinesi gli aprono case sontuose. organizzano pomeriggi di «beneficenza» dove si ascolta musica e intanto si preparano le cartucce che gli verranno donate. o tagliano e cuciono per lui le famose camicie rosse. Molte ammiratrici , dopo averlo idealizzato alla follia, restano deluse quando lo raggiungono a Caprera e scoprono le sue abitudini rozze, una sessualità da caserma più che da alcova .altre sono conquistate proprio da queste doti genuine: la sincerità al limite dello sgarbo, il disinteresse totale (nelle vicende politiche,come nelle storie d’amore).

non si arricchiva con i bottini di guerra,rifiutava i castelli in dono,viveva da francescano accanto alla vigna e all’ovile. Presto il generale diventa un’icona, al centro di una scatenata caccia alla reliquia.Le cameriere vendono bottiglie di acqua saponata del suo catino. Una baronessa conserva in una teca i frammenti delle unghie che lei stessa gli ha tagliato. Frenetica la ricerca dello stivale bucato dalla pallottola in aspromonte (in italia se ne contano l4 mila). al mito del condottiero

garibaldi era agli antipodi di casanova: galante il veneziano, orso il generale

adulti di elencare le prime parole

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garibaldi e le donneg

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intanto si sovrappone il culto di un Beato. Circolano di santini che ritraggono un garibaldi che ascende al cielo. Lui non fa miracoli ma nelle anime semplici diventa qualcosa di simile al futuro Padre Pio.

Se gli uomini si limitano a seguirlo, le donne lo sognano a letto.Da tutto il mondo giungono richieste di ciocche di capelli che lui invia senza un’ombra di autoironia. anzi scrive diligentemente a Lady Shaftesbury: «nobilissima Lady, i miei capelli crescono e, appena potrò tagliarmeli, ve li manderò». idolatria, passioni d’amore intrecciate a ideali politici,vanitosi protagonismi e splendide amicizie. è il misterioso universo femminile che assediò garibaldi. e che indagai nel mio libro. Parlare di tutte le aspiranti seduttrici in poche pagine è impresa assurda e così, tralasciando anita, accennerò a due adoratrici straniere.

La gentildonna emma Roberts fu la prima corteggiatrice aristocratica che visitò Caprera e trascorse qualche giorno in quella realtà così remota dal suo trend londinese.

che era attraente, colta e disinibita.L’eccitazione di garibaldi nasceva

dal lungo isolamento a Caprera fra vacche, capre e Battistina, la serva-amante che gli assicurava molti servigi, ma poche emozioni. Quando finalmente il piroscafo si ormeggiò ci volle poco a garibaldi per riconoscere sullo scalandrone una passeggera impeccabile nel lungo abito color pervinca, i neri capelli sciolti, due bianchi levrieri al guinzaglio. a lei fu ancora più facile individuare l’eroe : da tempo si era invaghita di lui e delle sue leggende . «L’intervista è un scusa», disse lei a bruciapelo. «Sono qui per voi». e lui, abituato agli assalti all’arma bianca,si mostrò impreparato a quell’arrembaggio. Farfugliò qualcosa e l’accompagnò all’albergo. Ritrovò un po’ di sicurezza l’indomani proponendole un giro a cavallo per Caprera: «a lei il mio stallone preferito. a me il puledro che ho chiamato Cavour , perché vuol correre senza sapere dove»(una delle rare battute di un uomo negato all’ironia). Ma fu esperance ad avere in mano la situazione : scesa da

cavallo , improvvisò uno strip e si buttò in mare. Lui non tardò a seguirla e accadde ciò che doveva accadere. Ma per colpa di garibaldi mancò quella magia che trasforma l’attrazione in passione: mentre infatti lei lo adorava, garibaldi consumava segretamente la sua sciagurata storia con la marchesina Raimondi, sposata e ripudiata sul sagrato. La baronessa lo verrà a sapere dai giornali. Così come dai giornali aveva appreso mesi prima che la servetta-amante aveva partorito una bimba. nello strano rapporto baronessa - garibaldi è facile spiegarsi l’interesse di lui : gli era piovuta dal cielo una donna di gran fascino, intellettuale e fisico,una femmina adorante e di conseguenza disponibile. Ma soprattutto una compagna tuttofare, da baby sitter per i suoi figli ad assistente quando lui era ferito, malato o depresso. Da benefattrice che lo aiutava economicamente , ad ambasciatrice che esercitò influenza presso politici e finanzieri europei, sostenendo gli ideali per cui si batteva.

Più misteriosa appare l’ostinata dedizione di lei, alle prese con un uomo brusco, distratto. è presumibile che questo sia stato il prezzo che lei era disposta a pagare per il privilegio di condividere qualche ora memorabile accanto a quel personaggio carismatico, che ogni tanto lasciava le pecore di Caprera per entrare a cavallo nella Storia. Per quanto mi riguarda, giunto alle ultime pagine del mio libro, mi accorsi che dopo aver scartato il titolo Le Mille e aver scelto L’amante dei due mondi (Bur), quello più giusto sarebbe stato L’amato dei due mondi.

Luca Goldoni è un noto giornalista e scrittore italiano, già inviato di guerra.

“a lei il mio stallone, a me il puledro cavour, che vuol correre senza sapere dove”

Scoprì in garibaldi il pastore che sapeva riconoscere, dal muso, le sue pecore una per una. emma, seduttrice e sedotta, lo convinse a fidanzarsi e a trasferirsi nel suo castello a Londra. Lui si lasciò convincere e in marsina fece gli onori di casa in un ricevimento. Baciò la mano a contesse e affini, poi raggiunse la fidanzata e le sussurrò: «non ce la faccio: non mi ridurrò mai a fare la mummia come i vostri amici. e voi non potrete vivere fra le mie capre». Fine.

Più lunga e tormentata l’altra storia. era un pomeriggio luminoso dell’ottobre 1857 quando sul molo del porto della Maddalena, garibaldi estrasse dal panciotto la grossa cipolla e controllò l’ora: il “Virgilio” salpato da genova era in ritardo. il generale non nascondeva una certa agitazione: la persona che gli aveva annunciato il suo arrivo era la baronessa prussiana esperance Brand : amici gli avevano anticipato

L’altare della cappella gentilizia di Villa Olmo dove si sono uniti in matrimonio Garibaldi, 52 anni, e Giuseppina Raimondi, appena diciottenne

garibaldi fu ferito...al cuore da questeRiepilogando, tre furono le mogli ufficiali di Garibaldi, una ufficiosa e svariate amanti. Le mogli furono:- Anita Ribeiro de Silva, brasiliana, dalla quale nacquero i figli Menotti, Ricciotti, Rosita e Teresita;- la marchesina Giuseppina Raimondi, di Fino Mornasco

(Como), rinnegata cinque minuti dopo le nozze;- Francesca Armosino, servetta piemontese, che gli dette tre figli: Clelia, Rosa e Manlio. Da Battistina Ravello, una giovane serva di Nizza trapiantata a Caprera, Garibaldi ebbe una figlia, Anita, che morì a sedici anni di meningite.

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garibaldi, calcolando in un batter d’occhio, scelse la nostra navigazione

in modo tale che da talamone a marsala non incontrammo un bastimento. e credete

che ciò lo abbia imparato nelle scuole?”Nino Bixio alla Camera dei Deputati il 14 giugno 1861

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Giorgio Napolitano è oggi il più popolare. Ma come se la sono cavata gli altri 10 inquilini del Quirinale, custodi della Carta comune degli italiani? Il voto dello storico Maurizio Ridolfi

La Repubblica dei Presidenti

Il primo presidente

Mentre L’Italia attraversa uno dei momenti di crisi politica e istituzionale più difficili dell’ultimo decennio, la figura del Presidente della Repubblica torna in primo piano per popolarità. Giorgio Napolitano (foto a sinistra), infatti, secondo gli

ultimi sondaggi è diventato il punto di riferimento per gli studenti e i lavoratori, quella parte della popolazione che è stata maggiormente toccata dalle conseguenze della crisi e dalle riforme in corso che prevedono tagli e adeguamenti delle condizioni contrattuali allo sviluppo globale. Lettere, incontri, messaggi di mediazione tra gli italiani e il governo: nella pagella dei presidenti Napolitano avrebbe oggi il massimo dei voti da parte di una giuria popolare. E oggi, BBC History Italia ha affidato allo storico Maurizio Ridolfi, preside della facoltà di Scienze politiche dell’Università della Tuscia, autore di un recente saggio di analisi sulla figura degli inquilini del Quirinale, il compito di stilare una pagella per ciascuno dei Presidenti della Repubblica, da Enrico De Nicola al predecessore di Napolitano, Ciampi.

«Il Presidente della Repubblica è il capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale», così recita l’articolo 87 della Costituzione. Viene eletto dal Parlamento (con i rappresentanti delle Regioni) e dura in carica 7 anni. L’Italia ha avuto sinora 11 presidenti della Repubblica (a destra, in senso orario), i quali risiedono a Roma nel palazzo del Quirinale (sebbene possano anche non abitarvi, come Pertini, Cossiga, Scalfaro). Ecco la storia (e un sintetico giudizio) di ciascuno di loro.

Fu solo con le due Camere rappresentative uscite dal voto del 18 aprile 1948 che l’elezione della Presidenza della Repubblica avvenne secondo il dettato costituzionale. Fu eletto Luigi Einaudi, di origine piemontese e però subito trasferitosi al Quirinale con la moglie Ida (foto sopra). Imparziale e rigoroso, dopo aver concorso ad avviare la ricostruzione dell’Italia come governatore della Banca d’Italia e ministro del Bilancio, il “presidente professore” concorse a stimolare l’azione di governo negli anni di Alcide De Gasperi secondo uno stile

presidenziale allo stesso tempo austero, infondendo gli indirizzi di una sobria pedagogia civile e la prassi di una ritualità pubblica emancipata dalla retorica ereditata dal ventennio fascista. A Einaudi si dovette l’avvio, nel 1949, della consuetudine del messaggio di fine anno alla nazione. Da allora esso fu uno dei più importanti rituali della vita politica italiana. All’immagine modesta e sobria di Einaudi arrise una contenuta popolarità, sopra le parti. A essa contribuirono i numerosi viaggi svolti in Italia con il “treno presidenziale”.

De Nicola (1948)

Einaudi (1948-1955)

L’inventore del discorso di fine anno

Può sembrare paradossale che, all’indomani dell’insediamento dell’Assemblea Costituente, alla carica di capo provvisorio della Repubblica fosse eletto un vecchio liberale meridionale di idee monarchiche come Enrico De Nicola. Perseguendo lo scopo di accompagnare con discrezione la transizione istituzionale, fu a lui che si dovette la prefigurazione di un protocollo repubblicano e un primo contatto tra il Presidente della Repubblica e gli italiani. Fece diversi viaggi lungo la penisola, soprattutto nei primi mesi del mandato, nella seconda metà del 1946, con più visite in Sicilia ed Emilia-Romagna, e quindi in Veneto, Toscana e Lazio. Se gli italiani apprezzavano nel nord il ruolo istituzionale e invece le qualità dell’uomo nel sud, anche nel Meridione egli rafforzò e popolarizzò l’immagine della Repubblica .

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I guardiani della Costituzione

Rispetto alle innovazioni introdotte nello stile presidenziale da Gronchi, un diverso profilo ebbe la permanenza al Quirinale del sardo Antonio Segni. Leader democristiano già autore della riforma agraria e protagonista del trattato europeista di Roma, per ragioni di salute fu costretto alle dimissioni dopo due anni dall’investitura. Il suo mandato si ricorda soprattutto per le polemiche che scoppiarono (e si protrassero nel tempo) sul grado di coinvolgimento del Presidente nell’ideazione di un piano illegale, in ambienti militari, teso a interrompere e comunque a condizionare l’azione dei governi di centro-sinistra. Altro però si può e si deve dire della presidenza Segni. Di formazione accademica, giuridica e militare, Segni qualificò il suo mandato con una attenzione alla vita delle istituzioni. Per consuetudine collaudata dai suoi predecessori, anch’egli fu ben disposto a visitare la penisola e ad avere un diretto contatto con i cittadini. Come era accaduto anche con gli altri inquilini del Quirinale, pure Segni gratificò la terra natale, privilegiando il Sud rispetto al Nord.

Quando s’udì il tintinnìo delle sciabole

Leone (1971-1978)

Il presidente delmiracolo economico

L’elezione nel 1955 al soglio presidenziale del toscano Giovanni Gronchi, leader sindacalista, cattolico sociale e antifascista, rappresentò indubbiamente un fattore di dinamismo ulteriore nella costruzione di un definito modello italiano di Repubblica, proprio negli anni del “miracolo economico” e di un evolutivo quadro della guerra fredda mondiale. Sia la politica interna sia la politica estera divennero il terreno su cui testare un certo modo di intendere l’applicazione della Costituzione circa le prerogative presidenziali. Qualificò la sua azione con accenti e modi decisionisti che se tendevano a riaffermare il ruolo centrale del Parlamento, potevano apparire anche volti a forzarla, la democrazia parlamentare.

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Il secondo Risorgimento

Ricorrevano vent’anni dalla caduta del regime fascista. La Repubblica faceva i conti con le proprie origini e con i suoi valori fondativi. Fu quanto si ripromise Giuseppe Saragat durante il suo settennato. Anch’egli di origine piemontese e leader socialdemocratico, fu votato dai partiti di sinistra. Rimase molto addentro alle logiche di un sistema politico in cui i partiti svolgevano un ruolo pervasivo. Durante il suo mandato, Saragat non solo avrebbe concorso attivamente a tutelare le alleanze governative di centro-sinistra ma partecipò in prima persona al fallito progetto di riunificazione del socialismo. Fu attivo negli anni in cui la classe dirigente di formazione antifascista fece il massimo sforzo per accreditare la solidità della Repubblica e rappresentare gli anni del boom come un «secondo Risorgimento industriale».

Saragat (1964-1971)

Gronchi (1955-1962)

Segni (1962-1964)

Il presidente notaio negli anni della tensioneDal 1968 agli anni ‘70, nel quadro di una radicalizzazione della lotta sociale e del manifestarsi di una diffusa violenza politica (fino alla deriva terroristica), l’immagine della Presidenza della Repubblica e con essa delle istituzioni democratiche fu esposta a un processo di logoramento. Furono gli anni nei quali il mandato presidenziale toccò a Giovanni Leone (Dc), napoletan, eletto con il concorso decisivo del Msi. Leone si dimostrò fautore di uno stile presidenziale ben diverso da quello del suo predecessore. «Concepisco il presidente della Repubblica come il notaio della Repubblica», sottolineava. Questa visione della sua funzione impedì al Presidente di esercitare una sua influenza nel superare quel percepito deficit di patriottismo repubblicano che l’attacco terroristico alle istituzioni intendeva ancor più erodere. Inoltre assunse un valore chiave la vicenda delle dimissioni cui Leone fu costretto dopo una campagna a stampa incentrata su una sua presunta responsabilità (poi smentita) nello scandalo Lockheed.

intendeva ancor più erodere. Inoltre assunse un valore chiave la vicenda delle dimissioni cui Leone fu costretto dopo una campagna a stampa incentrata su una sua presunta responsabilità (poi smentita) nello scandalo Lockheed.

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per saperne di più

LibriE Il presidente della Repubblica, di Carlo Fusaro, il Mulino, Bologna 2003E I presidenti. L’immagine della Repubblica e l’unità della nazione, in Id. (a cura di), Almanacco della Repubblica. Storia d’Italia attraverso le tradizioni, le istituzioni e le simbologie repubblicane, di Maurizio Ridolfi, Bruno Mondadori, Milano 2003, pp. 274-288E Il Presidente della Repubblica, di Mauro Tebaldi, il Mulino, Bologna 2005E Dieci Presidenti, dieci Repubbliche (Da Enrico De Nicola a Carlo Azeglio Ciampi). Con i primi rilievi sull’undicesima presidenza di Giorgio Napolitano, di Giovanni Di Capua, Nuove Edizioni Ebe, Tarquinia (VT) 2007.E I discorsi di fine anno dei presidenti della Repubblica, di Michele A. Cortellazzo e Arjuna Tuzzi (a cura di), Messaggi dal Colle. Marsilio, Venezia 2007.

internetE Il sito ufficiale della Presidenza della Repubblica: www.quirinale.it

Per la Repubblica colpita e ritrovataSi apriva una fase storica nella quale, alla crisi di legittimità delle istituzioni, corrispose il crescente ruolo dei presidenti nella vita pubblica, tramite il loro “potere di esternazione”. Fu quanto accadde già dopo l’elezione del socialista ligure Sandro Pertini. Giunto al Colle all’età di 82 anni, attraverso esternazioni pubbliche frequenti sui problemi del Paese e invettive polemiche verso i partiti politici implicati in malaffare e corruzione, egli rinnovò l’immagine delle istituzioni, anche con un rinnovato slancio verso stampa e Tv. Con la sua umanità, incarnò l’immagine di una Repubblica colpita dal terrorismo e di un patriottismo repubblicano da rilanciare.

Le pubbliche esternazioni a un Parlamento in crisi

La riconsiderazione del valore dei simboli nazionali (la bandiera tricolore in primo luogo) fu condivisa

dal successore di Pertini, il democristiano Francesco Cossiga. Di origine sarda, fu eletto alla Presidenza al primo

scrutinio e con larghissimo consenso. Con Cossiga ebbe la sua più vistosa manifestazione la pratica delle pubbliche

esternazioni, in particolare all’indirizzo delle Camere, alle quali, tra il 1990 e il 1992, quando la Repubblica

fu attraversata da una crisi che ne avrebbe scosso le più radicate fondamenta, furono indirizzati sei messaggi. La loro natura, volta a concorrere al ridisegno complessivo delle istituzioni dopo la fine della Guerra fredda,

ebbe un carattere destabilizzante. Cossiga fu al centro di polemiche e non parve più

identificabile, per la maggioranza degli italiani, come il simbolo super

partes dell’unione nazionale.

Pertini (1978-1985)

Cossiga (1985-1992)

Scalfaro (1992-1999)

L’arbitro dei governi tecniciFu invece al rilancio delle istituzioni repubblicana che si

candidò il successore di Cossiga, Oscar Luigi Scalfaro. Piemontese, della Dc, era stato già deputato alla Costituente e si dimostrò un convinto sostenitore del testo elaborato dai “padri della Patria”. Doveva essere l’antidoto alla crisi della Repubblica, nel momento in cui, agli scandali di corruzione,

s’era aggiunto il ricatto degli attentati terroristici della mafia. Veniva meno il ruolo mediatore dei partiti tradizionali,

si rivendicava una diversa classe dirigente ed emergevano nuove forze politiche. Il ruolo del Presidente divenne centrale anche nella formazione di “governi tecnici”.

La svolta dell’Italia unita nella cornice dell’EuropaFu però con l’elezione del toscano Carlo Azeglio Ciampi che prese forma un progetto compiuto di costruzione di una effettiva pedagogia civile, attraverso la rifondazione del patriottismo repubblicano. Durante il settennato di Scalfaro l’attenzione verso il tema del sentimento nazionale era parso più il riflesso di una posizione difensiva, maturata da una parte almeno della classe dirigente che l’Italia repubblicana aveva costruito. La Presidenza Ciampi rappresentò una svolta per il sistema politico e istituzionale italiano. Egli fu il primo Presidente eletto nell’epoca di una democrazia bipolare e maggioritaria; nel cui ambito Ciampi però volle assumere un ruolo bipartisan. Investendo sulle risorse simbolico-rituali della sua carica, Ciampi affermò uno stile politico, sobrio ed eloquente, volto ad accreditare la dignità istituzionale del Quirinale e il suo rinnovato ruolo come simbolo dell’unità morale e spirituale dell’Italia in Europa.

Ciampi (1999-2006)

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per saperne di più

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Sandro Pertini con Papa Giovanni Paolo II

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D&R Domande&Risposte

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M? Quali sono le origini storiche del gioco delle freccette? Ha punti in comune col tiro con l’arco?

MR Il gioco dei “piccoli missili” nacque in Inghilterra quando gli arcieri cominciarono a mirare con frecce accorciate a fondi di barile o dischi di legno ricavati da tronchi d’albero. La sezione del tronco, coi suoi anelli di crescita, ricorda in effetti lo schema dei moderni bersagli. Ipotesi plausibile, ma poco supportata da indizi precisi. Di sicuro, mirare a vari tipi di bersagli era già un’attività consolidata in epoca

medievale, specie come allenamento per arcieri e soldati in genere, oltre che specialità portante dei tornei cavallereschi. L’innovazione più significativa apportata dalla versione da pub del gioco delle freccette è la divisione del bersaglio in aree caratterizzate da punteggi diversi. Il moderno gioco delle freccette emerse solo dal XIX secolo, con molte varianti regionali che si distinguevano per regole e disegno del bersaglio, alcune delle quali sopravvivono oggi. Il boom delle freccette in terra britannica si ebbe a partire dal primo dopoguerra, quando le

classi operaie cominciarono a disporre di maggiore tempo libero e i pub organizzarono i primi tornei. Primo portale in Italia: freccette.info. Sito ufficiale della Federazione Italiana Gioco Freccette: www.figf-italia.it . (Eugene Byrne)

in poche parole

e nacquero le freccette

Lo sapevate?Si è sempre dibattuto molto sull’etimologia della parola taxi, senza tuttavia giungere mai a un’univoca spiegazione. Una delle ipotesi più affascinanti tira in ballo Jannetto (o Giannetto) de Tassis, fondatore nella seconda metà del XV secolo del primo servizio postale organizzato in Europa. Di origini bergamasche, de Tassis estese il servizio a molte città europee, tra le quali Innsbruck, Bruxelles, Vienna, Budapest e Roma. La dimensione europea della sua attività spiegherebbe anche la diffusione internazionale della parola taxi. (f. scap.)

M? Il 2011 il mondo festeggia l’Anno Internazionale della Chimica. Perché in Italia nessuno sa niente?

MR Ci sono due motivi per questo disinteresse; da una parte vari incidenti a fabbriche chimiche in Italia e nel mondo, l’inquinamento dovuto a sostanze prodotte in maniera improvvida e senza tenere conto degli effetti a lungo termine, hanno fatto sì che per

molte persone “la chimica” corrisponda a concetti negativi come diossine, pesticidi,

inquinamento, amianto, ecc. Nel caso migliore “la chimica” promette improbabili cosmetici che assicurerebbero eterna bellezza e giovinezza. Dall’altra parte esiste una diffusa ignoranza della chimica che, nella scuola, viene spesso insegnata in forma non certo entusiasmante. E invece “la chimica”, e la storia delle sue scoperte, offrono occasioni per conoscere le meraviglie del mondo circostante, che “è fatto di chimica” in ogni sua parte. (Giorgio Nebbia)

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D&R Domande&Risposte

44 BBC History Italia Aprile2011

Vero o falso

NELLa StorIa DELLa GuErra, si è spesso tentati di individuare una singola causa per spiegare eventi complessi. L’affondamento del transatlantico Lusitania è da più parti citato come causa scatenante dell’intervento statunitense nella Prima Guerra Mondiale. Il 7 maggio 1915, il Lusitania, una nave di linea britannica ufficialmente registrata come

incrociatore armato mercantile, viene silurato da un sommergibile tedesco u20, otto miglia al largo di Kinsale, Irlanda.La nave affondò in soli 18 minuti e dei 1.959 passeggeri a bordo ne morirono 1.198. Fu la morte di 128 cittadini americani a spingere il presidente statunitense Woodrow Wilson a inviare tre note formali di protesta al governo tedesco. L’Inghilterra

sperava che gli Stati uniti dichiarassero guerra alla Germania, ma Wilson non era dello stesso parere. La Germania, peraltro, cambiò le regole di ingaggio degli u-boot per evitare altri incidenti simili. Fu solo nel 1917, quando i sommergibili tedeschi tornarono a minacciare i cargo americani, che gli Stati uniti decisero di intervenire nel conflitto . (Justin Pollard)

falso

Vero o falso

I Misson facenti capo al magistrato antonio, stabilitisi prima in Friuli, al seguito di Napoleone, quindi in Dalmazia, italianizzarono il cognome aggiungendovi una “i”. Lo stilista “maestro del colore” (con la moglie rosita) ed ex olimpionico ottavio Missoni, per gli amici tai, discende da questo ramo della famiglia, come ricostruisce nel suo minuzioso e delizioso libro, scritto con Paolo Scandaletti, “una vita sul filo di lana” (rizzoli 2011). a febbraio 2011 Missoni ha festeggiato i primi 90 anni di vita con gli amici al Boeucc, ristorante nel centro di Milano che aprì i battenti proprio nel fatidico 1696. (s.g.)

NEL SEIcENto, lasciata la natia Francia e un probabile futuro da moschettiere, il capitano olivier Misson prese la via del mare sotto le insegne nere della filibusta. un pirata sui generis, tuttavia, che preferiva evitare inutili spargimenti di sangue e che assaltava le navi negriere per liberare gli schiavi. Verso la fine del secolo fondò nel nord del Madagascar una colonia (Libertalia, o Libertaria), la cui storia si stima sia durata 25 anni. Misson fondò la colonia insieme al pirata thomas tew e al prete italo-dominicano angelo caraccioli. un’oasi di utopia distrutta da un attacco degli indigeni nel 1696.

“Il capostipite dei Missoni era un pirata”“Il capostipite dei Missoni

Vero

Evidenziata nel tondo l’area

della leggendaria colonia di Libertalia, nel nord

del Madagascar, creata dall’antenato

di Ottavio Missoni

“L’affondamento del Lusitania nel 1915 spinse gli USA a partecipare alla Prima Guerra Mondiale”

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Aprile 2011 BBC History Italia 45

L’equivalente romano del coltellino svizzero?

che cos’è?

Antichità multiuso

aVrei VolUTo Dirlo di knife & packer

Scriveteci… se avete domande BBC History Italia, via Torino 51, 20063 Cernusco sul Naviglio (MI)

email: [email protected]

Questo strano oggetto d’ottone trovato a Broughton, in Inghilterra, ha senza dubbio una sua utilità, stando alle rientranze e ai solchi che ne movimentano la superficie, in grado di accogliere vari elementi. La sua parte superiore è la grezza rappresentazione di un leone, il cui stile ci suggerisce un’origine romana del manufatto. Ma di cosa si tratta esattamente? Se le due rientranze inferiori servivano a trattenere la lama di un coltello, il solco su un lato accoglieva forse un punteruolo a scomparsa, utile per estrarre molluschi dai gusci. Nella parte alta, tra le zampe del leone, ci sono due rientranze che, scoperta recente, accoglievano la conca di un cucchiaio: un oggetto multifunzionale assimilabile al moderno coltellino svizzero. (Kevin Leahy)

M? Da cosa deriva il detto “andare a ramengo?”

MR La dizione popolare, che sta per “andare in malora, in rovina”, diffusa in Piemonte e Lombardia, trae origine dal piccolo borgo astigiano di aramengo, dove, in epoca sabauda, sorgeva un carcere che oggi definiremmo di massima

Quando i falliti andavano ad aramengo

sicurezza. Qui venivano perlopiù imprigionati colpevoli di reati relativi al patrimonio, segnatamente i fallimenti. Stando ad alcuni racconti tramandati dagli anziani del villaggio e riportati dal giornalista piemontese Gigi Marsico nel volume I Nicola (allemandi 2010), pare che ad aramengo nel Settecento si

impiccasse e si tagliassero teste e mani ai debitori insolventi e ai falliti. La toponomastica orale, oltre ad alcuni ritrovamenti (ceppi, gogne, uncini), sembra confermare queste pratiche. aramengo oggi conta 640 abitanti, è impreziosito da edifici di pregio, come la Parrocchiale di S. Giorgio e S.antonio abate e la chiesa campestre di S.Giorgio.

La chiesa campestre di San Giorgio,

ad Aramengo, e il libro che racconta la saga della famiglia di

restauratori Nicola di

Aramengo

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46 BBC History Italia Aprile 2011

della vicenda, 19 settimane prima, quando le voci di una relazione tra John Profumo, segretario di Stato per la guerra, e una diciannovenne ex ballerina di night club, Christine Keeler, avevano costretto il ministro a dichiarare pubblicamente di aver incontrato diverse volte la donna in quanto amica di Ward, negando però qualsiasi rapporto improprio con lei. La dichiarazione fece di Ward, fascinoso osteopata, ritrattista e playboy, l’obiettivo di un’attenzione di stampa e polizia.

Nuotava nuda in piscinaJohn Profumo dichiarò di aver incontrato per la prima volta la Keeler nel luglio del 1961 in occasione di una festa presso la residenza del visconte Astor (amico e paziente di Ward) a Cliveden, nel Buckinghamshire. Non disse però se aveva incontrato la donna presso la casa di Lord Astor o nel cottage di Ward, affittato dal nobiluomo al dottore per una sterlina all’anno, nella sua proprietà.

1963: mentre il governo inglese sta per cadere per la relazione tra il ministro della Guerra John Profumo e una bella escort, il cronista R. Barry O’Brien realizza uno scoop sul reclutatore Ward, figura tragica e ancora attuale

Fu uN fotogrAfo della carta stampata a scattare la triste istantanea in alto del dottor Stephen Ward, figura chiave dello

scandalo Profumo, portato fuori da un appartamento di Chelsea in stato di incoscienza, dopo un’overdose di sonniferi. Era la mattina del suo ultimo giorno di processo all’old Bailey, sede della Central Criminal Court, in seguito alle accuse ricevute da due giovani donne, Christine Keeler e Mandy

rice-Davies, i cui nomi sarebbero entrati nella storia. una giuria di 11 uomini e una donna lo stava per dichiarare colpevole per due capi di imputazione e innocente per altri tre. Ward non conobbe mai il verdetto. Non riprese più conoscenza. resistette per tre giorni al St. Stephen’s Hospital di Chelsea, prima di spirare alle 15.50 di sabato 3 agosto 1963. Aveva 50 anni.

Ward assunse l’overdose di farmaci dopo che una requisitoria del giudice aveva infranto le speranze di una sua assoluzione. fui una delle ultime persone a parlare con lui quando, come cronista del Daily telegraph, lo chiamai quella stessa sera. Ward ammise di essere molto depresso perché il giudice si era dimostrato inflessibile con lui. In una lettera che mi scrisse quella notte diceva: “Dopo la requisitoria del giudice sento che ormai è finita. È richiesto un sacrificio rituale e io non sono in grado di fronteggiarlo”.

Ero stato regolarmente in contatto con Ward fin dall’inizio

dell’innocenzaLa Fine

Il medico Stephen Ward (nel riquadro),

trasportato in ospedale

dopo una overdose

di sonniferi

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Aprile 2011 BBC History Italia 47

Quando Londra tremò per una escort

Quando cominciai il mio turno di lavoro al Daily telegraph alle 6 di quella sera, mi si chiese di telefonare a Ward per chiarire la vicenda. Pensando che la dichiarazione di Profumo valesse più di una telefonata, presi un taxi fino a Bryanston Mews, a Marylebone, dove il dottore abitava. In un primo momento Ward rifiutò di essere intervistato, avvisandomi che i reporter che avevano assediato casa sua fin dal pomeriggio, erano stati allontanati dalla polizia. Poi, però, mi invitò in casa: “Il tuo direttore (Sir Colin Coote) è un mio amico e paziente”, disse. L'intervista di quella sera divenne il primo materiale mai pubblicato su come Profumo, passeggiando dopo cena con Lord Astor in un caldo sabato del luglio 1961, s'imbatté in una donna sexy dai capelli rossi, ospite nel cottage di Ward: nuotava nuda nella piscina di Cliveden.

Dopo aver parlato per più di un’ora con Ward della Keeler, che aveva confermato le parole di Profumo, corsi al più vicino telefono per dettare il pezzo. temevo possibili ripercussioni per essere stato a lungo irrintracciabile, ma quando tornai a fleet Street, la mia storia era già in prima pagina. Certo di aver tra le mani uno scoop, continuai a vedere Ward mentre su di lui la pressione si faceva sempre più insostenibile. Amici e pazienti lo chiamavano per comunicare che la polizia aveva posto loro domande su di lui e sulle ragazze che aveva “istruito”. Profumo si dimise il 5 giugno, confermando le mie aspettative. Confessò di aver

mentito ai Comuni negando i rapporti con Christine Keeler. Ward fu arrestato tre giorni dopo con l’accusa di sfruttamento della prostituzione. Le principali testimoni erano la stessa Keeler e l’amica Mandy rice-Davis, a sua volta ex showgirl e vicina a Ward.

Lo scandalo divenne enorme quando la Keeler disse di essere andata a letto sia con Profumo che con il capitano Eugene Ivanov, assistente navale sovietico a Londra, un altro amico di Ward, e che Ivanov, intanto richiamato a Mosca, le aveva chiesto di carpire a Profumo notizie su eventuali invii di armi nucleari alla germania ovest.

Il crollo del governo Lo scandalo colpì il governo, segnò la fine della carriera politica di Profumo, accelerò le dimissioni per motivi di salute del primo ministro Harold Macmillan e contribuì alla sconfitta dei conservatori alle elezioni del 1964, dopo tredici anni di potere incontrastato. Centinaia di ore di indagini produssero però solo sommarie prove contro Ward.

fino alla requisitoria finale del giudice, Ward credeva che le prove fossero inconsistenti per condannarlo. Il timore era che la sua amicizia con Ivanov, abituale visitatore del cottage e del suo ex appartamento londinese di Wimpole Mews, dove viveva con Christine Keeler, potesse farlo apparire come un agente sovietico intento a preparare una trappola a sfondo sessuale per Profumo.

Nelle nostre conversazioni, Ward non solo negava di aver creato una

trappola per Profumo, ma anzi affermava di aver informato l’MI5 del suo legame con la Keeler e delle richieste di Ivanov a proposito delle testate nucleari. Mentre era in libertà provvisoria in attesa del processo, Ward raccontò la sua versione dei fatti a Lord Denning, guidando l’inchiesta ufficiale nel bel mezzo dell’affair. In seguito, passeggiando con me per St. James’s Park, Ward disse: “Lord Denning è stato molto corretto. Sono sicuro di avergli fatto capire tutto”.

Le sue speranze si rivelarono illusorie. Il rapporto di Lord Denning, pubblicato un mese dopo la morte di Ward, assolveva Profumo ma suggeriva che Ward fosse un simpatizzante comunista e ammiratore dell’urss, procacciatore di giovani donne per amici influenti. Ward morì abbandonato dai suoi amici. Nessuno si presentò per testimoniare a suo favore.

Profumo si dimise il 5 giugno 1963, confessando di aver mentito ai Comuni

BBC History Italia

non solo negava di aver creato una

BBC History Italia

I protagonisti dello scandalo Profumo ritratti in foto dell'epoca. In basso a sinistra: John Profumo, segretario di Stato per la guerra. Al centro: il Daily Mail annuncia le sue dimissioni. A destra: Christine Keeler posa per un fotografo nei giorni della sua notorietà

• John Profumo, che era figlio di un avvocato italiano, ritiratosi dalla vita pubblica s'impegnò nella beneficenza. Morì nel sonno nel 2006, a 91 anni. • Eugene Ivanov, l'agente del KGB che incastrò Profumo, è

morto nel gennaio 1994, a 67 anni. Ha trascorso gli ultimi anni solo e alcolizzato.• Christine Keeler ha concesso la sua ultima intervista nel 1991. Si dichiarava "una donna sola e senza amore".

Che fine hanno fatto

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48 BBC History Italia Aprile201148 BBC History Italia Aprile2011

Visto, si stampi

Matilde Serao in un’immagine

giovanile. Con lei inizia la lunga

marcia delle donne italiane

in redazione. Nel 1975 erano

il 9,3%, nel 2009 sono aumentate:

ben 41 su 100

Visto, si stampi

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49Aprile 2011 BBC History Italia

1856 Nasce in Grecia

Il 7 marzo Matilde Serao nasce a Patrasso (foto in basso), in Grecia, dove il padre, Francesco, avvocato e giornalista, si è rifugiato nel 1848 da Napoli per sfuggire alle repressioni borboniche. La madre, Paolina Bonelly, è una nobildonna greca.

1860 Il rientro a Napoli

Il 15 agosto, in previsione della caduta dei Borboni, i Serao rientrano nel Regno di Napoli e si stabiliscono a Ventaroli, in provincia di Caserta.

1872 Si converte al cattolicesimo

Matilde, sedicenne, si converte dal cristianesimo ortodosso al cattolicesimo. Un anno prima è stata presa come uditrice alla Scuola Normale “Eleonora Pimentel Fonseca”.

1876 Si diploma maestra

Dopo aver lavorato alle Poste per quattro anni come telegrafista, intraprende la carriera di giornalista; collabora con il Piccolo, la Gazzetta letteraria piemontese e il Corriere del Mattino.

Le signore del giornalismo 1) Matilde Serao

Valeria Palumbo ricostruisce la vita della più importante giornalista italiana, l’unica ad aver creato due quotidiani di successo. Segnata dall’amore per una Napoli disperata e già dimenticata dal governo e per una professione che un secolo fa mostrava i primi segni del trasformismo

L’aneddoto può non essere vero (come non veri suonano molti fatterelli raccontati da Giovanni de Caro in Matilde Serao aneddotica, del 1977) ma rende l’idea. narra dunque de Caro che un giovane

piuttosto ambizioso era stato assunto come reporter al Giorno di napoli, l’ultimo quotidiano fondato da Matilde Serao. era ambizioso, ma con un difetto: «Quando redigeva un pezzo di cronaca, lavorava troppo di fantasia invece di attenersi alla cruda realtà. e la Signora un giorno lo apostrofò in modo un po’ brusco: “Guagliò”, gli disse, “ma tu, quanno scrive, ’a capa addò ’a tiene?… tu devi scrivere quello che hai visto, quello che hai sentito, e basta! non devi inventare nulla: hai capito?… Si no ’o mestiere ’e cronista nun è pe’ te!”. Se Matilde Serao, la più importante giornalista italiana, l’unica ad avere fondato due quotidiani nazionali di successo, non ha mai detto tutto questo, è come se l’avesse fatto. perché sarà pur vero che, come scriveva della sua penna, suo marito, edoardo Scarfoglio, co-fondatore con lei del Mattino di napoli, «si può dire che essa sia come una materia inorganica, come una minestra fatta di tutti gli avanzi di un banchetto copioso, nella quale certi pigmenti troppo forti tentano invano di saporire la scipitaggine dell’insieme». Si può addirittura aggiungere quanto lo stesso, delizioso e fedifrago consorte aggiungeva sul suo linguaggio, parlando del suo romanzo Fantasia, del 1883: «Vi si dissolve sotto le mani per l’inesattezza, per l’inopportunità, per la miscela dei vocaboli dialettali italiani e francesi».

Ma con questo “minestrone” troppo pepato la Serao ha

TimelineViaggio nel tempo di Matilde

“Guagliò, devi scrivere quello che hai visto

e hai sentito. E basta!”

Sotto: Matilde sulla spiaggia

di Posillipo, “affiancata da una

larga via che è la delizia di quanti amano Napoli”

(da All’erta, sentinella)

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50 BBC History Italia Aprile2011

1881 Si trasferisce a Roma

Collabora con Fanfulla della Domenica, Nuova Antologia, Cronaca Bizantina e Capitan Fracassa, dove conosce il giornalista Edoardo Scarfoglio (foto sotto)

1885 Sposa Edoardo Scarfoglio

Il matrimonio avviene il 28 febbraio. Da Scarfoglio ha poi quattro figli: Antonio, Carlo, Paolo e Michele. Insieme dirigono il Corriere di Roma dal 1885 al 1887.

1888 Capodanno in edicola

Il 1° gennaio esce il primo numero del Corriere di Napoli, nato dalla fusione del Corriere di Roma con il Corriere del Mattino e dopo il ritorno di Matilde ed Edoardo a Napoli.

1892 Spunta Il Mattino

il 16 marzo prima uscita de Il Mattino, fondato da entrambi.

1900 Corruzione a Napoli

Il senatore Giuseppe Saredo avvia un’inchiesta sulla corruzione nella città campana.

raccontato non solo la Napoli che nessuno voleva vedere e raccontare.

Ma anche le miserie del giornalismo nostrano, che è stato tutta la sua vita. E tutta la sua disperazione. Come avrebbe avvertito il breve comunicato della sua morte: «Questa notte, 25 luglio del 1927, si è spenta la giornalista Matilde Serao. Il suo grande cuore ha ceduto, proprio mentre era, come sempre al tavolo di lavoro. Aveva 71 anni». Morta con la penna in mano. Intendiamoci poi: non che la Serao avesse bisogno di essere difesa. Lo faceva da sola. Al critico Ugo Ojetti scriveva nel 1894: «Se la mia lingua è scorretta, se io non so scrivere, se io ammiro chi scrive bene, se per caso imparassi a farlo, non lo farei. Io credo, con la vivacità di quel linguaggio incerto e di quello stile rotto, d’infondere nelle opere mie il calore». E poi, lei, il giornalismo ce l’aveva nel sangue. Benché donna.

Matilde Serao era nata il 7 marzo 1856 a Patrasso, in Grecia. Il padre, Francesco, si era rifugiato lì nel 1848 per sfuggire alle repressioni dei Borboni. Era un giornalista. La madre, Paolina Bonelly, era una greca di sangue nobile. Matilde, diplomata maestra e, per un periodo, impiegata ai telegrafi di Stato, iniziò giovanissima la carriera di giornalista. Come redattrice del Corriere del Mattino di Napoli. Nel 1882, a 25 anni, approdò a Roma. Si fece subito notare come cronista parlamentare e mondana. E divenne amica, molto amica, dell’influente conte Giuseppe Primoli, Gegé, discendente di Napoleone.

(...) SvENtRARE NAPolI? Credete che basterà? vi lusingate che basteranno tre, quattro strade, attraverso i quartieri popolari, per salvarli? vedrete, vedrete, quando gli studi, per questa santa opera di redenzione, saranno compiuti, quale verità fulgidissima risulterà: bisogna rifare.

voi non potrete sicuramente lasciare in piedi le case che sono lesionate dalla umidità, dove al pianterreno vi è il fango e all’ultimo piano si brucia nell’estate e si gela nell’inverno; dove le scale sono ricettacoli d’immondizie; nei cui pozzi, da cui si attinge acqua così penosamente, vanno a cadere tutti i rifiuti umani e tutti gli animali morti; e che hanno tutto un pot-bouille, una cosidetta vinella, una corticina interna in cui le serve buttano tutto; il cui sistema di latrine, quando ci sono, resiste a qualunque disinfezione.voi non potrete lasciare in piedi le case, nelle cui piccole stanze sono agglomerate mai meno di quattro

persone, dove vi sono galline e piccioni, gatti sfiancati e cani lebbrosi; case in cui si cucina in uno stambugio, si mangia nella stanza da letto e si muore nella medesima stanza, dove altri dormono e mangiano; case, i cui sottoscala, pure abitati da gente umana, rassomigliano agli antichi, ora aboliti, carceri criminali della vicaria, sotto il livello del suolo.

voi non potrete sicuramente lasciare in piedi i cavalcavia che congiungono le case; né quelle ignobili costruzioni di legno che si sospendono a certe muraglie di case, né quei portoncini angusti, né vicoli ciechi, né quegli angiporti, né quei supportici; voi non potrete lasciare in piedi i fondaci.

voi non potrete lasciare in piedi certe case dove al

“Napoli? Bisognerà rifarla”, parola di Matilde Serao (estratto dal romanzo Il ventre di Napoli, 1906)1900

oggi

A sinistra: Matilde con il marito Edoardo Scarfoglio, dal quale si separò dopo tanti suoi tradimenti e incomprensioni

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51Aprile 2011 BBC History Italia

1902 Matilde lascia il marito

Matilde dice addio a Scarfoglio che l’ha umiliata anche pubblicamente. E lascia anche il giornale

1902 Nuovo fiocco rosa in edicola

Matilde avvia le pubblicazioni de la Settimana, rassegna di arti, scienze e lettere. la rivista dura due anni.

1904 Nasce Il Giorno

Il 27 marzo Matilde fonda il Giorno, insieme con l’avvocato Giuseppe Natale, dal quale ha una figlia, Eleonora, ma che non sposa.

1917 Muore Scarfoglio

Il giornalista muore il 5 ottobre.

1926 Candidata, ma invano, al Nobel

la massima onorificenza per la letteratura viene assegnata, invece, a Grazia Deledda.

1927 Muore con la penna in mano

Il 25 luglio, a 71 anni, la Serao muore a Napoli, alla sua scrivania.

Le signore del giornalismo 1) Matilde Serao

Xxxx xxxxxIlicit aut molore, illia

velique samus ilit autam, necta cus

mo mo escius comnisquiam

versped modio

Matilde Serao al suo tavolo di lavoro, in redazione. “Il suo grande cuore ha ceduto proprio mentre era con la penna

in mano, il 25 luglio 1927” (dal comunicato della sua morte)

primo piano è un’agenzia di pegni, al secondo si affittano camere a studenti, al terzo si fabbricano i fuochi artificiali: certe altre dove al pianterreno vi è un bigliardo, al primo piano un albergo dove si pagano tre soldi per notte, al secondo una raccolta di poverette, al terzo un deposito di cenci.

Per distruggere la corruzione materiale e quella morale, per rifare la salute e la coscienza a quella povera gente, per insegnare loro come si vive - essi sanno morire, come avete visto! - per dir loro che essi sono fratelli nostri, che noi li amiamo efficacemente, che vogliamo salvarli, non basta sventrare Napoli: bisogna quasi tutta rifarla. (...)

(...) il Rettifilo, infine, ha fatto al popolo napoletano più male che bene! In quell’intrico che va da Porto a Mercato, a vicaria, si aggroviglia una folla spaventosa; non vi sono che poche fontanelle di acqua e le case (...) ne mancano; non vi sono fognature regolari, non vi sono lampioni, poiché il piano stradale, è assolutamente dissestato (...).

“Napoli? Bisognerà rifarla”, parola di Matilde Serao (estratto dal romanzo Il ventre di Napoli, 1906)

Roma le diede spazio e notorietà ma non la conquistò. «Nella vita io porto il cuore di bronzo», confidava a un’amica, «ma vi è una cosa che mi indebolisce, che mi fa struggere, è l’amore di Napoli». Nel 1884 scrisse Il ventre di Napoli, il suo lavoro più noto: il titolo si ispirava in parte a una frase pronunciata dal Primo ministro, Agostino Depretis, capo della Sinistra storica, preoccupato per il dilagare dell’epidemia di colera a Napoli e convinto che bisognasse “sventrare” la città per sanarla. In parte si rifaceva al celebre romanzo di Emile Zola, Il ventre di Parigi, del 1873 (pochi ricordano che i “Ventri” successivi furono parecchi: nel 1888 Carlo Righetti scrisse Il ventre di Milano). Era un atto di accusa contro la cattiva amministrazione della città da parte del governo e raccoglieva gli articoli, pubblicati in quello stesso anno, sul Capitan Fracassa di Roma, giornale del quale era redattrice fissa. Denunciava la Serao: «Voi non lo conoscevate, onorevole Depretis, il ventre di Napoli. Avevate torto, perché voi siete il Governo e il Governo deve saper tutto». E parlando delle condizioni inumane in cui si viveva nei vicoli, aggiungeva con sconcertante attualità: «Da quanti anni non viene, qui, un sindaco, un assessore? Da quanti anni non si lavano, queste vie? Da quanti mesi non si spazzano? Tutto il letame delle bestie e delle persone e case, tutto è qui e nessuno ce lo toglie, qui, sull’orlo della civiltà novella, dietro ai palazzi sontuosi!».

La “sciantosa” le lasciò il bimbo e si sparòIntanto la Serao collaborava ad altri periodici importanti, come la Nuova Antologia, il Fanfulla della Domenica, la Domenica letteraria. Il 28 febbraio 1885 sposò un giornalista come lei, Edoardo Scarfoglio appunto, che aveva incontrato nella redazione del

Se una epidemia, lontana sia, dovesse capitarci, impossibile circoscriverla, impossibile dominarla: in quei quartieri farebbe novellamente strage, come venti anni or sono; e i nostri edili nulla ne sanno; e nessuno vuol saperne niente. E quel popolo che è stato tradito, poiché non ha avuto quanto la nazione gli aveva donato, per redimerlo igienicamente e moralmente, quel popolo (...) non resiste agli antichi istinti, al bisogno di vivere come che sia, al bisogno di vendicarsi di questa società ingrata e traditrice: non resiste alla suggestione del vizio, del male: e giuoca: e ruba: e si vende: e ferisce: e uccide: e colà, di giorno, di notte, appena dietro il paravento, o nel Rettifilo istesso, il crimine, il delitto, si espandono, fioriscono, eterna rampogna, eterno rimorso a coloro che (...) mancarono ai patti giurati e ruppero ogni promessa, lasciando il popolo napoletano a languire, a struggersi, a patire, ad agonizzare, nella più profonda ignavia del corpo e dell’anima.

Sopra: bambino con tamburo e cilindro, chiamato “suonatore di Putaputa caccavello” a Napoli

La Serao con i quattro figli avuti da Scarfoglio: Antonio, i gemelli Carlo e Paolo, Michele

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Capitan Fracassa e con il quale aveva messo su il Corriere di Roma. Il giornale si rivelò un completo flop. Dopo il matrimonio Matilde ed Edoardo Scarfoglio tornarono a Napoli. Ed ebbero quattro figli: Antonio, i gemelli Carlo e Paolo, e Michele. Ma lei, nonostante le gravidanze, non smise mai di lavorare. Il giornalismo era, per lei, davvero una febbre. Per anni si occupò di Api, mosconi e vespe, una rubrica mondana sul Corriere di Napoli, che lei stessa aveva fondato e diretto insieme con il marito. Nel 1891 vendettero la loro quota del Corriere per centomila lire.

E fondarono Il Mattino. La prima copia uscì il 16 marzo 1892. Ma, tra loro, erano già cominciate le incomprensioni. Dopo un litigio Matilde se ne andò in vacanza in Val d’Aosta. Lui approfittò della sua assenza per allacciare una relazione, una delle tante, con una “sciantosa”, una cantante di teatro, Gabrielle Bessard, a Roma. Dopo due anni Gabrielle rimase incinta. Ma Scarfoglio si rifiutò di lasciare la moglie.

Il 29 agosto 1894 Gabrielle bussò alla porta di Matilde. Dopo aver lasciato lì la bambina avuta da Edoardo, si sparò. Matilde prese con sé la piccola e l’allevò come una figlia. Poi, dopo tanti tradimenti e incomprensioni sopportate, si separò da Scarfoglio e si dimise dal Mattino. Nel frattempo era pure stata coinvolta in un’inchiesta contro la corruzione, avviata nel 1900 dal senatore Giuseppe Saredo.

Ne uscì senza danni.

Mise a nudo la società dell’epocaNel 1903 Matilde conobbe un altro giornalista, l’avvocato Giuseppe Natale. Si innamorarono, ma all’epoca in Italia non c’era il divorzio. Con il suo aiuto fondò il Giorno di Napoli. Nessuna donna aveva compiuto in Italia un’impresa del genere.

Nessuna c’è più riuscita. Matilde Serao diresse il Giorno di Napoli fino alla morte. Alla vigilia della Prima guerra mondiale si schierò per la neutralità. Sia lei sia Scarfoglio erano sempre stati filoprussiani. Poi lei accettò, sia pure con dolore, l’idea dell’intervento. E in quell’occasione, davanti alla mobilitazione delle donne, divise tra pacifiste e nazionaliste, fu durissima contro il suo sesso: meglio che restasse a casa. In compenso nel

denunciare l’inutile massacro della guerra, che le costò l’odio di Mussolini (e forse anche il Nobel, vinto, nel 1926, dalla scrittrice Grazia Deledda), non scese mai a compromessi. Al fascismo fu ostile, almeno all’inizio, senza sbilanciarsi troppo. Mussolini, che la temeva, non poté però nulla contro di lei. Parallela all’attività, frenetica, di giornalista, la Serao coltivò sempre quella di scrittrice. Non a tutti piaceva.

Ma alcuni romanzi sono preziosi perché mettono a nudo la società dell’epoca. In Vita e avventure di Riccardo Joanna (1887) descrive alla perfezione le caratteristiche del giornalismo post-unitario e il trasformismo di redattori e direttori,. Afferma il protagonista, Riccado Joanna, alter ego di Scarfoglio: «Volli essere indipendente. Sapete che significa questo vocabolo? Appartenere a chi meglio vi conviene, per un momento: e poi rompergli fede e passare all’avversario. Si ha l’aria di esser liberi, di esser giusti: molti vi temono, nessuno osa lagnarsi, e si fanno i propri affari

L’odio di Mussolini le costò ostilità e forse anche

il Nobel vinto dalla Deledda

Sopra: il biglietto autografo

con cui la Serao chiede di poter

agevolare il lavoro del cronista

de “Il Giorno” di Napoli

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Le signore del giornalismo 1) Matilde Serao

per Saperne di più

a teatro:E Matilde Serao. Come se fosse oggi: reading teatrale a cura di Valeria Palumbo. Con Sonia Grandis, Sergio Scorzillo e Walter Colombo (musiche). Ha aperto le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia al Museo del Risorgimento di Milano, il 13 novembre 2010.

LibriE La via della penna e dell’ago. Matilde Serao tra giornalismo e letteratura. Con antologia di scritti rari e immagini, di Donatella Trotta, Liguori, 2008

E Cara Matilde. La Serao, la scrittura e la vita, di Lorenza Rocco Carbone, Kairòs, 2008

E Il Paese della cuccagna, di Matilde Serao, Avagliano, 2008.

E Vita e avventure di Riccardo Joanna, di Matilde Serao, prefazione di Francesco Merlo, Selene edizioni, 2010.

E Il Ventre di Napoli, di Matilde Serao, BiblioBazaar, 2009

E Piccole anime, di Matilde Serao, Albus, 2010

E Centouno donne che hanno fatto grande Napoli, di Agnese Palumbo, Newton Compton, 2010

SPAzzARe LA STRADA davanti alla propria abitazione. Raccogliere i rifiuti in maniera differenziata....Se pensate che queste esigenze igieniche siano affiorate da poco, vi sbagliate. A Napoli, sì proprio nel capoluogo campano al centro di una lunga e gravissima emergenza rifiuti, le autorità si erano accorte della urgenza di questi provvedimenti già 180 anni fa. Porta la data del 3 maggio 1832, infatti, l’ordinanza emessa dalla Prefettura di Polizia di Napoli con lo scopo di regolamentare lo spazzamento e l’innaffiamento delle strade. Allo stesso tempo, il documento (a destra: rintracciato da Francesca e Giuseppe Colangelo e inserito nel libro Da vetro nasce vetro, edito da COReVe) invita la cittadinanza a provvedere alla raccolta dei rifiuti all’esterno delle abitazioni, dividendoli dai frammenti di vetro che devono invece essere separati. Fin d’allora, come dimostra il documento a firma del Prefetto di polizia cavalier Gennaro Piscopo, le autorità cittadine si ponevano il problema

“Facciamo la raccolta differenziata”L’Editto di Napoli che risale al 1832!

magnificamente». Non bisogna però credere che la Serao fosse soltanto

un Catone in abito da donna: era allegra e spiritosa. La sua esuberante risata era celeberrima. Ebbe moltissimi amici, tra i quali gli intellettuali più noti del suo tempo. E benché si fosse dichiarata sempre ferocemente antifemminista (pur testimoniando con la sua vita l’esatto contrario) fu amica di donne moderne e spregiudicate. Come Eleonora Duse. In una delle lettere che si scambiarono, la Serao scriveva: «Eleonora carissima, una cosa buona e bella è il venire qui, al Sole che riscalda: e a trovare qualcuno che t’ama fedelmente. Vieni presto: non tardare...».

Valeria Palumbo, caporedattore centrale de L’europeo e autrice di saggi di storia delle donne. Gli ultimi due pubblicati: La divina suocera (Selene), sulla suocera dell’imperatore Adriano, e Dalla chioma di Athena, (Odradek).

dell’accumulo indiscriminato dei rifiuti e individuavano la soluzione nella raccolta differenziata, manifestando già un sensibile interesse per il recupero del vetro. era ieri, 180 anni fa, ma il documento resta di una lungimirante e grande attualità.

Sotto: le prime copie de Il Mattino, fondato da Matilde e dal marito Edoardo Scarfoglio, arrivarono nelle edicole di Napoli il 16 marzo 1892

Sotto: l’intreccio di fili e tubi che sovrasta la targa di piazzetta

Matilde Serao, oggi a Napoli

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alla fine delle scuole, quando mi sono interessato di storia per divulgarla.

Rivalutare il nozionismo. In passato molti hanno predicato contro il babau del nozionismo, svalutando il concetto di nozione come conoscenza. Ma se non si hanno i punti di riferimento generali, non si riesce a inquadrare bene lo scenario. Mettiamo di andare in un bosco, non ci si può limitare a vedere solo gli alberi, bisogna capire il bosco com’è, il paesaggio intorno, il patrimonio di diversità che quel pezzo di bosco contiene: tutta la storia della vita sulla Terra ci insegna che la “diversità” è un valore fondamentale. La ricchezza della

“La storia nella scuola italiana sta vivendo una crisi di proporzioni davvero

storiche”, ha denunciato sul Corriere della Sera lo storico Piero Melograni. E ancora: “Purtroppo in quasi tutte le scuole d’Italia l’insegnamento della scuola è trascurato o carente, soprattutto per quanto riguarda l’epoca contemporanea”. A chi mi chiede che cosa farei se capitasse a me di essere chiamato a insegnare storia, io direi queste semplici cose, senza voler salire in cattedra. Sono idee che mi sono formato non a scuola, dove le lezioni di storia mi annoiavano, ma

La storia nella scuola italiana sta vivendo una crisi di proporzioni davvero storiche. Che cosa farebbe un maestro della divulgazione come Piero Angela se fosse chiamato lui in cattedra?

Insegnare storiaL’opinione

vita, infatti, è dovuta alla sua diversità: diversità di enzimi, di cellule, di piante, di organismi, di animali. Anche per la storia delle idee è stato così. La diversità delle culture, delle filosofie, dei modelli, delle strategie e delle invenzioni ha permesso la nascita e lo sviluppo delle varie civiltà. Quindi nell’insegnamento della storia bisogna avere un quadro d’insieme dello spazio e del tempo, cioè delle epoche, delle terre e dei paesi, delle battaglie e delle regole, eccetera.

Puntare sull’aspetto umanoQuando hai disegnato un quadro d’insieme, allora cominci a entrare nella storia e lì privilegerei due lezioni di storia mi annoiavano, ma

storichedella Sera ancora: “Purtroppo in quasi tutte le scuole d’Italia l’insegnamento della scuola è trascurato o carente, soprattutto per quanto riguarda l’epoca contemporanea”. A chi mi chiede che cosa farei se capitasse a me di essere chiamato a insegnare storia, io direi queste semplici cose, senza voler salire in cattedra. Sono idee che mi sono formato non a scuola, dove le lezioni di storia mi annoiavano, ma

della Sera ancora: “Purtroppo in quasi tutte le scuole d’Italia l’insegnamento della scuola è trascurato o carente, soprattutto per quanto riguarda l’epoca contemporanea”. A chi mi chiede che cosa farei se capitasse a me di essere chiamato a insegnare storia, io direi queste semplici cose, senza voler salire in cattedra. Sono idee che mi sono formato non a scuola, dove le lezioni di storia mi annoiavano, ma

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aspetti. Il primo è quello umano: viene più facile catturare l’attenzione delle persone con la strategia di raccontare la storia attraverso dei personaggi che diventano conduttori e ti permettono di esplorare un ambiente, un’epoca. E’ così che io e mio figlio Alberto impostiamo le trasmissioni di storia all’interno di Quark, di Ulisse e degli speciali, ma anche in studio, soprattutto con Alessandro Barbero, lo storico del Medioevo che viene a raccontarci da anni storie minori, che però ti danno un quadro più vivo della situazione, degli ambienti, delle persone, delle regole, dei rapporti tra il potere e i sudditi, delle leggi, delle pene, ecc. Attraverso queste tessere speciali riesci a colorare il mosaico d’insieme della realtà vera di un’epoca.

Privilegiare le tecnologie è questo l’aspetto che ritengo più importante. La storia, quindi le trasformazioni economiche e sociali, i rapporti, le vite si basano sulla disponibilità dei mezzi di produzione, e quindi da questo punto di vista la storia si combina con molte altre materie: non si può

studiare la storia senza studiare la tecnologia, che ha influenza sulla geografia, sull’economia, sulle merci, sulla politica: se studi o divulghi la storia priva degli agganci con queste materie, togli le radici alla pianta, vedi solo la superficie. A questo proposito mi capita spesso di citare un amarcord personale: al tempo di mio padre, Carlo, che è nato nel 1875, contemporaneo di Garibaldi, la società italiana era per due terzi contadina, era quella della zappa, e analfabeta. L’energia era quella prodotta dallo sforzo muscolare e dagli animali che aiutavano l’uomo nella coltivazione. Ora, se tu lavori nei campi con la zappa, puoi procurare cibo solo per poche persone, i contadini e i loro figli non possono andare a scuola, producono poco, accumulano poca ricchezza e quindi che cosa succede? Che queste società

contadine, oltre che miserevoli, senza istruzione, senza assistenza sanitaria, senza medicine, sono persone che non possono avere nessun tipo di rapporto con il potere se non di sudditanza. E quindi in tutte le strutture arcaiche, fino alla rivoluzione industriale, tu trovi che c’è una potere centrale forte, ricco, potente con una struttura militare intorno, e poi la maggior parte della gente che lavora la terra, con delle piccole fasce intermedie che sono mercanti, artigiani, persone che ruotano attorno ai centri di potere, in particolare militari e anche ecclesiastici. Questa è la struttura di tutte le civiltà nella storia, se non hai gli strumenti per creare ricchezza in modo tecnologico. Nell’arco di una sola generazione, da quella di papà Carlo alla mia, i contadini sono passati dal 66% al 5%, gli operai sono diminuiti perché anche le aziende, dopo l’agricoltura, si automatizzano. Però bisogna che il sistema giri, che le ruote girino e ci sia l’energia per farle girare. Pensiamo troppo spesso che siano la politica, l’economia, a regolare il nostro presente e il nostro futuro. Economia e politica dirigono il processo, ma lo strumento per realizzarlo è la capacità di inventare e gestire i sistemi tecno-scientifici.

Quando la società si industrializza e si automatizza, diminuiscono gli addetti allora tu hai questo paradosso: che la civiltà agricola più potente del mondo, gli Stati Uniti, ha solo un 2% di addetti all’agricoltura; e che la Svezia, paese più industrializzato di noi, ha meno addetti all’industria, perché tu trasferisci il lavoro manuale nell’efficienza tecnica e soprattutto energetica. Questo passaggio permette di liberare energie dai campi ad altre materie, così oggi un numero enorme di persone possono fare lavori che non producono reddito né oggetti, ma idee, creatività...Ho elencato in un libro, La sfida del secolo (Mondadori), 50

Quanti sono gli insegnanti in Italia?Come si è giunti a questa dimensione?Sono tanti o sono pochi? Che cosa succederà nei prossimi anni? A queste domande ha risposto il Rapporto 2009 della Fondazione Agnelli. Quadro docenti: sono un milione, la loro età media è 50 anni, più di 800.000 sono donne. Ma soprattutto circa

242.000 sono precari. Il numero esatto non lo conosce nessuno ma “un dato sicuro riguarda il personale docente della scuola statale nell’anno scolastico 2007/08: oltre 840.000 insegnanti, di cui 750.000 circa su posti normali e 90.000 su posti di sostegno”. Scuole private: in totale, 80.000 docenti.

professioni impensabili nel passato. Puoi farle solo se hai tecnologia ed energia: dal giornalista al filosofo, dal maestro di tennis al pubblicitario. Mentre nelle società arcaiche tu puoi avere il più grande numero di eccellenti ingegneri (per esempio durante l’impero romano) ma la tecnologia era assicurata dalle energie umane, cioè dagli schiavi: allora c’erano circa 300 mila schiavi, erano questi che facevano girare le macine, qualcuno ha calcolato che per esempio un litro di benzina equivaleva a 50 schiavi che tiravano di corsa un carretto per due ore… Se osservi la storia sotto questa lente tecnologica, capisci molto meglio ciò che succede, capisci che la ricerca delle risorse, capisci perché si arriva a fare prigionieri, insomma ti doti di un proiettore che ti permette di illuminare la storia, quella storia che diventa realmente maestra di vita.

Premi e punizioni Tu hai la capacità di produrre dei cambiamenti solo se crei degli incentivi. Prendiamo l’Unione Sovietica: ha creato questo appiattimento del merito per cui è difficile creare delle innovazioni da cui emergono per selezione i più bravi. Questa invece è stata la grande forza del capitalismo: attraverso una selezione del merito (al di là di tutte le contraddizioni) ha avuto e ha la capacità di dare alla gente l’imprenditorialità. Ci sono delle regole che devi rispettare, altrimenti vai in galera o prendi le multe, però ti lascio la capacità di esprimerti al meglio, decidi tu che cosa devi fare…Questa è una grande spinta.

Ecco, questo farei se fossi un insegnante di storia. E ricorderei a me stesso, spesso, l’antico motto latino: “ludendo docere”, cioè “insegnare divertendo”.

Piero Angela (Torino, 1928) è un giornalista, divulgatore scientifico e scrittore tra i più conosciuti in Italia.E A pag. 78: proposta per le scuole

I numeri per capire l’universo dei docenti italiani

L’Italia di mio padre Carlo, contemporaneo di Garibaldi, era per due terzi contadina

L’opinione Insegnare storia

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Città santa per tre religioni, Gerusalemme ha un passato travagliato e un incerto futuro. Simon Sebag Montefiore, autore di una nuova biografia della città, discute con Rob Attar del carattere speciale di Gerusalemme e della violenza che la assedia da migliaia di anni

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BenjamIn DIsraelI ne riassunse il carattere in poche incisive parole: “Uno sguardo su Gerusalemme è uno sguardo sulla storia del mondo”. Una città con dozzine di nomi e innumerevoli pretendenti, Gerusalemme è passata nel corso della sua storia sotto il dominio di quasi tutti i grandi imperi d’europa e del medio Oriente. È stata contesa dalle tre maggiori religioni monoteiste per oltre un millennio e la sua condizione continua a rappresentare un grosso ostacolo per un accordo di pace tra israeliani e palestinesi.

In base a quanto riportato dalla Bibbia, re Davide scelse il sito di Gerusalemme come capitale del regno ebraico attorno al 1000 a.C. nei secoli successivi la città fu invasa a intervalli regolari. Va ricordata in particolare l’invasione nel 586 a.C. da parte dei Babilonesi, i quali ridussero la popolazione ebraica in schiavitù fino alla conquista persiana di Babilonia nel 538. Gli ebrei dovettero quindi

fronteggiare Greci e romani. Furono questi ultimi a dare l’avvio all’esilio ebraico, saccheggiando la città nel 70 d.C. e annettendola all’impero. la morte di Gesù tramutò la città in un luogo di venerazione per il nascente culto cristiano. attorno al VII secolo Gerusalemme divenne un importante centro anche per l’Islam e fu invasa nel 638 dal califfo musulmano Omar I. la città passò così nelle mani di numerose dinastie islamiche fino all’arrivo dei Crociati, che a partire dall’XI secolo tentarono a più riprese di assumerne il controllo. Per i successivi 150 anni Gerusalemme passò più volte dal potere cristiano a quello

musulmano. Dalla metà del XIII secolo subentrarono

i mamelucchi, rovesciati nel 1517 dai Turchi Ottomani.

Gli inglesi conquistarono Gerusalemme durante la Prima Guerra mondiale e, attraverso la Dichiarazione Balfour, cominciarono a sostenere il progetto di uno stato ebraico in Palestina. Trent’anni dopo l’OnU suddivise il Paese tra ebrei e popolazioni residenti musulmane. allo stesso modo, divise in due Gerusalemme, all’indomani della guerra di indipendenza israeliana del 1948.

la Guerra dei sei Giorni del 1967 segnò la conquista da parte israeliana dei settori della capitale inizialmente destinati alla popolazione palestinese, un’occupazione che perdura ancor oggi. Per simon sebag montefiore, acclamato autore di una fondamentale biografia su stalin, scrivere di Gerusalemme è stata un’ambizione a lungo covata. È stato, lo ammette, un progetto rischioso.

Ciononostante, è per lui una storia che vale la pena di essere raccontata.

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per gli ebrei. La grande differenza la fece tuttavia la Bibbia.

Quella collezione di libri è di fatto una biografia della città di Gerusalemme. Così, quando la Bibbia divenne un testo universale, Gerusalemme divenne una città universale.

Perché Gerusalemme ha mantenuto questo duraturo fascino?Di nuovo, credo che sia a causa della Bibbia. Inoltre, nel momento in cui Gerusalemme fu investita del ruolo di città santa, tutti si sentirono in un modo o nell’altro legati a essa.

Ecco perché tutti coloro che vi si recavano con grandi aspettative ne restavano delusi, e desideravano ricostruirla come meglio credevano. Esiste addirittura una turba psichica che colpisce chi rimane deluso dalla vista della città, chiamata Sindrome di Gerusalemme.

Un tema ricorrente del tuo libro è l’immane quantità di sangue versato a Gerusalemme. Ciò ne fa la città più contesa di sempre?Ci sono stati più massacri, morte e odio a Gerusalemme che in qualsiasi altra città del mondo.

Perché Gerusalemme divenne una città santa?Gerusalemme divenne santa perché tutti pensavano che lo fosse. Esiste una grande tradizione di sacralità in questi luoghi, e di volta in volta osserviamo a Gerusalemme qualcuno prendere in prestito le storie e la santità dei predecessori. Santità si somma a santità, passione a passione.

C’è grande competizione nell’accaparrarsi i luoghi sacri della città. Per esempio, i musulmani volevano controllare la Spianata delle Moschee perché gli ebrei l’avevano dichiarata terra sacra e, prima di loro, molto probabilmente, i Cananei l’avevano a loro volta investita di un’aura di sacralità. Dunque, non vi è nulla di intrinseco riguardo alla sua posizione. La città santa poteva sorgere ovunque?Sì, ma nel momento in cui cominciò a “diventare” santa, Gerusalemme non poteva che sorgere in quel luogo. Nel mondo antico, sorgenti e alture sacre venivano considerate luoghi di grandissima importanza, e Gerusalemme le aveva entrambe.

Ci sono molti indizi nella Bibbia che suggeriscono che il sito fosse sacro prima che Davide lo scegliesse per fondare la sua capitale. In seguito, questo divenne logicamente un luogo sacro

L’assedio di Gerusalemme del 70 d.C. fu più cruento della battaglia di Stalingrado

Re Davide, il sovrano ebreo che fece di Gerusalemme la sua capitale

gerusal emmegerusal emmegerusal emme

Il sacco del 586 a.C. a opera dei Babilonesi in una raffigurazione dell’ VIII secolo

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La città che racchiude la storia del mondo

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In tutto, credo che la città sia stata devastata e contesa per più di quaranta volte nel corso della sua storia. Il XX secolo è stato senza dubbio brutale, ma non è nulla a confronto di ciò che avvenne nei secoli precedenti.

Le distruzioni della città a opera dei Babilonesi nel 586 a.C. e dei Romani nel 70 d.C. furono terribili. Virtualmente, tutti gli abitanti furono uccisi.

Il mio libro comincia con l’assedio e la caduta di Gerusalemme del 70 d.C., che fu peggiore dell’insurrezione di Varsavia o della battaglia di Stalingrado. Un massacro che si protrasse per mesi, paragonabile a catastrofi più moderne, come la Seconda Guerra Mondiale.

Possiamo attribuire questa violenza alla connotazione sacra della città?

violenza cristiana. Tuttavia, considerando la lunga storia di sangue di Gerusalemme, i crociati furono davvero così terribili?Esiste un radicato luogo comune sui musulmani civilizzati e sui crociati esempio della forza bruta dell’Europa medievale. A onor del vero, va detto che ai tempi delle Crociate il mondo musulmano era diventato molto simile a quello cristiano, con i suoi esempi di grande cultura, ma anche con i suoi momenti di caos completo.

In tempi recenti, molti cristiani hanno incoraggiato un ritorno degli ebrei a Gerusalemme. Perché, visto che la città è santa anche per la loro religione?A partire dal XVII secolo, ci fu in Inghilterra un ritorno all’interpretazione letterale della Bibbia. Perfino pensatori laici come David Lloyd George e Arthur Balfour svilupparono un profondo amore per il testo sacro, che era di fatto la storia del popolo ebraico.

Si diffuse così la convinzione che gli ebrei dovessero tornare a Gerusalemme. Ho realizzato che, sebbene l’Inghilterra del XIX secolo sia unanimemente considerata un meraviglioso esempio di forza razionale di civilizzazione, molti dei suoi esponenti erano in realtà spinti da questa evangelica visione di seconda venuta e di ritorno degli ebrei.

Ebrei in preghiera presso il Muro del Pianto, in una foto risalente al 1908

L’ingresso di Gesù Cristo nella città di Gerusalemme in un dipinto russo del XV secolo.

È esatto. Le aspettative e le credenze riguardanti Gerusalemme sono così cariche di passione che la gente può decidere di morire per questa città. Di fatto, è per molti aspetti una città dei morti, piena di cimiteri. I morti sembrano albergare

per le sue vie e i suoi edifici e la loro presenza pervade ogni cosa. Gerusalemme è magica ma è allo stesso tempo il luogo più maligno del mondo. Ovunque tu guardi, sai per certo che lì qualcuno è stato ucciso o qualcosa è stato distrutto.

Oggi i crociati hanno una consolidata reputazione di massima espressione della

Low res

Sto ancora scrivendo l’epilogo perché ogni settimana succede qualcosa di nuovo

del Pianto, in una foto risalente al 1908

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Leggendo questi antichi documenti non puoi non pensare alle negoziazioni tra Yasser Arafat ed Ehud Barak del 2000.

La storia di Gerusalemme dà spazio a un po’ di ottimismo per il futuro?Decisamente sì. Chiunque affermi di sapere cosa stia succedendo è chiaramente pazzo, ma esistono grandi possibilità di miglioramento. Può essere condivisa. Del resto è solo una città. Ciò che davvero conta è il mutuo rispetto e il mutuo riconoscimento. Questa è una delle principali motivazioni che mi hanno spinto a scrivere questo libro, far conoscere alle parti in lotta gli aspetti positivi degli avversari.

Gerusalemme può essere considerata la città più importante del mondo?Stai parlando con qualcuno che non potrebbe che rispondere affermativamente! Di sicuro non è la città più antica, ma ha avuto un ruolo importante in modo continuativo come mai nessun altro centro urbano nella storia.

È stimolante scrivere un libro su qualcosa di così antico e, al tempo stesso, così attuale. Gerusalemme cambia continuamente.

Sto ancora scrivendo l’epilogo perché ogni settimana succede qualcosa di nuovo.

Simon Sebag Montefiore è un premiato scrittore e storico. È autore del bestseller Gli uomini di stalin. Un tiranno, i suoi complici e le sue vittime (rizzoli, 2005) e di Il giovane stalin, (longanesi, 2010).

F Il re tirannoErode il Grande (73-4 a.C.)

Un ebreo con forti legami coi Romani, Erode fu nominato re di Giudea dal Senato nel 37 a.C. e regnò fino alla morte. La storia lo ricorda come un tiranno assetato di sangue, ma a lui va ascritta la costruzione di alcuni magnifici edifici a Gerusalemme, come il secondo tempio ebraico della città.

Il costruttore della cupola EAbd al-Malik (circa 646-705 d.C.)

Abd al-Malik fu un califfo della dinastia umayade, che governò Gerusalemme dalla metà del VII secolo fino alla metà dell’ VIII. Dal 685 al 691 seguì la costruzione della Cupola della Roccia nel luogo in cui, secondo la tradizione, Maometto fu assunto in cielo. La cupola rafforzò la presenza musulmana a Gerusalemme e ne rappresenta tuttora il suo segno più riconoscibile.

F Il papa crociatoPapa Urbano II (circa 1035-1099)

Nel 1095 Urbano II indisse la Prima Crociata con l’obiettivo di riportare

Gerusalemme sotto il controllo cristiano. La città cadde nelle mani crociate quattro

anni dopo. Molte altre crociate seguirono nel XII e nel XIII secolo nel tentativo di rafforzare il fragile controllo cristiano della città.

Lo splendido sovrano ESolimano il Magnifico

(circa 1494-1566)

Guidò l’Impero Ottomano per quasi mezzo secolo e rinnovò fortemente Gerusalemme, conquistata dal padre nel 1517. La popolazione aumentò considerevolmente durante il suo regno e tra i nuovi arrivi vi furono anche ebrei in fuga dalle persecuzioni in atto in Europa.

F Il soldato speranzosoMoshe Dayan (1915-1981)

Dayan fu il ministro della Difesa israeliano che ordinò l’invasione della parte araba della città durante la Guerra dei Sei Giorni (1967). Una volta riunita la città sotto il controllo israeliano, Dayan affermò di confidare in un’armoniosa convivenza tra ebrei e arabi.

protagonisti che hanno plasmato la città5

delle principali motivazioni che mi hanno spinto a scrivere questo libro,

FPapa Urbano IINel 1095 Urbano II indisse la Prima Crociata con l’obiettivo di riportare

Gerusalemme sotto il controllo cristiano. La città cadde nelle mani crociate quattro

anni dopo. Molte altre crociate seguirono nel

Nella storia di Gerusalemme, ci sono stati momenti nei quali le tre principali religioni hanno vissuto insieme armoniosamente?Non molti, in verità. Il tardo periodo ottomano fu relativamente tranquillo, ma solo perché gli ebrei erano sotto la protezione britannica. Precedentemente, gli ebrei erano tollerati a fatica e l’accesso al loro luogo sacro per antonomasia, il Muro del Pianto, veniva spesso ostacolato.

Nel 1229 fu stipulato un trattato di pace destinato a vita breve, quando l’imperatore del Sacro Romano Impero Federico II acconsentì a condividere la città coi musulmani. Divise Gerusalemme in modo che i musulmani controllassero la Cupola della Roccia e la Spianata delle Moschee, coi cristiani a governare tutto il resto.

Gli ebrei furono banditi, pena la morte, un accordo non molto vantaggioso dal loro punto di vista.

Già nel 1192 avevano avuto luogo negoziazioni tra Saladino e Riccardo Cuor di Leone a proposito della condivisione della città, un evento che ha evidenti parallelismi con la storia contemporanea.

documenti non puoi non pensare alle negoziazioni tra Yasser Arafat ed Ehud Barak del 2000.

La storia di Gerusalemme dà spazio a un po’ di ottimismo per il futuro?Decisamente sì. Chiunque affermi di sapere cosa stia succedendo è chiaramente pazzo, ma esistono grandi possibilità

Truppe britanniche a Gerusalemme nel 1917, dopo la vittoriasull’Impero Ottomano

Simon Sebag Montefiore nella

Basilica del Santo Sepolcro a

Gerusalemme

La città che racchiude la storia del mondo

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Bari 1943: il bombardamento tedesco di navi che trasportavano un carico di armi

chimiche portò alla messa a punto dei primi farmaci capaci di contrastare il cancro

La PearL HarBor

PugLiese cHe fece scoPrire

La cHemioteraPia

Non c’è malato di cancro che non abbia pronunciato la parola chemioterapia con un misto di timore e di speranza: timore per gli inevitabili effetti collaterali, ma anche

speranza per le potenzialità curative. Pochi sanno, però, che la scoperta alla base della moderna chemioterapia antitumorale (basata sul principio che alcune sostanze chimiche sono capaci di bloccare la replicazione di cellule in rapida crescita e divisione) fu fatta

Ore 19,25 del 2 dicembre 1943: il porto di Bari è in fiamme dopo l’attacco dei bombardieri tedeschi

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Aprile 2011 BBC History Italia 61

Storia della medicina

Il giorno dopo

il devastante

attacco aereo

degli Junkers 88

tedeschi così

si presentava

il centro

storico

di Bari

Bethesda (Maryland, Stati Uniti), 1951: il laboratorio del National

Cancer Institute in cui furono testati i primi farmaci chemioterapici

Harvard, 1947: l’oncologo Sidney Farber, pioniere degli studi sul cancro.

Diede vita alla Fondazione per la ricerca in pediatria oncologica

La PearL HarBor

PugLiese cHe fece scoPrire

La cHemioteraPia

a Bari durante la Seconda Guerra mondiale e fu una conseguenza indiretta del devastante attacco aereo tedesco che colpì il porto della città. In quella occasione si diffusero nell’aria e nell’acqua grandi quantità di armi chimiche che causarono circa duemila vittime, per metà tra i civili.

Barili di gas nervinimalgrado le importanti conseguenze scientifiche, la storia del bombardamento del porto di Bari è poco nota; avvenuta sul finire del 1943 e che sarebbe stato più tardi ribattezzato “la seconda Pearl Harbor” (dal nome della base

navale statunitense alle Hawaii, distrutta dall’attacco aereo giapponese il 7 dicembre 1941).

c’era stato da poco l’armistizio dell’8 settembre, firmato dal generale Badoglio, e l’esercito nazista occupava militarmente l’Italia, con l’esclusione delle regioni meridionali liberate che facevano parte del cosiddetto “Regno del Sud”. In quel periodo gli anglo-americani temevano un attacco da parte dei tedeschi a base di armi chimiche, bandite da due accordi internazionali nel 1921 e nel 1925, ma accumulate a scopo deterrente

da tutte le parti in conflitto. Per questo gli alleati anglo-

americani si erano preparati segretamente per poter rispondere subito all’eventuale attacco, trasferendo nel porto pugliese migliaia di barili di iprite, un gas nervino: consideravano sicuro il luogo, fuori dal raggio d’azione dei bombardieri tedeschi.

La segretezza che ha inizialmente coperto il rilascio di armi chimiche nel porto di Bari ha fatto sì che pochi siano oggi a conoscenza dei dettagli della vicenda. In anni recenti, tuttavia, l’agenzia regionale per l’ambiente ha avviato iniziative di informazione rivolte alla popolazione pugliese, per raccontare l’episodio e l’eroica bonifica del porto (in cui molti lavoratori subirono danni da iprite) e descrivere gli studi condotti sulle intossicazioni lamentate negli ultimi 50 anni da molti pescatori, specie al largo di Molfetta, entrati verosimilmente in contatto con le sostanze chimiche rilasciate dagli ordigni scaricati sui fondali dopo la fine della guerra, e finiti nelle reti da pesca. secondo un’indagine condotta dal biologo marino ezio amato per l’allora

adriatico: prima bonificato, poi pattumieraIstituto Centrale per la ricerca applicata al Mare (ICraM), i fondali dell’adriatico (la “pattumiera” principale è in acque internazionali, 35 miglia al largo di Molfetta) ospitano ancora oggi circa ventimila ordigni all’iprite, e anche per questo motivo la regione Puglia ha finanziato un progetto di bonifica dei porti, a partire proprio da quello di Molfetta. Finora non sono state identificate bombe all’iprite ma solo ordigni convenzionali e qualche bomba al fosforo che è stata fatta brillare in condizioni controllate. Per quanto riguarda gli ordigni dispersi in mare aperto (secondo una prassi seguita in tutto il mondo per liberarsi degli armamenti chimici nel dopoguerra) la valutazione condotta dall’agenzia per l’ambiente ha escluso che ci siano

rischi per i consumatori di pesce e per gli utenti degli stabilimenti balneari, mentre per i pescatori stanno partendo corsi di formazione.

Le armi chimiche, illegali, erano state accumulate a scopo deterrente da tutti i belligeranti

Il luogo (in verde) al largo di Molfetta dove a fine guerra sono stati scaricati 20.000 ordigni

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La festa patronale Il porto era però diventato sempre più importante sul piano strategico perché da lì transitavano armi e rifornimenti. la luftwaffe, l’aviazione tedesca, decise di far decollare tre squadriglie di bombardieri da campi di volo del nord Italia. Solo per un caso la città di Bari fu l’unica in tutta Europa a essere colpita da armi chimiche, per di più per “colpa” (seppure indiretta) degli alleati anglo-americani.

l’attacco, imprevisto e improvviso, fu sferrato alle 19 e 25 del 2 dicembre, mentre nella città, che all’epoca contava circa 200.000 abitanti, fervevano i preparativi per le imminenti feste per il santo patrono, San nicola. oltre cento bombardieri bimotori Junkers 88

a sciogliere l’enigma fu l’acume di un ufficiale medico inglese, specializzato in guerra chimica

si avvicinarono al porto da nord volando indisturbati, dato che non c’era nessuna postazione contraerea. Una volta su Bari, in un attacco durato circa un’ora, sganciarono il loro carico di bombe sulle navi che si affollavano presso il molo foraneo. tra di esse vi era il mercantile “John Harvey”, di costruzione americana, lungo 135 metri, con oltre 500 soldati, arrivato da pochi giorni dall’algeria con 15.000

bombe chimiche (come ricostruito dal biologo marino che ha indagato sulla vicenda, il romano Ezio amato). ciascuna delle bombe, che attendevano di essere scaricate,

conteneva circa 30 chili di iprite, come venivano chiamate le mostarde azotate. Il capitano del mercantile, consapevole dei rischi, avrebbe voluto chiedere alle autorità portuali una procedura particolare per

portare rapidamente a terra le sostanze pericolose, ma la segretezza gli aveva impedito di farlo, non potendo menzionare la natura del carico nascosto nella stiva.

Lo strano odore di aglioFu così che la Harvey fu colpita, insieme a 16 altre navi, e dalle sue fiancate squarciate si rovesciarono nelle fredde acque del porto grandi quantità di iprite, mentre si sollevava un’alta nube di gas tossico. Sul momento, nessuno comprese la gravità della minaccia, anche perché i membri dell’equipaggio della

Harvey, che erano al corrente del segreto, erano morti nel bombardamento.

Risultato: le cure immediate non furono le più adatte a limitare i danni da attacco chimico. al contrario, molti dei feriti più lievi rimasero a lungo in attesa di trattamento con indosso l’uniforme bagnata, intrisa di carburante e iprite, sotto coperte asciutte che avevano lo scopo di riscaldarli, ma che favorirono anche l’assorbimento per contatto della pericolosa sostanza. anche molti dei soccorritori furono esposti.

nessuno, sul momento, aveva fatto caso al forte odore di aglio (un odore caratteristico, che più avanti avrebbe confermato i sospetti sulla presenza di armi chimiche), e per i medici rimasero inizialmente senza spiegazione molti dei sintomi (tipici dell’intossicazione da gas) presentati dagli oltre 600 soldati ricoverati. Di questi, ben 83 morirono nelle settimane seguenti, mentre dei moltissimi civili coinvolti non è stato mai possibile raccogliere notizie certe.

Perché da questa casualità si giungesse alla messa a punto dei primi farmaci capaci di contrastare il cancro hanno giocato un ruolo

Estate 1917, Ypres (Belgio): l’immobilità della guerra di trincea

(a sinistra) viene scavalcata dall’esercito tedesco con

bombardamenti di ordigni all’iprite. Nei confronti di questo gas

dalle proprietà fortemente vescicanti e velenose, anche l’uso

delle maschere antigas (foto sopra) si rivelò scarsamente

efficace. La produzione su scala industriale iniziò in Francia nel

giugno 1918 e in Gran Bretagna nel settembre dello stesso anno

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Storia della medicina

L’iprite deve il suo nome alla cittadina belga di Ypres, nelle Fiandre, in cui questo gas aggressivo, chiamato anche gas mostarda, dotato di proprietà fortemente vescicanti e velenose, fu usato per la prima volta dall’esercito tedesco durante la Prima guerra Mondiale. era il 12 luglio 1917. L’iprite è un liquido oleoso, incolore, i cui vapori agiscono sulla pelle anche attraverso gli abiti. Le sue caratteristiche principali (azione per contatto, lunga persistenza ambientale) e le lesioni che procura (a insorgenza lenta e inabilitanti per lungo periodo) lo resero subito un’arma innovativa in una guerra che cercava nella tecnologia un aiuto per sfuggire al più presto all’immobilità della guerra di trincea.La diffusione avveniva essenzialmente tramite proiettili di artiglieria, di rado tramite bombe d’aereo.

Queste, in proporzioni massicce, furono usate dagli italiani durante la seconda guerra Mondiale: nel 1930 nella sartica (Libia) e dal dicembre 1935 al maggio 1936 durante la guerra in etiopia, quando circa 85 tonnellate di iprite furono lanciate con bombe dal cielo. Da tempo è noto che l’esposizione prolungata all’iprite e alle sostanze chimiche analoghe può provocare il cancro, ma solo nel 2009 si è potuto determinare con certezza (grazie a uno studio epidemiologico condotto su oltre 17.000 veterani di guerra inglesi, pubblicato sulla rivista British Medical Journal) che l’esposizione singola (cioè una sola volta durante la vita, come quella che ha riguardato i cittadini di Bari nel corso dell’attacco aereo del dicembre 1943) non provoca invece alcun effetto cancerogeno.

L’arma chimica dei tedeschi

soldati canadesi vittime di un attacco chimico durante la Prima guerra Mondiale

chiave altri fattori, tra cui la segretezza militare e l’acume clinico dell’ufficiale medico spedito a occuparsi dei sopravvissuti, il tenente colonnello inglese Stewart Francis alexander.

Fu con l’arrivo di alexander, l’ufficiale medico inviato a Bari per la sua esperienza sulla guerra chimica, che la verità cominciò a emergere, seppure solo nella cerchia ristretta delle gerarchie militari.

Egli praticò molte autopsie e

approfonditi esami sui soldati ricoverati, osservando che in molti casi l’esposizione ai gas aveva avuto un effetto importante sul funzionamento del midollo osseo: aveva infatti bloccato la replicazione di alcuni tipi di cellule del sangue che l’organismo sano produce molto rapidamente, e in continuazione, e che a loro volta portano alla produzione dei globuli bianchi. la versione ufficiale dei fatti di Bari continuò ancora per molti anni a nascondere la presenza di iprite e mostarde azotate, ma la relazione medica di alexander fu da subito chiarissima, al punto da suggerire che questo effetto delle mostarde azotate sulle cellule “a rapida replicazione” poteva risultare utile anche per contrastare

altre cellule che si dividono in modo rapido e incontrollato: le cellule cancerose.

Il suo rapporto, con quello di altri esperti britannici, finì sul tavolo del direttore del memorial Hospital di new York, cornelius Rhodes, all’epoca ai vertici anche del servizio sanitario militare statunitense. lì furono studiati i campioni raccolti da alexander

grazie ai pazienti baresi: campioni che fornirono subito risultati interessanti grazie al lavoro dei due americani louis Goodman e alfred Gilman. Poi fu avviata la prima sperimentazione di un farmaco derivato dalle mostarde azotate che pose le basi per una cura che oggi offre ai malati prospettive di guarigione un tempo impensabili.

Estate 1917, Ypres (Belgio): l’immobilità della guerra di trincea

(a sinistra) viene scavalcata dall’esercito tedesco con

bombardamenti di ordigni all’iprite. Nei confronti di questo gas

dalle proprietà fortemente vescicanti e velenose, anche l’uso

delle maschere antigas (foto sopra) si rivelò scarsamente

efficace. La produzione su scala industriale iniziò in Francia nel

giugno 1918 e in Gran Bretagna nel settembre dello stesso anno

Sopra: una foto d’epoca (anni Cinquanta) del metotressato. A sinistra: cristalli di cisplatino, tra i primi farmaci usati nella terapia del cancro

per Saperne di più

LibriE Ministero dell’Ambiente - ICRAM - Manuale illustrativo delle misure precauzionali da adottare in caso di salpamento di residuati bellici mediante reti da traino. Con il contributo di: Stabilimento Militare Materiali Difesa NBC

rivisteE Questo articolo è tratto da un nuovo mensile (Si Può) che affronta con coraggio tutte le tematiche relative al cancro: le scoperte scientifiche, la prevenzione, la convivenza, la guarigione. Il mensile attualmente è leggibile su iPad e iPhone e sarà presto in edicola.Ringraziamo per la collaborazione storico-scientifica Ezio Amato, biologo marino presso le Nazioni Unite a Ginevra e Attilio Rinaldi, già direttore dell’ICRAM (1997-2002) e oggi presidente del Centro di ricerche marine di Cesenatico

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Libri aprile 2011

7 volumi che consigliamo

I salvatori di Venere

In un momento in cui il patrimonio artistico subisce in Italia le conseguenze di una

generalizzata indifferenza e nel mondo è spesso bersaglio di violenze distruttive anche consapevoli, la lettura di questo libro di Ilaria Dagnini Brey suscita sentimenti contrapposti: da un lato

Salvate Venere! 1942-45 di Ilaria Dagnini Brey Mondadori, 320 pagine, euro 21

Giovanna Rotondi presenta la storia sconosciuta dei soldati alleati che nella Seconda Guerra Mondiale protessero le opere d’arte italiane

le pagine che questo mese hanno colpito positivamente i nostri esperti nei vari campi della storia Salvatori dell’arte O Bussola di Biagi O Corruzione O Costituzione O I fratelli Lumière

riconoscenza e ammirazione per tutti coloro che, anche a rischio dell’incolumità personale, si impegnarono nell’opera di salvataggio da razzie e bombardamenti; dall’altro rabbia e sconforto per gli episodi di odierna barbarie culturale.

All’autrice (italiana di nascita, Padova, e americana di adozione) va riconosciuto il grande merito di aver ricostruito, in base a documenti mai consultati prima perché ancora protetti dal segreto militare, una vicenda storica inedita la cui straordinaria portata, negli anni in cui si svolse, sfuggì anche a coloro che nello stesso periodo, sul versante italiano, furono protagonisti dell’operazione Salvataggio: i soprintendenti alle Gallerie, ai monumenti e ai Beni archeologici, anche essi protagonisti del libro da quando, inizialmente, “si affannavano” a creare i rifugi per le opere d’arte e a “proteggere le facciate di chiese e palazzi dietro piramidi di sacchi di sabbia” fino al momento del bilancio dei danni e dei primi interventi riparatori.

mentre in Italia venivano attuate le misure protettive, in America e in Inghilterra alcune prestigiose istituzioni culturali e un gruppo di intellettuali cominciarono a manifestare la propria preoccupazione per la sopravvivenza dell’arte europea. L’apprensione dilagò e crebbe fino a raggiungere il presidente Roosevelt che non esitò a dare vita a un’organizzazione governativa per la protezione delle opere d’arte, dei monumenti e degli archivi europei. matura in seno a questo organismo, la

Frederick Hart in Piazza della Signoria a Firenze, nel 1945, accanto alla sua leggendaria jeep Lucky 13: per i suoi meriti ebbe la cittadinanza fiorentina

Ilaria Dagnini Brey

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Libri aprile 2011

66 BBC History Italia Aprile2011

Chi ha visto Michelangelo?

al grande architetto senese Francesco di Giorgio martini: la Rocca di Sassocorvaro. nella cornice di questo paesaggio di rara bellezza, rimasto come lo dipinsero Piero della Francesca e Raffaello, è ambientata la storia rocambolesca del salvataggio di 6.509 opere d’arte (la concentrazione più grande mai messa insieme nella storia dell’umanità) provenienti da Venezia (la tempesta del Giorgione e il tesoro di San marco in primis), da milano, da Bergamo, da Roma, da tarquinia, da tutte le marche. Il diario dell’operazione Salvataggio, giorno dopo giorno, è ricostruito, con abbondanza di immagini e illustrazioni a colori, nel libro L’Arca dell’Arte, recentemente ristampato: lo si può richiedere, via posta o via mail, alla nostra redazione.

Il salvataggio di molti capolavori non deve però far dimenticare che circa 1.500 opere d’arte sottratte dai tedeschi agli italiani mancano ancora all’appello e sono da ritenersi, perciò, ancora, tecnicamente, “prigionieri di guerra”. Si trovano in Germania e, in parte, nell’ex unione Sovietica dato che l’Armata rossa, avanzando durante la guerra in territorio tedesco, se ne impossessò. Sull’International Herald tribune del 22-23 aprile del 1995 è pubblicato un articolo di Roderick Conway morris dal quale risulta che, fra le opere ancora da recuperare, ve ne sono alcune di michelangelo (una testa di fauno, scultura in marmo trafugata dal castello di Poppi dei conti Guidi, Arezzo, tra il 22 e il 23 agosto 1944 dai nazisti della 305* divisione di fanteria), del Perugino, di marco Ricci, oltre a sculture greche e romane. L’elenco completo di questa Arca dispersa è riportato nel volume L’opera da ritrovare, sottotitolo: Repertorio del patrimonio artistico italiano disperso all’epoca della Seconda Guerra mondiale, Poligrafico dello Stato, 1995. Sarebbe bello che Federica Sciarelli organizzasse una puntata speciale di Chi l’ha visto?

Commissione Roberts, la filosofia dell’intera operazione che, tra le iniziative, concretizzerà anche quella di fornire ai comandanti delle truppe impegnate in Italia notizie dettagliate sull’ubicazione di quei complessi monumentali che, scriverà eisenhover nel 1943, “è nostro dovere rispettare, per quanto la guerra lo consente, perché hanno ispirato la nascita e il progresso della nostra stessa civiltà”.

nello scenario di distruzione della guerra, un manipolo di ufficiali, chiamati nei documenti di guerra “monuments men” e soprannominati scherzosamente dalla truppa “gli aggiustaveneri”, risalirono con l’esercito di liberazione la penisola con il compito di salvare il salvabile usando solo gli strumenti della propria cultura, costruita attraverso gli studi umanistici (erano storici dell’arte, archeologi, archivisti). Il libro (scritto con esemplare chiarezza narrativa) rivela che questi personaggi dedicarono tutte le loro risorse ai monumenti feriti documentandoli fotograficamente, sollevando i soprintendenti “dalle difficoltà economiche che li avevano afflitti fino alla vigilia della liberazione”, avviando le opere di recupero e contribuendo anche direttamente alla salvezza dell’Arte. è questo, il caso del tenente americano Benjamin mcCartney, ventottenne, laureato in letteratura ad Harvard: conoscendo perfettamente Firenze essendovi vissuto prima della guerra, fu designato a bombardare lo scalo merci della stazione di S. maria novella. Il piccolo obiettivo fu da lui centrato con esattezza millimetrica: “a pochissima distanza -osserva commossa la Dagnini Brey- il cuore di Firenze continuò a pulsare all’ombra della cupola del Duomo”.

nel 2010 la giuria del premio Rotondi ai Salvatori dell’Arte, a Sassocorvaro (Pesaro urbino), ha assegnato all’autrice il premio speciale per la divulgazione.

Giovanna Rotondi Terminiello, storica dell’arte, è stata Soprintendente per i Beni artistici e storici della Liguria dal 1967 al 1996. Dal 1996 al 2006 ha insegnato Storia e tecnica del restauro presso l’Università di Genova.

Migliaia di capolavori furono salvati da strateghi italiani. Ma altri sono ancora prigionieri di guerra. Due libri raccontano i particolari

L’Arca dell’Arte di Salvatore Giannella e Pier Damiano MandelliEditoriale Delfi, 184 pagine, euro 38

L’opera da ritrovare Ministero degli Affari esteri e Ministero dei Beni culturaliPoligrafico dello Stato, 342 pagine

NeLLe PAGIne del libro di Ilaria Dagnini Brey, accanto agli ufficiali alleati “salvatori

di Venere”, vengono citati anche i nomi di alcuni soprintendenti italiani che divennero coraggiosi strateghi di un’affannosa campagna per la difesa dell’arte italiana. Primo fra tutti, Pasquale Rotondi, soprintendente di urbino, coordinatore a 31 anni della più straordinaria pagina di salvataggio di opere d’arte italiane.

nel mare di terra del montefeltro storico, in quella regione marche che è un museo diffuso, c’è una fortezza gioiello del Rinascimento, attribuita

Il volume del Poligrafico con, in copertina, la scultura “Testa di fauno” attribuita a Michelangelo e mai più tornata in Italia.

Il libro dedicato all’Operazione Salvataggio di 6.509 capolavori italiani: lo si può richiedere contrassegno alla nostra redazione.

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Con la semplicità che l’ha reso celebre, il giornalista ha spiegato che cosa dovremmo fare per guadagnarci quello che ci meritiamo: un paese normale. Di Dario Ronzoni

Chi ha visto Michelangelo?

bussola civile puntava sulla n di normalità: quella cosa per cui un treno arrivato in orario non è un evento da festeggiare, quel principio in base al quale un lavoro sicuro e giustamente retribuito non è un obiettivo irrealizzabile, quella abitudine a vedere in chi è diverso da noi un compagno di strada e non una minaccia. Con la consueta semplicità che l’ha reso celebre, Biagi spiega agli italiani cosa dovremmo fare per guadagnarci quello che ci meritiamo: un Paese normale. e lo fa indicando, con storie e personaggi, i settori chiave della vita civile: i diritti, la giustizia, l’informazione, i modelli di vita, l’educazione e la memoria. Capitolo, quest’ultimo, che affascinerà in modo particolare i nostri lettori. Per citare un solo esempio, prendiamo il generale Patton, figura leggendaria che qualcuno ricorda come il più grande generale sullo scacchiere europeo e altri, invece, come violento e

PeR quAttRo anni, ogni settimana, un cronista di oggi è andato a trovare enzo Biagi

nel suo ufficio al primo piano della libreria Rizzoli, in Galleria a milano, per raccogliere le sue testimonianze sull’attualità: parole destinate alla prima pagina del settimanale, quella che era già stata di Indro montanelli, e che il direttore storico (Paolo occhipinti) aveva voluto assegnare a quel maestro di giornalismo lo stesso giorno in cui enzo era stato colpito dall’editto bulgaro del premier Silvio Berlusconi. In quegli ultimi anni di vita (Biagi era nato a Pianaccio, sull’Appennino bolognese, il 9 agosto 1920 ed è morto a milano il 6 novembre 2007) la sua immaginaria

La bussola civile di Biagi

Consigli per un Paese normaledi Enzo Biagi a cura di Salvatore Giannella, Rizzoli 2010, 19,50 euro.

Il generale George Smith Patton (al centro) ripreso in Sicilia

Il fIlm dIretto da franklIn J. Schaffner e sceneggiato da francis ford coppola è uno dei più celebri lungometraggi di guerra di ogni tempo. nel 1970 dominò gli academy award conquistando otto oscar. tra questi spicca la statuetta per il miglior attore protagonista, vinta da George c. Scott.eccessivo e paradossale, Patton fu il generale americano più temuto dall’esercito tedesco durante la Seconda Guerra mondiale. Un personaggio sopra le righe, che disegnava le sue stesse uniformi e ostentava la sua sei colpi con l’impugnatura in avorio. Il film è il ritratto crepuscolare di questa straordinaria figura storica, la cui genialità, permeata di amarezza, rivela che l’unico nemico che non sia mai riuscito a sconfiggere è la sua stessa volubile personalità.

Patton, Generale d’accIaIoTitolo originale: PattonNazione: U.S.aAnno di produzione: 1970Durata: 164 minutiRegia: franklin J. SchaffnerInterpreti: George c. Scott, karl malden, Stephen Young, michael Strong

sprezzante: Biagi parla di uno schiaffo. Lo mollò, in un ospedale di Palermo, a un soldato. quello schiaffo segnò l’inizio della parabola discendente di Patton. Per l’America democratica, il soldato non è che un cittadino in uniforme e quindi meritevole di ogni rispetto formale.

Dario Ronzoni, una laurea in Lettere Moderne con una forte matrice storico-geografica. Attualmente lavora nella redazione di BBC History Italia.

Patton, generale in video

sprezzante: Biagi parla di uno

Il dVd è disponibile in edicola al prezzo di 9,90 euro

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Libri aprile 2011

68 BBC History Italia Aprile201168 BBC History Italia Aprile2011

LA CoRRuzIone pubblica e privata, con tutte le sue varianti (tangente, mazzetta,

innocuo trasferimento di denaro tra

Lucio Labianca ha colto in romagna in un libretto un grande segnale

Piccoli di sana Costituzione

Un GIoRno di settembre un quartiere in festa di Cesenatico, sulla riviera

romagnola, ha apparecchiato per le famiglie. C’era nell’aria odore

cricche, o “oops, mi sono caduti 500 euro dalla tasca”) è diventato il reality di maggior successo presso il pubblico italiano. e bene ha fatto Carlo Alberto Brioschi, responsabile della saggistica in Rizzoli, a condensare in questo volume storie, protagonisti che l’umanità, non solo italica, da Babilonia ad Atene, dall’antica Roma (nacque lì l’espressione “pecunia non olet”) alla Roma attuale, ha dedicato a questa

pratica finanziaria molto diffusa e particolarmente in voga nei diversi settori della politica e presso le multinazionali. Sarebbe facile illuminare la politica mercenaria con la lente della morale. Invece, sbarazziamoci dell’etica e, con l’economista michele Ainis, facciamo i conti. Se ogni punto percentuale in più sul carico fiscale riduce del 5 per cento gli investimenti stranieri, ogni grado di

Il malaffare.Breve storia della corruzione di Carlo Alberto Brioschi Longanesi, 300 pagine, euro 16

Il seme del vivere insieme di Tinin Mantegazza Sicograf, Cesenatico, 52 pagine

della piadina e dei pesci, il gusto di mangiare in allegria e un progetto serio: parlare di Costituzione. I relatori erano un po’ in pensiero. Il clima inclemente e l’atmosfera di festa facevano temere che il cibo per la mente non avrebbe ricevuto l’attenzione necessaria. ma non è andata così: i giovani numerosi e attenti hanno seguito i discorsi fino in fondo.

quella partecipazione particolarmente calda è stata lo stimolo per continuare il lavoro. Per la ricchezza dei contenuti e di valori la Costituzione, la carta dei diritti e dei doveri di tutti i cittadini italiani, può rivolgersi a tutte le età. non si deve temere di comunicarla ai più piccoli, ma semplicemente farlo attraverso i linguaggi giusti. Così, da un’idea di tinin mantegazza, un giornalista e regista, creativo eclettico e multiforme, e dalle felici illustrazioni di Francesca Salucci è nato questo volume per ragazzi, piccolo nella foliazione ma

Il libro nero della corruzioneSalvatore Giannella segnala 4.000 anni di tangenti raccolti da Carlo alberto Brioschi

“Allegoria della giustizia”, olio su tela, datato 1762 e firmato

Louis-Simon Tiersonnier,

(Beauvais 1713 o 1718 - Parigi 1773)

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Aprile 2011 BBC History Italia 69Aprile 2011 BBC History Italia 69

Salvatore Giannella è giornalista e scrittore. Ha diretto Genius, L’Europeo e Airone. è direttore editoriale di BBC History Italia.

E, con i Lumière, fu il cinemaUn campione della divulgazione fa luce su fratelli geniali. Di Dino Satriano

aumento del livello di corruzione li riduce del 16 per cento. e sta di fatto, inoltre, che l’Italia viaggia in coda sia nelle classifiche internazionali sulla legalità, sia in quelle che misurano la produttività dei singoli Paesi. Contro la corruzione, insomma, milita una ragione pratica, anche più forte di quella etica. e l’Impero romano crollò così, per la corruzione delle sue classi dirigenti. “Di questo passo”, segnala Ainis, “rischiamo di emularlo, e senza neanche un Impero da salvare”.

eppure non tutto è perduto, anzi (per l’Autore) potrebbe annunciarsi un futuro roseo per quanto riguarda la corruzione. Roseo? Forse sì: più pragmatiche, oneste e capaci di empatia e abnegazione, le donne sono considerate meno esposte alla corruzione, e sono anche le principali vittime del malaffare. “C’è chi dice”, chiude il libro Carlo Alberto Brioschi, “che l’onesta è femmina a causa degli ormoni, dei neuroni, dei figli, dell’educazione ricevuta. Insomma delle donne ci si potrebbe fidare un po’ più degli uomini... Se una donna fosse stata a capo di Lehman Brothers (o di qualunque altra banca coinvolta nell’ultima crisi finanziaria) non avrebbe preso decisioni così azzardate per clienti e risparmiatori”. Potrà sembrare un’utopia, ma in ogni caso un tentativo su questo fronte va fatto.

I fratelli Lumièredi Luca Novelli, Editoriale Scienza, volume con DVD allegato. Prezzo: 19,90 euro.

grande nel significato simbolico: perché, come scrive la dirigente scolastica maria Stella Grandi, è oggi tangibile che la Costituzione italiana sia poco conosciuta; è come se fosse sganciata dalla vita quotidiana degli stessi cittadini. “Conoscere i propri diritti costituzionali è premessa per poterli esercitare. Don Lorenzo milani insegna che quando il povero saprà dominare le parole, la tirannia dei potenti sarà spezzata”. Così la scuola di Stato diventa il luogo privilegiato per capire i segni dei tempi, ma anche per cercare di cambiare segno ai tempi.

NeSSuno meGLIo di lui poteva raccontare l’invenzione del cinema

perché anche i suoi libri hanno qualcosa di cinematografico, pieni come sono di immagini e di fumetti. Si leggono e nello stesso tempo si godono visivamente, appunto come un film. Luca novelli, nato come cartoonist di quotidiani e periodici e oggi divulgatore scientifico per ragazzi popolare in mezzo mondo, dedica dunque ai fratelli Lumière il suo ultimo divertentissimo collage di parole, foto, disegni e giochi grafici. Il volume fa parte della collana «Lampi di genio», tradotta in 18 lingue, compresi il cinese e l’arabo, nella quale sono già comparse le

originali «autobiografie» di una dozzina di personaggi (da Leonardo a einstein, da newton a Volta, da Galileo a Darwin, eccetera) che hanno inciso sulla vita dell’umanità con le loro invenzioni e scoperte. quei «Lampi di genio» che nel 2008 ispirarono la omonima serie televisiva di Rai educational, con lo stesso novelli, a bordo di un’astrotemponave, nel ruolo di conduttore. un grande successo, e non solo presso gli spettatori più giovani. Così come accade per i libri, che piacciono (e insegnano) anche agli adulti. qui, ne I fratelli Lumière, è Auguste, il maggiore, che racconta di sé, di Louis Jean e di tutta la famiglia protagonista di un avventuroso «kolossal», è il caso di dire, ambientato tra europa e America, affollato di altri attori, a cominciare da Daguerre ed edison, e pieno di curiosità, sorprese, zoomate su fatti, cose, luoghi pertinenti. Completano il volume un Dizionario del cinema e una Guida per aspiranti cineasti. Ciliegiona sulla torta, un DVD. Alla fine si sa tutto della «settima arte». e in più, ci si è divertiti.

Dino Satriano, giornalista e scrittore. Il suo ultimo libro: Dove crescono i talenti. Viaggio nella Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa (Felici)

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Alida Valli, nome d’arte della baronessa Alida Maria Von

Altenburger (Pola 1921 - Roma 2006) nel film capolavoro

di Luchino Visconti Senso (1954)

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Srotolando la corposa bobina di film e sceneggiati televisivi che raccontano gli eventi accaduti negli ultimi 150 anni in Italia, spicca tra le opere più significative una serie di titoli che ha per soggetto il Risorgimento, momento cruciale della storia nazionale portato al cinema da molti celebri registi. Ripercorriamo il cammino di questo filone cinematografico con Giuseppe Colangelo, docente di Storia del cinema presso l’Accademia di Comunicazione di Milano e autore di numerosi libri e pubblicazioni dedicati al mondo della celluloide

1 Senso Italia, 1954Regia: Luchino Visconti con Alida Valli, Farley Granger, Massimo Girotti, Heinz Moog, Rina Morelli, Marcella Mariani, Sergio Fantoni Drammatico (Durata: 120’)

Tre film sul...

Risorgimento italiano

Attraverso la tormentata storia d’amore tra una bella nobildonna veneziana e un ufficiale delle truppe d’occupazione austriache, si racconta un momento significativo e drammatico del Risorgimento. Adattando un racconto di Camillo Boito, Visconti intesse un raffinato arazzo sul cui sfondo si consumano i violenti scontri della guerra italo-austriaca del 1866. Fedeltà degli avvenimenti

e melodramma si fondono in un crogiuolo in cui Eros e Thanatos innescano un’approfondita riflessione critica sul senso della storia e delle passioni umane. Girato nell’estate del 1953 tra Valeggio, Custoza e Verona, il regista affianca a star del calibro di Alida Valli e Massimo Girotti gli abitanti del luogo, mettendo in atto quel principio secondo cui ricostruzione meticolosa di ambienti, stili di vita, rapporti

sociali e ideali politici del passato vanno raccontati neo realisticamente basandosi sui codici propri dell’epoca presa in considerazione.

Accuratezza storica È nota l’ossessiva ricerca di fedeltà storica da parte di Visconti, che si palesa anche nella cura di minimi dettagli, come l’utilizzo di calzini uguali ai modelli in voga all’epoca narrata.

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Gli altri magnifici sette

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Tramite la storia di tre ragazzi meridionali, che a causa della dura repressione messa in atto dai Borboni durante i moti del 1828 decidono di aderire alla Giovine Italia di Mazzini, il plot esplora alcune delle molte pagine oscure al centro del sanguinoso processo che conduce all’unificazione

nazionale. Ispirato al romanzo omonimo di Anna Banti, il film è incentrato su quattro episodi che corrispondono ad altrettanti momenti cruciali di questo doloroso percorso. Sintesi del “perenne dualismo”, come afferma lo stesso Martone, “ tra coloro che vogliono costruire

un’Italia migliore e coloro che vogliono instaurare invece un incontrollato autoritarismo. Quell’Italia che si è in seguito riproposta più volte e ancora adesso ne abbiamo traccia.”

Accuratezza storicaMartone si sofferma solo su alcuni

momenti importanti dei moti risorgimentali, lasciando volutamente sullo sfondo gli austriaci, le Cinque Giornate di Milano e l’impresa dei Mille.

3 Noi credevamo Italia/Francia, 2010 Regia: Mario Martone con: Luigi Lo Cascio (foto a destra, in primo piano) , Valerio Binasco, Francesca Inaudi, Andrea Bosca, Edoardo Natoli, Luigi Pisani, Andrea Renzi, Renato Carpentieri, Guido Caprino, Ivan Franek, Stefano Cassetti, Franco Ravera, Michele Riondino, Roberto De Francesco, Toni Servillo, Luca Barbareschi, Fiona Shaw, Luca Zingaretti, Alfonso Santagata, Peppino Mazzotta, Giovanni Calcagno, Vincenzo Pirrotta, Anna Bonaiuto, Edoardo Winspeare, Leslie Csuth, Pino Calabrese, Romuald Andrzej Klos, Enzo Salomone, Francis PardeilhanDrammatico (Durata: 170’)

2 Nell’anno del Signore Italia, 1969Regia: Luigi Magnicon Nino Manfredi e Claudia Cardinale (foto in basso), Enrico Maria Salerno, Britt Ekland, Robert Hossein, Ugo Tognazzi, Alberto Sordi, Pippo Franco, Stelvio Rosi, Renaud Verley, Marco Tulli, Emilio Marchesini, Stefano OppedisanoCommedia (Durata: 105’)

Gendarmi e alte sfere ecclesiastiche opprimono ferocemente il popolo nella Roma di Papa Leone XII. Siamo nel 1825 e l’ombra della ghigliottina incombe minacciosa su chiunque alzi troppo la testa. A stemperare il clima di terrore che caratterizzava quegli anni pre-risorgimentali è chiamato un gruppo di grandissimi attori del periodo d’oro della commedia all’italiana, capace di scatenare la risata e trascinare da veri istrioni lo spettatore nel dramma. Memorabili alcune battute, come: “Buonanotte, popolo” pronunciata da uno dei due rivoluzionari prima di essere decapitato o come quella declamata da Alberto Sordi nelle vesti di frate quando arringa la folla in tumulto:”Popolo,

che sei? ‘Na monnezza”. Un’opera il cui intento è di portare a galla alcuni aspetti poco edificanti dell’autorità pontificia, che al tempo stesso innesca con sarcasmo un’amara riflessione sul potere in generale. Il film è il primo della trilogia di Magni dedicata alla Roma papalina del secolo XIX.

Accuratezza storicaMagni, pur concedendosi molte libertà espressive, in più di un frangente si attiene alle testimonianze storiche. Basti pensare alla scena della decapitazione dei due rivoluzionari in Piazza del Popolo, luogo in cui campeggia un’epigrafe in memoria di Targhini e Montanari, collocata agli inizi del Novecento.

Piccolo mondo antico (1941)di Mario Soldaticon Massimo Serato, Alida Valli, Ada Dondini, Mariù Pascoli, Anna CarenaDrammatico. (Durata: 107’)In una Lombardia sotto il giogo degli austriaci si snoda tra drammi e slanci patriottici la vicenda familiare di una giovane coppia.

Casa Ricordi (1954) di Carmine Gallonecon Paolo Stoppa, Nadia Gray, Andrea Checchi, Elisa CeganiBiografico. (Durata: 90’)Rivisitazione dell’esperienza commerciale, culturale e divulgativa della famiglia Ricordi caratterizzata dalle più grandi figure della musica italiana e dagli eventi cruciali dell’Ottocento.

Viva l’Italia (1961) di Roberto Rossellinicon Paolo Stoppa, Giovanna Ralli, Franco InterlenghiDrammatico. (Durata: 106’)Precisa rievocazione dell’impresa di Garibaldi: dalla partenza dei Mille da Quarto alla stretta di mano con Vittorio Emanuele II a Teano, fino al ritiro sull’isola di Caprera.

Il Gattopardo (1963) di Luchino Visconticon Burt Lancaster, Alain Delon, Claudia Cardinale, Paolo Stoppa, Rina Morelli, Romolo Valli, Giuliano Gemma, Terence HillDrammatico. (Durata: 205’)Al momento dello sbarco dei garibaldini, la Sicilia è percorsa da un fremito che giunge fin nel sonnolento feudo di Donnafugata, in cui domina il principe don Fabrizio di Salina. Ritratto della decadenza e dell’inesorabile declino di un mondo.

Le cinque giornate di Milano (1970) Sceneggiato tv di Leandro Castellani. Sulla cacciata degli austriaci da parte dei milanesi (18-22 marzo 1848). Vedi anche la versione diretta sempre per la TV da Carlo Lizzani (2004) e quella per il cinema di Dario Argento (1973.)

Bronte - Cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato (1973) di Florestano Vancini.con Ivo Garrani, Mariano RigilloStorico. (Durata: 126’)A Bronte, nel catanese, 150 persone vengono arbitrariamente arrestate, processate in modo sommario e fucilate per ordine di Nino Bixio. In basso, un fotogramma dal film.

I viceré (2007) di Roberto Faenzacon Alessandro Preziosi, Lando Buzzanca,Cristiana Capotondi, Guido Caprino, Lucia Bosè. Storico. (Durata: 120’)Drammi, intrighi e amori della famiglia Uzeda inscritti negli ultimi anni del dominio borbonico in Sicilia.

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I luoghi della storia Invito alla visita

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Nell’OttOcentO, grazie alle prime forme di capitalismo industriale e agrario, Milano è la città più progredita d’Italia, tanto da essere definita a metà secolo

dallo scrittore francese théophile Gauthier come una capitale «viva» dove «le case hanno l’aspetto di alberghi, gli alberghi di palazzi, i palazzi di templi». Milano era paragonata a Parigi poiché affiancava, al ricco patrimonio culturale, luoghi di divertimenti, caffè e teatri. Molti personaggi eccellenti del panorama nazionale e internazionale la visitarono alloggiando in alberghi di lusso.

In camera con Verdi

LE STANZE DELLA MEMORIA A MILANO

chiamava l’appartamento di Verdi. cosa volete? ci tenevo a vivere un po’ in quell’ambiente dove lui viveva buona parte dell’anno: mi ci sentivo bene in quell’ampio salone, adorno del suo splendido ritratto a olio. D’altra parte, gli alberghi hanno l’apprezzabile vantaggio che si può vivere e dormire dove ha dormito e vissuto un uomo grande e geniale. Una bella notte (saranno state le 3) sento bussare alla porta: era il cavalier Spatz, simpaticissimo proprietario dell’albergo. “che c’è?”, domando assonnato. “c’è che ...”, risponde lui impacciato. “Ho capito!”, esclamo. “Ho capito: arriva Verdi!”. Riunii la mia roba e mi collocai in altre stanze, intanto che la folla dei facchini toglieva dalle stanze di Verdi fin l’ultimo ricordo della mia breve permanenza, pulendo, assettando, spazzolando” .

In un Paese come il nostro, già méta del Grand tour, una ricchezza come questa degli alberghi storici andrebbe valorizzata. Magari copiando i bravissimi francesi: a Digione i

Il simbolo della storia dell’ospitalità meneghina è l’Hotel de Milan con al centro la figura di un grande maestro: Giuseppe Verdi che qui si spense il 27 gennaio 1901. nei giorni precedenti “più volte al giorno erano affissi all’ingresso dell’hotel i bollettini con lo stato di salute del Maestro” e “su via Manzoni fu messa la paglia per attutire i rumori delle carrozze e dei cavalli per non disturbare le ultime ore del Maestro” .

Anche il più cinico rimarrebbe incantato dalle storie di queste stanze. Una per tutte quella che racconta nel suo diario il compositore Pietro Mascagni: “Qualche anno addietro ero a Milano e occupavo proprio quello che all’Hotel Milan si

Con Giuliana Geronimo visitiamo sei alberghi collegati a vicende storiche. A partire dall’Hotel De Milan dove il Maestro compose la colonna sonora del Risorgimento

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La stanza 105/106 del Grand Hotel

et de Milan, in via Manzoni, dove Giuseppe

Verdi (in basso) ha vissuto

per 29 anni, dal 1872 fino

al 27 gennaio 1901 In camera con Verdiviaggiatori sono invitati a seguire Il percorso della civetta: un itinerario in 22 tappe che accompagna alla scoperta degli edifici chiave dell’identità della città fra cui anche quattro alberghi. Sulla scia di questa iniziativa francese sarebbe bello se anche in Italia, iniziando da Milano, nascessero i Sentieri History che, partendo dall’ufficio di informazione turistica, guidasse i turisti alla scoperta di questi luoghi storici dell’ospitalità diventando una carta in più per il rilancio turistico italiano.

Giuliana Geronimo, laureata in Scienze turistiche con Dottorato di Ricerca in Storia e Informatica. La sua tesi su Milano ospitale 1827-1914. Storia e storie di un secolo degli alberghi milanesi è uno dei capitoli dell’Annuale della Storia del turismo in uscita da Franco Angeli Editore E Nelle pagine seguenti altri cinque “storici” alberghi nel cuore di Milano

TimelineDe Milan: 148 anni di ospitalità

1863 Nasce l’Albergo di MilanoIl progetto dell’Albergo di Milano (sopra), oggi Grand Hotel et de Milan, è firmato dall’architetto Andrea Pizzala. Sulla facciata ha decorazioni ispirate al movimento romantico inglese: il Gothic Revival.

1872 Lo sceglie VerdiIl maestro alterna così la sua vita cittadina e di lavoro a quella tranquilla di Sant’Agata, la sua tenuta di campagna.

1888 L’india schiaccia la schiavitùIl 30 aprile arriva l’imperatore del Brasile, Don Pedro II di Braganza. Durante il soggiorno, si ammala. Il suo rientro ritardato consente a sua figlia, la reggente Isabella, di firmare in Brasile la legge che abolisce la schiavitù. Il prorpeitario dell’hotel commissiona una statua allegorica con un’india che schiaccia i serpenti della schiavitù (a destra), tuttora visibile.

1946 La resurrezioneDopo aver avuto un nuovo look nel 1931 ed essere stato sfregiato dalle bombe del ‘43, nell’estate del ‘46 il Milan risorge dalle sue ceneri. Un lungo lavoro restituisce alla città l’albergo di più antica e alta tradizione, degno della fama internazionale che si era creato a fine Ottocento, quando era l’unico albergo fornito di poste e telegrafi e base dei diplomatici.

L’india che schiacciò i serpenti della schiavitù

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I luoghi della storia Invito alla visitaLE STANZE DELLA MEMORIA A MILANO

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APERTO NEL 1932 da Carlo Gallia, appartenente a una nota famiglia di albergatori di Cortina, in un edificio elegante e Liberty disegnato dagli architetti Laveni e Avati, viene terminato nel 1927 e oggi è tutelato dalle Belli Arti. Era uno dei pochi alberghi italiani che potesse fregiarsi del titolo di Excelsior grazie alla qualità altissima della struttura d’accoglienza, dei suoi servizi e per il gusto raffinato belle époque caratterizzato da marmi, colonne in granito, capitelli e vetri déco.

Durante la seconda guerra mondiale fu requisito dai tedeschi e trasformato in un quartiere operativo. A testimonianza di questo periodo resta il ritratto di un babbuino, fedele accompagnatore di un generale tedesco, che ha dato il nome al celebre Babbon Bar.

Durante i suoi 84 anni d’attività ha scritto alcune delle pagine più fascinose della storia dell’ospitalità milanese (e del calciomercato,

3 Hotel Palazzo delle Stelline CORSO MAGENTA

L’ex convento che offre mura secolari con affaccio sull’Ultima cena

2 Excelsior Hotel Gallia PIAZZA DUCA D’AOSTA

Una grandeur protetta dalle Belle ArtiUna grandeur protetta dalle Belle Arti

che qui ha avuto la sua sede prestigiosa). Arturo Toscanini, Ernest Hemingway e Maria Callas sono solo alcune delle celebrità che hanno fatto del Gallia una leggenda.

S (39) 02.67851E www.lemeridien-excelsiorgallia.com

TimelineNove date essenziali nella storia di Milano*

600 a.C. In principio fu BellovesoAmbigato, re dei gallo-celtici biturigi, invia il nipote Belloveso in Val Padana, dove fonda Mediolanum. Le radici del nome sono incerte: “in mezzo al piano” o “scrofa mediolanuta”.

49 a.C. ”Municipium” romano Giulio Cesare, capo di tutte le Gallie, fa di Milano un municipium: la città, già capitale dei galli insubri, da allora si integra con Roma.

29 maggio 1176 Barbarossa ko A Legnano il Comune di Milano, alla testa di una Lega di città lombarde e italiane, sconfigge Federico I Barbarossa, che l’aveva prima distrutta. Si apre una nuova era.

20 ottobre 1740 Arriva Maria TeresaSotto la nuova imperatrice d’Austria, Milano diventerà centro di riforme illuminate.

18-22 marzo 1848 Le Cinque GiornateLe Cinque Giornate dell’insurrezione contro gli austriaci mostrano una Milano unita e partecipe.

8 giugno 1859 Milano nell’Italia unita Vittorio Emanuele II e Napoleone III entrano in Milano: finisce la dominazione asburgica, inizia la storia della città nell’Italia unita. Nel 1861 Antonio Beretta è eletto primo sindaco.

25 aprile 1945 Liberi! Milano è la capitale della Resistenza, dalle cui file viene il nuovo sindaco Antonio Greppi.

1 novembre 1964 La metropolitanaSi inaugura la linea 1 della metropolitana milanese, espressione di fattive amministrazioni locali, tardiva rispetto ad altre città ma perfetta nel disegno di Franco Albini e Franca Helg.

1978-93 Il nuovo Piccolo TeatroMarco Zanuso progetta e costruisce il nuovo Piccolo Teatro, il più importante monumento di Milano di fine Novecento. Opera travagliata ma che dimostra che la città riparte sempre dalla cultura.

* Fonte: Milano e il suo destino. Dalla città romana all’Expo 2015, di Lodovico Festa e Carlo Tognoli, Boroli Editore, 2010

L’ALBERGO, VARATO NEGLI ANNI OTTANTA, ha la sua sede a due passi dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie, dove è custodita l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci, nel cinquecentesco Palazzo delle Stelline. L’edificio nasce dopo la peste che colpì Milano nel 1576 come monastero delle suore benedettine di Santa Maria Stella e dal 1578, per volere dell’arcivescovo della città Carlo Borromeo che lo prese in affitto viene trasformato in Ospedale per dare sostegno a orfani e barboni. Nel XVII secolo la struttura rivolgeva

i suoi servizi quasi totalmente all’infanzia bisognosa e ospitava soprattutto giovani orfane ribattezzate “stelline”, in memoria dell’antico monastero. Ristrutturato nel corso dei secoli, il palazzo ha mantenuto fino a oggi le antiche caratteristiche architettoniche.

Sono lì le stanze preferite da Mikhail Gorbaciov, Lech Walesa e (prima di salire al Quirinale) da Giorgio Napolitano.

S 02.4818431E www.hotelpalazzostelline.it/it/index.htm

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4 Hotel Principe di Savoia PIAZZA REPUBBLICA

Dal sommo Vate D’Annunzio alla regina d’Inghilterra

6 Hotel Manin Tra Ottocento e Novecento, uno dei migliori alberghi della città

INAUGURATO IL 6 APRILE 1927 su un’area verde di fronte alla facciata ottocentesca della Stazione Centrale e a 10 minuti in carrozza dal centro, era l’albergo ideale per gli uomini d’affari. Costruito dall’architetto Cesare Tenca per volere della S.A. Società Anonima Acquisto ed Esercizio Alberghi Savoia, si presenta, oggi come allora, come un lussuoso albergo allestito in un palazzo in stile eclettico e arredato con un gusto sfarzoso belle époque. Oltre a ospitare commercianti e imprenditori,

APERTO IL 29 GENNAIO 1865 è di proprietà della famiglia Colombo dal 1° aprile del 1904 quando Giannino Colombo e sua moglie Carlotta Poletti lo acquistarono.

Nel suo diario personale Carlotta racconta: “Il nostro giardino aveva, come tutti quelli confinanti, la forma rettangolare, mantenendo quella degli antichi orti e giardini esistenti. Il passato al posto del Manin c’era una casa romana. In fondo al giardino c’erano le grotte, ma di fattura artificiale, tutte tappezzate di conchigliette, probabilmente trovate in luogo negli scavi (...).

Entrando nella hall da via Manin si vedeva sullo sfondo il giardino con la statua e la vasca dei pesci e dietro l’immenso platano”.

Fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, quando grazie alla sua

grande sala era frequentato dai soci Lions per i loro ritrovi, era uno degli alberghi migliori della città.

Nel suo registro delle presenze reali figurano anche, il 12 marzo 1877, gli imperatori del Brasile, Teresa Cristina di Borbone e Don Pedro II di Braganza.

S 02.6596511E http://www.hotelmanin.it

già sul finire degli anni ’30 diviene méta preferita di sovrani, principi e personaggi dell’arte e della letteratura.

Dal principe di Savoia, presente alla vernissage dell’inaugurazione nel 1927, al duca di Windsor, da Charlie Chaplin a Evita Peròn, da Gianni Agnelli a Elizabeth Taylor, è lunga la lista degli ospiti illustri dell’hotel.

S (39) 02.62301E www.hotelprincipedisavoia.com

5 Hotel Sheraton Diana Majestic VIALE PIAVE

Di moda per quelli che fanno moda

COSTRUITO DALLA SOCIETà Kursaal Diana nel 1908 in stile Liberty su progetto dell’architetto Achille Manfredini, faceva parte di un complesso comprendente teatro, ristorante, sferisterio della pelota e il Bagno di Diana, la prima piscina pubblica d’Italia.

L’Hotel Diana è stata la prima struttura alberghiera milanese appositamente progettata in base ai criteri tecnici e funzionali di un albergo di lusso.

Dagli anni Ottanta del 1800, a livello internazionale, gli alberghi di prima classe, chiamati anche Grand Hotel o Palace, si attrezzano e si arricchiscono di alcuni nuovi servizi per andare incontro alle esigenze di una precisa clientela che vede in questa categoria di alberghi il

giusto spazio sociale per i propri incontri politici ed economici. Sono sprattutto i protagonisti della moda ad aver eletto il Diana a propria residenza ideale, a cominciare da Rosita

e Ottavio Missoni, che proprio qui hanno presentato la loro prima sfilata nel 1974.

S 02.20581E http://www.sheratondianamajestic.com/

La suite Regina d’Inghilterra

con piscina incorporata

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I luoghi della storia Dieci inviti alla visita in Italia

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Appuntamenti in aprile1Parole e disegni

per dipingere la prigioniaLe parole del celebre scrittore e giornalista emiliano Giovannino Guareschi e gli oltre 150 disegni di prigionia del grafico e incisore triestino Nereo Laureni documentano la vicenda degli internati militari italiani tra 1943 e 1945. Guareschi e Laureni condivisero l’esperienza di prigionia in lager nazisti in Germania e Polonia.

Guareschi e Laureni: segni dai lager. Testimonianze di due internati militari

Trieste, Civico Museo della Risiera di San Sabba - Monumento Nazionale

26 febbraio 2011 - 2 giugno 2011 S 040 6754480 E www.triestecultura.it

2Un nuovo museo del mare per San

Benedetto del Tronto

È stato inaugurato lo scorso 6 febbraio, presso la Banchina Malfizia di San Benedetto del Tronto, il Museo della Civiltà Marinara delle Marche, parte del Museo del Mare che, in un unico ambito, si propone di concentrare reperti storici archeologici naturali, oggetti legati alla civiltà marinara, documenti cartacei e fotografici, laboratori didattico-scientifici, servizi di biglietteria e bookshop. La sezione dedicata alla Civiltà Marinara va ad aggiungersi a quelle già esistenti (Ittico e Anfore) e a una già prevista (Antiquarium), creando un sistema articolato capace di fornire un quadro completo della realtà di mare come di terra.

Museo della Civiltà Marinara delle Marche

San Benedetto del Tronto (AP), Banchina Malfizia

S 328.2697649E [email protected]

3Il Risorgimento e Siena

La ricchezza delle carte del periodo risorgimentale conservate presso l’Archivio di Stato di Siena, fondato nel 1858 e attualmente diretto da Carla Zarrilli, si manifesta sui più disparati fronti. Una ricchezza in cui l’aspetto quantitativo risulta secondario rispetto a quello dei contenuti e delle diverse tipologie documentarie. Le carte senesi aprono uno spaccato in cui si intrecciano più livelli: quello locale e quello nazionale.

Siena sulla strada del Risorgimento

Siena, Archivio di Stato

3 marzo 2011 - 28 maggio 2011 S 0577.247145 Fax: 0577.44675 E http//assi.archivi.beniculturali.it

4Le Poste in Sicilia

Mostra storico postale, organizzata dall’Associazione Nazionale di Storia Postale Siciliana, in collaborazione con l’Istituto della Storia del Risorgimento Italiano, l’Associazione Culturale Suggestioni Mediterranee e con l’alto patrocinio della Presidenza della Repubblica Italiana e il patrocinio dell’Assemblea Regionale Siciliana, dell’Università degli Studi di Palermo, dell’Istituto Siciliano Studi Politici ed economici.

La Storia Postale Siciliana nel 150° dell’Unità d’Italia

Palermo, Palazzo Steri, Sala delle Armi

31 marzo 2011 - 30 aprile 2011 S 091.5502713 E [email protected]

La Risiera di San Sabba

a Trieste

Le informazioni di queste pagine sono basate su comunicazioni del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e degli enti organizzatori. Consigliamo una telefonata preventiva per eventuali variazioni.

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Aprile 2011 BBC History Italia 77

5Napoleone III e l’Italia

La mostra si propone di ripercorrere i momenti salienti del Secondo Impero francese e del Risorgimento italiano attraverso fotografie originali, per la maggior parte inedite, provenienti dalle collezioni Alinari di Firenze, dal Musée de l’Armée di Parigi e dalla raccolta di fotografie e stampe delle civiche Raccolte Storiche.

Napoleone III e l’Italia. La nascita di una nazione

Milano, Museo del Risorgimento

7 febbraio 2011 – 10 aprile 2011 S 02.88464176 E [email protected]

6Pagine di pietra dalla Puglia

Dopo l’esposizione presso Montecitorio in occasione dei festeggiamenti dei 150 anni dell’Unità d’Italia, le stele daune tornano in Puglia, presso il Museo Archeologico Nazionale di Manfredonia (Foggia). Lavorate nella pietra calcarea, le stele avevano forse una funzione funebre. Un’occasione importante per osservare la storia attraverso gli occhi degli antichi.

Pagine di pietra

Manfredonia (Foggia), Museo Archeologico Nazionale

Dal 9 aprile 2011 S 0884.587838 E www.comune.manfredonia.fg.it

8 Vittorio Emanuele II riscoperto

L’esposizione, realizzata in collaborazione con la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte, seguirà le tracce personali e private della vita di Vittorio Emanuele dalla sua adolescenza all’unificazione italiana.

Vittorio Emanuele II. Il Re galantuomo

Torino, Palazzo Reale e Palazzo Chiablese Racconigi, Castello di Racconigi

2 ottobre 2010 – 10 maggio 2011 S 011.4369213

Appuntamenti in aprile

10I sogni di Garibaldi

Ultimi giorni per apprezzare la mostra curata da Lorenzo Zichichi e Cristina Tronca nelle sale del Museo di Castel Sant’Angelo, diretto da Maria Grazia Bernardini, che rivela l’autentica passione che animò lo spirito patriottico del condottiero italiano.

Giuseppe Garibaldi: “Tutt’altra Italia io sognavo...”

Roma, Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo

15 settembre 2010 – 3 aprile 2011 S 06 6819111 E http://castelsantangelo.beniculturali.it

9La Calabria e la rivoluzione

Il tema principale della mostra è il fermento di libertà nei giovani protagonisti del primo moto rivoluzionario di Reggio capeggiato dal patriota Domenico Romeo. In numerose e piccole sezioni tematiche, i documenti e i cimeli percorrono gli eventi che determinarono lo scoppio della rivolta il 2 settembre 1847.

Il Trono e le Libertà. La scintilla rivoluzionaria del 2 settembre 1847 nel territorio reggino

Reggio Calabria, Archivio di Stato

25 settembre 2010 – 30 giugno 2011 S 0986653211 E www.archiviodistatoreggiocalabria.beniculturali.it

7Michelangelo inedito

La mostra, curata da Pietro Ruschi, presenta oltre 50 disegni suddivisi secondo i temi di riferimento, dall’edilizia civile a quella religiosa, alle fortificazioni, attentamente selezionati per far luce su un lato inedito del grande artista rinascimentale.

Michelangelo architetto

Milano, Castello Sforzesco sale Viscontee

11 febbraio 2011 – 8 maggio 2011 S 0288463700 E www.mostramichelangelo.com

Napoleone III, protagonista di una mostra a Milano

Un inedito Michelangelo a Milano

Ultimi giorni per Garibaldi a Castel Sant’Angelo

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78 BBC History Italia Aprile 2011

Segnatevi in agenda mostre imperdibili a Torino, Roma, Ginevra. E un avviso per docenti e allievi:visitate i luoghi garibaldini e partecipate al nostro concorso aperto a tutte le scuole

Idee per un weekend

A Torino due mostre in una

L’Unità d’Italia e dell’EuropaRIpeRCoRReRe CRItICamente quella straordinaria avventura che è stata l’unificazione italiana in parallelo con il lento e faticoso processo di costruzione dell’Unione europea.

È questo il taglio originale della mostra che l’archivio di Stato espone nelle sale del palazzo dei Regi archivi nel cuore di torino.

La mostra, che si avvale di un formidabile comitato scientifico composto da autorevoli storici come mario Deaglio e massimo

Salvadori, porta a riflettere sull’intrecciarsi delle due esperienze storiche, una alla luce dell’altra e viceversa.

titolo: tra il dire e il fare. Unità d’Italia e unificazione europea: cantieri aperti.

Torino, Archivio di Stato, Piazza Castello, 209

28 gennaio 2011 16 aprile 2011S 011.540382 E www.archiviodistatotorino.it

Luoghi garibaldini: cattura i particolari

Il nostro invito alle scuole italianeIn oCCaSIone DeI 150 annI dell’Unità nazionale è stato presentato il progetto “Dai mille a un milione di studenti alla scoperta dell’Unità d’Italia”, iniziativa che coinvolge tutte le scuole italiane. Sei milioni di euro verranno stanziati per finanziare viaggi di istruzione nei luoghi simbolo dell’Unità. Un’occasione unica per mettere i giovani a contatto con una storia ancora viva nel territorio italiano.

prendendo spunto da questa iniziativa, vi

proponiamo alcuni dei più celebri luoghi garibaldini, spunto per una visita didattica e, perché no?, per un weekend all’insegna della storia e della cultura.

• Roma (il viaggio a Roma sulla tartana del padre, la Repubblica Romana, i tentativi di liberazione fermati all’aspromonte e a mentana).

• Cesenatico, le mandriole, la Romagna (i luoghi della sconfitta, della fuga disperata, della morte di anita, ma anche

della salvezza grazie alla “trafila” dei patrioti).

• Nizza, Genova, Quarto e Villa Spinola, la Liguria (il luogo della fanciullezza, della prima fallita cospirazione e dell’esilio, della progettazione e partenza per la Sicilia).

• Marsala, Palermo (l’epopea della spedizione di Sicilia).

• Napoli, Teano (la conquista della capitale dei Borboni, la consegna della parte d’Italia a Vittorio emanuele II, il ritiro).

• Caprera (l’isola del buen retiro, il rifugio/esilio dove potere fare il contadino, ma guardando l’orizzonte del mare).

a noi di BBC History Italia piacerebbe che occhi nuovi si posassero sui luoghi garibaldini prima citati. Suggeriamo a docenti e allievi che volessero accogliere l’invito dei ministri di utilizzare uno degli strumenti tecnologici sempre più adottati didatticamente, vale a dire la macchina fotografica digitale.

I luoghi della storia Invito alla visita

Un ritratto di Giuseppe

Garibaldi a Caprera.

Nell’isola sarda dove l’eroe visse gli ultimi 20 anni

della sua vita nascerà entro

il prossimo autunno un Museo

nazionale nell’area del Forte

Arbuticci. Lo ha annunciato

a gennaio scorso il pronipote

dell’eroe, Giuseppe

Garibaldi Jr

peR IL 150° annIVeRSaRIo DeLL’UnItà D’ItaLIa il Centro europeo del turismo, con il ministero dei Beni culturali, ha progettato una mostra che, in 4 sezioni, parla di un pezzo di storia spesso sottaciuto dai libri di scuola (ma noi ne parliamo alle pag. 65 e 66): la legislazione di tutela, la figura di grandi uomini che hanno permesso di salvare i capolavori dell’arte italiana, l’azione dei nostri istituti di restauro e l’impegno delle nostre Forze dell’ordine.Saranno ammirabili capolavori

di grandi artisti come il Ritratto d’uomo di Hans memling, Raffaello, tintoretto, tiepolo. Il comitato scientifico è presieduto dal viceministro Francesco Giro. Curatrice: patrizia andreasi Bassi con Giulia Ghia.

titolo: arte forza dell’Unità, Unità forza dell’arte. Capolavori e salvatori dell’arte.

Roma, Castel Sant’Angelo

19 aprile – 11 settembre 2011S 06.6876448E www.centroeuropeoturismo.it

Mostra a Castel Sant’Angelo

Roma ospita l’arte salvata

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Aprile 2011 BBC History Italia 79

Un bel progetto del CIDI

150 anni di scuola pubblicaLa moStRa StoRICa, documentaria e fotografica, è dedicata alla scuola pubblica. È stata creata su un progetto del Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti di torino, con l’archivio di Stato di torino e le scuole del territorio, promotrici, con la Regione piemonte, anche del finanziamento. Dice il curatore, Carlo palumbo: “Raramente ci ricordiamo gli enormi passi avanti che la

scuola ha fatto in 150 anni”.L’istruzione come veicolo

per la conquista dell’identità nazionale: pensiamo che solo dal 1962 è obbligatoria la scuola media.

titolo: tra i Banchi. Frammenti di vite scolastiche dall'Unità a oggi

Torino, Archivio di Stato

17 febbraio - 16 aprile 2011S 011. 540382 E www.archiviodistatotorino.it

Cattura il particolare. Vogliamo stimolare i ragazzi e i loro docenti a osservare il dettaglio o a guardare l’insieme con occhi diversi. ad esempio, si può programmare la visita a uno dei luoghi della vicenda garibaldina (ovviamente il discorso può valere anche per tutti gli altri luoghi della storia) con invito a cercare e fotografare sette dettagli un po’ nascosti e particolari dei luoghi indicati (un chiavistello di forma inusitata nelle case che

ospitarono l’eroe dei due mondi, un capitello, una finestra alla quale si è affacciato, un quadro dalla strana cornice, una barca affittata…).

Le foto dei sette dettagli più significativi e sorprendenti saranno scelte da una giuria interna della redazione. Speditele all’indirizzo mail e postale di BBC History Italia che trovate a pagina 5.

Le migliori saranno pubblicate sulla rivista e sul nostro sito.

IL mUSeo D’aRte e DI StoRIa di Ginevra organizza, per il 7 e l’8 aprile, un simposio internazionale dedicato alla salvaguardia del patrimonio artistico durante le guerre.

Il convegno (tra gli italiani è stato chiamato come relatore il direttore di questa rivista) coinciderà con l’apertura di una mostra dedicata alla tutela delle opere d’arte spagnole durante la guerra civile (1936-1939) che devastò il paese iberico. In quell’occasione i capolavori spagnoli oltrepassarono le frontiere diretti

verso Ginevra, salone della Biblioteca della Società delle nazioni, e furono esposti in mostra: I capolavori del prado al museo di Ginevra. per l’occasione il convegno sarà affiancato dalla mostra “arte Salvado” che ricostruirà quella pagina sconosciuta della guerra civile.

Ginevra, Musée d’Art et d’Historie

7 aprile - 29 maggio 2011S +41 (0) 22.4182600E www.ville-ge.ch/mah

Un convegno e una mostra

E Ginevra protesse il PradoIl Museo d’Arte e di Storia di Ginevra

Vogliamo stimolare i ragazzi e i loro docenti a osservare il dettaglio o a guardare l’insieme con occhi diversi. ad esempio, si può

Spedite entro il

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Giochiamoa

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ORIZZONTALI1. I... confini del Tibet - 3. Quello di Rodi era una delle sette meraviglie del mondo - 8. Son diverse nella pipa - 10. Marty, protagonista di Frankenstein junior - 16. Coinvolge i tifosi sugli spalti - 18. Un gettone del gioco d’azzardo - 20. Un albero... che naviga - 22. La fine dell’Odissea - 23. Cavour vi inviò, nel 1855, un corpo di spedizione capeggiato da Alfonso Lamarmora - 25. Fu convinto da Cavour a lasciare alla monarchia sabauda il compito di concludere la “rivoluzione” nazionale - 28. La scritta sulla croce - 30. Un frutto a bacca - 31. Il quotidiano che fondò nel 1847 con cui sostenne le sue idee politiche - 33. Lo è il materiale come sabbia e pietrisco - 35. Lo stato contro cui voleva muovere guerra per liberare il Lombardo-Veneto - 36. Il nome dell’attore Spacey - 38. Centro laziale in provincia di Frosinone - 39. Storico centro della Lomellina - 40. Il… suo, fu per lungo tempo Carlo Alberto - 42. La raggiunge lo scalatore - 43. Una benzina nazionale - 44. L’egli del poeta - 45. La dea che creava discordia nell’Olimpo - 46. La città in cui nel 1856 si tenne il congresso nel quale Cavour pose la questione

italiana - 48. Aveva come capitale Scodra - 52. Belluno - 53. Sostenne fortemente la promulgazione di quello albertino - 56. La frazione di Trino, nel vercellese, dove la famiglia Cavour aveva una grande tenuta agricola - 57. Il primo re d’Israele - 60. Ne fece parte per breve tempo come Ufficiale del Regno di Sardegna - 62. La prima nota musicale - 63. Corrente Anno - 64. Relativa alla giornata corrente - 66. Mette in contatto venditore e compratore - 68. L’ebreo convertito che ingannò san Pietro - 69. Lo è il discorso che mira a stemperare gli animi - 71. Sono ripetute nel tormento - 72. Si utilizza per perforazioni o esplorazioni - 73. Alimenti presenti nella dieta mediterranea - 74. Ha una cantina ben fornita.

VERTICALI2. La città in cui nacque e morì - 3. Vi fu eletto la prima volta in quella che aveva sede a Palazzo Carignano nel 1848 - 4. Liquidazione Coatta Amministrativa - 5. Iniziali del comico Hardy - 6. Firmare con le iniziali - 7. Numericamente irrilevanti - 9. Privi di zucchero - 10. Anelli nuziali - 11. Egregi, insigni - 12. Lite senza pari - 13. Una

bevanda e... un ricevimento - 14. Vi ha sede la camera dei deputati - 15. Difetti di poco conto - 17. Lo era Cavour... politicamente - 19. Vento freddo della Francia meridionale - 21. La località andalusa famosa nel mondo per la specialità culinaria del sabroso - 23. Il futuro Presidente del Consiglio che venne fatto incarcerare da Cavour ai tempi della rivolta mazziniana contro l’Austria - 24. Si illumina al mattino - 26. Denotano grande felicità - 27. L’immaginario giornalista kazako protagonista di un grande successo cinematografico - 29. Per l’Ariosto era la Città delle rose - 32. Il diminutivo con cui era conosciuta la regina Vittoria Eugenia di Spagna - 34. Irriverenti verso il sentimento religioso - 37. Istituto Mobiliare

Italiano - 41. Subìto dolorosamente - 43. Metallo di colore bianco lucente - 46. Lo sono coloro che mostrano calma e serenità - 47. La sua Testa è nelle Alpi Graie - 49. Formazione vegetale tipica del Venezuela - 50. Jeremy, attore britannico - 51. Associazione Stampa Europea - 52. Erika, attrice italiana - 53. Mobile... per una persona - 54. Gara per amanti del motocross - 55. E’ Vecchio a Firenze - 58. Navigò durante il Diluvio - 59. Un numero... da portiere - 60. Il nome del regista Kusturica - 61. Fiume campano che sfocia nel golfo di Salerno - 63. Si azzuffa col dog - 65. McEwan, scrittore e sceneggiatore britannico - 67. La dea greca dell’Aurora - 70. Provincia campana (sigla).

CRuCICAVOuR IL CRuCIVERbA suLLA VITA dEL gRANdE sTATIsTA

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Aprile 2011 BBC History Italia 81

Giochiamo

Jean Lannes, duca di Montebello; Jean-Baptiste Bessières, duca d’Istria; Nicolas Charles Oudinot, duca di Reggio Calabria; Louis Alexandre Berthier, principe di Wagram: questi quattro personaggi storici erano alcuni tra… Risolvi il rebus per saperlo (frase 1 11 2 9).

REbus

1’•2.3.4.3.5•6.1.3.3.5•7.8.1•9.4•6.1.10.5.7.11.4.12.13.4•1’•9.4•14.1.

15.15.13.5.11•16.5.11.10.4•6.13•15.5.17.1.11.18.5,•1.7.7.1.12.13.5.1

8•16.4.3.3.4•14.1.11•3.19.3.3.1•20.19.1.9.9.1•4.9.3.11.1•16.5.11.10.

1•7.8.1•2.13•2.5.18.5•2.14.1.11.13.10.1.18.3.4.3.1.•.16.13.18.5.11.4

Sapendo che una delle parole contenute in questo aforisma di sir Winston Churchill (1874 - 1965)

è DEMOCRAZIA e che a numero uguale corrisponde lettera uguale, sapresti ricostruire la considerazione dello statista inglese?

Le grandi battaglieSapresti attribuire correttamente a ognuna delle dieci grandi battaglie l’anno in cui si svolse e il relativo vincitore?

1 ABUKIR 202 a.C. Horatio Nelson

2 ARDENNE 1268 Alberto di Württemberg

3 CAPORETTO 1798 Otto von Below

4 GETTYSBURG 1809 George Gordon Meade

5 LITTLE BIGHORN 1859 Cavallo Pazzo

6 MIDWAY 1863 Chester W. Nimitz

7 SAN MARTINO 1876 Vittorio Emanuele II

8 TAGLIACOZZO 1914 Carlo I d’Angiò

9 WAGRAM 1917 Napoleone Bonaparte

10 ZAMA 1942 Publio Cornelio Scipione

L’AfORIsmA

Soluzione Rebus: I mare; scia L; lidi N A; PO leone = I marescialli di NapoleoneSoluzione Aforisma: è stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finoraSoluzione Le grandi battaglie:Abukir (1798, Horatio Nelson in Egitto vi sconfisse la flotta napoleonica);Ardenne (1914, l’esercito tedesco comandato dal feldmaresciallo Alberto di Württemberg sconfisse le truppe francesi);Caporetto (1917, il generale tedesco Otto von Below a capo delle truppe austroungariche sconfisse l’esercito italiano comandato dal generale Luigi Cadorna);Gettysburg (1863, il generale George Gordon Meade, a capo dell’Armata del Potomac (unionisti) sconfisse il generale delle truppe confederate Robert Lee);Little Bighorn (1876, fu l’ultima grande vittoria dei pellerossa contro l’esercito americano; i primi erano al comando di Toro Seduto - che non partecipò direttamente alla battaglia - e Cavallo Pazzo contro le truppe comandate dal colonnello George Armstrong Custer);Midway (1942, l’ammiraglio Chester William Nimitz sancì, con la vittoria in questa battaglia aeronavale, il fallimento dell’offensiva pianificata dall’ammiraglio giapponese Yamamoto);San Martino (1859, Vittorio Emanuele II sconfisse le truppe austriache nello stesso giorno in cui, a pochi chilometri di distanza, Napoleone III ottenne una analoga vittoria sulle truppe comandate dall’imperatore Francesco Giuseppe);Tagliacozzo (1268, il re di Napoli e di Sicilia Carlo I d’Angiò sconfisse le forze ghibelline di Corradino di Svevia, che venne catturato e successivamente decapitato);Wagram (1809, Napoleone Bonaparte vi sconfisse la coalizione a lui avversa comandata dall’arciduca d’Austria Carlo d’Asburgo);Zama (202 a.C., Publio Cornelio Scipione detto l’Africano sconfisse definitivamente i cartaginesi guidati da Annibale Barca)

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F iorello la Guardia è stato un politico che ha svolto con onesta efficacia il ruolo,

assegnatogli da una coalizione composta dai repubblicani e dal Partito americano del lavoro, per tre mandati consecutivi: sindaco di New York dal 1934 al 1945. Promosse la ripresa economica, incoraggiò la politica sociale, aumentò i servizi pubblici, combatté criminalità e corruzione. era di origini italiane: suo padre, il musicista achille, capo della banda musicale dell’esercito statunitense, era emigrato dalla città natale, Cerignola (Foggia), con la moglie, la triestina irene Coen luzzato. Fiorello aveva lavorato dal 1901 al 1906 nei consolati statunitensi di Budapest, Trieste e Fiume. Quando tornò a New York, parlava 7 lingue. lavorò come interprete, studiò legge prima di impegnarsi in politica.

Arbore, quando ha sentito parlare per la prima volta di Fiorello La Guardia?Fu il sindaco di Foggia, la città

Il mio eroe

New York, maggio 1945: Fiorello

la Guardia, prima di ritirarsi dalla

vita politica, legge alla radio i fumetti ai ragazzi durante

uno sciopero dei giornali

pugliese dove sono nato nel 1937, a parlarmi per primo di questa famiglia foggiana che (insieme a un altro pugliese da esportazione, Rodolfo Valentino) s’era fatto onore negli Stati Uniti, in un periodo storico in cui gli italiani erano connotati più come mafiosi o pizzaioli. Fu lui il primo italoamericano eletto al Congresso degli Stati Uniti. Sempre lui ricoprì un ruolo decisivo in alcuni passaggi fondamentali della storia d’Italia. Per esempio fu lui che, all’inizio della Prima Guerra Mondiale, da deputato si batté per far scendere in campo gli Stati Uniti a fianco del governo di Roma. Un impegno che trasformò in un intervento concreto, arruolandosi nell’aeronautica americana per farsi mandare come pilota d’aereo sul fronte italiano. Le sue missioni, decorate da re Vittorio Emanuele III, gli meritarono la cittadinanza onoraria di Foggia.

Quale fu il suo atteggiamento verso il fascismo e il nazismo? Fu un duro avversario e l’Italia fascista per questo lo ripudiò. Fu privato della cittadinanza onoraria nel 1938, quando entrarono in vigore in Italia le leggi razziali (la madre di Fiorello era ebrea). Fu una reazione anche alle sue critiche implacabili al nazismo e al fascismo, lanciate con memorabili messaggi radio dai microfoni della BBC. E così, nel 1945, con la rinascita in Italia della democrazia, Foggia gli riconfermò la cittadinanza onoraria.

Subito dopo la Seconda Guerrra Mondiale ebbe modo di intervenire a favore dell’Italia?

Cito due soli episodi: il presidente del Consiglio Alcide De

Gasperi, dopo la firma del trattato di pace a Parigi

(1947), fece appello a lui nella sua qualità di capo dell’Unrra (l’organismo

Gertrude Bell (1868–1926)

scelto da Renzo Arbore, artista, storico della musica

Fiorello La Guardia (1882–1947)

la copertina del libro di Paul Jeffers “Fiorello la Guardia, un imperatore a New York” (Gaffi editore, roma), con prefazione di enzo del Vecchio e renzo arbore(foto a sinistra)

americano che mandava aiuti alimentari in Europa). Navi di grano, dirette in Irlanda e in Inghilterra, furono dirottate verso porti dell’Italia piegata dalla guerra: da noi si moriva di fame. Altro suo rapporto con l’Italia è legato alla costruzione della Casa Sollievo della Sofferenza, l’ospedale voluto da Padre Pio a San Giovanni Rotondo, sul Gargano. Mio padre Giulio, medico e presidente del Tubercolosario di Foggia, mi parlò di tanti soldi arrivati dall’America. Credo che c’entrasse, più che una strategia umanitaria, un interesse più concreto: tra Foggia e San Giovanni Rotondo operava il più grande aeroporto militare del Mediterraneo, Amendola. E avere un ospedale attrezzato vicino a questa base strategica della Nato era un obiettivo da aiutare.

Lei con la sua Orchestra Italiana è tornato spesso a New York in questi anni. Che cosa è rimasto a ricordo di La Guardia?Il suo ricordo di miglior sindaco di New York è ancora vivo. Intanto il secondo aeroporto newyorchese porta il suo nome. E lo stesso Rudolph Giuliani mi ha confidato di essersi ispirato a lui, quando è stato sindaco di New York (1994-2001), per la sua Tolleranza zero contro la criminalità, ma anche come esempio di concretezza, capacità, onestà, passione, lungimiranza. In un’epoca segnata in Italia da critiche dure alla politica, ripercorrere le tappe della vita di La Guardia potrebbe costituire una salutare ventata di aria pulita.

renzo arbore a colloquio con Salvatore Giannella

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Prossimamente su

Il numero di maggio sarà in edicola il 29 aprile 2011

Ma se non potete aspettare… Prendete il telecomando e cercate

Correva l’anno

History Channel

Rai 150

In onda sul canale 407 della piattaforma satellitare Sky, History Channel è l’emittente interamente dedicata alla storia. Documentari e appuntamenti quotidiani. In più History Channel collabora con Radio 24 per uno spazio, ogni sabato alle 21,30, per approfondire i grandi temi della storia, specie quelli del ‘900

In onda ogni lunedì alle 23.10 su Rai Tre, il programma di Marina Basile e Tiziana Pellegrini curato da Mauro Longoniillustra in forma di documentario avvenimenti storici e biografie, in rigoroso ordine cronologico. Prezioso l’editoriale conclusivo del famoso giornalista e storico Paolo Mieli

L’inglese che ha scoperto

l’Atlantide sommersa

nel Tavoliere puglieseRicostruiamo

la vicenda umana e scientifica

di John S. P. Bradford, il padre della

aerofotogrammetria, spinto sui cieli

della Puglia dai venti

della Seconda Guerra Mondiale

è la nuova struttura diretta da Giovanni Minoli con l’obiettivo di produrre e diffondere filmati per i 150 anni dell’Unità d’Italia. I filmati sono mandati in onda negli spazi da “La storia siamo noi” su Rai Due e Rai Tre nei programmi Dixit e RaiStoria. Questi ultimi due sono visibili sul digitale terrestre al canale 54, sulla piattaforma Sky al canale 805 e TV SAT. RaiStoria trasmette tutti i giorni, sulle 24 ore; Dixit va in onda tutte le sere alle 21 e tutti i pomeriggi alle 15. Allo stato attuale il palinsensto prevede: Lunedì ore 21: Dixit 150. La storia d’Italia unita (1815-1992)

Martedì ore 21: Biografie. I protagonisti della storia

Mercoledì ore 21: Rotocalco. In diretta dal Risorgimento

Giovedì ore 21: Dixit stelle. Divi e campioni per sempre

Venerdì ore 21: Dixit Film. Lo schermo della storia

Sabato ore 21: Dixit Guerre. Uomini, sentimenti, battaglie

Domenica ore 21: Dixit dal mondo. Réportages, protagonisti

Da non perdere la non-stop di tre giorni (16-20 marzo) che coinvolge tutti i programmi del canale.

John S. P. Bradford (primo a sinistra) con sua moglie Patience e suo cognato Derek Andrees, in Cornovaglia, durante uno scavo archeologico nel 1950

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INTERNATIONAL

bbc history italia n°1 - mensile - anno 1 - 2011 - € 3,90

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