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Banco del Mutuo Soccorso Scritto da Peppe Domenica 25 Ottobre 2009 21:21 - Ultimo aggiornamento Domenica 25 Ottobre 2009 22:03 All’inizio del 1968 il fratelli Vittorio (23 gennaio 1951) e Gianni Nocenzi (27 dicembre 1952, quest’ultimo reduce dalle esperienze con Crash e Kriminal ), nati a Marino in provincia di Roma, entrambi tastieristi, formano il Banco del Mutuo Soccorso , nella cui line-up iniziale troviamo anche Franco Coletta alla chitarra, Fabrizio Falco al basso e Franco Pontecorvi alla batteria. Con questa formazione vengono incise tre canzoni: Vedo il telefono , La mia libertà e Padre Francesco , che saranno però pubblicate solo ventuno anni dopo. Segue il primo cambiamento all’interno del gruppo, visto che Coletta viene sostituito da Claudio Falco ed inizia la composizione di nuovi brani, scritti da Vittorio Nocenzi e Vittorio Ferri (padre della cantante Gabriella Ferri con cui Vittorio aveva lavorato qualche anno prima). Anche queste nuove composizioni non vedranno immediatamente la luce e saranno riscoperte soltanto molti anni dopo con l’album postumo Donna Plautilla . Una delle prime occasioni importanti per il Banco si presenta al Festival di Caracalla , dove esegue due pezzi ribattezzati semplicemente Caracalla 1 e Caracalla 2 , che inseguito diventeranno due famosi brani del gruppo ( R.I.P. e Metamorfosi ). Soprattutto, questo festival è l’occasione per entrare in contatto con altri musicisti vogliosi di 1 / 27

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All’inizio del 1968 il fratelli Vittorio (23 gennaio 1951) e Gianni Nocenzi (27 dicembre 1952,quest’ultimo reduce dalle esperienze con Crashe Kriminal), nati a Marino in provincia di Roma, entrambi tastieristi, formano il Banco del Mutuo Soccorso, nella cui line-up iniziale troviamo anche Franco Colettaalla chitarra, Fabrizio Falcoal basso e Franco Pontecorvialla batteria. Con questa formazione vengono incise tre canzoni: Vedo il telefono, La mia libertàe Padre Francesco, che saranno però pubblicate solo ventuno anni dopo. Segue il primo cambiamento all’internodel gruppo, visto che Coletta viene sostituito da Claudio Falcoed inizia la composizione di nuovi brani, scritti da Vittorio Nocenzi e Vittorio Ferri(padre della cantante Gabriella Ferricon cui Vittorio aveva lavorato qualche anno prima). Anche queste nuove composizioni nonvedranno immediatamente la luce e saranno riscoperte soltanto molti anni dopo con l’albumpostumo Donna Plautilla. Una delle prime occasioni importanti per il Banco si presenta al Festival di Caracalla, dove esegue due pezzi ribattezzati semplicemente Caracalla 1e Caracalla 2, che inseguito diventeranno due famosi brani del gruppo (R.I.P.e Metamorfosi). Soprattutto, questo festival è l’occasione per entrare in contatto con altri musicisti vogliosi di

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sperimentare e di realizzare una musica unica. Negli Homo Sapiens, anch’essi presenti al festival, milita ad esempio il chitarrista Rodolfo Maltese(26 febbraio 1947, Orvieto), che però non accetta di entrare nella band, anche se quandol’occasione gli si ripresenterà in un futuro non troppo lontano, non si tirerà indietro di nuovo. Piùproficui, invece, i contatti stabiliti con i Fiori di Campo, il cui chitarrista Marcello Todarosi unisce subito alla band, e con le Esperienze. Di quest’ultimo gruppo saranno in tre ad essere reclutati dal Banco: il cantante Francesco Di Giacomo(22 agosto 1947, Siniscola), il bassista Renato D’Angelo(11 agosto 1950, Roma) ed il batterista Pierluigi Calderoni(14 dicembre 1949, Roma; che entra nel gruppo dopo che per un breve periodo il ruolo didrummer era stato affidato a Mario Achilli). Con una line-up ormai assestata, il gruppo comincia ad andare alla ricerca di un’etichettadiscografica, scrivendo contemporaneamente delle composizioni che potessero esserepubblicate su un LP. Dopo il rifiuto della RCA, il gruppo si presenta al Festival Pop di Novate Milanese e, grazie all’interesse dell’impresario Franco Mamonee del produttore Sandro Colombini, sono seguiti con interesse dalla Ricordiche li mette sotto contratto. Verso la fine dell’anno, così, il Banco del Mutuo Soccorso è neglistudi della Ricordi a Milano per registrare il suo primo disco. Nel maggio del 1972 l’albumomonimo del debutto viene pubblicato e mostra particolarità fin dalla copertina, che, con unabuona dose di autoironia, ha la forma di salvadanaio con la classica apertura dove in un verosalvadanaio si introduce il denaro, dalla quale è possibile tirare fuori un cartoncino con le fotodei musicisti. Ma il contenuto musicale non è da meno quanto a sorprese. La proposta delBanco è infatti annoverabile in quella corrente di rock sinfonico che andava di moda in GranBretagna, eppure risulta assolutamente personale, evocativa e a tratti drammatica, grazie acomposizioni di straordinario livello, in cui rock e tradizione classica si uniscono alla perfezione.Le tastiere ed il piano hanno un ruolo precipuo nella struttura complessa dei brani, chesuperano abbondantemente i “classici tre minuti”, fino a raggiungere una lunghezzaragguardevole nella spettacolare suite Il giardino del mago. E, a rendere ulteriormente “magico” il tutto, ci sono i testi poetici di Di Giacomo, lirici e ricchi diallegorie.

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"… Ogni creatura del giardino del mago/ Vive tutto il suo tempo dentro un albero cavo/ C’è chiride, chi geme/ Chi cavalca farfalle/ Chi conosce i futuri/ Chi comanda alle stelle come un re…Coi capelli sciolti al vento/ Io dirigo il tempo/ Il mio tempo/ Là negli spazi dove Morte non hadomini/ Dove l’amore varca i confini/ E il servo balla con il re/ Corona senza vanità/ Eterna è lastrada che va” (Il giardino del mago) 

Insomma, il debutto del Banco fa scalpore, raggiunge anche il quinto posto delle classifiche divendita ed è destinato a diventare una delle pietre miliari del rock progressivo italiano, graziealla sua combinazione di fattori assolutamente esaltante. Il gruppo, però, così come tutti gli altricolleghi nel fremente movimento che si sta creando in Italia, non perde occasioni per esibirsi inconcerto, partecipando ad importanti kermesse quali il Festival di Villa Pamphili a Roma (25, 26e 27 maggio), al Festival di Musica d’Avanguardia e Nuove Tendenze al Foro Italico (giugno),iniziando anche una serie di concerti di supporto a celebri artisti britannici quali Curved Air, Colosseume Rory Gallagher.

Questo momento di grandissima creatività è rimarcato dalle composizioni per un nuovo albumche il gruppo ha già pronto alla fine dell’anno. Così, a pochi mesi di distanza dall’opera deldebutto, esce Darwin!, un album meraviglioso che prosegue alla grande le idee messe inmostra dal precedente. E’ un disco a tema unico, che, prendendo spunto dalla teoriadell’evoluzione darwiniana, si basa sulla coscienza e sui sentimenti dell’uomo, nei momenti piùimportanti del suo sviluppo che lo porta a diventare l’essere più evoluto sulla Terra. La musicasegue la scia del lavoro precedente, unendo musica classica e rock in brani eccezionali,costruiti con estrema fantasia. Ogni modo di sperimentare va bene, sia registrando il cigoliostridulo di un’asta di microfono arrugginita, sia sfruttando gli incredibili suoni che il moog ècapace di offrire. A tutto ciò non si può sottacere ancora una volta l’impatto delle liriche diFrancesco Di Giacomo, che risultano particolarmente ispirate. Dopo la pubblicazione del disco,c’è il primo cambiamento nella line-up, visto che Todaro viene rimpiazzato da Maltese (cheoccasionalmente suonerà anche la tromba), che, pur facendo parte del gruppo a tutti gli effetti epur partecipando alle registrazioni del nuovo album, viene comunque accreditato solo comeospite.

Il terzo album, dal titolo Io sono nato libero, esce nel 1973 e riesce a mantenere elevatissimi ilivelli musicali raggiunti dal Banco. Al disco partecipano come chitarristi sia Todaro che Maltesee si registra la presenza alle percussioni di SilvanaAliotta e Bruno Perosa

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. Raramente si è visto un gruppo capace di realizzare tre dischi di tale caratura uno dietro l’altro,all’inizio della carriera e in soli due anni. In effetti, questa trilogia, rappresenta uno dei punti piùalti non solo del prog italiano, ma dell’intera scena mondiale, vista la qualità incredibile deglialbum. Ma il gruppo vuole continuare a sorprendere e a “progredire”, anche se non tutte le suemirabolanti idee andranno in porto. Infatti, né la rappresentazione teatrale di Darwin!, né un progetto sulla vita di San Francesco D’Assisi, su cui il Banco lavora per tutto il 1974 eche doveva vedere la presenza di altri musicisti (il fiatista Elio D’Annadegli Osanna, il bassista Giovanni Tommasodel Perigeoed il percussionista Toni Esposito), vedranno mai la luce. Le soddisfazioni arrivano ugualmente, infatti, dopo un interessamentodella Warner Bros, la Manticore, casa discografica gestita dal celebre trio inglese Emerson, Lake & Palmer, dopo aver scritturato la Premiata Forneria Marconi, mette sotto contratto anche il Banco per promuoverlo all’estero. Greg Lakenon perde occasione per tessere le lodi del gruppo (anche scrivendolo sul Melody Maker) e, grazie al contratto perfezionato a New York, Di Giacomo & co. registrano a Roma e indiversi studi londinesi un album in lingua inglese (con i testi curati da Marva Jan Marrow, futura collaboratrice della PFM), in cui sono presenti alcune composizioni dei primi tre albumriarrangiate, più gli inediti L’albero del pane(cantato in italiano) e la strumentale Chorale (from Traccia’s theme). Intitolato semplicemente Banco, il quarto disco esce nel 1975 e viene presentato in un concerto al Teatro Malibran di Venezia(alla presenza di Keith Emerson), cui segue una tournée inglese decisamente apprezzata, che vede il gruppo fare tappa aManchester, Nottingham, Dorchester, Liverpool e Londra (sede dei concerti finali allaRoundhouse e al Marquee).

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Il 1976 vede il Banco impegnato in due progetti. Il primo è la realizzazione della colonna sonoradel film socio-politico Garofano Rosso di Luigi Faccini, tratto dal romanzo di Elio Vittoriani. Ildisco che ne scaturisce è interamente strumentale e, nonostante la mancanza della splendidavoce di Di Giacomo, può essere considerato un esperimento riuscito. Ma nello stesso annoesce anche il nuovo album dal titolo Come in un’ultima cena, che conferma le grandi capacità del gruppo con una musica impregnata di romanticismo che,pur non raggiungendo i vertici dei primi tre capolavori, risulta meravigliosa. Di quest’album vienerealizzata anche una versione in inglese, intitolata As a last supper, i cui testi sono curati da Angelo Branduardiche partecipa al disco anche in veste di musicista. Negli show dal vivo, il gruppo inizia anche adoffrire un ulteriore spettacolo, grazie alla collaborazione con la compagnia dei Danzatori Scalzidi Patrizia Cerroni, che inizia già nella data di presentazione del nuovo album al Midem di Cannes. Dopoquest’esperienza segue uno dei momenti più esaltanti e gratificanti della carriera del Banco, conun tour europeo in supporto ai grandi Gentle Giant, con i quali suonano in Germania, Olanda, Belgio e Svizzera. Si segnala, però, anche un nuovoprogetto che non va a buon fine: si tratta della colonna sonora del film di fantascienza Starcrash, anche se alcuni dei brani realizzati per quest’occasione troveranno posto nel disco successivo.

 

Terminata l’avventura con la Manticore, il Banco inizia a questo punto il lavoro per la sua operapiù ambiziosa: un altro disco strumentale, dalla struttura sinfonica, accompagnato daun’orchestra. La musica, scritta da Vittorio Nocenzi, è in effetti predisposta appositamente perun’orchestra, alla quale si unisce poi la strumentazione del gruppo rock. L’album … di terra,realizzato con l’ausilio dell’Orchestra del Conservatorio di Santa Ceciliadiretta da Antonio Scarlato, è stupefacente! Drammatico, imponente e ricco di spunti originali, presenta una band che sidimostra capace di tutto. La prima della nuova opera viene eseguita a Roma a Villa Ada,sempre con l’ausilio dell’orchestra, servendosi dello stesso impianto di amplificazione utilizzato

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dai Pink Floyd. Un ulteriore riconoscimento avviene con il premio al Festival di Berlino come musica daballetto, grazie alle coreografie di Renato Grecoe Maria Teresa Dal Medico.

Dopo l’esperienza di … di terra, Renato D’Angelo lascia la band e viene rimpiazzato da GianniColaiacomo(reduce da esperienze con Kaleidon, Raccomandat Ricevuta Ritorno, Loy e Altomaree Angelo Branduardi), che partecipa alla realizzazione dell’album Canto di primavera. Il nuovo lavoro esce nel 1979 e vede anche la presenza di due ospiti: il fiatista Luigi Cinquedel Canzoniere del Lazioed il percussionista George Aghedo. Si tratta di un LP che recupera la forma canzone e con cui il Banco semplifica leggermente leproprie composizioni, pur mantenendo elevati gli standard. Prosegue intensamente l’attività livee si segnala in particolar modo la partecipazione al concerto in omaggio a Demetrio Stratosall’Arena Civica di Milano. In genere, comunque, gli spettacoli di questo periodo, in cui il gruppocerca di unire sapientemente musica e teatro sono corredati anche dalla presenza di trampolieri(mimi dell’Assemblea Teatro Torino) che sfilano tra il pubblico suscitando sorpresa e curiosità. Dalla registrazione di un altroconcerto milanese, tenutosi al Capolinea Jazz Club, nasce anche un album dal vivo, realizzatonello stesso anno, dal titolo Capolinea, esperimento tuttavia poco riuscito a causa soprattutto di alcuni arrangiamenti fiatistici chedanno una venatura funky che ben poco si addice alla musica del gruppo. In questo disco, allaline-up si aggiungono Dino D’Autorioal basso, Karl Potteralle percussioni e

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Beppe Cantarellialla chitarra.

Il Banco si appresta a vivere i suoi anni ’80 che, come si sa, è stato il momento più difficile per igruppi progressive reduci dai fasti del decennio precedente. Anche il Banco del MutuoSoccorso subirà gli influssi negativi di questo periodo, orientandosi verso una musica piùcommerciale ed accessibile. Il primo cambiamento lo si ravvisa già nella denominazione, vistoche il gruppo si presenta semplicemente come Banco, ma l’album Urgentissimo fa il resto,attraverso canzoni più vicine ad un rock semplice e privo di qualsiasi orpello sinfonico. Lacanzone Paolo pà diviene anche un hit di successo e ciò contribuisce a convincere la band aproseguire su questa strada. Così, nel 1981, esce Buone notizieche segue la falsariga del precedente lavoro. Un momento di soddisfazione è dato anche da unconcerto tenuto a Cuba, in occasione del Festival Internacional de la Nueva Cancion.

A questo punto si segnala l’abbandono di Gianni Nocenzi, che, non convinto del percorso che ilBanco sta seguendo si dedica ad una carriera solista che frutterà gli album Empusa (1988) e Soft Songs(1992), non lontani dalla new age. Orfano di uno dei suoi fondatori, il gruppo prosegue la suacarriera con Banco, disco realizzato nel 1983 che continua questa linea più commerciale intrapresa ormai condecisione. Dopo l’innesto del polistrumentista Gabriel Amato(ex collaboratore di Aretha Franklin), giunge dapprima il singolo Grande Joe, col quale il Banco partecipa anche al festival di Sanremo, e poi il nuovo lavoro … e via, che, nonostante la partecipazione di Gianni Nocenzi come ospite, risulta probabilmente ilpunto più basso della gloriosa carriera della band. Anche l’apporto di Anna Oxa, Mike Francise Riccardo Cocciantenon aiuta quest’album a raggiungere la sufficienza. La mancanza di idee è confermata da unlungo periodo di silenzio, nel quale, a parte alcune esperienze di Gianni e Vittorio Nocenzi nellarealizzazione di sigle per film e telefilm (

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Turno di notte, Greggio e pericoloso, Colomba, Nella città perduta di Sarzanae Nudo di donna), vede la luce solo il progetto solista di Di Giacomo Non mettere le dita nel naso, in cui il cantante è accompagnato da Maltese, Calderoni, Cinzia Nocenzi(tastiere, sorella di Vittorio e Gianni), Tiziano Ricci(basso) e Pietro Letti(sax). Questo disco segna l’effettiva inaugurazione della Banco Factory, risultando il primo lavoro di un progetto più ampio che vede la realizzazione di una sorta dilaboratorio a Genzano, curato da Vittorio Nocenzi e sede di studi di registrazione, aule e teatri.Sempre Di Giacomo realizza in coppia con Sam Mooreil singolo Hey Joe, brano reso famoso da Jimi Hendrix, che sarà poi inserito nella ristampa in cd del suo disco solista. Nel 1989 anche Maltese provaa cimentarsi in un lavoro da solo, ma non riesce a realizzarlo, nonostante avesse già sceltocome titolo Il gabbiano Jonathan. Alcuni brani che compone, però, saranno recuperati quando, qualche anno dopo, inizia la suacollaborazione con gli Indaco.

Si giunge stancamente agli anni ’90, ma qualcosa sta nuovamente cambiando: c’è un piccolo,ma rinnovato e incoraggiante interesse verso il rock di venti anni prima e nel 1990 vienepubblicato postumo il disco Donna Plautilla; inoltre, recuperata la sigla Banco del MutuoSoccorso, il gruppo sembra trovare nuova energia e comincia a riproporre dal vivo i classicidegli esordi. Il rock progressivo inizia ad avere nuovo vigore ed un minimo di ascoltatori mostra

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di gradire il recupero di certe sonorità. Il primo frutto di questo rinnovato interesse è Da qui messere si domina la valle, doppio cd con il quale il Banco del Mutuo Soccorso rielabora i suoi primi due album, con nuoviarrangiamenti ed un sound più moderno. Anche se la magia degli esordi è irraggiungibilel’esperimento è tutto sommato riuscito. Viene inoltre pubblicato dalla Mellow Recordsun disco dal vivo con un concerto del 1972, intitolato semplicemente Live, con una bellissima performance che vede anche la presenza di un brano inedito; peccato chela qualità audio sia scadente, perché il prodotto è molto interessante. Nel 1991 Di Giacomo eMaltese collaborano all’album Risonanzedel tastierista Tony Carnevale(e parteciperanno anche al successivo La vita che grida), mentre nel 1992 è il chitarrista il più attivo, visto che inizia la sua collaborazione con gliIndaco, sorta di ensemble aperto dedito alla musica etnica e sperimentale e partecipa anche adun disco dei new-progger Fancyfluide al progetto dei Tetes De Boische frutta gli album Se anche fosse amoree Pezzi di ricambio.

Nel 1993 esce l’antologia La storia, ma è tempo per un nuovo album del Banco e nel 1994 la EMIpubblica Il 13, cd che tuttavia tradisce le aspettative di chi auspicava un ritorno ai fasti passati, essendoessenzialmente composto da canzoni non troppo ispirate, nonostante qualche pezzo di ottimafattura. Il Banco inizia comunque un’intensissima attività live con Di Giacomo, Nocenzi eMaltese accompagnati da Maurizio Masialla batteria, Filippo Marcheggianialla seconda chitarra e Tiziano Ricci al basso. I concerti, tra i quali si segnala quello del festival Progressivamentetenutosi a Roma il 7 settembre 1996, sono molto apprezzati, visto che il Banco rispolvera vecchiclassici e il gruppo si fa notare anche per la presenza al Premio Tenco. Proseguono anche leattività parallele di Maltese, che stavolta si segnala per la presenza al fianco di

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Mario Pio Mancininell’album Flying with the Chakras. Bisogna aspettare il 1997 per vedere una nuova uscita discografica del Banco. Si punta su unnuovo disco dal vivo, Nudo, realizzato inizialmente per il solo mercato giapponese dalla King Recordse contenente estratti di due concerti tenuti a Tokyo (il 25 e il 26 maggio all’On Air West). Inseguito esce anche la versione definitiva per la EMI, un doppio cd che contiene anche l’ineditobrano che dà il titolo al lavoro, suddiviso in tre parti, energico e ricco di ottimi spunti, mostra unaband che ha ancora molto da dire. Molto bello comunque tutto l’album che all’esibizionegiapponese ne affianca una acustica registrata a Roma. Le performance sono registratesplendidamente, la qualità del suono è ottima e la prestazione del gruppo è eccellente, con ibrani più classici interpretati con classe immutata e grande vigore. L’attività live prosegue senzasosta con la partecipazione al Premio Darwina Falzé di Trevignano (TV) il 15 marzo ed il Banco riesce anche a fare qualche apparizionetelevisiva. Esce anche Vento del deserto, il primo disco degli Indaco, ormai assestatisi con una formazione che vede oltre Maltese,anche Calderoni, Luca Barberinial basso, Arnaldo Vaccaalle percussioni e Carlo Mezzanottealle tastiere, con, in più, la presenza di ospiti del calibro di Mauro Pagani(violino, ex PFM) e Francesco Di Giacomo.

Il Banco suona ovunque: gira per tutta Italia, spesso coadiuvato da Pagani, fa nuovamentetappa in Giappone nel 1998 per dei concerti acustici e suona il 28 ed il 29 maggio del 1999 aCittà del Messico. Da questi concerti viene realizzato un nuovo doppio cd dal vivo edito dalla Sol & Deneb, intitolato Live in Mexico, altra esibizione di grande classe. Da segnalare anche la partecipazione al secondo ProgFestival di Vigevano (presenti vecchi marpioni come i Jethro Tull, ma anche nuove leve come gli After Crying

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), mentre il 21 settembre, in occasione del Festival di Musica Sacra al Teatro Morlacchi diPerugina, il Banco offre una performance strepitosa che culmina nell’integrale riproposizionelive di Darwin!. In questi concerti inizia la collaborazione in pianta stabile del fiatista Alessandro Papotto(membro della Periferia del Mondoe dei Nodo Gordiano). Altra esibizione da ricordare è quella della presenza alla Sagra dell’uva di Marino, in cui oltreal Banco, suonano vecchie glorie napoletane del prog italiano: Osanna e Napoli Centrale. Da un punto di vista discografico, invece, si segnalano la ristampa dell’album inglese Bancoda parte della giapponese Victore la realizzazione dell’album Amorgòsda parte degli Indaco, con nuovi ospiti di eccezione (oltre gli ormai consolidati Di Giacomo ePagani, Lester Bowie, Vittorio Nocenzi, Andrea Parodi, Enzo Gragnanielloe Mario Rivera). Il 2000 vede ancora il Banco in giro per il mondo: un anteprima di alcuni brani dell’albumsolista Movimentidi Vittorio Nocenzi è offerta a Buenos Aires e a Montevideo; c’è poi la partecipazione al Progfestdi Los Angeles, una nuova esibizione a Città del Messico e la presenza come star principale al Rio Art Rock Festivaldi Rio de Janeiro. Esce anche un live degli Indaco, dal titolo Spezie. Nel 2001 il Banco vola nuovamente in America, dapprima per partecipare ad un’altrakermesse progressiva: il Nearfest, che si svolge a Bethlehem, e poi per un altro concerto a Panama City. In patria, invece, ilgruppo preferisce le esibizioni acustiche, alle quali partecipano spesso anche Eugenio Finardie gli Elettrojoyce(e, di tanto in tanto, anche Mauro Pagani). Nello stesso anno, Di Giacomo partecipa all’album

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O Fado, disco realizzato insieme a Finardi e contenente rielaborazioni in italiano di brani di fado. 

Il 2002 è l’anno in cui il Banco del Mutuo Soccorso festeggia i suoi 30 anni e se sonnecchia daun punto di vista discografico, la band continua a dare spettacolo con splendide esibizioni dalvivo. Dapprima, però, c’è l’uscita di Movimenti, primo album solista di Vittorio Nocenzi,strumentale, corredato da un libretto di poesie di Alda Merini. Disco interessante, anche se da un artista eccezionale del calibro di Nocenzi, ci siaspetterebbe di più. Il tastierista è anche impegnato in un progetto di diffusione di musica nellescuole, denominato Le chiavi segrete della musica. Il primo maggio il Banco si esibisce a Roma al Festival del 1° maggio, con ospiti John De Leo(voce dei Quintorigo), Morgan(dei Bluvertigo) ed Elettrojoyce. L’esecuzione di R.I.P.e di Non mi rompeteè solo un preludio agli splendidi concerti organizzati per celebrare i trent’anni(della tappasalernitana trovate un articolo sul Rotters’ Clubnella sezione Recensione concertidi Musical Box), tra i quali si segnala in particolar modo quello tenuto all’ippodromo di Capannelle di Roma,dove sul palco i musicisti sono raggiunti da Gianni Nocenzi e Pierluigi Calderoni, oltre che daIndaco, membri dei Tiromancino, Viola Nocenzie, nuovamente, da Morgan ed Elettrojoyce. L’evento viene registrato e parte del concertoappare nel 2003 sull’album No Palco, pubblicato nel mese di ottobre dalla Sonyed ennesima testimonianza della grandezza del Banco.

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DISCOGRAFIA

Banco del Mutuo Soccorso(1972)Dopo alcuni suoni elettronici, il disco inizia con una musica medievaleggiante guidata dalclarinetto, ideale accompagnamento del testo recitato da Vittorio Nocenzi: “Lascia lente lebriglie del tuo Ippogrifo, o Astolfo/Sfrena il tuo volo dove più ferve l’opera dell’uomo/Però noningannarmi con false immagini/Ma lascia che io veda le verità/E possa poi toccare il giusto”, a cui segue la replica di Di Giacomo che inizia con la celebre frase: “Da qui, messere, si domina la valle…”. Si capisce subito che il disco ha qualcosa di speciale, di magico… E la magia prosegue, dopoquesta breve introduzione dal titolo In volo, con R.I.P., uno dei brani simbolo del Banco, che inizia rapida, veloce e aggressiva, descrivendo le gestaeroiche di un cavaliere al suono di chitarre e tastiere e attraverso l’incantevole voce delcantante. Dopo tre minuti e mezzo c’è una brusca interruzione; il brano si fa splendidamentemelodico, intenso e malinconico, guidato dal piano e poi nuovamente dalla commoventeinterpretazione di Di Giacomo per la descrizione della morte del cavaliere, finale elegiaco,drammatico e spettacolare di una canzone travolgente e toccante allo stesso tempo e sotto ognipunto di vista. Dopo questo brano si odono in lontananza dapprima i passi e poi la voce diVittorio Nocenzi che intona una dolce melodia, ripresa poi all’organo per una quarantina disecondi; è ancora magia, anche se breve, un'altra dimostrazione di classe assoluta; è Passaggio. E dalla melodia più intensa, si passa ad uno sfrenato rock sinfonico con Metamorfosi. Una lunga parentesi strumentale in cui tastiere, piano, chitarra si inseguono e si intrecciano tranumerosi cambi di tempo e di atmosfera per circa otto minuti e mezzo, prima di un finalecantato che mantiene intatta l’energia accumulata fino a quel momento e che si protrae fino afar sfiorare al brano gli undici minuti. Siamo agli albori del prog italiano ed il Banco del MutuoSoccorso fa subito capire che ha dalla sua doti eccezionali, ma le sorprese non sono ancorafinite. Infatti, l’album c ontinua a regalare meraviglie con la lunga suite Il giardino del mago, che nei suoi oltre diciotto minuti offre altri spunti poetici, sia nelle liriche incantevoli e ricche diallegorie, sia nella musica, carica di pathos, sentimento, teatralità, melodia, fantasia e cambid’umore, passando da delicati frangenti di solo piano a impetuosi momenti d’insieme. Il finale èaffidato ad una marcia strumentale, intitolata

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Traccia, travolgente ed ideale suggello delle esibizioni dal vivo del gruppo, che offre all’ascoltatore altridue intensi minuti di classe sopraffina. Disco praticamente perfetto, caratterizzato da profondolirismo, con influenze classicheggianti e derivanti sì dal rock sinfonico d’Oltremanica, maconvogliate in uno stile unico, personalissimo, “italiano”. Una proposta che attira subitol’attenzione verso un gruppo speciale, che al suo esordio discografico sforna subito uno di queicapolavori assoluti che restano indimenticabili.

Darwin! (1972)Ad un capolavoro, il Banco riesce a farne seguire immediatamente un altro, grazie allarealizzazione di questo concept-album. L’evoluzione apre il disco e si caratterizza per inumerosi cambi di umore, tra i quali il gruppo riesce ad amalgamare un suono molto ricco,dominato dalle tastiere, ma nel quale si susseguono gli impasti elettro-acustici con il pianofortee con le chitarre. Dopo i primi quattro minuti in sordina, con suoni misurati ed un cantatomelodioso, inizia un’accelerazione che velocizza notevolmente la canzone e lo stesso DiGiacomo non si tira indietro col suo apporto vocale. In questo frangente molto intenso, VittorioNocenzi dà un saggio di bravura, con continue invenzioni alle tastiere, sfruttandone gli svariatitimbri elettrici. Un breve rallentamento verso gli otto minuti offre un momento atmosferico, maprontamente c’è un nuovo crescendo strumentale che conduce alla ripresa del tema cantatoprincipale, a cui segue un intermezzo melodico dal gusto barocco affidato a piano e tastiere, perandare a concludere con una nuova parte cantata ed un finale d’insieme, in cui sono ancora letastiere a brillare. Inizio strepitoso, ma il seguito non è da meno: La conquista della posizione erettaè un meraviglioso brano aperto da tastiere molto enfatiche, quasi alla ELP. La lunga partestrumentale iniziale mostra la continua ricerca sonora del gruppo ed in particolare di VittorioNocenzi, che fa ascoltare l’incredibile gamma di suoni che possono scaturire dalle sue tastiere.Dopo circa sei minuti inizia la parte cantata e Di Giacomo ci offre attimi di rara bellezza edrammaticità con le liriche appassionate e la sua magnifica voce. Il lato B del disco si apre conun brano strumentale più leggero, ma non meno affascinante: La danza dei grandi rettili è un gioiello di sensibilità che offre elegantissimi dialoghi tra piano, tastiere e chitarra. Segue Cento mani e cento occhi, travolgente ed infuocato inno caratterizzato da un sound graffiante e da ritmiche molto vivaci.E le emozioni sembrano non finire mai con l’intensissima e dolce ballata 750.000 anni fa… l’amore?con linee melodiche di piano e voce che sono entrate nella storia. Miserere alla storiainizia con un’allegra marcetta in stile Traccia, per poi farsi melodica e vagamente jazzata, prima di arrivare al cantato recitato e di riprenderenuovamente i temi posti all’inizio del brano. Si giunge al termine del LP con

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Ed ora io domando tempo al tempo ed egli mi risponde… non ne ho!, canzone aperta dal rumore di un sinistro cigolio e da dissonanze, ma che prosegue conmelodie da cantastorie medievale. Che dire di questo lavoro? Amato dai giapponesi econsiderato tra i migliori album della storia da fior di intenditori per merito degli straordinaricontenuti musicali, della ricchezza di temi e della sperimentazione sinfonica, è senz’altro unapietra miliare del progressive non solo italiano. Il Banco del Mutuo Soccorso, in pochi mesi, è riuscito a creare due album che sono entrati nella storia… 

Io sono nato libero (1973)I livelli elevatissimi raggiunti con i precedenti album sono decisamente mantenuti anche da Iosono nato liberoe gli oltre quindici minuti di Canto nomade per un prigioniero politico, posta in apertura del lavoro, stanno lì a dimostrarlo subito. L’inizio romantico e lirico sitrasforma ben presto in un rock sinfonico di grande qualità, fenomenale nella sua eleganzaformale ed impreziosito da un testo dalla bellezza impressionante. I numerosi cambi d’umorepermettono di ascoltare intrecci strumentali di strabiliante agilità, trionfali aperture tastieristiche,commoventi motivi acustici guidati dalla chitarra, struggenti melodie vocali, frangenti dissonanti,spunti jazzati e vivaci momenti percussivi. Dopo questa meravigliosa composizione si passa adun brano più semplice, più vicino alla forma canzone e caratterizzato dall’andamento acustico;si tratta della dolce ballata Non mi rompete, che diventa ben presto uno dei cavalli di battaglia del gruppo. La città sottileè accreditata al solo Gianni Nocenzi, che incanta col suo piano passando indifferentemente dal versante classicheggiante a quellojazzistico. Non ci sarebbe bisogno di rimarcarlo, ma anche in quest’occasione si segnalaun’altra grande interpretazione vocale di Di Giacomo. Dopo… niente è più lo stessoè una straordinaria composizione di quasi dieci minuti in cui i musicisti regalano meraviglie,grazie ad infuocati passaggi strumentali alternati a cadenze più riflessive. A conclusione deldisco troviamo Traccia IIideale prosecuzione del discorso intrapreso con Tracciae Miserere alla storia

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. Ancora un lavoro fantastico dopo i due stupendi album dell’anno precedente. Pochissimigruppi al mondo possono vantare un esordio così folgorante come quello del Banco del Mutuo Soccorso, caratterizzato da un trittico di opere da annoverare tra i più fantastici esempi di progressivesinfonico.

Banco (1975)E giunge l’album in inglese per tentare la carta estera… Metamorphosis (Metamorfosi), Outside(R.I.P.), Leave me alone(Non mi rompete), Nothing’s the same(Dopo… niente è più lo stesso), Traccia IIsono splendidi brani che non fanno altro che confermare la grandezza della musica del Banco. Le traduzioni dei testi in inglese fanno perdere un po’ quella liricità tutta italiana del gruppo e inuovi arrangiamenti non raggiungono la perfezione degli originali, ma stiamo parlandocomunque di composizioni di livello assolutamente straordinario. Ci sono anche due inediti,posti in apertura dell’LP: la strumentale Chorale (from Traccia’s theme), che, come fa intuire il titolo, è un tema estrapolato da Traccia, e L’albero del pane, unico brano cantato in italiano, caratterizzato dall’incedere deciso ed elegante allo stessotempo. Album costruito, quindi, su basi solidissime e che non può non soddisfare le esigenzedegli amanti del gruppo.

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Garofano Rosso (1976)Colonna sonora di un film, Garofano rosso è un buon disco strumentale, in cui il Banco sicimenta in un rock sinfonico di discreto spessore. L’assenza dei testi mostra una strutturamusicale che si avvicina maggiormente, rispetto agli LP precedenti, al progressived’Oltremanica, con le tastiere indubbiamente protagoniste. Zobeidaposta in apertura del lavoro, è una breve canzone i cui toni solenni, ma non ridondanti, sonomolto affascinanti e, oltre a rappresentare uno degli spunti migliori, è anche una perfetta sintesidel contenuto dell’album. I fratelli Nocenzipossono far sfoggio della loro abilità in questa e nelle altre 11 composizioni, che si mantengonosempre vicine ad uno stile classicheggiante e con qualche aria medievale (Quasi saltarello), anche se qua e là si intravede qualche spunto più dissonante. Tastiere e piano creanomelodie vagamente malinconiche su ritmiche compassate e solo di rado veloci, facendointravedere ogni tanto l’ombra diKeith Emerson. Minor spazio per la chitarra anche se nei momenti in cui interviene c’è grande emozione (lasemi-acustica Esterno notte (casa di Giovanna)). Esperimento riuscito, anche se alla lunga si avverte l’assenza di Di Giacomo.

Come in un'ultima cena (1976)Come in un’ultima cena conferma la grande raffinatezza della musica del Banco: già l’incipit …a cena, per esempiosi caratterizza per un’apertura dai tratti medievali ed un prosieguo che mostra cambi d’umore edi ritmo improvvisi, passaggi non distanti dal jazz e momenti di grande poesia. Il ragnoè un rock abbastanza tirato che è tutt’oggi uno dei momenti più attesi dei concerti e, quasi acontrobilanciare la situazione, è seguito dalla dolcezza melodica di E’ così buono Giovanni, ma…, in cui piano, chitarra acustica e fiati, insieme alla straordinaria voce di Di Giacomo, regalanoemozioni. Slogansfodera un rock sinfonico di gran levatura e Vittorio Nocenzi può fare ancora una volta sfoggiodella sua immensa classe offrendo passaggi tastieristici di eccezionale bellezza che vanno alegarsi magnificamente con il piano e la chitarra. Anche in questa occasione gli sconvolgimentiritmici si sprecano e si passa, così, da frangenti di grande delicatezza ad altri più impetuosi.Uno dei top dell'album, momento di straordinaria bellezza, è rappresentato da

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Si dice che i delfini parlino, brano di enorme spessore aperto da intarsi piano-violino-tastiere che sfociano poi inun’apertura ariosa, grazie alla quale Di Giacomo può esibirsi in stupende melodie vocali. Ilgruppo mostra in questa occasione una straordinaria coesione, alternando momenti epici adaltri più morbidi e leggiadri. Voilà Mida (il guaritore)parte con il solo piano che ci porta in sentieri classici, ma ben presto l’entrata della sezioneritmica e delle tastiere movimenta le cose e si affronta una sezione vagamente sperimentaleche si tramuta poi nel più classico rock sinfonico banchiano. I due minuti di Quando la buona gente dicerappresentano un piccolo frammento energico e coinvolgente, mentre La notte è pienaè una dolcissima ballata, in cui vengono prediletti suoni acustici della chitarra, del violino e delpiano e si riassaporano sensazioni medievali. A concludere il disco troviamo Fino alla mia porta, simpatica marcia che nel finale si fa più delicata. Non si può parlare di capolavoro assoluto,visto che non siamo ai livelli dei precedenti lavori, ma anche Come in un’ultima cenaè un album ottimo e rappresenta un altro momento importante della splendida carriera delBanco del Mutuo Soccorso.

As in a last supper (1976)La versione inglese di Come in un’ultima cena non presenta sostanziali differenze rispetto aldisco italiano. Gli arrangiamenti sono gli stessi e cambiano solo i testi, che rendono il tutto unpo’ meno “mediterraneo”.

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... di terra (1978)

L’esperimento orchestrale del Banco del Mutuo Soccorso è un magnifico album strumentale, incui il gruppo si muove agevolmente tra la musica sinfonica e quella d’avanguardia. Difficileparlare di rock per un lavoro di questo tipo, intriso di pathos, lirismo, passione e caratterizzatoda una dinamica imprevedibile ed affascinante. Bei momenti solistici di piano, sicontrappongono a situazioni d’insieme maestose e mai pacchiane, nelle quali la coesione traorchestra e gruppo è praticamente perfetta. Nel 1978 un disco del genere sorprese non poco,lasciando interdetti molti appassionati, ma non si può negare che … di terra sia operariuscitissima, che merita un posto di rilievo nella discografia del gruppo ed ennesimadimostrazione delle incredibili capacità di questi musicisti. Certo, manca la voce di Di Giacomo(autore dei titoli dei brani, che uniti formano la frase Nel cielo e nelle altre cose mute terramare, non senza dolore io vivo né più di un albero nonmeno di una stella nei suoni e nei silenzi di terra), ma proprio il fatto che non si avverta più di tanto questa assenza è un’ulteriore conferma dellastraordinaria qualità di questo disco.

Canto di primavera (1979)Canto di primavera accentua ulteriormente la tendenza alla forma canzone che si era intravistain Come in un’ultima cena, ma le composizioni del gruppo restanoraffinatissime, a partire dal brano di apertura Ciclo, un rock sinfonico con inflessioni tipicamente latine e con un crescendo strumentale che regalaemozioni per merito di piano, tastiere e fiati. La title-track è solare, splendidamente interpretatada Di Giacomo, e conferma l’abilità del gruppo a creare melodie mediterranee di grandeefficacia. Sono la bestia è abbastanza intensa e si sviluppa su ritmi decisi, con una grande prova dei musicisti cheintrecciano alla grande note di tastiere, chitarra e fiati. Segue Nienteche è però meno convincente col suo pop atmosferico; di tutt’altro spessore E mi viene da pensare, circa tre minuti di delicatissime ed eleganti melodie pianistiche e vocali. Interno cittàè la canzone più lunga dell’album con i suoi sei minuti e mezzo, delizioso tassello con cui ilBanco mostra per l’ennesima volta la grande raffinatezza della propria musica, coniugando allagrande la tecnica dei Nocenzi ed il lirismo di Di Giacomo, alternando situazioni strumentali in cuivengono a galla i classici impasti elettroacustici e parti cantate suggestive e romantiche. Altromomento emozionante e seducente è

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Lungo il margine, vagamente malinconica con le sue melodie da brivido. A conclusione del lavoro troviamo Circobanda, allegro strumentale, una sorta di marcia che riprende il tema di Ciclo. Un disco non spettacolare come i precedenti, ma che affascina grazie a brani riusciti ecoinvolgenti, composti e suonati con grazia, passione ed abilità.

Capolinea (1979)Il primo live album della storia del Banco non mostra appieno le grandi qualità della band,quell’eleganza e quella raffinatezza compositiva manifestata fino ad ora. La scaletta è ottima: Ilragno,Canto di primavera, 750.000 anni fa… l’amore, Capolinea(ripresa in due parti del tema principale di Fino alla mia porta), R.I.P., Garofano rosso, Non mi rompete. Ma le buone esecuzioni sono rovinate da arrangiamenti e sovraincisioni tutt’altro checonvincenti, soprattutto quando si ascoltano la sezione ritmica ed i fiati che sommergono di uninutile funky grandi composizioni che meriterebbero, invece, ben altri “abbellimenti” e trattamenti(ascoltare l’orribile versione di R.I.P.; un vero scempio farle perdere tutta la sua drammaticità originaria). In fin dei conti, Capolineaè una delusione, pericoloso segnale di cedimento che sarà confermato dai seguenti lavori;ritengo che sia molto meglio ascoltare i dischi dal vivo usciti negli ultimi anni.

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Urgentissimo (1980)Le semplificazioni nelle composizioni, finora solamente accennate, raggiungono l’apice in Urgentissimo, un album caratterizzato da un rock più diretto e meno lirico. Questi nuovi umori sonoaccentuati in alcuni brani ideali per passaggi radiofonici (Paolo pà, Ma che idea), ma che scarsa attrattiva hanno per gli appassionati di progressive. Abbandonati del tutto gliarrangiamenti orchestrali del passato, i musicisti dialogano in maniera più snella, i timbri ditastiere si fanno più moderni (e freddi) e la chitarra è più aggressiva. Alcuni spunti di qualcheinteresse (Senza riguardo, Felice, vagamente jazzata, e la strumentale Il cielo sta in alto) non bastano a salvare un album col quale inizia un periodo di scarsa vena per il gruppo.

Buone notizie (1981)Buone notizie non fa altro che confermare la tendenza espressa col precedente album ed offreun pop-rock di ben poco interesse e al passo con i tempi. Ormai lontani gli echi poetici dei primilavori, i musicisti sembrano davvero voler dare un taglio netto col passato e si concentrano sucanzoni di durata contenuta, con melodie facilmente orecchiabili e solos brevi,dalle tracce funky e tutt’altro che complicati. Poco o nulla da salvare per un Banco che sembraaver del tutto smarrito la propria personalità in un disco assolutamente anonimo.

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Banco (1983)Non ci voleva molto, ma quest’album segna un netto miglioramento qualitativo rispetto alprecedente. Nulla di realmente eclatante, ma la presenza di alcuni brani proposti con un certobuon gusto rende l’ascolto di Banco abbastanza interessante. Lo stile si mantiene sul pop-rockdegli ultimi anni e non mancano episodi leggerini e di scarso interesse, ma alcune canzonimeritano attenzione: Lontano da, pop dalle belle melodie,la delicata Pioverà, Moyoukoye ,in parte pop elettronico, in parte canzone d’atmosfera, la strumentale Traccia III, breve e fugace, ma gustoso ritorno al passato e la stessa Moby Dick, semplice ed orecchiabile, eppure ben congeniata e gradevole all’orecchio.

... e via (1985)L’ultimo lavoro del Banco degli anni ’80 non presenta particolari spunti d’interesse. Quellebuone idee mostrate a sprazzi nel precedente album scompaiono del tutto e … e via mostratutta la sua debolezza in otto brani di impatto praticamente nullo con il loro pop-rock moderno,all’acqua di rose e persino ballabile, che alla fine risulta non poco irritante. Un gruppoirriconoscibile che mostra uno spaventoso calo qualitativo.

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Da qui messere si domina la valle (1991)Il Banco inizia gli anni ’90 con un netto ritorno al passato. Con questo lavoro, infatti, il gruppo sicimenta in una nuova registrazione dei suoi primi due album, risuonati e riarrangiati. Latecnologia moderna permette un miglioramento della qualità audio, ma migliorare composizionigià perfette è praticamente impossibile. Tuttavia, anche nei nuovi arrangiamenti i due capolavoridella band si ascoltano con estremo piacere: il tocco di Nocenzi è sempre magico, la voce di DiGiacomo non ha perso smalto e R.I.P., Metamorfosi, La conquista della posizione eretta, 750.000 anni fa… l’amore, ecc. mantengono intatto il loro fascino. Il Banco del Mutuo Soccorso riesce a dare nuova luceai suoi primi gioielli, rispettandone l’originale essenza e senza sconvolgerne i contenuti,trovando, così, il modo per dire che a distanza di venti anni dagli esordi è ancora vivo, vegeto edesideroso di incantare di nuovo.

Live (1993)Disco che immortala il Banco degli esordi dal vivo. Nonostante una prestazione ottima ed unascaletta eccellente, con tanto di lunghissima improvvisazione inedita (i quasi dodici minuti di Polifonia) ed alcune delle sue composizione più classiche, si deve riscontrare una qualità audiopurtroppo molto scadente, al livello di un bootleg mediocre. Solo per completisti.

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Il 13 (1994)Dopo la riproposizione dei primi due dischi, chi, col nuovo “vero” album in studio, si aspettavaun ritorno alle origini, è destinato a rimanere deluso. Il 13 è un lavoro contenente soprattuttobrani pop-rock sempliciotti ed orecchiabili quasi del tutto privi di attrattiva. Il rock robusto e atratti ossessivo di Sirene, Brivido, Spudorata (pi-ppò)(quest’ultima rasenta addirittura il ridicolo), Tremila, Mister Rabbite Magari chenon convince per nulla, risultando a tratti persino fastidioso. Rimani fuoricerca di ripercorrere, senza riuscirci, le orme di Non mi rompete, mentre momenti piacevoli si possono avvertire invece con le più melodiche Guardami le spalle(sufficientemente malinconica), Anche Dio(contraddistinta da gradevoli combinazioni di chitarra e tastiere) e le dolci ballate Bambinoe Tirami una rete, che restano comunque orientate verso un pop raffinato aggraziato e poco più. Soltantol’atmosferica introduzione di Dove non arrivano gli occhi, le magie strumentali di Emilianoe la conclusiva e pianistica Bisbigli, erede dello storico Passaggio, mostrano quella classe che avrebbe dovuto pervadere l’intero album e che invece si riscontrain pochi frangenti. Peccato non aver osato di più…

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Nudo (1997)Che il Banco sia in grado di regalare ancora emozioni è dimostrato dall’inedita composizione Nudo, suddivisa in tre tracce, per un totale di circa quindici minuti, che dà il titolo al nuovo lavoro eche si presenta abbastanza aggressiva dando nuovo vigore al sound del gruppo. Per il resto sitratta di un doppio album dal vivo, con date registrate sia in Giappone che in Italia. Il primodischetto, oltre a Nudo, offre alcuni dei brani simbolo del Banco in versione acustica (piano, due chitarre e voci). E mi viene da pensare, R.I.P., Il ragno, Emiliano, L’evoluzione e 750.000 anni fa… l’amoresono eseguite magistralmente ed anche unpluggednon perdono minimamente la raffinatezza originale. Il secondo cd raccoglie invece esecuzionipiù classiche di La conquista della posizione eretta, Metamorfosi, Guardami le spalle, Bisbigli, Passaggio, un breve estratto da Il giardino del mago, Traccia, Non mi rompete, più uno spettacolare strumentale, intitolato Roma/Tokyo, in cui la band mostra le sue grandi capacità tecniche. Dopo il passo falso de Il 13

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, ecco un album convincente e ben registrato per due ore di musica in grandissimo stile.

En concierto Mexico (2000)Uscito per l’etichetta messicana Sol & Deneb e registrato nel 1999 a Città del Messico,quest’altro doppio cd dal vivo è una testimonianza significativa delle capacità concertistiche delBanco. Persino brani tutt’altro che rilevanti come Brivido, Sirene e Moby Dick sono eseguiti conpiglio vivace e giusto mordente, acquistando una veste decisamente gradevole. Chiaramente,poi, i pezzi da novanta risultano i più classici Il ragno, R.I.P., La conquista della posizione eretta, L’evoluzionee Traccia. A completare la discreta scaletta ci sono la delicatissima accoppiata Bisbigli & passaggioe, inoltre, E mi viene da pensare, Canto di primavera, Roma/Tokyoe Lontano da. La prestazione assolutamente maiuscola dei musicisti rende quest’album un gioiellino tutto dagustare.

No palco (2003)

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Mentre tutti i fan aspettano un nuovo disco in studio, No palco cattura una parte del concertodel trentennale tenutosi a Roma nel 2002 ed offre settantaquattro minuti di grande musica in cuisi pesca dall’ampia produzione del gruppo. Certo, si trattava di un’occasione speciale; l’album èmolto bello, presenta la solita ottima scaletta, si lascia ascoltare con indubbio piacere edimostra ancora una volta l’immensa classe del Banco, ma essendo il terzo disco dal vivo inpochi anni non aggiunge nulla di particolare a quanto fatto finora dal gruppo. Peccato, inoltre,non aver pubblicato l’intero concerto romano, visto che sono stati lasciati fuori numerosi grandibrani di quell'esibizione.

PeppeFebbraio 2004

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