Balibar - La filosofia di Marx

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Titolo originale: La philosophie de Marx@ Editions La Découverte 1991

@ 1994 manifestolibri sdvia Tomacelli 146 - Roma

Traduzione di Andrea Catone

Prima edizione Discount manifestolibri settembre 2001lsllN 88.7285-245-5

INDICE

L Filosofia marxista o filosofia di Marx? 7

II. Cambiare il mondo: dalla praxis a71a produzione 23

III. Ideologia e feticismo: il potere e la soggezion e 63

fV. Tempo e progresso: ancora una filosofia della 115

storia?

V. La scienza e la rivoluzione

Guida bibliografica

163

177

Page 3: Balibar - La filosofia di Marx

T. FILOSOFIA MARXISTA O FILOSOFIA DI MARX?

I-idea generale di questo libretto è quella di com-prendere e far comprendere perché si leggeràancora Marx nel XXI secolo: non solo come unmonumento del passato, ma come un autore attua-le, per le questioni che pone alla filosofia e per iconcetti che le propone. Nel limitarmi a quel misembra I'essenziale, vorrei dare al lettore uno stru-mento per orientarsi tra gli scritti di Marx e intro-durlo alle discussioni che essi suscitano. Vorreidifendere anche una tesi un po' paradossale: chec-ché se ne sia pensato, flon c'è e non ci sarà rnai una

filosofia rnarxista; di contro, I'importanza di Marxper la filosofia è più grande che mai.

Occorre prima intendersi su quel che signifi-cava Lfilosofia marxista>>. Questa espressione pote-va ríferirsi a due cose abbastanza diverse, ma che latradizione del marxismo ortodosso, elaborata allafine del XIX secolo e istituzionalizzata dai partiti-Stato comunisti dopo il I93L e ú. 1945, consideravainseparabili: la <<concezione del mondo>> del movi-mento socialista, fondata sull'idea del ruolo storicodella classe operaia, 9 il sistema attribuito a Marx.Osserviamo subito che nessuna di queste due ideeè strettarnente legata all'altra. Probabilmente sonostate create espressioni differenti per esprimerequesto contenuto filosofico comune all'opera diMarx e al movimento politico e sociale che a lui sirichiamava: la più celebre è quella di rnaterialisnodialettico, relativamente tarda, ma ispirata dall'usoche Engels aveva f.atto di differenti formule diMarx. Altri hanno potuto sostenere che la filosofia

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MATERIALISMO DIAIETTICO

Ouest'espressione ha designato la filosofia nella dottrina ufficiale dei

à.il,i .-o'Àuni.,i, m" un.hi presso alcuni dei suoi critici (si veda Hen-

iif.Lu"i., i. naterialismi dialectiqua,Pú' la edizione, 1940)' Essa

"."!.i"" iÀpi"gata né da Marx (che parlava delsuo "metodo dialet-

;i;;'; ;; à"É;s!1. {.h. i-pi"g" I'espiessione "dialettica materialisti-

cao), ma inventÀta, a quanto pare' nel 1887 da Joseph l)ietzgen' ope-

."i....idito.orrirpond.nr"ii Marx. È da Engels ruttavia che Lenin

.r..d. l" -or.. oé, elaborarlo lMlrerialisno ed enpiriocriticisno'

iSOà,i" Opn, *mptete,EditoriRiuniti' Roma 1961, vol' XIV)' intor-

"" , ir. aií.".i.i di fondo, il nrovesciamento materialistico'> della dia-

i;;,i.; ú"ilt;, la storicità dei principi eticì. subordinati alla lona di

"1^r.", ."1" convergenza delle "leggi dell'evoluzione" in fisica

(fi"i-holtrl, in bioLgia (Daruin) e in economia politica (Marx)

- L;i; prend. così poràion" tta un marxismo stotíchtico (Labriola) e

L ;;;;il.;. d etern in ist ico, vicino al'social-darwinismo" (Kautsky)'* fj"oo iu.iuoluzione russa, la filosofia sovietica sí divide tra "dialetticí"lOàUotint e .meccanicisti,' {Bucharin) Il dibattito è-ttoncato in

rn-"ni"o "urorir"ria

dal Segretario generale' Stalín' che fa pubblicar.e

rJìóir un d".r.,o che ìdentifica íl materialismo dialettico con il'ii*íio-tro*ltno (cfr. René Zapara, Luttes philosophiques en UP5S

tizì-till,Puf, Paris 1981; cfr. anche S Taglagambe' Scienzt, filoso-

fio.-rojiriti in IJnione Souictica 1924-1Y9, Feltrinelli, Milano 1978)''i;;t:;ti dopo, nell'opusc olo Matetialismo dialettico e nútelialisno

iiirlrlíglef ". codifica il contenuto enumerando le leggi della dia-"iiuli",'

f"oai*rrro delle discipline particolari.e. specialmente della

scienza della storia, come anche g araizia a prittri della loro conformità

alla nconcezione del mondo proletaria" Questo sistema' denomrnato

in fotrn" "UUr.ui

ata diamat (àal russo' DlAlekticeskil MATeríalzn) si

i.potta in tutta la vita intellettuale dei paesi.socialisti, e, con maggio'

r. à minor. facilità, nei partiti comunisti occidentali' Servirà a cemen-

i"r.l;id"ologi" del partiio-Stato e a controllate I'attività degli scienzia-

ti trlr. n *tZ Lyseiko, studiato da Dominique Lecoutt, Editori Riuni

ti, Roma 1977). Conviene, nondimeno, apportare due correttivi a que.-

;;ì;;;À. monoliti.a. Ptino DeJ 193i, col suo saggio Su.lla connad-

iíri"r; $" Opere di Mao Tse+ung' ed Rapponi sociali' Milano 1991'

t"f. ii ùao f*-!ung aveva p.op-otto una ioncezione alternativa che

rifi"ir"" i'i,l.a di .I"!gi della diiettica" e insisteva sulla complessità

à'iif" "".i*iairion. iÀlthur.". vi si ispirerà píù tardi in "Contraddi-

,io* "

.utd"r...inazioneo, in Per Maix, Editori Riuniti, Roma 1967)'

l;;;;;;."U"^ scuola almeno ha fatto del materialismo dialettico il

"rì," ai o^r,.nr" di un'epistemologia storica non príva di valore:

il.la di Ò.urnon", in Italià (cfr. André Tosel, "Ludovico Geymonat

Ju h lun. póur un matérialisme dialectique nou-veag',.i1 Ptaxís Vers

ii i rJfo" dit an en ph i losoph ie matxi s te, Messidor/Éditions sociales'

Paris 1984).

marxista non esisteva a rigore in Marx, ma che-llasortl a cose fatte, come riflessione più geqqr4!9*9

più aitratta sUl tens-o, i princlpi,lV p,o-Itgyg ulliUefla-

7e delll op..-rc11dl-l{-att, Ad dirit tu ra, ch e es s a

dotiebÉ;ncora essere costituita, formulata inmaniera sistematica I. Per contro, non sono maimancati filologi o spiriti critici per sottolineare la

distanza che iorreva tra il contenuto dei testi diMarx e i suoi posteri <<marxistb> e mostrare che l'e-

sistenza di unà filosofia di Marx non implica affat-

to quella di una filosofia marxista dopo di essa.

Questo dibattito può essere troncato in modo

tanto semplice quanto radicale. Gli eventi che han-

no segnato la fine del grande ciclo (1890-1990),

durante il quale il marxismo ha funzionato come

dottrina di organizzazione, non vi hanno aggiunto

nessun elemento nuovo, ma hanno dissolto gli inte'ressi che si opponevano a prendere in considera'

zione tale quéstione. In realtà, non esiste una filo-sofia marxista, né come concezione del mondo diun movimento sociale, né come dotffina o sistema

di un autore chiamato Marx. Ma, paradossalmente,

questa conclusione negativa, ben lungi dall'annul'làre o sminuire l'importanz di Marx per la filoso-

fia, gli conferisce una dimensione molto più gran-

de. Liberati da un'illusione e da una impostura,guadagniamo un universo teorico'

FILOSOFIA E NON.FILOSOFIA

Qui ci attende una nuova difficoltà. Il pensiero

teorico di Marx, a più riprese, si è presentato noncome una filosofia ma come un'alternativa alla filo-sofia, una non-filosofia, e persino ún'ultilrtbsofiu.i)

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forse stata,l4 più grande delle antifjlo-'sofe dell'epo-

c" mode.ni. ngfócchi di Marx' infatti, la filosofia

- quella che avlt'a imparato alla scuola della tradi-

zione che va da Plaione a Hegel, includendovianche i materialisti più o meno dissidenti, come

Epicuro o Feuerbaèh - era per I'appunto solo

r'rrr',i.trpt"tgllqd,tutdgal-"-.d115r-l,qrpreta-zrox€-del-n09n-d,o--t;" ifió port"ua, nel migliore dei casi, a

l"t.irtlo così co^m'era, nel peggiore, a trasfigurado'Tuttavia, per quanto si opponesse alla forma e

agli usi tradizionall del discorso filosofico, non v'è

auUUio alcuno che egli stesso abbia inrecciatodegli enunciati filosofici con le sue analisi storico-

soàiah e le sue proposte di azione politica' Il positi-

vismo, in generale, glielo ha rimproverato a suffi-

cienza. Tuita la questione' però, consiste nel sapere

se.questi enunciati formano un insieme coerente'

La mia ipotesi è che non è affatto così, almeno se

I'idea di coeîenza alla quale ci riferiamo continua

ad essere abitata dall'idea di sistema. I-attività teo-

rica di Marx, dopo che egli ebbe rotto con una cer-

ìà fot-u di filosofia, non I'ha condotto verso un

sistema unificato, ma verso una pluralità, quanto

6étto virtuale,ldi dottrine, nelle quali i suoi lettori

e i suoi succesiori si sono trovati impigliati' Pari-

menti, non I'ha portato verso un discorso unifor-

me, ma laerso un;oscillazione permanente-tm I'al di

qua-.eJ ui di là della filosofia' Per al di qua della

filosofia intendiamo qui I'enunciato di proposizio-

ni come .<conclusioni senza premesse>>' come

avrebbero detto Spinoza e Althusser. Per esempio,

quella celebre formula del 18 Brumaio di LuigiBonopnrtr, che Sartre, tra gli altri, ha considerato

.o-é lu tesi essenziale del materialismo storico:<Gli uomini fanno la propria storia, ma non la fan-

no in modo arbitrario, in circostanze scelte da loro

10 11

stessi, bensì nelle circostanze che essi trovanoimmediatamente davanti a sé, determinate dai fattie dalla tradizione>> 2' Per gljjJa-ettra-fi1'osofiaintendiamo, al contrario, un discorso che mostra

che es s a n on è, -un :I1y1!-a-a-!LLol19n4-srÀ determrne

mdallaposiziòneche*o"c.c,lrP;:sl-sampsdei$ofl it-ti sqdúie. in g4rticolare, de[a lofta--di^Elas*e.**"ffiatti;,

A"eité contraddizioni, queste oscil-

lazioni, ripetiamo, non costituiscono affatto una

debolezza di Marx. Mettono in discussione I'essen-

za stessa dell'attività filosofica: il suo contenuto, ilsuo stile o il suo metodo, le sue funzioni intellet-tuali e politiche. Era vero ai tempi di Marx e lo è

ancora, probabilmente, oggi. Di conseguenza si

può sostenere che dopo Marx la filosofia non è stata

più ,o*e prima. Si è prodotto un evento irreversi-

tile, che non è paragonabile al sorgere di un nuovo

punto di vista filosofico, poiché non obbliga solo a

iambiare idee o metodo, ma a trasflr-rmare -lagr.ati-ca della filqofia Ben inteso, Marx non è il solo ad

à6liól-otto effetti di questo genere. Per rimane-

re rr"1l'"poca moderna, vi è stato anche, almeno,

Freud, in un campo diverso e con altri obiettivi.Ma gli esempi paragonabili sono in effetti moltol:a..i. La cesura operata da Marx ha potuto essere

più o meno chiaramente riconosciuta, accettata più

o -eno di buon grado, ha anche potuto suscitare

rifiuti violenti e accaniti tentativi di neuvalizzazio-

ne. Quel che è indubbio, è che ha ossessionato e

travagliato la totalità del discorso filosofico con-

temporaneoQuesta antifilosofia che il pensiero di Marx, a

un momento dato, ha voluto essere' questa non-

filosofia che il pensiero di Marx è certamente stato

rispetto alla pratica esistente, ha prodotto dunque

I'effetto opposto a quel che si proponeva. Non solo

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non ha messo fine alla filosofia, ma ha piuttosto

suscitato nel suo seno una questione permanente-

mente aperta, di cui ormai la filosofia può vivere e

che contribuisce a rinnovarla. Infatti, non esiste

nulla di simile ad una <<filosofia eterna>>: in filosofia

vi sono delle svolte, delle soglie ireversibili' Ciò

che è accaduto con Marx è, per I'appunto' uno

spostamento del luogo, delle questioni e de-gli

otiettivi della filosofia, che si può accettare o rifiu-

tare, ma che è sufficientemente vincolante perché

non lo si possa ignorare. Perciò possiamo, alfine,

tornare a ìivolgerci a Marx e' senza sminuido né

ffadirlo, leggerlo come filosofoDove"órcare, in queste condizioni, le filosofie

di Marx? Dopo quanto ho proposto, la risposta

non presenta dubtio alcunoi da nessuna parte sè

non nella totalità apefia dei suoi scritti' Non solo

ng,q lis*ogna--eper?lg cernita alcuna tra <opere filo-

;tl;ii;;; .iófét. tiotiche> o <<economiche>>' ma

ouàrtu divisioìe sarebbe 1l mezzo più sicuro per"

nor .o-prendere nulla del rapporta critico che

Marx intiattiene con'tuttala ffadizione filosofica e

dell'effetto rivoluzionario che su tale tradizione ha

prodotto. Gllsvjluppi più qg-c-lic! {eJ Capllglqs-oloànche quelli nei quali le categqrie della logica e

dell'ot tàlogia; le rap.presentazioni dell'individuo e

del legame sociale, sono state sffappate alla lorodefinlziòne tradizionale e rippns,ate- in funzionedelle necessità dell'analisi storica. Gli articoli più

i--"dirtr-éntà legati alla congiuntura, redatti in

occasione delle espèrienze rivoluzionarie del 1848

o del 1871, o per la discussione interna dell'Asso-

ciazione internazionale dei lavoratori, sono anche ilmezzo per rovesciarela rclazione tradizionale tasocietà. St"to e per sviluppare I'idea di una demo-

crazia mdicale, che Marx aveva prima abbozzato tn

12

quanto tale nelle sue note critiche del 1841, scrittein margine alla Filosofia del dirítto di Hegel. I piùpolemici scritti contro Proudhon, o Bakunin, o

Lassalle sono anche quelli nei quali appare lo scar-

to tra lo schema teorico di evoluzione dell'econo-mia capitalistica e la storia reale della società bor-ghese, scarto che obbliga Marx ad abbozzate unadialettica originale, distinta da un semplice rove-sciamento dell'idea hegeliana di progresso dellospirito,..

In fondo, tutta l'opera di Marx è impregnatadi travaglio filosofico esi pone, ad un ternpo,inopposizione al modo jn lui la trad'uúoneha-is-sl@o,

òfi99lariii-o"."la-ftlosofiu (ed è questo uno deimòr6ffièl suo idealismo).M" ciò implica un'ulti-ma anomalia, di cui egli ha fatto, in qualche modo,esperienza su se stesso.

CESURA E ROTTURE

Più di altri, Marx ha scrîtto nella congiuntura.Talescelta non escludeva né la <<pazienza del concetto>>

di cui parlava Hegel, né il rigore delle conseguen-

ze. Ma era senza dubbio incompatibile con la sta-

bilità'delle conclusioni: Marx è ii filosofo dell'eter-no ricominciamento, che lascia dietro di sé nune-rosi cantieú... Il contenuto del suo pensiero non è

separabile dai suoi spostamenti. Proprio per questa

ragione, se si vuole studiare Marx, non se ne puòricostruire astrattamente il sistema. Bisogna rin-tracciarne I'evoluzione, con le sue rotture e le sue

biforcazioni.Il dibanito sviluppatosi negli anni '60 e '70 in

seguito ai lavori di Althusser, pro o contro i suoiargomenti, si è molto occupato della <<rottura>> o

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Page 7: Balibar - La filosofia di Marx

{>

<<cesura>>, che questi individuava nel 1845. Con-

temporanea all'emergere della nozione di <<rappor-

to socialen nell'elaborazione di Marx,.ess-a segne-

rebbe un punto di non ritorno, I'origine di un

allontanamento crescente rispetto all'umanesimoteorico precedente' Ritornerò più avanti su questo

terminÀ. Questa rottura continuata mi sembra,

infatti, innegabile. È sott"s, da esperienze politiche

immediate, in particolare I'incontro col proletaria-

to tedesco e fràncese (inglese per Engels) e il rien-

tro attivo nel corso delle lotte socíali (che ha come

contropartita diretta l'uscita dalla filosofia univer-

sitariai Tuttavia, il suo contenuto deriva essenzial-

mente da un'elaborazione intellettuale. In compen-

so, vi sono state, nella vita di Marx, almeno altre

due rotture, altrettanto importanti, determinate da

eventi potenzialmente rovinosi per la teoria della

quale si riteneva sicuro. Di modo che quest'ultima

h, potltto essere <<salvata>> ogni volta solo a prezzo

di un rifond azione, ^ttuata

tanto dallo stesso Marx,quanto intrapresa da qualcun altro (Engels). Val la

pela ricordare brevemente cosa furono queste

..crisi del marxismo>> ante litteram' Ciò ci fornirà,

al contempo, un quadro generale per le letture e le

discussioni che seguiranno'

Dopo i|1848

La prima coincide con un cambiamento epocale

perìutto il pensiero del XIX secolo:-è lastgnfillaàe[e, rivolu.z-ioni del lg-4-8. Basta leggere il Manife-

s;to del partito comunista (redatto nel 1847) J per

capire óh" M".t aveva condiviso integralmente la

coìvinzione di una crisi generale imminente del

capitalismo, grazie alla quale, ponendosi alla testa

di-tutte le clàssi dominate in tutti i paesi (d'Euro-

14 15

TRE FONTI O gU,rtmo M,leSrzu?

La presentazione del marxismo come concezione del mondo siè alun'go cristallizzata intorno alla formula delle "tre fonti del marxismoo:la filctsofía tedàsca, I socialismo francese, I'economia politico inglese.

Essa proviene dal modo in cui Engels, nel'Antidiihring (1878) ha

suddiviso la sua esposizione del materialismo storico e abbozzato la

storia delle antitesi tra materialismo e idealismo, metafisica e dialeni-ca. Kautsky sistematizzerà questo schema in una conferenza del 1907:

Le tre /onti del marxisno. L'operu stoica di Marx, dove la nscienza

della società, partendo dal punto di vista del proletariato" è caratte-rizzata come ula sintesi del pensiero tedesco, del pensiero francese edel pensiero ingleseo, il che non si propone solamente di incoraggiarel'internazionalismo, ma di presentare la teoria del proletariato come

una totalizzazione della storia europea, che istituisce il regno dell'uni-versale. Lenin, da parte sua, la riprenderà in una conferenza del1913, Tre fonti e tre parti íntegrantí del marxismo (in Opere conplete,vol. XIX, Ed. Riuniti, Roma, 1967).

Ma il modello simbolico di una riunione delle parti della cultura nonaveva in realtà niente di nuovo: traduceva la persistenza del grande

mito della ntriarchía europea>>, esposto precedentemente da MosesHess (che ne aveva fatto il titolo di uno dei suoi libri nel 1841) e

ripreso da Marx nei suoi scritti giovanili in cui si introduce la nozionedi proletaríato.Dal momento in cui si prendono le distanze dal sogno di operare latotdlizzazione del pensiero secondo I'archetipo delle "tre parti delmondoo (riassunte signifícativamente nello spazio europeo), la que-

stione delle "fonti" del pensiero filosofico di Marx, cioè dei rapportiprivilegiati che ha intrattenuto con I'opera dei teorici del passato,

diviene una questione aperta.

In un bel libro apparso di recente (ll fílo di Aianna. Quinditi lezionídi filosofia natxisîa, Vangelista, Milano 1990), Costanzo Preve ne ha

fomito un esempio, assegnando (quattfo maestri, a Matx: Epicuro(al quale aveva dedicato la sua tesi, Differenza na la filosofia delknatura di Democrito e quella di Epicuro, 1841), per il materialismodel1a libenà, metalotizzaro attriìverso la donrina del clinamen odeviazione aleatoria degli aromi; Rousseau, da cui deriva il democrati-smo egalitario, o I'idea di associazione fondata sulla partecipazionedirena dei cittadini alla decisione generalq Adan Snith, da cui vienef idea che il fondamento della proprietà è il lavoro; infne, Hegel, l,più importante e il più ambivalente, ispiratore e awemario costantedel lavoro di Marx sulla ncontraddizione dialettica" e la storicità. Ilvantaggio di questo schema è quello di orientare lo studio verso lacomplessità interna e gli spostamenti successivi che segnano il rap-porto critico di Marx con la tradizione filosofica.

Page 8: Balibar - La filosofia di Marx

Da). il proletariato avrebbe instaurato una demo-

ii^Lt^t i"ii."i. .rt. avrebbe pottato' a breve sca-

lrn ", all'abolizione delle classi e al,9-9l1unismo'

f^ tirr^ e I'entusiasmo delle insuiiéiîóni della

"otit*u"tu dei popolb> e della <repubblica socia-

l.'" "o"

pot.uunà óhe apparirgli come I'esecuzione

del proqramma."-- "i'i;-ilra sarà la caduta"' Dopo i massacri di

niunrro i;"d.sione di una parte dei socialisti francesi

;i ;;;;;;'iismo e la "passività

degli operai>> di

ft*;;-J colpo di Stato assumevano un significato

o "tri.ot

u.-.n te demor a lizzante' Ritornerò- p iù

Ir""ìi *t Àodo in cui quest'esperienza ha fatto

rr.iffrt. f iaea marxiana del ptoletariato e della sua

-itrio". rivoluzionar ia. L ampiezza dei riv-olggrrcnti

teorici che essa compoffa per M4r;- non può essere

;;;;;;;i;,;,". È t'àuu"',dono della nozione di

<<rivoluzione p.r-"t.nt.t', la quale esprimeva pre-

;il;;;i;l;iàea di u. putt'ggio imminente dalla

il;;tài.lurr. ullu società senza classi; ed è I'ab-

;;il;"i;'.'i aa ;'"s;";;" politico' che a tale

;;ir". corrispondevu, di odin'tura del proletariq-

,--ioppotra à[a ..dittatura della borghesio) '' Eilaìtt'i iotevole - di cui cercherò di indicare le

raioni teoriche - del concet-to dt ideol-oxia' appena

J.?i"i o e messo in opera. Ma è anche la.definizio-

ne di un progr"--u di ricerche sulla determina-

;;;;;";"rfica delle congiunture politiche e del-

É tlnJ."r. di lunga durata dell'evoluzione sociale'

p,Jl at"tu che Màrx ritorna al progetto di una cri-

tic" dell'.conomia politica pei rimaneggiarne le

Èasi teoriche e porùrlo a termine - in ogni caso

n"" "ffà

p"UUlicàzione del I Libro de| Cap-itale'.nel

T;6i - ^I prczzo di un lavoro accanito, nel quale si

pué ^".hè

percepire il potente desidedo e la con-

i,ir,rion. unii.ipui^ di una rivincita sul capitalismo

L617

vincente: attraverso il disvelamento dei suoi mec-

canismi segreti, che egli stesso non comprende, e,

al contempo, attraverso la dimostrazione del suo

inevitabile crollo.

Dopo il1-871

Ma ecco la seconda crisi: è la guetra franco-tedesca

del 1870, seguita dalla Comune di Parigi. Gettano

Marx nella depressione e suonano come un richia-

mo all'ordine del ..lato cattivo della storia>> (di cuiriparleremo), cioè del suo svolgimento imprevedi-bile, dei suoi effetti regressivi, e dei suoi terribilicosti umani (decine di migliaia di morti nella guer-

ra, altre decine di migliaia - più le deportazioni -nella <<settimana di sangue> che per la seconda vol-ta in venticinque anni decapita il proletariato rivo-luzionario francese e terrorizza gli altri). Perchéquesto richiamo patetico? Bisogna certo misurare

la ftattura che ne è risultata. La guena europea va

contro la rappresen tazione che Marx si era fattadelle forze direttrici e dei conflitti fondamentalidella politic a. Relativizza la lotta di classe a vantaS'gio, apparentemente almeno, di altri interessi eàltre paisioni. Lo scoppio della rivoluzione prole;taúain Francia (e non in Inghilterra) va contro lo

schema <<logico>> di una crisi derivante dall'accu-mulazione capitalistica stessa. Lo sfascio dellaComune mostra la sproporzione di fotze e di capa-

cità di manovra tra borghesia e proletariato. Anco-ra una volta, l'<<assolo funebren degli operai, di cuiaveva parlato il 18 Brurnaio..'

Marx, indubbiamente, fronteggia la situazio-

ne. Nel genio dei proletari vinti, per quanto breve

sia stata la loro esperienza, sa leggere I'invenzionedel primo <<governo della classe operaia>>, al quale

Page 9: Balibar - La filosofia di Marx

sarebbe mancata solo la forza dell'organizzazip"Ie'

Ai oartiti socialisti in via di costituzione propone

inu nuoro dottrina della dittatura del proletariato'

.o*" t-un,ellamento dell'apparato statale nel cor'

ro ai uno <fase di transizionett nella quale si fron'

i.nli"tto i principi del comunismo e quelli del

aiíiíto borgitese' Ma liquida I'Internazionale (attra-

u.rrur^, è"vero, da insolubili contraddizioni)' E

interrompe la redazione del Capitale, il cui mano-

scritto resta sospeso nel bel mezzo del capitolo sul-

le classi, per imparare il russo e la matematica e

i-oesnarii, .on irrnu-.revoli letture, nella rettifica

a.it""ruu teoria dell'evoluzione sociale' Ed essa'

interferendo coi regolamenti di conti, impegnerà

gli ultimi dieci anni della sua vita' Spetterà a

Éns.lr, I'interlocutore di sempre e talora-l'ispirato-

r., iittét"*i zzare il materialismo storico, la dialetti-

ca, la strategia socialista.

Ma ogni cosa a suo tempo' Siamo.nel 1845:

Marx ha 2l anni,è laureato in filosofia all'Università

;iJ;r, redattore capo della Gazzett.a.renana dr

òioniu e degli Annali franco-tedeschi di Parigi'

espulso dallalrancia come agitatore politico su

ri.ii.t,u della Prussia; senza un quattrino, ha appena

,pÀruro la giovane baronessa von \X/estphalen' da cui

ha una br-mbina. Come tutta la sua generazione'

qu.llu dei futuri <<quarantottardi>, vede il futuro

davanti a sé.

1819

NOTE

t Vedi Gsoncrs Lrntt:a, ..Marxisme>, in EncyclopaediaIJniuersalis, Supplemento II, 1980, nonché gli anicoli <.Marxi-

sme> (G. L,rurca), <Matérialisme dialectique> (P. MrrcrrenEv),

<Crises du marxisme> (G. BexsussaN) nel Dictionnaire critiquedu narxisme, seconda edizione, Puf, Paris 1985.

2 K. Mnnx, Il 78 brumaio di Luigi Bonaparte, rrad. diPaI-miro Togliatti, Editori Riuniti, coll. ..Le Ideeo, Roma, 2a ed.,1977, p. 44. CÍr. Jc,tr-P,tur- S,lnrrr, .<Questioni di metodoo inCitica della ragione dialettica, tomo I, Teoria degli insiemi pra-

tn, Ii Saggiatore, Milano 1961.

'Ve ne sono innumerevoli edizioni. Per esempio: M,rnx-Er<;nus, Manifeste du parti cotnmuniste, presentato e annotatoda J.-J. Barrère e G, Noiriel, prefazione di Jean Bruhat, coll.<Les intégrales de philo", Fernand Nathan, Paris. G. M. Bnnvo(a cura di), IlManifesto del partito comunista e i suoi interpreti,pp. CLVI-538, Editori Riuniti, Roma 1971.

a Sulle vicissitudini della .<dittatura del proletariatoo inMarx e nei suoi successori cfr. il mio articolo nel Dictionnairecritique du marxisme (redatto sotto la direzione di G. Labica e

G. Bensussan), op. cit.La migliore presentazione dei differentimodelli rivoluzionari di Marx è in Sr,lr.rlr,v Mrxxr: Tbree Tac-

tics. The Background in Marx, Monthly Review Press, NewYork 1961.

Page 10: Balibar - La filosofia di Marx

TAVOLA CRONOLOGICA

1818 Marx nasce a Treviri (Renania prussiana)'

1820 Nascita di Engels'

isri luI"t,. di Hegel' Pierre Leroux in. Francia e

R.b.r; ó;;; in lngnir,t?ta inventano la paro.la- <<sociali-

r-.". nit.f,. dei ca"nuts (gli operai della seta) di Lione'

1815 Fourier: La falsa industia parcell'zza.ta'

iéis F.u.g"t OConnor redige-l.a People's Charter

(.nunif.ll à"1 .lcurtismoo inglesei Blanqui propone la

..dittatura del Proletariato"'*"'-f8ll Mar" studia dirito e filosofia alle università di

Bonn e Berlino.-- 1841 Feuerbach: L'essenza del cristi,anesimo;

p.o,rÀ1.,' Cor;a k proprietà?;-Hess: La tr1ar1.!,ia europea;

;"fiil;;úo ài'vt.'*' Differenza tra la filosofia della

ioturo di Dr*ocrito e quella di Epicuro'

1842 Matx redattore capo della Gazzetta renana'

Caber: Viaggio in Icaria---"- i84tt^rlyle: Passato e presente" Feuerbach: Pinctgi

1"po 1;7o*f* ditl'orrul"' Mu'* u Paúgi: redazione-degli";;;; íí;;;; ii I'lii i rit''.- contensono I-a

.q u.es t ion e e braica

';t:'i;;;;;r;;re atk ff;tiu detla filàsola det dirttto di Hegel)'

1844 Comte: Discorsí sullo spirito positiuo; Heine:

c"r*)iio-, fìobo d'irrriio' Marx redlge i oManoscritti del

i;;:;:"(E;;;îi;o potit'co e fitosofi1)..e pubblica (con

e"".1"i ù iirìa finietia: Engels pubblica la Situazione

deík closse operaia in lnghilterta''-'-- -lùs S'tirr,"., L'Iúico e la sua propietà;.Hess: L'es-

,rnro dri-dunoro. Matx è espulso in lielgìo; redige le <Tesi

su Feuerbach>> e' con Engels, L'ideologia tedesca'""'"liliU,r u"o àtUo"rtUtofia ftispos.ra a Filosofia della

Ulrr* atiti"dhon). Mar* àderiscè allaLega dei Giusti

;il"íi,;; i"g^ a.i Comunisti'.per la quale nel 1847

i.Àg" .-t gt gíls,l, Manifesto del partito -cornunista'----'-tul

Leige delle dieci ore in Inghilterra -(pone un

fi-it" .ir^'gi.t""7iu ài l"uoto)' Michelet: Le Peuple'

ls4iRivoluzioni europee t6t551aio)' Rientrato in

c.r-riiu] M;; A;t;t tedatto'e capo della Nuoua-Gaz-

zetta renafta, organo democratico rivoluzionario' Massa-

:Íi:,,;'[ ,óf,"i"iit"nttti

nelle giornate di giugno' Corsa

20 21

all'oro in California. Renan: ll futuro della scienza (pubbli-cato nql 1890);John Stuart Mill: Princípi dí economia poli-t i ca; Tttier s: La p rop i e t à ; Leroux : L' U gu a gli a nza.

1849 Fallimento dell'Assemblea nazionùe di Fran-cofofte e riconquista della Germania da parte degli eserci-ti dei prìncipi. Marx emigra a Londra.

1850 Marx: .Le lotte di classe in Francia; Richard\Wagner: Il giudaismo in rnusica.

1851 Colpo di Stato di Luigi Napoleone Bonaparte.1852 Marx: Il 18 Brumaio di Luigí Bonaparte.Disso-

luzione della Lega dei Comunisti,1853 Hugo: I castighi; Gobineau: Saggío sull'inegua-

glianza delle razze nmane.

1854-1856 Guerra di Crimea.1857 Ruskin: Economía politica dell'arte; Baudelaire:

I fioi del nale.1858 Proudhon: La giustizía nella Riaoluzíone e nel-

la Chiesa; Mill: Libertà; Lassalle: In filosofía di Eraclitol'Oscuro.

1859 Mar:: Per la critica dell'economia politica. Ini-zio dei lavori pèr iÍcalalè dí'Suei Darwin: L'Origine del-la sp e ci e. Fon dazione dell' E n gli s b to o m a n s' s J ourn a I (primarivista femminista).

18ó1 Guerra di Secessione negli Stati Uniti. Aboli-zione della servitù della gleba in Russia. Lassalle: Sistemadei díritti acquisití.

186J Insurrezione polacca. Hugo: I Míserubili;Renan: Vita di Gesù; Dostojevskij: Unilîati e offesi.

1864 Riconoscimento del diritto di sciopero inFrancia. Fondazione dell'Associazione Internazionale deiLavoratori a Londra:. Marx.-segretario del consiglig gene-rale'

1867 Disraeli istituisce il suffragio universalemaschile in Inghilterra; unificazione doganale della Ger-mania. *Marx : Il Capitale. Cri tica de ill eqongnia poli tica,libro primo (Il processo di produzione del capítale). Con-quista francese della Cocincina.

1868 Primo congresso delle Trade Unions britanni-che. Haeckel Storia della reazione naturale; \íilliamMorris: Il paradiso telrestre.

1869 Fondazione della socialdemocrazia tedesca

Page 11: Balibar - La filosofia di Marx

(Bebel. Liebknecht). Inaugurazione del Canale di Suez'

i"flt, ú sottomissione della donna' Tolstoi: Guerra e pace'

tvtutth"* Arnold: Cultura e anarcbia'^'^-'-'

iszb'zi Guerra franco-prussiana' Proclamazione

a"il'i^-o"io t.d.r.o a Versaiiles' Congresso di Parigi'

;il;.;i;;"';;ii;t;'"ne' Màrx: L4 srqtr cioite in

;;;;;;' (i;d1'ar"- a.t consiglio s-enerale dell'Associazio-

;íí;il;;ì;;; J"eri óp'iuil ; "Bakunin: L' i m p ero t ede-

sco della sferza I (Dio e lo Stato)'"-"---'iàíz Congr.r,o dell'Aia (scissione della I Interna-

,ionul., i^ .rri ,!d. è trasferiia a New Y^ork)' Traduzione

íi,i'.'àtiirÈ. ""i lrf c ip i' o/e' Darwin : o ri gi n e d e I l' uo n oi

Ni.trr.h.' Nascita della tragedia'

lsl tBakunin: Statalisno e anarchia'

1874 lValras: Elernenti di econornia pura' ,

iéir ó""t."tso di unificazione del socialismo tede-

,.o (..iur-*llirnli . "*^'"i'til>) a Gotha' Traduzione fran-

cese del libro I del CaPitale

1876 Vittoria incoronata imperatrice delle Indie'

s.,"r,.^"i'' i ri i o p i ú s o ai to g; a' S cioglimento uffi ciale .

del -

i'i.,t"rn.rionall. Dostoiev skii: I d e m o nz' In auguraztone

del F e s t sP i elhazs di BaYreuth'

18i7 Marx: <<Lettera a Michajlovskii>>; Moryan: La

società Primitiua.1878 Legge antisocialista in Germania' Engels:

a,rtiatil)np ftííieno' iig"io Dùhing mette sottosopra l4

scienzò (coi rrn caPitolo di Marx)'-- - 1879 Fondazione del partito operaio francese da

ou*" ai óu.Je e Lafargue' Fondazione della Lega agra-

.iu i.lund.t.' Henry George" Progresso e pooerta'

1880 Amnistia Per i comunardi'

iééi t;gg. ,,,11^ ""olt elementare gratuita' laica e

obblieatoria iìr"Francia' Assassinio di Alessandro II inffi# d.^;;;;i-;;ppo <Libertà del popolo>' Dùh-

À;;;;;;'riànt tt"*tio'cone questione di razza' di con'''' ; :; rîr;," ;;' ; ; h) ì o ; tvt^o' Lettéra a Vera Zas ulic'"'-" -tSóz

Engels: Bruno Bauer e il cristianesimo

oinitiuo.'"""- iisl Morte di Marx' Plechanov fonda il grupp'o

"e-^tió;ìà". à.1-tàuoto"' Bebel: La donna e il sociali

szo; Nieizsche Così parlò Zaratustta'

2223

II. CAÀ/EIARE IL MONDO:DALLA PM)ilS AILA PRODUZIONE

Leggiamo nell'undicesima e ultima Tesi su Feuer-bach: .<I filosofi hanno solo interpretato 1l mondoin modi diversi, ciò che conta è cambiarlorr. Ogget-to di questo capitolo è quello di cominciare a com-prendere perché Marx non sí sia attenuto a cíò,anche se, in un certo senso, nulla di quanto egli ha

scritto in seguito supera mail'orizzonte dei proble-mi che questa formulazione pone.

LE TESI SU FEUERBACH

Cosa sono dunque le <tesil>? Una serie di aforismiche ora abbozzano una proposizione critica, oraenunciano una proposizione lapidaria, talora quasi

una parola d'ordine. Il loro stile combina la termi-nologia della filosofia tedesca (cosa che oggi ne

rende talvolta difficile la lettura) con un'interpel-lanza diretta, un movimento risoluto che imita inqualche modo una liberazione: un'uscita ripetutafuori della teoria, in direzione dell'attiuìtà (o prati-ca) riuoluzionaria. Sono state redatte intorno almatzo 1845, quando il giovane universitario e pub-blicista renano si trovava a Bruxèlles, in residenzasemisorvegliata. Sarebbe stato presto raggiunto dalsuo amico Engels, che cominciava con lui un lavo-ro che sarebbe durato fino alla sua morte. Nonpare che egli avesse mai destinato queste righe allapubblicazione: rientrano nel campo del ..memo-randum>>, formule che si getta su carta per ricor-darle e ispirarvisi continuamente.

Page 12: Balibar - La filosofia di Marx

KARL MARX: TESI SU FEUER3ACH (184')

L II difetto principale di ogri materialismo fino ad oggi' compreso quel-

i;e i;;;É*h;É che I'oggeno, il reale' il sensibile fòncepito solo sot-

;; ì; i.;;;g" no o dT"intuíione; ma non come 4// iuità umana scnsí

bile. come attiuilò Prctica, non so11ettiu'mtnt"' È accaduto quindi che il

í;;î ;;'; ; ;"" ; ;;;.';"il ú;;;; à,fri d."li'' o i n cont tasto col materi al i'

;. ;; solo in modo àitrano, poiché naturalmente I'idealismo ignora

i;i iui.ir;J..;;;lt,h l"À. ,aJ' r.u.'uach rT:ole oggeni sensibili re'al-

;;;ilil;i;rgI olgeîd det pensiero; ma egli non concepisce I'attività

*-",,.rr" .oÀ e atTlw\ oggettiua' 1" )

fri.T. J"i-", À"raAit i"-""t.londo cui gli uomini sono prodotti del'

l#;il;libàucazione, e penanto uomini mutati sono prodotti di

un altro ambiente e di una mutata educazione, dimenttca cbe sono pro'

],iJnli ;ffi;h. Àdifi"""o l^.biente e che l'educatore stesso deve

[;tí.il.*; Èt.. p.t.io g,unge necessariamente a scindere la società

in due pani, una dellè quali sta al di sopra della soclelà (per esemplo nRobeno Owen).Lì."t.ia.*í ael variare dell'ambiente e dell'attività umana può solo

;.r;;;;i";.o.pr".o razionalmente com e Pftitica iùol uzion,lid'

iv. i;;;;È;ih;;;; à"[u ,u,o",""n""'ione rèligiosa' dallo sdoppia-

;;;;il;;i;ù* * n-nà. religioso, immaginario'e.in un mondo

;;;. il .;; h*t" consisre nel disólvere il mondo religioso nella sua

;; -"";;;;. É* n." *a. che, una rolta compiuto. questo lavoro'

rim"n" "n.or.

da iare la cosa principale' Poiché il iano che la base mon'

àrrìrì ti** ai* t,*". tihttu titlle nuvole come regno indipenden-

o . .i ouO soiegare unicamente con la dissociazione intema e con la con-

;il11;;; àÌ qu..r" base mondana con se stessa'.Pertanto questa

il;;; ; ;d;o ltogo .otp,"t" nella sua contraddizione e poi.rivo'

l';;;;ì; ;;"IillniJ'.diin" la rimozione della contradd izione''iJ,i^Jà; l"toi.ll"p" .tt. ,i è

"opt*o che ìa famiglia terrena è il

JJ,..5i.i;;;i;;'r"",letir' è proprioia p.nma' 11 fami$a te*ena' che

dele essere criticata teoricamente e capovolta p-latlcamenÎe' t" J

vr'fiìiltÈ*iì'ii*t";i ot.nr.- t ligi*" n"il.'ttttnz.a. uma.na' Ma l' es-

;t;;;;;;;"; t un'a.trazion' imrianente all'individ-uo singolo' Nella

il;;il;;;Jiinsieme dei raPPoni socilli' Feuerbach' che non si

addentra nella critica di quest'essenza reale etfettiva, è Percto co$relto:

ili;;;;;;tt"";ddi;t* della storia e a fissare la coscienza reli'

siosa per sé e a presupporre un individuo umano astlatto'tio/4to;

îi;:iilù;r;"il;l''J;- umana.può essere concepita "1",',:T:'gÉn.r." (Gattungl' come universalità interna' muÎa' che unsce ln

m"odo pur"-.nt. iatsraleímolti individui' [ "]Xl. I filosofi hanno solo iilterpretllo il mondo ln modl dlversl; ora

oerò sítarta di matarlo'f;;ù;;;;. ìú;i;i'",tu'ion" di Togliani.è.invece 'essere'

(cfr' il

"í. í.'à*iiiiriirttci e il puito d'appíodo delta /ilosoÍio classica rede'

;'(ffió:tdt;;'ini""iii,h"'" leib, pp 77-80); nella traduzione di

ift;il],iil;nr"" -t.r''

Ène't', tud*g F euerbach'.EdttoÀ N*irìi, n"'ài,.itt. ,,-L.ia..", z..al, 1976), co-me in G' Labica' alla cui

,iìàrti"". SAiU"r si rifà in questa scheda [NdTl'

'tl[1

'l

In quel momento Marx è impegnato in unlavoro di cui abbiamo un'idea abbaslanza precisagîazie ai manoscritti pubblicati nel l9)2 e cono-sciuti dopo col titolo di Economia politica e filoso'fia o Manosuitti del 1844 1. Si tratta di un'analisifenomenologica (che mira a cogliere il senso - o ilnon-senso) dell'alienazione del lavoro umano nellaforma del salariato. Le influenze di Rousseau,Feuerbach, Proudhon, Hegel si intrecciano stretta-mente con la sua prima lettura degli economisti(Adam Smith, Jean-Baptiste Say, Ricardo, Sismon-di) p"t sfociare in una concezione umanistica e

naturalistica del comunismo, pensato come ricon-ciliazione dell'uomo col suo proprio lavoro e conla natura, dunque con la sua <<essenza comunita-ria>> che la proprietà privata ha abolito, rendendolocosì <<stfaniero a se stesso>>.

Ora, Marx interromperà questo lavoro (che

riprenderà molto più tardi su tutt'altre basi) e

intraprenderà con Engels la redazione dell'Ideolo-gia tedesca che si presenm prima di tutto come unapolemica contro le diverse correnti della filosofia<<giovane-hegelianu universitaria ed extra-univer-sitaria (Ludwig Feuerbach, Bruno Bauer, Max Stir-ner, tutti più o meno legati al movimento di criticadella Restau tazione, che una lettura di <<sinistra>>

dell'autore della Fenomenologia dello spirito e dellaFilosofia del diritto ispira). Lasedazione delle Tesi'?

coincide con questa interruzione. È probabile che

essa ne contenga alcune ragioni teoriche. Ma è

anche una questione cruciale sapere quale esattorapporto abbiano con le proposizioni dell'Ideolo-gia tedesca r. Vi ritornerò in seguito.

Louis Althusser, tra gli altri lettori celebri, leaveva presentate tempo fa come "il bordo anterio-re> di un cesurú - lanciando così uno dei grandi

24 25

Page 13: Balibar - La filosofia di Marx

dibattiti del marxismo contemporaneo: per lui i

Maio,rrltti del 1844, col loro caratterlstlco umane-

ril",-trt.Ubero ancora <al di qua> della cesura'

-à"rt"l;la" ologia teàesca, o piutto.sto la sua prim-a

;;;;;. .;; la su-a deduzione delle forme successrve

::ii;'"-r;a . a"uo Stato, il cui filo conduttore

; il;tú;po della divisione del lavoro'.rappresen-

ia^n"o"la"é;" positiva entrata in scena della <<scienza

della storia>>""-"r.i.t i"tendo procedere qui-ad una,splegazto-

n" "*ur,iuu.

Ci si può rifare àl lavoro.di Georges

i;ù; 1-.h. studia ogni fîrmul azione in denaglio'

p.""aàía" i .o--"n'ti ulteriori' con tutte le loro

divergenze, .o*" 'iutl'tori dei problemi interni

che esse pongono' Labica mostra con chiarezza

;.;;.; jeTesi siano strutturate' Da un capo

irl;ri"", si tratta di superare in un <nuovo mate'a-

ffi;;;;"t"tiulit-ó pratico' l'opposizione tradi-

;i;;;il ,ru i du. .u*pi della filosofia"l'idealismo'

... Otf-" ài iu"o Higa'.che proietta ogni realtà

;l il;J. dello spiritol eil uerchio materialismo' o

;;;;il;o oint"iti'"o>' che riduce tufte le astra-

ffi;i;;;ii;,r.'^ti 'tiu sensibilità' cioè alla vita' alla

#;;ì;;;"- uii unotiuità' sull'esempio. deg[ epi-

cìrìii"e d"t f.to aitt"p"fi moderni: Éobbes' Dide-

rot, Helvétius"'

Critica dell' alie nazion e

Il filo conduttore dell'argomentazion-e è abbaìtan"a

;hi;;"" ; ;i riferisce aid ib atti ti dell' epoca' Feuer-

;;;-t ha voluto spiegare l"<alienazione religioso>'

.ài',f f;;;h; g['uo;'ini reali' sensibili' si rappre-

;;;i" "aluel"ue la perfeziott: T'lt altro mon-

"i'i"liir^lult' ko^è una proiezione in esseri e

2627

situazioni immaginarie delle proprie <<qualità essen-

ziali>> - in particolare il legame comunitario, o lega-

me d'amore, che <<unisce il genere umano>>). Pren-

dendo coscienza di questo equivoco, gli uominidiverranno capaci di <riappropriarsb> la loro essenza

alienafa in Dio, e, di conseguenza, vivere veramentela fraternità su questa terra. Al seguito di Feuerba-

ch, alcuni filosofi critici (tra cui lo stesso Marx) han-

no voluto estendere il medesimo schema ad altrifenomeni di astrazione e di ..spossessamento>> del-I'esistenza umana, in particolare quello che costitui-sce la sfera politica, isolata dalla società, come una

comunità ideale in cui gli uomini sarebbero liberi ed

eguali. Ma, ci dice Marx nelle Tesi, la vera ragione diquesta proiezione non è un'illusione della coscienza,

un effetto dell'immaginazione individuale: è la sczs-

sione o divisione che regna nella società, sono i con-flitti pratici che oppongono gli uomini tra loro, eper i quali il cielo della religione o quello della poli-tica propongono una soluzione miracolosa. -PoJmn-no uscirne veramente soltanto attraverso una tra-sformazione pratica, abolendo la dipendenza dialcuni uomini da altri. Non è dunque alla filosofiache spetta di far cessare I'alienazione (perché la filo-sofia è stata sempre solo il commento ola traduzio-ne degli ideali di riconciliazione della religione odella politica), ma alla rivoluzione, le cui condizionirisiedono nell'esistenza materiale degli individui e

nei loro rapporti sociali. Le Tesi su Feuerbach esigo-

no per ciò stesso una uscita (Ausgang) definitiva dal-la filosofig, solo mezzo per rcalizzare ciò che è sem-

pre stata la sua più alta ambizione: I'emancipazione,la liberazione.

Page 14: Balibar - La filosofia di Marx

CRITICA DELL'ECONoiVIIA POLITICA

L'espressione *critica dell'economia politica" continua ad,apparire

nel iirolo o nel programma titùt fii"àipdi opj:te di Marx' benché il

suo contenulo si rrasformi t*i"i"À't^t"' ^Già i "Man^oscritti del

ìil4" ffiil;inui, di un'op"t"-che doveva iri.nolarsi,Perrk oirica

'd;ii;r;,;;';; ;:;iii,-iìi. 'i*t"h' diui'n' in seguito quello dell'opera

nubblicata nel 1859 .ornt "pttit p"n"' Ji un"t'ottuin d'insieme' e il

ilíiiiì"i.'àlr órp,t,i" tir""i p"imo libro' l'unico pubblicato-da

iù"r_:".àrà t, tucà nel lg67). E a quesri vanno aggiuntt numeroslssl'

-ii"ìai,i anicoli' sezioni di scritti polemici - .

U;i;;';;;; .h. ou"r,'.tp'"ttione espr''a la morlalità permanente

::f'H:il:H;iHil;d, ii't--'on il *o ogg"no. sclenî ifico"L' obiet'

ffiiffii" ;.l, ii i., a"u'"r.,"'*on' polirili n"ll'.società cir{e-bor'

;h#. ffi;;;.it. J"[t "'"t"ti" speculati*e" di cui la filosofia preten'

i;;t-;;" f *ità organica Ma è intervenuto ben presto uno sposla-

l'';ì:'filj;;,."L,:,";;;';;;l;;ì'to' la mu.ale É la politica sisifi

fuIn"t,"r[ a confronto con la ìoro base.materialisticar,,,col d processo

di.*,iturion" d.i rapponi sociali nel lavoro e nella.produzlore

i,ffiH,o* ^lr;;, i't"a' 'i" I duptiu senso dèlla parcla oiÎica in

ii^..r-'i;"r**n. ,l.ll'",roà àno'tttntu dei limiti ài una facoltà o

iiffi ffiÌ:;:ffi; ;;ì;;;; o'*" critica' incece di essere semplice'

#; lYiilì;i.;;r, l' *3'i"' É'optio-qu""o gli Permetîe di combina-

i::àìrÉil;;ii' l" ";'i'"-i"úe illusioni is6es56rig. dslla. teoria (il

:i.ìt.ffi;;;ii; ..r.""1, lo sviluppo 'lelle contraddizioni interne'

;::;.liiJtil, j"ii" '"'rti' "o'ió'i'"

(le crisi' I'antagonismo

Hi./i;;;;; f""d"io 'uilo

tftutotnento della merce oforza lavoro")'

:"îil;:^i1;ù-b;;zo .li uno 'economia politica della c]a;19 oRelat.a'

""i"irt , o*tt, della borghesia (Mesagio inaugur.ale dell Assoclazlo-

;:fiil;ffi;.ì-;t L"uo.,"'oii' 1864)'I" 'oru

della critica si giocano

::li" ..;;;;.,"" .h" .ef ,l'"t'ib'i""' l" deduzione della forma

::iiili:,HlJà'"11';ì" ru;'ità d"ll' 'i*olo'ion' delle merci' e l'r

;"ffiffi tii;;;-d.ll'"';;;úi;'úra apitatizzazionedi"plu'

liììi^r- ù-raìifù' É"""'1" li*iano alla àefinizione del valore

come esDressione clel lavoro socialmente necessario' in crri si radica il

;iil d5;;aì "itì' +u rl"' oeanomtas.a'snatto' definito uni'

#.;;il; il "l'olo

d'l suo "urile' individuale' , ".;il,i,nì ;;;;;;rion' d'gfi i'p'iri recnici della critica dell'economia'"iirii" i" H,1^* .i,' piti" S'l^ta e Tran Hai^Hac'.Introduction à

i:;;;; ; ;;; ;;fî ;o-il, Dé'ouu",'e' *Repères"' Paris I ee2 )'

RTVOLUZIONE CONTRO FILOSOFIA

Le difficoltà cominciano precisamente.a questo

"r"--p-Uabilmente Marx non si è arrischiato a

ffitil;; una tale ingiunzione' o non ne ha avuto

28

t

IiI

I'occasione. Resta il fatto che I'ha scritta e che ci ègiunta come una <<lettera rubata>>. Ora, I'enunciatoin questione è abbastanza paradossale. In un certosenso è assolutamente coerente con se stesso. Ciòche chiede, lo /a subito (si sarebbe tentati di dire,

con una terminologia successiva, che ha qualcosa

di performativo). Scrivere: <.I filosofi hanno solointerpretato il mondo in modi diversi, si tratta però

di mutarlo>>, significa porre un punto di non ritor-no per ogni pensiero che si voglia effettivo, terre-stre, o <<mondano>>. Significa anche vietare a se

stessi di voltarsi indietro, verso la filosofia. O, se si

vuole, significa condannare se stessi, se per awen-tura ci si rimettesse a interpretare il mondo, e inparticolare il mondo sociale, a ricadere sotto laqualifica di filosofia, poiché tra filosofia e rivolu-zione non c'è via di mezzo. Al limite, può essere

dunque un modo di condannarsi al silenzio.Ma la brutalità di questa allernativa ce ne sco-

pre I'altra faccia: se <<dire è fare>>, d'altro canto<<fare è dire>>, e le parole non sono mai innocenti.Per esempio, non è innocente sostenere che leinterpretazioni dei mondo sono dioerse, mentre latrasformazione rivoluzionaria implicitamente è una

o uniuoca. Perché questo significa che esiste solo e

soltanto un modo di cambiare il mondo: quello che

abolisce I'ordine esistente, la rivoluzione, che nonpotrebbe essere îeazioîaîia o antipopolare. Notia-mo di passaggio che Marx rinuncerà molto presto

a questa tesi: a partire dal Manifesto e, a fortiori,nel Capitale prenderà atto della potenza con cui ilcapitalismo <<trasforma il mondo>>, e diverrà crucia-le la questione di sapere se vi sono più maniere dicambiate il mondo, o come un cambiamento possa

inserirsi in un altro, addirittura deviarlo dal suo

corso. P'Altra parte, ciò significa che questa unica

29

Page 15: Balibar - La filosofia di Marx

trasformazione Îappresenta' al tem-po stesso' la

;ì;;#,;l.i ."i'iti ti interni alla filosofia' Vec-

iii;;tlrione dei filosofi (Aristotele' Kalt'ii"".L..l che la <<pratica rivoluzionaria>> verrebbe

cosía realizzarc meglio di lorot'

é dipiuitu formula escogitata da Marx'

o,r.ro^itnitr,rià,," cire è già di pei sé un atto di

H;i;r;;";; J aiu.""t' 7 losoficamente celebre

;";:;;;: C-;; "" po' ai *é*oria' le si trova molto i

;;;;t; pur."itlu profonda' non soltanto con

Iil.;;i"'il;i;; ito'n" '<cambiare la vita> di

ii-Uur:at sappiamo che André Breton in partico-

lare ha operato questa saldatura) 6' ma con altri

;it;rì'filosofi.i, egualmente lapidari' considera-

;i';;eiltdmente óme "fondamentalb' e che si

nresentano essi stessi talora come delle tautologie

i;il;;-.;-;-delle ,ntitesi' va notato che tutte

o" "tl. f ".-,r1"rion

i, -f

t I qu anJo gtfJ::t-"^t : :: ::, ll

.orrtanttto e opposte le intenzioni' hanno ln comu-

;ti"f; ai f'u,autt al rappo-rto trala teoria e la

"r*i."' lu coicie"'u e la vita' Ciò va dal ttPensiero

:í;;;t;io.,"'unitu cosa> di Parmenide' fino a

<<Di ciò di cui non tiptO parlare si deve tacere>> di

'ùíittsenstein, pu.ru,tào atiraverso Spinoza (<Dio è

lu;;;t C*' (<<Ho dovuto limitare il sapere

;;f;;;;ì[" f"de"), Hegel (<'Il razionale è rea-

ì;,'úi.'uil J ,ulio"utt")' Ed ec-co-il nostro Marx

i.iii^i" ""t ,olo ""1

tuore della filosofia' ma del

;;;;"it".nto più speculativo' quello che si sfor-

,f,-dt prnrore iiuoi-propri limitl'.ti" p:t abolirli'

.iùJt itii uirsi a partirè dal loro riconoscimento'

Teniamo a mente questo equlvoco profondo

(del quale occorre guutaiti dal.fare una conuaddi-

zione redibitoriu, t'i" the non bisogna- certo trasfor-

;;; .;;;; di Pttftndità insondabile' cosa che

t*i"ia.t.Ub. u titondurci a quel <<misticismo> di

ijit!

{d

$

.{jr

I

I

I

Ii

cui anche qui Marx cerca.precisamente le radici'..)ed esaminiamo più da vicùo due questioni nevral-giche che le Tesi implicano: quella del rapporto trala <<pratico> (o praxis) e la ..lotta di classe>>; quelladell'antropologia o dell'<<essenza umana>>.

PM)trS E LOTTA DI CLASSE

Le Tesi oarlano di rivoluzione. ma non usano I'e-r--- -- - ;

spression-liloiia dì-ilasse>>. Non è tuttavia arbitra-rio sottintendeda qui, a condizione di precisare inche senso. Grazie al lavoro dei germanisti 7 siconosce meglio da qualche anno I'ambito intellet-tuale di queste formulazioni, per le quali Marx ha

trovato parole ad effetto, ma il cui fondo non gli èassolutamente proprio.

La rivoluzione alla quale egli pensa si riferisceevidentemente alla tradizione francese. Ciò chequesti giovani democratici radicali hanno in menteèla ripresa del movimento che era stato interrotto,poi invertito, dall'istituzione <<borghese>> dellarepubblica dopo Termidoro, dalla dittatura napo-leonica, e infine dalla Restaunzione e dalla contro-Rivoluzione (in ogni caso dallo Stato). E ancor piùprecisamente si tratta di portare a termine, a livelloeuropeo, il movimento rivoluzionario e di renderlouniversale, ritrovando I'ispirazione e I'energia delsuo <<lato sinistro>>, questa componente egalitariadella Rivoluzione (rappresentata in particolare daBabeu0 da cui è per I'appunto uscita, all'inizio delXIX secolo, I'idea di comunismo 8. Marx insisteràmolto sul fatto che non si tratta di una concezionespeculativa, di una città ideale o sperimentale(come l'<<Icaria' di Cabet), ma di un movimentosociale le cui rivendicazioni rappresentano sempli-

30

I

I

,l!,fi

&,{ 31

Page 16: Balibar - La filosofia di Marx

cemente I'applicazione conseguente del.principio

;ìl; iii".t#one, che csmmisura -la realizzazione

d;ii; lib.;t; con quella della uguaglianza e-recipro-

."*"nt", per sfociare .Sila-fufgllanza- Insomma

iro .rr.-lrÉ* eam.6ilffiano è il faìto che non

il suo cammino non può che regredire e ricostitui-

:r-i[i*-u-n:gkxseulg:9 tg,'tgL]: lo'î

";;il;=;i" J. l*"r**'1:"_4fii.*Sónóler così

'Au';lp,òpoio det popolo,la sil.{razione più "lÎl;;i.;'; íí;";"11;;il'io'"" del suo futuro' Nel

;;;; i" ."iJ"gti intellettuali critici' pieni di

buona volontà e di illusioni, s'interrogano ancora

;;;';ì; uii^ aipossidenti òhe si servono dello's;;,;;;;ì;;;;ì;

" lib"rule, per difendere I'ordine

,,-litiro. All'inverso, la sola possibilità di portare a

;;;; r^-ii*rr'rió." "'"i , e--

a p p s-o fe n {4e, f " g:

-ule :'lgly'f n:ltg "'^ * -Ma Aiiono,

"unqtG;T poîtAtorítr questa

,iuolurù." sociale, gli eredi dei m-otttagnardi e di

iiàU.tfl Basta aprire gli occhi sull'attualità euro-

;;;;t.;ilt" f" g'iàu d'allarme dei possidenti:

i"". gfi operai <<èartisti>> inglesi (Engels li ha

d"r.riíti du po.o nella sua Situazione della classe

;;;;;; i-ngÌrrr,1844, libro che si.può leggere

àt.o, oggilon ammirazione, e la cui influenza su

M;;; ;1?;assolutamente determinante)' sono i

;;;il;ttr.esi, gli artigiani della periferia parigi-

"" " à"ff" <miniére di Lilla" descritti da Victor

H";";;". i tessitori di Slesia di cui Marx ha par-

lato lungamente nel suo giornale di Colonia' La-e;r;;;; rrnan,." In brev-e, sono tutti coloro che

;;;;; .hiam"ti orrnai (con una vecchia parola

;;;;;j t proletari, che la rivoluzione industriale

ha creato in massa, concentrati nelle città' preclpl-

tati nella miseria, ma che hanno cominciato,a cor-

suimezziper democratizzarc lo Stato, e con questodi illuminare ciò che essi chiamano la ,.massatt,

sono passati essi stessi a71'azione, hanno di fafto già

ricominciato la rivoluzione.Con una formula decisiva che ricorre in tutti i

testi di questo periodo, da La sacra faniglia 0844)al Manifesto dei cornunisti (1847), Marx dirà chequesto plqlel4$3-tg,$appreseffaJa,J'issoluzione-inàtTo dAIà so c ! e q à clviJp

" b e,rgh.qe-e-t*( b ù r ge r li c h e

Gesellschaft), intendendo con ciò: 1) che le condi-zioni di esistenza dei proletari (ciò che oggi si chia-

meretbe esclusione) sono in contraddizione contutti i principi di questa società; 2) che essi stessi

vivono secondo valori altri da quelli della proprietàprivata, del profitto, del pariottismo e dell'indivi-dualismo borghese; l) che la loro crescente oppo-sizione allo Stato e alla classe dominante è un effet-to necessario della struttura sociale moderna, ma

mortale per essa a breve scadenza.

L'azione del presente

Le parole <<in atto>> (in der Tar) sono particolar-mente importanti. Da un lato, infatti, evocano I'at-tualità, I'effettività, i <fattb> (Tatsache): esprimonodun que l "orissla.llqt !g Ug lol dgry T lg -g l!

r "i ua b i e p

- "

.Cj -M:nX,. permettond di-èómpréndere perché, ai

suoi occhi, il riferimento alle prime forme della lot-ta di classe proletaria in via di organizzazione sia

tanto decisivo. La pratica rivoluzionaria di cui ciparlano le Tesi non deve rcalizzare un programma,un piano di riorganizzazione della società, deveancor meno dipendere da una visione del futuroproposta da teorie filosofiche e sociologiche (come

quelle dei filanuopi del XVIII secolo e dell'iniziodel XIX) . M_a dese, coincidere c"al, irlr,ì. g"vlm9l !9

^ J-93:,' . .

\,

{ti*!

4,I

3233

Page 17: Balibar - La filosofia di Marx

Ie che "holisee lo.statq d-i Eosq P[esgntg>'#!Lefrilr* noot^od"tà a scrivere np !=l de-plpsit' redlscl*

t#É;'a" che è la sola de{in!7i"19 -e**L':*

verità alcuna>. Piir politicamente, pensa al fatto che"lf'fiIódófia moderna ha identificato I'universale con7a Dichiarazione dei diritti del|uomo e del cittadino.Epperò, o questi principi, sacrakzzatiin teoria, sonoignorati e contraddetti ad ogni istante dalla societàborghese, dove non regnano né I'uguaglianza, eneanche la libertà, per non parlare della fraternità;oppure cominciano a passare ai fatti, ma ad unapratica rivoluzionaria, <<insurrezionalo> (la pratica dicoloro che tutti insieme insorgono, sostituendo, se

occorre, la <<critica delle armb> alle <<armi della criti-car). Quando Marx parla qui di rovesciare I'ideali-smo in materialismo bisogna prima di tutto intende-rè"quóa"conseguenza, un pò: rude per la filosofia;ma-eme $e-d ai

"q.q-qi p" rop ri. p rincipi.

LE DUE racce oEtl'toEAlrsMo

Fermiamoci di nuovo su questo punto. Se questeindicazioni sono giuste, vuol dire che il materiali-smo di Marx non ha niente a che vedere con unriferimento alla materia e sarà così per moltissimotempo, finché Engels si lancia nell'impresa di riu-nificare il marxismo con le scienze della natura del-la seconda metà del XIX secolo. Ma per il momen-

diritti, malgrado i colpi che Marx le ha inferto.Deve spiegare questo paradosso, e ciò lo portaanche a mostrare I'imbroglio che ne risulta (ma,ripetiamo, quest'imbroglio è tutto, salvo che essefearbitrario). Se Marx ha dichiarato che cambiare ilmondo è un principio materialistico, cercando a/conternpo di differenziarsi da tutto il materialismo

I

Itl

I

' .lFl, coi.':trtnismo.Ma in questo modo tocchiamo il secondo

aspetto: <<in atto>> vuol dire anche che,si tratta di

lrí^ i,ririra (Tàtiekeit), di un'impresa che si svolge

n.l pr"r.rrt" "

tt.llu quale gli individui.si impegna-

,,o J* ,"*.le loro fàrze fisiche e intellettuali' Qui

si opera, dunque, un rovesciamento significativo'

it{;J; É"ts e' altri <<giovani hegelianb>' awersari

à"ú" iiftt.fie della stória, che ruminano- sempre. il

,"nro d"l passato, e delle filosofie del diritto' che

commentano I'ordine stabilito, avevano proposto

in fltotofia dell'azione (Feuerbach, da parte sua'

,".", p"úUlicato un manifesto per una filosofiaîtlt;iríiiirt)' In fondo, ciò che Marx. vuol dire è

fo..,ot I'azione deve essere <<^glte'>> nel pfqÎ1e' e

,, o n co-rfi cn lata ó dón un cia Yd:1ffàlffi lla f ilo s o -

fi; aÈ;;r;;ti da-parte' Non è neppq-r.e una '<filoso-

;;;;li;;i;r,"o .h" corrispondè all'esigenza e al

movimento rivoluzionari, è I'azione stessa' -'sdu't

ohrases.J-8, tuttavia, quest'ingiunzione a-farsi da parte

non può essere inàifferenie alla filosofia: se questa è

;A;;;., essa deve vedervi' paradossalmente' la

priiiío ,rotluazione. Marx pensa qi qlryu di tutto'

,r"tu."1-.rrte, a questa ffadizione idealistica tedesca

ài lui egli stesso^è impregnato e i cui rapporti con

I'idea riiolu zionatiafràncèse sono tanto stretti' Pen-

t" ull i"gi""zione kantiana di <fare il proprio dove-

..", ai ígire nel mondo conformemente all'imperati-

tq.**ói.o (il cui cgntenuto è la !1,31-elaqza,!rDa,-'

nà. p.it, al motto di Hègel ÀèIla Fenonenologia:

..Ciò .h. deve essere è anche in atto (in der Tat) e

"i' aha solamente deue essercsenza €$er€;'non-ha

t

II

I

34 3t

Page 18: Balibar - La filosofia di Marx

esistente (quello che egli chiama <<antico>> e che si

basa preciiamente sull'idea che ogni spiegazione

hu oer principio la materia: cosa che è ancbe una

oirrie.piet"ziàne del mondo,,, e' in quanto tale,

contesiabile) è manifestamente per prendere in con-

tropiede I'idealismo' La chiave della formulazione

di Marx non risiede nella parola'rnaterialismo, ma

nella parola idealismo. E di nuovo, perché?

Èrima ragione: perché le interpretazioni ideali-

stiche della nui,r.a e della storia, proposte dai filoso-

fi, invocano principi quali lo spirito, la ragione, la

coscienza, I'iàea." É in pratica tali principi sfociano

sempre non nella rivoluzione, ma nell'educazione

i"Ja^iti ,"o I'edificazione) delle masse' di cui preci-

samente i filosofi si propongono generosamente di

farsi carico. Dai tempi di Platone, essi volevano con-

sigliare i prìncipi in- nome della Città ideale' Nella

,,òrtru epoca démocratica, vogliono educare i citta-

dini (o.àdu."t. gli educatorbr dei cittadini: i giudi-

ci, i medici, i professori, sedendo, almeno moral-

mente, alla sommità dell'edificio universitario) in

nome della ragione e dell'etica.Ciò non è falso, ma dietro questa funzione

dell'idealismo si nasconde una difficoltà più temi-

bile. Nella filosofia moderna (quella che trova ilsuo vero linguaggio con Kant), le categorie chg

esprimono I'universale - che si parli di coscienza,

di spirito o di ragione - hanno sempre-una doppla

farii^, e le formul azioni di Marx nelle Tesi non

."rrurro di alludervi. Esse combinano intimamente

due idee: la rappresentazione ela soggettiuità'Lori-ginalità e h pótenza del grande idealismo. (tedesco)

é proprio t è['ru.t pensato in maniera sistematica

ouesta combinazione'' È evidente che la nozione di <<interpretazione>>,

cui Marx si riferisce, è una variante dell'idea di rap-

36

presentazione. Per I'idealismo qui criticato, il mondo

" è I'oggetto di una contemplazione che cerca di vede-re la sua coerenza, il suo <<senso>>, e proprio attraver-so ciò, lo si voglia o no, imporgli un ordine. Marx havisto benissimo che vi è una solidarietà tra il fatto dipensare un <<ordine del mondo>> (soprattutto a livellosociale e politico) e il fatto di ualoriuare I'ordine nelmondo: contro l'<<anarchian, ma anche contro il<<movimento, (..Io odio il movimento che sposta lelinee>>, scriverà Baudelaire)... Ha visto benissimoanche che, da questo punto di vista, i <<materialismiantichil> o le filosofie della natura che sostituisconola materia allo spirito come principio diorganizzazione contengono un forte elemento diidealismo, e, al limite, non sono cosa diversa dagliidealismi mascherati (quali che siano, d'altra parte, leconseguenze politiche differentissime che ne raggo-no). E ciò ci consente di comprendere perché siacosì facile per I'idealismo <<comprendere>> il mareria-lismo e dunque rifiutarlo o integrarlo (come si vedein Hegel, che non ha alcun problema con i materialismi, salvo forse con Spinoza, ma Spinoza è un mate-rialista abbastanza atipíco...). Egli ha visto infine cheil cuore dell'idealismo moderno, post-rivoluzionario,è nel rinviare I'ordine del mondo, la <<rappresehta-zione>>, alla attiuità di un soggetto, che li crea o, comesi dice in linguaggio kantiano, li <<costituisco>.

Passiamo allora sull'altro versante dell'ideali-smo: non filosofia della rappresentazione (o, se sivuole, semplice filosofia del primato delle <idee>),ma filosofia della soggettività (cosa che esprimeberre I'importanza decisiva assunta allora dalla

î_93gp.dr-cqscienru). Marx ha pensaro che I'attivitàsoggettiva di cui parla l'ídealismo è, in fondo, lauaccia, la denegazione (il riconoscimento e il disco-noscimento ad un tempo) di un'attività più reale,

37

Page 19: Balibar - La filosofia di Marx

oiù <effettiva>>' se si osasse dire: un'attività che

I"*UU.-ài .ontempo costituzione del mondo ester-

;;;;;; oi" (niu'"g) o trasformazione di sé''i; ;*;;"ia I'insisten ia in Kant' e ancor più. i.n

ilh;JJ;i'uo.uuolutio dell'atto' dell'azione e del-

l"ìi*riall t, Tàtigkeit, Handlung) (è di qui in realtà

che viene la <.filosofia dell'azione" esaltata da1 glova-

,,i h.g.li*i). Lo attesta la maniera in cui Hegel

d.scriu" il modo di essere della coscienza come una

irirrirnzo atliva, e la funzione del concetto come

trí"r:" t"Alruoro del negativo>)' Insomma' non è

Jifii.it. leggere negli aforismi di Marx I'ipotesi

;;;;;, ffie il miterialismo tradizionale nascon-

dÉi"."dta un fondamento idealistico (la rappresen-

;;""J;;templa'ione), così I'idealismo moder-

".^"r*""a" ir, t"àtra un orientamento materialisti-

.., n"llu funzione che atribq-ise-e- -al-soggetto agente'

ì" ;A;;;;r voglia ;mmettere che vi è conflitto

iil;;1;; I idea ?i rappresentazione (interpret^zio-

ne, contemplazione) e quella di attività (lavoro' pra-'*r;;;;;f;mazione,

càmbiamento)' E I'obiettivo

.tr.'tut"rt si è riproposto, è semplicemente quello di

iut t*ppiute la cotttraddizione, di dissociare rap-

or"r"rrtuiione e soggettività, e di far sorgere per se

it"rru lu categoria di attività pratica'

IL soccETTo È I-4. Pnalc'e'

È riuscito in questa impresa? Perfettamente in un

il;;;d'éàa"t,uuà sostenibile dire che il solo

r"tt tàgg"rto è il soggetto pratico,' o il soggettl

dellu pràt1ca, o meglio ancora' che il soggetto non e

;;;;;;rrto'd'alla fratica, che è sempre.già rniziata

;;;;;;nà.iiniru-.nte' Ma si esce in tal modo

aifi'ia"7fit-o? Niente è meno certo' proprio per-

I

.lché l'<idealismo>>, storicamente parlando, ricopreal ternpo stesso il punto di vista della rappresenta-zione e quello della soggettività. In realtà si trattadi un cerchio, o di uno svincolo teorico che funzio-na nei due sensi. È possibile dire che Marx, identi-ficando I'essenza della soggettività con la pratica, ela realtà della pratica con I'attività rivoluzionariadel proletariato (che fa corpo con la sua esistenzastessa), ha trasferito la categoria di soggetto dall'i-dealismo al materialismo. Ma è anche perfettamen-te possibile affermare che, con ciò, egli ha prepara-to la possibilità permanente di rappresentarsi il pro-letaríato come uru <<soggetto>>, nel senso idealisticodel termine (e, partendo di lì, al limite, come unarappresentazione o un'astrazione per mezzo dellaquale di nuovo si <<interpreta> il mondo, o il cam-biamento del mondo: non è forse ciò che accadràquando, più tardi, dei teorici marxisti armati dell'i-dea della lotta di classe ne dedumanno a priori I<<senso della storio?),

.1,

I

Questi giochi dialenici non sono a{f.atto casua-li. Sono strettamente legati alla storia della nozionedi rivoluzione e, di conseguenza, hanno un lato poli-tico e filosofico a un tempo. Dall'inizio del periodomoderno - quello delle rivoluzioni dette borghesi:anglo-americana e francese 1.W"

(ge

!. !9, Lcg.ms -careeoxia*cf-," t{a"lgjlglgjftlosoJia f tr g*"concerne tuttr I (lascienza, la morale, il diritto, la religione, I'estetica) epermette di unificarli, è legata all'idea che I'umanitàsi forma o si educa essa stessa, all'idea che essa si dàda sé le sue proprie leggi, e dunque, infine, all'ideache si líbera da sé dalle d"!y"qge.f-o_qqe di'gggt*Sg51

-neì-Eqfglza o suÉeÉil;ioné,'misèrià, èòc. ,. E ilrogg5q-tg_g9ii&fco-di-sss5dahivfuà *ducfacce; I'una teorica, I'altra concreta e pratica, che in

38

{I 39

Page 20: Balibar - La filosofia di Marx

Kant era l'umanità, in Fichte diviene a un certo

-o-"nto il popolo,la nazione, in Hegel infine' r

iipa; storici," cheincarnano di volta in volta <{o spi-

ria d"l mondorr, cioè il movimento del progresso

della civiltà.--- òft. Marx abbia riconosciuto a sua volta nel

proleuriato (abbiamo visto qui sopra che quest'ul-

timo e il <popolo del popolo>>, autenticamente

umano e càmìnitario) il vero soggetto pratico'

ouello che,<dissolve I'ordìfrè'-&ibièrite>> e così cary-

ffisa &elbsttaÌigkeit, Selbstuerànderung)

àiiìfanao il mondo; cÉe infine si sia servito di

ouesta constatazione (nella quale si sovrappongono

in modo stupefacente la lezione dell'esperienza

i--ediat^ e la tradizione speculativa più antica)

per affermare a sua volta che il soggetto è la pratica'

i"u" .io non esclude affatto lo stesso Marx, ben al

contrario, dalla storia dell'idealismo' Fichte non

uu.uu a.tto niente di diverso. Si potrebbe anche

gi.rng.t" a suggerire, senza giocare con le parole'

Et "

E .iO che-f*u di Marx e del suo <<materialismo

della praticarr la forma piu compiuta della tradizio'

n.ldàu[tti.a, che permette di -omprendere più di

olni ,ltt" la vitalità persistente dell'idealismo fino

aígiorni nostri. Proplio perché questa. trasposizio-

,r."è .tr.ttr.ente legata al tentativo di prolungare

i;.rp.ti.t z rivoluJionaria e di incarnarla nella

socàtà moderna, con le sue classi e i suoi conflitti

sociali.Ci si preparerebbe così a comprendere che

I'adozione àel punto di vista dei proletari in insur-

rezione <<permanente>> non ha avuto tanto per

risultato quello di metter fine all'idealismo, quanto

oiuttostó di installare il dilemma materiali-smo/idealismo - la questione sempre risorgente

della loro differenza - nel cuore stesso della teoria

i.

i

"&l_prp-l.eÍ"attato, e del suo ruolo storico privilegia-to. Ma con questo dilemma ci si può attenderequalsiasi filosofia, cacciata dalla porta, che rientradalla finestra...

LA REALTÀ opLil<<rsstNzA uMANR>>

Ritorniamo alla lettera dell,e Tesi, per evocare I'al-tra grande questione che esse pongono, quella del-l'essenza umana. Le due sono, evidentemente,legate. <<Feuerbach risolve I'essenza religiosa nel-I'essenza umana>>, cioè mostra, in particolare neIiessenza del Cristianesimo de|1841, che I'idea diDio non è altro che una sintesi delle perfezioniumane, personificata e proiettata fuori del mondo.<<Ma I'essenza úmana non è un'asftazione inerenteI'individuo singolo. Nella sua realtà effettiva, essa èI'insieme dei rapporti sociali>> (das ensemble dergesellschaftlichen Verhriltnzsse, scrive Marx in unasorta di misto franco-tedesco): questa frase dellaVI Tesi non ha fatto scorrere meno inchiostro del-I'XI. Molte cose vanno qui osseruate, se ci si pren-de cura di seguire la lettera del testo.

Marx pone dunque la questione dell'essenzadell'uomo, o almeno risponde ad essa. Cosa di piùnaturale? Tuttavia, questa questione, che si puòconsiderare costitutiva dell' antropologia, non vaaffatto da sé. In un certo senso, essa è vecchiaquanto la filosofia. Ma quando, ai nostri giorni,Claude Lévi-Strauss spiega che I'essenza dell'uomoè il conflitto di naturà e cultura, o quando Lacanforgia la parola .<padessere>> per dire che I'essenzadell'uomo è costituita da parte a parte dal linguag-gio, essi si iscrivono nella stessa tradizione di Ari-stotele, che definiva I'uomo per la disposizione al

40 41

Page 21: Balibar - La filosofia di Marx

linguaggio e per I'appartenenza alla città, o diSant'Agostino, che definiva I'uomo come <<imma-

gine e somiglianza di Dio in terra>>. E, d'altra par-te, se prendiamo le cose a un sufficiente livello digeneralità, essi trattano tutti in realtà della stessa

questione. Dall'antichità ai giorni nostri, vi è unalunga successione di definizioni della natura uma-na o dell'essenza umana. Lo stesso Marx ne pro-porrà diverse, che girdranno sempre intorno alrapporto tra lauoro e coscienza. Nel primo librodel Capitalet0 citerà una definizione molto carat-teristica di Benjamin Franklin (l'uomo è <<a tool-making animal>>, un essere vivente che fabbricastrumenti) non per rigettarla, ma per completarla,precisando che la tecnologia ha una storia, chedipende dal..modo di produzione>>, ricordando inseguito che non vi è tecnologiané progresso tecni-co senza coscienza, riflessione, sperimentazione,sapqle. E ne L'ideologia tedesca, all'indomani stes-

so della formulazione che esaminiamo, avrà scrit-to: <<Si possono distinguere gli uomini dagli ani-mali per la coscienza, per la religione e per tuttociò che si vuole. Essi stessi cominciano a distin-guersi dagli animali dal momento in cui comincia-no a produrre i lorc mezzi di esistenza, passo inavanti che è la conseguenza stessa della loroorganizzazione corporea. Producendo i loro mezzidi esistenza, gli uomini producono indirettamentela loro vita materiale stessa...>r. Il che è una manie-ra di ricercare la risposta alla questione dell'essen-za dell'uomo nelle cose stesse, e che ha, d'alttaparte, fornito il suo punto di partenza a tuttaun'antropologia biologica e tecnologica, marxistao meno.

ALTHUSSER

Louis Althusser (nato a Birmandreis, Algeria. nel 191g, morro a pari-gi nel 1990) è oggi noto rrl grande pubÉlico più per le rrasedie chehanno conrrassegnaro la fine dellrr sua vita luioriiidio, inr.inam.nr.,psichiatricp: si veda la sua autobiografi a L'aut,nir lurc lc,igtemps,Stocklmec, Paris 1992) che per Ia iuu op.r, t.ori.u. eu..t?ultim",tuttavta, ha oc^cuparo un posro centrale nei dibaniti filosofici degliT{ S":r:lrrls.Irnta, dopo la pubblicazione nel 1965 di per Mirx(fdrton itruniri Roma l9ó7) e del lavoro collettivo Lire le Capital,M":q:ry. Paris; rraù it. parziale, Leggerc il Capitale, f"tt.in"Ui, ivtitr.no 1968). Ap.pare alora, con L&y-Stiauss, Lacan, Foucault, Barthes,come,una delle.punte di lancia dèllo .srrurruralismo>. Nel prendereano della crisi del marxismo. ma rifiutando di arrribuime la i*r, *llusemplice dogmaúzzazione, si impegna in una rilerrura di Marx.Presa in prestito dall'epistemológii storica (Bachelard) la nozione di.cesura epistemologica", inrerprÀta la cririca marxiana dell'economiapolrrrca come rottura con I'umanesimo teorico elo storicismo dellefilosofie idealiyiche (compreso Hegel) e fondrri*"-di un, ,.i.nadeua srona,,le cui categorie centrali sono la "contraddizione surde-terminara> del modo di protluzione e la (srrutura a dominante, del-le formazioni sociali. Tale scienza si oppone all'ideologia borghese,ma dimostra.al.rempo sresso la material'irà e l'.ffícacia"srorica dellerdeologte. de-trnue come <rappono immaginario degli inJividui e del-le classi con le loro condizioni di esistenza-,.

9..o,r".nnn vi è fine della srtrria. non porrebbe dunque aversi fine del.l.rdeologld-. Srmultaneamente, Althusser propone una rivalurazionedelle resi leniniste sulla filosofia, che eglì dèfinisce come .lotra diclasse nella teoria, (Lenin e la filosofia, tíOS, ed. i,. Ir.u É"o[. Uitr-no 197.2.\.e_se ne serve per analizzare le contraddizióni rra (rendenzematenaltsriche) e urendenze idealisriche, all'interno della praricascienrifica Gilosofn e lilosofia spontanca leUli scitnziati, tSi+led. n.l)e Donato, Bari 1976). In una fase ulteiiore _ intluenzara dalla<<rivoluzione culturaleo cinese e dai movimenti d"l ,rnnio iqOS _Althusser critica ciò che egli considero ormri come i, ?.ì.uàrion"teorrcrsuca> dei suoí primi saggi, che attribuisce all,influenza dellosprnoztsmo a detrimenro della dialetrica (Elenenti tli autotitica,1974,ed. ir. Feltrinelli, Milano 1975).Nel riaffermare Ia differenza rra marxismo e umanesimo. abbozzauna teoria generale dell'ideologia: essa "inrerpella gli í4dívidui comesogg.erîr) e sr contrgura come sisrema di istituzioni, ad un tempo pub_bliche.e privare, che assicura la riproduzione d"i ."pporìíroiiulikldeologia eapparati itJeologici di Sraroo, 1976. ed. ir.3iiÌiA*beri.Dedalo libri. Ban 1976\.

42 43

Page 22: Balibar - La filosofia di Marx

L'umanísmo teorico

Tuttavia, una sfumatura' cruciale per comprendere

h ;;;" del nostro testo, separa il semplice fatto

ài'àeflnire I'uomo o la naturà umana' dal fatto dijorre esplicitamente la domanda <<cos'è I'uomo?>>

io ..qrui è I'essenza umana?>>) e, a foftiori, di farne'ù

q,iirtloot filosofica fondamentale' Si entra allora

i" unu problematica nuova, che si può chiamare'

con Althusser, umanesimo teorico'

Per quanto stupefacente possa apparire' una

simile protl.-rti.a è relativamente recente' e nel

-orn"nto in cui Marx scrive, essa non è per niente

u...hir, poiché data solo dalla fine del XVIII seco-

lo. tn CÉt-ania i nomi più importanti sono quelli

Ji Kant (Antropolo[ia dal punto di uista

piogroiriro,1798), di Guglielmo Humboldt " e di'Feu'erbu.h, e ciò mostra che la traiettoria dell'uma-

nesimo teorico raggiunge quella dell'idealismo e

;;it;" rifiuto. Il parailelo è illuminante' Vediamo

;frú che Marx svolgerà verso le teorie rivali (spi-

ritualistiche, materialistiche) della natura umana

,.ru .titi.u ieilo stesso genere di quella che egli.ha

ti".fi" ,ii" teorie del ùggetto, dell'attività e del-

iiinttririon" sensibile. Diie che '<nella sua realtà

.if.ttiuuo (in seiner \f,/írklicbkeit) I'essenza umana è

iinri"rrr" dei rapporti sociali, non è manifestamen-

7e rifiutare la qu-estione. Ma è tentare di spostare

,raiiut-""te il modo in cui, fino ad allora' essa è

stata-compresa' non soltanto per ciò che concerne

ol'uomoo, ma, più fondamentalmente ancora' per

ciò che concerne .<l'essenza>>'

I filosofi si sono fatti un'idea sbagliata di ciò

che è un'ess enza (e quest'errore è a loro talmente

,.. essenziale che si può appena immaginare una

,filosofia senza di ciò). Hanno creduto, in primoluogo, che I'essenza fosse un'idea, o un'astrazione(si direbbe ancora, in una terminologia differenre,un concetto uniuersale), sotto il quale possono esse-re disposte, secondo un ordine di generalità decre-scente, le differenze specifiche e infine le differen-ze individuali; e, in secondo luogo, che questaastrazione generica è in qualche modo ,<alloggiata>>(inuohnend) negli individui dello stesso genere, siacome una qualità che possiedono, in base alla qua-le li si può classificare, sia anche come una forma ouna potenza che li fa esistere come altrettantecopie del medesimo modello.

Si vede allora cosa significhi la strana equazio-ne posta da Marx. In fondo, le parole <<insieme>>,

<<rapportl> e <<sociali>> dicono tutti la stessa cosa. Sitratta di rifiutare, a un tempo, le due posizioni(dette realista e nominalista) tra cui sí dividono tra-dizionalmente i filosofi; quella che vuole che ilgenere, o I'essenza, preceda I'esistenza degli indivi-dui, e quella che vuole che gli individui siano larealtà primaúa, a pafiire dalla quale si <<astraggo-

no>> gli universali. Perché, in modo stupefacente,né l'una né I'altra di queste due posizioni è capacedi pensare ciò che vi è pq_op;j9."dr..ssse,nziale"nellb,

. .-siiìenza uqr-a na: le r e la z i oai' m ul tiple e attiv-g. che-gliindividui staÉilíscono gli uni con gti

"trii (.tr.ìi-'

tiàtti tli lifiguaggìo, di lavoro, di amore, di riprodu-zione, di dominio, di conflitti, ecc.), e il fatto chesono gueste relazioni che definiscoff"tì*li-ihl èssi'hanno in comune, il.<genere>>. Esse lo definiscono,perché esse lo costituiscono ad ogni istante, sottofo rme mul teplic i. Esse.. fqrn ! qqonp_

-d u.r.r_.gu_e_,il solo',con ren u ro <<effertivo>r della nozipqg di* --e;F.ql';p

. applicata all'uomo (cioè agli uomini).

44 45

Page 23: Balibar - La filosofia di Marx

Il transindiuiduale

Non discutiamo qui sulla questione di sapere se

questo punto di vista è assolutamente originale,proprio a Marx. Ciò che è cefto, è che comportaconseguenze nel campo della discussione filosofica(a livello di ciò che si chiama <<ontologia>>) t2 e inquello della politica. Le parole di cui Marx si serve

rifiutano ad un tempo il punto di vista individuali-stico (primato dell'individuo, e, soprattutto, finzio'ne di un'individualità che porebbe essere definitadi per se stessa, isolatamente, in termini di biologia,o di psicologia, o di comportamento economico,ecc.) e il punto di vista organicistico (che si chiamianche al giorno d'oggi, sull'esempio degli anglosas-

soni, punto di vista olistico: primato del tutto e inparticolare della società, considerata come unaunità indivisibile, di cui gli individui non sarebberoche i membri funzionali) t'. Nr' la <<monade>> diHobbes e di Bentham, né il <grande essere>> diAugusto Comte, di conseguenza. E significativoche Marx (che parlava francese quasi altrettantocorrentemente del tedesco) sia qui andato a cerca-re questa parola straniera ..ensemblen, manifesta-mente per evitare I'impiego di das Ganze, il .<tutto>>

o la totalità.Forse le cose sarebbero più chiare nella forma

(ma non nel fondo) se aggiungessimo, a nostra vol-ta, una parola al testo, inventandola se necessario,pef caratterizzare questo concetto di relazionecostitutiua, che spoitu la questione dell'essenzàumana apportandole una risposta formale (e che,

in tal modo, contiene in germe una problematicaaltra da quella dell'umanesimo teorico).La parcLa,

infatti, esiste, ma in pensatori del XX secolo (Kojè-

ve, Simondon, Lacan...): si tratta infatti di lSl*:S

46

Jg r.l*t+-u torn e una"real tà* rra ns i u di u i d 4a l&, . e, al'lirriiiè, di pensare la rransindividualità comJiale '0,Non ciò che è idealmenre <<in>> ogni individuo(come una forma o una sostanza), Jciò che servi-rebbe, dall'esterno, a classificarlo, ma ciò cheesiste

-l""slkú-':kl*psl*tg--lgtg.ngltsplisiirlieraz,r-ani**-.-"

UN'oNToLoGIA DELLA RELAZIoNE

Qui si abboz7a, è giocoforza riconoscerlo, una<ontologia>. Ma alla discussione sui rapporti traindividuo e genere essa sostituisce un progrr-.,di inchiesta su questa molteplicità di rejazióni, chesono altrettante transizioni, trasferimenti o passag-gi nei quali si fa e si disfa il legame degli inàividiicon la comunità e che, a tuu ,ioltr, colituisce essistessi. Infatti, ciò che più colpisce in una tale pro_spettiva è proprio il fatto che essa instaura unacompleta reciprocità tra questi due poli, che nonpossono esistere I'uno senza l,altro, e non sono,dunque, ciascuno per suo conto, che delle astra-zioni, ma che sono I'uno e l,altro necessari al pen-siero del rapporro o della relazione (Wrhattnii).

A questo punto, che può apparire speculati_.vo, siamo al contrario molto vióini a riìrovare,attraverso un peculiare cortocircuito, Ia questionepolitica. Non soltanro, infarti, le rejarioni di cuiparliamo non sono nient'altro che pratiche diffe-renziate, delle azioni singole degli inìividui gli unisugli altri. Ma quest'ontologià transindividualecomporta per lo meno una risonanza con enunciaticome la Dichiarazione dei diritti dell,uomo e del cit-tadino (a torto considerata spesso come un testo<individualista>>) e, ancor più, con la pratica deimovimend rivoluzionari: una pratic a ché non oppo_

47

Page 24: Balibar - La filosofia di Marx

qe maila realizzazione dell'individuo agli interessi

i;ú;;.;""ità, che non li separd neanche' ma che

;;;;;pt e éi rcalizzare I'uno attraverso I'altro'

É.t.tte, ,. è u.ro che solo degli individui possono

.rt.i.,'it "ftima

analisi, porùtori d.i diritti e for-

;;i;;; rivendicazioni, la conquista di questi diritti

o l" lib"t"rione (l'insurtezione, persino) è non

meno necessariamente collettiva'Probabilmente si dità che questa formulazione

non descrive uno stato di cose esistente' ancor meno

un sistema di istituzioni, ma piuttosto un processo

("L";. come lo vivono coloro che vi prendono par-

te). Ma è esattamente ciò che Marx vuol dire' E si

.l-pr"nd", in queste condizioni' che la VI Tesi' che

ideniific" I'essenza umana con <{'insieme dei rappor-

,iro.iAirr, e la III, la VII, o la IX, che subordinano

;;6f pensiero illa ptatica rivoluzionaria e al cam-

;i;;#", dicono in realtà fondamentalmente la

t*tu cosa. Osiamo dunque la parola: i rapporti

sociali qui designati non sono altro che un'incessante

trasformazione, una <<rivoluzione permanente> (1'e-

soressione non è smta certo inventaa da Marx' ma

;ffi;; ruolo decisi,,o nel suo pensiero fino al

íSl0l. Per il Marx del marzo 1845 non è abbastanza

il.,';;; Hegel, che <il reale è razionale>> e che il

razionale nec-essariamente si rcalizza: bisogna dire

.h..;; vi è reale, e razionaTe, se non la rivoluzione'

L'OSIEZIONE DI STIRNER

Cosa chiedere di più? Ho d.tll".pll*i' tuttavia'

che Marx non poteva fermarsi là: è cto che occorre

oìu.o-pt.ndeie' Non si giungerebbe a ciò se ci si

^..ont.",utse di mostrat.ihe, sostituendo 11 rra-ti-

.^-rt togg.tto, si genera un cerchio, una difficoltà

logica, o che la ngzione di essenza rischia di trovar-si squilibrata, ftala critica ínrerna dell'ontologiatradizionale e la sua dissoluzione nella molteplicitàdelle inchieste concrere sui rapporti sociali. Iiideo-logia tedesca, senza dubbio, è un testo molto vicinoper ispirazione alle Tesi su Feuerbach: e tuttavia,essa parla già un alro linguaggio. Le ragioni for-mali che abbiamo or ora evocato non bastano aspiegarlo,

Credo vi sia per questo una ragione ben pre-cisa, congiunturale, ma che è servita da rivelatoread una difficoltà di fondo. Alcuni storici del pen-siero di Marx (in special modo Auguste Cornu)I'hanno vista bene, ma molti I'hanno ignorata osottovalutata, specie perché generalmente si leggesolo Ia prima parte del testo (1. Feuerbach), che unalunga tradizione ci ha abituato a considerare comeun'esposizione autonoma del <<materíalismo stori-co>>, mentre si tratta, per I'essenziale, di una rispo-sta, e di una risposta spesso malagevole (ogni letto-re l'avrà appreso a sue spese) alla sfida di un altroteorico. Questo teorico, del quale sarebbe ora dimisurare la potenza, è Max Stirner (pseudonimo diCaspar Schmidt), autore de LUnico e la sua pro-prietà, pubblicato alla fine del 1844 '5: ma è qual-che mese più tardi, all'indomani stesso della reda-zione delle Tesi, e per I'insistenza di Engels, cheMarx ha cominciato a sbattere la testa su L'(Jnico.

Chi è dunque Stirner, dal punto di vista teori-co? E, prima di tutto, un anarchico, difensore del-I'autonomia della società, composra di individuiche sono tutti singoli, <<proprietari>> del loro corpo,dei loro bisogni e delle loro idee, a fronte delloStato moderno, nel quale si concentra, a suo pare-re, ogni dominio e che ha ripreso, a proprio van-taggio, gli attributi sacri del potere elaborati dalla

4948

Page 25: Balibar - La filosofia di Marx

teologia politica del Medioevo. Ma, soprattutto,Stirner è un nominalista ndicale: intendiamo conciò che per lui ogni <<generalità>>, ogni <<concetto

universale>>, è una finzione forgiata da alcune isti-tuzioni per <<dominare>> (organ izzandola, classifi-candola, semplificandola, addirittura semplice-mente nominandola) la sola realtà naturale, cioè lamolteplicità degli individui in cui ciascuno è <<uni-

co nel suo genere>> (da cui il gioco di parole di Stir-ner, che ha d'alÍa parte una lunga ascendenza: ilproprio di ciascuno è la sua proprietà).

Si è visto poco fa che Marx sta sviluppandouna nozione di rapporto sociale che, in principioalmeno, mette schiena conffo schiena nominalismoed essenzialismo. Ma la critica di Stirner è per luitemibile, perché non si accontenta di mirare ai<<generi>> metafisici radizionali (tutti più o menoteologici: I'Essere, la Sostanza, I'Idea, la Ragione, ilBene...), essa ingloba tutte le nozioni universali,senza eccezione, anticipando in tal modo alcunisviluppi di Nietzsche e di quel che si chiama oggi<<postmodernismo>>. Stirner non vuol saperne dinessuna credenza, di nessuna Idea, di nessuna<<grande narrazione>>: né di quella di Dio, né diquella dell'Uomo, né di quella della Chiesa, né diquella dello Stato, ma neppure, decisamente, diquella della Rivoluzione. E, infatti, non vi è diffe-rcnzalogicatrala cristianità, l'umanità, il popolo, lasocietà, la nazione o il proletariato, non più che tra idiritti dell'qomo e il comunismo: tutte questenozioni universali sono effettivamente delle astra-zioni, cosa che significa, dal punto di vista di Stir-ner, delle finzioni. E queste finzioni sogliono sosti-tuirsi agli individui e ai pensieri degli individui: è

per questo che il libro di Stirner non cesserà di ali-mentare le critiche di sinistra o di destra, che spie-

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gano che gli uomini non guadagnano nulla a scam-biare il culto dell'umuniti urtruít, lor,'ou.Uo a.mrivoluzione o della pratica rivolurionurà,;;i ,*aastîatta, e che forse corrono il rischio di un domi-nio ancor più perverso.

E certo che Marx ed Engels non hanno poru_to eludere quesra obiezione. F"..he àrri si reputa-,?\9 a un tumpo critici dell'idealismo, dell,essen-zialismo dei filosofi,.e.comunisti (più esanamente,dei comunisti umanistici). Abbiam'o virà .fr. l".J:rf^llolt* prospertiva

"r, ,l ..ntro d.ìiì .ut.go.iuche era apparsa a Matx.come la osoluzione' iegienigmi della filosofia: Ia pratica ,iuoiurioruriu.Come d.unque ha risposto a questa sfida? Trasfor_mando la sua nozionè simbolic, ai

"pr*ir>> in unconcerto dtorico e sociologic " Ài íriirrione, eponendo una.question" ,enà preceàenti in filoso_

rra (anche se rI termine non è assolutamente nuo_vo); la quesrione dell'ideologia

L'IDEoLoGIA TEDESCA

Questi due movimenti sono, beninteso, stretta_mente connessi. I-iuno presuppone costantementeI'altro, ed,.è-proprio quèrto .t i aj .o"ìJnru int.t,rerruale all.'ldeologia tedesca, a dispetto della suaredazrone mcompiuta e squilibrata (il capitolo IIIsu Stirneq <<San Max>>, nè oc.upu au ,éto qrrridue rerzi, e consisre in buona par.t; í" ; cerrameverbale con l'argomentazione ripi.u-"*. <<ironi-ca>> de liUnico e la sua proprieià, il cui risultato,sotto il punto di vista strettamente retorico, èabbastanza incerto) '6. Liopera ,i orguii"ìru ,uu^quaqra inrorno alla nozionè di prodriziorr., pr.ruqui in un senso generale, per dàsignar. ogrri ,tti_

t1

Page 26: Balibar - La filosofia di Marx

vità umana di formazione e di trasformaziglrp dellanatura. Non è esagerato dire che, dopo l'<<ontolo-

gia della praxis>> annunciata nelle Tesi,l'Ideologiatedesca espone una ..ontologia della produzione>>,

poiché - è lo stesso Marx a dircelo - è la produzio-ne che forma I'essere dell'uomo (Sein, cui egliopporrà la sua coscienza: Beuusst-sein, lettetal'mente <<essere cosciente>>). Più esattamente, è laproduzione dei propri mezzi di esistenza, attivitàad un tempo personale e collettiva (transindividua-

le) che lo trasforma nel mentre che essa trasformairreversibilmente la natura, e che così costituisce<<la storia>.

Ma, reciprocamente, Marx mostrerà che I'i-deologia è essa stessa prodotta, prima di costituirsiin una struttura autonoma di produzione (i cui<<prodotti>> sono le idee, la coscienza collettiva: è

I'oggetto della teoria del lavoro intellettuale). Lacritica dell'ideologia è il presupposto necessario diuna conoscenza dell'essere sociale come sviluppodella produzione: dalle sue forme immediate, lega-

te alla sussistenza degli individui, fino alle sue for-me più mediate, che giocano solo un ruolo indiret-to nella riproduzione della vita umana. Per accede-

re a questo filo conduttore di tutta la storia, nonbasta contemplare i fatti, occorre passare per la cri-tica dell'ideologia dominante, perché essa è al con-tempo un'inversione del reale e una autonomizza-zione dei ..prodotti intellettualit, nella quale latraccia dell'origine reale delle idee è stata perduta,e che nega I'esistenza stessa di questa origine'

Ecco perché parlavo di presupposizione reci-proca. Ma, al. tempo stesso, può essere rigettata l'o-biezione di Stirner: poiché non si tratta più didenunciare I'astrazione degli <universali>>, delle<<generalitòr, delle <<idealitb>, mostrando che essa

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si sostituisce agli individui reali; rna diviene possi_bile studiare la loro genesi, la loro produrioneatraverso gli individui, in funzione delle condizio_ni collettive o sociali nelle quali essi pensano e sirapportano gli uni agli altn.In tal modo, invece digirare indefinitamenre nel tutto o niente (accertareo rigettare tutte le astrazioni in blocco), si disponedi un criterio che permette di discernere le astra_zioni che rappresentano una conoscenza reale daquelle che hanno solo una funzione di misconosci-mento e di mistificazione. Meglio ancora: di discer_nere le circostanze in cui I'uso di astrazioni è misti_ficatore o meno. Il nichilismo, inerente alla posi_zione di Stirner, si trova così scongiurato sin d^all,i_nizio, senza che tuttavia sia rimesia in discussionela necessità di una critica radicale delle idee domi_nanti. Tutt'al contrario.

ROVESCIAMENTO DELLA STORIA

l-.'esposizio ne de77' Ideologia tedesca si presenta

4uneq..9o1ne una genesi, ,d ,n rempo logica e sto-rica, delle forme sociali, il cui filo condu"ttore è losviluppo della divisione del lavoro. Ogni nuovatappa della divisione del lavoro cantteú;za un cer-to modo di produzione e di scambi. Donde unapetiodizzazione che deve, ben inteso, farci pensarefortemente alla filosofia hegeliana della storia.Piuttosto che di una semplic e nanazione delle tap_pe della storia universale, si úatta, inf.atti, (come inHegel) dei momenti tipici del processo attraverso ilquale la storía si è uniuersaliizata, è divenuta unastoria dell'umanità, Tuttavia, il contenuto dell,e_sposizione è agli antipodi dello spirito oggettiuohegeliano. Perché quèsta universàfizzuriJn. rron

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Page 27: Balibar - La filosofia di Marx

consiste nella formazione di uno Stato di dirittoche estende razionalmente i suoi poteri su tutta lasocietà e che, in cambio, ne <<îotalizza>> le attività'

Una simile universalità giuridico-statale apparirà,al contrario, a Marx come l'inuersione ideologica

per eccellenza dei rapporti sociali. Si t-ratta, piutto-ito, del fatto che la storia.è divenuta I'interazione,l'interdipen denza dl ilff gli individui' e di tutti igruppi che appartengono all'umanità.- -

I-ierudizione di Marx, già grande a quest'epo-

ca, è messa in campo per mostrare che la contro-p^îtit^della divisione del lavoro è I'evoluzione delle

iorme di proprietà (dalla proprietà comunitaria, o

statutaria, fino alla proprietà privata formalmenteaccessibile a tutti)..pg*l409d0, di.prgdP-nqqeislpli-c$rsaJsma"sJoriea:di-appropriazionee' di pro-prieià, che ne è semplicemente I'alua faccia. E, dilggq-.guen7a, la divisione del lavoro è il principiosièsJo- detta costituzione .e dcll" dis"so-luzione dei

srupil sociali, sempre più vasti, sempre menoLnuiuìufi", dalÈ comunità primitive fino alle classi,

passando attraverso i differenti statuti, corporazioni,'

ordini o stati (Stande)... Ciascuno di questi gruppi,<<dominante>> o <<dominato>>, deve essere compreso'

insomma, come una realtà a doppia faccia, contrad-

dittoria: come una forma di universalizzazione rcla-

tiva e, al tempo stesso, come una forma di limitazio-ne o di particolarizzazione dei rapporti .umani. Laloro seriè non è, dunque, cosa diversa dal grande

processo di negazione della particolarità e d9l parti-

lolarismo, ma attraversa l'esperienz a e la rcùizzazio'ne completa delle loro forme.

Il punto di partenza dello sviluppo era I'atti-vità produttiva degli uomini alle prese con la natu-

ra: é ciò che Marx chiama 1l presupposto reale(wirklicbe Voraussetzung), sul quale insiste lunga-

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mente, contro le illusioni di una filosofia <<senzapresupposti>. Quanto al punto di arrivo, è lasocietà civile-borgh ese (b ii r ge r I i ch e G e s e I I s c h aft)fondata sulle differenti forme di commercio(Verleehr, che si potrebbe tradurre anche con<<comunicazione>>) tra proprietari privati concor-renti gli uni con gli altri, O, piuttosto, il punto diarrivo è la contraddizione che tale società occulta.Perché l'individualità, posta come un assoluto,equivale in pratica, pet la massa, ad una precarietào <<contingenza>> assoluta delle condizioni di esi-stenza, così come la proprietà (di sé, degli oggetti)equivale qui ad uno spossessamento generaliziato.

Una delle grandi tesi dell'Ideologia tedesca,proveniente direttamente dalla tr adizione liberale,ma ritorta contro di essa, è che la società..borghe-se>> si costituisce ineversibilmente a partire dalmomento in cui le differenze di classe prevalgonosu tutte le altre e praticamente le cancellano. LoStato stesso, per qganto ipertrofico appaia, ne èsolo una funzione. E in questo momento che giun-ge al culmine la coìiradiizione tra particolaiità euniversalità, cultura e abbrutimento, apertura edesclusione, mentre diviene esplosiva la contraddi-zione tra úcchezza e povertà, circolazione univer-sale dei beni e restrizione del loro accesso, produt-tività apparentemente illimitata del lavoro e ingab-biamento del lavoratore in una ristretta specializza-zione... Ogni individuo, per quanro miserabile sia,è divenuto virtualmente un rappresentante delgenere um3rto.,e la funzione di ogni gruppo si defi-hiéte Su scala mondiale. La storia è, a{or4, sul pun-tq,.* u$cke dalla propria <<preistorio>.

ifirtiàl' a rgómen tazion e dell' I d e o lo gi a t e d e s catende infatti a mostrare che questa situazione è, inquanto tale, insostenibile, ma che, per lo sviluppo

5t

Page 28: Balibar - La filosofia di Marx

della sua propria logica, essa contiene le premesse

di un rouesciamento (tJmudlzung), che equivarreb-be semplicemente alla sostituzione del comunismoalla società civile-borghese. Il passaggio al comuni-srno- è*Aungu;r-^i.m,m.ie eere-dal mom en to in cu i lelorme e le contraddizioni della società civile-bor-ghese . sonó. co-mple g amente sv'ilupp àf"-Jiifait i, lasocietà nella quale gli scambi sono divenuti univer-sali è anche una società nella quale ..le forze pro-duttive sono sviluppate fino allo stadio della lorototalitb>. Da un capo all'altro della storia, le..forzeproduttive>> sociali, che si esprimono in tutti i cam-

pi, dalla tecnica alla scienza e all'arte, sono sempre

e soltanto quelle dei molteplici individui. Ma esse

sono oramai inoperanti in quanto forze di indivi-dui isolati, possono formarsi ed esercitarsi soltantoin una rete virtualmente infinita di interazioni tragli uomini. La <<soluzionen della contraddizionenon può consistere in un ritorno a forme più <limi-tate> dell'attività e della vita umane, ma unicamen-teinunp4gfon-eggi-4men-locolle-qtivqde-Uaír-"talljà.delll6;ze p 1od u1qiv.e2,

Il proletariato, clas s e uniuersale

Tutto ciò può dirsi ancora in modo diverso: íl pro-

letariato costituísce la classe uníuersale della storia,idea che non ha ffovato da nessuna parte in Marxespressione più articolata e più completa che inquesta sede. L"imminenza della trasformazionerivoluzionaria e del comunismo si basa infatti su

questa perfetta coincidenza, in un medesimo pre-

sente, dell'univers alizzazione degli scambi e - dicontro alla classe borghese che ha elevato I'interes-se particolare come tale all'universalità - di una<<classe>> che, al contrario, non ha nessun interesse

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.. .p.a"fjlcgjatg. da. "dif,endere* Privato da ogni starurocome da ogni proprietà, dunque da ogni <qualitàparticolare>> (Eigenschaft), il proletario le possiedevirtualmente tutte. Non esistendo praticamentepiù attraverso se stesso, esiste virîualmente at$a-verso tutti gli altri uomini. Osserviamo che <senzaproprietà> si dice in tedesco eigentumslos. i)impossibile non intendere qui, a dispetto dei sarca-smi che Marx indirizza aStirner, lo stesso gioco diparole di cui quest'ultimo si era servito e avevaabusato: ma rovescíato in senso opposto, contro la<<proprietà privata>>. <Solo i proletari del tempopresente, del tutto esclusi da ogni manifestazionepersonale, sono in grado di giungere alla loro com-pleta e non più limitata manifestazione personale,che consiste nell'appropriazione di una iotalità diforze produttive e nello sviluppo, da ciò condizio-nato, di una totalità di facoltà> t7. Iiuniversalitànegativa si rovescia in universalità positiva, lo spos-sessamento in appropriazione,la perdita di indivi-dualità in sviluppo <<muhilaterale> degli individui,ciascuno dei quali è una molteplicità unica di rela-zioni umane.

Una simile riappropriazione può, dunque,aver luogo per ciascuno, solo a condizione che èssasia tale simultaneamente per tutti. <<Gli scambi uni-y.f:uli moderni possono essere subordinati agliindividui solo se sono subord nari a turtb>. E pirquesto che la rivoluzione non è cornunista.solo nelsuo risultato, ma anche nella sua forma".Si dirà cheessa deve inevitabilmenre rappresentare una dimi-nuzione di libertà per gli individui? Al contrario,essa è la verc liberazione. Perché la società civile-borghese distrugge la libertà nel momento sresso incui la proclama come principio. Mentre nel comu-nismo, che ne è il rovesciamenro, la libertà diviene

57

Page 29: Balibar - La filosofia di Marx

effettiva, perché risponde ad una necessità intrin-seca, le cui condizioni sono state create da questasocietà stessa. <<Al posto della vecchia società civi-le-borghese, con le sue classi e i suoi antagonismiCi classo>, annuncerà il Manifesto, <<sorge un'asso-ciaziqne .dove il libero sviluppo di ciascuno è illibero sviluppo di tutt|r.

-<-*.*i*r r 'i

-La tesi del proletariato <<classe universale>>

:ondensa, così, gli argomenti che permettono a

Marx di presentare la condizione operaia, o, piut-:osto, la condizione del lavoratore salariato, comeI compimento di tutto il processo di divisione del.avoro, la <<decomposiziono> della società civile 1s.

Essa permette anche a Marx di leggere a prima,'ista, nel presente, I'imminenza della rivoluzione:omunista. Il <<partito>> con questo nome di cui coningels, egli redige allora il Man'ifesto, non sarà unrartito <<distinto>>, non avrà <<interessi che [o];eparino dall'insieme del proletariato>>, non stabi-irà <principi particolari>>: ma sarà semplicementeluesto movimento reale giunto a maturità, divenu-o malnifesto per se stesso e per la società intiera.

.'ururrÀ DELLA pRATTCA

,/iene abbozzata nello stesso tempo una teoria che- se si difende energicamente dall'accusa di essererna filosofia - rappresenta, tuttavia, una nuova>attenza nella filosofia. Marx è uscito dall'<<uscita>>.vla non è semplicemente rientrato a casa... Lo siruò comprendere evocando una vecchissima postan gioco del pensiero dialettico. Come ho derto pri-na, se la nozione di praxis o di pratica rivoluziona-ia dichiarava, con impareggiabile nettezza, che la:tras[.ormazione del mondo>> ha congedato ogni

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filosofia essenzialistica, nondimeno essa era suscet-

tibile paradossalmente di presentarsi come un altro

nort a dell'essenza umana. Questa tensione si

accentua con la produzione, quale I'analizza otaMarx. Non solo perché vi è tutta una storia empiri-

ca della produrione (che obbligherà il fílosofo a

farsi economista, storico, tecnologo, etnologo"'),ma soprattutto perché Marx ha sgomberato il cam-

po da uno dei più vecchi tabù della filosofia: la

distinzione radicale lra praxis e poiesis.

A partire dalla filosofia greca (che ne faceva ilprivilegio dei <cittadini>>, cioè dei padroni), la

praxis èral'azione <<liberot, nella quale I'uomo non'realizza

e non ttasforma nient'altro che se stesso,

cercando di raggiungere la sua propria perfezione'

Quanto alla pòiesis (dal verbo poiein: fare/fabbri-càre), che i Greci consideravano come fondamen-

talmente servile, era I'azione <<necessaria>>' sotto-

messa a tutti i vincoli del rapporto con la natura'

con le condizioni materiali. La perfezione che essa

ricerca non è quella dell'uomo, ma quella delle

cose, dei prodotti d'uso'.Eccà dunque il fondo del materialismo di

Marx ne IJídeologia tedesca (che è effettivamenteun materialismo nuouo): non una mera inversione

della gerarchia, un <<operaismo teorico>>, se oso

dire (àme gli rimprovereranno Hannah Arendt e

altri tt), cioè un pti-ato accordato alla poiesis sullapraxis in ragionè del suo rapporto- diretto con la

materia, ma I'identificazione delle due, la tesi rivo-

htzionaúa secondo la quale la praxis passa costan-

temente nella poiesis, e reciprocamente. Non vi è

mai libertà effèttiva che non sia anche una trasfor-

mazione materiale, che non si iscriva storicamente

nell'esteriorità, ma non vi è mai neppure lavoro che

non sia una trasformaz:rcne di sé, come se gli uomi-

t9

Page 30: Balibar - La filosofia di Marx

n i p o tes s e ro c_am biare le loro c_.o",ndizjoni.di-esisten --. " 1"..*..* , 'i- -. -.za conservando un <<essenza>> tnvanante.

Òr", una simile tesi non può r-ejàre senzaeffetto sul terzo termine del trittico classico: latheoria o <<teoria>> (con cui tuttall_ tradizione filo-sofica classica continuava a intendere il senso eti-mologico di contemplazione). Le Tesi su Feuerba-ch avevano rigettato ogni contemplazione e identí-ficato il criterio della verità con la prarica (tesi II).In conropartita dell'equazione <<pratica = produ-zione>> che si stabilisce ora, Ilideologia tedesca faun passo decisivo: identifica la theoria con una<<produzione di coscienza>>. Più esattamente, conuno dei termini della contraddizione storica cui dàluogo la produzione di coscienza. Questo termineè proprio I'ideologia, seconda innovazione di Marxnel 1845, attraverso cui propone in qualche modoalla filosofia di guardarsi nello specchio della prati-ca. Ma poteva essa riconoscersi?

NOTE

I Ai quali bisogna aggiungere I'insieme delle note di let-tura pubblicate dalla nuova Marx-Engeh Gesamt-Ausgabe (volIY/2,Berkn 1981). il resro, conosciuto sorto il dtolo di Okono-mis.ch-philosophische Manuskripte, è infatti un assemblaggiodelle parti più <redatte> di questo canriere. Trad. it. n Op*erefilosofiche giouanili, a cura di Galvano della Volpe, Editori Riu-niti, Roma 1950.

2 Pubblicate nel 1886 nella Neue Zeit da Engels, che leriprodlsse in appendice al suo Luduíg Feuerbacb lit punto diapprodo della filosofia ckssica tedesca (1888). Trad. lt. di Palml-ro Togliatti, Editori Riuniti, Roma 1950.

' Anch'essa pubblicata posturna nel 1g)2. La prima par-te, intitolata di nuovo ,.Feuerbachrr, non avrebbe tardato a pas-

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sare come la più sistematica esposizione del <materialismo sto-

rico>>, se si fa asffazione proprio dalle opere di Engels.4 Kanr M,rRx, Les Thèses sur Feuerbach, Puf, coll. <Philo-

sophies>, Paris 1987. Labica fornisce, oltre alla sua traduzionein francese, anche le due versioni tedesche.

r Luo,xrrc FEueru.rcu, L'essenza del cristianesimo, Feltrí-nelli, Milano 197I. Cfr. anche, L. Feurntr,rt;rt, Manifestes pbilo-sopbiques, textes choisis (1539-1545), trad. di Louis Althusser,Puf, Paris 1960.

t' ..Discorso al congresso degli scrittorin (1915), in ANonÉ

Bneroru, Manifestes du surréalisme, edizione completa, J.-J. Pau-

vert, Paris 1962.7 E specialmente, in Francia, agli studi di Michel Espa-

gne e Gérard Bensussan su Moses Hess, il futuro teorico delsionismo, allora socialista rnolto vicino a Marx ed Engels, che

hanno condiviso con iui la scoperta del comunismo come<<enigma risolto deila storia>>. Cfr. GÉn,lno BeNsussaN, MorerHess, la philosophie, le socialisme (1836-184il, Puf, Paris 1985;

Moses Hess, Die europàische Triarcbie,Leípzig 1841.8 Cfr. Jrcquus Gn,rNolotrtc, Communisme / Kommunismus

/ Communistn, origine et déueloppement international de la ter-ninologie communautaire préraarxiste d.es utopistes aux néoba'bouuistes, 1755-1842,2 voll., Schriften aus dem Karl-Marx-Haus, Trier 1989.

n Cfr. K,rr.rr, Rìspotta. alla domanda: cbe coiè l'illunini-smo?, in Scritti politici e di filosofia della storia e del diritto, a

cura di N. Bobbio, L. Firpo, V. Mathieu, Utet, Torino 1965.

"'K. Manx, Il Capitale, Ed. Riuniti, Roma 1967, Libro I,capitolo V, ,.Processo di lavoro e processo di valorizzazione>>,

p.2r4.tt Humboldt aveva fondato nel 1810 I'Università di Berli-

no che porta oggi il suo nome. Le sue principali monografie lin-guistiche e filosofiche appaiono dopo la sua morte awenuta nelt8l5 (cfr. la sua introduzione all'opera, rimasta incompiuta,scritra rra il 1810 e I l$5 , Sulk lingua kawi dell'isola di Giaoa).

12 Termine coniato nel XVII secolo per designare ciò cheAristotele aveva chiamato la <scienza dei principi primi e dellecause prime>>, e che egli identifícava con una riflessionesull'..essere in quanto essere>> (oz e onl distínta dallo studio deigeneri di esseri particolari.

tt Cfr. Louts DuuoNr, Homo aequalis I. Genèse et épa-

nouissement de l'idéologie économiEte, Gallimard, Paris 1977,secondo il quale Marx, <.a dispetto delle apparenze [...] è essen-

zialmente individualista". Ad una conclusione simile, partendo

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Page 31: Balibar - La filosofia di Marx

però da premesse differenti, giungono;",t ei.iiro, uno deiprincipali rappresentanti del .<marxismo analitico> (MakingSense of Marx, Cambridge 1985), eJacouas Btoer, Teoria dellamodernità, trad. it. Editori Riuniti, Roma 1991.

tt Si veda in particolare GrlrlRr SnroNooN, L'ìndiuidua-tion psychique et collectiue, Aubier, Paris i989.

't M,rx SrrRNnx, L'Unico e la sua proprietà, trad. L. Amo-roso, Adelphi, Milano 1979.

16 K. M,\Rx, F. ENcer-s, L'ideologia tedesca. Critica dellapiù recente fìlosofia tedesca nei suoi rappresentanti Feuerbach, B.Bauer e Stirner, e del socialismo tedesco nei suoi uari profeti,trad. di F. Codino, Introduzione di Cesare Luporini, EditoriRiuniti, III edizione, Roma 1969.

'7 L'ideologia tedesca,op. cit., p. ó4t" .<IJna ciasse che ha ii medesimo interesse in tutte le

nazioni e per la quale la nazionaiità è già annullata, una classeche è realmente liberata da tutto il vecchio mondo e in paritempo si oppone ad esson (L'ideologia tedesca, op. cit., p,51).

'e H,,rNNarr AnnNor, The Human Condition, tradotto inItalia col titolo Vita actiua, a cura di S. Finzi, Bompiani, Milanoi989. Cfr. un commento di ANonÉ Tosel, <Matérialisme de laproduction, matérialisme de la pratique: un ou deux paradig-mes?>> in L'Esprit de scission. Etudes sur Marx, Gramsci, Lukdcs,Université de Besangon, Diffusion Les Belles Letres, Paris1991. Si veda anche: A. TosEr- <<Materialismo della produzione,materialismo della pratica: uno o due paradigmi?>, in Grorr;roB,.rn,rrr,r, Enrn Gr.lNcoTTr, LAUR^ Pr<;croNr (a cura di) Attualitàdi Marx - Atti del Conuegno di Urbino, 22-25 noaembre 1983,Unicopli, Milano 1986, pp. )81-404.

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III. IDEOLOGIA E FETICISMO:

IL POTERE E LA SOGGEZOM

ln questo capitolo abbiamo di nuovo diverse cose dafare. Da una parte, riprendere la discussione sulletesi avanzate da Marx ne L'Ideologia tedesca, inmodo da esplicitare il nesso che sí è istituito tra unaconcezione della storia fondata sulla produzione, e

un'analisi dell'effetto di dominio ideologico nell'ele-mento della coscienza.

Ma, d'altra parte, - poiché nulla è semplice -dobbiamo comprendere le poste in gioco di unastrana oscillazione del concetto di ideologia. Con-,1

trariamente a quanto immagina un lettore d'oggl',per il quale questa nozione è divenuta cprfénteirello ,i"rro Ào-"nto in cui, d'altronde, íiuoi usisi sono dispersi in mille sensi...), e che si aspette-rebbe probabilmente che, una volta inventata, essa

si sia svilup pata senza soluzione di continuità, lecose non sono andate affatto così. Benché nonabbia smesso di descrivere e criticare delle <ideolo-gie>> particolari, Marx, dopo il 1846, e in ogni caso

dopo il 1852, non ha più impiegato questo termine(che'sarà riesumato da Engels venticinque annidopo nelle opere che segnano la sua entrata in sce-

na nella storia del marxismo: l'Antidr,ibring, 1878,LudwigFeuerbach e il punto d'approdo della filoso-fia classica tedesca,1888). Ciò non vuol dire, tutta-via, che siano puramente e semplicemente scom-parsi i problemi aperti sotto il nome di ideologia:

sot '@ooiJfuwatoda un ce si tratta però

a di un'alter-frffiffimiianié terminologica, ma di un'alter-

Page 32: Balibar - La filosofia di Marx

nativa teorica, le cui poste in gioco filosofiche sonoinnegabili. Nel momento in cui esploriamo la pro-blematica dell'ideologia ci occorrerà cercare dicomprendere quali ragioni abbiano spinto Marx a

sostituirle, almeno parzialmente, un'altra.

TEORIA E PRATTCA

La filosofia, manifestamente, non perdona a MarxI'ideologia. Non si stanca di mostrare incessante-mente che si tratta di un concetto mal costruito,che non ha significato univoco e che pone Marx incontraddizione con se stesso (non è difficile: bastaporre fianco a fianco la condann a senz^ appellodelle illusioni e speculazioni della coscienza bor-ghese, che Marx pronuncia in nome della scienzadella storia, e il mostruoso stratcì di ideologia che siè costruito sui nomi di proletariato, comunismo emarxismo!). Tuttavia, essa vi ritorna senza posa:come se, per il solo fano di aver introdotto questonome, Marx le avesse posto il problema di cui essa

deve rendersi padrona per restare ancora fiiosofia t.

Ritornerò più avanti su questo punto. Per ilmomento, cerchiamo di mostrare come si ècostruita la problematica dell'ideologia in Marx.Ora, I'esposizione de Iildeologia tedesca, corire hogià indicato, è, a questo riguardo, non solo ingar-bugliata, ma anche ingannatrice: rovescia I'ordinenel quale il testo è stato redatto, relegando la partepolemica in un secondo tempo, e proponendocome inizio lo sviluppo genetico il cui filo condut-tore è la storia della divisione del lavoro. Sembra,ail,ota, che il conceno di ideologia provenga effetti-vamente da una derivazione della ..sovrastruttura>>(l'espressione è impiegata almeno una volta) a par-

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tire dalla <<base> costituita dalla -<<v*ita reale;>, la

pr.ar;il;: ra;efi;iài. "é

suréblè ,.tt, téoriu del

Îa coscienza sociale (Bewusstsein). Si ratterebbe di

comprendere come essa possa, a un tempo, restare

dipendente dall'essere sociale (Sein), pur autono-

mizzandosi sempre di più rispetto ad esso, fino a

far sorgere un <<mondo>> irreale, fantastico, cioèdotato di un'apparente autonomia, che si sostitui-

sce alla storia reale. Donde uno scarto costitutivoúa la coscienza ela realtà, che un nuovo sviluppostorico, rovesciando il precedente, verrebbe final-mente a riassorbire, reintegrando la coscienza nella

vita. Sarebbe dunque, per I'essenziale, una teoriadel misconoscimento o dell'illusione, l'inverso diuna teoria della conoscenza.

Ma se si può, con Marx, tentare in tal mododi descrivere l'<,essere>> della coscienza ideologica(e non sarebbe molto difficile, allora, trovare moltiprecedenti filosofici di una tale descrizione - da

èui la tentazione di utilizzatli per arricchirla e

superarne le difficoltà), non è in tal maniera che si

possono comprendere gli obiettivi ch9 egli perse-

guiva. Non si renderà certo ragione delle particola-iita dellu sua deduzione, delle funzioni supplemen-

tari (epistemologiche, politiche) che vi ha incorpo-rato strada facendo.

Occorre, dunque, risalire un po' al di qua del-

la redazione che ci viene proposta. Si vede allora

che la problematica dell'ideologia sorge al punto

d'incontro di due questioni distinte, entrambe insi-

stenti nelle opere degli anni precedenti. Da un

'. Dall'altro, l' astrazione,

.iroè, .o*. abbiamo visto, la filosofia (ma che

lato, 14 p o t e n za d e l! e* idee; ".garer\z'a*reale* ma-para"-

aorrÍlÉ, póichó non deriva lorq {.4..e99.9 qteqqÈ"gl.-iîtrîéàfiíéri ici'dalle'for,zeildatle-ci{€ootar*ze''di .cuT

.'

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Page 33: Balibar - La filosofia di Marx

occorre intendere in senso ampio, includendovitutto il discorso liberale, il <<razionalismo>> o il<<pensiero critico>> che si sviluppano ora nel nuovospazio dell'opinione pubblica e della democrazia,pretendendo di rappresentarli).

Stirner fa precipitare - con la sua insistenzasulla funzione di dominio che le idee generali svol-gono - la combinazione di questi due temi. Stirnerporta alle esreme conseguenze la tesi dell'ideali-srno: quella dell'onnipotenza delle idee che "guida-no il mondo>>. Ma rovescia il giudizio di valore cheessa implicava. In quanto rappresentazioni delsacro,le idee non liberano, ma opprimono gli indi-vidui. In tal modo Stirner porta al culmine la dene-gazione delle potenze reali (politiche, sociali), macostringe ad analizzare per se stesso il nodo delleidee e del potere. A questa questione -Marx darà,per la prima volta nella storia della filosofia, unarisposta in termini di classi: non in termini di<<coscienza di classe>> (espressione che non comparemai), ma facendo esistere le classi sul duplice pianodella divisione del lavoro e della coscienza, dunquefacendo anche della divisione della società in classiuna condizione o una struttura del pensiero.

IJ ideo logia dorninante

È dunque proprio il tema del dominio che deveessere al centro della discussione. Marx noncostruisce una teoria della costituzione delle ideo-logie come discorsi, come sistemi di rappresenta-zione particolari o generali, per porsi solo a cose

faue la questione del dominio: essa, invece, è sem-pre già inclusa nell'elaborazione del concetto. Percontro, egli pone come margine insuperabile che:de idee della class.e dominante sono.in ogni epoca-

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le idee dominanti; c!gè.!a classe qhe è la potenza

mlliate dominante della società è.-ig p-a-qi",temps-"

la sua poqen za spirilqalg dominante. La classe che

àirpoi. àei merzi deti, pitidú?íbne materialedispone con ciò, in pari !gmp*g, C9i..mezz|d-e"llaproduzione intellettuale, cosicché ad essa in com-

pt.SrU"$;ò' àssoggéttate le-idde dî- coldio ai quali

;*.u;b i Ae"r{-del/l^ produzlone intellettuale. Le

idée dóminanti n-s:r-..ro-n ó-.r]tls gh e l' espressione

ideale dei rappofti -rtéiiuli dor4inanl!, sònóildf-porti materiali dominanti presi come idee: sono

àutqu" I'espressione dei rapporti che appuntofannó di una classe la classe dominante, e dunque

sono le idee del suo dominio. Gli individui che

.ò-pongòóo la classe dominante posseggono tra

I'altro'a'riche'la coScienza, e quindi pent"tto...,'. Si

vedrà'elie'ciù che essi <pensanó> è esseti2íalmente

la forma dell'universale. Nella medesima proposizione si mescolano così un argomento fenomenolo-

gico (<<l'espressione idealo>, <le idee del suo domi-

nio") e ,n utgo-etto meramente sociologico (i

<<mezzi di produzione>> materiali e intellettualisono nelle stesse mani)' Tale è, per I'appunto, non

la soluzione di Marx el"-Pl-s"blffna-dekloroinio''m'8"

" la sua riformulaziole"del prphl.ema sJess.q," Sarebbe isruttivo confrontare questa proble-

matica (che gioca sistematicamente sul doppio sen'

so della parola <<dominare>>: esercitare un potere, e,

..regnarèrr, estendersi universalmente, ancor più

r"t iibil. nel tedesco berrschend) con gli usi oggi

coîrenti della parola ideologia, che siano o meno di

ispirazione marxista. Si vedrebbe che questi rica-

dòno tendenzialmente da una parte o dall'altra di

una linea di separazione classica tra il teorico (pro'

blematica dell'errore e dell'illusione, o, ancora'

dell'<<impensato>> di una teoria scientifica) e rl prati'

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Page 34: Balibar - La filosofia di Marx

co (problematica del consenso, del modo di pensa-re o del sistema di valori che <<cemento> la coesio-ne di un gruppo o di un movimento sociale, o che<degittima>> un potere di fatto), mentre Marx avev,acercato di risalire al di qua di questa distinzionemetafisica. Da qui deriva la difficoltà che vi è sem-pre a parlare di ideolo gia senza implicare o undogmatismo positivistico (l'ideologia è l'altro dellascienza) o un relativismo storicistico (ogni pensieroè ideologico in quanto esprime I'identità di ungruppo). Marx, da parte sua, cercava piuttosto dioperare un effetto di divisione critica nell'uso stes-so del concetto di <<verità>, fapportando ognienunciato, ogni categoría, alle condizioni e alleposte in gioco storico-politiche della sua elabora-zione. Ma è anche la prova dell'estrema difficoltàche vi è nel mantenere effettivamente una simileposizione, soprattutto a mezzo di categorie quali<<essere>>, .<vita reale>> o <<astrazione>>.

AUTONOMIA E LIMITAZIONE DELLA COSCIENZA

Possiamo allora rivolgerci verso la genesi o costitu-zione marxiana della coscienza. Si tratta proprio diun meccanismo di illusione: Marx riprende per ilsuo discorso un sistema di metafore di ascendenzalontanamente platonica (il <<rovesciamento del rea-le>, nella caverna o nella camera ottica, cameraobscura) a. Ma lo fa in modo da sfuggire in campopolitico a due idee insistenti: quella dell'ignoranzadelle masse, o della debolezza iscritta nella naturaumana (che le renderebbe inaccessibile la verità), equella dell' inculcazione (che tradurrebbe unamanipolazione deliberata, dunque una <<onnipo-tenza>> dei potenti), entrambe abbondantemente

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praticate dalla filosofia dei Lumi a proposito delle

idee religiose e della loro funzione di legittimazio-ne dei regimi dispotici.

Marx ha trovato (o proposto) un'altra via,

estendendo al massimo delle sue possibilità loschema della divisione del lavoro, in modo da far'gli rendere conto successivamente dello scarto Úa

Lvita> e <<coscienzo>, della contruddizione tta gli<<interessi particolari>> e gli <<interessi generali>>,

infine del iaddoppíamento di questa contraddizio-ne nel mettere ín campo un meccanismo autono-

mo, benché indiretto, di potere (la divisione tralavoro manuale e intellettuale, su cui ritornerò trabreve). Al termine di questa coqtruzione, il mecca-

nismo <ideologico>>, che può essere letto tantocome un processo sociale, che come un processo dipensiero, apparirà come uno straordinario rove-

iciamento dell'impotenza in dominio: I'astrazione

della coscienrr, .he traduce la sua incapacità ad

agire nella realtà (la perdita della sua <<immanen-

zàrr), diviene la fonte di un potere proprio perché è

<<autonomizzara>>.È anche ciò che, in fin dei conti,permetterà di identificare il rovesciamento rivolu-

zionaúo della divisione del lavoro conlafine dell'i'deologia.

Mu " qu"tto fine è necessario combinare, in

un equilibrió teoricamente instabile, idee di diver-

sa próvenienza. Marx ha fatto ricorso alla vece-hi-a

ideì di alienazione nella forma che le aveva dato

Feuerbach (e con la quale, a dire il vero, non avrà

mai finito di <regolare i suoi contf>), vale a dire la

s*cissione dell'esistenza reale, seg-uita da proiezione

e autonomrzzaztone di un <<riflesso fantastico>,

talora parugonato alle creature immaginarie della

teologia, talaltra agli spettri della magia nera. Hafatto iicorso, anchè, a questa idea nuova dell'indi-

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Page 35: Balibar - La filosofia di Marx

vidualità come relazione, o come funzione del rap-porto sociale che non cessa di trasformarsi nellastoria, di cui abbiamo or ora seguito la nascita (o larinascita) traleTesi su Feuerbach elJldeologia tede-sca. Se combiniamo le due, otteniamo questa defi-nizione formale del processo ideologico; èl'esisten-za alienata della relazione tÍa gli individui (che,come abbiamo visto, Marx designa globalmentecon la parola <<commercio>>,Verkehr, per cogliernead un tempo I'aspetto <<produttivon e quello<<comunicativo>r) '. In un certo senso, è già dettotutto, ma si può scendere nei dettagli, cioè si può<<raccontare>> come questo è dovuto accadere nellastoria: ed è quanto fa Marx, esponendo (almeno inlinea di principio) la successione delle forme dicoscienza corrispondenti agli stadi della proprietàe dello Stato.

Ij uniuersa lità fit tizia

Così, sin dall'inizio della storia, vi è una dualità, ouna tensione del pensiero e della divisione dellavoro (in linguaggio filosofico, si direbbe il polodell'..interioritò> e quello dell'<<esteriorità>). Lunoè semplicemente I'inverso dell'altra, il suo riflessoda parte degli individui. Per questo i limiti dellacomunicazione tra gli indiuidui (ciò che si potrebbechiamare il loro universo pratico) sono ancbe quellidel loro uniuerso intellettuale. Prima di essere unaquestione di interessi, è una questione di situazio-ne, o di orizzonte per I'esistenza. Ripetiamo cheMarx non ci ha dato qui una teoria della <<coscien-

za di classe>>, nel senso di un sistema di idee che,coscientemente o meno, esprimerebbero gli <<sco-

pil> di questa o quella classe. Ci ha dato piuttostouna teoria del carattere di classe della coscienza,

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cioè dei limiti del suo orizzonte intellettuale che

riflettono o iipiodr.onp i limiti--aUa c'pilunicazr6'n-e-irnposri dalle divisioni della società in classl(oin nazioni, ecc.). il fondo della spiegazione è I'osta-

colo all'universalità iscritto nelle condizioni della

vita materiale, al di là delle quali è possibile pensa-

re unicamente attraverso I'immaginazione. Si-vede

già che più queste condizioni si allargheranno, più

7'orizzonte dell'attività degli uomini (o dei loroscambi) coinciderà con la totalità del mondo, più si

amplierà la contraddizione tra l'immaginario e ilrca\e. La coscienza ideologica è prima il sogno diun'universalità impossibile. E si vede che il prole-

tariato occuperà esso stesso una situazione limite,non tanto di fronte all'ideologia, quanto sul suo

bordo, al punto in cui, non avendo più esterno, si

converte in coscienza storica reale. Davanti all'uni-versalità effettiva, I'universalità fittizia o astratta

non può che annullarsi.Perché mai dovremmo allora identificare l'i-

deologia con le generalità e le astrazioni dellacoscienza? Perché non farne, al contrario, unacoscienza irrimediabilm ente púrticolare? Marx offreessenzialmente due ragioni per far comprenderecome una particolarità professionale, nazionale osociale, sia idealizzata nella forma dell'universalità(e,reciprocapî--n1g:ff "{."q|.g"-o.gnl-.uniy-g*sal"e-.ssaglrat:

p].g*5*aj,AsuhJrmaZ$np d1 un mteresse

ffi f"tto, "". ;i;i.;ffir";óffH;'1;-*'to>);

Dartseconda è molto più originale della prima.

La prima ragione, d'ascendenza rousseauvia-

na, è-.chg nqn.,vi è divisione storica del'lavoro' senza

glggr_1,oj,i,."-rs*atticalare-ieaaai$pJrar.o-(sidiràp-ffiià-idi, senza un apparato). Lo Stato è un pro-

à-u tt g rg d i as tra4 gfl bit .tagigne. stess a d g!,la finzion e

úl;r; (ó*d{consenso) éhè deve imporre alla

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Page 36: Balibar - La filosofia di Marx

Sqglg1à. I-luniversaliz zazione della particolarità è laffiffi-anita della costiruzione dello Stato, comu-nità fittizia il c"Lti"potere di astrazione compensa .i!-difètto reale di comunità nelle relazioni tra gli indi-

-sidùi. <Poiché lo Stato è la foima in cui gli'iridividuidi una classe dominante fanno valere i loro interessicomuni e in cui si riassume I'intera società civile diun'epoca, ne segue che tutte le istituzioni comunipassano attraverso l'íntermediario dello Stato e rice-vono una forma politica. Di qui l'illusione che la leg-ge riposi sulla volontà e anzi sulla volontà strappata

*ffia-gnaÈase reale, sulla volontà liberarr6.Ma la grande idea supplementare, che Marx

aggiunge nella sua esposizione,fujfuipw.lralauoro mangqle e ingqlleT1uale. Essa è, in qualcheTffi;iiàt, n.ilu descrizione della comunica-zione alienata, che trasforma ciò che di fatto emsolo una virtualità di dominio in un dominio effet-

,,tivo. E, di conseguenza, cambia la teoria dellacoscienza, per strapparla a qualsivoglia psicologia(foss'anche una psicologia sociale), e faine unaquestione di antropologia politica.

LA DITTENENZA INTELLETTUALE

Piuttosto che <<divisione tra lavoro manuale e intel-lettuale>> preferirei dire differenza intellettuale rngenerale: poiché si tratta, ad un tempo, dell'opposi-zione trapiù tipi di lavoro - Marx cita il commercio,la contabilità, la direzione e I'esecuzione - e dell'op-posizione tra lavoro e non-lavoro, attività <dibere> ogratuite in generale, divenute il privilegio e la spe-cialità di alcuni (nel comunismo saranno accessibilia tutti; e, più in generale, il comunismo è impensabi-le senza la soppressione di questa divisione: questo

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tema sarà di nuovo centrale nel 1875, nella Criticadel Programma di Gotba; è uno dei rari elementipropriamente utopici, accompagnato da considera-zioni sull'educazione dell'awenire, che gioca inMarx un ruolo esplicito) ?. Più tardi, come vedremo,la questione dell'educazione e della sua dipen.Jenzarispetto al processo di lavoro capitalistico diverrà, oritornerà ad essere, cruciale.

È l'analisi della differenza intellettuale a farcisuperare la tematica strumentale di un'illusione omistificazione messa al servizio della potenza mate-riale di una classe. Pone il principio di un dominioche si costituisce nel campo della coscienza e ladivide entro se stessa, producendo effetti materiali.La differenza intellettuale è, ad un tempo, unoschema di spiegazione del mondo (da cui procedela nozione di uno spirito, di una ragione) e un pro-cesso coestensivo a tutta la storia della divisionedel lavoro. Marx lo dice esplicitamente: da divisio-ne del lavoro diventa una divisione reale solo.dal

-oÀ.na in cui interviene una divisione tr, il ìuuo-io ùanuale e il lavoro mentale Da questo momen-to in poi la coscienza può rcalmente figurarsi diessere qualche cosa di diverso dalla coscienza dell.a

prassi esistente, concepite realrnente qualche co-S.a

senza èoriCepire alcunché di reale [...]r> 8. Essaconosce dunque altrettante tappe storiche quantela divisione del lavoro stessa. Ma ciò che, manife-stamente, interessa soprattutto Marx è il punto diraccordo tra i lontani inizi della civiltà con i feno-meni attuali, quando entra in campo una sferapubblica borghese: il ruolo delle idee e degli ideo-logi nella politica, e il ruolo che gioca la loro auto-nomia relativa nella creazione di un dominio glo-bale (che non è quello di questo o quel gruppo diproprietari, ma veramente quello di una classe

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Page 37: Balibar - La filosofia di Marx

intera). <<Lillusione che consiste nel credere che ildominio di una classe determinata è unicamente ildominio di certe ideo (dunque anche la sublima-zione dell'interesse particolare in interesse genera-

le) è il risultato dell'attività degli id.e-o-!og1 (Marxparla di <ideologi attivb> della classe dominante).Ma a questo fine occorre che questi ultimi ingannino se stessi, <<prima di tutto nelle loro questionL>,

cioè nel loro modo di pensare, e possono farlo sol-

tanto perché il loro modo di vita, 7a particolaritàloro propria (o <indipendenzatt), generata dallastoria, fornisce loro le condizioni. Gli ideologisono a fianco della loro propria classe come le ideeche essi producono (Ragione, Llbertà, Umanità)sono al di là delle pratiche.sociali.

Si dirà allora che I'analisi di Marx sfocia in unabbozzo di sociologia politica degli intellettuali

'moderni (o di sociologia della conoscenza Wis-senssoziologze) t, duplicata da una storia della loroformazione e della loro funzione? Questa letturanon sarebbe sbagliata, ma è forse troppo restritti-va. In realtà Marx guarda ad una differenza cheattraversa tutta la storia e che, come tale, concernetanto gli intellettuali professionali quanto i non-intellettuali. Nessun individuo è fuori di questadivisione (non più che fuori della differenza di ses-

so). Surdeterminando la differenza di classe nellesue forme successive, essa manifesta subito ladimensione di dominio che I'accompagna sin dal-

I'origine, e che si rivela indissociabile dalllistituzio-ne della cultura..e deil,a St'ato. Questa differenza è,

dunque, costantemente coltivata dagli <ideologb>

stessi, ma è condizione storica della loro esistenzapi.uJtosto che loro creazione personale. Per com-prendere I'importànza di questa idea è indispensa-bile una deviazione attraverso la filosofia di Hegel.

74 75

GRAMSCI

L'opera di Antonio Gramsci (1891-1917), il più grande dirigenteintellenuale del momvimento comunista europeo dopo Lenin, consi-ste in tre blocchi di testi dallo statuto molto diverso: gli Soitti politici(anicoli e relazioni degli anni 1,911-1926), i Quaderni del carcere,redani dopo il suo arresto da pane del potere fascista italiano ed editidopo la Liberazione, infine la corrispondenu (tra cui le Lettere dalcatcere).Mussolini non è riuscito, come si vantava di fare, ad "impedire a que-sto cervello di funzionareo; tutt'altro: la prova fisica e morale subitada Gramsci ci ha consegnato, alla fine, un monumento intellettuale,le cui suggestioni non si sono esaurite (cfr. i lavori di Chrisdne Buci-Glucksman, Gronsci e lo Stato. Per una teoia materialistica della filosofia,Editoti Riuniti, Roma 1976 e André Tosel, Marx en italiquet.Aux origines de la philosophie italienne cotltenporaine, Trans-Europ-Repress, Mauvezin 1991, come anche il volume collenivo Modernitéde Gramsci, sotto la direzione di André Tosel, Université deBesanEon, Diffusion Les belles lettres, Paris 1992).Il pensiero di Gramsci non è riassumibile in quaiche riga. Indichiamoquattro temi stretlamente interdipendenti:1. Del tutto estraneo alla tradizione del "materialismo dialettico",Gramscí vede nel marxistlo una nfilosofia della praxisn, che egliinterpreta prima, al momento della rivoluzione russa del 1917 e delmovimento dei

"consigli operai,, di Torino, come un'affermazione

della volontà contro il fatalismo delle organizzazioni socialiste, inseguito, come una .scienza della politica" di ispirazione machiavellia-na, destinata a costruire gli elemenri de|l'egemonia dei produnori.2. Questo tema è legato ad un "allargamento, della .teoria marxistadello Statoo, che non ne sopprime la determinazione di classe, mainsiste sulla complementarità del rapporto di lbrze e del ,.consenso"o$enuro atîraverso le istituzioni culturali.3. Si comprende perciò come Gramsci abbia consacrato tutta unaparte del suo incompiuto programma di ricetche ad una storia e adun'analisi della funzione dei differenti ripi di intellettuaii, neÌla pro-spettiva di una riforma del legame .,organicoo che li unisce alle massequando una classe sociale nuova è in ascesa.

4. Questa riflessione ctitica comporta anche una dimensione erica,non soio attraverso la ricerca di una morale o di un .senso comune>dei lavoratori che li liberi dalla egemonia borghese, ma attraverso laformulazione e I'attuazione di un principio regolatore dell'azionepolitica, fondamentalmente laico, diretto contro ogni ideologia mes-sianica ("pessimismo delÌ'intelligenza, ottimismo della volontà").Sulla persistente attualità del pensiero di Gramsci si veda oggi il sag-

gio di Giorgio Baratra, Le rr.tse e i quaderni. Saggio sul pensiero diAntonio Gransci, Gamberetti, Roma 2000.

Page 38: Balibar - La filosofia di Marx

Gli intellettuali e lo stato

Marx ha descritto il proletariato come una .<clasqe

universale>r. un *oio situata virtualmente it'aí"ladella condizione di classe,la iuipàtticóliliià i;ril-be già nlegata nelle sue condizioni di esistenza. Manon avrebbe potuto formulare quest'idea se Hegel,nella sua Filosofia del diritto del 1821, non avesse

sviluppato, dal canto suo, una teoria dello <rStand

univèrialen 10. Cosa bisogna intendere con ciò? È ilgruppo dei funzionari di Stato, nella nuova funzio-ne che stanno per acquisire con la modetnizzazio-ne di quest'ultimo, conseguente alla Rivoluzione.Non bisogna tuttavia lasciarsi ingannare: dal puntodi vista di Hegel, il ruolo dei funzionari, in genera-

le, non è puramente amministrativo, ma essenzial-mente intellettuale. E, comelativamente, attraverso

'il loro incorporarsi nello Stato (cioè nel <<servizio

pubblico>) gli <intellettuali>, (die Gelebrten: le per-sone istruite) possono trovare la loro vera destina-zione. Poiché è lo Stato, in cui i differenti interessiparticolari della società civile devono essere resicompatibili tra loro e portati al livello superioredell'interesse generale, ad offrire loro la materia e

le condizioni della loro attività riflessiva. Lo Stato,

cbe per Hegel è <in sé> uniygys.fle, ,rlibera> gli i49l-lettuali (dalla credenza, dalle sVaiiàté fofiff"didipendenza personale) affinch é su,oli anl ò,

l sió" ie,r-

ui2io,'in tutta la società, un'qttiui1à di mediazione, o-di rappresentazione, e portino così I'universalità. ancora astratta al livello della <<coscienza di sé>>.

Bisogna riconoscere che questa teorizzazioneesprime con potenza e notevole capacità di antici-po il senso della costruzione amminishativa, scola-stica e universitaria, e dello sviluppo delle strutturedella ricerca scientifica e dell'opinione pubblica,

76 77

che conferiranno a poco a poco agli Stati contem-poranei la capacità di <<regolazione>> sociale, egual-mente distanti tanto dal liberalismo puro che dal-I'autoritarismo. Se non si ricordasse ciò, non ,si

comprenderebbe la potenza esattamente oppostadella teorizzazione dell'ideologia in Marx. Né l'o-biettivo cui essa mira, né i problemi che pone.

Più di tutto, forse, l'analisi della differenzaintellettuale, purché sia condotta simultaneamentesul registro della conoscenza, dell'organizzazione e

del potere, illumina in profondità la natura deiprocessi di dominio. Non stupisce il fatto che, inun modo o nell'altro, la maggior parte dei marxistiautenticamente filosofi (pensiamo a figure tantodiverse tra loro, quali Gramsci, Althusser, AlfredSohn-Rethel) 1t abbiano sempre fatto della <.solu-

zione>> storica di questa differenza una caratteristi-ca fondamentale del comunismo. Perché -Map< nons'è accontentato di rovesciare le tesi hegeliane e diatrib,ujr-e- agli intellettuali una funzi,onq di pqspgt

gettamento e di divisione.(di <manipolazione ideo-l"ffii.ur', .o-e si diceva nel movimento del'68).Maè risalito fino alla descrizione della differenzaantropologica che sottende la loro attività e I'auto-nomizzazione della loro funzione.

Questa differenza non è naturale (benché si

iscriva incontestabilmente nelle funzioni distintedell'organismo), poiché essa si forma e si trasformanella storia. Ma non è neppure istituita nel senso

che risultetebbe da mere decisioni politiche (ben-

ché sia amplificata, utiizzata e riprodotta da istitu-zioni). Fa corpo con la cultura di civiltà successive,

tra le quali traccia un filo di continuità. Marx col-loca qui questa differenza all'incirca allo stessolivello di generalità della differenza di sesso, o delladifferenza tra città e campagna. Incorporata in tut-

Page 39: Balibar - La filosofia di Marx

tal'organizzazione sociale del lavoro, tale differen-za attîaverca tutte le pratiche e tutti gli individui(poiché una pratica, nel senso completo del termi-

.ne, praxis e poiesis, non può essere né meramente- c olp orale .n é p uram en te in t ell et t ualey"ma*d etre

essere una complementarità, una recip-r.ocità dei

dls*gsp.eiti). Se non fosse cosi, gli "ifieiiètiuali;speciaTizzati (che si tratti di professori, di pubbfici-sti, di scienziati, di tecnici, di amministratori, diesperti...) non potrebbero rendersi strumento diun'ineguaglianza permanente, di una gerarchia isti-tuzionale di <<dominantb> e <<dominati>> (o, comedirà Gramsci più tardi, di <<governanti>> e <<gover-

natf>). Non potrebbero, cioè, fare di quest'inegua-

, g)ianza, durante la più lunga parte della storia, unacondizione materiale del lavoro, degli scambi, dellacomunicazione, dell'associazione.

r'aporue oELt'IoEoLocLq

Resta allora da chiedersi perché Marx non abbiacontinuato direttamente per questa strada. L hosuggerito prima: qui si combinano strettamenteragioni interne con ragioni di congiuntura, chemettevano proprio in evidenza ciò che la costruzio-ne di Marx aveva ancora di astratto, di speculativoaddirittura, a dispetto del suo sforzo di attingere lamaterialità della storia.

Nella rappresentazione che Marx si fa delproletariato, I'idea di una ideologia del proletariato(o di una <ideologia proletaria>>, che conoscerà inseguito la fortuna che ben sappiamo) è evidente-mente priva di senso. Il concetto di proletariatonon è tanto, in realtà, quello di una <.classe>> parti-colare, isolata dall'insieme della società, quanto

78 79

quello di una non-classe,la cui formazione precede

immediatamente la dissoluzione di tutte le classi e

inizia il processo rivoluzionario. Anche Marximpiega di preferenza, a proposito di esso, il termi-ne-di massa, che ritorce contro I'uso sprezzante che

ne fanno allora gli intellettuali borghesi. Poiché lamassa proletaria è fondamentalmente <<spossessa-

ta>> ( e i ge n t u mslos ), .e s s a è fon damen talm en l e-5p"1iy-4

diiiluJoni"sullarel-fE-Tt'l[ùl,ions'lòl),"fgnd-àg]-éptat,menté estetinà"aI mdldb dell'ideologia,..le cui astra-

zioni e.rappresentazioni ideali del rapporto socialeper essa <<non esistopo>>. Il Manifesto dirà di nuovoia stessa cosa illustrando frasi divenute celebri, ma

che appaiono oggi risibili: <Gli operai non hannopatria>>, e ugualmente sono liberati dalle credenze,

iper"ttre o ipocrisie della religione, della morale e

del diritto borghese... Per la stessa ragione nonpotrebbero avere <<ideologil> che si propongano diistruirli o di guidarli, o, come dirà più tardi Gram-sci, <<intellettuali organici>> (Marx stesso non si

considerava certamente tale - non senza difficoltàcrescente a riflettere la funzione della propria reo-

ria nella pratica rivoluzionaria. Ancora una volta,sarà Engels a compiere il passo decisivo, generaliz-

zando ltuso dell'espressione <<socialismo scientifi-con).

Gli eventi del 1848-1850 dovevano sottolinea-re crudelmente lo scarto ffa questa rappresentazio-ne e la realtà. Sarebbero potuti bastare, infatti, a

determinare l'abbandono non dell'idea di un ruolouniuersale del proletariato (a livello della storiamondiale e della trasformazione rivoluzionaria ditutta quanta la società), senza la quale non vi è

marxismo, ma certamente di un proletariato <<clas-

se universaler>. Il testo più appassionante, a questo

proposito, è ll 18 Brumaio di Luigi Bonaparte, già

Page 40: Balibar - La filosofia di Marx

citato. Occorrerebbe avere lo spazio per esaminar-lo in dettaglio. La ricerca di una strategia dellaclasse operaia di fronte alla controrivoluzione pro-cede di pari passo con una nuova analisi dello scar-to storico tra ciò che Marx chiama la .<classe in sé>>

e la <<classe per sé>>, il mero fatto di condizioni divita analoghe e il movimento politico organizzato:non semplice ritardo della coscienza sulla vita, maeffetto di tendenze economiche contraddittorie,che, come ha cominciato a comprendere, favori-scono a an tentpo I'unità e la concorrcnza tta glioperai t2.Il fatto è che I'espeúenza immediata, inFrancia come in Germania o in Inghilterra, stavarivelando, insieme con la potenza degli apparatipolitici e militari dell'ordine stabilito, la potenzadel nazionalismo, dei miti storici (repubblicani oimperiali), persino delle forme religiose sul proleta-riato. Come conciliare la tesi teorica di una estra-neità radicale tra le condizioni di produzione del-I'ideologia e la condizione proletaria con la consta-tazione della loro .o-p"nètruzione quotidiana? Èveramente notevole íl fatto che Marx non abbiamai invocato qui una nozione implicitamentemorale quale quella di falsa coscienza (utilizzata inseguito da Lukócs e altri), né abbia mai parlato diideologia proletaria o di coscienza di classe. Ma ladifficoltà è rimasta tutta quanta, e ha comportatola rimozione del concetto stesso di ideologia.

Nello stesso senso ha giocato anche un altrofattore: era la difficoltà che Marx provava a defini-re come <<ideologia>> l'economia politica borgbese,quella dei classici in particolare: Quesnay, Smith,Ricardo. Perché questo discorso teorico, di forma<<scientifica>> e chiaramente destinato a fondare lapolitica liberale dei proprietari del capitale, noncadeva direttamente né sotto la categoúa di ideolo-

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gia (caratterizzata dall'astrazione e inversione del

Ieale) né sotto quella di una storia materialisticadella società civile, poiché si basava, al contrario,

sul postulato dell'eternità delle condizioni di pro-

duzione borghesi (o dell'invarianza del rapportocapitale/salariato). Ma è precisamente la. necessità

di uscire da questo dilemma che avrebbe spinto

Marx a immeigersi per anni nella <<critica dell'eco-

nomia politicà>, nutrita dalla lettura intensa diSmith, fucardo, Hegel, Malthus, degli statistici e

degli storici... E questa, a sua volta, sarebbe sfocia-

ta "11

un concetto n-uovgr quello di feticilmo della

î&e*ce.

IL <<FETICISMO DELLA MERCE>>

La teoria del feticismo è esposta prima di tutto nel-

la prinua sezione del libro f del Capitale 'r' Non

coitituisce solo uno dei punti alti del lavoro filoso-

fico di Marx, completamente integrato nella sua

opera <<critica>> e <<scientifica>>' ma una grande

càstrurione teorica della filosofia moderna. E ben

nota la sua difficoltà, benché I'idea generale sia

relativamente semplice.Non mi dilungo qui sulle origini del termine

<<feticismo>>, sul rapporto che intrattiene con le

teorie della religione nel XVIII e XIX secolo, né

sul posto che, per aver ripreso questo termine,

Marx occupu nella storia della questione del fetici-

smo in generaleto. Per mancanza di spazio, non

discuterò neppure della funzione che questo svi-

luppo svolgè-nell'architettura complessiva del

Càpltatt, eìn particolare nella spiegazione della

forma..rovesciàtarr, sotto cui, ci dice Marx, i feno-

meni di struttura del modo di produzione capitali-

81

Page 41: Balibar - La filosofia di Marx

KARL MARX:<(IL CAMTTERE DI FEITCOO DELLA MERCE E IL SUO ARCANO>(Il Capitale,libro I, capitolo I, 4)

Di dove sorge dunque il cararrere enigmadco del prodotto di lavoro3ppena.assume.Érma di merce? Evidentemente proprio d, rale forma.L'eguaglianza dei lavoú umani riceve la forma reale iell'eguale oggetri-vità di valore dei prodoni del lavoro. la misura del dispeídio di'iórza-lavoro umana mediante la sua durara temporale ricevà Ia forma dellagrandezza di valore dei prodotti del l"uoro, infin" i oppoii fo i p*duttori, nei qua.li si.arruàno quelle determinazioni sociali dei loro Iarlori,ricevono la.forma di un rappono sociale dei prodomi del lavoro.L'arcano della forma di merce consiste dunque semplicemente nelfano che_ rale forma, come uno specchio, ,."iiuir." usii uo;ni l,i._magine dei cararteri sociali del loio proprio lruoro, faéndoliapparirecome.cararreri o.ggettivi dei prodotri di quel lavoro, come pòprietàsociali naturali di quelle cose, e quindi restituisce anche I'immaginedel rapporto sociale tra produrtori

-e lavoro compìessiuo, fa.enàolo

appaîlre_come un rappono socrale fra oggerri esisrenre al di fuori diessi produttori. Mediante quesro quid pro quo i prodotú del lavorodlvenrano merci, cose sensibilmente sovrasensibili, cioè cose sociali.Proprio come I'impressione luminosa di una cosa sul n"-o or,i.o nonsi presenta come.stimolo sogg-emivo del nervo ortico stesso, ma qual;t911na oggettiva di una cos, al di fuori dell'occhio. Ma nel fenomenodella !'lsra sr ha realmenîe Ia proiezione di luce da una cosa, l.oggetroeslerno, su gn'1ltra cosa, I'occhio: è un rappono fisico tra.oi"firi-che. Invece la forma di merce . il ,rppo.tó ii valore dei-prodotti dilavoro nel quale essr si presenra non É, assolutam.n,. nulli. .h" fur.con la loro narura fisica e con le relazioni fra cosa e cosa che ne deri_vano. Quel che qui assume per gli uomini la forma fantasmasorica diun rapporto tra cose è sohanto il îappomo sociale determiiato cheesiste fra gli r:om.ini stessi. Quíndi, p.i irourr. un'analogia, dobbi"monvolarci.r-rella regione nebulosa del mondo religioso. euivi, i prodonidel cervello.umano paiono figure indipendenti."dotareìivita'propria,che stanno m.rapporro fra di loro e in rappono con gli uomini. Così,nel mondo delle merci, fanno i prodorti d'ella mano uí,rn". [u.r,o iochiamo il feticismo che s'appiccica ai prodoni d.l l"uoro rppi, u"n-gono prodoru come merci, e che quindi è inseparabile dalla produ-zione delle merci. (Il Capitate, op. ciì., pp. 104-1ó5t

-- -*-

stico (che rimandano tutti al modo in cui I'accre-scimento di valore del capitale si nutre di <<lavorovivo>) sono percepiti alla <<superficie>> delle rela-zioni economiche (nel mondo della conco rcenzatra le differenti forme di capitali, profifto, rendira,interesse e i loro rispettivi tassi) rt. Ma cercherò di

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far comprendere come si ricolleghi al testo di Marx

la vitaliià tra i posteri che possiamo riconoscergli

oggi su sue que;tioni: da una parte,-f idea della rei'

flcizione deÎ mondo borghese nelle forme della'

<<meî c alizzazion e>> geneî alizzata d elle attività s oci a-

li; dall'altra, il progiamma di un'analisi del modo disoggezione implicalo nel processo di scambio, che

tròva il suo esito nel marxismo strutturale'Il <feticismo della mercet, ci dice Marx, con-

siste nel fatto che <<soltanto il rapporto sociale

determinato che esiste f.ta gli uomini stessi assume

per essi la forma fantasmagorica di un-rapporto tra^.or.n.

O, ancora: <de relazioni sociali dei lavori pri-

vati dei produttori appaiono [..'] non come rapporti

immediatamente sociali fra persone nei loro stessi

lavori, m anzi come rapporti di cose fra persone e

iipp*tl torl-otifra g-o-;o>-'e. Di quali <<cose;, di quali

;àppòiti <<pèrsonalb> e <<impersonalb> si ratta?Le merci, prodotte e scambiate, che sono

degli oggetti materiali utili e che, come tali, corri-

spòndono a bisogni individuali o collettivi, possie-

dono anche un'altta qualità, immateriale ma non

meno oggettiva: il loro valore di scambio (general-

mente éipt.tto nella forma di un prezzo, cioè

come una determinata quantità di denaro)' Questaqualità, che è loro individualmente connessa, è'

iunqu., immediatamente quantificabile: allo stesso

mod; in cui un'automobtle pesa 500 chilogrammi,uale 1,00.000 franchi' Naturalmente' per una merce

data, questa quantità varia nel tempo e nello spa-

zio: in funzione della concorrenza e di altre fluttua-

zioni a più o meno lungo termine. Ma tali v^îieizio-

ni, ben lungi dal dissipare l'apparenza di un rap-

porto intri;seco tra là merce e 1l suo valore, gliconferiscono piuttosto un'obiettività supplementa-

re: gli individii si recano volontariamente al mer-

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Page 42: Balibar - La filosofia di Marx

cato, ma non è in virtù delle loro decisioni che, sulmercato, i valori (o i ptezzi) delle merci fluttuano,è, all'inverso,la fluttuazione dei valori che determi-naJè iondizioni nelle quali gli individui.hànnbaccesso alle merc.i, È, dunque,ielle deggi oggeti-ve> della circolazione delle merci, regolata daimovimenti del valore, che gli uomini devono cerca-rcllmezzo di soddisfare i lóro bisogni e di regolaretra loro i rapporti di servizi reciproci, di lavoro o dicomunità, che passano attraverso relazioni econo-miche o che ne dipendono. Di questa obiettivitàelementare, che appare sin dalla relazione semplicecon le merci sul mercato, Marx f.aù il punto dipaîtenza e il modello di oggettività dei fenomenieconomici-in generale e delle loro leggi, cui I'eco-nomia politica si dedica e che para$ón'a incessante-mente proprio con l'oggertività delle leggi dellanatura, sia esplicitamente, con I'impiego di concet-ti meccanici o dinamici, sia implicitamente, attra-verso i metodi matematici di cui si serve.

Vi è, evidentemente, un rapporto immediatotra questo fenomeno (nel senso in cui è così che lecose <<si presentano>>) e la funzione del),a.ynoneta.Ilvalore di scambio si presenta come un pîezzo,dunque un rapporto di scambio almeno virtualecon una quantità di denaro. Questa relazione nondipende fondamentalmenre dal fatto che il denarovenga attualmente speso e incassato, o semplice-mente rappresentato da un segno (moneta di credi-to, biglietti di banca a corso forzoso, ecc.): in ulti-ma analisi, e specificamente sul mercato mondiale(o universale), di cui Marx ci dice che è I'autenricospazio di rcalizzazione del rapporto mercantile,occorre che il riferimento monetario esista e sia<verificabile>>. La presenza del denaro di frontealle merci, come condizione della loro circolazione,

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aggiunge un elemento al feticismo e permette dicomprendere I'impiego di qrlestq terlnine-" Se lemerci (alimentari, vestiario, macchine, materie pri-me, oggetti di lusso, beni culturali, corpi di prosti-tut(i)e, in breve tutto il mondo degli oggetti umaniprodotti o consumati) sembrano auere vn valore diicambio, il denaro, dai, ganto, suq' -seg4!,ga.es-sq4e {valore di sbambio stesso, e al contempo possedere

intrinsecamente il potere di comunicare alle merciche .<entrano in rapporto con esso>> questa virtù opotenza che lo caratleîizza. E per questa ragioneche esso viene ricercato di per sé, tesautizzato,considerato come oggetto di un bisogno universaleaccompagnato da paura e da rispetto, desiderio e

disgusto (auri sacra fames: <<la maledetta fame dioro>> t7, diceva il poeta latino Virgilio in un celebreverso che Marx cita, el'Apocalísse identifica chia-ramente il denaro con la Bestia, cioè col diavolo).

Questo rapporto del denaro con le merci, che

<<mateúalizzar> il loro valore sul mercato, è, benintd'éó, supportato'da atti individuali di compra-vendita, ma è completamente indifferente alla per-

soudiÈ.j:gl.l- ip.div-idui.che li effettuano, perfetta-.

*"ìt.*intErtì.UirUiti a-q-gglio riggardo.. Ce lo si

può dunque rappresentàió iia come effetto di una

potenza <<sovrannaturale> del denaro che crea e

anima il movimento delle merci, che incarna il pro-prio valore imperituro nel corpo deperibile dellemerci; sia, al contrario, come un effetto <<naturale>>

del rapporto delle merci tra loro, che istituisceun'espressione dei loro valori, delle proporzioni incui esse si scambiano, amezzo di istituzioni sociali.

In realtà, le due rappresentazioni sono sim-metriche e interdipendenti: si sviluppano insieme ecorrispondono a due momenti dell'esperienza che

gli individui, in quanto .<produttori che scambia-

It

Page 43: Balibar - La filosofia di Marx

no>>, fanno dei fenomeni di circolazione e di mer-cato che costituiscono la forma generale di tutta lavita economica. È ciò che Marx ha presente quan-do descrive la percezione del mondo delle mercicome quella di realtà <sensibili soprasensibilil>, nel-le quali coesistono stranamente gli aspetti del natu-rale e del sovrannaturale, e quando dichiara lamerce un bggetto <<mistico>> pieno di <<sottigliezze

teologicher> (suggerendo direttamente il paragonedel linguaggio economico con il discorso religioso).Il mondo moderno, inversamente a quanto diràpiù tardi Max \X/eber, non è <<disincantato>>, maincantato, nella misura stessa in cui è il mondodegli oggetti di valore, e dei valori oggettivati.

NEcESSITÀ ogL/appar.Euzn

Descritto in tal modo il fenomeno, qual è alloraI'obiettivo di Marx? Esso è duplice. Da un lato,attraverso un movimento che è molto simile ad unademistificazione, o demitizzazione, si tratta di dis-soluere questo fenomeno, di mostrare in essoun'apparenza-.che si basa, in ultima analisi, su unqui pro quo. Si dovranno, dunque, ricondure ifenomeni or ora evocati (valore di scambio comeproprietà degli oggetti, autonomia del movimentodei prezzi e delle merci) ad una causa reale che èstata mascherata o il cui èffetto è stato invertito(come in una camera oscura). Questa analisi apreveramente alla critica dell'economia politica. Per-ché, nel momento stesso in cui quest'ultima - mbs-sa da un progetto di spiegazione scientifica (Marxpensa qui, beninteso, ai rappresentanti della scuolaclassica: Smith e, soprattutto, Ricardo, che I'autoredel Capitale si preoccupa sempre di distinguere

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accuratamente dagli <<apologeti> del capitale) - sipropone di risolvere l'enigma delle fluttuazioni divalore (Siducendolo ad una <<misura invariabile>>che è il iernpo.dilavofónecèS- ilfÍrc 3116 psoduzione

dlqgaimerce), rende però più fitto il mistero, poi-ché considera questo rapporto come un fenomenonaturale (e di conseguenz? eterno). Ciò si deve alfatto che la scienza economica, che cerca I'oggettíuità dei fenomeni conformemente al programma diricerca dell'Illuminismo, concepisce I'apparenzacome un errore o un'illusione, un difetto della rap-presentazione, che si potrebbe eliminare attraversoI'osservazione (in questo caso, prima di tutto, lastatistica) e la deduzione. Spiegando i fenomenieconomici attraverso delle leggí, si dovrebbe alloradissipare il potere di fascinazione che essi esercita-no. Allo stesso modo Durkheim, mezzo secolodopo, dirà di <<trattare i fatti sociali come cose>>.

Ma il feticismo non è - come potrebbe essere,

ad esempio, un'illusione ottica o una credenzasuperstiziosa - un fenomeno soggettivo, una perce-zione falsata della realtà. Esso costituisce, piutto-sto, il modo in cui la realtà (una certa forma ostruttura socialS) non può non apparite.,[ questo<<apparire>> attivo (Schein ed Erscheinung ad untempo, cioè un inganno e un fenomeno) costituisceuna mediazione o funzione necessaria, senza laquale, in condizioni storiche date, la vita dellascrcierà*sa"rp,bb-e* g-qq1p*licgeeote -.impCIs$ihile" S op -

p rim e re I' ap p ar e 9 7 4. I ig."jk.e", gbqlftg il r î ppo rt osocialé. Pèr questo Marx attribuiscè una particola-Teìiiliiortanza al rifiuto dell'utopia, diffusa ra isocialisti inglesi e francesi dell'inizio del XIX seco-

lo (e che si vedrà spesso riapparire altrove), di unasoppres,siolp-.del-denars"ehe. cederebbe il .posto-a..dei buoni di lav.oro o ad.altre forme di redistribu-

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Page 44: Balibar - La filosofia di Marx

zione sociale, ma non si accompagnerebbe ad alcu-

frà irasform azione nel principio dello scambio tra

unità di produzione private. La struttura di produ-

zione e di circolazione che conferisce un valore discambio ai prodotti del lavoro forma un tutto' e

I'esistenza dèlla moneta, forma .<sviluppata>> dell'e-quivalente generale delle merci, ne è una funzionenecessaria.

Al primo movimento della critica, che consi-

ste nel dissolvere I'apparenza di oggettiuità del valo-

re di scambio, deve dunque aggiungersene un

altro, che in verità lo condiziona' e mostra la costi-

tuzione dell'apparenz.a nell'oggettiuità. Ciò che si

iiésenta come un rapporto quantitativo dato è in

i.àtta I'espressione di un rapporto sociale: delle

unità indipendenti le une dalle altre possono deter-

minare il grado di necessità dei loro lavori, la parte

di lavoro sociale che deve essere consacrata ad

ogni tipo di oggetto utile, solo e soltanto a posterio-

ri adeguand.o la loro produzione alla <<domanda>.

È la pratica degli scambi che determina le propor-

zioni, ma è il valore di scambio delle merci che,

agli occhi di ogni produttore, rappresenta in modo

invertito, come una proprietà delle ..cosen, il rap-

porto che il proprio lavoro ha con qye-llo di tuttigli ult.i prodìttóri. È quindi inevitabile che agli

ócchi degli individui il loro lavoro appaia <<socializ-

zato>> attrauerso la.<forma di valoret , mentre que-

st'ultima figura come espressione di una divisionesociale del lavoro. Donde la formula che citavoprecedentemente: <<Le relazioni sociali dei lavoriprivati appaiono ai produttori [.',] come r-apporti

impersonali fra persone e rapporti sociali fra cose

impersonalb>.La controprova è fornita da un'esperienza di

pensiero cui Marx procede. Si tratta di comparare

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il modo in cui la ripartizione del lavoro socialmen-

te necessario si effettua nei differenti <modi di pro-duzione>>: gli uni passati (come le società primitive,fondate sull'autosussistenza, o la società medievale,fondata sulla servitù della gleba), gli alui immagi-

nari (come l'<<economia>> domestica di Robinsonnella sua isola) o ipotetici (come una società comu-

nista del futuro, in cui \a úpartizione del lavorosarà coscientemente pianificata). Si vede allora che

o questi rapporti di produzione sono liberi ed

egualitari, oppure sono oppressivi, fondati su rap-

pàrti di forza, ma in ogni caso <<i rapporti sociali

fra le persone nei loro lavori appaiono in ognimodo come loro rapporti personali, e non sono'ìravestiti

da rapporti sociali fra le cose, fra i pro-

dotti del lavoror, lll Capitale, op. cit., libro I, p.

t091. In alri termini, queste società sono prima

società di uomini, eguali o diseguali,rc -g-94- 1q--c-!-età

di merci (o dei <<mercatb>), delle quali gli uomininon sarebbero altro che degli intermediari.

Genesi dell'idealità

Tale esperienza di pensiero non porebbe evidente-

mente sostituirsi alla dimostrazione. Essa non fa che

indicarne la necessità. Questa dimostrazione è unodei due risultati (con la delucidazione del processo

di sfîuttamento del lavoro salariato come fonte del-

I'accrescimento del capitale) cui Marx desiderava

legare la sua reputazione scientifica, senza d'alffaparte averne mai trovato, sembra, un'esposizioneàssolutamente definitiva. Essa coincide, infatti, col-

I'insieme della prima sezione del Capitale (capp. 1-

3). Mi accontenterò di ricordarne i tratti salienti.

Primo. Partendo dal <duplice carattere>> dellavoro (attività tecnica specializzata che trasforma

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Page 45: Balibar - La filosofia di Marx

la natura al fine di produrre alcuni oggetti d'uso, e

dispendio di forza umana fisica e intellettuale ingenerale: Marx li chiam4Jg&Ía^&&9gJp e lauoroi ;Íwtto .rh.- sono evidenGÀ"ìié *lp le -dft3"#èdi una medesima realtà, I'una individuale, l'alúarzrnsindividuale o collettivil, sifrzrtta- dl iiiostrarecome le merci prodotte divengano esse stesse deglioggetti <duplicb, dotati di utilítà (che corrispondea certi bisogni) e di ualore (la cui <<sos.tanza>> è

costituita dal lavoro socialmente necessario allalgn"prsduuiase).

Secondo. Si tratta di mostrare come la gran-dezza di valore di una merce possa essere espressa

nella quantità di un'altra, cosa che è, propriamen-te, il <<valore di sc.ambio>. E il punto che apparivaa Marx il più difficiie e il più importante, perchépermetteva di dedurre la costituzione di un <<equi-

valente generale>>, cioè di una merce <<universale>>,

estratta dalla circolazione, in maniera che tutte lealtre merci esprimessero in essa il loro propriov.alore; e, reciprocamente, in modo che essa stessa

si sostituisse automaticamente a tutte le merci, o le<<compfasse>> tutte.

Terzo, infine (si dimentica troppo spesso lanecessità di questo terzo punto, cioè si crede che,dal pungo di vista di Marx, sia sufficiente averededotto formalmente la necessità di un equivalentegenerale peî aver spiegato la moneta). Si tratta dimostrare come questa funzione sia materializzntaln

*uri-g€nefe".dloggetto" detec,m"inaro (i metalli prezio-si). La moneta è poi costantemente riprodotta, omantenuta in funzione, dai suoi differenti impieghieconomici (unità di conto, mezzo di pagamento,oggetto di tesaurizzazione o di <<riserva>r, ecc.).Ualtra faccia di questa materializzazione è alloraun processo di idealizzazione costante del materiale

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monetario, poiché serve ad esprimere immediata-mente unajor.ma,,u,niversale,.o,.unl,srde&)""

Incontestabilmente, a dispetto del suoapproccio tecnico e delle difficoltà che esso com-porta, questo ragionamento di Marx è una dellegrandi esposizioni filosofiche della formazione del-le <idealità>, o degli <<universalb>, e del rapportoche queste entità astratte hanno con le praticheumane. Paragonabile, in questo, a quanto avevano

potuto proporre Platone o Locke, o Hegel (che

aveva scritto che .da logica è il denaro dello spiri-16rr,..), o a quanto avrebbero proposto più tardiHusserl o Frege. Dal punto di vista di Marx, tutta-via, due cose avevano maggiore importanza.

I)una fa di Marx ii punto conclusivo di tuttaI'economia classica, nella sua opposizione costante

al monetarisrno: si trallava di dimostrare che <<l'e-

nigma del feticcio denare non è che quello delfeticcio merce>>, in altri termini che la forma astrat-

t, òoni"ttrta nel rapporto delle merci con il lavoroè sufficiente a spiegare la logica dei fenomenimonetari (e, inoltre, ben inteso, capitalistici, finan-ziari, ecc.). Possiamo pensare che è questa attitudi-ne, fondamentalmente comune a Marx e agli eco-

nomisti classici, a ganntire ai suoi occhi il carattere<<scientifico>> della loro teoria. E, reciprocamente,tale attitudine spiega per una buona parte il discre-dito comune che li inonda dopo che la nozione diualore-lauoro è rifiutata dall'economia ufficiale.

Lahtra fonda la uitica dell'economia politica: è

I'idea che le condizioni che rendono necessafial;oggettivazione <feticisticar del rapporto socialesono integralmente storíche,. Esse sorgono con losviluppo di uha produzione <<per il mercato>>' i cuiprodotti raggiungono la loro destinazione finale (il

consumo in tutte le sue forme) solo attravefso la

ll

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Page 46: Balibar - La filosofia di Marx

compravendita. È un processo mdlgnatio, che con-quista solo lentamente una branca di,produzionedopo I'altra, un gruppo sociale dopo I'altro. Con ilcapitalismo, tuttavià (e secondo Marx I'elemento"decisivo è qui la trasformazione della forza-lavoroumana stessa in merce, dunque il lavoro salàiiàto),sì u n ive i s al iz z, a r apid anen tà" é-i.f r€.ùérsili ilt"?ii ie .

Viene raggiunto un punto di non-ritorno, il che nonsignifica un punto insuperabile: il solo progressoche ormai rimane possibile consiste nella pianifica-zione della produzione, cioè nella ripresa da partedella società (o lavoratori associati) del <<controllosociale>> del dispendio di lavo.qo, di cui la quantifi-cazione universale dell'economia prepara, per I'ap-punto, le condizioni tecniche. La trasparenza dellerelazioni sociali non sarà allora una condizionespontanea, come nelle società primitive (nelle quali

- spiega Marx - tale trasparenzaha come contro-partita la rappresentazione mitica delle forze dellanatura: a un di presso ciò che Auguste Com|e, daparte sua, chiamava <<feticismo>>), ma sarà unacostruzione collettiva. Il feticismo della merceapparirà allora come una lunga transizione tra ildominio della natura sull'uomo e il dominio del-I'uomo sulla natura.

MARX E L'torar.tsMo (srs)

Dallo stretto punto di vista della critica dell'econo-mia politica, ci si potrebbe fermare qui. Ma signifi-cherebbe non cogliere, come ho già detto, I'impor-tanza filosofica del testo di Marx, che spiega il suostupefacente successo tra i posteri. Questi ultimi sidividono ra orientamenti differenti, ma che sibasano tutti sulla constatazione che non vi è teoria

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dell'oggettività seriza una teoria della soggellività'Rifi"ensando Ia costituzione dell'oggettiuità sociale,

Marx ha nello stesso nryomento riuoluzionato uirtull'rnente il concetto di <tsogetto>>. Ha dunque intro-dotto un elemento nuovo nella discussione sui rap-

porti tra <<soggezione>>, <<assoggettamento>> e <<sog-

gettivitò>.Bisogna ricordarsi qui che, nella tradizione

delf idealismo tedesco, dopo Kant, il soggetto era

prima di tutto pensato come una coscienza univer-sale, posto ad un tempo al di sopra di tutti gli indi-vidui particolari (donde la possibilità di identificar-lo con la Ragione dell'Umanità) e presente in cia'

scuno di essi: quel che Foucault chiamerà più tardiil <doppione empirico-trascendentale>> tt e che

abbiamo visto Marx, nelle Tesi su Feuerbach,denunciare come una semplice variante dell'essen-

zialismo. Una tale coscienza <<costituisce il mon-do>>, cioè lo rende intellegibile, per mezzo delleproprie categorie o forme di rappresentazione - loipu-io, il tempo, la causalità (Critíca della ragion

pura, l78l). Al di qua di questa costituzione sog-

geniva del mondo, Kant doveva mettere da parte iléominio delle <illusioni necessariet della metafisi-

ca, o del pensiero puro, senza referente nell'espe-

tienza. Esse erano come uno scotto inevitabile perla capacità della ragione di forgiare asuazioni. Aldi tà, sfnggendo ai vincoli della natura e dell'espe-

tienza, egli collocava tna <<ragione pura pratica>>,

cioè una libertà morale incondizionata, aspirando

alla costruzione di un <<regno dei finb> fondato sul

rispetto reciproco delle persone (ma tanto piùimplacabilrnet t" sotto-esso alla legge interiore deldovere, il famoso <<imperativo categoricorr). Eanche quando Hegel, rifiutando la separazione dimondo naturale e mondo motale, indicava nell'e-

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Page 47: Balibar - La filosofia di Marx

sperienza storica il vero luogo dell'esperienza dellacoscienza, questo schema di costituzione del mon-do restava determinante. Permetteva di compren-dere perché, in fin dei conti, lo spirito o la ragioneche si è perduto o alienato nelle forme della naturae della cultura non fa, nelle sue diverse esperienze,che ritornare a se stesso, alla contemplazione dellapropria struttura, della propria <<logico>.

Ma ecco che, con I'esposizione di Marx, attra-verso una deviazione apparentemente contingenteverso l'analisi delle forme sociali della circolazionemercantile, e la critica della loro rappresentazioneeconomica, la questione dell'oggettività si trovavacompletamente ripensata. Il meccanismo del fetici-smo è invero, in un certo senso, una costituzionedel mondo: il mondo sociale, strutturato dai rap-porti di scambio, che rappresenta chiaramente I'es-senziale della <<natura>> in cui vivono, pensano eagiscono oggi gli individui umani. Per quesro Marxscrive che ..le categorie dell'economia borghese>>sono <<forme di pensiero socialmente valide, quindioggettive>> le. Prima che formulare regole o impe-rativi, esprimono una percezione di fenomeni, delmodo in cui le cose <<sono là>>, senza che sia possi-bile cambiarle volontariamente.

Ma in questa percezione si combinano imme-diatamente il reale e I'immaginario (ciò che Marxchiama il <<soprasensibile>>, la <<fantasmagorio del-le merci autonome, che dominano i loro produtto-ri), o, ancora, il dato degli oggetti dell'esperienzacon la norrna di comportamento che essi richiama-no. Il calcolo economico, fondato anch'esso sullosuato immenso delle misure, dei conti e della valu-tazioni, cui procedono quotidianamente gli indivi-dui immersi nel mondo delle merci, illustra mira-bilmente questa dualità: poiché si basa, ad un tem-

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po, sul fapó che gli oggetti economici sono sernpre

già quantificabili (<<è cosb>, è la.lòro natura)i e sul-l'imperativo sociale di sottornetterli (e, insieme con

essi, le attività umane che li producono), ad unaquantificazione o razionalizzazione senza fine, var-cando ogni limite fissato in preceden za, <<naturale>>

o .<morale>, che sia.

G en e s i della s oggett iuit à

pal punto di vista dell'idealismo classico, potrebbedunque sembrare che Marx abbia semplicementeproceduto ad una riunione (che potrebbe essere

urna confusione) dei tre punti di vista corrisponden-ti rispettivamente alla scienza (intelligibilità deifenomeni), alla metafisica (illusioni necessarie delpensiero puro) e alla morale o <<ragion pratica>>(imperativo della condotta). Ma il confronto fa

subito emergere I'originalità di questa teoria dellacostituzione del mondo rispetto a quelle che laprecedono nella storia della filosofia (e che natu-ralmente Marx conosceva profondamente): essa

non procede dall'attività di nessun soggetto, inogni caso di nessun soggetto che sia pensabile sulmodello di una coscienza. Per contro, essa costitui-sce dei soggetti, o delle forme di soggettività e dicoscienza, nel campo stesso dell'oggettività. Dallasua posizione <<trascendente>> o <<trascendentale>>,

la soggettività è passata in posizione di effetto, dirisultato del processo sociale.

Il solo <<soggetto>> di cui parla Marx è un sog-

getto pratico, multiplo, anonimo, e per definizione,non cosciente di se stesso. E di fatto un non-sogget-

to'. cioè <<la societb>. vale a dire I'insieme delle atti--;:--r.---"".y'".'F-,:dry-.--- r'i'i,vlta €u lrrocruzrofl€, oilóàmbio, di consumo, iI cuit-:Y,Wl u' u!g^r4v^vt

effetto combinato è percepibile per ciascuno al di

95

Page 48: Balibar - La filosofia di Marx

fuqd di. esso, come proprie-tà ..r13tu14le2 {.glle. cps.'ÉJ't"qu.rto ,ron-rógg.tto, o questo complesso diattività, a produrre delle rappresentazioni sociaii di

. "-: -.....**-+#oggetti nel momeffo stesso.n eut.pqoduce oggettt

lappresentabili. La merce, come il denaro, aspet-

tando il capitale e le sue diverse forme, è eminente-mente una rappresentazione nel momento stesso incui è un oggetto, è un oggetto sempre già dato nel-

la forma di una rappresentazione.Ma, ripetiamolo, se la costituzione dell'ogget-

tività nel feticismo non dipende dal dato prelimi-nare di un soggetto, di una coscienza o di unaragione, in compenso essa costituisce dei soggetti,che sono parti dell'oggettività stessa, cioè sonodati nell'e.sperienza .4 fianco .delle ocoser, dellerilé.ci,

" ii*rapporto ,ò,i ttirl. Questi soggetti, non

costituenti mà costituíti, sónó molto semplicemen-te i <<soggetti qqgngmici>>, o, più esattamente, sono

iirtti gli individui che, nella società borghese, sonoprima soggetti economici (venditori e compratori,dunque proprietari, non foss'altro che della pro-pi.a f.orza-lavoro, cioè proprietari e uenditori di se

stessi in quanto forza-lauoro - una stupefacente<<fantasmagoria>>, sia detto en passdnt, anch'essa,però, divenuta assolutamente ..naturalen). Il rove-

sciamento operato da Marx è dunque completo: lasua costituzione del mondo non è I'opera di unsoggetto, ma è una genesi della soggettività (una

forma di soggettività storica determinata) comeparte (e contropartita) del mondo sociale dell'og-gettività.

A partire da ciò erano possibili due estensioni,

e sono state tendenzialmente proposte entrambe.

96 97

LUKACS

La lunga e drammatica carriera di Gyòrgy Lukàcs (nato nel 1885 aBudapest tra la nobiltà ebraica, si fece chiamare anche Georg lvonJLukacs e scrisse tutta la sua opera in tedesco) si divide in quattrograndi periodi. Studia in gioventù filosofia e sociologia in Germaniacon i neokantiani e Max Weber, e sviluppa un'estetica ispirata dalnromanticismo anticapitalistico" (L'Anina e le forne, 1910, trad. it..Sugar, Milano 196J), insieme con un fbrte interesse per la misticaebraica (cfr. Michael Lóry, Rédenption et *opie. Le judaì\ne liber-taire en Europe centrale,Paús 1988). Diventa marxista dutante la pri-ma guerra mondiale, subendo specialmente una fortissima influenzadi Rosa Luxemburg e del movimento "spartachista", cosa che lo por-ta a partecipate alla rivoluzione ungherese dei nconsigli', di cui èncommissario alla Cultura popolareo (1919).

, La su,r ruccoka Storia e coscienza di classe, pubblicata nel 1921, è il' rentativo piir sorprendente di riattualizzare l'idea hegeliana di unasintesi dialettica di oggenività e soggettività, integralmente lraspostanell'elemento della ocoscienza di classe" e della pratica rivoluzionariadel proletariato, che è il compimento della storia. Condannato dalmarxismo ufficiale (al pad dell'opera esattamente contemporanea eper molti aspetti paragonabile di Karl Korsch, Marxismo e filosofía,trad. it. G. Backhaus, Milano 1966), questo libro, pur rinnegato dalsuo autore, diverrà ia fonte aperta o nascosta di buona parte del..marxismo criticoo occidentale,Dopo il suo trasferimento a Mosca agli inizi degli anni Trenta, e il suo

ritorno nell'Ungheria socialista dopo il 1945, Lukócs sviluppa un'o-pera più ortodossa,, erudita e sistematica, che ingloba la teoria del

"realiimo cntico, (ll ronanzo storico, trad. ir. Einaudi, Torino lg65),la storia della filòsofia (ll giooane Hegel e i problemi della società capítalittica,trad. it., Einaudi, Torino 1960), la polemica politico-filosofi-ca (La distrazione della Ragione, studio dell'irrazionalismo nella filo-sofia tedesca e del suo ruolo nella preparazione intellettuale delnazional-socialismo, trad. it. Einaudi, Torino 1959).Aderisce nel 1956 alla rivoluzione nazionale direna da Nagy e perquesto sarà stretumenîe sorvegliato dalla polizia. Le due grandi ope-re del suo ultimo periodo sono I'Estetica (1961, Einaudi, Torino197 1 ) e, soprattu rto, I' On tologia dell' e s s ere socía le (apparsa dopo lasua rnorte nel 1971, trad. it., Editori Riuniti, Roma 1976 e anni suc-

cessivi), in cui la ncoscienza di sé del genere ,rrnx1o" è studiata come.risoluzione del rappono tra teleologia e causalitào sulla base dell'a-lienazione e della disalienazione del lavoro (cfr. Nicolas Tertulian,

"Ontologie de l'étre social" itDiaionnairc oitique du marxísne,Puf,Paris,2e éd. 1985).

Page 49: Balibar - La filosofia di Marx

LA <<REIFICAZIONE>>

La prima è illustrata dal libro di Lukécs, scritto trail 1919 e il 1922, Storia e coscienza di classe, in cuiviene esposta la grande antitesi úa <<teificazione>> e

..coscieira del proletariato>>2t'. È, ad un tempo,un'interpretazione geniale ed una esÚapolazionedal t'esto di Marx, che ne fa risaltare il lato roman-

tico (senza dubbio per altre influenze subite da

Lukics, in particolare quella di Georg Simmel,autore della Filosofia del denaro,1900, e di Max\ileber, e del proprio orientamento di gioventù)'Nel feticismo Lukécs legge una filosofia totale (una

concezione, ad un tempo, della conoscenza, àella

politica e della storia: la categoria di totalità, d'al-tronde, è posta da Lukócs come la categoúa tipica

del modo di pensare dialettico, in opposizione al

pensiero <<analitico>> dell'intelletto astratto, di cuila teoria della reificazione consente, per I'appunto,di pensare la genesi).

Rinnegata dal proprio autore, che, dopo ilriflusso dell'esperie nza riv oluzionaria degli anniVenti, aderisce al marxismo ortodosso della IIIInternazionale, la teoria lukacciana della reificazio-

ne eserciterà, nondimeno, un'influenza considere-

vole sulla filosofia del XX secolo. Da un lato, essa

Jarà all'origine di una buona parte dei marxismicritici del XX secolo (in particolare di numerositemi prediletti dalla scuola di Francoforte, da

Horkheimer e Adorno a Habermas, che concerno-no la critica della <<razionalità modernar>, o ..bor-

ghese>>, ma anche la critica della tecnica e dellaicienza come progetti di naturalizzazione della sto-

ria e del ..mondo vissuto>>). Dall'altro, LucienGoldmann ha potuto sostenere in maniera convin-

cente, in un corso pubblicato dopo la sua morte ",

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che nei primi paragrafi del libro (incompiuto) diHeidegger, Essere e Tempo (1927), dedicati allastoricità, sono presenti dei riferimenti letterali a

Storia e coscienza di classe. Bisognerebbe conside-rare, allora, che questo libro di Heidegger è, peruna parte, una risposta allo ..storicismo rivoluzio-nario>> che si esprime nella teoria della reificazione,ma anche, forse, I'inizio di una ripresa o di unrecupero di alcuni temi di Lukécs: in particolare,nella teoria dell'anonimato sociale (il <Si>), checaîafterizzerebbe la vita <<inautentica>>, e, più tardi,nella teoria del <soggiogamento>> del mondo daparte della tecnica strumentale.

La teoria di Lukécs si fonda sull'idea che, nelmondo dei valori mercantili, i soggetti sono esst

stessi ualatati e di conseguenza trasformati in<<cose>>. A questo proposito Lukdcs impiega il ter-mine Verdín glich un g (reificazione o cosificazione),che in Marx non gíocava questo ruolo. Marx aveva

detto che i rapporti tra merci (equivalenza, prezzo,scambio) sono dotati di autonomia, e che, pertan-to, vanno a sostituirsi non soltanto ai rapporti per-sonali, ma a rappresentarli. Lukócs, da parte sua,

inreccia due idee differenti. Prima, I'idea che I'og-gettività mercantile - quella delle categorie econo-miche e delle operazioni cui hanno dato luogo - è

il modello di ogni oggettiuità, e in particolare del-I'oggettività <<scientifica>> nel mondo borghese, e

ciò permetterebbe di comprendere perché le scien-ze quantitative della natura (la meccanica, la fisica)si sviluppino nell'epoca moderna nel momentostesso in cui si generalizzano i rapporti mercantili.Esse proiettano sulla natura una distinzione trasoggettivo e oggettivo che ha la sua origine nellepratiche dello scambio.lPoi, I'idea che I'oggettiva-zione, o la ruzionalizzazione come calcolo e misura

99

Page 50: Balibar - La filosofia di Marx

di valore, si estende a tutte le attiuità umane: la

merce, cioè, diviene modello e forma di ognioggetto sociale.

Così Lukécs descrive un paradosso la ruzio'

nalità mercantile estesa alla scienza è fondata su

una separazione tra lato oggettivo e lato soggettivo

dell'esperienza (cosa che permette di sottrarre ilf"tto.e .oggettivo - bisogni, desideri, coscienza - al

mondo d.gli ogg.tti naturali e delle loro leggimatematiche); ma questo è solo un preludio all'in-corporazione di ogni soggettività nell'oggettività (o

alla sua riduzionà allo statuto di oggetto, che le

<<scienze umane>>, o le tecniche di gestione del <fat-

tore umano>>, progressivamente estese a tutta la

società, illustràno). In realtà, questo paradosso

esprime I'estrema alienazione cui è pervenuta I'u-

mànità nel capitalismo, e ciò consente a Lukócs di

riscoprire alcune tesi sull'imminenza del rovescia-

-.nto rivoluzionario vicine a quelle del Marx dell'

ldeologia tedesca (che egli non poteva aver letto a

quell'e-poca, visto che il testo fu pubblicato solo nel

iglzl.ie formula, tuttavia, in un linguaggio moltopiù speculativo (hegeliano e schellinghiano) e viàggiung" un elemenio di messianesimo politico: ilproletariato, la cui trasformazione in oggetto è tota-

ie, è destinato, proprio in virtù di questo, a diveni-o

re il soggetto del rovesciamento, cioè il <<soggetto

della storian (formulazione inventata da Lukócs)'

Abolendo la propria alienazione, conduce la storia

alla sua fine (o 6 ricomincia in quanto storia della

libertà) e realizza praticamente l'idea filosofica del-

la comunità umana. Così la filosofia si realizzereb-

be nel suo annientamento: cosa che ritrova di fatto

un vecchissimo schema del pensiero mistico (la

fine dei tempi è ritorno al .<nulla>t creatore delle

origini).

1.00 101

Lo scAMBIo r r'ossLrcazoNE: IL sIMBoLICo IN MARX

L'estrapolazione di Lukócs è in sé importante e

brillante, ma presenta l'inconveniente di isolaretotalmente la descrizione del feticismo dal suo con-

testo teorico nel Capitale. Ora, quest'ultimo sugge-

risce tutt'altro tipo di interpretazione, che, incen-trata sulle questioni del diritto e del denaro, condu-ce a ciò che oggi chiameremmo analisi delle struttu-re simboliche (terminologia di cui Marx non potevaservirsi, ma che permette di esplicitare la posta ingioco delle sue descrizioni del duplice linguaggioche I'universo delle merci <<parlo>: linguaggio del-

l'equivalenza, della misura, formalizzato dal segno

rnonetario, e linguaggio dell'obbligazione, del con-

tratto, formalizzato dal diritto). E la seconda vitalitàfilosofica tra i posteri, di cui avevo parlato.

Citerò qui due lavori molto diversi per le lorointenzioni e per le condizioni in cui furono redatti.Il primo è il libro del giurista sovietico Pasukanis(sostenitore del <<deperimento dello Stato>, elimi-nato durante il terore staliniano), La teoria genera'

le del diritto e íl marxismo, pubblicato nel 1924,

dunque pressoché contemporaneo al libro diLukécs 22. Il suo enorme interesse deriva dal fattoche Pasukanis riparte dall'analisi marxiana dellaforma di valore, ma per sviluppare un'analisi esat-

tamente simmetrica della costituzione del <<sogget-

to di diritto>> nella società civile-borghese (perPasukanis, che si iscrive qui, in un certo modo,nella tradizione del diritto naturale, contro il posi-tivismo giuridico, secondo il quale ogni norma giu-ridica è posta dallo Stato, il fondamento dell'edifi-cio giuridico è il diritto privato, che si può mettereprecisamente in corrispondenza con la circolazionemercantile), Come le merci individuali appaiono

Page 51: Balibar - La filosofia di Marx

per natura portatrici di valori, così gli individui che

icambiano appaiono per natura portatori divolontà e soggettività. Come vi è un feticismo eco-

nomico dellé-cose, così vi è un fgticismo giuridicodelle persone, e, in realtà, ne costituiscono uno

solo, perché il contratto è I'altra faccia dello scam-

bio, e I'uno è presupposto dall'altro. Il mondo vis-

suto e percepiio a partire dall'espressione del valo-

re è, in-realtà (. Mut" I'aveva indicato, eta anche la

oori, in eioco della sua rilettura critica delLa Filo'sofia de7 diritto di Hegel, onnipresente nel

Capitale),un mondo economico-giuridico.' Analisi più recenti, in particolare quelle di

Jean-Joseph Goux 2r, ci permettono di precisare

quanto esposto sopra. La struttura comune al feti.ir-o ..ot omico e al feticismo giuridico (e mora-

le) è l' equiualenza generalizzata, che sottometteastrattamente e egualmente gli individui alla forma

di una circolazione (circolazione dei valori, circola-

zione delle obbligazioni)' Essa suppone un codice o

una misurr, ad un tempo materializzata e idealizza'

ta, davanti alla quale la <<particolaritò>, il bisogno

individuale, devono annientarsi. In un caso, I'individualità è esteriorizzata, diviene oggetto o valore,

mentre nell'altro è interiorizzata, diviene soggetto

o volontà, il che consente precisamente a ciascuna

di completare I'altra. Seguendo questa via, non si

sfocia in una teoria del soggetto della storia, o del

passaggio dall'economia (mondo degli individuiprivati) alla comunità dell'avvenire, come inLukécs e nei suoi eredi. Ma si possono trovare in

Marx le basi di un'analisi dei nodi di soggezione -e il feticismo economico-giuridico è uno di essi - laquale si interessi al rapporto delle pratiche con un

órdine simbolico costituito nella storia. Osservia-

mo qui che tale lettura di ispirazione strutturalisti-

102

ca (che è naturalmente anch'essa una estrapolazio-ne) è, di fatto, molto più vicina di quanto non sia

quella di Lukics alla cútica, formulata nelle Tesi su

Feuerbach, dell'essenza umana come qualità gene-

rale <alloggiatar negli individui. Per contro, essa

obbliga a mettere a confronto Marx, passo dopopasso, con i risultati dell'antropologia culturale,della storia del diritto e della psicanalisi.

LA euESTIoNE DEI <<DIRITTI oEI-/uotr,to>>

Come accade che siano possibili interpretazionitanto diverse a partire dallo stesso testo? La rispo-sta coinvolge tutta I'idea che ci si fa della <<critica

dell'economia politico in Marx, ed esigerebbesoprattutto che esaminassimo da vicino il dupliceuso, profondamente anfibologico, come direbberoi filosofi, che Marx ha fatto qui del termine di per-

sona: da un lato, di fronte alle .<coset (merci e

moneta) costituite dalla circolazione, le persone

sono gli indiuidui reali, preesistenti, impegnati conalui in un'attività sociale di produzione; dall'altra,con queste stesse <<cose>>, sono funzioni del rappor'to di scambio, o ancora, come dice Matx, delle<rrndschere>, gíuridicbe cbe gli indiuidui deuonoindossare per <<portare>> essi stessi i rapporti mer-cantiii. Sarebbe una discussione abbastanza tecnicae forse fastidiosa. Ma possiamo indicarne immedia-tamente una grande posta in gioco politica: è laquestione dell'interpre tazione dei diritti dell'uomo.

La posizione di Marx si è manifestamenteevoluta riguardo a questo punto. In uno dei suoitesti <<giovanilb> (prima di tutto il Manosnitto del1843 ela Questione ebraica del 1844 che contienela famosa esegesi delle Dichiarazioni dei diritti del-

103

Page 52: Balibar - La filosofia di Marx

l'uomo e del cittadíno francesi) si combinano, comeha ben mostrato Bertrand Binoche 2a, un'ispirazio-ne proveniente da Hegel (critica dell'astrazionemetafisica dei <diritti dell'uomo>>, che si ritiene esi-

stano dall'eternità e valgano per tutte le società) e

un'ispirazione proveniente da Babeuf e dai comu-nisti egalitari (critica del carattere borghese del-l'<<uomo>> universale evocato dalle Dich iarazion i,tutti i dirítti delle quali riconducono al carattereinalienabile della proprietà ed escludono il doveredi solidarietà sociale). I diritti dell'uomo, separatidai diritti del cittadino, vi appaiono, allora, comeI'espressione speculativa della scissione dell'essenzaumana, trala rcaltà delle ineguaglianze e la finzionedella comunità.

Questa analisi evolverà profondamente, in partico-lare sotto I'influenza della polemica condotta daMarx con Proudhon e della citica del liberalismoeconomico. Nei Grundrisse vi è uno sviluppoimportante 2t, che vede Marx identificare I'equazio-ne di eguaglianza e libertà, cuore stesso dell'ideolo-gia dei diritti dell'uomo e della .,democraziabor-gheserr, con una rappresentazione idealizzata delTa

circolazione delle merci e del denaro, che ne costi-tuisce la ..base reale>>. La stretta reciprocità diuguaglianza e libertà - che è ignorata dalle societàantiche e negata dalle società medievali, mentre, alcontrario, è vista dalle società moderne come larestaurazione della natura umana - può essEIC

dedotta dalle condizioni nelle quali, sul mercato,ogni individuo si presenta davanti all'altro comeportatore dell'universale, cioè del potere d'acqui-sto in quanto tale. Uomo <<senza qualità particola-rerr, quale che sia d'altronde il suo status sociale (re

o lavoratore), e la grandezza dei suoi fondi (ban-

chiere o semplice salariato)...

104

Lib e rt à, u gua glia nza, ProPti et à

Questo legame privilegiato ttalafotma della circo-

lìzione e I ..sisie-^ della libertà e dell'uguaglian-

za>> è, ben inteso, conservato nel Capitale' Sono

precisamente le ..propr ietà>>, E i ge n s cb af t e n, attrt'tuite dal diritto

"gli indiuid,-ti (a cominciare dalla

proprietà di essere proprietario , Eigentùmer: àí

nr*o questo fondameniale gioco di parole che ci

"., ,ppàrro in Stirner), richieste per la circolazione

delle merci come catena infinita di scambi <<tra

equivalentb>, e che sono universùizzate dal discor-

to d.llu politica borghese come espressioni dell'es-

,.nru rlÀrrra. Si può dunque suggerire che il rico-

noscimento generale di questi diritti, in una

<<società civilei, che a poco a poco assorbe lo Stato,

<<vero Eden dei diriiti innati dell'uomo", dove

<<resnano soltanto Libertà, Eguaglianza, Proprietà e

Beíthan r 26 (cioè il principio di utilità individua-

le), corrisponde àlliestensione universale deqliscambi meicantili (ciò che i classici chiamavano <da

grande repubblica commerciante>>)." Ma .iO .h. ora interessa Marx sono le con-

traddizioni che I'universalità di questa forma inge'

nera. Nella sfera della produzione, in cui i lavorato-

ri salariati entrano per contratto' come liberi ven-

ditori della propria fotza-lavoro' essa esprime

immediataméntJ rn rapporto di forze: non solo

attraverso la serie infinita di violenze che essa

maschera, ma in quanto mezzo pet decomporte ilcollettiao dei produttori, benché tecnicamente

richiesto dalla grande industria, in una giustappo-

sizione forzataéi indl"iduulità separate le une dalle

altre. Si tt^tt^, certo, come si porebbe dire pla-

giando Rousseau, di <<fotzarc gli individui ad essere

[iberirr. Al contempo, Marx descrive il movimento

105

Page 53: Balibar - La filosofia di Marx

del capitale come movimento di un grande <<auto-

mo> indipendente dagli individui, che senza posa<<pompa>> pluslavoro per vaToúzzarsi, e di cui i capi-talisti non sono che gli strumenti <<coscientL>. Vieneallora annullato il riferimento fondatore dei dirittidell'uomo alla volontà libera degli individui, esarta-mente come era annullata I'utilità sociale di ognilavoro particolare. Come il valore <<in sé> era proiet-tato nel corpo del denaro, così I'attività, la produtti-vità, la potenzafisica e intellettuale sono proiettate inquesto nuovo Leviatano che costituisce il capitalesociale al quale, in maniera quasi <<teologica>>, essesembrano appartenerc <<per natura>>, poiché gli indi-vidui ne dispongono solo e soltanîo atnauerso lui27.

Tuttavia, l'accento posto su queste contraddi-zioni non può non ripercuotersi sul significato dei<diritti dell'uomo>>, poiché questi ultimi appaiono,con ciò, come il linguaggio con cui si maschera losfruttamento e, al conternpo, come il linguaggio incui si esprime la lotta di classe degli sfruttati: piut-tosto che di una verità o di un'illusione, si trattadunque di una posta in gioco.E, difatti, ll Capitale,nel suo capitolo sulla <<giorn ata lavorativa>> in cuisono riferíti i primi episodi della <<guerra civile trala classe capitalistica e la classe operaia>> 2s,ironizza

sull'inutilità del <<pomposo catalogo dei diritti ina-lienabili dell'uomor>, valorizzando, in contrasto, la<<modesta Magna Charta di una giornata lavorativalimitata dalla legge>, che permette agli operai diconquistare <<corne classe, una legge di Stato, unabarriera sociale potentissima, che impedisca a lorostessi di vender sé e la loro schiatta alla morte e allaschiavitù, per mezzo di un uolontario contratto conil capitale>>. Ma, nelle sue prospettive rivoluziona-rie di superamento del capitalismo, qui il discorsomarxiano si conclude non con la negazione della

106

libertà e dell'egua glianza individuale (cosa che

all'epoca cominciava ad essere chiamato collettivi-t-o), -u con la <<negazione della negazione>>, cioè

<<la proprietà indíuiduale fondata sulla conquistadell;eracapitglistica, sulla cooperazione e sul posses-

so collettiuo della terra e dei mezzi di produzione

prodotti dal lauoro stesso>>2e.

DALL'IDOLO AL FETICCIO

Possiamo tracciare il bilancio di questo percorso

che, seguendo I'oscillazione di Marx stesso, ci ha

condotio dall'ideologia al feticismo e alle sue diffe-

renti possibilità di interpretazione? Ogni confron-

to deve, beninteso, tener conto' ad un tempo, degli

elementi comuni alle due esposizioni e delladistanza che le separa: da un lato, un testo prowi-sorio, mai pubblicato (anche se la traccia delle sue

formulazioni si ritrova dappertutto); dall'altra,un'esposizione lungamente rielaborata, collocatadall'autore in un punto strategico della sua <<critica

dell'economia politicu. Tra le due' una rifondazio-ne completa del progetto <<scientifico>> di Marx, un

cambiamento di terreno, se non di obiettivo, una

rettifica delle sue prospettive di rívoluzione sociale'

passando dall'imminenza alla lunga durata-- Ciò che è manifestamente comune alla teoria

dell'ideologia e alla teoria del feticismo è il fatto

che esse t"ntuno di mettere in relazione la condi-zione degli indiuidui, isolati gli uni dagli altri dalla

estensione universale della divisione del lavoro e

della concorrenza, con la costituzione e il contenu-

to delle astraziohi (o delle generalità, degli uniuer'sali) .ràominantil> all'epoca borghese. E, ancora, ilfatto che esse cercano di analizzarc la contraddizio-

107

Page 54: Balibar - La filosofia di Marx

ne interna che si sviluppa con il capitalismo tra I'uni-versalità pratica degli individui (la molteplicità deiloro rapporti sociali, la possibilità di dispiegare leloro attività e le loro <<capacitil> singole che la tecnica.moderna dà) e I'universalità teorica delle nozioni dilavoro, valore, proprietà, persona (che tende a ricon-durre tutti gli individui alla condizione di rappresen-tanti intercambiabili di una sola e medesima specie o..essenzarr). È, infirre, I'utllizzazione di un grandeschema logico derivato da Hegel e da Feuerbach, e

costantemente rielaborato da Marx, ma mai abban-donato in quanto tale: quello della alienaione.

Alienazione vuol dire oblio dell'origine realedelle idee o generalità, ma anche inversione delrapporto <<reale>> tra I'individualità e la comunità.La scissione della comunità reale degli individui è

seguita da una proiezione o trasposizione del rap-porto sociale in una <<cosa>> esterna, un terzo termi-ne. Semplicemente, in un caso, questa <<coso> è un<<idolo>>, una rappresentazione astratta che sembraesistere di per se stessa nel cielo delle idee (laLibertà, la Giustizia, l'Umanità, il Diritto), mentre,nell'altro, essa è un <<feticcio>>, una cosa materialeche sembra appartenere alla terra, alla natura, eser-

citando sugli individui una potenza irresistibile (lamerce, e, soprattutto, il denaro).

Ma questa differenza comporta rilevanti con-seguenze, che si dispiegano tanto in Marx quantoin chi è venuto dopo di lui (marxista o meno). Leriassumiamo schematicamente, dicendo che ciò'che è abbozzato da||'Ideologia tedesca è una teoria.della costituzione del potere, mentre ciò che èdescritto dd, Capitale, con la sua definizione di feti-cismo, è un meccanismo di soggezione. I due pro-blemi, naturalmente, non possono essere totalmen-te indipendenti, ma attirano la nostra attenzione su

108

processi sociali distinti, e impegnano in maniera

differente la riflessione sulla liberazione.

Questa alternativa potrebbe essere esposta su

tutta una serie di registri.Così, per quel che concerne il riferimento al

lavoro e alla produzione. Dal lato dell'ideologia,l'ac-cento viene posto sulla denegazione o sull'oblio delle

condizioni materiali della produzione, e dei lirniti che

esse impongono. Nel campo ideologico, ogni produ-zione è denegata, o è sublimata, diviene una <<crea-

zione>> libera. Per questo, la riflessione sulla divisionetra lavoro manuale e inteliettuale, o sulla differenzaintellettuale, è qui centrale. Si è visto che essa per-

mette a Marx di spiegare il meccanismo grazie alquale un dominio ideologico di classe si riproduce e

si leginima. Dal lato della teoria del feticismo, al con-

trario, I'accento viene posto sul modo in cui ogniproduzione è subordinata alla riproduzione del valo-

re di scambio. Quel che diviene centrale è la formadella circolazione mercantile, e la corrispondenzapuntuale che vi si stabilisce tra le nozioni economi-

che e le nozioni giuridiche, la forma egualitaria delloscambio e quella del contratto,la <dibertb di vende-

re e comprare e la ..libertàr, personale degli individui'Si potrebbe ancora mostrare che i fenomeni di

alienazione, con cui qui abbiamo a che fare, si wi-luppano in senso inverso: da un lato, rientrando nel

campo della credenza,hanno a che vedere conl'<<idealismo> degli indívidui (con i valori trascen-

denti che proclamano: Dio o la Nazione, o il Popo-lo, o anche la Rivoluzione), dall'altro, rientrando nel

campo della percezione, hanno a che vedere con ilrealismo o l'<<utilitarismo> degli individui (con leevidenze della vita quotidiana: I'utilità, i prezzi dellecose, le regole del comportamento .<normalo>)' Egià questo non sarebbe senza conseguenze politiche:

109

Page 55: Balibar - La filosofia di Marx

sappiamo infani che la politica (compresa la politica

.iti&"rionutia) è, ad un tempo, una questione di

ideali e una questione di abitudini'

Lo stato o il mercato

Ma questa differenza ci porta-, infine,. alla grande

ooooririo.,. che riassume tutte le precedenti' La teo''

,à'aat ia"ologia è fondamentalmèttt" unu teoria del'

lo Stato (intendiamo: del modo di dominio inerente

allo Stato), mentre quella del feticismo è fondamen-

talmente una teoria del mercato (intendiamo: del

rnodo di soggezione, o di costituzione, del <<mondo>>

Ji-.ogg"ni loggetti inerente l' otganizzazione della

società come mercato e il suo dominio da parte di

potenze mercantili). Questa differenza.si spiega pr-o-

tabilmente con i momenti, addirittura i luoghi, diffe-

ie"ti (Purigi, Londra: la capitale della politica e la

.rpitd. delli affari), nei quali Marx ha elaborato l'u-

.r^ e I'altr^ieoria, e con I'idea differente che si è fatto

.nli, "[or^,

delle condizioni e degli obiettivi della lot-

ti riuol rrionaria. Dall'idea di un rovesciamento del

à.-i"io borghese divenuto conraddittorio con lo

."if"ppo dell"a società civile, si è passati all'idea di

ri*turìo". di una contraddizione inerente al modo

di socializzazione ptodotto dal capitalismo'

Si spiega utìh. - ma le due cose sono eviden-

tementeieg-ate - con le fonti principali.della sua

riflessione,"che sono anche gli oggetti della sua cri-

tica. La teoria del feticismo è stata elaborata in

contrappunto alla critica dell'economia politica,

perché Mu.x ha trovato in Smith, e soprattutto in

iù.rrdo, una <<anatomia> del valore interamente

fo"aur"'sulla quant ificazione del lavoro e sulla

nozione <liberaleo di una regolazione automatica

del mercato attraverso il gioco degli scambi indivi-

11,0 111

duali. Per contro, se ha teorizzato I'ideologia infunzione del problema dello Stato, è perché Hegelaveva, come abbiamo visto, dato una stupefacentedefinizione delo Stato di diritto come egemoniache si esercita sulla società.

Può essere chiarito, allora, il fatto, notevolissi-mo, che alcuni teorici contemporanei, che devonotutti qualcosa di essenziale alla nozione marxiana diideologia, e in particolate alla sua concezione delle

condizioni di produzione dell'ideologia o delle idee,

si imbattano inevitabilmente in alcune questioni diorigine hegeliana: gli <intellettuali organicit (Gram-

sci), gli <<apparati ideologici di Stato> (Althusser), la<nobiltà di Stato>> e la <<violenza simbolico (Pierre

Bourdieu). Ma già Engels, quando riscopre il con-cetto di ideologia nel 1888 (n LudwigFeuerbach e ilpunto d'approdo della filosofia classica tedesca), si

propone di mostrare ciò che fa dello Stato <da primapotenza ideologica>, e di disvelare la legge di suc-

cessione storica delle <<concezioni del mondo>t o del-le forme dell'ideologia dominante che conferisconoagli Stati di classe la loro legittimità (religiosa o giu-ridica). ln compenso, è nella vitalità tra i posteri del-

l'analisi del feticismo che bisogna cercare tanto lefenomenologie della <<vita quotidiana>>, comandatadalla logica della merce, o dal simbolismo del valore(la scuola di Francoforte, Henri Lefebvre, GuyDebordi Agnes Heller), quanto le analisi dell'imma-ginario sociale strutturato dal <linguaggio> deldenaro e della legge (Maurice Godelier, Jean-JosephGoux, o Castoriadis, che sostituisce I'istituzione alla

struttura, o anche Jean Baudrillard, che in qualche

modo inuerte Marx, studiando un <<feticismo delvalore d'uson invece del <feticismo del valore discambio>>).

Page 56: Balibar - La filosofia di Marx

NOÎE

' Marx, com'è noto, non è I'invento rc del tetmine ideolo-

o;o. ,r.^ro Àinli ... ideologi (Destutt de Tracy, i cui Elementi di

i;;"t';;;;;; rpp"rri tra"il 1804 e il 1815)' Non è neanche I'in'

u"rrror-" del rovàsciamento del suo uso da positivo in negativo'

,ìf'*" ."tiU"rto " Nrpol"one' Per un esame dettagliato del

"rJbÉ-" .if.tà riferimento a Pr\rRIcK QurNrn' L-es Originx-de

T'il;l';;t:F*"n"Ài.., Paris 1987' Al di là delle fonti immedia-

;;;-l;;;ú. ha tutta una.genealogia filosofica.' che' attraverso

Locke e Bacone, ci riconduce a due fonti antiche opposte tra

i;;;;ì"-"6;.,;'(ildr) pl^toni,he e i <simulacrí>> (eidola) della

filosofia epicurea'------l'.i'urrna della critica non può certamente.sostituire la

.riri." d"ll" ttÀi,la forza m"teriaie dev'essere abbattuta dalla

i*rì-*"*trtf.,É" "r,.h. la teoria diviene una lorzamateriale'

"."1"".". si impadronisce delle masse" ' Introduziote alla cri-';;;rít"it"'';i;; drt di,it,o di Heget, app1s3.ryl,1843 negli'iiàii-

irirr"'íud*cb i, pubblicati a P arigi da Marx'e' Ruge (in'{:M";tí,-1"

s;;lrt;ori ibro;ro e altri scriiti giouanlt trad' di R'

ir"A.ii, eaiàri Riuniti, coll' "Le ideeo, Roma 1978' p' 96'

' L'Ideologia tedesca,op. cit, pp' 15-16't iiu.d"-il libro di S,rn.*r Kopr',rar'r, Camera obscura' De

I'idéologie, Ed. Galilée, París I97) '" --"-;"Se ,i-or"rr. pi"gi"." Habermas, si direbbe che' per il

m^r" ali' iàiiuii"', u d"r r ro, la coscienza è evidentemente' di

r.ia" "*fti,., u"na ..azione comunicativa>>' Lo si vede nella

i;;;;;;i. egli propone dei rapp'orti tra coscienza e lin-

;;;;F;..i ti"g"Iggio è l, costitn'" reale, pratica' che esiste

Í.r"fi! o., altri"uoÀini e che dunque è la sola esistente anche

;;';.;;. . il linguaggio, to'nà lt coscienza' sorge soltanto

Í;i ;ì';;;;,:;tu "!."iiita' di rapporti lverkebrl con altri

;;;il-í5 (t':td*tog;o ted'esca, op' tit, p' 20' Nell'edizione

f.;;t" irrk'rh, è tridotto con cotflmerce, NdT)' Ma questa

azione non è sottomessa a priori ad alcuna norma lo-gíca o

."tri". f" compenso, rimane inseparabile da una teologia o

ii""Uia' i"t".n", .h" .tpti-a I'identità delle nozioni di <<vito>'

;;;"d"tt"";t;, .duuo.o', e <<storia>>' Cfr' Jun<;EN ÌIasERt'{as' Teo-

,1u- dett'osirc comunicatiuo,2 voll', il Mulino, Bologna 1986'

" L ldeologia tedesca, op' cit', p' 67't Étt^*i'sirtuon, obit'itiott du travail manuel et intellec'

tuelrr, ílDictionnaire ctitique du marxisme, op' :i1' Qui è mol-

;;;;;i;"d, iir'fl,r.r'r, diFourier su Marx - ed Engels.- (cfr'

Sì"llu, Ouunur, L'Utopie de Chatles Fourier' Petite Bibliothè'

112113

que Payot, Paris 1978), come anche quella di Robert Owen'8 L'Ideologia tedesca, op' cit., p.21't Che, in generale, si considera fondata da K'tnl

M,rNNrtntr,t: cfp. il iuo libto Idertlogia e utopia (1916), ed' it' IlMulino, Bologna 1957. Clr. anche J. H,trerlt,ts, Conoscenza e

in t ere s s e, ed. Laterza, Roma-Bari 1 990.

'0 La parola Stand si traduce, a seconda dei contesti, con

ordine, staruto, stato. Per la descrizione del ruolo degli intellet'tuali in Hegel si farà riferimenro ai Lineamenti di filosofia del

diritto,Latirza, Roma-Bari I99I e Le filosofie del dìritto. Dirit'to, proprietò, questione sociale, a cura di Domenico Losurdo,

L.onaido, Milano 1989. Per un'analisi degli sviluppi ulterioridi ouesta oroblematica vedere C,ttttentlr Colltor-TttÉrÈNe, Le

Déienchaite,nent de l'État de Hegel à Max Vebet, Ed' de

Minuit, Paús 7992.rr Cfr. Alrnro SottN-Rgrtter-, Geístige und kòrperliche

Arbeit. Zur Theorie der gesellschaftlichen Syntbesri, Surkamp,

Frankfurt a. M. 1970; trad. it., Lauoro intellettuale e lauoro

manuale. Per la teoria della sintesi sociale'Milano 1977.12 Tra i testi di Marx, Il 18 Brumaio è quello in cui si ro-

va abbozzata una descrizione delf immaginario storico delle

masse. Cfr. P.tur-LaunrNr AssouN, Marx et la tépétition histori'que,Puf, Paris 1978, e Ptennl Macttenrv, .<Figures de I'homme

en bas' in A quoi pense la littérature?,Puf' Paris 1990.

'r II paragrafo sul..carattere di feticcio della merce e il,ro

"r.uno> costituisce la conclusione del capitolo primo. In

realtà fa corpo con il breve capitolo II .Il processo di scam-

bio>, in cui viene esposta la corrispondenza ra categorie eco-

nomiche e categorie giuridiche. Entrambi occupano il posto,

essenziale nelia logica hegeliana, della mediazione tra I'astratto(..1a mercerr) e il .oncr.to (..1a moneta e la circolazione delle

mercf>).ru Tutto ciò è stato esposto con chiarczza e precisione nel

libretto di Ar-r'<,rNso Iacoro, Le Fétichisrne. Histoire d'unconcept, Puf, coll. <Philosophies", Paris i992.

It Si leggerà, da questo punto di vista, ii capitolo XLVIIIdel III libro del Capitale (edito da Engels), <<La formula trinita-

ria>>, che traccia una linea di demarcazione tra economisti<classicf> e ,<volgari>>, e si conclude così: è <<il mondo stregato,

deformato e capovolto in cui si aggirano i fantasmi di Monsieur

b Capital e Madame la Terre, come caratteri sociali e insieme

direttamente come pure e semplici cose. Il grande merito del-

I'economia classica consiste nell'aver dissipato questa falsa

^pp^îenz^ e illusidìre, questa autonomízzazione e solidificazio-

Page 57: Balibar - La filosofia di Marx

ne dei diversi elementi sociali della ricchezza, questa personifi

cazione delle cose e oggettivazione dei rapporti di prod.zione,

questa religione della vita quotidiana t.'.1" (S. Mmx, Il Capita'

te, Ilbroltl, tt procrtsà complessiuo della-produzionecapitalistiu, Editorl Riuniti, Roma- f68' p' 941)..Ritornerò Piùavanti sulla questione dei <meriti dell'economia classico>'

'6 Il Capitale,libro I, op' cit., pp. 104-105' -

'7 La pàrola larina sacàr ha il duplice significato religioso

di beneficio e di sacrificio. La migliore esposizione della circo-

lazione mercantile e monetaria che genera 1'apparenza feticistica è quella di Suz,lNNe oe Bnuruuorr, <Il linguaggio delle merci'>,

in Lis Rapports d'argent, Pug/Maspéro, Pa1is 197-9' Si veda

anche il libro di AurN Llplerz (Le monde enchanté. De la ualeur

à I'enuol inflationniste, La Découverte/Maspéro, Paris 1981)

con interessanti sviluppi sull'argomento.tt M. Foucrur-i ,- k parole e le cose. Un'archeologia delle

scienze umane, Rizzoli, Milano 1967, capitolo IX' ,r

'" Il Capitale,libro I, op. cit.' p. 108.20 G. Lurlcs, Storia à coscienza dì classe, Mondadori,

Milano 1971.2r Luctctr GoLot"lrrNN, Lakócs et Heídegger, frammenti

postumi ordinati e presentati da Y. Ishagpour, DenoèVGon-

ihier, Paris L97). úna buona discussione dei rapporti tra la

filosofia di Heidegger e il marxismo è nell'opera di Jo't'r-ManrE

VrNcei.rr, Critique du trauail. Le Faire et I'Agir,Puf, Paris 1987'22 E. B. i)rsura Nrs, La teoia generale del diitto e il marxi'

siao,inTeorie souietiche del dititto, Milano 1964'

" In Freud, Marx, économie et synboliqze, Le Seuil,

Paris 1971.tt Nel suo libretto, Critiques des droits de l'bomme,PuL,

Paris 1989.2t K. Mnnx, Lineamenti fondamentali della uitica dell'eco'

nonia politica 1857-1858, tomo I, La Nuova ltalia, Firenze

1968, pp. 207'221.1u Il Capitale, op. cit.,libro I, p. 208.

-

'z1 lbid.,cap. XiU, <Macchine e grande industria>, 4, <La

fabbrica>>.

'zs lbid., cap. VI[,7,PP.))4'))9'" Ibid., cap. XXIV, 7, oTendenza storica dell'accumula'

zione capitalistica>>.

114 11"5

Le discussioni precedenti rischiano di dare I'im-pressione che la filosofia in Marx, in fondo, avreb-

t. r.-pt. solo un significato preliminare. Passata

la prociamazione di un'uscita immediata dalla filo-sofia, cosa troveremmo infatti? La critica dell'ideo-logia e I'analisi del feticismo' Ora, I'una è il pre-

supposto del ritorno alle cose stesse' la traversata

deilà coscienz^ astîatt^ che si è edificata sull'obliodelle sue origini nella divisione del lavoro. Mentre

l'altra è I'invèrso della critica dell'economia politi-ca, che sospende l'apparenza di oggettività delle

forme mercantili, per risalire alla loro costituzione

sociale, e liberare la..sostanzan del valore: il <<lavo-

ro vivo>>.

Vuol dire che, dal punto di vista di Marx, lafilosofia si esaurisce in una critica della ragione (o

della sragione) sociologica, economica e politica?

Non è questo, evidentemente, il suo progetto. La

critica dell'ideologia o quella del feticismo fanno

già parte della conoscenza' Sono un momento nel

iiconoscimento della storicità dei rapporti sociali (e

di conseguenza, se si tiene a mente I'equazioneprogram;atica posta nella VI Tesi su Feuerbach,

àella storicità dell'<<essenza umanz>>). Esse pongo-

no che la divisione del lavoro, lo sviluppo delle for-

ze produttive, la lotta di classe si manifestino come

il loro contrario. La coscienza teorica autonomiz-

zata nell'ideologia e la rappresentazione spontanea

dei soggetti e degli oggetti, indotta dalla circolazio-

ne deile merci, hanno la stessa forma generale:

IV. TEMPO E PROGRESSO:

ANCOM UNA FILOSOFIA DELLA STORIA?

Page 58: Balibar - La filosofia di Marx

costruire la finzione di una <inatura>>, negare il tem-po storico, negare la loro dipendenza da condizio-ni transitorie, o almeno tírarsene fuori, confinando-.lo, per esempio, nel passato.

Come è detto rn Miseria della filosofia (1847):

<<Gli economisti hanno un singolare modo di pro-cedere. Non esistono per essi che due tipi di istitu-zioni, quelle dell'arte e quelle della natura. Le isti-tuzioni del feudalismo sono istituzioni atificiali,quelle della borghesia sono istituzioni naturali' Ein questo gli economisti assomigliano ai teologi, iquali pure stàbiliscono due tipi di religioni. Ognirèligione che non sia la loro è un'invenzione degli

uomini, mentÍe la loro è un'emanazione di Dio.Dicendo che i rapporti attuali - i rapporti dellaproduzione borghese - sono naturali, gli economi-sti fanno intendere che si tratta di rapporti entro iquali si crea la úcchezza e si sviluppano le forzeproduttive conformemente alle leggi della natur-a'

Per cui questi stessi rapporti sono leggi naturaliindipendenti dall'influenza del tempo. Sono leggi

eterne, sono quelle che debbono sempre reggere la

società. Così c'è stata una storia, ma ormai non ce

n'è più>> 1.

Il momento critico nel lavoro di Marx rinviaad un'opposizione tra natura, o tra punto di vista.<metafisico>>, e storia (Gramsci parlerà di <<storici-

smo assoluton). E la filosofia di Marx, compiuta o

meno che sia, si chiama essa stessa al compito dipensare la materialità del tempo. Ma questa que-

stione, come abbiamo anche visto, è inseparabileda una dimostrazione che è costantemente dmessa

in cantiere : jlcapitalismo-Ja.íqg--ql-q!à:-cjyileJeorgbe=

-scà*J"grtano" in-se-s-te.9ri !a -rr.e-eesgrlà, d-el*qgm.uni-*trne, Sono, come avrebbe detto Leibniz, <<gravidi

del futuro>. E questo futulo è doryani.Il tempo,

116

secondo ogni apparenza, non è che I'altro nome

del progreiso, , -"no che ne sia la condizione di: possibilita formale. È qu.tt" questione che, per

finire, ci tocca esaminare'

LA NEGAZIONE DELLA NEGAZIONE

Ricordiamo le celebri frasi della prefazione a Pet la

cr i t i ea / e I' e c o n a ru ir^,pp.!i!i€a tiss 2I'" t..' t Néilà'prod,riiotte sociale délla loro esistenza, gli uominià.,tt"tto in rapporti determinati, necessati, indipen-denti dalla lorp volontà, in rapporti di produzione

che corrispondono a un determinato grado di svi-

luppo delli loro forze produttive materiali' t.'.1 Al'rt àrto punto del loro sviluppo, le forze produtti-ve materiali della società entràno in contraddizionecon i rapporti di produzione esistenti, cioè con irapporti ài proprietà (che ne sono soltanto I'e-

spìèssione giuridica) dentro i quali tali forze per

l-rnnanzi s'erano mosse. Questi rapporti' da formedi sviluppo delle forze produttive, si convertono in

loro caiene. E allora subentra un'epoca di rivolu-zione sociale. Con il cambiamento della base eco-

nomica si sconvolge più o meno rapidamente tuttala gigantesca sovrastruttura. [...] Una formazioneto.iul. non perisce finché non si siano sviluppate

tutte le forze produttive a cui può dare corso; nuo-

vi e superiori rapporti di produzione non suben-

trano mai, prima che siano maturate in seno alla

vecchia società le condizioni materiali della loroesistenza. Ecco perché I'umanità non si propone se

non quei problemi che può risolvere, perché, a

consideraré le cose dappresso, si trova sempre che

il problema sorge solo quando le condi'ioni mate-

riali della sua soluzione esistono già o almeno sono

117

Page 59: Balibar - La filosofia di Marx

in form-aziglìs:. A grandi linee, i modi di produzio-

"è àti"t[o,*anticó, feudale e borghese.moderno

oorrorro essere designati come epoghe che marca-

lo-ii ptogt.sso deli-a formazione economica della

società>> 2.

nil"ggiamo poi alcune formule sorprendenti

del òap;t\, (186i): <<Dal sistena della fabbrica l"')J;"'il getme àella educazione dell'auuenirc' che

."ù.gft.tí per tutti i bambini olre una certa età illauoó proàuttivo con l'isttuzione e la ginna.stica,

non solà come metodo per aumentare la produzio-

ne sociale, ma anche come unico metodo per pro-

à"... uo-ini di pieno e armonico sviluppo' ["'JL-industria moderna non considera e non tratta

;;i ;. definitiva la forma di un processo di

.,..,arrion.. Ouindi la sua base tecnica è rivoluzio-'naria, ment.el^ b"s" di tutti gli altri modi di pro-

duzione passata era sostanzialmente conservatrice'

i...j O"ffiArra parte essa riproduce la antica divi-

,io.r. d"t lavorò con le sue particolarità ossificate'

ma nella sua forma capitalistica' Si è -visto come

qu.t,, contraddizione àssoluta ["'] si sfoghi nell'o-

làcrusto ininterrotto della classe operaia, nello

.""to.to più sfrenato delle energie lavorative e nel-

iàl.uutàrioni derivanti dall'anarchia sociale'

Questo è I'aspetto negativo' Però se otalavartazio-

nè d"l lavoro si impone soltanto come prepotente

lesse naturale e cott I'effetto ciecamente distruttivo

Jíí"" legge naturale che incontri ostacoli dapper-

tutto, la giande industria, con le sue- stesse cata-

strofí, f" ii .h. il riconoscimento della vatiazione

dei lavori e quindi della maggiore versatilità possi

bil. d.il'operaio come leggà iociale genetale della

"i"aurio". e I'adattamenio delle circostanze alla

àtt,rario.te normale di tale legge, diventino una

questione di vita o di morte' Per essa diventa que-

118119

stione di vita o di morte sostituire a quellamostruosità, che è una miserabile popolazioneoperaia disponibile tenuta in riserva per il variabilebisogno di sfruttamento del capitale, la disponibi-lità assoluta dell'uomo per il variare delle esigenzedel lavoro; sostituire all'individuo parziale, meroveicolo di una funzione sociale di dettaglio, l'indi-viduo totalmente sviluppato, per il quale differentifunzioni sociali sono modi di attività che si dannoil cambio I'uno con I'altro. 1...1 Non c'è dubbioche l'inevitabile conquista del potere politico daparte della classe operaia conquisterà anche all'i-struzione tecnologica teorica e pratica il suo postonelle scuole degli operai. Non c'è dubbio neppureche la forma capitalistica della produzione e lasituazione economica degli operai che le corri-sponde siano diametralmente antitetiche a questifermenti rivoluzionari e alla loro meta, cheèl'abo-lizione della ueccbia diuisione del lauora. Lo svolgi-mento delle conraddizioni di una forma storicadella produzione è tuttavia I'unica via storica per lasua dissoluzione e la sua trasfotmazione>> )

.

E, per finire, citiamo ancora le frasi conclusi-ve dello stesso Libro I, già richiamate in preceden-za: <<Appena questo processo di trasforrnazione ha

decomposto a sufficienza l'antica società inprofondità e in estensiong, appena i lavoratorisono trasformati in ptoletari e le loro condizioni dilauoro in capitale, appena il modo di produzionecapitalistico si regge su basi proprie, assumono una

fluoDA forrna la ulteriore socializzazione del lavoroe I'ulteriore trasformazione della terra e degli altrimezzi di produzione in meui di produzione sfrutta-ti socialmente, cioè in mezzi di produzionecollettiui. e quindi assume una forma nuoua anche

I'ulteriore esp.ropriazione dei proprietari priuati.

Page 60: Balibar - La filosofia di Marx

Ora, quello che deve essere espr'opriato nbn è più

ii larrorrtote indipendente che lavora per sé, ma ilcapitalista che sfrutta molti operai. Questa espro-

oriarione si compie attraverso il giuoco delle leggi

i--"rr"rrti della stessa produzione capitalistica,

arrraverso la centralizzazione deí capitali' ["'] Con

la diminuzione costante del numero dei magnati

del capitale che usurpano e monopolizzano tutti ivantaggi di questo processo di trasformazione, cre-

r.. tr"itu.tu'della miseria, della pressione, dell'as-

servimento, della degenerazione, dello sfruttamen-

to, ma cresce anche la ribellione della classe ope*-

,"ía che sempre più s'ingrossa ed è disciplinata,

unita e org^nirtut^ dallo stesso meccanismo del

pro..rro di produzione capitalistico' Il monopolio

hel capitale àirroto un uincolo del nodo di prody-.

zioreiche è sbocciato insieme ad esso e- sotto di

.rro. L, cenúalizzazione dei mezzi di produzione e

la socializzazione del lavoro raggiungono un punto

in cui diventano incompatibili col loro involucro

capitalistico. Ed esso viène spezzato' Suona l'ultí*à oro della proprietà pùuata capitalistica; Glie s p rop r i4 t-ori rto go11 o r tp top ú a I i' [ "'] La..produzio-

"é .ifi,ulit,ica genera éitu tt"ts,, con I'ineluttabi-

riia Oi u,1 p.o..iro natur4le, la p. ropria negazirene'

È la negazion'à ùlla negazione>'o''

Ambiguità della dialettica

Come dubitare, quindi, che Marx sia stato, nel

XIX secolo, tra Saint-Simon e Jules Ferry, un rap-

presentante tipico dell'idea (o dell'ideologia) di'progresso?,.Visono poche sug€estioni.così fanta-

sioirr, scrive Robert Nisbet nella sua History of the.

Idea of Progress', <<come quella di quei marxisti

occidentali lhe vorrebbero oggi sottrarre Marx alla

1,20121

tradizione evoluzionistica e progressista del XIXsecolo>r. Solo che per lui il progresso non è lamodernità, non è il liberalismo, e ancor meno ilcapitalismo. O, piuttosto, <dialetticamente>>, è ilcapitalismo in quanto rende inevitabile il sociali-smo, e, reciprocamente, è il socialismo in quantorisolve le contraddizioni del capitalismo...

Questa è probabilmente una delle cause deldiscredito filosofico che oggi colpisce la <<concezio-

ne materialistica della storia>> cui è legato il nome diMarx. Oggi viviamo infani la decadenu dell'idea diprogresso, per riprendere un'espressione di GeorgesCanguilhem 6. La nozione di dialettica, nella sua

versione hegeliana (dialettica dello <spirito>>), omarxiana (dialettica dei <modi di produzione>t edelle <formazioni sociali>>), o post-engelsiana (dia-

lettica della .<natura>>) occupa a questo riguardouna posizione fondamentalmente ambivalente. Essa

appare ad alcuni come un'alternativa. al positivismodel pîogresso. Allo schema di un movimento conti-nuo, uniformemente ascendente - <<il progresso è losviluppo dell'ordine>, secondo I'espressione diAuguste Comte, che riconosceva egli stesso il suodebito verso la Filosofia dei Lurqi e in particolareverso Condorcet -, la nozione di dialenica oppone,tnfatti,la rappresentazione delle crisi, dei conflitti<<inconciliabilf> e del ,.ruolo della violenza nella sto-

rio>. D'altra parte, tuttavia, tale nozione essa puòessere designata come la rcalizzazione compiutadell'ideologia di progresso (della sua potenz,a tresi-stibiie), poiché mirerebbe a-Saccogliere tutto questo<<negativo>> in una sintesi supefiere, per dotarlo diun senso e mettedo, <in ultima istanza>>, al serviziodi ciò che sembrava contraddire.

Scopo di questo capitolo è mostrare che lecose sono tuttavia meno semplici di quanto un

Page 61: Balibar - La filosofia di Marx

semplice rovesciamento dei giudizi dj valore

oo,tàUU. far supporre. Sono meno semplici nello

ir.rro Marx (dèi quale avranno importanza qui

prima di tutto non le opinioni, ma.i ragionamenti e

ieindagini). Lo sono anche in ragione della molte-

plicità"delle questioni che abbraccia.la nozione'

i;";;; ,roppo sfuggente' di un <paradigma> del

oronr.rro.^Éiuttosto che leggere in Marx l'illusfta'

)nít ftr^le altre) di un'idea generale, è interessan-

ie utiliizrarlo come un riuelatore, un analizzatore

dei problemi inerenti a tale idea'

LE IDEOLOGIE MARXISTE DEL PROGRTSSO

Ma dobbiamo prima misurare integralmente ilDosto occupato àal marxismo, come teoria e come

-.,rri-.ntó o .<credenza>> di massa, nella storia

sociale dell'idea di progresso' Se nella nostra epoca

si sono atfardate non solo dottrine più o meno

influenti (e chi dice che non esistano più?), ma

q,lul.oru di simile ad un <<mito>> collettivo del pro-

gr.rro, lq si deve per una parte essenziale al marxi-

í-o. li quale, più di qualunque altra teotia, ha per-

petuato i'id."ìh. ..cóloto che sono in basso> gio-

i"no r'rn ruolo attíuo nella storia, spingendosi' e

rping*aat, verso l'<<alto>>. Nella misura in cui I'i-

dìa di progresso include più che una speranza' una

,rrt riu aiticipata, q,r.tt" rappresentazione gli-è

alf i"t,o indispensabile, e non si capirebbe nulla

della storia del-XX secolo se se ne facesse asÚazio-

n.. O"ff, prova della Grande Guerra, almeno, le

civiltà ..rinno di essere mortali>>, come scrisse

Valéry, e la spontaneità del progresso è divenuta

proprir*.rrte inverosimile... Solo I'idea che esso è

iéiit"ruto in modo rivoluzionario, o in modo rifor-

122 123

mista, dalle masse che aspirano alla propria libera-zione, può dunque accreditare questa rappresenta-zione. E a questo è servito il marxismo, e non biso-gna meravigliarsi che, al tempo stesso, esso nonabbia smesso di nfforzare nel proprio seno questapreminenza della rappresentazione del progresso.

BEN]AMIN

Nato a Berlino nel 1892 e mono a Pon-Bou nel 1940 (dove si suicidòtemendo di essere consegnaro alla Gestapo dalla polizia franchista),Valter Benjamin è spesso considerato a torto come un rappresentan-te della scuola di Francofone (Adorno, Horkheimer, e il primo Mar-cuse, più tardi Habermas), della quale è stato soltanto il .compagnodi stradao ombroso e incompreso, In gioventù subisce la forteinfluenza di Georges Sorel, autàre, nel 190s, delle Considerazioni sul-la uiolenu (Laterza, Bari 1970), e di Kafka, è amico intimo del rmri-co e storico della mistica ebraica, Gershom Scholem. In seguito sarà

convertito al comunismo dalla sua compagna, Asia Lacis, una rivolu-zionaria lituana, e rimarrà molto legato per alcuni anni a Bertolt Bre-cht, del quale condividerà il progetto di letteratura militante.La sua tesi di dottorato, ll concetto di aitica estetica nel rcmaxticismotedesco (l9l9l e la sua opera successiva su Le oigini del drammabarocco îedesa non gli permettono di onenere I'abilitazione universi-taria e lo condannano all'insicurezza, aggravaîa dall'arrivo al poteredel nazismo. La parte essenziale del suo lavoro, costituito di fram-menti e di saggi (diversi dei quali dedicari al grande ispíratore dellasua opera della maturità, Baudelaire\ era destinata a formare un'ope-ra storica, filosofica ed estetica sui npassaggi parigini" nell'architettu-ra del secondo Impero, nella quale è analizzata la combinazione difantastico e di razionalità che fa la "quotidianitào moderna (V.Benjamin, Patigi, capitale d.el XIX secolo. l'passagei' di Parigi,Einau-di, Torino 198ó; e cfr. Christine Buci-Glucksmann, La Raison Baro-

que de Baadelairc à Benjanín, Galilée, Paris 1984; e Susan Buck-Morss, Tàe Dialectics of Seeing. Vlalter Benjanin and the ArcadesProjec4 MIT Ptess, Cambridge USA 1989),

Dopo aver preso le distanze dall'Urss, e nel contesto tragico del nazismo, la sua critica delle ideologie del ptogresso si orienta - in pani-colare nelle Tai di filosofia della storia del 1940 - verso una riflessio-ne, politica e religiosa ad un tempo, sulla nattualirào (letztzeit),momenro di rottura nella storia in cui si affrontano la distruzione e laredenzione (cfr. Michael Lówy,Rédemption et atopíe, op. cit., cap.6e conclusione).

Page 62: Balibar - La filosofia di Marx

I

È giusto parlare qyi di marxismo ". Îo1 :91o ,

dl ,o.iuiit-o' La t"ri à.1 p'ogt"tso sociale (della

,rm i""tuttuUilità, della sua positività) è certamente

;;;-;;;;;nente di t,-'ttu [u tradizione socialista'

iunto.t"llà sua corrente <<utopica> quanlo nella sua

.;;;;;; ";cientifica": Saint-Simon' Proudhon'

ii""tu C".t ge (Progresso e pouertà viene pubblica-

;;;í ù;ét:M^ è ii marxismo che, de facto' neha

orooorro una versione dialettica (raddoppiando n:;;'1.h" ;do il contenuto dell'idea) e ne ha assi-

il;;;il;.owio". tra i grandi movimenti sociali

;;;ilú ili diff"t"t'ti "mondb' europei ed exta-

europei.Ciascuno a suo modo, a qualche anno di

irrt"r*ttl, Gramsci e lil/alter Benjamin l'hanno

il;i.;;tr-ente criticato dall'interno' e proprio

per questo.'-^ =N;ì

Quaderni del carcere, Gramsci descrive

l'..econorricismo>> della II e della III Internaziona-

i. .à*. "t fatalismo a mezzo del quale i lavoratori

. fà-f.t. .tganizzazionisi formano una visione del

-."io ..srrÉultertr>>, che fa dell'emancipazione la

;;;;;;'";;a inevitabile dello sviluppo della tecni-

;;Hiltt"r*in, nel suo ultimo testo' le Tesi di filo-;:f* d;li; ttoria del 1940 T , parla di uno <<storici-

,Éo, -ut*ista che iarebbe il tentàtivo (vano' per

Jà?ì.rri""J di far riassumere agli oppressi la visio-

ne continua e cumulativa' caratter;-stica dei domi-

;;";i " dei <<vincitorb>, rassicurati di <navigare nel

serrso dell, corrente>>' Questa critica (che non è

"r.n," dall'evocare dellà formulazioni nicciane)

colpisce incontestabilmente nel segno'-"'-ni.otaiamo quali sono state le trc'g$rdils3;

lizzazis-nidelr.prqgqg!gli!0p>-marru!1.:I Piima' Ltideologia a:{l Yi"democraztai t.d.r.r, e più in g"t'ó'l" della II Internazionale'

124 125

Le sue divergenze interne (epistemologiche: per-

ché essa è divisa sin dall'inizio tra una concezionenaturalistica, in cui la lezione di Marx si combinacon quella di Darwin, e una concezióne etica, incui Marx è riletto piuttosto con le lenti di Kant;politiche: con l'opposizione tra revisionismo -Bernstein, Jaurès - e ortodossia - Kautsky, Plecha-

nov, Labriola) fanno solo risaltare meglio il consen-

so sull'essenziale:la ceÍtezz del senso della storia.j eoi. L ideologia del comunismo sovietico e

ldel osocialismo realer>. Designata da Althusser 8: ..ceme una <<rivincita postuma della II Internaziona-le>>, offre anch'essa i suoi dibattiti: volontarismoeconomico staliniano; marxismo post-staliniano,che ripiega a poco a poco sulla gestione dello sta-

tus quo, e diviso tra i due cerchi dagli interessi,talora antagonistici, del <<campo socialista>> e del<<movimento comunista internazionale>>. La cosaqui più interessante sarebbe analizzarc l'estrematensione che lo ha carutteúzzato (e che spiega pro-babilmente buona parte della sua impresa) .tra unprogetto di resistenza alla modernizzazione capita-listica (addirittura di ritorno ai modi di vita comu-nitari che esso distrugge), e un pîogetto di uhra-modernità, o di superamento di questa modernità,attraverso un .<salto in avant}> nel futuro dell'uma-nità (non soltanto <<i soviet e I'elettrificazione>>,secondo la parola d'ordine di Lenin nel 1920, ma

I'utopia dell'uomo nuovo e l'esplorazione delcosmo).

Infine. L ideologia dello suiluppo socialista,elaborata in seno al tetzo mondo e, ad un tempo,proiettata su di esso dall'esterno dopo la decolo-nizzazione. L'importante, qui, è che esiste unavariante marxista e una variante non marxista del-l'idea di sviluppo. Ma le loro frontiere non sono

Page 63: Balibar - La filosofia di Marx

fisse: si tratta piuttosto di una permanente emula-

zione intelletùale e politica' Divenendo nel XX;;.;i" un progetto di sviluppo per 11<<periferia>dell'economia--mondo capitalistica (dalla Cina a

a;b;, passando per I'Algeiia o il Mozambico), chg

pr.r.rriu, di nuovo, le sue varianti riformiste e rivo-

irrriorrurl", le sue speranze e le sue catastrofi, il

-"t"1*""'t-ta rivelaio al meglio la profondità del

legame che lo unisce al fondo comune dell'econo-

À?.ir.o progressista elaborato dal pensiero illumi-

.,istico, àu Íutgot e Adam Smith fino a Saint-

Simon. Ma è non meno incontestabile che, senza la

sfida, in parte reale, in parte immaginaria' rappre-

;;;;, dalla ..soluzioné marxista>>' le teorie della

pianificazione e dello Stato applicate al terzo Mon-

ào no., sarebbero presentate come teorie alternati-

ve dello sviluppo lociale. Lo si vede bene da quan-

do regnano iniontrastati il liberalismo monetarista

e lr si" contropartita' <<l' ingeren za umanilatia>>'

Era impoitante ricordare questa storia' anche

se in modo molto allusivo, perché ciò ci porta a

,ilatiri"rurela critica del progresso stessa, o, alme-

no, u "o" accoglierne tent" sospetto tutte le evi-

làir". Il fatto cÉe I'ultima in ordine di tempo delle

grandi rcalizzazioni del progressismo marxista sia

3lri" ""'id.ologia

- u ,rn ì.tttpo statalista, r,zionali-

sta e populirtr"- d"ll, fuoriuscita dal sottosviluppg'

;;tt"bÉ. dissuaderci dall'annunciare alla leggera la

..fine delle illusioni del progress o>> a partire dalLEu'

-pi, ,, più general-"ttte, dal ttcentro" (o dal

oNoiarr). Come se ci spettasse una volta di più

determinare dove, quando e da chi debbano essere

ricercate la nzionaÎrtà, la produttività e la prospe-

rità. Le funzioni espletate nella storia del movimen-

io "p.*i" dall'immagine della marcia in avanti del-

iu-r.,ita e dalla ,pàt"ttr" di veder coincidere un

126 127

giorno la realizzazione individuale e la salvezza col-

littiva, attendono ancora, anch'esse, un'analisi det-

tagliatat.

/nrEcnartrÀ DELLA sroRIA

La critica del progresso, che sta peî essere

banalizzata dalle filosofie <<post-moderne>> r0, com-porta ancora altre trappole. Il più delle volte essa si

annuncia in un linguaggio storicistico ànch'esso:

come critica di una rappresentazione dominante,sostituzione di un <paradigma> con un alffo. Ora,queste nozioni indifferenziate sono più che sospet-

te. Vi è, forse, a rigor di termini, una nozione, un

paradigma del progresso, che avrebbero regnatodalla filosofia dei Lumi fino al socialismo e al

marxismo? Nulla è meno certo. Nessuna discussio-

ne su questo punto può fare a meno di un'analisidelle componenti dell'idea di progresso,la cui con-giunzione non è automatica.

Le rappresentazioni del progresso che si for-mano alla fine del XVm secolo si presentano pri-ma di tutto come delle teorie (o piuttosto delleidee) dell'integralità della storia, sul modello diuna curva spazio-temporale, e ciò dà luogo a diffe-,,renti alternative. I-lintegralità della storia può esself

re colta nella distinzione dei suoi <<stadb>, nella'f,<logica>, della loro successione. O,'invece, puòlessere colta nel carattere decisivo di un mornento{privilegiato (crisi, rivoluzione, rovesciamento) che i

riguarda la totalità dei rapporti sociali, la sorte del-;I'umanità. Può essere pensata ugualmente come unprocesso indefinito, del quale è carutteúzzato solo

I'orientamento (Bernstein, il padre del <<revisioni-

smo>>, dirà una frase famosa: <Lo.scoPo finale

Page 64: Balibar - La filosofia di Marx

lEndzietl è nulla, il movimento è tutto>) tt' O' al

iontt"tio, essa può essere definita come il processo

.fr" p".,, a un iermine: <<stato stazionario>> di omo:

*.r.iA o di equilibrio (come in Courno-t o Stuart

iliiit;; "".he .<ultra-imperialismo>> di Kautskv -

molto più che in Hegel, benché.tutti questi conser-

;;;;;;,iiÈ;li o soJiafsti, condividano una mede-

;;;il-rgine della soluzione finale delle tensioni

e delle ineguaglianze.Ma, sopranufto, questi differenti modi di rap-

presentarsi leleologicamente la storia suppongono

:i;;i;;; combinite due tesi indipendenti I'una

dall'altra. I-iuna pone l'irreuersibilità ela linearità

J.t,"-po. Da cui discende il rigetto (e.la sua pre-

;;;i";. come mitica o metaforica) di ogni idea

;l;;;;p. cosmico e di una storia politica ciclici

o ,l"atori. Notiamo subito che I'irreversibilità non

è necessariamente ascendente: attingend-o o meno

ui -oà.Ui fisici della <<degradazione dell'energia>'

;;; b;;t" parte dei t.oii.i della storia nel XIXt"lolo ha pìtuto opporre, allidea di progresso

"""U, ai de.udenrr'ìàstando all'interno dello stes-

Jo p..tupposto (pensiamo al Saggio sull'inegua'

gi;ìr* d'rî|, ,ozzr- umane di.Go.bineau' pubblicato

à oartire dal 1853 e in seguito invocato per accre-

aiir*, ii contro allo scheÀa della dotta di classe'>'

"""U" della ..lotta di mzze>>)' All'idea di ireversi-

ÈiliJa.". aunque aggiungersene. un'altra: quella

di perfeziono*rito tecnico o morale (o consistente

neila combin azione di entrambi)' Perfezionamento

;;tig;id" rolo purr"ggio dal meno.alpiù' o dal

;;;;t; al migliore,-ma implic.a I'idea di un

i.Èfii".io" positi-vo degli inconvenienti e dei van-

tasei, quelìhe si chiamerebbe oggi un lPlinumi"?itiÀ" qui al modo in cui lo schema leibnizia-

rI" J.f ..-tgiiore dei mondi possibilil> si ritrova nel-

128129

la tradizione progressista del liberalismo: da

Bentham, .on lu sua definizione dell'utilità come

m4ssimo soddisfacimento per il maggior numero

di individui possibile, a Rawls, oggi, col suo <prin-

cipio di différenzarr, che sostiene essere giuste solo

quelle ineguaglianze che migliorano la situazione

dei più sfavoriti) '2.

lnfine, una rappresentazione della storia come

progresso può duplicare I'idea di cambiamento

ànruu.tto quella di una capacità sempre accresciuta

di cambiaré, ed è qui, specialmente, che I'accento

posto sull'educazione può ann-odarsi dall'internoil'id.u di progresso. Si passa, allora, ad una quarta

.ornpon"rri" dille idee classiche di progresso, che è,

in un certo senso, la più importante politicamente,

ma che è anche la più problematica filosoficamente:

I'idea che la trasfoimaiione è una trasform azione disd, dunque, un' a ul t o t r a sfo r m azio n e, o' meglio ancora:

un'ou\6lgenerazione, nella quale si rcalizza I'autono-

mia dei-soggetti r'. Anche il dominio sulle forze

naturali e lu cottquista delle risorse del pianeta devo-

no essere pensati, in ultima analisi, in questa pro-

soettiva. Òo-. diceva Marx nei Manoscritti del

1'844,l'industria e le scienze della natura sono ilolibro aperto delle forze essenziali dell'uomo>' Si

ripresenia qui, di conseguenza, il problema della

piassi, sduo ch" non si tràtta di pensare una trasfor-'mazione individuale, ma collettiva. E per definizio-

ne un'idea laica, o almeno contraria ad ogni rappre-

sentazione del corso della storia come risultato di

,-" volontà divina' Ma non necessariamente incom-

patibile con differenti trasposizioni dagli schemi

ieologici del <<piano' o dell'<<economio> della natu-

,u. {^ difficoltà consiste nel pensarla in modo

immanente, senza fat intervenire, cioè, una qualche' fotzao principio esterno al processo stesso'

Page 65: Balibar - La filosofia di Marx

(J na teoria de ll' euoluzione?

I teorici del XIX secolo sono alla ricerca dideggb> del cambiamento o della transizione stori-

c",li -odo da situare la società modèrna trailpas',ato, ,he le rivoluzioni (industriale, politica, perfi-

no religiosa) hanno relegato in una preistoria della

-odeÀità, e il futuro più o meno prossimo che

I'instabilità, le tensioni attuali lasciano presentire'

La sffagrande maggioranza di essi ha risolto questo

problei-ra con I'adòzione di schemi evoluzionistici'

Laevoluzionismo è, per fare ancora ricorso alla ter-

minologia di Canguilhem, <d'ideologia scientifico>

per ecJeilenta dll XIX secolo: cioè un luogo discarubio tra i programmi di ricerca scientifica e

I'immaginario ieorico e sociale (il <bisogno incon-

scio di accesso diretto alla totalitb) to' In questo

senso, non è praticamente possibile non essere

evoluzionisti nel XIX secolo, salvÒ proporre dinuovo un'alternativa teologica alla scienza' Anche

Nietzsche, che ha scritto \ne L'Anticreslo, 1888)

che oil progresso è soltanto un'idea moderna, cioè

un'idea falsa>>, è ben lontano dall'esserne esente!

Ma questo significa anche che I'evoluzioni-

smo è I'elémento intellettuale in cui si affrontano iconformismi e gli attacchi contro I'ordine stabilito'

Mettere tutti gli evoluzionismi sullo stesso pi119'

significa condlannarsi a vedere nella storia delle

id-ee, secondo il motto di Hegel, solo una vasta

<<notte in cui tutte le vacche sono nete>>. I-limpor-

tante è, al contrario, ciò che li distingue gli uni

dagli altri, i punti di eresia intorno ai quali si

oplorrgono tia loro. La lotta delle classi non è la

tàtta déttt razze, così come le dialettiche di Hegel,

di Fourier o di Marx non sono la legge spenceriana

di <differen ziazione>> crescente (evoluzione dal

130

semplice al complesso) o la legge di <<ricapitolazio-

ner> dell'evoluzione nello sviluppo degli individui,imposta da Haeckel a tutte le discipline antropolo-giche ispirate dall'evoluzionismo biologico..

oroduzione>>, Vi è nei suoi lavori, come abbiamo

iGto pt.iÉdìnt.-"nt., una linea di euoluzioneprogréssiva dei modi di produzione. La quale clas-

sifica tutte le""ooe.ie+à*in rapporto a u4*gliîsripintrinseco: la wc,ialízzazione, cioè la g-apag$à da

parte deglrindiì,iàoi Ai- eot trollare colleuivamentei. ptqp-fi",sondi.alpni-di",ssjsrcnza' E questa linea è

uni.à, il che vuol dire non solo che consente dideterminare

^vanz te e ritardi (sia entro le società,

sia nel corso della loro storia politica), ma stabili-

sce un rapporto necessario tra gli <<inizi> e la<<fine>> della storia (anche se questa fine, il comuni-

smo, è concepito come I'inizio di un'altra storia).

Queste concezioni hanno fatto il giro del mon-

do, e Marx, per esporle, ha trovato delle formulazio-

ni persuasive, che, in un certo senso, la ffadizionemarxista non ha mai fano altro che chiosare. Ne ho

ricordate alcune prima. Il loro confronto mostrachiaramente che I'idea di evoluzione progressiva, in

Marx, è inseparabile da una tesi sulla razionalità del-

la storia, o, sé si vuole, sull'intelligibilità delle sue for-

me, delle sue tendenze, delle sue congiunture.

uNo scHEMA DI CAUSALITA. (owrrnce r)

Questa tesi si esprime prima, come mostra iltesto della Prefazione a Per la critica dell'economia

131

Page 66: Balibar - La filosofia di Marx

DETERMINAZIONE IN ULTIMA ISTANZA

Il resto dellr Prefazione a Per la critíca dell'econonía pctlitica del 1859

itr..riii"* p.i lungo tempo l'esposizione canonica della (concezio-

'l;;;.tiiit,'"" à.i? ,,orii". benché esso sia esplicitamente soltanro

m ir."."..r''ilrxisti gli hanno consacrato migliaia.di pagine.di

;;;;;?ìi. ;;, il meglio e ier il peggio L'espressio.ne "determinazio-;.'ilÈ;i;,;r",i ài.,ii si è i,'àJu I'abituàine dí cerca.rela deluci-

ffi;;,;;ig;tà;,u". lettere Sarà coniata più tardi da Engels:

"rf i"ii.i. .ft. i, íhí*o istonza è determinante nefia storia è la-produ-

;;;;i;.tp.oaurion. della vita teale' Di più non fu mai affermato

"JJ, rtl*"-ie Ja me. S. ora qualcuno traviia le cose' affermando che

ii f*;";;;;.ol"t.bb. lìunico Íauore determinante, egli trasfor-

-, ..iàU" oroposizione in una frase wotà' astratta' assurda" (Lettera

;'i;;h Bilfi i"i 21 ,.t,",nbt. 1890) L'accostamento dei due tesri

;""ilìtil; r*....iuo .u tale questione suggerisce'.tuîtavia' che la

fornrulazione di Engels tnaflca ^îcoÍa

di un elemento dl demarcazlone

.t i"ro .on l'".onoilicismo, persinq col tecnologismo'.poiché queste

,,à*i"riàti" t"". iitornu," ìn..,,"ntemente nÀll'appìicazione dello

*h;;;;;;; di determinazione dei differenti livelli o istanze del'

i;;;;il ;;;i;i;. òio a aà*,o manifestamente al fatto che.la nderer'

-ilrlì.". t "i

ima istanzao, Per quanto sottili siano le dialettizzazio-

;;;;t.tt';;;tp;o.h. .h. "..1u "uiotizzt

tra società globale ("fbrma-

zion" so.ial.o)^. modo di produzione, obase eco-nomica> e <sovra-

.tr"ri"*-t"ti,i..-ideologican' forze produttive e forme di proprietà'

;ii;,1"'fi" ;;i ..",i.'.t'. f"r riemergere in-mo.do pitr assoluto la

;"ili;ild;iÈ;;iluppo '.'i.o. Si coirprende allora. perché' nello

stesso momento ln cul scrlveva che nl'ora solitaria dell'ultima istanza

;;;;;;;;i", Alrhu.r"t proponesse di sosrituire alle nozioni di

;;;;;ip;;;"'.ài "rion. di rìtorno delle sovrastrutture sulla base

oràùl ài "t"ta"erminazione'' che traduce la complessítà irriducibile

à;i:;rì;;;;;ì;i;" p.i,. a"uo dialettica m ateriali srica ( "Con r raddi-

zione e surdeterminàzioneo, inPet Marx, op' cit')'

oolitica,softo forma di uno schema di causalità sto'

.iau. Non essendo esso stesso una conoscenzL m

un programma di indagine e di.spiegazione' si

,rrnrn.í" in termini qualitativi, addirittura metafo-

rici: <<base>> e <<sovrastruttura>>, "forue produttive>>

e <<rapporti di produzione>>, <<vita mate-riale>> e

<coscienza di sét , non sono in sé delle realtà, sono

delle categoúe in attesa di applicazione concreta'

ei.u"" pócedono direttamenie dalla storia e dal-

I'economia politica, mentre altre sono importate

132133

dall,a uadizione filosofica. Questo schema di causa-

lità ha un'importanza paragon^bile ad altre innova-zioni teoriche nel modo di spiegazione del reale:

così, lo schema aristotelico delle <<quatffo cause>>; o

lo schema newtoniano della f.orza di atÚazione,della materi a (<<f.orza di inerziu) e del vuoto; o loschema darwiniano di variabilità individuale e di<<selezione naturale>; o lo schema freudiano delleistanze dell'.,apparato psichico>>...

Nella forma in cui lo incontriamo qui, biso-gna constatare che questo schema comporta una

tensione quasi insopportabile. Poiché, ad un tem-

po, subordin4 interamente il processo storico ad

una teleologia preesistente 15, e, tuttavia, affermache il motore della trasformazione non sono altroche le contraddizioni della vita materiale, <<scienti-

ficamente constatabilb>. Non bisogna dunque stu-

pirsi che tale schema sia stato costantemente tiratotra interpret^zioni divergenti, sia stato oggetto dipermanenti rimesse in discussione nella storia del<<materialismo storico>>.

Si vedrà che a questo schema generale gli svi-

luppi del Capitale apportano se non dei correttivi,almeno un grado maggiore di complessità. Infattivi si espone il <<processo>> o lo <<sviluppo> dei rap-porti sociali a tre liuelli di generalità decrescente.

Vi è prima, come precedentemente, la linea diprogresso dei modi di produzione successivi (asia'

tico, schiavistico, feudale o signorile, capitalista,comunista) che fornisce un principio di intelligibi-lità per la successione delle formazioni sociali con-crete. Questo livello è il più manifestamente finali-s/zco: esso proviene, senz'altro cambiamento che

non sia quello di un <<rovesciamento materialisti-con, dal modo in cui Hegel e altri filosofi della sto-

ria avevano ordinato le epoche della storia univer-

Page 67: Balibar - La filosofia di Marx

sale (il <<dispotismo orientale>> diviene il <modo di

oroduzione asiatico>>, il ..mondo antico>> diviené il..-odo di produzione schiavistico>>, ecc')' Ma è

anche il pli deterrninistico: non soltanto per la sua

linearità, ma per la maniera in cui fonda il tempo

irreversibile della storia su una legge dello sviluppo

ininterrotto della produttività del lavoro umano'

Notiamo tuttavia che si tratta di una detetminazio-

ne globale, che non esclude nel dettagljo né bloc-

.o,i.é stagnazione, e neppure ritorni indietro'' A questo livello, la lotta di classe non intervie-

ne tanto come prrncipio di spiegazione, quanto

.orn. ,rro risulàto diinsieme. Ad ogni modo di

oroduzione corrispondono certe forme di pro-

prietà, un certo -odo di sviluppo delle. forze pro-

àuttive e di relazione tra lo Stato e I'economia,

dunque una certa forma della lotta di classe' Que-st'ulìima non si svolge tra signori e servi o mezza-

dri nello stesso modó che tra capitalisti e operai 16'

Al limite, la fine o il superamento della lotta di

classe in una società comunista non è alffo che una

conseguenza Lrale altre di questa evoluzione' Si

ritrovà il quadro comparativo che era stato evocato

nell'analisi del feticismo della merce' semplicemen-

te ordinato nel temPo.

ilrsraNz,q DELLA LorrA DI cLASSE

Ora, nel Capitale, Marx ha voluto concentrar-

si su un oggetto molto più specifico: non senza

ragione, póiché mette in causa la necessità della

rióluzione. Si ratta della ..contraddizione>> ra irapporti di produzione e lo sviluppo delle forze'-'

o.'oàuttiue, é d.[u forma che essa riveste nel capi-

ialismo. È importante qui leggere i testi con grande

134 135

attenzion€. Vanno abbandonate le formulazioni,fortemente infl uenzate dalla t:adizione saint-simo-niana, che I'ortodossia ha accreditato, seguendo loEngels dell'Antidùhring (ma anche lo stesso Marxdi Miseria della filosofía o del Manifesto comuni-s/a). Non si tratta, palesemente, di opporre alla fis-sità della proprietà borghese la mobilità in sé pro-gressista delle forze produttive (come faranno piùtardi Keynes o Schumpetet opponendo l'impren-ditore, I'indusriale allo speculatore finanziario). Si

tratta della contraddizione crescente tra due ten-d en ze: la socializzazione della prodpzione (concen-

trazione,razionalizzazione,univercalizzazionedellatecnologia) e la tendenza alla parcellizzazione dellaforza-lavoro, al supersfruttamento e all'insicurezzaper la classe operaia. La lotta di classe intervienedunque in modo decisivo come operatore del pro-cesso di risoluzione della contraddizione, di cui è

impossibile fare a meno. Solo la lotta che si orga-nizza a partire dalla <<miserio>, dall'<<oppressione>>

e dalla ,<collero> dei proletari, può <<espropriare gliespropriatori>>, sboccare nella*<negazione ftllanegazione>>, cioè nella riappropriazione delle pro-prie forze assorbite nel movimento incessante div alorizzazione del capitale.

Questo punto è tanto più importante, inquanto Marx parla qui di necessità, e anche dinecessità ineluttabile. Si vede che questa non è lanecessità che si imporrebbe dall'esterno alla classe

operaia, ma quella che si costituisce nella propriaattività o pratica di liberazione. Il carattere politicodel processo è sottolineato dall'uso implicito delmodello della Rivoluzione francese: salvo che ildominio che si tratta di <far saltaren non è quellodi un potere monarchico, ma quello del capitalenell'organizzazione della produzione sociale. Ben-

Page 68: Balibar - La filosofia di Marx

-ché I'opprima, il capitale non è, <al di fuoril> del

suo oopolo. E esso ,t.,.o u produrre <i suoi affos-

;;#;:A;rlogia illuminantè, dunque, mà proble- '

matica.Infine, Marx dedica numerose analisi a Dn ter-

z, li".llo dí sviluppo, ancor più particolare: la tra'

sfo.pgrazione del modo di p-roduzione.stesso' o' se

ri-iìi.f", il movimento dèll'accumulazione' Nei

.il;lt ;;trali del Capitale dedicati alla <<produ-

,ii"" Ji flu.uulor. ".rólrrto e relativo>> t7, alla lotta

p"ilt tt"gtt ezza della giornata di lavoro' alle tappe

à.Uu tiuoiuzione induJtriale (manifattura, macchi-

tit-.,-gt""de industria), non è il semplice risulta-

io-qn"tii,rrivo che lo interessa (la cap.italizzazione

.i.J..",. di denaro e di mezzi di produzione)' Ma

É il -odo in cui evolvono la qualificazione degli

operai, la disciplina di fabbrica, l'antagonismo tra

,ituri"ii e direz-ione capitalistica' la proporzione di

impiego e disoccupazione (dunque la. concorrenza

,r" i úuor"tori poienziali)' La lona di classe inter-

t1"""ìti i" rnàao ancor più specifico' dalle due

mrti simultanearneÍîte. Da[a parte dei capitalisti' i

iui ..-.todi di produzione di plusvalore>> sono

-.todi di pressione sul t'lavoro neceÈsariq> e il

;;;à;àar,;tonomia degli operai' E dalla parte dei

irol.t"ri, che reagiscono allo sfruttamento e spin-

gono in tal modo il capitale a ricercare senza posa

iuoui metodi. In moào che, a rigore' la lotta diclasse diviene essa stessa un fattore dell'accumula-

;i;;;, come si vede nel contraccolpo che il limite

i-p"t,. "ff,

giornata lavorativa provoca sui metodi

ài'ow.anizz^lion <<scientifica" del lavoro e sulle

i"";;?;t-ú tecnologiche: quel che Marx chiama il

p"tt"ggi" dal .,pluslalore àssolutoo al ttplusvalore

;J;ffi;" (III e iV sezione del libro primo)' La lot-

ta di classe interviene anche da una terza parte'

136

quella dello Stato, posta in gioco del rapporto diiorr^t

^ le classi, Stato che I'aggravarsi della con-

traddizione porta a intervenire nel processo dilavoro stesso attraverso una <<regolazione sociale>>

sempre più organica t8.- Mf sono dilungato su questi sviluppi un po'

più tecnici, in primo luogo, per convincere il letto-

ie che i problemi della filosofia della storia inMarx non devono essere,discussi al livello delle

dichiarazioni più generali, ma al livello delle anali-

si, che è anche quello dell'esplicitazione massima

dei concetti. Bisogna, molto semplicemente, tratta-re Marx da teorico: ciò che vale per le figure della

coscienza in Hegel, vale per il modo di produzione

in Marx. <Leggere Il Capitale>, è ancora all'ordinedel giorno. Ma intendo anche ricavarne I'osserva-

zioné seguente: è proprio la combinazione dei trelivelli di analisi, dalla linea di evoluzione di tutta la

società all'antagonismo quotidiano nel processo dilavoro, a costituire ciò che Marx intende per razio-

nalità della spiegazione storica. Per dirla allora in

termini più filosofici, ne risulta che Marx ha fatto

sempre meno rlcors o a modelli esplicativi preesi-

,t.nii, e che ha sempre più costruito una razionalità

senza precedenti, Questa l?zionalità non è né quel-

h de[à meccanica, né quella.della psicologia o del-

I'evoluzione biologica, né quella di una teoria for-

male del conflitto e della strategia, benché essa

possa, in determinati momenti, far riferimento aialuna di queste. La lotta di classe, nel mutareincessante delle sue condizioni e delle sue forme, è

modello a se stessa.

Questo è precisamente il primo senso che

possiamo dare all'idea di dialettica: una logica oio.-u di spiegazione specificamente adattata all'in-tervento diterminante della lotta di classe nel tes-

I137

Page 69: Balibar - La filosofia di Marx

suto stesso della storia. Althusser ha avuto ragione,

a cruesto proposito, nell'insistere sulla trasforma-

,ion" .lr" llaix fa subire alle'forme precedenti del-

la dialettica, e in particolare alle sue forme hegelia-

ne (che si tratti del confronto di t<padrone e servo>>

nella Fenornenologia o della <<divisione tra soggetto

e oggetto>> nella Logica). Non che egli non debba

lorJ"nulla (al contraiio: in un certo senso' egli deve

loro ,r.r,,o, poiché non smette di lavorare su di

esse), ma in quanto inuerte il rapporto che le <figu-

re>> speculative intrattengono con I'analisi concreta

delle situazioni concrete (come dirà Lenin)' Le

situazioni non illustrano dei momenti dialetticipreesistenti. Sono piuttosto esse stesse dei tipi dip.ocessi o di sviluppi dialettici, la serie dei quali

ouò essere concepita come 'aperta, Almeno, è que-

sto il s"nso nel quìle si impegna il lavoro di Marx'

IL <<LATO CATTIVO>> DELLA STORIA

Ma questo rovesciamento di prospettiva fa

solo emergere ancor più le difficoltà, le aporie per-

fino, contro cui va di nuovo a cozzaîe questo pro-

getto di nziona\ità. Occorre liberarne il significato

iri-" di ritornare al modo in cui, infine, si stabili-

,aono in Marx i rapporti tra <<pfogressot> e <tdialet-

tica>>.

Un'espressione sorprendente può qui servirci

d a guid a : .{a -Xs da- ay.ale* dalJat-o.5a*rvaa. Mar x

I' auéu, imp ie gata in..M i s qr ia -. d ellL f i loSpÍin" contro

Proudhon, che cercavà di trattenere di ogni cate-

goria o forma sociale il <<lato buono'> che fa progre-

Ai.e l" giustizia re. Ma essa sfugge a questo uso e si

ritorcé"contro il suo autore: è la teoria stessa di

Marx che, già quando egli era vivo, si era dovuta

138 139

confrontare col fatto che la storia avarnz^ per il latocattivo, quello che essa non aveva previsto, quello

che mette in causa la sua rappresentazione della

necessità e, al limite, la certezza - che essa crede dipoter desumere dai fatti stessi - che la storia' preci-

samente, auanzi e che non sia, come la vita secondo

Macbeth, <la narcazione di un idiota, pieno dirumore e di furore, e sprowisto di sensotr.

Q u a-n-{-g. -\{*arx ;[a*de]tironia a spese diProud-hon, è. per rifiutare una visione maralistica"eotiinisti;ca della stqlia. (dunque, alla fin fine,conformistica)..Pr3udhb era súto il primo a ten-

tare di adattare deliítihemi hegeliani all'evoluzio-ne delle <<contraddizioni economiche>> e all'awentodella giustizia sociale. La sua q9.nqedo"{}gJel+ro-gresso,{ell-4-gi"qs-qizia.sr-b..aSAga;ulndea-c.hci":rajpgidi iàlidatietà e di liberràxí-impongona-ie.sagiooe's r e s s a d e l l' u n i v e r s a l i t à. c he.,e s E i., I"4p,p"{.gileRtas o .

Maix(nel 1846) volle ricordargli che la;1gria non

si'H.drl lato buono>>, cioè iriragion. ?èlÉ-ft;?ffintriiieclé' &ililGil"nza degli ideali umanistici,ancor meno attraverso la f"otza di convinzione e I'e-

ducazione morale: ma attraverso il <dolore del

4regativo>>, lo scontro di interessi, la violenza delle

criii e delle rivoluzioni. Non è tanto l'epopea del

diritto quanto il dramma di una guerra civile tra leclassi, anche se questa non assume necessariamente

una forma militare. Dimostrazione strettamenteconforme allo spirito di Hegel, che Proudhon e

altri esponenti del riformismo avevano molto mal

compreso a questo riguardo.Dimostrazione che, per ciò stesso, non può

che rilanciare la nostra questione. N..ql,lg, in defini-tiva. è oiù conforme di una dialettica del <dato cat-

t iuo,linGl il q;e s t o ";È

n3ó, jlf id"'g- .i i ",ts -SîT"s;; t-irb. P;iciiéH óil;i o"i;T;;ffi;: Jl É éi, -

Page 70: Balibar - La filosofia di Marx

sto il caso di Hegel - di mostrare che la fine nzio-nale dello sviluppo tt-i.o t tt" la si òhiiffi"ii6iu-

'ion;;;;a;iitifi,;*, "o

sintesi) è abbastanza

potente per pLsshre "lllrqae$.s,il suo cantrarin: la

.inon-r"gîonè" (uióienra' passlone' -mtseria), e in,questo senso per ridurlo o assorbirlo' Si diràÀ.h., circohràente, che è la capacità che dimo-

str" di convertire la guerra, la sofferenza e I'ingiu-

stizia in fattori di pace, prosperità e giustizia, a

<<provare>> la sua pót"n ^

e la sua universalità' Se

pàssiamo oggi leggere nell'opera di Hegel qualcosa

ài diu"rro J, unÀ luttga <<teodiceo> (secondo la sua

espressione, ripresa àa Leibniz), cioè una dimo-

stàzione che if .<male> nella storia è sempre parti-

colare, relativo, mentre la fine positiva che esso

prepara è universale, assoluta, non lo dobbiamoiort.

^l modo in cui Hegel è stato rasformato da

Marx? E, ancor più, al modo in cui questa trasfor-

mazione marxista della dialettica ha incontrato sto-

ricamente i proPri limiti?L All'estiemò del movimento critico ritroviamo

allora la formulazione di Benjamin nelle Tesi di

fítosofia della storia, già citate (tesi IX):-<I-angelodella- storia deve aveie questo aspetto' Ha il viso

rivolto al passato. DovJ ci appare una catena dieventi, egf vede una sola catasffofe, che accumula

senza tregua rovlne su rovine e le rovescia ai suoi

piedi. Egii vorrebbe ben trattenersi, destare i morti

à ,i.o-iorte I'infranto. Ma una tempesta spira dal

paradisÀ, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così

iott" che egli non può più chiuderle' Questa tem-

oesta lo tpine. irresistibilmente nel futuro, a cui

volge le .i"[é, mentre il cumulo delle rovine sale

davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progres-

so, è questa temPesto>.ia storia ion ar^n"u solamente <per il lato

1"40141

cattivo>>, ma dal lato cattiuo, quello del dominio e

della rovina. Testo in cui bisogna intendere, al di làdel <<marxismo volgare>, e al di là di Marx, una ter-

ribile ironia diretta specialmente contro quel passo

dell'Introdu zione al corso di filosofia della storia diHegel che descrive la rovina delle civiltà passate

come la condizione del progresso dello spirito,cioè della conseruazione di quanto vi era di univer-sale nel loro <principiot 'n.Lideologia proletaria si

sarebbe fondata sull'illusione funesta di riprenderee prolungare questo movimento, che è sempre ser-

vito non a liberare gli sfruttati, ma ad istituire I'or-dine e la legge. Resta, allora, come sola prospettivadi salvezza, la speranza di una cesura o interruzio-ne imprevedibilè del tempo, di un <<arresto messia-

nico dell'accadere>> che farebbe .<saltare un'epocadeterminata dal corso omogeneo della storiar, (tesi

XVII), e offrirebbe ai dominati, ai <<vintb> di tuttala storia, la chance improbabile di dare un senso

alle loro lotte disperse e oscure. Prospettiva che si

dice ancora rivoluzionaria, ma non dialettica, pri-ma di tutto nel senso che essa invalida radicalmen-

te I'idea di pratica, o di liberazione come trasfor-mazione, attraverso il proprio lavoro'

Vi è dunque per una dialettica marxista uncammino possibile tra il <<lato cattivo>> di Hegel e il<<lato cattivo> di Benjamin? Se questo fu storica-

mente il caso, nel senso almeno che, senza Matx (e

senzala difíerenza di Marx rispetto a Hegel), nonsi sarebbe mai prodotta una simile critica nei con-fronti di Hegel, si tratta di ricercate fino a chepunto una espressione teorica corrispenda a que-

sta singolarità storica. Ma questo non può essere

discusso indipendentemente dagli eventi interve-nuti a incrociarela teoria.

Page 71: Balibar - La filosofia di Marx

LA CONTMDDIZIONE REALE (DIALETilCA II)

_l--4.arx_ha-incontratoiue"-volte-alllgle j"lg!"q'-

cattilóir-déIfu -st-q,ria"rome--ttg...Jsgt*ddo*.prima:nel.

ìeiii e','ìr'T8tiTÉ ;;il-t " ;il1;;. *raér'

Caoitale era anche, in un certo senso' una risposta

lungamente differita, formidabilmente sviluppata,

ma"incompiuta, allo scacco delle rivoluzioni del

1848, a\laid..o-potizione>> del proletariato che

doveva ..decomporre> la società borghese' Ci si

dovrebbe allora meravigliare se vi si può leggere

anch e la critica interna all'idea di progresso?'

Nel Capitale Marx non impiega praticamente

mai questo termine (Fortschritt, Fottgang), se non

per oppotgli, nello spirito di Fourieq il quadro del-

i. rouin. ii.li.h. dèl capitalismo (il <dispendioorgiastico> di risorse e vite umane al quale, in pra-

ticà, corrisponde la sua <<razionalità>). Dunque -in

-oúo ironico: fintanto che non sarà posta fine alla

contraddizione tra la <<socializzazione delle forzè

produttive> e la <<desocializzazione>> degli uomini,

il dir.otto sul progresso che fanno la filosofia e I'e-

conomia poliiica-borghesi potrebbe essere scilo

derisionei mistificazione. Ma la contraddizionepuò aver fine, o semplicemente essere ridotta, solo

col rovesciamento della t en de n za, con l' affetmazÎo-

ne di una contro-tendenza.

Qui si rivela il secondo aspetto: ciò che inte-

ressa Marx non è il progresso' ma 1l processo, o pro-

cessus, che diviene per lui il concetto dialettico per

eccellenza 2r. Il progresso non è dato, non è pro-

grammato, può rìsultare unicamente dallo sviluppo

éegli antagónismi che costituiscono il processo e di

conseguenza esso è;;;;;;tuii* u'to..i. oia, ilpro..iro non è né un concetto morale (s.pirituali-

itico), né un concetto economico (naturalistico), è

142

un concetto logico e politico. Talto- più logico, inqùanto è costruito sul ritorno, al di là di Hegel,all'idea che la contraddizione è inconciliabile. Tan-

to più politico, in quanto deve cercare le sue ..con-dizioni reali>>, la sua necessità dunque, nel suo con-

trario apparente, la sfera del lavoro e della vita eco-nomica.

Si possono dire le cose in modo diverso,ricorrendo a una metafora matematica di cui Marxsi è molto servito: ciò che gli interessa nel corsodella storia non è tanto laforrna generale della cur-va, l'<<integrale>>, quanto ú differenziale, I'effetto di<.accelerazionerr, dunque il rapporto di forze ingioco in ogni momento e che determina il senso

della progressione. E dunque il modo in cui, indi-vidualmente e soprattutto collettivamente, la <<for-

za-lavoto>> resiste e tendenzialmente sfuut allo sta-

tuto di mera merce che la logica del capitale leimpone. Il termine ideale di una tale logica sarebbe

ciò che Marx chiama qgggllliEsione,o ,<sussunzio"

ne>>-rcal€-Àe[a-fsreaJavoro-inoppo5izigne."adunas u ssu ! 4i-gne semplicem el;rte for mal e, Iimitata alcontratto di lavoro 12: un'esistenza peî i lavoratoriintegralmente determin at.s dai bisogni .del capitale(qualificazione professionale o dequalificazione,disoccupazione o sovraccarico di lavoro, austeritào consumi forzati, a seconda dei casi). Ma questolimite è storicamente inaccessibile. In altri termini,I'analisi di Marx tende a liberare I'elemento diimpossibilità materiale contenuto nel modo di pro-duzione capitalistico: il minimo incomprimibilecontro cui cozza il suo <<totalitarismo>>, e da cuiprocede in cambio la pratica rivoluzionaria dellavoratore collettivo.

Il Manifesto diceva già che lalotta dei lavora-tori comincia <<con la loro esistenza stesso>. E //

143

Page 72: Balibar - La filosofia di Marx

Capitale mostra che il Brinno.-mome*odlsuesta*" '1

lgtia è I'esistenza di un collettiuoútlauora.tori, tan- it

essa, nella città, nella politica (ma f realtà. sempre

iii qurtti due spazi, passando dall'uno all'altro)'

l, .ht-, salarìo' hà per presupposto quello di

trattare esclusivamente i lavoratori come persone

individuali, per poter vendere'e comprare la loro

forza-lavoro-come una cosa di maggiore o minor

uulore, per poterli <disciplinare> -e <responsabiliz-

tur"rr.'úu ii collettivo è una condizione della pro-

duzione stessa che rinasce incessantemente' In

realtà, ui sono senxpre due collettiui di lavoratori'

i-Uti."ti I'uno nell'-altro, formati dagli stessi indivi-

dui (o quasi), e tuttavia incompatibili' Un colletti-

uo-.ipiiul. e un collettivo-proletariato' Senza il.oll.iiirro proletario, che nasie dalla resistenza alla

collettiviziazionecapitalistica,l'<<autocrate>>capita-lista non poffebbe esso stesso esistere'

Verso la storicità

È qrl.rto il secondo senso della <dialettica>> in

Mur" .he precisa il primo. Il modo di produzi'one-

.upitulisticà - la cuiìb"s",, è anch'essa <<rivoluzio-

nuriur, - non-Jt-uò-npn'cambiare' Il problema allora

è di sapere iti qurle senso. Il suo movimento, dice

Marx, è,rrr'i-postibilità incessantemente differita'

Non un'impotiibilita morale o una <<contraddizio-

ne in termini>>, ma ciò che si può chiamare una

contraddizione reale, ugualmente distinta da una

contraddizione puramente formale (termini astratti

che si escludonà in virtù della loro definizione) e

da una semplice opposizione reale (forze esterne

itu loto ch" agiscóno in senso contrario, e delle

quali si può catolare il risultato, il punto di equili-

,f;atl fabbrica o nell'impresa, che al di fuori di

14414t

,W

brio) 2'. Tutta I'originalità della dialettica marxistasi gioca, allora, nella possibilità di pensare, senza

nulla concedere, che la contraddizione non è

un'apparenza, anche <<in fin dei cont|> o <<all'infini-

to>>. Non è neppure un'<<astuzia> della natura,come l'insocieuole socieuolezza kantiana, o dellaragione, come l' alienazione hegeliana, La f.otza-

lavoro non cessa mai di trasformarsi in merce, e dientrare in tal modo nella forma del collettivo capi-talistico (che, in senso forte, è il capitale stesso,

come <<rapporto sociale>>). Tuttavia, un simile pro-cqssó comporta un residuo incoercibile, dal latodegli individui e, ad un tempo, dal lato del colletti-vo (ancora una volta, questa opposizione ci appare

non pertinente). Ed è questa impossibilità materia-le che rende necessario il rovesciamento della ten-denza capitalistica, quale che sia il momento in cuitale rovesciamento intervenga.

Le tre questioni della.contraddizione, dellatemporalità e della socializzazione sono, dunque,rigorosamente inseparabili. Si comprende benequale ne sia la posta in gioco: è ciò che la tradizio^ne filosofica dopo Dilthey e Heidegger chiama una

teoria della storicità.Intendiamo con ciò che i pro-blenii di finalità o di senso che si pongono al livellodel corso della storia dell'umanità considerataimmaginariamente come una totalità, raggruppatain una sola <<Idear o in una sola grande nanazione,sono sostituiti da problemi di causalità o di azionpreciproca delle <<forze della storib, che si pongonoin ogni momento, in ogni presente.I-limportanza di'Marx

a questo proposito è nel fatto che, per la pri-ma volta probabilmente dal conatus (<sforzo>) diSpinoza, la questione della storicità (o del <diffe-renzialer> del movimento, dell'instabilità e dellatensione del presente verso la propria trasforma-

Page 73: Balibar - La filosofia di Marx

zione) è posta nell'elemento della pratica.e non in

o".Uó dela coscienz^, ^

partire dalla p.roduzione e

iaile condizioni di produzione, non dalla rappre-

r*,rrion. e dalla viia dello spirito' Si verifica ora

.h., .on,r"riamente alle grida di allarme lanciate

ol.u*tiu"-ente dall'idealismo, questo rovescia-";;; non è urr" riduzione, ancor meno una sosti-

i"ri.n. del determinismo naturale alla causalità

storica. Di nuovo, come nelle Tesi su Feuerbach'

,i"-o usciti dall'alternativa tra sogg-ettivismo e

"r...tti" materialismo>>; ma questa volta è ftanca-

mente dalla parte del materialismo' In ogni caso'

dell'imman inza' La contraddizione è'. a questo

,igurrdo, un operatore più. decisivo che non la

lí"ttl Gn"tur,"uiu è incluia dalla contraddizione)'' Epperò non era affatto soppressa' in tal

modo, i" q.testione di sapere in qual maniera una

lo"..ri."à dela storiciià come <<contraddizione

realer>, che si sviluppa tra tendenze contempora-

na", pot"a.a coesisiere con una rappr€sentazione

à"U"'"tot"lità della storia>>, fatta distadi evolutivi e

di rivoluzioni successive. Era resa anche più con-

ni i"ut.. Ora, nel 1871, Marx ha incontrato di nuo-

uo il olu,o cattivo> della storia, e' come ho detto'

.iO .h" ne risultò praticamente fu I'interruzione

della sua impresa. A partire da questo momento'

non smette ài huotrt., ma è sicuro di non <<com-

oi.,ur.r, più, di non arrivare ad una <<conclusione>>'

Non ui sarà conclusione.Vale la pena' tuttavia, esamin-arele rettificbe

che questa iituazione induce' Ne conosciamo

al-erro due. Una fu determinata congiuntamente' ;;U'rfit .s-{i-pakgn!ir 9o-!Ir.q la <'dittatura marxi-

sto> nell'Internazionale e dal disacco'do ìi iú-^t"

;; l-;r;grtto d.i progranrna rcdatro nel 1875 da

iì.Uf.ti.ait e BebÉl in-vista del Congresso di unifi-

146 147

cazione dei socialisti tedeschi. Essa sbocca verso

ciò che si è chiamato più tardi grel marxismo laquestione dgleSgaqpgip*qg". U akr a, subito dopo,sgorgò dalla necessità di dsponderg ad +lclllli !,eo-

rici del populismo e del socialismo russo che lointerrogavano sul futuro delfa <comune ruralo>.Essa pone"la questione dello <sviluppo non capita-listico>>. Nessuna delle due ha rimesso in questionelo schema di causalità. Ma entrambe fanno-vaeilla'rei!r-4pp,prtq'dlJ"vla.,rxs"della-suadialetticaconlarappresentazione. deJ,rernpp.,,,

LA vERITA orLl'gcor.rorurrcistuo (ontnrnce m)

Negli anni che seguono la repressione dellaComune e la dissoluzione dell'Interfrazlpnale(m'un.i^t"

"èl,isft:'nl p?àiióàÀ.nt" à.éuiìit" A

congresso di La'Haye del 1872), appare chiaro che

la <politica proletario> di cui Marx si vuole porta-voce e cui, attraverso il Capitale, pensa di apporta-re un fondamento scientifico, non ha nessun postoassicurato nella configurazione ideologica del<<movimento operaio>>, o del ..movimento rivolu-zionario>>. Le tendenze dominanti sono riformiste e

sindacaliste, padamentari o antipadamenîari. I a-

spetto più significativo a questo riguardo è la for-mazione dei partiti <<marxisti>>, il più importantedei quali è la sociald emocrazia tedesca. Dopo lamorte di Lassalle (il vecchio rivale di Marx, comelui dirigente della rivoluzione del 1848) e la costi-tuzione del Reich, essa si unifica nel congresso diGotha sotto impulso dei discepoli di Marx (Bebel,

Liebknecht). Marx legge il loro progetto di pro-greLmma, ispirato al <<socialismo scientifico>>, e sco-

pre che questo, costruito intorno all'idea di uno

Page 74: Balibar - La filosofia di Marx

<<Stato popolare>r (Volksstaat) combina di fatto una

utopia à"Îla tedistribuzione integrale. del prodono

ai làvoratori con una <<religione dello Stato>> che

non esclude neanche il nazionalis-o' MAlf è stato

poco prima attaccato uiài"iiitti-u-e"t" da Bà[ri-,,in, .h. denuncia nel marxismo un doppio proget-

to di dittatura: dittatura <<sciendfica>> dei dirigenti

sui militanti (11partito si modella sullo 'lrato che

or"t.rrd" di combanere), dittatura t<sociale>> degli

àp"rui sulle altre classi sfruttate (in particolare icàntrdi"i), quindi, delle nazioni industriali sulle

nazioni ^gruii"

come la Russia. È dunque preso tra

i suoi awlersari e i suoi sostenitori come tra I'incu-

di* . il martello t'. Nel momento stesso in cui ilmarxismo si presenta come il mezzo, per la classe

rivoluzionarià, di sfuggire al dilemma sempre risor-

sente tra una mera inóorporazione nell'ala <<demo-

l."ticr' della politica borghese e un anarchismo (o

anarco-sindacalismo) antipolitico,si ripresenta la

luestion. di sapere se esista, propriamente parlan-

do, una politica marxista'Maix, in certo modo, ha risposto in anticipo a

tale questione. Non potrebbe esservi altra politica

-u.*irtu di quella che sorge dal movimento storico

stesso, . pr"nd. come esempio la democrazia diretta

inveniata dalla Comune di Parigi, questa <forma alfi-

ne trovata del governo della classe operaia> (La guer,-

ra ciuile in Frlncia), della quale egli fa il nucleo di

una nuova definizione ddla dittatura del proletariato'

Ma questa risposta non consente di comprendere

p.r.hé tanti óperai, tanti militanti, seguano altre

ideologie o altrl <<sistemb>, perché occorra un'orga'

ilr*ríorc o un'istituziont pér la loro educazione e la

loro disciplina, di fronte allo Stato borghese' S'iamo-

lontani, iri ogni caso, dalla <c!aq.e qiY9..ll{?' porta-

trice dell'imminenza del comunismo"'

148149

ll deperirnento dello stato

A questa questione le Randglossen su Baku-

nin e sul programma di Gotha non rispondonodirettamente. Ma forniscono una risposta indirettaintroducendo la nozione di nansizione: <<Tra la

società capitalistica e la società comunista si collo-ca il periodo della trasformazione rivoluzionaria diquellà in questa. A ciò corrisponde un periodo ditransizione politica in cui lo Stato potrebbe essere

solo la dittatura rivoluzionaria del proletariato>> 25.

E un po' più avanti abbozza la distinzione tra le<due fasi della società comunista>>, I'una, in cuiregnano sempre lo scambio di merci e la formasalariale come principio di organizzazione del lavo-

ro sociale, I'altra, in cui <<sarà scomparsa la servilesubordinazione degli individui alla divisione dellavororr, e in cui.<il lavoro non sarà solo un mezzodi vita ma diverrà esso stesso il primo bisogno vita-le>>, cosa che consentirà di <superare definitiva-mente I'orizzonte limitato del diritto borghesett e

di regolare i rapporti sociali secondo il principio:<Da ciascuno -s*q-cq.5rdq le -sue-capacità', a ciascunosecondo i suoi bisognb>. Llinsieme di queste indica-zioni costituisce una descrizione anticipata deldeperimento dello Stato nella transizione al comu-nismo, o meglio: una anticipazione del momentostorico (quale che ne sia la durata) nel quale si

dispiegherà una politica di massa che ha per conte-nuto il deperimento dello Stato.

La tradizione del marxismo ortodosso (e spe-

cialmente quella del marxismo di Stato nei paesi

<<socialistb>, a partire dalla fine degli anni Venti) ha

ffatto da queste indicazioni i germi di una teoriadelle tappe o degli stadi del <<periodo di transizio-ne> alla società <<senza classil> che è culminato nella

Page 75: Balibar - La filosofia di Marx

definizione del socialismo, distinto dal cornunismo,

come <<modo di produzione>> specifico; teoria crol-lata in seguito insieme con il sistema stesso degliStati socialisti. Indipendentemente dalle sue fun-zioni di legittimazione del potere (che Marx avreb-

be chiamato <<apologetiche>>), questa utllizzazionesi iscriveva del tutto naturalmente in uno schema

evoluzionistico. Non credo che fosse questo ciòche Marx aveva in mente. I-idea di un <modo diproduzione socialista>> è aff.atto contraddittoria conla rappresentazione che Marx aveva del comuni-smo come alternatiua al capitalismo, il quale ultimone preparava già le condizioni. Quanto all'idea diuno <<Stato socialista> o di uno <<Stato di tutto ilpopolo>r, postrivoluzionario, essa riproduce all'in-circa ciò che Marx criticava in Babeuf e Liebkne-cht, come ha ben mostrato Henri Lefebvre n6. Incompenso, è chiaro che lo spazio liberato <<tra lasocietà capitalistica e la società comunista>>,descritto qui in termini di periodo o di fase, è lospazio proprio della politica. Tutti questi termininon traducono altro che il ritorno alla pratica riuo-luzionaria, questa volta come un'attività organizza'ta, nel tempo dell'evoluzione. Come se questo tem-po dovesse aprirsi o distendersi per far posto,<<tra>> il presente e il futuro, ad una anticipazionepratica della <<società senza classi>>, nelle condizionimateriali della vecchia (ciò che Lenin, con una for-mula logicamente rivelatrice, chiamerà uno <<Sta-

tolnon-Stato>>, sottolineando chiaramente la suanatura di questione, non di risposta). Parimentidistante dall'idea di imminenza e dall'idea di unamaturazione progressiva, la <<transizione>> quiintravista da Marx è una figura politica della <<non-

contemporaneitò> del tempo storico a sé, ma che

rimane iscritta nel prouuisorio.

1t0

La comune russa

Un'aperturr- patagonabile può essere lettanellaqo*r:is$ondenza..tenurada-Ldarxqualehean!]o,"..

{_opo cgn i r4pplggenla-n1! del pop\rli;mo e delsoòìalismo russi. Avèva appena terminato di difen-dersi dalle accuse di Bakunin di preparare un'ege-monia dei paesi industrialmente avanzati sui paesi

<<sottosviluppatb> (ricordiamoci che Marx aveva

scritto nella Prefazione alla prima edizione delCapitale che i primi indicano ai secondi <{'immagi-ne del loro futuron), ed eccolo sollecitato a tronca-re il dibanito che opponeva due categorie di lettorirussi del Capitale: coloro che dalla legge tendenzia-le (espropriazione dei piccoli proprietari da parte

del capitale, seguita dall'espropriazione del capita-le da parte dei lavoratori), presentata da lui comeuna <<fatalità storica>>, traggono la conclusione che

lo sviluppo del capitalismo in Russia è una condi-zione preliminare del socialismo; e coloro chevedono nella vitalità della ..comune rurale>> coope-

rativa il germe di quel che oggi si chiamerebbe uno..sviluppo non-capitalistico>>, che prefigura il comu-nismo. Mprx g,spqpde una prima volta in linea dimassima nel'I8i7 ?7. Nel 1881, viene sollecitato dinuovo da Vera Zasulic, una dei dirigenti del gruppo<<Liberazione del lavoro>>. Conosciamo le quattrominute della sua risposte, di cui solo una versionemolto succinta fu inviata alla sua destinataria 28. lntutti questi testi ritorna una medesima idea. Quelche è sorprendente è che quest'idea, giusta o menoche fosse, è perfettamente chiara. Ciò che è nonmeno sorprendente, è che Marx prova la più gran-de difficoltà non a formularla, ma ad ammetterlaper proprio conto 2e.

Primo. La legge tendenziale esposta nel Capi'

lt1

Page 76: Balibar - La filosofia di Marx

tale non si applica indipendentemente dalle circo-

stanze storiche: <<Bisogna discendere dalla teoriapura alla realtà russa per discuterne- [."] coloro che

credono alla necessità storica della dissoluzionedella proprietà comune in Russia non possono in

nessun caso provare questa necessità attraverso la

mia esposizióne della marcia fatale delle cose in

Europa occidentale. Dovrebbero, al contrario, for-nire àrgomenti nuovi e aff.atto indipendenti dallo

sviluppo dato da me>>.

Sìcondo. La comune rurale (istituita dalgoverno zaústa dopo I'abolizione della servitù del-

la gleba nel t86t) contiene nel suo seno una con-

truddirio.r.latente (un <<intimo dualismo>) tra eco-

nomia non mercantile e produzione per il mercato,

che ha tutte le possibilità di essere ^ggravat^

e

sfruttata dallo Siato e dal sistema capitalistico' e

condurrà alla sua dissoluzione (cioè alla trasforma-

zione di alcuni contadini in imprenditori e di altriin proletariato agricolo o industriale) se il processo

non è interrotto: <<Per salvare la comune russa'

occorre una rivoluzione russa>>.

Terzo, infine. La forma comunitaria (ttrag-

gruppamento sociale di uomini liberi non rafforza-

Io iui legami di sangue>>), che è stata preservata da

un'evoluzione singolare (<<situazione unica, senza

precedenti nella storia>>), è un arcaisrno: ma questo

àrcaismo può sewfte alla <<rigenenzione della Rus-

siarr, cioè alla costruzione di una società comunista,

risparmiando gli .<antagonismf> delle <<crisbt, dei

<cònflittbr e dii "disastri>>

che hanno segnato lo

sviluppo del capitalismo in Occidente, tenuto con-

to dél fatto che essa si trova ad essere conternpora-

nea (tetmine questo cui Marx ritorna con insisten-

za) alle formè più sviluppate della produzionecapitalistica, da óui essa può prendere in prestito le

152153

tecniche all'<<ambiente>> circostante'In questi testi è dunque proposta I'idea di una

moltepliiità concreta di vie di sviluppo storico' Ma

questtdea è inseparabile dall'ipo-tesi più ^stratt^,

,e.otdo cui vi è Àella storia di differenti formazio'

ni sociali una molteplicità di <<tempi>> contempora-

nei gli uni agli altri, di cui alcuni si presentano

come una progresslone continua' mentre alffi ope--rano il corio clrcuito tra il tempo più antico e quel-

lo più recente. Questa <<surdeterminazione>>, come

dirà più tardi Althusser, è la forma stessa che la sín-

golaiità della storia riveste. Essa non segue un pia-

io preesistente, ma risulta dal modo in cui unità

storico-politiche distinte, immerse in un medesimo

..ambientett (o coesistenti in un medesimo <<pre-

sente>>), reagiscono alle tendenze del modo di pro-

duzione.

Antieuoluzionismo?

Così, con uno straordinario rovesciamento di

situazione, dietro la pressione di una questione

venuta dall'esterno (così come, probabilmente,dietro la pressione dei dubbi che solleva in lui -quanto alla giustezza di certe sue formulazioni -l;applicazione che gliene propongono allora iomarxistirr), |::!-o_::.*iritmo di Marx partorisce ilsuo contrarro : un- 19 Slemè: di. ip-dfèSi. I n t i - èDó't ùzio ft i -

sticbe. Qùesta iióiii" della teoria è èiò che possia-

mo chiamare il terzo tempo della dialettica in

Marx. Come nànfÈdéie èhe vi è'una cónveîgenza

latente ra le risposte a Bakunin e a Bebel, e la

risposta aYeru Zasulic? Luna è come la reciproca

deile altre: qui, il nuovo deve sempre ancora aprir-

si la via nelle ..condizionil> del vecchio, dopo I'in-

Page 77: Balibar - La filosofia di Marx

ENGELS

La collaborazione di Friedrich Engels con Marx per 40 anni vieta diprocedere a divisioni manichee (il

"buon dialetdcoo Marx e il "cattivo materialista" Engels); ma non impedisce né di riconoscere Ia sua

originalità intellettuale, né di valutare la trasformazione che egli fa

subire alla problematica marxista. I momenti forti del suo interventosi situano nel 1844 - quando pubblica la Sitaazione delk clasrc ope-

raia in Ingbilterra, in cui si esprime una versione molto più completa

di quanto non fosse nello stesso periodo in Matx della critica dellavoro salariato come alienazione dell'essenza umana - e, per altriversi, dopo il 1875.È Engels in realtà ad awiare I'impresa di dare una forma sistematicaal "materialismo slorico" e di anicolare la strategia tivoluzionaria, leanalisi congiunturali e la ctitica dell'economia politica. L'aspetto pernoi più interessanre è \a ripresa del concetto di ideologia, a partiredallAntidiihing (1878). Engels ne dà prima una definizione episte-

mologica, centrata sull'apparenza di (<verità eteme) delle nozioni deldiritto e della morale.Nei manoscritti dello stesso periodo, pubblicati più tardi (1915) con

il titolo di Dialettica della natura (Ed. Riuniti, Roma 1956), questadefìnizione perviene praticamente all'opposto delle tesi esposte nell'l-deologia tedesca: f ideologia, ben lungi dall'essere <<senza sîoria pro-priao, si inserisce in unt sloria del pensiero, il cui filo conduttore è la

èontraddizione tra idealismo e materialismo, che ha surdeterminatoI'opposízione del modo di pensiero nmeîafisico" (ciò che Hegel aveva

chiamato "intelletto") e del modo di pensiero ndialetticoo (ciò che

Hegel aveva chiamaro <ragione").Si tiatta manifestamente, di fronte alla filosofia universitaria, di dota-

re il marxismo di una garanzia di scientificità. Ma questo progettoresta sospeso, in ragione delle proprie apotie intrinseche e perché

non è lì la questione principale: essa risiede nell'enigma della ideolo-gia ptoletaria, o della concezione comiltlista del nondo - termine pre-

ferito da Engels, perché permette di aggirare la difficoltà di unanozione di "ideologia materialistica.Gli ultimi testi (da LaduígFeuerbacb e il puttto d'approdo della filoso-fia classica tedesca,1888, aPer la stotia del oistianesimo pinitiuo del1894-95 e all'anicolo "Socialismo

dei giuristio, scritto con Kautskynel 1886) discutono congiuntamente due aspetti del problema: la suc-

cessione delle ,.concezioni del mondo dominando, il passaggio cioèda un pensiero teligioso a un pensiero laico (essenzialmente giuridi-co) e quindi ad una visione politica del mondo fondata sulla lotta diclasse, e il meccanismo di formazione delle .credenze" collettive neifapporti tra masse e Stato.Il materialismo storico si trova così dotato di un oggeno e di una delimitazione.

154 155

tervento di una rottura politica; lì, il vecchio deve

corto-circuitare il più recente , per utilizzarne irisultati <<contro corrente>>.

Come non vedere, anche, che queste proposi-

zioni rimaste in paîte private, quasi clandestine, e a

metà cancellate, sono implicitamente contradditto-rie, se non con le analisi della contraddizione reale

nel Capitale, in ogni caso con alcuni dei termini di

cui Màrx si era servito vent'anni prima, nella Prefa-

zione a Per la ctitica dell'economia politica, quando

aveva presentato il suo schema di causalità, in stretta

associàzione con I'immagine di una linea unica disviluppo della storia universale? <.Una formazione

socialè non perisce finché non si siano sviluppate

tutte le forze produttive a cui può dare corso [...]Ecco perché I'umanità non si propone se non quei

problèmi che può risolvere [...]>>, scriveva allora. Ed

òra: "[...] Ma è troppo poco per il mio oitico. Egliha assolutamente bisogno di trasformare il mioschizzo storico della genesi del capitalismo nell'Eu-ropa occidentale in una teoria storico-filosofica del

cammino generale, fatalmente imposto a tutti ipopoli, quali che siano le circostanze storiche in cui

èssi si trovano, per arrivare infine a questa formazio-

ne economica che assicura, col più grande sviluppo

delle capacità produttive del lavoro sociale, lo svi-

luppo più integrale dell'uomo. Ma io gli chiedo scu-

sa. Egli mi vuol farc al. tempo stesso troppo onore e

tropta offesa. [...] Awenimenti dall'analogia sor-

prendente, ma che si svolgono in ambienti storiciàifferenti, portano a risultati affatto disparati [lo svi-

luppo o meno del salariatol. Studiando a parte

ognuno di questi processi e paragonandoli poi, si

troverà facilmente la chiave di questo fenomeno, ma

non vi si arriverà mai col grimaldello di una teoria

storico-filosofica generale, la cui suprema virtù con-

Page 78: Balibar - La filosofia di Marx

LENIN FILOSOFO?

Dal momento in cui il nmaterialismo storicor venne identificato conun .marxismo-.leninismoo (mentre il corpo imbalsamaro del nfonda-torer veniva.deposro nel mausoleo nellaPiazza Rossa), il pensiero diLenin - estratto dai 45 volumi d,elJe Opere cotuplete (Ed. Riuniti,Roma 1955-1970) attraverso migliaia di commenrari - diveniva cosaaltra dalla fi.losofia: vn riferimeîtto obbligato che da solo dava diriuodi esprimersi. Oggi il movimento è inverso (un esegeta recenîe consi-dera che si tratti di un caso psicopatologico: Dominique Colas, LeLéninisme,PuÎ, Paris 1982) e occonerà molto tempo perché si possa-no realmente stadiarele argomenrazioni di Lenin, nel loro contesto enella loro economia.Nel marxismo francese, due filosofi, opposri tra loro sotro rùrri ipun.ti di vista, hanno analizzato il rappono di Lenin con la filosofia inmodo libero. Henri Lefèbvre (Pour cottnaître la pensée de Lénine,Bordas, Paris 1957, e la sua edizione con Norbert Guterman deiCahiers sur la d.ialectique de Hegel, Nrf, Paris 1938) si è basato soprat-tutto sugli inediti del 191r-1916, ín cui Lenin ha cercato neí filósoficlassici, specialmente in Hegel, ma anche in Clausewirz, i mezzi dipensare

"dialetdcamenîe> la guerra come un processo nel quale con-

tinuano ad operare le contraddizioni politiche (cfr. il vol. 18 delleOpere complete).Louis Althusser (Lenin e la filosofia, (faca Book, Milano 1969), le cuianalisi saranno continuare da Dominique Lecourt (Uae ctise et sonenjeu,Maspeto, Paris l97l), ha cercaro in una rilettura diMateríalísno ed,eÌîtpiriocliticismo (1908, vol. 14 delle Operc conpletel gliele-menti di una concezione <pratica> della filosofia, comè tracciato diuna linea di demarcazione tra il materialismo e l'idealismo nella com-pleisità delle congiunture inrellettuali, nelle quali si determinano reci-procarnente la scienza e [a politica.Ma vi sono altri momend filosofici in Lenin, i più interessanti deiquali sono probabilmente:

1. Il rimaneggiamento dell'idea del proletariato ,.classe universale,,,tentato nel Che fare? Q902, OC, vol. 5) contro I'idea di nspontaneitàrivoluzionariao in rermini di direzione inrellettuale della rivoluzionedemocadca (gli si contrapporrà la replica di Rosa Luxemburg dopola rivoluzione del 1905: "Sciopero di massa, paniro e sindacàto'-inSoitti politici, a cura di L. Basso, Editori Riuniii, Roma 1970).

2. All'altro estremo, il lavoro teorico sulla contraddizione della rivolu-zione socíalista ("Statoo e ..non-Stator, lavoro salariato e lavoro libe-ro) che va dall'utopia iniziale (Stato e riuoluzione, lglT) alle ultimeriflessioni di Sulk cooperazione (1923). (Si può leggere anche, a que.sto proposito, Robert Linhan, Lenin, i contadini, Taylor, Coines,Roma 1977, e Moshe Lewin, L'ultina battaglia di Lenin, Laterza, Barit969\.

1t6 157

siste nell'essere sopra-storica>> 'u. Come non vi è

capitalismo <<in generale>>, ma unicamente un <c-api-

talismo storico>> )1 , f.atlo dell'incontro e del conflittodi molteplici capitalismi, così non vi è storia univer-sale, ma soltanto delle storicità singole.

Probabilmente non possiamo allora eludere laquestione: una simile rettifica non dovrebbe forseripercuotersi su altri aspetti del <<materialismo sto-rico>>? Prima di tutto, certamente, sul modo in cuila Pref.azione a Per la critica aveva descritto lo<<sconvolgimento della sovrastruttura>> come con-seguenza meccanica del <<mutamento della base

economica>>. Cosa sono infatti l'<<ambienter>,l'<<alternativo>, il <<dualismo>>, la <<transizione politi-ca>>, se non altrettanti concetti o metafore cheobbligano a pensare che lo Stato e I'ideologia rea-

giscono sull'economia, e costituiscono addirittura,in date circostanze, il fondamento stesso sul qualeagiscono le tendenze della ..basen? Ma probabil-mente, anche, nessun teorico, dacché ha ffovatoveramente qualcosa di nuovo, può rimaneggiarsi dipersona: non ne hala f.orza, o la volontà, o il <<tem-

po>>... Sono altri a farlo, E vale la pena notare quiche l'<<azione di ritorno dell'ideologia>r, la uera

nozione dell'economicismo (cioè il fatto che le ten-denze dell'economia si realizzano solo attraverso illoro contrario: le ideologie, le <<concezioni delmondo>>, compresa quella dei proletari) è per I'ap-punto il programma di ricerca di Engels alla finedegli anni 1880. E vero che, cent'anni dopo, a con-fronto una volta di più con il lato cattivo della sto-ria, i marxisti vi sono ancora aggiogat|

Page 79: Balibar - La filosofia di Marx

NOTE

' K. M,rnx, Miseria della filosofia. Risposta alla Filosofiadella Miseria del signor Proudhon, Editori Riuniti, Roma 1971,parte II, La metafisica dell'economia politica, <Il metodo, setti-ma e ultima osservaziono>, p. 103.

2 K. Manx. Per la critica dell'economia politica, EditoriRiuniti, Roma 1974, pp.5-6.

) Il Capitale, op. cit., libro I, cap. XIII, pp. fiO-fi5 .

a Capitolo XXIV, "La cosiddetta accumulazione origina-ria>>; 7 : ..Tendenza storica dell'accumulazione capitalistica>,op. cit., pp.825-26.

t Basic Books, New York 1980.t' G. CnNcutt uen, ..La décadence de I'idée de progrès>>,

Reaue de métaphisique et de morale, n. 4, 1987 .

7 Walrrn Ber.rj,rr'rtN, "Tesi di filosofia deila storia>, inAngelus Nouas - Saggi e frammenti,Einaud| Torino 1982, pp.75.86.

8 Cfr. Risposta a lohn Letais, in L. Alruussen, Umanesimoe stalinismo, De Donato, Bari 197).

' Sul modo in cui il marxismo ha trascritto I'idea rivolu-zionaria di sociahzzazione in un linguaggio evoluzionistico, cfr.

Jear.r RoorrtN, Marxisme et socialisation, Méridiens/Klincksieck,Paris 1989. Sulle immagini socialiste del futuro nel XIX e XXsecolo, si veda Mnnc ArucnNor, L'Utopie collectiuiste, Puf, Parisr99t.

to Je,rN FnaNqots Lvorano, La Condizione post-moderna,

Feltrinelli, Milano 1987.I' E. BenNstrn, I presupposti del socialismo e i compiti

de lla socialdem octazia, Latena, Bari 1 968.12

JrrrrN Ravn, Una teoria della giustizia, Felrinelli, Mila-no 1.982.

" ,rl...l tutta la cosiddetta storia uniuersale non è che iagenerazione dell'uomo dal lavoro umano, il divenire della natu-ra per I'uomo, così esso ha la prova evidente, irresistibile, dellasua nascita da se stesso, del suo processo di origine.>> (K. M,qRx,

Manoscritti econonico-filosofici del 1844, in Opere filosofichegiouanili, op. cit., p.235.

ra Gronces CnNcurlrruu, ..Qu'est-ce qu'une idéologiescientifique?>> n ldéologie et rationalité dans l'histoire des scien-ces de la uie,Librairie Vrin, Paris 1977. Un'eccellente esposizione dell'evoluzionismo prima e dopo Darwin è il libro diC,wcuu-uen, Lar,rssnoe, PreuElral e UlvaNN, Du dneloppementà I'eaolution au XIXe siècle,PuÎ, Paris 1985; cfr. ugualmente

158

De Daruin au darwinisme: science et idéologie, di YvsrrrCoNnv, Librairie Vrin, Paris 1981.

15 <<I rapporti di produzione borghesi sono I'ultima formaantagonistica del processo di produzione sociale; antagonisticanon nel senso di un antagonismo individuale, ma di un antago-nismo che sorga dalle condizioni di vita sociali degli individui.Ma le forze produttive che si sviluppano nel seno della societàborghese creano in pari tempo le condizioni materiali per lasoluzione di questo antagonismo. Con questa formazione socia-le si chiude dunque la preistoria della società umanarr. (Prefa-

zione a Per la critica dell economia politica, op. cit., p. 6).

'6 Il Capitale,libro I, op. cit., cap. VIII, <<La giornaralavorativan, 2, <<La voracità di pluslavoro. Fabbricante e boiar-do>, p. 269 sgg.

17 La parola ,,survaleurrr, sostituita nell'ultima traduzionefrancese del Capitale al termine tradizionale, ma equivoco, di..plus-valuerr, equivale esattamente al tedesco Mehnaert: neolo-gismo forgiato da Marx per designare l'acc'rescinzento di aaloredel capitale che deriva dal pluslauoro operaio (in tedesco: Meó-rarbeit; in inglese: surp lus ualue/ surp lus labour).

'8 Libro I, cap. XIII, 9: <Legislazione di fabbrica (clauso-le sanitarie e sulla educazione). Sua estensione generale inInghilterra> (p.527 sgù. E stata la scuola ..operaista>> italianaa sottolineare più vigorosamente questo aspetto del pensiero diMarx: cfr. M,rnto TnoNrt, Operai e capitale, Einaudi, Torino1966; Ar.rroNIo NEcnr, fu classe ouurière contre l'Etat, Galilée,Paris 1978 (contiene i testi: Marx sùl ciclo e la uisi, Clusf,Firenze 1968; Crisi dello Stato-piano, comunismo e

organizzazione riuoluzionaria, Clusf, Firenze 1974 Proletari e&aro, Feltrinelli, Milano 1976). Si veda ugualmente il dibattitoche oppose Nicos Poul,utzt',s (Potere politico e classi sociali,Ed. Riuníti, Roma 1971) a R.qlptt Mrts.{No (Marxism and Politics, Oxford 1977) sullkautonomia relativa dello Stato>> nellalotta di classe.

" K. Manx, Miseria della filosofia, op. cit., pp. 103-104:

"[...] è il lato cattivo che finisce sempre con I'avere il soprav-u.trto. È il lato cattivo a produrre il movimento che fa la sioria,determinando la lottari.

20 <<Noi camminiamo in mezzo a rovine [...]. Si tratta quidella categoria del negativo [...] che ci fa vedere come quantovi è stato di più nobile e di più bello è stato sacrificato sull'alta-re della storia [...]. Nella nascita e nella morte, la Ragione vedeI'opera che il lavoro universale del genere umano produce...rt(G. W. F. Hrcrt, la Raison dans l'histoire, Uge 10/18, Paris

159

Page 80: Balibar - La filosofia di Marx

1986, p. 54,68).2t <<La parola processo, che esprime uno sviluppo consi-

derato nell'insieme delle sue condizioni reali, appartiene datempo al linguaggio scientifico di tutt'Europa. In Francia è sta-ta prima introdotta timidamente nella sua forma latina: proces-

sus.Poi si è intrufolata, spogliata di questo pedantesco travesti-mento, nei libri di chimica, di psicologia, ecc. e in qualche ope-ra di metafisica. Finirà per ottenere piena cittadinanza nelvocabolario francese. Notiamo di sfuggita che i tedeschi, comei francesi, nel linguaggio ordinario impiegano la parola "pro-cesso" in senso giuridico>>. (Le Capital, Paris 1872-1875, inMEGA, IU7, Dierz Verlag, Berlin, 1989, capitolo VII, 1, p.146, nota).

" Il Capitale,libro I, cap. XIV <Plusvalore assoluto e

relativo>>. Cfr. anche Il Capitale: libro I - Capitolo W inedito,La Nuova Italia,Firenze 1969.

2i La possibilità di pensare una .<contraddizione reale>> è

la pietra di paragone della dialettica marxista. Cfr. HeNnr LeFns-vne, Logique formelle et hgique dialectique, Éditions Sociales,Paris, la ed., 1982: Prennr Rrvlroro, Matérialisme dìalectique etlogique, Maspero, Pans L977 . È stata vigorosamente contestatada Lucro Correrrr, <Contraddizione dialettica e non-contraddi-ziono (1980) in Tramonto dell'ideologia, Laterza, Bari 1980.La riformulazione della nozione di contraddizione reale eraI'oggetto stesso dell'elab or azione di Althusser.

2r I documenti essenziali sono costituiti dalle ..note mar-gínalv> (Randglossen) redatte da Marx, da un lato sul libro diBakunin, Statalismo e anarchia, apparso nel 1871, dall'altro sul<<progetto di programma del partito operaio tedescoo, redattonel 1875. Le prime sono rimaste inedite fino alla loro pubblica-zione nel XX secolo insieme con altri manoscritti di Marx (li sitrova oggi, in particolare, nel volume XVIII dei Marx-Engels'Verke, Dietz Verlag, Berlino 1964, pp. 597 -642). Le seconde,comunicate a suo tempo ai dirigenti socialisti tedeschi a titoloprivato (Marx dichiara di avere alla fine ritenuto inutile pubbli-carle, dato che gli operai socialisti tedeschi avevano letto nelprogetto di programma ciò che non conteneva, cioè una piat-taforma rivoluzionaria...) sono state aggiunte da Engels,vent'anni dopo, alla sua Critica del programma di Erfurt (1892).

'5 ..Glosse marginali al programma del Partito operaiotedescon, in Mnru, Critica al plogramfia socialdemocratico, ed.del Maquis, Ml,ano 1972. Sulle varianti successive della teoriadella <dittatura del proletariatorr, cfr. il mio articolo del Dic-tionnaire nitique du marxisme, op. cit., e Jean Robelin, Marxi-

160

sme et socialisation, op. cit.2t H. LrrnrvnE, Lo Stato, (4 voll.) vol. II, De Donato, Bari

t97 6-78.

'7 Si tratta delle Lettera alla redazione tlegli <Otecest-

uennye Zapiski, (Annali della patria), conosciuta sotto il nome

di Lòuera a Michailouskij (in Manx-ENcELs, Letterc sul Capitale,

a cura di G. Bedeschi, Laterza, Bari 1971).2s <<Cara cittadina, una malattia di nervi che mi colpisce

periodicamente dagli ultimi dieci anni, mi ha impedito diiispondere più presto alla vostra lettera...rr. Tutte queste letteresoÀo in francese: Marx aveva imparato a leggere il russo, ma

non lo scriveva.2e Nello stesso momento Engels abbozzava considerazio-

ni simili a partire dalla sua lettura dei lavori dello storico GeorgMaurer sulle antiche comunità germaniche (cfr'

"La Marca>, in

ENcer-s, L'origine della faniglia, Editori Riuniti, Roma, IV ed.,

1,979; e il,.om-"nto di M. Low e R. SnYnr, Réuolte et mélan'

colie. Le romantisme à contre-courant de la modernité,Payot,Paris 1992, p. 128 sgg,). Questi lavori restano tuttavia dominatidall'influenza dell'evoluzionismo antropologico di Levrs Mon-

ctN, Ancient Society (1877), verso il quale Marx provava gran'

de ammirazione.3(t Lettera a Michailouskij, op. cit., pp. 157-58.I' I. 'W'.qLI-ERsrpw, Il capitalismo storico, Einaudi, Torino

1983.

161

Page 81: Balibar - La filosofia di Marx

V. LA SCIENZAELA RIVOLUZIONE

Il lettore che mi ha sin qui seguito, lo so bene,

vorrebbe rivolgermi due critiche (almeno).

In primo luogo, egli pensa, Lei è andato da

un'esposizione delle idee di Marx ad una discussio-

ne <<con Marx>>: ma senza rimarcare nettamentequando si passa dall'una all'ahtra. Donde la facilitàcon cui Lei proietta delle <<vocl> nel testo, interpretai suoi silenzi, o quantomeno le sue mezze parole.

In secondo luogo, aggiunge, Lei non ha vera-mente esposto la dottrina di Marx: se non lo avessi-

mo saputo da altre fonti, dal Suo libro non avrem-mo appreso come Marx ha definito la lotta di clas-

se, come ha fondato la tesi della sua universalità edel suo ruolo..motore della storia>>, come ha dimo-strato che la crisi del capitalismo è inevitabile e chela sua sola soluzione è il socialismo (o il comuni-smo), ecc. E ugualmente Lei non ci ha dato ilmodo di sapere dove e perché Marx si è sbagliato,se del marxismo qualcosa possa essere <<salvata>>, se

esso è compatibile o meno con la democrazia, conI'ecologia, la bioetica, ecc.

Comincio da quest'ultima criúca, e mi dichiarointeramente colpevole. Poiché ho scelto di interessar-mi del modo in cui Marx lavon nella filosofia, elafilosofia in Marx, mi occorreva scartare non solo ilpunto di vista del <<sistema>>, ma anche quello della

dottrina. La filosofia non è dotffinale, non consiste inopinioni o teoremi o leggi sulla natura,la coscienza,

la storia... Soprattutto, non consiste nell'enunciare lepiù generali di queste opinioni o di queste leggi.

Questo punto è particolarmente importante qui per-

163

Page 82: Balibar - La filosofia di Marx

ché I'idea di una <<sintesi generaler>, in cui la lotta diclasse si trovi articolata con I'economia, I'antropolo-gia, la politica, la teoria della conoscenza, è puramen-te e semplicemente il tipo di diamat ufficializzato npassato nel movimento comunista internazionale (e

va detto chiaramente che, salvo il grado di sottigliez-za, il medesimo ideale di <generalizzazione>> rcgnaanche presso moltt nitici del dianuat). Questa fgrma,ben inteso, è di per sé interessante dal punto di vistadella storia delle idee. Essa trova alcuni incitamentiin Marx. Altri, più deliberati, in Engels (che aveva difronte concorrenti coi quali occomeva misurarsi, le<<teorie della conoscenza>>, le <<filosofie della naturar>

e le <<scienze della cultura>> dell'ultimo terzo del XIXsecolo). Ha trovato alcuni dei più ferventi ammirato-ri tta i neotomisti dell'Università pontificia (si puòleggere questo stupefacente episodio in Stanislas Bre-ton,De Rorne à Paris. Itinéraire pbilosophique)'.

Nel volgere risolutamente le spalle all'idea didottrina, ho voluto problematizzare alcune questio-ni che guidano il pensiero di Marx: perché, se èvero, come egli stesso proponeva ne llideologia tede-

sca, che <<le mistificazioni>> sono <<già nelle questio-nil> prima di essere nelle risposte, non bisogna forsesupporre che ciò vale a fortiori per le demistificazio-ni, cioè le conoscenze? E perciò riprendere dall'in-terno il movimento teorico che, incessantemente,<<sposta le linee> di queste questioni. Ho scelto perquesto tre percorsi che mi paiono privilegiati (erano

certamente possibili anche altre scelte).

TRE PERCORSI FILOSOFICI

Il primo, partendo dalla critica delle defini-zioni classiche di <<essenzaum na>>, sia spiritualisti-

164

co-idealistiche che materialistico-sensualistiche(ciò che Althusser ha proposto di chiamare umane-

simo teorico, e si potrebbe dire anche: antropolo-gia speculativa), porta verso 14 problematica delioppòrn sociale. Al prezzo, tuttavia, di un'oscilla-zionà significativa tra q{Lpujtro di vista radicalmen-

tg negativo, attiuistico, quello delle Tesi su Feuerba-

ch, at cui il r4pportqnon è nient'altro che#s[,qHa-

lizzazione dila prqxis, e*un Punto di vista costrut-

iîvo', pófrtiuo, quello de Ilideologia tedesca, il.quicoincide conJa divisiollg dgllavp^ro e il commercio

o comunicarion. - formé di suiiuppo delYe forzeproduttiue. Si potrebbe dire che, in un caso, lacomunità umana (il comunismo) si realizza attta-verso la negazione completa del vecchio mondo,nell'altro, attraverso la pienezza del nuovo che,

infatti, è già lì. In un caso, la pratica rivoluzionariadomina in modo assoluto su tutto il pensiero (la

verità non è che uno di questi momenti). Nell'al-tro, essa è, se non sottomessa al pensiero, quanto

meno presentata nei suoi minimi particolari da una

scienza della storia. Rivoluzione, scienza (rivoluzio-

ne nella scienza, scienza della rivoluzione): abbia-

mo qui i termini di un'alternativa cui, in fondo,Marx non ha mai messo fine. Il che vuol dire anche

che egli non ha mai accettato di sacrificare I'unaall'altia: segno della sua intransigenza intellettuale.

Secondo percorso, inserito sul precedente: quel-

lo che, da una critica delle illusioni e delle pretese

della <<coscienz >> v^ fino ad una Plohlemalica"della9o;1i1,q4zior1e d.el;pryetto, nelle forme della sua aliena-

zioiàialiena zione alla<<cosa>>, al feticismo della circo-lazione mercantile, ma anche alienazione alla..perso-

narr, al feticismo del processo giuridico - benché ioriconosca che lo statuto del concetto di <<persona>> in

Marx è profondamente incerto). Questo secondo

165

Page 83: Balibar - La filosofia di Marx

percorso non è lineare, ma segnato da una notevolebiforcazione (l'abbandono del termine di ideologia).Passa attraverso una serie di analisi: l'<<otizzontesociale>> della coscienza (che è quello dei rapportitransindividuali e del loro limite storico); la differcnzaintellettuale, dunque il dominio fuori del pensiero enel pensiero; infine, la struttura simbolica dr equiua-lenza fta gli individui e le loro <<proprietà>>, che ècomune allo scambio mercantile e al diritto (privato).

Terzo percorso, infine: quello che va dall'inven-zione di uno schema di causalità (materialistico nelsenso che rovescia il primato della coscienza o delleforze spirituali nella spiegazione della storia, ma perassegnare loro un ruolo di <<mediazione>>, di istanzasubordinata nell'efficacia del modo di produzione)u*elS_g una.d.ialeui9q /elk ternporalità, inmanente aJ.

gioco delle forTe {-e"Ift,s"t_oria (e queste ultime nonsono delle <<cose>>!). \ri roSA_drygrsi.abbozzi di quE-

dialettica in Marx, il princiI principale è quello dellaèioè delle tèndenze e con-

antagonistiche del collettivo, inviluppate I'una nel-l'altta, che occupa una grande parte del Capitale. Maconviene anche - se ci si wole proprio assumefequalche rischio nella lettura degli ultimi testi diMarx - accordare tutta la sua importanza all'idea ditransizione dal capitalismo al comunismo (qui ilmomento della pratica rivoluzionaria effettua unospettacolare ritorno nello spazio che la <<scienza del-le formazioni socialil> aveva interamente occupato),come all'idea di vie di sviluppo alternative, singolari,che abbozza una critica interna dell'evoluzionismo.

La difficoltà di questo terzo percorso risiedenel fatto che la messa in luce di una dialettica tem-porale è scavalcata dil suo qorit;iiio, ptevalentè nel-'Ià màgpibr"pà'itb'dei testi generali di Marx (ma sono

166 167

rari, in d efinit iva ) : l]!d.u .djgff " $q W, WUg r w&-delI'umàniÈ, la linea dievoluzione ascendente, unifor-itter'nente progressiva, dei modi di produzione e del-

le formazioni sociali. Qui bisogna essere onesti,ammettere che questo evoluzionismo <<materialisti-

co> e..dialettico>> è anch'esso marxista tanto quanto

I'analisi della contraddizione reale - e che, anche

storicamente, ha più titoli per essere identificato colmarxismo. È probabilmente a questo che Marx pen-

sava già quando pronunciò la famosa battuta (ripor-

aa da Engels in una lettera a Bernstein del novem-

bre 1882): ..Quel che è sicuro, è che io non sono

marxisto>. E Gramsci, quando scrisse ii suo articolodel 1917, .<La rivoluzione contro I' Capitaler> ' (altro

motto di spirito)... salvo che Il Capitale è proprioquello dei testi di Marx, nel quale è presente la ten-

sione più viva tta i due punti di vista. La posta ingioco di tutto ciò è evidentemente nel sapere se,

come dice una formula del libro III de Il C'apitale,

assolutamente conforme alla tr adizione idealisticadella filosofia della storia, la società senza classi post-

capitalistica sarà <<il passaggio dal regno della neces-

sità al regno della libertD', o se la lotta (attuale)per

il comunismo rappresenta un diuenire necessario del-

la libertà (cioè I'iscrizione di un movimento di libe-r azione nelle sue proprie condizioni materiali).

r'opEre IN CANTIER-E

Ma torniamo alla prima obiezione che potreb-

be essermi rivolta. Ho detto che leggere Marx come

filosofo suppone di collocarsi al di fuori della dottri-na, di privilegiare i concetti, e di problemaúzzarci|loro movimento di cosffuzione, decostruzione e

ricostruzione. Ma credo proprio che occorra fare un

Page 84: Balibar - La filosofia di Marx

passo di più e, senza temere I'incoerenza, dire cheqaesta dottrina non esiste. Dove sarebbe, infatti?Cioè, in quali testi?,.Non ha ar,uto il tempo>>, si sa, e

qui si tratta di ben altra cosa che di una distizionetra un Marx giovane o vecchio, filosofo o scienziato.Tutto ciò che abbiamo sono dei riassunti (la prefa-zione a Per la critica dell'economia politica), deimanifesti (grandiosi), delle bozze lunghe e articola-te, ma che finiscono sempre per essere bruscamenteinterrotte e che - è il caso qui di ricordarsene -Marx stesso non ha mai pubblicato (Ijideologia tede-

sca, i Grundrisse o <<Manoscritto del 1857-58>). Nonvi è dottrina, vi sono unicamente dei frammenti (e,

d' aftr a parte, delle analisi, delle dimosrazioni).Mi si comprenda bene: Marx non è ai miei

occhi un <<postmoderno>> aflte litterarn, e hon inten-do sostenere che il suo pensiero derivi da una ricer-ca deliberata dell'incompiuto. Sarei piuttosto tenta-

to di pensare che egli non ha, effettivamente, maiavuto il tempo di costruire una dottrina perché larenifica andaua più ueloce. Non solo era in anticiposulle conclusioni, ma sulla critica delle conclusioni.Per mania intellettuale? Forse, ma questa mania era

al servizio di una duplice etica; etica di teorico (di

scienziato), ed etica di riuoluzíonario. Ntroviamoancora gli stessi termini. Troppo teorico, Marx, per

,ll.Ilpacche6are> le sue conclusioni. Troppo rivolu-zlonano, sra per pregarsi ai rovesci della fortuna, sia'per ignorare le catastrofi, continuare come se nientefosse stato. Troppo scienziato e troppo rivoluziona-rio per rimettersi alla speranza del messia (benché

questa, incontestabilmente, abbia fatto pafte dei sot-

tintesi del suo pensiero: ma un teorico o un politiconon si definiscono per quel che rimuovono, anchese in parte la loro energia proviene da ciò, e se ilrimosso - il religioso ad esempio - fa parte di ciò

168

che, nel modo più sicuro, perviene alle orecchie dei

<<discepolb>, dei <<successoril>)'

Ma allora noi abbiamo il diritto di interpretare

le mezzeparole di Marx. Non di considerare i fram-

menti dei suo discorso come carte che potremmo

indefinitamente ribattere a volontà. Ma, tuttavia, di

eDÚare nelle sue <<problematichet', nelle sue <<assio-

matiche>, nelle sué .<filosofie>> infine' per spingerle

fino in fondo (alle loro contraddizioni, limiti' apertu-

re). Così, in una congiuntura intefamente nuova'

vediamo ciò che pottiurno fare con e contro di lui'

Molto di quanto 3 abbozzato in Marx è lungi dall'a-

ver trovató h sua forma definitiva. Molto di quanto

appare oggi impotente, o criminale, o semplicemen-

té c"drrclnel ..marxismorr, lo era già, oserei dire,

prima di lui, poiché non era un'invenzione del

-artis*o. Tuúavia, se Marx non avesse fatto altro

che affrontare la questione dell'alternativa al <<modo

di produzione dominanterr, nel seno stesso di quesio

-odo (.h. è anche, più che mai, un modo di circola-

zione, un modo di Comunicazione' un modo di rap-

presentazione)..., dovremmo ancora far ricorso a lui!

PRO E CONTRO MARX

È giocofor za tuttavia riconoscere che ilmar*isÀo è oggi una filosofia improbabile' Lo si

deve al fatto che per la filosofia di Marx è in corso

un lungo e diffiiile processo di separazione dal

..marrilmo storico>>, ih. d"u. superare gli ostacoli

accumulati da un secolo diuti\izzazione ideologica'

Ora, non si tratta per tale filosofia di ritornare al

suo punto di paftenza, ma, al contrario, di appren-

d"re lu proptà storia e trasformarsi nel corso della

ffaversaìa. Òhi oggi voglia lavorare nella filosofia di

169

Page 85: Balibar - La filosofia di Marx

Marx non viene solo dopo di lui, ma dopo il marxi-slno: non può accontentarsi di regisffare la cesuraprovocata da Marx, ma deve anche riflettere sul-I'ambivalenza degli effetti che essa ha prodotto -tra i suoi sostenitori come tra i suoi awersari.

Lo si deve anche al fatto che ia filosofia diMarx non può essere oggi né una dottrina diorganizzazione né una filosofia universitaria, deve$ovarsi cioè fuori sesto rispetto ad ogni istituzione.È certo che il ciclo di un secolo (1890:1990) segna lafine di ogni mutua appartenenza trala filosoÍia diMarx e una qualsiasi organizzazione, a fortiori unoStato. Ciò significa che il marxismo non potrà piùfunzionare come impresa di legittimazione: è unacondizione, negatiua almeno, della sua vitalità; quan-to alla condizione positiva, essa dipende dal ruoloche i concetti di Marx assumeranno nella critica dialtre imprese di legittimazione. Ma la dissoluzionedel legame (conflittuale) tra il marxismo e le organiz-zazioni politiche non facilita tuttavia la sua rasfor-mazione in filosofia universitaria: non foss'altro cheperché I'Università impiegherà molto tempo a farcI'analisi del proprio antimarxismo. Qui, ancora, ilpositivo e il negativo sono in sospeso: il futuro stessodi una filosofia universitaria è incerto, e la parte chedelle idee venute da Marx possono giocare nella riso-luzione di quest'altra crisi non può essere determina-ta a priori. Ma occorre tuttavia fare delle ipotesi, eciò mi porta alle ragioni che mi fanno pensare, comedicevo all'inizio, che nel )O(I secolo Marx sarà lettoe studiato in diversi luoghi. Ciascuna di queste ipote-si, come si vedrà, è anche una ragione di opporsi aMarx: ma secondo un rapporto di <<negazione deter-minata>>, cioè attingendo nel suo testo le questioniche possono essere sviluppate soltanto contrappo-nendosi su punti precisi alle sue tesi.

170

Prirno.Una pratica vivente della filosofia è sem-

pre un confronto con la non-filosofia. La storia dellafuosofia è fatta di rinnovamenti tanto più significativiquanto I'estemo con cui essa si misura è più indige-

rto p.t essa. Lo spostamento che Marx ha fatto subi-

re alle categorie della dialettica è uno degli esempi

più chiari di questa <<migraziono> del pensiero filoso'fico, che lo porta a ricostituire la forma stessa del suo

discorso a partire dal suo altro. Ma questo sposta-

mento, per quanto risolutamente sia stato intrapreso,non è compiuto: e non è prossimo ad essedo, perché

la terra straniera in cui qui si tratta di approdare, la

storia, muta incessantemente di configurazione.Diciamo che I'umanità non può abbandonare unproblema che essa non ha ancora risolto.

Secondo. La storicità, poiché è di essa che si

tr^tta, è una delle questioni più aperte dell'attua-lità. Ciò è dovuto, ra I'altro, al fatto che I'universa-lizzazione del rapporto sociale annunciata dallefilosofie della storia è ormai un fatto cornpiuto: nonvi è più che un solo spazio delle tecniche e dellapolitica, della comunicazione e dei rapporti dipotenza. Ma questa universalizzazione non è né

un'umanizz azione né una r azionalizzazione, macoincide con esclusioni e scissioni più violente che

in precedenza. Se si mettono qui da parte i discorsimoraii, che oppongono a questa situazione la rifor-mulazione di principi giuridici e religiosi, non visono, pare, che due possibilità: ritornare all'ideadella <.guerra di tutti contro tuttb (di cui avevaparlato Hobbes), che richiede I'edificazione di unapoteftu coercitiva esterna, o immergere la storicitànell'elemento della natura (cosa che sembra deli-nearsi nella ripresa attuale delle filosofie della vita).Più una terza, di cui Marx ha abbozzato la forma:pensare il cambiamento delle istituzioni storiche (o

171

Page 86: Balibar - La filosofia di Marx

meglio: <<il cambiamento del cambiamento>>, dun-que I'alternativa ai cambiamenti immediatamenteosservabili) a partire dai rapporti diforza che sonoloro immanenti, in maniera non solo retrospettiva,ma soprattutto prospettica, o, se si vuole, conget-turale. Qui bisogna, contro i modelli del rovescia-mento e dell'evoluzione lineare, di volta in voltaadottati da Marx e periodicamente rirovati daisuoi successori, liberarcla terza nozione che, apoco a poco, si è precisata in lui: quella della ten-denza e della sua conffaddizione interna.

Terzo.Una filosofia critica non è soltanto unariflessione su quanto di inatteso la storia presenta;occorre che essa pensi la propria determinazionecome attività intellettuale (cioè che essa sia, secondoun'antichissima formula, <<pensiero del pensiero>, o<idea dell'ideal. A questo proposito, Marx è nellasituazione più instabile, in ragione della teoizzazio-ne dell'ideologia che ha abbozzato. Ho detto che lafilosofia non gli perdonava questo concetto, o glieloperdonava difficilmente, il che ne fa come un distur-bo permanente e talora dichiarato (un buon esempiorecente è il libro di Paul Ricoeur, Lectures on ldeo-loglt and Utopia) o. È che I'ideologia designa per lafilosofia il proprio elemento di formazione, non solocome un <<impensato>> interiore, ma come un rappor-to con gli interessi sociali e con la differenza intellet-tuale stessa, mai riducibile ad una mera opposizionedi ragione e non ragione. Liideologia è per la filosofiail nome materialistico della propria finitezza. Tutta-via, la più flagrante incapacità del marxismo è consistita precisamente nel compito cieco che rappresen-tavano per esso il suo funzionamento ideologico, lasua idealizzazione del .<senso della storio> e la suatrasformazione in religione secolare di masse, di par-titi e di Stati. Abbiamo visro che almeno una delle

172

cause di questa situazione è dovuta al modo in cui

Marx ha opposto in gioventù I'ideologia aITa ptatica

rivoluzionària del proletariato, trasformando al con-

tempo quest'ultimà in un assoluto. È per questo che

qui ii devono tenere ad un tempo due posizioni anti-

téticie: la filosofia sarà <<marxisto> fintanto che' per

essa, la questione della verità si giocherà nell'analisi

delle finiioni di universalità che la filosofia stessa

autonomizza; ma le occorre prima essere <<marxista>

contro Marx, farc della denegazione dell'ideologia in

Marx il primo oggetto della sua critica.

Quarto. La filosofia di Marx è, tra Hegel e

Freud, I'esempio di un'ontologia moderna della rela-

zione, o, secondo I'espressione di cui mi sono servi-

to, del transindividuale. Ciò significa che essa si istal'

la al di iì dell'opposizione di individualismo (foss'an-

che ..metodológico") e organicismo (o <<sociologi-

smo>>), della quale permette di tracciare nuovamente

la storia e di mostrare le funzioni ideologiche. Ma

non basta a c ratteîizzare la sua originalità, perché la

relazione può essere pensata sia sotto I'aspetto del-

I'interiorità, sia sotto quello dell'esteriorità, cioè, dinuovo, della naturalità. Cosa che illusÚeranno, nella

filosofia contemporanea, da un lato il tema dell'inter'soggettiuità (non vi è <<soggetto>> isolato che si rap-

presenti il mondo, ma piuttosto una comunità olig-i-

naria di soggetti molteplici), dall'altro quello della

complessità (della quale le esposizioni più-seducenti

si fondano metaforicamente sulla nuova alfeanza ffafisica e biologia). Marx non è riducibile né all'una né

all'alra di queste due posizioni' Lo si deve al fatto

che il transindividuale per lui è stato fondamental-

mente pensato come il correlato deJla lotta di clnsse,

struttura sociale <<ultimo> che divide ad un tempo illavoro, il pensiero e la politica. Filosofare pro e con-

tro Marx vuol dire qui porre la questione, non della

173

Page 87: Balibar - La filosofia di Marx

<fine della lotta di classe>> - etemo pio desiderio del-l'armonia sociale -, ma dei suoi limiti intemi, cioèdelle forme del transindividuale che, intersecandoladappertutto, le rimangono assolutamente irriducibi-li. La questione d4le grandi <<differenze antropologi-che' paragonabili alla differenza intellettúalefacominciare dalla differenza sessuale) può servire dafilo.conduttore. Ma potrebbe anche dìrsi che, perfi-no in questa presa di distanza rispetto a Maìx, ilmodello dell'articolazione rra una problematica deinodi di produzione (o dell'<<econòmiarr, nel sensogenerale del termine) e una problematica del mododi soggezi2ye (dunque, la coitituzione del <<sogger-to>>, sotto l'azione delle strutture simboliche), sia unriferimento costantemente necessario. proprio per-ché essa è l'espressione di questo duplice tifiuto d.lsoggettivismo e del naturalismo che, periodicarnenre,riporta la filosofia verso I'idea di dialettica.

Quinto, per finire. Ho tentato di mostrare cheil pensiero della relazione sociale è in Marx la con-tropartita del primato accordato alla pratica rivolu-zionaria (<<trasformazione del mondo>>, <<con tro- ten -denzan, <<cambiamento nel cambiamento>>). Tran-sindivjduale, infatri, è prima di tutto questa recipro-cità che si instaura tra I'individuo e il collettivo nelmovimento dell'insurrezione liberatrice ed egualita-ria. Il minimo incomprimibile di individualità e disocialità che Marx descrive a proposito dello sfrutta-mento capitalistico è un fatto di resistenza al domi-nio che, come egli ha voluto mostrare, non dovevaessere inventato o suscitato, perché è sempre giàcominciato. Si può ammetere che è per fóndàrequesta tesi che egli si è fano di nuovo carico di unaperiodizzazione della storia universale che gli per-metteva dí pensare che la lotta dal <<basso> viéne dalfondo stesso della storia collettiva.

174

Tuttavia, si deve fare un passo di più, poiché,

se Marx fosse stato unicamente il pensatore della

tiuott", sarebbe completamente perduto il senso del-

la sua costante opposizione all'utopia' Questa oppo-

,iriorr. non ha -ìì uoluto essere un ritomo al di qua

della potenza insurrezionale e immaginativa rappre-

s.ntri" dallo spirito utopico' Lo sarà tanto meno se

riconosceremo nell'ideologia I'elemento o la materia

stessa della politica, voltando definitivamente le spal-

le alla vena positivistica del marxismo' Ma ciò non

farà che sottòlineare ancor più I'interrogazione con-

tenuta nel duplice movimento antiutopico di Marx:

qu.UÀ che il tàrmine <<praxis>> designa e quello cui la

..dialetticr> dà nome. È ciò che ho chiamato l'azione

al presente,e che ho tentato di analizzare come cono-

s.àta teoríca delle condizioni materiali che costitui

t.ono il <<presente>>. Dopo aver designato a lungo la

riduzione àella ribellione alla scienza, o inversamen-

te, porebbe darsi che la dialettica venga semplice-

-.Àt" a designare la questione infinitamente aperta

J.ttu toto cingiunzíone (Jean-Claude Milner ha

impiegato questo termine in Constat) 5:. il che non

rignifiiu ridurre Marx a un programma più modesto'

m"a conferirgli per lungo tempo il posto di insupera-

bile otraghJtatore>> trà la filosofia e la politica'

NOTE

I Desclée de Brouwer, Paús 1992'2 A. Gn,rvscl, La città futura 1917-1918, a cura di S'

Caorioslio. Einaudi, Torino 1982, p' 511 sgg'' íll Capitale, op. cit.,libro III' p'911'

r Coiumbia University Press, New York 1986't Verdier, Paris 1'992.

175

Page 88: Balibar - La filosofia di Marx

GUIDA BIBLIOGMFICA

Orientarsi nell'enorme bibliografia delle opere diMarx, dei suoí conrinuatori e dei ùoi commentàtori, èdivenuta una difficoltà in sé. Nessuno _ s.luo

"l.,rnibibliotecari specializzati - può pretendere di dominaretutta la mareria _disponibile, ancte in una sola ling"" (lÍdeclino di popolarità del marxismo, molto ineg,ralé d'd-tronde a seconda dei paesi, non ha per nulla messo apost-o le cose, poiché ha sortito I'effettó di rendere intro-vabili o difficilmente reperibili numerosi testi ed edizio"i,anche recenti, che non sono necessariamente i peggiori).A dispetto di questi ostacoli, si tenterà di i"di;;;;ialcune letture e strumenti di lavoro p., .o-p1.t"..'i.indicazioni date nel corso del testo.

1. Opere di Manr

Il problema è duplice. Da una parte, I'opera diMarx è. incompiuta. Come si è indicaro sopra, quesraincompiutezza corrisponde a sollecirazioni eseìcitatèsi sullavo-ro di Marx, a difficoltà intrinseche, e ad un,attit-udineinteflettuale di costante rimessa in discussione, .h. fo.iì_va I'autore a <<rilavorare>> i suoi concetti piuttosto'che aterminare i suoi libri. Vi sono dunque mòlti inediti, deiquali alcuni sono divenuti a postenoi delle..opereo alftet-tanto. importanti dei testi compiuti. D'altra paite, I'edizio_ne di questi testi (la scelta ài quelli considerati comeessenziali, ma anche il modo di presentarli, di censurarlipersino),è.sempre srara una posrà in gíoco di lotte politi-cne tra dttterentl <tendenze>>, potenti apparati statali, par_titici, e anche universitari. In due ripreie I'edizione diìnaMarx-Engeh GesantAusgabe (Opeie complete di Marx edi Engels) è stata brutalÀ..rt. irrt...ottr, ,r.r, prim" ,ooltunegli anni Trenta, quando il regime staliniano É, tiq"iari.l'rmpresa avvrata dopo la rivoluzione russa da Rjazanov;una seconda volta con il crollo del <<socialismo iealeo inUrss e Rdt, che interrompe (provisoriamente?) la tealizza-zione della <<Mega II>. La scèlta di tale o tal'altra edizionenon è- dunque affatto neutra: accade frequentemente chesotto lo stesso titolo non si abbia a che fare in realtà esat-

176

tamente con lo stesso testo. L'edizione dei testi originali

tedeschi più correntem erfie utílizzata .è quella -dei

M a t x'Engeh Verke, pubblicata a Berlino da Dietz Verlag (40

voll., 1968-1981).In collaborazione con I'Istituto Marx-Engels-Lenin

di Mosca e con I'Istituto per il marxismo-leninismo di

Berlino, sulla base delle edizioni tedesche'della Mega e

deiVeike,ma con I'aggiunta dei manoscritti inediti repe-

riti e resi noti fino ad allora, gli Editori Riuniti hanno ini-

ziato nel 1972 la pubblicaziòne delle Opere cornplete dt

Marx ed Engels in 50 volumi, rimasta però purtroppoincompiuta.

2. Opere generali

Non esiste una buona biografia recente di Marx' Si

utilizzerà nondimeno:

BnuuarJEIN, Marx et Engels' Uge, Paris 1971'

Mc LBn-aN Ddva, Karl Marx,Kzzoli, Milano 1976'

MnsruNc Fnxz,Vita di Marx, Ed' Riuniti, Roma, IIedizione, t976.

R;azeNov Dtvw, Marx et Engels, Anthropos, Paris

1967.Per la formazione intellettuale di Marx rimane inso-

stituibile il lavoro di Aucusrs Comru, Karl Marx e Fiedi-,i nngult (ediz. Puf, Paris), tomo I: Les Années d'enfance

et de"jeunesse. La gaucbe hégelienne 1818-1'820/1844(1g55\;tomo II: Dulibéral^me démouatique au comnuni'

;;t. L" Gazette rhénane. Les Annales franco-allenandes,1824-1844 (1953); tomo III: Marx à Paris (1961); tomo

IY: La Fornation du natéialisme bistoique (1970)'

Per la costituzione della nozione di t<marxismo>> e le

reazioní di Marx ed Engels, si leggerà G. Haurr, <<Marx e

il *..*ir*o> in Stoia lel marxismo, Einaudi, Torino, vol'

I, Il marxismo ai ternpi di Marx, 1978, pp' 28.8-JI4' La

migliore storia generàle del marxismo è quella appgrsa

o.Jsso Einaudi 6p. at.) in 5 voll', sotto la direzione di E'j. Hottu^*" e altii. Si potrà utilizzare egualmente Lrszrx

kor *o*ro, Nascita, suiliuppo, dissoluzione del marxismo,

t voll., Milano 1979-80. É-il volume collettivo (sotto la

177

Page 89: Balibar - La filosofia di Marx

direzione di RsNr Garrnsor), Les Auenturcs du marxisne,Syros, Paris 1984.8 inoltre Mrcrrr Vaxarourrs eJraN_Maatr Vrr'rcENr (a cura di) Marx aprés les marxisnes, 2voll., L'Harm attan,Paris 1997.

,Un'eccellente esposizione della storia del marxismooccidentale è in ANoir Tosn, ..L; J;;J.ppemenr dumarxisme en Europe occidentale depuis l91i>r, in Histoi_re de

-la pbilosopbie, Gallimard, <<Encyclopédie de la pléia_

de>>, Paris, tomo III, 1974.

f. Riferimenti complementari per i capitoli precedenti

Filosofu marxista o filosofia di Marx

Oltre le opere già menzionate, si potrà leggere:

Assour.r Peur-Launrrur et RAULET GÉnano, Marxisneet tbéoie crítique, Payot,Paris 197g.

Centre d'étades et de recbercbes narxistes, Sur la dia_lectique, Editions socíales, Paris 1977.

Corrsrr Lucro, Il marxisrno e Hegel, Laterza, Bari1969.

- Geno Isareru, Marx, une citiEre de la philosophie,Seuil, Paris 2000.

Honxuprlrrn Mex, Teoria ritica, Einaudi, Torinor974.

Kaursry Kapt, Etica e concezione naterialistica dellastoria; F eltrinelli Milano 1 958.

Konscs K*r, Marxismo e filosofía, Sugar, Milano1966.

Kosrx Kanpr, Dialettica del conueto, Bompiani,Milano 1965.

. . I.anrca Groncrs, Dopo il rnarxismo_leninismo,Edi-zioni Associate, Roma 1992.

_ HrNnr Lrrrnvnr, Métaphílosophie, Ed, de Minuit,Paris 1965.

Mao_Tsr-TuNc, Opere di Mao Tse_Tung,, vol. V(<Scritti filosofici di Mào rse-tung>>) EdizioniRapportisociali, Milano 1991.

MBnrsau-PoNTy MaunrcE, (Jrnanísrno e terore. Leauaenture della dialettica, Sugar, Milano 1965.

178

PaparorNNou Kosres, De Marx et du tnarxisme, Gal-

limard, Paris 1981.

PrscHANov Gronctl, Le questioni fondamentali del

tnarxismo,Istituto editoriale italiano, Milano 1947 'Rusrr MaxIMtLtEN' Marx ctítico del marxismo, Cap'

oelli. Bolosna 1981.' ' SrÈ ie LucteN. IJne introduction à la philosophie

marxiste, Editions sociales, Paris 1980.

Sral-w, <Del materialismo dialettico e del materiali-

smo storicori, in Opere scelte,Edizioni movimento studen-

tesco, Milano 197J.Cambiare il mondo: dalla praxis alla produzione

Oltre le opere già menzionate:

Aspxsoun Mtcurt, La dénocratie contre I'Étut' Marx

et le noment machiauélíen,Puf, Paris 1997.-' '- Avrr.rpm sHrolrlo, The Social and Politícal Tbought of

Karl Marx,Cambridge University Press, Cambridge- 196!'Brocn EnNsr, R.arl Marx, a cura di R. Bodei, Il Muli-

no, Bologna 1972.' Brócr Enxsr, 1/ Principio Speranza, trad' it' Garzan-

ti, Milano 1994.Brocn Orn'rrn, Le Matéialisme, Puf, Paris 1985'

Bouncnots Brnnano, Philosopbie et droits de l'bonme

de Kant à Marx, Puf, Paris 1990.

Funir FnaNqo$, Marx et la Réuolution frangaise,Flammarion, Paris 1986.

GIaNNorrr JosÉ-Anrun, Origine de la dialectique du

trauail,Aubier-Montaigne, Paris 197 1.

ó**oro*. Jncqúes, Marx et les cornmunistes alle'

mands à Pans,MasPeto, Paris 1974.

Gn,qNEI- GÉR;RD, L'Endurance de la pensée,Plon,Paris 19ó8.

GneNnnJeeN, Penser la praxis, Aubier, Paris 1980'

HEtorccsn ManttN, <<Lettera sull"'umanismo">>, in

S e gnauia,Adelphi, Milano 1987.

HeNnv ÀitcHEL , Marx, tomo I: une philosopbie de la

réa li t é, G allimard, Paris 1976.

Í{"nnotttt Jolll., Studi su Marx e Hegel, Bompiani,

Milano 1965.

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Moncren-Josa Solarcr, Entre Hegel et Marx, L'Har_mattan, Paris 1999.

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Faunr Ar-arrv e RercrÈne JecguEs, La parole ouurière.1830-1851, Uge, coll. <10/18>, Pans 1976.

SÈvr LucreN, Marxismo e teoria della personalità,Torino, Eínaudi 1973.

Srsoznvsry Elrsanrru, Réuolutíon du sujet, Méri_diens-Klincksieck, Paris 1989.

Ideologia e feticisno: il potere e k soggezíone

Oltre le opere già menzionate:

Aoomro TnsoDon \ùf. e HonrruuuEn Mrx, Dialetticadell illuninismo, Einaudi, Torino 1966.

BennANo Mrcuù.r, Le statut de la religion chez Marxet Engels, Editions Sociales, Paris 1979.

Cesronraors ConNrrrus, L,institution imnaginaire deIa société, Le Seuil, Pans 1975.

. Hanrrutes JùnceN, Teoria e prassi nella soaetà tecno-Iogia, Laterza. Roma-Bari L97 8.

HageRMAs Jùncrx, Stoia e oitíca dell,opínione pub-b li ca, Laterza, Roma-Bari 1 988.

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RENeurr Euueruuer, Marx e lidea di critica, nad. it.Manifestolibri, Roma 1999,

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VINccNTJEnN-Mann, Iz Théoie citique de lécole de

Francfort, Editions Galilée, Patis 1976'

Più in particolare sull'ideologia e la questione del

potere:

AucÉ Manc, Pouaoirs de uie, pouuoirs de mott. Intro-ductíon à une anthropologie de la répression, Flammarion,

Paris t977.Baorou AratN e BeruEs FneNqors, De l'idéologie,

Maspero, Paris 197ó.

Bounorru Pnnrr e PassnnoN JeaN-Crauoe, I'a Repro'

duction, Editions de Minuit, Paris 1970.

Bounprcu PrenlE, Ce que parler rteut dire. L'économie

des échanges linguistiques, Fayard, Paris 1982.

DEùuv RÉcts, Critique de la Raison politique, Galli-mard, Paris 1981.

Deir.q Volpp Gervaxo, Citica delf ideologia contempo'

ranea - Saggi di teoia dialettica' Editori Riuniti, Roma 1967'

Dupnar GÉneno, Analyse de l'idéologie, tomo I e

tomo II, Galilée, Paris 1981 e 198).Lastca Groncrs, Le Paradigme du grand-Hornu'

Essai sur l'idéologie,PEC-La Brèche, Paris 1987.

Lpnonr Cuuoe, <<L'ère de I'idéologie>, in Encyclo'paedia IJniuersaài, vol. 18, Paris 1968.

Mrncnn-Jose SoreNce , Pour lire Hegel et Marx, Edi-tions Sociales, Paris 1980.

Rtcotun Paul, <L'idéologie et I'utopie: deux expres-

sions de I'imaginaire socialt> in Du texte à I'action. Essais

d' hernéneutique,II, Le Seuil, Paris 1986.

Tonr Pnrrucx, Marx et le problème de l'idéologie. Le

nodèle égtPtien,Puf, Paris 1988.

Più in particolare sul feticismo e la questione del

soggetto:

BauonInenoJEAN, Per la critica dell'economia politica

del segno,Mazzotta, Milano 1984.

BtoEr Jacques, Que faire du Capital? Matériaux pour

la refondation du marxísme, Klincksieck, Paris 1985'

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Goonrmn MeurucE, Raionalítà e irazionalità nelle-conotnia, Milano, 1970.

Gopnupn Mauruce, Antropologia e marxisnzo, Roma1977.

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Lrrrnvnt Herunr, Critica della uita quotidiana, DeDonato, Bari 1977.

_ Lyoranp JraN-Fnanqors, A partire da Marx e Freud.Decostrazione ed economia dell'òpera, Multhipla, Milano1979.

_ _Menxus GvÒncv, Langage et production, Denoèl_Gonthier, Paris 1982.

PoraNyr Krw-, Ia Grande Trasfornazione, Einaudi,Toríno 1974.

-ReNcrÈnr JacguEs, <<Le concept de critique et la criti-que de. l'économie politique des Manuscipit du tt44 auCapitab>, in ArrHussen E ALrRr, Lire le Ca-p;ul, Maspero,Paris 1965.

Sraec LucmN, M arxi s n e e t s tru ct u ra I i s n e, lJ ge, p aús1964.

VncrNr JeaN-Merue, Fétichisme et société, Anthro_pos, París 1973.

Tempo e progresso: ancora una filosofia dclk storia?

Alle opere già citate, aggiungere:

Atrnussrn Louts, .<Il marxismo non è uno storici-smo>>, in Lours Arrnussen e ETteNNs Bernan, Leggere ilCapí tale, Feltrinelli, Milano 1968.

AnoEnson Penny, <<The Ends of Historp in A Zoneof Engagemenl, Verso, London e New york í992.

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BucrnntN NIxornJ, Teoria del materíalismo storico -Manuale popolare di sociologia nalxísta, La Nuova ltalia,Firenze L977.

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LnsRIoLe Aurouo, La concezione rnateialístíca della

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Manx/BaxuNtN, Socialisme autoritaire ou libertaire,testi raccolti e presentati da Georges Ribeill,2 voll., Uge,

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