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 Karl Marx A cura di Stefano Ulliana

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Karl Marx

A cura di Stefano Ulliana

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Panoramica

● 1. Vita e opere.● 2. Caratteristiche generali

del marxismo.●

3. La critica del<<misticismo logico>> diHegel.

● 4. La critica della civiltà

moderna e del liberalismo:l'emancipazione politica edumana.

● 5. La critica dell'economia

borghese e la problematica Karl Marx

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Alcuni video tratti dal sito di Arcoiris.tv e realizzati presso la <<Casa della Cultura>> diMilano.

● 6. Il distacco da Feuerbache l'interpretazione dellareligione in chiave sociale.

7. La concezionematerialistica della storia.● 8. La sintesi del Manifesto.● 9. Il Capitale.●

10. La rivoluzione e ladittatura del proletariato.

● 11. Le fasi della futurasocietà comunista.

● 12. Il pensiero di Engels. Friedrich Engels

Salvatore Veca - Il programma scientifico di Marx.Fulvio Papi - Hegel, Marx e la religione. 

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1. Vita e opere.● Karl Marx (1818-1883 d.C.), influenzato dal volere paterno,

inizia i propri studi universitari frequentando la facoltà digiurisprudenza, prima a Bonn e poi a Berlino (1835-1836). Quiha modo di frequentare i “giovani hegeliani” e di studiare lafilosofia hegeliana. Trasferitosi alla facoltà di filosofiadell'università di Jena, si laurea con una tesi dedicata alla

Differenza fra la filosofia della natura di Democrito e quella di Epicuro (1841). Chiuso l'accesso alla carriera universitaria per il rigido controllo della censura prussiana, Marx si dedica algiornalismo politico. Caporedattore della <<Gazzettarenana>>, deve trasferirsi a Parigi con la propria famiglia, per la pressione esercitata dalle autorità del governo assolutisticoprussiano (1843). Nel frattempo compone il suo primo scrittocritico dell'impostazione hegeliana: la Critica della filosofia del diritto di Hegel . A Parigi pubblica insieme a Ruge gli <<Annalifranco-tedeschi>>, al cui interno dispone La questione ebraica e l'Introduzione al testo precedentemente ricordato (1844).

 

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● A Parigi stringe amicizia conFriedrich Engels e cerca disuperare l'influenza dellaspeculazione feuerbachiana,

dedicandosi agli studi di economia.Scrive i Manoscritti economico-filosofici  (1844). Ma il governoprussiano persuade quellofrancese della pericolosità delfilosofo tedesco: Marx è costretto atrasferirsi a Bruxelles. Qui scrive Lasacra famiglia, definendo meglio ilproprio distacco critico dalla

riflessione di Feuerbach, attraversole Tesi su Feuerbach e L'ideologia Karl Marx, La questione ebraica, 1844.

 

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 ● Poste le basi della concezione materialistico-dialettica della

storia, Marx si rivolge alla necessità dell'approfondimento edell'articolazione organizzativa del movimento socialista ecomunista europeo, aderendo alla Lega dei Comunisti  londinese. A tale scopo gli viene commissionata la stesura diun documento teorico-programmatico, teso alla definizione dei

principali capisaldi del movimento comunista: il Manifesto del   partito comunista (1848). Intanto aveva precisato il senso“scientifico” della propria proposta teorico-politica,sottoponendo a critica il socialismo “utopico” di J. Proudhon,con lo scritto polemico La miseria della filosofia.

● Le rivoluzioni borghesi, popolari e democratiche bussano nelfrattempo alla porta della storia europea: rientrato nei territoritedeschi, per seguire più da vicino le ribellioni berlinesi eslesiane (a Colonia dirige la <<Nuova Gazzetta renana>>), è

costretto di nuovo a fuggire per la vittoria militare delle contro-rivoluzioni (1849). 

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 ●

Di nuovo a Parigi è costretto a trasferirsi a Londra a causa dellecondizioni particolarmente restrittive poste dal governofrancese per la sua permanenza in Francia. A Londra componealcuni scritti dedicati alle esperienze rivoluzionarie appenatrascorse, poi raccolti nel testo intitolato Le lotte di classe in

Francia dal 1848 al 1850  (1850). Continua i propri studi dieconomia nella biblioteca del British Museum, aiutato nelleproprie ristrettezze economiche dall'amico Engels, e scrive Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte (1852), dedicato al recente colpo distato francese. L'alleanza fra il potere assolutistico tradizionalee la classe borghese e liberale contro l'approfondimento insenso radicale e democratico dei movimenti di trasformazionepolitica europei spinge Marx a radicalizzare e riorientare inmodo organizzato e razionale la propria proposta politica,

accentuando l'importanza dell'autonomia economica, politica eculturale delle forze produttive e dei soggetti della classe 

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Lineamenti fondamentali della critica dell'economia politica ePer la critica dell'economia politica (1857-1859). Nel 1864partecipa alla fondazione della Associazione Internazionale dei Lavoratori  (o Prima Internazionale), al cui interno si potevano

trovare diversi orientamenti politico-culturali (democratici,socialisti, comunisti, anarchici). Nel 1866 inizia la stesura delCapitale, opera di riferimento del futuro pensiero e movimentopolitico socialista e comunista. In relazione alla guerra franco-prussiana del 1870-71 e alla costituzione della Comune di

Parigi (marzo-maggio 1871) compone gli Indirizzi sulla guerrafranco-prussiana e La guerra civile in Francia. Gli indirizzirivoluzionari anarchici e le nuove prospettive politichesocialdemocratiche lo costringono a ribadire il proprio pensieroe la propria posizione critica, con gli Appunti sul libro di Bakunin

“Stato e anarchia” e la Critica al programma di Gotha (1875). 

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contrapposizioni internereciproche fra anarchici emarxiani la PrimaInternazionale si scioglie.Dopo la morte della moglieJenny von Westphalen,aiutato e seguito dall'amicoEngels, che cureràsuccessivamente l'edizionedel secondo e terzo volumedel Capitale, Marx muore nel1883.

La tomba di Karl Marx nel

cimitero londinese di Highgate.

 

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2. Caratteristiche generali delmarxismo.

● Karl Marx ha sempre cercato nella propria seria, rigorosa edapprofondita ricerca teorica di considerare la globalitàdell'esperienza umana, nel proprio divenire storico e nei proprirapporti con la sempre tentata appropriazione ed estensione

delle basi naturali e necessarie della propria sopravvivenza,prima, e del proprio sviluppo, poi. Da questo punto di vista lariflessione marxiana ha sempre voluto conservare l'apertura diun orizzonte universale, capace nel contempo di determinarele cause strutturali e sovrastrutturali dell'evoluzione del genere

umano e della civiltà occidentale in particolare, lungo le propriefasi, passate, presenti o future (tribale, antica, feudale,borghese e socialista). Filosofia, storia dei rapportiscientificamente intesi e distesi fra l'umanità nel propriosviluppo e la natura nella propria consocianza ocontrapposizione, studio dei rapporti sociali in relazione alla

 

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 analisi dei riflessi di questa nell'organizzazione dei rapportisociali stessi, di quelli politico-istituzionali e delle formegiuridiche e culturali superiori: tutto questo, nel proprio

movimento creativo e doppiamente dialettico, è stato il campodi operazione del pensiero e dell'azione marxiana. Questainfatti si è volutamente e consapevolmente inserita e gettata nelmovimento rivoluzionario del proprio tempo, come se fosse lafase di un movimento rivoluzionario perenne, quasi incarnasse

l'ontologia, la metafisica e la teologia della realtà razionale econcreta stessa. La “considerazione dialettica della totalità”(Lukács) è stata pertanto la bussola e l'orientamento decisivodella sua speculazione e della relativa e corrispondenteorganizzazione politica: mosso dall'ideale-reale dellarivoluzione, Marx volle ed intese costruire le basi ed aprire gliorizzonti dell'incontro reciproco fra realtà concreta e sensibile,materiale e naturale, e forma, razionale ed umana. Per poter annullare quella sospensione e negazione hegeliana del mondo – negazione della negazione – che aveva impedito, bloccato edarrestato in modo reazionario, la realizzazione della giustizia

 

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 ● Per poter aprire la nuova vita di questo paradiso terrestre –

dove l'uomo sia fratello all'uomo ed alla natura nella sua

interezza e dove ciascuno possa dare secondo le propriecapacità, ottenendo secondo i propri bisogni – Marx concepì lastretta via della rivoluzione proletaria e comunista,organizzandone, ordinandone e determinandone sia lespecifiche conoscitive (nel divenire storico dei rapporti

economico-sociali), sia quelle pratiche (sindacali e politiche insenso stretto).● Per affrontare questo compito enorme e gigantesco Marx si

servì di diversi strumenti culturali: primo fra tutti utilizzòl'impianto critico della posizione hegeliana fornito dalla

speculazione umanistica di Feuerbach; poi lo riadattò secondoquell'impostazione che meglio gli consentiva di dare valore aduna prospettiva realista e materiale, facendo valere da un latogli studi precedenti della corrente dell'economia politicaborghese (Smith, Ricardo), dall'altro capovolgendo in sensoscientifico i primi apporti critici della riflessione politica socialista

 

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3. La critica del <<misticismologico>> di Hegel.

● Il desiderio e la volontà di comprendere e possedere unaragione globale, che giustificasse e determinasse ogni rapportoumano e naturale era mutuato nel giovane Marx dal pensierohegeliano. Egli si serve infatti dell'impostazione creativo-

dialettica del filosofo di Stoccarda, ma per rimetterla sui propripiedi, sganciandola da quell'orizzonte astratto e separato, daquel cielo, che l'aveva sospesa a quelle determinazioniteoriche e pratiche che rappresentavano l'ideologia del patto edell'accordo fra il vecchio assolutismo e la nuova classe

borghese in ascesa. La diagonalizzazione sottesa dall'Idea,dalla Natura alienata e dallo Spirito ritrovato, viene demolita,per fare posto di nuovo – sotto l'influenza della riflessione diFeuerbach – al concreto dell'espressione materiale, della suaforza ed energia. Natura ed umanità vengono allora ricostituite

nello loro proprio essere-in-sé e per-sé: azione che si esprime 

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più manifestazioni necessarie – fantasmi soggetti – alle volontàdi uno Spirito tanto assoluto, quanto in realtà ridotto eprecostituito. Non più determinazioni predeterminate, natura edumanità ribalzano all'occhio del filosofo di Treviri in tutta la loro

vivacità e concretezza. Contro il “misticismo logico” hegeliano,che trasforma e riduce, desostanzializza e traspone il rapportofra causa ed effetto, mettendolo in capo ad un'Idea finta,astratta e separata, Marx ricostituisce – nella Critica dellafilosofia hegeliana del diritto pubblico (1843) - il rapporto reale

e razionale fra causalità sostanziale ed effetto nella creatività enella vitalità dialettica dei rapporti inter-soggettivi, prima umanie poi naturali. Allora tutte quelle istituzioni sociali e politiche,che per Hegel tendevano a rappresentarsi come rivestimenti diuna spiritualità ad essi predisposta, vengono smascheratenella loro funzione di capovolgimento e di negazione.

 

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● L'idealismo astratto hegeliano – per negare la potenza ed ilmovimento della realtà, la sua profondissima naturalità edaltissima razionalità – giunge a scambiare l'oggettivo con ilsoggettivo, predisponendone nell'immaginazione il dominio

all'origine ed al capo del mondo, con una sorta di alienazione escostamento totale. Seguendo l'influenza della filosofia criticafeuerbachiana Marx ci fa prestare attenzione all'effetto diquesto meccanismo: una doppia forma negativa dioggettivazione e contrapposizione. Come l'oggetto Dio sta

superiormente ed esternamente alla nostra persona, così lostesso risultato dell'azione umana pare sfuggirgli di mano, per contrapporglisi. Di fronte a questo duplice scacco – teologico enaturale – Marx sente il bisogno ed avverte la necessità diricapovolgere il capovolgimento hegeliano, ritrasformando -

ecco il metodo “trasformativo”, già prefigurato da Feuerbach 

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-visorie per la riforma della filosofia (1843) - il soggetto inoggetto principiale, in essere autodeterminantesi. È questal'immanenza e la positività assoluta della filosofia marxiana.

● Conseguenza politica immediata di queste considerazioni

puramente filosofiche è lo smascheramento della funzioneideologica della speculazione hegeliana. Dopo aver trasferito etrasformato in modo immaginativo il rapporto reale fra causaed effetto in quello ipotetico, disgiuntivo e finalmentericompositivo della propria pseudo-dialettica, Hegel non poteva

infatti non rendere cogente e necessario sul piano dei rapportiumani e naturali ciò che non lo era affatto: il rapporto didominazione e di soggezione di una classe economica, socialee politica su di un'altra. Della classe borghese, oramai alleatacon lo spirito reazionario del vecchio mondo feudale, contro la

classe, sovvertitrice e rivoluzionaria, dei proletari. 

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● In questo modo la ritrasformazione marxiana dovrà correggeresia la forma della dialettica hegeliana, sia la sostanzadeterminata della sua ideologia. Dal caos dell'apertura creativauniversale si passerà all'orizzonte della libertà ed all'ordine da

questa costituito, nella piena eguaglianza dei soggetti, umani enaturali. Facendo coincidere libertà ed eguaglianza Marx daràal movimento rivoluzionario comunista dei proletari quell'ideale-reale che determinerà senza residui od opposizioni la tendenzavitale e l'esistenza dell'umanità intera, lungo il cammino della

propria emancipazione e finale liberazione. In quest'orizzonteteologico e messianico, che coinvolge l'umanità e la stessanatura (oramai interamente in rapporto con l'umanità, nellafase pre-imperialistica ed imperialistica della diffusionemondiale del Capitalismo), Marx depone gli scopi e la realtàdella propria speculazione, critica e nel contempo

 

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4. La critica della civiltàmoderna e del liberalismo.

● La tendenza vitale e l'esistenza civile del genere umano eraentrata in contraddizione con le forze della contro-rivoluzionenon appena il termine ideal-reale d'eguaglianza si erariaffacciato alla coscienza storica dell'umanità, durante il

periodo del Rinascimento e della Riforma protestante. L'etàmoderna nasce avendo introiettato questa contrapposizionedinamica, questa scissione. Mentre nelle antiche comunitàdemocratiche della Grecia classica l'unità reale e razionale deisoggetti politici si esprimeva senza differenza fra individuale e

comune, le formazioni politiche della modernità vedono lascissione, la separazione e la contrapposizione instaurarsi fra ilmondo celeste della comunità statuale, luogo dell'indifferenza edella coesione forzata degli interessi, ed il mondo terreno delladifferenza individuale e degli egoismi. Lo Stato, la Nazione ed ilcittadino costituivano quella forma di neutralizzazione

 

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 -flitti, che invece permanevano realmente a livello concreto,

della vita materiale. La mediazione assicurata dallo Stato eradunque apparente, pur nella forma forzosa di necessitazioneche metteva in campo, mentre la mediazione costituita dalprevalere degli interessi particolari costringeva al contrario loStato stesso a piegarsi, per diventare strumento di

giustificazione e di conservazione delle reali finalità delle nuoveclassi emergenti. Per questo la stessa forza e necessità dellalegge, forma apparentemente universale nella quale si incarnalo Stato stesso, nell'unità immediata che propone ed impone atutti i soggetti politici, diviene e si trasforma (si piega e si

abbassa) nella difesa della materialità degli interessi dellaclasse borghese. Diventando perciò lo strumento attraverso ilquale vengono conservate le differenze sostanziali fra i cittadinistessi. Questo del resto era stato l'esito effettivo dellaRivoluzione francese: un'eguaglianza formale, che garantiva ladifferenza sostanziale dei cittadini (proprietari, non proprietari).

 

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Per questa ragione la modernità si costituisce come civiltàdell'ipocrisia: età di un duplice e contraddittorio giudizio. Essainfatti sembra costituire uno spazio superiore – appunto un“cielo” - all'interno del quale far valere il migliore e più perfettodegli universalismi, mentre all'opposto – in “terra” - sembra

dover avere a che fare con la differenziazione e la lotta per l'affermazione più dure e spietate. Come il cristiano si salvaimmaginativamente in cielo, ma non in terra, così il cittadinocrede di avere garantiti dei diritti che in realtà vengonopienamente e totalmente disattesi, stante il desiderio e la

volontà generale di appropriazione e di strumentalizzazione,che costituisce il nerbo interiore della civiltà materialeborghese. Solo immaginativamente ed illusoriamente la civiltàformale borghese – la sua cultura (ovvero la sua formaideologica) – proporrà dunque la possibilità di un'eguaglianza,che rimarrà in realtà solo separatamente formale, non

 

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Non sostanziale significa che essa praticherà obiettivamente lanegazione dell'eguaglianza sostanziale, il suo ampliamentoall'orizzonte generale, relegandola alle pure e semplicicondizioni di sopravvivenza materiale e vitale (alle cosiddettecondizioni della mera riproduzione soggettiva). Cioè alle

condizioni deteriori e di soggezione dettate – per la classeinferiore dei proletari – dallo spirito e dagli interessi delCapitalismo. Questo farà pertanto corrispondere a dei dirittiillusoriamente liberali e democratici una pratica di vita relegataalla schiavitù ed all'espropriazione completa di se stessi. Alla

trasformazione in appendice strumentale del sistema delprofitto industriale e finanziario. Ad un sistema ideologicoliberal-democratico sempre più evanescente ed illusorio essocontrapporrà un sistema materiale sempre più realmentedittatoriale e tirannico. Sino alla scomparsa dell'ideologia,incarnata oramai pienamente nella pratica (Stato capitalistico).

 

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Le possibilità ideali indicate dal movimento rinascimentale edalla Riforma protestante vengono pertanto storicamentesostituite da una modernità retrograda, che guarda all'indietro,riproponendo scissioni, separazioni ed alienazioni antiche – giàesperite grazie al nuovo sviluppo ideologico della antica e

medievale tradizione neoplatonico-aristotelica – ora poste agaranzia dello sviluppo delle forze concorrenti. Per questomotivo la modernità è l'età della frantumazione dell'unità realee razionale: il momento storico nel quale gli individui siseparano e si riconoscono come tali, nella propria singolarità

esistenziale (di scopi e di interessi). La modernità è dunquehegelianamente la fase storica nella quale impera il bellumomnium contra omnes. Simbolo di questa fase è l'esitorappresentato dalla Rivoluzione francese: qui la fusione fralibertà individuale e proprietà privata costituisce ladeterminazione essenziale del cittadino moderno (del soggetto

 

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● Per Marx diventa quindi necessario ricostituire quell'unitàperduta, avendo come traguardo la dissoluzione dellasoggezione allo Stato e quindi la scomparsa dello stesso Statoborghese. La soggezione all'assoluto – hegelianamente inteso

 – diventa perciò l'obiettivo polemico continuo e costante dellariflessione marxiana: essa quindi non può non pretendere laricostituzione di una democrazia diretta universale, senza spaziresidui o di opposizione apparente. Senza quindi alcuna formadi rappresentanza o di separazione anti-collettiva

(affermazione individualistica). Allora contro la tripartizionegerarchica hegeliana corporazione – burocrazia – Stato, Marxproporrà l'immediato e totale, a-gerarchico, della collettività:alla mediazione forzata e alla rappresentazione e governoastratti degli interessi materiali del modo di produzionecapitalistico (nelle proprietà individuali agricole, industriali e

 

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 l'affermazione immediata e totale delle determinazionicollettive, espressioni creative e dialettiche di soggetti liberi ed

eguali, non più sottomessi alla spoliazione delle proprie attivitàe dei risultati, degli scopi, del proprio lavoro. Per questo –concentrandosi sempre di più sulle modalità della produzioneeconomica (e della riproduzione sociale) – Marx addiverrà allasoluzione del problema indicando la necessità della

risocializzazione dei mezzi e delle finalità della produzione,proponendo l'abrogazione della proprietà privata ed esclusivadegli stessi (dei mezzi e delle finalità della produzione). La verae reale democrazia si traduce quindi nel comunismo. Così aduna prima fase, ancora legata al momento borghese e liberale,

nella quale Marx propone l'estensione del suffragio universale(Critica, 1843), segue un momento nel quale egli amplia leproprie richieste, sollecitando l'affermazione della rivoluzionesociale, l'abbattimento puro e semplice delle struttureeconomico-sociali e politiche del sistema borghese ( Annali 

franco-tedeschi , Manoscritti economico-filosofici , 1844). 

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Il nuovo ordine del mondo e l'uomo nuovo al quale esso fornival'apertura doveva essere il mondo abitato da una umanitàrinnovata. Allora solamente il soggetto che voleva e dovevaaspirare a questo mondo ed a questa umanità nuova, per liberare se stesso e tutti gli altri, poteva arrogarsi il diritto-

dovere di combattere per realizzare i propri obiettivi. Unsoggetto di liberi ed eguali in potenza, che potessero evolessero diventarlo anche di fatto e nell'attualità. Il soggettocostituito da tutti coloro che erano attualmente spossessati (nellavoro, nella vita e nell'esistenza): vista la rapida e progressiva

diffusione del modo di vita e delle istituzioni borghesi ecapitalistiche, l'insieme dei proletari e dei popoli di tutti gli Statidel pianeta Terra. L'emancipazione politica può dunque essererealizzata solamente attraverso un'emancipazione economico-sociale ed umana, che restituisca l'essenza comunistica

dell'uomo (das Kommunistische Wesen des Menschen). 

5 La critica dell'economia

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5. La critica dell economiaborghese. L'alienazione.

Come era dunque avvenuta la spoliazione dei soggetti umani enaturali, attraverso quale articolazione razionale e qualistrumenti la civiltà moderna ed il mondo borghese avevanodemolito l'atto della loro possibile potenza? Attraverso unsubitaneo ed immediato, totale, trasferimento. Attraverso

un'illusoria e fantasmatica, ma nello stesso tempo realissima,sostituzione. Una sostituzione con i crismi della sacralità edintangibilità, della necessità: sancita e garantita da una sorta dipatto teologico e politico, conservata nella tradizione storicagrazie alla infrastrutturazione economico-sociale, e proiettata

nel futuro in virtù della sovrastruttura ideologico-politica deidiversi Stati europei, nella loro progressiva e generaletrasformazione in strumenti della vittoria ed egemonia dellaclasse borghese. La sostituzione della potenza reale econcreta dei soggetti umani con una potenza dislocata esuperiore, separata ed astratta, ma prima: prioritaria e

 

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● Attraverso questo primo principio e punto di volta si era resostabile un orizzonte determinante, che prevedeva ed imponevatanto la propria superiorità e separatezza formale, quanto ladislocazione inferiore di tutte le proprie manifestazioni

materiali. L'economia e la società politica borghese avrebberodovuto quindi integrarsi nella prospettiva ideale e nell'ordineaperti da questo orizzonte, per contribuire alla produzione dellaricchezza materiale dello Stato. Il quale a propria volta avrebbedovuto rispondere dialetticamente a questa creazione di

ricchezza, conservando nel cielo della propria sovranitàl'immutabilità dei rapporti di classe. Nel trapasso allo Statoliberale e borghese questa immutabilità si è trasformata nellanecessità naturale e razionale della subordinazione delmoderno proletariato ai fini ed agli strumenti della produzione

capitalistica. Una eternizzazione ideale sembrava quindi a 

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qualsiasi sviluppo di quelle potenze (forze) produttive, che larivoluzione industriale aveva invece messo in moto,considerandole al contrario tendenzialmente senza limiti oconfini. L'economia politica borghese considerava il modocapitalistico come il modo naturale, immutabile e razionale di

produrre e di distribuire la ricchezza, valutando la proprietàprivata come lo strumento inalienabile e connaturato a questotipo di prassi ed ideale organizzativo (della produzione edistribuzione, dello scambio). Da un lato il modo capitalisticoblocca l'illimitato sviluppo delle forze produttive con la rigidità

dei rapporti (economici, sociali e politici), dall'altro non rilevache questa contraddizione si rovescia e si dinamizza nelpotenziamento della conflittualità agita dalle forze proletarie.Per conservare la rigidità dei rapporti di classe era dunquenecessario limitare l'espansione delle forze produttive (contro

lo spirito ed interesse di radicale innovazione della stessa 

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 ● Per bloccare quell'antagonismo e conservare quella rigidità era

dunque necessario fare in modo che la stessa pulsionetrasformativa – dei rapporti attraverso le forze - venissealienata e deposta all'interno dell'orizzonte, dell'ordine edell'ideale borghese. L'operaio salariato doveva cedere l'intera

sua esistenza lavorativa alle determinazioni imposte dalCapitale, organizzando la propria sopravvivenza materiale allecondizioni imposte dal meccanismo del massimo profittoestraibile. Di tanto il profitto doveva incrementare il capitaledisponibile ed investibile nell'acquisto delle materie prime, degli

strumenti di lavoro e nel pagamento dei salari, di quanto questiultimi avrebbero dovuto assicurare tutto questo trasferimento diricchezza prodotta. Cedendo la propria intera esistenzalavorativa – subordinando a questa l'intera vita animale,sentimentale ed intellettuale – il salariato avrebbe quindi

necessariamente ceduto anche i risultati, gli effetti del proprio 

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Questi gli si sarebbero quindi rovesciati contro, come beni cheavrebbero dovuto essere acquistati grazie allo scambio dellapropria forza-lavoro con il salario.

● Il salariato era quindi preda di una doppia estraniazione:

contribuiva con il proprio lavoro all'incremento di un soggettoaltro, che lo dominava e sfruttava (il capitale); perdendo poi lapossibilità e la capacità di giungere direttamente a quantoavrebbe legittimamente consentito la propria stessasopravvivenza. Alienato nel prodotto (produceva infatti il

capitale) e nella sua stessa attività (era eterodiretto dallostesso), il salariato ricadeva nella propria vita animale –mangiare, bere, dormire, procreare - come all'ultimo ed unicodei suoi possedimenti, rovesciando la bellezza e la bontà deifini nell'immediatezza brutale delle acquisizioni (brutalizzazione

dell'esistenza). Il salariato diventa pertanto perso anche a se 

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ed al proprio genere. La prima caduta che subisce è infattiquella della propria libertà come essere umano: egli perdequella potenza liberamente ed universalmente creativa che lodistingue dalle bestie e dagli animali. Il lavoro della fabbrica

costituisce infatti il modello negativo della propria attività eprassi: costrittivo, eterodeterminato (deciso da Altro, il Capitale,e rivolto ad oggetti che gli sono altri), ripetitivo e meccanico atal punto da diventare egli stesso appendice delle macchinestesse, unilaterale perché rivolto unicamente alla riproduzione

ed alla massimizzazione di un'entità astratta (il profitto).Necessitato ai rapporti ed impedito alle relazioni il soggettosalariato non è soggetto: egli perde insieme e di seguitol'ordine alla libertà e l'ideale reale all'eguaglianza, appunto ilrapporto verticale e l'apertura laterale. Perde il prossimo, la

concezione etica e politica del prossimo: la possibilità di una 

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L'unico rapporto, ordine e relazione che sperimenta è infattiquello necessitato e costrittivo, ma contraddittorio e conflittualecon il padrone. Lo stile di vita aggressivo lo domina attraversoil comando padronale, inducendolo al medesimo genere di

conflittualità asimmetrica con tutte le persone che locircondano, in famiglia e nella società.● La causa del meccanismo così articolato dell'alienazione, la

quale fa sì che il salariato sia ridotto a strumento neutralizzatoe conflittualmente immedesimato con la logica e la volontà del

Capitale, rivolto alla produzione di una ricchezza che non gliappartiene e della quale viene espropriato (immediatamente emediatamente), che si erge di fronte a lui come una potenzaestranea (nei rapporti, negli ideali e nelle relazioni), risiededunque nella proprietà privata ed esclusiva dei mezzi, delle

ragioni e delle finalità della produzione. È in virtù del pos- 

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-sesso di questa triangolazione che il capitalista può utilizzare illavoro di una certa categoria di individui (i salariati), per accrescere la propria ricchezza ed il proprio potere, secondouna dinamica che è quella della espropriazione/sfruttamento e

della logica del profitto.● Di fronte e contro tale triangolazione – che per inciso può

essere anche quella propria di uno Stato, che si siaimmedesimato totalmente con la logica dell'impresacapitalistica – Karl Marx si preoccupa di ridare inizio al

movimento rivoluzionario, propriamente e veramenteriprendendo e rifacendo valere il principio creativo edoppiamente dialettico dell'infinito. È all'orizzonte della libertàche restituisce l'ordine di quel rapporto che la logica e la realtàcapitalistica restringevano e bloccavano all'assoluto dellanecessitante subordinazione produttiva, con ciò riaprendo il

 

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-le che deve diventare motore edeterminazione concreta di un nuovo(antico) mondo. Un mondo disoggetti di nuovo liberi ed eguali: ilmondo della nuova società

comunista. Questa si realizzeràquando mezzi, ragioni e finalitàproduttive saranno di non-proprietàcollettiva, ovverosia quando ladeterminazione di libertà sarà

insieme naturale e razionale. Quandol'umanità intera liberata si ritroveràliberatrice dell'intera natura vivente,in un ordine e relazione di amorosaeguaglianza (cfr. l'influenza del

pensiero e della riflessione K.Marx, Manoscritti economico-filosofici , 1844. 

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6. Il distacco da Feuerbach.

● Nella storia del concetto di alienazione e nell'interpretazionedella prassi ideologica ad essa collegata devono esserericordati i nomi e le diverse posizioni di Hegel e Feuerbach.Mentre il primo appartiene allo sviluppo della tradizione

classica, neoplatonico-aristotelica, il secondo ne mette in crisi ifondamenti astratti e separati, esplicitandone la funzione (e lafinzione) arbitraria e necessitante. Così mentre Hegel fa dinuovo suo il concetto di un orizzonte e di un ordine d'infinitoimmaginario, ma ritenuto e necessariamente riconosciuto

come reale, Feuerbach riscopre il valore fondamentale edessenziale dell'infinito creativo e doppiamente dialettico(naturale e razionale), di matrice presocratica (in particolar modo jonica) e trasmissione bruniana. Tanto quanto il primo siriallaccia quindi alla tradizione dell'Uno necessario e d'ordine,

architrave di un pensiero e di un'azione di sovra- 

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-so la predeterminazione trasformi la libertà in necessitazionealla finitezza, altrettanto ed all'opposto il secondo resuscita ilpensiero e l'azione della libertà come impredeterminazione,infinita apertura creativa e dialettica, capace di nuovo di

rapportare alla libertà la relazione d'eguaglianza.● Il giovane Marx si inserisce con piena volontà econsapevolezza in quest'opera di resuscitazione,rinnovamento e ripotenziamento dell'infinito creativo edoppiamente dialettico, accentuando ulteriormente la propria

posizione critica nei confronti degli effetti di quella posizioned'oggettività astratta e separata. Non solamente Dio, ma anchei risultati della propria azione lavorativa, l'azione stessa, lapropria essenza nei confronti di se stesso e degli altri,parevano costituirsi come contrapposizioni alla propria

esistenza o cessioni ed abdicazioni inevitabili. L'uomo (e la 

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 annichilito di fronte alla necessità della cessione della propriapotenza, volontà ed intelligenza, del proprio stesso corpo.Perché di questo si trattava nel lavoro di fabbrica, dove ilcapitalista rovesciava la forza concreta espressa dal lavoratorein lavoro precostituito e pianificato, finalizzato ed organizzatoattraverso precise e predeterminate sequenze e sequele dioperazioni, ripetute e ribattute all'infinito. Così nel passaggio

dai Manoscritti economico-filosofici  del 1844 alle Tesi su Feuerbach del 1845, per finire poi con l'Ideologia tedesca del1846, Karl Marx accentuerà, naturalmente in manierarivoluzionaria, quell'orizzonte di valore per il quale l'ideale-realed'eguaglianza si fa necessità stringente ed operante, finalità e

scopo ineludibile per il passaggio alla società comunista. Pareinfatti al pensatore di Treviri che nell'orizzonte di pensierofeuerbachiano l'eguaglianza resti una relazione semplicementeod eccessivamente ideale, in maniera tale che essa rischi dirimanere intrappolata all'interno di quell'orizzonte puramente

formale che caratterizzava la predazione ideologica borghese. 

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 ● Più che spirito naturale e razionale l'uomo è in generale

definibile e determinabile dall'incrocio fra rapporti politico-economici e relazioni sociali. Così l'individuo è reso tale dallasocietà storica nella quale vive: non esiste l'uomo in astratto,ma l'uomo figlio e prodotto di una determinata società e di unospecifico mondo storico (materialismo storico). Con questo

riflesso d'ordine, apparentemente reale e concreto, Karl Marxrivaluta l'impostazione storicistica hegeliana, trasformandolaperò nel divenire, non di uno Spirito assoluto, ma della lottadelle classi nelle quali le società del mondo reale sono stateorganizzate nel corso dei secoli. La determinazione principale

che in tal modo acquista la riflessione marxiana si svilupperànella ricerca delle ragioni politico-economiche e nelle finalitàeconomico-sociali che hanno costituito, costituiscono ecostituiranno l'evoluzione ideologico-economica oggettiva dellesocietà umane storicamente considerate (nei loro rapporti diproduzione e nelle loro relazioni economico-sociali).

 

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● È in questo modo che la riflessione marxiana si incammina,attraverso il Manifesto e la Critica dell'economia politica, versoquell'oggettivazione dell'economico, di nuovo necessaria enecessitante, che costituirà la struttura interpretativa del

Capitale. Intanto Marx approfondisce la critica feuerbachianaalla religione, appunto nell'intento di sostituirne l'astratta e falsaoggettività con un orizzonte d'oggettività reale e positiva. Per questo il Dio falso ed astratto viene demolito – a-teismo –mentre lo stesso spirito religioso viene declassato a soggetto

succedaneo del vero soggetto umano: solamente il rapportocon la razionalità scientifica e la relazione con le sue autonomedeterminazioni concrete (grazie alla graduale, difficile efaticosa, scoperta di finalità immanenti, naturali e necessarie)potrà debellare il richiamo illusorio delle religioni e dissolverne

l'annichilimento e la subordinazione umana pretesi. 

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● Se nello spirito religioso l'uomo crede di risolvereimmediatamente e totalmente il problema della propriasofferenza e della propria necessaria finitezza, attraverso lascienza esso dovrà invece conquistare passo passo la propria

anche dolorosa liberazione, nella concretezza dei propri sforzidi ricerca e nella realtà di quelli pratici di effettiva liberazionedai condizionamenti e dalle forme di necessitazione naturali.Se quindi il concetto e la prassi di Dio nascono in undeterminato contesto politico, economico e sociale storico,

allora anche la liberazione da questa inutile e dannosa forma esostanza di sottomissione e schiavitù potrà essere realizzata inuna società che abolisca qualsiasi ricorso al soprannaturale edal sovradeterminante, dandosi come forma e sostanza diautoregolazione la comune e reale felicità collettiva. Lo spirito

religioso infatti nasce come tentativo illusorio di risoluzione dei 

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 -zia individuale e collettiva, attraverso il trasferimento completodi queste in un al di là non solo finto (la religione è l'oppio deipopoli), ma anche utile a mantenere e conservare quellestrutture e sovrastrutture di illibertà e diseguaglianza che alcontrario rendono ineliminabile quella ingiustizia e quellainfelicità. Sono quindi uno strumento per la perpetuazione delmale e della sofferenza, piuttosto che un modo per il loro

risolvimento e superamento. Così nella prospettivaeconomicistica aperta dalla nuova impostazione marxiana ladisalienazione religiosa richiede in anticipo e necessariamentela disalienazione economico-politica e sociale, ossial'abbattimento della società di classe e la costituzione di una

società di liberi ed eguali (la società comunista). Ma per realizzare concretamente questo obiettivo rivoluzionario ènecessario orientare in senso eminentemente pratico lavolontà di trasformazione soggettiva (primato della práxis). Orasaranno i rapporti e le relazioni economiche a determinare il

nuovo corso della storia (materialismo storico-dialettico). 

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 Karl Marx, Tesi su Feuerbach, 1845. Karl Marx, L'Ideologia tedesca, 1846.

 

7. La concezione materialistica

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7. La concezione materialisticadella storia.

● La determinazione, apparentemente reale ed oggettiva, delmovimento della Storia attraverso le sue proprie fasi trapassacon Marx dalla oggettivazione di un Soggetto assoluto – cosìcom'era nella speculazione hegeliana – alla oggettivazione

dell'unità dialettica – di volta in volta sempre speciale eparticolare (appunto storica) – fra rapporti economico-politici erelazioni economico-sociali. Questa unità può prevederecontraddizione fra rapporti e relazioni, così com'è nella societàborghese e capitalistica, oppure non prevederla, in quanto essa

viene tolta dal reale movimento critico-pratico rivoluzionario,dove l'orizzonte della libertà garantisce l'esecuzione realedell'eguaglianza. Il divenire e procedere della Storia è dunqueun movimento reale e razionale non di uno Spirito assoluto, madell'incontro, della scomposizione e ricombinazione dell'intento

dispositivo – l'economia che si fa politica (organizzazione 

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e pianificazione sociale. Ciò che viene costruito materialmentecon lo sforzo e la fatica dell'uomo – l'assoggettamento naturaleai propri fini di sopravvivenza e successivamente diarricchimento e potenziamento (dialettica bisogno-

soddisfacimento e produzione dei mezzi di sussistenza) – eche viene organizzato nelle proprie relazioni ambientali, e chevale come struttura (economica, sociale, politica), trova unriflesso d'ordine e di pianificazione organizzativa in una sovra-struttura ideologica, all'interno della quale la prima trova

giustificazione ed operatività pratica. Ma la storia dell'umanitàsi muove, si trasforma e progredisce, perché gli uominiorganizzati nelle diverse società storiche tendono adincrementare progressivamente le forze produttive – lamolteplicità della potenza coordinata a dei fini – modificando

quindi anche gli originari rapporti di produzione, che tendono 

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 ● Forze della produzione sono dunque le azioni trasformative

degli uomini (la forza che diviene lavoro: la forza-lavoro), glistrumenti che affiancano queste attività e le trasformano,finalizzandole in modo speciale e particolare (i mezzi diproduzione), le ragioni scientifiche o le motivazionitecniche che stanno alle spalle di questo connubio e che locompongono, facendone un combinato-disposto. All'oppostorapporti di produzione sono tutte quelle determinazioni basilari,fondamentali ed essenziali che pretendono di dare forma esostanza - quindi determinazione, orizzonte e scopo finale e

reale – all'insieme di quel combinato-disposto. Essi siimmedesimano nelle identità specifiche di proprietà deimezzi di produzione (della terra, delle macchine, ...) e nellaregolazione reciproca del loro uso o delle modalità disuddivisione e ripartizione degli effetti della produzione

stessa (nella distribuzione dei prodotti e nella 

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 ● I rapporti di produzione ambiscono a conservare se stessi – la

propria formalità ordinatrice – mentre conservano lasottomissione e la soggezione della forze produttive – la loromaterialità finalizzata ed ordinata. Nello stesso tempol'innovazione ed il potenziamento necessario delle forze dellaproduzione tende a farle svincolare dai condizionamentiimposti ed a farle fuoriuscire dall'ordinamento predisposto. Lacombinazione dei rapporti di produzione con le forze produttivecostituisce – in un determinato periodo storico e in unaspecifica società – un determinato e ben definito modo diproduzione. La base e la parte economica dell'asse diagonale

sussistente fra organizzazione economica del lavoro e riflessod'ordine politico costituisce invece la struttura del relativomodo di produzione. Il riflesso d'ordine politico egerarchizzante costituisce invece quello spazio superiore divoluta conservazione ideologico-pratica (politica, giuridica e

culturale) che prende il nome di sovra-struttura. 

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 ● Secondo il punto di vista dell'idealismo storico la logica

ideologica e reale del rapporto fra sovra-struttura e strutturaimpone che la prima voglia che la seconda ne determinil'attuazione dal basso, ma secondo l'ordinamento e laregolazione pensata dall'alto. Secondo il punto di vista delmaterialismo storico la logica reale dello stesso rapporto fa sì

che la seconda determini la prima, per l'eccedenza della suapotenza determinatrice (possibilità anti-tetica ad opera dellosviluppo delle forze produttive). Secondo il materialismo storicomarxiano la base economica e produttiva costituisce il nucleoespressivo radicale ed originario, capace di imporre la logica

dell'inveramento e dell'eventuale – anche non voluto -superamento. Dell'inveramento della forma costitutiva – che dase stessa si legge in modo ideologico (cioè astratto e separato)come libera, autonoma e direttiva – e dell'eventualesuperamento della stessa grazie all'egemonico reale del

movimento di trasformazione stesso (indotto dallo sviluppo 

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Dal punto di vista marxiano non è dunque la cultura in generale – la teologia, la filosofia, l'arte, l'etica – o la forma giuridica cheelabora il diritto, od ancora l'espressione concreta della politica(i partiti ed i loro orientamenti) a determinare il movimento reale

della direzione (la potenza in atto) economico-sociale, ma alcontrario questo a determinare quelli, sia nel senso della lorocomune e coordinata conservazione (e per il momento dellaloro dinamica conservazione), sia nel senso della loro rottura esostituzione rivoluzionaria.

Il motore dinamico che muove la storia della trasformazionesociale umana è un motore dialettico: inveramenti esuperamenti pratici sono dati dal gioco speciale e particolaredell'unità che si stabilisce fra rapporti e relazioni di produzione,in ultima analisi fra rapporti di proprietà dei mezzi di produzione

e sviluppo delle forze produttive. Certamente è facile pensare 

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secondo sia indotto dal primo, ma altrettanto sicuramente sideve dire che è il secondo a sostenere il primo in vita edall'esistenza. Così sino a che il primo salvaguarda il secondo,questo lo rispetta e lo conserva (funzionalmente); quando alcontrario gli si oppone, limitandolo o costringendolo, allora ilsecondo se ne sbarazza più o meno rapidamente per sostituirlo con uno più adeguato ai propri scopi ed ordinamentidi libero ed autonomo sviluppo. L'anti-tesi rivoluzionaria delleseconde rispetto ai primi si risolve allora nella costituzione di

una nuova forma di rapporti e di regolazioni. Infatti le nuoveforze produttive sono sempre incarnate da una classe inascesa, mentre i vecchi rapporti di proprietà sono sempreincarnati da una classe dominante al tramonto. Lo scontroeconomico-sociale si riflette poi a livello politico, ideologico e

culturale inducendo rivoluzionari cambi d'orizzonte e di ideali 

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● Come nella Francia di fine Settecento le nuove forze borghesientrarono in conflitto con i rapporti di proprietà feudali,ingenerando il movimento rivoluzionario del 1789-93, così oraal tempo di Marx lo sviluppo delle forze produttive indotte dallaborghesia stava dando luogo e spazio alla rottura rivoluzionariadei rapporti di proprietà borghesi: l'appropriazione esclusivadegli effetti della produzione – sotto forma dei profitti, diproprietà esclusiva dei capitalisti o degli associati finanziari(azionisti) – rimetteva in questione la giustizia redistributiva

degli stessi, mobilitando perciò gli effettivi autori dellaproduzione della ricchezza alle forme più dirette diriappropriazione. La ricchezza economica era prodottadall'organizzazione sociale che ruotava attorno alla forma dellefabbriche? Ad essa doveva quindi ritornare completamente.

Era oramai chiaro che il conflitto ruotava attorno alla 

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 ● La visione dell'inevitabile trapasso dalla società borghese a

quella comunista consente a Marx di applicare la legge dellacorrispondenza e della contraddizione tra forze produttive erapporti di produzione alla scansione del divenire storicogenerale, sino a riprendere scientificamente le premesse della

situazione a lui contemporanea. Egli viene così delineandoquattro grandi epoche, ognuna contraddistinta da specialiforze e rapporti produttivi, ordinamenti giuridico-politici e formeideologiche. Esse sono: la primitivo-asiatica, la schiavistico-antica, la feudale, la borghese moderna, la futura socialista.

L'ordine dei relativi e successivi superamenti costituiscepertanto – nella visione marxiana – la modalità del generaledivenire storico. Questo sembra allora procedere da un'inizialesituazione di comunismo primitivo, per attraversare poi le fasied i momenti nei quali si attua una scissione e separazione

(che ha al proprio culmine la divisione del lavoro e della 

e pare concludersi finalmente nella ricostituzione dell'originaria

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 e pare concludersi finalmente nella ricostituzione dell originariaunità perduta, negando con una rinnovata società comunistaquella scissione e separazione reciproca che aveva alla fine

messo in capo alla proprietà borghese dei mezzi di produzionel'interezza del processo di alienazione ed espropriazione (deiprodotti, dell'attività, di se stessi e dei rapporti d'umanità con glialtri). Il movimento reale della storia porterà quindiinevitabilmente e necessariamente alla realizzazione dellasocietà comunista.

● Di fronte a questa ripresa dello spirito speculativo hegeliano,Marx conduce una serrata critica contro coloro che egli ritienecome gli ultimi epigoni del suo idealismo storico: i

rappresentanti della Sinistra hegeliana. Così nella suaIdeologia tedesca (1846) Marx procede alla negazione dellaforma separata d'orizzonte (l'idea della tradizione platonica),identificandola con l'astratta e falsa – immaginaria – libertà edautonomia del pensiero, scisso dalla realtà dell'oggetto

materiale (la natura sociale ed economica dell'uomo) Quello 

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persistenza di una coscienza inautentica, perchéapparentemente e volutamente slegata dall'unità profonda chelega insieme in maniera dialettica rapporti e forze dellaproduzione (economico-sociale). L'idea invece secondo Marxdeve rimanere come ideazione un riflesso di questa unità.

● Gli ideologi tedeschi – tutti i filosofi idealisti che lo hannopreceduto – facendo valere la separatezza e la priorità diquell'orizzonte hanno invece scambiato la libertà con unadeterminazione formale della quale non conoscono – o

approvano nascostamente – il contenuto discriminatorio e inrealtà repressivo. Hanno quindi utilizzato l'idea per la propriasopravvalutazione determinante (gli intellettuali),autoglorificandosi nel cielo di una verità cristallizzata, in realtàfredda ed inerte. E condannando come un Dio di nuovo in terra

il comportamento o la riflessione sbagliata degli individui 

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del processo effettivo dell'ideazione collettiva, essi ne hannodisintegrato la potenza e la possibilità realizzativa,efficacemente rivoluzionaria. L'hanno infatti sostituita con unorizzonte tanto arbitrariamente soggettivo, quanto realmentefalso (ed in più inefficace ed obiettivamente ininfluente). Essinon hanno quindi fatto valere altro che il senso materiale deipropri interessi esistenziali ed individuali: resisi poi consapevolidella propria inefficacia ed ininfluenza hanno adottatoatteggiamenti reazionari, finendo per lo più per aderire alla

contro-rivoluzione preventiva dei gruppi dirigenti borghesi (cfr. lecritiche del Manifesto alle forme non scientifiche di socialismo,1848).Al contrario Marx tiene a far osservare come la radicedell'ideazione, come orizzonte collettivo di espressione, stia e

sia da collocarsi stabilmente nel modo attraverso il quale la 

affermare se stessa È dunque l'autoaffermazione di questa a

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 affermare se stessa. È dunque l autoaffermazione di questa adeterminare il riflesso dell'ideazione collettiva, non – comepretendevano gli idealisti – viceversa. L'orizzonte generale

concreto del processo di ideazione collettiva raccoglie poirisultati sempre parziali e relativi, mai astrattamente universali.Essi sono infatti l'espressione del prorompere della molteplicitàdegli interessi, che possono trovare una sintesi sempredinamica e sempre in movimento e trasformazione. La finalitàdell'orizzonte generale dell'ideazione coincide poi con larealizzazione dell'ideale rivoluzionario di eguaglianza(annullamento della divisione sociale in classi): è quest'ultima amuovere quella e non viceversa. Tale scopo non è pertanto

realizzabile attraverso quella sorta di autolimitazione edautoneutralizzazione ideologica all'interno della quale cadono igiovani hegeliani, con la loro composizione di un saperespeculativo ed astrattamente universale, quanto piuttosto conquel reale sapere pratico che è capace di attuare e portare a

compimento quella spinta rivoluzionaria Con il socialismo 

8. La sintesi del Manifesto.

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8. La sintesi del Manifesto.

● Nel Manifesto del partito comunista (1848) Karl Marx delinea laprogressiva trasformazione della dialettica storica, nelpassaggio dall'epoca borghese al futuro avvento della societàcomunista. Per questo si preoccupa di mostrare la funzionerivoluzionaria delle stessa borghesia (contro la staticità

funzionale dell'ordine feudale), nell'accentuazione dellosviluppo delle forze della produzione borghese (materiale,tecnica, intellettuale e culturale). Ma questa eccedenza dellapotenza produttiva rompe i limiti ed i condizionamenti stabilitidai rapporti di proprietà borghese, facendo entrare la società

borghese in un periodo di guerra interna generalizzata. Questapuò essere superata solamente qualora l'egemonia reale delmovimento di trasformazione sociale rovesci il soggettoportatore degli interessi generali - il proletariato – attraversouna durissima lotta di classe da una posizione subordinata ad

una superiore e vincente capace di affermare i valori generali 

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È infatti la lotta fra le classi a costituire il motore dialettico emateriale del divenire e della trasformazione storico-sociale.Come in passato schiavi e liberi, patrizi e plebei, baroni e servidella gleba, membri delle corporazioni e garzoni, hanno via viaincarnato nella storia l'affermarsi ed affossarsi dei diversi edopposti sistemi di vita, così oggi i proletari combatteranno alivello planetario per l'affermazione della società comunista, incontrapposizione con la classe borghese, che li tiene comeschiavi e soggetti alla dominazione del Capitale. Contro la

rovina generalizzata dei rapporti umani e naturali il nuovosoggetto emergente si farà allora portatore finalmente diinteressi generali, non più vincolati ed individuati su unapregiudiziale base d'esclusione e di privilegio. Sarà in questomodo che esso porterà a termine quel lungo processo

rivoluzionario che la stessa borghesia aveva iniziato con la 

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Ma per poter portare effettivamente a termine e felicecompimento questo compito rivoluzionario la classe deiproletari deve sapersi unire ed organizzare, puntando ad unoscopo e ad una finalità oggettivamente consentita dallo stessosviluppo delle forze produttive. Per fare questo essa devesaper reagire alle forze ed agli intenti che propongono unaforma reazionaria e conservatrice di socialismo (socialismoreazionario), all'interno della quale si aboliscanoromanticamente gli stessi modi di produzione borghese(socialismo feudale), ovvero li si limitino negli eccessi diaccumulazione proprietaria (socialismo piccolo-borghese oalla Sismondi), ovvero ancora li si riferisca a dirittiastrattamente generali (socialismo tedesco, o alla francese),che fanno sempre gli interessi della classe pre-borghese. Allo

stesso modo la classe dei proletari deve saper aggirare' 

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 pretenderebbe di salvare il capitalismo, eliminandonesolamente gli aspetti più dannosi e negativi. Contro le

apparenti soluzioni correttive proposte da Pierre-JosephProudhon – la moltiplicazione della proprietà privata fra ilavoratori – Marx ribadirà invece la soluzione rappresentatadalla sua piena e totale abolizione. L'ultimo degli abbagli e deimiraggi che la classe dei proletari deve saper oltrepassare èquello rappresentato dal socialismo utopistico. Questopretenderebbe che tutti gli uomini, indipendentemente daipropri e contrapposti interessi di classe, per il solo fatto etico diappartenere alla medesima specie umana, operassero insieme

per il bene ideale dell'intera umanità (Saint-Simon, Fourier,Owen). Solo il socialismo scientifico invece riconoscel'importanza ed il valore antagonistico e realmente generale delsoggetto rivoluzionario proletario, sapendo inoltre individuare ireali meccanismi del divenire storico e della trasformazione

rivoluzionaria dell'economia della società e della politica 

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 Karl Marx, Manifesto del Partito Comunista,1848.

Karl Marx, Per la critica dell'economia politica,1859.

 

9. Il Capitale.

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9. Il Capitale.

Proprio per individuare materialmente e criticamente questiorizzonti, ideali, metodi e strumenti Karl Marx immerge sestesso nello studio e nella ricerca dedicata alla scoperta deimeccanismi dialettici dell'economia politica borghese.All'interno di questa vige l'assunto dinamico per il quale tuttociò che viene creato attraverso la produzione e lo scambioviene determinato come dotato di un certo valore (appuntod'uso o di scambio). Se l'economia politica classica considerala variazione di valore dovuta al desiderio di profitto una forma

costituita principalmente dalla sostanza dello scambiocommerciale delle merci (tutto ciò che può essere venduto etrasferito), la posizione critica di Marx si appunta invece sulprimato delle virtù produttive su quelle di scambio (valore d'usoe di consumo). Stabilita la variabilità storica dei modi di

produzione e riproduzione sociale Marx può dunque demolire 

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-sizione classica, che pretendeva di trovare una leggeuniversale ed acronica per il movimento e la valorizzazioneeconomica generale. In modo particolare l'economia borghesenon poteva essere considerata come una realtà definitiva,dotata di una struttura stabile e non contraddittoria, proprioperché al suo interno vigeva la differenza dialettica fra forzedella produzione e rapporti di produzione (di proprietà). Eraproprio questa differenza a rappresentare una possibilecontrapposizione fra due opposte tendenze ed a costituire il

possibile passaggio ad un nuovo tipo di società, la societàcomunista.Nella società e nel modo di produzione capitalistico l'oggettoprodotto, distribuito e scambiato viene creato dalla forzaespressa dal salariato trasformata in lavoro finalizzato. Esso

viene pertanto quantificato nel proprio valore conclusivo dalla 

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Secondo la legge della domanda e dell'offerta dei beni unoggetto può avere poi un prezzo superiore od inferiore al suovalore reale. Ma il prodotto rimane sempre l'effetto di un lavoroe dell'impiego delle forze produttive (e delle relazioni di questecon i rapporti di proprietà). Esso non può quindi essereconsiderato come un'entità separata – in-sé e per-sé – predadel rapporto fra agente capitalistico (nascosto e superiore) ecliente (apparentemente indipendente, funzionalmentedipendente). Senza essere dunque funzionale ai bisogni di

auto- ed etero-riconoscimento sociale (feticismo delle merci)l'oggetto in realtà rivela e dimostra le modalità di costruzioneed auto-costruzione di una determinata società. In particolar modo nella società capitalistica l'oggetto-merce viene prodottonon tanto, o non solo, per soddisfare i bisogni e le necessità

materiali e/o psicologiche degli esseri umani in generale 

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-lizzando questi per realizzare un desiderio di profitto.L'economia e la società capitalistica è una totalità organicamossa e finalizzata alla realizzazione del profitto. Essa quindirivela la logica astratta (ma anche reale nella propriaastrattezza) del denaro: dal denaro che – come l'Ideahegeliana – crea e fa essere ogni cosa dotata di valore (ilsalariato insieme all'oggetto prodotto e scambiato), alla naturadella produzione – la forza del salariato, che deve essereconvertita in lavoro – sino al denaro che riprende se stesso,

attraverso la continua accumulazione del capitale pressol'agente capitalista (vero e proprio motore immobile separato),ottenuta appunto con la continua rincorsa al profitto (continuamassimizzazione del profitto). Il denaro non è più quindi unostrumento per la produzione e la circolazione delle merci (M-D-

M) ma è un fine in se stesso (D M D') Ma come si realizza 

 

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Esso non si realizza nello scambio, perché nello scambiorimane come strumento invariabile (a parte la dinamica deiprezzi) per contenuti che si riequilibrano continuamente. Essoal contrario si realizza principalmente nella produzione. Ilcapitalista infatti assegna al salariato un corrispettivo pari nonal valore dell'oggetto prodotto, ma equivalente a ciò che gliconsente di conservare la propria forza-lavoro ed a riprodurlanel futuro (tendenzialmente nelle condizioni materiali più bassepossibili, stante l'eccesso demografico e la sovrabbondanza di

manodopera). Tutto ciò che gli sottrae è un plus-valore per sestesso e la propria accumulazione. È quindi questo plus-valoresottratto al salariato – non ricavato dall'oggetto-merce – acostituire la potenza – non l'atto finale - del profitto.Il capitalista infatti compra la forza-lavoro del soggetto

pagandola come una merce: al valore corrispondente alla 

 

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lavoro atta a farla essere, alla quantità di lavoro che gli serveper acquistare i beni che gli consentono di sopravvivere e dicontinuare a produrre. Il proprietario dei mezzi di produzionecostringe quindi l'operaio a vendere la propria forza-lavoro alleminime condizioni di esistenza possibili. Nello stesso tempoegli investe con continuità nell'aumento e nel miglioramentodelle capacità produttive (capitale costante). Così tende amigliorare costantemente il capitale variabile investito nelpagamento dei salari (spingendo verso il basso le condizioni diassunzione), mentre spende continuamente per ilperfezionamento del modo produttivo. Però spende di più diquanto guadagni sottraendo continuamente plus-valore (plus-lavoro gratuito) all'operaio: tende così a perdereprogressivamente sempre di più (caduta tendenziale del

saggio di profitto) Per poter risolvere questo problema il 

 

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-nuare sempre e comunque a comprimere sempre di più lecondizioni salariali e di diritto degli operai, procedendo molto aldi sotto delle minime condizioni materiali di sopravvivenza.Così egli tenta prima di aumentare la giornata lavorativa (plus-valore assoluto), poi di qualificarne la produttività, accelerandoi ritmi produttivi (plus-valore relativo). Per fare questo deveintrodurre strumenti di ausilio e di sostituzione al lavorodell'operaio, vincolando quest'ultimo a forme via via piùcomplesse ed alienanti di produzione. Prima procedeall'aggregazione del lavoro individuale (cooperazionesemplice), poi introduce le prime macchine con funzione diausilio alla forza meccanica dell'uomo (manifattura), infinesostituisce totalmente il lavoro dell'uomo con la macchina(grande industria), organizzando e pianificando la totale

strumentalizzazione dell'azione umana agli scopi ed alle 

 

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estrarre la maggior quantità possibile di plus-valore relativo edassoluto. La macchina – ferma restando la sua relativasemplicità – gli consente poi di utilizzare forza-lavorosemplificata (donne e bambini), più facilmente comprimibile neipropri diritti e nelle proprie condizioni lavorative (cfr. l'Inghilterradescritta dai romanzi di C.Dickens). L'aumento della produttività,combinata con uno squilibrio nel rapporto fra offerta e domandadi merci – dovuta anche al progressivo impoverimento dellaforza-lavoro – porta però alla caduta dei prezzi assegnabili allemerci e quindi dei relativi profitti. In risposta a questa situazionedi sovrapproduzione il capitalista distrugge le forze produttive edi suoi risultati (i prodotti e il lavoro), per riequilibrarle al livellodeterminato dalla legge della domanda e dell'offerta: distruggequindi i prodotti dell'attività lavorativa e l'attività lavorativa

stessa ampliando la disoccupazione (esercito industriale di 

 

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Alle crisi di sovrapproduzione il capitalista può rispondereanche ampliando i mercati ed espandendo così la richiesta dibeni soddisfacibile dalla propria capacità produttiva,diminuendo il costo delle materie prime, ponendo sotto ilproprio controllo il loro mercato di produzione e di scambio,oppure per l'appunto diminuendo i costi di produzione. Da unlato quindi strumentalizzando la stessa forza dello Statoall'esterno – imperialismo e nazionalismo concorrenziale – edall'interno – con opportune leggi antisindacali ed anti-democratiche. Ma anarchia produttiva, libera concorrenza ecicliche crisi di sovrapproduzione, insieme alla tendenza allacaduta del saggio di profitto, dilatano lo spazio della differenzae della polarizzazione antagonistica all'interno della societàcapitalistica, fra i capitalisti da un lato (in via di rapido auto-

assorbimento) ed i proletari dall'altro (in via di rapida 

Carlo Cafiero - Karl Marx, Karl Marx, Salario, prezzo e profitto, 1865.

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 Compendio del Capitale (I), 1879.

p p

 

10. La rivoluzione e la dittaturadel proletariato

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del proletariato.

Di fronte alla situazione di crisi del capitalismo industrialeavanzato vi sono due modalità di risoluzione, entrambepossibili: da un lato si può accentuare il valoredell'immedesimazione fra Capitale e Stato, attuando unadittatura dello stesso, che assoggetti la produzione nazionale

ai dettami ed agli indirizzi del capitale nazionale edell'amministrazione politica dello stesso. Questa fu la via chepresero l'Italia e la Germania, subito dopo la prima guerra(effettivamente inter-capitalistica) mondiale, con formenazionalizzate di socialismo di stato (fascismo enazionalsocialismo). A queste forme reazionarie – attuatesistoricamente come preventive contro-rivoluzioni – si opponeperò l'altra via, indicata da Marx: quella della rivoluzioneproletaria. Qui la negazione astratta (ma reale nella sua

astrazione) costituita dal processo di concentrazione del 

 

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e ribaltata dalla negazione della negazione. Questa “nonristabilisce la proprietà privata, ma invece la proprietàindividuale fondata sulla conquista dell'era capitalistica, sullacooperazione e sul possesso collettivo della terra e dei mezzidi produzione prodotti dal lavoro stesso.” (Capitale, I, 3).

● L'identità assoluta e necessariamente negativa (Stato eCapitale, Capitale e Stato), che avrebbe assoggettato nelcorso del XX secolo la generalità delle masse popolari italianee tedesche (o spagnole) viene dunque rovesciata e ribaltatadalla concezione e dalla prassi rivoluzionarie dell'infinitoaperto, creativo e doppiamente dialettico. Nella e per larivoluzione comunista la libera determinazione individualerimane fondata all'interno del comune orizzonte diun'eguaglianza reale, che offre sostanza concreta ed

universale all'opera umana e naturale 

 

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Il passaggio dalla società capitalistica a quella comunistaavverrà con la trasformazione radicale del potere politico edinsieme economico e sociale. Forme di democrazia diretta edimmediata costituiranno subito organismi produttivi, di scambioe deliberativi (socializzazione dei mezzi della produzione e

dello scambio), all'interno dei quali si abolirà qualsiasi divisionedel lavoro e gerarchizzazione della società in classi,annullando insieme qualsiasi forma e sostanza di proprietàprivata ed esclusiva dei mezzi di produzione (individuali ostatali). Questa prospettiva rivoluzionaria destituisce quindi,insieme, poteri individuali e privati, così come negariconoscimento alle forme giuridico-politiche e ideologiche delloStato, inducendo queste ultime ad una forma di estremoirrigidimento e violenza (fisica, morale e sociale). Alla reazione

delle forze borghesi il proletariato risponderà a seconda delle 

 

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-zioni presenti in ciascun paese. In ogni caso il compito delproletariato non potrà e non dovrà assolutamente esserequello di sostituirsi alla guida dello Stato borghese ed alle sueistituzioni, pena la caduta e il rapido ricapovolgimento(repressione e negazione) del movimento rivoluzionario stesso

(cfr. repubblica di Weimar e movimento spartachista). Lo Statomoderno stesso è infatti la creatura – la sovrastruttura – degliinteressi convergenti della borghesia. Così di fronte alla difesaassoluta da parte dello Stato – difesa alla morte – dei suoiinteressi e delle sue istituzioni, la rivoluzione comunista dovràcontrobattere con una offesa ancora più grande, con unasottrazione totale dei suoi poteri: con la dittatura delproletariato, come via di accesso alla democrazia assoluta etotale della società comunista. Per sua virtù il proletariato si

instaura come soggetto assoluto della società pronto a 

 

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procedere dai poteri opposti. In questo modo il proletariatoattuerà la dittatura della maggioranza (in via di estensionealla totalità), contro la precedente dittatura della minoranza(tesa oramai a scomparire). Esso non dovrà quindi prendere ilposto di quest'ultima – del potere dello Stato – quanto piuttosto

tenere aperto ed estendere, sino ad un'apertura universale, unrigido, ma transitorio passaggio. Esso dovrà essere assoluto,per non esserlo più (auto-estinzione dello Stato). Dovrà avere ilmassimo della determinazione possibile e reale, per trasformare in reale il possibile. Dovrà perciò trasformare,riducendo e capovolgendo, la necessità (lo scopo finale dellareale eguaglianza) in aperta ed eguale libertà, trasformando ericapovolgendo i rapporti dialettici fra gli individui e le persone.Per questo ideale esso dovrà allora compiere un atto di auto-

educazione e di proposta all'universale riconoscimento 

11. Le fasi della futura societàcomunista

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comunista.

Contro la nazionalizzazione delle proprietà, proposta dallatradizione socialista a lui precedente, nei Manoscritti economico-filosofici  (1844) Karl Marx sottolinea invecel'importanza della persistenza di una libera determinazioneindividuale, esercitata all'interno dell'orizzonte collettivo

d'eguaglianza. Con la nazionalizzazione delle proprietà inveceil singolo proletario cede allo Stato la propria relativaeguaglianza (e libertà), uniformandosi ad un orizzonte disoggezione assoluta (istituzionale e lavorativa). Così lanazionalizzazione – invece che abbattere lo Stato capitalista –lo assorbe e lo integra a se stesso, nel proprio stesso ordinegerarchico e strutturale. Con il sovrappiù, anzi, di una generaleforma di soggezione ad un nuovo assoluto immediatamentepresente ed operante, che ha preso il posto del precedente.

Viene così a formarsi una burocrazia di partito che utilizza tutti 

 

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-sata (predazione), fornendo agli esclusi dal potere l'unica

rivalsa dell'annientamento reciproco e della reciprocastrumentalizzazione (prostituzione generalizzata). Lanazionalizzazione delle proprietà è dunque – fondata cosìcom'è ancora sulla categoria dell'avere - una forma dicomunismo rozzo ed inautentico, non effettivamenteemancipatore. Il vero comunismo è all'opposto quello che fadecadere la categoria dell'avere (e dell'uso e consumopersonale), per ripristinare quella dell'essere e del fare ideal-reale. Esso è l'uomo nuovo: l'uomo aperto e libero, creativo edialettico, nelle relazioni di reciproca libertà ed eguaglianza cheintrattiene con gli altri uomini e donne, con la natura stessa ingenerale.

● È nella Critica del programma di Gotha (1875) che taleprogetto auto-educativo ed emancipatorio si fa strada e si

sviluppa assumendo però il primo momento precedentemente 

 

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assumendo però il primo momento precedentemente criticato

come fase di passaggio al secondo. Nella prima fase si haeffettivamente una generale sottomissione al potereeconomico, sociale e politico del nuovo Stato, per cui tutti icittadini-proletari sono salariati al servizio dello Stato stesso,pagati per la effettiva e reale quantità di lavoro prestato (senzala sottrazione del plus-valore). In questa condizione dieguaglianza distributiva non vengono però qualificate evalorizzate le effettive differenze personali, familiari e sociali.Per valorizzare quella differenza che fa libertà (diriconoscimento e di prestazione) sulla precedente condizionedi eguaglianza si innesta allora una forma sostanziale dirichiesta secondo capacità e di corresponsione per bisogno:“Ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoibisogni.” Allora la forza del lavoro inalienato (lavoro vivo) sarà il

fondamento della nuova società comunista 

  Karl Marx, Critica del programma di Gotha, 1875.Karl Marx, La guerra civile in Francia, 1871.

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12. Il pensiero di Engels.

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Friedrich Engels (1820-1895) accompagna l'ideazione e lastesura dei testi marxiani più importanti (cfr. Manifesto),sviluppando in modo particolare il materialismo dialettico delfilosofo di Treviri nella direzione di una definizione dialetticadell'intero ambito e movimento evolutivo naturale (dialettica

della natura). Anti-positivista – il suo Anti-Dühring è del 1878 –viene ricordato anche per la stesura di Feuerbach e la finedella filosofia classica tedesca (1886) e per il suo testoclassico, Dialettica della natura (1883).

● Engels estende la struttura dialettica marxiana dalla storiasociale a quella naturale, intendendo definire e determinare leleggi dell'evoluzione e del movimento naturale. La dialettica frarapporti e relazioni di sviluppo, orizzonti di spiegazione edideali finalistici viene utilizzata da Engels per dare quindi

determina ione propria ed a tonoma alle for e nat rali per 

 modalità di autorganizzazione e quelle di sviluppo e diprogressiva trasformazione – legge della conversione della

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p g ggquantità in qualità (e viceversa) – attuate attraverso

superamenti dialettici – legge della compenetrazione degliopposti e legge della negazione della negazione. In questomodo lo spazio-tempo dell'evoluzione naturale viene sottrattoalle forme antropocentriche e positivistiche, per mostrarne edimostrarne i momenti, le fasi e le finalità autonome (cfr.

C.Darwin, L'origine delle specie). In questo modo ancora vienecome ricostituita una regola ferrea della necessità, all'internodella natura, che sarà capace di conservare il movimentosempiterno della materia, oltre le apparenti crisi definitive ed asuperamento delle stesse. Come la storia umana è animatadall'interno dalla lotta e contrapposizione fra le classi, così lastoria naturale stessa dimostra la presenza e l'eternità di unaspinta e di un impulso progressivo e rivoluzionario. Staall'uomo riconoscere questa interiore necessità, per ritrovarenell'azione pianificata secondo un fine proprio la propria libertà.

 

  Friedrich Engels, Anti-Dühring , 1878.Friedrich Engels, Principi del Comunismo, 1847.

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