Backstage Press - Marzo 2014

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anno II n. 3 - Marzo 2014 - Poste italiane s.p.a. sped in abb. postale D.L. 353/2003 (conv. in L. n. 46 del 27/02/2004) art. 1 comma 1 - DCB - Caserta

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Periodico di Musica, Arte e Spettacolo

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Questa rivista, che uscirà a cadenza mensile ma già pre-sente da anni sul web, nasce da sue basi fondamentali, chi ci conosce lo sa. La prima è l’espe-rienza editoriale maturata con Set-Tutti i colori dello spettaco-lo, l’altra è l’evoluzione in chiave editoriale dell’impegno, ormai decennale, dell’associazione Onlus Il sogno è sempre.

Dopo le dovute e formali pre-sentazioni, passiamo al bello, cosa abbiamo in serbo per voi? All’interno di queste prime pa-gine, abbiamo deciso di impri-mere, prima di ogni altra cosa, una vena di storia e cultura, quella un po’ dimenticata ador-nata da un pizzico di novità. Ad aprire le porte di questa lunga avventura Andrea Mirò, mae-stra e artista da ogni punto di vista. Segue Antonio Rigo Ri-

ghetti, molti lo ricorderanno per la standing ovation incisa nel brano Buon Compleanno Elvis di Ligabue. All’interno della lughissima intervista, però lo scopriremo in vesti diverse, il passaggio da spalla a solista.

Speriamo di farvi cosa gradita con le due rubriche che saranno parte inamovibile di questa rivi-sta, Time of music e Tempo di musica, il bianco e il nero, il dia-volo e l’acqua santa, la prima le-gata alla storia e alla musica che verrà ospitata nei nei migliori palchi italiani e che italiana non è. L’altra giustamente popolare, italiana e a noi conosciuta, la nostra storia musicale, anche in questo caso aneddoti e capisal-di della nostra cultura.

Un abbraccio particolare ce lo concedono Petra Magoni e Fer-ruccio Spinetti, Musica Nuda, ormai amici fraterni di ogni

nostra sfida. Ci presentano il loro più recente lavoro “Live a Tirana”.

Abbiamo voluto riservare uno sguardo di riconoscenza e me-moria a Francesco Di Giacomo, voce del “Banco del mutuo soc-corso”, recentemente scompar-so e che, come scoprirete, ha lasciato un’impronta indelebile posta alla base della musica ita-liana e non.

Ancora molto spazio agli emer-genti con uno sguardo partico-lare al gruppo Up3Side e Dual-beatpuntoit.

Speriamo che, sfogliando que-ste prime pagine, possiate avere uno sguardo sul passato e uno sul futuro della cultura, a no-stro parere, troppo importante per essere sottovalutata e messa da parte, soprattutto in periodi “bui” come quello attuale.

Benvenuti in questa nuova avventura firmata Backstagepress.

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ANDREA MIRO’Figlia e madre della musica

MUSICA NUDAQuando la musica “dal vero” vale più di qualsiasi oggetto.

TEMPO DI MUSICA

ANTONIO RIGO RIGHETTIAngelo e Demone del

basso

DUALBEAT PUNTOIT

AMEDEO MODIGLIANI

UP3SIDE

CONCERTI

TEATRO

TIME OF MUSIC

REDAZIONE Alfonso Morgillo, Wanda D’Amico, Alfonso Papa, Marica Crisci, Domenico Ruggiero, Michela Dra-go, Alessandro Calafiore, Alessandro Tocco. REGISTRAZIONE n. 815 del 03.07.2013 presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (CE). Comunica-zione Editore: Il Sogno è Sempre Onlus Sede Legale: Via Botteghino, 92 – 81027 San Felice a Cancello (CE) Sede Ope-rativa: Via Giacomo Matteotti, 20 – 81027 San Felice a Cancello (CE) – Fax. 0823.806289 – [email protected] – www.backstagepress.it Distribuzio-ne: Gratuita Stampa: Pieffe Industria Grafica

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TUTTI I DIRITTI SONORISERVATIBackstage Press è edito dall’as-sociazione culturale “Il Sogno è Sempre Onlus”. Tutti i diritti sono riservati. Manoscritti, dattiloscrit-ti, articoli, disegni e fotografie non si restituiscono anche se non pub-blicati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere ripro-dotta in alcun modo senza l’au-torizzazione scritta preventiva da parte dell’editore. Gli autori e l’e-ditore non potranno in alcun caso essere responsabili per incidenti o conseguenti danni che derivino o siano causati dall’uso improprio delle informazioni contenute.

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Figlia e madre della musica.Andrea Mirò

tx Alfonso Papa

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Andrea Mirò: interpre-te? No. Musicista? No. Autri-ce? No. Ogni singola doman-da, su chi è Andrea Mirò, avrà sempre risposta negativa, perché lei è tutto questo in-sieme. Ha abbracciato la mu-sica dall’interno, l’ha studiata, capita, accolta, vivisezionata, sviscerata in ogni suo aspetto e fatta sua. Inizialmente, nel piccolo oratorio di paese, poi davanti ad un microfono, per caso, a Castrocaro, si è fatta prendere da una parte della musica, che era, però, appun-to, solo una parte. Chi si ac-contenta gode! Non Andrea però, che la musica la tiene in mano.

Nella tua carriera si annove-rano molte collaborazioni con artisti affermati, quali ricordi con maggiore piacere e quale,

invece, vorresti realizzare e ancora non si è resa concreta.

Le ricordo tutte, ognuna di loro con caratteristiche diver-se e con caratteri, impronte e storie differenti, con uno come Ron ci ho fatto tante di quelle date spettacolari che ormai non si contano, così pure con Enrico Ruggeri, mentre con Finardi ci siamo incontrati meno sul campo e più in studio, anche con Man-go ed anche con Vecchioni con cui ho fatto un duetto. Ognuno di loro ha lasciato qualcosa, il bello è che, con tutto quello che hai impa-rato, poi crei un tuo modo personale, un approccio, un metodo di scrittura tuo, ma che ha un pezzo di ognuno di loro; per cui non ho una pre-ferenza effettiva, tutti grandi anche da un punto di vista

artistico. Quelli con cui vor-rei collaborare oggi, in realtà, sono quelli con cui mi è già capitato di collaborare che fanno parte comunque della scena attuale, non voglio dire nuova, perché non è dall’al-tro ieri che fanno musica, per esempio, collaborare con Perturbazione, con Zibba, che ho diretto quest’anno a Sanremo, è stato speciale. Io sono aperta a tutte le colla-borazioni, in generale non ho una preferenza, se ti dovessi dire in questo momento, il primo che mi viene in men-te, con cui mi piacerebbe fare qualcosa dal punto di vista creativo, potrei dirti, Battiato.

Anche quest’anno, sei stata, tra i maestri che hanno diretto gli artisti in gara al festival di Sanremo. Qual è il tuo rappor-to con il festival di Sanremo è

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più emozionante partecipare come interprete o dirigendo l’orchestra.

Mi è capitato veramente di farlo in tante vesti, forse l’u-nica cosa che mi manca è la conduzione, perché l’ho fatto come interprete e cantautrice, nella sezione giovani, come musicista due volte per due artisti diversi, come direttore d’orchestra per vari artisti e anche in giuria. E’ un privi-legio, aver calcato quel palco in tutte queste vesti. In Italia la figura, quella dell’artista, ha più ruoli, ed è molto difficile da assimilare, lo dico perché ti guardano un po’ come la bestia rara; però io reputo che questa sia una grandis-sima ricchezza, perché sono veramente pochi quelli che possono farlo, ed è una cosa di cui vado orgogliosa. Sono tutte situazioni in cui emo-tivamente sei in una condi-zione diversa, perché se sei

in gara, quello che ti stai gio-cando è una cosa diversa da se sei a servizio di un artista come musicista ed è ancora diverso quando sei a servizio di qualche artista però tenen-do le redini, che è il caso del direttore. Forse, una delle più belle, è stata quella del diret-tore d’orchestra, perché sono sulla scena, ma non sono io il diretto interessato, ma allo stesso tempo ho tutto in mano, ho il ruolo di colui da cui dipende tutto e poi c’è un grandissimo lavoro di arran-giamento, tutto quello che ci sta dietro, il mio lavoro vero, è il mio “lavoro a tavolino” ed è il mio lavoro anche live, contiene un po’ tutto, forse è la cosa più divertente, più bella e appagante.

Recentemente, ti sei esibita a Roma dopo molto tempo, com’è stato risalire su un pal-co?

Roma per me è sempre sta-ta un posto molto speciale, perché quando io ho iniziato come cantautrice, nel giro di un anno, il mio zoccolo duro si è formato li, ci sono perciò persone che da li prendono la macchina e mi vengono a vedere a Torino. Sembra stra-no dirlo, io sono piemontese, trapiantata a Milano ma se dovessi parlare di fan, quelli che veramente danno il san-gue, si trovano a Roma e din-torni, per cui tornare a Roma e suonare a Roma, se fosse per me ci tornerei tutte le settimane. E’ una bella piaz-za, l’ho sempre trovata con le orecchie molto aperte, forse negli ultimi tempi ancora di più, mentre Milano lo era quando io sono arrivata da ragazza e adesso si è un po’ arenata, se Dio vuole le cose, si stanno un po’ muovendo e forse si riprenderà il ritmo. Sono stata molto felice essere sul palco dell’Alexanderplatz Jazz Club, tappa obbligata del jazz e firmare sul muro ac-canto ai tanti nomi presenti è un qualcosa di veramente gratificante.

Continua a leggere l’intervi-sta sul sito www.backstage-press.it

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Musica Nudatx Alfonso Papa

Quando la musica “dal vero” vale più di qualsiasi oggetto.

“LIVE A TIRANA” nuo-vo lavoro del duo MUSICA NUDA. Dopo il successo di Banda Larga ed una serie in-finita di concerti, proponete al vostro pubblico un live molto particolare. Come nasce l’i-dea?

Petra: Da sempre la dimen-sione del live è quella che ci è più congeniale, sia per il dia-logo, per lo scambio di ener-gie che si instaura col pubbli-co sia per il divertimento che proviamo nel suonare ogni sera una scaletta diversa. il lavoro in studio è, di solito, meno istintivo, meno imme-

diato e meno divertente! È da più di un anno che regi-striamo, praticamente, tutti i concerti, un po’ per “archivio” un po’ per avere la possibili-tà di scegliere quello/quelli da far uscire (anche se per adesso solamente in digita-le). Questo LIVE A TIRANA è la registrazione integrale e senza correzione alcuna, del concerto che abbiamo tenuto nel maggio scorso nel più im-portante teatro d’Albania, il Teatro Nazionale dell’Opera e del Balletto. Quella sera ab-biamo proposto una scaletta con pezzi che non facevamo da un po’ e questa cosa ci è piaciuta, così come il fatto di avere eseguito qualche brano

di BANDA LARGA in duo ottenendo così mini versioni diverse dalle orchestrazioni originali, e quindi fare le co-ver di noi stessi!

Sono centinaia i concerti che ogni anno vi portano in giro per il mondo, il “Live” sem-bra essere l’aspetto musicale che più si adatta al vostro pro-getto, com’è il rapporto con il pubblico?

Petra: Fondamentale è un dialogo, uno scambio di ener-gie. Non ho mai inteso lo sta-re su un palco come una mera esibizione di se stessi, piutto-sto come una responsabilità: quella di guidare chi si ha di

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ph Marica Crisci 13

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vostre aspettative future?

Ferruccio: Spero in qualcosa di migliore, mi auguro che si ricominci a suonare di più, e che il nostro governo capisca che anche attraverso la musi-ca, l’arte, il cinema, che in una sola parola vuol dire “cultura” il nostro paese possa ripren-dersi. Dimentichiamo troppo spesso il nostro passato. Nel mondo poche nazioni pos-sono vantare la nostra tra-dizione musicale e artistica. All’estero noi, come tanti altri colleghi, siamo invitati rego-larmente a esibirci e portare anche la nostra “tradizione”. Artisticamente Petra conti-nuerà la sua avventura tea-trale con Pippo Delbono por-tando in giro uno spettacolo che si chiama “Il Sangue” che si avvale della partecipazione di Ilaria Fantin. Quest’estate, dopo un po’ di anni, si riuni-ranno gli Avion Travel con il sestetto storico, e quindi an-che con me, per un tour che credo ci e vi farà divertire e ri-presenterà il repertorio della band casertana.

Continua a leggere l’articolo su www.backstagepress.it

fronte in un viaggio di emo-zioni e note che appartengono a tutti ma che non tutti sono in grado di gestire, ascoltare, indirizzare. In più, nel live, è fortissima la componente im-provvisa, quella dell’imprevi-sto, quella del CARPE DIEM.

Nonostante i tanti impegni, Musica Nuda, è molto presen-te sul web, avete un rapporto, praticamente, quotidiano con i vostri fans. Che importanza date a questo mezzo di comu-nicazione e dove possono tro-varvi sul web?

Ferruccio: Amiamo mante-nere un filo diretto con i no-stri fans sulla nostra pagina Facebook che conta più di 34mila presenze. Abbiamo, poi, anche un nostro profilo personale su Instagram con i nostri nomi: Ferruccio Spi-netti e Petra Magoni. Il nostro

sito ufficiale invece è: www.musicanuda.com.

Pensa che abbiamo suonato al museo dell’Hermitage, a San Pietroburgo, perché l’or-ganizzatore ci ha scoperto su Youtube. Detto questo, noi siamo contro lo scaricamen-to illegale dei file. Se penso a quanto, è costato “Banda lar-ga” sia in termini economici che umani e rifletto su quan-to, con un semplice click, sia facile appropriarsi delle no-stre canzoni, mi vengono i brividi. Oramai il mondo va così. Bisognerebbe iniziare dalle scuole, per far capire il valore della musica. Nel no-stro piccolo continuiamo a vendere quasi 10mila copie ogni volta che esce un nostro cd e questo è un piccolo gran-de traguardo per noi.

Quali sono le vostre attese e le

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In contrapposizione alla ru-brica Tempo di musica, non po-tevano mancare due pagine de-dicate alla musica non italiana. Un viaggio tra note, aneddoti, storia, scale e armonie, a volte emarginate a vantaggio della musica italiana. Ogni articolo sarà rigorosamente legato ad un evento, più o meno prossimo, che racconterà le emozioni e la storia degli artisti che calche-ranno i palchi nelle principali città italiane.

Questo mese vi proponiamo i Black Sabbath in scena a Bolo-gna a giugno.

La notizia del ritorno dei Black Sabbath in Italia,evento orga-nizzato dalla lungimirante Li-veNation, che non lascia mai al caso la presenza su territorio italiano di artisti di questo cali-bro, a supporto dell’ultimo lavo-ro datato 2013 ed intitolato “13”,

e’ sempre una di quelle che non lasciano indifferenti.

Tour annunciato lo scorso anno ma portato avanti con difficolta’, a causa delle con-dizioni di salute del chitar-rista Tony Iommi, che aveva portato spesso e volentieri all’annullamento di parec-chie date, compresa quella italiana.

Le radici di questa band af-fondano alla fine degli anni ‘60, quando Tony Iommi (chitarra), Ozzy Osbourne (voce), Geezer Butler (bas-so) e Bill Ward (batteria) danno vita agli Earth, for-mazione blues-oriented che pero’ non produce nessun lavoro discografico. Alla fine del ‘69 nascono, con la succitata formazione, i Black Sabbath che manter-ranno questo organico per quasi tutti tutti gli anni ‘70 producendo, soprattutto dal ‘70 al ‘72, album seminali come Black Sabbath, Pa-ranoid, Master of Reality e Volume IV. La title track del secondo album Paranoid e’

un brano fondamentale nel successivo sviluppo del ge-nere heavy metal, tre minuti tirati ad alta velocità strofa-ritornello, strofa-ritornello. Un successo straordinario che li porto’ ai primi posti della classifica di Billboard.

Con diverse variazioni, dovute ai cambi di forma-zione avvenuti negli anni, i Black Sabbath, mantennero sempre come punti fermi i testi torvi e a sfondo sata-nico ispirati a droghe,morte atomica e inferno. Gli show erano assurde messe in sce-na dall’aria sinistra e plum-bea. Alla fine dei ‘70 Ozzy viene licenziato e al suo po-sto, alla voce, viene ingag-giato il grande Ronnie James Dio già negli Elf e nei Rain-bow di Ritchie Blackmore.

Dio fu perfetto per assecon-dare i riff taglienti di Tony Iommi e la produzione Sab-bathiana si arricchi’ di gem-me come Heaven and hell e The Mob Rules cariche di testi ispirati alla letteratura gotica.

tx Alessandro Calafiore

Il ritorno del Sabba Nero

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Dopo diversi anni e numero-se vicende legate alla voce del gruppo e vari cambi, non sem-pre convincenti,nonostante il valore indubbio di personag-gi quali Ian Gillan e Glenn Hughes, l’arrivo di Tony Mar-tin contribuì all’incisione di ottimi lavori come Eternal Idol ed Headless Cross, che diedero alla band nuova lin-fa. Arriviamo ai giorni nostri con altri cambi di formazio-ne, ritorni e pause creative fino al 2011, quando, con un intervento al Birmingham Mail, Tony Iommi annuncia-va la reunion con il primo cantante Ozzy Osbourne e di conseguenza un nuovo al-

bum e relativo tour mondiale. L’impatto avuto sulle future generazioni di musicisti è evidente. Li possiamo consi-derare gli apripista di diversi sottogeneri musicali come l’heavy metal, il trash metal, il doom metal e lo stoner rock, pur non facendo parte di nes-suno di questi a testimonian-za dell’assoluta originalità della loro proposta. Abbiamo adesso la possibilità di averli in italia, per un’unica data, il 18 Giugno alla UNIPOL ARENA di Bologna con prez-zi variabili dai 69 ai 92 Euro. La formazione annunciata comprende Tony Iommi alla chitarra, Ozzy Osbourne alla

voce, Geezer Butler al basso e Tommy Clufetos alla batteria.

Rock on!

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La storia insegna e su que-sto non ci piove, gli errori fatti in passato tendono a ripetersi, ergo, se la storia non si studia, non si sviscera, difficilmente si potrà imparare a non commet-tere gli stessi errori.

Nel 2014 nonostante il “tutto a portata di mano” non abbiamo nulla, siamo privi di ogni base, economica e culturale, essen-ziale per apprezzare ogni bel-lezza. Non ci mancano i mezzi per averla, sia chiaro, ma, sem-plicemente, ci crogioliamo nel non sapere che a volte pare sia meglio dell’avere il quadro chia-ro delle situazioni che possono, poi, portarci a capire.

La mia introduzione a questa rubrica non è casuale e non sono le elucubrazioni menta-li di una che pensa si di sapere troppo, piuttosto, i pensieri di una che ha deciso che, per ap-prezzare tutto ciò che il panora-ma italiano può offrirci ora, sia necessario conoscere ciò che ci ha preceduto: situazioni, tempi, episodi, vita.

L’Italia, musicalmente par-lando, ha un passato di tutto rispetto e cosa più incre-dibile, ciò che conosciamo con certezza oggi, ha fatica-to a mettere radici.

Quello che voglio fare con voi e per voi è ripercorrere tempi non molto lontani, di autori, musica, artisti e situazioni che, nel tempo, sono cambiate e che hanno fatto la storia.

Andremo a cercarlo negli uffici della Ricordi, siamo nei primissimi anni ‘60, Nanni Ricordi e Franco Crepax gestiscono la casa editrice Ricordi, pronta a fare il salto, da casa editri-ce ad etichetta discografi-ca, pronti ad intraprendere quest’avventura, piena di entusiasmo e un pizzico di pazzia si buttano sui testi di alcuni emergenti. In que-gli anni il cantautorato non esisteva, da un lato c’erano

i testi, dall’altro la ricerca di un interprete adatto, la cosa richiedeva troppa pazienza e troppo lavoro. Sulla scri-vania La gatta, Arrivederci, Non arrossire, testi audaci, diversi da quelli che aveva-no tenuto banco fino allora e che con ogni probabilità avrebbero trovato il consen-so del pubblico.

Novità per novità, decido-no che, invece di perdere tempo a cercare un inter-prete adatto al testo, siano gli stessi autori dei testi ad interpretare i brani, fu così che Tenco, Gino Paoli, Bindi, De Andrè, Lauzi ed Endrigo, mettendo il piede negli stu-di della Ricordi entrarono a far parte dei pilastri della musica italiana e fu così che nacque il cantautorato.

Il periodo non è dei miglio-ri, effettivamente i testi sono tristi, ma il cantautorato fa sì che la tristezza sia auten-

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“Ricordi” gli anni sessanta?

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tica e vera, interpretata dagli stessi che l’hanno vissuta, Non si scrive di fantasia, ma di vita vera, gli autori svisce-rano i loro più neri pensieri, ahimè spesso troppo veri, in generale gli anni Sessanta vengono descritti come alle-gri e spensierati, ma il dolo-re dei cantautori sopracitati è reale, tant’è che Gino Paoli tenta il suicidio nel 1963 e, come ben sappiamo, Tenco, mette fine alla sua vita, pro-prio durante il Festival di San-remo, nel 1967, ecco il dolore autentico!

Ad aggravare una situazione già precaria ci si mette anche la critica, i giornali ne scrivo-no di tutte i colori: di Endrigo scrivono che “crea composi-zioni incolori, musicalmen-te confuse, che richiamano canti chiesastici con l’unico risultato di avere delle canzo-

ni anemiche adatte ai chieri-chetti” (Tv Sorrisi e Canzoni 1961).

Ancora di Tenco di legge “ Oggi il mondo della canzone più che da dilettanti è domi-nato dai velleitari, il caso-li-mite è rappresentato da Ten-co che imita palesemente Nat King Cole, ha dell’intonazione un concetto personalissimo e stravagante”(Dalla rubrica Dischi nuovi 1961).

Riuscire a far accettare il cam-biamento è stata dura, molto dura, anche dal punto di vi-sta musicale e degli arran-giamenti. Cambiano anche quelli, i nuovi interpreti della musica italiana, hanno come riferimento il jazz, il blues e la canzone francese, la musica diventa un pozzo liberatorio, dove immagazzinare tutto ciò che non è ancora stato detto,

loro hanno il mezzo e deci-dono di sfruttarlo. Sparisce il solito crescendo nell’attesa del ritornello, i brani comin-ciano a dominare da subito, la parte cantabile in “giro di do”, apre il brano e s’insi-nua da subito, non c’è niente da aspettare, e poi scende su accordi di bemolle creando sfumature mai sentite e del tutto innovative. I brani sono recitati considerando che co-minciano a cambiare anche gli interlocutori, non c’è più un approccio generico, ma un soggetto preciso, una compa-gna, un oggetto, un luogo, un pullover.

Parlare della storia musica-le in così poche righe non è facile, ma ritorneremo su episodi e scene, in modo più approfondito nei prossimi ar-ticoli.

ph Alessandro Tocco

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Antonio Rigo Righettitx Wanda D’Amico

Angelo e Demone del basso.

Prima parte integrante di un gruppo, poi spalla e oggi solista. Una carriera, quella di Antonio Righetti, basata sull’arte dell’incontro, della raccolta di storie, di abbrac-ci empatici con ogni sguardo incontrato, nulla lasciato al caso, ma neppure calcolato, semplicemente sensibile e innamorato di ciò che fa. Un nuovo Righetti, diverso da quello che ha visto nascere i Rocking Chairs e ancora, di-verso da quello che accompa-gnava Ligabue nel suo perio-do d’oro, una persona nuova che ha accettato a pieno la sfida di mettersi in gioco, ha raccolto il guanto e ha comin-ciato a giocare con sé, con la musica e con i suoi lati oscuri.

Cominciamo subito parlando di te e della tua carriera, mol-tissime collaborazioni, l’im-pegno con i Rocking Chairs, il lavoro fatto al fianco di Liga-bue, tutte queste cose possia-mo leggerle su Wikipedia, ma cosa non è stato detto delle tue collaborazioni e dei tuoi lavori che vorresti invece fosse mes-so alla luce?

Qualcosa che probabilmen-te non è stato detto, è come, queste cose, siano state una grande opportunità per me come essere umano e come musicista. Ogni incontro con questi personaggi che hai ci-tato, dai Rocking Chairs sino, ad arrivare a Luciano, passan-do da tutti quelli con cui ho avuto la possibilità di colla-

borare come musicista sono, prima di tutto, degli incontri molto importanti con perso-ne che hanno una sensibilità molto elevata, molto simile alla mia, con dei racconti, con delle storie da portare in giro che hanno sempre trovato il mio interesse. La cosa che mi preme sottolineare è come questi incontri e frequenta-zioni musicali, ma non solo, siano il carburante per vivere la musica come piace a me in un modo che amo definire quotidiano, cioè non in una accezione da evento ma come una cosa di tutti i giorni.

Come un qualcosa che fa parte della tua vita?

Sì, che tutti i giorni, trova una sua esplicazione in modo dif-

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valore, è una lotta che m’inte-ressa, perché è quella che mi ha ispirato. Per me gli angeli e i demoni sono, che ne so, Bob Dylan, Jonny Cash, Jack Ke-rouac o Ernest Hamingway, sono quelli che hanno una parte angelica, che te li fa ve-dere come isolati dal resto del mondo, per una loro capacità di empatia con la gente e di elevazione verso la gente e al tempo stesso, dentro di loro, conservano una parte oscura che fa anche un po’ paura. L’i-dea era di raccontare questo mondo di contrasti ed io ho un mondo molto mediterra-neo al quale sento comunque di appartenere, nonostante le amarezze e difficoltà, che la nostra nazione ci impo-ne, credo che sia una nazio-ne ancora molto viva, molto importante e interessante più per quelli che non ci abitano che per quelli che ci vivono come me. Quelli che ci vivo-no come me ci si devono con-frontare come tutti noi con le nostre inadeguatezze, con la nostra idea, un po’ vecchia, di città, le nostre poche rego-le e rimanere un po’ basiti di fronte a quello che succede a volte all’estero la dove manca però un po’ il nostro spirito più fantasioso, caldo e un po-chino più sensibile.

Continua a leggere l’intervista su www.backstagepress.it

ferente, a volte con delle cose con molte persone, altre volte con delle cose molto piccole ma molto significative. Non è importante la quantità ma la qualità.

Un album solista, la scelta di distaccare il tuo basso dal so-lito ruolo di spalla e dargli lo spazio che merita, perché que-sta scelta, adesso?

Perché probabilmente se avessi evitato di raccoglie-re questo virtuale guanto di sfida che mi è stato o che mi sono lanciato da solo, sarei stato male, nel senso che era-no cose che premevano per essere raccontate. Questi anni sono molto difficili e variegati dal punto di vista dell’offerta. Credo che, mai come ora, i negozi di libri e di dischi – quei pochi rimasti – sono pie-ni di opere; nel senso che si è assistito a una proliferazione di uscite discografiche, di edi-zioni letterarie, uscite di qual-siasi tipo e non è facile stare a reclamare l’attenzione che queste cose richiedono ma fondamentalmente credo che

la cosa vada oltre la necessi-tà di avere un pubblico. La necessità, è quella di raccon-tare queste storie sperando che qualcuno possa trovarle interessanti o utili soltanto per stare meglio, rilassarsi o soltanto per ascoltare una storia. Questa è una motiva-zione sufficiente per accettare le “difficoltà” di diventare so-lista.

Angeli e Demoni, il conflitto, gli opposti che si respingono e si attraggono, cosa rappre-sentano e fanno da apriporta a quali argomenti?

Gli argomenti sono svariati, uno di questi è rappresenta-to dal rapporto tra la parte maschile e femminile che al-berga in ognuno di noi a pre-scindere che siamo maschi o femmine. Dentro di me c’è una parte femminile che lotta con quella maschile dentro di te c’è una parte maschile che lotta con quella femminile ed è una lotta, diciamo, tra la parte più luminosa con quella un pochino più oscura senza voler dare delle accezioni di

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Chi sono e come nascono i DualBeat Puntoit?

Dualbeat Puntoit è un proget-to che nasce dall’idea di due musicisti napoletani, Mauro Amato e Pippo Seno, entram-bi chitarristi con la passione per la musica cantautorale italiana; il duo è arricchito dalla voce AnnaMaria Boz-za e dalla collaborazione di Sergio Di Gennaro, al basso e Davide Esposito, alle percus-sioni.

Rivivere quei brani cosiddetti “senza tempo”, reinterpretan-doli sotto una chiave morbi-

da e acustica, mantenendo, al centro, l’anima dell’opera, la sua storia e il messaggio che il cantautore ha voluto lasciare.

Perché Dualbeat Puntoit?

Il nome è da attribuire alla presenza delle due chitarre “DUAL” ed al “BEAT”, ossia la pulsazione di un suono che segna il ritmo, il tempo, il metro di un brano musica-le. “PUNTOIT”, è il richiamo al mondo delle tre W, a un’e-ra digitale che ha stravolto il modo di comunicare e per certi versi anche di far musica e di viverla.

Il vostro è un progetto di co-

ver, qual è il filo conduttore che lega la scelta dei brani?

Il filo è quello che tende a per-correre quegli avvenimenti che hanno segnato, non solo la storia, ma il quotidiano dell’artista e del popolo; le sofferenze unite alla speranza di un domani migliore (“Ge-nerale”), l’idea che un nuovo anno possa portare spensie-ratezza (“L’anno che verrà”), gli argomenti tabù che sono intrinsechi al nostro io perso-nale e che sfociano attraverso un comunicare non sempre diretto, a più opinioni magari discordanti e non (“Bocca di rosa”), la gioia di un pensie-ro d’amore e alla sua bellezza

Dualbeat Puntoittx Alfonso Papa

ph Domenico Ruggiero

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(“Nel blu dipinto di blu”), vivi nel passato, ma sorprenden-temente attuali.

Il fine o meglio per noi, il continuo inizio, è quello di raccontare attraverso i grandi cantautori del panorama ita-liano, la grandezza dell’anima umana, spesso sottovalutata, parallela alle difficoltà, più o meno importanti, ma con la volontà di donare quella leggerezza, quella sensazione di pace attraverso arrangia-menti e vocalità morbide. Un richiamo alla comunicazione che in quegli anni sapeva af-frontare la vita senza chieder-ne il prezzo.

Il progetto che state portando avanti, vi mette a confronto con nomi che hanno fatto la storia della musica italiana. Non temete che ciò possa in qualche modo mettervi in om-bra?

Per lo più, siamo felici di po-ter rivivere non solo il brano ma, soprattutto, il com’è nato e quindi perché no, sentirne l’idea dell’autore.

E’ un grande percorso che ci unisce nella musica, nello studio, nell’emozione, nella crescita, possiamo soltan-to ringraziare i pilastri della nostra corrente musicale ad averci lasciato canzoni che non smetteranno mai di esi-stere, perché quella scrittura è cosi concreta da poterla ta-stare anche dopo vent’ anni e più anche per le nuove gene-razioni.

A cosa state lavorando adesso e quale sarà il prossimo brano che ci regalerete?

Stiamo preparando altre due cover e per una in particolare ci sarà una presenza eccelsa, un ospite che ne arricchirà

l’interpretazione. Non possia-mo ancora anticiparvi i titoli ma contiamo di terminarle proprio in questi giorni.

Tutti questi lavori, avranno vita indipendente o saranno raccolti in un unico supporto?

Assolutamente sì, l’idea è di raccoglierli in un unico sup-porto, abbiamo già dei con-tatti e delle idee in proposito cui stiamo lavorando.

Dove si possono ascoltare i Dualbeat Puntoit e dove tro-vare informazioni circa il pro-seguimento del progetto?

Siamo presenti su Facebook, Youtube, Twitter come Dual-beatPuntoit ed è imminente la presentazione del sito web ufficiale del progetto www.dualbeat.it

ph Domenico Ruggiero 25

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ph Alfonso Papa

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tx Marica Crisci

Un a nimo sensibile.Un tragico desti no.

Scrivere di questo artista è come raccon-tarvi di un caro amico. Amedeo Modigliani, l’animo sensibile e il suo triste destino, hanno creato intorno a lui una legenda. Le informa-zioni che si hanno della sua vita, si devono alla su prima figlia Jeanne (alla quale fu dato lo stes-so nome della madre), raccolte in una biografia. Nato come scultore, abbandonò la sua prima passione per la pittura, ma senza cambiare la sua filosofia artistica cioè quella del “togliere”. I suoi dipinti sono privi di disegno, poche tonalità dalle forme essenziali e linee sinuose. Una delle caratteristiche che consentono di classificare un dipinto come “un Modigliani” è l’assenza degli occhi e il collo allungato nei ritratti di donna. Nel 2004 è uscito un film che parla dell’ultimo anno di vita di Modigliani (I colori dell’Anima di Mick Davis), del suo incontro con la moglie Jeanne e della sua rivalità con il pittore Pablo Picasso. Scena chiave del film, dopo uno dei vari ritratti fatti a sua moglie Jeanne, per la prima volta dipinse i suoi occhi. “Dipingerò i tuoi occhi solo quando conoscerò la tua anima”. Un amore sincero ma straziante, termina-to precocemente con la morte di Modì all’e-tà di 35 anni e seguito dal suicidio della moglie incinta del loro secondo bambino. Tanti gli artisti segnati da questo tragico desti-no ma che non hanno avuto la giusta notorietà, ma per Modigliani è stato diverso. La sua anima vive nelle sue opere e ammirandole si avverte la sua presenza come un soffio sul viso.© Riproduzione riservata

Amedeo Modigliani “Nudo sdraiato con braccia aperte” (1917)

Jeanne Hebuterne (1917)

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duemilaquattordici

arte

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UP3SIDEtx Alfonso Papa

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© Riproduzione riservata

Il gruppo nasce, un po’ come tutte le cose belle, da un incontro casuale. Ci rac-contate come è andata?

Il gruppo nasce in occasione di un evento Casalnuovese. Angelo suonava in un grup-po in cerca di cantante, i fratelli, Biagio e Salvatore, si sono proposti come tali e da una semplice festa di piazza sono nati gli Up3side.

La scelta del nome “UP3SI-DE”?

La verità è che abbiamo su-perato la prima fase dei pro-vini di X Factor senza un nome ad effetto, e la scelta Up3side ci sembrava quella giusta. Il nome, che letteral-mente significa su tre lati, l’abbiamo poi ricondotto ai tre generi musicali diversi che caratterizzano noi tre.

Quasi subito vi travolge la sorpresa “X-FACTOR”, ci raccontate quest’esperienza e

qual è il vostro rapporto con i talent?

X Factor è stata una vera e propria avventura in tutti i sensi. Ci ha cambiati, ci ha fatti crescere ed ha segnato l’inizio di tantissimi nuovi traguardi. Con i Talent? Sia-mo sempre dell’idea che dia-no tantissime possibilità alle nuove proposte e che siano l’inizio e non il punto d’arri-vo come tanti pensano.

Gli UP3SIDE sono composti da una formazione giovanis-sima e come tali molto lega-ti alla tecnologia ed al web. Come vedete questi strumen-ti a fianco della musica?

Pensiamo che il web sia in realtà la nuova forma di pos-sibilità data agli artisti emer-genti. E’ proprio tramite il web che abbiamo conosciu-to, infatti, nuovi talenti della musica internazionale che si stanno affermando tuttora.

A cosa state lavorando at-tualmente e dove potranno

ascoltarvi o vedervi prossi-mamente i vostri fans?

Stiamo lavorando a dei bra-ni inediti ed ancora a tante cover. Potranno vederci e se-guirci su Youtube, sul nostro canale ufficiale e su Face-book, nella pagina ufficiale Up3Side (Official).

La vostra playlist ideale?

Guns and Roses, Bruno Mars e Bob Marley, ma se dovessimo parlare di brani sceglieremmo:

-Sweet child O’ mine (Guns n’ Roses)

-When I was your man (B.Mars)

-One Love (B.Marley)

-Fine China (C.Brown)

-Man in the Mirror (M.Jackson)

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La notizia della morte di Francesco Di Giacomo ci ar-riva nella tarda serata del 21 febbraio, quando i social net-work cominciano a diffonde-re in rete ricordi, note, emo-zioni e coccodrilli telematici. Fa quasi impressione notare l’affetto per questo personag-gio da parte di persone di tut-te le età, soprattutto conside-rando il suo carattere schivo e il fatto che, in un mondo di musica da rapido consumo, come un panino del Mc Do-

nald, brani complessi ed arti-colati come quelli del “Banco Di Mutuo Soccorso”, di cui è stato la voce dagli anni ‘70 ad oggi, sono oggi assolutamen-te fuori dalla logica di merca-to e raramente passati nelle radio. Forse il miglior tributo che possiamo offrire alla sua imponente figura di vocalist e artista a tutto tondo, è cercare di ripercorrere in queste ri-ghe la sua epopea terrena ed offrire spunti di ascolto che possano attrarre l’attenzione dei più curiosi.

Francesco Di Giacomo nasce a Siniscola (NU) nel 1947 e si trasferisce subito a Roma. Amava ricordare che la sua prima esperienza canora fu in un concerto, organizzato dalle suore del Pigneto, dove lo facevano cantare nel coro delle bambine a causa del-la timbrica particolarmente acuta e tenorile. Il suo modo di cantare, unito agli intrecci delle tastiere dei fratelli No-cenzi con le chitarre di, tra gli altri, Rodolfo Maltese, è stato il marchio di fabbrica di quel-la splendida esperienza musi-

Francesco Di GiacomoMusica e idee che vivono oltre la morte.

tx Alessandro Calafiore

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cale che è stata il “Banco Del Mutuo Soccorso”, una band conosciuta ed apprezzata an-che oltre confine. Sicuramen-te una delle punte di diaman-te del rock progressive italia-no, un genere musicale deri-vato e diretto dal rock, che di questo aveva perso parte del-la sua carica selvaggia a van-taggio di atmosfere rarefatte rotte da intrecci strumentali ricchi di virtuosismi. Questa sua voce pulita, quasi da stu-dio, era un’assoluta novità nel panorama del rock di quegli anni. Il prototipo del can-tante rock doveva possedere una voce graffiante, meglio se arrochita. Importante e scon-volgente, il fatto che fosse as-solutamente autodidatta, nes-suno studio, solo doti natu-rali ed estrema sensibilità. Il suo stesso fisico, imponente, con una folta barba non era

assolutamente in linea con gli stilemi di un rock singer. Le sue interpretazioni erano però potenti, visionarie e mai uguali, a volta cupe, perché al variare del suo umore varia-va anche la performance. Era anche il paroliere che vestiva la musica della band di alle-gorie, visioni e ricercatezze stilistiche, mai un testo ba-nale e sempre un grande la-voro di gruppo. Si partiva da un’idea, da un discorso, poi si costruiva un telaio musi-cale, un’armatura e su questa, Francesco, il sarto delle paro-le, cuciva e tagliava un vestito su misura. Un vestito elegante e sempre originale, era quello per lui il lavoro difficile, riu-scire a raccordare un’idea con una musica e un testo, senza snaturare né l’una né l’altra. Straordinario il suo rapporto con i colleghi del panorama

musicale italiano. In un mon-do fatto di competizione e invidie, più o meno celate, lui era ben voluto da tutti, per il suo essere antidivo, sensibile e rispettoso di tutti. Ricor-diamo anche diverse parte-cipazioni in alcuni film di Fellini a testimonianza di una personalità artistica poliedri-ca. Francesco ci lascia in un tardo pomeriggio di febbra-io. Probabilmente un malore mentre era alla guida della sua auto. Un saluto semplice e caloroso, Vittorio Nocenzi al pianoforte, la sua voce silente riecheggia nel cuore dei pre-senti, un brindisi doveroso per un ricordo che rimarrà per sempre.

Leggi l’articolo integrale su www.backstagepress.it

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duemilaquattordici

concerti

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21-22/03 PALAFLORIO - BARI

28/3 ZOPPAS ARENA - CONEGLIANO (TV)

8-9/3 PALALOTTOMATICA - ROMA

11-12/3 PALASPORT - ACIREALE (CT)

29/3 PALAFABRIS - PADOVA

11/3 TEATRO AUGUSTEO - NAPOLI

13/3 PALASPORT - FAVARA (AG)

1/4 MEDIOLANUM - MILANO

15/3 TEATRO METROPOLITAN - CATANIA

15/3 PALASELE - EBOLI (SA)

4/4 PALAOLIMPICO - TORINO

19/3 TEATRO CARLO FELICE - GENOVA

18-19/3 PALALOTTOMATICA - ROMA

5/4 UNIPOL ARENA - BOLOGNA

20/3 CASINO’ - C. D’ITALIA (CO)

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15-16/3 AUDITORIUM - ISERNIA

9/3 TEATRO TONIOLO - MESTRE(VE)

27/3 PALASPORT - CORREGGIO (RE)

12/3 TEATRO AUGUSTEO - NAPOLI

20-21/3 GRANTEATRO - ROMA

14/3 TEATRO COLOSSEO - TORINO

29/3 PALASPORT - FOSSANO (CN)

13/3 AUDITORIUM CONCILIAZIONE - ROMA

25-26-27/3 PALAPARTENOPE - NAPOLI

21/3 AUDITORIUM CONCILIAZIONE - ROMA

31/3 PALASPORT - IMOLA (BO)

19/3 PALAZZO DEI CONGRESSI - LUGANO

30/3 PALASPORT - ACIREALE

25/3 TEATRO AUGUSTEO - NAPOLI

2/4 PALASPORT - SALSOMAGGIORE(PR)

21/3 TEATRO COMUNALE - BELLUNO

2/4 TEATRO TEAM - BARI

27/3 POLITEAMA GENOVESE - GENOVA

6/4 PALAYHALL - RICCIONE (RN)

22/3 TEATRO ASTRA - SCHIO(VI)

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duemilaquattordici

teatro

pres

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CENERENTOLA LA FIESTA ESCENICA

BRACHETTI CHE SORPRESA!

CRISTIAN DE SICA IN CINECITTA’

dal 6 al 16 marzo 2014

dal 14 marzo al 23 marzo

dal 6 marzo al 13 aprile

BARCLAYS TEATRONAZIONALE (MI)

TEATRO AUGUSTEO (NA)

TEATRO BRANCACCIO (RM)

biglietti a partire da € 29,00

biglietti a partire da € 30,00

biglietti a partire da € 34,50

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ph Alfonso Papa