BABY CAMPING...spartito in uguale misura tra i vincitori. Qualora nessuno riuscisse a scoprire...

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44° anno 45°edizione Parrocchie di San Martino di Colle Umberto e Revine-Lago 28 luglio - 10 agosto 2013 Casa Cima Loreto Faller di Sovramonte (BL) BABY CAMPING APERTO-OPEN-OFFEN-OUVERT DELEGATI

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44° anno 45°edizione

Parrocchie di San Martino di Colle Umberto e Revine-Lago 28 luglio - 10 agosto 2013

Casa Cima Loreto Faller di Sovramonte

(BL)

BABY CAMPING APERTO-OPEN-OFFEN-OUVERT

DELEGATI

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NOME............................... COGNOME................................

SONO NATO IL ........................... A....................................

ABITO A .................................ZORRO È............................

IL MIO GIOCO PREFERITO.................................................

LA MIA SQUADRA AL TORNEO GREST.................................

Toc Toc... Toc Toc... è il cuore del Campeggio che

batte forte, richiamo emozionale dell’avventura più

“azzardata e sensazionale che la storia ricordi” che

tanti anni fa ha coinvolto un manipolo di giovani

guidati da un don. Quei giovani che oggi sono madri e

padri di molti dei ragazzi campeggiatori moderni...

qualcuno è già nonno e ha in Campeggio i nipotini!

Che dire che non sia già stato detto?

La vita è in continua evoluzione... le cose sono in

movimento perenne, come la terra, gli elementi... ogni

istante è diverso, nulla è mai come prima, eppure il

Campeggio c’è, con le sue lune e i suoi soli... con le

sue dinamiche, riti, tradizioni, novità, idee, menti,

volti, talenti... il bene che nasce da questa esperienza è

disegno di Dio... e l’Amore che sprigiona

quest’avventura è un dono da portare agli altri...

Che storie!

Lunga la strada, grande è il cammino... il Campeggio è

nel cuore... GRAZIE e BUONA AVVENTURA!

GRAZIE a don Angelo e don Ezio per il sostegno e la

condivisione di questo cammino!

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RISPETTO della casa, dell’ambiente esterno e delle persone.

1) CORDIALITÁ e RICONOSCENZA verso chi ci ospita e chi lavora.

2) RISPETTO dei propri compagni e compagne e di tutti coloro che

vivono assieme il tempo del Campeggio!

3) PUNTUALITÁ negli orari stabiliti per le varie attività.

4) All’ora decisa SILENZIO e RIPOSO per non disturbare i

compagni.

5) PULIZIA personale, ORDINE nella camera e IGIENE nei bagni.

6) Quando si è a tavola, COMPORTARSI EDUCATAMENTE.

7) È severamente VIETATO ACCENDERE FUOCHI nel bosco.

8) ESSERE GENTILI ed educati con tutti, mantenendo un

comportamento corretto in casa e nelle escursioni.

9) CONDIVIDERE gioiosamente i vari momenti di GRUPPO portando

un contributo personale: ENTUSIASMO, PARTECIPAZIONE,

SORRISI, GIOIA, FIDUCIA e tanta, tanta CREATIVITÀ e FANTASIA

sono indispensabili!!!

10) Usare un LINGUAGGIO PULITO, non essere offensivi, non

bestemmiare.

11) CHIAMARE PER NOME: i cognomi sono vietati, fatta eccezione

per emergenze di “sinonimi e contrari”

12) AMARE LA MONTAGNA, la natura, le escursioni.

13) AIUTARSI nelle difficoltà, non creare pregiudizi e divisioni, ma

COSTRUIRE un gruppo unito di VERI AMICI.

14) PRECISIONE in tutto ciò che facciamo!

15) PAROLE MAGICHE DA RICORDARE E UTILIZZARE:

Grazie – Prego – Ciao – Scusa – Buongiorno –

Buonasera – No problem – Si soluzion – Tutto a posto

OGNI COSA AL SUO POSTO,

UN POSTO PER OGNI COSA!

CHE BELLOOO!!!

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Lui,

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Sac

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tura

Voi incontrerete questa amicizia e ne sperimenterete tutta la fecondità e la bellezza se lo

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Nella notte oscura, un’ombra si aggira misteriosa e lascia un

messaggio di avvertimento:

“Attenti Campeggiatori: Zorro ha parlato!” Zorro è uno degli ospiti del campeggio.

Il gioco si svolge all’insegna della lealtà: nessuno può divulgare messaggi falsi, e nessuno deve sottrarre i messaggi posti per gli altri.

Vincerà il gioco chi scoprirà e denuncerà Zorro. Qualora vi fossero più scopritori, il vincitore verrà designato in base a: correttezza e precisione della denuncia, creatività e fantasia nel formulare la denuncia, motivazioni, numero dei messaggi (prove valide) e loro interpretazione, impegno dimostrato nel gioco. Premio: 4 punti giochi e attività varie.

È ammessa la collaborazione tra gruppi, in questo caso il premio verrà spartito in uguale misura tra i vincitori.

Qualora nessuno riuscisse a scoprire Zorro, la vittoria sarà dello stesso.

È chiaro che Zorro non se ne dovrà rimanere coperto, ma dovrà esporsi e tracciare dei messaggi ove ci sia il suo nome o quantomeno la possibilità di riconoscere le sue generalità.

Zorro dipende dal direttore del gioco o dall’animatore responsabile.

Il direttore del gioco darà le disposizioni a Zorro e gli imporrà di esporsi e di fare delle azioni più o meno rischiose o divertenti o clamorose, per vivacizzare e rendere più interessante il gioco. Se Zorro si rifiutasse di compierle per timore di essere scoperto o non ne fosse stato capace, verrà penalizzato al fine della premiazione finale in caso vincesse lui.

Ogni contestazione, reclamo, divergenza verrà risolta volta per volta dal direttore del gioco insieme alla commissione formata da 3 membri segreti; i reclami devono essere presentati sotto forma di lettera scritta e firmata, consegnata al direttore del gioco.

La denuncia, una volta fatta e presentata, non potrà essere ritirata.

Chi sgarra dal regolamento potrà essere immediatamente, insindacabilmente e irrimediabilmente espulso dal gioco.

Buon gioco e buon divertimento!

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1. Per lo svolgimento del processo, rimane valido quanto

contemplato dal regolamento del gioco di Zorro. Ricordiamo che

fa fede il regolamento in versione integrale, appeso e consultabile

al Campeggio, e non il decalogo stampato sul presente libretto,

che ha solo funzione di promemoria.

2. Le uniche persone preposte a gestire il processo a Zorro sono i

giudici, di concerto con il direttore del gioco.

3. Durante il processo bisogna mantenere un comportamento leale e

corretto. Nella fattispecie si richiede di rispettare i ruoli, non

interrompere le discussioni e gli interventi di giudici, avvocati,

imputati e testimoni.

4. Eventuali obiezioni o interventi vanno richiesti richiamando

mediante alzata di mano l’attenzione del giudice, il quale deciderà

se dare la parola o meno. La decisione andrà tassativamente

rispettata da tutta l’assemblea.

5. È auspicabile il silenzio durante gli interventi, rispetto dei e tra i

partecipanti, accettare ragionevolmente ogni decisione della giuria.

6. Non si tollerano: schiamazzi, litigi, distrazioni, fuggi-fuggi immotivati,

proteste.

7. Valgono assolutamente gli applausi, i sorrisi, la simpatia dei

partecipanti. Di ciò la giuria terrà conto.

8. La giuria ha facoltà, in qualsiasi momento, di interrompere, rinviare o

addirittura annullare il processo e così dare anticipatamente termine

al gioco, qualora il comportamento di uno, alcuni o tutti i presenti

lo rendesse ahimè necessario.

POSTILLA: Gli unici e soli strumenti validi per la “tortura” sono: gate-gate,

tempere, acqua ambiente, farina, dentifricio, nutella e simili spalmabili e non

urticanti.

Buon sano e gioioso divertimento!

Zorro

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INNO CAMPEGGIO 1971

DA SAN MARTINO IN

TORPEDONE

Da S. Martino, in Torpedone,

col tascapane ed il bastone,

in Val Comelico a campeggiare

le aspre vette a conquistare.

RIT: Passan le squadre, passano i guidon,

passano i gruppi dei campeggiator,

che grande gioia, che grande onore,

vivere insieme uniti nell’amor.

E noi fiamme, le gambe corte,

farem le passeggiate corte,

e quando grandi diventeremo,

il mondo a piedi percorreremo.

RIT: Passan le squadre…

Noi aspiranti siam sempre in testa,

nel nostro gruppo c’è sempre festa,

nessun di noi è arrabbiato,

e sempre meglio è l’operato.

RIT: Passan le squadre…

Noi delegati, in alto i cuori,

studenti oppur lavoratori,

la buona azione è poca cosa,

per noi il sevizio è senza posa.

RIT: Passan le squadre…

INNO CAMPEGGIO 2008

“ LUNGO I SENTIERI “

A San Martino tra colline e calliselle

parte un richiamo che dal Meschio sale in ciel,

per arrivare fino ai laghi di Revine,

le selve e i sassi delle case tutte in fior!

RIT: E allor si va, per strade e pra’

alla ricerca degli amici da chiamare!

E allor si va, per boschi e prà

dove la roccia brilla chiara sotto il sole!

Non c’è la mamma che ci sveglia la mattina

non c’è la scuola con i compiti da far,

ma tanti giochi e canti lieti da intonare

e buone azioni ogni giorno da imparar!

RIT: E allor si va, sotto i tabià

alla ricerca di un tesoro da scoprire!

E allor si va, per boschi e prà

lungo i sentieri del Cavallo con ardore!

Quando le stelle ricompaiono nel cielo

e Zorro indossa il suo mantello sotto il blu,

c’è un Topolino da sfogliar sul sacco a pelo

e una preghiera da rivolgere a Gesù!

RIT: E allor si va, per strade e pra’

senza mai perdere la voglia di sognare!

E allor si va, per boschi e prà

lungo i sentieri del Cavallo con ardore!

(2 volte)

...meditando la Sacra Scrittura, pregando

con

costan

za e

vivendo intensamente nella comunità cristiana.

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ORARI:

07:30 sveglia 07:50 cenacolo dei capi 08:00 alzabandiera 08:15 colazione 09:00 attivitá 12:30 pranzo- angoli 15:30 attivitá e merenda 19:15 ammainabandiera 19:30 cena e relax 21:30 adunata serale 22:00 silenzio

SPECIALE GIORNATA GENITORI : 08:00 SVEGLIA 08:45 COLAZIONE 09:30 ALZABANDIERA 10:30 S. MESSA 12:30 PRANZO 15:30 GRANDE CERCHIO DEI

GENITORI A SEGUIRE ANTINOSTALGIA!

19:15 AMMAINABANDIERA 19:30 CENA E RELAX 22:00 RITIRATA 22:30 SILENZIO

…CON IL SOLE E CON LA LUNA…

Perché sì ai campi estivi

Si chiami grest, centro estivo, estate ragazzi... la realtà è sostanzialmente identica: gioco,

preghiera, balli, canti, riflessioni, pasto assieme, talvolta merenda, tutti i giorni per 15

giorni o più. E al campo scuola, agli scout o al Campeggio mettiamoci in più la cena, la

colazione, i riti, tutte le notti per 15 notti. Di queste esperienze estive colpisce la

crescente cura messa nell’offerta formativa: si scelgono temi e tempi che ispirano

incontri, discussioni, escursioni, inni. Unico scopo: divertirsi, imparare a stare insieme

agli altri, pregare... una scuola di umanità, palestra di gratuità (pensiamo alle cuoche

mamme o nonne o zie). è un’esperienza che tranquillizza le famiglie, diverte i ragazzi,

sfida le nostre parrocchie spronandole a presidiare con un’intelligenza sempre più

creativa il versante educativo. Qualcuno diceva, mutuando dallo sport, che è una grande

partita estiva. Partita che si gioca ogni anno per rispondere alla sfida educativa dei

ragazzi, per condurli attraverso il gioco e le relazioni a essere i cristiani e i cittadini di

domani. E gli animatori? Essenziali! Se ben coinvolti, i giovani d’oggi sono

assolutamente capaci di prendersi delle responsabilità. Esperienza forte, esperienza con

Gesù, il linguaggio straordinario della fraternità. La passione è il vento per un buon

“Campeggio”....

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Poche parole per giorno e tutto rimane... in fondo al cuore!

28 luglio ____________________________________________

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29 luglio ____________________________________________

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30 luglio ____________________________________________

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31 luglio ____________________________________________

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Angoli - Aquile – Amicizia –Aspiranti - Amore – Asciugaggio – Ai Pini - Asiago -

Animatori – Auronzo - Adunata - Alzabandiera - Ammainabandiera - Angoli Alti -

Attività varie - Alabarè - Anna - Alce rossa - Battaglia cinese- Bivacco Piovan -

Biglietti - Bans - Bivacco Damiana - Bar Bianco - Bar Alpino- Beniamine - Borgo Cretta -

Bandiera - Camosci - Concorso - Campo - Caccia al tesoro - Collaboratori - Cenacolo - Cima Sappada - Capanne – Cinghiali - Capanna Bellavista...

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Poche parole per giorno e tutto rimane... in fondo al cuore!

01 agosto ____________________________________________

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02 agosto _____________________________________________

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03 agosto _____________________________________________

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04 agosto ___________________________________________

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Capi – Col dei mirtilli– Casera Tullia – Chiadenis – Col Quaternà - Carità –

Cerchio –Casamazzagno - Camminerò – Castori - Canto dell’addio –

Campeggiatori – Cambusa – Cuoche – Campeggio – Cassetto firme –Camerate -

Camera dei delegati – Caffè – Cascatelle – Curva dei daini – Don – Due giorni – Delegati –

Direzione – Danza del serpente – Decalogo – Fuoco di bivacco – Festa degli ex-campeggiatori – Faro – Fischietto – Funghi – Foulard – Fiamme - Fontane – Genziane...

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Ecco un breve assaggio di ciò che si può imparare

ascoltando il mondo...

Dal sole imparo a nascere anche se nessuno assiste allo

spettacolo

Dal lampo imparo che non è il tempo della comparsa

che conta, ma la luce che si lancia

Dal vento imparo a non lasciarmi mettere il bavaglio

Dalle farfalle imparo ad amare la luce, a spiegare le ali

e colorare il mondo

Dal tartufo imparo che si può esser brutti fuori e

pregiati dentro

Dalle stelle imparo a non vergognarmi d'apparire

piccolo

Dai fiori imparo a rallegrare, a profumare, lasciando

intatto il silenzio

Imparo dall'usignolo a cantare anche sopra le spine

Imparo dalla palma: a chi le tira sassi, lascia cadere i

datteri più buoni

Imparo dalle radici: nel buio credono al sole

Imparo dall'ulivo: chiede poco e dà molto

Imparo dalle stelle alpine: non importa essere viste,

importa solo vivere in alto

Imparo dagli alberi a morire in piedi...

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con semplicità e coraggio. A coloro che incontrate, ai vostri coetanei, sappiate mostrare

sop

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Concorso: poesie, racconti, disegni.... oppure inventa tu il concorso che più ti piace!

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Siate semp

re attenti all’altro

, specialm

ente alle p

erson

e più

po

vere e più

deb

oli, viven

do

e testimo

nian

do

l’amo

re fraterno

,

contro ogni egoismo e chiusura.

COLORA IL LOGO E SE VUOI INVENTANE UNO!!!

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CALCIO/PALLAVOLO

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L’ALBERO GENEROSO

C’era una volta un albero che amava un bambino. Il bambino amava l’albero con tutto il suo piccolo cuore. E l’albero era felice. Ma il tempo passò e il bambino crebbe. Ora che il bambino era grande, l’albero rimaneva spesso solo. Un giorno il bambino venne a vedere l’albero, e l’albero gli disse: “Avvicinati, bambino mio, arrampicati sul mio tronco e fai l’altalena con i miei rami, mangia i miei frutti, gioca alla mia ombra e sii felice”. “Sono troppo grande ormai per arrampicarmi sugli alberi e per giocare” disse il bambino. “Io voglio comprarmi delle cose e divertirmi. Voglio dei soldi. Puoi darmi dei soldi?” “Mi dispiace” rispose l’albero, “ma io non ho dei soldi. Prendi i miei frutti, bambino mio, e và a venderli in città. Così avrai dei soldi e sarai felice”. Allora il bambino si arrampicò sull’albero, raccolse tutti i frutti e li portò via. E l’albero fu felice. Ma il bambino rimase molto tempo senza ritornare... E l’albero divenne triste. Poi un giorno il bambino tornò; l’albero tremò di gioia e disse: “Avvicinati, bambino mio, arrampicati sul mio tronco e fai l’altalena con i miei rami e sii felice”. “Ho troppo da fare e non ho tempo di arrampicarmi sugli alberi” rispose il bambino. “Voglio una casa che mi ripari” continuò. “Voglio una moglie e dei bambini, ho dunque bisogno di una casa. Puoi darmi una casa?” “Io non ho una casa” disse l’albero “La mia casa è il bosco, ma tu puoi tagliare i miei rami e costruirti una casa. Allora sarai felice.” Il bambino tagliò tutti i rami e li portò via per costruirsi una casa. E l’albero fu felice. Per molto tempo il bambino non venne. Quando ritornò, l’albero era così felice che riusciva malapena a parlare. “Avvicinati bambino mio” mormorò, “vieni a giocare.”

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“Sono troppo vecchio e troppo triste per giocare” disse il bambino. “Voglio una barca per fuggire lontano da qui. Tu puoi darmi una barca?” “Taglia il mio tronco e fatti una barca” disse l’albero “Così potrai andartene ed essere felice”. Allora il bambino tagliò il tronco e si fece una barca per fuggire. E l’albero fu felice... ma non del tutto. Molto molto tempo dopo, il bambino tornò ancora. “Mi dispiace, bambino mio” disse l’albero “ma non mi resta più niente da donarti... non ho più frutti.” “I miei denti sono troppo deboli per dei frutti” disse il bambino. “Non ho più rami” continuò l’albero “non puoi più dondolarti”. “Sono troppo vecchio per dondolarmi ai rami” disse il bambino. “Non ho più il tronco” disse l’albero “Non puoi più arrampicarti.” “Sono troppo stanco per arrampicarmi” disse il bambino. “Sono desolato” sospirò l’albero. “Vorrei tanto donarti qualcosa... ma non ho più niente. Sono solo un vecchio ceppo. Mi rincresce tanto...” “Non ho più bisogno di molto, ormai” disse il bambino. “Solo un posticino tranquillo per sedermi e riposarmi. Mi sento molto stanco.” “Ebbene” disse l’albero, raddrizzandosi quanto poteva “Ebbene, un vecchio ceppo è quel che ci vuole per sedersi e riposarsi. Avvicinati, bambino mio, siediti. Siediti e riposati”. Così fece il bambino. E l’albero fu felice. Questa sera siediti in un angolo tranquillo e aiuta il tuo cuore a ringraziare tutti gli “alberi” della tua vita.

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1- Il POLLICE è il dito a te più vicino. Comincia quindi col pregare

per coloro che ti sono più vicini. Sono le persone di cui ci

ricordiamo più facilmente. pregare per i nostri cari è “un dolce

obbligo”.

2- Il dito successivo è l’INDICE. Prega per coloro che insegnano,

educano e curano. Questa categoria comprende maestri,

professori, medici e sacerdoti. Hanno bisogno di sostegno e

saggezza per indicare agli altri la giusta direzione. Ricordali sempre

nelle tue preghiere.

3- Il dito successivo, il MEDIO, è il più alto. Ci ricorda i nostri

governanti. Prega per il presidente, i parlamentari, gli imprenditori

e i dirigenti. Sono le persone che gestiscono il destino della nostra

patria e guidano l’opinione pubblica... hanno bisogno della guida

di Dio.

4- Il quarto dito è l’ANULARE. Lascerà molti sorpresi, ma è questo

il nostro dito più debole, come può confermare qualsiasi

insegnante di pianoforte. È lì per ricordarci di pregare per i più

deboli, per chi ha sfide da affrontare, per i malati. Hanno bisogno

delle tue preghiere di giorno e di notte. Le preghiere per loro non

saranno mai troppe. Ed è lì per invitarci a pregare anche per le

coppie sposate.

5- E per ultimo arriva il nostro dito MIGNOLO, il più piccolo di

tutti, come piccoli dobbiamo sentirci noi di fronte a Dio e al

prossimo. Come dice la Bibbia, “gli ultimi saranno i primi”. Il dito

mignolo ti ricorda di pregare per te stesso... Dopo che avrai

pregato per tutti gli altri, sarà allora che potrai capire meglio quali

sono le tue necessità, guardandole nella giusta prospettiva.

La magn

anim

ità: qu

esta virtù d

el grand

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ardare sem

pre l’o

rizzon

te... Essere magn

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i vuo

l dire av

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grandezza d’animo, vuol dire avere grandi ideali, il desiderio di compiere grandi cose per

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e...

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INNO CAMPEGGIO 2007

“L’ARCA“

Svegliati, alzati,

oggi c’è un viaggio da fare

dove le nevi più bianche

non vanno mai via.

Splendidi larici,

dietro la curva appare

una casetta di pietra

e nel cielo una scia.

È il Campeggio sai

a cercare noi,

ci raccoglie tutti insieme

in un’arca di speranza.

È il Campeggio che

ci riporta in noi

e ci insegna a stare insieme

sopra ogni differenza.

Prega poi mangia poi torna

di nuovo a giocare

all’Alce Rossa allo Scalpo

sei forte se vuoi!

Là sotto il Pelmo colori

che brillano al sole

lupi, cinghiali,

cerbiatti camminan con noi..

Tutti salgono al volo

in quest’Arca che va

attraverso i paesi e le età,

c’è la voglia di andare

e fermarsi qua e là

per offrire un po’ di carità.

È il Campeggio sai

a cercare noi,

ci trasporta tutti insieme

in un’arca di speranza.

È il Campeggio che

ci riporta in noi

e ci insegna a stare insieme

sopra ogni differenza.

INNO CAMPEGGIO 2012

“COME IN UNA FAVOLA”

Il sole picchia

l’estate è calda

e noi dove si andrà?

Il fresco chiama

in mezzo ai boschi

tutti in fila si partirà.

Non ci son maghi

né gran tesori

persi in un’isola.

Non volan draghi

sopra le cime

ma il cielo è una favola!

In questo mondo un po’ egoista

afferra l’opportunità

di un’avventura che ti conquista

con l’amicizia e l’umiltà.

In questo mondo un po’ egoista

afferra l’opportunità

di un’avventura che ti conquista

con l’amicizia e l’umiltà!

Non brillan spade

né principesse

con i capelli d’or,

ma i nostri cuori

da cavalieri

si battono per l’amor!

Siam tutti pronti

con i guidoni

la fila si è mossa già.

Vedi il bivacco

lì tra le rocce,

ora niente ci fermerà!

In questo mondo un po’ egoista

afferra l’opportunità

di un’avventura che ti conquista

con l’amicizia e l’umiltà.

In questo mondo un po’ egoista

è questa l’opportunità,

un’avventura che ci conquista

con l’amicizia e l’umiltà.

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Poche parole per giorno e tutto rimane... in fondo al cuore!

05 agosto ____________________________________________

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06 agosto ___________________________________________

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07 agosto ___________________________________________

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08 agosto ___________________________________________

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Grande caccia – Giochi senza frontiere – Guidone – Giornata dei genitori –

Gruppi – Galler – Inno – Lavaggio – Laghi d’Olbe – Lotteria – Lago di Cestella – Lago

di Campo - Laggio - Lupi rossi/grigi/fulvi/pezzati/neri - Mini olimpiadi –

Madonna della strada – Mansarda – Mariaguf– Orientamento – Ordine –

Peralba - Procezzo a Zorro – Piave – Piancavallo - Passo Oregone –

Passo Sesis – Padola - Passo del Mulo - Prontezza – Pulizia – Ping Pong...

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Poche parole per giorno e tutto rimane... in fondo al cuore!

09 agosto ___________________________________________

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10 agosto ___________________________________________

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Pallavolo – Panino con Nutella – Punti – P38 – Premi – Pioggia – Quattro Valli – Refettorio – Rif. Lunelli – Rif. Berti - Resto del Campeggio – Rif.

De Gasperi – Rif. Calvi –– Rododendri - Ricordini – Scoiattoli –

Sentinella - Stelle alpine – servizi – Sappada – Silenzio – S. Messa –

Sappada vecchia – Siera – Sorgenti del Piave – Scenette – Squadre – Sole –S. Vito – Tesoro – Torneo grest – Tende - Totem – Tra boschi e prati –

Tracce – Tre fischi – Tizzone – Thè – Volpi – Vecchia segheria -

Vicecapo – Volontari – Yukaidì yukaidà – Walter – John Solemondo – John

Brown – Zorro e... continuate, trovate, esplorate, aggiungete voi

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TUTTA UN’ALTRA MUSICA – TUTTA UN’ALTRA STORIA

Giorno per giorno scegli un’esortazione da seguire!

Oggi si obbedisce con gioia. Risponderò spesso “Ecco, vengo!”

Andrò incontro agli altri senza paura. Cercherò di conoscere i miei compagni di

gruppo/squadra e mi fermerò volentieri a parlare e a giocare con tutti quelli che

troverò sul mio cammino.

Voglio cantare la mia gioia. Canterò con la voce e con il cuore durante la

preghiera. Troverò anche il tempo per dire a Gesù che sono felice di stare con

lui, ringraziandolo per i momenti gioiosi della giornata

Parola d’ordine: condividere. Contagiamo tutti con la nostra gioia

Non mi darò tante arie e cercherò di non mettermi sempre al entro

dell’attenzione. Farò spazio agli altri riconoscendo che posso ricevere molto

anche da loro

Nel tempo libero posso invitare un amico a giocare con me o parlare con una

persona che non conosco bene. Non userò la forza, né le offese, ma porterò

pace o concordia

Oggi non dirò sciocchezze, ne userò parolacce. Voglio che dalle mie labbra

escano parole serie, parole che aiutano a crescere me e i miei amici

Oggi è vietato lamentarsi. Vivrò allegramente e se vedo qualcosa che non va,

farò notare il bene e il bello che conosco

Gesù mi aiuta a scoprire quali sono le mie doti migliori; cercherò di riconoscerle

e di valorizzarle

Oggi si fa a gara, gare a fare il bene, in modo instancabile, anche quando costa

fatica, anche quando sono stanco

Dio si fida di me, mi sento in buone mani. Oggi mi metto nelle sue mani e mi

lascio guidare: mi affiderò totalmente ai miei animatori e seguirò con prontezza

le proposte che mi verranno presentate

Sorrido a tutte le persone che incontro nella giornata

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io e agli altri...

Rispondere al disegno di Dio è compiere bene le cose di ogni giorno, tutte le azioni

Durante la giornata parteciperò ai giochi comunitari con gioia, perché solo

condividendo la nostra amicizia cresce

Voglio essere povero oggi. Mi accontenterò di quello che ho e che mi viene dato.

Cercherò di non spendere soldi e di condividerne una parte con i poveri,

utilizzando un salvadanaio

La cosa più importante è donare la vita. Oggi non dirò è mio, dirò è nostro.

Cercherò di non tenere nulla per me. Oggi si dona agli altri.

Voglio ascoltare più che essere ascoltato, cercare più che essere cercato,

mettere al centro il mio prossimo più che mettermi in mostra

Oggi voglio sorridere a tutti per portare la gioia

Ognuno faccia bene la sua parte. Ciascuno costruisca il campeggio con il proprio

far bene

Cercherò di far qualcosa che non mi dà soddisfazione, che mi costa almeno un

po’ di fatica, ad esempio pulire, stare in silenzio, giocare, aiutare, sparecchiare

Oggi tutto quello che farò lo farò con amore, volentieri, mettendoci tutto il

cuore!

Perdonerò qualche amico con il quale in questi giorni ho litigato. Voglio avere un

cuore grande come quello di Gesù, un cuore misericordioso

Tempo per pregare

Oggi sarò gentile. Proverò a vedere in quanti mi circondano il volto amorevole di

Gesù

Dire spesso grazie. Lo farò più volte lungo la mia giornata. Piccolo davanti a Dio.

LO SCALATORE

Quando arrivo in vetta gli occhi mi si riempiono di lacrime.

Bisognerebbe essere fatti di fil di ferro per non

capire che c’è qualcosa di più grande di noi

che muove l’universo.

Credo in Dio e quando sono in cima all’Himalaya

mi prende un senso di piccolezza, mi sento in balia della natura,

non un conquistatore, ma un uomo che viene accettato

dalla montagna e dai suoi elementi.

In simbiosi con il vento e con la neve.

(Simone Moro, scalatore)

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3) Da Campion a le Minele,

i ve spela le scarsele,

anca i osti i fà i sò conti,

parchè el vin no toche i fondi.

4) Ghe se faveri dappertutto,

molineri tutt’un trucco,

allevamenti de osei,

de cunici e de porzèi.

6) E le tose ‘e corre a messa,

strofinandose la pessa,

e le prega la Madonna,

ch’el biondin no le abandona.

7) Da le zeje cava el pelo,

par rifarselo a penelo,

lavri tinti de rossetto,

oci scuri de ombretto.

8) I tosatti cosa strana,

gambe a pel de pantegana,

i à introdotto un nuovo uso,

braghe curte fin al... buso.

9) Cazzadori: oh che guaio,

par le rive e sul terrajo,

spara e spera, ma i fagiani,

i ghe scampa da le mani.

10) Quando spunta il sol d’Aprile,

ecco i omeni col badile,

e le veccie sgorla i polsi,

par sentir se i ovi i e slolzi.

14) Su e zo par el Calvario,

co in man l’abezedario,

i putei i se cor drio,

e i maestri i fà el desio.

(tutti insieme con solennità)

15) San Martino tu sei grande,

coi taccoin su le mudande,

la tua storia starà appena,

dentro in panza a na balena.

RIT: Jukaidy, jukaidà,

jukaidy aidy aidà (2 v.)

INNO CAMPEGGIO 1969 FILASTROCCA DI SAN MARTINO

1) Fra Sacile e Conegliano,

jukaidy, jukaidà,

al confin di Cordignano,

jukaidy, jukaidà,

vi si trova un paesino,

che si chiama: San Martino.

2) Là del Meschio l’onda fresca,

offre il nuoto con la pesca,

l’uomo abbevera la vacca,

e la donna lava a... cacca.

5) La domenega in camisa,

pena l’aria se fà brisa,

al sacrestan el verze i oci,

par sonar a pien batoci.

11) E d’Estate i va in montagna,

par le strade gnanca nà cagna,

al Campeggio a piantar tende,

lori sì che i se nè intende.

12) E d’Autunno l’aria sventa,

quando ghe se pien la brenta,

i veciotti i corre in stala,

col boccal a far na bala.

13) E d’Inverno vien le brose,

e i tosat i va a morose,

e sò mare taca pezze

sui fondai de le braghesse.

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Siate uomini e donne con gli altri e per gli altri, dei veri campioni nel servizio agli altri.

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i rag

azzi

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van

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sem

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esù

Cri

sto

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Il cammino è una cosa

semplice, basta mettere un

piede davanti all’altro...

Il cammino, però, risponde a

un bisogno interiore che va

oltre la semplice necessità di

spostarsi: è un’occasione di

libertà e una scelta di

essenzialità, coinvolge tutti i

sensi, aiuta a vivere

intensamente e assimilare ciò che ci sta intorno, offre emozioni,

porta a mettersi in gioco per superare timidezze, ansie e paure.

Il cammino è metafora di ricerca, di ascolto, di crescita.

Il cammino è fatica che non è fine a se stessa: è un’opportunità,

un confine da attraversare per arrivare al piacere di una

conquista.

Il cammino solitario ti permette di fare silenzio per guardare

dentro di te, il cammino di gruppo intreccia le personalità e

regala fraternità.

Il cammino chiede di mettersi in gioco e saper accettare vittorie

e sconfitte, come ogni altra vicenda umana, ma permette anche

la contemplazione, lungo il cammino siamo avvolti dalla

Bellezza grande e potente creata dalle mani di Dio.

L’augurio è che tu possa godere del piacere del cammino;

magari incontrerai ostacoli e difficoltà, a

volte farai fatica, a volte arriverai tardi o

rischierai di perderti... ma alla fine potrai

apprezzare in pieno il valore della strada.

Esci di casa e...

mettiti in cammino!

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DESERTO

V _ _ _ _

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L _ _ _ _ _

A _ _ _ _ _ _ _

D _ _ _ _ _ _

TASMANIA

MATTINA

O _ _

N _ _ _

B _ _ _

A _ _ _ _

C _ _ _ _ _

COMPITO

CATENE DI PAROLE Collega la prima con l'ultima parola, aiutandoti con le iniziali che trovi già

Unisci i puntini, apparirà un disegno

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NOTTE STELLATA: Collega ogni stella alla costellazione a cui appartiene... se sei in difficoltà leggi gli indizi che ti ha lasciato Zorro.

Stelle: VEGA, ALTAIR, REGOLO, ANTARES, SPICA, POLARIS (stella polare), BELLATRIX, DENEB, SIRIO

CIGNO

CANE MAGGIORE

ORSA MINORE VERGINE

AQUILA

ORIONE SCORPIONE

LEONE

LIRA

L'INTRUSO : Trova la parola che “stona” nei vari gruppi e riporta l'iniziale nella riga sotto per risolvere l'indovinello

Tokyo – Roma – Lima – Barcellona A – R – V – S - D Narciso – Olmo – Betulla - Abete Colorado – Florida – California – Danimarca Iago – Ariel – Sebastian – Flounder Elefante – Orso Polare – Pinguino - Tricheco Rimini – Cortina – Treviso – Padova Ariete – Nettuno – Giove – Venere

Si alza al mattino: _ _ _ _ _ _ _ _

Gli indizi di Zorro:

- La più famosa appartiene all'Orsa

- Quella di Orione ha dato il nome a

un personaggio di Harry Potter

- Regolo significa Piccolo Re, infatti

appartiene al Re

- La stella più brillante del cielo

notturno appartiene al Cane

- Quella dello Scorpione contiene il

nome di una divinità greca

- La stella della Vergine ricorda il

grano

- Vega e Altair non solo le più

brillanti del cielo notturno

- Deneb appartiene a un “animale”

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Coordinamento generale sul campo: Robi, Daniela, Marica, Lella

Supervisione: Marco S., Davide Z., Michele, Umberto,Valentina, Anna, Lele

Logistica arrivo/partenza: Simone

Cambusieri: Marco S, Davide Z., Marco B.

Fuochisti: Davide Z., Davide D.L., Andrea C., Leonardo S.

Musicisti titolari: Marco S., Lella

Musicisti riserve: Robi, Leonardo S., Lia

Controllo Camere: Valentina, Elena, Marco B., Robi

Ufficio lamentele: Marco S.

Ufficio complimenti: Michelle

Direttore Zorro: Daniela

Fischietto: Davide Z., Marco S., Lele

Centralino: Elena coordinatrice e tutti a rotazione

Camerieri: TUTTI I COLLABORATORI

Resp. direzione: Marica, Daniela, Anna, Lia

Resp. oggetti smarriti: Anna, Michelle

Resp. cartellone punti: Michele

Resp. premi: Daniela, Valentina

Resp. ospiti: Marica, Lella, Robi

Resp. bandiera, totem, guidoni: Valentina, Davide M., Andrea V.

Resp. escursioni: Robi, Marco S., Lele

Resp. materiali giochi: Leonardo S., Andrea C., Marco B., Marica, Lia, Davide D.L.

Resp. docce: Valentina, Elena, Lia, Davide Z., Davide M., Michele, Andrea V.

Resp. laboratori: Elena, Lia, Isabel, Valentina

Resp. bagni: Davide Z. con Serena e Gioia in aiuto pratico. Aiutanti: Davide D.L., AndreaC.

Resp. sfide del secolo(animatori/resto del campeggio): Leonardo S., Alex

Resp. infermeria: Marica, Lella, Anna

Staff tornei e giochi: Maschi 97 + Luca B., Leonardo D., Anna, Valentina, Lia, Michelle

Ufficio stampa: Michele, Daniela, Lia (e Gianluca Travagin)

Resp. Messa/Altarino/Libretti canti: Isabel, Alex, Luca B., Andrea V., Davide M.

Addetti compilazione/lettura libretti: Michelle, Vale, Isabel, Elena, Lia

Aiutanti a distanza: tutti coloro non menzionati per ragioni di spazio ma che hanno

contribuito in vari modi lungo questi anni... sentitevi parte del gruppo!

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cheDELEGATI

-contastorie-

Roberto cantastorichedetut

Daniela crucistorie

Antonella cantalellastoria

Marica stampistorica

Lele contantestoriedeche

Marco S. schitarrastorie

Dimitri contastoriegol

Martina M. disegnastorie

Federico inno...chestoria

Laura M. bendalastoria

Simone storiepratico

Luca storiadecavèi

Maria Nicole dipingistorie

Maki storiadebans

cheANIMATORI ANIMATTIche

-delegati junior-

Valentina strucastorie

Anna fracastoire

Michele tantestorie

Davide Z. machestorie

Umbertopochestorie

COLLABORATORI de che?

Andrea V. de chi

Davide M. de che

Elena de cossa

Leonardo de quando

Lia de dove

Michelle de come

Davide D.L. de sora

Andrea C. de soto

Marco B. dequàdelà

CUOche storie!

Loretta storietta panada

Serena storiena alla cock

Gioia MAcheSCOTT

Franca storianca in salmì

Barbara storiara carbonara

Lidia storidia capùz

Antonella storiella frittella

Roberto Z. cuoco storione schìz

Laura storaura mortadella

Nadia storadia col ragù

Lara storara lasagna

cheGUIDE SPIRITUALI

cantori del Vangelo

don Angelo diselamessa

don Ezio cantalamessa

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SCOIATTOLI

Benedetta Todero (CAPO) Matteo Guadagnini Giulia De Nardi Marvin Celot Martina Sonego Marco Campagna (ARC) Beatrice Sitton Tobia Marin Martina Tomio (VICE)

VOLPI

Matteo Tomasi (CAPO) Stefano Silvestrini Ilaria Da Ros Linda Damian Matteo Meneghin Francesca De Nardi (ARC) Samuele Vicenzi Alessia Favero Irene Arrighi Luca Covre (VICE)

GENZIANE

Isabel Zanin (CAPO) Matilde Vicenzi Damiano Sommavilla Nicole Da Ronch Davide Rosolen (ARC) Alessio De Nardi Stefano Viel Giorgia Dadalt Alberto De Nardi (VICE)

LUPI

Alex Camerin (CAPO) Emanuele Francesco Dalto Dalila Fiorot Elena Meneghin Elia Travagin Alice Bolzan (ARC) Riccardo De Nardi Gioia De Pizzol Fabio Rosolen (VICE)

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AQUILE

Luca Barzotto (CAPO) Alessandro Rosin Riccardo Spiga Daniela Pavesi Eleonora Michelon Francesco Pilat (ARC) Lucrezia Marcon Irene Campagna Giovanni La Tempa FRANCESCO DE NARDI (VICE)

RODODENDRI

Chiara De Nardi (CAPO) Christian Modolo Lorenzo Damian Sara De Polo Andrea Cadalt (ARC) Giorgia Stringher Leonardo Borsoi Giovanni Da Rios Tommaso Spiga Cristiana Salvador (VICE)

STELLE ALPINE Leonardo Dam (CAPO) Gabriele Sonego (mascotte) Debora Bernardi Yuri De Nardi Penelope Baccichet Luca Da Ros Elena Coletti (ARC) Gianluca Travagin Vladislav Dorogokupts Matias Tomio AURORA BORTOLETTO (VICE)

CAMOSCI

Danny Da Ros (CAPO) Cesare Travagin Giovanni Costa Roberta Col Nicole Barbazza (ARC) Nicola Gava Marika Piccin Michele De Zotti Eleonora Col Giuseppe Sitton (VICE)

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STELLE ALPINE RODODENDRI GENZIANE LUPI

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SCOIATTOLI CAMOSCI VOLPI AQUILE

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INNO DEL CAMPEGGIO 2013

“ Il Campeggio é nel cuore ”

Se ti piace camminare

con lo zaino sulle spalle

siamo pronti a campeggiare

ci son tante gite belle

vieni a farle anche tu!

Se ti piace la montagna

e trovare nuovi amici

la tua strada è proprio questa

al Campeggio manchi solo tu!

Quando un giorno ero solo

ho pensato a quel messaggio..

Con la “Danza del serpente”

sono corso giù dal monte

cominciando a sognar!

Ho scoperto un grande campo,

si giocava allo Scalpo

si cantava attorno al fuoco

danzando come una tribù.

Federico

con lo spirito D.A.R.

Il Campeggio è nel cuore

mi fa vivere e sognare,

con la forza dell’amore

mi fa crescere e danzare,

anche quando non c’è il sole

anche quando fuori piove

troverò la mia tribù.

Il Campeggio è nel cuore

mi fa vivere e sognare,

con la forza dell’amore

mi fa crescere e danzare,

anche quando non c’è il sole

anche quando fuori piove

Lui sarà la mia tribù.

Il Campeggio è nel cuore

mi fa vivere e sognare,

anche quando non c’è il sole

anche quando dentro piove

non mi lascerà mai più!

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ALLA FIERA DEL POM PRUSSIAN

-Attenzione! Restate biologici!-

C’era una volta, e forse c’è ancora, un contadino che abitava in

un paese sperduto sui monti, nella terra del fagiolo e del pon

prussian. Questo signore si chiamava Guglielmo Hotel e aveva

da poco iniziato a fare il contadino, dopo che la sua catena di

alberghi era fallita. Guglielmo, in particolare, si era messo a

coltivare mele e quest’anno, come ogni anno, desiderava

partecipare alla Fiera del Pon Prussian per vincere il primo

premio: la mela d’oro! Con quel piccolo tesoro progettava di

comprare il terreno dei suoi confinanti per espandere la sua

proprietà.

Ogni giorno, Guglielmo andava nel frutteto e controllava che

tutto fosse in ordine e perfetto: nel suo giardino non c’era

posto per le imperfezioni! L’erba doveva avere sempre la giusta

altezza, non sopportava di vedere nemmeno una margherita

fuori posto, e guai se una foglia cadeva dall’albero senza il suo

permesso! “Non si muove foglia che Guglielmo non voglia!”

Una mattina, al sorgere del sole, Guglielmo si alzò di buon

umore e, indossato il suo cappello, uscì nel frutteto. Era la vigilia

della Fiera del Pon Prussian, e doveva andare a scegliere le mele più belle da

portare al concorso. Così, tutto baldanzoso, girovagava per il frutteto osservando

minuziosamente ogni singolo frutto.

Intanto, nei pressi dell’albero più rigoglioso del giardino, chiamato Albero Bello, si

stava compiendo un piccolo dramma quotidiano: una mela era caduta dal ramo, e

stava marcendo a terra.

“Aiuto! Aiutatemi, sono caduta!” strillava la poveretta.

Ma le altre mele, vanitose e noncuranti, dall’alto le

rispondevano sgarbatamente: “Ah! Ah! No, non ti

aiutiamo, tu ora te ne resti li per terra, carina! Noi

stiamo aspettando che Guglielmo ci colga per

andare alla Fiera, e non abbiamo certo tempo di

stare dietro a te!”

“Ma anche io volevo venire con voi! Dai, aiutatemi!”

replicava la mela caduta. Ma le altre mele le

deridevano: “Non vedi come sei brutta! Ci faresti vergognare, non puoi venire con

noi! Meglio che resti li per terra a marcire! E zitta ora, che noi dobbiamo lucidarci il

sederino e incipriarci le gote, prima che arrivi Guglielmo!”

Mentre le mele si imbellettavano e deridevano la povera mela caduta,

sopraggiunse il contadino: “Ecco qui il mio albero preferito! Guarda che belle

foglie verdi, guarda che frutti grossi e succosi! Ho fatto proprio bene a pompare

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tutto quell’insetticida, e a fare il trattamento con il diserbante e il concime

sintetico... guarda che risultato! E senza nemmeno un insetto, neanche una piccola

formica nei dintorni! Tutto perfettamente pulito... solo tu, Albero Bello, e i tuoi frutti

perfetti! Mi farete vincere la gara di domani, ne sono certo!”

Ma, mentre parlava, Guglielmo si accorse che ai piedi dell’albero c’era una strana

cosa deforme: “Oh santi numi!” esclamò “Cos’è questa orribile cosa? Non

dovrebbe stare qui! Sicuramente non fa bene al mio albero, tutto quel marciume

infetterà le radici... devo subito buttarla via, e poi è meglio che pompo subito un

altro po’ di pesticida per sicurezza!”

Avvicinandosi alla mela marcia, Guglielmo inciampò

su una radice e cadde a terra, perdendo i sensi... e

in quel momento accadde una cosa strana: alcuni

gnometti uscirono dalla mela marcia, attraverso il

buchetto fatto da un vermicello, e si avvicinarono a

Guglielmo. Lo presero per le mani e lui diventò

piccolo piccolo, così piccolo che riuscirono perfino

a trascinarlo nel buchetto della mela, e da li

arrivarono, come per magia, nel mondo sotterraneo.

Guglielmo si risvegliò e si rese conto di essere circondato da insetti e animaletti che

lo guardavano con fare minaccioso: erano il popolo dell’Albero Bello.

Lombrico Rico, che presiedeva la riunione del popolo dell’Albero Bello, prese

parola: “Guarda un po’ chi c’è qui... Guglielmo Hotel! La causa di tutti i nostri mali!”

Tutto il popolo vociferava e inveiva contro il povero contadino che, spaventato e

incredulo, ancora non capiva cosa stesse succedendo: “Ma... dove sono? Chi

siete voi? ...non capisco...”

“Sei proprio sotto al tuo albero preferito” rispose Lombrico Rico “E noi, caro mio,

una volta ci abitavamo qui sotto... prima che tu avvelenassi tutto il terreno qui

attorno!”

“Cosa?” disse stupito il contadino “Ma se me ne prendo cura tutti i giorni! Vi state

di certo sbagliando, io non ho fatto niente di male!”

“Ne sei proprio sicuro?” chiese Lombrico Rico “Ora ti faremo vedere di persona

cosa hai combinato! Seguici!”

Così il Lombrico, con gli altri insetti al seguito, accompagnò Guglielmo in un tour

lungo le radici dell’albero, per fargli toccare con mano i danni che i troppi

trattamenti chimici avevano provocato.

Ad uno ad uno, gli animali spiegarono a Guglielmo come le loro vite tranquille

erano cambiate, dal momento in cui le sostanze pompate sull’albero avevano

raggiunto le loro dimore sotterranee. La prima a parlare fu Talpa: “Una volta ero

molto importante per tutto il popolo sotterraneo, creavo bellissime gallerie per

collegare una famiglia all’altra, e lungo i miei tunnel passavano in molti, trasportavano

il cibo, oppure i piccoli correvano avanti e indietro per giocare... ma da quando

hai iniziato a pompare tutte quelle sostanze, le cose sono cambiate. La pioggia,

cadendo, si è trascinata dietro quei veleni e le mie gallerie, che prima

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trasportavano l’acqua pura che dissetava l’albero e anche tutti noi.... ahimè, ora

trasportano quel veleno! Io non ci posso più abitare, e nemmeno gli altri animali ne

possono usufruire, sono contaminate ed è pericoloso per la nostra salute! Così ora

le varie famiglie sono scollegate, non possiamo più avere contatti... tutto è più

difficile per noi!”

Guglielmo era dispiaciuto, non sapeva proprio cosa dire... subito intervenne la

Formica: “Eh già, è molto difficile! Noi formiche, si sa, siamo previdenti, e le gallerie

della talpa ci davano un grande aiuto per il nostro lavoro. Noi raccogliamo ogni

briciola, ogni frammento di cibo, e lo sistemiamo in vari magazzini qui sotto terra.

Mica solo per noi, sia chiaro... a noi piace condividere questo cibo con tutto il

resto del popolo, perché siamo come una grande famiglia. Il problema è che i

pesticidi hanno inquinato tutto qui nei dintorni, anche in superficie... le foglie che

cadono dagli alberi non sono più buone da mangiare... l’ultima volta che ne

abbiamo assaggiata una c’è stata un’epidemia di mal di pancia! E così ora ci

troviamo senza cibo buono, e molti di noi se ne stanno andando... è molto triste!”

“Per non parlare delle malattie!” continuò Lombrica Rica, la moglie di Rico “I miei

lombrichini hanno sviluppato mille allergie, starnutiscono tutto il giorno poverini!”

Guglielmo, dispiaciuto, voleva scusarsi: “ Mi dispiace molto... io non pensavo che

potessero succedere tutti questi disastri... eppure il mio albero è così bello,

dovreste vedere che mele produce! Grandi, succose...”

“Le hai mai assaggiate?” ribattè il Grillo “Stai attento Guglielmo, non tutto è così

bello come sembra... guardati intorno, guarda la terra. Non vedi com’è sbiadita,

povera? Non ha più sostanza, è fragile... anche tutti i nostri architetti e ingegneri qua

sotto sono disperati, perché non possono più usarla per costruirci le nostre case...

crolla tutto!!! Tu vuoi tenere tutto pulito, tutto perfetto... ma così facendo le togli

tutta la sostanza! Il tuo albero vive solo grazie alle sostanze chimiche, che lo fanno

apparire bello fuori... ma i frutti non hanno sapore! Te ne sei accorto?”

“Davvero? Non ci

credo, questa è una

bugia!” rispose

Guglielmo, un po’

seccato “Le mie mele

sono splendide, e

sicuramente molto

buone!”

Lombrico Rico lo

richiamò: “Vieni

Guglielmo, ti voglio

mostrare un’ultima

cosa, poi rifletterai su

tutto ciò che ti

abbiamo spiegato...”

Lo portarono

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lontano, in un angolo remoto del frutteto, dove lui per pigrizia non aveva mai

messo mano. Qui le foglie e le mele che cadevano venivano lasciate a marcire, ma

dalla loro decomposizione il terreno acquistava nutrimento. Nel sottosuolo gli

insetti potevano trovare di che vivere, e con il loro lavoro smuovevano la terra e la

rinnovavano con nuovo ossigeno e nuova vita... e in superficie, ai piedi dell’albero,

crescevano molti fiori belli e colorati!

Guglielmo continuava ad essere scettico, non poteva credere a tutte quelle cose:

“Ma come, voi credete davvero che i frutti di questo albero che non ho mai curato

siano migliori delle mele dell’Albero Bello? Impossibile, non vi credo!”

Sconfortati, gli animaletti decisero di rispedire Guglielmo in superficie: “Noi ci

abbiamo provato, ma è uno zuccone! Speriamo che prima o poi maturi!”

D’improvviso Guglielmo si ritrovò sdraiato a terra, accanto alla mela marcia che era

caduta dall’albero. “Che strano sogno ho fatto!” pensò “Tutti quegli animali... che

discorsi assurdi! Bah...”

Ormai si era fatto tardi, così il contadino si affrettò a

raccogliere le sue belle mele per la gara dell’indomani,

preparò un bel cesto e se ne tornò a casa.

Quella notte però Guglielmo non riusciva a chiudere

occhio, un pensiero lo tormentava... e se ci fosse stato

qualcosa di vero in quel sogno fatto nel pomeriggio?

Ma no, era impossibile, le mele che aveva scelto erano

le migliori! Eppure... roso dai tarli del dubbio, Guglielmo

si alzò nel cuore della notte e si incamminò verso

quell’angolo remoto del frutteto, dove l’albero solitario

lo aspettava con le sue mele... “Voglio proprio vedere,

ora assaggerò entrambi i frutti e vediamo qual è il

migliore! Secondo me è impossibile che queste mele

piccole e ammaccate possano competere con le mie

mele perfette, però non si sa mai!”

Gnam! Dopo il primo morso Guglielmo deve ricredersi: quella era davvero la mela

più buona e succulenta che avesse mai mangiato! Superava di gran lunga la

perfezione delle mele dell’Albero Bello, senza dubbio!

Il giorno seguente, all’ultimo minuto, il contadino decise di lasciare a casa il cesto

con le grosse mele perfette, e si presentò alla Fiera de Pon Prussian con un cestino

delle altre mele.

I giudici e gli altri concorrenti lo presero in giro: “Guglielmo, ma sei diventato

matto? Come pensi di vincere con quelle brutte mele!?”

“Non ci crederete” rispose Guglielmo “ma queste sono eccezionali, le migliori del

mio raccolto! Assaggiatele e resterete stupefatti!”

Tutti assaggiarono le mele e trovandole veramente buone, al di là della loro forma

imperfetta, proclamarono Guglielmo il re del Pon Prussian e gli consegnarono la

tanto sognata mela d’oro.

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Il buon Guglielmo, che ormai aveva imparato la lezione, decise di vendere la mela

d’oro... aveva un debito da saldare!

Con i soldi ottenuti volle disintossicare la sua terra e promuovere la coltivazione

senza veleni.

Tornato all’Albero Bello parlò ai suoi amici del sottosuolo, sperando di essere

udito: “Cari amici, vi ringrazio per i vostri insegnamenti, avevate ragione su tutto! Vi

prometto che non userò più veleni, ma lascerò che l’albero viva grazie alla

sostanza dei suoi frutti e delle foglie che muoiono ai suoi piedi... dal mio canto

userò solo cose naturali per curare le mie piante! E così spero che presto tutti voi

possiate tornare ad abitare questo campo... e allora anche io mi sentirò parte delle

vostra grande famiglia!”

Guglielmo ha realizzato il suo sogno: “vince il premio della mela

d’oro” ed è un premio meritato… facendo però una strada nuova

rispetto a quella che aveva cominciato… Che cambiamento

avviene in lui?

Chi deve ringraziare per aver imparato ad ascoltare, vedere,

distinguere?

Il rispetto per la natura chiede anche a te piccoli gesti che vanno

poi a vantaggio di tutti. Quali gesti potresti mettere in atto

rinunciando a qualcosa di più comodo?

LA PARABOLA DEL SEMINATORE (Marco 4, 2-9) Gesù insegnava loro molte cose in parabole e diceva loro nel suo insegnamento: “Ascoltate. Ecco uscì il seminatore a seminare. Mentre seminava una parte cadde lungo la strada e vennero gli uccelli e la divorarono. Un’altra cadde fra i sassi, dove non c’era molta terra, e subito spuntò perché non c’era un terreno profondo; ma quando si levò il sole, restò bruciata e, non avendo radice, si seccò. Un’altra cadde tra le spine; le spine crebbero, la soffocarono e non diede frutto. E un’altra cadde sulla terra buona, diede frutto che venne su e crebbe, e rese ora il trenta, ora il sessanta e ora il cento per uno”. E diceva: “ Chi ha orecchi per intendere intenda!”

Insegnamento Il seme rappresenta la Parola di Dio che cade su terreni diversi:

- La strada: il cuore indurito dall’abitudine e dalla distrazione, come un luogo in cui vi si passa e ripassa continuamente senza fermarsi;

- La roccia: il cuore duro, impenetrabile, nel quale la parola non riesce a mettere radice.

- Le spine: il cuore imprigionato, in cui l’erba cattiva che vi cresce soffocherà il seme buono.

- La terra buona: il cuore aperto a Dio,dove il seme buono attecchisce. - Il seminatore rappresenta Gesù ma anche i discepoli e tutti i credenti che

diffondono la sua parola.

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Collegamento Il terreno dell’Albero Bello è avvelenato, falsato dalle sostanze che Guglielmo Hotel ha usato. Le mele perciò crescono belle ma non sono saporite, come le persone a cui viene insegnata male la parola di Dio o che la interpretano male, in modo superficiale senza accoglierla nel profondo del cuore. La parola di Dio può attecchire velocemente ma se nel tempo il terreno è impoverito dal veleno si secca e muore. Il veleno può essere interpretato come tutte le tentazioni della vita che a prima vista portano piacere, che magari ci rendono belli e ricchi ma che col tempo possono danneggiarci nel profondo e impoverire il nostro cuore.

LA PARABOLA DEL SEME (Marco 4, 26-29) Gesù diceva: “Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce come egli stesso non lo sa. Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura”.

Insegnamento Una breve parabola segue quella del seminatore per mostrarci che la crescita normale è la conseguenza naturale della vita: "La terra da se stessa dà il suo frutto: prima l'erba; poi la spiga; poi, nella spiga il grano ben formato".

Collegamento La natura ha il suo corso spontaneo, è sbagliato forzarla troppo,come fa Guglielmo Hotel per portare frutto ad ogni costo in tempi brevi; bisogna imparare semplicemente a lasciar agire la vita. Il frutto non si produce in un giorno, la crescita spesso è lenta e progressiva e per la maturazione bisogna avere pazienza: con la pazienza i frutti maturano più buoni e gustosi di quelli venuti magari più belli e grossi in breve tempo. Viviamo in una società in cui spesso si vuole tutto, bello e subito e molto spesso succede che dobbiamo forzare la nostra natura.

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ALLA RICERCA DELL’ALGA PERDUTA

-Attenti a quei due-

C’era una volta e forse c’è ancora, nella profonda valle di Eliath, un piccolo villaggio

adagiato in riva a un lago blu.

Da qualche giorno, però, era successa una cosa strana: l’acqua del lago si stava

tingendo di viola, e nessuno sapeva perché! Purtroppo questo aveva causato

anche la moria di tutti i pesci, e il paese era molto preoccupato.

Quindi, gli abitanti di Eliath si riunirono per cercare una

soluzione. Sicuramente il problema proveniva dalla sorgente,

e così l’assemblea decise di inviare due uomini a vedere

com’era la situazione. Per fare questo, avrebbero dovuto

risalire il fiume fino alla cima del monte.

Il primo scelto era Gioacchino, un padre di famiglia sulla

sessantina, molto saggio e generoso, che conosceva tutti i

segreti della natura.

Ad aiutarlo venne scelto Romualdo, un giovane forte e

pratico di sport estremi che era ambizioso.

Romualdo non era molto contento del suo compagno di

viaggio: “Questo Gioacchino è proprio un tonto... altro che

riportare i pesci in paese! Questa è la mia grande occasione

per fare soldi! Mi servirò della sua esperienza per raggiungere

la sorgente, dopodiché terrò tutti i pesci sani per me, e li rivenderò a caro prezzo!

E Gioacchino... beh, lo lascerò al suo destino!”

Dopo alcuni preparativi, i due partirono per questo viaggio, a bordo di una canoa.

Il primo tratto del fiume era abbastanza pianeggiante e i due avanzavano

velocemente, ma a un certo punto si imbatterono in un ponte crollato che

ostacolava il loro passaggio: “Fermiamoci un attimo” disse Gioacchino “È bene che

ripariamo questo ponte prima di proseguire”. Romualdo non era d’accordo “Per

me è solo una perdita di tempo, questo ponte non ha nessuna utilità... e poi chissà

da quanto tempo è in questo

stato...”

Ma Gioacchino spiegò: “Questo

ponte è stato costruito centinaia di

anni fa dai nostri avi, ed è l’unico

collegamento che c’è tra il nostro

villaggio e il santuario della

Madonnina delle vette, che si trova

su quel monte laggiù. è nostro

dovere aggiustarlo”.

Romualdo sbuffando accettò, ma

non sapeva come riparare un ponte

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tibetano. “Non ti preoccupare, ora ti insegno come fare.” disse Gioacchino.

“Prendi un coltello a portami qualche liana robusta”. Romualdo segu ì le indicazioni

del vecchio, che gli insegnò ad annodare le corde per ricostruire il ponte... finito il

lavoro i due si rimisero in viaggio, perché dovevano raggiungere la cascata di

Norimba prima dell’imbrunire: lì infatti c’era una grotta dove poter trascorrere la

notte, ma era difficile da trovare al buio.

Pagaia e pagaia arrivarono alla cascata che ormai era

buio. Provarono a cercare la grotta, ma non riuscivano

a trovarla e purtroppo non avevano nemmeno una

torcia con loro. Romualdo era molto arrabbiato: “Ecco!

Fermiamoci a riparare il ponte, che è importante... e

intanto abbiamo perso un sacco di tempo e ora ci

toccherà dormire all’aperto, con questa umidità... che i

miei capelli si arricciano tutti!”

Gioacchino, con la sua calma, continuava a cercare la

grotta: “Non ti spazientire, abbi fiducia... vedrai che ora

la troveremo”. Mentre pronunciava queste parole, un

bagliore si accese sopra le loro teste: era il guardiano

del santuario della Madonnina delle vette, che era

stato mandato in loro soccorso. Grazie a quella luce i due trovarono l’ingresso

della grotta, e si misero al sicuro per la notte.

Il giorno seguente, con la luce dell’alba, i due si accorsero che l’acqua della

cascata non era viola, ma che era ancora acqua limpida. Così Gioacchino si mise

subito alla ricerca dell’agente inquinante, con il kit del piccolo biologo acquatico:

“Deve esserci un’erba che cresce qui intorno e che fa morire i pesci... dai, aiutami a

trovarla. Io cerco da questo lato e tu sull’altra sponda!”

Ma Romualdo, senza essere visto, salì oltre la cascata per raggiungere la sorgente:

aveva ancora in mente il suo piano per rubare i pesci sani.

Salito alla sorgente vide che c’erano moltissimi pesci sani che guizzavano

nell’acqua, allora gli venne in mente un’altra idea: “Se Gioacchino trova l’alga

velenosa, potrei rubargliela e con quella inquinare anche altri fiumi... così ancora più

gente avrà bisogno dei miei pesci, e io diventerò

ricchissimo!”

Mentre era assorto nei suoi pensieri, Gioacchino gli sbucò

alle spalle: “Ah, eccoti! Non ti vedevo e sono venuto a

cercarti! Ho trovato l’alga velenosa, guarda! Ne cresce in

quantità sotto la cascata, sarà difficile estirparla del tutto...

però mi è venuto in mente che esiste un’altra erba che

funziona da antidoto per questo veleno e... ehi eccola! È

proprio quella li” disse Gioacchino indicando alcuni

cespugli accanto alla sorgente “Ecco perché qui l’acqua è

limpida!”

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Ma mentre Gioacchino spiegava queste cose, Romualdo

improvvisamente lo aggredì per rubargli l’alga velenosa: “Dammi

questa alga Gioacchino! A me non importa nulla del villaggio,

che restino col lago inquinato! Io voglio diventare ricco, e lo

farò vendendo questi pesci a chi non ne ha più. Dammi

quell’alga!”

Gioacchino, sbigottito, cercò di difendersi ma disgraziatamente

scivolò e cadde lungo il precipizio accanto alla cascata.

Romualdo, intanto, era riuscito a rubare l’alga.

“Aiuto!” gridava il vecchio “Romualdo, aiutami!...Non lasciare che

l’alga avveleni anche il tuo cuore... non puoi tradire così la

fiducia di tutto il villaggio. Loro contano su di te, hanno scelto te per questa

impresa! E poi fidati di queste mie parole: se scegli di fare il bene, la tua bontà

verrà ricompensata! Ricordati il ponte che abbiamo riparato...”

Romualdo, che in fondo aveva un buon cuore, rimase un po’ scosso dalle parole

del vecchio, e ripensò all’avventura fatta insieme... a un certo punto però

Gioacchino scivolò dal suo appiglio, e Romualdo, d’istinto, si lanciò in suo aiuto.

“Grazie, mi hai salvato la vita... allora, tornerai con me al villaggio?”

“Scusami, sono stato accecato dal mio egoismo e dalla mia avidità... ma stando

insieme a te ho capito che è importante mettersi a disposizione degli altri per il

bene, non per il proprio tornaconto. Grazie!”

“Non ti preoccupare Romualdo, sei un bravo ragazzo e ti perdono. Su, ora

prendiamo l’antidoto e risaniamo il nostro fiume!”

Così i due amici tornarono al villaggio vittoriosi e Gioacchino non fece mai parola

del torto subito, e vissero a lungo come padre e figlio.

Diventare ricco, fare soldi è il sogno del giovane Romualdo che

alla fine comprende di essersi ingannato, e che quel sogno lo

porterebbe alla rovina.

Quali cose scopre Romualdo più importanti della ricchezza?

Hai anche tu degli amici intelligenti e generosi che, come

Gioacchino, ti aiutano a capire quando sbagli? Racconta…

IL DEBITORE DISUMANO (Matteo 18, 23-27) “Il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito.”

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Insegnamento Questa parabola insegna il valore del perdono del re nei confronti del servo.

Collegamento Gioacchino perdona Romualdo e non fa mai parola del torto subito. Per lui l’importante non è il vendicarsi delle offese subite, bensì il fatto che il giovane si sia ravveduto e abbia avuto il coraggio di cambiare strada, abbandonando il suo egoismo a favore del bene di tutti.

PARABOLA DELLA PECORA SMARRITA (Luca 15, 1-7) “ Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: “Costui riceve i peccatori e mangia con loro”. Allora egli d isse loro questa parabola: “Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala se la mette in spalla tutto contento, va a casa e chiama gli amici dicendo: Rallegratevi perché ho ritrovato la mia pecora che era perduta. Così, vi dico ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione.

Insegnamento Contempliamo l'amore del pastore che porta la sua pecora sulle spalle. Egli è andato dietro ad essa quando era perduta; il pastore "mette la sua vita" per le pecore.

Collegamento Gioacchino, anche mentre è in serio pericolo, ha la forza di dire una cosa importante a Romualdo: “Romualdo aiutami!..Non lasciare che l’alga avveleni anche il tuo cuore…non puoi tradire così la fiducia di tutto il villaggio!..” Gioacchino qui si comporta come il buon pastore che recupera la sua pecorella smarrita: recupera l’animo di Romualdo in un attimo ed infatti subito dopo Romualdo lo salva e si redime. Salvando Romualdo egli salva anche il suo villaggio che può rappresentare tutte le altre pecore del gregge. Gioacchino "rischia la sua vita" per le pecore.

IL FIGLIOL PRODIGO (Matteo 21, 18-32) «Un uomo aveva due figli. Il più giovane di loro disse al padre: "Padre, dammi la parte dei beni che mi spetta". Ed egli divise fra loro i beni. Di lì a poco, il figlio più giovane, messa insieme ogni cosa, partì per un paese lontano, e vi sperperò i suoi beni, vivendo dissolutamente. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una gran carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora si mise con uno degli abitanti di quel paese, il quale lo mandò nei suoi campi a pascolare i maiali. Ed egli avrebbe voluto sfamarsi con i baccelli che i maiali mangiavano, ma nessuno gliene dava. Allora, rientrato in sé, disse: "Quanti servi di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Io mi alzerò e andrò da mio padre, e gli dirò:

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padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: non sono più degno di essere chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi servi". Egli dunque si alzò e tornò da suo padre; ma mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione: corse, gli si gettò al collo, lo baciò e ribaciò. E il figlio gli disse: "Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio". Ma il padre disse ai suoi servi: "Presto, portate qui la veste più bella, e rivestitelo, mettetegli un anello al dito e dei calzari ai piedi; portate fuori il vitello ingrassato, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita; era perduto, ed è stato ritrovato". E si misero a fare gran festa. Or il figlio maggiore si trovava nei campi, e mentre tornava, come fu vicino a casa, udì la musica e le danze. Chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa succedesse. Quello gli disse: "È tornato tuo fratello e tuo padre ha ammazzato il vitello ingrassato, perché lo ha riavuto sano e salvo". Egli si adirò e non volle entrare; allora suo padre uscì e lo pregava di entrare. Ma egli rispose al padre: "Ecco, da tanti anni ti servo e non ho mai trasgredito un tuo comando; a me però non hai mai dato neppure un capretto per far festa con i miei amici; ma quando è venuto questo tuo figlio che ha sperperato i tuoi beni con le prostitute, tu hai ammazzato per lui il vitello ingrassato". Il padre gli disse: "Figliolo, tu sei sempre con me e ogni cosa mia è tua; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato"».

Insegnamento La parabola da una parte mostra la grande misericordia del Padre, pronto ad accogliere il figlio anche dopo tutti i suoi errori. Dall’altro lato insegna l’importanza di riconoscere i propri errori e chiedere perdono, per potersi seriamente e profondamente riconciliare.

Collegamento Romualdo inizialmente parte dal villaggio con l’idea di fare la propria fortuna, noncurante delle esigenze degli altri abitanti, e usa Gioacchino come mezzo per arrivare al proprio scopo, tanto che arriva ad aggredirlo, e per un attimo pensa anche di lasciarlo cadere dal burrone. Poi però prende coscienza dei suoi errori e in cuor suo capisce di aver sbagliato, e cambia atteggiamento. Comprende anche che la guida di Gioacchino è stata importante per questa sua presa di coscienza e, abbandonando l’avidità e la presunzione che lo caratterizzavano chiede con umiltà il perdono.

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MAOR E NOANA

-Zuuumma la messa a fuoco coi tuoi

occhi/mani/testa/cuore-

C’era una volta, e forse c’è ancora, sulla cima del Col Perer, un castello incantato, il

Castello di Pietra. In questo castello abitava il signor Fagher, un tipo molto

misterioso, che nessuno aveva mai visto in faccia. Gli abitanti del paese che

sorgeva sulle pendici del colle temevano il signor Fagher, soprattutto da quando,

alcuni anni prima, aveva rapito la principessa Noana.

Da quel giorno molti baldi giovani avevano tentato di trarre in salvo la principessa,

ma nessuno di loro era mai riuscito ad arrivare al castello... il paesino, infatti, era

separato dal castello da un fitto bosco incantato.

Abitava al paesino il principe Maor, un

giovane di buon animo che fin da piccolo

conviveva col problema della cataratta, che

non gli consentiva di vedere bene: i suoi

occhi erano come appannati e vedeva tutto

in modo molto vago e sfuocato. Questo

non gli aveva però impedito di ascoltare,

durante tutti questi anni, il canto malinconico

della principessa che grazie a un rimbalzo di

echi si spargeva nella vallata fino al paese. La

voce dolce e limpida di Noana aveva fatto

innamorare il giovane Maor, che era più che

mai deciso a sfidare il bosco incantato per

liberarla e portarla con sé al sicuro.

Purtroppo, doveva fare i conti con la sua

scarsa vista, e così decise di andare a

trovare il suo caro amico Allertao, il

guardiano del fuoco. Era lunedì 5 agosto, e

Maor bussava e bussava alla porta del guardiano del fuoco, ma nessuno apriva.

Fortunatamente passò di li un viandante che lesse ad alta voce un cartello che

Maor non riusciva a vedere, su cui era scritto:

“Cari amici, a causa del poco personale disponibile,

dal mese di agosto ricoprirò anche la carica di

guardiano del santuario della Madonnina delle vette.

Mi troverete qui in veste di guardiano del Fuoco solo nei giorni pari

(sabato e domenica esclusi).

vostro Allertao Benin”

Così Maor se ne tornò a casa e si ripresentò il giorno seguente, martedì 6 agosto.

Era talmente impaziente di salvare Noana che già alle prime luci del giorno tornò a

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bussare al guardiano del Fuoco, che si stava giusto

cambiando la divisa: “Buongiorno caro Maor!” disse

Allertao. “Qual buon vento ti porta? Prego,

accomodati!”

“Ciao caro amico! Vengo a chiederti consiglio... è

molto importante!”

“Dimmi pure! Sono qui per aiutarti!”

“Bè, sai... vorrei provare ad attraversare il bosco

incantato per liberare la principessa Noana!” rispose

Maor.

“Dici davvero?! Maor, devo avvertirti, non è

un’impresa semplice. Ne sei davvero convinto?”

“Ci ho pensato molto sai... ma ogni giorno la sento

cantare, e ogni volta che ascolto la sua voce mi

convinco di più: voglio andare a liberarla. Lei non è

felice li dentro, lo capisco dal suo canto... io vorrei che fosse felice. Credo di

essermi innamorato, caro guardiano”.

“Beh, se le cose stanno così, non posso fare altro che aiutarti! Caro Maor, in molti

hanno provato questa impresa senza riuscirci, ma tu sei diverso. Tu hai un cuore

bello... e io che sono il guardiano del Fuoco so che dentro te arde un fuoco

grande. Stai attento a queste mie parole: lungo la via troverai molti ostacoli, e

anche alcuni nemici che cercheranno di corromperti per rubare il tuo fuoco... non

dar loro retta. Segui il tuo cuore, e vedrai che arriverai alla tua meta.”

“Grazie Allertao! Non mi scorderò i tuoi consigli, sei un amico!”

“Aspetta! Prima di andare voglio farti un regalo.” disse il guardiano, frugando dentro

un cassetto “Ecco, tieni. Questa macchina fotografica è speciale: ti aiuterà a

mettere a fuoco le persone che incontrerai... soprattutto riuscirà a mettere a fuoco

il loro cuore... lo scoprirai strada facendo. E ora vai, io sono con te!”

Così il principe Maor partì a cavallo del suo destriero, il cervo dal palco d’oro, alla

volta del bosco incantato. Questo bosco era abitato da strane creature in grado di

assumere le sembianze umane, che avvicinavano i viandanti e tendevano loro dei

tranelli per poter rubare il loro fuoco interiore.

In breve tempo Maor arrivò all’imbocco del sentiero, lui non ci vedeva ma il suo

cervo sapeva guidarlo con garbo e sicurezza. Dopo poco tempo, un rumore

forte, come di uno sparo, spaventò il cervo dal palco d’oro, che si fermò di

colpo. “Cos’è stato questo rumore?” si chiese Maor, mentre cercava di

tranquillizzare il suo destriero “Vieni, andiamo un po’ più avanti, dev’esserci

qualcuno...”

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Infatti, poco dopo, incontrarono un

uomo, vestito da caccia e con in mano

un fucile, che borbottava sconsolato fra

se e se.

“Buongiorno, buon uomo” salutò Maor

“Che succede? Ho sentito uno sparo!”

“Buongiorno a lei” rispose il cacciatore “Si,

era uno sparo... sono a caccia, ma non

riesco a catturare proprio nulla oggi! Cosa

dirò a casa? Resteremo senza cena!”

“Oh, mi dispiace” rispose Maor, che

anche se non amava la caccia agli animali

era dispiaciuto per il poveretto... se

potessi la aiuterei, ma non saprei davvero

che fare”.

“Beh, ad esempio potrebbe aiutarmi ad accendere un fuoco...” riprese subito il

cacciatore “Sa, le bestie hanno paura del fuoco, così uscirebbero dalle loro tane e

allora per me sarebbe più facile cacciarle!”

Maor avvertì qualcosa di strano a quelle parole... accendere un fuoco? Gli venne

subito in mente il guardiano del Fuoco che lo aveva messo in guardia dai tranelli di

quel bosco incantato... così tirò fuori la sua macchina fotografica e, con una scusa,

scattò una foto al cacciatore... nel mettere a fuoco la figura dell’uomo, Maor si rese

conto che nel suo cuore non c’erano belle intenzioni. Quello non era un vero

cacciatore, ma una creatura malvagia che voleva rubare il suo fuoco!

“Oh, mi dispiace davvero” rispose allora il principe “ma non ho con me nemmeno

un fiammifero! Però ho un’idea per la sua cena: abbiamo da poco attraversato un

tratto di bosco pieno di frutti... che ne dice di una bella macedonia?!”

Il cacciatore rimase perplesso, ma non fece a tempo a rispondere che Maor e il

suo cervo già stavano correndo via, in direzione del castello di pietra.

Ma le sorprese non erano finite per i nostri due amici. Dopo poca strada si

trovarono su una radura piena di ceppi d’albero tagliati... si stavano chiedendo

come mai quegli alberi fossero stati abbattuti quando sentirono un gran tonfo: era

un albero caduto a terra. Incuriositi corsero a vedere che stava succedendo e si

trovarono davanti a un uomo basso e cicciottello, ben vestito e con gli occhiali da

sole che stava dando ordini a un paio di taglialegna armati di accetta e sega

elettrica.

“Oh, buongiorno!” cominciò “Spero di non averla spaventata con quel tonfo!

Piacere, io sono il signor Malta”.

“Buongiorno” rispose gentilmente Maor “Posso chiederle come mai tutti questi

alberi sono stati tagliati?”

“Beh amico mio, le dirò questa notizia in anteprima! Su questa radura che stiamo

creando sorgerà il prossimo complesso residenziale della mia ditta! Appartamenti,

uffici, un grande centro commerciale... vedrà che roba!”

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“Oh!” disse sorpreso Maor “Non pensavo fosse possibile costruire qui nel

bosco...”

“Ah, ma certo, ma certo che è possibile! Basta avere i permessi! Costruiremo anche

una grande strada panoramica per collegare il nuovo centro al resto del mondo!

Vedrà che meraviglia!”

“Se lo dice lei...” rispose dubbioso il principe.

“Certo, devo ammettere che i lavori vanno un po’ a rilento con questi due... vorrei

farle una proposta, che ne dice? Lei mi sembra il tipo giusto... sa mantenere un

segreto?”

“Io?! Beh si, ma non credo di poterle essere molto utile!” disse Maor.

“Dunque, stavo pensando... per accelerare i lavori devo finire in fretta il

disboscamento. E cosa c’è di meglio se non il fuoco? Un bell’incendio e via, gli

alberi sono fatti fuori e io posso iniziare a buttare il cemento! Che ne dice di

aiutarmi? La pagherei bene sa...”

Maor aveva già capito che il signor Malta aveva nel cuore tanti soldi ma pochi

buoni sentimenti, ma per sicurezza lo immortalò in una foto con la sua macchina

fotografica speciale e ne ebbe la conferma.

“Mi dispiace signor Malta, ma io non posso fare una cosa del genere! E poi non ho

tempo di stare qui con lei, devo arrivare al più presto al castello!”

“Al castello? Non vorrà mica liberare la principessa! Non lo sa che è già scappata

dal castello?”

“Cosa? Mi dispiace, ma non le credo proprio! Ho sentito fino a ieri il suo triste

canto... la saluto, devo correre da lei!” e se ne andò in

fretta con il suo destriero.

Il signor Malta, però, aveva messo un dubbio nel cuore

di Maor... e se davvero la principessa se ne fosse già

andata via? Mentre era assorto nei suoi pensieri, una

voce femminile lo chiamò.

“Principe! Ehi principe! Sono qui! Aiutami!”

Il principe Maor non credeva alle sue orecchie: allora il

signor Malta diceva la verità: la principessa era libera!

“Noana! Sei tu?”

“Noana?” chiese la ragazza “No, io sono Melissa! Non

vedi come sono bella? La principessa Noana in

confronto a me è un brutto anatroccolo!” In effetti

Anastasia era molto bella, aveva lunghi capelli biondi e

due grandi occhi azzurri.

“E dov’è la principessa?” chiese allora Maor.

“Lei è rinchiusa nel castello, lo sanno tutti!” rispose Melissa “Ma ora veniamo a noi...

mi sono rotta l’unghia di un piede, sto tanto male! Mi accompagneresti a casa?

Sono da sola qui nel bosco... non vorrei fare brutti incontri! In cambio se vuoi ti

posso aiutare... io so che hai un problemino...”

“Che problemino?” chiese Maor.

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“La vista! Non mi sembra che ci vedi tanto bene! Io conosco una vecchia guaritrice

che può farti tornare la vista... ma devi venire via con me, e lasciar perdere la

principessa Noana! In compenso io sono molto più bella!”

“Ah si? Aspetta, ti faccio una foto!” disse Maor. E mentre Melissa si metteva in posa

per la foto, Maor scoprì che anche lei stava architettando un trucco per

allontanarlo dalla sua impresa e rubare il suo fuoco... ma nel cuore di Maor ardeva

un fuoco ben più grande di questi tranelli, e più puro dei cuori malintenzionati che

aveva incontrato finora. “Mi dispiace Melissa, ma io sono innamorato di Noana, e

anche se non la posso vedere, lei per me è in assoluto la più bella! Tieni, metti

questo cerotto sul tuo piede e vedrai che riuscirai ad arrivare in paese sana e

salva!”

E se ne andò. Il castello di pietra era ormai vicino, lo si poteva scorgere

all’orizzonte, ma il sentiero diventava ramificato e il cervo dal palco d’oro non

sapeva quale direzione fosse quella giusta. Fortunatamente, si accorsero di una

grotta li vicino, era la grotta dell’eremita Penso (che in realtà era Allertao, il

guardiano del Fuoco, che nel weekend faceva l’eremita, ritirandosi in preghiera per

due giorni, e vivendo nella pace del Creato.)

Quando sentì i loro passi, l’eremita Penso li accolse a braccia aperte nella sua umile

dimora, e ascoltò il racconto del loro viaggio. Lui sapeva ascoltare le persone,

sapeva capire le loro paure e le loro attese, e sapeva dare loro fiducia. Così

rincuorò il principe Maor: “Caro Maor, sei il primo ad arrivare fino a questo punto.

Hai superato il bosco e i suoi tranelli, il che significa che hai un cuore puro e che i

tuoi sentimenti per Noana sono veri e profondi. Non ti scoraggiare, ora vi

accompagnerò io al castello di pietra.”

“Sei gentile...” rispose Maor “Ma come farò a liberare Noana? Io non conosco il

signor Fagher, non so nulla di lui. Come mi comporterò?”

“Non ti preoccupare!” lo rassicurò Allertao Penso

l’eremita “Nel tuo cuore troverai le risposte! Andiamo!”

Insieme arrivarono al castello, e Maor suonò alla porta.

Gli aprì il signor Fagher:

“Chi sei? Che ci fai qui?” chiese.

Aveva un grande mantello con un cappuccio che gli

copriva il volto.

Maor, che non vedeva quasi nulla iniziò a parlare:

“Buongiorno signor Fagher, io sono il principe Maor e

abito nel paese qui a valle. Ogni giorno, per lungo

tempo, ho sentito il triste canto della principessa Noana

e così ho voluto venire fino a qui...”

Il signor Fagher, colpito da quelle parole, lo fece

entrare. “Lei dice che Noana le sembra triste? In effetti

anche io da un po’ la vedo molto malinconica... mi

dispiace sai!”

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“Beh, forse vorrebbe uscire un po’, vedere altre persone... fare amicizia!”

Il signor Fagher, che in fondo non era cattivo, scoppiò in lacrime e si sfogò con il

principe Maor: “Vedi, io so di aver sbagliato... tanto tempo fa ho rapito la

principessa perché qui al castello ero tutto solo, e nessuno voleva mai giocare con

me. Tutti mi prendevano sempre in giro perché sono brutto! E nessuno mai voleva

parlare con me, ascoltarmi, essere mio amico!”

Nel frattempo Noana, che aveva sentito la voce sconosciuta di Maor, era scesa a

vedere cosa stesse succedendo...

Maor, che non se n’era accorto, continuò a parlare con Fagher: “Non devi

preoccuparti del tuo aspetto esteriore, chi guarda solo a quello non potrà mai

esserti amico. L’importante è ciò che hai nel cuore. Guarda me, ad esempio. Io ho

la cataratta, non vedo quasi nulla. Eppure mi sono innamorato di Noana, solo

sentendola cantare. Non l’ho mai vista, ma a me non importa il suo aspetto, io la

amo per quello che lei è. E anche tu, caro amico, non ti scoraggiare. Anzi, esci da

questo castello, incontra le persone, e vedrai che li fuori troverai amici che ti

vorranno bene per come sei dentro! Ad esempio, a me sei molto simpatico e mi

sembri anche una persona dal cuore buono e sensibile!”

“Grazie Maor” disse Fagher togliendosi il cappuccio dal volto “Mi hai davvero

aperto gli occhi con le tue parole! Hai ragione, non posso restare chiuso qui. E

neanche Noana... è giusto che venga via con te, se lo desidera”.

“Certo che lo desidero!” disse timidamente Noana, che aveva sentito le belle

parole di Maor. “Grazie Fagher, mi hai sempre trattata bene in tutto questo tempo,

ora però voglio andare a vedere com’è il mondo là fuori... insieme al principe

Maor!”

Maor era al settimo cielo, e tutti felici i due si avviarono alla porta. Prima di andare,

però, Maor volle donare la sua macchina fotografica speciale al signor Fagher:

“Tieni, è per te. Non è una semplice macchina fotografica, questa ti aiuterà a

mettere a fuoco e ad avvicinare le persone che incontrerai. Ti mostra il loro cuore.

Vedrai, troverai che molti cuori sono più belli di quanto immagini”.

Così, il signor Fagher prese coraggio, e nel giro di poco si fece molti amici e trovò

la sua felicità, e anche il principe Maor e la principessa Noana, felici di essersi

incontrati, vissero per sempre felici e contenti.

Questo racconto è un forte invito a “guardare” dentro di te, e

dentro il cuore delle persone che incontri per non ingannare e per

non essere ingannato.

Come riesce il protagonista in questo compito tanto importante

ma a volte difficile ?

Hai incontrato qualche persona che stimi per quello che è

“dentro” anche se a volte ciò che è dentro di bello e di buono

non appare o non è valorizzato da chi si ferma solo all’apparenza

e alle mode?

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CHIEDETE E VI SARÀ DATO (Luca 11, 9-13) “ Ebbene io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.” Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo e gli darà uno scorpione? Se dunque voi che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli,quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!”

Insegnamento Qui Gesù insegna a perseverare nelle buone intenzioni, a non arrendersi, a non aver timore di chiedere aiuto: spesso ci vuole umiltà a farlo e nello stesso tempo generosità e amore nell’offrirlo.

Collegamento Maor, per amore di Noana va avanti nel suo intento, contro tutti i pericoli e tutti i pregiudizi sul signor Fagher e non si arrende; arriva al Castello e suona alla porta e arriva così a conoscere chi è veramente il signor Fagher. Maor si dimostra umile nel cuore e generoso nell’offrire a Fagher la sua macchina fotografica che legge nell’anima.

LA PORTA STRETTA (Matteo 7, 13-14) “Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita e quanto pochi sono quelli che la trovano!”

Insegnamento Qui Gesù insegna ad avere coraggio; a scegliere bene la propria strada nella vita, e spesso la strada giusta non è quella più agevole e larga ma quella più stretta frequentata da pochi.

Collegamento Maor, per raggiungere Noana non sceglie una via sicura e larga, ma una strada piena di imprevisti, attraverso il bosco che non conosce; si può dire che non sa niente nemmeno di Noana perché di lei conosce solo la voce. Maor si dimostra coraggioso, artefice del suo destino e fedele sempre a ciò che arde nel suo cuore, senza dar troppo peso al giudizio della massa.

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LE TENTAZIONI (Matteo 4, 1-11) Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, dì che queste pietre diventino pane”. Ma egli rispose: “Sta scritto: non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del Tempio e gli disse: “Se tu sei il Figlio di Dio, gettati giù; sta scritto infatti: ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani, perché il tuo piede non inciampi in una pietra”. Gesù gli rispose: “Sta scritto anche: non metterai alla prova il Signore Dio tuo”. Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: “Tutte queste cose io ti darò se, cadendo ai miei piedi, mi adorerai”. Allora Gesù gli rispose: “Vattene, Satana! Sta scritto: il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”. Allora il diavolo lo lasciò ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servirono.

Insegnamento Gesù insegna a resistere alle tentazioni di Satana; spesso si nascondono sotto invitanti lusinghe e lauti ricompensi proprio nei nostri momenti di maggior debolezza. Per resistere ci vuole molta forza interiore perciò non bisogna mai smettere di avere fede.

Collegamento Maor, ad un certo punto del sentiero per giungere al Castello, incontra un uomo che vorrebbe accendere un fuoco per far uscire le bestie dalle tane e cacciarle e un uomo che vorrebbe il suo aiuto per incendiare il bosco, in cambio di una bella somma di denaro. Di seguito incontra una bella ragazza che gli promette di fargli riavere la vista se abbandonerà quel viaggio. In realtà grazie alla macchina fotografica Maor capisce che è un tranello, che questi personaggi sono creature cattive che vogliono tentarlo per rubargli il suo fuoco interiore, quella fede che arde nel suo cuore, quell’amore puro e sincero che lo spinge a compiere questo viaggio per salvare Noana. Maor, forte del suo “fuoco ardente” si dimostra fedele e attento e non dimentica le parole del Guardiano del Fuoco come Gesù non dimentica la parola di Dio.

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SOGNI DI TRAMONTANA

-in viaggio alla ricerca della libertà-

C’era una volta e forse c’è ancora la Tramontana, un vento freddo e veloce che

soffiava dal Nord e raffreddava tutto quello che incontrava per la sua strada.

Spesso la gente si lamentava di lei, perché soffiando così forte rovinava gli orti,

scompigliava i capelli e portava il gelo. La Tramontana si era stufata di questa

situazione, e così decise di cambiare aria. Voleva prendersi un lungo periodo di

vacanza, andare al caldo e dimostrare che era capace anche lei di portare allegria

e buon umore.

Così fece le valige (rigorosamente “de carton”

come i suoi venti e più antenati che soffiavano

verso le “Meriche”) e partì con un biglietto di

sola andata per le spiagge. Salì sul trenino

Dottotours, il famosissimo trenino giallo arancio

verde, e si accomodò sull’unico sedile libero in

prima classe.

Il treno partì al suono del fischietto del

capotreno Rino e la Tramontana si lasciò

trasportare verso il caldo sud. Mentre il trenino avanzava lei guardava fuori dal

finestrino, affascinata dai bei paesaggi che le si presentavano davanti.

A un certo punto entrò nello scompartimento un coloratissimo venditore

ambulante che iniziò a mostrare tutta la sua merce: “Buongiorno signora vuoi tu

comprare roba? Io avere molta roba bella e buona per te e per tua famiglia.

Piccolo prezzo signora, faccio sconto!”

La Tramontana, che era immersa nei suoi ricordi, un po’ scocciata sbuffò: “No, non

mi serve niente, grazie”.

Ma il venditore ambulante, che si chiamava Bambù, scoppiò in un pianto disperato:

“Tutti tratta male Bambù. Bambù vuole tornare casa. Nessuno vuole Bambù qui ma

nessuno compra roba. Come fare per comprare biglietto per mio paese se

nessuno compra roba mia?”

La Tramontana rimase sorpresa da quella reazione: lei aveva scelto di partire per

cambiare vita, mentre quel venditore era stato costretto ad abbandonare il suo

paese per necessità, così in un impeto di generosità decise di aiutarlo.

“Dai, su, ti aiuto io per tornare a casa. So soffiare così forte che ti posso trasportare

anche in capo al mondo in un battibaleno. Hai un tappeto?”

“Certo, Bambù avere tanti bellissimi tappeti: tappeto persiano, tappeto indiano,

tappeto a righe, tappeto con nappe.... zerbino anche! Zerbino di plastica, zerbino

welcome e zerbino casa dolce casa...”

“Fermo, fermo... prendiamo questo qui. Adesso siediti qui sopra. Ora apro il

finestrino e ti accompagno fino a casa tua”.

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Così i due arrivarono in un battibaleno a casa di Bambù,

che felicissimo poté riabbracciare la sua famiglia.

Come segno di riconoscenza la moglie di Bambù fece

un regalo alla Tramontana: un piccolo vasetto di miele

di tarassaco: “Tieni, questo miele molto buono. Noi fare

questo con fiori che nascono solo in alta montagna,

dove aria più pura e fiori più gialli”.

La Tramontana, ringraziando, tornò sul treno in un batter

d’occhio e proseguì il suo viaggio verso il caldo sud.

Si era appena riaccomodata sul suo sedile di prima

classe, quando il treno si fermò bruscamente: una gondola a vela col suo

gondoliere veneziano era ferma sulle rotaie.

Tramontane scese dal treno e chiese al gondoliere cosa stesse succedendo. “Al

canal! Chi gà sugà al canal? Gero drio dormir in laguna sua me gondoeta e gò sentì

un scosson. Co go verto i oci go visto un’onda granda che la me ga portà fin qua e

po dopo tuta l’acqua la se tornada indrio e mi son restà qua...ostregheta!”

Per fortuna la gondola aveva una

vela, così la Tramontana non ci

pensò due volte: “Ti aiuto io! So

soffiare così forte che ti posso

trasportare anche in capo al

mondo in un battibaleno. Ti

accompagnerò in laguna!”

Tramontana accompagnò il

gondoliere in laguna e si accorse

di essere arrivata al mare. “Evviva,

ce l’ho fatta! Sono arrivata in

spiaggia ora posso divertirmi e soffiare al caldo!”

Si mise a soffiare tra gli ombrelloni e le dune di sabbia, ma la sua forza era talmente

potente che sollevò un turbine di sabbia creando una grande confusione. Tutta la

gente era arrabbiata a causa del freddo improvviso e iniziò a ritirarsi dalla spiaggia.

La Tramontana, rimasta sola, si demoralizzò: “Uffa, anche qui tutti scappano

da me... non riesco a trovare il mio posto nel mondo!”

Triste e sconsolata se ne andò dalla spiaggia, vagando senza una meta

precisa. Ad un tratto un campo di fiori attirò la sua

attenzione: “Che bel campo! E che colori! Forse

questo è il posto giusto per riposarsi un po’...”

La Tramontana si distese sul prato e fece un bel

pisolino. Al suo risveglio vide proprio davanti ai suoi

occhi un piccolo fiorellino giallo, che la stava

osservando incuriosito: “Ciao!!E tu chi sei? Vuoi

essere mia amica? Mi piaci perché sei fresca....sssai,

qui i fiorellini di questo campo dicono di essere

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fragili e delicati, stanno sempre al caldo e prendono il sole tutto il giorno. A me

invece piace il fresco e mi lasciano sempre da solo!”.

“Ma tu che fiore sei?” chiese la Tramontana.

“Sono l’unico Tarassaco in questo campo di papaveri. Hai capito la mia disgrazia?

Sono solo e sfortunato, vorrei solo andarmene da qui e arrivare su quei monti

laggiù... dove l’aria è frizzante e i fiori profumati! Ma non posso muovermi con

queste radici che mi legano a questa terra di pianura!!!”.

La Tramontana finalmente aveva trovato qualcuno che la apprezzasse per quello

che era e decise di fermarsi in quel campo e fare compagnia al piccolo Tarassaco

triste. I giorni passavano, e i due nuovi amici giocavano tutto il giorno e si

scambiavano pensieri e parole. Col tempo però il Tarassaco imbiancava, la sua

chioma non era più gialla e lucente, ma si era gonfiata ed era diventata soffice

come un batuffolo di cotone.

Un giorno il Tarassaco disse alla sua amica: “Sto invecchiando amica mia, mi sento

molto debole e stanco... come vorrei vedere almeno una volta quei monti che ho

sempre sognato”.

A quelle parole alla Tramontana venne in mente il vasetto di miele che le aveva

regalato Andrù tanto tempo prima... era proprio miele di tarassaco e la moglie di

Andrù le aveva spiegato che veniva dalle montagne più alte.

“Non ti preoccupare” disse la Tramontana “Se ti fidi di me ti porterò lassù in un

battito d’ali!”

E fu così che la Tramontana soffiò forte sul Tarassaco, che ormai era diventato un

soffione, e lo trasportò in alto sulle montagne. Lì c’erano distese intere di tarassachi

e il soffione sparso in quei prati diede a sua volta vita a tanti nuovi piccoli fiorellini

di tarassaco.

La Tramontana era triste perché aveva perso un amico, ma si rese conto di essere

ritornata a casa sua e che in fondo quello era il suo posto nel mondo.

Ancora oggi su quelle montagne all’alba e al tramonto la luce dorata fa risplendere i

prati in fiore e ci ricorda l’amicizia tra il Tarassaco e la Tramontana.

Tramontana, nel suo viaggio verso la libertà, compie tanti gesti

generosi verso chi incrocia nel suo cammino: il venditore

ambulante, il gondoliere, il tarassaco… ma il dono più grande lo

riceve proprio lei. Perché?

L’incontro più bello e importante per Tramontana è quello con il

fiorellino giallo: è diventata non solo capace di aiuto, ma anche di

condivisione, di amicizia, di gioia e dolcezza per tutti coloro che

passeranno per quel luogo di montagna. Perché?

Tu e i tuoi amici: è possibile essere causa di gioia per tutti? Puoi

anche tu assomigliare a Tramontana?

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PARABOLA DEL BUON SAMARITANO (Luca 10, 30-35 ) Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall’altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio,passandogli accanto lo vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi caricatolo sopra il suo giumento, lo portò ad una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente estrasse due denari e li diede all’albergatore dicendo: “Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più te lo rifonderò al mio ritorno.”

Insegnamento Il Samaritano è l’unico dei tre che prova compassione e ha la volontà sincera di aiutare l’uomo in difficoltà; ci insegna il valore della solidarietà, del prendersi cura dei più deboli.

Collegamento La Tramontana dimostra di provare compassione per il povero Bambù quando è disperato, e decide di aiutarlo a tornare a casa. Bambù ha molta nostalgia di casa, ha dovuto abbandonare il suo paese per necessità, non per scelta come nel caso della Tramontana. Come il buon Samaritano che carica il ferito sul suo giumento per portarlo alla locanda e prendersi cura di lui, così la Tramontana fa salire Bambù su un tappeto e con un forte soffio dei suoi lo fa tornare a casa a riabbracciare la sua famiglia.

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RIMANETE NEL MIO AMORE (Giovanni 15, 12-16 ) Gesù, rivolgendosi ai discepoli, dice:“Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate le cose che io vi comando. Io non vi chiamo più servi, perché il servo non sa ciò che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché vi ho fatto conoscere tutte le cose che ho udito dal Padre mio. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi; e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto, e il vostro frutto sia duraturo, affinché qualunque cosa chiediate al Padre nel mio nome, egli ve la conceda.”

Insegnamento Gesù è maestro, il maestro per eccellenza, eppure vuole essere semplicemente amico dei suoi discepoli; si pone in modo sincero al loro livello, non al di sopra di loro, non fa pesare la sua sapienza e così facendo gli fa capire il vero valore dell’amicizia, base indispensabile perché un gruppo si aiuti reciprocamente in modo spontaneo e diffonda la parola di Dio nel mondo.

Collegamento L’amicizia che si instaura tra la Tramontana e il Tarassaco è sincera, disinteressata, è un dono reciproco. Tra i due avviene uno scambio alla pari: la Tramontana finalmente trova un po’ di compagnia grazie al Tarassaco e l’altro trova la persona giusta che lo ascolta e lo aiuta a realizzare se stesso, cioè raggiungere un luogo più fresco, più adatto per vivere e moltiplicarsi. Anche la Tramontana grazie al Tarassaco mette a tacere le sue inquietudini e capisce che è inutile fuggire da se stessi; si rende conto che casa sua è veramente il miglior posto al mondo dove vivere, e che non può cambiare il suo essere: soffiare quel forte vento freddo è il suo compito, è quello per cui è stata creata, e fa parte di un disegno al di sopra di lei.

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Si avvicinava la stagione delle piogge.

Fu allora che un contadino novantenne incominciò a scavare buchi nel

terreno. Il vicino gli domandò: “Che cosa stai facendo?” “Pianto alberi

di mango!” “E pensi che riuscirai a mangiarne i frutti?” “No, io non

vivrò abbastanza a lungo per poterli mangiare, ma gli altri si! Ieri ho

pensato che per tutta la vita ho gustato manghi piantati da altri. Questo

è il mio modo per dimostrare la mia riconoscenza”

Questo gesto ci dice che la terra è un dono che nessuno può

privatizzare, ma che è da passare di generazione in generazione.

Pino Pellegrino

Trattala bene la terra.

Non ci è stata regalata dai nostri padri.

Ci è stata prestata dai nostri figli.

Un' antica leggenda narra che durante la creazione del mondo

si avvicinarono a Dio 4 angeli.

Il primo gli domandò: “Come lo fai?”

Il secondo gli domandò: “Perché lo fai?”

Il terzo gli domandò: “Ti posso aiutare?”

Il quarto gli domandò: “Quanto vale?”

Il primo era uno scienziato. Il secondo un filosofo. Il terzo un

altruista. Il quarto un agente immobiliare. Intanto un quinto

angelo stava a guardare, pieno di meraviglia, di stupore.

Ad un tratto si mise ad applaudire entusiasta per tutto ciò che

usciva dalle mani di Dio. Era un angelo poeta.

Il Signore gli sorrise e gli disse: “Tu sei quello che ha capito

più di tutti!”

Solo chi ammira il Creato lo può salvare!

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Soluzioni dei giochi: Catena di Parole: Mattina-oro-nero-buco-acqua-classe-compito; Deserto-vuoto-aria-ora- legale- avvocato- diavolo-tasmania L'intruso: Barcellon; A, narciso; Danimarca; Iago; elefante; Rimini; ariete; Si alza al mattino: BANDIERA Notte stellata: Cigno-Deneb, Cane Maggiore-Sirio, Orsa minore-Polaris, Vergine-Spica, Aquila- Altair, Orione- Bellatrix, Scorpione-Antares, Leone-Regolo, Lira-Vega

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GRAZIE SIGNORE

Signore, ci hai donato il corpo

perché sia sempre la tua dimora,

piena di gioia e di speranza.

Ci hai donato la mente

per cercare nelle piccole e grandi cose

il senso della nostra esistenza..

Ci hai donato il Creato e la natura

per dirci che uno solo è il Creatore

e che a lui tutto deve ritornare.

con immensa amicizia e gratitudine, un abbraccio col cuore a:

Attilio Toffolo (la Dualseri l’ha fuso le macchine a forza de stampar

majete!); Carlo Pilat (el CFS lo reclama ma noi l’aven par primi!);

Michele Piccin (papàlpinista); Dino el tipografo; Alfeo (la Sirti la vol

indrio el camion ); Federico Slongo e la so fameja (el trattor e tut al

resto); le fameje de Faller (la caccia al tesoro della buona azione è cosa

sana e giusta); i Padri Canossiani di tutto il mondo (l’ospitalità è sacra); la

Protezione Civile di Colle Umberto (apporto/ approdo/ abbrodo sicuro);

Aikido di Vittorio Veneto; la Banca Prealpi; le Formiche di Fabio Vettori

(tute l formighér); Foto Gadenz di Fiera di Primiero per tutti i regalini;

Gustavo per la disponibilità del calcetto umano; tutti i donatori di pasta,

frutta, verdura, materiali vari; tutti gli affezionati ex-campeggiatori che i

dà sempre na man e tutti gli aiutanti della festa dei genitori per il grande

aiuto; ai tanti (famiglie/genitori/paesani/amici/simpatizzanti...) che in

modo silenzioso ma determinante e prezioso ci sostengono

praticamente, concretamente e moralmente, prima, durante e dopo il

Campeggio... a tutti, con il cuore: GRAZIE!!!

Ci hai donato tanti amici

per vivere la comunità

e operare un mondo migliore.

Ci hai donato la vita

perché possiamo liberamente consumarla

a servizio di chi ha più bisogno.

Per tutto questo, GRAZIE, Signore!