Avanzamento con clic del mouse Ricetta speciale tradizionale.

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Ricetta speciale

tradizionale

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Gli “agnoli o agnolini” appartengono all’antica tradizione mantovana e questa ricetta speciale,

di rigore ad ogni festa, mi è stata data da un’amica guidizzolese-DOC (MN), così come li

prepara lei, ovviamente in casa e a mano!

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Carni miste, più o meno 200 grammi per ogni tipo:petto di pollo, magro di vitellone o bovino, magro di maiale; 300 grammi di mortadella e 200 grammi di prosciutto cotto. Ma le quantità vanno bene “a oc-chio”, quel che si ha, va bene; l’importante è che la mortadella sia un po’ più di ogni pezzo di carne, per-ché si deve sentire.Inoltre, per il brodo: sale grosso, un dado da brodo e mezzo bicchiere di vino rosso.Da aggiungere all’impasto delle carni, dopo la cottura: grana padano, uno o due uova e pangrattato.

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Insieme alle carni mettiamo: qualche costa di sedano, due carote e una cipolla;

poi aggiungiamo le spezie:alloro, rosmarino, salvia, un

pezzetto di cannella e un cucchiaino di pepe in grani.

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In genere, con piatti così elaborati, appartenenti alla buona cucina tradizionale, si usa preparare il giorno

prima il ripieno mentre il giorno dopo si tira la sfoglia e si fanno gli agnoli, a mano, così come fa, con grande passione, la nostra amica a cui dobbiamo la ricetta.

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In una pentola capiente, mettiamo tutte le carni, la morta-della e il prosciutto cotto a pezzi interi;

aggiungiamo seda-no, carote e cipolla interi e le spezie: leghiamo insieme fa-cendo un mazzetto,

l’alloro, il rosmarino, la salvia e la can-nella; uniamo anche il pepe, il dado da brodo, un pugnetto di sale

grosso e lasciamo rosolare in un po’ di burro; poi aggiun-giamo il mezzo bicchiere di vino rosso.

Lasciamo evaporare il vino.

Ora copriamo “a filo” con acqua fredda e facciamo stra-cuocere il tutto, a fuoco vivace fino al bollo, poi abbassiamo la

fiamma a fuoco dolce e lasciamo consumare tutta l’acqua, ci vorranno all’incirca tre/quattro ore. La cottura

perfetta è quando la carne di bovino (la più dura) si disfa facilmente con la

forchetta.

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Una volta cotto il tutto, lo passiamo al tritacarne e lasciamo raffreddare; poi aggiungiamo uno o due uova battute e qual-che cucchiaiata di grana padano; ora, se

l’impasto risultasse troppo “umido” si aggiunge del pangrattato, un cucchiaio per volta, oppure, se fosse

troppo asciutto, un pezzetto di burro o una cucchiaiata di brodo. Ma, prima di fare queste aggiunte, conviene

lasciar riposare e insaporire l’impasto in frigorifero, coperto con la pellicola trasparente da alimenti, fino al

giorno dopo.

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Ecco qui che si tira la sfoglia sottile, con l’aiuto della macchinetta, ma per forza: la nostra amica ne fa dosi “industriali” che congela o divide con i figli o con qualche ospite fortunatissimo, come me, quando

capito!

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Lei ha impastato 6/8 uova ma le sue dosi erano almeno il doppio delle mie; dalle

quantità da me indicate dovrebbero venire 1 chilo e mezzo di agnoli all’incirca ed ho

impastato 4 uova e farina.

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Ecco il taglio, a rettangolo, fatto con una rotella dentellata.

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L’asse di legno è piuttosto capiente e permette di tagliarne almeno tre strisce;

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Avere tutti i rettangoli aperti sull’asse permette una facile farcitura; conviene staccarli.

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Qui si vede bene il “pizzico” di ripieno messo al centro; la nostra amica sembra avere “il dosaggio”

nelle mani: sono tutti uguali!

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Ora si piega un angolo sull’altro, mettendolo a triangolo, con una

leggerissima piegolina a richiudere il ripieno verso il

centro; se vengo-no due puntine sfalsate sono anche più belli!

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diciamo che si “spinge” il ripieno, facendo pressione sulla pasta

attorno;

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E infine si uniscono i due angoli pressando con un dito; sono più

eloquenti le immagini che le parole!

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La nostra amica ci mostra

anche un altro

sistema: per far venire

un buchino al centro,

infila il dito medio e chiude le

due estremità

pressandole assieme.

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Qui lo vediamo meglio.

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La preparazione è lunga e ci vuole una grande passione per farli a

mano, ma sono dei veri capolavori, non solo della

tradizione, ma di alta cucina.

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Man mano che si preparano si tolgono, per sgombrare l’asse.

Si prepara un vassoio di cartone, abbondantemente cosparso di farina di mais

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e si trasferiscono gli agnolini ad asciugare un po’, senza timore che si attacchino al vassoio.

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Ecco qui il primo vassoio di agnoli già pronti, ma la nostra amica è

neanche a metà dell’opera: con la sua esperienza consiglia di farne

tanti, data la lunga preparazione che comportano ma, anche, perché è “lo

spessore” a rendere il tutto più buono!

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Per farli asciutti: con ragù, o burro fuso, salvia e grana

padano; si lessano in abbondante acqua salata, bollente, e sono pronti

appena salgono in superficie;

Per farli in brodo: quando bolle il brodo, si mettono gli agnoli e si spegne il fuoco appena

salgono in superficie. Servire subito, altrimenti possono scuocere.

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Naturalmente esistono gli “agnoli alla mantovana” di

produ-zione industriale, ma

questi hanno dentro un gusto speciale:

l’amore e la dedizione alla cucina

di una ottantatreenne piena di energia,

che sceglie accuratamente

i suoi ingredienti e li prepara con

atten-zione quasi rituale.

Il risultato è un’auten-tica preziosità!

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Con gli Agnolini alla mantovana è subito festa, qualunque sia la ricorrenza!

Tantissimi auguri a tutti!e un grazie grandissimo sia alla mia

amica Sandra che ha fatto le foto, sia alla sua adorabile mamma, che ha realizzato

la ricetta,[email protected]

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