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n°149 - 2016 www.vaisicuro.com 22 D ue anni sembrano lunghi: troppi, per gli operatori, i partner, gli espositori della biennale di Bologna dedicata alle attrezzature ed all’aftermarket automobilistico. L’innovazione incalza e costringe ad un cambio di passo, fa nascere l’esigenza di incontrarsi comunque, a un anno di distanza tra l’ultima edizione e la prossima, per confrontarsi, per aggiornarsi, ed ascoltare. Sì, ascoltare. Perchè il convegno, che ha avuto luogo a Bologna presso l’Opificio Golinelli il 9 ed il 10 giugno, ha visto la presenza di eccellenze internazionali quali Carlo Ratti, Professore al MIT (Massachussets Institute of Technology) di Boston e Direttore del MIT Senseable City Lab, e Dipak R.Pant, Direttore dell’Unità di Studi Interdisciplinari per l’Economia Sostenibile presso l’Università Carlo Cattaneo a Castellanza (VA) che, in relazioni magistrali (quasi...”lezioni”) hanno catturato l’attenzione e l’interesse di una bella platea formata da imprenditori, manager e tecnici. Perchè a Bologna e perché l’Opificio Golinelli? Bologna in quanto capitale della Motor Valley e distretto automotive di prima grandezza, l’Opificio Golinelli in quanto cittadella per la conoscenza e la cultura nata per volontà di Marino Golinelli (San Felice sul Panaro, Modena, 11.10.1920), imprenditore-pioniere, impegnato nella ricerca e nello sviluppo del settore farmaceutico (ha acquisito Alfa Wassermann) , membro del FAI, filantropo, con un’alta visione del futuro ed impegnato nel promuovere la cultura in senso lato, la crescita intellettuale delle giovani generazioni , convinto che la fortuna dell’imprenditore debba essere in parte condivisa o, meglio, restituita alla società, che ha reso la Fondazione Golinelli un modello di “best practice” di livello internazionale; quale luogo migliore, dunque, di questo laboratorio didattico per la scienza e la tecnologia, recuperato da uno stabilimento industriale abbandonato attraverso un ottimo lavoro di rigenerazione urbana, per ospitare la prima edizione di Autopromotec Conference- Stati Generali 2016, con titolo “Officina 4.O, la rivoluzione della connettività e del servizio”? Innovazione digitale e connettività sono state le parole chiave ricorrenti nel corso della due giorni di Bologna. Nuovi scenari resi possibili dalle tecnologie digitali guardano all’aftermarket e lasciano intravvedere nuovi orizzonti di filiera che dovranno essere colti: per non rimanere indietro, per dare finalmente nuovo respiro al mondo della produzione, specialmente di attrezzature per officina, e della distribuzione indipendente di ricambi. Assumere l’approccio” visionario” per comprendere che già siamo dentro ad una rivoluzione epocale. “Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni”: cita Eleanor Roosevelt, nel discorso di inaugurazione, Mauro Severi, presidente AICA (Associazione Italiana Costruttori Autoattrezzature). “E’ alle porte la quarta rivoluzione industriale”, esordisce, ed afferma che “è necessario convogliare risorse su iniziative di sistema e di filiera”. Carlo Ratti, che ha effettuato il primo intervento di scenario alla conferenza, anche in qualità di ricercatore negli USA, ha affermato che la ricerca è elemento fondamentale per la competitività internazionale. L’Italia purtroppo è il fanalino di coda sia a livello europeo che OCSE nel finanziamento alla ricerca scientifica. Il tema è stato quello delle città intelligenti, partendo dalla constatazione che oggi le città possono fornirci tantissime informazioni ad esempio atrraverso l’utilizzo di cloud computing, big data, open data, tecnologia RFID e nuove App; è possibile oggi ottimizzare i tempi delle nostre percorrenze (il car sharing, infatti, già si pone a metà strada tra mobilità pubblica e privata). Le auto saranno condivise; per fare un esempio, l’auto potrà condurci al lavoro e, mentre noi lavoriamo, essere utilizzata da altri componenti della nostra famiglia per poi essere di nuovo resa disponibile per ricondurci a casa dopo il lavoro. E’ evidente che l’impatto emotivo sarà notevole. Tutti noi sviluppiamo un legame emotivo con la nostra auto, emozionale. Saremo in grado, anche come società, di gestire un tale cambiamento nel futuro? Qual’è la posta in gioco? La sfida è importante, specie per il nostro paese, perché, per stare al passo, dovremo necessariamente ripensare AUTOPROMOTEC CONFERENCE. OFFICINA 4.0 Gli Stati Generali 2016 dell’Automotive

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Due anni sembrano lunghi: troppi, per gli operatori, i partner, gli espositori della biennale di

Bologna dedicata alle attrezzature ed all’aftermarket automobilistico. L’innovazione incalza e costringe ad un cambio di passo, fa nascere l’esigenza di incontrarsi comunque, a un anno di distanza tra l’ultima edizione e la prossima, per confrontarsi, per aggiornarsi, ed ascoltare. Sì, ascoltare. Perchè il convegno, che ha avuto luogo a Bologna presso l’Opificio Golinelli il 9 ed il 10 giugno, ha visto la presenza di eccellenze internazionali quali Carlo Ratti, Professore al MIT (Massachussets Institute of Technology) di Boston e Direttore del MIT Senseable City Lab, e Dipak R.Pant, Direttore dell’Unità di Studi Interdisciplinari per l’Economia Sostenibile presso l’Università Carlo Cattaneo a Castellanza (VA) che, in relazioni magistrali (quasi...”lezioni”) hanno catturato l’attenzione e l’interesse di una bella platea formata da imprenditori, manager e tecnici. Perchè a Bologna e perché l’Opificio Golinelli? Bologna in quanto capitale della Motor Valley e distretto automotive di prima grandezza, l’Opificio Golinelli in quanto cittadella per la conoscenza e la cultura nata per volontà di Marino Golinelli (San Felice sul Panaro, Modena, 11.10.1920), imprenditore-pioniere, impegnato nella ricerca e nello sviluppo del settore farmaceutico (ha acquisito Alfa Wassermann) , membro del FAI, filantropo, con un’alta visione del futuro ed impegnato nel promuovere la cultura in senso lato, la crescita intellettuale delle giovani generazioni , convinto che la fortuna dell’imprenditore debba essere in parte condivisa o, meglio, restituita alla società, che ha reso la Fondazione Golinelli un modello di “best practice” di livello internazionale; quale luogo migliore, dunque, di questo laboratorio didattico per la scienza e la tecnologia, recuperato da uno stabilimento industriale abbandonato attraverso un ottimo lavoro di rigenerazione urbana, per ospitare la prima edizione di Autopromotec Conference-Stati Generali 2016, con titolo “Officina 4.O, la rivoluzione della connettività e del servizio”?

Innovazione digitale e connettività sono state le parole chiave ricorrenti nel corso della due giorni

di Bologna. Nuovi scenari resi possibili dalle tecnologie digitali guardano all’aftermarket e lasciano intravvedere nuovi orizzonti di filiera che dovranno essere colti: per non rimanere indietro, per dare finalmente nuovo respiro al mondo della produzione, specialmente di attrezzature per officina, e della distribuzione indipendente di ricambi. Assumere l’approccio” visionario” per comprendere che già siamo dentro ad una rivoluzione epocale.

“Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni”: cita Eleanor Roosevelt, nel discorso di inaugurazione, Mauro Severi, presidente AICA (Associazione Italiana Costruttori Autoattrezzature). “E’ alle porte la quarta rivoluzione industriale”, esordisce, ed afferma che “è necessario convogliare risorse su iniziative di sistema e di filiera”.

Carlo Ratti, che ha effettuato il primo intervento di scenario alla conferenza, anche in qualità di ricercatore negli USA, ha affermato che la ricerca è elemento fondamentale per la competitività internazionale. L’Italia purtroppo è il fanalino di coda sia a livello europeo che OCSE nel finanziamento alla ricerca scientifica.

Il tema è stato quello delle città intelligenti, partendo dalla constatazione che oggi le città possono fornirci tantissime informazioni ad esempio atrraverso l’utilizzo di cloud computing, big data, open data, tecnologia RFID e nuove App; è possibile oggi ottimizzare i tempi delle nostre percorrenze (il car sharing, infatti, già si pone a metà strada tra mobilità pubblica e privata). Le auto saranno condivise; per fare un esempio, l’auto potrà condurci al lavoro e, mentre noi lavoriamo, essere utilizzata da altri componenti della nostra famiglia per poi essere di nuovo resa disponibile per ricondurci a casa dopo il lavoro. E’ evidente che l’impatto emotivo sarà notevole. Tutti noi sviluppiamo un legame emotivo con la nostra auto, emozionale. Saremo in grado, anche come società, di gestire un tale cambiamento nel futuro? Qual’è la posta in gioco? La sfida è importante, specie per il nostro paese, perché, per stare al passo, dovremo necessariamente ripensare

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Gli Stati Generali 2016 dell’Automotive

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Gli Stati Generali 2016 dell’Automotive

le infrastrutture, la segnaletica e quant’altro, e generare competenza tecnologica, come indicato da Alessandro de Martino, AD di Continental, intervenuto ai lavori. Gli autoriparatori dovranno fare crescere la propria competenza tecnica ed il loro ruolo cambierà notevolmente, dovendo adeguarsi alle tecniche di manutenzione predittiva, all’ internet of things, al telecontrollo, all’automazione, ai sensori, allo WI-FI.

Dalla ricerca degli studenti del MIT è scaturita la Ruota di Copenhagen, disegnata da Assaf Biderman, commercializzata con licenza alla start-up Super Pedestrian. La ruota, che immagazzina energia quando si frena o si rallenta e la rilascia per il riutilizzo, è una ruota elettrica per biciclette con pedalata assistita. Sulla bicicletta è installato un motore elettrico da 350 watt, una batteria al litio da 48 volt per 4 ore di ricarica ed un’app utilizzabile tramite Bluetooth per cellulari Apple o Android. E’in grado di fare memoria del comportamento di guida ed eroga la potenza in base alle impostazioni dell’app, attingendo energia dai movimenti delle gambe dell’utente sui pedali dopo averla potenziata

da 10 a 30 volte; è stata utilizzata per fare rilevazioni, trasmesse con un tweet, sui livelli di inquinamento nelle città. Proprio le nuove tecnologie consentono di utilizzare più equamente le infrastrutture stradali, a partire dalle auto a guida autonoma fino alle reti che permettono di identificare i parcheggi disponibili.

Secondo il prof. Ratti “il digitale non ha ucciso il mondo fisico ma sta creando una dimensione ibrida”. Altri studi condotti dal MIT sono stati effettuati dotando di microchips alcuni componenti di beni di consumo per poi esaminarne il percorso una volta divenuti rifiuti e smaltiti, ahimè, nell’ambiente, a testimoniare quanto sia auspicabile ottenere una tracciabilità dei rifiuti lungo tutta la catena e risparmiare energia.

Ancora, Dipak R.Pant ha dato al dibattito il suo contributo di stratega, visionario e studioso ed ha di fatto anticipato quanto detto nella seconda giornata Angie Cucco di Google US Automotive Industry, la quale ha ribadito che il futuro dell’auto passa attraverso l’evoluzione e l’innovazione tecnologica; la tecnologia smart si afferma e dà un calcio al pc tradizionale e, con lui, ai siti non-mobile friendly,

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contributo, ad esempio, Andrea Zanotti, Head of Industrial Automotive & Energy DHL, Andrea Marinoni, Senior Partner della Roland Berger (società tedesca di consulenza strategica orientata al settore automobilistico), Antonio Recinella, CEO Aftermarket, Parts, Services and Telematics Magneti Marelli, Franco Fenoglio, Presidente Scania Italia, ed altri importanti esponenti di rilievo. Particolarmente interessante l’intervento di Francesco Profumo, Presidente Fondazione Bruno Kessler, Presidente Inwit e Presidente dell’Osservatorio Smart City dell’ANCI: l’accento è stato posto sulle nuove frontiere aperte all’automotive dal web e dalla connettività, in particolare alle autofficine che dovranno essere sempre più digitali (si pensi, ad esempio, alla telediagnosi, alla cyber security,ecc.)

Il messaggio lanciato da questa ricca due giorni di Bologna è inequivocabile: l’Internet of things, la connettività, sono queste le parole chiave, questo l’obiettivo da perseguire nel settore; il processo è già cominciato e l’impatto è già percepibile e modificherà in maniera permanente ed irreversibile il modus operandi delle officine, del comparto ricambi; porrà le aziende davanti a scelte coraggiose ma indispensabili. Accogliere il cambiamento richiede flessibilità, dinamismo, apertura mentale visionaria, realismo e …studio. Chi non saprà cogliere, interpretare ed incarnare la sfida resterà, inevitabilmente, indietro. E dimenticato.

Silvia Gironi

destinati all’insuccesso; il dato a conferma e che parla da sé è che l’85 % delle ricerche in rete nel mondo è ormai effettuato con navigazione tramite smartphone, che fa assumere all’esperienza di navigazione una dimensione emozionale. Dipak ha osservato che stiamo assistendo al trionfalismo della tecnologia, rischiando di cadere in un’iperattività tecnologica che toglie sovranità all’ individuo, e non consente di avere una visione critica. Secondo Dipak siamo alla perurbanizzazione diffusa, dove non ci sono tanto “city livers” quanto “city users”, ovvero fruitori delle città, il che conduce ad un cambiamento nella mobilità, che diventa a poco a poco multiforme ed intermodale. Non più le fabbriche, ma i luoghi, diventano competitivi. Nella visione di Dipak la globalizzazione è una frantumazione del sistema di affari e la conseguente ricollocazione di pezzi in luoghi comparativi, ed il nostro paese deve concentrarsi sull’ottenimento di un vantaggio competitivo anziché comparativo, basato sulla “risorsa” natura, una gara sulla qualità del contesto. Anche Dipak ha affermato che occorre fare impresa come proposta, anticipando le esigenze latenti, cogliendo segni. “Non indovinare il futuro, meglio annusarlo”, “no forecast ma foresight”; “fare branding interiore prima che esteriore”; le imprese dovranno rappresentare l’avanguardia per non essere destinate a scomparire.

Numerosi gli interventi finalizzati al comune obiettivo di parlare dell’evoluzione rispetto alla mobilità e all’auto in una visione prospettica di aftermarket automobilistico: hanno dato il loro

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Alla tavola rotonda nell’ambito degli Stati Generali Autopromotec del 9 giugno, con

moderatore Gian Luca Pellegrini, Direttore di Quattroruote, sono intervenuti Massimo Nordio, Presidente U.N.R.A.E. (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri), Aurelio Nervo, Presidente ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) e Maurizio Vitelli, Direttore Generale per la Motorizzazione Civile.L’argomento affrontato dalle sigle sindacali ed associative ha evidenziato la necessità di sottoporre tutta la filiera commerciale, di manutenzione ed assistenza automotive ad un costante aggiornamento tecnologico. Sono terminati i tempi in cui acquistare l’automobile era un rito e la concessionaria una cattedrale. Oggi il cliente si è evoluto e sul mercato esistono molteplici possibilità di conoscere in dettaglio le caratteristiche di un’auto. Oggi la partita dal campo commerciale si è trasferita su un campo virtuale. Oggi le risorse umane dedicate alla vendita di veicoli devono conoscere ed essere costantemente connesse ed aggiornate sulle continue evoluzioni a cui un mercato ormai tecnologico è soggetto. Se ieri il cliente aveva caratteristiche ben precise e facilmente individuabili attraverso la

conoscenza diretta ed il rapporto umano, oggi è un lead e, se non è colto al volo, è irrimediabilmente perso. I consulenti di marketing delle concessionarie sostengono che le campagne prodotte su internet sono già superate a favore di quelle avviate con “app” su tablet e smartphone. Questa visione di un rapporto spesso freddo ma calcolato ha trovato eco nelle parole dell’arch. Vitelli che si è dimostrato molto preoccupato da come il mondo automotive stia evolvendo tecnologicamente. Lo spunto di tale riflessione è stato dato quando uno dei relatori ha evidenziato il cambio epocale introdotto da una nuova casa automobilistica californiana che, col marchio Tesla, sta proponendo al mercato non solo un veicolo elettrico ma anche totalmente condotto e gestito da un’unica centralina. Questa centralina è in grado contemporaneamente di gestire sia gli aspetti motoristici del veicolo sia quelli di connessione. Un unico computer è già in grado di aggiornare in tempo reale sia gli adeguamenti tecnologici sia quelli normativi (ad esempio soddisfare i nuovi limiti previsti alle norme comunitarie attraverso le omologazioni). Già oggi con Tesla è possibile “scaricare” gli adeguamenti a cui la casa automobilistica sia indirizzata, compresi quelli

La tavola rotonda: a quando un

MTCTNet 4.0?

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omologativi. Davanti a questi scenari, presentare come una novità tecnologica l’introduzione del “Grande Fratello”, come la stessa Direzione della Motorizzazione ha definito MTCTNet2, è veramente paradossale. Prima di tutto perché le tecnologie adottate sono superate da sei anni di immobilismo (ricordiamo che già nel progetto ciò viene presentato come una telecamera in realtà non è che una macchina fotografica tecnologicamente obsoleta). Gli investimenti e gli sforzi che sono stati richiesti ai Centri di Revisione meritavano forse, alla luce delle potenzialità espresse da officina 4.0, molto di più. I concetti espressi dai relatori sono risultati infatti antitetici alla prima applicazione della norma. Per questi motivi la Pubblica Amministrazione, dietro il paravento dei controlli sulla corretta operatività dei centri di revisione che, nella pratica, sono facilmente eludibili, ha certamente favorito l’incremento del

fatturato di alcune aziende con dei rincari a nostro avviso non proporzionati alle migliorie prodotte, rimanendo l’intero sistema vittima delle potenzialità di sviluppo tecnologico che proprio in questa sede sono state ampiamente proposte. Si è persa un’ottima occasione per fare un salto di qualità entrando effettivamente in un MTCT 4.0, cosa che la nuova direttiva europea 2014/45/CE prevede quando sarà recepita entro maggio 2017. Un gruppo di professionisti e docenti della materia ha elaborato un progetto di ingegneria che, attraverso l’uso delle nuove tecnologie di connessione, consentirà di presentarsi all’appuntamento già organizzati e pronti per garantire il principio di terzialità reso indispensabile dalla nuova direttiva: la Clinica dell’Auto.

Giuliano Latuga

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Inventore, docente e attivista, oltre che architetto e ingegnere, Ratti insegna presso il Massachusetts

Institute of Technology di Boston, USA, dove dirige il MIT Senseable City Lab, un gruppo di ricerca che esplora come le nuove tecnologie stanno cambiando il modo in cui noi intendiamo, progettiamo e infine viviamo le città, socio fondatore dello studio internazionale di design Carlo Ratti Associati, nato a Torino nel 2004.Nel suo lavoro Ratti si occupa dell’ambiente edificato cittadino - dalle reti stradali alle tubature ai sistemi di gestione dei rifiuti - utilizzando nuovi modelli di sensori e di i dispositivi elettronici portatili che hanno trasformato il modo in cui possiamo descrivere e decodificare le città. Altri progetti invertono l’equazione - ricorrono ai dati raccolti dai sensori per effettivamente creare ambienti nuovi e stupefacenti. La Copenaghen Wheel sviluppata dal MIT Senseable City Lab esplora come una bicicletta qualunque possa trasformarsi in una e-bike connessa e interattiva semplicemente sostituendo il mozzo di una ruota. Il progetto Trash Track utilizza tracciati elettronici per meglio comprendere e ottimizzare i flussi di rifiuti attraverso le città. Ratti ha anche aperto un centro di ricerca a Singapore, come parte di un’iniziativa guidata dal MIT per studiare il futuro della mobilità urbana. Il suo lavoro è stato pionieristico nel campo delle “città intelligenti” o “smart cities”. In un articolo pubblicato da Scientific American e firmato anche da Anthony M. Townsend, tuttavia, Ratti contrasta la visione tecnocratica prevalente sulle smart cities, sottolineando piuttosto il «volto umano» delle tecnologie urbane e il loro potenziale nel promuovere un potenziamento sociale «bottom-up», ovvero dal basso in alto.

Noi lo abbiamo intervistato in occasione degli Stati Generali 2016 Autopromotec Conference.

1- Prof. Ratti, come vengono smaltite le automobili usate ed i relativi rifiuti? Le case automobilistiche dovrebbero riciclare il 65% della produzione. Avete allo studio soluzioni? In un prossimo futuro l’auto potrà essere un insieme di componenti dotati di microchips per consentirne la tracciabilità una volta entrati a far parte della catena dei rifiuti?

Non è un ambito in cui siamo particolarmente

esperti, tuttavia sì, credo che si possa immaginare un futuro in cui i rifiuti contengano al loro interno informazioni su come essere riutilizzati. In futuro immagino si realizzerà il paradigma del Cradle to Cradle – dalla culla alla culla – un’idea per cui il sistema produttivo, al pari di un ciclo biologico, è in grado di rigenerare ogni suo prodotto.

Oggi non sono molte le informazioni a disposizione relative all’itinerario che ogni oggetto compie prima di essere smaltito. Probabilmente nel 2035 saremo in grado di taggare e seguire ogni prodotto nel suo percorso verso la discarica. Aprire queste informazioni ai cittadini potrebbe promuovere un comportamento più etico, dettato dalla consapevolezza. Oggi il sistema dei rifiuti non è efficiente, l’abbiamo potuto vedere attraverso un progetto che abbiamo realizzato al Senseable City Lab del MIT. Abbiamo tracciato 3000 rifiuti attraverso etichette elettroniche e ne abbiamo mappato il viaggio in giro per gli Stati Uniti. Abbiamo notato come alcuni volontari, una volta presa coscienza del percorso realizzato dai loro rifiuti, abbiano deciso di consumare in modo diverso…

2- Si parla molto di automobili senza autista. Può aggiornarci sullo stato dell’arte? E’ possibile, a Suo avviso, pervenire ad una produzione industriale di questi veicoli, ed in quanto tempo?

Da diversi anni le principali aziende produttrici e gli istituti di ricerca stanno testando i loro prototipi di automobili autonome o senza guidatore. Noi stiamo lavorando con la città di Singapore, che ambisce a essere la prima città al mondo con una flotta di veicoli di questo tipo (i primi test sono già in corso). Insomma, direi che la tecnologia è quasi pronta: ci sono solo ancora alcuni problemi da risolvere – la sicurezza a velocità molto elevate e in caso di pioggia fitta. Intanto il passaggio alle auto senza guidatore sta diventando concreto: la start-up francese Navya produce un veicolo a guida autonoma che può essere acquistato già oggi e che funziona fino a 45 Km/h nel traffico cittadino.

3- Inoltre, i Vs. studi pensano a nuove linee più funzionali all’utilizzo di un bene mobile? Un’auto senza autista avrà le stesse caratteristiche dell’auto

Intervista a Carlo Ratti

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attuale o diventerà un bene più funzionale che altro?

I veicoli continueranno a muoversi su strada e a portarci a destinazione, ma con modalità molto diverse. Ad esempio la nostra automobile, dopo averci portato al lavoro la mattina, invece che restare parcheggiata potrebbe rimettersi di nuovo sulla strada, per raggiungere a dare un passaggio a scuola a nostro figlio o al figlio del vicino, o a chiunque altro nel quartiere. In altri termini, si tratta di un sistema misto tra trasporto pubblico e trasporto privato.

Alcune nostre ricerche al MIT mostrano come con un sistema di questo genere basterebbero il 30% dei veicoli oggi in circolazione per coprire le esigenze di mobilità dei cittadini di una grande città – e che questo numero si potrebbe ridurre di un ulteriore 40% nel momento se le persone fossero pronte a condividere i loro spostamenti. La somma di questi due effetti potrebbe portare a città in cui la mobilità dei cittadini è soddisfatta con soltanto il 20 per cento delle autovetture oggi in circolazione. Le conseguenze sarebbero notevoli: meno traffico e

molto spazio da ripensare (molte aree di parcheggio potrebbero essere convertite ad aree verdi, per esempio).

Un altro aspetto riguarda la funzione del veicolo, che può diventare un’estensione delle nostre case o dei nostri uffici. Potremo utilizzarlo per mangiare, lavorare, dormire, incontrarci.

4- Alla luce del fatto che per molti giovani ormai il possesso di un’automobile non rappresenta più uno status symbol, e che essi sono sempre più orientati a mezzi di trasporto tecnologici sostenibili, oltre al progetto “Ruota di Copenhagen” si sta pensando ad altri progetti, ad esempio a veicoli multifunzionali?

Credo che la condivisione sia un aspetto molto importante. Il sociologo svedese Thorsten Veblen aveva coniato, circa 100 anni fa, il termine conspicuous consumption (tradotto in italiano come “consumo vistoso”). Veblen aveva osservato che le famiglie dell›epoca acquistavano allo scopo di mostrare il loro status sociale. Forse le cose stanno finalmente cambiando. Negli ultimi dieci anni Internet e i social

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media, insieme a una importante rinascita urbana, hanno determinato un nuovi modi di comunicare il proprio status, a partire dalla condivisione.

Se vent›anni fa per uno studente del MIT era ‘cool’ arrivare sul campus a bordo di un›auto sportiva, oggi non è più così. La maggior parte degli studenti trova gratificante guidare una bicicletta, condividere una ZipCar o ordinare un passaggio con Uber. I social network permettono di fare mostra di sé in modo molto più semplice e sofisticato. Forse grazie alla rete potremo racconatre la nostra vita senza per forza possedere dei beni. Si tratta insomma di essere conspicious, senza consumption.

5- Vede nel futuro un motore a freddo? Oltre all’elettrico ed all’idrogeno, sono allo studio altri sistemi di alimentazione? Pensiamo ad esempio alla “caldaia a freddo” dell’Ing. Rossi

Non conosco il progetto a sufficienza per poterlo commentare nel dettaglio. Credo comunque che vedremo sempre più motori elettrici sulle nostre auto.

6- Sappiamo che sono già in produzione materiali

estremamente innovativi, ad esempio pellicole particolarmente resistenti: si sta pensando alla possibilità di applicazione di queste nuove tipologie di materiali anche all’automotive?

Difficile generalizzare. Nel nostro progetto Copenhagen Wheel abbiamo lavorato molto col magnesio, elemento molto leggero e resistente. Il mondo dei nuovi materiali è comunque un universo molto ampio e in parte ancora inesplorato.

7 - Come vede in prospettiva l’officina di autoriparazione del futuro?

Probabilmente più simile al Genius Bar di Apple che al Good News Garage - reso famoso da Tom e Ray Magliozzi negli Stati Uniti grazie alla trasmissione radiofonica di NPR Car Talks. In questi anni infatti le automobili stanno diventando più simili a computer su ruote che ai sistemi meccanici del tempo di Henry Ford. Un altro aspetto interessante sarà tutta la diagnostica in remoto (che abbiamo già implementato proprio sulla Copenhagen Wheel). Infine, le automobili senza guidatore potranno andare da sole a fare la revisione - non toccherà più a noi portarle dal meccanico!