Augusto Rinaldi Ceroni

129
Augusto Rinaldi Ceroni Ravenna intorno Verde, Azzurro, Oro augusto rinaldi ceroni Una vita per le piante officinali Comune di Casola Valsenio di Beppe Sangiorgi La storia della vita di Augusto Rinaldi Ceroni (Càsola Valsenio 1913 - 1999) è la storia stessa delle piante officinali e dell’erboristeria nella seconda metà del ‘900 in Italia. Il Professore, come tutti lo conoscevano, è stato tra i pochi pionieri che hanno raccolto il sapere sulle piante officinali in epoca prein- dustriale e lo hanno difeso e coltivato negli anni del dopoguerra e della industrializ- zazione, quando l’economia, la società ed i modi di vita nazionali andavano in tutt’altra direzione. Una battaglia condotta caparbia- mente insieme alla salvaguardia del patrimo- nio storico, culturale ed ambientale del territo- rio del comune di Casola Valsenio, che non volle mai abbandonare in nome del grande amore per la sua terra. Alla quale, quando a metà degli anni ’70 si è innescato il processo di recupero del patrimonio materiale e culturale del passato, ha offerto il suo sapere, le sue espe- rienze e le sue intuizioni, soprattutto nel campo delle piante officinali applicate al turismo, alla cucina ed alla valorizzazione del paesaggio, trasformando la valle del Senio nella “Piccola Provenza Italiana”.

description

La storia della vita di Augusto Rinaldi Ceroni è la storia delle piante officinali e dell'erboristeria nella seconda metà del '900 in Italia. Grazie alla sua opera oggi Casola è esempio di valorizzazione del territorio a livello nazionale.

Transcript of Augusto Rinaldi Ceroni

Page 1: Augusto Rinaldi Ceroni

Aug

usto

Rin

aldi

Cer

oni

Rav

enna

into

rno

Verd

e, A

zzur

ro, O

ro

augustorinaldiceroniUna vita per le piante officinali

Comune di Casola Valsenio

di Beppe Sangiorgi

La storia della vita di Augusto Rinaldi Ceroni

(Càsola Valsenio 1913 - 1999) è la storia stessa

delle piante officinali e dell’erboristeria nella

seconda metà del ‘900 in Italia.

Il Professore, come tutti lo conoscevano, è

stato tra i pochi pionieri che hanno raccolto

il sapere sulle piante officinali in epoca prein-

dustriale e lo hanno difeso e coltivato negli

anni del dopoguerra e della industrializ-

zazione, quando l’economia, la società ed

i modi di vita nazionali andavano in tutt’altra

direzione. Una battaglia condotta caparbia-

mente insieme alla salvaguardia del patrimo-

nio storico, culturale ed ambientale del territo-

rio del comune di Casola Valsenio, che non volle mai abbandonare in

nome del grande amore per la sua terra. Alla quale, quando a metà

degli anni ’70 si è innescato il processo di recupero del patrimonio

materiale e culturale del passato, ha offerto il suo sapere, le sue espe-

rienze e le sue intuizioni, soprattutto nel campo delle piante officinali

applicate al turismo, alla cucina ed alla valorizzazione del paesaggio,

trasformando la valle del Senio nella “Piccola Provenza Italiana”.

Page 2: Augusto Rinaldi Ceroni

L’autore

Giuseppe (Beppe) Sangiorgi è nato e vive a Casola Valsenio (RA).

Laureato in Scienze Politiche presso l’Università di Bologna con una tesi sulle “Lotte

sociali nell’Appennino ravennate dal primo al secondo dopoguerra. Casola Valsenio

1918-1948” è giornalista pubblicista e collaboratore di quotidiani e settimanali

su temi inerenti prevalentemente la storia contemporanea, le tradizioni popolari

e il patrimonio enogastronomico della Romagna.

È autore dei libri La Resistenza sui monti di Casola (1994); I frutti dimenticati:

storia e tradizioni popolari (1997); La casa contadina nel territorio casolano (2000)

e Monte Battaglia, luogo della storia e della pace (2004). Insieme a Paolo Scalini,

ex presidente del tribunale di Ravenna e Firenze ha scritto Fare giustizia in Romagna

(1991) ed Amare da morire (1994).

Ha curato il soggetto, la regia e i testi dei video documentari La Romagna

dei vini; Le Pievi della provincia di Ravenna; Rocche e Torri della provincia

di Ravenna e Paesi di Romagna, con il quale ha vinto nel 1999 il Premio Guidarello

per il giornalismo d’autore. Progetto grafico

Agenzia Image (Ra)

Coordinamento redazionale

Beppe Sangiorgi

Foto

Raccolta fotografica

“A. Rinaldi Ceroni”,

Circolo FotograficoCasolano,

Massimo Vespignani,

Archivio dell’autore

Stampa

Litografia Graph (Rimini)

1a ristampa novembre 2004

UnioneEuropea

RepubblicaItaliana

Provincia di Ravenna

Assessorato al Turismo

piazza dei Caduti

per la Libertà, 2/4

48100 Ravenna

tel. 0544/506011

fax 0544/506024

ravennaintorno@mail.

provincia.ra.it

www.racine.ra.it/

ravennaintorno

Si ringraziano:

Gabriella, Paola e Tiziana

Rinaldi Ceroni per avere

messo a disposizione con

grande liberalità l’archivio

del padre ed inoltre mons.

Giancarlo Menetti;

Francesco Rinaldi Ceroni;

Sauro Biffi; Catia Fava e tutti

coloro – collaboratori, amici

ed ex allievi del Professore –

che con il loro contributo

di ricordi e notizie, hanno reso

possibile la realizzazione

di questo lavoro.

Un particolare ringraziamento

a mia moglie Serena per avere

sopportato con pazienza il lungo

ed ingombrante dispiegamento

domestico di migliaia di docu-

menti, fotografie, giornali e

libri e per aver contribuito, con

i suoi suggerimenti, a rendere

il testo più fluido e completo.

L’Autore

Page 3: Augusto Rinaldi Ceroni

1Il territorio nel quale viviamo è il frutto del lavoro congiunto della

natura e degli uomini; alcuni dei quali hanno lasciato il loro segno. Come

il professor Augusto Rinaldi Ceroni, preside e botanico, che ha dedicato

tutta la sua vita, che ha coperto la parte centrale e finale del ‘900, alla

salvaguardia e alla valorizzazione del patrimonio storico, monumentale

ed ambientale ed anche umano di Casola Valsenio, dove era nato.

Una missione svolta con sapere ed umanità seguendo, come riferi-

mento, la scuola e il mondo delle piante officinali. Una scuola concepita

e diretta in modo aperto e moderno, con un continuo e stretto rapporto

con la realtà locale dalla quale trarre spinte innovative ed arricchimenti

umani e culturali e alla quale offrire idee e fresche energie giovanili.

Le piante officinali, amate e coltivate da Augusto Rinaldi Ceroni

per offrire agli uomini piacere e salute, hanno rappresentato nel dopo-

guerra lo strumento con il quale il professore casolano ha tentato di

riconvertire le colture collinari e montante per far fronte al degrado pro-

vocato dall’abbandono delle campagne. Per poi destinarle, nell’ultimo

quarto di secolo, ad incrementare il valore paesaggistico e turistico

della media valle del Senio. Un’opera svolta con passione e tenacia,

nella quale Augusto Rinaldi Ceroni ha trovato la collaborazione prima

del Comune di Casola Valsenio, dell’Ispettorato Agrario e del Corpo

Forestale dello Stato e quindi della Regione Emilia Romagna e della

Provincia di Ravenna. Un lavoro congiunto che ha fatto sì che oggi

la valle del Senio si presenti con un bel manto di verde e che ha portato

alla realizzazione del Giardino delle Erbe, della Strada della Lavanda,

della Strada dei Frutti Dimenticati, del Mercatino delle Erbe Officinali e

all’affermarsi di una cucina alle erbe aromatiche. Iniziative e realizzazio-

ni che hanno attirato su Casola Valsenio l’interesse nazionale, sia come

meta turistica che come esempio di valorizzazione del territorio.

Un libro sulla vita di Augusto Rinaldi Ceroni è dunque la storia

della “costruzione” del turismo nella collina ravennate al confine con

la Toscana. Ed è anche la storia dell’erboristeria italiana nella seconda

metà del ‘900 e uno spaccato sul difficile periodo della ricostruzione e

di come uomini di buona volontà hanno saputo affrontarlo e superarlo

al di là delle diverse condizioni sociali e dei diversi orientamenti politici.

Ed è soprattutto il racconto di una vita esemplare, interamente dedicata

al proprio paese.

Presentazione

Giorgio Sagrini

Sindaco di Casola Valsenio

Giacomo Giacometti

Assessore al Turismo di Casola V.

Francesco Giangrandi

Presidente Provincia di Ravenna

Andrea Corsini

Assessore al Turismo Prov. di Ravenna

Page 4: Augusto Rinaldi Ceroni
Page 5: Augusto Rinaldi Ceroni

Se Càsola Valsenio è il paese delle erbe officinali;

se molte strade della provincia di Ravenna sono abbellite

da spalliere ornamentali di piante di lavanda;

se la cucina romagnola è stata ravvivata dalle erbe aromatiche,

lo si deve al professor Augusto Rinaldi Ceroni.

Che ha dedicato la sua vita alle piante officinali,

ingentilendo il paesaggio e rendendo più dolce il nostro vivere.

Page 6: Augusto Rinaldi Ceroni
Page 7: Augusto Rinaldi Ceroni

augustorinaldiceroniUna vita per le piante officinali

con testimonianze di

Enrico Docci

Paola Lagorio

Maurizio Nati

Michele Melegari

di Beppe Sangiorgi

Comune di Casola Valsenio

Page 8: Augusto Rinaldi Ceroni

6

IndiceIntroduzione 9

Il primo orto officinale 13

La scuola 13

La vita politica 17

L’orto officinale 18

Una scuola per il territorio 23

La rappacificazione 27

I molteplici interessi 30

Dal Cardello a Monte Battaglia 33

Alfredo Oriani 33

I raduni cicloturistici 35

Il Cardello 37

Monte Battaglia 40

I problemi della montagna 45

La Festa degli Alberi 49

Le piante officinali 55

La lavanda 59

Meno commercio più turismo 65

Casola Valsenio, il paese delle erbe officinali 71

Il Mességué italiano 77

La rinascenza del Giardino 81

Page 9: Augusto Rinaldi Ceroni

7Testimonianze 87

Rinaldi Ceroni, il divulgatore (Enrico Docci) 88

Augusto Rinaldi Ceroni, il preside (Paola Lagorio) 95

Ricordo del Prof (Maurizio Nati) 99

Augusto Rinaldi Ceroni: il “Prof delle Erbe” (Michele Melegari) 102

Note biografiche 107

L’eredità 111

Norme per mantenersi in salute e vivere a lungo 112

Piante simboliche 113

Le piante dell’oroscopo 114

Piante officinali dell’amore nella tradizione popolare 115

I prodotti dell’alveare 117

Le erbe aromatiche 118

Le ricette del Prof 124

Page 10: Augusto Rinaldi Ceroni
Page 11: Augusto Rinaldi Ceroni

9La ricostruzione delle vicende umane e professionali di Augusto

Rinaldi Ceroni si è profilata inizialmente come un impegno apparente-

mente facile. Invece si è rivelato sempre più complesso, via via che

prendeva corpo mettendo mano ai documenti, ai suoi appunti ed ai

ricordi dei familiari, degli amici e dei suoi ex scolari.

Semplice perché, secondo il suo costume, tra mille fogli di appunti

ha lasciato anche alcuni cenni autobiografici con annotate le cose

più importanti che hanno segnato la sua vita. In realtà complesso per-

ché gli interessi dispiegati da Augusto Rinaldi Ceroni sono stati di una

profondità ed estensione senza paragoni. Allargandosi dalla scuola e

dallo studio delle piante officinali alla storia del suo paese, al turismo,

alla cucina, alle iniziative culturali, alla salvaguardia del paesaggio, allo

sviluppo dell’agricoltura e dei prodotti tipici, alla valorizzazione e salva-

guardia dei monumenti, al recupero delle tradizioni popolari romagno-

le e così via. E ciascuno di questi aspetti è strettamente intrecciato con

gli altri e tutti insieme concorrono in egual maniera a raccontare la vita

e le passioni di un uomo.

Inoltre l’archivio messo a disposizione dalle figlie si è rivelato

di tale vastità da aprire continuamente, faldone dopo faldone, scenari

entro i quali se ne aprivano altri, e via di seguito, come scatole cinesi.

Scenari che svelavano insospettati rapporti di studio e culturali, insie-

me a sorprendenti intuizioni e progetti, che

delineavano una figura insieme di grande com-

plessità e di profonda limpidezza umana e

professionale. Presa da mille interessi ed attiva

in tutte le iniziative del paese dietro i quali

correvano percorsi rimasti sconosciuti fino alla

lettura delle carte. Come i rapporti epistolari

con i giovani casolani al fronte o il contributo

fornito alla rappacificazione nel dopoguerra.

Ci ha guidato in questa ricerca e ricostru-

zione, la bussola della sua vita, che Rinaldi

Ceroni ha sempre tenuto puntata verso il suo

paese, al quale lo legava uno straordinario

amore. Paese che non volle mai abbandonare,

a costo di rinunciare ad importanti sviluppi professionali e di studio

che però lo avrebbero portato lontano da Casola Valsenio.

E rimase anche nel difficile periodo tra la fine della guerra e i primi

anni Settanta, quando si trovò a combattere battaglie solitarie e contro-

corrente, confortato solo dall’attenzione dell’Amministrazione Comunale

di Casola Valsenio, di qualche altra istituzione e di pochi amici studiosi.

Ma era ben poca cosa di fronte alla società, alla economia e alla cultura

Introduzione

Page 12: Augusto Rinaldi Ceroni

10 nazionali che in quegli anni giravano in tutt’altra direzione.

Così che Augusto Rinaldi Ceroni si trovò ad affrontare impegni

come la valorizzazione e coltivazione delle piante officinali quando

invece ci stavamo “americanizzando” puntando sulla medicina di sinte-

si o come la difesa della montagna, mentre la società industriale pren-

deva il posto di quella agricola. Ed ancora si batté in difesa della cultu-

ra popolare, delle tradizioni e della cucina locali mentre la società

nazionale si andava appiattendo ed omologando su standard dettati

dalla pubblicità e dal consumismo. Si impegnò sia nella rivalutazione

della figura e dell’opera di Alfredo Oriani, generalmente considerato

un autore scomodo, che nello studio e nella divulgazione della storia

e dei monumenti di Casola Valsenio, allora solo un piccolissimo punto

sulla carta geografica, sconosciuto e senza attrattive turistiche.

Poi la svolta dei primi anni ‘70, quando la società e la cultura nazio-

nali volgono lo sguardo a ciò che si erano lasciati alle spalle per recupe-

rare quanto di buono e di valore esprimeva comunque il nostro passato.

Recuperando così, anche se solo parzialmente, un modo di vivere natu-

rale, benefico ed appagante, sia dal punto di vista materiale che sociale

e culturale. Casola Valsenio, a differenza di tante altre località, non aveva

tagliato le radici col passato grazie al professor Rinaldi Ceroni.

E per l’Amministrazione Comunale e la Pro Loco casolane, la

Provincia di Ravenna ed altri enti ed associazioni pubblici e privati

è facile, a questo punto, riprendere in mano il filo della storia che li gui-

derà nello sviluppo dell’ultimo quarto di secolo. Soprattutto attraverso

la realizzazione dei progetti e delle intuizioni di Augusto Rinaldi Ceroni

che fino allora sembravano sogni. A cominciare dalla creazione del

Giardino Officinale e della Strada della Lavanda e proseguendo con la

trasformazione in museo del Cardello, il restauro della Rocca di Monte

Battaglia, la valorizzazione del Mercatino delle Erbe Officinali, l’affer-

marsi di una cucina alle erbe aromatiche, col recupero e la valorizzazio-

ne dei cosiddetti frutti dimenticati e dei prodotti tipici e la creazione

della Strada delle Piante della Memoria. Realizzazioni che hanno tra-

sformato ed elevato Casola Valsenio in paese turistico e riconosciuta

“capitale” delle erbe officinali, al centro di un’area che appare come

una piccola Provenza italiana.

Augusto Rinaldi Ceroni ha avuto la fortuna e la soddisfazione di

vedere realizzati gran parte dei suoi sogni. A noi, dopo la sua scompar-

sa avvenuta nel 1999, resta l’impegno di lavorare per portare a compi-

mento quelli rimasti incompiuti. Un impegno che l’Amministrazione

Comunale e la Pro Loco di Casola Valsenio, la Provincia di Ravenna,

la Cooperativa Montana Valle Senio che gestisce il Giardino Officinale,

oggi Giardino delle Erbe “Augusto Rinaldi Ceroni”, hanno già affrontato.

Page 13: Augusto Rinaldi Ceroni

11Avviando la valorizzazione e la promozione dei “fiori officinali” e pro-

gettando, con la Fiera di Valsenio, il recupero e la salvaguardia dei

piccoli animali domestici di un tempo, dei quali si occupò nei suoi

primi studi anche Rinaldi Ceroni. E’ anche questo un modo per ricordare

e ringraziare colui che più di ogni altro ha contribuito a valorizzare

il nome e l’immagine di Casola Valsenio e ad arricchire la vita culturale

e sociale dei suoi abitanti.

Page 14: Augusto Rinaldi Ceroni
Page 15: Augusto Rinaldi Ceroni

13Augusto Rinaldi Ceroni nasce il 15 dicembre 1913 al Cantone,

una casa padronale poco a monte di Casola Valsenio, da Francesco

e Luigia Fabbri.

Il padre, oltre ad Augusto, gli impone profeticamente il secondo

nome di Silvio, dal latino silva, cioè uomo della selva o del bosco. E per

tutta la vita Augusto Rinaldi Ceroni dedicherà il suo interesse ed il suo

tempo al mondo delle piante. Come, per tutta la vita, seguirà gli inse-

gnamenti morali, sociali e religiosi appresi in seno ad una famiglia di

proprietari discendente da un ceppo dei Ceronesi, la consorteria che

dominò la valle del Senio nella prima metà del XVI secolo. Una famiglia

patriarcale di agricoltori con una fede profondamente vissuta, sensibili

alle istanze sociali che nei primi decenni del ‘900 avevano attecchito

anche negli ambienti cattolici della valle del Senio.

Augusto Rinaldi Ceroni studia alle Scuole Elementari di Casola

Valsenio, poi presso l’Istituto Salesiani di

Faenza e quindi ad Imola dove, nel 1935,

consegue il diploma di Perito Agrario presso

l’istituto “G. Scarabelli”. Due anni dopo inizia

la sua carriera di docente di materie agrarie

presso scuole di Bagnacavallo e Ferrara,

senza per questo abbandonare gli studi che

lo portano a conseguire a Roma, nel gennaio

del 1938, il diploma di Tecnica Agraria.

La scuolaMa l’amore per il suo paese ed una vocazione che lo porta a svol-

gere ruoli di coordinatore e dirigente nella scuola lo spingono a chiede-

re e ad ottenere la nomina a direttore di un Corso Secondario di

Avviamento Professionale di Tipo Agrario con differenziazione industria-

le femminile da istituire a Casola Valsenio. Un corso biennale che segui-

va la scuola elementare ma che era tutto da creare. Rinaldi Ceroni, con

l’attivismo e la perseveranza che lo caratterizzeranno per tutta la vita,

inizia a cercare gli alunni, parlando con i genitori dei giovani, maschi e

femmine, che hanno concluso, anche da qualche anno, il ciclo elemen-

tare. E tenta di convincerli dell’utilità di frequentare la nuova scuola

che finalmente offre la possibilità di proseguire gli studi anche a chi

si trova in non facili condizioni economiche. Fino ad allora, infatti, per

i figli delle classi più povere - piccoli artigiani, braccianti e mezzadri -

l’unica possibilità di frequentare le scuole secondarie era rappresentata

dal seminario.

Augusto Rinaldi Ceroni,

giovanissimo, in sella

ad una Guzzi

Il primo orto officinale

Page 16: Augusto Rinaldi Ceroni

14

Tanto è l’entusiasmo e la capacità di convinzione che il 16 ottobre 1938

parte il corso con Augusto Rinaldi Ceroni che, oltre a svolgere le funzio-

ni di direttore, insegna anche gran parte delle materie. Il corso costitui-

sce una sorta di prova. Ed infatti nell’anno scolastico seguente

1939/1940 si riparte con la prima classe e con altri docenti che affianca-

no il direttore. L’anno dopo si prosegue con la seconda classe e con

una nuova prima e così via di anno in anno.

Non contento, Rinaldi Ceroni attiva anche un corso privato per la

terza classe con una quindicina di partecipanti di età diverse che nel

1943 accompagna a Savignano sul Rubicone per sostenere, con succes-

so, l’esame. Fra questi, Clara Zanotti, che poi ha ricordato quei momen-

ti in un mensile locale: “Alla fine del 1941 - scrive - incontrai una mia

conoscente che mi informò dell’apertura a Casola Valsenio di una scuo-

la di avviamento professionale, istituita e diretta dal professor Augusto

Rinaldi Ceroni. Decisi di frequentarla e nessuna ragione valse

a dissuadermi, nemmeno le argomentazioni di vicini ed amici che mi

volevano convincere che a ventun anni era meglio che pensassi a spo-

sarmi, che alla mia età non si imparava più e così via. Quelle parole mi

facevano star male ma mi feci coraggio ed entrai nella scuola anche se

non era facile, sia per l’età che per la mia posizione sociale di contadina.

Fui bene accettata, studiammo tutti insieme e superammo gli esami

a Savignano sul Rubicone, con il professor Augusto che ci assistette

come docente e come padre”.

Sono parole che testimoniano un impegno, anzi una missione,

alla quale Rinaldi Ceroni ha tenuto fede per tutta la vita come docente

e soprattutto come direttore e preside scolastico. Con una costante

attenzione a comprendere ed interpretare le esigenze dei suoi giovani

allievi ai quali - come ha lasciato scritto - voleva dare, nessuno escluso,

Le allieve del corso

di Economia Domestica

- 1942

Page 17: Augusto Rinaldi Ceroni

Gli allievi del Corso di

Avviamento impegnati

nel tiro alla fune - 1940

Visita didattica

all’azienda agricola

Bigiuno di Casola

Valsenio - 1941

“una formazione fondamentale ed una promozione umana”. Di qui una

programmazione scolastica che, per quanto riguarda il corso biennale,

privilegiava materie come elementi di scienze agrarie, zootecnia e con-

tabilità agraria, rispetto ad altri come cultura fascista.

Materia che viene insegnata dando ampio spazio agli aspetti cele-

brativi, come è regola comune, ma senza i toni del fanatismo. Così che,

se è vero che in occasione della Festa di Mezzaquaresima del 16 marzo

1939, la Scuola partecipa alla sfilata dei carri allegorici con un carro

ideato da Rinaldi Ceroni che celebra il Duce ed il fascismo, è altrettanto

vero che i suoi allievi di allora non ricordano che nel corso delle lezioni

o di altre attività scolastiche ci fossero interventi o manifestazioni di

esaltazione del fascismo.

Page 18: Augusto Rinaldi Ceroni
Page 19: Augusto Rinaldi Ceroni

17

La vita politicaAdesione sì al fascismo (ma poteva essere diversamente per chi

era nato nel 1913?) ma senza fanatismi. E’ una linea di condotta che

sembra accompagnare Augusto Rinaldi Ceroni anche nella sua attività

politica ed amministrativa. Che lo vede ricoprire dal 1939 al 1942 la cari-

ca di vice podestà del Comune di Casola Valsenio, carica che lo porta

ad affiancare il podestà Alessandro Cenni, medico condotto stimato

da tutti. Entrambi si dedicano all’attività amministrativa senza coinvolgi-

mento nelle cariche più alte del locale Partito Nazionale Fascista che,

fin dai primi anni del regime, sono state appannaggio, tra aspri contra-

sti, di alcune famiglie in vista del paese e della campagna casolana.

Entrambi, dopo il 25 luglio 1943, non aderiscono alla Repubblica Sociale

Italiana, chiudendo un’esperienza politico amministrativa senza mac-

chie, anche per quanto riguarda l’applicazione delle leggi razziali.

Lo testimoniano i riconoscimenti per l’impegno a favore della

comunità locale attribuiti nel dopoguerra ad entrambi

dall’Amministrazione Comunale di Casola Valsenio caratterizzata da

una maggioranza social comunista. Così avviene il 2 giugno 1976,

quando, in occasione del 30° Anniversario della Resistenza, il Consiglio

Comunale di Casola Valsenio conferisce ad Augusto Rinaldi Ceroni

una medaglia per l’opera svolta con ampio senso civile a favore della

Comunità. Un impegno che lo ha visto attivo, nell’immediato dopo-

guerra, anche in un prezioso e delicato ruolo di rappacificazione, svolto

con credibilità e fiducia in virtù di una precedente linea di condotta

scevra da faziosità, prevaricazioni o profittamenti personali.

a sinistra

Festa di Mezzaquaresima:

il carro del Corso di

Avviamento Agrario

- 16.3.1939

Benito Mussolini in visita

al Cardello. Si riconoscono

il vice podestà Augusto

Rinaldi Ceroni (secondo

da sin.), la signora Luisa

Pifferi, moglie di Ugo

Oriani (al centro)

e il podestà Alessandro

Cenni (secondo da destra)

- 26.6.1939

Page 20: Augusto Rinaldi Ceroni

18

L’ orto officinaleL’impegno nella conduzione della scuola e l’attività amministrativa

lasciano comunque spazio ad Augusto Rinaldi Ceroni per soddisfare,

con lo studio e la sperimentazione, la sua passione per le piante offici-

nali. Vale a dire le piante coltivate un tempo negli orti e nei giardini dei

conventi e quindi lavorate nelle annesse officine ed impiegate nella

cucina, nella cosmesi e soprattutto nella medicina.

Quale l’origine di questa passione bruciante che accompagnerà lo

studioso casolano per tutta la vita? Lo rivela lui stesso in un appunto

nascosto tra le mille carte che ha lasciato. “Sono cresciuto in una valle -

scrive - che aveva già da tempo una vocazione officinale”. Il riferimento

va forse alle abbazie e pievi sorte nella valle del Senio in epoca medie-

vale, complessi religiosi nei quali certamente si coltivavano e lavorava-

no le piante medicamentose.

Forte e concreta è di sicuro l’influenza esercitata da Ferdinando

Masini, detto Nandino, che verso la fine degli anni ‘20 aveva aperto

a Casola Valsenio la ditta “MASINI & Co - Esportazione Prodotti

Erboristici Italiani”. Ferdinando Masini aveva iniziato a lavorare giova-

nissimo battendo le campagne di Palazzuolo, nell’alta valle del Senio,

per raccogliere stracci. Poi si era dato al commercio di piccoli articoli

di merceria, continuando il suo girovagare di casa in casa. Quindi si era

trasferito a Casola Valsenio e qui aveva avviato la raccolta, la lavorazio-

Augusto Rinaldi Ceroni

nel periodo di preparazione

della tesi di laurea sui

bovini della valle del Senio

Page 21: Augusto Rinaldi Ceroni

19ne e l’esportazione di prodotti erboristici, soprattutto verso la Francia,

l’Austria e la Germania.

Sfruttando l’esperienza precedente che l’aveva portato a conoscere

territorio e famiglie contadine, Nandino era riuscito a mettere in piedi

una rete di raccoglitori che, oltre alla valle del Senio, copriva anche

quelle del Santerno, del Sintria e del Lamone. Donne, bambini ed anche

uomini adulti, sia delle campagne che dei paesi, raccoglievano fiori

di tiglio, camomilla, fiori di farfara e di biancospino, bacche di ginepro,

fiori di sambuco e altro, che portavano in grandi sacchi a Casola

Valsenio. Dove una decina di donne li selezionava utilizzando anche

attrezzi e banchi creati per la bisogna dallo stesso Masini. Poi, a secon-

da della stagione, i prodotti selezionati venivano essiccati artificialmente

o, nei giorni di sole, sistemati su graticci stesi sull’acciottolato di Piazza

dei Ceronesi, sulla quale si affacciavano i locali della ditta Masini.

Era quella l’antica piazza del paese che, chiusa da case sui quattro

lati, appariva come un grande essiccatoio che spandeva per le strade

ed i vicoli dell’abitato, tutto raccolto intorno, intensi profumi di fiori di

tiglio, di camomilla o di biancospino. Profumi che colpivano i visitatori

che giungevano a Casola Valsenio e che sono rimasti nella memoria del

casolani. Influendo anche nella scelta di Augusto Rinaldi Ceroni di dedi-

care la sua vita alle piante officinali. Nel gennaio del 1939 consegue

infatti il diploma di Erborista presso la Scuola di Farmacia dell’Università di

Bologna. Seguito, il 13 novembre 1942, dalla laurea in Scienze Agrarie,

sempre presso l’Università degli Studi di Bologna con una tesi che si

allarga allo studio sui bovini romagnoli della zona collinare e montana

della valle del Senio.

Intanto Rinaldi Ceroni avvia la coltivazione e la sperimentazione

sulle piante officinali, realizzando nell’autunno del 1938 un primo orto

sperimentale di piante officinali occupando un fazzoletto di terra nel

campo di Palòta. L’anno dopo lo trasferisce nel campo di Buscô, a mar-

gine del piccolo campo didattico dove i ragazzi della Scuola di

Avviamento imparano a seminare e coltivare gli ortaggi o piantare gli

alberi da frutto. L’attenzione di Rinaldi Ceroni è concentrata sulle piante

medicinali che inizia a coltivare con la collaborazione ed il contributo

dell’Ispettorato Provinciale dell’Agricoltura.

Il fascismo era infatti sensibile, secondo i dettami e gli orienta-

menti della politica autarchica, a coltivazioni e sperimentazioni in grado

di concretizzare tutte le potenzialità delle produzioni arboree ed animali

autoctone. Grazie a tale collaborazione il piccolo orto botanico via via

cresce in superficie ed importanza. Tanto che tra il 1940 ed il 1941 viene

trasferito nel campo della Mingherina. La nuova sede permette ben più

ampie ed importanti coltivazioni, come apprendiamo da una lettera

Page 22: Augusto Rinaldi Ceroni

indirizzata a Rinaldi Ceroni dell’Ispettorato Agrario provinciale nel feb-

braio 1941. “Il prof. La Face, Direttore della Stazione Sperimentale per

l’Industria delle Essenze di Reggio Calabria - scrive l’erborista Antonio

Graziani - vi spedirà alcune piantine di Angelica arcangelica, Valeriana

officinale e Issopo”.

La scuola, la sperimentazione, l’attività amministrativa risentono

però in modo sempre più accentuato del negativo andamento del con-

flitto mondiale. Al quale, dopo essere stato riformato, Augusto Rinaldi

Ceroni aveva chiesto di poter partecipare come sottotenente commissa-

rio della Croce Rossa Italiana. Domanda che non viene accolta per

ragioni di servizio in quanto, come comunica il Provveditorato agli Studi

di Ravenna il 31 luglio 1940, il Ministero dell’Educazione Nazionale non

acconsente al suo allontanamento dall’insegnamento.

Riesce, comunque, a dare conforto a chi è in guerra, intrattenen-

do, a partire dal 1941, una fitta corrispondenza con i giovani soldati

casolani impegnati in tutti i fronti. Da una parte, anche attraverso lette-

re che fa scrivere alle sue alunne, comunica ai soldati notizie sulla vita

del paese; dall’altra parte si adopera per alleviare, anche economica-

mente, le difficili condizioni di coloro che hanno figli, fratelli o mariti in

guerra. Come testimoniano decine di lettere e cartoline nelle quali, con

grafia incerta e sintassi approssimata, i militari casolani danno notizie

Lavoranti della ditta Masini

selezionano a mano

le bacche di ginepro

Page 23: Augusto Rinaldi Ceroni

21sulle loro condizioni, chiedono di conoscere cosa succede a Casola e

soprattutto chiedono aiuto per i familiari, spesso analfabeti o incapaci

di far valere i loro diritti. Come scrive, ad esempio, un soldato casolano

nel giugno del 1943: “Signor Augusto, dato il caso che mia madre si

trova con carte e non sa dove e come fare per vedere se a diritto di

avere gli assegni famigliari se fate il favore di darle una parola Voi cioe

dire come deve fare che lei sono certo che non se ne leva”.

La situazione militare ed anche della vita civile si fanno sempre

più difficili e nell’estate del 1944 la guerra arriva anche nella valle del

Senio. Dove provoca sofferenze e lutti, distrugge case, rovina terreni

e cambia il mondo, sconvolgendo gli assetti sociali ed economici che

da secoli reggevano i modi di vita, soprattutto nelle campagne.

Page 24: Augusto Rinaldi Ceroni
Page 25: Augusto Rinaldi Ceroni

23Passata la bufera della guerra, Augusto Rinaldi Ceroni riapre

la sua scuola, cercando di nuovo gli alunni con una jeep con la quale

batte la campagna. Ed in locali arredati alla bell’e meglio sopra l’ufficio

postale riesce a portare a termine due anni scolastici, ma nel 1949 deve

interrompere l’attività didattica per mancanza di mezzi e di alunni.

L’anno dopo è di nuovo pronto a partire su basi ben più solide,

dando vita alla Scuola di Avviamento Professionale ad indirizzo agrario

maschile e industriale femminile che trova sede presso la Mingherina.

Una scuola efficacemente disegnata in un ricordo lasciatoci nel 1977

da Giuseppe Pittàno (Pècio), l’illustre latinista e linguista scomparso

nel 1995 che vi aveva insegnato nel dopoguerra, allacciando con

Augusto Rinaldi Ceroni una amicizia che per quarant’anni li vedrà insie-

me in molte iniziative.

“Era una scuola povera - ha scritto Pittàno - senza locali, senza ser-

vizi, con bidella e segretaria a ore: non c’era quasi nulla. Eppure la scuola

funzionava perché c’era Augusto che era sempre lì, giorno e notte a sor-

vegliare, a lavorare, a supplire, a racimolare uno spillo, una penna, una

matita, a correre qua e là, a battere alle porte del Comune e del

Provveditorato. E col suo esempio ci insegnava ad essere pazienti, ad

accostarci ai singoli ragazzi, a giustificarne le difficoltà, a coglierne i lati

positivi. Imparai lì, nell’Avviamento di Casola, che educare é molto più

difficile e importante che insegnare; imparai che cosa era una scuola

vera, una scuola fatta per tutti, ma soprattutto per i poveri e i diseredati”.

Nel 1954 la scuola va ad occupare un’ala del nuovo edificio delle

Scuole elementari. Da dove trasloca nel 1957 per insediarsi nella ex Casa

del Fascio, dove nasce anche il corso ad indirizzo industriale maschile.

La Scuola di Avviamento assume così una dimensione ed un’im-

portanza che inducono Augusto Rinaldi Ceroni a porre in modo non

a sinistra

Gli allievi della Scuola di

Avviamento Agrario - 1955

a destra

Docenti ed allievi di I, II

e III classe della Scuola

di Avviamento dell’anno

scolastico 1951/52

Una scuola per il territorio

Page 26: Augusto Rinaldi Ceroni

24

più procrastinabile la necessità di una sede adeguata e stabile. E come

sempre riesce nel suo intento: il 14 giugno 1959, nel nuovo ed ampio

edificio affacciato su via Roma, viene inaugurata la sede della scuola

con una cerimonia che vede la presenza di numerose autorità, tra

le quali il Ministro del Lavoro Benigno Zaccagnini.

Lì, negli anni seguenti, Rinaldi Ceroni sarà poi preside della

Scuola Media Statale che assorbe la Scuola Media aperta nell’Istituto

S. Dorotea nel 1949. E così fino al pensionamento, che vede il

Professore o il Prof, come tutti lo chiamano, lasciare la scuola nel 1977,

dopo quasi quarant’anni di attività didattica ed educativa. Avendo sem-

pre presente un motto appuntato in una cartolina celebrativa della

nuova Scuola di Avviamento: “Per affermare la vitalità della scuola

é necessario che questa si dimostri operante nell’ambiente nel quale

esplica la sua alta missione”. Insomma una scuola aperta a tutti per far

conoscere la terra e gli uomini in cui è attiva. E per dimostrarlo concre-

tamente il Professore colloca davanti al nuovo edificio scolastico due

superbi esemplari di pino domestico (tuttora esistenti), quale simbolo

turistico dell’Italia e segno di aperta e continua accoglienza ed ospita-

lità per tutti nella scuola casolana.

La Scuola di Avviamento

Professionale. Cartolina

ricordo edita in occasione

della inaugurazione

del 14.6.1959 (Disegno

di Domenico Dalmonte)

Visita del Provveditore

alla Scuola di Avviamento.

Primo a destra il professo-

re Giuseppe Pittàno

(Pècio) - 1953

Page 27: Augusto Rinaldi Ceroni

25

Gita scolastica alla Vena

dei Gessi - 1952

Seguendo il filo di un tale orientamento, Rinaldi Ceroni ha sempre

concepito la scuola, oltre che come luogo di istruzione ed educazione,

anche come centro di valorizzazione di Casola Valsenio, inteso nella

sua componente naturalistica, storica, artistica, culturale ed umana. A

cominciare dalle piante officinali, come rivela in una lettera del 1956,

indirizzata all’amico Casadio Nubbole: “Io mi trovo direttore della

Scuola di Avviamento nel mio paese e per la verità sono contento della

mia professione anche perché in questi ultimi anni ho orientato la mia

scuola verso il settore da me preferito: la coltura delle piante officinali”.

A questo si aggiunge l’interesse per lo scrittore casolano Alfredo Oriani

e per il patrimonio monumentale - il Cardello, Monte Battaglia, l’abba-

zia di Valsenio - e poi per la storia, la gente e le tradizioni locali, insie-

me agli eventi e alle manifestazioni folkloristiche e turistiche.

E’ un impegno nel quale mette tutta la sua passione e dinamismo

(ed anche in qualche caso anche parte delle sue finanze) per interessa-

re gli studenti con visite, lezioni e ciclostilati, coinvolgendo i docenti

che via via vengono incaricati presso la scuola casolana. Basti ricorda-

re, fra i tanti, Primo Rubaconti nel settore delle piante officinali e Carlo

Conti per la meccanizzazione sempre nel settore officinale. Ed anche

Enrico Docci e Giuseppe Pittàno, docenti di italiano e preziosi collabora-

tori nel divulgare e pubblicizzare su giornali, radio e televisione le ini-

ziative del Prof. Ed ancora Domenico Dalmonte, insegnante di educazio-

ne artistica, sempre pronto a realizzare uno schizzo, un disegno. Ed

Page 28: Augusto Rinaldi Ceroni

26

anche la bella ed impegnativa serie di dieci cartoline dei luoghi monu-

mentali di Casola Valsenio, che poi Augusto Rinaldi Ceroni pubblica in

parte a sue spese.

A tutti i suoi collaboratori il direttore chiede un impegno particola-

re, che va oltre l’insegnamento, per guardare anche fuori della scuola,

perché i ragazzi imparino a conoscere meglio il mondo nel quale vivo-

no. E lo fa con un entusiasmo ed una passione che coinvolgono tutti i

docenti che “passano” per la scuola di Casola, per molti di loro lontana

e non facile da raggiungere. Come scrive don Italo Drei in un lettera

indirizzata a Rinaldi Ceroni nel 1982: “Il lumicino della montagna, come

si autodefiniva, era una lampada che riscaldava e faceva luce per noi

e per gli alunni”. A sua volta Marta Baruzzi gli rivela in una lettera del

1986: “Lasciai la scuola media nel ‘71, da allora ho conosciuto tanti

capi d’Istituto, ma nessuno come lei. Le sue doti umane mi fecero pren-

dere subito la ‘cotta’, rimasi con lei per sei anni senza chiedere il trasfe-

rimento”. E Liliana Rotelli conclude in un ricordo del 1977: “Credo che

non incontrerò più uomini come lui, insegnanti ed educatori che amino

la scuola sinceramente; né posso dimenticare quella piccola scuola pro-

fumata alla lavanda dove ho insegnato per la prima volta”.

Inaugurazione scuola di

Avviamento. Il Professore

mostra al ministro Benigno

Zaccagnini l’olio essenziale

di lavanda appena distillato

- 14.6.1959

Page 29: Augusto Rinaldi Ceroni

27

La rappacificazioneNella frenetica attività per valorizzare il suo paese, dentro e fuori

la scuola, il Professore trova la collaborazione, e a volte anche la com-

plicità, dell’arciprete Elviro Guidani, scomparso nel 1965, e dei sindaci

succedutisi nel dopoguerra. Da Guido Ricciardelli a Gigi Pirazzoli, da

Domenico Fiorentini ad Amleto Rossini, tutti di fede socialista e comuni-

sta. E tutti lontani, dal punto di vista politico, da Rinaldi Ceroni che ade-

risce al Partito Liberale, per il quale nel 1951 si candida, ma senza suc-

cesso, per le elezioni provinciali. Le diverse idee politiche non fanno

però velo all’amicizia ed alla collaborazione tra il professore, l’arciprete

e i vari sindaci, proponendo un esempio concreto da seguire e favoren-

do anche direttamente il difficile processo di rappacificazione e di rico-

struzione dei rapporti sociali lacerati dalla guerra. Che nel comune di

Casola, oltre ai danni materiali, aveva provocato numerosi lutti, da tutte

le parti. Basti ricordare che su una popolazione di quasi seimila abitanti

si contarono 15 partigiani fucilati o caduti in combattimento, dieci civili

fucilati dai nazifascisti, 11 civili eliminati dai partigiani, 13 fascisti uccisi

dai partigiani o dispersi in Alta Italia, 38 militari morti o dispersi nei vari

fronti, e 94 civili morti per bombardamenti aerei, colpi di artiglieria o

scoppio di mine.

La ricostruzione e la rappacificazione sta a cuore ad Augusto

Rinaldi Ceroni a tal punto da indurlo a rifiutare la nomina a giudice con-

ciliatore che lo avrebbe costretto in qualche

modo a dar ragione a qualcuno e torto a qual-

cun altro dei suoi compaesani. Per i quali inve-

ce, di sua iniziativa o collaborando con altri,

recupera o progetta manifestazioni, raduni,

incontri, studi e convegni che spaziano dal lavo-

ro al folklore, dal divertimento allo sport. Con

in evidenza la difesa della montagna, la Festa

degli Alberi, Alfredo Oriani ed il Cardello,

Monte Battaglia e le piante officinali di cui si

dirà a parte.

A tutto ciò si deve aggiungere, nel 1949,

la ripresa della Festa di Mezzaquaresima, che si

tiene tutt’oggi alla fine di aprile con il nome di

Festa di Primavera. Un giorno di festa che inter-

rompeva il grigiore della Quaresima con un pro-

cesso e l’inevitabile rogo propiziatorio della

Vecchia, accusata di tutte le malefatte. Dalla

fine dell’800 la festa comprendeva anche una

sfilata di carri allegorici costruiti con legno e

gesso; carri seri, non carnevaleschi, che celebra-

Il carro allegorico

“La vicenda eterna -

Amore e morte”. Festa

di Mezzaquaresima 1949

Page 30: Augusto Rinaldi Ceroni

Sfilata dei mezzi motoriz-

zati lungo la strada princi-

pale di Casola Valsenio

in occasione della Festa

di San Cristoforo - 1955

vano l’uomo ed i suoi ideali, indicando la strada

del progresso. La festa era stata interrotta nel

1940, con l’entrata in guerra dell’Italia e non più

ripresa. Fino all’inizio del 1949, quando Augusto

Rinaldi Ceroni ed altri costituiscono un comitato

per ripristinarla, diffondendo un comunicato (nel

quale si avverte la mano di Giuseppe Pittàno)

che recita: “Dopo dieci anni Casola riprende a

festeggiare la ‘Mezza Quaresima’. Il 24 marzo

1949 rivivrà il paese le memorabili giornate degli

antichi tempi, quando circondati da una marea

di persone e preceduti da Corpi Bandistici sfila-

vano i carri allegorici, espressione d’arte, di pen-

siero, di consuetudini, di costumi antichi e

moderni. E’ la tradizionale festa che, rinnovata

nello spirito del clima democratico, non è più

vincolata a rappresentazioni di parte, ma libera

di manifestarsi nella ricerca del bello e del vero”.

Il Professore e Pittàno entrano anche in

una società costruttrice dei carri, quella della

Buratta, che realizza il carro “La vicenda eter-

na: amore e morte”, che si aggiudica il terzo ed ultimo premio. Ma

per i due, soprattutto per Pècio, ci sarà tempo per rifarsi con carri che,

oltre ad aver primeggiato nelle sfilate, hanno fatto la storia della

Mezzaquaresima casolana.

Due mesi dopo, nel maggio 1949, troviamo Rinaldi Ceroni tra gli

organizzatori dei festeggiamenti per la Beata Vergine del Piratello che per

quattro giorni coinvolgono tutto il paese. E come sempre è il Professore

che, come un vulcano, organizza, sistema, consiglia e dispone con una

incredibile meticolosità testimoniata dai programmi e dagli appunti che

gonfiano i tanti fascicoli che ci ha lasciato. Ad esempio, nel volantino dei

festeggiamenti per la Madonna del Piratello troviamo disposto che “per

tutte le processioni si seguirà il seguente ordine: Croce - Bimbe suore -

Bimbi - Signorine - Signore - Corpo bandistico - Clero - Immagine -

Giovani e Uomini (Apposito comitato d’ordine sorveglierà)”.

La stessa meticolosità la ritroviamo nel 1954, quando è alla testa di

un comitato promotore sorto per realizzare il quattro luglio una sfilata di

tutti i mezzi motorizzati del comune di Casola Valsenio in occasione della

festa del patrono S. Cristoforo. E di quella giornata ci ha lasciato l’elenco

dei partecipanti, tracciando un quadro dei mezzi che circolavano in quel

periodo: “Ciclomotori 7, micromotori 14, scooters 72, motoleggere 59,

motori 16, sidecars 6, auto 43, jeeps 14, gipponi 9, camioncini 6, camion 8”.

Page 31: Augusto Rinaldi Ceroni

29

Uno dei tanti incontri

conviviali organizzati dal Prof

Ed ancora troviamo il Professore nel gruppo che dal 1969 sostiene

la Festa di S. Antonio Abate. Sia collaborando nella programmazione

delle celebrazioni religiose e tradizionali che organizzando un incontro

conviviale. Che, come tutte le altre occasioni di ritrovi “attorno alla

tavola”, va al di là dell’aspetto gastronomico e di festa, mettendo insie-

me persone di diversa estrazione sociale, fede politica e condizione cul-

turale. Lo conferma la ripresa, nello stesso anno, della Festa della

Bolletta. Festa che risaliva ai primi decenni del ‘900 e consisteva in una

cena ed in un ballo aperti a tutti. Soprattutto a coloro che erano in bol-

letta (da qui il nome) e che riuscivano a mettere insieme i fondi neces-

sari tramite il pagamento di piccole quote settimanali che venivano

riscosse da un collettore. Il quale rilasciava la ricevuta ed una bolletta

da scarpe, cioè un piccolo chiodo corto con larga capocchia che i soci

si mettevano all’occhiello nel giorno della festa che raccoglieva in quat-

tro ristoranti del paese quasi 300 persone tra soci, mogli e fidanzate.

Per tradizione e statuto, i soci potevano essere solo di sesso maschile,

ed allora, per mettere a tacere qualche mugugno e pareggiare i conti,

Rinaldi Ceroni pensa di organizzare anche la Festa della Padrona, in

onore, ovviamente, delle mogli.

Page 32: Augusto Rinaldi Ceroni

Oltre a ricucire i rapporti sociali, il Professore

rivolge la sua attenzione anche alla salvaguar-

dia del patrimonio storico del paese.

Studiando e ricostruendo, soprattutto all’inter-

no della scuola, le vicende locali e valorizzando

nel contempo, con ricerche e visite delle scola-

resche, le testimonianze storiche: rocche, torri,

chiese e borghi. Con un attaccamento partico-

lare per la torre e la chiesina di Ceruno, resti

di una rocca posta su un colle ad oriente del

paese, nella quale era nata e cresciuta la con-

sorteria dei Ceronesi, dalla quale discendeva

la famiglia Rinaldi Ceroni.

L’interesse e le ricerche del professor

Augusto non conoscono limiti, purché si tratti della storia del paese.

Anche di quella lontana, testimoniata dai ritrovamenti archeologici per

i quali si interessa assieme a Pittàno affinché i reperti più rari ed impor-

tanti, come quelli etrusco gallici venuti alla luce nell’aprile del 1950 in

località Monteroni, vengano affidati alla Soprintendenza competente.

Alcuni reperti più comuni vengono invece conservati in un armadio

della scuola per scopi didattici.

Non c’è dunque settore che non interessi il Prof il quale si dedica

con passione alla valorizzazione delle acque minerali e medicamento-

se, delle quali risulta ricco il territorio casolano, proponendo al Comune

lo sfruttamento delle più importanti per i loro poteri quasi miracolosi.

Come quella de’ Bsdalet (dell’Ospitaletto) che si riteneva legasse indis-

solubilmente a Casola coloro che la bevevano. Oppure l’aqua d’Bacått,

a proposito della quale, nell’agosto del 1974, scrive al Comune per pro-

porre un testo elaborato insieme al professor Pittàno da apporre alla

fonte: “L’acqua dell’eterna giovinezza/ L’acqua che protegge il cuore/

Chi la beve, la ribeve/ L’aqua d’Bacått/ chi ch’la bév ô s’armatt”.

Purtroppo l’entusiasmo del Prof viene raffreddato dalla risposta del

Comune di Casola Valsenio che, a firma del sindaco Amleto Rossini,

chiarisce: “Mentre sentiamo il dovere di ringraziarla per la squisitezza

e l’amore per tutto ciò che interessa la nostra Casola, siamo spiacenti

di doverle comunicare che l’acqua dell’eterna giovinezza, da Lei deno-

minata l’aqua d’Bacått, si è dimostrata poco degna della fiducia ripo-

stale. Infatti le analisi eseguite presso il laboratorio di igiene e profilas-

si di Ravenna mettono in evidenza la presenza di cobacilli coli fecali

che la rendono inutilizzabile per uso potabile”.

Poi c’è tutto il mondo popolare romagnolo che Rinaldi Ceroni

scandaglia soffermandosi su alcuni aspetti particolari - come la caveja

I molteplici interessi

Torre e chiesina del

castello di Ceruno prima

dei restauri (Disegno

di Domenico Dalmonte)

La caveja romagnola

Page 33: Augusto Rinaldi Ceroni

31

Lungoni, rimasto famoso

per la sua straordinaria

statura

o il plaustro - che approfondisce raccogliendo documenti ed immagini,

sia direttamente che attraverso la collaborazione di amici e docenti.

Ma è il piccolo mondo del paese che lo appassiona più di tutto. Un

mondo del quale ci ha lasciato alcune immagini dei personaggi più

caratteristici ed una lunga lista di soprannomi: Lungoni, Patatì, E’ Coc,

Nuvlò, E’ Rézne, Saulle, Mistò, Mazzapeder, Frangiò e così via. Un

mondo oggi scomparso, ma del quale sono rimasti memoria e rispetto

grazie anche al lavoro di ricerca e di conservazione di persone come

Augusto Rinaldi Ceroni.

Page 34: Augusto Rinaldi Ceroni
Page 35: Augusto Rinaldi Ceroni

33

Il Professore ha dimostrato sempre un

grande e particolare attaccamento alla figura

e all’opera di Alfredo Oriani (1852 - 1909),

lo scrittore casolano che il fascismo, forzando-

ne l’interpretazione, aveva individuato come

un precursore, “mettendogli la camicia nera”

ad oltre dieci anni dalla morte. Consacrandolo

poi, nell’aprile del 1924, con la Marcia al

Cardello che vede manipoli fascisti sfilare, con

alla testa Benito Mussolini, da Riolo Bagni al

Cardello, l’antica casa padronale posta in vista

dell’abitato di Casola Valsenio dove Oriani

aveva trascorso gran parte della sua vita. E che

qualche anno dopo viene restaurata e dedicata

al culto dello scrittore, del quale lo stesso

Mussolini promuove poi la pubblicazione

dell’Opera omnia.

Per questo, dopo la caduta del fascismo

ed il passaggio della guerra, Oriani viene

messo da parte. Ma non dai casolani, con in testa il professor Rinaldi

Ceroni. Il quale si fa promotore ed animatore di un comitato che alla

fine del mese di agosto del 1952 celebra il centenario della nascita

dello scrittore. Con una cerimonia che anticipa analoghe celebrazioni

nazionali che, con qualche polemica, riprendono in mano il filo di una

critica letteraria libera da condizionamenti politici. Per i casolani si trat-

ta invece di altro, come chiarisce Tino Dalla Valle nel Giornale dell’Emilia

del 23 agosto 1952: “L’unico luogo nel quale nessuno si sia mai chiesto

se Oriani era ‘fascista’ od ‘antifascista’ è proprio Casola Valsenio. Qui

Oriani è la gloria locale, l’uomo la cui fama è uscita dal piccolo cerchio

del borgo e della vallata. Oriani è il grande del paese e come tale va

onorato”.

Ed è con questo spirito che i casolani celebrano l’anniversario.

Il 22 agosto il comitato per le onoranze viene ricevuto al Cardello da

Ugo Oriani, figlio dello scrittore, al quale offre l’ingrandimento di una

fotografia inedita di Alfredo Oriani del 1908 e depone una corona al

mausoleo dove lo scrittore riposa dal 1924. Il 31 agosto le celebrazioni

si spostano a Casola Valsenio dove, nel Teatro Comunale, parlano

Giuseppe Pittàno, lo scrittore francese Francis Authier e conclude il

poeta Luigi Orsini. Quindi viene deposta una corona nella piazza dedi-

cata allo scrittore del Cardello.

Alfredo Oriani

Ugo Oriani osserva

l’ingrandimento

dell’immagine del padre

Alfredo - 22.8.1952

a sinistra

Alfredo Oriani con la

bicicletta nell’immagine

donata ad Ugo Oriani

Gli allievi della Scuola

di Avviamento in visita

al monumento ad

Alfredo Oriani - 1959

Dal Cardello a Monte Battaglia

Page 36: Augusto Rinaldi Ceroni

34

Celebrazioni del

centenario della nascita

di Alfredo Oriani.

Deposizione di una corona

nella piazza di Casola

Valsenio dedicata allo

scrittore del Cardello

- 31.8.1952

Una rappresentanza del comitato casolano, della quale fanno parte

anche il sindaco Domenico Fiorentini ed Augusto Rinaldi Ceroni, parte-

cipa poi alle onoranze per il centenario della nascita di Oriani che si

tengono a Roma, in Campidoglio, il 29 ottobre 1952. Coordina il comita-

to nazionale il senatore antifascista e poeta romagnolo Aldo Spallicci,

che già nel maggio del 1947 aveva reso omaggio alla tomba dello scrit-

tore casolano accompagnato da Pittàno e dal Professore.

Page 37: Augusto Rinaldi Ceroni

35

I raduni cicloturisticiQuella foto donata ad Ugo Oriani, che raffi-

gura lo scrittore casolano con la bicicletta alla

mano, fa nascere in Rinaldi Ceroni un altro pro-

getto: un pellegrinaggio dei cicloturisti alla

tomba di Alfredo Oriani, il poeta della biciclet-

ta. Così definito perché la utilizzava frequente-

mente per i suoi viaggi e perché l’aveva cantata

in pagine indimenticabili del volume Bicicletta.

Il Prof scrive allora a Luigi Gazzaniga, vice

presidente dell’Unione Velocipedistica Italiana,

il quale si dice entusiasta dell’idea, che però

si concretizza solo in un articolo su Ciclismo

Illustrato del maggio 1954. Com’è sua abitudi-

ne, Rinaldi Ceroni non demorde ed il 13 ottobre

1957 riesce ad organizzare a Casola Valsenio,

con il coordinamento dell’ENAL DACE di

Ravenna e la collaborazione del Comune, il

primo Raduno Nazionale Cicloturistico in onore

di Alfredo Oriani. La manifestazione riscuote

una forte risonanza per la presenza di una mol-

titudine di cicloturisti e di campioni del pedale

come Gino Bartali, accompagnato dal suo fedele gregario Giovanni

Corrieri. Autorità ed appassionati si recano anche al Cardello per rende-

re onore ad Alfredo Oriani con parole pronunciate dallo scrittore faenti-

no Piero Zama.

Il raduno cicloturistico verrà poi ripetuto annualmente fino ai primi

anni ‘70, con una rivitalizzazione nel 1967 ad opera del sodalizio sporti-

vo casolano “Club 67”. Fra i tanti raduni assume particolare solennità

Gino Bartali

ed il Professore

nel parco del Cardello

- 13.10.1957

Inaugurazione del monu-

mento ad Alfredo Oriani,

opera di Angelo Biancini

- 11.10.1959

Page 38: Augusto Rinaldi Ceroni

36 quello dell’11 ottobre 1959, anno nel quale cade il cinquantenario della

morte di Alfredo Oriani. Nell’occasione viene allestita una mostra oria-

nesca al Cardello, mentre la commemorazione ufficiale si tiene nel

Teatro Comunale di Casola Valsenio con interventi di Aldo Spallicci ed

Orio Vergani che parla dell’Oriani ciclista. Quell’Oriani raffigurato in una

statua in bronzo - opera dello scultore Angelo Biancini - che nello stes-

so giorno viene inaugurata nel parco cittadino. Pur se tormentata dalla

pioggia la giornata si chiude con un successo degli organizzatori, con in

testa il sindaco Amleto Rossini ed il Professore, come riporta Momento

Sera del 16 ottobre 1959. “Ci compiacciamo - scrive il giornale - con il

Inaugurazione del monu-

mento ad Alfredo Oriani.

Si riconosce, al centro,

Benigno Zaccagnini con,

alla sua sinistra, lo sculto-

re Angelo Biancini,

il senatore Aldo Spallicci

e Giuseppe Pittàno con,

alle spalle, Gustavo Selva

sindaco di Casola (un giovane di poche parole e dallo sguardo volitivo)

a cui va il merito di aver dato un carattere aristocratico familiare alla riu-

scita manifestazione in onore di Alfredo Oriani. Ed un plauso incondizio-

nato vada pure all’onnipresente e dinamico preside Rinaldi Ceroni, un

infaticabile animatore e vero ‘deus ex machina’ di queste celebrazioni

orianesche e di tante belle iniziative che fanno onore a Casola ed alla

Romagna”.

Page 39: Augusto Rinaldi Ceroni

Il Cardello Il monumento ad Alfredo Oriani diventa sempre più meta di ceri-

monie e di tributi commemorativi, soprattutto da parte degli studenti

della Scuola di Avviamento e poi della Scuola Media Statale di Casola,

scuola che Rinaldi Ceroni ha voluto, ovviamente, dedicare allo scrittore

del Cardello. Le iniziative e i tributi al monumento ad Oriani si intensifi-

cano mentre, via via, si restringe la possibilità di accedere al Cardello.

Accessibilità che era già limitata a rare ed importanti occasioni nel

dopoguerra per una forte ed ingiustificata avversione di Ugo Oriani

verso l’Amministrazione Comunale di Casola Valsenio a causa del diver-

so orientamento politico. Ed anche perché l’Oriani accusava i casolani

di aver provocato o, quanto meno, di aver permesso che il patrimonio

del Cardello venisse in gran parte distrutto e disperso. Accusa ingiustifi-

cata, se è vero che fu proprio un gruppo di casolani che, sotto le

bombe, mise in salvo libri e manoscritti di Alfredo Oriani, rimasti incu-

stoditi al Cardello, abbandonato in seguito all’arrivo del fronte nell’au-

tunno del 1944.

Dopo la morte di Ugo Oriani, avvenuta nel 1953, la vedova Luisa

Pifferi mantiene lo stesso atteggiamento di gelosa cura e riservatezza

del complesso del Cardello, aprendo i cancelli solo per le grandi occa-

sioni. E, dopo la fine degli anni ‘60, neanche più in quelle occasioni a

causa di una serie di furti che priva il Cardello di importanti reperti

Rinaldi Ceroni illustra

ai visitatori il Mausoleo

del Cardello

Page 40: Augusto Rinaldi Ceroni

38 come la lupa in bronzo, dono del comune di Roma, che troneggiava

sul fronte del mausoleo. Una situazione che si aggrava con l’innesco

di un duro contenzioso con l’Amministrazione Provinciale che procede

all’esproprio forzoso di una modestissima frazione della proprietà

del Cardello per realizzare lo svincolo di collegamento tra la statale

Casolana Riolese e la strada provinciale per Fontanelice. Così che, verso

la metà degli anni Settanta, come scrive sconsolato lo scrittore faentino

Piero Zama in una lettera inviata a Rinaldi Ceroni, “il Cardello è muto e

chiuso peggio di un convento di stretta clausura dove tutte le monache

sono fuggite, ed è rimasto soltanto una fiera badessa”.

Per questo, quando nel gennaio del 1979 scompare la vedova

Oriani lasciando erede universale l’Ente Casa di Oriani, Rinaldi Ceroni

sollecita il nuovo sindaco di Casola Valsenio, Gianpaolo Sbarzaglia,

ad intervenire affinché anche il Comune abbia un proprio rappresentan-

te nel consiglio direttivo dell’Ente e vengano riaperti i cancelli del

Cardello, soprattutto per i casolani.

Il Prof ha infatti ben presenti i vari colpi di mano perpetrati ai

danni di Casola e dei suoi abitanti. A cominciare proprio dalla sede

dell’Ente Casa di Oriani - istituito nel 1927 - stabilita ufficialmente a

Casola Valsenio, ma di fatto fissata a Ravenna. Allo stesso modo, nel

1929, la Biblioteca di Storia Contemporanea, che doveva sorgere a

Casola Valsenio in un apposito edificio, viene invece assegnata a

Ravenna in seguito alle pesanti pressioni esercitate dal segretario fede-

rale del Fascio ravennate, Renzo Morigi. Altro colpo di mano nel 1950,

quando viene approvato il nuovo statuto dell’Ente Casa di Oriani nel

cui direttivo, probabilmente su indicazione di Ugo Oriani, non compare

più un rappresentante del Comune di Casola Valsenio, come invece pre-

vedeva il precedente statuto.

Il professor Rinaldi Ceroni scrive al sindaco, elencando, a suo modo

di vedere, i primi necessari interventi: dalla fissazione anche a Casola di

una sede dell’Ente Casa di Oriani all’istituzione di un tesserino per ogni

famiglia di Casola per visitare gratuitamente il Cardello; dalla realizzazio-

ne di un vialetto pedonale da Casola al Cardello alla realizzazione di

un’area di sosta a fianco della casa colonica del custode. Da parte sua,

come ha sempre fatto, il Professore coglie ogni occasione di visite al

Giardino Officinale o alla sua scuola per accompagnare gli ospiti anche

a visitare il Cardello con il permesso dell’Ente Casa di Oriani.

Col quale però i rapporti si incrinano in seguito alla diversa visio-

ne tra Rinaldi Ceroni, che vorrebbe la massima fruibilità da parte del

pubblico del patrimonio storico, culturale ed ambientale del Cardello e

l’Ente Casa di Oriani. Che - come scrive il presidente Giovanna Bosi sul

Nuovo Ravennate del 23 febbraio 1979 - sente tutto il peso e l’impor-

Page 41: Augusto Rinaldi Ceroni

tanza di amministrare un complesso di straordinario valore, seguendo

le volontà testamentarie della signora Luisa Pifferi, la quale ne aveva

difeso gelosamente l’integrità e l’unitarietà insieme ad una atmosfera

di sacralità alimentata dalla presenza del mausoleo con i resti dello

scrittore e dei suoi familiari.

I contrasti, che in fondo nascono da un comune amore per Oriani

ed il Cardello, vengono comunque superati e sarà proprio con una ceri-

monia nella Sala “L. Pifferi” del Cardello che, nel 1991, Augusto Rinaldi

Ceroni verrà cooptato - con l’imposizione della capparella romagnola -

nella Corte d’Onore del Tribunato di Romagna, composto da personalità

distintesi nella valorizzazione della Romagna. Rinaldi Ceroni avrà anche

la soddisfazione di vedere il Cardello aperto ai visitatori sempre più

numerosi secondo una politica di tutela e valorizzazione del complesso

monumentale e della figura dello scrittore seguita dall’Ente Casa di

Oriani, oggi Fondazione. Politica che ha visto anche instaurarsi rapporti

di collaborazione sempre più stretti con il Comune di Casola Valsenio,

con l’organizzazione al Cardello di iniziative culturali e musicali rispet-

tose dei valori monumentali, culturali, storici ed ambientali del luogo.

Il Cardello oggi

Page 42: Augusto Rinaldi Ceroni

Nei pensieri di Augusto Rinaldi Ceroni uno dei luoghi storici più

importanti è stato Monte Battaglia. L’altura di 715 m. slm, posta lungo

lo spartiacque tra le valli del Senio e del Santerno che conserva i resti

di una rocca medievale del XII secolo. Che è stata punto nodale di ogni

sistema difensivo dell’area appenninica tra Imola, Faenza ed il crinale,

sia in epoca medievale che nel corso della seconda guerra mondiale.

Nell’autunno del 1944 si svolse attorno ed entro i resti delle mura e del

maschio, una delle più cruenti battaglie della campagna d’Italia che vide

affrontarsi in mezzo a fango e pioggia, partigiani, soldati americani ed

inglesi, da una parte, e truppe germaniche dall’altra.

E proprio per ricordare i caduti di Monte Battaglia, nel 1949 il

Professore costituisce un comitato per realizzare un cimitero di guerra

simbolico. Con la collaborazione di Giuseppe Pittàno e l’intervento del

Comune di Casola Valsenio, del quale è sindaco Gigi Pirazzoli, riesce nel-

l’intento di sistemare a gradoni l’area sottostante la torre dal lato nord.

Dove, nella primavera del 1950, viene collocato un gruppo di cipressi a

simboleggiare, come ha lasciato scritto Rinaldi Ceroni, “la perennità, il

contatto fra terra e cielo, il ricordo e la memoria dei tanti caduti di ogni

idea e di varie nazionalità”.

Nel corso degli anni Sessanta l’area monumentale e i resti della

rocca vengono colpiti da un degrado sempre più accentuato. Tanto che

nel 1969 il Prof si fa ancora una volta promotore di un progetto di siste-

mazione paesistica dell’area di Monte Battaglia. Il progetto raccoglie

numerose adesioni, compresa quella di Antonio Corbara, ispettore ono-

rario della Soprintendenza ai Monumenti, che già dal 1968 aveva puntato

l’attenzione sul grave stato della torre. A proposito della quale scrive sul

Nuovo Diario del 21 febbraio 1970: “La torre è in pieno sfacelo ad onta

della sua robusta struttura, coi cantonali pur ben connessi che, per pochi

conci crollanti ogni giorno di più, stanno per precipitare in blocco. (...) Si

cominci dunque a far qualcosa, prima che ogni intervento resti inutile e

il danno diventi ingente. Da popolo moderno e civile si continui poi, anno

per anno, nella nobile impresa di ricostruzione e di conservazione

Monte Battaglia

Rocca di Monte Battaglia

in un disegno di Romolo

Liverani - 1847

Page 43: Augusto Rinaldi Ceroni

41ambientale della suggestiva zona, nel senso indicato dai cittadini guidati

dal prof. Rinaldi Ceroni”.

Il quale sposa la battaglia per la salvaguardia ed il recupero della

rocca quale punto qualificante di una valorizzazione paesistica dell’intera

area. A poco a poco, l’idea si trasforma nel progetto di una giornata di

studio che il Professore organizza con la collaborazione del sindaco

Amleto Rossini e della Pro Loco di Casola Valsenio.

Come ha sempre fatto, il Prof si mette alla guida della macchina

organizzativa e nei primi mesi del 1973 inizia a prendere contatti e a scri-

vere a destra e a sinistra, seguendo il filo delle sue conoscenze e di chi

lo affianca, come Giuseppe Pittàno. Agli studiosi, ai rappresentanti delle

istituzioni, ai politici e agli amministratori comunali delle valli del Senio e

del Santerno rivolge un appello per Monte Battaglia, “Nome - scrive nelle

sue lettere - che sintetizza la storia medievale e contemporanea, capace

di rievocare la Resistenza, di valorizzare il turismo nelle due vallate del

Santerno e del Senio, soprattutto di esaltare la funzione delle zone colli-

nari e montane e contribuire al rispetto della natura”.

Il lavoro dà i sui frutti ed il 21 luglio 1973 si svolge a Casola Valsenio

la Giornata di Studi “La Rocca di Monte Battaglia”. Che si apre con una

mostra di documenti allestita presso la Scuola Media dove vengono

esposti libri, stampe, fotografie, mappe, giornali, cartoline, xilografie, atti

notarili ed altri documenti su Monte Battaglia.

In gran parte provengono dall’archivio di

Augusto Rinaldi Ceroni, appassionato raccogli-

tore di memorie locali che, soprattutto grazie

all’amicizia e alle ricerche del professor Leonida

Costa, ha costituito nel corso della vita la mag-

giore testimonianza storica su Casola Valsenio.

Tanto più importante se si tiene conto che l’ar-

chivio storico comunale è andato perduto insie-

me al municipio, distrutto dalle mine tedesche

sul finire del mese di novembre del 1944.

Lo stesso Rinaldi Ceroni apre poi il conve-

gno, che nel susseguirsi degli interventi rivela

nuove prospettive, sia dal punto di vista storico

che riguardo al futuro della rocca. La relazione

di Gina Fasoli dell’Università di Bologna, letta

da Pittàno, spazia lungo tutta la storia della

rocca, lanciando la suggestiva ipotesi che l’ori-

gine del toponimo sia legata alle grandi batta-

glie combattute sui valichi dell’Appennino da

giganti come Totila e l’impero bizantino che

Lavori di realizzazione

del cimitero simbolico

- marzo 1950

Page 44: Augusto Rinaldi Ceroni

42 decidevano con le armi le sorti dell’Italia. Luigi Pavan ed Anna Maria

Iannucci, della Soprintendenza ai Monumenti di Ravenna, impostano

la loro relazione sulla necessità di un recupero della rocca quale bene

culturale inteso come patrimonio della collettività. Seguono gli interventi

di Luciano Bergonzini, storico della Resistenza, che parla dei combatti-

menti partigiani a Monte Battaglia e dell’incontro con gli alleati; seguito

da Luciano Casali, dell’Università di Bologna, che tratta di Monte

Battaglia nella seconda guerra mondiale. Sanzio Bombardini ricorda il

passaggio di papa Giulio II da Monte Battaglia nell’ottobre del 1506 ed

infine Alfredo Morozzi, attingendo dai ricordi personali, illustra Monte

Battaglia dal punto di vista folkloristico.

La giornata, che vede anche la pubblicazione di una cartolina di

Monte Battaglia con annullo speciale, tratta da un disegno di Domenico

Dalmonte, si conclude con una visita ai resti della rocca.

Che, spentasi l’eco della giornata, continuano a restare esposti al

degrado provocato dagli eventi atmosferici e dall’incuria degli uomini in

quanto, come spiega nel 1976 il soprintendente Luigi Pavan in una lette-

ra indirizzata al Comune di Casola Valsenio, “trattandosi di una proprietà

privata non è possibile l’intervento diretto della Soprintendenza con

finanziamento a totale carico del Ministero per i Beni Culturali”. E lascia

intendere che tale intervento sarebbe certo nel caso di acquisizione

della torre da parte del Comune.

Un sottufficiale inglese

osserva Monte Battaglia

dopo i combattimenti -

ottobre 1944

Page 45: Augusto Rinaldi Ceroni

E su questa strada si muove il sindaco Gianpaolo Sbarzaglia, appe-

na subentrato ad Amleto Rossini, il quale riesce a portare a termine l’ac-

quisizione. E nel 1980 costituisce una Commissione tecnica consultiva

per il recupero della rocca di Monte Battaglia, commissione della quale

fa parte anche Rinaldi Ceroni. Nell’estate del 1983 finalmente inizia l’inter-

vento di recupero della rocca con una campagna di scavi diretta da Sauro

Gelichi della Soprintendenza Archeologica dell’Emilia Romagna che, oltre a

numerosi reperti, porta alla luce l’antico perimetro delle mura. Si prosegue

con lavori di consolidamento e di recupero della torre su progetto degli

architetti Rita Rava e Claudio Piersanti. Lavori ai quali si affianca la colloca-

zione ai piedi della torre di un monumento alla Liberazione, opera in bron-

zo dello scultore Aldo Rontini. Ed insieme al monumento vengono colloca-

te anche lapidi in ricordo dei caduti partigiani, americani ed inglesi.

Il complesso monumentale di Monte Battaglia viene inaugurato l’8

maggio 1988 con la Giornata Internazionale della Pace. Che trova rispon-

denza completa una decina di anni dopo quando, ai piedi della torre,

viene collocata una lapide in ricordo dei caduti germanici. Così che Monte

Battaglia diventa uno dei pochi luoghi della memoria italiani dove sono

ricordati i caduti di tutte le parti in guerra.

Oggi, così come auspicava oltre trent’anni fa Augusto Rinaldi

Ceroni, Monte Battaglia è una delle mete turistiche più frequentate e

suggestive dell’Appennino tosco romagnolo. Sia per il suo patrimonio

storico che spazia dal Medioevo alla seconda guerra mondiale, sia come

punto di osservazione dal quale si domina larga parte del paesaggio che

si stende dal crinale alla pianura romagnola ed anche luogo di rilevante

interesse naturalistico per la varietà della flora che lo circonda e per

il misterioso volo nuziale che le formiche compiono ogni anno attorno

alla torre nella seconda metà del mese di settembre.

Veduta dei resti della

rocca di Monte Battaglia

e del cimitero simbolico

- 1960

Monte Battaglia oggi

43

Page 46: Augusto Rinaldi Ceroni
Page 47: Augusto Rinaldi Ceroni

45In un foglietto stampato nel giugno 1959, in occasione dell’inau-

gurazione della nuova Scuola di Avviamento Professionale, Augusto

Rinaldi Ceroni aveva scritto: “La soluzione dei problemi della montagna

é collegata al problema della Scuola”. Ancora una volta, nella visione

del Professore, la scuola si apre al territorio e al problema più impor-

tante del dopoguerra nell’Appennino romagnolo: lo spopolamento ed

il degrado dei terreni.

Due fenomeni collegati, che nascevano da molteplici cause: tra

le principali si devono ricordare lo stato miserevole della maggior parte

delle abitazioni rurali delle zone più alte e lontane dai centri abitati;

mancanza di strade e soprattutto la diminuzione del reddito dei terreni

in seguito al passaggio della guerra che aveva interessato il territorio

del comune di Casola Valsenio dal 22 settembre 1944 al 15 aprile 1945.

E che aveva provocato la distruzione o il danneggiamento, tra l’altro, di

circa 250 case coloniche, mentre i terreni lavorativi erano stati sconvolti

dalle granate e dai lavori per creare le postazioni. A questo si aggiunse

l’impossibilità di eseguire per molto tempo i lavori annuali per la pre-

senza del fronte prima e quindi per l’ampia estensione di campi minati

lasciati dai tedeschi in ritirata. Ed anche i castagneti che allora ammon-

tavano a 500 ettari furono in larga parte distrutti, così come avvenne

per i circa 2.500 ettari di bosco.

a sinistra

Un cantiere

di bonifica montana

La campagna casolana

a metà degli anni ‘40

I problemi della montagna

Page 48: Augusto Rinaldi Ceroni

A questo si aggiungono i mutamenti politici e sociali indotti dalla

presenza nell’alta valle del Senio nel corso dell’estate del 1944, di for-

mazioni partigiane di orientamento comunista. Che, in seguito al lavoro

dei commissari politici svolto tra partigiani e contadini, scardinarono

istituzioni, metodi di vita e rapporti sociali ed economici regolati fino

ad allora da istituti e patti secolari. Come il rapporto di mezzadria che

a partire dal basso Medioevo rappresentava il modello più diffuso di

sistema di conduzione dei terreni nell’Appennino tosco romagnolo.

Con la fine della guerra, si innescano di conseguenza forti rivendi-

cazioni di carattere economico e sociale da parte dei mezzadri nei con-

fronti dei proprietari. Rivendicazioni con le quali Augusto Rinaldi Ceroni

si trova a fare i conti ancor prima che le truppe alleate riprendano l’a-

vanzata verso la pianura padana. In un appunto inserito nel libretto dei

conti colonici dell’annata 1944-45 e datato 5 gennaio 1945 troviamo

Contadini e partigiani

trebbiano nei pressi

di Monte Battaglia

- estate 1944

Uno degli ultimi carri che

trasporta le masserizie

della famiglia mezzadrile

verso la pianura - 1960

Page 49: Augusto Rinaldi Ceroni

47infatti annotato di sua mano: “Trovato da ridire col colono. Ha detto

che il vino se lo tiene tutto lui perché l’uva l’ha raccolta sotto le granate

e che quest’anno non si parla di partire. Io ho detto che avremmo fatto

quello che facevano gli altri”.

Nel senso che, da liberale illuminato, Rinaldi Ceroni si affida a

quanto verrà stabilito dalle leggi e da decisioni concordate fra tutti.

Ma se, per quanto riguarda l’aspetto normativo, la questione troverà

una soluzione, pur non definitiva, nell’accordo del settembre 1946 tra

l’Associazione Agricoltori e la Federterra provinciali sulla base del

“Giudizio De Gasperi”, altrettanto non avviene localmente a causa della

mentalità gretta e conservatrice della maggior parte dei proprietari.

Come del resto riconosce anche il Professore che nella sua tesi di lau-

rea di appena tre anni prima aveva scritto che i proprietari della valle

del Senio “purtroppo vivono pieni di pregiudizi e con la mentalità

ristretta e restia alle innovazioni”.

Il contrasto tra mezzadri e proprietari si concluderà poi, nell’arco

di un ventennio, con lo spopolamento di gran parte della zone più alte

dell’Appennino tosco romagnolo, compresa la fascia superiore del

comune di Casola Valsenio. Un fenomeno di un’ampiezza mai vista che,

per quanto riguarda il territorio casolano, ha visto la popolazione del

comune diminuire dai quasi 6.000 abitanti del 1946 ai circa 3.500 delUn corso per disoccupati

alla Mingherina - 1954

Page 50: Augusto Rinaldi Ceroni

48 1968. Un fenomeno che ha visto le famiglie mezzadrili “sbassarsi” di

podere in podere con i loro carri tirati dai buoi e con sopra le poche

masserizie. E proprio sul finire degli anni ‘60 Augusto Rinaldi Ceroni fa

fermare, per poterlo fotografare, uno degli ultimi carri che, diretti verso

la pianura, transitano davanti a casa sua. Consapevole che con quel

carro se ne sta andando per sempre un mondo ricco di storia e di cul-

tura materiale e spirituale.

Il rammarico è ancora più forte ripensando alle tante iniziative

intraprese, purtroppo inutilmente, dal Professore per frenare l’esodo

e rivitalizzare il territorio montano. A cominciare dall’immediato dopo-

guerra, quando ricopre l’incarico di responsabile della sezione casolana

dell’Associazione Agricoltori. In tale veste prepara una relazione sulle

cause dello spopolamento e il degrado dei territori dell’alta valle del

Senio, elencando una serie di richieste per risollevarne le sorti.

Relazione che, grazie all’interessamento di Guido Carli della Banca

d’Italia (col quale, proprietario di terreni a Casola, si era instaurata

un’amicizia) riesce a presentare personalmente ai ministeri delle

Finanze e dell’Agricoltura nei primi mesi del 1947. Relazione che fa

pervenire anche al Capo Provvisorio dello Stato affinché, scrive Rinaldi

Ceroni, “venga attentamente esaminata e studiata, augurandosi che

porti alla formulazione di provvedimenti tali da farne sentire un benefi-

co e sensibile sollievo alle zone con scarsi redditi”.

Si tratta di analisi e richieste come la costruzione di strade ed opere

di bonifica idraulica e forestale, di sussidi per la zootecnia e l’alleggeri-

mento del peso fiscale, che lo stesso Professore espone nel dicembre

dello stesso anno nel corso del Congresso Nazionale degli Agricoltori.

La sua opera si rivolge anche agli aspetti più vicini. Con particola-

re impegno per l’attivazione ed il potenziamento dei cantieri di rimbo-

schimento cosiddetti “Fanfani”, dal cognome del ministro del Lavoro

che li aveva istituiti nel 1948. Cantieri che oltre ad alleggerire la situa-

zione economica della numerosa categoria dei braccianti, contribuisco-

no alla salvaguardia e alla ripresa della produttività dei terreni montani.

Con tali obiettivi Rinaldi Ceroni ripristina anche la Festa degli Alberi,

istituita nel 1902 per valorizzare, preservare ed incrementare il patrimo-

nio boschivo sensibilizzando i giovani e le scuole, ma che negli anni ‘30

si era trasformata in un rito puramente simbolico, poi abbandonato con

l’entrata in guerra dell’Italia.

Page 51: Augusto Rinaldi Ceroni

49

La Festa degli AlberiIl 21 marzo 1949, primo giorno di primavera, è una data importante

per Casola Valsenio perché qui, per iniziativa di Rinaldi Ceroni, coadiuva-

to da un comitato comunale, viene ripresa la Festa degli Alberi con una

cerimonia che si svolge nel cantiere di rimboschimento aperto nel podere

Soglia, in parrocchia di Pagnano.

Vi partecipano i cento operai impegnati nel cantiere “Fanfani”, i 350

alunni delle scuole casolane, parte della popolazione e numerose auto-

rità. Tra le quali l’onorevole Benigno Zaccagnini, col quale Augusto

Rinaldi Ceroni allaccia una salda amicizia ed il ministro del Lavoro

Amintore Fanfani. Il quale rimane colpito dalla partecipazione della gente,

dalle appassionate parole del Professore. Ed anche dalla coreografia

della cerimonia che vede un carro portare undici fanciulle con cesti pieni

di piantine di pino domestico che vengono

distribuite agli alunni i quali le portano nel

luogo previsto per l’impiantamento da parte

degli operai del cantiere. Nel lasciare Casola

il ministro prende l’impegno di ripristinare in

tutti i comuni italiani la Festa degli Alberi ed

una settimana dopo scrive al Professore per

ringraziarlo dell’accoglienza e della bella ceri-

monia, con la speranza “che tutte le scuole

italiane sappiano trarne ammaestramento”.

Forte di questa speranza, nei primi mesi

del 1950, Rinaldi Ceroni scrive al ministro della

Pubblica Istruzione chiedendo che la Festa

venga ripristinata in tutte le scuole della

sopra

Il ministro del Lavoro

Amintore Fanfani tra

gli operai del cantiere

di Pagnano - 21.3.1949

Il ministro Fanfani

saluta i partecipanti alla

prima Festa degli Alberi

Page 52: Augusto Rinaldi Ceroni

50 Repubblica. E così avviene, ma per iniziativa di un altro ministro, cioè di

quello dell’Agricoltura, Amintore Fanfani, il quale tiene fede alla promes-

sa fatta a Casola Valsenio, come annuncia in una intervista pubblicata

dal settimanale Oggi dell’11 ottobre 1951: “Su suggerimento degli alun-

ni e degli insegnanti di Casola Valsenio feci riprendere la Festa degli

Alberi dai cantieri di rimboschimento nel 1949, celebrandosi il 21 marzo.

Giunto al ministero dell’Agricoltura e Foreste, ho deciso che quest’anno

se ne riprenda la solenne celebrazione, facendola cadere al 21 novem-

bre per ragioni tecniche. Si stanno prendendo tutte le disposizioni per-

ché la Festa degli Alberi da quest’anno torni ad essere veramente cele-

brata in ogni comune e in ogni scuola”.

E già nello stesso anno viene celebrata in ben 6.768 comuni italiani

con la partecipazione di 1.833.000 alunni di ogni tipo di scuole e con

la messa a dimora di 1.200.000 piantine. Una bella soddisfazione per

Festa degli Alberi con

messa a dimora di pianti-

ne nella scarpata del

muraglione che sorregge

l’abitato di Casola

Valsenio - 21.11.1955

Page 53: Augusto Rinaldi Ceroni

51

Augusto Rinaldi Ceroni, i cui meriti per la ripresa erano stati riconosciuti e

divulgati anche attraverso il cinegiornale Settimana Incom che aveva proiet-

tato in tutti i cinema d’Italia una sintesi della prima cerimonia del 1949.

Ma, com’è sua abitudine, non si accontenta: vuole rendere ancora

più saldo il legame tra gli scolari e le piante. E già il 21 novembre del

1952 organizza la “Nuova Festa degli Alberi” che, da una parte, conserva

una dimensione pubblica con la collocazione di piante nelle zone di rim-

boschimento e, dall’altra, rimane in ambito strettamente scolastico. Ad

ogni alunno della Scuola di Avviamento di Casola Valsenio viene conse-

gnato un vasetto con una pianta da collocare nel giardino o in un vaso,

pianta che l’alunno stesso dovrà seguire e curare, riferendone poi all’in-

segnante.

L’esperimento casolano viene poi dispiegato in ambito provinciale

con una “Cerimonia scolastica della Festa degli Alberi” che si svolge

all’ippodromo del Candiano di Ravenna il 21 novembre 1953 alla pre-

senza di numerose autorità e scolaresche ravennati. Alle quali Augusto

Rinaldi Ceroni illustra il suo progetto che ruota attorno al motto “Una

piantina nel giorno della Festa degli Alberi ad ogni alunno delle scuole

d’Italia”. E spiega che, per instaurare nei giovani un richiamo continuo

al rispetto degli alberi, ogni scuola dovrebbe consegnare ai suoi alunni

un vasetto con una piantina fornita dalle scuole di Avviamento Agrario

della zona. E per dare forza al suo discorso consegna agli scolari raven-

nati ed alle autorità ben 300 vasetti con piantine coltivate nel campo

didattico della sua scuola di Casola Valsenio.

Di seguito scrive ai vari ministeri, alle autorità scolastiche ed ai

giornali per divulgare il suo progetto. Che però, al di là degli apprezza-

menti verbali, non trova molte adesioni. Ma, com’è sua abitudine, il

Professore non si scoraggia ed anzi affina il suo progetto in occasione

Rimboschimenti effettuati

dal Corpo forestale dello

Stato lungo la Strada

panoramica silvana “Senio

-Santerno” . Cartolina

ricordo pubblicata in occa-

sione della Festa degli

Alberi del 1968

Page 54: Augusto Rinaldi Ceroni

52

della Festa del 1955. Dopo la benedizione e la messa a dimora di

conifere nei giardini pubblici di Casola Valsenio, vengono distribuite

agli alunni ben 500 piantine accompagnate da un biglietto che recita

“È questa, alunno d’Italia, la piantina che la scuola ti affida. Racchiudila

in un vasetto, abbine cura ed osserva il suo lento sviluppo. Ricordati

che la pianta è l’amica dell’uomo e senza di essa la vita non sarebbe

possibile”. Alla consegna si accompagna l’impegno di riportare la pian-

tina a scuola nella primavera successiva per verificarne lo stato e pre-

miare gli alunni più attenti e solerti. E così tra cerimonie pubbliche e

scolastiche, accompagnate ogni anno dalla preziosa collaborazione

del Corpo Forestale dello Stato e dalle puntuali parole di Rinaldi Ceroni

continua a celebrarsi a Casola Valsenio la Festa degli Alberi fino alla

metà degli anni Settanta, quando il Preside lascia la scuola.

Un’iniziativa che ha contribuito a far sì che oggi la media valle del Senio

presenti uno straordinario patrimonio di verde, con una copertura di

gran lunga superiore a quella che si rileva nelle parallele vallate del

Lamone e del Santerno. Proprio come aveva immaginato il Professore

nel discorso pronunciato nel 1949 alla presenza del ministro Fanfani:

“Il rimboschimento sarà causa di abbellimento naturale di questa nostra

zona, di arricchimento individuale ed anche di maggior salubrità dell’a-

ria con evidente sviluppo dell’attività del turismo e del soggiorno”.

Le autorità ravennati

mostrano il vasetto con

la piantina in occasione

della Festa degli Alberi

del 21.11.1953

Page 55: Augusto Rinaldi Ceroni

Il Professore e le autorità

esaminano e premiano

le piantine curate dagli

allievi - 3.6.1956

Gli allievi della Scuola

di Avviamento ricevono la

loro piantina in occasione

della “Nuova cerimonia

scolastica della Festa

degli Alberi” - 18.4.1958

Page 56: Augusto Rinaldi Ceroni
Page 57: Augusto Rinaldi Ceroni

55L’istituzione e lo sviluppo della Festa degli Alberi non fa velo

all’impegno di Augusto Rinaldi Ceroni nel sostenere i “cantieri Fanfani”.

Anzi, si fa più incisivo dopo la visita del ministro, al quale il professore

scrive pochi mesi dopo – concordando con il sindaco un analogo appel-

lo al prefetto - per segnalare la difficile situazione economica del paese

per la presenza di ben 300 operai disoccupati che troverebbero sollievo

con l’apertura di un nuovo cantiere.

Nell’ottobre è lo stesso ministro del Lavoro Fanfani a comunicare

al Professore l’apertura di un cantiere di sistemazione montana, che -

come annota Rinaldi Ceroni in calce alla lettera del ministro - per 200

operai significa lavoro per cinque mesi. Ma già dopo tre mesi il profes-

sore ritorna alla carica e, su indicazione di Zaccagnini, si reca personal-

mente a Roma dal ministro, il quale lo riceve il 4 gennaio 1950. E, por-

tandogli i saluti ed i ringraziamenti degli operai del cantiere casolano,

insieme alle fotografie della Festa degli Alberi dell’anno prima, chiede

anche una proroga dei lavori. Che il ministro concede sul momento per

una durata 40 giorni. Rinaldi Ceroni interpella poi l’on. Giacomo Casoni

che nel giugno del 1950 assicura l’apertura di un nuovo cantiere che

darà lavoro a 100 operai per altri 60 giorni.

L’attività del Professore in difesa del territorio montano della valle

del Senio è frenetica e si dispiega in diversi settori. Come la partecipa-

zione all’organizzazione della Festa della Montagna, svoltasi il 6 luglio

1952 nel parco della Villa Ferniani, nei pressi di Casola Valsenio, tra

interventi politici, concerti di bande e gare sportive. O come il sostegno

offerto nel caso del ricorso presentato dall’Amministrazione Comunale

di Casola Valsenio per essere inclusi tra i comuni beneficiari della Legge

sulla Montagna del 1952. Iniziativa nella quale Rinaldi Ceroni riesce a

coinvolgere il ministro Fanfani, l’onorevole Zaccagnini, il senatore

Giuseppe Medici e Guido Carli, che conducono in porto l’operazione.

Come documenta la lettera che il sindaco Fiorentini invia nel febbraio

del 1953 al Professore: “A nome dell’Amministrazione Comunale e della

popolazione di questo comune esprimo viva riconoscenza per l’interes-

samento interposto dalla S.V. in occasione dell’inclusione di Casola

Valsenio nell’elenco dei comuni montani”.

E poi ci sono i numerosissimi convegni, conferenze, lezioni ed arti-

coli sui giornali, nei quali Rinaldi Ceroni rinnova le sue proposte per

la salvaguardia ed il recupero dei territori montani. Fino alla svolta del

1954, quando inizia ad affidare la rinascita della montagna alle piante

officinali, fino ad allora “amate, studiate e coltivate con l’intento - come

ha lasciato scritto - di donare salute, benessere e felicità agli uomini

attraverso prodotti medicinali, profumi, liquori e dolci”. L’occasione

è rappresentata dal convegno sui problemi dell’agricoltura collinare

Raccolta delle infiorescen-

ze di lavanda nei gradoni

del Monte dei Pini - 1961

Le piante officinali

Page 58: Augusto Rinaldi Ceroni

56 e montana che il Partito Liberale organizza a Riolo Bagni il 12 settem-

bre. Convegno al quale Augusto Rinaldi Ceroni partecipa con una rela-

zione che individua nelle piante officinali il mezzo per riconvertire i ter-

reni montani e frenare lo spopolamento. E ciò sulla base di una speri-

mentazione avviata due anni prima nella media valle del Senio su una

ventina di varietà di piante e ristretta poi alle sette più adatte alle tre

diverse condizioni del terreno: menta piperita, camomilla romana e

maggiorana nel fondo valle; salvia sclarea e lavanda nell’alta collina

e nella montagna ed anice e liquirizia nelle argille.

“Il valore di queste piante - afferma il Professore - é immenso e

perché trascurarle, quando l’ambiente naturale delle nostre zone colli-

nari e montane é quello adatto alla coltura o alla crescita spontanea!”

Ed indica i provvedimenti necessari. Che vanno dalla creazione

nei centri montani di una mano d’opera qualificata per la raccolta

delle piante officinali coltivate e spontanee alla creazione di piccole

industrie capaci di lavorare e commercializzare i prodotti erboristici,

passando attraverso la diffusione di una cultura delle piante

officinali quali piante capaci di dare redditi superiori alle comuni

coltivazioni.

E per dare forza al suo progetto, da una parte incentiva lo studio

e la sperimentazione, rivolgendosi, tra l’altro, agli Orti Botanici delle

Università di Bologna, Napoli e Palermo e, dall’altra parte, diffonde

il suo progetto con articoli, convegni e lezioni. E, come sempre, coinvol-

ge la scuola, mettendo a punto un progetto che prevede l’inserimento

Il direttore, i docenti

e gli allievi della Scuola

di Avviamento preparano

i campioni di piante

officinali - novembre 1955

Page 59: Augusto Rinaldi Ceroni

57

dello studio delle piante officinali nel programma scolastico di

Economia Domestica, utilizzando come sussidio didattico un apposito

campionario che nei primi mesi del 1956 presenta alle scuole di

Bologna e di Ravenna. Si tratta di una collezione di 78 erbe officinali e

spezie preparate dalla Scuola di Avviamento di Casola Valsenio e siste-

mate in scatoline trasparenti disposte in due cassette ed accompagnate

dalla guida Flora salutare, curata sempre da Rinaldi Ceroni. “Il sussidio

- ricorda Gaspare Rivola, incaricato di promuoverlo in tutta la regione

Emilia Romagna - fu accolto molto favorevolmente dai docenti ma poi

furono purtroppo pochi i direttori che decisero di acquistarlo”.

Il Prof, com’è ovvio, non si scoraggia ed il 20 giugno 1956 mette

in campo un’altra iniziativa, organizzando la “Giornata delle piante offi-

cinali, aromatiche ed essenziere”, con la collaborazione di Igor Ricci,

erborista dell’Ispettorato Agrario di Ravenna, ente che fin dall’inizio

affianca il Professore nelle sperimentazioni, offrendo anche in seguito

un prezioso ed autorevole aiuto.

La giornata si svolge tra Riolo Bagni, dove si tiene il convegno e

Casola Valsenio, dove le autorità ed i numerosi studiosi di fama visitano

le cinque parcelle sperimentali e il campo didattico della Mingherina,

che viene illustrato dal Professore sotto lo sguardo curioso e sorpreso

dei giornalisti. Tra i quali Dario Zanasi del Resto del Carlino che sul suo

giornale pochi giorni dopo e più tardi nel volume Viaggio in Romagna,

scrive: “Stamane, a Riolo Bagni e sui colli di Casola Valsenio, ho potuto

legarmi d’amicizia coi promotori di questo convegno. Conoscendoli,

vedendoli all’opera, prendendo atto di ciò che cresce sulla terra con

I partecipanti alla

Giornata delle piante

officinali, aromatiche

ed essenziere visitano

il campo didattico della

Mingherina - 20.6.1956

Page 60: Augusto Rinaldi Ceroni

58

Si apre a Mezzomondo

il primo cantiere per le

piante officinali - 5.1.1957

l’aiuto della loro intelligenza e delle loro cure assidue, ogni superstite

idea di empirismo popolare é scomparsa. Gente valorosa, sapiente e,

nello stesso tempo, straordinariamente modesta. Non si trattava più,

ho visto, di raccoglitori isolati e poco provveduti, a zonzo per le campa-

gne e per le montagne al fine di creare decotti taumaturgici, bensì di

gente di scienza che in virtù dei loro studi e dei loro esperimenti pro-

mettono la nascita e lo sviluppo, anche in Italia, della preziosa flora

officinale, aromatica ed essenziera”.

Il convegno riolese si chiude con l’auspicio che, tra l’altro, le colture

passino dalla fase sperimentale alla coltivazione in pieno campo. Un

progetto che trova quasi immediata realizzazione: il 5 gennaio 1957, a

Mezzomondo, poco a monte di Casola Valsenio, si apre il primo cantiere

in Italia destinato alle piante officinali. In sei mesi di lavoro, 20 operai

sistemano un terreno abbandonato, ricavandone gradoni e piazzole

impiantate a lavanda, la pianta che svolgerà un ruolo importante nella

vita di Augusto Rinaldi Ceroni e nella costruzione del paesaggio della

valle del Senio.

Page 61: Augusto Rinaldi Ceroni

59

La lavanda“Un giorno, sarà stato il 1947, il Professore entrò in classe con

una pianta strana, che non avevamo mai visto. Ci spiegò che era lavan-

da, dalla quale si estraeva un profumo”. Così Maria Antonietta Conti,

ricorda il suo primo incontro con la lavanda, una pianta che nel dopo-

guerra era pressoché sconosciuta alla maggior parte dei casolani. Che

nei primi mesi del 1957 seguivano incuriositi e un poco scettici la rea-

lizzazione del primo lavandeto che, gradone dopo gradone, saliva il

lato sud del Monte dei Pini. Una coltivazione innovativa che attira l’at-

tenzione anche del giornalista Silvio Negro del Corriere della Sera, il

quale, in un articolo del 7.4.1957 sullo spopolamento dell’Appennino

emiliano romagnolo, scrive con un leggera vena di scetticismo: “Il prof.

Rinaldi Ceroni, seleziona da anni piante officinali, sostenendo con gran

fervore che la salvezza verrà di là, ed ha coperto le pendici di una colli-

na di piante officinali”.

Il Professore é sicuro - sulla base delle sue ricerche - dell’adatta-

bilità della lavanda al clima ed al terreno dell’area collinare romagnola.

Lo conforta, se non altro, quanto aveva scritto, a proposito della vicina

valle del Lamone, il brisighellese Francesco Maria Saletti (1596-1674)

nel suo Comentario di Val d’Amone: “...mi è parso dover qualche cosa

Immagine della cartolina

ricordo per la Festa degli

Alberi del 21.11.1957

Page 62: Augusto Rinaldi Ceroni

60

soggiongere della spica, o lavanda, della quale a guisa d’alcuni in

Aragona, et in Spagna, vediamo sino al dì d’hoggi nella scola nostra,

detta di Boesimo carico tutto un monte, che Monte della Lavanda com-

munemente s’appella”.

E così, tre secoli dopo, Augusto Rinaldi Ceroni ricopre di lavanda

un altro colle, utilizzando quella che un tempo cresceva spontaneamen-

te in Romagna - la lavandula officinalis o spica - poi impiantando ibridi,

detti lavandini, provenienti da Valdieri (Cuneo) e Pieve di Teco (Imperia).

Si tratta però di varietà che non reggono il confronto con la qualità e la

resa in olio essenziale delle varietà coltivate da tempo in Francia. Così

che nel 1958 il Professore e Igor Ricci effettuano un viaggio in Francia,

preparato dal ministero dell’Agricoltura e Foreste.

“I francesi non ci dissero grandi cose - ha lasciato scritto Rinaldi

Ceroni tra le sue carte - ma noi rientrammo in patria con una visione

nuova e con importantissime conoscenze che riuscimmo a mettere

in pratica. Grazie anche ad un certo numero di piante di lavanda che

riuscii a farmi spedire in modo avventuroso. Una volta impiantate,

costituirono il nucleo sul quale, con la preziosa collaborazione del

professor Primo Rubaconti, che insegnava nella mia scuola, si svilupparo-

no studi e sperimentazioni con l’isolamento di esemplari e l’ibridazione

di specie diverse”.

E’ un lavoro che porta anche alla selezione di un ibrido denomina-

to Lavandula hybrida RC (cioé Rinaldi Ceroni) capace di una elevatissi-

ma resa in essenza, come risulta dalle prove di distillazione che dal

Arrivano le prime talee di

lavanda per gli impianti

in pieno campo - 9.3.1957

Page 63: Augusto Rinaldi Ceroni

611959 accompagnano studi e sperimentazioni. Il cui esito positivo favori-

sce il moltiplicarsi dei lavandeti, sia nel territorio del comune di Casola

Valsenio che di Brisighella e Riolo Terme, che ha nel 1957 ha cambiato

nome. La lavanda trova posto spesso in alternanza alle tradizionali col-

ture romagnole, come la piantata che sposa la vite agli alberi vivi, per

iniziativa di alcuni agricoltori che credono nella sua potenzialità quale

fonte di reddito, grazie ad una rilevante utilizzazione nella profumeria,

nella cosmesi e nella produzione del miele.

E’ uno sviluppo che pone la valle del Senio all’attenzione naziona-

le nel campo dell’erboristeria. Come scrive il periodico Natura Viva

dell’11 maggio 1961: “La lavanda é attualmente molto coltivata in

Francia ed in Italia; qui con maggiore intensità lungo lo spartiacque

ligure-piemontese e più recentemente con esito favorevole, la sua colti-

vazione è stata intrapresa pure sui contrafforti dell’Appennino tosco-

romagnolo ed in particolare nell’Alta valle del Senio, ove pure si stanno

selezionando cultivar più redditizie e più rustiche nello stesso tempo

e perciò con relativa semplicità di coltivazione”.

Prime prove di distillazione

della lavanda nel cortile

della scuola.

A destra si riconosce il

professor Primo Rubaconti

- 22.4.1959

Page 64: Augusto Rinaldi Ceroni

62 L’impegno profuso a favore della lavanda lascia comunque spazio

a Rinaldi Ceroni per lo studio e la sperimentazione anche su altre pian-

te officinali, sia nel campo didattico della Mingherina, sia in pieno

campo. In particolare l’attenzione è rivolta alle piante aromatiche,

alla camomilla comune e quella romana, alla soja, alla salvia sclarea

e all’allevamento a spalliera dei tigli per la produzione dei fiori. E con

ottimi risultati anche con queste piante, se è vero che oggi in un sito

web spagnolo, specializzato in agricoltura, si può leggere a proposito

della salvia officinalis: “La ultima técnica propuesta es la adopciòn

de la plantación en prada ideada por el profesor Augusto Rinaldi

Ceroni...”:

Ma la pianta trainante di tutte le attività del professore rimane

la lavanda. Che promuove in tutti i modi, facendo soprattutto leva sulla

sua scuola. Come la partecipazione della Scuola di Avviamento casola-

na alla IX Fiera di Forlì nel maggio 1959 ed un anno dopo alla XXIV Fiera

di Bologna con il padiglione della lavanda e delle piante officinali.

A novembre del 1960 il Professore scrive all’imperatrice di Persia, Farah

Diba Pahlevi: “Altezza Imperiale, ho appreso che la stanza che accoglie

lei ed il suo Augusto piccolo, il principe Reza Ciro Alì, viene continua-

mente profumata di lavanda. Poiché la mia é la prima Scuola Agraria

Statale d’Italia che coltivi nei suoi campi sperimentali la Lavanda,

La coltivazione della

lavanda si alterna alla

piantata romagnola

in località Piandeppio

(Casola Valsenio) - 1961

Page 65: Augusto Rinaldi Ceroni

63

diffondendola un po’ in tutto il mondo con il nome di Lavanda Val del

Senio, sono quindi ben lieto di inviarle a parte, un piccolo omaggio di

estratto di lavanda d’Italia, con sacchettini di infiorescenze, quale sim-

bolico attestato di simpatia e di deferenza mio personale, degli inse-

gnanti e degli alunni della mia scuola, i quali hanno personalmente col-

tivato, raccolto e confezionato i campioni di lavanda spediti”. E nel gen-

naio successivo il ministro di Corte comunica a Rinaldi Ceroni il gradi-

mento dell’imperatrice per il dono ricevuto.

Il Professore non fa differenze di censo e pochi mesi dopo, alle

porte del paese, le allieve della scuola casolana in costume folkloristico

offrono essenza di lavanda ai turisti richiamati dalla Festa di

Mezzaquaresima. Un’iniziativa molto apprezzata, come scrive l’Avvenire

d’Italia del 14.3.1961: “E’ stato un graditissimo omaggio del Paese della

lavanda”. E se Casola Valsenio è oramai il “Paese della lavanda”,

Augusto Rinaldi Ceroni è per tutti il “Padre della lavanda”. Anzi Italian

Lavender’s Father, come lo definisce nello stesso periodo un giornalista

americano in visita ai lavandeti casolani. Che costituiscono una meta

sempre più frequentata, da studiosi, autorità, docenti, erboristi, scolare-

sche, amministratori pubblici e giornalisti. Compresi i grandi maestri

dell’erboristeria italiana come Giuseppe Lodi dell’Università di Bologna,

erborista di fama mondiale o come Paolo Rovesti, presidente del Centro

Italiano per l’Erboristeria e Pietro Zangheri, famoso botanico romagnolo,

dei quali Rinaldi Ceroni si dichiara allievo, ma che partecipano alle sue

iniziative o gli fanno visita ammirati di quanto è riuscito a fare nel campo

delle piante officinali ed in particolare della lavanda.

Si tratta di visite che il Professore incentiva con iniziative specifi-

che. Come la “Visita ai lavandeti dell’Alta valle del Senio” che organizza

il 3 giugno 1961 per divulgare, come scrive nell’invito, “queste nuove

Prove di laboratorio

per estrarre le essenze

dalle piante officinali

- marzo 1956

Page 66: Augusto Rinaldi Ceroni

colture quali incoraggiante esempio di riconversione produttiva dei ter-

reni collinari soggetti al preoccupante esodo delle popolazioni rurali”.

Casola Valsenio è oramai un riconosciuto ed apprezzato punto di riferi-

mento per ogni iniziativa ed attività nel campo della coltivazione della

lavanda. Come testimoniano i circa 400 quesiti su questa pianta perve-

nuti dall’Italia e dall’estero all’ufficio della Scuola di Avviamento caso-

lana a cui fa capo tutta l’organizzazione tecnico scientifica dei lavande-

ti. E come testimonia anche l’intensa attività di consulenza, progetta-

zione e direzione che viene richiesta al professor Rinaldi Ceroni. Il

quale, nel 1962, per conto della Naarden-Leepen realizza nella zona

di Pietramala, in comune di Firenzuola, il più vasto lavandeto d’Europa.

Seguito da un altro imponente impianto presso l’azienda Piana di

Castel San Pietro, tra Imola e Bologna, destinato alla produzione

di miele ed un altro ancora a Pitigliano, nella Maremma grossetana.

L’incremento per numero ed estensione dei lavandeti, insieme

all’aumento del costo della mano d’opera, impone una sempre più

accentuata meccanizzazione anche nella coltivazione delle piante offici-

nali ed in particolare della lavanda. Un’esigenza alla quale il Professore

dà risposta il 31 luglio 1964 nel lavandeto Poggi di Borgo Rivola, pre-

sentando a tecnici, giornalisti, erboristi ed agricoltori la prima mietilega

per lavanda. Una macchina frutto di applicazioni speciali su una nor-

male mietilega realizzate dal professor Carlo Conti, insegnante di appli-

cazioni tecniche presso la scuola diretta da Rinaldi Ceroni. Il quale,

nel 1959, crea dietro la Scuola di Avviamento un Giardino Officinale

che prende il posto del campo didattico della Mingherina con uno spie-

gamento di coltivazioni di piante medicinali, aromatiche ed essenziere

molto più ampio e quindi con possibilità di sperimentazioni più

approfondite e a più largo raggio.

64

Il campo officinale creato

nell’area retrostante la

Scuola di Avviamento

Page 67: Augusto Rinaldi Ceroni

Meno commercio più turismoFino all’inizio degli anni Sessanta la lavanda incontra un mercato

sufficientemente remunerativo, come afferma nel 1961 Luigi Einaudi sul

Corriere della Sera: “Qualche anno fa, andando per l’alta Langa mi

accorsi di una coltura mai vista. Chiesto di che cosa si trattasse, dissero

trattarsi di Lavanda. Oggi dicesi che, con l’estendersi della coltura della

Lavanda taluni abbiano inteso la convenienza di trar partito anche dal-

l’inconsueto prodotto e sta creandosi un mercato della Lavanda con

prezzi noti e regolari”.

Ma chi conosce bene il mercato dei prodotti officinali, come il

commerciante casolano Nandino Masini, che anche dopo la guerra

aveva continuato ad esportare i prodotti erboristici sotto il marchio “Val

del Senio”, non si fa illusioni. E a chi gli chiede come andrà il mercato

è solito rispondere: “Burdel, la bubâna l’è finida; adës u j è armëst

sól i brisel”.(Ragazzi, l’abbondanza è finita; adesso sono rimaste solo

le briciole). Frase che avrà udito anche Augusto Rinaldi Ceroni, legato

da grande amicizia a Nandino, il quale affettuosamente accusava il

Professore di avere un’immagine troppo romantica e poco remunerativa

della produzione e commercializzazione dei prodotti officinali.

Fermo sulla sua posizione, Rinaldi Ceroni continua a credere nelle

potenzialità della lavanda, come rivela in una lettera inviata nell’aprile

del 1963 al vivaista Arturo Ansaloni; lettera che chiude con un lapidario:

“Nella assoluta certezza che la Lavanda e i Lavandini trionfino, distinta-

mente ossequio”. Ma verso la metà degli anni Sessanta anche lui deve

Anche le tre figlie del

Professore, Gabriella,

Tiziana e Paola, si dedicano

alla raccolta della lavanda

Page 68: Augusto Rinaldi Ceroni

66

prendere atto che il mercato dei prodotti officinali non tira a causa del

boom economico. Che sta cambiando condizioni economiche, mentalità

e modi di vita degli italiani che, nel passaggio da una società agricola

ad una industriale, abbandonano tutto ciò che caratterizzava il mondo

contadino tradizionale. Compresi i rimedi naturali, sostituiti dai prodotti

frutto della chimica. Come, qualche anno dopo, spiega lo stesso Rinaldi

Ceroni in occasione di una conferenza presso il Rotary di Faenza:

“L’evolversi ed il progredire della chimica hanno parzialmente ridotto

la richiesta dei prodotti naturali essenzieri, così come l’incentivazione

dell’industrializzazione e delle attività terziarie ha assorbito quasi total-

mente quella mano d’opera che nei nostri colli era dedita, anche se

saltuariamente, alla raccolta delle piante officinali”.

Ma ci vuol ben altro per piegare e far cambiare idea al Prof, che

prosegue, quasi in solitudine, la sua battaglia controcorrente in difesa

delle piante officinali, con in testa la lavanda, che considera e ama

come una quarta figlia. E’ una battaglia resa più difficile ed amara da

alcune critiche che rinfacciano un infruttuoso dispendio di capitali e

mano d’opera nelle sperimentazioni e nelle coltivazioni della lavanda.

Critiche alle quali risponde in un’intervista rilasciata al mensile locale

Lo Specchio: “La sperimentazione prima, fatta con varietà e specie

diverse sul colle di Mezzomondo e nella zona del Monte dei Pini, ha

messo a nostra disposizione dei dati importantissimi e delle valutazioni

che hanno guidato negli anni successivi e nelle nuove piantagioni. Ecco

quindi messa a tacere quella voce critica delle bocche facili e pronte

a dir solo male. Perciò nessun capitale andato a vuoto! Nessun lavoro

inutile! Ed è falso dire che l’esperimento fatto su quel monte sia da giu-

dicarsi un fallimento. Guai se non ci fossero stati quei cinque o sei ettari

investiti e sistemati a gradoni, in quanto saremmo stati privi di ele-

Il lavandeto a gradoni

del Monte dei Pini - 1961

Page 69: Augusto Rinaldi Ceroni

67menti così importanti per il futuro di questa cultura. E poi chiunque

salga su quel colle non può non restare colpito dal profumo e da una

visione stupenda che lo porta a dire: ‘Che bello!’. E questo spero che

sarà giudicato un piccolo contributo turistico alla nostra valle”.

Un contributo, del resto già ampiamente riconosciuto dai visitato-

ri; tra i quali la giornalista Jolanda d’Annibale che nel mensile Le quat-

tro stagioni dell’aprile 1962, aveva scritto: “Il direttore della scuola ci

accolse cordialmente e ci accompagnò nelle diverse colture in collina e

a valle. La collina era come ricoperta da un manto lilla a balze ricamate

sapientemente e le piante di spigo si rovesciavano sui bordi come gran-

di cesti ricolmi di fiori. Dappertutto un profumo inebriante che ricorda-

va vecchie cassapanche colme di biancheria”.

E così, verso la metà degli anni Sessanta, il lavoro di Augusto

Rinaldi, che fa leva soprattutto sul Giardino Officinale annesso alla

scuola, si dirama dal tronco principale dello studio e della sperimenta-

zione e grazie anche alla collaborazione del professor Enrico Docci,

imbocca il solco antico della tradizione e la nuova strada del turismo.

In questa ottica il 24 giugno 1966 il Professore istituisce la

Benedizione dello Spigo che si rifà alla tradizione romagnola della rac-

colta dello spigo, cioè della lavanda, nella giornata del 24 giugno, festa

di San Giovanni. Lo spigo, che si riteneva ricco di virtù apportate dalla

L’abbazia di Valsenio

in un disegno

di Domenico Dalmonte

Page 70: Augusto Rinaldi Ceroni

68

guazza notturna, veniva legato a mo’ di fiaschetto, detto rocca, con

i fiori chiusi entro i propri steli e quindi riposto nei cassettoni o negli

armadi per profumare la biancheria e preservarla dalle tarme. Per oltre

un ventennio la cerimonia, che si conclude con la distribuzione della

lavanda accompagnata da un rinfresco alla romagnola con ciambella

ed Albana dolce, si svolge nell’abbazia di Valsenio dedicata a San

Giovanni, poi verrà spostata in paese, nella Chiesa di San Francesco,

detta dei Frati. Dove continua tuttora a svolgersi per iniziativa del

Comune e della Pro Loco di Casola Valsenio per ricordare ed onorare

la figura e l’opera di Augusto Rinaldi Ceroni.

Il quale, sempre nel 1966, abbozza l’idea di una Strada della

Lavanda, un percorso che si dovrebbe snodare lungo la valle del Senio,

dal Passo della Sambuca a Palazzuolo, proseguendo poi per Casola

Valsenio e Riolo Terme, fino a raggiungere Castel Bolognese tra ali di

piante di lavanda. E’ un’idea che troverà applicazione un paio di decen-

ni dopo, andando a sovrapporsi al progetto di una strada panoramica

silvana di collegamento tra le valli del Senio e del Santerno che viene

presentata da Rinaldi Ceroni a tecnici ed autorità alla fine del 1967.

Convinto del pregio ornamentale della lavanda, il Professore allarga

il suo raggio di azione e nel 1969 convince l’assessore al Turismo Sport

e Giardini del Comune di Firenze a sperimentare l’impiantamento nei

giardini della città di aiuole di lavanda delle varietà Turistica Maime ed

Elegante Abrialis. Contemporaneamente anche la Società Italiana Amici

dei Fiori si rende disponibile, su proposta di Rinaldi Ceroni, a sperimen-

tare impianti delle stesse varietà di lavanda ai margini e nella corsia

spartitraffico della Superstrada dei Fiori Firenze-Siena. Sono iniziative

che stanno all’origine di quanto si può vedere oggi in molti giardini

pubblici abbelliti con piante di lavanda e lungo alcune strade della pro-

Le tradizionali

rocche di lavanda

Page 71: Augusto Rinaldi Ceroni

69vincia di Ravenna bordate con la stessa pianta.

Il lavoro di divulgazione del Professore spazia in ogni settore e

alla fine degli anni Sessanta, con una ampia campagna di stampa, pro-

pone anche l’utilizzazione della lavanda nei matrimoni. “Un cesto di

lavanda elegantemente presentato - spiega Vincenzo Bonini sul mensile

Il Giardino Fiorito del dicembre 1969 - può far onore all’invitato e piace-

re alla giovane sposa”.

Sono progetti ed iniziative che comunque non distolgono Rinaldi

Ceroni dall’attività di studio, sperimentazione e divulgazione nel campo

delle piante officinali, soprattutto della lavanda. Lo testimonia la pub-

blicazione nel 1966 per la Universale Edagricole del volumetto La lavan-

da e il lavandino, considerato da alcuni studiosi la “Bibbia della lavan-

da”. La sapienza e l’esperienza del Professore accompagnano anche gli

studi e le sperimentazioni messe in campo a Casola Valsenio e a Faenza

da Francesco Rinaldi Ceroni – parente del Prof per sangue e per passio-

ne per le piante officinali – il quale condensa le sue esperienze nella

tesi di laurea Il lavandino: coltivazione e risultati di un biennio di ricer-

che sulla concimazione e su alcuni fattori che ne influenzano la resa,

discussa nel 1971 presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna,

prima tesi del genere in Italia.

Il lavoro di Augusto Rinaldi Ceroni si allarga anche all’estero,

attraverso canali scientifici o rapporti di amicizia e conoscenza nati

dalla lunga attività di rilievo pubblico. Come lo scambio di ricordi e

di informazioni scientifiche con il casolano mons. Angelo Poli, vescovo

di Allahabad, in India, il quale, con presumibile soddisfazione del

Professore, gli rivela che fu lui, nel 1901, ad introdurre il rosmarino in

India, portando con sé sei piantine prelevate in un orto di Casola

Valsenio. Attraverso l’Università di Bologna, Rinaldi Ceroni riesce anche

ad ottenere semi di ginseng che, come annota nei suoi registri, interra

il 3 giugno 1968, seguendone poi con attenzione lo sviluppo. E dando-

ne poi conto, insieme ai risultati di tanti e tanti altri esperimenti attuati

nel Giardino Officinale, nel corso della “Giornata dell’Erboristeria”,

organizzata a Casola Valsenio il 3 luglio 1972, insieme all’Ispettorato

Provinciale dell’Agricoltura di Ravenna. Convinto più che mai che, prima

o poi, le piante officinali avrebbero trovato nell’opinione pubblica e

soprattutto tra i consumatori la considerazione che meritano.

Page 72: Augusto Rinaldi Ceroni
Page 73: Augusto Rinaldi Ceroni

71

Casola Valsenio, il paese delle erbe officinali

La tanto sperata rivalutazione dei prodotti erboristici avviene

verso la metà degli anni Settanta. Favorita dal mutamento di mentalità

e di abitudini della società italiana in conseguenza della crisi energetica

del 1973. Che porta, tra l’altro, a riconsiderare il passato al fine di recu-

perare modi di vita di un tempo, più semplici e naturali. Come l’uso

delle erbe officinali per scopi curativi e alimentari.

Il nuovo corso coincide con la necessità di ampliare l’edificio

della Scuola Media Statale, utilizzando l’area occupata dal Giardino

Officinale. Grazie all’interessamento del sindaco Rossini e alla disponi-

bilità del presidente dell’Azienda Regionale delle Foreste, il Giardino

trova spazio in due gradoni di un terreno annesso al fondo Casaccia,

lungo la strada che da Casola Valsenio porta a Fontanelice, scelto dalla

Regione con lo scopo di creare un vivaio di piante da consolidamento

delle scarpate.

Il Giardino Officinale, svincolato dalla scuola, incontra un maggior

interesse e frequentazione da parte di enti, comunità, consorzi, privati,

scuole ed università che inducono a spostare il vivaio altrove e a desti-

nare alle piante officinali tutto il terreno sistemato a gradoni. Nasce

così, per conto della Regione Emilia Romagna, il progetto del nuovo

Giardino, nel quale Rinaldi Ceroni riversa oltre trent’anni di studio

e di esperienze, insieme ad una chiara visione sul futuro sviluppo del-

a sinistra

Le infiorescenze

di lavanda sono molto

frequentate dalle api

Veduta generale

del Giardino Officinale

Page 74: Augusto Rinaldi Ceroni

72 l’erboristeria. I primi due gradoni vengono destinati alla divulgazione

e conoscenza delle piante officinali, costituendo una sorta di museo

vivente, mentre il terzo gradone viene occupato dalle colture a pieno

campo, alle quali si interessano cooperative, comunità montane ed

agricoltori. Il quarto accoglie le piante per l’apicoltura; il quinto le pian-

te aromatiche per l’alimentazione, il sesto le piante per la floricoltura

ed il settimo le piante per l’allevamento delle lumache.

A margine dell’impianto principale vengono realizzati gruppi di

piante tipiche; alcuni dei quali organizzati su basi scientifiche ed altri

più sensibili ad aspetti originali e curiosi. E quindi capaci di divulgare

la conoscenza delle piante officinali anche tra un pubblico non specia-

lizzato. Ciò secondo una chiara e costante visione di Rinaldi Ceroni che,

pur di raggiungere l’obiettivo della divulgazione, concede spazio agli

aspetti della magia, del mistero, del sogno che comunque appartengo-

no al mondo delle erbe. Così che a fianco dei gruppi delle piante della

fitoterapia, della cosmesi, delle zone argillose e calanchive, velenose,

frangivento, mellifere, del litorale e da pastura degli uccelli, troviamo Prime visite

al Giardino Officinale

Page 75: Augusto Rinaldi Ceroni

73

i gruppi delle piante piangenti, delle piante delle festività natalizie,

della giovinezza e le piante simboliche e dell’oroscopo.

Tra il 1977 ed il 1978, con la collaborazione del vivaista Diego Poli,

il professore completa e realizza il suo progetto che dalla stampa viene

definito “uno dei più bei giardini d’Italia”. Un impianto con finalità

didattiche, scientifiche e divulgative che riesce a dispiegare in breve

tempo. Grazie anche alla frenetica attività del suo direttore, il quale,

dopo aver lasciato la scuola, dedica gran parte del suo tempo a guidare

gruppi di visitatori con la voce che, pur deformata dall’immancabile

megafono, rivela sapienza e passione.

E’ un impegno testimoniato dalle tante lettere di ringraziamento

conservate tra le carte del Professore. Scrive, ad esempio, nel luglio del

1978 il senatore Paolo Berlanda di Trento: “La sua illustrazione è stata

esauriente e convincente, soprattutto perché, oltre all’esperienza, vi si

sente tutto l’amore per la natura”. Alberto Cerini di Ferrara scrive qual-

che mese dopo: “Domenica scorsa abbiamo avuta la grande fortuna

di poter udire la sua dotta lezione impartita con altissima competenza

scientifica ed avvincente calore umano agli studenti dell’Università di

Camerino. Il Giardino ha assunto un’interessantissima dimensione,

suscitando così, per chi udiva la sua illustrazione, un complesso di inte-

ressi culturali che creava fra l’Uomo e la Pianta un rapporto a noi in

gran parte nuovo”. L’impegno del Professore viene profuso senza diffe-

renze anche nei confronti dei più giovani. Come documenta una lettera

della preside della Scuola Media “G. Novello” di Ravenna, inviata alla

Regione nell’aprile del 1980: “Grazie alla piena disponibilità del prof.

Rinaldi Ceroni, che ha guidato il gruppo con la sua calda parola e abbon-

danza di notizie, esperienze e curiosità, e con un linguaggio accessibile

all’età e alla preparazione dei ragazzi, si ritiene che nei giovani

si sia rafforzato l’amore e il rispetto per le piante”.

Il professore riesce ad attirare visitatori e a creare interesse attor-

no al Giardino grazie anche alla disponibilità a fornire consigli, semi

e piantine gratuitamente. Gli scrive infatti nel novembre del 1978,

Giambattista Milesi Ferretti, presidente della Cooperativa Produttori

Piante Aromatiche e Medicinali di Appignano (Macerata): “Caro

Professore, in una riunione di alcuni giorni fa alcuni soci della

Il Professore illustra

le coltivazioni ai visitatori

del Giardino Officinale

Page 76: Augusto Rinaldi Ceroni

74 Cooperativa che ho fondato, avendola sentita a Recanati, hanno deciso

che io debba scriverle per avere da Lei qualche consiglio circa il colloca-

mento sul mercato di alcune essenze per cui trovano difficoltà. Io ho

fatto presente che Lei è uno studioso e non un commerciante di essenze

e che quindi di queste cose non si interessa, ma non c’è stato niente da

fare. Le debbo scrivere! Questi sono gli inconvenienti della notorietà”.

E com’è sua abitudine Rinaldi Ceroni gli risponde puntuale, cortese e

prodigo di consigli ed informazioni.

Altrettanto prodigo è, ad esempio, nella fornitura di piantine di

lavanda e lavandino al Consorzio delle Comunalie Parmensi che nell’al-

te valli del Taro e dell’Enza intendono avviare nel 1979 un’azione di

ricerca e sperimentazione in pieno campo di piante officinali adatte alle

aree marginali di collina e montagna. Per questo “Il Consorzio - come

si legge nel suo sito web - prese contatto con il maggior esperto di col-

tivazione delle piante officinali, il Professor Augusto Rinaldi Ceroni,

il quale disponeva di una vasta collezione di piante aromatiche e offici-

nali”. Il Professore è ben contento di soddisfare la richiesta perché

quell’idea originaria di riconvertire i terreni collinari e montani con le

piante officinali non l’ha mai abbandonata ed, anzi, continua a perse-

guirla con immutata tenacia. Tanto che nel 1977 realizza due vasti

lavandeti a Trario e Budrio, due parrocchie poste attorno ai 500 metri

Coltivazione della lavanda

in pieno campo in località

Trario - 1981

Page 77: Augusto Rinaldi Ceroni

75slm nell’alta valle del Cestina, “onde vedere - annota in una memoria -

il comportamento e le rese di quelle piante ritenute ottime per sostitui-

re le tradizionali colture della collina e montagna”.

Ma anche se è esploso il boom dell’erboristeria, la produzione ita-

liana stenta a trovare acquirenti a causa di un commercio che ha conve-

nienza a rifornirsi all’estero da dove, sul finire degli anni Settanta, ven-

gono importate erbe officinali ed essenze per 135 miliardi di lire. Una

situazione contro la quale si batte Rinaldi Ceroni, cogliendo l’occasione

dell’edizione del 1979 di Herbora, la maggiore manifestazione sull’erbo-

risteria e le piante officinali nata 1976 a Verona con l’apporto prezioso

del Giardino e del suo direttore. Nel corso di Herbora presenta infatti la

relazione “Produrre è facile, collocare con tornaconto é difficile: orien-

tamento, programmazione, sperimentazione e nuove tecniche colturali

per le piante officinali”. E’ un intervento ricco di proposte ed anche di

spunti vivacemente polemici che spaziano dalle carenze legislative alla

mancanza di dati sulla importazione dei prodotti officinali. Un interven-

to insolito ed appassionato che, del resto, aveva preannunciato in una

lettera inviata poco tempo prima a Nerino Ferrari, direttore del Centro

Ricerche Erboristiche di Verona: “Io in quella occasione - scrive - farò

faville e sbraiterò, se conta”.

E coerentemente passa dalla parola all’azione. Con l’obiettivo di

abbassare il costo della mano d’opera, che rappresenta uno dei motivi

per cui i commercianti si rivolgono all’estero, avvia al Giardino Officinale

tecniche colturali del tutto nuove per l’Italia. Come la coltivazione a prato

della salvia e della santoreggia e la produzione in pieno campo della

camomilla comune e della soja, una pianta che compariva già nel primo

orto officinale, creato nel 1938, per le sue grandi virtù e le potenzialità

economiche che il professore le aveva attribuito fin dai suoi primi studi.

Ed inoltre asseconda le sperimentazioni che le Università di

Bologna e di Modena avviano al Giardino, soprattutto nel settore dell’e-

strazione degli oli essenziali che, secondo Rinaldi Ceroni, costituiscono

il mezzo per conquistare il mercato. Tutte attività che portano il

Giardino di Casola all’attenzione nazionale, come scrive il settimanale

Famiglia Cristiana del 3.10.1982 in un articolo rivolto a chi vuole intra-

prendere la coltivazione delle erbe officinali: “Un punto di appoggio

prezioso sono i vivai delle Aziende Regionali delle Foreste che fornisco-

no semi e piantine per prove vegetazionali di acclimatazione. Tra que-

sti, il primo, autore di ricerche avanzate, è quello di Casola Valsenio”.

Dal quale nascono infatti alcuni giardini officinali grazie alla consulenza

di Rinaldi Ceroni, il quale, nel giugno del 1984, inaugura il Giardino

Officinale di Marzana (Verona), unanimemente riconosciuto ed esaltato

come “figlio” di quello casolano.

Page 78: Augusto Rinaldi Ceroni

76 Il Professore raccoglie anche riconoscimenti personali. Come

l’attribuzione, nel corso di Herbora 1982, del titolo di Pioniere

dell’Erboristeria Italiana accompagnato dalla consegna del Seminatore

d’Argento. E’ un riconoscimento che l’anno prima era stato assegnato a

Giuseppe Penso, Giuseppe Lodi, Pietro Zangheri, Pietro Pomini e Paolo

Rovesti. Così che anche Rinaldi Ceroni entra nella ristretta cerchia dei

“grandi vecchi” dell’erboristeria italiana; di coloro cioè che con il loro

sapere e la loro tenacia radicate nel campo dell’erboristeria dell’Italia

pre-industriale erano stati tra i protagonisti della rinascita dalla metà

degli anni Settanta nella quale avevano riversato la loro saggezza.

Si tratta di considerazioni confermate dal presidente dell’Azienda

Regionale delle Foreste dell’Emilia Romagna, Sergio Rossi, il quale,

nel maggio del 1981, al momento di lasciare l’ARF, scrive al Professore:

“Quanta passione, quanta saggezza e quanto amore ho sentito e visto

in lei nel conoscere, nello studiare, nel voler seguire e proteggere

le erbe officinali e nel trasfondere ad altri, disinteressatamente, con

immensa partecipazione, il suo sapere in questa materia così speciale,

nonostante la moda odierna. (...) Lei deve battersi come sempre anche

in avvenire - non si deve arrendere - nel presentare, sostenere e illustra-

re le sue dinamiche ed intelligenti idee, riccamente presenti in lei e così

preziose in questa oceanica e difficile materia”.

Ma Rinaldi Ceroni ha quasi settant’anni e la direzione del Giardino

si fa pesante, sia per le attività scientifiche che per quelle divulgative,

con un numero di visitatori in continua crescita, che supera le 12.000

unità nel corso del 1982. Così che, nei primi mesi del 1983, lascia la

guida del Giardino Officinale, compilando, a beneficio dell’ARF, un’im-

ponente relazione sul lavoro svolto e sui risultati ottenuti.

Augusto Rinaldi Ceroni

inaugura il Giardino

Officinale di Marzana

(Verona), “figlio” del

Giardino di Casola

Valsenio - 23.6.1984

Page 79: Augusto Rinaldi Ceroni

77

Il Mességué italianoDopo il tempo del lavoro giunge, per il Professore, il

tempo dei riconoscimenti. Sia da parte della Regione

Emilia Romagna che dell’Amministrazione Comunale di

Casola Valsenio che gli consegnano rispettivamente una

targa d’argento ed una medaglia d’oro. Se il riconoscimen-

to della Regione riguarda l’attività nell’ambito del Giardino

Officinale, quello del Comune si allarga a tutte le iniziative

e meriti accumulati in oltre quarant’anni.

Il 16 luglio 1984, nella sala consiliare del municipio di

Casola Valsenio, gremita di pubblico e di autorità, tra le

quali i sindaci delle valli del Senio, Santerno e Lamone, il

sindaco Gianpaolo Sbarzaglia motiva l’attribuzione della

medaglia d’oro citando i meriti acquisiti dal Professore

nella formazione culturale dei giovani casolani, nella divul-

gazione del patrimonio artistico e naturalistico della valle

del Senio e nel campo dello studio delle piante officinali.

Insieme alla creazione del Giardino Officinale che, oltre ad

aver dato notorietà a Casola Valsenio, costituisce uno

straordinario strumento di promozione turistica. Ed

aggiunge: “Al di là di tutto questo e di molti altri attestati

e meriti che hanno gratificato il prof. Rinaldi, tutti noi,

comunità casolana, vogliamo esprimere la riconoscenza ad un carissimo

amico, ad un cittadino esemplare che ama profondamente la sua terra e

la sua gente e che, coerente con questo forte sentimento ha agito e lot-

tato, con quella tenacia, quella passione e quell’entusiasmo che sempre

lo distinguono”. Parole che fanno scrivere al Professore sul retro di una

fotografia della cerimonia: “E’ stato il giorno più bello della mia vita”.

A sua volta, poco tempo dopo, la Rubiconia Accademia dei

Filopatridi di Savignano sul Rubicone gli attribuisce il riconoscimento

della caveja per il prestigio col quale ha coltivato gli studi naturalistici,

in particolare sulle piante officinali. Ma ciò che più colpisce Rinaldi

Ceroni ed in un certo modo lo imbarazza è l’assimilazione da parte

della stampa con il famoso naturalista francese Maurice Mességué.

“In questi giorni - scrive ad un amico - mi hanno citato come il

Mességué italiano... io dico veramente che danno i numeri”.

In realtà l’accostamento da una parte lo gratifica, riconoscendogli

sapere e saggezza, dispensati a piene mani per il benessere degli uomi-

ni e per valorizzare il patrimonio naturalistico. Dall’altra parte l’accosta-

mento appare invece ingeneroso perché, mentre lo studioso francese

ha legato il suo nome a molte iniziative di carattere commerciale, l’atti-

vità del professore casolano non è mai stata condizionata da qualsiasi

tornaconto economico. Come dimostra l’intensa attività di consulenza

L’Amministrazione

Comunale di Casola

Valsenio consegna

la medaglia d’oro al

professor Rinaldi Ceroni

- 16.7.1984

Page 80: Augusto Rinaldi Ceroni

78 disinteressata che continua a svolgere per amicizia a favore dei titolari

di aziende come l’Istituto Bioterapico Internazionale di Genova o il

Laboratorio Sperimentale di Fitofarmacia di Caserta, dopo aver lasciato

la direzione del Giardino. Che, ovviamente, continua a frequentare, sia

per i suoi studi che per accompagnare i visitatori più autorevoli.

Impegno e nuove idee continuano ad essere messi in campo da Rinaldi

Ceroni soprattutto a favore del suo paese. A cominciare dal “Mercatino

delle erbe officinali e dei prodotti dell’erboristeria”, ideato nel 1981 da

Fabio Piolanti, assessore comunale al Turismo. Siamo però negli anni

del trionfo dell’effimero estivo e per ciò il Professore guarda inizialmen-

te al Mercatino con una certa diffidenza. Verificatene invece la concre-

tezza, la specializzazione, l’originalità e la straordinaria potenzialità

divulgativa per quanto riguarda la conoscenza delle piante officinali da

parte del grande pubblico, offre una piena collaborazione, contribuen-

do a consolidare la manifestazione che in poco tempo si impone all’at-

tenzione generale.

Lo testimonia Claudio Visani che sull’Unità del 10 agosto 1984 scri-

ve: “Il profumo intenso della lavanda vi prende ben prima di entrare in

piazza Sasdelli. La presenza della lavanda - spiega il prof. Rinaldi Ceroni

- dà all’aria che la circonda un alto tasso di distensione e porta anche

fortuna. E delle proprietà di questa e di altre piante officinali (rosmari-

no, salvia, dragoncello, prezzemolo, menta, timo e maggiorana) il pro-

fessore parla ogni venerdì sera, prima dello spettacolo folkloristico di

turno, di fronte ad una platea folta ed interessata. Ai margini di piazza

Sasdelli intanto, gli operai del Giardino

Officinale di Casola (uno dei più attrezzati

d’Italia) azionano un efficientissimo distillatore

per poi distribuire ai presenti le essenze, pro-

fumatissime, dei loro prodotti. Tutt’intorno le

bancarelle degli erboristi sono letteralmente

prese d’assalto da centinaia di visitatori che se

ne vanno, dopo aver ascoltato le tante virtù

delle erbe, con vistosi pacchi pieni di prodotti”.

E’ una formula che viene proposta ancor

oggi con i mercatini del venerdì sera di luglio

ed agosto. Anche se con aggiustamenti conti-

nui, molti dei quali si devono proprio al profes-

sore che ad ogni edizione, fino alla metà degli

anni Novanta, consegnava al presidente della

Pro Loco di turno i suoi appunti che comincia-

vano sempre così: “Alcuni suggerimenti e con-

sigli relativi al futuro del Mercatino delle Erbe”.

Il Mercatino delle erbe

officinali e dei prodotti

dell’erboristeria

di Casola Valsenio

Page 81: Augusto Rinaldi Ceroni

79Ed ogni anno “tirava fuori” idee originali e curiose; come il cuscino

imbottito di fiori di lavanda essiccati o il mazzetto di erbe adatte ad

abbassare il tasso alcolico degli automobilisti o uno stampato con l’e-

lenco delle erbe dell’amore o con l’abbinamento tra piante e segno

zodiacale. Molti suoi suggerimenti riguardano la conoscenza delle erbe

aromatiche ed il loro uso in cucina. Come troviamo nelle quattro pagine

compilate alla vigilia dell’edizione 1991 nella quali, tra l’altro, si può

leggere: “Potenziare e favorire al massimo la ristorazione a base di

erbe, questa è la condizione basilare e fondamentale per far conoscere

la nostra Casola, che vede nel ‘mangiare alle erbe’ una qualifica massi-

ma di distinzione e differenziazione dagli altri paesi”.

Quella del mangiare alle erbe era un’idea che Rinaldi Ceroni

coltivava già dai primi anni Cinquanta e che mette in pratica la prima

volta nel 1956, al ristorante Paradiso di Riolo Bagni, in occasione della

Giornata delle piante officinali, aromatiche ed essenziere. “Perfino

l’ottimo pranzo - commenta qualche giorno dopo Dario Zanasi sul Resto

del Carlino - é stato insaporito dalle piante aromatiche: antipasto

al coriandolo e al cappero; giardinetto di minestre al timo; filetti di

sogliole al basilico; pollo alla griglia con salvia, maggiorana e rosmari-

no; dolce Paradiso all’aneto; fragole al cumino e caffè all’anice.

Il prefetto, il provveditore agli studi e le altre autorità di Ravenna,

quando si sono alzati da tavola, odoravano come un orto al tempo

della piena estate”.

Ci sono altre occasioni - convegni e ritrovi - nelle quali il

Professore propone piatti a base di erbe aromatiche, ma è solo all’inizio

degli anni Ottanta che, grazie alla collaborazione di Catia Fava del risto-

rante Fava e di Giacomo Carubelli del Parco, mette a punto una “carta”

di piatti alle erbe. Che, senza dimenticare il passato, si muovono al

passo con l’uomo, seguendo i mutamenti di cultura e di costume,

dando corpo ad una cucina più sana e leggera; ricca di inventiva, di

umori e sapori.

“Il mangiare alle erbe - spiega Rinaldi Ceroni a chi gli chiede infor-

mazioni su questa nuova cucina - costituisce un passo importante per

riavvicinarci al mondo genuino e spontaneo della natura. Non ci si

deve aspettare un effetto miracoloso, ma riportare il livello nutrizionale

il più possibile vicino a quello naturale non può che fare bene; senza

contare il piacere di sperimentare nuovi sapori e variare menù spesso

di desolante monotonia”. E sfruttando anche l’alone di mistero e magia

che continua a circondare le erbe, elabora una mistura aromatizzante

di sette erbe - numero magico in Romagna - che tuttora viene offerta in

bustine ai visitatori del Giardino. E fa ancora di più: nel 1989 fonda,

insieme a Giuseppe Pittàno, l’Accademia della Tavola Verde per pro-

Page 82: Augusto Rinaldi Ceroni

80 muovere la conoscenza e l’utilizzazione delle piante aromatiche. Sia

organizzando conferenze ed incontri conviviali, sia con iniziative prati-

che. Come l’invenzione (che però avrà poca fortuna) dell’aromatichiere.

Si tratta di una colonna – ideata dal Prof e battezzata da Pittàno - alta

circa un metro e mezzo, piena di terriccio, con aperture a beccuccio a

diverse altezze, dalle quali escono una decina di piante aromatiche.

In poco tempo il mangiare alle erbe aromatiche si afferma in molti risto-

ranti locali ed anche nell’ambito dei Mercatini delle Erbe, consolidando

l’immagine di Casola Valsenio quale “Paese delle erbe officinali” o,

come dice qualcuno, di “Piccola Provenza italiana”. Si tratta di una

nuova identità turistica, riconosciuta anche dalla Regione Emilia

Romagna che sul finire degli anni Ottanta, include Casola Valsenio tra

i paesi turistici ufficialmente riconosciuti.

Ma se Casola vive una bella stagione nel nome delle erbe, altrettan-

to non si può dire del Giardino Officinale che dalla metà degli anni Ottanta

inizia ad accusare segni di stanchezza. Aggravati, nel 1989, dal sequestro

giudiziario, poi finito in nulla, di migliaia di piante di canapa, utilizzate nei

campi sperimentali di Budrio per separare ed isolare le parcelle. Casola Valsenio, paese

delle erbe officinali

Page 83: Augusto Rinaldi Ceroni

81

La rinascenza del GiardinoNel 1990 la direzione del Giardino viene affidata a Sauro Biffi, un

giovane diplomato in Agraria nel quale Augusto Rinaldi Ceroni ripone

immediata fiducia. “Erano passati pochi giorni dalla mia assunzione -

ricorda Biffi - quando il Prof mi chiamò per la prima volta a casa sua per

spiegarmi come organizzare le semine ed i trapianti e squadrare le par-

celle. Poi mi diede gli elenchi delle piante da seminare, insieme a tabel-

le e schede che aveva preparato per aiutarmi nell’organizzazione delle

attività del Giardino. Ed ogni quindici giorni ci vedevamo; spesso al

Giardino, per verificare l’applicazione pratica di quanto mi diceva a

casa sua”.

La collaborazione tra il vecchio maestro ed il giovane erborista dà i

primi, ottimi, frutti con la realizzazione, nel 1991, di un ampio gradone

per le piante da utilizzare in cucina. Vi vengono collocate una cinquanti-

na di specie aromatiche, con in bella evidenza - secondo la volontà del

professore – l’erba cipollina, simbolo della ristorazione; l’estragone o

dragoncello, simbolo della salute e la pimpinella, simbolo del buon

umore. La realizzazione del nuovo gradone viene accompagnata e valo-

rizzata dalla pubblicazione de Il giardino aromatico, a cura di Massimo

Rinaldi Ceroni, altro parente del Professore per sangue e per la passio-

Il giovane direttore

del Giardino, Sauro Biffi,

ascolta i consigli

del “vecchio maestro”

Augusto Rinaldi Ceroni

Page 84: Augusto Rinaldi Ceroni

82 ne per le piante officinali; pubblicazione segui-

ta due anni dopo da Il giardino per la cosmesi.

Il 1991 è un anno importante, anche perché nel

mese di luglio viene inaugurata la Strada della

Lavanda, frutto del lavoro congiunto di

Augusto Rinaldi Ceroni insieme a Sauro Biffi,

al Corpo Forestale dello Stato, al sindaco di

Casola, Franco Tronconi, che è subentrato a

Sbarzaglia, e alla Provincia di Ravenna attra-

verso l’impegno dell’ingegnere capo Giuseppe

Sangiorgi. Il percorso, che dalla Statale 306 nei

pressi di Casola Valsenio risale il versante sini-

stro toccando il Giardino e raggiungendo il cri-

nale, è fiancheggiato da circa tremila piante di

diverse varietà di lavanda sistemate in aiuole o allineate in piccoli fila-

ri. La Provincia punta molto - soprattutto per iniziativa dell’assessore

al Turismo, Vittorio Ciocca e del dirigente del servizio Valter Verlicchi -

sulla valorizzazione turistica della collina attraverso le piante officinali.

E l’anno seguente la Strada della Lavanda si allunga, includendo, da

una parte, il tratto che risale il versante opposto della vallata e scende

poi fino a Zattaglia. Mentre, dall’altra parte, la Provincia di Bologna

borda di lavanda il tratto di strada che dal crinale tra il Senio ed il

Santerno, scende a Fontanelice. L’esperienza accumulata dalle ammini-

strazioni provinciali nella realizzazione della Strada della Lavanda viene

poi dispiegata in ambiti più vasti. Ed oggi, per quanto riguarda la pro-

vincia di Ravenna, molte strade del Faentino e del Lughese sono abbel-

lite con bordure di piante di lavanda.

Nella primavera del 1993, sempre su progetto di Augusto Rinaldi

Ceroni, viene realizzata la “Strada delle Piante della Memoria” da parte

della Provincia di Ravenna, del Corpo Forestale dello Stato e del

Comune di Casola Valsenio. Si tratta di un percorso di poco più di tre

chilometri che, dal Passo del Corso fino a Monte Battaglia, segue la

linea di crinale tra la valle del Senio e quella del Santerno, fiancheggia-

to da otto oasi. Ognuna delle quali ospita gruppi di piante da frutto tipi-

che dell’Appennino romagnolo. Piante presenti un tempo nelle vicinan-

ze delle case coloniche, nei campi o ai margini del bosco e quindi

abbandonate e dimenticate negli anni del boom economico.

La realizzazione della Strada delle Piante della Memoria si collega alla

Festa dei Frutti Dimenticati che il Comune e la Pro loco di Casola

Valsenio organizzano dal 1992, nel terzo fine settimana di ottobre. Con

gli agricoltori locali che, come avviene tuttora, espongono e vendono

azzeruole, corbezzole, corniole, sorbe, nespole, mele rosa, pere volpi-

Augusto Rinaldi Ceroni

inaugura la Strada della

Lavanda - luglio 1991

Page 85: Augusto Rinaldi Ceroni

83

Un tornante della

Strada della Lavanda

Imbocco della Strada

della Lavanda

Page 86: Augusto Rinaldi Ceroni

84

Scorcio della Festa

dei Frutti Dimenticati

di Casola Valsenio

ne, cotogne, giuggiole, prugnole e tanti altri piccoli frutti su bancarelle

che grazie a caratteristici addobbi e decori ricompongono le atmosfere

autunnali di un tempo. L’iniziativa piace ad Augusto Rinaldi Ceroni il

quale, pur non condividendo il nome, fornisce tutto l’appoggio del suo

sapere e della sua esperienza. Con tanti consigli e con il progetto del

nuovo percorso turistico, che però viene indicato come Strada delle

Piante della Memoria e non dei Frutti Dimenticati. Ed ancora, con un

intervento nel corso del seminario su “Erbe e sviluppo” che si svolge

a Riolo Terme nel dicembre del 1994, punta l’attenzione sulle “piante

ritrovate o d’altri tempi”, nella speranza che tornino nei pressi delle abi-

tazioni, negli orti, nei giardini e nei campi. “E’ perciò necessario - affer-

ma - farle conoscere, moltiplicarle, prepararle e diffonderle nell’interes-

se della nostra gente. Il Giardino Officinale deve preparare queste

nuove piante, ottenendole da seme, da talee, da polloni e da innesti.”

Ma il Giardino Officinale sta attraversando una crisi gestionale

in seguito allo scioglimento, nel 1993, dell’Azienda Regionale delle

Foreste. Crisi che si risolve nel 1996, con l’assunzione della gestione

da parte della Società d’Area dei Comuni di Brisighella, Casola Valsenio

e Riolo Terme, che ne modifica la denominazione in Giardino delle Erbe

ed avvia interventi di ammodernamento strutturale con la creazione di

aule didattiche, di una olfattoteca, della biblioteca e di un punto vendita.

Sono però interventi che Rinaldi Ceroni segue oramai con un certo

distacco, preso da altri pensieri. E dire che poco tempo prima, nel

dicembre del 1993, in occasione dei festeggiamenti per il suo ottantesi-

mo compleanno, svoltisi in municipio con interventi del sindaco Franco

Tronconi e del presidente della Provincia, Gabriele Albonetti; Giuseppe

Pittàno aveva salutato il professore esclamando: “Non siamo andati

indietro, rispetto al passato, perché il mondo è pieno ancora di ottimi-

Page 87: Augusto Rinaldi Ceroni

85sti, che hanno il coraggio di sognare”.

Ma l’ottimismo di Augusto Rinaldi Ceroni

deve subire il contraccolpo della scomparsa,

proprio in quei giorni, della moglie Vittorina,

la quale, con la sua presenza sempre discreta

aveva creato le condizioni perché il Prof potes-

se seguire le sue idee ed i suoi sogni. Due anni

dopo, nel 1995, se ne va anche Giuseppe

Pittàno, Pécio, l’amico di sempre ed il compa-

gno di tante iniziative che era appena entrato

a far parte del consiglio comunale di Casola

Valsenio, retto dal nuovo sindaco Marino

Fiorentini, proprio per continuare a dare il suo

apporto allo sviluppo del paese.

Ma il Professore non smette di sognare, anzi allarga il suo orizzon-

te, guardando lontano, sia al passato che al futuro. Da una parte lavora

al progetto della Strada dei Ceronesi che prevede l’impiantamento di

cerri lungo la strada che da Renzuno porta alla rocca di Ceruno - nido

dei Ceronesi - toponimo che secondo mons. Giancarlo Menetti che ha

studiato la genealogia dei Rinaldi Ceroni, deriva da esemplari di cerro

che caratterizzavano la località. Dall’altra parte, riesce a convincere

I frutti dimenticati:

pere volpine, sorbe

e pera cotogna

Il Professore con

la moglie Vittorina

Page 88: Augusto Rinaldi Ceroni

Alessandro Righini, offrendo un primo contri-

buto, a costituire un comitato per innalzare

una croce sul colle di Albignano in occasione

dell’entrata del nuovo millennio. Croce che

purtroppo non riesce a vedere perché muore

il 14 dicembre 1999. In un pomeriggio freddis-

simo lo accompagna al cimitero tutto il paese

insieme a tanta gente venuta da fuori. È un

corteo che, secondo le volontà del Professore,

si ferma davanti alla Scuola Media per un ulti-

mo breve saluto a quella scuola che aveva

diretto in modo moderno ed aperto, perno e

volano di tante iniziative che si erano sussegui-

te in quasi quarant’anni.

Nel giugno del 2000, sindaco Giorgio Sagrini, il Giardino delle Erbe

viene intitolato ad Augusto Rinaldi Ceroni da parte dell’Amministrazione

Comunale di Casola Valsenio che ne assume la gestione, affidandone

la conduzione alla Cooperativa Montana “Valle del Senio”. Che mette

mano ad ampliamenti strutturali ed alla sistemazione degli spazi,

potenziando inoltre la produzione e la commercializzazione di piante

officinali, dei prodotti erboristici ed anche delle piante di un tempo,

come le chiamava il professore. Mentre nelle aree di sperimentazione

si svolge una intensa attività scientifica da parte delle Università di

Bologna, Modena, Parma, Torino, Milano e Vienna. I gradoni che ospita-

no oltre 450 varietà di piante sono meta di numerosi visitatori, soprat-

tutto scolaresche ed appassionati, che superano il numero di diecimila

all’anno, grazie ad una intensa attività promozionale e ad iniziative di

largo interesse sulle quali punta l’Amministrazione comunale per incen-

tivare il turismo. Come dimostra il successo di “Erbeinfiore”, festa dedi-

cata all’uso dei fiori in cucina e nella medicina, che si svolge l’ultima

domenica di maggio. Il Giardino, con la gestione del Comune di Casola

Valsenio, la conduzione della Cooperativa Montana e sotto la direzione

di Sauro Biffi, sembra dunque tornato alla stagione d’oro a cavallo del

1980. Si è insomma ricreata la condizione giusta per riprendere il filo

lasciato da Rinaldi Ceroni e completare il suo progetto annotato in un

foglietto ritrovato tra mille carte: “Il Sogno del Professore era all’inizio

questo: trasformare la valle tutta a vocazione lavanda, turisticamente

insuperabile e incantevole, economicamente valida per una riconversio-

ne agricola produttiva dei terreni di colle e di monte e creare un centro

e una zona di produzione tipica di un’essenza di lavanda qualificata”.

86

Page 89: Augusto Rinaldi Ceroni

Testimonianze

Casola Valsenio nel 1950

Page 90: Augusto Rinaldi Ceroni

Rinaldi Ceroni, il divulgatoredi Enrico Doccidocente di Italiano e Storia presso la Scuola di Avviamento Professionale

ad indirizzo Agrario “A. Oriani” di Casola Valsenio dal 1958 al 1961

A metà degli anni ’50, in un pomeriggio d’incipiente autunno,

il prof. Augusto Rinaldi Ceroni scese a Faenza a conferirmi personal-

mente l’incarico di insegnante di Italiano nella Scuola d’Avviamento

a indirizzo Agrario di Casola Valsenio di cui era Direttore.

Io non ero a casa e lui si intrattenne a lungo a parlare con mia

mamma a cui raccontò e chiese un mucchio di cose: le disse che era

stato alunno di mio babbo, che aveva due o tre fratelli missionari, che

la sua scuola era una grande famiglia ecc. D’altro canto a mia mamma

non parve vero raccontargli che io ero stato ufficiale degli Alpini meri-

tando elogi ed encomi e che al momento ero collaboratore fisso della

Rai di Bologna dove curavo, nel Gazzettino, il notiziario della Romagna

e la rubrica domenicale “Romagna mia”. Alla fine dell’incontro i due

combinarono che all’inizio dell’anno scolastico io avrei preso regolar-

mente servizio nella scuola di Casola. E così fu. Da quel giorno tra mia

mamma e il professore nacque una reciproca simpatia fatta di cordiali

confidenze e di premurose attenzioni. Mia mamma, donna di poche let-

tere ma di grande buonsenso si sentì ognora gratificata dalla stima e

dalla considerazione che il Prof (con questa emblematica abbreviazione

il prof. Augusto Rinaldi Ceroni era affettuosamente chiamato da tutti

i casolani) non mancò di manifestarle per tutta la vita.

Il Prof, anche quando io non ero più insegnante a Casola, se

aveva bisogno di qualsiasi cosa, se desiderava che qualche notizia

apparisse sui giornali o fosse trasmessa alla radio o in tv, si rivolgeva

a mia mamma e lei, con quella dolce insistenza di cui sono capaci solo

le mamme a rammentarmi di accontentare il mio vecchio superiore,

di fare quel pezzo, di correggere quelle bozze, di fare quell’intervista,

di partecipare a quel pranzo di lavoro ecc.

E così come stabilito da mia mamma e dal Prof, mi trovai ad inse-

gnare nella scuola di Casola ed ebbe inizio per me quella irripetibile

e in un certo senso anomala avventura scolastica nella valle del Senio

che durerà per circa quattro anni per rimanere poi indelebilmente incisa

nei ricordi più vivi della mia vita.

Quella di Casola era una scuola che in ogni dove profumava di

lavanda, appena entravi ti sentivi tutto preso da questa fragrante acco-

glienza che era un benvenuto accattivante, ricco di fascino e di miste-

Enrico Docci, a destra,

con Augusto Rinaldi

Ceroni e, di spalle, il pro-

fessor Primo Rubaconti

Page 91: Augusto Rinaldi Ceroni

89riose aspettative. Dietro l’edificio scolastico, il cortile con un vecchio

distillatore appoggiato al muro, tutto circondato da piccole biche di

lavanda in attesa della distillazione e più in alto, oltre il muro di cinta,

a mo’ di giardino pensile, lussureggiava l’orto botanico con le famose

erbe officinali, aromatiche ed essenziere e le varie specie di lavanda in

bella mostra. Ma soprattutto c’era lui, il grande capo, il padre padrone

ad accoglierti con quella paterna benevolenza che non riusciva a celare

un carattere aduso al comando e alle decisioni repentine. “Ogni deside-

rio del capo è un ordine” stava scritto su di un piatto di ceramica in

bella vista nella sala degli insegnanti. Un motto assai gradito al capo

che ben si addiceva ad un istituto che era una grande famiglia dove tutti

si lavorava con l’entusiasmo dei neofiti e la consapevolezza dei veterani.

Capii subito che questa scuola era davvero il vero centro di

Casola, il punto di riferimento del sindaco (comunista) e dell’arciprete

(insegnante di religione) che trovavano appunto nel nostro preside

(liberale) quell’ago della bilancia capace di smussare e risolvere tutte

le più svariate problematiche del paese. Peppone e don Camillo aveva-

no trovato nella nostra scuola un punto di incontro certamente più fun-

zionale e discreto e soprattutto meno compromettente della chiesa o

del comune. Quindi tutto era buono perché il sindaco venisse a scuola;

dalla distribuzione delle pagelle agli auguri di Natale, dalla distillazione

Il vecchio distillatore

utilizzato dalla scuola

Page 92: Augusto Rinaldi Ceroni

90

della lavanda, all’acquisizione di nuovi libri per la biblioteca, dalla

messa in sito di nuove piante nel giardino ai saluti al provveditore ecc.

con l’insegnante di religione sempre ovviamente presente a formare

col sindaco una coppia di sapore guareschiano ma anche di grande

umanità. Per un verso o per l’altro tutti e tre amavano Casola e ci tene-

vano a dar lustro al paese.

Il sindaco e l’arciprete erano della bassa, l’unico del posto da anti-

che generazioni era il preside ed anche questo contribuiva non poco ad

accrescerne il prestigio. Il Sindaco Rossini, già partigiano e sindacalista

era stato messo a fare il primo cittadino di Casola dal suo partito come

premio alla sua fedele militanza politica, l’arciprete don Guidani, colle-

ga di studi ed amico personale dal card. Staffa e del vescovo mons.

Proni, era giunto a Casola forse in attesa di una sede più prestigiosa

che comunque gli fu preclusa dalla morte che improvvisa e prematura

lo ghermì, seguito dall’altrettanto improvvisa dipartita della sua cara

mamma, che cessò di vivere appena resasi conto della morte del figlio.

Una duplice morte tanto simile all’epilogo di una tragedia greca di fron-

te alla quale tutta Casola pianse compreso il pragmatico sindaco che

per lui ebbe parole di spontaneo affetto e di commossa rimembranza,

da avversario leale ma soprattutto da amico vero.

Nelle ore a disposizione il preside mi aveva autorizzato a stare in

Il sindaco Amleto Rossini

a destra

Il Prof con, alle spalle,

don Elviro Guidani

Page 93: Augusto Rinaldi Ceroni

91presidenza a fare il cronista e così non passava giorno che non trasmet-

tessi alla Rai una notizia da Casola. Le fonti ovviamente tutte di prima

mano. Nel Gazzettino dell’Emilia Romagna, Casola, dopo le città capo-

luogo di provincia, diventò così il paese più ricordato della regione e per

così dire, più conosciuto. Gli argomenti: i più disparati, dalle sagre agli

aneddoti, ai fatti di più diversa natura e umanità, alcuni davvero memo-

rabili come la maxi bomba d’aereo portata a scuola da un alunno con un

trattore, il vitello dalle due teste, il jet militare che faceva picchiate acro-

batiche sopra la chiesa di Renzuno dove era parroco il fratello del pilota,

gli Americani che pensavano di avere avuto in dono Monte Battaglia…..

I fatti più importanti venivano ulteriormente sviluppati anche in

televisione, allora alle prime armi. In Cronache Italiane i principali titoli

riguardanti Casola furono il monumento di Oriani realizzato da Biancini

e presentato da Orio Vergani che pronunciò un memorabile discorso,

il formidabile scoop della necropoli etrusca con il presunto guerriero

sepolto assieme al suo cavallo sul cui argomento sono stato interpella-

to anche recentemente da un giudice del tribunale europeo dell’Aia,

tuttora in cerca di prove e di indizi sull’argomento e la notizia del rinve-

nimento di reperti neolitici con la ripresa di diverse selci preistoriche

di varia foggia, venute alla luce in occasione di alcuni scavi effettuati

da archeologi di ventura, la riconsegna anonima di un manoscritto di

un libro d’Oriani trafugato durante il passaggio del fronte, il cortiletto

dell’Abbazia di Valsenio già ripreso come soggetto di scena da

Zandonai nella sua Francesca da Rimini, la vita notturna del riccio (por-Il nocino del Prof

Page 94: Augusto Rinaldi Ceroni

92

cospino) con scene di grande interesse scientifico ecc.

Alla Rai gli operatori mi chiedevano con insistenza di proporre i

più svariati servizi da Casola perché la scaletta era sempre pronta e ben

fatta e non mancava mai un lauto pranzo di lavoro come al solito offer-

to generosamente dal Prof con gli immancabili omaggi di bottigliette di

nocino, di mazzetti ed estratti di lavanda sempre accompagnati dai più

diversi souvenir di circostanza.

Ma a Casola non c’era soltanto da fare l’insegnante e il cronista per-

ché bisognava essere anche degli organizzatori e dei divulgatori di razza.

Talora il Preside mi chiedeva “Che cosa possiamo fare? Cerchi di inventare

qualcosa di interessante per Casola. Me ne parli domani”. E fu così che il

preside diede via libera a diverse mie proposte che trovarono in lui il gran-

de patrocinatore e il convinto assertore, così quando gli disse che la Fiera

di Bologna, dopo aver visto i servizi televisivi, era ben lieta di offrire alla

nostra scuola uno stand per esporre e presentare la coltura della lavanda

e delle varie piante aromatiche ed essenziere, accettò la proposta con

grande entusiasmo certo di un sicuro successo, come del resto avvenne.

La nostra fu l’unica scuola della regione ad essere presente in Fiera. Il

Provveditore ebbe parole d’elogio, le autorità più diverse espressero il

loro più vivo compiacimento, mentre gli alunni, a turno presenti in Fiera

con i loro professori, diedero prova di grande maturità e in seguito si sen-

tirono particolarmente orgogliosi di questa esperienza.

Quindi la scuola era in un certo senso la sede ideale a quella

realtà casolana da divulgare e raccontare con ogni mezzo anche oltre la

vallata. Successivamente il Preside mi pregò di scrivere anche delle

poesie sulla lavanda, pubblicate poi non so in quale rivista. Ricordo che

un sonetto finiva: “Così avvien che per Casola s’espanda/giù giù dai

colli nell’estive sere/un sottile profumo di lavanda/e d’altr’erbe aromati-

Una classe della

Scuola di Avviamento

Page 95: Augusto Rinaldi Ceroni

93che essenziere/che il vento vesperal porta lunghesso/la strada di

Valsenio verso i piani,/sfiorando lieve l’ombra d’un cipresso/ e l’urn’ove

riposa Alfredo Oriani.”

Oggi spero solo che il solitario del Cardello non se ne sia troppo

offeso. Nel dicembre del ’59, in occasione della sagra del paese organiz-

zammo la 1a Giornata della Lavanda con le alunne della nostra scuola a

percorrere le vie di Casola per offrire alla gente sacchettini e mazzetti di

lavanda assieme a fialette di essenza. Per l’occasione mi fu commissio-

nata un’altra poesia che terminava così: “…Ora canto in onor delle bam-

bine/che in un giorno piovoso ed invernale/con fiori di Lavanda e botti-

gline/fecero propaganda officinale/profumando le strade casolane/men-

tre a festa suonavan le campane”. Spesso io e il preside andavamo poi

in trasferta insieme a parlare con qualche personaggio, ad illustrare

qualche iniziativa, ad invitare a Casola qualche notabile. Il Prof, sempre

con il suo aplomb signorile, il suo immancabile farfallino e, ben piantato

in testa, il suo Borsalino di feltro purissimo che, quando doveva affron-

tare qualche situazione difficile, con un piccolo tocco scaramantico della

mani, alzava impercettibilmente sopra la fronte. “Cappello da bufera”

lo definivo io, mutuando tale espressione dal gergo alpino, ma sta di

fatto che col copricapo messo in tal modo il Prof era talmente caricato

che superava qualsiasi ostacolo e le imbroccava davvero tutte.

Quando, un giorno venimmo poi a sapere che era imminente la

nascita dell’erede al trono della Persia, non ci parve vero

scrivere all’Ambasciata di quel paese per far sapere che

nell’antichità i figli delle dinastie dei vari re persiani

nascevano, come buon auspicio, in luoghi irrorati e profu-

mati dalla lavanda. Si trattava unicamente di una semplice

notizia di carattere storico e niente di più. E invece ina-

spettata giunse a scuola una lettera direttamente

dall’Ufficio personale della Imperatrice di Persia che chie-

deva dettagli sulla nostra segnalazione pregando di met-

terci subito in contatto con l’Ambasciata di Roma per illu-

strare meglio quanto scritto e accordarsi eventualmente

sul da farsi. Per avvallare quanto scritto citammo brani di

Pausania, Senofonte e di altri storici greci. Poi iniziò la

grande preparazione dell’invio della benaugurante e pro-

piziatrice lavanda con il Prof trasformatosi per qualche

tempo in diplomatico intento a telefonare e a scrivere ad

ambasciate ed uffici consolari. E così quando nacque il

piccolo Ciro la sua noursery odorava di Lavanda del Senio.

L’imperatrice Farah Diba, grata ringraziò inviandoci un suo

bellissimo ritratto a colori con dedica, tenuto in bella

Il Prof sorridente

e rilassato

Page 96: Augusto Rinaldi Ceroni

mostra all’ingresso della scuola fino all’avvento di Komeini. I giornali

diedero un gran risalto all’avvenimento, l’United Press chiese un pezzo

sull’avvenimento e sul Daily Mirror apparve uno stelloncino con il prof.

Rinaldi Ceroni definito “The lavender’s father”. Davvero un grande suc-

cesso internazionale per una piccola scuola come quella di Casola.

Ma penso sia venuto il momento di rendere noto anche alcuni memora-

bili blitz organizzati e realizzati assieme al Prof, con una consumata abi-

lità da 007, per venire in possesso di alcune specie di piante protette

come la lavanda pura francese (originale), coltivata in alcuni campi

recintati e proibiti, in quel di Grasse (Francia) o le rose da profumo bul-

gare considerate una ricchezza nazionale e perciò difese con torrette

di guardia sorgenti in mezzo alle immense distese di roseti di Russe

(Bulgaria). Per non dire della prima soia americana (Ferruzzi) giunta

in Italia e depositata a Porto Corsini in grandi silos recintati e sigillati

dalla Guardia di Finanza. Qualche anno fa, prima che un lento declino

fisico lo inchiodasse in casa a vivere di affetti certi e di silenti ricordi,

il prof. Rinaldi Ceroni mi cercò pregandomi di dare una sintetica veste

poetica al suo famoso nocino. – Mi raccomando al massimo un paio di

versi perchè il Nocino del Prof è contenuto in una bottiglietta assai pic-

cola- mi disse. E così venne fuori il distico “E’ un licor pien di virtù/che

ti tira sempre su”. Un modesto slogan pubblicitario che il Prof apprezzò

assai e divulgò ovunque con il solito entusiasmo.

Un uomo politropos il nostro Prof, generoso e quanto mai schietto

che fino all’ultimo mi onorò della sua grande amicizia fatta di cordialità

accattivante e di innata gentilezza; un vero gentiluomo di provincia d’al-

tri tempi, innamorato della sua gente e della sua terra e come pochi

capace di coinvolgere ed esaltare il suo prossimo con le iniziative più

belle ed originali, sempre in nome delle sue piante, del suo paese, della

sua amata Romagna.

94

Il Prof con il

“cappello da bufera”

Page 97: Augusto Rinaldi Ceroni

Augusto Rinaldi Ceroni, il preside

di Paola Lagoriodocente di Matematica e Scienze dal 1970 al 1975

presso la Scuola Media Statale di Casola Valsenio

Quando ho saputo dell’idea di ricordare

il preside Rinaldi Ceroni, il nostro Prof, e della

proposta di affidare a me la stesura di alcune

pagine di questo volume, ho provato una sen-

sazione immediata di gioia. Potevo ancora

una volta parlare di lui, raccontare i miei innu-

merevoli ricordi e quelli di tanti insegnanti

che hanno avuto l’avventura di passare dalla

scuola media di Casola Valsenio, quando “al

comando” c’era il Prof.

Ritorno con la mente al millenovecentoset-

tanta: per la prima volta guidai la mia utilitaria

verso Casola, con destinazione la scuola

media. Era la mia prima esperienza di inse-

gnante e il trovarmi” a stretto contatto” con un

preside mi faceva sentire insicura ed imprepa-

rata, e ancora di più con il Prof.

Tornando in famiglia mi lamentavo per le sue irruzioni in classe e

per la sua pignoleria nel confronto degli aspetti burocratici. Non capivo

che, come preside, si preoccupava del mio presente e, come padre, si

preoccupava del mio futuro, della mia carriera e mi metteva al sicuro da

errori e da dimenticanze che avrebbero potuto avere ripercussioni sulla

mia vita, anche dal punto di vista economico.

Una collega racconta: “Quando l’incontrai per la prima volta rimasi ter-

rorizzata! Lui mi accolse presentandosi così – sono il preside più terribi-

le della zona…- e io gli credetti… ma fui poi costretta ad accettare tutti i

dolcetti che sbucavano quotidianamente dalle sue tasche, a confidargli

le mie avventure e disavventure…”.

Rinaldi era esplosivo, determinato e otteneva sempre quello che

voleva da tutti; la sua grande capacità consisteva nel riuscire a capire

gli altri, per arrivare al cuore, al “buono”che ognuno nasconde dentro

di sé e a farlo emergere. Dopo le prime battute di sgomento, per i nuovi

arrivati alla scuola, il Prof compariva in tutta la sua umanità e disponi-

bilità, mostrava i molteplici aspetti della sua funzione di preside e chie-

deva ai suoi collaboratori di dare sempre il massimo, ma non tralascia-

Paola Lagorio con il

Prefetto di Ravenna

in occasione della festa

organizzata dal preside

Rinaldi Ceroni alle Cupole

di Castel Bolognese per

salutare colleghi, docenti

ed ex allievi al termine

di quasi quarant’anni di

lavoro nella scuola

Page 98: Augusto Rinaldi Ceroni

96 va mai di ”farti sentire a casa,” tanto che nessuno voleva chiedere il

trasferimento e quando lo faceva era sempre per esigenze familiari.

“La scienza dice che siamo tutti pezzi unici…….ma il Prof non era

unico, bensì atipico”e anche eccezionale. Questo è quello che molti

insegnanti pensano di Rinaldi. Ognuno ha incontrato numerosi presidi

nella sua carriera scolastica, ma soltanto lui è rimasto nella mente e nel

cuore di tutti. Quando vivi a contatto con una persona, che ogni giorno ti

dà prova del suo valore, ti offre aiuto e comprensione e anche nel

comando sa dare il giusto valore alle cose e non dimentica mai di farti

sentire una “persona”, pretende ma è sempre al tuo fianco, ti incorag-

gia, ti sprona ma se cadi si piega e ti sorregge, allora capisci che è con

lui che vuoi stare e i chilometri che ogni mattina devi fare per raggiunge-

re la scuola sono poca cosa in confronto a ciò che trovi al tuo arrivo e

che lui ti dà.

Nell’atrio della scuola, nella pancia del busto di Alfredo Oriani, il

Prof teneva sempre qualcosa per scaldarci nelle fredde giornate inver-

nali o per farci riprendere dalle grandi fatiche: il vov al caffè o il famo-

sissimo nocino del Prof, che lui stesso faceva ogni anno, seguendo una

ricetta personale. Ancora oggi, dopo tanti anni che il Prof ha lasciato la

scuola e i suoi insegnanti, vedere una pianta di lavanda, un’erba offici-

nale, un papillon, un fischietto……….è per molti di noi motivo di strug-

gente malinconia. Chi ha lavorato fianco a fianco con il Prof, sa che il

papillon è stato uno dei suoi elementi caratterizzanti, lo distingueva da

tutti, era come il suo biglietto da visita.

Quando tutta la scuola andava in uscita scolastica o assisteva a

qualche manifestazione, il Prof riusciva a tenere ogni cosa sotto con-

trollo con il suo fischietto; nulla sfuggiva alla sua presenza vigile ed

attenta. Anche per noi insegnanti, nel collegio docenti o nei consigli di

classe, il fischietto trillava ogni volta che il Prof voleva richiamare la

nostra attenzione o ristabilire l’ordine.

Sono tanti i ricordi che si rincorrono nella mia mente, mentre sto

“fissando” sulla carta emozioni vissute ma sempre presenti, sepolte nel

passato ma sempre vive; mi riesce difficile dare precedenza all’uno o

all’altro, chi ha conosciuto il Prof e leggerà queste righe, capirà. La

scuola, tornando agli anni settanta, non era strutturata come oggi, non

esistevano ancora i Decreti Delegati. Il Prof convocava il collegio alla

fine delle lezioni mattutine e subito dopo organizzava la “colazione pro-

lungata di lavoro”, dove attorno ad una tavola e davanti a piatti fuman-

ti, ci sentivamo una unica grande famiglia e si instaurava tra tutti noi un

legame profondo che ci faceva rispondere sempre: ”Presente”, tutte le

volte che il Prof chiamava.

Anche negli anni dopo il pensionamento del preside aspettavamo

Page 99: Augusto Rinaldi Ceroni

97con ansia un suo cenno per risalire la valle e

ricreare quella dolce atmosfera che ci faceva

sentire bene, paghi di vederlo e di ascoltare le

sue parole cariche di entusiasmo. Spesso alla

buona tavola si associava il suono della fisar-

monica e della chitarra, compagne e amiche

di tanti momenti di vita. Ogni attimo della sua

giornata era speciale: la mattina era solito

prendere la sua dose di energia quotidiana

dal polline e iniziava ad affrontare le problema-

tiche della vita scolastica con determinazione

ed efficienza, ma sempre con infinita umanità

e con la ferma intenzione di aiutare gli alunni

nel loro cammino verso la vita.

Durante il corso della mattinata, se un

insegnante aveva un’ora libera, veniva “ingag-

giato” dal Preside per raccogliere lo zafferano

o scrivere i cartellini per catalogare le piante, che erano coltivate

in modo ordinato e sistematico nel giardino dietro la scuola media.

Nessuno all’interno della scuola poteva oziare, c’era lavoro per tutti,

ma ognuno era felice di “lavorare“ per lui, perché solo lui sapeva chie-

dere le cose in un certo modo e solo a lui nessuno sapeva dire di no.

Durante gli scrutini, capitava che gli insegnanti non sempre fosse-

ro d’accordo con il Preside sulle valutazioni e nascessero accese discus-

sioni. Prima del termine delle lezioni, a giugno, il Preside raccoglieva in

un prospetto le valutazioni finali degli allievi, in ogni disciplina. Si usa-

vano ancora i voti (quattro, cinque, sei…), e per gli alunni con rendimen-

to incerto, venivano assegnate valutazioni intermedie quali cinque più,

cinque e mezzo, tra il cinque e il sei…. Il Prof cominciava allora le sue

“manovre”: interveniva sui singoli docenti, riuscendo a fare arrotonda-

re, logicamente per eccesso, le valutazioni più incerte e più prossime

alla sufficienza. Restavano così solo le insufficienze gravi; nei consigli

di classe finali il Preside completava le sue manovre a favore della pro-

mozione degli alunni e tali erano le sue motivazioni che spesso rag-

giungeva l’obiettivo.

Rinaldi usava sempre la stessa tattica: ci lasciava sfogare dicendo

tutto quello che volevamo e pazientemente riusciva a portarci a fare

come voleva lui, senza peraltro darci la sensazione di essere forzati a

fare nulla. Il corpo docente era prevalentemente femminile e spesso

capitava che nella foga della discussione comparissero alcune lacrime,

allora il Preside interveniva dicendo che le donne dopo aver pianto

hanno gli occhi più belli e tutto riprendeva nella giusta dimensione;

Il Professore in gita

scolastica alla tomba

di Dante a Ravenna

Page 100: Augusto Rinaldi Ceroni

sapeva come condurre il gruppo e sapeva fare prevalere l’interesse

dell’alunno su tutto.

Quando con le scolaresche uscivamo per andare a fare un viaggio

di istruzione, il ”capo” si metteva alla testa del gruppo e con l’immanca-

bile fischietto aveva sempre il controllo della situazione e nulla sfuggiva

al suo occhio vigile; i ragazzi lo rispettavano, avevano fiducia in lui e gli

insegnanti sapevano che potevano godere del piacere di essere in visita,

perché nulla, nell’organizzazione del Prof, era lasciato al caso.

Quando pensi ad una persona a cui ti legano tanti ricordi, mentre scrivi,

questi ti riaffiorano alla mente uno dopo l’altro e ti impediscono di met-

tere ordine logico. E’ talmente dolce lasciarsi trasportare dalle emozioni,

che non opponi nessuna resistenza. La sua scuola era “diversa” da tutte

le altre, perché la costante e infaticabile dedizione con cui operava era il

risultato di una idea di “missione” e non di normale professione. E’ riu-

scito a dare a tutti, giovani e meno giovani, un grande esempio di sag-

gezza ed umiltà. Questo esempio è rimasto vivissimo nella mente di chi

ha collaborato con lui, ha accompagnato e accompagna gesti, pensieri e

azioni di molti; le persone scompaiono, ma ciò che lasciano, che creano,

vive per sempre.

La sua esuberanza era così forte che ti trascinava in ogni tipo di

lavoro, ti faceva sentire importante ed indispensabile, riuscendo a crea-

re un valore di gruppo, di equipe che ha rappresentato sempre una

delle carte vincenti del Prof.

Quando nel millenovecentosettantasette il Preside andò in pensio-

ne, la scuola perse il suo creatore, colui che l’aveva forgiata con obietti-

vi profondi, avendo sempre come centralità il benessere degli alunni

e delle loro famiglie; in seguito non disdegnò mai di offrire la sua colla-

borazione e di mettere a disposizione di altri la sua esperienza. Per noi

insegnanti continuò ad essere il fulcro di idee e di incontri su svariati

temi, primo fra tutti quello del buon mangiare, perché attorno ad una

tavola i valori si esaltano e ognuno trova la sua giusta dimensione. Fino

a che è stato possibile, tutti correvamo per essergli vicini e per sentirlo

vicino, poi lo abbiamo ritrovato nel cuore di ciascuno di noi, dove sem-

pre vivrà.

98

Page 101: Augusto Rinaldi Ceroni

di Maurizio Natipresidente della Società d’Area dal 1992 al 1995

e della Pro Loco di Casola Valsenio dal 1985 al 1994

Ricordo del Prof

Ho conosciuto il prof. Rinaldi Ceroni Augusto

prima come preside della scuola media negli

anni dal 1964 al 1966. Mi ricordo di quegli anni

i raduni al mattino presso la palestra della scuo-

la media prima di raggiungere le aule per inizia-

re le lezioni; il preside ci chiamava soffiando

nell’immancabile fischietto, e ci etichettava

molto spesso con la parola soci.

Negli anni che ho frequentato la scuola media

lo ricordo come insegnante di applicazioni tec-

niche, certamente rivolte alle piante officinali

che lui amava tanto tali da diventare parte della

sua vita. Ore passate ad imbustare sacchetti di

sgranato di lavanda, da omaggiare a chi era in

visita alla scuola o al giardino officinale. Quando al mattino entravamo

a scuola l’olfatto veniva pervaso dai tanti profumi delle varie essenze

officinali, ma fra tutte quella della lavanda era la più intensa. Costruimmo

anche una cassetta all’interno della quale erano raccolte alcune scatole

più piccole contenenti frutti o parte di piante officinali essiccate.

Persona distinta, portava sempre al collo il fiocco (farfalla),

i capelli cosparsi di brillantina pettinati all’indietro, per lui importante

era la disciplina, il rispetto, dentro di sé un grande animo, sempre

disponibile per noi allora giovani ragazzi, un grandissimo attaccamento

al Paese, attento ai suoi avvenimenti, alle sue gioie ai suoi dolori. Un

archivista metodico e puntuale, raccoglieva articoli e testimonianze

dalla stampa che rappresentavano per lui seguire l’evolversi del tempo.

Altra dote molto importante era quella di forgiare nuove iniziative

che portassero lustro al Paese. Attento agli avvenimenti della vita

sociale casolana, la sua mente un vulcano in perenne eruzione. La cosa

più bella della sua persona era la grande capacità di coinvolgere nei

suoi progetti persone di qualunque rango, nessuno mai si tirava indie-

tro, animati da un fluido magnetico le persone lo seguivano anche su

strade apparentemente difficili, ma la sua energia e caparbietà davano

sicurezza, una forza inarrestabile fino alla meta.

In altri momenti della mia vita a servizio della comunità locale

Maurizio Nati con,

alla sua destra,

Augusto Rinaldi Ceroni

e Giuseppe Pittàno

Page 102: Augusto Rinaldi Ceroni

ho avuto occasione di apprezzare i suoi suggerimenti, alcuni molto

importanti, altri semplici, ma sempre intrisi di un profondo attaccamen-

to al paese, attento alle sue esigenze, pronto a sapere cogliere tutte

le opportunità per un suo sviluppo conoscitivo e turistico.

Il Giardino Officinale “la sua quarta figlia”, che ha sempre seguito

ed amato con grande passione. Ancora oggi sento il suo monito “non

fate morire il giardino”, seguiva con molta passione e a volte con trepi-

dazione gli avvenimenti che lo riguardavano.

Alla fine degli anni ottanta, la Regione Emilia Romagna dimostrava

scarso interesse allo sviluppo di questa struttura, la nascita della

Società d’Area tra i comuni di Riolo, Casola e Brisighella nel 1992, mi

vide primo presidente dell’Ente, fui subito ammonito da una lettera e

da diversi incontri con il Prof: “cerca di salvare il Giardino, la Regione

lo sta abbandonando”, credo che questo pensiero non lo facesse dor-

mire la notte tanto lo preoccupava, un incubo. In quegli anni ricordo il

suo andare e vieni da e per il giardino con la macchina piena di sementi

ed arbusti, un’energia instancabile, pronto ad accompagnare scolare-

sche o singoli gruppi in visita, con il megafono in mano e il fischietto

per richiamare l’attenzione alla sua accorata spiegazione.

Le continue sue sollecitazioni mi portarono insieme con l’amico

sindaco di Casola, Franco Tronconi, a promuovere un incontro in

Regione con l’allora assessore all’agricoltura Mini, che si assunse l’im-

pegno di intraprendere un’azione affinché il Giardino di Casola dalla

ormai deludente gestione regionale passasse in gestione alla Società

d’Area, assicurando per qualche anno un finanziamento per la gestione.

Certo avevamo piantato un piccolo seme, passò qualche anno

prima di poter disporre della gestione, dovetti affrontare non pochi pro-

blemi per ottenere il consenso degli altri membri del cda della Società

d’Area, che vedevano la gestione del Giardino come un elemento di

assorbimento delle esigue risorse del già povero bilancio della società.

Il Prof mi aveva talmente convinto sulla importanza del giardino per

la nostra realtà locale che non mi mancò la grinta e la determinazione

necessaria per capovolgere il parere dei colleghi del cda della Soc. d’Area.

Oggi il Giardino Officinale a Lui giustamente intitolato, rappresenta

una struttura importante per la nostra realtà locale, Casola deve la sua

notorietà turistica a questa geniale iniziativa, il Mercatino delle Erbe

prima, la Festa dei Frutti Dimenticati poi, anche se il Prof voleva si chia-

masse dei frutti della memoria, sono gli avvenimenti che da lui sono

nati, facendo crescere l’interesse turistico verso la nostra realtà locale.

Certo il Giardino, le erbe officinali, i frutti dimenticati, la loro cono-

scenza e continua divulgazione non hanno mai fine, il ricercare nuove

opportunità per l’utilizzo di queste piante o dei loro frutti in gastrono-

100

Page 103: Augusto Rinaldi Ceroni

101mia, nella cosmesi e nella fitoterapia; devono essere finalmente realiz-

zate coltivazioni estensive, rimangono questi i principali obiettivi che

il Prof ci ha lasciato come eredità a noi suoi estimatori, per la continuità

di quell’azione nata nel lontano 1938, e che oggi dopo oltre 60 anni

è apprezzata da un utenza sempre più vasta, rappresentando sempre

di più la sua valenza per l’evoluzione turistica del nostro paese e

dell’Unione dei comuni collinari dell’Appennino Faentino.

Ho lavorato con il Prof a molte suo estemporanee iniziative e rea-

lizzazioni, che successivamente si sono dimostrate originali intuizioni,

la Strada della Lavanda e quella dei frutti dimenticati, la prima definita

dall’amico prof. “il mare nel verde della collina”, la seconda un po’ tra-

scurata deve sicuramente essere ripensata in tempi brevi.

Tanti suggerimenti ho attinto da Lui nei quindici anni d’organizza-

zione del Mercatino delle Erbe, mi ricordo il suo attento vigilare tra le

bancarelle per controllare la qualità dei prodotti esposti, le visite insie-

me all’Azienda dell’erborista Minardi di Bagnacavallo, all’apicoltura

Piana di Castel San Pietro, per ottenere adesione da parte degli stessi

al mercatino delle erbe, per richiedere qualche campioncino dei loro pro-

dotti da distribuire in omaggio ai turisti del venerdì sera. Per lui regalare

qualcosa ai turisti aveva il significato di portarsi a casa un ricordo di

Casola, per non dimenticare un legame affettivo con il nostro Paese.

Ricordo l’idea dei cuscini ripieni di lavanda, le continue pressioni

affinché non mancasse mai al mercatino delle erbe del venerdì il maz-

zetto di lavanda da “omaggiare alle signore”, l’immancabile serata

dedicata alla lavanda, la serata delle piante dell’amore con relatore il

grande amico prof. Pittano (detto Pecio). Di questa ultima serata ricor-

do il grande eco del quotidiano nazionale la Repubblica che all’avveni-

mento dedicò un intera pagina stuzzicando molto la curiosità della

gente che accorse numerosa alla conferenza.

Per togliere il naturale profumo di suino che si spandeva per

le vie del paese nelle calde serate estive del mercatino, il Prof propose

l’utilizzo di un antidoto altrettanto naturale: l’olio di lavanda diluito in

acqua. Ogni sera un incaricato della Pro loco percorreva le vie del paese

spruzzando questo liquido con un’apposita pompa ed in questo modo

la lavanda rendeva il mercatino profumato.

Ancora ricordo la frenesia nell’organizzazione e preparazione

della gita a Roma, ospiti della trasmissione Linea Verde sulla terrazza

dell’Hotel Hilton. Ricordo la meticolosa preparazione del materiale da

presentare perché l’opportunità doveva essere sfruttata al massimo,

affinché Casola potesse trarne notorietà e lustro.

Grazie amico Prof, per quello che hai saputo insegnare a tutti noi e

per il grande amore e la dedizione riservati per lo sviluppo del nostro paese.

I frutti dimenticati

Page 104: Augusto Rinaldi Ceroni

di Michele Melegaripresidente del Corso di Laurea in Tecniche Erboristiche

dell’Università di Modena e Reggio Emilia

Augusto Rinaldi Ceroni: il “Prof delle Erbe”

Rammento che, nella triste circostanza

della scomparsa del prof. Augusto Rinaldi

Ceroni, in un breve scritto precisavo che “...le

citazioni e i ricordi sarebbero innumerevoli,

tutti importanti, e speriamo che trovino presto

un biografo che possa scrivere un “libro bian-

co” sul Prof!...”: è molto bello che tale auspi-

cio trovi ora realizzazione.

Con il presente contributo desidero mette-

re in rilievo due aspetti peculiari della persona-

lità del “Prof”, o “Il Professore” (così come

veniva chiamato, sic et simpliciter, da tutti gli addetti ai lavori!), caratte-

ristiche che ho avuto la fortuna di apprezzare in questi decenni: da

un lato la sua inesauribile tensione di studioso-sperimentatore,

e dall’altro il costante impegno per favorire l’informazione corretta

e la formazione professionale nel settore erboristico.

I miei rapporti personali risalgono a oltre 25 anni fa, periodo in cui

il nostro Gruppo di Ricerca, operante nell’Ateneo modenese, iniziava gli

studi sulle piante officinali. La prima occasione di incontro ha coinciso

con un momento significativo per lo sviluppo in Italia del settore delle

piante officinali, di cui il Prof è stato indubbiamente uno dei principali

fautori e artefici: l’inaugurazione ufficiale, nell’estate del 1976 (se ben

ricordo), da parte dell’Azienda Regionale delle Foreste (Regione Emilia-

Romagna) del Giardino officinale di Casola Valsenio, creato dal Prof e

passato poi all’Ente Regionale. Fra le varie autorità presenti mi ha col-

pito in particolare quella figura di gentiluomo di antico stampo, il cui

nome mi era naturalmente già noto ma che non avevo mai avuto l’occa-

sione di conoscere: inconfondibile quella cravatta a farfalla, che da

allora per me ha costituito uno dei simboli del suo stile, insieme alla

cartella e ai corposi fascicoli (vedasi oltre)! Ho subito verificato come la

innata eleganza e cortesia non gli impedissero di manifestare con fran-

ca chiarezza le sue idee e di contagiare con il suo entusiasmo tutti gli

interlocutori.

Dopo quella giornata, sono incominciate le visite guidate al Giardino

con gli studenti della Facoltà di Farmacia di Modena, accompagnati

Da sinistra: Michele

Melegari, il Professore,

l’assessore provinciale

al Turismo Vittorio Ciocca

ed il presidente della

Società d’Area Mauro

Salvatori.

Page 105: Augusto Rinaldi Ceroni

103anche dal prof. Alberto Bianchi, allora docente presso il nostro Ateneo;

questa iniziativa, mai da noi interrotta, continua tutt’ora ed è molto

apprezzata dagli studenti universitari di vari corsi. Tali incontri hanno

favorito la convergenza di comuni interessi e obbiettivi; infatti, dietro

sollecitazione e forte impegno del Prof presso i Responsabili regionali,

si è presto arrivati alle Convenzioni di ricerca, stipulate fra il nostro

“Gruppo” e l’A.R.F-Emilia Romagna, rivolte allo studio delle piante aro-

matiche del Giardino, di cui ovviamente era rimasto Direttore scientifi-

co, oltre che animatore infaticabile. Tali rapporti fra noi e l’A.R.F. sono

proseguiti per diversi anni, e hanno portato a risultati interessanti su

diverse specie officinali e loro derivati, con particolare riguard agli oli

essenziali. Le ricerche erano condotte sempre in stretto rapporto con il

Prof, che con la sua personalità vulcanica stimolava il nostro interesse,

con il fine comune di caratterizzare e valorizzare le “sue” piante: alcune

lo erano nel vero senso della parola, come la già allora nota cv. R.C. di

Lavandula hybrida. Oltre agli studi sul genere Lavandula, vanno ricorda-

ti quelli su Anthemis nobilis, Matricaria chamomilla, Artemisia dracun-

culus, Origanum vulgare, Salvia officinalis e varietà, Salvia sclarea,

Thymus vulgaris, Thymus citriodorus, Thymus serpillus, e altre specie.

Accanto al fervore di instancabile ricercatore, il Prof ha sempre

messo in atto e favorito innumerevoli iniziative di divulgazione e di

formazione professionale, fra le quali ne ricordo alcune di particolare

rilievo, in cui sono stato coinvolto direttamente.

Grazie al prestigio di cui il Prof godeva presso la Direzione dell’Ente

Fiera di Verona, che annualmente organizzava “Herbora” (la prima e a

quei tempi più importante manifestazione italiana del settore), ha otte-

nuto che venissero inserite nel programma fieristico, con il mio coordi-

namento, le “Giornate di studio sulle piante officinali”; in tali incontri,

svoltisi per sette anni consecutivi (dal 1987 al 1993), sono state affron-

tate diverse tematiche, sempre dietro sua ispirazione e con la sua par-

tecipazione diretta, salvo rare eccezioni per motivi di salute.

Le “Giornate di studio”, che hanno sempre ottenuto il patrocinio scienti-

fico del nostro Ateneo, hanno visto la partecipazione di tanti operatori,

e la autorevole presenza di personalità di rilievo, quali il Rettore

dell’Università e il Preside della Facoltà di Farmacia, ciò a dimostrazione

della validità delle “Giornate” promosse dietro sua spinta.

Naturalmente ho spesso approfittato della sua disponibilità e

competenza, invitandolo a tenere conferenze e seminari a Modena,

in diverse circostanze: serate di aggiornamento organizzate dall’Ordine

dei Farmacisti, lezioni e seminari presso il Corso di Erboristeria,

promosso dalla Regione e attuato dalla nostra Facoltà di Farmacia

nell’a.a. 1985-86, e altri incontri.

Page 106: Augusto Rinaldi Ceroni

104 Un’ altra opportunità di collaborazione con il Prof, nell’ambito

delle attività formative, si è venuta a creare dopo la costituzione della

“Società di Area fra i Comuni di Brisighella, Casola Valsenio e Riolo

Terme”, alla quale la Regione aveva trasferito per un certo periodo la

gestione del “Giardino delle Erbe di Casola Valsenio”; la principale ini-

ziativa, caldamente appoggiata dal Prof, si è concretizzata nel ciclo

denominato “Le Giornate di Fitoterapia”, svolte dal 1993 al 1998, dap-

prima nella sala del “Cardello” e poi nella nuova aula del Giardino delle

Erbe. Le “Giornate” hanno costituito una utile forma di aggiornamento

professionale e di scambio di esperienze per laureati in Medicina,

Farmacia e C.T.F.: sosteneva sempre il Prof che “...devono conoscere

meglio e sfruttare in terapia le virtù delle piante ...e non basarsi soltan-

to sui farmaci chimici!!...” (e su questo tasto talora le nostre opinioni

non collimavano…).

Fra le ultime apparizioni del Prof in un Convegno ufficiale, va ricor-

data la sua presenza all’incontro tenutosi il 24 maggio del 1997 nella

Sala riunioni del Giardino sul tema “Il Giardino delle Erbe di Casola

Valsenio e il nuovo D.U. in Tecniche Erboristiche”, al quale partecipava-

no, fra gli altri, il Magnifico Rettore dell’Ateneo

modenese, vari Presidi di Facoltà, docenti,

ricercatori, studenti e operatori, provenienti

da ogni parte d’Italia; abbiamo tutti notato

la soddisfazione del Prof., unita ad una certa

commozione, per questo ulteriore riconosci-

mento da parte del mondo universitario nei

confronti dell’erboristeria (“…finalmente un

corso per una adeguata formazione degli erbo-

risti!…..) e per la presenza di tante personalità

all’interno della sua creatura prediletta: il

“Giardino delle Erbe”.

E come non ricordare la sua carica di

umana simpatia? Ha sempre caratterizzato

i nostri incontri, sia quelli più propriamente di

lavoro, sia quelli conviviali: in ogni occasione

non mancava mai di estrarre dal fascicolo che

teneva in tasca, sempre aggiornato e rinnova-

to, qualche appunto, o fotocopia, o pro-memo-

ria, per segnalare un evento o un impegno, o

per raccomandarci la necessità di studiare la

tal pianta officinale, o l’opportunità di organiz-

zare qualche convegno. Come gran finale, ecco

che immancabilmente dalla sua capace cartella

Augusto Rinaldi Ceroni

osserva la sua creatura:

la lavanda RC

Page 107: Augusto Rinaldi Ceroni

105

Il Giardino Officinale compariva il mitico “Nocino del Prof”, che concludeva nel modo miglio-

re l’incontro, e stemperava i toni talora accesi delle discussioni avviate

sui problemi dell’erboristeria, senza uscire peraltro dal settore: infatti,

anche sul nocino si apriva spesso un dibattito tecnico-scientifico-orga-

nolettico, in quanto a noi non era sempre chiaro il ruolo di vari (quali?)

ingredienti vegetali che il Prof inseriva (forse...) nella sua personale

ricetta! Uno di questi potrebbe essere il coriandolo?!? “…può darsi

…anzi, varrebbe la pena che gli Universitari - qui il termine assumeva un

senso non del tutto elogiativo, seppure scherzoso! - approfondissero

le conoscenze scientifiche anche….sulle piante dell’amore!” E di nuovo,

richiamava l’importanza dello studio serio sulle piante e della crescita

culturale degli operatori: proprio questo binomio mi è sembrato oppor-

tuno mettere in rilievo, avendovi partecipato personalmente grazie ai

rapporti che ho avuto la fortuna di stringere con “Il Professore delle

Erbe Augusto Rinaldi Ceroni”.

Page 108: Augusto Rinaldi Ceroni
Page 109: Augusto Rinaldi Ceroni

107

Note biograficheAugusto Rinaldi Ceroni

15 dicembre 1913 - nasce a Casola Valsenio da Francesco e Luigia Fabbri

30 settembre 1935 - consegue il Diploma di Perito Agrario

2 gennaio 1938 - consegue il Diploma di Tecnica Agraria

16 ottobre 1938 - avvia a Casola Valsenio, in qualità di direttore,

il Corso secondario biennale di Avviamento Professionale a Tipo Agrario

e quindi dirigerà la Scuola di Avviamento di tipo Agrario ed infine,

come preside, la Scuola Media Statale fino al 19 settembre 1977

29 dicembre 1938 - si sposa con Vittorina Vivoli che gli darà tre figlie:

Gabriella, Paola e Tiziana

15 gennaio 1939 - consegue il Diploma di Erborista presso la Scuola

di Farmacia dell’Università di Bologna

15 aprile 1939 - il prefetto di Ravenna lo nomina vice podestà del

Comune di Casola Valsenio

13 novembre 1942 - consegue la laurea in Scienze Agrarie presso

l’Università di Bologna discutendo la tesi “I bovini romagnoli della

zona collinare e montana della vallata del Senio”

1947 - entra a far parte della Consulta Economica Agricola Forestale

della Camera di Commercio, Industria ed Agricoltura di Ravenna

21 marzo 1949 - riprende e rilancia in tutta Italia la Festa degli Alberi

17 gennaio 1950 - gli viene attribuita l’onorificenza di Commendatore

dell’Ordre Militaire de la Liberté del Liechtenstein

10 luglio 1950 - consegue il diploma di Abilitazione all’insegnamento

della Zootecnia

1950 - pubblica: Anatomia e fisiologia degli animali domestici (Patron,

Bologna, 1950) che sarà poi seguito da Flora Salutare - Piante

Officinali (Bagnacavallo, 1956); La lavanda e il lavandino (Universale

Edagricole, Bologna, 1966); Lo zafferano (Bologna, 1969)

Page 110: Augusto Rinaldi Ceroni

21 novembre 1951 - il Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste

gli conferisce la Medaglia di Bronzo al Merito Silvano

1952 - organizza in collaborazione con il Comune di Casola Valsenio

le manifestazioni in onore di Alfredo Oriani in occasione del centenario

della nascita

20 giugno 1956 - organizza a Riolo Bagni e Casola Valsenio

la Giornata delle piante officinali, aromatiche ed essenziere

gennaio 1957 - impianta il primo lavandeto della Valle del Senio

13 ottobre 1957 - promuove il I Raduno Nazionale Cicloturistico a

Casola Valsenio in onore di Alfredo Oriani

1959 - è tra i promotori delle manifestazioni per il 50° Anniversario

della morte di Alfredo Oriani che comprendono anche l’inaugurazione

di un monumento allo scrittore

1960 circa - crea un ibrido di lavanda particolarmente adatto alla distil-

lazione che prende il suo nome: R.C.

1960 - è socio della Protezione Natura “Montibus et Silvis”

1962 - su incarico del Provveditorato agli Studi di Ravenna cura l’aper-

tura dell’Istituto Professionale di Stato per la Provincia di Ravenna con

sede a Faenza (Persolino) e scuola coordinata in Bagnacavallo

1963 - entra nella Società di Studi Romagnoli

2 giugno 1965 - è insignito della onorificenza di Ufficiale al Merito

della Repubblica

21 luglio 1973 - organizza la Giornata di Studi su Monte Battaglia

1974 - per conto della Regione Emilia Romagna progetta e realizza

il Giardino Officinale di Casola Valsenio

2 giugno 1976 - in occasione del 30° Anniversario della Resistenza,

il Consiglio Comunale di Casola Valsenio gli conferisce una medaglia

per l’opera svolta con ampio senso civile a favore della Comunità

108

Page 111: Augusto Rinaldi Ceroni

1977 - è Socio onorario del Centro Italiano per l’Erboristeria

giugno 1977 - il Ministero della Pubblica Istruzione gli attribuisce il

riconoscimento di Benemerito della Scuola, della Cultura e dell’Arte

13 luglio 1978 - su proposta del presidente del Consiglio, il Presidente

della Repubblica gli conferisce la onorificenza di Grande Ufficiale della

Repubblica Italiana

21 ottobre 1979 - l’Istituto Agrario d’Imola gli conferisce la Medaglia

d’Oro per l’esemplare opera svolta nel campo dell’insegnamento agra-

rio, nella presidenza delle scuole medie, nella divulgazione e valorizza-

zione della flora officinale

10 maggio 1982 - l’Ente Fiere di Verona - Herbora lo onora del titolo di

Pioniere dell’Erboristeria Italiana e gli attribuisce il riconoscimento del

“Seminatore d’argento”

16 luglio 1984 - l’Amministrazione Comunale di Casola Valsenio

gli conferisce la Medaglia d’Oro per la quarantennale attività di forma-

zione culturale dei giovani casolani e per la valorizzazione del patrimo-

nio storico, artistico e naturalistico della valle del Senio

12 ottobre 1986 - la Rubiconia Accademia dei Filopatridi di Savignano

sul Rubicone gli attribuisce il premio della Caveja per gli studi naturalistici

17 giugno 1989 - fonda l’Accademia della Tavola Verde per la valorizza-

zione delle erbe aromatiche

1991 - viene cooptato nella Corte d’Onore del Tribunato di Romagna

1991 - progetta e realizza la Strada della Lavanda in collaborazione con

la Provincia di Ravenna

1993 - progetta la Strada delle Piante della Memoria

1999 - muore a Casola Valsenio il 14 dicembre

109

Page 112: Augusto Rinaldi Ceroni
Page 113: Augusto Rinaldi Ceroni

L’ereditàAnche dopo la sua scomparsa, Augusto Rinaldi Ceroni ha conti-

nuato a gratificare il suo paese. Lasciando, attraverso le figlie Gabriella,

Paola e Tiziana, la sua biblioteca scientifica al Giardino delle Erbe men-

tre i volumi sulla storia locale, l’Opera Omnia di Alfredo Oriani e nume-

rosi saggi, opuscoli e articoli sullo scrittore del Cardello sono stati

donati alla Biblioteca Comunale di Casola Valsenio. All’archivio storico

comunale sono stati consegnati, nel corso di una cerimonia svoltasi

nella sala consiliare nel dicembre 2000, manifesti, bandi e documenti

che, in parte, hanno coperto il vuoto lasciato dalla scomparsa dell’ar-

chivio comunale, cioè della memoria pubblica locale, in seguito alla

distruzione del municipio nel corso della guerra.

Particolarmente importante è stata la donazione di un volume

manoscritto della storia di Casola Valsenio, risalente ai primi anni

dell’800. Una donazione che il Professore aveva previsto con questa

motivazione, lasciata appuntata, com’era sua abitudine, sul retro di

un manifesto: “Il famoso e prezioso manoscritto della vera storia di

Casola io lo donerei al Comune di Casola come dovere di cittadino

casolano, con l’obbligo della conservazione in eterno nella sede muni-

cipale in apposito armadio di vetro a disposizione per future consulta-

zioni. La chiave dell’armadio che racchiuderà l’originale deve essere

consegnata al Sindaco e passata agli altri sindaci in futuro. E’ un patri-

monio e gioiello storico. Non lo darei – come mi avevano suggerito –

alla Biblioteca di Imola perché non facile per la consultazione e perché

servirà conservarlo a Casola. Questo vuol essere il segno tangibile della

mia riconoscenza al mio paese natale essendo stato giudicato da tanti

e definito Benemerito di Casola e perché sono

stato premiato con la Medaglia d’Oro dalla

Comunità di Casola presenti i rappresentanti

dei comuni limitrofi”.

Augusto Rinaldi Ceroni ha poi lasciato

a noi tutti una messe di consigli, di motti, di

intuizioni, di ricette e di suggerimenti, in parte

riportati nelle pagine che seguono, capaci di

addolcirci la vita, anche solo leggendoli.

111

Nell’aula consiliare

l’autore di questo libro,

affiancato da Gabriella

e Paola Rinaldi Ceroni,

estrae dalla “valigetta

del Prof” i preziosi

documenti donati

al Comune di Casola

Valsenio

Page 114: Augusto Rinaldi Ceroni

Norme per mantenersi in salute e vivere a lungo

> Mangiare cipolle almeno due volte la settimana perché sono

aromatiche, ricche di vitamina, antibiotiche, diuretiche, antidiabetiche

ed inoltre abbassano la pressione e ammorbidiscono le arterie.

> Bere vino fa sprizzare salute e allegria dai pori, soprattutto il friz-

zante tipo Trebbiano.

> Mangiare soja almeno una volta la settimana perché abbassa

il colesterolo e controlla i trigliceridi. Si può mangiare cotta bene

e passata oppure in insalata.

> Mangiare tarassaco o piscialletto almeno due o tre volte la setti-

mana sia in insalata che cotto, oppure come decotto preparato con

le radici. E’ diuretico, antireumatico, antiartritico, antidepressivo ed

inoltre cura il fegato, favorisce la circolazione dei capillari ed è molto

adatto per le cure primaverili essendo un ottimo depuratore.

> Aromatizzare le insalate con sedano, rucola ed un po’ di zafferano.

> Consigliabile nutrirsi di quando in quando con dragoncello o

estragone perché è antidegenerativo e dà forza ed impulsi di vita

alle cellule umane.

> Non odorare la canfora.

> Mangiare qualche seme di coriandolo e marmellata di mirtilli

contro la gotta, il diabete, la vista debole e i dolori reumatici.

> Odorare il timo per combattere il raffreddore e la tosse.

> E’ sconsigliabile mangiare la lattuga virosa ed è opportuno

limitare l’uso della ruta, della valeriana e della menta.

112

Page 115: Augusto Rinaldi Ceroni

113Piante simbolicheAbete > della perpetuità felice

Alcanto > delle arti belle

Albero di Giuda > dell’amore

divino e del perdono

Alloro o lauro > del trionfo

e della gloria

Biancospino > della speranza

Caprifoglio > dei vincoli d’amore

Celidonia > della felicità

Ciliegio > della eloquenza e

serenità familiare

Cipresso > della immortalità,

tristezza, resurrezione

Digitale > dell’amore ardente

Edera > della fedeltà perenne

e dell’amicizia

Erica > della fortuna

e della solitudine

Fico > della fecondità

Garofano > del primo incontro

amoroso

Gelsomino > dell’amore

e dell’amabilità

Giglio > della purezza

Glicine > della veggenza

Giunchiglia > del desiderio

Iris > di potere e di lieto

messaggio

Issopo > della purificazione

Lavanda > del silenzio

e della scienza

Malva > della maternità

e della dolcezza

Mirto > della nobiltà e dell’amore

Mughetto > della felicità

ritornata

Olivo > della pace

Olmo > dell’amicizia

e dell’unione coniugale

Orniello-Frassino > della manna

Ortica > della lussuria e dell’im-

mortalità

Palma > della fortuna

Papavero > del sonno

Pervinca > della verginità

Pino > della accoglienza

e del turismo

Pioppo > del vigore

Quercia > della forza

Rosa > della bellezza

Rosmarino > di un amore

senza fine e del conforto

Ruta > della bontà

Salice > della malinconia

e del pianto

Salvia > della vita

Santoreggia > dello stimolo

Sedano > pianta degli innamorati

Sirena > della seduzione

e del primo amore

Tasso > della morte

Timo > della sacralità

Tiglio > dell’amore coniugale

Tuja occidentale > della vita:

“albero della vita”

Verbena > dell’incantesimo

Page 116: Augusto Rinaldi Ceroni

Le piante dell’oroscopoAcquario: alkekengi, farfara, ninfea, ortica, oleandro, girasole, violacioc-

ca, luppolo, alloro, garofano, menta, violetta, bocca di leone, margherita.

Pesci: viola odorosa, abete rosso, crescione, menta, gelsomino,

ortensia, anice, melissa, tarassaco, geranio, fucsia.

Ariete: rosmarino, verbena, alloro, giunchiglia, erica, camomilla romana,

borragine, pervinca, carciofo, tulipano.

Toro: rosa, salvia, pisello odoroso, gelsomino, lilla, mirto, fragola

selvatica, dragoncello e estragone, sambuco, cartamo, papavero.

Gemelli: olivo, insalata, mimosa, serpillo, mughetto, sedano, giglio,

celidonia, digitale, giaggiolo, pimpinella, santoreggia, ippocastano.

Cancro: acacia, caprifoglio, insalata, noce, ciclamino, ruta, glicine,

menta, rosa, tulipano, tiglio, ginepro, eligriso, timo, cappero, cicoria.

Leone: ginepro, mimosa, garofano, pesco, geranio, zafferano, speronella,

veccia, iperico, borragine, genziana.

Vergine: caprifoglio, liquirizia, rosa, gladiolo, grano, belladonna, lino,

ruta, santoreggia, calendula, ortensia, melissa, rovo.

Bilancia: menta, mughetto, geranio, edera, rosa, ginepro, sedano, astro,

malva, galega, biancospino, crescione, zafferano.

Scorpione: salice, salvia, basilico, pino, origano, soja, tasso, cumino,

quercia, ciclamino, rosa canina.

Sagittario: viola comune, primula, felce, fico, crisantemo, ginestra, lavan-

da, mughetto, pero, castagno, agrifoglio, camomilla.

Capricorno: erica, alloro, cipresso, echinacea purpurea, coriandolo,

anice, vischio, pungitopo, calicanto, gelsomino giallo, ciliegia.

114

Page 117: Augusto Rinaldi Ceroni

115Piante officinali dell’amore

Piante nostrane: Santoreggia (Santureja hortensis, Santureja montana)

Stimolante erotico: risveglia al dovere i mariti lenti.

Coriandolo (Coriandrum sativum)

Apportatore di idee voluttuose

Rucola (Diplotaxis tenuifolia)

Considerata una dei paradisi vegetali

Zafferano (Crocus sativus)

Per le anime felici

Melagrana (Punica granatum)

Tipico antinvecchiamento fa gustare i piaceri proibiti

Sedano (Apium graveolens)

Apporta entusiasmo e giovinezza

Fieno greco (Trigonella foneum-graecum)

Consigliato al gentil sesso

Finocchio (Foeniculum vulgare)

Contro la frigidità

Origano (Origanum vulgare)

Provocante, afrodisiaco

Verbena (Verbena officinalis)

Pianta dell’incantesimo

Maggiorana (Origanum majorana)

Stimolante, tonico

Aglio (Allium sativum)

Cura l’impotenza

Cipolla (Allium cepa)

Stimolante, indicato per gli anziani

nella tradizione popolare

Page 118: Augusto Rinaldi Ceroni

Salvia (Salvia officinalis)

Simbolo della venalità

Scalogno (Allium ascalonicum)

Apportatore di vitalità

Ortica (Urtica dioica)

Sollecitante

Menta piperita (Mentha piperita)

Eccitante, stuzzicante

Nepetella (Calamintha nepeta)

Seducente

Rosmarino (Rosmarino officinalis)

Stimolante, tonico

Ginseng (Panax ginseng)

Zenzero (Amomum zingiber)

Damiana (Turnera aphrodisiaca)

Noce vomica (Strychnos nux-vomica)

Yohimbe (Corynanthe yohimbe)

Ginko biloba (Ginko Bilobae)

Ambretta (Abelmuschus moschatus)

Chiodi di garofano (Caryphyllos aromaticus)

Echinacea (Echinacea augustifolia)

Canella (Cinnamomum zeylanicum)

Piante esotiche:

116

Page 119: Augusto Rinaldi Ceroni

Miele: noto come “Nettare degli dei”: favoloso prodotto delle api

conosciuto fin dai più antichi tempi e formato dalla elaborazione degli

elementi naturali bottinati sui fiori delle piante.

Alimento complesso, ricco di proprietà nutrizionali e dietoterapeutiche.

Dà grande energia all’uomo e pertanto merita il primo posto nell’ali-

mentazione degli sportivi; è utile al fegato e potenzia la difesa dell’or-

ganismo contro le malattie infettive per l’azione protettiva e disintossi-

cante; è di facile digeribilità e attenua l’ostinata stitichezza, contiene

glucosio e fruttosio, pochissimo saccarosio; è permesso, in dosi mode-

rate, ai diabetici (miele di acacia e di castagno); agisce positivamente

sul sistema nervoso e sull’attività mentale; ricco di sali minerali e di

vitamine, ha una buona azione antianemica.

Polline: noto come “il tesoro dell’alveare”, è un prodotto capace

di mantenere un perfetto equilibrio biologico all’organismo umano;

è un ottimo rivitalizzante e stimolante generale e naturale; è giudicato

un grande dispensatore di energie e di salute.

Cura la carenza di minerali e le vene varicose, rallenta e ferma la diar-

rea, aumenta i globuli rossi e l’emoglobina nel sangue; curatore dell’a-

nemia è consigliato nei periodi di convalescenza.

Migliora la vista, contiene le vitamine del complesso B, riduce gli effetti

nocivi dovuti all’uso degli antibiotici. Dà tono, benessere e giovialità

e aiuta a vivere più a lungo.

Pappa reale: nota come “gelatina”, è pregiato prodotto e costitui-

sce l’alimento basilare dell’ape regina. Ha una composizione molto

ricca e complessa. Vince l’anemia, accresce l’appetito, attenua gli effet-

ti dell’arteriosclerosi, è efficace nelle malattie cardiovascolari e negli

esaurimenti nervosi. Modera gli attacchi di asma, dà una carica di vita-

mine e ha poteri antibatterici.

Propoli: noto come “balsamo delle api”, costituisce per l’alveare

una materia cementante e di difesa contro le infezioni.

Questo prodotto possiede elevate attività battericide, antivirali, antin-

fiammatorie e cicatrizzanti. Consigliabile il suo uso nei periodi influen-

zali e in tutte le affezioni orofaringee. Le soluzioni di propoli sono disin-

fettanti; valido è da ritenersi l’uso associato dei propoli con il miele

e la pappa reale.

I prodotti dell’alveare 117

Page 120: Augusto Rinaldi Ceroni

118

1. Acetosa: sapore fortemente acidulo, effetti depurativi

del sangue e stimolante dell’appetito.

2. Aneto: sapore gradevole e forte, effetto rinfrescante,

consigliasi un uso moderato.

3. Anice: sapore aromatico dolce, effetto digestivo e corroborante.

4. Artemisia: sapore aromatico amarognolo, favorisce

il flusso dei succhi della digestione.

5. Assenzio: sapore fortemente amaro, stimolante

dell’appetito e favorisce la digestione.

6. Balsamita: aroma e sapore amarognolo, buon condimento

per le insalate miste, aromatizzante della birra.

7. Basilico: trova impiego nelle minestre, salse, insalate, ripieni

ed antipasti. È stimolante dello stomaco, combatte le emicranie

e l’insonnia. Ha poteri antisettici. Sapore aromatico salato,

rinfrescante, odore stimolante dello stomaco e della digestione,

carminativo; erba fine.

8. Borragine: nota come la pianta del buon umore, combatte l’insonnia

e l’angoscia, dà limpidezza alla memoria, favorisce la circolazione

ed è rinfrescante. Utilizzata in minestre, antipasti, ripieni, verdure

cotte, ect. Sapore delicato dolciastro e rinfrescante (simile al

cetriolo), favorisce il sonno e la circolazione sanguigna, toglie

l’ansia e genera buon umore.

9. Carvi o Comino: sapore e profumo aromatico, corroborante

dello stomaco, favorisce la digestione, carminativo.

Le erbe aromaticheGruppo di piante officinali aromatiche-odorose usate nella gastronomia

e nella ristorazione, capaci di dare la gioia del vivere, l’allegria, l’armo-

nia, il benessere e la giovialità. Esse ci invitano ad assaporare le vivan-

de con voluttà ed a scoprire sempre più il piacere della tavola con van-

taggio della salute dell’uomo e garanzia di un vivere sano e naturale.

Sono nuovi aromi, sapori, gusti, fragranze e profumi che rendono i cibi

più desiderabili, stuzzicanti, appetibili, digeribili e assimilabili.

Page 121: Augusto Rinaldi Ceroni

11910. Cartamo o Zafferanone: utilizzato nelle minestre, antipasti, ect.

Sapore debole e un poco salato, surrogato dello zafferano.

11. Cereia o Santoreggia annuale: sapore fortemente aromatico,

effetto riscaldante su stomaco e intestino.

12. Cerfoglio: erba fine con profumo sottile somigliante all’anice,

serve per cure primaverili.

13. Cipolla: odore forte e penetrante, favorisce la digestione,

calmante, carminativo.

14. Coriandolo: i suoi semi piccoli e globosi hanno un sapore delizioso

se maturi e schiacciati. Considerato stimolante ed eccitante,

dà armonia e benessere, capace di dare una carica di vitalità.

Ha proprietà digestive, utilizzato per aromatizzare carni, stufati,

selvaggine, antipasti, dolci, vin brulé, marmellate.

15. Crescione: sapore forte ed amaro, ricco di iodio e vitamine,

disintossicante del fumo.

16. Dragoncello o Estragone: è considerato un’erba fine, capace di dare

vigore e togliere la malinconia. Le sue foglie sono uno stimolante

generale e digestivo, se masticate fermano il singhiozzo. Utilizzato

nelle insalate, verdure, minestre, pesci, antipasti e carni. Sapore

aromatico fine, gradevole e delicato simile all’anice, rinfrescante,

insapora gli alimenti insipidi, dà vitalità e forza, ha proprietà

antidegenerative e antireumatiche, facilita la digestione.

17. Erba cipollina: erba fine con sapore delicato e aroma ineguagliabile,

ha poteri digestivi e diuretici, utilizzato in salse, insalate,

minestre, uova, formaggi, carni e pesce. Pianta perenne con

possibilità di coltivazione in vaso. Sapore piacevole e fresco,

effetto stimolante dell’appetito, dà armonia e benessere.

18. Finocchio: i suoi semi hanno proprietà toniche e digestive.

Utilizzato in pasticceria, carni, bolliti, cinghiale e maiale, pesci

e piatti in forno. Profumo e sapore forte aromatico-dolciastro,

favorisce la digestione, carminativo.

19. Ginepro: pianta che interessa l’industria dolciaria, liquoristica,

farmaceutica, erboristeria, cosmesi e cucina. Ha proprietà

Page 122: Augusto Rinaldi Ceroni

120 tecniche antireumatiche, digerenti e diuretiche. È utile alle vie

respiratorie e a ridare la sensibilità agli arti e alla muscolatura.

Sapore aromatico dolciastro, stimolante dell’appetito e diuretico,

aumenta la sensibilità agli arti e ai muscoli.

20. Issopo: buon odore aromatico, sapore amarognolo, vivificante

e corroborante.

21. Lepidio o Crescione terrestre: profumo e sapore piccante, ricco

di vitamina c, disintossicante del fumo.

22. Levistico o Sedano di montagna: sapore aromatico amaro,

effetto diuretico.

23. Maggiorana: considerata la regina degli aromatici per il soave

profumo e per il delicato sapore, ha proprietà antispasmodiche,

toniche, ipotensive, digestive ed espettoranti. Toglie l’ansia. Serve

ad insaporire salse, carni, verdure cotte e crude, minestre, pesce,

pizze, ripieni. Capace di dare una carica.

24. Malva: usata molto dai romani per farne minestroni e zuppe.

Effetto rinfrescante, disinfiammante dello stomaco e dell’intestino,

carminativa, consigliata nella cistite, considerata pianta lassativa.

25. Melissa: profumo piacevole di limone, sapore amarognolo,

favorisce la digestione, toglie i fumi dell’alcool.

26. Menta: ha effetto stimolante e digestivo. Viene utilizzata nelle

minestre, verdure, antipasti, stufati, selvaggine, salse, confetture,

bevande, industrie dolciaria, farmaceutica e liquoristica. Purifica

l’alito, fa riacquistare la voce. Profumo penetrante, sapore

aromatico, odore piacevole, effetto diuretico, dà un senso di

vivacità e freschezza.

27. Nepitella o Calaminta: erba fine e perenne, profumo soave,

proprietà digestive e stimolanti. Aromatizzante specifico dei

funghi, facilita la digestione, carminativa, stimolante, abbassa

il tasso alcolico del sangue; erba fine. Serve a preparare un thè

aromatico, attenua il singhiozzo. Sono note due nepitelle:

la piccola che si trova sulle scarpate e nel piano con fiorellini

roseo-viola (nepeta), la grande dei luoghi freschi e montani nota

come mentuccia o calaminta.

Page 123: Augusto Rinaldi Ceroni

12128. Origano: profumo persistente e piccante, capace di rendere forti

le carni, usato negli antipasti, pizze, minestre, marinate,

selvaggina, stufati, pesci, verdure e salse. Si consiglia un uso

moderato. Ha proprietà antireumatiche, stomachiche e

antispasmodiche. Il suo uso dà felicità e salute. Stimolante

dell’appetito e della digestione. Profumo persistente, dà tranquillità.

29. Ortica: pianta con proprietà rinfrescanti, depurative, diuretiche,

antianemiche, antireumatiche, favorisce la digestione ed è

corroborante, toglie l’ansia e attenua l’angoscia. Viene utilizzata

nell’industria farmaceutica e nella cosmetica. Pianta ipotensiva.

30. Papavero o Rosolaccio: petali e semi con particolari sapori

ed aromi. Effetto sedativo, ha proprietà decongestionanti.

31. Peperoncino: odore aromatico, sapore piccante e bruciante, molto

vitaminico, capace di stimolare la formazione del succo gastrico,

effetti diuretici.

32. Pimpinella: erba fine nota come pianta del buon umore, ipotensiva,

si trova anche in inverno e non dovrebbe mai mancare nelle

insalate, sapore salino, fresco e gradevole, capace di aumentare

l’appetito.

33. Portulaca: sapore fresco, salato e rinfrescante, effetto lenitivo

nei bruciori di stomaco.

34. Porro: sapore aromatico e dolcino, simile alla cipolla, stimola

l’appetito, ha effetto diuretico.

35. Prezzemolo: erba fine dall’odore fortemente aromatico e sapore

amarognolo, diuretico e depurativo del sangue.

36. Radicchio o Cicoria: potente depurativo del sangue con virtù

aperitive, sapore amarognolo e prelibato.

37. Rafano o Cren: la radice si utilizza per farne salse o insalate.

È considerata pianta altamente digestiva, stimolante dell’appetito,

ha sapore piccante e mordente, agisce in senso benefico sulla

circolazione sanguigna.

Page 124: Augusto Rinaldi Ceroni

122 38. Rosmarino: sapore acre e amarognolo, corroborante dello stomaco

e stimolante dei nervi.

39. Rucola: nota come ruchetta o verdura dei buongustai, accresce

l’appetito, è considerata pianta altamente digestiva, stimolante

e capace di attenuare l’effetto di alcool e mantenere sano

l’organismo. Rende le carni più digeribili, considerata pianta

salutare, dà sapidità e insapora, è stimolante, accelera

il metabolismo.

40. Salvia: considerata la prima donna delle piante aromatiche

ha azione salutare nota fin dall’antichità, consigliata agli emotivi

e negli stati depressivi. Capace di attenuare la stanchezza

e la malinconia. Cura l’alito, equilibra la pressione, attiva

la circolazione e attenua la sudorazione. Ha azione balsamica,

stimola le funzioni del fegato e della digestione. Impiegata nella

gastronomia per carni, legumi, ripieni, verdure, fritti. Le foglie

masticate tonificano le gengive e imbiancano i denti. Odore

aromatico, sapore forte ed astringente.

41. Santoreggia: ha sapore caldo e bruciante, profumo gradevole,

odore penetrante, è considerata stimolante ed eccitante, capace

di dare una carica, effetti riscaldanti su stomaco ed intestino.

Proprietà antisettiche, ferma l’alterazione delle carni, si utilizza

fresca o secca, nelle insalate, legumi, vivande, salse, antipasti.

Pianta ipertensiva, trova impiego nella liquoristica o nella cosmetica.

42. Sedano: sapore forte ed aromatico, corroborante dello stomaco.

Diuretico e stimolante.

43. Senape: sapore bruciante, corroborante della digestione

e stimolante dell’appetito.

44. Silene o Strigoli: gusto piccante, serve per condimenti saporiti,

effetto rinfrescante, privi di ferro, aroma simile agli asparagi.

Ottimi per minestre e condimenti.

45. Soja: trattasi di un alimento rimedio. Dà salute, ringiovanimento

organico, vigore e potenza. Nota come la spazzola delle arterie.

Attenua l’arterio-sclerosi, abbassa il colesterolo e i trigliceridi.

46. Tarassaco: é un potente depurativo del sangue, indicatissimo

Page 125: Augusto Rinaldi Ceroni

123nelle cure primaverili, utilissimo al fegato: il suo uso sarebbe

consigliabile per tutta l’annata consumando foglie insalata

o cotte, abbassa la pressione.

47. Timo: proprietà balsamiche, stimolanti e antispasmodiche capace

di facilitare l’assimilazione e la digestione. Odore e sapore

piacevole. Profumo fresco, aromatico. L’uso, allo stato fresco

o secco, serve per insaporire le carni, il pesce, salse, minestre.

Serve per ottenere un fine aceto aromatico. Alza leggermente

la pressione. Ottimo per i brodi è il timo cedrino. Consigliabile

sempre aggiungerlo a fine cottura nelle vivande.

48. Topinambur: sapore delicato e dolciastro simile al carciofo. Cura

il diabete, si consuma lessato o in pinzinomio.

49. Valerianella o gallinella: detta anche radicchiella ha un sapore

delicatissimo e foglia tenera. Si lega bene a tutte le insalate.

50. Zafferano: viene usato come condimento e come colorante.

Ha sapore amarognolo e delicato, funzioni toniche e digestive,

agisce favorevolmente sul sistema nervoso. È antispasmodico.

Utilizzato nelle minestre in particolare nei risotti e nelle zuppe,

salse e nel pesce.

Page 126: Augusto Rinaldi Ceroni

124

Tagliolini agli strigoli

Ingredienti:

400 g. di farina 00

4 uova

100 g. di strigoli

50 g. di burro

Preparazione:

impastare la farina con le uova, tirare una sfoglia sottile e tagliare

i tagliolini, cuocerli in abbondante acqua salata, scolarli al dente

e saltarli in padella con il burro e gli strigoli appassiti .

Stricchetti alla rucola

Ingredienti:

400 g. di farina 00

4 uova

100 g. di rucola

50 g. di burro

Preparazione:

impastare la farina con le uova, tirare una sfoglia sottile e tagliarla

a quadretti, stingerli al centro con una leggera pressione delle dita

formando delle piccole farfalle, cuocerle in abbondante acqua salata,

scolarle al dente e saltarle in padella con il burro e la rucola.

Cotoletta alla Rinaldi Ceroni

Ingredienti:

4 fettine di vitello

1 uovo

pane grattugiato

il trito di 7 erbe ideato dal Prof. (timo comune e cedrino,

salvia, rosmarino, origano, maggiorana e santoreggia)

Strutto

Sale

Preparazione:

sbattere l’uovo con il sale passarvi la carne da entrambe le parti,

passare le fettine nel pane grattugiato dove è stato aggiunto il trito

di erbe, batterle bene, friggerle nello strutto, da entrambe le parti,

asciugarle bene e servirle ben calde.

Le Ricette del Prof(a cura di Catia Fava del ristorante Fava di Casola Valsenio)

Page 127: Augusto Rinaldi Ceroni

125Arista al nocino

Ingredienti:

500 g. di arista

1 trito di aglio, rosmarino, salvia, timo, santoreggia

1 bicchiere di nocino

sale pepe

Preparazione:

bagnare la carne con 1/2 del nocino, condire con il trito di erbe,

salare pepare ed infornare per circa 15 minuti, girare la carne, unire

il rimanente nocino e rimettere in forno per altri 15 minuti circa;

servire le fettine di carne con il sugo ristretto di cottura

Torta di pinoli alla cedrina

Ingredienti:

per la pasta

500 g. di farina 00

1 bustina di lievito

200 g. zucchero

200 g. burro

4 uova

1 pizzico di sale

la scorza di 1/2 limone

12 foglie di cedrina tritate

100 g. di pinoli sgusciati

3 cucchiai di zucchero a velo

per la crema

5 rossi d’uovo

4 cucchiai di farina

8 cucchiai di zucchero

1 l. di latte

7 foglie di cedrina

Preparazione:

unire la farina con il lievito,lo zucchero, il burro morbido, la scorza

del limone, 1/2 dei pinoli pestati, le foglie di cedrina tritate e le uova,

impastare bene, stendere l’impasto e ricoprire uno stampo per torte

precedentemente imburrato e infarinato, far bollire per pochi minuti

il latte con le foglie intere di cedrina e fare una crema pasticcera con

la quale riempire la torta, ricoprire con l’impasto rimasto cuocere

in forno caldo a 175 gradi per circa 25 minuti togliere dal forno lasciar

raffreddare e spolverizzare con i pinoli rimasti e lo zucchero a velo

Page 128: Augusto Rinaldi Ceroni

126 Nocino del Prof

Ingredienti:

33 noci verdi

750g. di zucchero

1/2 l. di acqua

1 l. e 1/2 di alcool da liquori

10 chiodi di garofano

7 g. di cannella

5 g. coriandolo schiacciato

Preparazione:

il 24 giugno (giorno di S. Giovanni) si raccolgono 33 noci ancora

verdi si forano con la forchetta e si tagliano in 4 spicchi, si pongono

in un contenitore di vetro che possa contenere il doppio,si aggiunge

poi l’acqua, la cannella, i chiodi di garofano,lo zucchero, l’alcool,

la buccia del limone e il coriandolo. Si chiude il recipiente e si lascia

esposto al sole per 60 giorni, agitandolo ogni 4/5 giorni. A fine agosto

lo si filtra ed il nocino è pronto

Nociato

Ingredienti:

le noci usate per il nocino

1 l. di vino bianco secco o di vermut

Preparazione:

nello stesso contenitore dove è stato preparato il nocino, dopo aver

tolto l’alcool, ricoprire le noci con il vino o il vermut, lasciare riposare

per1 settimana filtrare, conservare in luogo fresco e servire come aperitivo

Aceto dei 4 ladri

Ingredienti:

1 l. di aceto di vino bianco

1 manciatina di fiori di gelsomino

1 manciatina ai petali di rosa profumata

1 manciatina di fiori di zagara

1 manciatina di fiori di lavanda

Preparazione:

mettere in infusione i fiori nell’aceto, lasciare riposare per tre settimane

in un posto fresco al buio, filtrare e utilizzare per condire insalate.

Page 129: Augusto Rinaldi Ceroni

127Liquore di lavanda

Ingredienti:

3 mazzetti di boccioli di lavanda non canforata non ancora fioriti

1 cucchiaio di semi di coriandolo schiacciati

1 l. di alcool a 95°

1 l. di acqua bidistillata

700 g. di zucchero

la scorza di un limone non trattato

Preparazione:

mettere in infusione per 3 settimane nell’alcool la lavanda con

i semi di coriandolo, la buccia del limone e lo zucchero rimescolando

di tanto in tanto fino al completo scioglimento dello zucchero;

trascorso questo periodo filtrare e unire l’acqua bidistillata sigillare

e far maturare in cantina per 3 mesi.

Biscottini al coriandolo

Ingredienti:

400g. di farina 00

200 g. di zucchero

220 g. di burro

2 uova

1 cucchiaio di semi di coriandolo tritati

la buccia grattugiata di un limone

1 bustina di lievito per dolci

1 pizzico di sale

Preparazione:

impastare insieme la farina con il lievito, la zucchero, il sale,

la buccia del limone, le uova, il burro ammorbidito, il coriandolo far

riposare in frigorifero per 1/2 ora, stendere la pasta con il matterello,

ritagliare delle formine. Ungere e infarinare una teglia disporvi

i biscotti e far cuocere in forno caldo a 175° per 15/20 minuti