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Redazione definitiva novembre 2005 1 Augusta Vittoria Cerutti, Aristide Franchino, Bona Bianchi Potenza, Alberto Fusinaz IL GHIACCIAIO DI PRE-DE-BARD Introduzione : il massiccio del Monte Bianco 1 - Notizie di morfologia, glaciologia e climatologia 2 - Cronologia del clima europeo e i ghiacciai alpini I Parte : Il ghiacciaio Pré-de-Bard oggi e ieri 1. Il nome del ghiacciaio 2. Posizione geografica del bacino e i suoi caratteri geologici 3. Le caratteristiche del ghiacciaio e del suo apparato morenico Tabella A: Le caratteristiche del ghiacciaio di Pré-de-Bard 4. Il ghiacciaio di Pré-de-Bard nella letteratura e nella iconografia 5. Il ghiacciaio di Pré-de-Bard nella cartografia ufficiale italiana 6. Galleria cartografica: CR II Parte Le variazioni del ghiacciaio dal secolo XVII 1. Tabella B : Fasi climatiche e variazioni glaciali nei secoli XIX e XX 2 Le variazioni del ghiacciaio dal XVIII secolo, in base alle relazioni scientifiche e alla documentazione iconografica, cartografica e fotografica 2- 1 - I secoli XVII e XVIII sono caratterizzati dalle maggiori espansioni storiche 2 - 2 - 1818-1820 Culmina l’espansione che risulta essere la maggiore dopo il neo- glaciale 2 - 3 - 1822- 1842 Contrazione:la lingua valliva si raccorcia di diverse centinaia di metri 2 - 4 - 1843- 1860 Forte espansione: la lingua valliva si avvicina alle dimensioni del 1820 2 - 5 - 1861- 1882 Forte contrazione: la lingua valliva si accorcia di circa 840 metri 2 - 6 - 1883- 1897 Espansione: la lingua valliva si allunga di 140 metri 2 - 7 - 1898- 1914 Contrazione : la lingua valliva di raccorcia di circa 150 metri 2 – 8 - 1914 Viene costituito il Comitato Glaciologico Italiano 2 - 9 - 1915-1923 Espansione: la lingua valliva si allunga di 250 metri 2 - 10 - 1924 - 1939 Contrazione: la lingua valliva si accorcia di circa 250 metri 2 - 11 - 1940 -1945 Breve espansione : la lingua valliva si allunga 60 metri 2 - 12 - 1946-1962 Contrazione : la lingua valliva si raccorcia di circa 500 m 2 - 13 - 1963- 1989 Espansione : la lingua valliva si allunga di circa 250 m 2 -14 - Dal 1990 Contrazione: la lingua valliva si raccorcia mediamente 18 metri all’anno 3 Tabella C: Variazioni annuali di lunghezza del Pré de Bard dal 1960 al 2004 4 Tabella D: Variazioni accertate delle lunghezze planimetriche dal 1818 al 2004 5 L’espansione 1963-1989 nelle Campagne Glaciologiche di A.V. Cerutti 6 L’apparato morenico 7 Galleria fotografica:FT 7 - 1 L’aspetto del ghiacciaio di Pré-de-Bard ( FT da 1 a 3 ) 7 - 2 Le immagini storiche ( da FT4 a FT 15) 7 - 3 Le immagini degli ultimi cinquant’anni ( FT 16 a FT 32) 7 - 4 L’apparato morenico e i massi-capisaldo ( FT da 33 a 51) Bibliografia

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Augusta Vittoria Cerutti, Aristide Franchino, Bona Bianchi Potenza, Alberto Fusinaz IL GHIACCIAIO DI PRE-DE-BARD

Introduzione : il massiccio del Monte Bianco 1 - Notizie di morfologia, glaciologia e climatologia 2 - Cronologia del clima europeo e i ghiacciai alpini

I Parte : Il ghiacciaio Pré-de-Bard oggi e ieri

1. Il nome del ghiacciaio 2. Posizione geografica del bacino e i suoi caratteri geologici 3. Le caratteristiche del ghiacciaio e del suo apparato morenico

Tabella A: Le caratteristiche del ghiacciaio di Pré-de-Bard 4. Il ghiacciaio di Pré-de-Bard nella letteratura e nella iconografia 5. Il ghiacciaio di Pré-de-Bard nella cartografia ufficiale italiana 6. Galleria cartografica: CR

II Parte Le variazioni del ghiacciaio dal secolo XVII

1. Tabella B : Fasi climatiche e variazioni glaciali nei secoli XIX e XX 2 Le variazioni del ghiacciaio dal XVIII secolo, in base alle relazioni scientifiche e alla documentazione iconografica, cartografica e fotografica 2- 1 - I secoli XVII e XVIII sono caratterizzati dalle maggiori espansioni storiche 2 - 2 - 1818-1820 Culmina l’espansione che risulta essere la maggiore dopo il neo-glaciale 2 - 3 - 1822- 1842 Contrazione:la lingua valliva si raccorcia di diverse centinaia di metri 2 - 4 - 1843- 1860 Forte espansione: la lingua valliva si avvicina alle dimensioni del 1820 2 - 5 - 1861- 1882 Forte contrazione: la lingua valliva si accorcia di circa 840 metri 2 - 6 - 1883- 1897 Espansione: la lingua valliva si allunga di 140 metri 2 - 7 - 1898- 1914 Contrazione : la lingua valliva di raccorcia di circa 150 metri 2 – 8 - 1914 Viene costituito il Comitato Glaciologico Italiano 2 - 9 - 1915-1923 Espansione: la lingua valliva si allunga di 250 metri 2 - 10 - 1924 - 1939 Contrazione: la lingua valliva si accorcia di circa 250 metri 2 - 11 - 1940 -1945 Breve espansione : la lingua valliva si allunga 60 metri 2 - 12 - 1946-1962 Contrazione : la lingua valliva si raccorcia di circa 500 m 2 - 13 - 1963- 1989 Espansione : la lingua valliva si allunga di circa 250 m

2 -14 - Dal 1990 Contrazione: la lingua valliva si raccorcia mediamente 18 metri all’anno 3 Tabella C: Variazioni annuali di lunghezza del Pré de Bard dal 1960 al 2004 4 Tabella D: Variazioni accertate delle lunghezze planimetriche dal 1818 al 2004 5 L’espansione 1963-1989 nelle Campagne Glaciologiche di A.V. Cerutti 6 L’apparato morenico 7 Galleria fotografica:FT

7 - 1 L’aspetto del ghiacciaio di Pré-de-Bard ( FT da 1 a 3 ) 7 - 2 Le immagini storiche ( da FT4 a FT 15) 7 - 3 Le immagini degli ultimi cinquant’anni ( FT 16 a FT 32) 7 - 4 L’apparato morenico e i massi-capisaldo ( FT da 33 a 51) Bibliografia

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INTRODUZIONE: IL MASSICCIO DEL MONTE BIANCO

1. Notizie di morfologia, glaciologia e climatologia L’imponente massiccio del Monte Bianco si erge nella cerchia delle Alpi Occidentali fino a raggiungere le più eccelse altitudini del continente europeo: la quota di 4807 m s.l.m. Posto fra 45°44’ e 46°04 di latitudine Nord e 6° 30’ e 7° 06’ di longitudine Est (meridiano internazionale), esso ha una superficie planimetrica di 560 Km quadrati e si presenta come una grandiosa unità morfologica. La cresta spartiacque ha una altitudine media di 3600 m e supera i 4000 e i 4500 m in una trentina di vette ; essa si sviluppa sinuosa per una lunghezza di 65 chilometri seguendo le concavità dei grandi circhi e dei valloni glaciali. Generalmente corre assai più vicina al margine meridionale che a quello settentrionale determinando una notevole dissimetria dei versanti; su quello volto alle valli Veny e Ferret le pendenze sono asperrime, non lontane dal 50%. La forte altimetria della cresta spartiacque determina lunghi versanti, incisi da vasti circhi glaciali, da valloni e da vere e proprie valli interne affiancate da grandiosi contrafforti, come quelle della Mer de Glace, dell’Argentière e del Miage. L’elevatissima altimetria e il clima regolato dai venti atlantici determinano l’ampia copertura glaciale che fa del Monte Bianco il gruppo montuoso più intensamente glacializzato del sistema alpino. Recenti studi ( Cerutti- 2001 ) mettono in evidenza che sul versante italiano, quando in estate il limite delle nevi persistenti si attesta attorno ai 2700 metri, la fascia che resta costantemente coperta di neve rappresenta ben il 25% della superficie dell’ intero versante; inoltre su questo alto territorio anche le precipitazioni estive avvengono sotto forma solida contribuendo così alla formazione di una grande quantità di ghiaccio. Negli anni più caldi il limite delle nevi perenni si innalza fino a sfiorare i 3000 metri; la percentuale del territorio permanentemente innevato scende allora al 20% , il che rappresenta comunque una parte notevole del massiccio , difficilmente eguagliata in altre zone alpine. La posizione geografica del Massiccio del Monte Bianco fa si che sia direttamente esposto ai venti di Ovest. Essi, come è noto, sono venti planetari, quindi costanti, spirano a quote molto elevate e giungono al Monte Bianco dopo aver attraversato l’Oceano Atlantico carichi di umidità in tutte le stagioni. L’impatto con il grandioso massiccio provoca la condensazione del vapor acqueo e in conseguenza copiose precipitazioni nevose. Secondo i meteorologi ogni anno le creste più elevate del Monte Bianco ricevono coltri nevose dello spessore di diverse decine di metri, continuamente sospinte e trasportate dal vento. In questo continuo turbinio i dati registrati dagli strumenti di misurazione non possono che essere parziali. Tuttavia tanto l’osservatorio francese dell’Aiguilles du Midi, posto a 3840 m s.l.m., quanto quello italiano della Punta Helbronner, a 3450 m s.l.m., registrano un equivalente in acqua molto vicino ai 3000 mm all’ anno, che, a detta degli specialisti, rappresenta una quantità grandiosa. Gli effetti di questa abbondante alimentazione nevosa sono evidenti: dalla calotta sommitale del Monte Bianco scendono le correnti di ghiaccio che portano le fronti alle quote più basse che si riscontrano nelle vallate alpine: 1700 m s.l.m. metri per il ghiacciaio del Miage; 1400 m per quello della Brenva, ambedue nella Val Veny e addirittura 1200 m quello dei Bosson nella valle di Chamonix. Ben il 32% della superficie del Monte Bianco è ricoperta da imponenti coltri glaciali che danno luogo a un centinaio di apparati, grandemente diversi per dimensioni e per caratteristiche morfologiche e dinamiche.

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Secondo le più recenti valutazioni raccolte nel World Glacier Inventory, la coltre glaciale del massiccio si estende su 178 Kmq di cui 47 interessano il versante italiano , meno favorevole al glacialismo. Fra i 26 apparati di quest’ultimo , enumerati dall’ autorevole fonte citata, il ghiacciaio di Pré-de-Bard, con una superficie di Kmq 3,52 risulta il quinto per ampiezza dopo i ghiacciai del Miage ( Kmq 13,02), della Brenva ( Kmq 8,05), del Triolet ( Kmq. 4,61) e della Lex Blanche ( Kmq 4,09). Il paesaggio glaciale che il Monte Bianco offre ora ai nostri occhi è mutato più volte nel corso dei secoli e dei millenni perché più volte è mutato il clima di cui i ghiacciai sono il prodotto. Bibliografia Cerutti A.V. Le oscillazioni della quota della isoterma 0 °C e le variazioni dei ghiacciai del Monte Bianco in Supplemento di Geografia fisica, Dinamica quaternaria V , 2001 Comitato Glaciologico Italiano Il Catasto dei ghiacciai italiai - Vol II: I Ghiacciai del Piemonte-Valle d’ Aosta , Torino 1961 Vivian R. Glaciers du Mont Blanc Montmélian 2001 2. Cronologia del clima europeo e le variazioni dei ghiacciai alpini Prima di trattare, nei capitoli successivi, delle variazioni climatiche dei secoli 19° e 20° con particolare riferimento al ghiacciaio di Pré-de-Bard, riteniamo utile accennare brevemente alla cronologia del clima europeo e in particolare del Monte Bianco. Sulla Guida Regionale della Società Geologica Italiana, n.3, secondo volume ( Milano, 1992) si legge: “ Durante la massima espansione glaciale culminata circa 20.000 anni fa, era presente in Valle d’Aosta un grande sistema glaciale di tipo himalaiano. La lingua della valle principale sboccava nell’alta pianura piemontese formando un grande lobo pedemontano, oggi testimoniato dalla Serra di Ivrea e da un complesso apparato morenico frontale . E’ possibile ricostruire l’estensione e l’altezza raggiunte in questa fase dai ghiacciai delle valle di Courmayeur desumendole dal limite superiore delle forme di modellamento glaciale. Questo ci rivela che a Courmayeur lo spessore del ghiacciaio era allora di almeno 1400 m (CR 2 –Orombelli ) Circa 14.000 anni fa, inizia un marcato riscaldamento, che nel giro di alcuni millenni porta alla deglaciazione delle valli alpine. Questa tuttavia avviene con alternanze di fasi di segno opposto .La citata guida mette in evidenza che “ Sul versante meridionale del Monte Bianco, in tempi sicuramente anteriori agli 8000 anni fa ma fin’ora non ancora databili con precisione, sono state riconosciute due fasi di riavvanzata, indicate da morene terminali e massi erratici . Durante la riavvanzata più antica, denominata “ Stadio di Courmayeur”, la Val Veny e la Val Ferret erano invase da un sistema glaciale la cui fronte era posta presso il capoluogo di Courmayeur. Nella seconda riavvanzata ( stadio di Planpinceux ) la lingua glaciale della Val Ferret terminava nella località di Plampinceux . (CR 3 – Orombelli ) I recenti studi dei glaciologi dell’ Università di Zurigo e di Philip Deline dell’Università di Chambery ( 2003 – 2004 ) permettono di attribuire queste due “riavvanzate” al periodo tardiglaciale probabilmente la prima a circa 13.000 anni fa, la seconda attorno ai 10.000 Malgrado queste pulsazioni fredde, in quei millenni il clima andava via via riscaldandosi e la copertura glaciale riducendosi progressivamente. Una importante prova ci è fornita dalla torba che da qualche anno a questa parte viene alla luce alla fronte del Ghiacciaio del Ruitor, ad una altitudine superiore ai 2500 m . Al Carbonio 14 la sua età si è rilevata di 6500 anni dal presente nei livelli più antichi, e di 3500 in quelli più recenti Poiché è ovvio che la torba ha potuto formarsi solo in assenza del ghiacciaio, bisogna dedurre che in quei tre millenni la copertura glaciale doveva essere assai più ridotta dell’ attuale. Con questo periodo caldo, denominato “optimum climatico post-glaciale”, ben documentato tanto in Europa quanto in America, prende inizio l’Olocene. Sulle Alpi le temperature medie annue risultano essere state allora più elevate delle attuali di circa 4°C il che permette di comprendere le motivazioni di numerosi insediamenti neolitici in alta quota.

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Ma attorno ai 3500 anni fa il clima ritorna più freddo e i ghiacciai riprendono ad espandersi sebbene non nella misura delle avanzate tardiglaciali. Le ricerche del Deline hanno permesso di datare a questo periodo la formazione della parte più esterna del vasto complesso morenico del ghiacciaio del Miage E’ quindi logico ipotizzare che anche la parte più antica delle attuali grandi morene del Pre-de-Bard risalga ad espansioni avvenute nel secondo e nel primo millennio a.C. il “pessimum” climatico dell’Età del Ferro . Tra i 2300 e i 1500 anni fa le temperature sono generalmente alquanto superiori alle attuali, con precipitazioni scarse soprattutto negli ultimi secoli: è l’”optimum” climatico dell’età romana, dal 300 a.C. al 400 d.C. Ci riferiamo d’ora in avanti agli anni dell’era Cristiana. Nel 218 a.C. Annibale, con un esercito di non meno di 25.000 uomini, attraversa le Alpi Occidentali In epoca romana vengono attivamente frequentati i passi del Monginevro. del Piccolo e Gran San Bernardo, e anche il Colle del Teodulo di ben 3300 m di altitudine , così come tanti altri passi delle Alpi Centro-Orientali; intanto a servizio e a presidio dei gangli della circolazione transalpina sorgono importanti città come Augusta Praetoria, Aosta, fondata nel 25 a.C. Tra il 500 d.C. e il 750 d.C. segue un periodo freddo e arido; i valichi alpini restano innevati per la maggior parte dell’ anno; i più elevati vengono addirittura sommersi da coltri glaciali. Di conseguenza cessano i traffici che per sei secoli avevano caratterizzato la vita economica delle Alpi. Si instaura il “pessimum” climatico dell’alto Medioevo, che perdura fino all’ottavo secolo . Dal 750 al 1500 le temperature medie si innalzano fino ad ameno 2°C in più di quelle attuali: è l’”optimum” climatico dell’età feudale. Riprendono i traffici sui valichi alpini dando luogo, sulle Alpi , ad una vera e propria “età dell’ oro “ Segue la “Piccola Età Glaciale” (PEG), il “pessimum” che dura circa tre secoli - dal 1550 al 1860 - i più freddi dell’epoca storica. Purtroppo non abbiamo sequenze di dati meteorologici tanto antiche da permetterci di seguire analiticamente l’evoluzione del clima durante la Piccola Età Glaciale . Tuttavia una ricca serie di testimonianze storiche ci permette di cogliere il carattere delle fluttuazioni climatiche che si susseguirono nei diversi decenni e di come ad esse reagirono i ghiacciai alpini . Sulla base di tali informazioni il prof. Federico Sacco nel 1918 tracciò un interessantissimo “Schema delle oscillazioni dei ghiacciai del Monte Bianco dal secolo XVI al XX (CR 4 -Sacco) La variazione di fase si annuncia con precoci inverni nevosi, lungo innevamento dei valichi e glacializzazione dei più elevati. Si assiste ad una imponente crescita volumetrica e lineare dei ghiacciai mentre si riduce notevolmente la superficie delle terre produttive I quattro più imponenti episodi di espansione dei ghiacciai alpini culminano rispettivamente nel 1602, 1644, 1820 e 1855 Nel corso di questi eventi le lingue vallive dei grandi apparati si allungano di alcuni chilometri, sommergendo le vie di comunicazione attraverso gli alti valichi, i pascoli, le foreste e anche villaggi permanenti. A metà del secolo 19° il clima muta, la temperatura si innalza e per la prima volta è possibile seguirne le variazioni mediante registrazioni strumentali: prende inizio il periodo a clima temperato dei nostri giorni. Secondo l’Organizzazione Meteorologica mondiale dal 1860 al 2000 la temperatura media del pianeta si è innalza di 0.7°C; nella zona alpina di 1.2°C provocando la contrazione della coltre glaciale della Alpi di valori che variano fra il 20 % e il 40% del massimo raggiunto nel XIX secolo Bibliografia Armando, Chariere Peretti Piovano Ricerche sull’evoluzione del clima e dell’ambiente nel settore delle Alpi Occid. italiane - La formazione di torbiera presso la fronte del Ruitor. Boll. Comit Glac.It, serie II n. 23 Torino 1975 AA.VV. Guida Regionale della Società geologica Italiana n3/ secondo volume ( Milano, 1992)Cerutti A.V. Seimila anni di storia del clim in valle d’ Aosta in Archivum Augustanum II – nouvelle série Aosta 2002 P. Deline - : L’enregistrement des variation du climat d’hier et d’aujourd’hui par les formes des glaciaires: l’exemple du Val Veny “ in Quaderno n 11 dell “ Fondazione Courmayeur. Aosta, 2004 Guichonnet P Histoire et civisation del Alpes - Vol. I Toulose 1980 Le Roy Ladurie E. Histoire du climat depuis l’an mil , Paris, 1967

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Orombelli e Porter 1981 rischi di frane nelle Alpi in Svienze v 156 Milano 1981 Pinna M La storia del clima : variazioni climatiche e rapporto clima.uomo in età post-glaciale . Roma 1984 Sacco F. I ghiacciai italiani del gruppo del Monte Bianco – in Boll. Comit. Glaciologico n 3 , 1918

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I PARTE: IL GHIACCIAIO PRE’- DE- BARD IERI E OGGI 1 - I nomi del Ghiacciaio Scrive il glottologo svizzero Jules Guex “ I nomi delle montagne hanno la loro origine e la loro spiegazione, come ogni altro nome locale , nella lingua che si parla nella regione in cui essi sorgono ma la maggior parte delle cime e delle creste poste al di sopra della zona dei pascoli ha ricevuto assai tardi una denominazione propria in quanto, un tempo si dava un nome solo alle località che l’uomo frequentava : i villaggi, i campi , i pascoli, gli alpeggi, i valichi. Infatti nelle carte del 17° e 18° secolo, pur ricche di toponimi come quelle del Borgonio ( 1680 CR 5-6-) e dello Stagnoni ( 1772 ) non vi sono nomi se non di località di fondovalle e qualche volta dei valichi più frequentati da viaggiatori e mercanti. Proprio nella citata carta dello Stagnoni (CR 7) appare per la prima volta il toponimo Col du Ferier proprio perché il valico, attualmente chiamato Col Ferret, in passato costituiva una via regolarmente frequentata dai viaggiatori e dalle carovane dei mercanti. Nel tratto culminante di questo itinerario il paesaggio è dominato dalla luminosa visione del ghiacciaio di Pré-de-Bard ; questo ghiacciaio, perciò, è uno dei pochi conosciuti in tempi decisamente “pre-alpinistici” Nel 1781 fece questo itinerario il naturalista ginevrino Horace- Bénedict de Saussure. Nel IV volume della sua famosa opera, Voyages dans les Alpes pubblicato nel 1796, egli descrive il nostro ghiacciaio ( cfr pag. 9 ) e ne dichiara il nome, ovviamente quello con cui veniva designato dalla gente del posto : “ Glacier du Mont Dolent” Il Mont Dolent è la vetta di 3818 metri che da Nord domina il ghiacciaio; anche in epoca pre-alpinistica era assai conosciuta in quanto costituiva il punto di unione dei confini di tre regioni, i Ducati d’Aosta, del Vallese e di Faucigny ; dopo il 1860 con la cessione della Savoia alla Repubblica Francese è divenuto triconfine fra Italia, Francia e Svizzera. Sulla denominazione “Mont Dolent”, Roland Boyer, nella sua opera Les noms de lieux de la region du Mont-Blanc ( 1987) scrive : “Doler” signifie “aplanir” en vieux français, et le sommet du Dolent parait plat depuis le versant vallesain; c’est une des explications possibles, la meilleure à notre a vis . Per il nostro ghiacciaio i cartografi francesi e svizzeri fino alla fine del secolo XIX usano il nome Glacier de Mont Dolent mentre invece dal 1823 nella cartografia sabauda compare il toponimo Pré-de-Bar La prima volta viene usato, nella forma “Gl. Predebar” nella Carta manoscritta del Tenente Muletti disegnata nel 1823. (CR 10) Il toponimo passa successivamente nella Gran Carta degli stati Sardi in Terraferma del 1841 ( CR 11) e del 1869 ( CR 14), poi dal 1882 in quelle dell’ Istituto Geografico Militare, ente a cui è tutt’ora affidata la cartografia ufficiale dello Stato Italiano (CR 21 –22- 30 –37)Pré-de-Bard è l’antico un nome dell’alpeggio che sorge di fronte al ghiacciaio nei pressi dell’attuale Rifugio Elena . Michele Pantaleo, nel suo lavoro del 1974 interpreta il termine “Bar” del toponimo come “Barra”, “Termine”, e la cosa ben si addice allo spartiacque determinato dalla cresta che scende dal Mont Dolent. Ma ben diversa è l’etimologia illustrata da Robert Berton nel suo lavoro del 1979 Toponimie Valdotaine – Courmayeur; Per questo autore il significato del toponimo è : “Pré de la montagne” ; e appoggia questa sua convinzione agli studi di due insigni toponimisti: A. Dauzat, autore di La toponimie francaise il quale ritiene che “Bar” venga dal gallico “Barro” qui signifie : Sommet – Montagne e F Krutwig che nella sua opera Les nomes pré-indoeuropéens en Vallée d’Aoste, “signale les mots “Bar”, “Ber” et leur donne la signification de “ Cime, Montagne Rocheuse” Anche il già citato Roland Boyer ( 1987) condivide questa opinione affermando :“Bar” et souvent “Bard” en Pays d’Aoste, désignent un sommet rocheux, tel le fort de Bard qui controlait l’entrée dans la Val d’ Aoste. Non intendiamo pronunciarci su quale delle interpretazioni sia la più convincente : certo è che quel toponimo per secoli fu il nome dell’ alpeggio. “ In montagna, spessissimo i nomi

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“salgono”- nota il già citato glottologo svizzero Jules Guex -“ L’appellativo dei ghiacciai, delle creste , delle vette è giunto lassù recentemente , salendo dagli alpeggi o dalle località abitate che si trovano sulle pendici di quelle cime.” Così è avvenuto del nostro ghiacciaio. Recentemente appare nel nome una variante grafica . Nel 1980 la Regione Autonoma Valle d’Aosta prende l’iniziativa di condurre una completa , attenta revisione della toponomastica locale per la Carta regionale a grande scala di una prima edizione viene pubblicata nel 1984 e una seconda del 2003 ( CR - 39-40) . In questo documento cartografico, che ha tutti i crismi della ufficialità , il nostro toponimo viene scritto con una d finale: “ Pré-de-Bard” Questa infatti , come nota il Boyer , appare la forma più frequente nei vecchi documenti valdostani Bibliografia - Berton R Toponimie Valdotaine – Courmayeur Aoste, 1979 Boyer R. Les noms de lieux de la ragion du Mont-Blanc – Vaulx-en-Veli, 1987. Panataleo M Note toponomastiche sui ghiacciai delle Alpi Occidentali in Boll: Comit. Glac. It. Serie 2, 22, 1974 ) J.Guex La Montagne et ses noms- Etude de Toponimie Alpine Losanna , 1940 2 - Posizione geografica del bacino e i suoi caratteri geologici Le più recenti rappresentazioni cartografiche ufficiali a grande scala dell’area del Ghiacciaio Pré de Bar sono in Carta d’Italia dell’ IGM alla scala 1.25.000 edizione 4-1973. : foglio 28 , quadrante IV Tavoletta S.O. “La Vachey” Rilievo grafico 1929 –fotogrammetrico 1947 aggiornata nel 1970 con aerofotografie del 1968 – La fronte è rappresentata a quota 2050. (CR 29) Carta della Regione Autonoma della Valle d’Aosta scala 1:10.000 edizione 2003 : Tavole i 5086 Mont Dolent e 5082 Col Gran-Ferret , in base a riprese aerofotogrammetriche del 1991 ,. La fronte è rappresentata a quota 2060. (CR 32) Il bacino di alimentazione del ghiacciaio Pré-de-Bard ( FT 1 - 2) è orientato in direzione NNO-SSE ed è delimitato dall’arco montuoso a ferro di cavallo, costituito da : - a SO dalla catena dei Monts Rouges de Triolet ; - a NO, dall’allineamento Aiguille de Triolet (m 3874) - Col du M.Dolent (m 3485) - Mont Dolent (m 3819); a NE, dalla catena Mt.Dolent - Mont Grapillon (m 3576) - Monte Allobrogia (m 3171). Le montagne che circondano il bacino del ghiacciaio sono costituite da granito. E’ quanto risulta dalla “ Carta geologica d’ Italia” del Servizio Geologico Italiano 1.100.000, foglio Aosta (CR 25) e dalla “Carte Geologique de France”, del Bureau de Recherches Gèologiques 1:50.000, fogli Chamonix 680 e Mont Blanc 704, (CR 26) e in modo più specifico dal lavoro di Porter e Orombelli del 1981 ( CR 1 ) . Un tempo il granito del Monte Bianco veniva detto “Protogino” in quanto si pensava che fosse la roccia più antica; il vecchio termine è stato abbandonato da quando la datazione radiometrica, , ha rilevato che il granito del Monte Bianco ha avuto origine nel Carbonifero superiore, 310 milioni di anni fa . Esso quindi è più giovane dei parascisti varisici e delle migmatiti che formano il cappello del batolite. In corrispondenza del gradino roccioso fra quota 2660 m e 2221 m superato dal ghiacciaio con una caduta di seracchi, si presentano gneiss anatessici, associati ad abbondanti porfidi, spesso laminati ; gli stessi materiali costituiscono l’allineamento montuoso di NE . Ad esso si appoggiano depositi glaciali storici e materiale detritico franoso. Poco più a Sud, un sistema di faglie coassiali con la Val Ferret, e quindi orientate NNE-SSO, separa gli gneiss di cui sopra dagli affioramenti di sedimentario, costituito da alternanze delle Unità ultraelvetiche che costituiscono i fianchi e il fondovalle della Val Ferret . Compaiono qui - scisti argillosi neri, piritici, a miche (Aaleniano); - calcescisti argillosi grigi “satinés” (Calloviano – Oxfordiano ); -calcari a placchette, più o meno argillosi e micriti (Dogger sup.-Malm non differ.) .

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3- Le caratteristiche del ghiacciaio e del suo apparato morenico Il Pré-de-Bard è un ghiacciaio vallivo semplice, che scende dal circo posto fra l’ Aiguille de Triolet (3874 m) e il Mont Dolent (3819 m), la vetta da cui si diramano i contrafforti che dividono i bacini dell’Arve, del Rodano e della Dora Baltea. L’apparato si adagia sull’ampio circo che forma il bacino superiore; più a valle supera con una stretta seraccata il gradino morfologico presente fra le quote m 2600 – 2300, e più in basso si ricompatta in una lingua valliva di notevole potenza, che presenta la morfologia a “coda di volpe”. ( FT 1 - 2) Ecco la descrizione che ne fa Federico Sacco nel suo interessantissimo lavoro “I ghiacciai italiani del gruppo del Monte Bianco” (1918) : “ Il ghiacciaio di Pré-de-Bard, a forma di ventaglio semichiuso o di triangolo stretto e lungo, discende dalla costiera spartiacque di Aiguille de Triolet - M.Dolent, presentando una specie di doppia cascata; cioè, una superiore semicircolare amplissima, di circa 300 metri di altezza, ed una inferiore ristretta, strangolata tra due alte pareti di roccia; dopodiché il ghiacciaio discende ed allargasi alquanto a costituire una caratteristica corrente glaciale, complessivamente subellittica, cioè foggiata quasi a clava o coda di volpe, altri disse a cucchiaio od a zampa di plantigrado, o a testa di serpente, o di drago …” Aggiunge che: In alto a sinistra, dalla massa glaciale in esame si stacca, individualizzandosi, un ramo speciale foggiato a lingua subellittica che, partendo dalle pendici occidentali del Monte Grapillon, scende più o meno fin quasi sotto il Pas du Grapillon, per modo che l’appellerei ramo glaciale o Ghiacciaietto del Grapillon.” Imponenti sono le morene, deposte durante la Piccola Età Glaciale, (FT 1) durante la quale la lingua valliva del ghiacciaio sboccava dal vallone originario , si immetteva nella Val Ferret, e la percorreva per molte centinaia di metri . ( cfr II Parte, § 5 ) Così le descrive il Sacco : “ I cordoni morenici di destra, brulli, incoerenti, stanno appiccicati contro le estreme aspre falde protoginiche dell’allungato sprone dei Monts Rouges; invece i cordoni di sinistra si poterono sviluppare più liberamente in largo arco adagiatesi contro e sopra le falde calcescistose dei casolari di Pré de Bar i quali anzi ne risentirono direttamente l’influenza; tant’è che blocchi erratici vi sono sparsi attorno e vedesi tuttora, ad una diecina di metri sotto detti casolari, la morena di aspetto fresco sovrapporsi direttamente sul terreno inerbito da tempo antico, formandovi un contrasto assai spiccato e parlante. Nella morena di sinistra si possono ancora distinguere 6 cordoni degradanti verso l’interno.” Le rocce che emergono dalle morene laterali sono state lisciate dal ghiacciaio. Le morene laterali di destra costituiscono oggidì quasi un muro verticale con nicchie di smottamenti e crolli (FT 3) ; quelle laterali di sinistra costituiscono una grande scarpata che documenta le grandiose dimensioni del ghiacciaio durante la Piccola Età Glaciale. ( FT 5 ) All’ interno del grandioso anfiteatro morenico sono evidenti le cerchie formatesi più recentemente che testimoniano le diverse fasi di espansione e di ritiro alternatesi dopo il 1860 Il ghiacciaio di Pré-de-Bard è catalogato nel "Catasto dei Ghiacciai Italiani" edito dal Comitato Glaciologico Italiano nel 1961 con il n 235 . Purtroppo alcuni dati in esso riportati non risultano realistici. Molto più affidabili sono quelli ufficializzati internazionalmente dal World Glacier Inventory, 1989 che hanno come base le aerofoto 1975 (FT 1) interpretate dal dott. Franco Secchieri per conto del C.G.I. e della Regione Valle d’ Aosta . Tali dati sono raccolti in un dossier non pubblicato:“Catasto dei Ghiacciai e delle Nevi perenni della Regione Valle d’Aosta” R.Bozonnet, Y. Bravard M.Chardon Le Mont Blanc Montlélian 1983 AA.VV. Guida Regionale della Società geologica Italiana n3/ secondo volume ( Milano, 1992)Orombelli e Porter 1981 rischi di frane nelle Alpi in Svienze v 156 Milano 1981

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Tabella A Le caratteristiche del ghiacciaio di Pré-de-Bard Da: “Catasto dei Ghiacciai e delle Nevi perenni della Regione Autonoma della Valle d’Aosta” IDENTIFICAZIONE WGI

I4L01517028

IDENTIFICAZIONE CGI 235 NOME PRE DE BAR LATITUDINE 45.90 LONGITUDINE 7.06 AREA TOTALE 3.53 Kmq AREA SCOPERTA 3.49 Kmq LARGHEZZA MEDIA 0.5 Km LUNGHEZZA MEDIA 3.8 Km LUNGHEZZA MASSIMA TOTALE 3.9 Km LUNGHEZZA MASSIMA AREA SCOPERTA 3.9 Km LUNGHEZZA MASSIMA AREA ABLAZIONE 2.5 Km ORIENTAZIONE AREA ACCUMULO SE ORIENTAZIONE AREA ABLAZIONE SE QUOTA PIU’ ELEVATA DEL GHIACCIAIO 3.750 m ALTEZZA MEDIANA 3.095 m QUOTA PIU’ BASSA 2.075 m QUOTA PIU’ BASSA GHIACCIAIO SCOPERTO 2.075 m ALTEZZA MEDIA AREA ACCUMULO 3.175 m ALTEZZA MEDIA AREA ABLAZIONE 2.790 m TIPO VALLIVO FORMA BACINO COMPOSTO PROFILO LONGITUDINALE SOSPESO ALIMENTAZIONE DIRETTA SNOW LINE QUOTA 3.035 m PROFONDITA’ MEDIA 34 m BACINO IDROGRAFICO DORA DI FERRET-DORA BALTEA-PO 4 - Il ghiacciaio di Pré de Bar nella letteratura e nella iconografia Fin dai tempi più antichi la funzione principale della cartografia è stata l’utilità: con la rappresentazione degli aspetti fisici, della morfologia, di strade, sentieri, itinerari, linee di divisione delle acque e dei bacini spartiacque, e molti altri aspetti naturali, vengono documentate le relazioni che gli uomini hanno con lo spazio. Le carte ci “parlano “ anche di storia: nel tempo rappresentano le conseguenze delle variazioni climatiche; ed hanno un importante contenuto politico: i confini statali e amministrativi , i posti di frontiera, le vie di comunicazione. Tuttavia sino alla seconda metà del 18° secolo, i cartografi dimostravano scarso interesse per le montagne di cui ritenevano “utili” solo i valichi ; spesso non conoscevano personalmente i luoghi che rappresentavano e quindi erano soliti lavorare in base alle informazioni - più o meno chiare e veritiere - ricevute da viaggiatori e mercanti, . Ben lo dimostra il più importante documento cartografico degli stati di Savoia , la grande Carta Murale disegnata da Giovanni Tommaso Borgonio nel 1680 e conosciuta come Carta di Madama Reale (CR 5 - 6 ) La carta, assai pregevole esteticamente contiene molti toponimi relativi all’alta valle d’ Aosta fra

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cui Petit Saint Bernard; Grand S. Bernard; Cormaior; Dolina (l’attuale Dolonne), ma anche gravi errori topografici come la traccia della Val Veny. La carta del Borgonio venne quasi completamente rifatta , per volere dei regnanti, novant’anni più tardi, da J. Stagnoni. Nella edizione del 1772 (CR 7) vengono corretti molti errori presenti nella precedente : compare correttamente tracciata la Val Venì e la relativa strada che valica il Col dell’Allé Blanche nonché quella della V. di Ferier che scende dal Col du Ferier. In essa compare anche la scritta “Glaciere” ma nessun segno grafico ci permette ancora di individuare apparati glaciali . Malgrado ciò, del ghiacciaio di Pré de Bar era già stato fatto cenno nel “ Recit des passages de la Val d’Aoste”, scritto nel 1694 da Philibert-Amédée Arnod, di Villeneuve( in “Archivum Augustanum ( Aosta, 1968). Agli inizi del 1691, proprio alla vigilia della invasione francese che ebbe poi luogo nel giugno-luglio di quello stesso anno, il governatore del Ducato di Savoia, marchese di Marolles, diede incarico all’ Arnaud di stendere una dettagliata relazione su tutti valichi valdostani , con finalità eminentemente pratiche di topografia militare. Il lavoro ebbe termine nel 1694 . La seconda parte riguarda i valichi delle Alpi Pennine e fra questi vengono descritti anche il Grande e il Piccolo Ferret, rispettivamente denominati Seigne e Chantonet “ Des alpages du Gran-Ferré (sul versante vallesano ) il y a une heure et demi de chemin à la sommità ou sont les confins des estats qu’ils appellent la Seigne; le passage se fait plus vaste sur le terrain…auquel endroit nous avons fait quelques barraques pour les soldats de garde en 1688 et 1689. Et des mesmes barraques par dessous e par l’endroit de Planfin ( oggi les Grépillons ) il y a communication au lieu dit le Chantonet, aussy confin des Estats: Depuis le Chantonet, pour aboutir à Hameiron ( era il piccolo centro di servizi della val Ferret valdostana, distrutto dalla frana del 1717) il se fait une rude descente par des glavinières et des prècipices à costè des glaciers” E’ la prima citazione del nostro ghiacciaio e risale a più di trecento anni fa ! La Seigne, il luogo degli antichi baraccamenti é l’attuale Colle del Gran Ferret (m 2537) – cippo confinario n 13. Il toponimo “le Chantonet” compare sulla Carta Regionale 1:10.000 f° 5086 presso l’attuale cippo n°15, circa trecento metri a sud-est del Col Petit Ferret o Col Grapillon ( m 2509) su cui è posto il cippo n° 16. Al termine del secolo 18°, il grandioso massiccio del Monte Bianco diventa uno di quei “monumenti naturali” che vengono proposti all’interesse e alla ammirazione della elité culturale europea per opera di Horace-Bénedict de Saussure , il naturalista ginevrino, pioniere della prima scalata alla vetta più alta d’Europa. Autore della grandiosa opera in quattro volumi “Voyages dans les Alpes”, pubblicati a Neuchatel fra il 1778 e il 1796 , egli pone nel secondo volume la “Carte de la partie des Alpes qui avoisine le Mont Blanc” (40,9x47,5 cm), disegnata da M. A. Pictet.( CR 8 ) E’ questa la prima rappresentazione dell’ intero Massiccio; le montagne sono disegnate con grande effetto, con le ombre tinteggiate verso Est secondo l’ormai affermato metodo che dal suo inventore prende nome “ Lehmann “. Il disegno del Pictet è più simile ad una panoramica a volo d’uccello che non ad una vera carta topografica ma in essa, per la prima volta appare la rappresentazione grafica dei ghiacciai e la loro toponomastica . Essa è piuttosto ricca e abbastanza precisa per i ghiacciai del versante di Chamonix ; non così per il versante valdostano ore appaiono soltanto “Ruize de Miage “ e Gl. De la Brenva “ nella Vallée de Veni. Nulla del genere nella “Vallée de Ferret ou Ferrer”; nell’area del Pré de Bar, all’estremità di Nord-Est , pare di poter identificare il Mont Dolent e i Monts Rouges de Triolet che separano valli parallele . Quella che potrebbe essere la valle del Triolet è indicata come un solco sinuoso, tributario della Val Ferret che scende dall’Aig.de Chenavier”, forse l’attuale Aig.de Talèfre, Ma nel quarto libro dei ”Voyages dans les Alpes” pubblicato dieci anni dopo quello che contiene la carte del Pictet, il De Saussure rende giustizia alla Val Ferret occupandosi direttamente ed ampiamente del ghiacciaio di Pré-de-Bard e di quello del Triolet . Lo

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scienziato, giunto al Col Ferret dal versante vallesano, così descrive il panorama che si apre alla sua vista : “Du col Ferret on ne voie pas le Mont-Blanc, il est caché par des cimes moins élevée mais plus proches. Ce qui attire toute l’attention du spectateur, ce sont deux grand glaciers qui descendent de la chaine primitive tout après du col Ferret. Le plus voisin de ce col se nomme « glacier du Mont Dolent »; son plateau le plus élevé est un grand cirque entouré de hautes feuillets de granit de forme pyramidale: le glacier descend de là par une gorge dans laquelle il est renserré; mais des qu’il l’a dépassé, il s’élargit de nouveau et s’ouvre en éventail. Il a donc en tout la forme d’une gerbe, serrée dans le milieu et dilatée à ses deux extrémités. (…) La grande fortuna che l’opera del De Saussure ebbe negli ambienti culturali dell’ epoca, fece si che i ghiacciai del Monte Bianco e con essi il nostro Pré-de-Bard , ben presto compaiano in numerose illustrazioni cartografiche e pittoriche, che sono divenute testimonianze fondamentali per la storia della glaciologia Intanto in epoca Napoleonica la cartografia passa nelle mani di militari specialisti . Il rilevamento topografico, con l’impostazione sul terreno di gran numero di punti geodetici collegati da precise reti trigonometriche, diventa sempre più perfetto mentre si va raffinando anche la rappresentazione del rilievo prima con l’uso dell’ ormai tradizionale metodo “Lehmann”, poi con quello più tecnico della curve di livello. Per la preparazione della Campagna d’ Italia, il Generale incaricò il barone Bacler d’Albe posto alla guida del neo-costituito Bureau topographique , di revisionare la carta della Stagnoni, unico documento utile che allora esisteva . Ne nacque la famosa Carte générale du théatre de la guerre en Italie alla scala 1:257.000 , pubblicata nel 1799 che ebbe grande influenza sulla cartografia successiva . Negli stessi anni ( 1797, 1798, 1799 ) un altro ufficiale francese, anzi savoiardo, il capitano del genio Jean-Baptiste Raymond, rilevava la “Carte physique et minéralogique du Mont Blanc et des Montagnes et Vallées qui l’avoisinent ”, alla scala 1 :90.000 circa (61x82 cm) nella cui legenda è precisato , “pour servir de complément aux voyage de Saussure”,( CR 9 ) Venne pubblicata a Ginevra solo nel 1815 ( ed. P.G. Le Double,) ed ebbe un grande successo Essa è in assoluto la prima carta che rappresenta i ghiacciai della Val Ferret disegnati come tre lingue glaciali che dalla catena principale si protendono verso il solco della Val Ferret : sono appunto i ghiacciai di Pre-de-Bard, del Triolet e di Frebouzie che all’ epoca , non sboccavano dai loro valloni originari, come del resto risulta chiaro dalle citate pagine del De Saussure. La grande espansione prese inizio attorno al 1810 e negli anni successivi la lingua valliva del Pré-de-Bard si allungò tanto da portarsi sull’asse principale della Val Ferret occupandolo per un buon tratto Di questo stato di cose abbiamo la documentazione iconografica nel volume di G. Lory : “Voyage pittoresque dans la Vallèe de Chamouni et autour du Mont-Blanc avec un texte explicatif par M. Raoul-Rochette” pubblicato a Parigi, dalla editrice d’Ostervald nel 1826. Gli autori sono certamente stati testimoni oculari della maggior culminazione che ebbe luogo in tempi storici, avvenuta fra il 1818 e il 1822 . Nel volume compaiono bellissime tavole con incisioni su rame che riproducono , a colori, paesaggi delle valli del Monte Bianco . Le tavole 36 e 37 riguardano il nostro ghiacciaio . Esse hanno un grandissimo interesse glaciologico perchè , costituiscono la fondamentale documentazione iconogragica dell’ aspetto del ghiacciaio di Pré-de-Bard al momento della sua culminazione assoluta La prima tavola ( FT 4 ) porta il titolo « Glacier du Triolet » ed è firmata da Frédéric Salathé su disegno di J-F.d’Ostervald. In primo piano compare per lungo tratto la lingua valliva del ghiacciaio di Pre-de-Bard che scende lungo la val Ferret e si protende fin negli immediati pressi dello sbocco del Triolet . La seconda tavola ( FT 5 ) , firmata dagli stessi autori, porta il titolo « Glacier du Mont-Dolent » Dall’alpeggio che costituisce il primo piano , la veduta spazia sul ghiacciaio in massima espansione . Il disegno mette in evidenza lo spessore della lingua valliva : essa

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riempie l’intero vallone e supera nettamente in altezza le attuali morene storiche di destra e di sinistra . Le due tavole sono così commentate da Raul –Rochette : “Ce glacier,……qui descend directemet d’une des épaules du Mont-Blanc, aboutit, ainsi que le précédent (il Triolet, ), au fond de la vallée d’Entrèves (la Val Ferret), où tous les deux, presque confondus en une seule masse, forment ainsi l’un des plus épouvantables amas de glaces qu’il soit possible d’imaginer. En voyant ces deux glaciers, que sépare le Mont–Ru (Monts Rouges de Triolet) dans toute l’étendue de leur cours, se rapprocher à ce point au dernier degré de leur chute, il semble qu’il y ait dans ces masses inertes une sorte d’attraction dont on ne peut s’empêcher d’être soi-même ému. Les deux torrent qui en sortent à si peu de distance l’un de l’autre, sous deux voûtes de glaces qui se touchent, confondent de même, pour ainsi dire, dans leur berceau, leurs ondes fraternelles…… ”…… “La magnificence infinie et la rareté d’un pareil spectacle donnent sans contredit à ces hauteurs du Pré-de-Bar…un attrait particulier… ” Nel 1854 i fratelli W. e A.K. Johnston pubblicano ad Edimburgo il « Physical Atlas in un cui viene inserita una bella tavola dal titolo Illustrations of Glacier System of the Alpes ( CR 12 ) Nel 1858 una carta degli stessi autori dal titolo “Traveller map of the Mont Blanc, with the Valleys and Glaciers around” (14,5x20 cm), viene pubblicata in S.W. King “The Italian Valley of the Pennine Alps”. Il nostro ghiacciaio ha il nome di “ Mont Dolent” e la sua lingua valliva appare affacciarsi sull’asse principale della Val Ferret (CR13). Nel 1860 per opera dell’ illustre cartografo elvetico Guillaume Henry Dufour, che per primo introduce l’uso delle curve di livello, l’area del Monte Bianco compare disegnata con molta precisione nelle “Topographische Karte der Schweiz”,scala 1: 100.000 ( cm 70x48 ) I ghiacciai del Mont Dolent e del Triolet sono ben raffigurati nel foglio 22 Monte Bianco Nel 1862 viene pubblicata la “Carte geologique des parties de la Savoie, du Piémont et de la Suisse voisines du Mont-Blanc” di Alphonse Favre. La carta (81x62 cm) raffigura il nostro ghiacciaio con la dizione di “M. Dolent Gl.” in maniera alquanto imprecisa. (CR 15 ) Nel 1864 il prof Pitschner del Politecnico di Berlino pubblica un libro sul Monte Bianco corredato da un « Atlas zum Mont Blanc » costituito da nove incisioni di cui l’ultima è la « Uebersichtskarte vom Gletscher und Felsen- Sistem der Mont Blanc Kette « ( 42,5 x 56 cm ). Essa documenta la nuova possente espansione che il ghiacciaio di Pré-de-Bard ebbe negli anni ’60 del secolo XIX ( CR 16 ). Del 1865 è la bellissima carta Massif du Mont Blanc alla scala 1: 40.000 dell’ ufficiale dello Stato Maggiore Francese Marcel Mieulet, pubblicata a Parigi.(CR 17) L’accuratezza del rilevamento del 1863 anche in alta quota, l’efficacia del disegno e della coloritura , la grandezza della scala, fanno di essa una delle più interessanti e conosciute carte dell’ area del Monte Bianco nel secolo XIX . In essa – sia pure ancora con il nome “ Mont Dolent” - il ghiacciaio di Pre-de-Bar è chiaramente raffigurato e appare in forte espansione con la lingua valliva che si porta nella val Ferret . Dello stresso anno è un’altra Carta famosa: The chain of Mont Blanc alla scala 1:80.000, pubblicata a Londra da A.Adams-Reilly (CR 18). Nel 1871 Whymper fa uscire il suo volune Scrambles amongst the Alpes e lo correda di una carta intitolata The chain of Mont Blanc (CR 19) che è la sintesi dei lavori cartografici più eccellenti del momento: quelli del Mieulet, del Dufour e del Reilly. La stessa carta appare poi nel 1909 nella Guide of Chamonix and the range of Mont Blanc

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Nel 1876 viene pubblicato a Parigi “Le massif du Mont Blanc”, di Eugène Viollet Le Duc, architetto e artista. (CR 20 ) E’ considerato uno dei più importanti studi fatti nel 19° secolo, sulla costituzione geodetica e geologica del Massiccio del M. Bianco e sulla evoluzione dei suoi ghiacciai. Il ghiacciaio di Pré de Bar, rilevato tra il 1868 e il 1875, è rappresentato con il nome di Glacier du Mont Dolent ,italien mentre viene designato Glacier du Mont Dolent “suisse” quello che scende sul versante di NE Nel 1892 nella “Guide de la Chaine du Mont-Blanc a l’usage des Ascensionnistes” di Louis Kurz del Club Alpino Svizzero viene descritto un itinerario che da Lognan sale sul ghiacciaio dell’Argentière al Col du Mont Dolent (m 3543) e da qui, discendendo sul versante italiano, si porta al Glacier du Mont Dolent “sur le quel il faut obliquer bien a gauche pour gagner la moraine latérale, contourner les derniers contreforts du Grapillon et rejoindre le sentier du Petit Col Ferret ”. Il Col du Petit Ferret (m 2492) nella carte dell’ Istituto Geografico Militare Italiano è identificato con il toponimo “Pas de Grapillon” Il Glacier du Mt. Dolent è ben disegnato nel f°. 529 Orsières, scala 1:50.000 dell’”Atlas Sigfried de la Suisse”, pubblicato nel 1892 ( CR 23 ) Nella carta del 1896 “La chaine du Mont Blanc” di Albert Barbey, Xavier Imfeld e Louis Kurz (53x100,5 cm), scala 1:50.000, ( CR 24 ) ben si riconosce il modello del rilevamento IGM 1882 di cui parleremo nelle prossime pagine : il ghiacciaio Pré-de-Bar è citato con questo nome ed è rappresentato accuratamente: la lingua terminale risulta molto arretrata rispetto alle rappresentazioni passate e vi è segnata la stessa quota riportata dall’ IGM: m 2007. Nel 1898 a Ginevra viene pubblicata la “Carte Géologique du Mont-Blanc” di L.Duparc e L.Mrazec, ”avec la collaboration pour la region du Val Ferret et du synclinal de Courmayeur du Dr. F.Pearce », basata sui rilevamenti degli anni 1890-1896, scala 1: 50.000 ( CR 26 ) Tutte le rocce attorno al bacino d’alimentazione del ghiacciaio Pré de Bar sono segnate come Granito, così come quelle ai fianchi della parte terminale della lingua, con l’aggiunta del segno “Filoni d’aplite” e presenza di depositi quaternari (éboulis, etc.). Gli affioramenti del Col Petit Ferret sull’asse della Val Ferret, e delle località Pré de Bar e Sagioan, sono segnati come Scisti del Lias Nel 1909 viene pubblicata la già accennata “ Guide of Chamonix and the range of Mont Blanc”di Whymper, a cui è allegata la carta Mieulet - Dufour - Reilly “ ( CR 19) che viene detta la “mandorla” di Whymper. In essa è segnato, un itinerario nell’area del Triolet che, diramandosi dalle “Cabannes” (l’attuale Rifugio Dalmazzi) lungo il versante Ovest del “Mt. Rouge” e sulle morene di sinistra del ghiacciaio del Triolet, passa lungo l’estremità frontale della lingua del “Glacier du Mont Dolent” quindi per le case di “Pré de Bar (6759 ft)”, per salire al “Col Ferret (8176 ft) ”; in prossimità di quest’ultimo, devia verso Nord per andare all’attuale Bivacco Fiorio, entra poi nel bacino di alimentazione del Pré de Bard e, passando per il Col Mt. Dolent, prosegue nel “Glacier d’Argentière” Nel 1913 viene pubblicato il “Feuille XXVI-25 Chamonix” della Carta Topografica della Francia, scala 1:100.000; ( CR 27 ) vi sono riportati, a N della località Pré de Bar a quota 2060, i contrafforti Les Grapillons e Le Chantonet, separati dal Pas de Grapillon (Pt. Ferret). Terminiamo questo lungo elenco di opere sul nostro ghiacciaio con alcune pittoresche descrizioni della sua lingua valliva . Già il Sacco (1918) malgrado il rigore scientifico che caratterizza tutto il suo studio, parla dell’ estremità della lingua valliva come “foggiata quasi a clava o coda di volpe, altri disse a cucchiaio o a zampa di plantigrado, a testa di serpente o di drago “

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Franco Fini nel volune del 1985 , descrive la fronte del ghiacciaio come : “una gigantesca zampa in agguato nell’alta Valle del Ferret” Samivel , scrittore francese, poeta, acquerellista e cineasta , davanti allo spettacolo del bel ghiacciaio in piena espansione lascia libero sfogo alla sua fantasia e scrive nel suo libro dal 1981 “La grande ronde autour du Mont-Blanc “Le détail le plus remarquable au cours de la monté au col du Grand Ferret, c’est la “ Tête du Glacier de Prè-de-Bar ( Tete va intesa in questo caso come “ Fronte del ghiacciaio “ n.d.r.) de l’aspect le plus rare et le plus singulier, en tous cas inique pour toute la chaine du Mont-Blanc . Elle étale parmi la pierraille une forme englacèe, un museau parfaitement taillè, rond, aplati comme celui de certains lèzards tropicaux. Jamais comparaison reptilienne ne s’est davantage imposèe à l’imagination d’autant qu’il en suinte un filet de torrent ! (cfr FT 2 ) Bibliografia Arnaud F-A Recit des passages de la Val Aostee en XVII siecle in Archivum Augustanum. Vol I Aosta 1968 De Saussure H-B Voyages dans les Alpes Neuchatel 1778 - 1796 Aliprandi L. e G. Le grandi Alpi nella cartografia dei secoli passati – Priuli e Verluca 1974 Aliprandi L .e G : “La découverte du Mont Blanc par les cartographes 1515-1925” Chamonix 2003 Cerutti A.V. Cartographie et Frontières des Alpes Occidentales Aosta 1988 Lory G Voyages pictoreque dans la Vallée de Chamonix et autour de Mont Blanc Paris 1826 Samivel La grande ronde autour du Mont-Blanc Glénat, 1981 F Fin iMonte Bianco : duecento anni Bologna 1985 5) Il ghiacciaio di Pré de Bard nella cartografia ufficiale italiana Nel 1815, dopo l’avventura napoleonica, il Congresso di Vienna ricostituì il Regno di Sardegna . Nel 1816 il Sovrano, Vittorio Emanuele I di Savoia, sul modello del Corpo di Cartografi Militari istituito da Napoleone Bonaparte , fondò L’Ufficio del Corpo di Stato Maggiore Generale con il compito del rilevamento topografico a grande scale del territorio statale. Allora il rilevamento veniva fatto direttamente sul terreno mediante le triangolazioni e le levate topografiche di campagna; nelle regioni alpine spesso assumeva le caratteristiche di una vera e propria impresa epica dato che i rilevatori operavano nelle zone d’alta quota fra ghiacciai e creste rocciose. Fra il 1816 e il 1830 vennero rilevati i 96 fogli della Carta manoscritta alla scala 1:50.000. disegnati finemente a penna e acquerellati a più colori con molta abilità. Il foglio Monte Bianco è opera del tenente Felice Muletti e venne rilevato nel 1823. (CR 10) Esso è quindi il primo sistematico rilevamento topografico a grande scala della regione del Monte Bianco. Il bacino di Pré de Bard è rappresentato come una vasta depressione valliva, ove per la prima volta compare la scritta: Gh. Predebar. Questa unica conca corrisponde ai valloni del Pré de Bar e del Triolet: manca la rappresentazione dell’intermedia catena dei Monts Rouges. Forse il topografo è stato tratto in inganno dal fatto che le lingue vallive dei due ghiacciai in quegli anni erano tanto vicine che, come riportato precedentemente, R. Rachette scrive: Les deux glaciers, se rapprocher à ce point au dernier degré de leur chute, qu’il semble qu’il y ait dans ces masses inertes une sorte d’attraction. A Nord della conca è delineata una catena di montagne in cui sono segnati i toponimi Triolet, a Est di questi, Grapillon, a ovest Gh° de Gruetta. Inoltre è segnata la località di Segiuan, di fronte allo sbocco della valle del Triolet nella Val Ferret. Allora negli stati sabaudi la cartografia a grande scala era considerata alla stregua di un segreto militare Per questo motivo la Carta manoscritta restò tale per circa 20 anni : Solo nel 1841 il Corpo Reale dello Stato Maggiore Sardo da quel rilevamento trasse il materiale , curato dal Brambilla per la prima “Carta degli Stati di Sua Maestà Sarda in

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Terraferma”, che però venne pubblicata alla scala 1:250.000 ( CR 11 ) . Dice la legenda “E questa una esatta riduzione al 250 millesimo della carta topografica di 96 fogli al rapporto 1:50.000 dal vero, formata dal Real Corpo di Stato Maggiore. I punti delle varie reti trigonometriche ascendono a 517 e furono ricavati più di mille e duecento triangoli “. Le valli del Monte Bianco compaiono sul Foglio II – AOSTA . (149x161 cm). Fra il 1867 e il 1869, viene pubblicata un’altra edizione della Carta degli Stati di Sua Maestà Sarda in Terraferma, questa volta alla scala 1:50.000 ( CR 14 ). La base cartografica è sempre costituita dal rilevamento 1816-1830 ma fra il 1851 e il 1859 il disegno è stato aggiornato con opportune attente ricognizioni sul terreno. In questa edizione infatti compare fra i bacini dei ghiacciai di Pré-de-Bard e del Triolet , la catena del Mont-Rouges. Questa carta costituisce l’opera fondamentale nella cartografia sabauda; l’origine delle misure di longitudine è l’Osservatorio Astronomico di Torino; il rilievo è reso con tratteggio e sfumo secondo il metodo Lehmann, immaginando una illuminazione proveniente da Nord-Ovest . Il nostro ghiacciaio, denominato Pré-de-Bar, è ben raffigurato insieme a quelli del Triolet e del Frebouzie, al foglio 21 ( 52,5x71 cn). che reca la nota “Riconosciuto sul terreno nel 1856.” Da essa si desume che, malgrado le fasi alterne di ritiro e poi di nuova espansione che si erano succedute dopo il 1820, a metà del secolo XIX, la lingua valliva del Pré de Bar uscendo dal proprio vallone volgeva con dolce curva verso SO, entrando nella Val Ferret e occupandola per quasi un chilometro, tanto da portare la fronte molto vicino alla lingua valliva del Triolet, proprio come era stato documentato dalle stampe del Lory nei primi decenni del secolo ( FT 4 ). Nel 1872, undici anni dopo la costituzione del Regno d’ Italia veniva fondato a Firenze L’Istituto Geografico Militare continuatore, d’ora in poi su scala nazionale, dei compiti fino ad allora svolti dal Corpo di Stato Maggiore Generale di Sua Maestà Sarda . Intanto le tecniche di rilevamento a terra si erano affinate con il supporto di una sempre più fitta rete di punti geodetici mentre il disegno topografico si era innovato con l’introduzione dell’uso sistematico delle curve di livello. Nel 1882 l’ IGM si accinse al rilevamento ex-novo di tutto il territorio nazionale alle scale 1:50.000 e 1:25.000 . L’operazione, condotta sul terreno a mezzo di levate topografiche affidate a ufficiali cartografi di grande esperienza, portò in anni di gravoso e delicato lavoro ad un risultato tanto pregevole che la carta IGM 1882 divenne la base di tutta la successiva cartografia . Sulle carte topografiche al 25.000; 50.000; 75.000 e 100.000 (CR 21-22 ) tratte da quel rilevamento, il nostro ghiacciaio compare, ottimamente delineato grazie all’uso delle curve di livello, con il nome di Pré-de-Bar, già usato nelle precedenti carte ufficiali del Regno Sardo. Esso in quegli anni , aveva subito una forte contrazione tanto che la carta documenta la posizione della sua fronte sul limitare del vallone originario, e per la prima volta ne registra la quota : 2007 m s. l.m. Sulla base di questa carta venne fatto nel 1887 il primo rilevamento geologico della zona del Monte Bianco ( CR 25 ) e nel 1897 il primo rilevamento specifico del ghiacciaio di Pre de Bard ad opera del generale Porro e dell’ Ing. Druetti . Nel 1929 le valli alpine e altre zone del territorio italiano furono oggetto da parte dell’ IGM di un nuovo e più accurato rilevamento grafico. Negli anni precedenti la fronte del ghiacciaio di Pré-de Bard aveva avuto una notevole espansione, tanto da formare una importante morena di spinta. Questo arco morenico è chiaramente rappresentato sulla tavoletta “ La Vachey” alla scala 1:25.000 (CR 30) incisa dal torrente sub-glaciale alla quota 1970 Al momento del rilevamento il punto più basso della la fronte risultava già qualche decina di metri a monte dell’ arco morenico.

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Il rilevamento 1929 , con successivi importanti aggiornamenti , costituisce tutt’ora la base della cartografia IGM. Per la nostra zona, nel 1947 venne fatto per la prima volta un rilevamento fotogrammetrico che permise un notevole miglioramento della precisione della carta. La fronte del ghiacciaio è rappresentata a quota 2033 ( CR 35 ) Nel 1968 l’IGM condusse il primo rilevamento aerofotogrammetrico. Malgrado l’introduzione della nuova tecnica, nelle tavolette al 25.000 pubblicate dopo tale ricognizione, non compare alcuna modifica nel disegno della lingua valliva del ghiacciaio del Pré-de-Bard, neppure nella 4° edizione, pubblicata nel 1973 e tutt’ora in vendita ( CR 37) L’aerofotogrammetria è la base delle Carte regionali redatte dalla Regione Autonoma Valle d’ Aosta a varie scale , fino a quella 1:10.000 che permette di cogliere importanti dettagli . La prima carta venne impostata su strisciate aerofotogrammetriche eseguite nel mese di settembre del 1975 (FT 1) e venne pubblicata nel 1981. (CR 39) In essa il ghiacciaio di Pré-de-Bard risulta spingere la sua fronte fino a quota 2075 come confermato anche dal citato Catasto dei ghiacciai e delle nevi perenni ( Tab. A pag. 8 ) redatto in base alle stesse foto aeree. Nel 2003 venne pubblicata una seconda Carta regionale della Regione Valle d’ Aosta 1: 10.00 redatta in base a riprese aerofotogrammetriche eseguite nel 1991. (CR 40 - 41 ) Queste rivelano un buon allungamento della lingua valliva che appare giungere fin presso l’isoipsa 2060. Galleria cartografica : sigla CR

Le prime tavole non sono cartografie ma bensì interessanti disegni , tratti dai lavori dei proff. Orombelli e Porter : “Rischio di frane nelle Alpi( 1981)” e “ Late Holocene fluctuations of Brenva glacier. Anche la tavola di Federico Sacco esula dalla tematica cartografica ; in essa è riprodotto lo “Schema delle oscillazioni dei ghiacciai del Monte Bianco dal secolo XVI al XX “ tratto dallo studio pubblicato sul Bollettino del Comitato Glaciologico n.3 - 1918 Dalla tavola CR 5 alla CR 29 sono raccolte le antiche carte della Val Ferret e del ghiacciaio di Pré-de-Bard , tratte in gran parte dai ricchi volumi di Laura e Giorgio Aliprandi “ Le grandi Alpi nella cartografia dei secoli passati “ pubblicato da Priuli e Verruca nel 1974; e “La découverte du Mont Blanc par les cartographes 1515-1925” uscito a Chamonix nel 2000. Le date indicate nell’ elenco si riferiscono la prima all’anno del rilevamento e la seconda a quello di pubblicazione . Seguono poi le carte dell’ Istituto Geografico Militare frutto di rilevamenti trigonometri fatti sul terreno da ufficiali topografi e aggiornati nel 1968 in base ad aerofotogrammetria. Le Carte Regionali della Regione Valle d’Aosta derivano quasi esclusivamente dalla restituzione di immagini aereofotogrammetriche . Infine la galleria raccoglie anche le specifiche Carte glaciologiche e i rilievi speditivi fatti dai ricercatori durante le campagne di studi sul terreno. CR 1 1981 – Orombelli –Porter Composizione litologica del Massiccio del Monte Bianco da “ Rischio di frane nelle Alpi” in Le Scienze, Vol. 156 Milano 1981 CR 2 1982 - Orombelli –Porter Profili dei ghiacciaio del Monte Bianco durante la massima avanzata wurmiana e pulsazioni successive Da “ Late Holocene fluctuations of Brenva glacier in Geografia Fisica e Dinamica quaternaria v.5 1982

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CR 3 1982 - Orombelli – Porter Ricostruzione topografica del ghiacciaio del Monte Bianco in periodo Pleistocenico” : A) situazione di 14.600-anni dal presente - B) “ Stadio di Courmayeur” circa 13.000 anni dal presente – C) “ Stadio di Planpincieux,” circa 10.000 anni dal presente . Da: “ Late Holocene fluctuations of Brenva glacier in Geografia Fisica e Dinamica quaternaria v.5 1982) CR 4 – 1918 F. Sacco - Schema delle oscillazioni dei ghiacciai del Monte Bianco dal sec XVI al XX in Boll. C.G.I N. 3 CR 5 - 1680 G.T..Borgonio Carta generale de stati di sua altezza reale Vittorio Amedeo III – dedicata a Madama Reale scala 1:190.000 CR 6 - 1680 G. T. Borgonio Spezzone della carta di “ Madama Reale” relativo all’alta valle d’ Aosta scala 1:190.000 CR 7 - 1772 J. Stagnone Carta corografica degli stati di S.M. il Re di Sardegna scala 1: 144.000 CR 8 - 1781 – 1786 – M.A. Pictet Carte de la partie des Alpes qui avoisine le Mont Blanc scala 1 :100.000 circa; in H.-B. de Saussure, “Voyages dans les Alpes” Vol II . CR 9 - 1797- 1815 J.-B. Raymond, Carte physique et minéralogique du Mont Blanc et des Montagnes et Vallées qui l’avoisinent : 1 :90.000 circa . CR 10 - 1823 - Corpo di Stato Maggiore Generale Sardo Carta topografica manoscritta degli Stati di Terraferma di S.M. il Re di Sardegna del Ten. F.Muletti , scala 1:50.000, f° H8 CR 11- 1841 – Corpo di Stato Maggiore Generale Sardo. Carta degli Stati di Sua Maestà Sardi in Terraferma 1:250.000 curatore V.Brambilla. . CR 12 - 1854 A.K. Johnston Illustrations of Glacier System of the Alpes in “Physical Atlas” – Edimburgo CR 13 - 1856- 1858 W.e A.K. Johnston, - Traveller map of the Mont Blanc, with the Valleys and Glaciers around, in S.W.King: “The iItalian Valley of the Pennine Alps” Edimburgo : CR 14 - 1856 – 1869- Corpo di Stato Maggiore Generale Sardo. Gran Carta degli Stati Sardi in Terraferma scala 1: 50.000 f°.XXI- Monte Bianco. Curatore :G.Maccari, CR 15 1862 - A.Favre Carte geologique des parties de la Savoie, du Piémont et de la Suisse voisines du Mont Blanc : 1 : 130.000 Winterthur CR 16 1864 - W. Pitschner Atlas zum Mont Blanc - Uebersichtskarte vom Gletscher und Felsen- Sistem – Berlino CR 17 1865 M. Mieulet Cap. D’Etat Major Massif du Mont-Blanc scala 1 :40.000 – Parigi CR 18 1863 -1865 A. Adams-Reilly The chain of Mont Blanc scala 1. 80.000 Londra CR 19 – 1871 Mieulet-Dufour-Reilly The chain of Mont Blanc in Whymper « Scrambles amongst the Alpes chiamata « La mandorla di Wymper » e pubblicata anche nel 1909 nell’ altra opera del Whymper « a Guide of Chamonix and the range of Mont Blanc,.

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CR 20- 1868-1876 - E.Viollet Le Duc Le massif du Mont Blanc scala 1 :25.000 Paris CR 21 – 1882 Ist. Geografico Militare Carta topografica d’ Italia 1:50.000 Foglio » M.Bianco » CR 22- 1888 Ist. Geografico Militare Carta topografica d’ Italia 1:75.000 - Foglio « Aosta « CR 23 - 1892 - Atlas Sigfried de la Suisse 1 : 50.000 ”, f° 529 Orsières, CR 24 - 1896 - A.Barbey, X.Imfeld, L.Kurz La chaine du Mont Blanc scala 1 : 50.000 Berna CR 25 - 1886-87 Soc.Geologica It.- D. Zaccagna Carta geologica :100.00 Monte Bianco CR 26 1890-1898 - L.Duparc e L.Mrzec Carte Géologique du Mont Blanc 1: 50.000 CR 27 - 1913 - Ist. Géographique National Carte topographique de la France” f°.XXVI-25 Chamonix, scala 1 :100.000 CR 28 - 1918 F.Sacco Carta dei ghiacciai italiani del Monte Bianco 1: 50.000” Boll. C.G.I., 1918 CR 29 - 1926 - F. Sacco Carta glaciologica della Valle d’ Aosta 1:100.000” CR 30 - 1929- Istituto Geografico Militare Carta Topografica d’ Italia 1.25.000 F° 28; IV , SO La Vachey CR 31 1929 Touring Club Italiano Carta delle zone turistiche d’ Italia : Monte Bianco scala 1:50.000 CR 32 – 1940 C.Capello Pré-de-Bar – Variazioni frontali 1929-1939 Boll.Com.Glac. 1940 CR 33 - 1952 Peretti – Lesca Fronte del ghiacciaio di Pre-de Bard : scala 1:5.000 in Boll. Com. Glac. 1953 CR 34 1953 Vanni – De Gemini Carta dei ghiacciai della Valle d’ Aosta scala 1.100.000“ CR 35 1961 Stralcio della Tavoletta IGM “La Vachey”: aggiornamento al 1947 pubblicata nel 1961 nel II Volume del “Catasto dei Ghiacciai Italiani “. Sul fondo IGM vi è la sovrimpressione di un profilo nero , coincidente con l’isoipsa 2200 che dovrebbe segnare il margine frontale del ghiacciaio di Pré-de-Bard al momento della compilazione del catasto Si tratta di un errore grafico in quanto la fronte nel suo pur marcato ritiro è sempre rimasta a valle della isoipsa 2100. CR 36 1962 E.Torrione – A.V. Cerutti Rilievo della fronte di Pré-de-Bard Boll.Com. Glac. 1962. E’ la posizione assunta alla culminazione della trentennale fase di contrazione; la forma del margine frontale è molto dissimetrico CR 37 1973 Ist. Geografico Militare Carta topografica d’Italia 1:25.000 Foglio 28; quadrante IV , Tavoletta SO “La Vachey” - 4° edizione,1973, aggiornamento del 1970 con aerofotografie del 1968 –

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CR 38 1975 A.V. Cerutti- C. Lesca Evoluzione della lingua valliva del Pré-de-Bard 1921-1975 e datazione delle morene deposte in Boll. Comit. Glac 1977 CR 39 - 1975- 1981 -Regione Valle d’ Aosta – Il ghiacciaio di Pré-de-Bar dalla “Carta regionale 1:10.000” ed. 1981 su aerofotografie 1975: Fogli 5086 Mont-Dolent e 5082 Col Grand Ferret CR 40 1991-2003 -Regione Valle d’ Aosta – Il ghiacciaio di Pré-de-Bar dalla “Carta regionale 1:10.000” ed. 2003 su aerofotografie 1991: Fogli 5086 Mont-Dolent e 5082 Col Grand Ferret CR 41 1975-1991 L’evoluzione della lingua valliva nelle restituzioni cartografiche delle due riprese aereofotogrammetriche CR 42 1991 A. V Cerutti L’evoluzione della lingua valliva 1920-1989 in : Geografia fisica e dinamica quaternaria, Vol 15, 1993 . CR 43 1995 A e P Fusinaz Arco frontale di spinta 1988-89 e posizione fronte 1995 Sono anche chiaramente posizionati diversi caposaldi di misurazione fra cui “ Galciologia AVC 1983 –2 “; - Glaciologia 1995 ( già cap. Aereof. 1968 ) CR 44 2004 A e P Fusinaz Variazioni della fronte di Pré de-Bard dal 1989 al 2004 Il rilievo viene effettuato con una Stazione Totale LEICA TC 600 . Le quote riportate sul rilievo sono ottenute sulla base dell’ altitudine del Rifugio Elena (m 2054,7) e sono arrotondate al mezzo metro; le distanze sono ridotte all’orizzontale. Nel disegno le linee continue della zona centro-frontale indicano il profilo netto ben individuato della fronte; le linee tratteggiate a destra e sinistra indicano il possibile andamento del margine stesso la dove l’abbondante detrito di copertura ne impedisce una visione precisa . Sono inoltre riportati nella figura i vari capisaldi in uso per le misurazioni la morena di spinta deposta nel 1989 .

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II PARTE : LE VARIAZIONI DEL GHIACCIAIO DAL 1818 AL 2004 Le variazioni glaciali sono il prodotto delle oscillazioni del clima , quindi per un approccio razionale alla ricostruzione della storia del ghiacciaio di Pré-de-Bard è necessario, prima di tutto prendere in esame l’avvicendarsi delle fasi climatiche favorevoli o contrarie al glacialismo. I dati più consoni alla situazione ambientale del nostro ghiacciaio sono quelli registrati alla stazione meteorologica dell’Ospizio del Gran San Bernardo, posta sull’ omonimo valico, a meno di 10 Km in linea d’aria dal Col Ferret, alla quota di m 2446 Essa è in funzione per la termometria dal 1818 , per la pluviometria dal 1851: è quindi in grado di fornire trend di lungo periodo . Rielaborando i suoi dati, in parte pubblicati nel lavoro di Bernard Janin, Le Col du Grand-St-Bernard: Climat et Variation Climatiques ( Grenoble,. 1970) e in parte gentilmente fornitici dall’ Istituto Federale Svizzero di Meteorologia e Climatologia, abbiamo evidenziato le caratteristiche delle varie fasi climatiche che si sono succedute in questi due ultimi secoli in base alle medie annue delle temperature in °C, delle precipitazioni in mm e delle cadute di neve in cm; tenendo conto che le medie dell’ intero periodo di funzionamento sono rispettivamente : T.°C –1,5; P.mm 1920; N.cm 1450 Accanto alle caratteristiche di ciascuna fase climatica abbiamo indicato il tempo e il modo con cui il nostro ghiacciaio ha risposto al variare dell’alimentazione . I relativi dati sono tratti dalle seguenti fonti : Dai primi decenni del secolo XIX al 1918 – F.Sacco: Pubblicazione 1918 1919-1929 Rilevamento topografico IGM alla scala 1: 25.000 1929-1961 C.F.Capello: Pubb. 1940 e campagne glaciologiche; 1952 Peretti –Lesca: Rilevamento topografico alla scala 1: 2.500 1962-1995 A. Cerutti : Pubb. 1971; 1977; 1985; 1993, 2001; 2003, e campagne glaciologiche 1995-2004 A. Fusinaz : Campagne glaciologiche

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1 -Tabella B : Fasi climatiche e variazioni glaciali nel secoli 19° e 20° FASI CLIMATICHE ALL’OSSERVATORIO VARIAZIONI LINEARI DEL GRAN S.BERNARDO ( m 2446 s.l.m ) DEL GHIACCIAIO

Prima del 1818 Mancano dati 1813-1821 Massima

1818-1836 Non favorevole al glacialismo 1822- 1842 Contrazione lineare Temp. media a. –1,3 ; di entità sconosciuta 1837-1853 Favorevole al glacialismo 1843- 1860 Espansione lineare Temp.media a. –1,9°C quasi pari al massimo storico 1854-1874 Forte rialzo termico: Fine P.E.G. 1861-1882 Contrazione lineare Temp.media a. – 1,4°C; Prec.mm 1503; Neve cm 890 - 40 metri all’anno 1975- 1896 Favorevole al glacialismo 1883-1897 Espansione lineare Temp. media a. – 1,8°C; Prec. mm 1903 ; Neve cm 1590 + 10 metri all’anno 1897-1904 Non favorevole al glacialismo 1898-1914 Contrazione lineare Temp. media a. – 1,3°C; Prec.mm 1920; Neve cm 1429 - 9 metri all’anno 1905 – 1919 Favorevole al glacialismo 1915-1923 Espansione lineare Temp.media.a. – 1,9°C; Prec. mm 2240; Neve cm 1870 + 31 metri all’anno 1920-1934 Non favorevole al glacialismo 1924- 1939 Contrazione lineare TEMP.MEDIA A. –1,2 °C; PREC MM 2016; NEVE CM 1500 -16 METRI ALL’ANNO 1935-1941 FAVOREVOLE AL GLACIALISMO 1940 –1945 ESPANSIONE LINEARE TEMP MEDIA A. –1,7 °C; PREC. MM 2426: NEVE CM 1740 + 12 METRI ALL’ANNO 1942- 1953 NON FAVOREVOLE AL GLACIALISMO 1946-1962 CONTRAZIONE LINEARE TEMP. MEDIA A -O,8 °C PREC: MM 1908; NEVE CM 1040 - 29 METRI ALL’ANNO 1954 – 1985 FAVOREVOLE AL GLACIALISMO 1963-1989 ESPANSIONE LINEARE TEMP MEDIA A . –1,0°C; PREC. MM 2160; NEVE CM 1530 + 9,6 METRI ALL’ANNO .1986- 2004 Non favorevole al glacialismo 1990 -2004 Contrazione lineare Temp. media a. – 0,4 °C; Prec. mm 2455 - 18 metri all’anno

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2– Le variazioni del ghiacciaio in base alle relazioni scientifiche e alla iconografia 2 –1 I secoli 17° e 19° sono caratterizzati dalle maggiori espansioni del periodo storico La prima descrizione specifica del nostro ghiacciaio risale al 1781 in piena Piccola Età Glaciale. In quell’anno Horace-Bénedict De Saussure attraversa il Col Ferret per scendere a Courmayeur; di quella escursione così scrive nel IV volume dei suoi Voyages dans les Alpes : Je mis une heure à descendre aux premiers chalets; ils se nomment “ les chalets du Pré de Bar“. Entre ces chalets e le beau glacier du Mont Dolent, est une colline beaucoup plus élevée que le pied de ce glacier, et qui en est séparée par une profonde vallée. Cependant cette colline est couverte de blocs de granit qui n’appartiennent point au fond du terrain, dont la nature est toute différente, mais qui ressemblent parfaitement à ceux que charrie actuellement le glacier, e qu’il a par conséquent anciennement déposés dans cette place. Or, pour que le glacier ait pu les porter, il faut que ses glaces aient été autrefois de deux cents pieds au moins plus hautes e plus épaisses qu’elles ne sont aujourd’hui, d’autant mieux que les débris qu’il accumule dans la vallée tendent à hausser le sol de cette aime vallée; d’où il suit que la différence a du être alors plus grande encore qu’elle n’est aujourd’hui. Dalla descrizione del De Saussure risulta chiaramente che nel 1781 il ghiacciaio aveva subito una forte diminuzione di massa nei confronti di una precedente espansione che aveva portato le grandi rocce granitiche sulla “Collina” retrostante i chalets di Pre-de-Bar, costituita da calcescisti. Dalla carta del Raymond rilevata nel 1797 ( CR 9) e dallo “Schema delle oscillazioni dei ghiacciai del Monte Bianco dal secolo XVI al XX , delineato dal prof. F.Sacco ( 1918) ( CR 4 ) risulta che i tempi del De Sausseure, pur posti nel cuore della Piccola Età Glaciale , corrispondono ad una periodo in cui gli apparati avevano subito una fase di contrazione iniziata fin dagli anni ’20 del 18° secolo La grandiosa espansione lineare e volumetrica che – come notava lo scienziato ginevrino, aveva portato i massi di granito presso l’alpeggio di Pré-de-Bard, molto probabilmente si era effettuata fra il 1610 e il 1644 , contemporaneamente a quella registrata da molti autori sui ghiacciai svizzeri e francesi. Il glaciologo francese Robert Vivian, nel suo lavoro del 2001, sulla base degli archivi storici di Chamonix, afferma che i ghiacciai di quella valle “après avoir grandi pendant une trentaine d’années ( 1610-1640) et avoir été très gros pendant les quarante années suivantes ( 1643-1685) vont subir une décrue notable, près de une soixantaine de mètres par an . Il De Saussure fu dunque testimone di questa accentuata fase di contrazione , anche se probabilmente nel 1791 essa si era già conclusa . Il naturalista spiega che una profonda valle separa la “Collina” dei chalets dal margine del ghiacciaio; paragona l’aspetto di quest’ultimo a quella di un covone, stretto al centro e dilatato alle due estremità e mette il luce la forma a ventaglio della fronte. Queste immagini non si addicono ad una lingua valliva lunga parecchie centinaia di metri come probabilmente era stata nel passato e come tornerà ad essere qualche decennio più tardi; se quest’ultima fosse stata presente, avrebbe riempito la valle sottostante ai alpeggi che è il solco principale della Val Ferret mentre invece lo studioso può osservare attentamente questa depressione che gli appare tappezzata di detriti morenici e di cui valuta la profondità a più di 200 piedi. 2 – 2 1818 – 1829: Culmina la maggiore espansione dei tempi storici Nel primo decennio del 19° secolo si annuncia un accentuato rincrudimento del clima. Purtroppo l’osservatorio dell’Ospizio del Gran San Bernardo entra in funzione solo nel 1818 e quindi non disponiamo dei dati degli anni precedenti durante i quali, negli alti bacini di raccolta dei ghiacciai alpini, devono essersi formate coltri alimentatrici particolarmente ricche. Il prof. E. Bruckner, austriaco, nel lavoro pubblicato nel 1890 esprime la convinzione che già prima del 1806 fosse iniziato un periodo climatico freddo-umido che divenne via via più

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crudo abbassando considerevolmente il limite climatico delle nevi persistenti e quindi dando luogo all’ampliarsi dei bacini alimentatori ove andarono formandosi nuove possenti coltri di ghiaccio. Il prof Umberto Monterin, valdostano di Gressoney La Trinité, nella sua ricerca del 1932 riferisce che nella maggioranza delle Alpi Svizzere la grande espansione prese inizio attorno al 1810; per il Ghiacciaio del Lys al Monte Rosa, nel 1812 e per 10 anni la lingua valliva si allungò di circa 30 metri all’anno raggiungendo i margini dei bei pascoli di Cortlys che pur non risulta fossero stati toccati nella precedente espansione del 1642 . Anche il ghiacciaio del Pré-da-Bar dal primo decennio del secolo 19° doveva essere in rapida espansione: ben presto la lingua valliva uscì dal vallone originario, raggiunse il solco principale della val Ferret e lo occupò per un tratto di circa 800 metri. Ora , alla quota di 1850 la Dora incide un arco morenico che è il più esterno dell’ apparato di Pré-de-Bard ed è quindi ipotizzabile che esso sia quanto resta della morena frontale deposta al culmine di questa grande espansione ( CR 28 ). Di essa abbiamo una testimonianza cartografica imprecisa nella Carta manoscritta del Tenente Muletti al 50.000, redatta nel 1823 .( CR 10 ) In questo documento malgrado la presenza del toponimo “Gh. Predebar”, non risulta chiaramente la forma del ghiacciaio che è rappresentato addirittura come un tutt’uno con il vicino Triolet . Ma il volume di Gabriel Ludwig Lory Voyage pittoresque dans la Vallèe de Chamouni et autour du Mont Blanc ci fornisce una splendida documentazione con le bellissime acquetinte e J.F.d’Ostervald ( FT 4 e 5 ) e il commento di M.Raul Rochette . L’opera fu pubblicata a Parigi nel 1826 e quindi gli autori devono aver visitato l’alta Val Ferret , proprio al culmine della grande espansione. Il Pré-de-Bard allora si era allungato sboccando nel solco principale della Val Ferret e da percorrendolo tanto da approssimarsi alla lingua valliva del ghiacciaio del Triolet. “ Tous les deux, presque confondus en une seule masse, forment ainsi l’un des plus épouvantables amas de glaces qu’il soit possible d’imaginer . ( ….) Les deux torrent qui en sortent à si peu de distance l’un de l’autre, sous deux voûtes de glaces qui se touchent, confondent de même pour ainsi dire , dans leur berceau, leurs ondes fraternelles”. Le due stampe e la descrizione del Rochette indica con molta precisione non solo il grandioso aspetto paesistico del luogo ma anche la potenza e la posizione delle lingue glaciali , ambedue nel solco principale della Val Ferret e molto vicine l’una all’ altra. Delle bellissime stampe che accompagnano la descrizione una, intitolata Glacier de Triolet (FT 4) inquadra questo ghiacciaio ma anche l’ultimo tratto della lingua valliva del Pré-de-Bar che ad esso si avvicina e appare tanto gonfia da riempire con un notevole spessore il solco della valle. La potenza che in quegli anni aveva raggiunto il ghiacciaio di Pre-de-Bard appare ancora meglio documentata nella stampa intitolata Glacier de Mont-Dolent (FT 5). E’ evidente che lo spessore del ghiacciaio allora era tale da colmare completamente tanto il vallone originario quanto il tratto più a monte della Val Ferret superando grandemente l’altezza della odierne morene storiche fino a sfiorare il culmine della collinetta con i massi di granito, retrostante l’alpeggio, quella che quarant’anni prima era stata descritta dal De Saussure . Umberto Monterin Le variazioni secolari del clima del Gran San Bernardo : 1818-1931 e le oscillazioni del ghiacciaio del Lys al Monte Rosa . 1789-1931 “ Boll. Comit. Glac. 1932 E. Bruckner Klimaschwankungn seit 1700, Vienna , 1890 in Penchs Geogr.Abhandlungen,, G. Lory - M.Raul Rochette Voyage pittoresque dans la Vallèe de Chamouni et autour du Mont Blanc Parigi, 1826 2 –3 1822- 1842 Contrazione: la lingua valliva si raccorcia di diverse centinaia di metri La stazione meteorologica dell’ ospizio del Gran San Bernardo entra in funzione nel 1818 e nei primi diciotto anni del suo funzionamento segnala una temperatura media annua di °C - 1,3. mentre quella del lungo periodo è di - 1,5 ( cfr Tabella B ) Non è nota la quantità annua delle precipitazioni ma è evidente che le condizioni climatiche di questo periodo non sono favorevoli al glacialismo perché dopo il 1822 è documentata una fase di pronunciato regresso sulla maggior parte dei ghiacciai delle Alpi Occidentali. Gli studi condotti dal prof. Umberto

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Monterin sui ghiacciai del Monte Rosa ( op. cit.) mettono in luce la forte contrazione degli apparati fra il 1822 e il 1842, periodo in cui la lingua valliva del Lys ha avuto un regresso di 365 metri Il prof. F. Sacco ( 1918) riporta che il naturalista britannico Davide Forbes, nella sua opera sui ghiacciai del Monte Bianco ( 1843), dà notizia di aver constatato de visu fra il 1840 e 1842 un forte ritiro del ghiacciaio di Pré-de-Bard. Questo stato di cose viene documentato cartograficamente nella carta disegnata dai fratelli Johnston, pubblicata per la prima volta nel 1854 a Edimburgo, riproposta poi più volte negli anni seguenti come carta turistica (CR 12 –13 ) . In essa le fronti dei ghiacciai del Triolet e del Pré-de-Bard sono fra loro notevolmente distanziate e nessuna delle due raggiunge più l’asse principale della Val Ferret. Per il nostro ghiacciaio è addirittura segnato un torrente sub-glaciale che uscendo dalla fronte , percorre un tratto del vallone secondario e sfociando da esso confluisce nel ramo della Dora della val Ferret che scende dal colle omonimo. Bibliografia Davide Forbes “Travels throogh the Alpes of Savoy , l 1843 2 –4 1843-1860 Forte espansione: la lingua valliva si avvicina alle dimensioni del 1820 Dal 1837 le temperature registrate all’ Ospizio del Gran San Bernardo calano bruscamente. Per sedici anni la media annua oscilla attorno ai –2°C, un record che verrà eguagliato solo fra il 1905 e il 1919 Sono evidentemente condizioni favorevoli al glacialismo ; a cominciare dal 1843-45 gli apparati si espandono grandemente giungendo quasi ad eguagliare le proporzioni raggiunte attorno al 1820. Sempre dagli studi del Monterin ( 1932) sappiamo che il ghiacciaio del Lys aveva cominciato ad espandersi nel 1843 portando la fronte , nel 1860, appena 50 metri a monte delle morene frontali del 1821. In quegli anni il Forbes, segnala una espansione generalizzata dei ghiacciai del Monte Bianco ed in particolare un allungamento di almeno 150 metri della lingua valliva del Ghiacciaio della Brenva. Per il Pré-de-Bard non vi sono valutazioni metriche ma una serie di carte, rilevate in quell’ epoca, italiane , francesi, svizzere e tedesche, mostrano che la lingua valliva del nostro ghiacciaio, ha nuovamente raggiunto l’asse principale della Val Ferret e lo percorre per buon tratto avvicinandosi molto alla lingua valliva del Triolet . Tali documenti cartografici sono .

1) La gran carta degli stati Sardi in terraferma , rilevata nel 1857;(CR 14) 2) Carte geologique di A.Favre pubblicata nel 1862 ( CR 15 ) 2 L’Atlas zum Mont Blanc, di W. Pitschner pubblicata nel 1864 ( CR 16 ) 3) Le Massif du Mont Blanc: scala 1:40.000 del Cap. Mieulet, pubblicata nel 1865 (CR 17 ) 4) The chain of Mont-Blanc : scala 1:80.000 di A.Adams-Reilly, contemporanea alla precedente (CR 18) 5) La “mandorla “ di Wymper, sintesi dei lavori di Dufour,Mieulet e Reilly (CR 19) 6) La massif du Mont Blanc di Viollet-Le-Duc rilevata nel 1868 ( CR 20) Il Sacco (1818) , dalla posizione dei cordoni morenici dell’apparato glaciale (CR 28) valuta che in quella espansione la fronte del ghiacciaio si sia spinta fino a quota 1870 m. 2-5 1861 – 1882 Contrazione: la lingua valliva si accorcia di circa 840 metri Dal 1854 le temperature vanno aumentando in modo considerevole , circa 5 decimi di grado, il che grosso modo corrisponde alla risalita del limite climatico delle neve perenni di poco meno di 100 metri di altitudine. In realtà la risalita deve essere stata anche superiore perché le precipitazioni e soprattutto quelle nevose risultano molto scarse all’ osservatorio del Gran San Bernardo che dal 1851 si era dotato di pluviometro e di nivometro Dai dati riportati dal prof. Bernard Janin nel suo lavoro del 1970 risulta che in questi venti anni la neve caduta è

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annualmente circa 890 cm. mentre la media dei 130 anni intercorsi fra il 1851 e il 1981 risulta di 1450 cm per anno ! Con questa ventennale fase temperata e secca di chiude definitivamente la Piccola Età Glaciale e prende inizio il periodo tutt’ora perdurante di riscaldamento climatico globale . Sette o otto anni dopo, all’ inizio della fase sfavorevole al glacialismo, i ghiacciai entrano in una fase di crisi molto accentuata che lo schema del Sacco ( 1918) mette chiaramente in luce ( CR 4). Nel Gruppo del Monte Bianco la contrazione è forse un po’ meno accentuata che al Monte Rosa dove il Lys, fra il 1862 e il 1882 perde ben 950 metri di lunghezza . Tuttavia in quegli anni il Pré-de-Bard si accorcia annualmente di circa quaranta metri ! . La fase di contrazione culmina nel 1882; proprio in quell’ anno, l’ Istituto Geografico Militare Italiano, istituito qualche anno dopo la proclamazione del Regno d’ Italia, esegue il suo primo accurato rilevamento a grande scala. Nelle carte prodotte la lingua valliva di Pré-de-Bard appare contenuta nel suo vallone di origine e la fronte si attesta a quota 2007; il Sacco nota : “ invece di essere a circa 1870 m s.l.m. come verso la metà del secolo XIX”. Dalle attuali carte topografiche possiamo constatare che la differenza altimetrica di 37 metri rilevata fra la posizione del margine frontale al culmine dell’ espansione degli anni ’60 e nel 1882 corrisponde sul terreno ad un accorciamento della lingua valliva di ben 840 metri ! 2-6 1883 – 1897 Espansione: la lingua valliva si allunga di 140 metri Dopo la forte contrazione subita da tutti i ghiacciai fra il 1861 e il 1882, gli apparati riprendono ad espandersi ma in modo assai più modesto di quanto avevano fatto nella prima metà del secolo. A cominciare dal 1875 e fino al 1896 l’osservatorio del Gran San Bernardo registra un notevole calo della temperatura media annua, accompagnata da un aumento delle precipitazioni, soprattutto di quelle nevose che risultano di circa 1600 cm all’anno; quindi notevolmente al di sopra della media di lungo periodo e quasi doppie di quelle del ventennio precedente . La concomitanza dei due fattori dà luogo all’abbassarsi del limite climatico delle nevi permanenti e di conseguenza all’ampliarsi dei bacini alimentatori che nel giro di qualche anno di buona alimentazione producono una nuova espansione delle lingue vallive, anche se lungi dal riportare la fronte del nostro ghiacciaio nella posizione del 1860 La glaciologia intanto andava assumendo una propria individualità scientifica. Nel 1894 era nata a Zurigo la Commissione internazionale per lo studio dei Ghiacciai e l’anno dopo il Club Alpino Italiano aveva costituito, in ambito nazionale, una analoga commissione. Nel 1897 il generale Porro e l’ ing. Druetti, che erano fra i fondatori della Commissione per lo studio dei ghiacciai, effettuano il primo rigoroso rilevamento topografico del ghiacciaio di Pré-de-Bard. Il loro lavoro, dal titolo Ricerche preliminari sui ghiacci del M. Bianco, fu pubblicato nel 1902 sul Bollettino della Società Geografica Italiana. Esso, nella prima parte, presenta l’aspetto geografico del versante italiano del Gruppo del Monte Bianco e dei suoi ghiacciai (pag. 862-878); nella seconda parte (pag. 912-937) descrive minutamente l’importante rilevamento topografico dell’ alta Val Ferret, dei suoi ghiacciai ed anche delle sue “Morene antiche” risalenti con tutta probabilità alle ultime espansioni della Piccola Età Glaciale. Infatti viene rilevata una Morena frontale antica del Pré-de-Bard che risulta svolgersi da quota 1947,6 a quota 1993,5; essa corrisponde all’arco più esterno, tuttora riconoscibile sul terreno, dell’ apparato del nostro ghiacciaio e quindi alla posizione assunta dalla fronte al culmine della massima espansione storica ( cfr pag. 21). Gli autori mettono poi in luce la presenza, nei pressi della fronte di una Morena frontale fresca, da interpretarsi come una morena di spinta, dovuta alla recentissima espansione del ghiacciaio. Nella fotografia scattata dal Druetti nel corso del rilevamento (FT7 ), questo arco morenico cinge tutta la fronte e determina il corso arcuato del torrente sub-glaciale . La sua cresta nel punto più basso rilevato appare di alcune decine di metri superiore alla bocca del

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ghiacciaio : doveva quindi trattarsi di un cordone di notevole importanza, sottolineata anche dalla presenza del nevaio esistente fra esso e il piede della fronte. E’ pertanto evidente che il rilevamento dei due studiosi viene fatto poco dopo il culmine dell’ espansione che aveva creato quel potente cordone. Il lavoro del Porro e del Druetti è estremamente rigoroso: nella relazione possiamo leggere : “La poligonale di base ha lo sviluppo di sei chilometri e mezzo tra un punto in faccia al ghiacciaio di Pré-de-Bar, poco sotto i casolari di tal nome (Stazione I: quota m 2017,5) ed il picchetto piantato nel cortile della casa di caccia Savoye, da noi abitata a Lavachey (Sazione XXII: quota m 1641 sulle carte dell’ IGM). A questa poligonale si sono riferiti i punti dei ghiacciai e delle rispettive morene topograficamente determinati. Purtroppo la carta topografica conclusiva non venne mai pubblicata. Per ricostruire le caratteristiche della lingua del nostro ghiacciaio in quel momento, non ci resta che la citata fotografia e i dati relativi ai punti della poligonale che riportiamo qui di seguito. Sulla loro base, gli studiosi hanno potuto desumere che la larghezza della fronte era di circa 300 metri e che la lingua valliva, nei quindici anni intercorsi dal rilevamento IGM 1882 , si era allungata di non meno di 140 metri. N. del punto Distanza da stazione I Azimut Quota s.l.m. Posizione 23 152,80 254 19 1983,8 Sul ghiacciaio poco sopra la bocca 24 142,85 253,37 1981,8 Bocca del ghiacciaio 25 81,23 271,38 1991,2 Sulla fronte del ghiacciaio 26 116,91 327,33 2015,0 Sull’ orlo sinistro dei ghiacciaio 29 116,86 6,10 2045,1 Morena laterale sinistra 30 117,85 66,29 2063,2 Morena frontale 32 185,27 156,55 2049,7 Morena frontale 15 416,68 279,05 2085,4 Morena destra presso le rocce 13 425,43 287,52 2110,2 Morena laterale destra 12 525,78 298,89 2150,2 Orlo destro del ghiacciaio 2-7 1898 – 1914 Contrazione : la lingua valliva di raccorcia di circa 150 metri Nel 1910 e 1911 il nostro ghiacciaio è studiato dal Revelli ( 1912) . A seguito di attente misure sul terreno egli constata che la fronte si è portata a quota 2015, circa 75 metri a monte della posizione rilevata dal Porro nel 1897 Il ritiro continua negli anni successivi verosimilmente fino al 1914, come ipotizza il Sacco (1918) in base alle fotografie del Brocherel (FT 8). 2-8 1914 – Viene costituito il Comitato Glaciologico Italiano Grazie all’efficace aiuto della Società Italiana per il Progresso delle Scienze, nel 1914 la “Commissione glaciologica ” che era nata nel 1895 in seno al Club Alpino Italiano, si trasforma in un ente scientifico autonomo: il Comitato Glaciologico Italiano. Il primo presidente fu il Prof. Carlo Somigliana; i primi membri, i più eccelsi naturalisti dell’epoca, fra cui ricordiamo Giotto Dainelli, Luigi De Marchi, Olinto Marinelli, Umberto Monterin, Vittorio Novarese, Carlo Parona, Francesco Porro, Federico Sacco. Nel 1914 venne anche pubblicato il primo Bollettino del Comitato Glaciologico , organo di informazione scientifica che da quasi un secolo raccoglie le relazioni delle campagne glaciologiche e gli studi che vengono effettuati sui ghiacciai.

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2-9 1915- 1923 Espansione: la lingua valliva si allunga di 250 metri Dal 1905 e fino al 1919 al Gran San Bernardo le temperature medie annue si fanno molto rigide e contemporaneamente le precipitazioni sono assai abbondanti . Quelle nevose sono di 1875 cm all’anno una quantità molto superiore alla media del lungo periodo e che addirittura segna il record dei 130 anni di osservazione . L’ottima alimentazione provoca molto presto una espansione volumetrica dei ghiacciai e alcuni anni più tardi anche una rapida e notevole espansione lineare . Questa volta essa viene rigorosamente seguita dagli specialisti del Comitato Glaciologico Italiano Al prof Federico Sacco dobbiamo le notizie che riguardano il nostro ghiacciaio nei primi tre anni di questa espansione. Nello scritto del 1918, già più volte citato si può leggere : “In questi ultimi anni Il Ghiacciaio di Pré –de-Bard risentendo del novello impulso progressivo, discese di nuovo, abbastanza rapidamente ed estesamente, cioè di circa 200 metri. La sua fronte glaciale si è molto gonfiata (FT 9) … Il movimento iniziatosi nel 1915, aumentato nel 1916 è ora diventato notevolissimo tanto che Alexis Proment che abita durante l’estate nei casolari di Pré-de-Bar, ed ha continuamente sotto gli occhi la fronte glaciale in esame, mi precisò che … nei mesi di luglio e agosto del 1917 egli credette di poter riconoscere un avanzamento di circa mezzo metro al giorno, ciò che forse è un po’ esagerato. .. Il 13 luglio 1918 riesaminai il ghiacciaio che mi apparve subito un po’ più espanso ed avanzato dell’ anno precedente , la bocca principale era sita poco sotto i 2010 m s l m”. Si desume quindi che già nel 1918 la fronte si era spinta a valle della posizione rilevata dal Revelli nel 1911 L’espansione proseguì ancora alcuni anni e culminò a quanto pare nel 1923. In quell’anno nessun glaciologo si recò alla fronte del nostro ghiacciaio ma la più esterna morena di spinta deposta da questa espansione appare chiaramente riconoscibile sul terreno ed è ben rappresentata sulla tavoletta IGM alla scala 1.25.000 La Vachey rilevata nel 1929 (CR 30 ). In essa, l’incisione di tale arco da parte del torrente sub-glaciale è quotata 1970 m Evidentemente quella quota corrisponde alla posizione raggiunta dal margine della fronte al culmine della fase espansiva . L’allungamento della lingua valliva dal 1914 , risulta poco meno di 300 m . 2-10 1924 – 1939 Contrazione: la lingua valliva si accorcia di circa 250 metri Il comitato Glaciologico Italiano in questi anni promuove attività di grande respiro in cui viene coinvolto anche il nostro ghiacciaio. Fin dalla sua fondazione, per avviare uno studio sistematico dei ghiacciai , il Comitato aveva incaricato il generale Carlo Porro e l’ing. Pietro Labus di mettere a punto una statistica degli apparati italiani. L’opera venne ordinata in tre documenti: Elenco dei ghiacciai italiani, pubblicato nel 1925; Schedario dei ghiacciai Italiani, impiantato nel 1926 per raccogliere i dati caratteristici di ciascun ghiacciaio; Atlante dei ghiacciai italiani, che è il compimento grafico degli altri due lavori ed è costituito da quattro carte corografiche al 500.000 pubblicato nel 1927 . A queste dovevano seguire una serie di tavole a grande scale ciascuna dedicata ad un singolo ghiacciaio. Purtroppo in quegli anni non fu possibile ultimare il lavoro programmato ma il suo impianto fu ripreso negli anni ’50 e diede luogo nel 1961 alla pubblicazione del Catasto dei ghiacciai italiani. Nel 1926 il prof. Sacco pubblicò una Carta glaciologica della Valle d’Aosta alla scala 1:100.00 in cui il nostro ghiacciaio è ben rappresentato con tutto l’insieme del suo apparato morenico (CR 29 ). L’ Istituto Geografico Militare , nel 1929, condusse un rilevamento fotogrammetrico della Val Ferret che costituì la base per la nuova edizione della carta topografica al 1.25.000 . Nella Tavoletta “La Vachey” la fronte del ghiacciaio di Pré-de-Bard appare già una trentina di metri a monte dell’ arco morenico di quota 1970 che è facile riconoscere come la morena frontale di spinta deposta al culmine dell’ espansione ( CR 30 ).

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Nel 1929 sul nostro ghiacciaio prendono inizio le annuali campagne condotte dagli operatori del Comitato Glaciologico Italiano. Il primo è il Prof. Carlo Felice Capello che operò su questo ghiacciaio dal 1929 al 1961 e fu quindi testimone di un periodo di contrazione più che trentennale ( CR 32 ; FT 10-11-12-13-14-15 ). Nel suo lavoro, pubblicato sul n. 20 del Bollettino del Comitato Glaciologico, “Rilievi sui ghiacciai Pré-de-Bar, Allé Blanche, Triolet nel decennio 1929-39” corredato da un significativo cartogramma (CR 32 ), sono registrati i valori della contrazione volumetrica e lineare della lingua valliva; gli ultimi corrispondono ad un accorciamento di 205 metri nel decennio preso in esame. La fronte del ghiacciaio nel 1936 risultava essere a quota 2015 m. Al Gran San Bernardo, a cominciare dal 1921, la nevosità si era ridotta portando i suoi valori su quelli della media del lungo periodo, mentre le temperature si erano innalzate, determinando un periodo non favorevole al glacialismo. 2-11 1940-1945 Breve espansione : la lingua valliva si allunga di 60 metri Nel 1935 sopravviene una fase climatica con temperature notevolmente basse e copiose precipitazioni. Al Gran San Bernardo si registrano annualmente le cadute di neve di circa 1740 cm . Si tratta di un periodo di appena sette anni, ma tale da produrre buone coltri alimentatrici. In effetti i glaciologi svizzeri e francesi segnalano sul 30% dei ghiacciai del Monte Bianco una breve espansione fra il 1939 e il 1945. In quegli anni, sul nostro versante , a causa dei fatti bellici erano state sospese la campagne glaciologiche nella valli Veny e Ferret e pertanto non vennero segnalate espansioni dei nostri apparati. Ma appena terminata la guerra il Bossolasco ritornò al Pré-de-Bard e scattò una fotografia pubblicata sul Boll. Com. Glac. It., n. 24, pag.10 (FT 12). In essa la fronte del ghiacciaio appare in contatto con una morena di spinta che non risultava esistere nel 1939. Questo nuovo cordone – che indichiamo con la denominazione “Bossolasco”,- appare meglio delineato negli anni successivi a mano a mano che la fronte , ripreso il regresso, si allontana da esso ( FT 13 -14 ) In corrispondenza dell’ incisione del torrente, il nuovo arco, nei confronti della fronte rilevata dal Capello nel 1939 , ha una quota inferiore di 22 metri e una posizione più a valle di 50 (CR 38) La cosa non può essere spiegata che da una breve ma accentuata fase di espansione intervenuta sul nostro ghiacciaio come su quelli del versante franco-elvetico negli anni dei fatti bellici, durante i quali la lingua valliva deve essersi allungata di circa 60 metri. L’episodio è riscontrabile anche sul ghiacciaio di Lex Blanche in Val Veny e molto probabilmente anche sulla Brenva che in quegli anni aveva accelerato la sua anomala crescita. . 2-12 1946-1962 Contrazione : la lingua valliva si raccorcia di circa 500 m Il breve periodo climatico favorevole al glacialismo si conclude nel 1941 e ad esso subentra una nuova fase con temperature più alte di quelle del decennio 1920-1930 e con precipitazioni più scarse. Le cadute neve di si riducono ad appena i due terzi della media del lungo periodo e questa situazione perdura fino al 1954. Dal 1946 il nostro ghiacciaio, dopo l’effimera espansione ritorna in fase di contrazione : lo documentano chiaramente le fotografie FT 13 e 14 in cui la fronte appare sempre più lontana dal cordone “Bossolasco”. Nel 1947 l’ IGM esegue un rilevamento fotogrammetrico dell’ alta val Ferret per aggiornare la cartografia ufficiale . Da quel lavoro la fronte di Pré-de-Bard risulta a quota 2033 (CR 35 ). Nel 1952 gli ingegneri Peretti e Lesca del Politecnico di Torino effettuano un accurato rilevamento topografico della lingua glaciale e dell’ apparato morenico alla scala 1: 2.500. In quel momento la fronte del ghiacciaio risulta essere a quota 2050; dista 405 m dall’arco morenico di quota 1970 e da quello “Bossolasco“ 250 metri ( CR 33 ). Il lavoro è pubblicato sul Bollettino Glaciologico II serie n 4. Sullo stesso Bollettino compare uno

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studio di M. Vanni C. Origlia e F. De Gemini su “I ghiacciai della Valle d’ Aosta” , corredato da una Carta alla scala 1:100.000 (CR 34). Il Pré-de-Bar compare in una bellissima fotografia scattata dal prof. Vanni nel 1948 ( FT 14 ), ma, nella descrizione, la fronte viene segnalata alla quota 2063 anziché 2050 come risulta dal citato rilievo Peretti-Lesca . Ancora più inattendibile è la quota-fronte m 2200 s.l..m. riportata dal “Catasto dei ghiacciai Italiani” Vol II pubblicato nel 1961 (CR 35). In realtà fino ad oggi ( 2005) il margine frontale del nostro ghiacciaio è sempre rimasto a valle della isoipsa 2100 ( cfr Tabella B ). Nel 1962 era a quota 2075 e distava dalla morena di spinta degli anni ’20 , 590 metri (CR 38 ). La fronte aveva perduto la tipica forma a coda di volpe per assumerne una assai dissimetrica con il settore orientale più arretrato di quello occidentale di un centinaio di metri ( CR 36 ). Ciò avveniva perché su tutta la lingua valliva l’alimentazione non equilibrava l’ ablazione, ma sul settore occidentale quest’ultima è mitigata dalle lunghe ombre proiettate fin dal primo pomeriggio dalle creste del Mont Rouge de Triolet e anche dall’ abbondante detrito che frana da quelle pareti, che scaricano sul sottostante lembo glaciale facendo schermo alla radiazione solare (FT 3). Ma anche se fra il 1960 e il 1962 la lingua valliva ha ancora perduto una lunghezza di circa 60 metri , la fotografia del 1962 ( FT 16 ) mostra il ghiacciaio assai più turgido che negli anni immediatamente precedenti. (FT 15) . Siamo alla vigilia di una nuova fase di espansione . 2-13 1963 – 1989 Espansione : la lingua valliva si allunga di circa 250 m Le statistiche meteorologiche dell’ osservatorio del Gran San Bernardo nella seconda metà degli anni ’50 mostrano una significativa diminuzione della temperatura ed un certo aumento delle precipitazioni . La nevosità si riporta a valori alquanto superiori alla media del lungo periodo. La congiuntura climatica è nuovamente favorevole al glacialismo, e tale si manterrà fino a metà degli anni ’80 . Dal 1963 il ghiacciaio entra in una nuova fase di espansione: nei primi anni il progresso è di pochi metri all’anno, poi diventa via via più rapido e continua ininterrottamente per 26 anni fino al 1989 ( cfr Tabella C) La lingua valliva si allunga di circa 250 metri e la fronte scende a quota 2055. La tavola CR 42 documenta chiaramente l’evoluzione del ghiacciaio negli ultimi tre lustri dell’ espansione con l’accostamento delle restituzioni cartografiche degli aereofogrammi eseguiti il primo nel 1975, quando il margine glaciale distava notevolmente dalla curva di livello 2050, il secondo nel 1991 quando la fronte si trovava negli immediati pressi di quella isoipsa pur avendo già subito negli ultimi due anni il ritiro di una decina di metri. Nella posizione raggiunta dalla fronte al culmine dell’ espansione si è formato un arco morenico di spinta che tutt’ora disegna sul terreno la forma assunta dal margine frontale nel 1989 (CR 43, FT 22 ). 2-14 Dal 1990 Contrazione: la lingua valliva si raccorcia mediamente 18 metri all’anno I dati dell’ osservatorio del Gran San Bernardo mettono in luce che dal 1986 la temperatura media annua sale staccandosi ampiamente da quella del lungo periodo che era di –1°,5 C per portansi nell’ ultimo ventennio a – 0°,5 e anche –0°,4 , valori che non si erano mai registrati a quella stazione . Le precipitazioni si mantengono copiose ma le alte temperature fanno si che la maggior parte di esse cadano sotto forma di pioggia. Di conseguenza il limite delle nevi perenni si innalza a quote molto elevate diminuendo l’estensione delle superfici su cui si possono formare le coltri alimentatrici . Questo stato di cose fa si che dal 1990 prenda inizio la rapida contrazione tuttora in corso.

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Il nostro ghiacciaio è ora controllato del prof. Alberto Fusinaz e dal figlio Paolo subentrati nel 1995 alla prof. Augusta Cerutti come operatori del Comitato Glaciologico per il monitoraggio dei ghiacciai del Monte Bianco. Ogni anno effettuano il rilevamento topografico del margine glaciale del Pré-de-Bard documentando con la massima precisione le variazioni avvenute. Nei loro grafici pubblicati sulla rivista Geografia fisica e dinamica del Quaternario, viene sempre rappresentata anche la morena di spinta deposta al culmine dell’ espansione nel 1989 rendendo così molto evidente la misura della contrazione (CR 44). Il margine glaciale nell’ estate 2004 era alla quota di 2080 m e distava dalla morena di spinta del 1989 circa 260 metri . ( FT 30 – 32 ). Le fotografie prese annualmente dal 1992 al presente, danno testimonianza della contrazione lineare e volumetrica tutt’ora in atto (2004). Interessante notare per quelle dal 1994 al 1999 ( FT 26-28) l’importanza della morena laterale di sinistra e la copertura sopra-glaciale sulla parte destra del ghiacciaio. 3 Tabella delle variazioni annuali di lunghezza del Prè-de-Bard dal 1960 al 2004 (media fra i valori registrati in ciascuna campagna glaciologica nei diversi punti della fronte ) ANNO VARIAZIONE DAL PRECEDENTE ANNO VARIAZIONE DAL PRECEDENTE 1961 - 26 metri 1962 - 2 metri inizio fase di espansione 1963 + 6 “ 1964 + 6 “ 1964 + 6 “ 1965 + 5 “ 1966 + 6 “ 1967 + 15 “ 1968 + 10 “ 1969 + 15 “ 1970 + 19 “ 1971 + 11 “ 1972 + 9 “ 1973 + 10 “ 1974 + 6 “ 1975 + 15 “ 1976 + 3 “ 1977 + 4 “ 1978 + 3 “ 1979 + 9 “ 1980 + 8 “ 1981 + 11 “ 1982 + 12 “ 1983 + 13 “ 1984 + 12 “ 1985 + 14 “ 1986 + 14 “ 1987 + 8 “ 1988 + 4 “ 1989 + 4 “ inversione di fase 1990 - 3 “ 1991 - 7 “ 1992 - 32 “ 1993 - 12 “ 1994 - 12 “ 1995 - 17 “ 1996 - 22 “ 1997 - 13 “ 1998 - 22 “ 1999 - 16 “ 2000 - 24 “ 2001 - 16 “ 2002 - 27 “ 2003 - 25 “ 2004 - 15 “

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4 –Tabella D Variazioni accertate delle lunghezze planimetriche dal 1818 al 2004 Le lunghezze planimetriche dell’apparato sono state calcolate come distanza fra il punto più elevato del ghiacciaio m 3750 s.l.m. e la quota minima del margine frontale riportato dai rilevatori o riconosciuto sul terreno in base alle morene di spinta deposte al culmine delle espansioni ANNO QUOTA MINIMA DEL MARGINE FRONTALE LUNGHEZZA-VARIAZIONE

1818 m 1850 = quota minima dell’arco morenico più esterno m 5140 deposto al culmine della massima espansione storica, . 1882 m 2007 = quota fronte al rilevamento IGM m 4260 - 880 1897 m 1982 = quota fronte al rilevamento Porro m 4400 + 140 1918 m 2010 = quota fronte al rilevamento Sacco m 4250 - 150 1923 m 1970 = quota minima della morena frontale deposta m 4500 + 250 al culmine espansione 1915-23 , (rilevamento IGM ) .1939 m 2015 = quota fronte al rilevamento Capello m 4250 - 250 1944 m 1995 = quota più bassa della morena di spinta “Bossolasco” m 4310 + 60 (rilevamento Peretti-Lesca ) 1947 m 2033 quota fronte al rilevamento IGM m 4230 - 80 1952 m 2050 = quota fronte al l rilevamento Peretti- Lesca . m 4100 - 130 1962 m 2075 = quota fronte al rilevamento Cerutti. m 3810 - 290 1975 m 2070 = quota fronte al rilevamento aereofotogram. per Catasto ghiacciai e nevi perenni in Valle d’Aosta m 3930 + 120 1989 m 2055 = quota fronte al rilevamento Cerutti m 4060 + 130 2004 m 2080 = quota fronte al rilevamento Fusinaz m 3800 - 260 4 L’espansione 1963-1989 nelle Campagne Glaciologiche di Augusta Vittoria Cerutti 1962 - E questa la mia prima Campagna glaciologica : lo scorso anno il prof. Carlo Felice Capello , che dal 1929 opera quale osservatore del Comitato Glaciologico Italiano sui ghiacciai del Monte Bianco, mi aveva chiesto di subentrare a lui per il monitoraggio dei ghiacciai della Val Ferret . Ho accettato con entusiasmo e così sono entrata così a far parte degli “osservatori “ del Comitato Nel 1961 con il prof. Capello ero salita al Pré-de-Bar per “prendere le consegne” sul terreno. L’anno precedente il professore , nella morena antistante la fronte aveva posto un caposaldo di misurazione segnato in vernice rossa con la sigla S lc 1960 CC ( Carlo Capello ) (FT44) Da esso, sono state fatte le seguenti misure di distanza dal margine del ghiacciaio:

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1960 ….. metri 25 1961 … metri 51 = accorciamento della lingua valliva : - 26 metri 1962……metri 53 = accorciamento della lingua valliva : - 2 metri In questo ultimo anno si constata quindi un importante rallentamento del ritiro del ghiacciaio. Tuttavia il controllo su di un unico punto è poco significativo tanto più che la fronte si presenta molto dissimetrica: ( (FT 16) : il settore di destra è coperto di detrito morenico, è ancora appoggiato alle pareti del Mont Rouges e si protende a valle quasi 100 metri di più che quello opposto.(CR 36) Quest’ultimo, molto più corto è quasi del tutto libero da copertura morenica: il ghiaccio vivo presenta spessori valutabili a circa 20 metri .. In ottemperanza alle istruzioni ricevute , con l’aiuto dall’ ing. Ettore Torrione ho impostato a mezzo di uno squadro sferico un rigoroso allineamento in direzione perpendicolare all’asse del vallone, costituito da cinque massi-caposaldi contrassegnati da vernice rossa. I punti estremi , denominati A - in destra idrografica - e B – in sinistra - si appoggiano a massi emergenti dalle rispettive morene latero-frontali e distano fra loro 155 m ( cfr rilievo speditivo CR 36) Esso, negli anni venturi darà modo di valutare le variazioni dei diversi punti della fronte poiché la dissimetria di quest’ultima prova che la contrazione ha valori diversi nei vari settori . 1963 Quest’anno , tutte le distanze fra fronte e caposaldi risultano inferiori a quelle analoghe dello scorso anno . Da S lc 1960 CC : 1962 m 53 1963 m 47 = avanzamento della fronte di m 6 Da Base B “ m 105 “ m 100 avanzamento della fronte di m 5 Da L 3 “ m 97 “ m 93 avanzamento della fronte di m 4 E’ l’inizio di una fase espansiva? Forse sì perché l’ aumento volumetrico del ghiacciaio era già in atto da qualche tempo: lo dimostrano le fotografie degli anni passati ( FT 16) in cui la lingua valliva già appariva turgida, bene alimentata dalla possente cascata di seracchi . 1968 - La fase espansiva si è ormai affermata su tutti i ghiacciai del Monte Bianco. La lingua valliva di Pré de Bar dal 1963 si è allungata di una cinquantina di metri ( media fra le misure eseguita dai diversi caposaldi dell’ allineamento ). La testimonianza più probante è data dalla sommersione del caposaldo S lc 1960 CC che nel 1962 distava dal margine frontale 53 metri. Il margine frontale si è notevolmente allargato ed è cresciuto in spessore ; ora si presenta come una falesia di ghiaccio vivo, alta una trentina di metri e tanto gonfia da assumere sul settore destro un profilo leggermente convesso ( FT 17 ). L’inaspettata inversione di fase desta curiosità e interessa fra gli studiosi : l’ing. Lesca del Politecnico di Torino che nel 1952 , con l’ing. Peretti, aveva fatto un rilievo topografico a grande scala della lingua valliva del Pré-de- Bar; (CR 33) ora progetta un rilevamento areofotogrammetrico di controllo. Per questo ha preparato sul pro-glaciale, quattro capisaldi su grandi massi vistosamente verniciati con cerchi rossi e blu tali da essere chiaramente rilevabili nelle riprese aeree. Essi sono posti rispettivamente alle quote: m 1985, presso il cordone morenico degli anni ’20 (FT 39); m 2010 presso il cordone degli anni ’40 (FT 40 ); m 2070 davanti alla zona centrale della fronte ( FT 45); m 2094 sul versante interno della morena storica di sinistra idrografica (FT 46). Quest’ultimo aveva già fatto da stazione topografica III per il rilevamento 1952. Purtroppo il rilevamento areofotogrammetrico non poté essere effettuato, ma i vistosi segnali entrarono a far parte della storia del ghiacciaio. I due più vicini alla fronte furono fra il 1971 e il 1981 capisaldi fondamentali per le misure delle variazioni; fra il 1982 e 83 vennero ambedue sommersi dal ghiacciaio avanzante e ricomparvero tredici anni più tardi, dopo l’inversione di fase. Di essi si dirà più avanti .

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1973 Il ghiacciaio di anno in anno si accresce più rapidamente: dal 1963 la fonte si è spinta in avanti altri 65 metri e ormai è ormai vicinissima all’ allineamento stabilito nel 1963 e pertanto ho dovuto tracciarne uno circa 50 metri più a valle di cui il caposaldo centrale è il masso di quota 2070 che il Lesca aveva vistosamente verniciato in rosso e blu per le riprese aerofotogrammetriche . E stato contrassegnato dalla sigla SII. La larghezza della fronte che dieci anni fa risultava poco superiore ai 155 metri ora raggiunge i 230 (FT 20) I fianchi del ghiacciaio si adagiano sui versanti interni delle morene storiche adattandosi alla larghezza del vallone che si rivela alquanto angusto per la portata delle corrente, tanto che questa è obbligata ad aumentare in potenza. Alla misura fatta con l’altimetro da una cordata di alpinisti che si esercitavano per l’arrampicata su ghiaccio , la falesia frontale rivela uno spessore superiore ai 50 metri. Il ritmo di espansione è alquanto rallentato; negli ultimi cinque anni è stato mediamente di 6 metri all’ anno ma l’allineamento posto cinque anni fa sta per essere raggiunto Pertanto ho posto nuovi caposaldi venti metri più a valle, allargando l’allineamento in proporzione dell’allargamento della fronte. La base B di sinistra idrografica è ora sul versante interno della grande morena laterale storica , alla quota di 2083 m. 1983 La fronte glaciale , che dal 1978 ha ripreso vigore ed è avanzata una cinquantina di metri, ha sommerso i segnali aereofotogrammetrici di quota 2070 e 2094 e ha quasi raggiunto i capisaldi dell’allineamento stabilito nel 1978. Ho quindi ritenuto necessario tracciarne uno più a valle . Il caposaldo centrale di quest’ultimo, è stato posto a quota 2050 su un grandissimo masso rossiccio di forma pressoché cubica. (FT 42 Nelle fotografie 18, 19, 20, 22 28 30, 31,32 è indicato con freccia orizzontale ). Sul masso, in vernice rossa è stata posta la sigla : 1983 AVC –2 ( Augusta Vittoria Cerutti ): GLACIOLOGIA . Dista dalla fronte 103 metri . Negli anni successivi sono state aggiunte scritte che testimoniano le variazioni della distanza della fronte del ghiacciaio: nel 1987 m 43; nel 1989 m 34. Quest’ultima è la minima distanza raggiunta dalla fronte al culmine della sua espansione. 1986 Il ghiacciaio continua la sua espansione.In questi ultimi tre anni , la fronte si è portata avanti una ottantina di metri. Il versante interno della grande morena di sinistra è sconvolto da numerose piccole frane dovute alla compressione esercitata alla sua base dalla lingua in espansione la cui larghezza ha ormai superato i 300 metri. 1988 In questi ultimi due anni la lingua valliva ha progredito solo 12 metri , un ritmo assai meno rapido che nel passato . Tuttavia la falesia frontale è sempre molto alta e praticamente verticale, il che denota il perdurare della spinta.(FT 22- 23 -24). 1989 Il ghiacciaio quest’anno è rimasto sostanzialmente stazionario; la fronte è 34 metri a monte del caposaldo AVC 1983 - 2 - Glaciologia . La cascata di seracchi appare più povera del consueto tanto che nelle pareti della gola compaiono tratti di roccia di un inconsueto colore rossastro che fino ad ora erano stati coperti dal ghiaccio e perciò sottratte all’azione ossidante degli agenti atmosferici. 1991 Ormai è evidente che il ghiacciaio è entrato in fase di contrazione sia lineare che volumetrica . La riduzione lineare dal 1989 è di 9 metri ma assai più vistosa è la riduzione della larghezza della lingua valliva . Davanti alla fronte è ora nettamente visibile l’arco morenico formato dalla spinta dell’ espansione . In esso sono inglobati alcuni vecchi caposaldi che il ghiacciaio nella sua avanzata ha travolto e sospinto. Fra essi è stato trovato lo storico S1 1960 CC ( FT 44) posto dal prof. Capello più di 200 metri a monte della posizione attuale. Esso fu sommerso dal ghiacciaio nel 1968 e sospinto in questi decenni fino ad essere deposto in questo estremo cordone morenico.

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Sulla cresta di questo cordone affinché anche in futuro sia chiaramente individuabile come testimonianza della ultima espansione del secolo XX , ho posto dei segnali verniciati in blu : contrassegnando con la sigla AVC ‘ 91-1 il più vicino al torrente; AVC ’91-2 a quota 2060 , e con “ GLACIOLOGIA 1989” quello più a monte , più grande e apparentemente più stabile.

1994 Il ghiacciaio è ormai in contrazione da quattro anni ed ha già perduto in lunghezza più di cinquanta metri. La falesia frontale si è di molto assottigliata, soprattutto nel settore sinistro In quello opposto, la lingua valliva è coperta da una notevole coltre detritica che la ripara dalla radiazione solare e quindi subisce una ablazione meno intensa ( (FT 25) ; si sta quindi ripetendo il fenomeno già osservato nel corso della crisi di alimentazione degli anni ’50 . Dallo scorso anno mi accompagna nei sopralluoghi della annuale campagna glaciologica il geologo prof. Alberto Fusinaz che prossimamente mi sostituirà nell’annuale monitoraggio dei ghiacciai del Monte Bianco. . 5 L’apparato morenico e i massi - capisaldi utilizzati per lo studio delle sue variazioni Nell’ estate del 2002 Cerutti, Franchino e Potenza presero l’iniziativa di condurre nell’ampio apparato morenico del ghiacciaio di Pré-de-Bard attenti sopralluoghi per riconoscere sul terreno i cordoni morenici di spinta, testimonianza delle diverse fasi di avanzata del ghiacciaio nonché i massi utilizzati nel tempo come segnali e capisaldi per controllare le variazioni frontali del ghiacciaio. L’arco morenico frontale più esterno, come già accennato nei capitoli precedenti , si trova nei pressi della morena laterale sinistra del ghiacciaio del Triolet, non più di venti metri a monte di quest’ultima, tagliato dall’ alveo della Dora di Val Ferret alla quota di 1854 m s.l.m. Il cordone, già riconosciuto dal Porro ( 1897) e dal Sacco ( 1918 ) si disegna nel paesaggio in modo ancora evidente malgrado le alluvioni e le altre vicende subite nei più di 180 anni trascorsi dalla sua deposizione (FT 33). E’ un cordone, di modeste proporzioni per altezza e per potenza ma prezioso in quanto documenta la maggiore lunghezza assunta dal ghiacciaio durante l’Olocene: ben 5140 metri (Tab. C). A monte dell’ arco più esterno il Sacco nella sua Carta al 50.000 dei ghiacciai italiani del Monte Bianco – 1918 segna altri due archi ma ormai sul terreno essi sono difficilmente reperibili. Nella nostra perlustrazione non ci fu possibile ritrovare capisaldi posti da Porro e Druetti nel 1897 e dal Revelli nel 1912 per i relativi rilevamenti . La motivazione è ovvia: nel 1897 e nel 1912 gli studiosi lavoravano – secondo quanto affermato dalle loro stesse relazioni – attorno ad un margine glaciale posto a quote superiori ai 2000 metri . L’espansione degli anni ’20 spinse la lingua valliva a valle fino a quota 1970 . Di conseguenza il ghiacciaio in avanzata sommerse e travolse i segnali posti anteriormente e questi andarono irreparabilmente perduti . I capisaldi ritrovati nella nostra perlustrazione sono tutti posti a monte della morena di spinta formata dall’espansione degli anni ’20; sono i segnali posti dagli operatori che si sono occupati del ghiacciaio dopo il 1929 . Di tutti i capisaldi ritrovati abbiamo cercato di conoscere la storia, abbiamo rinfrescato le loro sigle originali con vernice rossa o blu.; e abbiamo rilevato la loro posizione mediante le coordinate topografiche e la loro quota . La morena frontale creata dalla spinta dell’ espansione degli anni ’20, appare sul terreno molto netta (FT 34). Il prof Capello nel suo lavoro del 1940 la descrive così . “ Nel 1929 , anno della mia prima visita la lingua glaciale presentava un bordo nettissimo . Il margine era affiancato da materiali morenici di media mole , che, con il ritiro della lingua glaciale si delinearono come appartenenti ad un unico cordone morenico latero- frontale dall’ altezza variante fra i 2 e i 3 metri . Poiché questa morena è regolare, ampia e elevata si deve ammettere che essa rappresenti un punto di arresto del movimento glaciale. ( CR 32)

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Questa morena anche se in modo molto approssimato , appare sulle tavolette IGM al 25.000 con il punto più basso alla quota di circa 1970 m ( CR 30). La carta redatta nel 1952 dagli ingegneri Peretti e Lesca alla scala 1.2500 (CR 33 ), rappresenta molto chiaramente il vasto cordone; esso si appoggia alle grandi morene laterali di sinistra e di destra idrografica all’ altitudine di circa 2050 m e si svolge per un arco di circa 500 metri, attraversando il letto del torrente sub-glaciale alla quota di 1970 già rilevata dall’ IGM. Presso l’incisione, ma in posizione alquanto più elevata, abbiamo ritrovato il primo segnale posto dal Capello nel 1929 l “ F 1 “ (FT 36) e, appena a monte del cordone, il “CS1” ( FT 37) che appaiono rispettivamente con quota 1987 e 1984 nella cartografia con cui lo studioso ha corredato il suo lavoro (CR 32) . Nei pressi di questo grande cordone morenico vi sono altri massi contrassegnati dal Capello e successivamente riutilizzati dal Lesca come quello siglato “S 2 “(FT 39) a quota 1985 che è stato vistosamente verniciato in rosso e blu nel 1968 per essere usato come caposaldo aereofotogrammetrico La stazione trigonometrica I per il rilevamento eseguita dal Peretti e Lesca del 1952 (CR 33) è stata posta su un grande masso gneissico alquanto esterno all’arco morenico a quota 2000 contrassegnato in vernice rossa da un grande triangolo e la sigla “L I “ ( FT 38 ). Dei vari caposaldi ritrovati diremo più ampiamente nelle didascalie della Galleria fotografica. 280 metri più a monte della morena degli anni ’20 si trova un terzo arco assai ben conservato, chiaramente visibile sul terreno ( FT 34 ) e ben rappresentato nella carta del Peretti-Lesca (CR 33 - 38) . Il torrente lo incide a quota 1995. E’ la morena di spinta che abbiamo denominato “ Bossolasco “ dal suo primo fotografo ( (FT 12 ) e che documenta l’effimera eppure vigorosa espansione del periodo bellico (1940-1944). Poco a valle di questo arco abbiamo ritrovato a quota 2000 circa un vecchio segnale di misurazione Capello, siglato “C” e trasformato nel 1968 in caposaldo Aereofotogrammetrico con i vistosi cerchi rossi e blu ( FT 40) . Sessanta metri a monte di questa morena è stata posta la stazione II del rilevamento Peretti-Lesca 1952. Il suo sito è presso il torrente , a quota 2020m , su roccette montonate contrassegnate dal numero “2” e da quadrati in vernice rossa e Blu (FT 41). Un poco più in alto , alla quota 2052 un grande masso cubico costituisce il caposaldo base da cui è stata seguita l’ultima fase di espansione Porta la sigla “ AVC – 2 –GLACIOLOGIA” e le distanze dal margine glaciale nel 1983 = m 103; nel 1987 = m 43 e nel 1989 = m 34 documentando così sul terreno la rapida crescita della lingua glaciale che in quegli anni veniva constata ( FT 42; CR 43 –44 ). 34 metri a monte , all’altitudine di 2055 m s.l.m. il torrente sub-glaciale incide il fresco cordone morenico formato dalla spinta dell’ espansione culminata nel 1989, ( cfr § 2 –13 II Parte ) , quella relativa all’ ultima distanza dal margine glaciale registrata sul caposaldo di cui abbiamo detto ( cfr CR 43) . Alto pochi metri ma ben ordinato tanto da risultare assai evidente anche nelle fotografie ( FT 33 ) esso solo da pochi anni ospita una rara vegetazione pioniera . Si appoggia all’interno della morena storica di destra alla quota 2144 e si svolge attraverso tutto il vallone fino alla morena storica di sinistra raggiungendole alla quota di circa 2090 m. Inglobato in esso è stato ritrovato il caposaldo “ S 1c 1960 CC “ ( FT 44 ) che il ghiacciaio nella sua avanzata aveva sommerso nel 1968 e ha poi trascinato per almeno duecento metri fino a deporlo in questa estrema morena di spinta . Esso è destinato a diventare una testimonianza nella storia del ghiacciaio e perciò abbiamo segnalato con sigle in vernice blu “AVC 1 e 2 ; Glaciologia 1989 ” alcuni massi della sua cresta per renderne più agevole il riconoscimento ( FT 43 – CR 44 ). Nel 2004 ormai 260 metri dividono questo cordone dall’ attuale margine del ghiacciaio e in questo spazio sono riemersi alcuni importanti segnali che il ghiacciaio nella sua espansione aveva sommerso, quali i due capisaldi aereofotogrammetrici posti nel 1968 e oggi siglati rispettivamente “ GLACIOLOGIA 1995 – PS1”, quello vicino al torrente (FT 45) e “D”

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quello del versante interno della morena storica ( FT 46). Con essi è ricomparsa anche la base dell’ allineamento stabilito nel 1978 ( FT 47) . Tutti questi capisaldi storici compaiono nelle cartografie di Alberto e Paolo Fusinaz ( CR 43-44 ) pubblicate annualmente sulla rivista Geografia fisica e Dinamica quaternaria . Dopo aver condotto alcune campagne insieme alla Cerutti ora essi, da molti anni, come osservatori del Comitato Glaciologico Italiano gestiscono autonomamente il controllo della variazioni del ghiacciaio di cui ogni anno rilevano e cartografano il margine ( cfr § 2 – 14 II Parte ) . Ad essi si devono i caposaldi più avanzati siglati PF ( FT 48-49-50-51). 2 - Galleria fotografica: sigla FT. Vengono qui raccolte numerose fotografie del Ghiacciaio di Pré-de-Bard , del suo apparato morenico, dei capisaldi di misurazione , tutte corredate da ampie didascalie Molti fotogrammi fanno parte dell’ archivio fotografico del Comitato Glaciologico Italiano e sono tratte da pubblicazione dell’ Ente; altre sono opera degli stessi autori di questa monografia . La galleria è costituita da quattro gruppi di immagini. Il primo , formato di due soli fotogrammi , presenta l’aspetto attuale del bacino glaciale. Il secondo colleziona le “Immagini storiche “ a cominciare dalla prima fotografia del ghiacciai scatta nel 1897 dall’ ing. Druetti; in esso abbiamo ritenuto opportuno inserire anche le due immagini che risalgono ai tempi in cui ancora non esisteva la fotografia : sono le bellissime incisioni su rame da disegni dell’Ostervald pubblicate nel 1826 nel volume”Voyage pittoresque autour du Mont Blanc “ Il terzo gruppo raccoglie le fotografie degli ultimi cinquant’anni che documentano l’espansione 1963-1989, e la contrazione iniziata nel 1990 e tutt’ora in corso . L’ultimo gruppo è dedicato all’apparato morenico e ai capisaldi che in esso sono stati istituiti per lo studio delle variazioni glaciali

1.1 L’aspetto del ghiacciaio di Pré-de-Bard ( da FT 1 a FT 3 )

FT 1 Aerofotogramma dei ghiacciai del Triolet e di Pré-de-Bard (1975) facente parte delle strisciate eseguite dalla Compagnia Generale Riprese Aeree di Parma. Autorizzazione del Ministero della difesa aeronautica alla divulgazione al solo scopo di studio concessa il 11/2/1976. La ripresa permette di cogliere l’insieme dei due apparati glaciali . Si noti l’ampiezza dei bacini superiori , la lingua valliva a forma di Coda di volpe del Pré-de-Bard, le grandi morene che occupano anche un buon tratto del solco della Val Ferret, testimonianza della imponenza dei due ghiacciai nei secoli della Piccola età glaciale. Questo fotogramma e gli altri contigui della stessa strisciata hanno costituito la base dell’ indagine per il “ Catasto dei ghiacciai e delle nevi perenni in Valle d’Aosta “ e dalla loro restituzione sono stati tratti i fogli 50 82 e 50-86 alla scala 1: 10.000 della Carta Regionale edizione 19841 (CR 31 ). FT 2 Veduta del Ghiacciaio di Pré-de-Bard dall’antistanti cresta del versante sinistro della Val Ferret: Foto A.V. Cerutti 1993 . In questa ripresa i particolari già richiamati all’attenzione sulla veduta aerea , risultano più nitidi soprattutto quelli relativi ai bacini di ablazione . In particolare si nota che mentre il Triolet da molti decenni si è ridotto a ghiacciaio di circo il Pré-de-Bard conserva tutt’ora le caratteristiche di ghiacciaio vallivo. FT 3 Geomorfologia del bacino . Il Prof. Rémy Bozonnet , geomorfologo dell’ Università di Grenoble, nel suo bel volume “ Le Mont Blanc” pubblicato nel 1983, riconosce il nostro ghiacciaio come tipico esempio di fattore di modellamento ed indica alcuni importanti elementi morlogogici del suo bacino: Q = Morena laterale della Piccola età glaciale. R = Il turgore della lingua valliva è indice che il ghiacciaio è la fase di espansione del ghiacciaio in atto al momento della ripresa ( 1980) , davanti alla fronte sono visibili due successivi archi morenici che documentano i diversi stadi di ritiro della lingua valliva nel corso del XX

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secolo. S = Parete verticale della tipica valle ad U con nicchie di distacco di frane T = Spalle glaciali modellate dal ghiacciaio stesso e in parte dai suoi affluenti di un tempo. 2- 2 Le immagini storiche ( da FT 4 a FT 15) Le più antiche immagini che rappresentano con forte realismo i ghiacciai della Val Ferret sono le incisioni su rame, di F. Salathé da disegni di J.F.d’Ostervald che compaiono nel volume di G.Lory : “Voyage pittoresque dans la vallée de Chamonui et autour du Mont Blanc”. Il volume venne pubblicato a Parigi nel 1826, vale a dire negli anni in cui la massima espansione storica dei ghiacciai italiani toccava il culmine. Le tavole quindi, preziosissime per la storia della glaciologia, documentano l’aspetto degli apparati nel momento della loro maggiore potenza. FT 4 Il ghiacciaio del Triolet negli anni ’20 del 19° secolo. In primo piano si stende l’ultimo tratto della lingua valliva del ghiacciaio di Pré de Bar che allora, lungo ben 5140 m , si spingeva fin presso la morena laterale sinistra del Triolet FT 5 Il ghiacciaio di Pré de Bar negli anni ’20 del 19° secolo ; Esso appare tanto gonfio da raggiungere quasi l’altezza dell’omonimo alpeggio e da debordare verso il vallone sottostante il colle del Piccolo Ferret. ( v. p. 9 ) FT 6 Il ghiacciaio di Pré-de-Bard nel 1992, in una foto di Augusta Vittoria Cerutti, scattata dallo stesso punto di vista utilizzato dall’Ostervald. Dai tempi del disegno a quello della foto sono trascorsi circa 170 anni: gli edifici dell’alpeggio sono stati rinnovati e presso di essi è sorto il Rifugio Elena . L’aspetto dell’alto bacino glaciale è quasi immutato, ma la lingua valliva si è raccorciata più di 1300 metri lasciando vuoto il grande alveo delimitato dalla gigantesca morena di sinistra idrografica, la cui posizione corrisponde esattamente al margine del ghiacciaio come appare nel disegno del 1826. FT 7 – Foto Druetti – 1897 . Si tratta in assoluto della prima fotografia del ghiacciaio, scattata nel corso del rigoroso rilevamento topografico condotto in quell’ anni dall’ ing. Duetti e dal Generale F.Porro; ( v. p 19 ) Nei 40 anni intercorsi dalla fine della Piccola età glaciale il ghiacciaio aveva subito una severa contrazione a cui dal 1983 era subentrata una nuova, moderata fase espansiva. La fotografia del 1897 documenta proprio il culmine di questa espansione: la lingua valliva è gonfia tanto da formare falesie di ghiaccio non soltanto sulla fronte ma anche ai lati. Tuttavia nella foto appaiono chiaramente i segni premonitori di una inversione di fase che infatti si verificherà l’anno successivo: la cascata di seracchi è molto smagrita e la fronte non è a contatto con la morena antistante; è quindi evidente che la spinta che ha formato il cordone non è più attiva ed ha ceduto spazio al corso del torrente sub-glaciale. FT 8 - Foto Jules Brocherel – 1914 La lingua valliva è meno gonfia ed è anche più corta di quanto fosse nel 1897 , ma la seraccata è assai più ricca, segno evidente di una buona alimentazione. L’anno successivo infatti prenderà inizio una espansione lineare e volumetrica rapida e possente che in soli otto anni porterà il ghiacciaio ad un allungamento di 200 metri. FT. 9 – Foto Alaria – 1917 Il ghiacciaio , ripreso dai pendii sovrastanti l’alpeggio e il rifugio Elena, visibili nell’inquadratura si mostra in la fase di rapida e notevole espansione FT. 10 – Foto Carlo Capello - 1929 L’espansione è terminata ormai da più di un quinquennio . In primo piano , a destra è nettamente visibile l’arco morenico deposto al culmine della recente spinta; la fronte dista ormai da quella morena più di una trentina di metri ma si conserva ampia, gonfia tanto da presentare, come nel 1897, una alta falesia laterale.

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FT. 11 - Foto Agostino Cerutti – 1936 . Continua la fase di contrazione : la lingua valliva appare notevolmente più appiattita di quanto fosse nel 1929 FT. 12- Foto Bossolasco – 1945 . La fronte appare quasi a contatto con una nuova morena di spinta che rivela una breve fase di espansione avvenuta negli anni della seconda guerra mondiale, FT. 13 – Foto Alessio Nebbia - 1946 Il ghiacciaio è ripreso dalle creste sovrastanti il rifugio Elena , ricostruito nell’immediato dopoguerra La fronte glaciale che ha ripreso e regredire è ormai nettamente a monte della nuova morena di spinta FT.14 - Foto . Manfredo Vanni – 1948 . Il regresso viene messo in evidenza dal sempre maggiore spazio che divide la fronte glaciale dal cordone morenico deposto negli anni ’40 FT.15 – Foto Agostino Cerutti – 1955. L’apparato glaciale è in un periodo di acuta crisi . Non soltanto la lingua valliva è estremamente appiattita e la seraccata assai povera, ma nell’alto bacino è emerso un “rognon” roccioso mai comparso precedentemente. La fase di contrazione perdurerà fino al 1962 riducendo la lunghezza del ghiacciaio a poco più di 3800 metri. 2-3 Le immagini degli ultimi cinquant’anni ( FT 16 a FT 32 ) N.B. Nelle fotografie di questa sezione, abbiamo segnato con freccia verticale il grande masso del versante interno della morena storica la cui posizione ci permette di valutare le variazione di larghezza e di potenza della lingua valliva. La freccia orizzontale invece evidenzia la posizione del caposaldo centro-frontale A.V.C.’83 FT 42 facilitando la percezione delle variazioni di lunghezza del ghiacciaio. FT 16 Foto Augusta Cerutti – 1962 - Ecco l’aspetto del ghiacciaio ripreso dalla stazione fotografica F IX ( FT 16) , al culmine della trentennale fase di regresso . La fronte, in buona parte coperta da detrito morenico ha assunto una pronunciata dissimetria . Tuttavia è evidente che è già stata raggiunta dalla nuova ondata di alimentazione; infatti nei confronti della situazione del 1955, si presenta più turgida e la seraccata alimentatrice mostra una portata considerevole . FT 17 Foto Augusta Cerutti –1968 La fronte di Pré.de-Bard in soli cinque anni di espansione ha assunto l’aspetto di una alta falesia di ghiaccio traslucido, aspetto che conserverà per più di un ventennio FT 18 Foto Augusta Cerutti 1969 - Veduta generale dalla stazione fotografica FX . Nel 1963 il ghiacciaio era passato in fase di espansione e questa perdurò per quasi una trentennio . Già sei anni dopo l’inversione di fase la buona alimentazione ha portato la fronte circa 60 metri più a valle ; inoltre il ghiaccio che fluisce dal bacino di alimentazione si è saldato con la placca fossile conservatasi da lunghi anni ai piedi dell’ ombroso Monts Rouges de Triolet. La fronte quindi si è molto allargata nel confronti del 1962 e ha ripreso la tipica forma a coda di volpe FT 19 Foto A.V. Cerutti - 1971 ; Veduta generale della lingua valliva FT 20 Foto A.V.Cerutti -1973 La sequenza delle tre foto: 1969, 1971, 1973 , tutte riprese dalla stazione fotografica FX, mostrano il regolare rapido aumento di lunghezza e di volume

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della lingua valliva . Dal 1962 mentre la sua larghezza in undici anni è quasi raddoppiata, la lunghezza è considerevolmente aumentata. La distanza della fronte dal caposaldo segnato con freccia orizzontale nel 1962 era di 280 metri, nel 1973 di 170. [FT 21 Foto A. V. Cerutti – 1984 Le splendide trasparenze della falesia di ghiaccio FT 22 Foto A.V.Cerutti 1988 Veduta generale della lingua valliva dalla stazione FX .Il ghiacciaio è ormai al culmine della quasi trentennale espansione . La visione frontale permette di valutare la lunghezza assunta dal ghiacciaio il cui margine dal 1962 ha ridotto la distanza dal caposaldo segnato con freccia orizzontale da 280 metri ad appena 34 metri . Contemporaneamente il suo spessore si è accresciuto tanto da giunge quasi a sfiorare il masso indicato con la freccia verticale che nella foto del 1962 appariva assai lontano FT 23 Foto A.V.Cerutti 1988 Viste dalla morena storica di sinistra idrografica la seraccata alimentatrice e la lingua valliva appaiono molto turgide FT 24 Foto A.V.Cerutti 1988 La presenza di persone ai piedi della falesia frontale permette di meglio valutare la sua grande potenza FT 25 Foto A.V.Cerutti –1994 Dopo il 1989 il ghiacciaio entra in contrazione. La ripresa , fatta dallo stesso punto di vista della foto 22, sei anni più tardi , mette chiaramente in evidenza gli effetti della brusca inversione di fase : una grande quantità di detrito roccioso emerge dalla massa glaciale su cui agisce una intensa ablazione; la seraccata, assai smagrita alimenta con difficoltà la lingua valliva ; la fronte si appiattisce ed assume la forma dissimmetrica già conosciuta all’inizio degli anni ’60 . propria dei periodi in cui l’apparato entra in crisi . FT 26 Foto A. Franchino-1994 Veduta generale del ghiacciaio di Prè de Bard FT 27 Foto A. Franchino-1996 Veduta generale del ghiacciaio di Prè de Bard FT 28 Foto A. Franchino- 1999 Veduta generale del ghiacciaio di Prè de Bard FT 29 Foto A. Franchino- 2001 Per queste foto vale quanto detto per la foto FT25; si può osservare come la parte destra del ghiacciaio si conservi a causa della copertura morenica, mentre la parte sinistri si ritiri. FT 30 Foto A. Franchino – 2004 Veduta generale della lingua valliva dalla stazione FX (Rifugio Elena ) Questa ripresa paragonata a quella fatta dalla stessa stazione nel 1988 ( FT 22) mette in luce gli effetti che sull’apparato hanno avuto tredici anni di contrazione. Facendo riferimento al masso del versante interno della morena storica contrassegnato da freccia verticale, è valutabile la notevolissima riduzione volumetrica della lingua valliva ; essa inoltre ha perduto tutta la lunghezza guadagnata fra il 1963 e il 1989 . Ancor più grave è e la ricomparsa nell’alto bacino del “rognon roccioso”, visibile nelle foto degli anni ’50 ma poi sommerso dalle colti i divenute più possenti ; la sua ricomparsa segnala un forte impoverimento della alimentazione. Questo stato di cose si manifesta con molta evidenza nel ingracilirsi della seraccata che scopre ai due lati della gola una fascia di pareti dallo strano colore rossastro: Non si tratta di rocce di natura diversa da quelle soprastanti ma del fatto che mentre gli agenti atmosferici e biologici agivano sulle rocce scoperte, l’alveo della seraccata era pieno di ghiaccio e di conseguenza le sue rocce per secoli sono state sottratte alle normali trasformazioni biochimiche apportate dall’ atmosfera FT 31 Foto A. Cerutti – 1984 Il ghiacciaio di Pré de Bar dai pressi del Col Ferret : coordinate topografiche del punto di ripresa LR 5076 8332

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FT 32 Foto A. Franchino – 2004 Il ghiacciaio di Pré-de-Bard da dalla stessa stazione fotografica. Le due fotografie scattate a vent’ anni di distanza mettono in luce le profonde trasformazioni subite dal ghiacciaio . Nel bacino superiore mentre vent’ anni fa le coltri alimentatrici apparivano turgide, ora sono tanto afflosciata da lasciare emergere un grosso “rognon” roccioso ; la seraccata nel 1984 riempiva totalmente la gola di raccordo: ora si è ridotta ad una sottile lingua di ghiaccio che lascia scoperte le rocce rossastre del vecchio alveo : La lingua valliva nella foto 31 benché inquinata da detrito morenico superficiale è assai gonfia e presenta la classica forma a “ coda di volpe “ con margine netto e regolarissimo: essa si protende fino a circa 100 metri dal caposaldo “ AVC –2 – 1983 “ evidenziato con un circoletto rosso. Nella n. 32 , la lingua appare quasi sepolta da detrito morenico, soprattutto nel settore destro ; il margine è molto confuso e non si ravvisa più la forma a “coda di volpe” I reperds segnati sulla morena storica permettono di valutare visivamente la sua riduzione in larghezza e in lunghezza. Nel 2004 “ la porta “, del torrente sub glaciale , distava dal Caposaldo AVC –2-1983 ben 360 metri ! CR 44) 2-5 L’apparato morenico e i massi-capisaldo ( fotografie da FT 33 a FT51)) FT 33 Foto Franchino 2001, Veduta del più esterno arco di morena frontale dell’ apparato di Pré-de-Bar dalla stazione fotografica F VIII, strada per Rifugio Elena, presso il ponte del torrente Combettaz – Nella fotografia i richiami “1 P” mettono in evidenza il raccordo di questo antico arco frontale con la grande morena storica di destra idrografica e con quanto resta dei cordoni di sinistra . La sigla “T” indica le antiche morene del ghiacciaio del Triolet a cui, come ben si vede, al culmine della grande espansione del XIX secolo il margine glaciale del Pre-de-Bard si era avvicinato moltissimo (crf § 2-2 e 2-6 II Parte; CR 28; FT 1 – 4) FT 34 Foto A.Cerutti 1992 Apparato morenico del ghiacciaio di Pré-de-Bar ripreso dalla strada che sale al rifugio Elena . Il n. 1 indica le grandi morene storiche della Piccola Età Glaciale ; il n.2 le cerchie moreniche dell’ espansione culminata attorno al 1923; il n 3 quelle dell’ espansione 1941-44.; il n. 4 il cordone di spinta dell’ espansione culminata nel 1989 subito a monte del caposaldo AVC-2-1983 indicato con cerchio rosso. ( cfr § 2-9 e seguenti della II Parte ) FT 35 Foto A. Franchino 2002 Stazione fotografica F IX q. 1970 m Coordinate IGM : LR 4990 8328 – La stazione è stata stabilita dal prof. C.Capello nel 1929 su un enorme masso liscio posto sul pendio erboso di sinistra idrografica. Porta la data 1942 . L’archivio del Comitato glaciologico possiede una numerosa serie di fotografie del ghiacciaio scattate da questa stazione come la nostra FT 16 . FT 36 Foto A. Franchino 2002 Caposaldo F1 stabilito dal Capello a q. 1987m presso cordone morenico databile al 1921-25.Coordinate topografiche IGM: LR 4985 8354 - Foto 13/8/2002 ? FT 37 Foto A. Franchino 2002 Caposaldo CS1 ( Capello) q. 1984 LR 4990 8364. Si trova 50 metri a monte del cordone morenico. FT 38 Foto A. Franchino 2002 Stazione topografica L I del rilevamento Peretti Lesca 1952 ( cf CR 33 ) E’ sita su un grande masso contrassegnato con un triangolo rosso posto

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all’esterno del cordone morenico degli anni ’20, presso la zona in cui esso si appoggia all’interno della grande morena storica ; dista circa 150 m dal torrente; q. 2000 m , Coordinate IGM: LR 4990 8364. FT 39 - Foto A. Franchino 2002 Caposaldo areofotogrammetrico S2 q. 1985 LR 4986 8356. Masso preparato dal Lesca nel 1968 come caposaldo per un rilevamento areofogrammetrico. FT 40- Foto A. Franchino 2002 Caposaldo Areofotogrammetrico C ( già Capello ). q. 2000 circa, LR 4985 8367. E’ posto su un masso piatto e tondeggiante, circa venticinque metri a mone del cordone anni 20; vi sono dipinti i caratteristici vistosi cerchi rossi e blu FT 41 - Foto A. Franchino 2002 Stazione topografica II del rilevamento Peretti - Lesca 1952 . ( cf CR 33) E’ posto una sessantina di metri a monte della morena anni ’40 , su basse rosse montonate presso la riva sinistra del torrente . E ‘ contrassegnato con la cifra : 2 e quadrati rosso e blu . Quota . 2020 Coordinate IGM LR 4983 8377 FT 42 Foto A Cerutti - 1989 Caposaldo 1983 AVC – 2 – Glaciologia La foto mostra il caposaldo di base per la ricostruzione della storia del ghiacciaio Esso è in sinistra idrografica, a una settantina di metri dal torrente su un masso cubico, di colore rossastro, alto circa otto metri: quota 2050; coordinate IGM : LR 4976 8389. E stato posto dalla Cerutti nel 1983 ( cfr 4 II Parte ) Su di esso sono state segnate le distanze dal margine glaciale nel 1983 = m 103; nel 1987 = m 43, nel 1989 m 34. In tutte le fotografie presentate nella sezione che documenta l’espansione 1963-89 è segnalato con freccia orizzontale. La sua posizione appare anche nelle cartografie del Fusinaz CR 43 e 44 FT 43 - Foto A. Franchino 2002 Caposaldo GLACIOLOGIA 1989 q 2064 LR 4977 8393. Insieme ai meno vistosi AVC ‘91-1 (q. 2055) e AVC ‘91-2, ( q. 2058 ), segnala la cresta del cordone morenico di spinta creatosi nel 1989 al culmine della espansione degli anni ’80. ( cfr § 4 II Parte ) FT 44 - Foto A. Franchino 2002 Caposaldo S 1 1960 CC Era stato posto dal prof. Capello nel 1960 ( cfr § $ II Parte ) , circa 200 metri più a monte del sito in cui si trova oggi. Fu utilizzato dalla prof. Cerutti per il controllo delle variazioni frontali fino al 1968, quando venne raggiunto dalla fronte avanzante e sospinto via via più avanti Venne ritrovato nel 1993 fra il materiale del cordone morenico di spinta FT 45 - Foto A. Franchino 2002 Caposaldo areofotogrammetrico GLACIOLOGIA 1995 – PS 1 q. 2070, Coordinate IGM LR 4965 8395 . E’ posto su un masso largo e piatto, lisciato dal ghiacciaio posizionato presso il torrente sub-glaciale. Il caposaldo fu stabilito nel 1968 dal Lesca per il rilevamento areofotogrammetrico. ( cfr § 4 II Parte – CR 43 –44 ) Fu usato dalla Prof. Cerutti per il controllo delle variazioni frontali del ghiacciaio con la sigla S II dal 1970 fino al 1980. Nel 1982 fu sommerso dalla fronte avanzante e restò sepolto per tredici anni. Dopo l’inversione di fase, nel 1995 ricomparve al margine della fronte: di qui la sua nuova denominazione. Sulla faccia volta verso valle, il Prof. Fusinaz pose la vistosa sigla PS 1. FT 46 Foto A. Franchino 2002 Stazione topografica III del rilevamento Peretti –Lesca 1952 E ‘ posta quota 2094 sul versante interno della morena storica . Coordinate IGM LR 4968 8404 (cfr § 4 II Parte – CR 33) Nel 1968, fu preparato dal Lesca per essere utilizzato come caposaldo areofotogrammetrico. Nel 1983 venne sommerso dal ghiacciaio e rilasciato a seguito della fase di contrazione tredici anni dopo: non pare aver subito spostamenti. Dal 1997 gli fu data la sigla “D”.

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FT 47- Foto A. Franchino 2002 Caposaldo BASE 1978 q. 2083 LR 4971 8400, sul versante interno della morena storica di sinistra idrografica. Costituiva la base sinistra dell’allineamento 1978 per la misura delle variazioni frontali. Fu sommerso dal ghiacciaio nel 1983 e rilasciato nel 1995 apparentemente senza aver subito spostamenti ( cfr CR 43 ). FT 48 - Foto A. Franchino 2002 Caposaldo PF ‘94 q. 2065 LR 4962 8394, posto dal prof. A.Fusinaz nel 1994, in destra idrografica. FT 49 - Foto A. Franchino 2002 Caposaldo PF ’97 q. 2073 LR 4958 8394, posto dal Prof. Fusinaz in riva destra, nel 1997. FT 50 - Foto A. Franchino 2002 Caposaldo PF 1 ‘98 q. 2079 LR 4963 8402. Posto dal Prof. Fusinaz presso il torrente subglaciale nel 1998. FT 51 - Foto A. Franchino 2002 Caposaldo PS 2 q. 2075 LR. Posto dal Prof . Fusinaz nel 2003 sulla perpendicolare del PS 1 Glaciologia 1995. BIBLIOGRAFIA AA.VV. (1992). Le Alpi dal Monte Bianco al Lago Maggiore. Guide geologiche regionali, 3 (1-2). AA.VV. (2004). I ghiacciai quali evidenziatori delle condizioni climatiche. Quaderni della Fondazione Courmayeur, 11. Aliprandi G. & Aliprandi L. (2000). La découverte du Mont Blanc par les cartographes 1515-1925. Priuli & Verlucca, Ivrea (TO). Arnod Ph. A. (1694). Relation des passages de tout le circuit du Duché d’Aoste venant des provinces circonvoisines, avec une sommaire description des montagnes. In: Colliard L. (1969). Edizione critica del "Recit des passages de la Val d'Aoste di P. A. Arnod, 1694". Archivum Augustanum, 1. Bollettino del Comitato Glaciologico Italiano, dal 1914 al 1974. Cerutti A. V. (1988). Cartographie et Frontières des Alpes Occidentales du II siècle au XX siècle. Réseau Européen Monde Alpin. Région Autonome de la Vallée d'Aoste, St. Vincent, 1988. Cerutti A. V. (1994). Le variazioni climatiche post-glaciali e la storia della Valle d’Aosta. Studi geografici in onore di Domenico Ruocco, a cura di F. Citarella, Loffredo Editore, Napoli. Cerutti A. V. (1995). Variazioni dei ghiacciai del Monte Bianco in epoca storica. Archivi Glaciali: Atti Incontro di Courmayeur, 2-3 settembre 1995, 9-28. Cerutti A. V. (1997). Eventi eccezionali sui ghiacciai del Monte Bianco. Rivista Geografica Italiana, Annata CIV, fasc.1. Cerutti A. V. (1994). Clima e storia in Valle d’Aosta dopo l’anno 1000. Bollettino dell’Accademia di S. Anselmo,Vol. V (nuova serie). Cerutti A. V. (1999). Etat des glaciers du versant italien du Mont Blanc. FEMB, Actes du 2° Etats Généraux de l’environnement dans le massif du Mont Blanc. Cerutti A. V. (2002). Le glacialisme actuel. In: Le territoire au cours du Millenaire. Musumeci Editore, Aosta. Cerutti A. V. (2002). I ghiacciai della Valle d’Aosta. Guida alla sala glaciologica del Museo di Scienze Naturali di Saint Pierre. Cerutti A. V. (2003). Il glacialismo del versante alpino italiano. In: Le dictionnaire encyclopédique des Alpes. Grenoble, Glénat Editeur, in preparazione. Cerutti A. V. (2003). I ghiacciai delle Alpi Occidentali e il riscaldamento climatico. Neve e valanghe, Vol. 50, Trento.

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