Attrazioni - coris.uniroma1.it · corso del tempo a strutturare (e talvolta a «inventare») i suoi...
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Attrazioni
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In un mondo occidentale che diventa sempre più moderno,
industriale e di massa, il cinematografo ha un successo
fulmineo, unanime e immediatamente tangibile. Il «lato festivo
della quotidianità» - bella espressione di Brunetta – si nutre di
ogni forma di spettacolo estemporaneo e in pochissimo tempo
diventa chiaro che la nuova invenzione attira gente di tutti i tipi,
ma soprattutto quella semplice, come il miele le mosche.
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Si sgonfia subito così il timbro serioso e parascientifico imposto
dai Lumiére con pompose presentazioni, rigide selezioni di
collaboratori e concessionari, l’orgoglio per il trionfo della loro
invenzione ma anche la paura che fosse poco più di una
scemenza, sconfessato di colpo dallo stuolo di «amatori» che,
fiutando il profitto nelle proiezioni pubbliche, s’ingegnano per
portare alle masse la nuova invenzione in veste di spettacolo.
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Generato dalla messa a punto di un dispositivo tecnologico
abbastanza semplice, come sbocciato da una specie di “bolla”
tecnologica, il cinematografo diventa popolarissimo prima di
maturare una identità precisa e un contenuto peculiare e tende
perciò a prendere la «forma dell’acqua», a subire cioè in modo
marcato l’influenza del contesto sociale, dei gusti e delle
abitudini del pubblico, della disponibilità di risorse, dello
scambio con le forme espressive circostanti.
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Tuttavia i suoi caratteri più evidenti, sebbene insufficienti a
garantire un’identità precisa, rivelano immediatamente la sua
intima vocazione di mezzo di comunicazione di massa:
• Anzitutto è particolarmente interessante e piacevole;
• la sua «immediatezza», che non richiede alfabetizzazione
particolare, si adatta bene al gusto semplice delle folle;
• è di facile diffusione e si consuma con facilità, a un costo
molto accessibile.
James Crichton’s Bioscope Show, 1902
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Le prime opportunità offerte sono la complicata organizzazione
di «eventi» specifici in apposite sale oppure l’intrufolarsi nei
locali pubblici, nei caffè e nei teatri di varietà, come simpatico
intermezzo in spettacoli di affermata tradizione, mescolandosi
con acrobati, prestigiatori, ballerine, clown, ecc., ma i
cinematografisti più intraprendenti trovano poco remunerative
queste occasioni, comunque al di sotto delle potenzialità che
trapelano dal nuovo mercato.
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On the road
Molti di loro perciò prendono i materiali, in concessione o a
noleggio o avventurosamente acquistati, e vanno a diffondere
in giro il nuovo verbo, spandendolo in ogni dove, sulle piazze e
nelle campagne, sotto i tendoni nelle feste di paese e nelle
fiere, inserendosi «in quell’enorme flusso di spettacoli
ambulanti che da secoli si muovevano per l’Europa
conquistando con le loro meraviglie i pubblici popolari».
Gian Piero Brunetta, «Sala cinematografica», Enciclopedia del Cinema Treccani (2004)
Bostock & Wombwell’s Menagerie On the Move, 1914
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L’ingresso del cinematografo in questo settore spazza via un
amen tutti gli spettacoli ottici (lanterne magiche, panorami,
diorami) che per secoli avevano alimentato il mercato delle
immagini. Per almeno una dozzina d’anni (dal 1896 al 1908), il
cinema vampirizza le principali forme di spettacolo popolare,
assumendo gradatamente un peso sempre maggiore.
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«I baracconi di ambulanti che giravano per l’Europa (…)
contribuirono a formare di nuovo un tessuto di emozioni
condivise, di aspettative e desideri comuni, di riti collettivi che
diventarono sempre più necessari nella vita di milioni di
persone. Fu proprio questa gigantesca tela, che nel giro di
pochi anni coprì tutti i continenti (…) a formare la trama e
l'ordito su cui, dalla fine del nuovo decennio, si fissarono le
miriadi di punti luminosi delle nuove sale cinematografiche».
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«Se ci si sofferma a indagare
anche solo una microstoria
individuale, non può non
colpire il coraggio quasi eroico
con cui questi piccoli impresari
sfidarono la morale corrente e
le leggi per portare un nuovo
verbo laico a masse enormi di
catecumeni».
Gian Piero Brunetta, «Sala cinematografica»,
Enciclopedia del Cinema Treccani (2004)
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La massa dei catecumeni di cui parla Brunetta sposta il centro
d’interesse dall’hardware al software, ossia condanna l’iniziale
programma tecnico-scientifico all’irrilevanza (a dispetto di chi
lo presentava a regnanti, università e società scientifiche per
introdurlo in società) e innesca una vera e propria «industria
dello spettacolo», collocabile tra le nascenti imprese editoriali
per le pubblicazioni di massa e la moderna fabbrica fordista.
Il reparto colorazione della Pathé, 1906
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E sarà il modo in cui questa particolare industria riesce nel
corso del tempo a strutturare (e talvolta a «inventare») i suoi
prodotti a disegnare il percorso identitario del nuovo mezzo e
nello stesso tempo a fornire agli studiosi la più credibile
ricostruzione storica del suo sviluppo.
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Modo di rappresentazione primitivoCinema delle attrazioni
La fisionomia che il nuovo mezzo
mostra nei suoi primi vent’anni
(1895-1915) trova una condivisa
sintesi nella formula Cinema delle
Attrazioni o (secondo Noël Burch)
Modo di Rappresentazione Primitivo,
che si avvicenda poi con il Modo di
Rappresentazione Istituzionale, che
corrisponde a una fase di raggiunta
maturità, profondamente segnata dal
sistema produttivo di Hollywood.
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Le attrazioni mostrative
Andrè Gaudreault e Tom
Gunning hanno suggerito
nel 1989 un’articolazione
ulteriore, interna al Modo di
Rappresentazione
Primitivo, basata sulla
struttura dei contenuti,
distinguendo fra Sistema
delle attrazioni mostrative e
Sistema dell’integrazione
narrativa.
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Le attrazioni mostrative
Nel primo resta centrale
l’attrazione basata sul puro
piacere della visione
animata, stimolato da
trucchi e da eventi
straordinari; nel secondo il
racconto si sovrappone pian
piano all’eccitante flusso
delle immagini come
elemento portante del
dispositivo.