ATTIVITÀ PARROCCHIALI Dicembre 2017 2017/3 SANTI ANGELI ... · no nell’ombra la luce di Dio;...

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Natale del Signore Da Verona a Vancouver Worship 2017/3 SANTI ANGELI CUSTODI Periodico della comunità parrocchiale - Dicembre 2017 www.santiangelicustodi.it ATTIVITÀ PARROCCHIALI 16 DICEMBRE: LUCE DELLA PACE Alla Messa delle 18.30 arrivo in chiesa della Luce della Pace Alle 19,15 circa benedizione e apertura Presepe realizzato dagli Alpini nell’area verde della chiesa. Seguiranno festeggiamenti. 17 DICEMBRE: ANNIVERSARIO CONSACRAZIONE DELL’ALTARE A tutte le Messe benedizione del Gesù bambino da porre nei presepi di casa 20 DICEMBRE: CONCERTO DI NATALE Mercoledì 20 dicembre ore 21.00 in Chiesa CONFESSIONI DI NATALE Sabato 16 dicembre ore 11.00 per la 4ª e 5ª elementare Lunedì 18 dicembre ore 20.30 penitenziale adolescenti e biennio Mercoledì 20 dicembre ore 16.30 penitenziale 3ª media Giovedì 21 dicembre ore 16.30 penitenziale 1ª e 2ª media Venerdì 22 ore 20.45 confessioni giovani Venerdì 22 - sabato 23 - domenica 24 dicembre ore 9.00 - 12.00 e 16.00 - 18.30 per tutti CAMPO 1ª E 2ª SUPERIORE 27 - 30 dicembre 2017 a Siena e Firenze

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DICEMBRE 2017 - L’ ANGELO MESSAGGERO - 17

Natale del Signore Da Verona a Vancouver

Worship

2017/3 SANTI ANGELI CUSTODI

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ATTIVITÀ PARROCCHIALI

16 DICEMBRE: LUCE DELLA PACEAlla Messa delle 18.30 arrivo in chiesa della Luce della Pace

Alle 19,15 circa benedizione e apertura Presepe realizzato dagli Alpini nell’area verde della chiesa.

Seguiranno festeggiamenti.

17 DICEMBRE: ANNIVERSARIO CONSACRAZIONE DELL’ALTARE A tutte le Messe benedizione del Gesù bambino

da porre nei presepi di casa

20 DICEMBRE: CONCERTO DI NATALEMercoledì 20 dicembre ore 21.00 in Chiesa

CONFESSIONI DI NATALESabato 16 dicembre ore 11.00 per la 4ª e 5ª elementare

Lunedì 18 dicembre ore 20.30 penitenziale adolescenti e biennio

Mercoledì 20 dicembre ore 16.30 penitenziale 3ª media

Giovedì 21 dicembre ore 16.30 penitenziale 1ª e 2ª media

Venerdì 22 ore 20.45 confessioni giovani

Venerdì 22 - sabato 23 - domenica 24 dicembre ore 9.00 - 12.00 e 16.00 - 18.30 per tutti

CAMPO 1ª E 2ª SUPERIORE27 - 30 dicembre 2017 a Siena e Firenze

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2 - SANTI ANGELI CUSTODI DICEMBRE 2017 - L’ ANGELO MESSAGGERO - 3

NATALE DEL SIGNORE

«È apparsa la grazia di Dio, che por-ta salvezza a tutti gli uomini» (Tt 2,11). Le pa-role dell’apostolo Paolo rivelano il mistero di questa notte santa: è apparsa la grazia di Dio, il suo regalo gratuito; nel Bambino che ci è donato si fa concreto l’amore di Dio per noi.È una notte di gloria, quella gloria proclama-ta dagli angeli a Betlemme e anche da noi in tutto il mondo. È una notte di gioia, perché da oggi e per sempre Dio, l’Eterno, l’Infinito, è Dio con noi: non è lontano, non dobbiamo cercarlo nelle orbite celesti o in qualche misti-ca idea; è vicino, si è fatto uomo e non si stac-cherà mai dalla nostra umanità, che ha fatto sua. È una notte di luce: quella luce, profetiz-zata da Isaia (cfr 9,1), che avrebbe illuminato chi cammina in terra tenebrosa, è apparsa e ha avvolto i pastori di Betlemme (cfr Lc 2,9).I pastori scoprono semplicemente che «un bambino è nato per noi» (Is 9,5) e compren-dono che tutta questa gloria, tutta questa gioia, tutta questa luce si concentrano in un punto solo, in quel segno che l’angelo ha loro indicato: «Troverete un bambino avvol-to in fasce, adagiato in una mangiatoia» (Lc 2,12). Questo è il segno di sempre per trova-re Gesù. Non solo allora, ma anche oggi. Se vogliamo festeggiare il vero Natale, contem-pliamo questo segno: la semplicità fragile di un piccolo neonato, la mitezza del suo essere adagiato, il tenero affetto delle fasce che lo

avvolgono. Lì sta Dio.E con questo segno il Vangelo ci svela un pa-radosso: parla dell’imperatore, del governa-tore, dei grandi di quel tempo, ma Dio non si fa presente lì; non appare nella sala nobile di un palazzo regale, ma nella povertà di una stalla; non nei fasti dell’apparenza, ma nella semplicità della vita; non nel potere, ma in una piccolezza che sorprende. E per incon-trarlo bisogna andare lì, dove Egli sta: occorre chinarsi, abbassarsi, farsi piccoli. Il Bambino che nasce ci interpella: ci chiama a lasciare le illusioni dell’effimero per andare all’essenzia-le, a rinunciare alle nostre insaziabili pretese, ad abbandonare l’insoddisfazione perenne e la tristezza per qualche cosa che sempre ci mancherà. Ci farà bene lasciare queste cose per ritrova-re nella semplicità di Dio-bambino la pace, la gioia, il senso luminoso della vita.Lasciamoci interpellare dal Bambino nella mangiatoia, ma lasciamoci interpellare anche dai bambini che, oggi, non sono adagiati in una culla e accarezzati dall’affetto di una ma-dre e di un padre, ma giacciono nelle squalli-de “mangiatoie di dignità”: nel rifugio sotter-raneo per scampare ai bombardamenti, sul marciapiede di una grande città, sul fondo di un barcone sovraccarico di migranti. Lascia-moci interpellare dai bambini che non ven-gono lasciati nascere, da quelli che piangono perché nessuno sazia la loro fame, da quelli che non tengono in mano giocattoli, ma armi.Il mistero del Natale, che è luce e gioia, inter-pella e scuote, perché è nello stesso tempo un mistero di speranza e di tristezza. Porta con sé un sapore di tristezza, in quanto l’amore non è accolto, la vita viene scartata. Così accadde a Giuseppe e Maria, che trovarono le porte chiuse e posero Gesù in una mangiatoia, «per-ché per loro non c’era posto nell’alloggio».Gesù nasce rifiutato da alcuni e nell’indif-ferenza dei più. Anche oggi ci può essere la stessa indifferenza, quando Natale diventa una festa dove i protagonisti siamo noi, anzi-ché Lui; quando le luci del commercio getta-

no nell’ombra la luce di Dio; quando ci affan-niamo per i regali e restiamo insensibili a chi è emarginato. Questa mondanità ci ha preso in ostaggio il Natale: bisogna liberarlo!Ma il Natale ha soprattutto un sapore di spe-ranza perché, nonostante le nostre tenebre, la luce di Dio risplende. La sua luce gentile non fa paura; Dio, innamorato di noi, ci attira con la sua tenerezza, nascendo povero e fragile in mezzo a noi, come uno di noi. Nasce a Bet-lemme, che significa “casa del pane”. Sembra così volerci dire che nasce come pane per noi; viene alla vita per darci la sua vita; viene nel nostro mondo per portarci il suo amore. Non viene a divorare e a comandare, ma a nutrire e servire. Così c’è un filo diretto che collega la mangiatoia e la croce, dove Gesù sarà pane spezzato: è il filo diretto dell’amore che si dona e ci salva, che dà luce alla nostra vita, pace ai nostri cuori.L’hanno capito, in quella notte, i pastori, che erano tra gli emarginati di allora. Ma nessuno è emarginato agli occhi di Dio e proprio loro furono gli invitati di Natale. Chi era sicuro di sé, autosufficiente, stava a casa tra le sue cose; i pastori invece «andarono, senza indugio» (cfr Lc 2,16). Anche noi lasciamoci interpellare e convocare stanotte da Gesù, andiamo a Lui con fiducia, a partire da quello in cui ci sen-tiamo emarginati, a partire dai nostri limiti, a partire dai nostri peccati. Lasciamoci toccare dalla tenerezza che salva. Avviciniamoci a Dio che si fa vicino, fermia-moci a guardare il presepe, immaginiamo la nascita di Gesù: la luce e la pace, la somma povertà e il rifiuto. Entriamo nel vero Natale con i pastori, portiamo a Gesù quello che sia-mo, le nostre emarginazioni, le nostre ferite non guarite, i nostri peccati. Così, in Gesù, assaporeremo lo spirito vero del Natale: la bellezza di essere amati da Dio. Con Maria e Giuseppe stiamo davanti alla mangiatoia, a Gesù che nasce come pane per la mia vita. Contemplando il suo amore umile e infinito, diciamogli semplicemente grazie: grazie, per-ché hai fatto tutto questo per me.

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCOSanta Messa della Notte di NataleBasilica Vaticana - Sabato 24 dicembre 2016

2 - SANTI ANGELI CUSTODI

Siamo arrivati al numero 39! Un grazie di cuore a coloro che hanno scritto gli articoli.

e-mail: [email protected]: Parrocchia Santi Angeli Custodi Via Brunelleschi, 6 - 37138 Verona (VR)www.santiangelicustodi.it

Natale del Signore Da Verona a Vancouver

Worship

2017/3 SANTI ANGELI CUSTODI

Redazione: don Marco, don Enrico, Chiara, Valentina e Giuliano.

In questo numero:NATALE DEL SIGNORE 2WORSHIP 4CENACOLO DI PREGHIERA 6IN CAMMINO VERSO L’UNITÀ PASTORALE 7LA PARABOLA DELLA MISERICORDIA 8DA VERONA A VANCOUVER 10CRONACA DI UN PELLEGRINAGGIO AD ASSISI 12L’EMPORIO DELLA SOLIDARIETÀ 14 GRUPPO BATTESIMI 15ATTIVITÀ PARROCCHIALI 16

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DICEMBRE 2017 - L’ ANGELO MESSAGGERO - 54 - SANTI ANGELI CUSTODI

WORSHIPUna Comunità che prega... cantando!

Giovanna Baroncioni

31 ottobre, Vigilia della Festa di Tutti i Santi. Quest’anno la nostra Parrocchia ha scelto di onorare questa vigilia con una preghiera speciale: la Worship.

Pochi minuti alle 21.00.Entro in una chiesa, la nostra, già gremi-ta di fedeli, accorsi da ogni donde per pregare insieme: parrocchiani, amici e conoscenti provenienti da altri quartieri della città e da altri paesi, tutti insieme per pregare cantando.Lo scenario è suggestivo: colori rossi e blu proiettati dietro l’altare, a lato un

tendone dove fioriscono volti di Santi, di un tempo e più vicini a noi, vasi di fiori ad adornare tutt’attorno.Volti trepidanti d’attesa, gente che si abbraccia e si saluta sorridente, legata spesso da emozioni ed esperienze di fede condivise, persone che si affrettano a prendere i pochi posti ancora vuoti.Don Enrico ci saluta e ci invita a racco-glierci.Si elevano dolci le prime note che ac-compagnano l’ingresso del Santissimo, anche Lui “vestito a festa” per l’occasio-ne: un ostensorio con un’Ostia grande,

che viene posta al centro dell’altare... e subito tutti gli sguardi sono puntati su di Lui...

Tu sei la perla preziosa, che alla mia vita dà valore

E così i canti, alternati a brevi riflessioni, questa volta tratte dalle parole dei Santi, ci aiutano a pregare, ad adorare e a creare quell’intimo dialogo con Colui che tutto ci ha donato, tutto il Suo Amore, tutto Se stes-so, per restituirci la nostra piena dignità di figli di Dio.I cuori pian piano si sciolgono, i visi si rigano e nel momen-to dell’invocazione allo Spirito Santo tutti lo ricevono come un grande dono.

Sant’Agostino diceva: Chi canta prega due volte.

La “Worship”, termine inglese che signi-fica propriamente “Adorazione”, viene svolta attraverso l’uso di canti di lode e d’invocazione, alternati a momenti di preghiera e riflessione.Si tratta di un di modo di pregare ispira-to alla tradizione anglosassone, che nel-la nostra Parrocchia è stato introdotto lo scorso anno, ma che ancora non è molto diffuso nelle nostre Chiese.Questo momento di preghiera viene preparato con cura, selezionando con attenzione i canti e i tempi per la scan-sione della serata, per condurre chi par-tecipa a vivere un intenso dialogo con il Signore, presente nell’Eucaristia.Lodare il Signore attraverso il canto, che è espressione intima e profonda di gioia, aiuta chi vive la lode a ricono-scere i doni che il Signore fa nella sua

vita; chi è in grado, poi, di vedere come Dio mirabilmente opera in ogni passo del suo quotidiano, anche in quello ap-parentemente insignificante, vive da figlio grato e chi, infine, vive nella gra-titudine, può vivere nella gioia e nella condivisione.Pregare cantando coinvolge tutto il cor-po e ci avvicina ai fratelli nel coro.

Ecco perché è una forma di lode com-pleta: nel corpo e nello spirito.

... Le luci si spengono.

Un folto gruppo di fedeli rimane in chie-sa dopo la celebrazione: si salutano, sorridono, si stringono... condividendo emozioni appena vissute... si fa fatica ad andar via...

Andate e condividete la gioia di Gesù Ri-sorto...

Gratuitamente avete ricevuto, gratuita-mente date...

Venite e vedrete...

Alla prossima Worship!

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6 - SANTI ANGELI CUSTODI DICEMBRE 2017 - L’ ANGELO MESSAGGERO - 7

CENACOLO DI PREGHIERA

Sabrina Panaccio e Diego Veronesi

Da oltre un anno, nella nostra Parrocchia, ha preso piede la realtà, vissuta come chiesa domestica, del Cenacolo di preghiera.Ma di cosa si tratta realmente?Da un’ ispirazione di Luigina Massella, laica consacrata e fondatrice della Fraternità del-la Visitazione, è nata l’idea di creare dei Ce-nacoli, dove si rinnova e si riscopre la bel-lezza della preghiera del Santo Rosario, così antica ma così nuova, dove la Parola di Dio viene annunciata nei Misteri e Maria, Nostra Madre , “cammina” e prega con noi.

Il tutto si svolge nella semplicità di una casa, dove una famiglia accoglie più per-sone, provenienti anche da varie realtà ex-tra parrocchiali. La fascia di età dei parteci-panti va dagli 8 anni agli 80 e oltre! Questa meravigliosa preghiera e la lettura del Vangelo quotidiano, raggruppano tut-ti, grandi e piccini, e tutti, anche i bambini,

“conducono”, recitando una decina di “Ave Maria”. Ciascuno “porta” tutte le proprie fatiche quotidiane e le intenzioni di pre-ghiera.L’incontro è settimanale, ed è bello ritro-varsi ogni volta davanti ad un cero acceso, con una chitarra e la presenza di Maria e dello Spirito Santo!

Durante la scorsa estate il Santo Rosario è stato recitato nel giardino dell’Istituto San Zeno, con la partecipazione anche di alcu-ni sacerdoti salesiani. Vogliamo ringraziare il Signore per questo grande dono, e preghiamo perché possa-no nascere nuovi Cenacoli, dove la pro-tagonista è Maria, Madre di tutti i popoli, dispensatrice di grandi grazie.

Per informazioni e per partecipare telefonare al numero: 340/8438409

I cambiamenti socio-culturali della no-stra epoca richiedono sempre di più ai cri-stiani un nuovo modo di portare il Signo-re al mondo. La Chiesa è chiamata ad adeguare la sua pastorale all’oggi, e l’attuale organizzazio-ne parrocchiale, pur mantenendo la sua importanza, non è più sufficiente, esige un profondo ripensa-mento. In questa direzione si muovono i progetti attuati ed in via di at-tuazione in diverse Diocesi italiane, che vanno sotto il nome di “Unità Pastorali”.

Con esse si vuole mettere le Parroc-chie “in rete”, non solo per rispondere al problema della sempre più evidente e consistente diminuzione del clero, ma so-prattutto per superare l’incapacità di tante parrocchie ad attuare da sole la loro proposta pastorale.

Anche la Diocesi di Verona, già da alcuni anni, sta riflettendo sull’esigenza e su nuo-ve modalità di riorganizzarsi e, nell’Assem-blea Diocesana dello scorso 9 giugno 2017 al Palaexpo Veronafiere, il Vescovo Mons. Giuseppe Zenti ha dato ufficialmente av-vio al “Cantiere delle Unità Pastorali”.

Ma che cos’è l’Unità Pastorale (UP)? È un territorio ben individuato, composto

Chuiara Peruzzi

di più Parrocchie, affidato alle cure pasto-rali di una équipe formata da sacerdoti e laici che, in corresponsabilità, animano e guidano le comunità.

L’UP nella quale è inserita la nostra Par-rocchia dei Santi Angeli Custodi, ne com-

prende altre cinque: Santa Maria Imma-colata, San Domenico Savio, San

Massimo, Croce Bianca e San Giuseppe all’Adige (Basso-

na). Nel primo incontro di tutti i Consigli Pasto-rali Parrocchiali delle sei Parrocchie, avve-nuto il 15 novembre scorso, i sacerdoti e i laici presenti hanno stabilito il nome dell’e-

rigenda realtà: si chia-merà Unità Pastorale

“San Massimo”.

D’ora in poi saremo chiamati tutti ad arrivare a passare dal singolare al plu-

rale: da “il mio prete e la mia parrocchia” a “i nostri preti e le nostre Parrocchie”.

È iniziato un cammino di comunione, che innanzitutto richiederà ai sei Consigli Pa-storali momenti d’incontro anche comuni per un lavoro di riflessione ed organizza-zione. Ma sono coinvolti anche tutti i fedeli laici, perché accompagnino questo graduale passaggio con l’apertura al dialogo e alla collaborazione, ma, soprattutto, con la loro preghiera.

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8 - SANTI ANGELI CUSTODI DICEMBRE 2017 - L’ ANGELO MESSAGGERO - 9

LA PARABOLA DELLA MISERICORDIA

E’ la parabola per eccellenza, quella che ti ricordi sin da quando frequentavi i primi anni di catechismo. Per decenni l’abbiamo chiamata “del figliol prodigo”, ma da poco le abbiamo reso giustizia chiamandola “del Padre Misericordioso”; certo, perché è Lui il protagonista, per noi cristiani il Dio-Papà, il Dio che si è fatto conoscere in Gesù.

Ricordo che da bambino alla fine della nar-razione facevo sempre questa riflessione: “In fin dei conti il fratello maggiore ha ra-gione: lui ha lavorato, ha sempre obbedito, si meritava lui la festa, non il fratello scape-strato: che giustizia è mai questa?”. Ora sono cresciuto, sono adulto e l’attrazione per le parabole del Vangelo mi ha invogliato ad approfondire, ad ascoltare la Parola, pe-sandone parola per parola.

Cominciamo da una premessa fondamen-tale: Gesù, quando racconta questa para-bola, dove si trova e a chi vuole lanciare il suo messaggio? E’ assieme a peccatori e pubblicani, ma non solo: ci sono anche i farisei che, standosene lontani perchè non possono contaminarsi, vogliono trovare pretesti per cogliere Gesù in fallo; la para-bola è soprattutto per loro. Tradotto il contesto ai giorni nostri, sa-rebbe come se Gesù si rivolgesse a quei cristiani che, forti delle loro opere, del loro impegno nella Chiesa, cedono alla tenta-zione di fare dei confronti con altri fratelli in virtù dei loro meriti, creando una sepa-razione irreversibile tra chi è giusto e chi non ha speranza di salvarsi.

Vincenzo Sergio

Ma andiamo per ordine.

Prima scena: il figlio minore, stanco di es-sere sotto il controllo del padre, esige che gli sia data l’eredità. L’imperativo usato nel racconto dà un vero segnale di perentorie-tà: peccato che all’epoca di Gesù un figlio non poteva assolutamente ottenere l’ere-dità, se non alla morte del padre. Quindi il padre, accettando la richiesta, si lascia “morire” pur di rispettare la libertà del figlio, dono d’amore più forte della sua autorità; questo è il Dio di Gesù, quando di fronte alle nostre pretese autoreferenziali ci lascia fare di testa nostra. Il figlio prodigo, scialacquatore, si separa dalla sua casa e, assetato di autonomia, corre a comprarsi la felicità in un paese lon-tano. Alla fine, però, la sua esperienza è la stessa di chiunque di noi: subito un pizzico di emozioni, ma poi una profonda aridità. Che paradosso: si sentiva schiavo di suo padre e ora è ridotto in schiavitù da un pa-drone che gli fa pascolare i porci! Toccato il fondo nella sua frenesia, si ferma e inizia ad usare l’intelligenza: in questa situazione è meglio restare fermi nel pro-prio orgoglio e patire la fame, oppure am-mettere il proprio errore e tornare dove c’è pane in abbondanza, sperando di essere riaccolto, anche a costo di essere “degrada-to” a servo? Opta per il secondo pensiero, che non è ancora conversione, ma scelta di rimanere aggrappato alla vita: il primo grande riconoscimento che dobbiamo dare a questo figlio è di non aver ceduto alla disperazione e al lasciarsi morire.

Seconda scena: il figlio minore si mette in cammino per il ritorno a casa, pensando al discorsetto da fare al padre. Due i concetti chiave: 1° - padre riconosco il mio fiasco; 2° - sono disposto a pagare per questo. Il discorsetto, in realtà, riuscirà a farlo solo a metà. Un qualsiasi genitore “umano” lo avrebbe affrontato con uno spietato: “E allora? Cosa ti avevo detto?”. La prorom-pente misericordia del padre invece ha il sopravvento. Qui, nel Vangelo di Luca (Lc 15, 11-32), vediamo una delle più alte espressioni dell’essenza del Dio di Gesù: non importa quanto sono caduto in bas-so, sporco, lacero, bisognoso di tutto, con la dignità ai minimi termini; di fronte alla scelta di tornare alla casa paterna, Lui apre le sue braccia e mi perdona prima ancora che io glielo chieda. E da questo perdono incondizionato, illogico, immeritato, nasce il mio desiderio di conversione.Anche il padre esige, ma solo che si faccia festa, perché vuole che siamo nella gioia, quella che si sperimenta nel suo abbraccio benedicente, stando nella sua casa.

Terza scena: il figlio maggiore ritorna ver-so casa stanco dal lavoro nei campi. Sente suoni di festa, ma invece di essere attratto da questo segno evidente di gioia, è pre-venuto, diffidente. Non vuole scoprire da solo cosa sta succedendo, nell’insicurezza che lo turba ha bisogno di altri, si rivolge ai servi. Nasce l’indignazione, il risentimento, at-teggiamento tipico di chi ha un concetto “contabile” della fede: dare = avere. Chi ha sbagliato deve pagare. Non gliene impor-ta niente che suo fratello sia tornato vivo dall’inferno, che abbia sofferto come un cane. Anzi nel suo sfogo sembra quasi che abbia una sottile invidia e malizia per certe “esperienze” fatte dal fratello. Il rispetto delle regole, della forma più che della sostanza, il guadagnarsi meriti a suon di sacrifici gli fa perdere di vista ciò che suo

padre desidera per lui: che sia figlio, che goda anche lui la sua eredità, che sia feli-ce, che si prenda il capretto da solo quan-do vuole, che non sia la fotocopia di uno dei suoi servi.Non c’è niente da fare, resta piantato fuori dalla festa, assolutizzato sulle sue posizio-ni; come i farisei che per essere ligi alle loro posizioni non si accorgono che il Dio da loro tanto affermato ce l’hanno davanti. Per loro è inconcepibile che un pubblico peccatore possa risorgere.Il padre non demorde, per la seconda vol-ta esce lui dalla sua casa incontro al figlio, prova a fargli percepire la realtà di bene negli avvenimenti accaduti. Non può non farlo perché Lui è amore.

Nel suo finale la parabola rimane aperta: non si dice se il figlio maggiore si sia penti-to del suo astio, del suo non amore verso il fratello e verso suo padre.

Una cosa è certa, però. Io non la penso più come quando ero bambino, ora la parabo-la ha tutto un altro senso per me: la miseri-cordia spiegata da Gesù è la chiave della fede, sono felice di poterne godere come dono, sono chiamato ad annunciarla e ad abbandonare la mia idea contabile di giu-stizia, quella dei farisei.

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10 - SANTI ANGELI CUSTODI

Salve a tutti! Mi chiamo Giovanni Schiesari. Sono nato a Negrar il 24 giugno del 1985. Ho 32 anni. Sono un parrocchia-no di Santa Teresa del Bambin Gesù di Tombetta ma sono cresciuto nella parroc-chia dei Santi Angeli Custodi, dove abita-no ancora i miei genitori. Vengo da una famiglia molto numerosa; siamo dodici fratelli, sette maschi e cinque femmine. Io sono il quarto. Mio papà, Francesco Schie-sari, ha 62 anni ed è medico nell’ospedale di Bussolengo, e mia mamma, Donatella Basso, ha 62 anni ed è casalinga. Attual-mente vivo in Canada, a Vancouver, sulla costa ovest vicino all’oceano Pacifico. Fac-cio parte del Cammino Neocatecumenale, un Itinerario di Fede Cattolica che aiuta a riscoprire le ricchezze del Battesimo. Lo scorso 3 giugno 2017, nella vigilia della festa di Pentecoste, con grande gioia e gratitudine al Signore per la sua fedeltà e il suo amore, sono stato ordinato sacer-dote per l’arcidiocesi di Vancouver.

DA VERONA A VANCOUVERPiccola autobiografia di don Giovanni Schiesari

Mi piacerebbe condividere con voi come ho sentito la chiamata a diventare sacerdote. Tutto è cominciato per me in tenera età. Avevo circa 3 anni. È successo quando il Santo Padre Giovanni Paolo II è venuto a Verona nell’occasione della bea-tificazione di San Giovanni Calabria. Mi ri-cordo che con i miei genitori siamo andati a vedere il Papa che passava davanti alla chiesa dei Santi Angeli Custodi. E in quel momento quando ho visto il Papa, ho sen-tito dentro di me il desiderio di fare come il Papa: di seguire Gesù Cristo. Sin da quel momento questa forte chiamata non mi ha mai lasciato. All’età di dieci anni ho chiesto ai miei genitori di entrare in seminario, ma mi hanno detto che ero troppo giovane. Quindi ho aspettato.

Quando ho iniziato a frequentare le scuole medie le cose sono cambiate un pochino. I miei compagni di scuola non venivano più da famiglie credenti come quelle dei compagni delle scuole elemen-tari. Così, per non sentirmi messo in dispar-te, ho deciso di non parlare più della mia vocazione. E, lentamente, il fuoco ardente della chiamata ha iniziato ha spegnersi. Grazie a Dio, dopo la Cresima, il 13 dicem-bre del 1998, sono entrato in una comu-nità Neocatecumenale nella parrocchia di Santa Teresa del Bambin Gesù. Ero super contento di vedere altre famiglie e giovani come me interessati a mantenere e ad ap-profondire la propria fede. E, lentamente, con la Parola di Dio e l’aiuto e la testimo-nianza dei fratelli di comunità la vocazio-ne ha ri-iniziato a crescere in me. All’età di

GIUGNO 2017 - L’ ANGELO MESSAGGERO - 11

15 anni sono andato ad un pellegrinaggio con il Papa Giovanni Paolo II in Israele. Là ho sentito ancora una volta molto forte la chiamata al sacerdozio. Pochi anni dopo, all’età di 17 anni ho manifestato il deside-rio di entrare in un seminario missionario per la Nuova Evangelizzazione.

Nel settembre del 2005 sono andato ad un incontro per futuri seminaristi che si è tenuto a Porto San Giorgio nelle Marche. Eravamo circa 400 candidati al seminario. Io sono stato estratto per entrare nel Semi-nario Missionario Diocesano Redemptoris Mater di Toronto, e, pochi mesi dopo, il 26 di novembre, all’età di vent’anni, sono arri-vato in Canada.

Non sarò mai sufficientemente grato al Signore per tutte le meraviglie che ho visto nella mia esperienza in Canada. Appena arrivato ho dovuto imparare una lingua nuova, l’inglese. Ho dovuto affron-tare l’università con gli studi di filosofia, e poi quelli di teologia. Ho dovuto adattarmi a un nuovo posto, con tanta gente che non

conoscevo e nessun famigliare a fianco. La vita del seminario è molto rigida: sveglia alle sei, e tutto il giorno correre tra classi e momenti di preghiera. Il Signore mi ha aiu-tato tantissimo. Non mi sono mai sentito solo e Lui ha provveduto per ogni esigen-za. Dal 2010 fino alla primavera del 2013 ho fatto anche una esperienza di missione come itinerante in diversi paesi: Germania, Colombia, Canada e Italia. Dopo otto anni di formazione a Toronto i formatori mi han-no chiesto se volessi far parte di un nuovo gruppo che avrebbe iniziato un nuovo se-minario a Vancouver, nell’ovest del Cana-da. Ho detto di sì. E adesso sono tre anni che mi trovo a Vancouver. Questo nuovo seminario è destinato anche alla evange-lizzazione dell’Asia, specialmente la Cina.

Questa in breve è la mia esperienza. Sem-pre grato al Signore per quello che ha fat-to. Pregate per me e per tutte le vocazioni del mondo.

Dio vi benedica.Don Giovanni Schiesari

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12 - SANTI ANGELI CUSTODI

CRONACA DI UN PELLEGRINAGGIO AD ASSISI Venerdì 13 ottobre partiamo in 9 per As-sisi, 9 amici del Masci VR 13, 9 pellegrini di media età. Giuliano ha organizzato tutto fin nei mi-nimi particolari, seguendo la traccia del percorso fatto da Mara con i suoi amici, al-cuni mesi fa. Dopo 4 ore circa arriviamo a Rivotorto, “il Tugurio”, la casupola di frate Francesco e i primi frati e poi la chiesa di Santa Maria degli Angeli, immensa, im-portante, sfolgorante, che nelle sue braccia custodisce la Porziuncola, la prima chiesetta.

Giorgia, la figlia di Giuliano e Marirosa, novizia deliziosa e commovente, ci fa da guida.Ci sistemiamo in albergo, mangiamo. Dov’è San Francesco? Ovunque: nelle immagini, nelle statue, nei chiostri, nella gente, tanta tanta gente che guarda, can-ta, prega, s’inginocchia.L’indomani andiamo a San Damiano, la chiesa del Crocifisso.E San Francesco, anche qui, è ovunque: nel chiostro, nella chiesa, nelle pietre che ha messo per riparare la chiesa, sul sentie-ro del bosco dell’Eremo delle carceri.Nel pomeriggio Assisi, San Rufino, Santa

Giovanni Bresciani

Chiara, Giorgia viene con noi, felice di ac-compagnare i genitori e noi “vecchietti”. Poi il gioiello, la massima glorificazione del santo, “la Basilica” di Giotto, di Cimabue, del Beato Angelico: centinaia di metri qua-drati di affreschi, statue a non finire, pale d’altare, marmi preziosi; siamo piccoli pic-coli di fronte a tanta magnificenza. E San Francesco dov’è? C’è, così come lo sentia-mo la sera nella processione a Santa Maria

degli Angeli.Domenica 15 è il giorno de La Verna: ci arrampichiamo sul sentiero in mez-zo al bosco, tra faggi giganteschi. Frate Filippo ci accoglie, ci accompagna, ci spiega, e noi guar-diamo tutto. Sono i luoghi dove Fran-cesco è vissuto, ha

mangiato, dormito, pregato e su su per il sentiero, un corridoio coperto ed affresca-to ci porta in alto, sempre più su. Frate Fi-lippo si ferma ad una porticina: qui, spiega, Francesco si ritirava per giorni e giorni, qui frate Leone, l’unico che poteva avvicinarsi,

lo spiava per coglierne le necessità.Non ascolto più, varco la porticina che si chiude alle mie spalle, silenzio as-soluto e foresta, solo fore-sta; massi ovunque, acca-vallati, sparsi, minacciosi e, sullo sfondo, arcigna, tetra e terribile, la spacca-tura della roccia di Spicco-fisso, sulla destra un buco nella roccia. In quel buco Francesco si ritirava, solo. Scendo con difficoltà, il terreno è scivoloso, si entra chinati perché un masso limita l’al-tezza, e a 2-3 metri di profondità il giaciglio del santo, una pietra.Estraggo la vecchia macchinetta fotografi-ca che si inceppa, non c ‘è verso, cambio le pile, le do un pugno, non vuol saperne di funzionare.Mi guardo intorno in quell’antro sotterra-neo, umido e puzzolente, un lumino fa un po’ di luce. Ma poteva un uomo vivere qui e passare giorni e giorni? Me lo figuro al buio, nelle tenebre della terra che si sommavano alle tenebre del bosco, con i rumori degli invisibili animali notturni ed il sibilo del vento, terrorizzato, con quella paura ata-

vica del buio e dell’ignoto che hanno tutti gli uomini fin dal tempo delle caver-ne e che fa gridare per farti coraggio con la tua voce. Forse anche lui avrà urlato, povero Francesco, tentato da Satana, sempre pronto a cogliere con il dubbio ogni momento di smarri-mento degli uomini. For-se fu allora che Francesco capì la solitudine di Cristo sulla croce, quando, mar-

toriato e solo, ha gridato “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?” (Lc 15,34) e forse fu proprio allora che i segni della presenza divina si sono manifestati sul suo corpo.Siamo usciti dalla porticina, tra la gente che sale, e anche noi su su fino alla Cap-pella delle stigmate, fino al precipizio delle tentazioni, al punto dove tanti papi sono saliti, si sono inginocchiati, fatti umili pelle-grini fra i pellegrini. Nel frattempo la mia macchinetta fotogra-fica ha ricominciato a funzionare, siamo tornati nella normalità, però abbiamo sen-tito tutti la presenza di questo grande, grandissimo santo.

DICEMBRE 2017 - L’ ANGELO MESSAGGERO - 13

Page 8: ATTIVITÀ PARROCCHIALI Dicembre 2017 2017/3 SANTI ANGELI ... · no nell’ombra la luce di Dio; quando ci affan-niamo per i regali e restiamo insensibili a chi è emarginato. Questa

L’EMPORIO DELLA SOLIDARIETÀ: dal progetto della caritas diocesana la strada per condividere ed animare la carità nella nostra parrocchia

GRUPPO BATTESIMI

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Rossella Ferrighi

DICEMBRE 2017 - L’ ANGELO MESSAGGERO - 15

Da qualche mese, con decisione con-divisa dal Parroco e da tutti i componenti, la Caritas Parrocchiale ha cessato il servizio, protrattosi per decenni, di distribuzione mensile di viveri a nuclei famigliari residen-ti in Parrocchia ed in situazione di povertà economica, mentre il lunedì dalle ore 8.00 alle ore 9.30 continua l’attività del Centro di Ascolto. Si è deciso di aderire al progetto “emporio della solidarietà” di Caritas Diocesana. E’ un progetto sociale di rete che, superan-do il tradizionale modello di “pacco spesa”, prevede un servizio di raccolta e distribu-zione di generi alimentari, coordinato e gratuito, organizzato come un supermer-cato, all’interno del quale persone e nuclei famigliari in difficoltà e residenti nel territo-rio possono scegliere i prodotti dagli scaffali in modo autonomo e secondo le loro reali esigenze.Attualmente gli utenti sono circa 700 fami-glie. Vi si accede attraverso la Caritas Parroc-chiale che segnala la necessità delle per-sone e le accompagna all’emporio per un primo incontro di conoscenza. Successiva-mente, con una specifica tessera, la famiglia potrà scegliere i prodotti necessari con un massimo di spesa mensile prefissato.

Quattro anni fa, don Marco ha costituito in Parrocchia un nuovo gruppo di 17 coppie di sposi per la preparazione al Battesimo.Prima di allora, tre coppie storiche se ne oc-cupavano a pieno ritmo; visti però l’impegno notevole e le crescenti richieste di battesimi, urgeva la necessità di ampliare il gruppo, chiamando e formando nuove coppie a que-sto percorso.Per la formazione iniziale sono stati invita-ti relatori esperti, come don Renzo Bonetti, don Luigi Girardi, don Martino Signoretto e don Alessandro Bonetti.L’equipe così preparata ha potuto iniziare ad incontrare i genitori che chiedevano il sacramento per il proprio figlio. Da questo momento in poi è stato fondamentale farsi attenti alla diversità delle persone incontrate in relazione alla loro fede, all’appartenenza alla comunità cristiana, alle motivazioni che spingono a questa richiesta.Per gli incontri si è mantenuta una peculia-rità già esistente nella nostra comunità: non nelle aule parrocchiali, ma in casa del bambi-no, in un clima famigliare e disteso.Come esperienza personale, posso dire che è una gioia recarsi dai neogenitori e cono-scere il bambino; la nascita di un figlio allieta sempre una casa e questa gratitudine per la nuova vita l’ho sempre percepita nelle fami-glie presso cui ci siamo recati. Anche nelle situazioni famigliari più difficili l’arrivo di un bambino è fonte di speranza.I genitori del battezzando, dopo le visite del-la coppia, incontrano il parroco per conosce-re i riti della liturgia e comprendere i signifi-cati dei segni.

Non è un nuovo supermercato, anche se è un po’ strano perché l’acquisto è gratuito, ma il serio progetto di sostenere le famiglie attraverso un contatto diretto con loro e con la partecipazione delle stesse e dei vo-lontari a vari corsi di formazione. Un progetto, dunque, finalizzato alla per-sona che non ha solo necessità materiali, ma anche il bisogno profondo di sentirsi valorizzata, ascoltata e stimolata ad obiet-tivi di valore. Non si spegne dunque la fiamma di carità della nostra Parrocchia, ma viaggia su nuovi sentieri, magari più ardui, ma con l’obiettivo della “condivisione quale verifica della auten-ticità evangelica. Da questo modo di vivere derivano gioia e serenità d’amore perché si tocca con mano la carne di Cristo. Se voglia-mo incontrare realmente Cristo è necessario che ne tocchiamo il corpo in quello piagato dei poveri come riscontro della comunione sacramentale ricevuta nell’Eucarestia” (Papa Francesco – messaggio del 13/6/2017, festa di Sant’Antonio).La raccolta annuale dei generi alimentari, fatta nella nostra parrocchia il Giovedì San-to, e parte delle offerte per i poveri saranno destinate proprio all’emporio della Caritas, sito in Verona presso la Chiesa dei Santi Apostoli in Corso Cavour. La porta di ingresso a questo progetto parrocchiale e diocesano è aperta a tutti: il Centro Parrocchiale di ascolto è il luogo privilegiato per conoscerlo e discuterlo, ma soprattutto per aprire il nostro cuore verso i fratelli.

La Caritas parrocchiale

Il giorno dei battesimi è una festa per tutta la comunità parrocchiale, perché nuovi fra-telli ne entrano a far parte e il cuore si dilata per accoglierli con gioia.Come coppie che curano il prebattesimo cer-chiamo di essere presenti alla celebrazione per mostrare la nostra vicinanza, il nostro in-teresse per la famiglia e l’accoglienza di tutta la comunità parrocchiale.Andando nelle famiglie si è constatato come la richiesta del battesimo può diventare per i genitori l’occasione favorevole per riscoprire o approfondire la propria fede. Si è pensato così di sostenere i genitori nella delicata mis-sione di primi educatori alla fede del figlio proponendo loro un accompagnamento postbattesimale: due o tre incontri all’anno fino ai 6 anni di vita del bambino, età in cui sarà “agganciato” alla Parrocchia tramite il ca-techismo. Il tempo postbattesimale diventa tempo di iniziazione, nel quale approfondire quanto i genitori hanno voluto per i figli: il dono del battesimo.Il percorso postbattesimale consiste nell’of-frire proposte di semplici ritualità famiglia-ri, che possono essere un valido aiuto nella crescita spirituale del bambino, semplici ma efficaci modalità con cui far conoscere Gesù a questi piccoli.Un aspetto molto positivo che si crea accom-pagnando i genitori nella crescita del bambi-no è la costruzione di una rete significativa di relazioni nuove in quartiere, relazioni di fiducia che fanno bene, fanno sentire meno soli, danno il senso di appartenenza ad una Chiesa fatta di persone che si danno una mano per camminare insieme.

Il Santo Battesimo è il fondamento di tutta la vita cristiana, il vestibolo d’ingresso alla vita nello Spirito, e la porta che apre l’accesso agli altri sacramenti. Mediante il Battesimo siamo liberati dal peccato e rigenerati come figli di Dio, diventiamo membra di Cristo; siamo incorporati alla Chiesa e resi partecipi della sua missione: il Battesimo può definirsi “il sacramento della rigenerazione cri-stiana mediante l’acqua e la Parola” (C.C.C. 1213).