Al KAROL Laici, seminatori di speranza GIORNATA · coscienza dell’identità e della mis-sione del...

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I n occasione della festa mondiale della Donna nell’auditorium del Collegio Sacro Cuore di Gesù delle suore domenicane di via Milano, a cura dell’associazione delle ex allieve, il filosofo, psicologo, giornalista, docu- mentarista prof. Giuseppe Paradiso, scrittore e docente dei corsi universitari D.U. di tecnica del- la riabilitazione psichiatrica, ha parlato della condizione femminile lungo i secoli e ha presen- tato un suo inedito documentario dal tema “Don- ne eccezionali”. Introdotto dall’infaticabile presidente prof. San- tuzza Quattrocchi, lo studioso ha evidenziato come il genio femminile sia stato ingiustamente e totalmente trascurato ed addirittura avversato da celebri uomini di cultura ed intellettuali come il pedagogista Gian Giacomo Rousseau secondo cui la donna doveva avere sempre ruoli subalter- ni nella società come si può leggere nella “Novella Eloisa”. Il sociologo Havelock Ellis (1859-1939) afferma- va che le donne riescono meglio nel romanzo e nella poetica piuttosto che in qualsiasi altra arte o scienza e soprattutto che sono meno adatte alla politica e alla cura e al governo dello Stato. Il prof. Giovambattista Ughetti, medi- co patologo catanese degli inizi del Novecento, al quale è stata intitolata una strada a Catania, affermava che il cervello femminile sarebbe molto limitato a tal punto da essere incapace persino di capire l’umorismo. Il prof. Paradiso, invece, ha dimostrato nel pregevole filmato da lui magistral- mente realizzato e proiettato per la prima volta, con inoppugnabili dati statistici storico-scientifi- ci alla mano, che le donne, lasciate libere di stu- diare e di esprimere la loro intelligenza e il loro sapere, sono naturalmente eguali, anche se reci- procamente complementari, all’uomo conseguendo traguardi ragguardevoli e di altissimo livello culturale. E al di là dei luoghi comuni in materia, molto opportunamente ha portato tanti esempi, anche poco noti, scelti in tutti campi della vasta gamma dello scibile umano: la scienziata Premio Nobel e senatrice Rita Levi Montalcini, la strate- ga Caterina Sforza addestrata sin da bambina dal padre Galeazzo Maria nel- l’arte della guerra, la basilissa Teodora moglie dell’imperatore romano d’Oriente Giustiniano e la regina “vergine” Elisa- betta d’Inghilterra. Il relatore ha citato tante altre donne che meriterebbero di essere degnamente ricordate ed esaltate per il notevole e decisivo contributo dato con il loro lavoro “nascosto” e il loro pensiero nelle arti, nelle pro- fessioni, nella letteratura, nella politica, nelle scienze, nella tecnica ecc. come ad esempio George Sand, François Sagan, Oriana Fallaci, Simone de Beauvoir, Anna Kuliscioff, Sibilla Aleramo, Natalia Ginsburg, Erica Jong, Kate Millet, Anais Nin, Luo Andreas Salomé, Emme- line Pankhurt, Mary G. Wollstonecraft, ecc.. Paradiso ha anche citato alcuni sconcertanti esem- pi di ingiusta e preconcetta emarginazione di don- ne di straordinario talento scientifico per il sem- plice fatto di essere di sesso femminile: le ameri- cane Maria Goeppert Mayer e Janet Flanner, la Donne eccezionali Diverse sono state le occasioni a Catania per festeggiare l’8 marzo (segue a pa N ell’esortazione apostoli- ca Evangelii Gaudium si legge che «I laici sono semplicemente l’immen- sa maggioranza del popolo di Dio. Al loro servizio c’è una minoranza: i ministri ordinati. È cresciuta la coscienza dell’identità e della mis- sione del laico nella Chiesa. Dispo- niamo di un numeroso laicato, ben- ché non sufficiente, con un radicato senso comunitario e una grande fedeltà all’impegno della carità, della catechesi, della celebrazione della fede” (102.) Queste espressioni danno forza all’azione di formazione e di evan- gelizzazione delle categorie profes- sionali e intellettuali che rappresen- tano un’importante sfida pastorale per la Chiesa di oggi. I laici oggi assumono un particolare compito di “seminatori di speranza” esercitando il servizio della gratuità, del volontariato e del dono, appor- tando al cristianesimo predicato, un fermento di nuovo entusiasmo vis- suto e condiviso. Nel messaggio di Papa Francesco inviato ai partecipanti del convegno, promosso dal Vicariato di Roma presso la Pontificia Università Late- ranense, sul tema: “La missione dei laici cristiani nella città”, viene riba- dito l’insegnamento del Vaticano II: I fedeli laici, in virtù del Battesimo, sono protagonisti nell’opera di evangelizzazione e promozione umana”. Il processo di scristianizzazione sempre più diffuso, rileva che “è più ALLE PAGG. 5/6/7 SPECIALE VISITA PASTORALE Catania - anno XXX - n. 10 - 16 marzo 2014 - Euro 0,60 - www.prospettiveonline.it settimanale regionale di attualità (conv. in L. 27/02/ 2004 n o 46) art. 1, c. 1, DCB - Fil. di CT - Taxe perçue - Tassa riscossa - ISSN: 1720-0881 “Poste Italiane s.p.a.” - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 “In caso di mancato recapito rinviare al CMP/CPO di Catania, per la restituzione al mittente previo addebito. Il mittente si impegna a pagare la tariffa vigente” ENRICO GUARNERI al TEATRO ABC a pagina 11 Roma: ‘’La missione dei laici per Roma’’ Foto Siciliani-Gennari/SIR La GIORNATA del SEMINARIO a pagina 12 Al KAROL WOJTYLA GIORNATA della LEGALITÀ a pagina 4 Antonino Blandini (segue a pagina 2) Laici, seminatori di speranza Il messaggio di Papa Francesco alla Pontificia Università Lateranense Giuseppe Adernò gina 2)

Transcript of Al KAROL Laici, seminatori di speranza GIORNATA · coscienza dell’identità e della mis-sione del...

In occasione della festa mondiale della

Donna nell’auditorium del Collegio

Sacro Cuore di Gesù delle suore domenicane di

via Milano, a cura dell’associazione delle ex

allieve, il filosofo, psicologo, giornalista, docu-

mentarista prof. Giuseppe Paradiso, scrittore e

docente dei corsi universitari D.U. di tecnica del-

la riabilitazione psichiatrica, ha parlato della

condizione femminile lungo i secoli e ha presen-

tato un suo inedito documentario dal tema “Don-

ne eccezionali”.

Introdotto dall’infaticabile presidente prof. San-

tuzza Quattrocchi, lo studioso ha evidenziato

come il genio femminile sia stato ingiustamente

e totalmente trascurato ed addirittura avversato

da celebri uomini di cultura ed intellettuali come

il pedagogista Gian Giacomo Rousseau secondo

cui la donna doveva avere sempre ruoli subalter-

ni nella società come si può leggere nella

“Novella Eloisa”.

Il sociologo Havelock Ellis (1859-1939) afferma-

va che le donne riescono meglio nel romanzo e

nella poetica piuttosto che in qualsiasi altra arte

o scienza e soprattutto che sono meno

adatte alla politica e alla cura e al

governo dello Stato.

Il prof. Giovambattista Ughetti, medi-

co patologo catanese degli inizi del

Novecento, al quale è stata intitolata

una strada a Catania, affermava che il

cervello femminile sarebbe molto

limitato a tal punto da essere incapace

persino di capire l’umorismo.

Il prof. Paradiso, invece, ha dimostrato

nel pregevole filmato da lui magistral-

mente realizzato e proiettato per la prima volta,

con inoppugnabili dati statistici storico-scientifi-

ci alla mano, che le donne, lasciate libere di stu-

diare e di esprimere la loro intelligenza e il loro

sapere, sono naturalmente eguali, anche se reci-

procamente complementari, all’uomo

conseguendo traguardi ragguardevoli e di

altissimo livello culturale.

E al di là dei luoghi comuni in materia,

molto opportunamente ha portato tanti

esempi, anche poco noti, scelti in tutti

campi della vasta gamma dello scibile

umano: la scienziata Premio Nobel e

senatrice Rita Levi Montalcini, la strate-

ga Caterina Sforza addestrata sin da

bambina dal padre Galeazzo Maria nel-

l’arte della guerra, la basilissa Teodora

moglie dell’imperatore romano d’Oriente

Giustiniano e la regina “vergine” Elisa-

betta d’Inghilterra.

Il relatore ha citato tante altre donne che

meriterebbero di essere degnamente

ricordate ed esaltate per il notevole e

decisivo contributo dato con il loro lavoro

“nascosto” e il loro pensiero nelle arti, nelle pro-

fessioni, nella letteratura, nella politica, nelle

scienze, nella tecnica ecc. come ad esempio

George Sand, François Sagan, Oriana Fallaci,

Simone de Beauvoir, Anna Kuliscioff, Sibilla

Aleramo, Natalia Ginsburg, Erica Jong, Kate

Millet, Anais Nin, Luo Andreas Salomé, Emme-

line Pankhurt, Mary G. Wollstonecraft, ecc..

Paradiso ha anche citato alcuni sconcertanti esem-

pi di ingiusta e preconcetta emarginazione di don-

ne di straordinario talento scientifico per il sem-

plice fatto di essere di sesso femminile: le ameri-

cane Maria Goeppert Mayer e Janet Flanner, la

Donne eccezionali

Diverse sono state le occasioni a Catania per festeggiare l’8 marzo

(segue a pa

Nell’esortazione apostoli-

ca Evangelii Gaudium si

legge che «I laici sonosemplicemente l’immen-

sa maggioranza del popolo di Dio.Al loro servizio c’è una minoranza:i ministri ordinati. È cresciuta lacoscienza dell’identità e della mis-sione del laico nella Chiesa. Dispo-niamo di un numeroso laicato, ben-ché non sufficiente, con un radicatosenso comunitario e una grandefedeltà all’impegno della carità,della catechesi, della celebrazionedella fede” (102.)Queste espressioni danno forza

all’azione di formazione e di evan-

gelizzazione delle categorie profes-

sionali e intellettuali che rappresen-

tano un’importante sfida pastorale

per la Chiesa di oggi.

I laici oggi assumono un particolare

compito di “seminatori di speranza”

esercitando il servizio della gratuità,

del volontariato e del dono, appor-

tando al cristianesimo predicato, un

fermento di nuovo entusiasmo vis-

suto e condiviso.

Nel messaggio di Papa Francesco

inviato ai partecipanti del convegno,

promosso dal Vicariato di Roma

presso la Pontificia Università Late-

ranense, sul tema: “La missione dei

laici cristiani nella città”, viene riba-

dito l’insegnamento del Vaticano II:

“I fedeli laici, in virtù del Battesimo,sono protagonisti nell’opera dievangelizzazione e promozioneumana”.

Il processo di scristianizzazione

sempre più diffuso, rileva che “è più

ALLE PAGG. 5/6/7

SPECIALEVISITA

PASTORALE

Catania - anno XXX - n. 10 - 16 marzo 2014 - Euro 0,60 - www.prospettiveonline.it

settimanale regionale di attualità

(conv. in L. 27/02/ 2004 no 46) art. 1, c. 1, DCB - Fil. di CT - Taxe perçue - Tassa riscossa - ISSN: 1720-0881“Poste Italiane s.p.a.” - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003

“In caso di mancato recapito rinviare al CMP/CPO di Catania, per la restituzione al mittente previo addebito. Il mittente si impegna a pagare la tariffa vigente”

ENRICOGUARNERIal TEATRO ABC

a pagina 11

Roma: ‘’La missione dei laici perRoma’’ Foto Siciliani-Gennari/SIR

La GIORNATAdel SEMINARIO

a pagina 12

Al KAROLWOJTYLAGIORNATAdella LEGALITÀ

a pagina 4

Antonino Blandini

(segue a pagina 2)

Laici, seminatori di speranzaIl messaggio di Papa Francesco alla Pontificia Università Lateranense

Giuseppe Adernò

gina 2)

Prospettive - 16 marzo 20142

PRIMO PIANOIl migrante tra il sé e l’altro _3

Per Sturzo Vico il grande

filosofo della storia ________3

Scautismo: una fratellanza

internazionale ____________4

INFORMADIOCESINotizie in breve___________2

Dall’Ufficio Missionario ____9

DIOCESIIn ricordo

di Mons. Francesco

Guarrera_________________9

Alla sala Musco due classici:

“La bottega del caffè”

di Carlo Goldoni

e “Cyrano de Bergerac”

di Edmond Rostand_______11

sommario al n. 10

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Questo numero è stato chiuso

alle ore 13.00 di mercoledì 12 marzo 2014

facile diventare cristiani quando non

si è cristiani, che non diventarlo

quando lo si è; e questa decisone è

riservata a colui che è stato battez-

zato da bambino”. Questa riflessione

del filosofo Kierkegaard, conferma

che il battesimo di per sé non garan-

tisce che chi è battezzato sia ipso

facto cristiano, perché, per diventar-

lo è necessario “appropriarsi” della

verità evangelica, cioè accettarla

liberamente e integralmente.

Il messaggio di Kierkegaard, appare

ancora oggi attuale e conserva tutto

il loro valore, essendo un richiamo

per tutti a vivere in modo autentico

il Cristianesimo.

La distinzione tra la Cristianità, rap-

presentata dall’apparato burocratiz-

zato delle pratiche esteriori, insigni-

ficanti per l’esistenza dei singoli, ed

il Cristianesimo, che non è né una

filosofia, né una teologia, ma è la

presenza reale e concreta di Gesù

Cristo, vero Dio e vero uomo, nella

vita dei credenti, impegna e solleci-

ta ogni cristiano, “membro del

popolo di Dio in cammino”, incor-

porato nella Chiesa mediante il Bat-

tesimo, ad essere congiuntamente

discepolo e missionario.

Nell’essere “discepolo” si garanti-

sce la fedeltà agli insegnamenti del

Vangelo e della Chiesa e nell’azione

missionaria, si manifesta l’essere

“apostolo”, “operaio nella vigna del

Signore”, “inviato ad annunciare la

lieta novella del Vangelo”, anche ai

lontani e nelle periferie.

La raccomandazione di Papa France-

sco di “non contrapporre tra loro le

parrocchie e le aggregazioni eccle-

siali laicali” risuonano come monito

per una Chiesa che vuole essere nel

mondo un concreto segno di presen-

za e di testimonianza dei valori. Una

Chiesa unita e non spezzettata in tan-

te piccole porzioni.

Le diverse aggregazioni laicali, nella

loro varietà e dinamicità costituisco-

no una vera risorsa per la Chiesa,

garantendo una presenza nei diversi

ambienti e settori della vita sociale,

ma occorre che sia garantito il lega-

me vitale con la “pastorale organica

della diocesi e delle parrocchie”.

Il “Compendio della Dottrina

Sociale della Chiesa”, raccomanda

Papa Francesco, costituisce la “bus-

sola” nel cammino e “uno strumento

completo e prezioso” per assicurare

un servizio coerente e fruttuoso,

capace di promuovere l’inclusione

sociale dei poveri, mediante una

“prioritaria attenzione religiosa e

spirituale”.

In preparazione al Sinodo del prossi-

mo ottobre sulla famiglia e al conve-

gno ecclesiale sul tema: “In Gesù

Cristo il nuovo umanesimo” che si

terrà a Firenze dal 9 al 15 novembre

del 2015, i laici hanno il dovere di

far sentire la propria voce ed anche

nella nostra diocesi la Consulta dio-

cesana delle aggregazioni laicali ha

promosso incontri di studio e di

riflessione sui temi della famiglia e

sui luoghi, le forme, i percorsi d’in-

contro con Cristo nella pastorale

ordinaria d’iniziazione cristiana e di

attuazione dell’esperienza della fede.

La difficoltà di educare a credere, in

una società invasa di relativismo, di

pluralismo culturale e religioso, di

ricerca di beni di facile consumo e

non d’investimenti sul futuro, pone

la prevalente emergenza educativa

come priorità dell’azione missiona-

ria della Chiesa.

Se è vero che “ogni incontro fa cre-

scere nell’umanità” ancor più

dovrebbe avvenire quando s’incon-

tra Gesù, Uomo completo, Maestro e

modello di umanità”, Persona che

“prende il posto dell’altro”, che si

fa carico dell’intera umanità nell’e-

vento di salvezza.

Educare all’incontro, accompagnare

i ragazzi, i giovani, le famiglie

all’incontro con Gesù, costituiscono

gli obiettivi primari dell’azione

pastorale, culturale e sociale della

comunità cristiana.

La ricerca dei “nodi problematici” e

delle possibili soluzioni per superare

le oggettive difficoltà del momento

storico che attraversa l’intera socie-

tà, impegna tutti a seguire il percor-

so della storia non passivamente, ma

da protagonisti e portatori di valori.

“Andare verso, incontrare l’altro,

aprire il cuore al dono”, indicano le

azioni concrete di un laicato respon-

sabile e coerente, che non si adagia

al comune andare, a quel che fanno

tutti, ma che si qualifica e si distin-

gue, agendo in coerenza e fedeltà al

Vangelo e all’insegnamento della

Chiesa.

Il cammino quaresimale favorisce

ancor meglio questo percorso, quale

“progetto gettato”, sempre in

costante divenire.

®

(continua da pag. 1)

LAICI...

cinese Chien-Shiung Wu, Jocelyn

Bell-Burner, Lise Meitner, Nittie

Maria Stevens. Sullo schermo sono

rivissute figure di donne celebri ed

emblematiche che hanno influito

sulla storia della cultura dei loro

popoli come, ad esempio, la mate-

matica, astronoma e filosofa Ipazia,

insegnante egiziana del V secolo, le

“cortigiane oneste” del magnifico

Rinascimento italiano che hanno

lasciato tracce notevoli specialmente

nel campo della pittura e della musi-

ca, come Artemisia Gentileschi di

scuola caravaggesca, la Grande

Caterina zarina di tutte le Russie, il

Premio Nobel Marie Curie, Santa

Maria Maddalena testimone privile-

giata della resurrezione di Cristo ed

apostola degli apostoli.

®

(continua da pag. 1)

DONNE...

Aun anno dalla morte di

Hugo Chavez il Vene-

zuela si ritrova nel baratro di una cri-

si economica senza precedenti in una

spirale di violenza e malcontento

generale. L’eredità lasciata da uno dei

più grandi e influenti personaggi del-

la storia del Sud America ha fatto

cadere il mito sudamericano dello

‘chavismo’ ad ogni costo. Un Paese

che si ritrova sull’orlo del fallimento.

Uno Stato in declino che nei giorni

dedicati al ricordo del grande leader

fa i conti con un futuro incerto. Gli

studenti e le forze d’opposizione che

hanno infiammato le strade di Cara-

cas chiedono da più di un mese le

dimissioni di Nicolas Maduro, il

cosiddetto ‘delfino’ di Chavez. Del

resto, il 2013 è stato un anno orribile:

record d’inflazione e produzione di

petrolio in picchiata. L’inflazione nel

paese è salita dal 20,1% al 56,2%, la

moneta nazionale, il Bolívar, ha per-

so in termini di svalutazione fino al

44% rispetto al dollaro americano,

mentre il prodotto interno lordo è

diminuito in maniera esponenziale

come del resto la produzione di

petrolio. Lo sfruttamento del sotto-

suolo per estrarre l’oro nero richiede

spese ingenti, motivo per il quale, si

registra uno dei livelli più bassi del-

l’ultimo decennio - stando alle stime

dell’Opec, 2,3 milioni di barili al

giorno nel 2013 in confronto ai 3,2

del 2006 -. Nonostante tutto il Vene-

zuela resta tra i primi paesi al mondo

per riserve d’idrocarburi, ovvero, il

17,9% del totale del pianeta. L’eco-

nomia venezuelana ha risentito altre-

sì dell’aumento della spesa pubblica

che è arrivata fino al 60,7% dell’inte-

ro bilancio statale. Risultato: casse

dello Stato vuotate anche grazie al

rigido tasso di cambio ereditato da

Chavez nel 2003 che ha penalizzato

in questi mesi la moneta locale. Una

crisi finanziaria accresciuta non solo

dal doppio cambio, ma anche dalla

corruzione degli apparati statali, e da

un’economia centralizzata fondata

essenzialmente sull’esportazione del

petrolio. A questi dati poco incorag-

gianti se ne aggiungono degli altri

che riguardano l’alto tasso di crimi-

nalità: 39 omicidi per 100mila abi-

tanti per le fonti governative, 79

secondo l’organizzazione non gover-

nativa, l’Observatorio venezolano de

violencia. Non tutte le colpe, però,

sono da attribuire al governo centrale,

decisive sono state anche le responsa-

bilità di certi poteri forti che hanno

speculato sulla precaria

situazione economica

con un’accurata strategia

di ostruzionismo. Dallo

scorso 13 febbraio, día

de la juventud, il movi-

mento studentesco ha

rivendicato le ragioni

della protesta inasprendo

i toni contro il governo:

“L’impoverimento, l’in-

sicurezza e la scarsità di

alimenti e tutti i proble-

mi che affliggono il Pae-

se non derivano dall’i-

nefficienza degli ammi-

nistratori, ma dalla politica del regi-

me comunista che ci governa: per

questo consideriamo come primo

passo le dimissioni di Maduro e del

suo gabinetto”. Parole affidate a un

comunicato stampa che di fatto ha

portato alla luce un movimento nato

nel 2007 in seguito al mancato rinno-

vo - promosso da Hugo Chávez - del-

la concessione dei diritti televisivi

all’emittente di opposizione Rctv. Ne

fanno parte esponenti cattolici e libe-

rali provenienti da tutte le università

venezuelane e vicine all’area di cen-

tro-destra. Tuttavia anche l’opposi-

zione si è spaccata. Maria Corina

Machado (ex candidata alla presiden-

za) e Leopoldo López (leader di

Voluntad Popularfinito in manette il

18 febbraio con l’accusa di essere l’i-

spiratore delle violenze) hanno attac-

cato la coalizione di centrodestra

sostenuta da Henrique Capriles (a

capo della Mesa de Unidad democrá-

tica (Mud), mettendone in dubbio la

leadership. Con quest’ultimo accusa-

to di servilismo nei confronti del

governo Maduro. A margine da sotto-

lineare come i rapporti con gli Stati

Uniti hanno influenzato e non poco le

recenti proteste. Rapporti tesi da tem-

po ma che si sono raffreddati recente-

mente dopo l’espulsione di tre diplo-

matici statunitensi accusati di “cospi-

rare con il movimento studentesco”

con tanto di contro-replica di Was-

hington che ha espulso tre diplomati-

ci venezuelani.

Filippo Cannizzo

Un’eredità pesanteVenezuela, il caos a un anno dalla morte di Chavez

Lunedì 17

•• Ore 17.30 Catania, parrocchia S.

Giuseppe in Ognina: Visita

pastorale.

Martedì 18

•• Ore 9.30 Catania, Seminario:

presiede il Consiglio presbiterale.

•• Ore 18.00 Acireale, Cattedrale:

concelebra la S. Messa in occa-

sione del 50° di sacerdozio di

Mons. Alfio Donzuso, direttore

emerito dell’OASI di Aci San-

t’Antonio.

Mercoledì 19

•• Ore 10.00 S. Agata Li Battiati,

Monastero Madonna di Fatima:

celebra la S. Messa

•• Ore 18.00 S. Gregorio, Monastero

S. Giuseppe: celebra la S. Messa.

Giovedì 20

•• Ore 9.30 Catania, parrocchia S.

Giuseppe in Ognina: Visita

pastorale.

•• Ore 19.30 Paternò, Santuario S.

Maria della Consolazione: pren-

de parte alla Festa del Perdono

organizzata dall’Ufficio diocesa-

no di Pastorale Giovanile.

Venerdì 21

•• Ore 9.00 Arcivescovado: udienze.

•• Ore 19.00 Catania, parrocchia S.

Giuseppe in Ognina: Visita

pastorale.

Sabato 22

•• Ore 19.00 Catania, parrocchia S.

Giuseppe in Ognina: Visita

pastorale.

Domenica 23

•• Ore 10.30 Catania, parrocchia S.

Lucia in Ognina: celebra la S.

Messa per l’apertura della Visita

pastorale.

•• Ore 18.00 Catania, Cattedrale:

celebra la S. Messa per il 100°

anniversario della nascita di

Mons. Alvaro Del Portillo.

®

Dall’Agenda dell’Arcivescovo

Noti

zie

in b

reve d

al 17 a

l 23 m

arz

o

Il migrante tra il sé e l’al-tro è stato il tema dell’in-

contro di giovedì 6 marzo presso loStudio S. Paolo, promosso dal Servi-zio di bioetica “Dott. Angelo Cafa-ro”. L’occasione del 60° anniversariodella nascita del bioeticista scompar-so è stata colta per una testimonian-za della continuità del lavoro che erainiziato all’inizio degli anni ’90 cer-cando di rispondere, da un lato, allenecessità di socializzazione che gliincipienti flussi migratori esprimeva-no nel nostro territorio e, dall’altro, astabilire una relazione con le proble-matiche bioetiche che ne scaturiva-no. La costituzione, a quel tempo, diun poliambulatorio per gli “extraco-munitari” in via Ughetti a Catania,aveva posto le condizioni per un con-fronto non solo con patrimoni cultu-rali diversi ma anche con il propriomodo di concorrere ad una media-zione culturale con se stessi. Que-st’ultimo aspetto ha portato a chie-derci, nel ventennio intercorso,quanto, invero, possa essere dirimen-te nella naturalezza della relazionesociale il considerare sé l’altro. Piut-

tosto che indulgere ad una ambienta-zione della solidarietà e della sussi-diarietà nell’ospitare l’altro, l’ap-proccio riflessivo del riconoscimentodel sé ci ha portatoad orientarci comepersone nello sche-ma dell’altro anzi-ché limitarsi a vede-re l’altro come unoggetto nel propriomondo, cioè entro ilproprio sistematotale di riferimen-to? La piega che haassunto la migra-zione oggi, racchiu-de più elementi diutilità dell’interpre-tazione dei fenome-ni ad essa collegatiche naturale ricono-scimento antropologico. Questa dis-torsione dell’angolo di visuale che è,in somma parte, espressione dell’usocorrente di imbrigliare nei concettieconomici anche le più naturali evi-denze dell’uomo, ha portato, sem-mai, ad un approccio umanitario e

non umanistico al problema. L’in-contro si è imperniato sull’apprezza-mento di due relazioni: la prima, diFelice Lima, su “Il sentire comune e

la Costituzione”, la seconda su “Ilconfine del prossimo” di AntonioSapuppo. Il sentire comune, cheontologicamente, si disporrebbeall’approccio umanistico, è falsifica-to dalla potente messa in scena dellepaure e dei danni che l’altro, in

quanto diverso da noi e pertantoestraneo alla nostra quotidianità“civilmente” regolamentata, puòarrecare. Atteggiamenti culturali,

organizzazione socia-le, persino leggi e,quindi, percorsi di ela-borazione dei diritti,finiscono, oggi, perallontanarci semprepiù dal migranteanche nel momento incui sembra, invece,maggiore la disposi-zione a prendersi curadel fenomeno migra-torio con aperture edaccoglienze che neinterpreterebbero ledomande e ne soddi-sfarebbero i bisogni.La migrazione senza il

migrante, il fenomeno sociale senzal’uomo. Un impegno sì, che, però,nella sua singolare apparenza e spie-gazione, finisce per eludere il pro-blema principale dell’individuo lacui posizione esistenziale di fondo èl’insicurezza ontologica e la cui

natura dicotomica, individuale esociale, è in parte una diretta espres-sione di tale insicurezza e in parte untentativo di superarla, ovvero un ten-tativo di difendersi dai pericoli chesono conseguenza del proprio difet-toso senso di identità personale. E seinvece che considerare “prossimo”l’altro da noi ci pensassimo “prossi-mo”, noi all’altro? Non potrebbequesto semplice atto di riflessionecambiare le dinamiche del nostroapproccio e riportarci ad un “sensocomune”? Forse potremmo ancheuscire da quel contenitore cui siriversa, forte delle possibilità comu-nicative, quella tendenziosa forzadell’informazione che tanto influiscesui nostri comportamenti sociali.

Santo Fortunato

Servizio di Bioetica,

Studio Teologico S. Paolo

Se desiderate avere chiarimenti su

questioni di bioetica, potete contat-

tarci inviando una vostra richiesta al

seguente indirizzo di posta elettroni-

ca: [email protected]

Prospettive - 16 marzo 2014 3

Il migrante tra il sé e l’altroServizio di bioetica “Dott. Angelo Cafaro”

Come cercare di leggerela storia in modo non

storicistico, e cioè non appiattendola lettura degli avvenimenti sull’uni-ca dimensione immanentistica? Alconcetto di storia in Hegel, secondocui essa è il dispiegarsi della naturadi Dio, si oppone Vico che consideragli avvenimenti come guidati da una“storia ideale eterna” la quale per ilprincipio “dell’eterogenesi dei fini”introduce il principio della Provvi-denza e quindi il rapporto tra imma-nenza e trascendenza.Sulla stessa linea è Sturzo, quandonella sua pregevole opera: La vera

vita. Sociologia del soprannaturale

scrive: «Il grande filosofo della sto-ria non è Hegel, è Vico, colui chemeglio ha visto la relazione intimatra il fare e il conoscere, che ha rile-vato il valore del pensiero vissutonegli avvenimenti, l’involucro dellarealtà nella leggenda e nella poesia;colui che ha intuito per primo la pro-cessualizzazione storica. Le duedemarcazioni moderne della storia,la immanentistica pura e la imma-nente-trascendente, non possono nonprendere il punto di partenza daVico. La prima, dopo il profetismo estatalismo di Hegel, ha trovato il suovero interprete in Croce. Ma, nono-stante il gran contributo che egli hadato per approfondire il valore dellastoria, non è uscito dal circolo chiu-so della pura immanenza, svalutandoper ciò stesso il processo storico e lasua continua innovazione e creazio-ne. Tutte le volte che Croce non negaimplicitamente la sua stessa teoria–il che gli avviene quando lampi diverità solcano il suo cielo grigio- ècostretto a ridurre la personalità indi-viduale ad apparenza senza origine esenza destino e ad annullare nello

“spirito” la dialettica storica umano-divina. La teoria immanente-trascen-dente della storia non ha avuto unosvolgimento adeguato» (Ivi, pp.180-181). E Sturzo Chiarisce ulterior-mente: è vero che «la Chiesa non èdi questo mondo ma è in questomondo; essa non può né deve negareal mondo il suo apporto anche nelcampo degli interessi terreni, elevatialla comprensione di valori spiritua-li e subordinati ai fini superiori del-l’uomo, sotto pena di estraniarsene edivenire meno efficiente nel suostesso ministero spirituale, oppure,quel che è più grave ancora di subir-ne essa stessa l’influsso mondano ela deviazione particolaristica. Il fattostorico che precisa e chiarisce la fun-zione permanente del cristianesimonella società, è quello della parteci-pazione diarchica al potere gover-nante, la diarchia di stato-chiesa o

di chiesa-stato, secondo le epoche»(Ivi,p.211 e ss.).Sturzo rileva che è questo uno diquei fatti storici che non è stato beneesaminato dal punto di vista dellastruttura sociale, mentre egli si èsforzato di metterlo in luce nelle suealtre opere come: La società sua

natura e leggi (1949) e in Chiesa e

Stato, 2 Voll. del 1958-’59.Tale concezione risale a Gelasio I,del V secolo, e nell’epoca moderna,a Vico e a Blondel, quando si preci-sa di separarne le funzioni e garanti-re l’autonomia dei due poteri. Lavisione sociologica di Sturzo si basasulle forme fondamentali dellasocietà: la forma familiare, la politi-ca e la religiosa. Guai per l’umanità,esclama Sturzo, se la società fosse

tutta e nient’altro che potere politico,come purtroppo è accaduto e conti-nua ad accadere nella storia, da par-te di ideologie che negano il sopran-naturale; cesserebbe, se fosse possi-bile la “realtà organico-sociale”.A questo punto è bene richiamarel’approfondimento teologico esoprattutto antropologico che Sturzoha fatto.Tre sono, secondo lui le esigenzefondamentali dell’uomo: a) L’affet-

tività e la perpetuità della specie. b)La garanzia di ordine e difesa. c) La

finalità etica e religiosa.

Ad esse corrispondono rispettiva-mente tre forme primarie

di società: a) La famiglia

come nucleo sociale pri-

mario. b) Lo Stato, che ha

valore solo se riconosce e

rispetta i diritti degli

individui. c) Chiesa, reli-

gione che nasce dal senti-

mento di creaturalità tipi-

co di ogni uomo. (cf.Società sua natura e leg-

gi, 63). Mentre sono for-

me secondarie per Stur-zo: a) l’economia. b) La

Nazione. c) La comunità

internazionale.Le sintesi sociali sono: a)Autorità-Libertà. b)Morale-Diritto. c) Duali-

tà- Diarchia. È questo ilpersonalismo sturziano,che considera la personacome diritto sussistente,

cioè fonte e soggetto di

diritto in consonanza conil pensiero di Rosmini. Lavera vita, per Sturzo è

quella che dà significato a tutte lenostre potenzialità, naturali e spiri-tuali in una sintesi organica(cfr.Fides et ratio, il criterio delledue ali di Giovanni Paolo II).Non seguire tale orientamento sicade in una delle tre male bestie,cioè : a) Statalismo. b) Partitocrazia.

c) Sperpero del denaro pubblico.

Per ultimo, e non meno importante,va sottolineato un fatto essenzialeche riguarda la spiritualità sacerdo-tale di Luigi Sturzo, alla base di chiha promosso il processo di beatifica-zione, ora anche per il fratello Mons.Mario. L’apostolato sociale e politi-

co è stato sempre considerato dalsacerdote calatino come via alla san-tità. Un episodio e una testimonian-za rendono chiaro, a nostro avviso,come tanti equivoci e giudizi ridutti-vi devono essere superati!Mons. Cataldo Naro, durante la mes-sa di suffragio, a Roma nel 2006, peril sacerdote calatino, è stato davverostraordinario, evitando panegirici,distinguendo bene il sacerdote dalpolitico… mettendo l’accento sulruolo anticipatore del VaticanoII…Questo modo nuovo di presenta-re don Luigi, mi aveva fortementecolpito, cancellando momenti nei

quali lo avevo giudicatomalissimo…Senza invade-re il campo delle strutturecanoniche che devonoaccertare il grado eroicodelle virtù dei candidati allabeatificazione, mons. Naroha parlato esplicitamente

della santità di don Sturzo.D’ora innanzi, concludeAndreotti, quando avròoccasione di soffermarmisulle attività e sugli scrittidi don Sturzo, lo farò nelquadro molto netto e sug-gestivo che ci ha tracciato ildavvero compianto mons.Naro» (in 30 giorni, ottobre2006, n°10 dal saggio diRosanna Marsala, Sapienti

per sempre- La ricerca sto-

rica e la produzione storio-

grafica di Cataldo Naro,Sciascia Editore Caltanis-setta-Roma 2009).

Salvatore Latora

Per un criterio storiografico integratoLuigi Sturzo riconosce in Vico il grande filosofo della storia

Studio Teologico S. Paolo

Domenica 23 Febbraio,

si è celebrata la gior-

nata conclusiva della Settimana

Internazionale dello Scautismo,

occasione per tutti gli scout del mon-

do per ricordare il fondatore dello

Scautismo, Robert Baden-Powell, e

sua moglie Olave Baden-Powell

Capo Guida Mondiale - nati entram-

bi il 22 febbraio - e per riflettere sul-

la diffusione dello Scautismo e del

Guidismo nel mondo, pensando alle

opportunità di riscatto e di libertà

che questo metodo educativo porta

con se, e rivolgendo un pensiero agli

Scout e Guide degli altri paesi.

A Catania circa 600 ragazzi e ragaz-

ze, appartenenti a 9 gruppi Scout

AGESCI (Associazione Guide e

Scout Cattolici Italiani) della “Zona

Etnea Liotru” (che riunisce tutti i

gruppi del territorio del Comune di

Catania), accompagnati dai rispettivi

Capi, hanno trascorso la giornata al

boschetto della Playa, parco purtrop-

po spesso dimenticato e poco valo-

rizzato.

La giornata si è aperta con la cele-

brazione della S. Messa officiata da

padre Giuseppe Scrivano, che nella

sua omelia ha messo in risalto l’uni-

versalità della Promessa e della Leg-

ge Scout, condivisa da scout di

diverse nazionalità, accomunando

culture e religioni spesso molto

diverse. Il parroco della Chiesa di

San Francesco di Paola e di San Gae-

tano alla Marina ha anche sottolinea-

to il profondo legame della Legge

Scout e della Promessa con la fede

cristiana, vissuta principalmente a

contatto con la natura.

Dopo la S. Messa il boschetto si è

riempito di colori perché, oltre

all’azzurro delle camicie, spiccavano

gli abiti di una giapponesina, di un

camerunense, di uno scozzese, di un

australiano, di una francesina, di un

argentino, di due ceche, di due cana-

desi, di un malgascio; Capi scout

che, in abiti tipici di altri Paesi, sono

stati “accompagnatori per un giorno”

di un viaggio per il mondo che ha

permesso ai Lupetti, i bambini dagli

8 agli 11 anni, di giocare e conosce-

re nuovi giochi e tradizioni. Nel

pomeriggio i bambini si sono poi

cimentati in un “Festival della Cica-

la internazionale” esibendosi in can-

ti tradizionali; non sono mancati

canti in giapponese, francese, ceco e

altre lingue.

Gli esploratori e le guide (11-16

anni), dopo essersi documentati nel-

le settimane precedenti, hanno sfrut-

tato gli ampi spazi del boschetto per

condividere quanto appreso sulle

“tradizioni” scout di altri Paesi:

ancora una volta non sono mancate

tante attività svolte dai ragazzi, per

raccontare di paesi come il Nepal, il

Perù o la Tanzania.

Anche i Rover e le Scolte (16-20

anni) hanno fatto prima un viaggio

attraverso la storia e le tradizioni di

paesi “difficili” come la Cina, l’In-

dia, l’Oman o il Libano dove nono-

stante realtà politiche e sociali molto

diverse dalle nostre, lo scautismo

riesce a crescere. Nel pomeriggio gli

R/S hanno partecipato a tre works-

hop sul tema dell’educazione, ani-

mati da un frate missionario, da

un’insegnante araba e da una capo

scout con esperienza nel “Settore

Internazionale” dello scautismo,

workshop che hanno contribuito ad

accrescere nei giovani la consapevo-

lezza della necessità di un’educazio-

ne “accessibile” a tutti e non solo per

i pochi “prescelti”. Educazione che

nel caso dello scautismo avviene in

modo “non formale” e che, come

amava dire B.P., “Il segreto per una

sana formazione è far in modo che

ogni allievo impari da sé, invece di

istruirlo fornendogli una serie di

nozioni in base a un sistema stereo-

tipato”.

La giornata si è conclusa con l’im-

mancabile cerchio finale e con il

solenne “rinnovo della Promessa”, e

con la consapevolezza che una stessa

Promessa e i valori dello scautismo

accomunano ragazzi che vivono in

paesi molto diversi e lontani dal

nostro.

Blanc

Scautismo: una fratellanza internazionale

Nell’ambito del progetto

della legalità, l’istituto

“Karol Wojtyla” di Catania nell’aula

magna di via Bruno Lizio, ha dedi-

cato ai giudici Falcone e Borsellino

assassinati dalla mafia, uno spettaco-

lo teatrale “Paolo e Giovanni” indi-

rizzato agli alunni delle classi IV e V,

attraverso un percorso integrato. Una

nuova modalità didattica di organiz-

zare una lezione spettacolo, per

ricordare che la morte dei due giudi-

ci non è stata vana, e la lotta alla

mafia ha ottenuto importanti vittorie.

Il lavoro vede in scena due attori

Nicola Diodati e Gianluca Barbagal-

lo, nel ruolo dei giudici Falcone e

Borsellino i due grandi eroi dei tem-

pi moderni, guidando gli studenti in

un percorso di conoscenza della sto-

ria della Sicilia e della storia moder-

na dell’Italia e non parlando solo

delle loro vite. Gli attori ripercorro-

no 150 anni dell’Italia intrecciando

la ricostruzione storica con quella

del fenomeno mafioso di cui, parten-

do dalle origini, sono state spiegate

cronologicamente la nascita e lo svi-

luppo servendosi di video originali

ed esclusivi.

Spettacolo multimediale, sottolinea-

to da musiche dal forte impatto emo-

tivo, scelto anche per scavare dentro

i conflitti dell’animo umano, che si

scontrano con le “meschine” ragioni

del mondo corrotto, fotografando il

forte contrasto del nostro tempo tra

slanci, delusioni e voglia di fare.

Un linguaggio teatrale, deittico, che

serve a puntualizzare l’azione, a con-

cretizzare i gesti degli attori e a con-

testualizzare nello spazio e nel tem-

po la rappresentazione, riuscendo ad

entrare in contatto con la platea degli

studenti, conferendo realtà grazie

alla narrazione immediata degli atto-

ri, che hanno interiorizzato i senti-

menti e le emozioni dei due perso-

naggi.

Lo spettacolo è stato scelto per rap-

presentare l’Italia al festival di

Albione, per la drammaturgia con-

temporanea e l’alto interesse cultura-

le del testo, scritto da Barbagallo.

Messaggio meta-teatrale, per far

capire che combattiamo adesso una

guerra, “un cadavere lo sciogli nel-

l’acido… ma i soldi lasciano il

segno…” e allora dobbiamo scio-

gliere il cerchio, passare il Rubicone

e lottare per un progetto di legge

contro impunità.

In una stanza del carcere di massima

sicurezza dell’Asinara, in Sardegna,

Falcone e Borsellino si ritrovano

insieme per 29 giorni. Il tempo

necessario per preparare i documen-

ti utili per istruire il primo maxipro-

cesso alla mafia. In questo luogo di

“costrizione” i due personaggi rac-

contano le vicende della mafia.

Parole toccanti che hanno percorso

vibrazioni in sala: “la mafia mi ucci-

derà e mi renderà giustizia” dirà Fal-

cone a Borsellino. La mafia non è

affatto invisibile, è un fenomeno che

ha un inizio, un excursus e un fine;

per vincere occorre impegnare le

forze migliori delle istituzioni…

saper convivere con la paura… biso-

gna provarci, chi parla a testa alta

muore una volta sola… chi non par-

la muore mille volte. La paura è il

vero nemico” l’Italia è sempre affac-

ciata alla finestra per vedere

la corrida. Falcone, accettò

l’incarico per amore di dare

una nuova pagina a questa

terra meravigliosa, alla

nostra Sicilia. Non più opera

di repressione, ma movimen-

to culturale, etico, religioso

con un profumo odoroso che

si oppone alla puzza del

malaffare.

Un messaggio ai giovani,

anche da parte del dirigente

prof. Giovanni Previtera

“oggi la speranza è nei giova-

ni che debbono saper com-

battere la paura che non è il

peggiore dei mali, ma crede-

re per poter scegliere, e trovare la

forza nella paura, come sosteneva

Giovanni Falcone”. Diodati, dando

voce al personaggio di Borsellino

sottolinea “non dimentichiamo che

siamo dei cadaveri che camminano”.

In sala lunghi applausi di approva-

zione per la modalità della costruzio-

ne teatrale, che conserva una singo-

lare attualità, e un dinamismo dirom-

pente e modernissimo. Un’edizione

vibrante di colpi di scena che vanno

dal racconto all’implosione, da Tha-

natos alla vita … ecco che in scena i

due personaggi dopo il silenzio di

dolore della tragedia, con un colpo di

flash ritornano tra noi per fare esplo-

dere la loro vitalità e ricostruire il

percorso distruttivo voluto dalla

mafia, ridefinendolo con contenuti di

voglia di vivere e affermano “dob-

biamo dare un senso alla nostra mor-

te… siamo morti per voi… e ci

dovete riscattare… accettate la

nostra eredità e continuate la nostra

opera. Falcone e Borsellino sono

vivi”.

Giornata della legalità che abbraccia

due momenti da un lato il teatro con

le immagini rivolte alle classi del

biennio attraverso il film “La mafia

uccide solo d’estate”, e l’ascolto per

le classi terminali. In sala un’atmo-

sfera costruttiva con voglia di fare e

alcuni studenti dell’Istituto hanno

così commentato la giornata “cam-

biando noi stessi si può avere una

società senza mafia”, “cambiando e

migliorando le istituzioni cambiamo

anche noi come sistema”, “per scon-

figgere la mafia deve cambiare la

politica”, “è importante che rispetti-

no la legalità anche le persone che

sono al potere”, “occorrono risposte

dalla parte alta di chi ha il potere”,

“il popolo domanda, lo Stato deve

rispondere”, “la cultura fa crescere e

ci protegge dagli intrighi malavito-

si”.

L.B.

Prospettive - 16 marzo 20144

PRIMOPIANO

Bisogna credere per poter scegliereAll’Istituto “Karol Wojtyla” di Catania giornata della legalità

Giuseppe FrancicaNava, nato a Catania il

23 luglio 1846 nel palazzo dei Mar-chesi Gravina Valdisavoia di Via Vit-torio Emanuele 302, da Giovanni,barone di Bondifè, e da CaterinaGuttadauro, dei principi di Reburdo-ne, era stato ordinato diacono, pre-sbitero (22-5-1869) e vescovo titola-re di Alabanda (21-10-1883) a 37anni dallo zio mons. Giovanni Gutta-dauro, vescovo di Caltanissetta, chelo volle suo ausiliare. Promosso arci-vescovo titolare di Eraclea, fu nomi-nato nunzio apostolico in Belgio il24 maggio 1889. Per volontà di Leo-ne XIII - che voleva rilanciare la pre-senza politica della Chiesa nella cit-tà etnea - il 18 marzo 1895 l’arcive-scovo Nava fu designato a succedereal card. Giuseppe Benedetto Dusmet(+ 4-4-1894) ma, appena tre mesi

dopo, per volontà del Papa, ripartìper la Spagna per svolgere l’ufficiodi Nunzio a Madrid, dove giunse il23 dicembre 1896 per rimanervi finoal 5 dicembre 1899. L’arcivescovoNava, fece il suo ingresso in diocesiil 26 settembre 1896 e nel concistorodel 19 giugno 1899 fu elevato daLeone XIII alla porpora cardinalizia,ma per esigenze diplomatiche restòancora alcuni mesi a Madrid, sicchéil suo ritorno a Catania coincise conl’inizio del nuovo secolo. Durante itrentatrè anni del suo episcopato nel-

la nostra Arcidiocesi, il card. Franci-ca Nava indisse sei Visite Pastorali.Il decreto d’inizio della prima VisitaPastorale, l’arcivescovo Nava loinviò dalla sede della nunziatura diMadrid il 14 luglio 1897. Il decretodi indizione era corredato, per la pri-ma volta in assoluto, da diversi que-stionari che i destinatari: Curati,Superiori e Superiore degli istitutireligiosi e altre realtà ecclesialidipendenti dalla Diocesi, dovevanoseguire per preparare la visita delVescovo e dei con-visitatori, dando

delle risposte scritte. Questi questio-nari - compilati circa trent’annidopo le leggi post-unitarie italianeche avevano soppresso gli Ordini ele Congregazioni religiose (1866) eliquidato l’Asse ecclesiastico (1867)- ci fanno conoscere su quale dire-zione si sarebbe svolta l’azionepastorale dell’arcivescovo Navadurante la Visita. Si può anche pre-sumere che questi allegati siano sta-ti guida anche per le Visite Pastoraliindette rispettivamente il 21 settem-bre 1900, il 21 giugno 1904, il 2

luglio 1911, l’8 maggio 1917. Inquesti anni della prima guerra mon-diale tanti sacerdoti della nostra Dio-cesi, con la qualifica di preti-soldatoe cappellani militari, si trovavano alfronte per assistere i soldati ricovera-ti nei Reparti di Sanità e i combat-tenti nelle trincee; mons. DomenicoSquillaci era tra questi. La sesta Visi-ta venne indetta il 15 giugno 1923.L’arcivescovo Nava, che compì laprima Visita Pastorale nell’estate del1897, per combattere il disagio allo-ra evidenziato dai Fasci siciliani, nonesitò a proiettare la fede sul terrenodei problemi sociali, alla luce dellaRerum Novarum promulgata da papaLeone XIII il 15 maggio 1891. Dalquestionario si può rilevare che alvescovo interessava conoscere lareale vita pastorale delle parrocchieriguardo a: corretta amministrazionedei Sacramenti, la funzionalità dellescuole di catechismo per bambini eadulti, la continuità della predicadomenicale e festiva, la frequenzadel popolo al Quaresimale e agliesercizi spirituali, nonché la parteci-pazione al Precetto Pasquale, la rettaapplicazione delle S. Messe pro

populo domenicali e festive, la cele-brazione delle esequie - con gli emo-lumenti richiesti per la dolorosa cir-costanza - lo stato del Cimitero -comprese la Cappella pubblica equelle private - i rapporti del Curatocon gli insegnanti di catechismo del-le scuole elementari e con le autoritàmunicipali, la condotta morale deglioperatori pastorali e degli abitantidel territorio, il giusto compensoeconomico - proveniente dai diritti distola, necessario per il sostentamen-to del clero e dei collaboratori par-rocchiali - la funzionalità dei Comi-tati parrocchiali per l’assistenza aipoveri. Le risposte a questi questio-nari, che si occupano anche di pro-blemi socio-economici, ci fornisco-no un prezioso spaccato sociale deltempo per ricostruire la storia dellaDiocesi e della città. Il Card. Giusep-pe Francica Nava, che partecipò aiconclavi per l’elezione di san Pio X(1903), Benedetto XV (1914) e PioXI (1922), e che fu sempre moltodevoto alla santa vergine e martireAgata, dopo aver servito Dio, laChiesa e il popolo di Catania, sispense il 7 dicembre 1928 nel palaz-zo di Piazza Asmundo, dove avevasempre abitato.

Diac. Sebastiano Mangano

I questionari fanno laloro prima comparsa

Le visite pastorali del card. Giuseppe Francica Nava di Bontifè alla diocesi di Catania

5

Adistanza di quindicigiorni dalla visita ai

reparti in occasione della Giornatamondiale del malato, Mons. Salvato-re Gristina è tornato nell’ospedaleCannizzaro di Catania, nell’ambitodella visita pastorale al V vicariato.Accolto con devozione da volontarie personale dell’Azienda, l’Arcive-scovo si è intrattenuto nella sala riu-nioni degli uffici amministrativi perascoltare le voci dell’ospedale, pri-

ma di offrire alcune riflessioni.Ad aprire l’incontro è stato donMario Torracca, parroco di Maria SSdelle Grazie oltre che cappellano delCannizzaro, che ha sottolineato il«momento di grazia e di gioia di ave-re tra noi il nostro pastore». «Anchedove ci sono grandi professionalità,come in questo ospedale, tuttirischiamo troppo spesso di curare ebasta – ha detto nell’introduzione ildott. Paolo Cantaro, commissario

straordinario dell’Azienda Canniz-zaro – guardando solo all’aspetto cli-nico, senza prenderci cura delpaziente. Ma curare senza prendersicura non basta. Per questo, oltre chesulle strutture e sulle tecnologie,stiamo dando attenzione alle perso-ne».Moderati dal dott. Salvatore Giuffri-da, direttore sanitario, si sono poisucceduti gli interventi di alcuni rap-presentanti dell’Azienda. Fra i diret-tori di Unità operative, la dott.ssaFrancesca Catalano (Senologia), ildott. Erminio Costanzo (Neurolo-gia), la dott.ssa Maria ConcettaMonea (Anestesia e rianimazioneII), il dott. Paolo Scollo (Ostetricia eGinecologia), il prof. DomenicoRussello (Chirurgia generale); e poiil dott. Riccardo Di Salvo (DirezioneSanitaria) per il personale infermie-

ristico e il dott. Giuseppe Di Bella(Provveditorato) per l’amministra-zione. Hanno portato la loro testimo-nianza anche due volontari che pre-stano servizio in ospedale.A tutti è andata la riconoscenza diSua Eccellenza, che si è detto «parti-colarmente lieto di essere ancora alCannizzaro». «La persona umana èla strada che la Chiesa deve percor-rere - ha quindi affermato Mons.Gristina - e voi operatori della Sani-tà siete compagni di chi percorre uncammino di sofferenza. Vi dico gra-zie come vescovo e come personache sperimenta l’attenzione di medi-ci e infermieri. È bello che nellenostre fragilità troviamo energiestraordinarie: che l’ospedale possadiventare laboratorio di umanità».

®

DOCUMENTI EINFORMAZIONI

dell’Ufficiodi Segreteriaper la VisitaPastorale

Visita al Cannizzaro:Per un ospedale«laboratorio di umanità»

5Prospettive - 16 febbraio 2014 5

Abbiamo considerato sin qui alcunielementi costituivi dell’ascolto

secondo le Scritture che svelano la natura amantedi un Dio che ci ha fatti a sua immagine. Si èvisto come l’atto di accoglienza della Parola diDio richiede nell’uomo una volontà di adesionepersonale. Nella Bibbia, perché questo sia unvero atto umano, e quindi un atto libero, richiedeanche il conseguente atto mentale del compren-dere. Si è anche accennato al fatto che nell’antro-pologia biblica accolta dal popolo d’Israele, l’a-spetto intellettuale dell’ascolto non è mai separa-bile dalla percezione sensoriale di chi ascolta.L’atto dell’ascoltare esige pertanto nell’uditoresimpatia, attenzione, interesse e quindi applica-zione e studio se si vuole prendere in seria consi-derazione la parola udita. Soltanto a queste condizioni, il Verbo uscito dallabocca dell’Altissimo porta a compimento in ogniuomo la sua corsa. L’assenso convinto della men-te e l’obbedienza libera della volontà danno unseguito effettivo e vitale a ciò che si è udito, capi-to e creduto. In questo significato la traduzione ingreco della Bibbia, detta dai Settanta, preferisceesprimere la tensione intelligente e obbedienziale

dell’ascolto con espressioni intensive che signifi-cano appunto «dare ascolto, comprendere, ese-guire, obbedire». Questi termini sono abituali neicontesti di preghiera, salmi e cantici, dove il ter-mine che indica l’ascolto rende la forma ebraica‘anah (Sal 3,5; 19,2.7.10 LXX; Is 49,8).Di riflesso il peccato dell’uomo è visto come unnon voler ascoltare, come un’interruzione dellarelazione parola/ascolto che può rendere a suavolta sordo l’orecchio di Dio (Ez 8,18). L’insen-sibilità alla voce divina o la ribellione alla suaparola attirano sull’uomo, come accadde al popo-lo nei giorni del deserto, il severo giudizio divino(Es 17,1-7). Da qui l’invito accorato e deciso adascoltare la voce di Dio in quell’oggi della con-versione che permette l’incontro dell’uomo con ilsuo Signore (Sal 95,8-11); ascoltare/obbedire èdecisione sapiente da non rinviare se non si vuoleincorrere in quella sklêrokardía che impedisce einterrompe ogni possibilità di relazione con Dio(Zc 7,8-14). Ascoltare con animo vigile quantoesce dalla bocca del Signore, sazia più del cibo(Dt 8,3) perché ascoltando si possono «mangiarecose buone» e porgendo l’orecchio alla sua paro-la si può avere vita (Is 55,2-3).

La comprensione piena della parola, il gustarlacome vero cibo non è però impresa della carne edel sangue ma dono che Dio concede a chi lorichiede, perché è in suo potere farsi ascoltare evedere senza che l’uomo abbia conoscenza: è Luiche rende insensibile il cuore dell’uomo, induren-do il suo orecchio e accecando i suoi occhi (Is6,9-10). Verità amara ed irritante che nella storiasalvifica d’Israele è però un dato incontestabile(Ger 7,24). L’agire di Dio tuttavia non è arbitrarioma pieno di paziente pedagogia (Sal 78) perchéricorda la trascendente e indisponibile graziadivina che concede questa conoscenza a chi vuo-le, quando vuole e come vuole. Si legge nel Deu-teronomio: «fino ad oggi il Signore non vi hadato una mente per comprendere, né occhi pervedere, nè orecchi per udire» (29,3). Per il cre-dente disporsi ad ascoltare è sempre un dono digrazia che fa accogliere l’urgenza drammaticadella chiamata di Dio alla conversione del cuore,condizione indispensabile per acconsentire allasua chiamata ed entrare nella sua alleanza (Sal81,14-17).

Don Giuseppe Bellia

L’ascolto come appello alla conversione

Prospettive - 16 marzo 2014666

SPECIALE VISITA PASTORALE

Noi siamo continuamente chiamati,

siamo stati chiamati alla vita e alla

vita cristiana. Siamo chiamati poi,

man mano che cresciamo, a rispon-

dere alla particolare vocazione che il

Signore ci rivolge, poiché il Signore

ha un progetto per ciascuno di noi.

C’è sempre la chiamata da parte del

Signore, c’è il nostro impegno a

seguirlo, c’è l’aiuto che riceviamo a

questo scopo, c’è l’aiuto che possia-

mo offrire anche agli altri. La vita

cristiana, la vita della Chiesa com-

porta tutto questo movimento, que-

sto dinamismo.

Lasciamoci guidare dallo Spirito del

Signore. Lo Spirito Santo ci manife-

sta qual è la volontà, il progetto di

Dio.

Crescere nella comunione

significa fare in modo che

nella comunità parrocchiale

ci sentiamo tutti nella casa del

Padre, tutti accolti dal Signo-

re: ci accogliamo reciproca-

mente, accogliamo tutti quelli

che vengono da qualsiasi posto.

Il Signore ci parla, noi dobbiamo

metterci in atteggiamento di ascolto,

di obbedienza proprio perché egli

vuole fare di noi sempre più la sua

Chiesa.

Dobbiamo sentirci uniti nella pre-

ghiera: le parrocchie che hanno già

avuto la Visita, quelle che la vivono e

quelle che si preparano.

“Fate questo in memoria di me”. I cri-

stiani ci riuniamo e obbediamo a que-

sto comando, poi preghiamo e stiamo

insieme. Stiamo insieme per ricevere

tutti questi doni, poi torniamo a casa,

torniamo in famiglia, riprenderemo

domani la vita ordinaria e dobbiamo

dimostrare che abbiamo trascorso

questo momento insieme: abbiamo

incontrato Gesù, ci siamo incontrati

tra di noi.

Il Padre è contento di Gesù, perché?

Perché si comporta come egli gli

chiede. Il diavolo cercò di allontanar-

lo dalla volontà di Dio; Gesù rimase

fedele, non si lasciò abbindolare,

mettere nel sacco dal diavolo e lo

respinse. Ecco perché il Padre si com-

piace di lui, perché è obbediente, non

ha ascoltato la voce del diavolo.

®

LA VISITA

PASTORALE

in flash

Sono trascorsi alcuni anni da quando,

all’inizio della Visita pastorale,

immediatamente dopo la sua indizione da parte del

nostro Arcivescovo, iniziava la cosiddetta “Visita

reale” in Cattedrale. La compilazione dei moduli,

l’incontro con i responsabili dei diversi settori degli

uffici competenti di Curia hanno caratterizzato e

dettato il calendario degli impegni del Consiglio

per gli affari economici della Basilica Cattedrale,

già attivo dall’anno pastorale 2006 – 2007, per un

certo periodo di tempo e con una certa serena

intensità. Pur godendo già di una buona trama di

rapporti tra amministrazione della Cattedrale e gli

uffici amministrativi della Curia, l’occasione è sta-

ta assai propizia per il consolidamento di tali rap-

porti e la conseguente proficua collaborazione nel-

l’affrontare diverse problematiche gestionali anti-

che e contemporanee. L’ente Chiesa Cattedrale e la

sua amministrazione hanno vissuto la “Visita rea-

le” come un tempo favorevole per definire alcune

scelte di metodo che continuano a segnare i passi

della gestione odierna. La precisazione delle com-

petenze per i singoli enti che convivono in Catte-

drale, il riordino degli uffici ammi

nistrativi da poco realizzati, il ripristino dell’archi-

vio amministrativo corrente, l’aggiornamento

degli inventari ed il rinnovo dei contratti di lavoro

al personale e tant’altro di avviato permette di pro-

seguire il cammino nella gioia intima della tra-

sparenza, della comunione e della carità; sono

questi ingredienti indispensabili perché aiutano a

digerire meglio le amarezze e le avversità, che

certamente non mancano nella quotidiana espe-

rienza della Cattedrale (anzi sono proporzionate

alla grandiosità e complessità del luogo) e che il

“rosso” attraente degli abiti canonicali non attuti-

sce e non cancella.

Gratitudine particolare va rivolta ad un manipolo

di professionisti e non, che, con gratuita abnega-

zione, si occupano di questo aspetto delicato del-

la vita pastorale della Cattedrale. Mi riferisco a

fratelli e a sorelle in Cristo che sentono e vivono

concretamente la responsabilità di collaborare

affinché la Chiesa del Vescovo sia gestita con

quella esemplarità che deve contraddistinguerla

in Diocesi.

Altrettanta gratitudine va rivolta ai

tanti “poveri” devoti di Sant’ Agata

che, ogni giorno con la loro “moneti-

na”, rendono possibile la gestione

economica: il pagamento delle tasse,

di diversi oneri e degli stipendi al per-

sonale; il pagamento delle bollette e la manuten-

zione ordinaria della fabbrica…

La Cattedrale di Catania non ha grosse rendite e

pertanto vive prettamente della carità dei fedeli,

che ogni giorno la frequentano (in particolare per

le celebrazioni agatine) per la preghiera personale,

per la partecipazione alla liturgia.

La correttezza nella gestione, la giusta valutazione

delle possibilità economiche, la spending revue,

come si direbbe oggi, diventa così carità concreta,

amore al Popolo di Dio, alla Chiesa.

La “Visita reale” e la sua quotidiana messa in pra-

tica ci hanno insegnato ad amare di più e meglio la

Chiesa ed il suo popolo che serviamo con le nostre

forze cariche di povertà e fragilità.

don Barbaro Scionti

Con la Visita Pastorale consolidatii rapporti tra Curia e Cattedrale

Mai fiscale, ma sempre amichevoleConsegna del questionario IX Vicariato

Prospettive - 16 febbraio 2014 7

Dopo aver presentato laProgettazione Pasto-

rale, approfondiamo i singoli pas-saggi per una corretta applicazione.È chiara l’esigenza per ogni opera-tore pastorale di cominciarsi a pro-vare in questo campo perché s’inci-da nel territorio.La Visita Pastorale col suo questio-nario ci stimola ad alzare lo sguar-do e prestare interesse per quantoogni parrocchia col suo consigliopastorale possa fare, attuando lanecessaria “conversione pastorale”(Cfr. Papa Francesco Evangelii

Gaudium, esortazione apostolica n.25).Abbiamo presentato l’analisi, cisoffermiamo su questo primo attoda compiere per progettare bene.Operatore, parroco e ConsiglioPastorale non possono “guardaredalla finestra” e poi applicare scel-te dall’alto o preconfezionate.Fare l’analisi significa conoscere ediscernere meglio i bisogni del ter-

ritorio, degli ambienti umani,sociali, culturali; è capacità di leg-gere sociologicamente vecchie enuove povertà; significa rilevareproblemi, strutture sociali, econo-mia della popolazione, comporta-menti religiosi, limiti della comuni-tà ecclesiale.Per fare questo ci sono diversi livel-li e tecniche: dall’osservazioneempirica all’indagine sociologica,dall’esperienza vissuta alla ricercascientifica.Perciò è necessario: stabilire qualiaspetti prioritari della realtà volerconoscere; decidere in che modopoter rilevare la situazione; formu-lare un possibile questionario.Quanto rilevato come domanda,bisogno, limite va organizzato, ela-borato, analizzato, valorizzando le

informazioni e presentandole inuna relazione come l’analisi-dia-

gnosi della realtà.Il secondo passo è l’interpretazione

teologico-pastorale.

Tutto quello che si è rilevato vainterpretato alla luce della Fede,della Parola di Dio e del Magistero.Dall’incontro tra domanda rilevatae risposta d’interpretazione teologi-ca, si debbono far emergere leurgenze da raggiungere attraversoun’azione pastorale mirata. Cosacogliere dall’analisi fatta? Ogniaspetto positivo in continuità colprogetto di Dio, i germi e le risorsedi bene, talenti da impiegare confrutto. Cogliere anche il negativo:indifferenza, ateismo teorico o pra-tico, secolarizzazione, abbandono onon conoscenza di valori, limiti,infedeltà. Alla fine poter intravede-re urgenze, esigenze, domande acui rispondere.Se l’analisi ci ha descritto “il comesi è”; la diagnosi ci prospetta “ilcome si deve essere”. Il lavoro perciòconsisterà nel processo di discerni-mento cristiano orientato al cambia-mento e al rinnovamento della prassipastorale, definendo problemi dadeterminare o necessità.Il terzo momento è l’individualiz-

zazione degli obiettivi e la scelta da

fare.Tutto quello che è emerso costitui-sce le esigenze pastorali che vannotradotte in obiettivi pastorali daraggiungere e in vista dei qualiorientare l’azione pastorale.Si possono fare delle scelte o strate-gie pastorali per conseguire gliobiettivi:Obiettivo generale o meta finale:manifesta l’ideale dell’evangelizza-zione, della chiesa, della missiona-rietà, dell’uomo, dei giovani, ecc. Èciò che emerge maggiormente tragli obiettivi intermedi o indicatodalla CEI o dal Vescovo nella dio-cesi e diventa “Indicazione Pastora-le” oppure “l’Obiettivo o la metaPastorale”.Gli obiettivi specifici o intermedi

sono le cose emerse dall’analisicome domande o obiettivi coerenticon le urgenze rilevate e vanno for-mulati in modo da essere verificabili.La meta finale o obiettivo generale

unificante sarà: “Educare i battez-zati a una partecipazione attiva ecorresponsabile”.Gli obiettivi specifici potrebberoessere: 1) L’evangelizzazione e lacatechesi: promuovere una coscien-za profetica con senso di corre-

sponsabilità nell’annuncio; formareanimatori e catechisti per l’esigen-za dell’I.C. 2) Liturgia: promuoverecelebrazioni più partecipate; forma-re animatori liturgici. 3) Vita diComunione: far conoscere esigenzee possibilità di servizio nella comu-nità ecclesiale; valorizzazione deidoni di ciascuno per l’edificazionee l’utilità di tutti. 4) Carità: anima-re la carità e l’impegno socio-poli-tico.Poi abbiamo la strategia o modiconcreti di organizzare le forze dis-ponibili a diversi livelli: a) risorseumane: persone capaci, operatoriformati, ecc. b) risorse materiali:materiali didattici, locali, edifici,mezzi di trasporto, ecc. c) risorseeconomiche: entrate, aiuti, contri-buti, ecc. d) risorse istituzionali:realtà ecclesiali, opere, servizi,movimenti religiosi ecc.La Programmazione Pastorale èquanto stabilito nell’arco del tempoe quanto bisogna compiere. È unvero e proprio calendario di attivitàpastorali. Si annota l’obiettivo disettore da raggiungere entro il limi-te massimo di un anno. Il calenda-rio permette di non sovrapporre leattività ed è un mezzo perché tutticonoscano quanto capita nellascansione di tempo, luogo e azionespecifica.Ultima cosa da inserire nel progettosono i tempi e modi di verifica econclusione.Tutta la progettazione è un mezzoper arrivare agli obiettivi prefissi.La chiarezza degli obiettivi verifi-cabili ci permette di valutare conserenità se quanto prefisso s’è rag-giunto oppure no.La verifica permette di sapere qualiproblemi si sono incontrati, quali irisultati ottenuti; è un momento dicrescita nella corresponsabilità, perun rinnovato impegno ecclesiale,momento di comunione dove tutti sisono scommessi ed hanno accolto lesfide senza paura e con spirito dimissionarietà indipendentementedalla riuscita; si capisce meglio dicosa siamo capaci e fin dove possia-mo arrivare; è momento educativoper riprendere e riprogettare conserenità ma senza arrendersi.Bisogna riconoscere, infine, che nel-la progettazione l’evangelizzazione,la missione, la santità personale ecomunitaria hanno come unico pro-tagonista lo Spirito Santo, che ci“usa” come umili servi “intercam-biabili” ma con l’onore di aver colla-borato lo Spirito Santo e noi.

Don Pietro Longo

Vicario per la Pastorale

Progettare per il cambio

Sono trascorsi circa tre anni dallaVisita Pastorale del nostro Arcive-

scovo al secondo vicariato (dicembre 2010-mar-zo 2011). È ancora vivo il ricordo dell’impegnoprofuso nella preparazione e nello svolgimentodi questo evento che ha coinvolto pienamente, intutti i settori della pastorale, le otto comunitàparrocchiali che costituiscono il Vicariato. Pre-ghiera, buona volontà e desiderio di crescere nel-la comunione sono stati gli ingredienti che han-no caratterizzato il “prima” e il “durante” dellaVisita.Iniziato il tempo del “dopo” Visita, sostenutodagli stessi ingredienti, nell’immediato, si è fat-to un bilancio dell’esperienza vissuta dallenostre comunità e abbiamo atteso le valutazionie le indicazioni del nostro Pastore. Allo stessotempo ci siamo interrogati su come vivere que-sto tempo, al fine di evitare che tutto ciò che èstato messo in atto, diventasse una sempliceparentesi nella vita delle nostre parrocchie.Successivamente, tenendo conto di quanto dettonegli incontri comunitari e di quanto indicatonelle Lettere che il nostro Arcivescovo ha invia-to alle singole realtà, dovendo scegliere da cosa

iniziare, la nostra attenzione si è orientata versodue settori pastorali particolarmente problema-tici per le nostre zone: l’iniziazione cristianadei fanciulli e degli adulti e la carità.Per quanto riguarda l’iniziazione cristiana deifanciulli, ci siamo adoperati per una miglioreapplicazione del cammino di tipo catecumenale(già avviato da diversi anni) e abbiamo coinvol-to maggiormente le famiglie in questo itinerariodi fede. Per gli adulti abbiamo continuato aseguire le indicazioni contenute nelle Notepastorali della CEI e nel RICA. Per quantoriguarda la carità, problema scottante del nostroterritorio, abbiamo valutato alcune soluzioniche possano permetterci di affrontare insiemequesto aspetto particolarmente delicato. La con-dizione economica in cui versa la nostra nazio-ne e la nostra città, purtroppo non aiuta quellaparte di popolazione che già vive nella precarie-tà e spesso le nostre comunità si trovano adover affrontare situazioni difficili, alle quali,però, non sono sempre in grado di dare unarisposta positiva.Ecco perché cerchiamo di lavorare in sinergia,di sostenerci a vicenda, di pensare ad una rispo-

sta comune a questo settore importante dellanostra pastorale.Oltre agli aspetti, per così dire, pratici, in questianni, abbiamo valorizzato maggiormente la for-mazione vicariale degli operatori pastorali, trat-tando tematiche attinenti alle comuni esigenze.Dopo una prima serie di incontri sul “Credo”,ci siamo confrontati sui due ambiti pastoralisopra indicati. Quest’anno, invece, stiamo indi-rizzando la nostra attenzione sulla famiglia,altro elemento basilare della vita della nostreparrocchie.A distanza di tre anni, possiamo affermare chesono stati fatti diversi passi in avanti, però, non-ostante il continuo e infaticabile impegno nel-l’attuare le indicazioni del nostro Arcivescovo,ci rendiamo conto che resta ancora molto dafare. Nessuno di noi ha la bacchetta magica, masicuramente abbiamo una chiara consapevolez-za: restando sempre ancorati a Cristo, operareaffinché le nostre parrocchie abbiano semprepiù un volto missionario.

Per il II Vicariato

Don Paolo Riccioli

Il dopo visita nel Secondo Vicariato

SPECIALE VISITA PASTORALE

È possibile consultare l’archivio completo dei numeri precedenti di

sito del settimanale diocesano ww.prospettiveonline.it. Mentre l’acquistodi copie in archivio avviene solo nella sede del periodico. Inoltrel’abbonamento può effettuarsi anche online.

Archivio ProspettiveAvviso ai lettori

La liturgia per la conse-gna del Questionario in

preparazione alla Visita pastorale nelIX Vicariato si è svolta a conclusionedella celebrazione dei Vespri presie-duta da Sua Ecc.za Mons. Gristina,alla presenza dei Parroci del Vicariatoe dei Consigli Pastorali delle parroc-chie che lo compongono, nella Chie-sa di S. Marco in Tremestieri Etneo.All’inizio della celebrazione, il parro-co di S. Marco, P. M. Paternoster, hasalutato l’Arcivescovo, i parroci e tut-ti i presenti. Poi, il Vicario del IXVicariato, P. Nino Galvagno, ha sotto-lineato il vero significato della Visita

pastorale evidenziando il senso eccle-siale dell’evento che il Vicariato siaccinge a celebrare.L’Arcivescovo, nel corso del suointervento, ha precisato il significatodella Visita pastorale come incontrodel Pastore della Chiesa locale con levarie comunità cristiane manifestan-do il suo vivo desiderio di conoscerele realtà locali, di ascoltare le loroaspirazioni e di promuovere la vitacristiana di tutte le comunità cristianeche egli è chiamato a presiedere nellacomunione e nella fede.Nel suo intervento, egli ha evidenzia-to, altresì, il carattere amichevole e

non fiscale della Visita reale che pre-cede quella pastorale precisando ilruolo che i Con-visitatori sono chia-mati a svolgere con uno spirito di aiu-to e di collaborazione tecnico-ammi-nistrativa con le varie realtà locali.La celebrazione si è chiusa al cantodella Salve Regina e dell’Inno a S.Agata in un contesto di assembleagioiosa chiamata a vivere un eventodi grazia così importante per ridareslancio e vitalità a tutte le parrocchiedel Vicariato.

P. M. Paternoster

Parroco di S. Marco

Prospettive ll’intero anno 2012 parte del 201 direttamente sul

Prospettive - 16 marzo 20148

ARCIDIOCESI DI CATANIAUfficio problemi sociali e lavoro

Venerdì 28 marzo 2014

ARCIVESCOVADO

Salone dei Vescovi - ore 17.00

(Via Vittorio Emanuele 159)

Via Crucis

di Gesù

Via Crucis

del lavoratore

PROGRAMMA

Salone dei Vescovi Ore 17.00

· Saluti e introduzione

Don Piero SapienzaDirettore Ufficio Diocesano Problemi Sociali e Lavoro

· Partecipazione democratica,

responsabilità sociale

e nuove tecniche comunicative

della rete Web

Dr. Luigi RonsisvalleInviato de "La Sicilia", vice segretario generale FNSI

· Interventi in assemblea

Basilica Cattedrale Ore 19.15

Via Crucis di Gesù,

Via Crucis del Lavoratore

Presiede S. E. Mons. Salvatore GristinaArcivescovo di Catania

Ad Aci S.Antonio, nella

provvidenziale Casa

del Clero, dove da alcuni mesi si era

ricoverato, il nostro carissimo

MONS. FRANCESCO GUARRE-

RA, Parroco emerito della Sacra

Famiglia il 6 gennaio scorso aveva

festeggiato il suo 95° genetliaco.

Godeva una salute da profondi

anziani, si manteneva ancora saldo

sulle gambe, il suo ragionare spesso

limpido e chiaro, qualche volta anda-

va fuori fase e, in certe occasioni,

ripetitivo. Così fino al 2 marzo 2014

quando, in seguito ad un micidiale

ictus, decise di volarsene per l’eterna

dimora.

Era nato a Catania il 6 gennaio del

1919; la prima grande guerra era già

finita da un anno.

Dopo le elementari, nel 1931, era

entrato nel Seminario maggiore, qui

a Catania in Piazza Duomo. Uno sta-

bile, allora antico e disagiato, pieno

di camerate che arrivavano a conte-

nere fino a 130 seminaristi.

Nel 1940, allo scoppio della ultima

disastrosa guerra, tutti noi seminari-

sti, dovemmo abbandonare il semi-

nario di città per trasferirci a S.Gio-

vanni la Punta, nel seminario di vil-

leggiatura, utilissimo per il periodo

estivo, ma insopportabile per il

periodo invernale. Eppure ci rima-

nemmo per più di dodici anni, Man-

cava all’inizio persino l’acqua cor-

rente. Bisognava pompare a mano

per attingere l’acqua alla cisterna e

risparmiarla tenendola di riserva

dentro le bacinelle personali. All’ini-

zio era scarsa anche la luce elettrica.

Lì, P.Guarrera completò i suoi studi

di teologia. Alto e simpatico si face-

va notare per la sua costante allegria.

I compagni di teologia gli avevano

affidato un compito del tutto partico-

lare: stare all’erta la mattina e rende-

re immediatamente noto l’arrivo di

Padre Santi Pesce, giovane professo-

re aitante e ben piantato, che saliva

da Catania ogni mattina ed era il ter-

rore dei giovani studenti. Anche

perché, temporibus illis, spiegazio-

ne, ripetizione, osservazioni tutto

doveva esser detto in perfetta lin-

gua ciceroniana. Ho ancora nelle

orecchie la squillante voce di P.

Guarrera. “Appropinquat Piscis.”

Urlava. “Padre Pesce è arrivato e

si avvicina”. Ed ogni studente si

faceva trovare al suo posto in per-

fetto silenzio. Aveva, ancora,

un’altra mansione Padre Guarrera

nei suoi ultimi anni di seminario.

Attendere alla coltivazione dell’or-

to e portare avanti il buon anda-

mento delle galline e dei porcellini

che venivano allevati nella vigna

del seminario. E compiva questo

suo onere a perfezione quasi fosse

stato il suo mestiere.

Ricevette il sacro Ordine del Presbi-

terato il 29 giugno del 1943 nella

Cappella dello stesso Seminario di

villeggiatura da S.E. l’Arcivescovo

Mons. Carmelo Patanè.

Il suo primo incarico fu quello di

Vicario Cooperatore nella Parroc-

chia S. Maria della Salute. Vi rimase

fino al 1948 e contemporaneamente

fu nominato Collaboratore del Presi-

dente dell’allora P.O.A. (Pontificia

Opera di Assistenza). Nel 1948 fu

nominato Cappellano delle Suore

della Divina Provvidenza e subito

dopo Parroco alla Sacra Famiglia.

La chiesa della Sacra Famiglia!

Ricordo ancora quella vetusta chie-

setta in fondo al Viale Mario Rapi-

sardi.

Angusta e vecchia nella struttura.

Dava l’idea di una lontana, sperduta

chiesa di campagna.

Padre Guarrera vi andò contento, ma

gli balenò subito l’idea di costruire

sul luogo una grande chiesa adatta

alla zona che andava sempre più

popolandosi di nuovi nuclei familia-

ri, con costruzioni di nuove case e

palazzi a vari piani.

Con l’aiuto delle Autorità diocesane

e della generosità dei fedeli riuscì a

comprare tanto terreno da costruirci

sopra una grande, moderna chiesa

con casa canonica ed ampi luoghi

per attività parrocchiali.

Padre Guarrera fu uno dei Parroci

che, educato all’ombra del Concilio

di Trento, dovette aggiornarsi a poco

a poco alle meravigliose novità del

Concilio Ecumenico Vaticano II°. Fu

difficile per lui cambiare la mentali-

tà dei vecchi fedeli rimasti attaccati

alle antiche tradizioni.

In parrocchia erano vive tutte le

branche d’Azione Cattolica ed i nuo-

vi Movimenti. Invitato, ogni anno,

per l’amministrazione della Cresima

vi trovavo sempre, ben preparati e

numerosi, i giovani cresimandi.

Mons. Guarrera, oltre che Parroco,

ebbe in Diocesi svariati incarichi:

Direttore diocesano della Coldirettti,

Presidente degli Istituti riuniti

S.M.del Lume, Membro del Consi-

glio presbiterale e dal 1972 al 1994

Vicario Foraneo del 6° Distretto,

Consigliere dell’O.D.A. Per queste

sue benemerenze fu annoverato tra i

Prelati di Sua Santità.

Il 1° ottobre del 2000, avendo rag-

giunto l’età canonica prescritta per le

dimissioni, dopo 50 anni di onorato

servizio, lasciò a mani più giovani il

regimen della parrocchia che egli

aveva fatta nascere e aiutata a cre-

scere vigorosamente.

Si ritirò a vita privata, lieto di poter

prestare il suo servizio ogni qual vol-

ta ne veniva richiesto.

Mons. Guarrera ha dedicato tutta

una vita a servizio della Sacra Fami-

glia. Non pensate che ora Gesù, Giu-

seppe e Maria l’abbiano accolto in

cielo con grande gioia e simpatia?

Mons. Mauro Licciardello

Il 24 marzo 1980, mentre

celebrava l’Eucaristia,

venne ucciso Monsignor Oscar A.

Romero, Vescovo di San Salvador

nel piccolo stato centroamericano di

El Salvador. La celebrazione annua-

le di una Giornata di preghiera e

digiuno in ricordo dei missionari

martiri, il 24 marzo, prende ispira-

zione da quell’evento sia per fare

memoria di quanti lungo i secoli

hanno immolato la propria vita pro-

clamando il primato di Cristo e

annunciando il Vangelo fino alle

estreme conseguenze, sia per ricor-

dare il valore supremo della vita che

è dono per tutti. Fare memoria dei

martiri è acquisire una capacità inte-

riore di interpretare la storia oltre la

semplice conoscenza.

Per il 2014 il tema è MARTYRIA,

ovvero il richiamo alla dimensione

essenziale dell’esperienza di fede: la

testimonianza al Vangelo di tanti fra-

telli e sorelle che hanno dato la loro

vita per il Suo annuncio nel mondo.

Dalle informazioni raccolte dall’A-

genzia Fides, nell’anno 2013 sono

stati uccisi nel mondo 22 operatori

pastorali (per la maggior parte sacer-

doti), quasi il doppio rispetto al pre-

cedente anno 2012 in cui erano stati

13. Per il quinto anno consecutivo, il

numero più elevato di operatori

pastorali uccisi si registra in America

Latina, con al primo posto la Colom-

bia.

Nel 2013 sono morti in modo violen-

to 19 sacerdoti, 1 religiosa, 2 laici.

Secondo la ripartizione continentale,

in America sono stati uccisi 15

sacerdoti (7 in Colombia; 4 in Mes-

sico; 1 in Brasile; 1 in Venezuela; 1 a

Panama; 1 ad Haiti); in Africa sono

stati uccisi 1 sacerdote in Tanzania, 1

religiosa in Madagascar, 1 laica in

Nigeria; in Asia sono stati uccisi 1

sacerdote in India ed 1 in Siria; 1 lai-

co nelle Filippine; in Europa è stato

ucciso 1 sacerdote in Italia.

Inoltre non si hanno più notizie di

numerosi altri operatori pastorali

sequestrati o scomparsi, come i tre

sacerdoti congolesi Agostiniani del-

l’Assunzione, sequestrati nel nord

Kivu, nella Repubblica Democratica

del Congo nell’ottobre 2012, e di un

sacerdote colombiano scomparso da

mesi. Non si hanno ancora più noti-

zie del gesuita italiano p. Paolo Dal-

l’Oglio, dei due vescovi metropoliti

di Aleppo e delle suore ortodosse del

monastero di Santa Tecla.

Come ha sottolineato Papa France-

sco “in duemila anni sono una schie-

ra immensa gli uomini e le donne

che hanno sacrificato la vita per

rimanere fedeli a Gesù Cristo e al

suo Vangelo. Agli elenchi provvisori

stilati annualmente dall’Agenzia

Fides, deve sempre essere aggiunta

una lunga lista di tanti non solo reli-

giosi ma anche fedeli laici di cui for-

se non si avrà mai notizia o di cui

non si conoscerà il nome, che in ogni

angolo del pianeta pagano con la vita

la loro fede. Ce ne sono tanti che sof-

frono persecuzioni a causa della

fede. Forse molti di più dei primi

secoli. Gesù è con loro. Anche noi

siamo uniti a loro con la nostra pre-

ghiera e il nostro affetto” (Angelus

del 23 giugno 2013).

“Occorre che le Chiese locali faccia-

no di tutto per non lasciar perire la

memoria di quanti hanno subito il

martirio” (Giovanni Paolo II).

Desideriamo pertanto che attraverso

questa giornata, tutte le comunità

parrocchiali e le comunità religiose

entrino in comunione spirituale con i

missionari e le missionarie sparsi in

ogni angolo della terra, attraverso la

preghiera, il digiuno e la solidarietà

fraterna.

Le comunità parrocchiali, le comuni-

tà di vita consacrata, i seminari e i

noviziati sono invitati a dedicare

questa giornata al ricordo e alla pre-

ghiera di tutti i missionari uccisi, in

particolare dei 22 uccisi nel corso

del 2013.

Invitiamo tutti al digiuno, per unirci

più strettamente ai missionari e ai

poveri del mondo e perché la nostra

preghiera sia più accetta a Dio. Il

digiuno infatti deve diventare chiara

testimonianza del primato di Dio

nella nostra vita. Ecco perché è da

proporre a tutta la comunità, come

gesto significativo e visibile.

Digiuno e preghiera. Con il digiuno

noi purifichiamo il nostro cuore e ci

apriamo alla condivisione con chi

soffre.

Chi lo desidera può inviare alla Pon-

tificie Opere Missionarie (attraverso

l’Ufficio Missionario di Catania sito

in Arcivescovado) l’offerta del digiu-

no che servirà per la realizzazione di

un progetto di solidarietà per i più

poveri del mondo.

In particolare quest’anno le offerte

raccolte serviranno per finanziare

due progetti: uno in Tanzania (rea-

lizzazione di una scuola alberghiera

per 100 studenti in una struttura già

esistente della parrocchia che

necessita di essere ristrutturata);

uno in Bangladesh, per ricostruire

la chiesa di Narail (rialzare il terre-

no sul quale è strutturata la missio-

ne per ottenere un luogo sano di

accoglienza e di culto per la comu-

nità cristiana).

Tutte le persone ammalate e soffe-

renti sono invitate ad unire ed offrire

la loro sofferenza in memoria dei

missionari uccisi per la diffusione

del Vangelo, sostenendo così il lavo-

ro apostolico dei numerosissimi mis-

sionari italiani che operano in ogni

angolo della terra e per chiedere al

Signore il dono di numerose e sante

vocazioni missionarie per la sua

Chiesa.

Nella diocesi di Catania si terrà

una veglia di preghiera nella Chie-

sa S. Michele ai Minoriti, in via

Etnea, Cataniasabato 22 marzo

alle ore 19,30 e nel 12° Vicariato

parrocchia Cristo Rè (Paternò),

lunedi 24 marzo alle ore 19,30.

In Cristo,

P. Cardile Salvatore e equipe

(Ufficio Missionario Diocesano)

24 marzo: Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri

Prospettive - 16 marzo 2014 9

DIOCESI

9

La Sacra Famiglia: passione di vitaIn ricordo di Mons. Francesco Guarrera

L’AMORE INFINITO: dare la vita per i propri amici

Prospettive - 16 marzo 201410

Riflessioni sul Vangelo

Gesù è l’immagine del Dio invisibile, primogenitodi tutta la creazione perché in Lui furono createtutte le cose nei cieli e sulla terra, quelle visibili equelle invisibili. Tutte le cose sono state create permezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tuttele cose e tutte sussistono in vista di lui. Egli è ilcapo del corpo della Chiesa. Egli è il principio,primogenito di tutti quelli che risorgono dai morti

perché sia lui ad avere il primato su tette le cose.Piacque a Dio che abiti in lui tutta la pienezza eche per mezzo di lui in vista di lui siano riconcilia-te tutte le cose, avendo pacificato con il sanguedella sua croce sia le cose che stanno sulla terrasia quelle che stanno nei cieli.

L.C.

San Paolo in briciole

LA TRASFIGURAZIONE

Il primato di Cristo Col 1,15-20

Il volto

il volto di Cristo sul Tabor appare

come un fiore di luce nel deserto.

Il volto è come il ritratto, la grafia

del cuore, la sua scrittura.

Quel volto di sole ci assicura che a

ogni figlio di Adamo è stato dato non

un cuore d’ombra, ma un seme di

luce, come volto segreto.

Adamo è una luce custodita in un

guscio di fango: è alternanza di tene-

bra e di luce, di ombra e di sole, di

tentazione e di trasfigurazione.

Desideriamo essere sempre presenti

e declinare la Parola in relazione ai

fenomeni emergenti, positivi e nega-

tivi, denunciando pure la corruzione

e le logiche egoistiche talora soggia-

centi ai comportamenti collettivi o di

gruppi.

E ci domandiamo se non si può fare

di più.

Non basta dire che questo è compito

soprattutto dei laici cristiani impe-

gnati nel sociale: ognuno di noi ha la

propria parte di responsabilità. Sem-

pre dobbiamo farci carico, soprattut-

to con la preghiera, dei peccati più

diffusi e degradanti: la corruzione, la

droga, la prostituzione, la criminalità

organizzata, i peccati contro la vita,

le deviazioni sessuali, l’edonismo

come stile di vita, le chiusure nel

particolarismo...

La Parola

Ci rivolgiamo al Signore per rinno-

vargli la nostra fede e la fiducia nel-

la sua misericordia che perdona,

risana e rilancia nella corsa. Come

Pietro ci affidiamo ancora e sempre a

lui dicendo: Maestro, sulla tua paro-

la getterò le reti: ma tu abbi pietà di

noi peccatori! Sulla tua parola noi

tutti getteremo di nuovo le reti nella

consolazione e nel tempo della diffi-

coltà, nel buio della notte, ai primi

bagliori dell’alba, sotto l’ardore del

sole al meriggio.

Nei tempi stimolanti e inquieti confi-

diamo in te, nella certezza che di

fronte alle sfide non ci negherai lo

Spirito santificatore. Sappiamo che

non ci lascerai mai soli perché,

secondo la promessa, tu sei con noi

tutti i giorni fino alla fine dei tempi.

Noi crediamo in te e ti amiamo, “mio

Signore e mio Dio”: tu sei lo Sposo

fedele della Chiesa e la conduci sul-

la strada del Regno fra le prove del

mondo e le consolazioni del cuore

abitato dal tuo Spirito. Noi speriamo

in te, e sappiamo che non mancherà

al tuo popolo l’aiuto della tua prov-

videnza fedele: ti chiediamo abbon-

danza di vocazioni sacerdotali e reli-

giose e il dono di battezzati sempre

più innamorati di te, impegnati nella

tua sequela. Risveglia, specialmente

nei giovani la ricerca del tuo volto e

fa’ che essa non sia mai ostacolata

dalla pesantezza della contro-testi-

monianza e venga aiutata dalla fede

viva, irradiante e contagiosa di tutti.

Donaci la fede di Maria, la Madonna

del Sabato santo: una fede umile,

viva, abbandonata nelle mani del

Padre, che sa credere contro ogni

evidenza e nella notte oscura sa

attendere l’aurora di Pasqua, assicu-

rata dalla tua promessa.

Fa’ che come Maria e con la sua

intercessione possiamo sperare con-

tro ogni speranza, amare più forte-

mente di ogni stanchezza, credere al

di là di ogni prova della fede. Aiuta-

ci a ripetere in ogni ora con convin-

zione le parole della Madre: “Ecco-

mi, si faccia di me secondo la tua

Parola”.

Parola

Sulla tua parola getterò le reti : le

getteremo continuando a nutrirci di

ogni parola che esce dalla tua bocca

e offrendola a coloro ai quali ci hai

inviati. Le getteremo insieme, rilan-

ciando con entusiasmo l’impegno

dell’ascolto, della meditazione per-

severante e amorosa, dell’annuncio

della Parola di vita. Le getteremo nei

mari calmi della fede accogliente,

come in quelli tempestosi del dubbio

e della tentazione di non credere. Le

getteremo a tempo e fuori tempo,

perché sempre e solo dalla tua Paro-

la nasca ogni nostra parola, e perché

in ogni sua scelta la Chiesa sia la

creatura docile e fedele del tuo Verbo

di vita.

Anche in rapporto a chi non ti cono-

sce o non crede in te, getteremo le

reti sulla tua parola: liberi dallo sgo-

mento e dalla paura che potrebbero

assalirci, adoreremo te, Signore Gesù

Cristo, nei nostri cuori e tu ci rende-

rai pronti a rispondere a chiunque ci

domandi ragione della speranza che è

in noi, con dolcezza e rispetto .

Anche così, Maestro, sulla tua parola

getteremo le reti, e con noi le getterà

il tuo popolo fedele, nutrito dalla san-

tità e dall’innumerevole schiera dei

testimoni della fede che ci hanno pre-

ceduto e ci accompagnano sempre

nella comunione dei santi!

Tutto comincia dall’ascolto della

Parola di Dio e alla Parola ritorna,

come alla sorgente e alla meta che ci

è dinanzi. La dimensione contempla-

tiva della vita è un imparare a stare in

umiltà e riverenza sotto l’autorità

vivificante della Parola, lasciandosi

introdurre nei sentieri del silenzio di

Dio. L’Eucaristia che sta al centro

della comunità è la Parola nella sua

massima densità, è il Signore che

dice: Attirerò tutti a me. Una Chiesa

che sta sotto la Parola vive del pane

di vita come del culmine della sua

stessa esistenza e della fonte da cui

sempre di nuovo attingere, in parti-

colare nella Messa domenicale .

Maria è il capolavoro di Dio. Lo Spi-

rito Santo che è disceso su Maria

suscita in tutti noi quella grazia e

quei “momenti di grazia” che ci por-

tano a far risplendere nel mondo

qualcosa della bellezza divina, quel-

la bellezza che salva e che fa della

Chiesa l’icona della Trinità sulla ter-

ra.

Padre Angelico Savarino

Vivere è la fatica di liberare la bellezza

Dopo le tentazioni viene la proposta dellaliturgia, la destinazione finale: la trasfigu-razione. La missione che Dio affida adAbramo è radicale : Vattene dalla tua ter-ra, dalla tua parentela e dalla casa di tuopadre verso la terra che io ti indicherò. Laproposta è sconvolgente.Abramo deve lasciare tutte le sue certezze,terra, parentele casa di suo padre, perandare incontro all’ignoto. Andare incon-

tro al mistero. In questo credo che ci siatutta la vita teologica del cristiano, andareincontro al mistero che non si conosce mache si può investigare o tentare di percepi-re in ciò che è percepibile. Questo andareverso l’ignoto ha delle certezze: l’opera diDio. Egli farà di Abramo una grandenazione e sarà benedetto da Dio, il suonome sarebbe stato grande e sarebbe sta-to una benedizione. Sarebbero stati benedetti quelli che loavrebbero benedetto, in lui tutte le fami-glie della terra sarebbero state benedette.La conclusione di Abramo: “Allora Abra-mo partì, come gli aveva ordinato il Signo-re”. L’ignoto, il mistero, la ricerca di Dio eil peso della responsabilità di tutte le

famiglie della terra: questo è il compito diAbramo e di tutti i membri della grandenazione che il Signore avrebbe formato.L’ignoto e il mistero sono sempre fonte disofferenza ed anche l’annuncio del vange-lo lo è. Paolo esorta Timoteo dicendo:“Figlio mio, con la forza di Dio soffri peril Vangelo.Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamaticon una vocazione santa, non già in basealle nostre opere, ma secondo il suo pro-getto e la sua grazia”. È la continuazionedel progetto di Dio espresso ad Abramo,completato dall’opera di Gesù e realizzatoda tutti quelli che egli salva e chiama.La sua vocazione è una vocazione santache parte dal suo progetto e dalla sua gra-

zia e non dalle nostre opere. La sofferenzaviene dal fatto che i comportamenti degliuomini sono sempre più lontani da quelliche Dio vuole e dal volere a tutti i costirestare nell’ambito del mondo terreno.Mentre i salvati e i chiamati, secondo Pao-lo, sono destinati a realtà divine.Per questo si giustifica la trasfigurazione eil desiderio di Pietro che dice: “a Gesù:“Signore, è bello per noi essere qui. Sevuoi farò tre capanne, una per te, una perMosè ed una per Elia”.Accettare l’ignoto, il mistero, andare, rea-lizzare il progetto di Dio è la nostra vita diCristiani.

Leone Calambrogio

II DOM DI QUARESIMA / A - Gen 12,1-4a; Sal 32/33,4-5,18-20.22; 2Tm 1,8b-10;Mt 17,1-9

Il Sacerdote sa che quel volto trasfigurato di Gesù ci assicura che ogni figlio è un seme di luce

DIOCESI

Protagonista della messa

in scena, firmata da

Capodici, è stato il sicilianissimo

Enrico Guarneri, che ha fatto rivi-

vere la farsesca commedia pirandel-

liana, attorniato da un cast di livello

sul palco del teatro ABC di Catania,

uno spettacolo in prima nazionale,

che alzerà il sipario su un testo con-

siderato dallo stesso autore “una del-

le più feroci satire che siano mai sta-

te scritte contro l’umanità e i suoi

valori astratti”. La commedia fu

scritta agli inizi del 1919 e rappre-

sentata per la prima volta a Milano

dalla compagnia di Antonio Gandu-

sio e solo Marco Praga capì la pro-

fondità nascosta dietro l’intreccio

farsesco.

I primi tre ruoli sono stati affidati ad

Enrico Guarneri (l’Uomo), Emma

Muni (la Virtù) ed Ivano Falco (la

Bestia).

“La scelta di Guarneri, sottolinea il

regista, attore dalle qualità interpre-

tative indiscusse, nella parte del tra-

sparente Signor Paolino, è il punto di

svolta per un’ulteriore, modernissi-

ma, versione del testo”. Tra le inven-

zioni registiche, all’interno del

secondo atto, una clip con immagini

di Boccioni, Modigliani, De Pisis.

L’apologo in tre atti (ridotto in que-

sta versione a due), è la creazione di

una vera e propria favola allegorica,

amara, ma al tempo stesso carica di

forti spunti comici. Paolino rispetta-

bile professore è l’uomo della vicen-

da: trasparente, ma con una doppia

vita; è infatti l’amante della signora

Perella, la virtù, moglie trascurata e

infelice del capitano di marina Fran-

cesco Perella, la bestia. La tresca fra

il professore e la signora potrebbe

continuare senza intoppi, dato che il

capitano, violento e irascibile, è

sempre per mare, ma una gravidanza

minaccia di sconvolgere quest’ordi-

ne e costringe il professore ad ado-

perarsi per gettare la sua amante tra

le braccia del marito, studiando tutti

i possibili espedienti.

Il caso è drammatico, perché il capi-

tano si fermerà in casa una notte sola

e poi resterà lontano altri due mesi.

Paolino farà preparare allora una tor-

ta afrodisiaca, suggerirà alla signora

di mettere in mostra “i tesori” di gra-

zia e bellezza tenuti “gelosamente e

santamente” custoditi e la truccherà

in maniera vistosa per attirare nuova-

mente il marito restio

agli obblighi coniuga-

li e far passar suo

figlio per figlio legitti-

mo del capitano Perel-

la e della moglie.

Pirandello ha saputo

scardinare pezzo dopo

pezzo quella società

piena di convenzioni,

un testo che si svilup-

pa incarnandosi in

personaggi-animali

immaginati e descritti

come maschere grot-

tesche.

“La prima parte, aggiunge il regista,

è una commedia borghese, squisita-

mente ottocentesca; ci si sposta poi,

in un’atmosfera di voluttà quasi dan-

nunziana, decadente, per finire con

un’esplosione espressionista di colo-

ri, che allude all’avanguardia”.

Pirandello definì il testo una “tragé-

die noyée dans une farce” in occa-

sione della rappresentazione dell’o-

pera a Parigi. Il lavoro è centrato sul

doppio che è presente nell’opera sia

a livello tematico che linguistico.

L’attrito tra un linguaggio melo-

drammatico e retorico (tipico dell’I-

talia del primo ’900, ma purtroppo in

voga molto spesso anche oggi) e ciò

che esso vuole occultare, un fondo

laido e osceno, e in questo apologo si

esplora la duplicità dell’uomo. Il

ridicolo e lo strazio che deriva dal

contrasto immanente tra

l’uomo e la bestia che

ogni uomo ha in sé.

Lo squilibrio diviene

parossistico quando l’i-

pocrisia vuole occultare

l’eros e crea maschere

oscillanti tra i due poli,

come nel caso della Vir-

tù, questa beghina,

madre e moglie, che

nasconde la “malafem-

mina da trivio” farà riac-

cendere l’eros assopito

della Bestia. Immagine

che era già nella mente dell’Uomo

che così la agghinda, Paolino, pro-

fessore cinico e svogliato. Storia tra-

gicomica sospesa tra sogno e realtà,

che racconta molto, anche oggi, di

noi.

L’interpretazione di Guarneri insie-

me alla compagnia ha la capacità di

dare alla tradizione la possibilità di

essere modernissima, di parlare al

pubblico con linguaggio contempo-

raneo e con contemporanea sensibi-

lità di attore e ci insegna che la sce-

na ha labili confini. “Abbiamo cerca-

to di fare spiega il regista Capodici,

uno spettacolo di grande livello.

Innanzitutto scegliendo con profon-

do convincimento ogni singolo atto-

re. Creando ogni più piccolo detta-

glio della scena e dei costumi. Pen-

so, continua, ad una regia “pop”,

rispettosissima del testo ma con uno

spirito visivo, sonoro, iconografico,

musicale nuovo e diverso che riman-

di pure al mondo visionario di Wai-

dekind e Kaiser”

Come sempre, negli spettacoli di

Guarneri il grottesco si esaspera in

momenti di forte comicità, si adden-

tra nel dramma e poi se ne libera con

slittamenti surreali; una comicità che

conserva le parole e trasforma la sce-

na. Il ritratto dei personaggi piran-

delliani trova quindi forma in una

messinscena che si regge sull’inter-

pretazione del protagonista. L’attore

catanese grazie alla sua recitazione

di personaggi dalla comicità popola-

re, spicca sia per il ruolo che per una

vitale costruzione vocale, con il suo

parlare pastoso, portando in scena

quel sottile disagio in una concezio-

ne innovativa.

Sa affrontare lo spettacolo secondo

un’ideologia storicamente vicina a

quella del romanzo con una carica

sovversiva, curando l’intreccio e ren-

dendo la commedia attuale e diver-

tente e conducendo lo spettatore in

un universo fatto di esilaranti partitu-

re, a tratti perfino sensuali.

Enrico Guarneri è considerato uno

dei migliori attori siciliani della sua

generazione, cominciò la sua carriera

agli inizi degli anni ’60, interpretan-

do quasi tutti i classici della dramma-

turgia siciliana, fra ’800 e ’900: Mar-

toglio e Capuana in particolare.

Lella Battiato

Prospettive - 16 marzo 2014 11

Rivisitando logica, spe-

ranze, animo, intelli-

genza, aneliti culturali e cultuali con

cui prese il via la storia dello Stabile

catanese, il segmento di spettacoli

che in questa stagione si svolge nella

storica sala “Musco” di via Umberto

è stato intestato “L’isola del Teatro”,

parafrasi delle isole del tesoro dei

racconti e delle favole, monito pole-

mico per istituzioni farisee che nei

fatti il teatro hanno negletto.

L’idea del direttore Dipasquale di

portare su una scena di ridotte

dimensioni alcuni testi classici è, al

contempo, sfida e stimolo a sondare

la possibilità di riprenderli adeguan-

doli alle possibilità della sala,

ammodernando e limando, rischian-

do facili spontanei confronti con pre-

cedenti messinscene.

Così abbiamo avuto “La bottega del

caffè” di Carlo Goldoni, prodotto da

“XXI in scena – Etna ‘ngeniuosa”,

per la regia di Nicola Alberto Orofi-

no, con Marcello Montalto (Ridol-

fo, caffettiere), Silvio Laviano (don

Marzio), Francesco Vitale (Euge-

nio, mercante), Francesco Bernava

(Flaminio, conte Leandro), Barbara

Gallo ((Placida, moglie di Flami-

nio), Alessandra Barbagallo (Vitto-

ria, moglie di Eugenio), Egle Doria

(Lisaura), Emanuele Puglia (Pan-

dolfo, biscazziere), Carmen Pana-

rello (Trappola, garzone di Ridolfo).

Il gioco microcosmo-macrocosmo,

innovazione goldoniana che aggior-

nò la commedia dell’arte e il teatro

borghese, questa volta si svolge

all’interno di un bar-pub spoglio,

corredato di attrezzi e arredi essen-

ziali (scena Federica Buscemi,

costumi Graziana Allegra), spazio

psichedelico che invera i valori di

un’umanità per la quale la rispettabi-

lità coincide con la capacità di accu-

mulare denaro, non bene strumentale

ma fine ultimo e bene supremo.

“L’elegante divertimento, pieno di

deliziosa grazia settecentesca – spie-

ga il regista -, rivela un fondo più

duro, sgradevole, impietoso”. Fil

rouge che lega gli sketch barocchi

del testo, don Marzio, barbone/arti-

sta, per Orofino, irruzione dell’irra-

zionale, urgenza di giustizia, sete di

verità. L’attualizzazione scenica ha

sulle prime disorientato il pubblico

perché “Quest’opera, a distanza di

quasi tre secoli dalla sua stesura, ha

il cattivo sapore di una promessa

mancata. Attaccato al tornaconto

l’homo oeconomicus è diventato

oggi grettamente conservatore, ottu-

samente autoritario e violento”, ma

al termine gli applausi sono scroscia-

ti convinti e prolungati per un’opera

corale, policentrica, senza protagoni-

sti, in cui la natura strettamente eco-

nomica dei legami tra personaggi si

confronta con i grandi conflitti che

muovono il mondo dell’economia e

lacerano coscienze e tessuto sociale.

Ben altre le suggestioni che hanno

sollecitato la verve di Giuseppe

Dipasquale, as metteur en scene, i

versi alessandrini di Edmond

Rostand, nelle traduzioni di Mario

Giobbe e Oreste Lionello combinate

tra loro.

Un mega-attendamento avvolge l’in-

tera platea ospitando pubblico, guar-

nigione dei cadetti di Guascogna e

dintorni; in questo spazio onirico

amori inespressi e incompiuti, equi-

voci, morte.

Lo pseudo feuilleton con finale ama-

ro di Rostand, combinando tali

ingredienti, denuncia la vacuità effi-

mera del formale che intrappola i tre

innamorati e tutti gli altri personag-

gi; in testa a tutti Hercule Savinien

Cyrano de Bergerac (Parigi, 6 marzo

1619 – Sannois, 28 luglio 1655), cui

l’autore attribuisce prontezza di mot-

teggio e di fioretto, fonte di polemi-

che e inimicizie, e quel maniacale

culto dell’estetica per il quale rinun-

cia a dichiarare il suo amore per Ros-

sana, ovvero a farle arrivare il suo

fraseggio galante tramite il rivale

Cristiano. Figura cardinale della

commedia, Cyrano è l’artefice del

suo e degli altri destini: figura tragi-

ca, etimologicamente diabolica sino

all’autolesionismo, che divide e

separa tutti e se stesso dalla fortuna,

dalla vita, dalla morte.

Giganteggia su tutti l’interpretazione

di Angelo Tosto nel ruolo eponimo

(nella presente stagione regista e

interprete di successo in diverse pro-

duzioni), ma efficaci tutti da David

Coco (Cristiano) a Lucia Fossi

(Rossana), Leonardo Marino (de

Guiche), Cosimo Coltraro (Rague-

neau), Giampaolo Romania (Le

Bret), e ancora Sergio Seminara,

Plinio Milazzo, Luca Iacono,

Marina La Placa, Liliana Lo Fur-

no, Lucia Portale, Francesco Rus-

so, pronti a seguire l’estro del regista

Dipasquale che ha immaginato

un’atmosfera lunare, utopistica, sur-

reale, assecondato da scena e costu-

mi di Angela Gallaro, coreografie di

Donatella Capraro, musiche di

Germano Mazzucchetti, luci di

Franco Buzzanca. Dell’efficacia di

scena e costumi si è già detto.

Per il regista “La rincorsa all’amore

dell’umanità narrata da Rostand

somiglia al virtuosismo degli artisti

da circo che celebrano, col solo sco-

po di divertire, la malinconia di un

amore non consumabile”: una buona

rilettura aggiornata di un “classico”

del teatro europeo; una produzione

meritevole di venire portata in altri

teatri in tutt’Italia.

Carlo Majorana Gravina

Un storia sospesa tra sogno e realtàDebutta a Catania “L’uomo, la bestia e la virtù” di Pirandello con Enrico Guarneri

Il gioco microcosmo-macrocosmoAlla sala Musco due classici: “La bottega del caffè” e “Cyrano de Bergerac”

omnibus

che scruta l’animo umano

Foto di Antonio Parrinello

Prospettive - 16 marzo 201412

omnibus

Essere testimoni gioiosi

del Vangelo è una delleespressioni maggiormente usate daPapa Francesco nel Suo ministeropetrino. Ai seminaristi in occasionedel loro incontro internazionale, allepersone di Vita consacrata, ai cate-chisti, Egli ha recentemente e fre-quentemente ribadito l’essenza dellavita cristiana che trova la sua sorgen-te nella vita battesimale: incorporatia Cristo, diveniamo testimoni delVangelo.Già l’Apostolo Paolo, nell’incontrocon Anania si vede rivolta una paro-la decisiva che apre la strada versoquesta nuova prospettiva: «Il Dio deinostri padri ti ha predestinato a cono-scere la sua volontà [...] perché glisarai testimone davanti a tutti gliuomini delle cose che hai visto e udi-to» (At 22,14-15). Da qui la neces-sità di ripartire da Cristo, avere fami-liarità con Lui, imitarlo nell’uscireda sé e non avere paura di andare conLui nelle periferie geografiche edesistenziali.Anche nella recente EsortazioneApostolica “Evangelii Gaudium”, ilSanto Padre non ha perso occasioneper ribadire tutto ciò: «La gioia del

Vangelo che riempie la vita dellacomunità dei discepoli è una gioiamissionaria» (n° 21).Mi piace evidenziare come questalocuzione esprima una triplice veritàche siamo chiamati sempre a ravvi-vare nella nostra esistenza cristianae, per noi ministri del Vangelo, mini-steriale. Si tratta, anzitutto, del fattoche la conoscenza e la comprensionedell’Evangelo non può non renderci

gioiosi, di quella gioia duratura evera che sgorga dal cuore traboccan-te per l’incontro con il Signore e cherende forti anche davanti alle diffi-coltà e alle apparenti solitudini del-l’esistenza umana.L’esperienza personale della gioiadel Vangelo, ossia l’incontro con ilSignore, deve poi “uscire” fuori danoi, deve comunicarsi, riversarsi

nella comunità ed aprire le porte del-la relazione con gli altri. Se ciò nonaccadesse diverrebbe un’esperienzadestinata a morire, un dono cheavvizzisce perché consumato inmodo egoistico.Infine, l’esperienza personale ecomunitaria con il Vangelo, determi-na la gioia della missionarietà, ossiaquell’esplosione di attenzione e di

paziente relazione verso quanti nonhanno ancora incontrato il Signore esono magari lontani dalla meta dellasantità verso cui tutti dobbiamo ten-dere.Plaudo vivamente per il tema “Testi-moni gioiosi del Vangelo” che laredazione dell’Eco del Seminario havoluto scegliere quest’anno per lapreparazione di questa rivista.Anche il tempo delseminario costituisceun’occasione privile-giata, da non sciupa-re, in cui poter matu-rare le tre coordinateessenziali dellanostra vita cristiana eministeriale: la gioiadell’incontro perso-nale con il Signore,ricercato nella pre-ghiera e nello studio;il confronto con lacomunità, anzituttoquella del seminario,in una relazione leale,sincera e senza ipo-crisia; la prospettivadella gioia della mis-sionarietà che ci farà

essere veri ministri del Signore, conl’odore delle pecore, e non faccen-dieri del culto o addirittura uominiche vivono la propria chiamata nelnarcisismo di una vita sempre piùcomoda ed egoistica.I nostri seminaristi sono accompa-gnati e sostenuti in questa sfida dal-l’attenzione di tante realtà associati-ve, quali il Serra Club e l’Opera

Vocazioni Sacerdotali, quest’ultimagiunta all’ottantacinquesimo anno difondazione. Questo anniversario cosìsignificativo possa costituire anchel’occasione di un rilancio nelle par-rocchie della nostra arcidiocesi dellapresenza di questa benemerita asso-ciazione alla quale esprimo la miapersonale gratitudine per l’impegnoprofuso per le vocazioni sacerdotali.

Ci sostengano in que-sto cammino la Vergi-ne Santissima, Reginadegli Apostoli, San-t’Agata e quanti con leloro preghiere, il lorosostegno, il loro sacri-ficio e la loro testimo-nianza, si impegnano aspianare la strada per ilnostro incontro perso-nale con il Signore. Siaquesto un incontro checi permetta di cono-scere Lui, di compren-dere il Suo amore cuirispondere con docili-tà. Auguri a tutti!

@ Salvatore Gristina

Arcivescovo di Catania

1. Il nostro tempo ha bisogno ditestimoni, di cristiani credibili, dipreti capaci di testimoniare la loropiena e indivisa adesione a Cristo,con rinnovata gioia e sincero entu-siasmo. Le nostre comunità hannobisogno di preti capaci di testimo-niare la loro appartenenza a Cristoattraverso un servizio sempre piùgeneroso e gratuito ai fratelli. Nel-l’incontro con Papa Francesco, aluglio dello scorso anno, i seminari-sti e i novizi di diversi paesi delmondo - tra questi anche noi semi-naristi e superiori del seminario diCatania - hanno ricevuto un messag-gio e un mandato molto vivo, pater-no, schietto e appassionato ad “esse-re testimoni gioiosi del Vangelo”.L’auspicio è che l’invito di papaFrancesco conduca tutti, nella nostraChiesa di Catania, non solo a riflet-tere, nell’annuale giornata del semi-nario, ma anche ad incrementarel’impegno nella preghiera e nelsostegno di coloro che sono statichiamati a vivere la sequela delSignore e con dedizione totale, amo-re incondizionato, il servizio ai fra-telli nella Chiesa e nel mondo.2. Siamo sempre più consapevoli chei tratti di un buon seminarista nonsono altro che i tratti di un buon cri-stiano. È nella sequela di Cristo chesi gioca il significato profondo di unavita autentica e pienamente realizza-ta. La sequela di Cristo non va vissu-ta mai al minimo o al ribasso, masempre al massimo, in rialzo, sempredi più, in un crescendo continuo,indefinito. Sempre di più discepoli,sempre di più; radicalmente discepo-

li alla scuola di Cristo e del suo Van-gelo, per essere suoi veri testimoni.Siamo testimoni perché non propo-niamo noi stessi, una parola nostra,una nostra idea. Si testimonia il Van-gelo, la buona notizia che il SignoreGesù è venuto a portare nel mondo,affidandola ai suoi apostoli perché ladiffondessero fino agli estremi confi-ni della terra. La Chiesa apostolica ètale nella misura in cui annuncia etestimonia il Vangelo. La Chiesa esi-ste per evangelizzare, per dire con latestimonianza della vita e delle ope-re, a tutti, la buona notizia dell’amo-re misericordioso del Padre che hamostrato il suo volto in Gesù Cristo.3. La gioia è il primo tratto cheaccompagna coloro che danno testi-monianza del Vangelo. Il Vangelo èuna gioia per tutti e raggiunge tutti.Nessuno si senta escluso, nessuno èescluso dalla buona notizia che ilCristo è venuto a portare nella storiadell’umanità, a infondere nel cuoredi ogni uomo. I suoi discepoli nonpossono tenere solo per sé questagrande gioia. Chi si è lasciato rag-giungere da questa buona e bellanotizia non può non comunicarla aglialtri. “La gioia del Vangelo riempie ilcuore e la vita intera di coloro che siincontrano con Gesù. Coloro che silasciano salvare da lui sono liberatidal peccato, dalla tristezza, dal vuotointeriore, dall’isolamento. Con GesùCristo sempre nasce e rinasce lagioia” (Evangelii Gaudium 1). Nelmistero di Cristo il seminarista con-templa continuamente questa gioiatraboccante, dimora in essa e vive diessa. La vita di preghiera, lo studio, i

rapporti con i propricompagni, con isuperiori e le espe-rienze pastorali sonoil banco di prova pervivere e comunicarequesta grande gioia atutti.4. La gioia cristiana si comunica nel-la verità e nella trasparenza. È pro-prio del testimone essere e non appa-rire. La gioia rivela la verità di un’e-sistenza che si nutre di spontaneità,entusiasmo, coerenza, autenticità.Gli anni di formazione in seminariocostituiscono un momento fonda-mentale per verificare la verità di unachiamata.Per questo il confronto costante conla Parola, attraverso la lectio divina,la meditazione, ma anche il confron-to con i superiori, il padre spirituale,i compagni di seminario, è presuppo-sto necessario per un discernimentonon improvvisato, ma attento, dili-gente, serio, nel proprio camminovocazionale verso il presbiterato. Peressere, domani, preti autentici, capa-ci di ricevere e vivere “l’unzione enon la funzione”, è fondamentalelasciasi condurre dalla Verità che èCristo: la nostra vera gioia. Conosce-re, amare, vivere e dimorare nellaVerità ci pone tutti nella condizionedi riconoscere la nostra umanità, lenostre fragilità, le nostre infedeltà, ilnostro peccato. La verità di ciò chenoi siamo viene fuori alla luce dellaVerità e nella Verità di Cristo Gesù.5. Non c’è gioia che non si comuni-ca agli altri. È nella relazionalità,nello scambio gratuito, nell’amicizia

sincera, nella cordialità spontaneache la gioia si esprime, si rigenera etrova pienezza, appagamento. Lagioia non vive senza la comunione.La gioia domanda comunione! Siriceve e si offre come comunione. Lacomunione in senso verticale, conDio e in senso orizzontale, con glialtri. La vita comunitaria in se stessa,negli anni di seminario, se vissutanon come uno scotto da pagare,costituisce ed assume un autenticovalore educativo.Nella vita comunitaria ci si lasciaeducare dagli altri; e anche se l’in-contro con gli altri non sempre è idil-liaco, irenico, facile, non mancanoinfatti nella vita di relazione i con-flitti, le freddezze, le incomprensio-ni, i malintesi, tuttavia quando l’in-contro e il confronto con l’altro, non-ostante le difficoltà di ogni genere, èsincero, benevolo, porta a maturareun’esistenza di dedizione e di espro-priazione di sé. La comunità che nonvive la comunione e non la ricercaincessantemente, senza sosta, è unacomunità triste; e si vede! La comu-nione è il segno e lo strumento per unannuncio credibile, bello, gioioso,del Vangelo al mondo e all’uomo dioggi.6. Coltivare l’amicizia con il Signo-re, stare con Lui per comunicare

Lui; questo è il signifi-cato profondo deglianni di formazione inseminario. I seminari-sti come buoni disce-poli del Cristo sonochiamati ad avere i suoistessi sentimenti. I sen-timenti di Gesù sono lamisura continua con iquali rapportarsi conti-nuamente e con i quali

incontrare, senza mai stancarsi, glialtri. Una unione intima e profondacon il Signore è il presupposto fon-damentale per dire agli altri non sestessi, ma Lui: il Signore. Gesù Cri-sto ha dato se stesso per noi, per lasua Chiesa, per i suoi, ma anche pertutti. In Lui si contempla e si vivel’universalità della salvezza. Egli èl’amore gratuito che non conoscelimiti, va sempre oltre. Questo è l’o-rizzonte e il dinamismo della gioiache si dona. Ci vuole un cuore gran-de! È la gioia feconda di chi non sichiude in se stesso, di chi non viveper se stesso, ma si consegna perdare vita agli altri. Una vita donataper gli altri è la prospettiva dentrocui un buon seminarista pensa conti-nuamente se stesso, una vita fecon-da, generosamente offerta che silascia trasformare dall’amore incon-dizionato e fedele di Dio per ogniessere umano.La giornata di preghiera e di soste-gno concreto per il nostro seminariosia veramente un’occasione propiziaper lasciare che la gratuità dell’amo-re di Dio plasmi la nostra esistenzacristiana rendendola sempre più cre-dibile, gioiosa e bella.

don Giuseppe Schillaci

Rettore

Testimoni gioiosi del Vangelo

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Tre esperienze della vita cristiana:Incontro, Confronto, Missionarietà

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