Atti parlamentari Camera dei Deputati · McLuhan, come il nuovo mezzo di comunica-zione,...

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Atti parlamentari — 8540 — Camera dei Deputat i V LEGISLATURA - DISCUSSIONI - SEDUTA DEL 28 MAGGIO 196 9 quindi all'importanza e allo sviluppo che as- sumono i centri di produzione dell'ente nell e varie regioni . Ed è in questo contesto che s i pone anche il problema del ruolo che devon o trovare in una gestione democratica i dipen- denti, ruolo che va visto nei termini concret i e democraticamente efficaci dell'autonomia e della responsabilizzazione . Queste sono alcune considerazioni che h o voluto affrire all ' attenzione della Camera, per - ché possano costituire assieme a quelle fatt e da altri colleghi, i cui interventi, almeno i n parte, sono stati pregevoli, oggetto di positiv o e costruttivo confronto . Concludendo, chiedia- mo al Governo di assumere fra i suoi impegn i prioritari ed urgenti quello della riforma de- mocratica della radiotelevisione, presentand o al più presto un apposito disegno di legge . S i tratta, onorevoli colleghi, di una riforma de- cisiva per lo sviluppo democratico del paese . di una riforma decisiva per cercare di colma - re quel distacco, purtroppo crescente, tra Sta- to e cittadini, tra istituzioni, forze politich e e paese . Si tratta, tra l ' altro, di una tipica ri- forma senza spese, per cui i conservatori e i moderati di tutte le risme non potranno que- sta volta evocare i fantasmi delle difficoltà economiche e degli ostacoli tecnici o dell'in- flazione . Si tratta di una riforma di alto con - tenuto democratico, che pone alla prova l a volontà politica della maggioranza e quell a dell ' opposizione . Signor Presidente, onorevoli colleghi, ono- revole ministro, nel rinnovare la solidariet à dei socialisti ai lavoratori della RAI-TV in lot- ta, nell ' auspicare una rapida riforma democra- tica della RAI-TV, nell ' invitare i dirigent i dell'ente a prefigurare sin da oggi con il loro comportamento i contenuti della riforma, ch e possono essere prefigurati, intendo riafferma - re che i socialisti si battono per una radiote- levisione che sia strumento qualificante di ele- vazione civile e culturale, e strumento di im- parziale informazione dei cittadini, nella con- sapevole convinzione che quella che i lavora - tori italiani vogliono è una televisione impar- ziale, ma, torno a ripeterlo anche se l ' ho dett o prima, non neutrale, che è cosa diversa, ri- spetto ai valori ed agli ideali della Costituzio- ne repubblicana, ai grandi valori civili di un a società civile ed avanzata come deve esser e quella italiana . (Applausi a sinistra) . PRESIDENTE . È iscritto a parlare l ' ono- revole Granelli . Ne ha facoltà . GRANELLI . Signor Presidente, onorevol i Colleghi, onorevole ministro, all'origine di questo opportuno dibattito sulla RAI-TV, v i sono, come è noto, molteplici fattori ; vivac i polemiche riguardanti l ' assetto interno del - l'ente e preoccupazioni per lo stato di ten- sione esistente tra il personale nell'aziend a si intrecciano, in sostanza, con il legittim o intento di ciascuna parte politica di richie- dere, nel momento in cui è in atto un consi- derevole sviluppo della radiodiffusione e dell a televisione, garanzie effettive circa l ' impar- zialità di un servizio di formazione e di infor- mazione della pubblica opinione, che – pe r sua natura – riveste una grande e determi- nante importanza in ogni società libera e de- mocratica . È abbastanza ovvio che la passione pole- mica su atti che coinvolgono interessi di vari o genere prevalga sui temi di maggiore respiro ; eppure sembra a noi che anche gli episod i lamentati sottolineano per molti aspetti l ' ur- gente necessità di un ' ampia riforma di strut- ture che deve trovare a livello legislativo, e non in una mera razionalizzazione aziendale , la sua sede più naturale . Sarebbe pertanto improduttivo fermarc i oggi ad una pura polemica . L ' attenzione per quanto è accaduto o accade e la richiesta d i precisi chiarimenti è pienamente legittima , evidentemente, e non mancheremo certo d ì esprimere con franchezza il nostro pensier o anche a questo proposito . Ma l ' obiettivo prin- cipale del dibattito parlamentare ci sembr a quello di allargare l'orizzonte del confront o fra le varie opinioni per preparare il terreno a soluzioni adeguate, per sollecitare oppor- tune iniziative legislative di Governo, per ga- rantire, insieme con il normale funzionament o del servizio, una evoluzione dello strument o radiotelevisivo, ispirata al principio irrinun- ciabile della certezza del diritto, alle possibi- lità offerte dalle moderne tecnologie delle co- municazioni di massa, al progresso democra- tico della società italiana anche in quest o campo . Si devono perciò distinguere, a nostro av- viso, i problemi concreti di funzionament o riguardanti l ' attuale assetto giuridico e azien- dale, che richiedono interventi immediati o a breve periodo, dalle questioni attinenti a d una nuova disciplina, a modifiche struttural i che sollevano responsabilità più generali d i ordine politico e legislativo . Ogni confusione di questi campi sarebb e dannosa . Il miglioramento della gestione, in - fatti, non può supplire a carenze istituzional i messe in luce sempre di più dalle rapide tra- sformazioni della società ; così come una po- sitiva soluzione politica democratica non può

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quindi all'importanza e allo sviluppo che as-sumono i centri di produzione dell'ente nell evarie regioni . Ed è in questo contesto che s ipone anche il problema del ruolo che devonotrovare in una gestione democratica i dipen-denti, ruolo che va visto nei termini concret ie democraticamente efficaci dell'autonomia edella responsabilizzazione .

Queste sono alcune considerazioni che hovoluto affrire all 'attenzione della Camera, per -ché possano costituire assieme a quelle fatteda altri colleghi, i cui interventi, almeno i nparte, sono stati pregevoli, oggetto di positiv oe costruttivo confronto . Concludendo, chiedia-mo al Governo di assumere fra i suoi impegn iprioritari ed urgenti quello della riforma de-mocratica della radiotelevisione, presentand oal più presto un apposito disegno di legge . S itratta, onorevoli colleghi, di una riforma de-cisiva per lo sviluppo democratico del paese .di una riforma decisiva per cercare di colma -re quel distacco, purtroppo crescente, tra Sta-to e cittadini, tra istituzioni, forze politich ee paese. Si tratta, tra l 'altro, di una tipica ri-forma senza spese, per cui i conservatori e imoderati di tutte le risme non potranno que-sta volta evocare i fantasmi delle difficoltàeconomiche e degli ostacoli tecnici o dell'in-flazione. Si tratta di una riforma di alto con-tenuto democratico, che pone alla prova l avolontà politica della maggioranza e quell adell ' opposizione .

Signor Presidente, onorevoli colleghi, ono-revole ministro, nel rinnovare la solidarietàdei socialisti ai lavoratori della RAI-TV in lot-ta, nell 'auspicare una rapida riforma democra-tica della RAI-TV, nell ' invitare i dirigent idell'ente a prefigurare sin da oggi con il lorocomportamento i contenuti della riforma, ch epossono essere prefigurati, intendo riafferma-re che i socialisti si battono per una radiote-levisione che sia strumento qualificante di ele-vazione civile e culturale, e strumento di im-parziale informazione dei cittadini, nella con-sapevole convinzione che quella che i lavora -tori italiani vogliono è una televisione impar-ziale, ma, torno a ripeterlo anche se l ' ho dettoprima, non neutrale, che è cosa diversa, ri-spetto ai valori ed agli ideali della Costituzio-ne repubblicana, ai grandi valori civili di un asocietà civile ed avanzata come deve esserequella italiana . (Applausi a sinistra) .

PRESIDENTE . È iscritto a parlare l 'ono-revole Granelli . Ne ha facoltà .

GRANELLI . Signor Presidente, onorevol iColleghi, onorevole ministro, all'origine di

questo opportuno dibattito sulla RAI-TV, v isono, come è noto, molteplici fattori ; vivac ipolemiche riguardanti l ' assetto interno del -l'ente e preoccupazioni per lo stato di ten-sione esistente tra il personale nell'aziend asi intrecciano, in sostanza, con il legittim ointento di ciascuna parte politica di richie-dere, nel momento in cui è in atto un consi-derevole sviluppo della radiodiffusione e dellatelevisione, garanzie effettive circa l ' impar-zialità di un servizio di formazione e di infor-mazione della pubblica opinione, che – persua natura – riveste una grande e determi-nante importanza in ogni società libera e de-mocratica .

È abbastanza ovvio che la passione pole-mica su atti che coinvolgono interessi di vari ogenere prevalga sui temi di maggiore respiro ;eppure sembra a noi che anche gli episodilamentati sottolineano per molti aspetti l 'ur-gente necessità di un ' ampia riforma di strut-ture che deve trovare a livello legislativo, enon in una mera razionalizzazione aziendale ,la sua sede più naturale .

Sarebbe pertanto improduttivo fermarc ioggi ad una pura polemica . L'attenzione perquanto è accaduto o accade e la richiesta d iprecisi chiarimenti è pienamente legittima ,evidentemente, e non mancheremo certo d ìesprimere con franchezza il nostro pensieroanche a questo proposito . Ma l 'obiettivo prin-cipale del dibattito parlamentare ci sembr aquello di allargare l'orizzonte del confrontofra le varie opinioni per preparare il terrenoa soluzioni adeguate, per sollecitare oppor-tune iniziative legislative di Governo, per ga-rantire, insieme con il normale funzionament odel servizio, una evoluzione dello strumentoradiotelevisivo, ispirata al principio irrinun-ciabile della certezza del diritto, alle possibi-lità offerte dalle moderne tecnologie delle co-municazioni di massa, al progresso democra-tico della società italiana anche in questocampo.

Si devono perciò distinguere, a nostro av-viso, i problemi concreti di funzionamentoriguardanti l 'attuale assetto giuridico e azien-dale, che richiedono interventi immediati oa breve periodo, dalle questioni attinenti aduna nuova disciplina, a modifiche struttural iche sollevano responsabilità più generali d iordine politico e legislativo .

Ogni confusione di questi campi sarebbedannosa . Il miglioramento della gestione, in -fatti, non può supplire a carenze istituzional imesse in luce sempre di più dalle rapide tra-sformazioni della società ; così come una po-sitiva soluzione politica democratica non può

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prescindere nella sua concreta attuazione d auna efficiente organizzazione aziendale apert aalla collaborazione di tutte le forze interes-sate alla corretta gestione del servizio pub-blico .

Gli episodi antichi e recenti che hann omesso in luce disfunzioni, pericoli, ritardi ,riguardano entrambi i casi . Per dare di ess iuna valutazione obiettiva è indispensabil etuttavia tener conto, da un lato, dell'intens oe non sempre ordinato sviluppo registrat odal settore negli ultimi anni (specialmenteper quanto riguarda la televisione) e non sot-tovalutare, dall'altro, la crescente importanzasociale, culturale e politica che è andata as-sumendo, anche nei paesi più progrediti, l atecnica delle comunicazioni di massa .

Non si può dimenticare, tanto per citareuna cifra significativa, che dai 90 mila abbo-nati alla televisione del 1954 siamo passati, ne -gli ultimi anni, a quasi 3 milioni di abbonat ie che il pubblico degli utenti raggiunge ogg ii 15 milioni, pur coprendo soltanto il 60 pe rcento della massa potenziale, ed è per quest oin continuo e progressivo aumento . Non menorilevanti appaiono, assieme a questo impres-sionante allargamento di dimensioni, gli ef-fetti rivoluzionari del mezzo televisivo, pe rquanto riguarda l ' immediatezza e l ' influenzadei fattori formativi ed informativi sull ' opi-nione pubblica. Studiosi italiani e stranier ihanno da tempo sottolineato, dall'Alberoni a lMcLuhan, come il nuovo mezzo di comunica-zione, rappresentato dalla televisione e dal -l 'uso dell ' immagine viva e diretta degli avve-nimenti contemporanei, significhi, in sostanza ,un contatto immediato tra l'uomo e la realt àstorica e umana anche la più lontana, che as-sume il valore di un potente e straordinari ostrumento di orientamento, di risveglio, criti-co, di formazione della coscienza individual ee di quella collettiva .

Come stupirsi, allora, di fronte a tutto ciò ,dell ' inadeguatezza di uno strumento nato sul -la base di un regio decreto del 1936, in benaltre situazioni storiche, e sviluppato più sott ola spinta delle cose che non sulla scorta di u nlungimirante disegno di riforma e di adegua -mento ? Come meravigliarsi del crescente in-teresse di tutte le forze politiche, nessun aesclusa, di tutte le correnti di pensiero, degl iordinamenti democratici, nelle loro espressio-ni di Governo o di opposizione, attorno a itemi del potere, del controllo, della legittimi-tà, nella gestione di uno strumento di quest aportata ? Come negare una funzione pubbli-ca di un servizio del genere, giustamente ri-badita nella nota sentenza della Corte costi -

tuzionale del 1960, in nome di una astrattalibertà di informazione, che finirebbe conl'affidare a precisi interessi privati, economicie non, forti possibilità di influenza e di pres-sione sulla pubblica opinione ?

I problemi, come si vede, sono di grand emomento. Il rapido sviluppo cui abbiamo assi-stito e assistiamo ha portato sovente, nel ri-tardo di un adeguamento legislativo che ècompito precipuo del Parlamento e della clas-se politica, uomini investiti di responsabilitàoperative e lo stesso potere esecutivo ad affron-tare con evidenti margini di rischio e di error eproblemi che non potevano essere rinviati senon a prezzo di ancora più gravi e colpevol i

ritardi .Ma questa politica di emergenza, che è u n

dato obiettivo della realtà e che non può esser einvocata per attenuare le responsabilità di ri-tardi o per coprire mere operazioni di potere ,dove lasciare al più presto il posto ad una po-litica organica di chiara e ben definita demo-cratizzazione e razionalizzazione dell ' interosettore. È giusto riconoscere anche i meriti d ichi ha operato in condizioni non certo facil i

in tutti questi anni . Poco obiettive ci sono

parse, a questo proposito, le polemiche incro-ciate di chi tende a denunciare un preteso fi-locomunismo della RAI-TV e, all 'opposto, lapiù completa subordinazione alle tecniche d imanipolazione del neo-capitalismo . E l'eco disuggestive trasmissioni, di vivaci dibattit i

aperti a tutti, di coraggiose ricerche accom-pagnate non a caso da violenti attacchi dellastampa di destra dimostrano a mio avviso i l

contrario. E doveroso quindi riconoscere quan-to di positivo si sia realizzato. Ma l'onestacomprensione per gli sforzi posti in atto daidirigenti e dal personale tutto, che ha diret-tamente contribuito al forte sviluppo del ser-vizio radiotelevisivo, non può essere scambiat acon l'avallo di tendenze pericolose che pure s i

sono manifestate e potrebbero addirittura osta-colare un futuro auspicato processo di rifor-ma. Ci riferiamo soprattutto alla tendenza,già deplorata anche in altra sede, a concepir espesso gli adeguamenti necessari in termini d ipura occupazione di potere o l'esaurire il pro-blema dei controlli come di un equilibrio de-mocratico nella gestione, sul terreno di quell apratica spartizione di influenze che viene os-servata o di un ossequio formale verso orga-nismi di vigilanza obiettivamente insodisfa-centi .

Abbiamo sempre considerato le battagli eper gli organigrammi o per i controrganigram-mi battaglie di retroguardie cariche di risch i

involutivi . Né basta a riscattarle, a nostro av-

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viso, una modifica dell 'equilibrio di potere avantaggio di chi ha sviluppato o svilupp aforti critiche per ottenere in pratica un raf-forzamento del proprio potere contrattuale el ' accoglimento, magari, delle richieste prece-dentemente negate . Non siamo ispirati, nelmuovere questa critica, da ragioni moralisti -che né dalla pretesa di ridurre ad astratto tec-nicismo problemi che non possono sfuggirea corrette valutazioni politiche ; siamo mossi ,tra l 'altro, anche dalla preoccupazione di evi -tare facili ondate qualunquistiche alimentat eda comportamenti dubbi o discutibili, che ri-chiedono anche in questa sede chiare rispost eda parte del Governo .

Parlamento, Governo e partiti non posson ocerto estraniarsi da impegni precisi in quest adelicata materia ; ma è indispensabile che laloro attenzione si rivolga in primo luogo altema di una moderna e democratica riform alegislativa e di struttura del servizio radiote-levisivo, di indirizzi generali ancorati al prin-cipio della obiettività e dell ' imparzialità del -l'informazione, di una chiara disciplina chefaccia salve senza prevaricazioni dannose l eesigenze di una gestione responsabilizzata edi un controllo tempestivo ed efficace, perch éè in questo quadro e solo in questo che pu òessere sdrammatizzata e legittimata, a mio av-viso, la stessa scelta degli uomini, la difes agiusta dell ' autonomia aziendale, la valoriz-zazione del rapporto di scambio e di collabo-razione tra impresa televisiva e utenti stessi .

Non è in discussione, evidentemente, il ne-cessario ricambio delle responsabilità, la na-turale mobilità dei dirigenti che sono fattor iineliminabili in qualsiasi azienda di grand edimensione. il metodo usato per vararenuovi equilibri, distinzioni di responsabilità ,cambi della guardia con scarse e poco credi -bili motivazioni che solleva preoccupazion ie perplessità attorno a decisioni che, data l anatura pubblica del servizio, hanno invecebisogno di essere circondate da chiarezza eda maggior pubblicità .

Giustamente il professor Elia, che non po-teva certo rivendicare una sorta di inamovi-bilità nel compito di rappresentanza che gl iera stato attribuito in passato, ha protestat ocon amarezza per essere stato rimosso dal su oincarico senza alcuna comunicazione preven-tiva, e ha presentato le sue dimissioni da lconsiglio di amministrazione della RAI-T Vper denunciare, come si legge nella sua let-tera inviata al ministro delle partecipazion istatali, una procedura che dimostra quantosiamo lontani in Italia dalla situazione di in -dipendenza attribuita ai governors della BBC

o, in altri settori, ai membri delle IndependentCommissions statunitensi . Non sono cert ogli aspetti personali della vicenda che inte-ressano in questa sede, quanto i sintomi in -quietanti di procedure che devono trovarepronte correzioni, perché chiunque viene in -vestito da compiti di rappresentanza e di con-trollo in un campo così delicato deve poter di-sporre di uno status che lo garantisca da ogn ilimitazione presente o futura nello svolgi -mento delle sue funzioni di rappresentanza .Ciò è possibile, oltre che doveroso, anche al -l'interno delle strutture attuali, pur nei limit idi un servizio pubblico in concessione, perch éè su questo terreno che si può dar prova d ivolontà politica, di coerenza operativa, sull avia di una riforma che, se coinvolge disposi-zioni di legge, esige modifiche di strument itradizionali, e non può certo prescindere dal-l'affermarsi di metodi nuovi anche a livell odi gestione aziendale . Per questo, attendiamoin questo campo chiare risposte e precise as-sicurazioni da parte del Governo . Ma le po-lemiche attorno agli organigrammi, alle pro-cedure, al metodo, non possono far perder edi vista il problema centrale, che è quell odella riforma, in prima istanza, e che è pro-blema squisitamente politico, anche se nonpossono essere trascurati gli aspetti funzional ied operativi dell'azienda radiotelevisiva . L'av-vio a soluzione di questo problema richiedea livello politico parlamentare un approfon-dito e franco dibattito .

Su tre ordini di problemi ritengo oppor-tuno, ora, richiamare sinteticamente l'atten-zione, con la riserva di approfondire il discor-so in successive occasioni : 1) i problemi dell agestione e del controllo della RAI-TV ; 2) i

problemi di una diversa articolazione dell'at-tuale struttura centralista ; 3) i problemi dellariorganizzazione aziendale .

Per quanto riguarda il primo ordine di pro-blemi nessuno – o pochi per lo meno – mett eoggi in discussione, almeno apparentemente ,il regime giuridico che riserva allo Stato i lservizio radiotelevisivo, nonché il potere del -l'amministrazione di provvedere ad esso me-diante concessione ai privati . Sull'obiezionedi legittimità della convenzione tra Stato eRAI-TV, società per azioni del gruppo IRI ,resa esecutiva con il decreto del Presidentedella Repubblica 26 gennaio 1952, ha autore-volmente deciso con la sentenza del lugli odel 1960 la Corte costituzionale . Nel merito,quella sentenza ha osservato che l'attività ra-diotelevisiva è « predestinata, in regime d i

libera iniziativa, quanto meno all'oligopolio »e pertanto rientra in quel genere di attività

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che consente allo Stato, sulla base dell'arti-colo 43 della Costituzione, di sottrarre tal eimpresa alla libera iniziativa in funzione d iun evidente interesse pubblico .

.

La motivazione si riferisce anche all'arti-colo 21 della Costituzione per sostenere, i nstretta coerenza con l'affermazione preceden-te, che « rispetto a qualsiasi soggetto monopo-lista, lo Stato monopolista si trova istituzio-nalmente nelle condizioni di obiettività e d iimparzialità più favorevoli per conseguire i lsuperamento delle difficoltà frapposte dall anaturale limitatezza del mezzo alla realizza-zione del precetto costituzionale volto ad assi -curare ai singoli la possibilità di diffonder eil pensiero con qualsiasi mezzo » .

Occorre tuttavia notare che tale conven-zione avrà termine il 15 dicembre 1972 e che ,in vista di quella scadenza, è urgente avviarein sede legislativa, in aderenza ai principi co-stituzionali, il discorso sulla riforma strut-turale del servizio radiotelevisivo, sulla rior-ganizzazione delle forme di garanzia e di con-trollo, sull 'adeguamento più efficace di que-sto strumento alla sua accresciuta importanzasociale e civile .

Non può sfuggire, infatti, il rischio che ,in mancanza di una moderna soluzione legi-slativa del problema, possa essere prolungat ain modo precario l'attuale situazione giuri -dica e funzionale, quando è noto che, anch enell'ipotesi di una eventuale riconferma de lregime di concessione, è comunque indispen-sabile un aggiornamento normativo . 1J dun-que interesse di tutte le parti politiche, qual eche sia il loro specifico orientamento in ma-teria, avviare l'esame delle proposte già pre-sentate al Parlamento, o predisporne dell enuove, per aprire la via concretamente all'ite rlegislativo . Su questo punto intendiamo sol-lecitare il Governo a prendere una iniziativ aal riguardo .

-Ma per rendere costruttivo il confronto e

la ricerca di soluzioni adeguate è necessario ,a nostro avviso, liberare preliminarmente i lcampo sia dalle scelte evasive sia dallo scon-tro radicale di tesi contrapposte che favori-scono soltanto l'immobilismo reciproco .

Le scelte evasive riguardano l'illusione d irisolvere il problema con il tradizionale eastratto garantismo che, attraverso le formul edel tecnicismo e della razionalizzazione, do-vrebbe meglio tutelare il fondamentale prin-cipio dell'obiettività e della imparzialità del -l'informazione . Il dissenso non è sul princi-pio, bensì sull'efficacia della sua tutela pe rquesta via tradizionale e insufficiente rispettoalle enormi possibilità oggi fornite dalla tec -

nologia dei mezzi di comunicazione di massa .Anche un tecnicismo apparentemente obiet-tivo e neutrale potrebbe oggi facilmente tra -sformarsi, in una società che tende al con-sumismo, in una raffinata manipolazionedell'informazione .

La stessa selezione delle notizie, la scelt adei messaggi e delle immagini, il corrett orapporto con tutte Ie correnti della cultura edel pensiero, implicano giudizi di valore e d iopportunità non certo esauribili sul terren odella pura obiettività tecnica . L 'esempio dellarelativa indipendenza della stessa stampa in -dipendente fornisce ogni giorno l 'esempio d iinfluenze e di alterazioni che certamente ri-tardano, anziché favorire, la possibilità dell aopinione pubblica di attingere a fonti di in -formazione precise, attendibili, apertament econfrontabili con le diverse versioni degli av-venimenti .

È proprio, a mio avviso, la rivoluzion etecnologica dei mezzi di informazione che ac-centua nel nostro tempo, come osserva l astessa sentenza della Corte costituzionale ,l'obbligo dello Stato di tutelare per tutti ,senza discriminazione alcuna, l'obiettività el'imparzialità delle informazioni . Non basta ,quindi , ottenere, come sembrano preferire icolleghi di parte liberale, l ' estraneità dei par-titi, per raggiungere la certezza della obiet-tività, o ridimensionare l ' intervento pubblicoin funzione di una privatizzazione più omeno larvata del settore, per garantire l'im-parzialità .

Il problema vero è un altro : si tratta di ve-dere con quali mezzi, con quali controlli, at-traverso quali forme, Io Stato può esser emesso nelle condizioni di garantire con effi-cacia, di fronte alla società, ai fermenti cul-turali, alle correnti politiche e di pensiero ,quella obiettività e quella imparzialità chesono il fenomeno morale e giuridico stesso

del suo intervento .Ma se questa finalità è il filo conduttore di

ogni riforma, non giova al raggiungimento d isoluzioni positive lo scontro frontale su tes i

unilaterali difficilmente conciliabili . Il cor-retto funzionamento di una istituzione radio -televisiva che sia al servizio dell ' informa-zione pubblica e che assicuri, nel rigoroso ri-spetto delle verità dei fatti e delle opinioni ,l'obiettività delle trasmissioni, implica un anetta distinzione dei compiti di gestione daquelli, che devono essere effettivi e non for-mali, del controllo .

L ' abitudine a confondere queste due sfer econ la pratica dei controllati controllori è ne-gativa sempre, ma è disastrosa in questo

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campo, sia che venga applicata a favore de lGoverno contro le opposizioini, sia che veng ainvocata dal Parlamento o dalle associazion idegli utenti a scapito dell'esecutivo . Senzachiarezza su questo punto, estremamente con-troverso, ci sembra che ogni proposito di ri-forma sia destinato a scontrarsi con difficolt àinsuperabili .

certo indispensabile definire con preci-sione che cosa si intende per gestione e checosa si intende per controllo, anche per evi-tare formulazioni tradizionali che, in pratica ,non consentono né l 'uno né l ' altro. Ma nonsi può ignorare questo fondamentale proble-ma. E possibile, del resto, immaginare unacomune responsabilità del Governo e delle op-posizioni, nell'esercizio delle funzioni di ge-stione e di controllo, senza danneggiare con-cretamente l 'una e l 'altra e senza condannar eall'immobilismo o alla crisi l'istituzionestessa ?

Sarebbe giustificabile una soluzione chesancisse in pratica un monopolio esclusivodel Governo tramite una gestione priva dicontrolli reali del Parlamento in tutte le sueespressioni, o un monopolio delle opposizion iche escluda, attraverso un regime assemblear eretto sulle nomine parlamentari e sulle asso-ciazioni degli utenti, le responsabilità specifi-che dell 'esecutivo ? Eppure le proposte d ilegge presentate, compresa quella del collegaDe Maria, risentono a mio avviso di quest aopposta tendenza ad affermare in pratica unasorta di inaccettabile esclusività .

Al di là di ogni giustificazione polemica ,queste tesi non ci sembrano convincenti . Nelquadro dell 'ordinamento democratico dell oStato, vi sono funzioni specifiche e inaliena-bili del Governo, delle opposizioni e degli or-gani di controllo che non possono essere alte -rate senza alterare lo spirito e la lettera dell astessa Costituzione . In tutto il mondo, de lresto, dagli Stati Uniti alla Russia sovietica ,è fuori discussione il diritto-dovere del Go-verno di esercitare le proprie responsabilità ,in taluni casi con opportune limitazioni, e i naltri, come è noto, persino senza alcun con-trollo, a tutela dell ' interesse pubblico dell ' in-formazione .

Ma la via corretta da ricercare realistica -mente, con pieno rispetto della legalità costi-tuzionale e del pluralismo politico e culturaledella società italiana, una soluzione positivae democratica del problema è quella, a mi oavviso, che consenta da un lato di responsa-bilizzare direttamente il Governo nell 'eserci-zio autonomo delle sue prerogative costitu-zionali per quanto attiene al presidio e alla

direttiva generale dei compiti di gestione conla salvaguardia delle più opportune autono-mie aziendali, e di puntare dall 'altro su unrafforzamento concreto, e non solo sotto i lprofilo formale, della funzione di controllodel Parlamento e delle opposizioni, nonchésu quella degli altri organi dello Stato inve-stiti di tale funzione a livello amministrativ oe giurisdizionale .

La soluzione auspicata, ovviamente, nonva confusa con l 'assetto attuale che è di fattolacunoso e insodisfacente, sia nel camp odella gestione sia in quello del controllo; mapuò essere il punto di arrivo, dopo un franc oconfronto parlamentare, di una organica eprofonda riforma delle strutture in vigore .Sono noti, infatti, i limiti dì funzionamento ,se si prescinde dalla programmazione delleiniziative che interessano direttamente tutt ii partiti, della Commissione parlamentare d ivigilanza, la natura corporativa e burocratic adel comitato operante presso il Minister odelle poste, gli svantaggi di una gestione or-ganizzata in un regime di concessione e di in -diretta responsabilità dell ' esecutivo che, comesi è già notato, risale ad una vecchia e ormaisuperata normativa . I suggerimenti avanzat ida varie parti, da quello per la costituzione d iun Comitato dei garanti che sia diretta espres-sione del Parlamento, alle altre proposte pe rvarie forme di partecipazione e di controllo ,sono senz 'altro degni della massima conside-razione, purché la loro attuazione sia ricon-ducibile ad una riforma organica che no nlasci in ombra la questione di fondo che ab-biamo richiamato .

Per quanto riguarda il secondo -ordine d iproblemi, vi è da notare che, tra gli element idecisivi di una modifica sostanziale dell 'or-dinamento attuale vi è quello di una diversaarticolazione della struttura dei servizi tele -visivi, che risente di una impostazione cen-tralistica nei confronti della società italiana ,che a livelli differenziati manifesta positiv espinte culturali e sociali . Le garanzie di uncorretto funzionamento democratico del servi -zio radio-televisivo non possono infatti fa rdimenticare che vi è un rapporto vitale dacurare con l'esterno, con il mondo plurali-stico della cultura, con le esigenze della so-cietà civile in tutte le sue articolazioni, ch edeve trovare adeguate sedi istituzionali entr ocui manifestarsi . In un rapporto - non so an-cosa se ufficiale o no - sulla riorganizzazionedella RAI-TV, elaborato da De Rita, Marti-noli, Bruno, discutibile per molti aspetti estimolante per altri, è stata giustamente ri-chiamata la necessità di superare il puro rap-

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porto burocratico o di rivendicazione campa-nilistica che è oggi in vigore tra la sede cen-trale del servizio radiotelevisivo e i centr iperiferici di produzione . Il problema non èsolo di maggiore articolazione funzionale .

Questi centri » – è detto nel rapporto citato« devono operare in conformità alle diret-

tive impartite dagli organi centrali, ma conun 'autonomia, un grado di libertà e di indi -pendenza che, ancora più che dalla distanz ageografica, vengono giustificati dall'oppor-tunità e dalla istanza che ciascun centro ri-ceva o recepisca dall'ambiente in cui oper aun apporto culturale e sociale originale, i lquale utilizzi energie locali, la cui linfa no npotrebbe forse raggiungere nemmeno la sedecentrale di Roma » .

Questa impostazione è totalmente condivi-sibile. L ' opportunità di procedere in questadirezione, tra l'altro, verrà accentuata dallaistituzione delle regioni che comporteranno ,inevitabilmente, l'esigenza di più ampie edifferenziate informazioni politico-sociali, maè senz'altro augurabile che ci si metta al piùpresto sul terreno operativo, raccogliendo pro -poste e suggerimenti che lo stesso personal eed i quadri periferici vanno da tempo stu-diando, perché al di là dei vantaggi di sburo-cratizzazione una riorganizzazione siffatta èsenz'altro conciliabile con le prospettive alungo raggio della riforma generale .

Si potrebbe cominciare, con evidenti van-taggi di sperimentazione, con un decentra-mento per grandi aree geografiche o interre-gionali, delegando gli attuali centri di produ-zione periferica – mi riferisco a Milano, a To-rino, a Napoli, eccetera – prevedendo anch el'istituzione di nuovi canali e a svolgere atti-vità creative, programmi specifici e aggiun-tivi, iniziative meglio corrispondenti all 'am-biente, realizzando in concreto una maggior eautonomia decisionale in sede locale e nuov efunzioni di controllo e dì direzione presso l edirezioni centrali competenti .

Questa osservazione su una diversa arti-colazione funzionale del servizio radiotelevi-sivo, in corrispondenza al pluralismo dell asocietà italiana ed alla concezione autonomi-stica dello Stato, pone in primo piano il terzoed ultimo ordine dì problemi cui volevo ri-ferirmi e cioè i problemi più tipicament eaziendali, i rapporti con il personale e con icollaboratori esterni e ci consente quindi d idedicare qualche rilievo finale anche a quest iaspetti non certo secondari della crisi in atto .

£ noto lo stato di agitazione in cui si trov ain questo momento il personale centrale e pe-riferico della RAI-TV . Le rivendicazioni non

sono soltanto di natura sindacale, ma inve-stono necessariamente problemi di ordina -mento interno, di stato giuridico, di progres-sione delle carriere e di partecipazione a ivari momenti decisionali, pur nell'ambit odelle direttive di carattere generale, dell'atti-vità aziendale . Il ritardo di una riforma d icarattere generale, unito alla indeterminatezzadella sua futura impostazione, ha pesato epesa negativamente anche sulla riorganizza-zione interna . R illusorio, secondo me, il ten-tativo di perseguire, in un'azienda che haavuto un vorticoso sviluppo, propositi di ra-zionalizzazione di regole organizzative, dirapporti funzionali, che si sono venuti so-vrapponendo in tutti questi anni, senza pors iil traguardo strategico di una nuova struttur aorganizzativa . Lo spazio di una pura e sem-plice razionalizzazione aziendale non è molto ,ma non mancano certo possibilità per avviar econ decisione – di intesa con i dirigenti ope-ranti ai vari livelli e in primo luogo con i lpersonale – un primo processo di riorganizza-zione interna .

Particolarmente delicata, a questo propo-sito, è la politica del personale, su cui inten-do richiamare l'attenzione . In un'aziendacome la RAI-TV, dove la spesa per il perso-nale si aggira attorno alla metà della spes atotale e dove la possibilità di utilizzare posi-tivamente, in rapporto alle mansioni e all ecarriere, circa i0 mila dipendenti, è assaicomplessa e problematica, è indispensabile ù nmaggior clima di collaborazione interna .

A quanto risulta dalle trattative di questigiorni tra dirigenti, sindacati e organi ammi-nistrativi, in vista del rinnovo deI contratto ,si sta opportunamente accettando di discu-tere anche i temi della partecipazione, ad ognilivello, del personale dipendente, dei colla-boratori e – aggiungerei io – in forme ade-guate, degli stessi utenti .

È questo un indirizzo da incoraggiare conl'accorgimento di evitare assestamenti corpo-rativi, intese puramente sindacali, e di favo-rire invece il massimo di responsabilizzazion edei dirigenti, del personale nello svolgiment odei suoi compiti e di collaborazione attiva tr al'azienda e l'utenza .

L'importanza di portare innanzi con que-sto metodo la riorganizzazione interna, la ri-classificazione delle mansioni, la selezione deidipendenti, la valutazione dei meriti ai fin idi carriera, per mettere ordine nel tumultuos osviluppo degli ultimi anni, non è però sol -tanto funzionale e se fosse soltanto tale ,non sarebbe questa, evidentemente, la sed epertinente . L'osservazione va più a fondo . La

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politica del personale riguarda una imposta-zione di carattere generale del servizio radio -televisivo . Quest'ultimo, infatti, deve pote rcontare, specie a certi livelli, sulle doti d ifantasia . di iniziativa, di creatività di dipen-denti e collaboratori, che devono essere in-coraggiati a ciò da una certezza di stato giu-ridico, dalla piena libertà di espressione, d aun ritmo crescente di partecipazione decisio-nale e di responsabilizzazione pur all'intern odei controlli rispettosi, per quanto riguarda igiornalisti e gli uomini di cultura, della lor odeontologia professionale .

La RAI-TV non è un'azienda come tutte l ealtre. La tecnologia delle comunicazioni d imassa ha bisogno, per adempiere in modoobiettivo e imparziale il suo dovere di infor-mazione e di formazione politica, non di buro-crati pigri o conformisti, non di protezioni afini di carriera, non di compromessi e di spar-tizioni di potere, ma di specialisti attenti escrupolosi, preparati, sensibili, di giornalistianimati da spirito nuovo e consapevoli di es-sere al servizio del pubblico e alla ricercacontinua della verità e dei valori che la so-cietà civile, nella sua autonomia, esprime in-cessantemente .

Per questo i problemi di riorganizzazioneinterna, la predisposizione di condizioni ade-guate per un pieno e libero svolgimento dell aattività istituzionale, la ricerca di intese con isindacati e con le organizzazioni di categoria ,rappresentano altrettanti punti su cui richia-mare con urgenza l'attenzione dei dirigenti .massimi della RAI-TV, come del Governo ,perché l ' instaurazione di un clima di serenit àe di responsabile collaborazione è pregiudi-ziale all'avvio, in sede politica e aziendale, d iun'organica e lungimirante politica di riforma .

Anche se originato da polemiche e da epi-sodi preoccupanti, questo dibattito parlamen-tare, oltre a fornire al Governo l 'occasione d idare doverosi chiarimenti, ha consentito di ri-chiamare l 'attenzione di tutti sull ' importanzache può avere, sul nostro sviluppo democra-tico e civile, un adeguamento coraggioso de lservizio radiotelevisivo, non tanto sul terren oscivoloso dei compromessi di potere, quant osu quello di una risposta moderna e demo-cratica che fronteggi in tempo la rapida rivo-luzione dei mass-media nella società del fu -turo. Le conquiste tecniche, da sole, non li-berano l'uomo, i gruppi sociali, le comunitàintere, dalla subordinazione alle manipola-zioni del potere costituito o dall'alienazion ecompensata da una piatta civiltà dei consumi .

In un recente convegno, Angelo Roman òconcludeva la sua relazione con una esures-

sione che coglie in maniera perfetta, a mi oavviso, l ' importanza del nuovo mezzo televi-sivo rispetto a questa trasformazione dell asocietà. Diceva il Romanò : « Occorre com-prendere l'immensa potenza di penetrazione edi influenza della radiotelevisione e la sua ca-pacità di suggerire un nuovo rapporto con l arealtà contemporanea e con i suoi problemi .Le forme in cui si esprime la cultura di mass asono, per la prima volta nella storia, form eglobali . C'è, nelle sue tecnologie, una caricarivoluzionaria . Essa interpreta un ruolo ch eera impensabile prima del suo apparire : desa-cralizza il potere culturale, ne smaschera i lmistero, lo mette alla portata di tutti . Ma ingenerale fatichiamo ancora a riconoscerla ead accettarla, e si capisce il perché : tutta lanostra storia passata è una storia di culturaelaborata e consumata da piccoli gruppi, dif-ferenziata, fortemente egocentrica, mentre l edimensioni della cultura del futuro sono di-mensioni planetarie. Accadrà per noi tutti ne iconfronti del mondo quello che è accaduto pe ril sottoproletariato analfabeta nei confront idell'Italia . Lo riconosceremo come nostro tutt ointero e ci meraviglieremo di aver vissuto pe rtanto tempo dentro un orizzonte fittizio cheritenevamo naturale ed era invece semplice -mente storto . Il controllo e l'esercizio dei

mass-media è uno dei problemi politici fon-damentali di una società a livello tecnologico

avanzato, ma i mass-media sono in essa unarealtà tanto più positiva quanto più chiar esono le loro autonome funzioni e definite l eleggi del loro libero esprimersi . Sono le fun-

zioni e le leggi della cultura tout court : co-noscenza, permanente ridefinizione, dimensio-namento dei problemi sulla scala del mondo ,demistificazione e rimozione di ogni tabù .Una società avanzata si riconosce e si autocor-regge, si specchia e si ricrea dentro la su acultura che già tende ad essere quella chedovrà essere domani pienamente la cultura d i

tutti » . Mi sembra che questa espressione, si a

pure accettata nel suo significato filosofico eletterario, dimostri che gli strumenti della ri-voluzione tecnologica possono in tutti i campi ,e a maggior ragione in quello delle comunica-zioni di massa, essere oggi potenti strument i

di emancipazione, di valorizzazione dell'uo-mo, di avvicinamento alla verità, di liber o

confronto in un clima di dialogo tra tutte l e

espressioni culturali, politiche e di pensiero :

sarebbe grave se l'esasperazione polemica, l aunilateralità delle tesi, il ritardo o l'immobili-smo, il mancato corretto rapporto tra Govern oe opposizioni impedissero al Parlamento ne lsuo insieme, al Governo e alle opposizioni per

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quanto rispettivamente li riguarda, di met-tersi sulla via di un serio e approfondito di -battito per trovare, in vista della scadenza de l1972, soluzioni legislative adeguate a favorireanche con un pubblico servizio radiotelevisivomoderno, garantito da efficaci controlli demo-cratici, il cammino della società italiana versol'affermazione di una libertà e di un plurali-smo che siano non già privilegi di pochi, ma.conquista di tutti attraverso quella rapida dif-fusione dei valori della cultura e quel civileconfronto politico e delle idee che il progress otecnico e scientifico è oggi in condizione disempre meglio favorire nel comune interesse .(A pplausi al centro) .

PRESIDENTE . E iscritto a parlare l ' ono-revole Lajolo . Ne ha facoltà .

LAJOLO. Signor Presidente, onorevoli col-leghi, sarei molto scettico sul valore costrut-tivo di questa discussione parlamentare per -ché ho partecipato da almeno 12 anni a tutt ele discussioni che sono state fatte in quest aaula e nella Commissione parlamentare d ivigilanza sulla RAI-TV.

La proposta che credo sia decisiva e defi-nitiva - e che io raccolgo dall'onorevole Ber-toldi e dall 'onorevole Granelli - è di ritor-nare finalmente a quella che deve essere lariforma da varare in Parlamento . Infatti, l aRAI-TV è un'altra testimonianza del cattiv ofunzionamento del Parlamento, è soprattutt ouna testimonianza dell ' impossibilità chehanno le opposizioni di fare valere i loro di -ritti costituzionali anche nel Parlamento .

Io voglio ricordare brevissimamente a icolleghi (mi atterrò soltanto a questa parteche riguarda i rapporti con il Parlamento,perché l'altra parte è stata svolta dal collegaCaprara) quello che è avvenuto fino ad oggiper la RAI-TV. Fin dalla prima legislaturaera stata presentata una proposta 'di legg eper la riforma della RAI-TV, proposta chenaturalmente non ha trovato alcun ascolta-tore e che nessuno ha portato avanti, perchéda parte del Governo e da parte della mag-gioranza democristiana questi discorsi non s isono mai voluti sentire .

Nella seconda legislatura una proposta so-cialista e comunista è stata ripresentata . Cre-sceva già . in quel tempo il peso della televi-sione, cresceva cioè il peso determinante ch e.ancora in questo momento, con le parole d iun alto funzionario della televisione, il col -lega Granelli ricordava .

Noi, nonostante che nascesse la televisio-ne in Italia, che essa fosse ancora più impor -

tante di quello che era la radio, non abbiamomodificato alcuna legge . Se sí stesse alleleggi vigenti, a quelle luogotenenziali de l1945-46, noi non dovremmo occuparci dell atelevisione, perché non risulta in nessun alegge quali dovrebbero essere i provvedi-menti per la televisione . Noi abbiamo solle-citato fin da allora - molte volte chiedendol oin quest'aula - di potere discutere il proble-ma della riforma della RAI-TV . Ma questoproblema non si è mai voluto affrontare edè questo il tema che taglia le gambe anche a iragionamenti più veri che sono stati fatti d aaltre parti politiche . Tutte le discussioni ch esi fanno vengono a concludersi nello indaga-re la volontà politica di fare la riforma dell aRAI-TV, volontà politica che finora non c ' èstata .

Poc ' anzi il collega Granelli ha ricordatola sentenza della Corte costituzionale . Io l 'horecitata a memoria tante volte perché in ogn idibattito questa sentenza è stata sempre inprimo piano .

Io ricordo soltanto quello che ha volut oricordare il collega Granelli e cioè che que-sta sentenza è di nove anni fa . Sono passat inove anni, ed essa è sempre stata disattes anella maniera più vergognosa. Era una sen-tenza fatta anche per difendere il monopoliodella televisione nelle mani dell ' azienda del -

l'IRI; questa difesa del monopolio, come eraprecisato nella sentenza della Corte costitu-zionale, valeva soltanto se si fosse fatta unalegge che avesse disciplinato una nuova strut-tura della radio e della televisione . Oggi èdavvero molto difficile difendere questo mo-nopolio. Vi sono stati dei tentativi - voi losapete meglio di me - abbastanza important iper rompere questo monopolio, ma come s ifa a respingere questi tentativi, se non si ad -diviene alla riforma, se non si fa quella leggeche questa sentenza richiedeva nove anni fa ?

La seconda condizione, che questa senten-za della Corte costituzionale poneva in risal-to, era quella che la RAI-TV diventasse u nservizio pubblico . Ora, anche da parte deicolleghi socialisti, erano state presentate, i nun primo tempo, delle proposte che insiste -vano su questo concetto del servizio pubbli-co. Persino l'onorevole Scalfari, che per di -fendere il concetto ha fatto una campagnagiornalistica sul giornale che dirigeva prim adi diventare parlamentare, oggi ha dimenti-cato tutto questo ed è pronto ad accettare chela RAI-TV dipenda dall'esecutivo, cercand odi dare come contorno - mi sembra che l oabbia detto ieri - un garbato controllo sull a

RAI-TV stessa .