Attaccamenti Traumatici Uno Studio Empirico su Alcuni Aspetti Del Funzionamento Mentale in Un...

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Attaccamenti traumatici: uno studio empirico su alcuni aspetti del funzionamento mentale in un campione con una storia di maltrattamenti e abusi.Marco Barra°, Filippo Mittino°, Chiara Comella°, Claudia Lasorsa°, Cesare Albasi°*.°Facoltà di Psicologia, Università degli Studi di Torino* ASP e SIPRe (Società Italiana di Psicoanalisi della Relazione)[email protected] presente lavoro si inserisce nelle nostre attività cliniche e di ricerca sui bambini e sugli adolescenti (cfr. Albasi, 2004a, 2004b, 2005a, 2005b); in particolare, si colloca nel filone di ricerche sul trauma, la dissociazione e il coinvolgimento del corpo dal punto di vista della psicoanalisi relazionale e della teoria dell’attaccamento (Albasi, 2006, 2009). La ricerca si prefigge di studiare le relazioni tra i Modelli Operativi Interni (MOI), i processi dissociativi e le manifestazioni somatiche, in uno studio effettuato su un campione di ragazzi vittime di abuso sessuale e/o grave maltrattamento. Il campione oggetto della nostra indagine è composto di 35 soggetti che hanno subito abuso sessuale o trascuratezza o grave maltrattamento fisico/psicologico, di cui 17 maschi (48,6%) e 18 femmine (51,4%), di età compresa fra gli 8 e gli 11 anni, con un’età media di 10,1 anni.Questo campione è stato confrontato con un campione di controllo composto da 70 soggetti: 34 maschi (48,6%) e 36 femmine (51,4%) di età compresa fra gli 8 e 11 anni, con un’età media di 9,08 anni.Per quanto riguarda gli strumenti, sono stati utilizzati:• Scheda socioanagrafica;• Separation Anxiety Test (SAT) di Attili (2001): test semiproiettivo che consente di rilevare il rischio di un esito patologico dello sviluppo dello stile di attaccamento ed individuare le rappresentazioni mentali del bambino relative alla relazione con l’altro significativo (MOI).• CDC (Children Dissociative Checklist) (Putnam, 1993), che consente di identificare bambini e adolescenti con disturbi dissociativi; lo strumento include una specifica attenzione all’indagine dei sintomi dissociativi che coinvolgono la dimensione corporea, quali somatizzazioni e condotte autolesive. E’ una misura basata sul resoconto d’osservatori, che nel nostro caso corrispondono a educatori e insegnanti.• Metodo dei Prototipi e delle Variazioni (PVM) di Seganti (1995): attraverso l’analisi grammaticale, consente di decodificare gli aspetti non verbali del linguaggio, al fine di studiare gli schemi relazionali prototipici.Abbiamo formulato tre ipotesi di lavoro: 1) nel campione clinico la percentuale di soggetti con attaccamento disorganizzato e confuso è maggiore rispetto al campione di controllo; 2) i soggetti del campione clinico presentano maggiori evidenze di processi dissociativi in atto, rispetto al campione di controllo; 3) i soggetti con uno stile di attaccamento disorganizzato e confuso al SAT riportano un punteggio maggiore alla scala CDC. Alla luce dei dati ottenuti, possiamo affermare che le persone che hanno subito maltrattamento e abuso presentano una percentuale di attaccamento disorganizzato e confuso più elevata rispetto sia al campione di Controllo sia al campione normativo di riferimento nella standardizzazione dello strumento. KEY WORDSTrauma, attaccamento, dissociazione.AREA TEMATICA DI RIFERIMENTOclinica.BIBLIOGRAFIAAlbasi C. (2004a), Confini e relazioni. La psicoterapia dell’adolescente tra psicoanalisi relazionale e teoria dell’attaccamento. Abilitazione e riabilitazione, 13, 1, pp. 9-24. Albasi C. (2004b), Appunti sulla psicoterapia psicoanalitica relazionale dell’adolescente tossicodipendente, www.psychomedia.itAlbasi C. (2005a), Trauma, dissociazione e intervento psicologico in età evolutiva in situazioni di patologia organica. Introduzione al Simposio, In Riassunti delle comunicazioni, Congresso AIP-Cagliari 2005.Albasi C. (2005b), Il concetto di Modelli Operativi Interni Dissociati e la sua applicazione nel lavoro con

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Attaccamenti traumatici: uno studio empirico su alcuni aspetti del funzionamento mentale in un campione con una storia di maltrattamenti e abusi.

Marco Barra°, Filippo Mittino°, Chiara Comella°,Claudia Lasorsa°, Cesare. Albasi°*.°Dipartimento di Psicologia, Università degli Studi di Torino* ASP e SIPRe (Società Italiana di Psicoanalisi della Relazione)

CONTATTI:[email protected]

ABSTRACT:Il presente lavoro si inserisce nelle nostre attività cliniche e di ricerca sui bambini e sugli adolescenti (cfr. Albasi, 2004a, 2004b, 2005a, 2005b); in particolare, si colloca nel filone di ricerche sul trauma, la dissociazione e il coinvolgimento del corpo dal punto di vista della psicoanalisi relazionale e della teoria dell’attaccamento (Albasi, 2006, 2009). La ricerca si prefigge di studiare le relazioni tra i Modelli Operativi Interni (MOI), i processi dissociativi e le manifestazioni somatiche, in uno studio effettuato su un campione di ragazzi vittime di abuso sessuale e/o grave maltrattamento. Il campione oggetto della nostra indagine è composto di 35 soggetti che hanno subito abuso sessuale o trascuratezza o grave maltrattamento fisico/psicologico, di cui 17 maschi (48,6%) e 18 femmine (51,4%), di età compresa fra gli 8 e gli 11 anni, con un’età media di 10,1 anni.Questo campione è stato confrontato con un campione di controllo composto da 70 soggetti: 34 maschi (48,6%) e 36 femmine (51,4%) di età compresa fra gli 8 e 11 anni, con un’età media di 9,08 anni.Per quanto riguarda gli strumenti, sono stati utilizzati:

Scheda socioanagrafica; Separation Anxiety Test (SAT) di Attili (2001). CDC (Children Dissociative Checklist) (Putnam, 1993). Metodo dei Prototipi e delle Variazioni (PVM) di Seganti (1995).

Abbiamo formulato tre ipotesi di lavoro: 1) nel campione clinico la percentuale di soggetti con attaccamento disorganizzato e confuso è maggiore rispetto al campione di controllo; 2) i soggetti del campione clinico presentano maggiori evidenze di processi dissociativi in atto, rispetto al campione di controllo; 3) i soggetti con uno stile di attaccamento disorganizzato e confuso al SAT riportano un punteggio maggiore alla scala CDC. Alla luce dei dati ottenuti, possiamo affermare che le persone che hanno subito maltrattamento e abuso presentano una percentuale di attaccamento disorganizzato e confuso più elevata rispetto sia al campione di Controllo sia al campione normativo di riferimento nella standardizzazione dello strumento.

KEY WORDSTrauma, attaccamento, dissociazione.

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INTRODUZIONE.Il presente lavoro si inserisce nelle nostre attività cliniche e di ricerca sui bambini e sugli adolescenti (cfr. Albasi, 2004a, 2004b, 2005a, 2005b,); in particolare, si colloca nel filone di ricerche sul trauma, la dissociazione e il coinvolgimento del corpo dal punto di vista della psicoanalisi relazionale e della teoria dell’attaccamento (Albasi, 2006,2009). La ricerca si prefigge di studiare le relazioni tra i Modelli Operativi Interni (MOI), i processi dissociativi e le manifestazioni somatiche, in uno studio effettuato su un campione di ragazzi vittime di abuso sessuale e/o grave maltrattamento. Tali soggetti presentano infatti un maggiore ricorso a processi dissociativi che, soprattutto nella pre-adolescenza e nell’adolescenza, possono trovare, attraverso la dimensione corporea delle somatizzazioni e degli agiti auto lesivi, un’importante forma di espressione di un’esperienza che non può essere mentalizzata.

METODO.Il campione oggetto della nostra indagine è composto di 35 soggetti che hanno subito abuso sessuale o trascuratezza o grave maltrattamento fisico/psicologico, di cui 17 maschi (48,6%) e 18 femmine (51,4%), di età compresa fra gli 8 e gli 11 anni, con un’età media di 10,1 anni.Questo campione è stato confrontato con un campione di controllo composto da 70 soggetti: 34 maschi (48,6%) e 36 femmine (51,4%) di età compresa fra gli 8 e 11 anni, con un’età media di 9,08 anni.Per quanto riguarda gli strumenti, sono stati utilizzati:- scheda socioanagrafica;- SAT (Separation Anxiety Test) (Attili, 2001), che permette di individuare lo stile d’attaccamento dei soggetti. Questo strumento è di tipo semi-proiettivo ed è basato su sei vignette che rappresentano scene di separazione tra un bambino/a e i suoi genitori. Si prevede che queste scene attivino le rappresentazioni legate all’attaccamento (MOI), evocando aspettative ed emozioni coerenti con il pattern del soggetto. L’attaccamento è valutato secondo due diverse prospettive, in base alle risposte che il soggetto dà riguardo alle emozioni e reazioni del bambino raffigurato nelle tavole definito Bambino Ipotetico oppure in base alle risposte che il soggetto dà sulle proprie emozioni e reazioni (Bambino Reale).-CDC (Children Dissociative Checklist) (Putnam, 1993), che consente di identificare bambini e adolescenti con disturbi dissociativi; lo strumento include una specifica attenzione all’indagine dei sintomi dissociativi che coinvolgono la dimensione corporea, quali somatizzazioni e condotte autolesive. E’ una misura basata sul resoconto d’osservatori, che nel nostro caso corrispondono a educatori e insegnanti.-PVM (Metodo dei prototipi e delle variazioni) (Seganti, 1995), un sistema di codifica degli aspetti espressivi del linguaggio verbale che permette di valutare le qualità affettive e le rappresentazioni procedurali legate al corpo dei Modelli Operativi Interni. Quest’analisi ha riguardato due situazioni emotivamente opposte, il racconto dell’Episodio Peggiore della vita e il racconto dell’Episodio Migliore della vita dei bambini intervistati.

Abbiamo formulato tre ipotesi di lavoro: 1) nel campione clinico la percentuale di soggetti con attaccamento disorganizzato e confuso è maggiore rispetto al campione di controllo; 2) i soggetti del campione clinico presentano maggiori evidenze di processi dissociativi in atto,

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rispetto al campione di controllo; 3) i soggetti con uno stile di attaccamento disorganizzato e confuso al SAT riportano un punteggio maggiore alla scala CDC.

RISULTATI.Per valutare la prima ipotesi abbiamo confrontato gli stili di attaccamento emergenti al SAT dai due campioni.

TAB. 1. Distribuzione degli stili di attaccamento nel SAT - Bambino Ipotetico:

STILI ATTACCAM. Campione Controllo Campione ClinicoAtt. Evitante 21,4% (N=7) 20% (N=15)Att. Sicuro 48,6% (N=11) 31,4% (N=34)Att. Ambivalente 18,6% (N=8) 22,9% (N=13)Att. Disorganizzato 5,7% (N=4) 11,4% (N=4)Att. Confuso 5,7% (N=5) 14,3% (N=4)

FIG. 1. SAT GRUPPO CLINICO

FIG.2. SAT GRUPPO DI CONTROLLO

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ATTACCAMENTO SAT B.IPOTETICO (G.CLINICO)

ATT.INS.EVIT20%

ATT.SICURO32%

ATT.INS.AMBI23%

ATT.DISOR.11%

ATT.CONFUSO14%

ATT.INS.EVIT

ATT.SICURO

ATT.INS.AMBI

ATT.DISOR.

ATT.CONFUSO

ATTACCAMENTO SAT B.IPOTETICO G.CONTROLLO

ATT.INS.EVIT21%

ATT.SICURO48%

ATT.INS.AMBI19%

ATT.CONFUSO6%ATT.DISOR.

6%ATT.INS.EVIT

ATT.SICURO

ATT.INS.AMBI

ATT.DISOR.

ATT.CONFUSO

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La distribuzione dell’attaccamento nei due campioni differisce in maniera statisticamente significativa (p<.05)

Per valutare la seconda ipotesi abbiamo confrontato i risultati dei due campioni al CDC.

TAB. 2. Dissociazione nei due campioni

GR. APPARTEN. MEDIA TOT.

CDCDEV.ST. TOT

CDCCAMPIONE CONTROLLO 4,21 5,03

CAMPIONE CLINICO 12,63 5,536

Possiamo osservare che il campione clinico ottiene un punteggio medio alla scala CDC più alto rispetto al valore soglia individuato dagli autori come indicatore di dissociazione patologica (Putnam, 1993).Inoltre, il campione clinico ha un punteggio maggiore alla scala CDC rispetto al campione di controllo in misura statisticamente significativa (p<.001; Eta Quadro= 0,372). Dall’analisi del PVM, nei racconti dei soggetti del campione Clinico riguardanti l’Episodio Peggiore, gli Stati Negativi sono significativamente meno numerosi rispetto agli Stati Negativi presenti nei racconti dell’Episodio Peggiore effettuati dal campione di Controllo (p<.05; Eta Quadro= 0.41).

TAB. 3. Espressione degli Stati Negativi nell’Episodio Peggiore

GR. APPARTEN.MEDIA E.P. Stati

-DEV.ST. E.P. Stati

-CAMPIONE CONTROLLO 21,1886 13,5319

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CAMPIONE CLINICO 15,2229 14,09429

Riportiamo alcuni protocolli per esemplificare i nostri dati:

Campione di controllo sesso = M; età = 9 classe III elementareE.P. Stati Negativi = 21,1 (tutti del Soggetto)Non mi ricordo aspetta…. da piccolo quando avevo paura del buio.Mi sentivo un po’ triste; triste perché ero sdraiato sul letto, con le coperte tutte addosso perché mi coprivo dalla paura ed ero tutto sudato, poi facevo così … e mi sembrava di vedere dei mostri e, siccome io dormivo con mia sorella, mi abbracciavo a lei però lei dormiva.I mostri che vedevo … che mi ammazzassero.Mi sentivo un po’ più sollevato perché abbracciando mia sorella mi faceva un po’ compagnia.

Campione di controllo Sesso = F; età = 10 classe IV elementareE.P. Stati Negativi = 27,3Il mio giorno più brutto è stato quando era Natale e mi scappava da vomitare e mi sentivo malissimo, perché sono venuti i miei cugini e dei miei amici, e hanno portato delle patatine e allora io ho mangiato le patatine poi ho giocato con i miei cugini e poi mi sono messa nel letto e ho vomitato tantissimo. Avevo tutta la pancia che mi faceva male. Ho bevuto acqua e limone e poi mi usciva anche il catarro di notte, non mi era mai capitato di vomitare era solo la prima volta. Ho avuto paura e mi sono spaventata che potevo morire, che quando vomito mi fa malissimo la gola e allora penso che forse la gola come dire, io non respiro più e posso morire. Sono stata più tranquilla.

Campione di controllo sesso = F; età = 8 classe II elementareE.P. Stati Negativi = 37,7.. tipo quando ho visto una brutta cosa al bar, alla televisione. di solito in certi bar c’è la tv e ho visto una brutta cosa che vorrei dimenticarmi, tipo un uomo che si levava la pelle, una cosa proprio brutta che vorrei proprio dimenticarmi. Poi mia mamma mi ha detto: “girati per favore perché se vedi sta cosa … girati perché se no …”. Perché poi, ha detto mamma che poi si vedeva quando finiva, ha detto che si levava pure le ossa. Mamma mia!

Campione di controllo sesso = F; età = 10 classe IV elementareE.P. Stati Negativi = 23,8 (tutti del Soggetto)

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Quando ho litigato con una mia amica, non mi ricordo per che cosa e avevo anche pianto; poi siamo state qualche giorno senza parlarci.

Campione clinicosesso = F; età = 11 classe V elementareE.P. Stati Negativi = 8,1 (tutti dell’altro)Quando mi sono persa a Torino. Ero con mia mamma e mio papà e mi sono persa. Poi mi hanno trovato loro. Erano preoccupati e arrabbiati; prima non mi hanno sgridata dopo mi hanno fatto capire che avevo sbagliato.

Campione clinicosesso = M; età = 8 classe II elementareE.P. Stati Negativi = 12,5 (tutti dell’altro)Quando mia mamma e mio papà facevano casino che gridavano.

Campione clinicosesso = M; età = 8 classe II elementareE.P. Stati Negativi = 11,1 (tutti del Soggetto)Quando sono venuto qui a Bardonecchia pensavo di non vedere più Valentina.

Campione clinicosesso = F; età = 11 classe V elementareE.P. Stati Negativi = 0Quello di mio padre che mi ha fatto quella cosa brutta.

E’ possibile interpretare tale dato nel senso di una maggiore tendenza al funzionamento di processi dissociativi nel gruppo di bambini vittima d’abuso e grave maltrattamento. Questa, infatti, potrebbe essere all’origine della loro difficoltà ad accedere agli Stati Negativi. Come già ipotizzato da Ferenczi (1932; Borgogno, 1999) e in seguito da altri autori della psicoanalisi relazionale (cfr. Albasi, 2006; Granieri, Albasi, 2003), i processi dissociativi si sviluppano nel bambino che cresce in contesti di attaccamento traumatico, interrompendo in modo anticipatorio l’elaborazione di stati negativi (come quelli sottostanti a pensieri e sentimenti di rabbia, disprezzo, odio, rifiuto), consentendo al bambini di conservare una rappresentazione positiva del legame con la figura di attaccamento, a discapito dell’accesso alla sua esperienza soggettiva profonda. Per controllare la terza ipotesi ci interessa osservare se i soggetti con uno stile di attaccamento disorganizzato e confuso al SAT riportano un punteggio maggiore alla scala CDC rispetto ai soggetti caratterizzati da stili di attaccamento differenti.

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L’Analisi della Varianza (ANOVA) fra la tipologia dell’attaccamento e i punteggi alla scala CDC non ha mostrato differenze statisticamente significative fra le medie dei punteggi alla dissociazione. Tale risultato è emerso sia utilizzando le tipologie di attaccamento relative al Bambino Ipotetico che le tipologie di attaccamento relative al Bambino Reale.

CONCLUSIONI.Alla luce dei dati ottenuti, ipotizziamo un profilo sintetico dei risultati dei soggetti appartenenti al nostro campione clinico.Le persone che hanno subito maltrattamento e abuso presentano una percentuale di attaccamento disorganizzato e confuso più elevata rispetto sia al campione di Controllo sia al campione normativo di riferimento nella standardizzazione dello strumento. Nello specifico, quando i soggetti si riferiscono alle proprie emozioni ed esperienze reali (attaccamento Bambino Reale), tale differenza tra i due campioni raggiunge la significatività statistica; questo risultato sostiene l’ipotesi che, di fronte all’invito di confrontarsi più direttamente con la propria realtà interiore, gli individui abusati e maltrattati evidenziano una ridotta articolazione dei processi difensivi rispetto al caos generato dalla propria esperienza e possono quindi mostrare la tendenza a manifestare questi stati attraverso il corpo. Il corpo può venire dunque a rappresentare il luogo di espressione privilegiato di un’esperienza interna dolorosa a cui non è possibile accedere. Infatti, i soggetti clinici mostrano il ricorso alla dissociazione in maniera massiva e pervasiva, facendone una modalità difensiva patologica per far fronte all’esperienza traumatica. Gli individui abusati e maltrattati hanno difficoltà nell’accedere agli Stati Negativi durante il racconto dell’Episodio Peggiore al PVM: anche questo va a confermare e sostenere l’ipotesi dell’azione dei meccanismi dissociativi che impediscono la rappresentazione mentale di esperienze dolorose e disturbanti connesse all’aver sperimentato un attaccamento traumatico.

BIBLIOGRAFIA

Albasi C. (2004a), Confini e relazioni. La psicoterapia dell’adolescente tra psicoanalisi relazionale e teoria dell’attaccamento. Abilitazione e riabilitazione, 13, 1, pp. 9-24. Albasi C. (2004b), Appunti sulla psicoterapia psicoanalitica relazionale dell’adolescente tossicodipendente, www.psychomedia.itAlbasi C. (2005a), Trauma, dissociazione e intervento psicologico in età evolutiva in situazioni di patologia organica. Introduzione al Simposio, In Riassunti delle comunicazioni, Congresso AIP-Cagliari 2005.Albasi C. (2005b), Il concetto di Modelli Operativi Interni Dissociati e la sua applicazione nel lavoro con pazienti con patologia somatica in età evolutiva. In Riassunti delle comunicazioni, Congresso AIP-Cagliari 2005.Albasi, C. (2006). Attaccamenti traumatici. I Modelli Operativi Interni Dissociati. Torino: UTET.Albasi C., (2009), Psicopatologia e ragionamento clinico. Raffaello Cortina, Milano.

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Attili, G. (2001). Ansia da Separazione e misura dell'Attaccamento normale e patologico - Versione modificata e adattamento italiano del Separation Anxiety Test (SAT) di Klagsbrun e Bowlby. Milano: Edizioni Unicopli.Borgogno, F. (1999). Psicoanalisi come percorso. Torino: Bollati Boringhieri.Ferenczi, S. (1932). La confusione delle lingue tra adulti e bambini. In S. Ferenczi, Opere, vol. 4. Milano: Raffaello Cortina, 2002. Granieri, A., Albasi, C. (2003). Il linguaggio delle emozioni. Torino: UTET.Putnam, F.W. (1997). La dissociazione nei bambini e negli adolescenti. Una prospettiva evolutiva. Roma: Astrolabio 2005.Seganti, A. (1995). La memoria sensoriale delle relazioni. Torino: Bollati Boringhieri.

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