La perdita di un genitore nell'infanzia-uno studio empirico su un campione di pre-adolescenti

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SOMMARIO 241 Psichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza Salute mentale e riabilitazione Volume 79 N. 2 Maggio-Agosto 2012 SOMMARIO Editoriale: Sezione: disturbi dello sviluppo e disturbi di personalità P. B, A.C. C, Follow up e stabilità della diagnosi dei Disturbi dello Spettro Autistico P. V , M. M, S. C, Le competenze comunicative dei bambini con Disturbo dello Spettro Autistico: dal pianto alla comu- nicazione gestuale F. L, C D’A, S. M, G. L, Stabilità della diagnosi e proli di sviluppo nei soggetti con Disturbo Pervasivo dello Sviluppo Non Altrimenti Specicato. Uno studio di follow up E. L, E. C, F. D L, M. E, P. B, L’interazione tra genitore e bambino con Disturbo dello Spettro Autisti- co: analisi delle funzioni comunicative Sezione: neuropsicologia dello sviluppo e riabilitazione M. P, Funzioni Esecutive in adolescenza: 1. Evidenze neuroradio- logiche e neuropsicologiche M. P, Funzioni Esecutive in adolescenza: 2. Aspetti psicopatolo- gici F. C, A. P, S. D S, S. R, Studio di un campione di preadolescenti con Disturbo Specico di Apprendimentto (DSA) attraverso una scala di funzionalità globale (C-GAS) V. L, F. M, L. A, Funzioni Esecutive ed outcome del- la PKU 000 psichiatria 2-12.indb 241 psichiatria 2-12.indb 241 25/09/12 16.48 25/09/12 16.48

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SOMMARIO 241

Psichiatria dell’infanzia e dell’adolescenzaSalute mentale e riabilitazione

Volume 79 N. 2 Maggio-Agosto 2012

SOMMARIO

Editoriale:

Sezione: disturbi dello sviluppo e disturbi di personalità

P. B!"#$, A.C. C!%&"'$, Follow up e stabilità della diagnosi dei Disturbi dello Spettro Autistico

P. V('%)", M. M!*)+$,"%*(--(, S. C%.!, Le competenze comunicative dei bambini con Disturbo dello Spettro Autistico: dal pianto alla comu-nicazione gestuale

F. L!*$+*!, C!)(+"'! D’A+/"!, S. M(#$,'$, G. L(.", Stabilità della diagnosi e pro0 li di sviluppo nei soggetti con Disturbo Pervasivo dello Sviluppo Non Altrimenti Speci0 cato. Uno studio di follow up

E. L$',$1!+/", E. C!2"##$, F. D( L$+('3$, M. E"!')", P. B(+'!1(", L’interazione tra genitore e bambino con Disturbo dello Spettro Autisti-co: analisi delle funzioni comunicative

Sezione: neuropsicologia dello sviluppo e riabilitazione

M. P$#())", Funzioni Esecutive in adolescenza: 1. Evidenze neuroradio-logiche e neuropsicologiche

M. P$#())", Funzioni Esecutive in adolescenza: 2. Aspetti psicopatolo-gici

F. C!-$33", A. P()+$'(, S. D(# S",'$+(, S. R$**())", Studio di un campione di preadolescenti con Disturbo Speci0 co di Apprendimentto (DSA) attraverso una scala di funzionalità globale (C-GAS)

V. L(%33", F. M!')", L. A')$'!&", Funzioni Esecutive ed outcome del-la PKU

000

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R.C. R!""#, S. R!""#, S. R!""#, Test per le prassie costruttive su modelli gra$ ci MC2 e MC3

P. S%&'()*#, M.L. F'++'%%&, G. P&'%+#")*%&, R. P'*,', G. L'(&, Pro-$ li neuropsicologici nel disturbo linguistico in età prescolare

F. C)+-#*), A. P&'%+&.#/), M.T. G&)**&*&, V. B),/&#*&, Le stereoti-pie motorie nei bambini con sviluppo tipico. Un’osservazione naturalisti-ca durante le attività scolastiche

Sezione: psicopatologia dello sviluppo e salute mentale

G.M. F)() V&00&'//#, N.-P. N#")-&*&, E. B&"#*&, L’osservazione delle dinamiche familiari in bambini con diagnosi di disturbo della personalità borderline

A.T#1)""&*&, R. P#//&.', R. O+%'*0&, S. D’O*#2+&#, R. R#*.#*', A. T#"#*', M. C)")..3&), “Pensare Positivo”: un progetto di promozione del benessere emotivo e sociale nelle escuole superiori

S. C&1&*#, S. S&*'"&,G. M#**&'//#, La perdita di un genitore nell’in-fanzia: uno studio empirico su un campione di pre-adolescenti

A. G+&%%&, M. P)#*', S. P&")*#, T. S)/()%&, R. I#+&#, P. V)4+#, La valutazione del rischio psicopatologico e dell’autostima in bambini epa-totrapiantati ed epatopatici cronici

Sezione: epidemiologia clinica e prevenzione

C. B)+5&'+#, I. L#*.&)+&,M. M#*%&.#, L. M#*)"%), R. P'*,', C. V&#, P.E. T+'""#/-&, V. F'+/!,), A. B&,#*&, A. T!//&#, M. C)++#00&,L. R#*2)*&, La prevalenza della dislessia in una popolazione scolastica non selezionata nella Regione Friuli Venezia Giulia

P. B)"%&)*#*&, T. F+)%&*&, F. Z!//#, A. T)!+&*#, Un’analisi di intervi-ste narrative di un campione dell’Emilia-Romagna

Sezione: esperienze

M. C)+-&, L. L'#*)+-&, C. D’A1&.#, S. B)%%&"%), Le rappresentazioni mentali delle $ gure di attaccamentoin un nuovo test proiettivo per bam-bini: il “Co6 y Test”

L. P'%+#*', S. R&..&, Donne abusanti tra mito e realtà

0000

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Psichiatria dell ’infanzia e dell ’adolescenza (2012), vol. 79: 243-????? 243

L. L!""#$%&'(, S. P$))&"*, Sport e ADHD: un Campus Estivo residenziale per adolescenti con Disturbo daDe+ cit di Attenzione e Iperattività

Istruzioni per gli Autori

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La perdita di un genitore nell’infanzia: uno studioempirico su un campione di pre-adolescenti! e loss of parent in childhood: an empirical studyon preadolescent sampleS!"#!$ C!%!&'*, S()*$&!$ S!&)+!*, G!$&",!-! M'&&!)""'**

Summary ! e international scienti" c literature agrees in considering the loss of a parent du-ring childhood as a traumatic experience that might bring to a number of consequences during the development. ! e aim of this study is to evaluate the global psychological functioning of a non-referred sample composed of preadolescents; furthermore the study is aimed to evaluate the impact of the loss of a signi" cant caregiver (mother or father) in childhood. ! ree speci" c samples are considered: 1) subjects who had lost a signi" cant caregiver during the " rst three years of life; 2) subjects who had the same loss experience when they were between three and ten years old; 3) a control sample composed of subjects who didn’t experience any kind of parent’s loss. We have administered three self-report questionnaires: 1) SCL-90-R (Derogatis et al., 1973) to eva-luate the psychological functioning; 2) EAT-40 (Garner, Gar" nkel, 1979) to evaluate patholo-gical eating behaviors; 3) A-DES (Armstrong et al., 1990) to evaluate dissociative symptoms. ! e research has shown a signi" cant statistical di# erence between the two groups who had an experience with loss in the " rst or in the second childhood and the control group. Furthermore the study had registered a signi" cant statistical di# erence between the group of subjects who have lost a signi" cant caregiver during the " rst three years of life and the ones who have lost a signi" cant caregiver between three and ten years of age, showing a disadaptive psychological functioning in di# erent areas in individuals who had an experience of loss in the earlier stages of their lives. Key words Loss of parent during childhood – Preadolescence – Psychological functioning – Eating disorders – Dissociative experience.

Introduzione

La letteratura scienti. ca internazionale concorda sul considerare la perdita di un genitore nell’infanzia un evento altamente traumatico che può portare a numerose conseguenze durante il corso dello sviluppo (Yamamoto et al., 1996).

Alcuni studi mostrano come le reazioni di soggetti in età evolutiva di fronte ad

* Dipartimento di Psicologia Dinamica e Clinica, Sapienza Università di Roma.** Dipartimento di Pediatria e Neuropsichiatria Infantile, Sapienza Università di Roma.

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eventi traumatici siano modulate dall’età, dalla tipologia di trauma e dal signi! cato che tale esperienza assume per la persona che la sperimenta (Eth, Pynoos, 1985; Furman, 1986). In particolare, gli eventi traumatici vissuti nell’infanzia possono ave-re un impatto negativo sul funzionamento comportamentale, cognitivo, emozionale e sociale, ma non sempre si manifesta una risposta univoca a tali esperienze: solo una ridotta percentuale di individui che hanno subìto un trauma in età precoce svi-luppa sintomi psicopatologici. Molti bambini, infatti, mostrano strategie di risposta adattive e resilienti quando sono esposti ad un evento traumatico ( Jenmorri, 2006; Leckman, Mayes, 2007; Perry, Szalavitz, 2006; Akin-Little et al., 2009).

Nonostante le conseguenze cliniche e psicopatologiche collegate all’aver esperito un evento di natura traumatica siano controverse (Cerel et al., 2006), la perdita di un genitore rappresenta una rilevante interferenza evolutiva (Nagera, 1970). Infatti, dai contributi in campo clinico ed empirico emerge come i soggetti che hanno subìto una perdita precoce siano ad alto rischio di sviluppare problemi a" ettivi e compor-tamentali, che possono compromettere lo sviluppo sociale, emozionale e psicologico (Carbone, Cimino, 2002; Jenmorri, 2006; Koplewicz, Cloitre, 2006).

La perdita di un genitore ha un impatto di" erente in relazione all’età e al momen-to evolutivo in cui avviene tale esperienza e vi sono varie risposte che il bambino può manifestare di fronte a tale perdita (Abdelnoor, Hollins, 2004a; Ratnarajah, Scho-! eld, 2007). In particolare, la perdita della madre, evento studiato da alcune ricerche empiriche, ha un e" etto di" erente se avviene nella prima infanzia oppure durante l’adolescenza, a causa del diverso livello di sviluppo emotivo e cognitivo che porta il soggetto a comprendere e a rispondere all’evento con modalità diverse (Lansdown, Benjamin, 1985).

Gli studi che hanno preso in considerazione bambini che hanno perso la madre di un’età inferiore ai tre anni evidenziano enuresi notturna (Van Eederwegh, 1982), irritabilità ed impazienza (Cheifetz, Stavrakakis, Lester, 1989). I soggetti che han-no perso la madre dai tre ai sei anni evidenziano sintomi a-speci! ci che includono regressione nella regolazione degli s! nteri, disturbi del sonno, sintomi somatici ed un incremento dell’ansia da separazione (Ka" man, Elizur, 1979; Christ, 2001). Se la perdita della madre avviene nella seconda infanzia, speci! camente dai sette ai dieci anni, possono comparire regressioni in varie aree, sentimento di impotenza, pensiero magico connesso al senso di colpa per avere causato la morte o il desiderio che la persona perduta ritorni. Un’esperienza di perdita materna all’esordio dell’adolescenza si associa ad un regredito funzionamento del linguaggio, come anche di# coltà nella concentrazione e nell’apprendimento (Buirski, Buirski, 1994). Inoltre, nei ragazzi che hanno perso la madre nell’infanzia, sono stati evidenziati comportamenti aggressivi, delinquenziali, problemi scolastici, rabbia, ipocondria, identi! cazione con il deceduto (Downdey et al., 1999; Downdey, 2000; Draper, Hancock, 2011). Tali comportamen-ti possono interferire con l’adempimento dei compiti di sviluppo tipici di questa fase evolutiva.

Un interessante studio empirico longitudinale sulla perdita della ! gura paterna, che ha approfondito l’impatto di tale esperienza ha evidenziato l’emergere di disturbi psicologici ed emozionali (Elizur, Ka" man, 1982).

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Ad oggi, non sono presenti nel panorama internazionale contributi che approfon-discono la speci" ca in# uenza della perdita del padre e della madre avvenute nell’in-fanzia.

Volendo tracciare uno schematico inquadramento, gli studi mettono in luce come, in alcuni casi, tra i bambini e gli adolescenti esposti alla perdita della madre nell’infanzia si presentino quadri sintomatologici di$ erenti mentre in altre situazioni è possibile veri" care una concordanza nella sintomatologia. Speci" camente, alcu-ne ricerche mostrano che depressione e senso di colpa sono presenti maggiormente nell’adolescenza rispetto all’età infantile (Cheifetz, Stavrakakis, Lester, 1989; Weller et al., 1991), mentre altri contributi non evidenziano di$ erenze signi" cative nella sintomatologia che si presenta, nella maggior parte dei casi, caratterizzata da stati di ritiro, depressione, disforia, ansia e sintomi somatici come disturbi nella regolazione della propria alimentazione (Van Eerderwegh et al., 1982; Sood et al., 1992).

Per quanto riguarda il genere, le ricerche non distinguono l’infanzia dall’ado-lescenza. Emerge come i soggetti di sesso maschile mostrino maggiormente com-portamenti aggressivi e di acting-out rispetto alle femmine (Elizur, Ka$ man, 1982; Dowdney et al., 1999) che tendono manifestare sintomi di natura internalizzante (Van Eederwech et al., 1985; Gersten, Beals, Kallgre, 1991).

Un " lone di ricerca particolarmente signi" cativo riguarda gli studi retrospettivi. In particolare lavori e$ ettuati su pazienti adulti borderline hanno trovato la perdita di un genitore nell’infanzia (Zanarini et al., 1989; Stone, 1990) e mostrano come questa esperienza traumatica eserciti un’importante in# uenza sul distress individuale percepito durante l’adolescenza (Luecken et al., 2009). Inoltre, studi svolti su pazien-ti adulti con sintomatologia depressiva, hanno messo in luce un’elevata presenza di esperienze di perdita di caregiver signi" cativi durante l’infanzia (Brown, 1961; Beck, Sethi, Tuthill, 1963; Forrest, Fraser, Priest, 1965; Wolfenstein, 1966; Caplan, Dou-glas, 1969; Birtchnell, 1972; Brown, Harris. Copeland, 1977; Mireaults, Bond, 1992; Noorikhajavi et al., 2007). Altri autori sostengono una mancata associazione della perdita precoce con la psicopatologia adulta e l’importanza di considerare eventuali fattori di protezione associati al lutto, quali la qualità delle cure di altri caregiver di riferimento e la presenza di un adeguato supporto sociale ed a$ ettivo (Harris, Brown, Bifulco, 1986; Tennant, 1988).

Un’ulteriore area di ricerca ha messo in luce come, in risposta alla perdita di un genitore durante l’infanzia, la dissociazione rappresenti un meccanismo psichico adattivo, utile a regolare stati emotivi intensi, traumatici, che rischiano di rendere vulnerabile il soggetto. Ma, se utilizzato in modo massivo, tale meccanismo può di-ventare patologico, impedendo un armonico funzionamento della personalità in via di sviluppo (Perry, Szalavitz, 2006; Steele, Malchiodi, Kuban, 2008).

In sintesi, la letteratura scienti" ca che ha approfondito gli esiti sullo sviluppo della perdita di un genitore in età infantile non ha distinto in dettaglio le fasi speci" che in cui è avvenuta tale esperienza di lutto (ad esempio la prima o la seconda infanzia) e si è concentrata poco sui possibili esiti di questo evento traumatico all’esordio della pubertà, fase evolutiva particolarmente instabile e vulnerabile, in cui il soggetto deve far fronte a una serie di compiti di sviluppo fase-speci" ci.

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A partire da queste considerazioni teoriche, il nostro studio empirico ha volu-to prendere in esame un campione di ragazzi nella prima fase dell’adolescenza che hanno vissuto un’esperienza di perdita di un genitore nell’infanzia cercando di ap-profondire l’età in cui è stato vissuto tale evento e i possibili esiti sul funzionamento psicologico globale.

Obiettivi

Il presente contributo di ricerca si è posto l’obiettivo generale di valutare il funzio-namento psicologico globale in un campione di pre-adolescenti non referred, studian-do l’impatto della perdita di un caregiver signi! cativo (la madre o il padre) avvenuta nell’infanzia sul pro! lo psicologico attuale.

Abbiamo analizzato tre campioni speci! ci: 1) ragazzi che hanno vissuto un’espe-rienza di perdita di un caregiver signi! cativo nei primi tre anni di vita; 2) ragazzi che hanno esperito tale evento dai tre ai dieci anni; 3) un campione di controllo in cui non si sono veri! cati eventi di perdita di ! gure signi! cative nell’infanzia.

In particolare, questo studio si è proposto, attraverso un confronto tra i tre cam-pioni di ricerca, i seguenti obiettivi speci! ci:

1. valutare il pro! lo psicologico e/o psicopatologico di tutti i soggetti, con speci! co riferimento all’area dei comportamenti alimentari disadattivi e degli stati dissociativi;

2. valutare l’e" etto del genere (maschio-femmina) e della ! gura signi! cava persa (madre-padre), sulle variabili del funzionamento psicologico indagate.

Metodologia

CampioneIl campione del nostro contributo empirico è composto da N= 117 soggetti re-

periti grazie alla collaborazione di Istituti scolastici pubblici e privati del territorio laziale ed è stato suddiviso in tre gruppi di studio: 1) N=38 soggetti che hanno subìto la perdita di un genitore nei primi tre anni di vita (17 maschi; 21 femmine; età me-dia=12.47; d.s.=1.08); 2) N=39 soggetti (18 maschi; 21 femmine; età media=12.41 anni; d.s.= 1.11) che hanno vissuto la perdita di un genitore tra i tre e i dieci anni; 3) N= 40 soggetti (20 maschi; 20 femmine; età media=12.37; ds=1.07) che non han-no subìto alcuna esperienza di perdita genitoriale. Tutte le famiglie dei ragazzi che hanno partecipato allo studio appartengono ad uno status socio-economico medio (Hollingshead, 1975). Inoltre, tutti i ragazzi che hanno partecipato alla ricerca hanno compilato i questionari in forma anonima previo consenso informato da parte delle famiglie.

StrumentiPreliminarmente, è stato somministrato ad un campione di oltre 2.000 ragazzi

un inventario degli eventi traumatici e stressanti (Giannantonio, 2003-2009), che ha

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permesso di selezionare i soggetti utilizzati nel presente contributo (3.85% della po-polazione indagata hanno preso un caregiver signi" cativo nella prima e nella seconda infanzia). Sono stati somministrati ai ragazzi i seguenti questionari self-report:

a) La Symptom Checklist-90-R (SCL-90-R; Derogatis, Lipman, Covi et al., 1973) è un questionario self-report che fornisce una misura standardizzata dello status psi-cologico e/o psicopatologico attuale di un individuo, applicabile a popolazioni nor-mali o psichiatriche di adulti. I punteggi ottenuti sono interpretati sulla base di 9 dimensioni primarie: 1) Somatizzazione, 2) Ossessione compulsione, 3) Sensibilità in-terpersonale, 4) Depressione, 5) Ansia, 6) Ostilità, 7) Ansia fobica, 8) Ideazione paranoide, 9) Psicoticismo. Inoltre, sulla base di tre Indici Globali (Global Severity Index, Positive Symptom Distress Index, Positive Symptom Total), la SCL-90-R fornisce il livello di gravità e l’ampiezza del distress psicologico individuale relativo alle nove dimensioni primarie misurate. Questo strumento self-report può evidenziare cluster di sintomi associati a speci" che condizioni psicopatologiche (ad es., disturbi a# ettivi e di per-sonalità). La coerenza interna della versione italiana, testata su un campione di ado-lescenti e di adulti, è soddisfacente (coe$ ciente alpha compreso tra 0.70 e 0.96) e il cut-o! clinico è risultato pari ad 1 (Prunas et al., 2011).

b) L’Eating Attitude Test-40 (EAT-40; Garner, Gar" nkel, 1979; Garner et al., 1982) è un questionario utile per la valutazione clinica di comportamenti alimen-tari disfunzionali. È composto da 40 item con una scelta fra sei risposte per ogni item; fornisce un punteggio totale e tre punteggi parziali suddivisi in tre sottoscale: Digiuno, Bulimia e preoccupazione per il cibo, Controllo orale. Un punteggio totale ele-vato indica insoddisfazione per la propria immagine corporea, desiderio di magrezza, preoccupazione per l’e# etto negativo dei comportamenti alimentari sul peso e rigido auto-controllo sull’alimentazione. Lo strumento presenta una soddisfacente attendi-bilità (coe$ ciente alpha da 0.79 a 0.94), è stato validato su un campione di pazienti adulti con diagnosi di anoressia nervosa, ed è spesso utilizzato per rilevare la presenza di disturbi alimentari in popolazioni non-cliniche. Da studi di validazione, il cut-o! clinico è risultato pari a 30 (Garner, Gar" nkel, 1980; Cuzzolaro, Pertilli, 1988).

c) L’Adolescent Dissociative Experiences Scale (A-DES; Armstrong et al., 1997), è un questionario self-report composto da 30 item su scala Likert a 11 punti, sommini-strato a soggetti tra gli 11 e i 18 anni. Lo strumento indaga quattro aree speci" che: a) Amnesia dissociativa; b) Coinvolgimento immaginativo e assorbimento, c) In" uenza passiva, d) Depersonalizzazione e de realizzazione. La A-DES presenta una buona coerenza interna (coe$ ciente alpha=0.93) e una buona stabilità al test-retest (r = 0,91) (Zoroglu et al., 2002). La A-DES è stata validata su un campione di adolescenti con sviluppo tipico tra i 12 e i 17 anni e il cut-o! clinico è risultato pari a 4 (Smith, Carlson, 1996).

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Risultati

I risultati saranno esposti in relazione ai due obiettivi speci! ci delineati.Valutazione del pro! lo psicologico e/o psicopatologico, con speci! co riferimento all ’area

dei comportamenti alimentari disadattivi e degli stati dissociativi: Per valutare il pro! lo psicologico e/o psicopatologico sono state condotte analisi

della varianza univariate (ANOVA) che hanno evidenziato di" erenze statisticamen-te signi! cative tra i tre campioni sull’andamento dei punteggi ai questionari SCL-90 R, EAT-40 e A-DES (Figura I).

Figura I. Andamento dei punteggi ai questionari SCL-90-R, EAT-40, A-DESnei tre campioni di ricerca.

In particolare, per l’SCL-90-R sono emerse di" erenze statisticamente signi! ca-tive rispetto al Global Severity Index (F=167,77; p<.01), al Positive Symptom Distress Index (F=24,66; p<.01), al Positive Symptom Total (F=16,40; p<.01) e in relazione alle sottoscale Somatizzazione (F=77,85; p<.01), Ossessione Compulsione (F=22,33; p<.01), Sensibilità interpersonale (F=68,37; p<.01), Depressione (F=290,20; p<.01), Ansia (F=35,36; p<.01), Ostilità (F=41,40; p<.01), Ansia fobica (F=86,81; p<.01), Ideazione paranoide (F=67,87; p<.01) e Psicoticismo (F=100,63; p<0.01).

Dai confronti post-hoc è stato evidenziato che il gruppo che ha avuto esperienze di perdita nei primi tre anni di vita presenta punteggi signi! cativamente superiori rispetto al gruppo che ha subìto tali esperienze nella seconda infanzia e al campione di controllo (p<0.05). Inoltre, questi confronti hanno messo in luce come, tra il cam-

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pione che ha sperimentato la perdita tra i tre i dieci anni e il gruppo di controllo sia risultata una di" erenza statisticamente signi# cativa rispetto al Global Severity Index (F=5,50; p<.05), al Positive Symptom Total (F=35,43 ; p<.01), al Positive Symptom Distress Index (F=44,92; p<.01) e alla Sensibilità interpersonale (F=8,82; p<.05). In particolare, i punteggi della Sensibilità interpersonale e del Global Severity Index sono maggiori nel gruppo di controllo, mentre i punteggi del Positive Symptom Total e del Positive Symptom Distress Index più elevati nel gruppo che ha sperimentato la perdita di un genitore nella seconda infanzia.

Nella Figura II sono presentate in dettaglio le di" erenze tra i tre campioni nel-le sottoscale della SCL-90-R. Andamento dei punteggi ai questionari SCL-90-R, EAT-40, A-DES nei tre campioni di ricerca

Figura II. Andamento dei punteggi nelle sottoscale dell ’SCL-90-R nei tre campioni di ricerca.

Per quanto riguarda l’EAT-40, sono emerse di" erenze statisticamente signi# cati-ve sia nel Punteggio globale (F=112,99; p<.01) sia nelle sottoscale Digiuno (F=90,12; p<.01), Bulimia e preoccupazione per il cibo (F=46,08; p<.01), Controllo orale (F=79,32; p<.01).

Dai confronti post-hoc è stato evidenziato che entrambi i gruppi che hanno avuto esperienze di perdita hanno punteggi signi# cativamente superiori rispetto al con-trollo in tutte le dimensioni indagate (p<0.05); inoltre, il gruppo che ha subìto la perdita nei primi tre anni di vita ha punteggi signi# cativamente superiori rispetto al campione che ha sperimentato tale perdita dai tre ai dieci anni di vita (p<0.05). Nella Figura III sono presentate in dettaglio le di" erenze tra i tre campioni nelle sottoscale dell’EAT-40.

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Figura III. Andamento dei punteggi nelle sottoscale dell ’EAT-40 nei tre campioni di ricerca.

Considerando la valutazione della presenza di possibili stati dissociativi indaga-ti con l’A-DES si è evidenziata, tra i tre campioni di ricerca, una di! erenza stati-sticamente signi" cativa nel Punteggio globale (F=4263,14; p<.01) e nei fattori Am-nesia Dissociativa (F=1956,39; p<.01), Coinvolgimento immaginativo e assorbimento (F=1144,72; p<.01), In! uenza passiva (F=740,32; p<.01) e Depersonalizzazione e de-realizzazione (F=2183,80; p<.01).

Dai confronti post-hoc è emerso che entrambi i gruppi che hanno avuto esperienze di perdita hanno punteggi signi" cativamente superiori rispetto al controllo in tutte le dimensioni considerate (p<0.05); inoltre, il gruppo che ha subìto la perdita nei primi tre anni di vita ha punteggi signi" cativamente superiori rispetto al campione che ha sperimentato tale perdita dai tre ai dieci anni di vita. Nella Figura IV sono presentate in dettaglio le di! erenze tra i tre campioni nelle sottoscale della A-DES

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Figura IV. Andamento dei punteggi nelle sottoscale dell ’A-DES nei tre campioni di ricerca.

È interessante sottolineare come il campione che ha subìto la perdita di un ge-nitore nei primi tre anni di vita mostri punteggi che superano il cut-o! clinico per il Global Severity Index, per tutte le sottoscale dell’SCL-90-R, per il Punteggio globale dell’EAT-40 e per il Punteggio globale dell’A-DES.

Valutazione dell ’e! etto del genere (maschio-femmina) e della " gura signi" cava persa (madre-padre) sulle variabili del funzionamento psicologico indagate:

La valutazione dell’e" etto del genere (maschio-femmina) e della # gura signi# ca-va persa (madre-padre) è stata eseguita con un test t di Student tra il campione che ha subìto la perdita nella prima e nella seconda infanzia. È emersa una di" erenza statisticamente signi# cativa per quanto riguarda maschi e femmine che hanno perso la madre durante i primi tre anni di vita nella sottoscala dell’SCL-90-R Ansia fobica (t=2,26; p<.05) e nel Punteggio globale all’EAT-40 (t=2,89; p<.05), con punteggi più elevati nel sesso femminile.

Inoltre è emersa una di" erenza statisticamente signi# cativa tra maschi e femmine che hanno perso il padre nei primi tre anni di vita nel Punteggio globale all’EAT-40 (t=4,1; p<.05) e nel Punteggio globale alla A-DES (t=2,28; p<.05), con punteggi più elevati nel sesso femminile.

In# ne, si è evidenziato che, indipendentemente dal genere e dall’età in cui si è veri# cata la perdita, vi è una di" erenza statisticamente signi# cativa al punteggio glo-bale dell’A-DES (t=7,52; p<.05) tra i soggetti che hanno perso la madre e il padre con punteggi più elevati nelle situazioni di perdita materna.

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Discussione

L’indagine empirica che abbiamo condotto ha cercato di esplorare il funziona-mento psicologico e/o psicopatologico in una popolazione di ragazzi che si collocano nella fascia della prima adolescenza e che hanno subìto la perdita di un genitore nella prima e nella seconda infanzia.

Ad oggi, la letteratura scienti! ca in campo nazionale ed internazionale, risulta essere scarsa circa le conseguenze, nella fase della preadolescenza, della perdita di un caregiver durante la prima e la seconda infanzia. La maggior parte dei contributi empirici si riferiscono ad un ampio range di età in cui è avvenuta tale perdita, senza speci! care l’impatto di questa esperienza all’interno di determinate fasi evolutive. Inoltre, le limitate ricerche longitudinali presenti hanno approfondito le conseguen-ze della perdita di un caregiver signi! cativo durante la media e la tarda adolescenza piuttosto che so" ermarsi sulla prima adolescenza (Akerman, Statham, 2011). È però interessante sottolineare come la prevalenza della perdita di un genitore nell’infan-zia, che nel nostro campione si colloca intorno al 3.8% della popolazione indagata, concordi con uno studio americano che ha messo in luce la medesima frequenza di tale evento, sottolineando l’importanza di approfondirne le conseguenze e l’impatto a livello emotivo e sociale (Fauth, # ompson, Penny, 2009).

I dati emersi dal nostro contributo empirico mostrano come i soggetti che hanno sperimentato il lutto di un genitore nei primi tre anni di vita presentino un funzio-namento psicopatologico in diverse aree, tra cui particolare rilevo assumono i com-portamenti alimentari disfunzionali e la sperimentazione di vissuti dissociativi. È proprio questo gruppo di pre-adolescenti che evidenzia un rischio molto signi! cativo di stabilizzarsi all’interno di un funzionamento psicologico disadattivo. Questo dato concorda con i lavori presenti in campo interazionale che hanno messo in luce come, l’evento di predita di un genitore studiato in piccoli campioni provenienti di diversi continenti, si colleghi all’esordio di una vasta gamma di sintomi emozionali e com-portamentali che viene descritta come un’alterazione generale del pro! lo psicologico (Dowdney, 2000; Haine et al., 2008). In questa direzione, un’analisi dell’O! ce for National Statistics e" ettuata su un campione tra i 5 e i 16 anni mostra come i soggetti che hanno subìto la perdita di un genitore, senza speci! care se nella prima o nella seconda infanzia, presentino un rischio di una volta e mezzo superiore, rispetto co-loro che non ha vissuto tale evento, di essere diagnosticati con un qualche disturbo mentale nel corso dello sviluppo (Fauth, # ompson, Penny, 2009).

Nonostante sappiamo che la prima fase dell’adolescenza sia un periodo comples-so, in cui l’emergere di caratteristiche sintomatiche non indichi necessariamente la presenza di n quadro clinico (come dimostra il nostro dato sulla Sensibilità interper-sonale e sul Global Severity Index che sono piuttosto elevati nel gruppo di controllo), in questo speci! co campione si presentano punteggi che superano la soglia di cut-o" indicando un pro! lo emotivo particolarmente compromesso. Questo dato ci orienta a considerare l’importanza di interventi tempestivi che possano permettere ai ragazzi di a" rontare i compiti di sviluppo propri dell’ingresso verso l’adolescenza, fase in cui si riattivano esperienze traumatiche pregresse che devono essere a" rontate ed inserite

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nella nuova economica psichica del soggetto (Finn, 2003; Frydenberg, Muller, Ivens, 2006; Holland, 2008; Braiden et al. 2009; Searles McClatchey, Vonk, Palardy, 2009; Challen et al., 2010; Rosnera Kruse, Hagl, 2010; Wolpert et al., 2010).

Blos (1962), a questo proposito, aveva sottolineato come l’entrata nell’adolescen-za porti in primo piano la rielaborazione e il controllo dei traumi infantili, cioè di esperienze che sono state vissute dal soggetto come soverchianti e che devono essere integrate nell’Io. In questo senso sembra che una perdita molto precoce, in una fase della vita in cui il bambino ha enormi di" coltà ad elaborare un evento di lutto, abbia un’in# uenza molto più negativa sul funzionamento psicologico rispetto allo speri-mentare una perdita nella seconda infanzia in cui il soggetto ha a sua disposizione una gamma molto più diversi$ cata di strumenti cognitivi ed a% ettivi.

Può essere interessante mettere in luce come negli adolescenti, l’aver vissuto espe-rienze di natura traumatica come la perdita di un genitore, possa in# uenzare la rego-lazione dell’asse ipotalamo-ipo$ saria e interferire con i processi organici che si atti-vano all’avvento della pubertà (De Bellis et al., 1994; Kaufman et al., 1997; Heim et., 2000). In particolare, la risposta agli stressors risulta maggiormente disfunzionale nei ragazzi che hanno una storia di esperienze traumatiche precoci, poiché l’attivazione a livello neuroendocrino si presenta già compromessa (Heim et al., 2002). Queste ricerche sembrano in linea con i nostri dati che evidenziano una maggiore compro-missione emotiva nei ragazzi che hanno preso un genitore nella prima infanzia.

Dal nostro contributo empirico è emerso che le femmine mostrano un’elevata presenza di comportamenti alimentari patologici, di stati fobico-ansiosi e di vissuti dissociativi. Questi dati sono confermati da diversi studi che mettono in luce come le ragazze, già a partire dalla pre-adolescenza, manifestino sintomi di natura prevalen-temente internalizzante, a di% erenza di loro coetanei maschi che esprimono il disagio emotivo attraverso comportamenti aggressivi e di acting-out (Elizur, Ka% man, 1982; Van Eederwech et al., 1985; Gersten et al., 1991; Dowdney et al., 1999; Haine et al., 2008). Questi dati concordano con alcune evidenze empiriche che mettono in luce come i bambini che hanno perso il padre e le bambine che hanno perso la madre si-ano particolarmente vulnerabili e a rischio per un esordio di sintomi psicopatologici (Abdelnoor, Hollins, 2004a).

Ad oggi, inoltre, non sono presenti nel panorama scienti$ co contributi che appro-fondiscono l’impatto sia della perdita della madre sia del padre avvenuta nell’infanzia. In questo ambito i nostri dati evidenziano come non vi siano di% erenze signi$ cative tra la perdita della madre e quella del padre nelle variabili del funzionamento psicolo-gico individuale, ad esclusione di un punteggio maggiore per quanto riguarda la dis-sociazione nei soggetti che hanno subìto la perdita della madre nella prima infanzia. Questo dato sembra evidenziare l’importanza di entrambe le $ gure di accudimento per lo sviluppo del bambino e la necessità di un ulteriore approfondimento.

Il nostro studio, naturalmente incompleto e parziale, presenta diversi punti di debolezza. In primo luogo, non sono stati indagati i possibili fattori di protezione che possono aver contribuito a mitigare gli e% etti di un’esperienza così avversa come la perdita di un genitore. Ad esempio, tra di essi va considerata la presenza o meno di un genitore sostitutivo, la possibilità di mantenere viva una “ammirazione giusti$ cata”

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della ! gura genitoriale perduta e la persistenza o meno della presenza di un genitore immaginario in sostituzione di quello venuto a mancare (Hanus, 1995). In questa di-rezione, un’interessante ricerca ha messo in luce come in un campione che ha subìto la perdita di un genitore prima dei sedici anni, si evidenziano sintomi depressivi solo in presenza di un supporto sociale scarso, di di" coltà ad esprimere i propri senti-menti nel contesto familiare e di alti livelli di con# itto e di rabbia (Luecken, 2000). Infatti, quando sono presenti adeguati fattori di protezione, i dati suggeriscono che solo un soggetto su cinque che ha sperimentato la perdita di un genitore nell’infanzia mantenga nel tempo una sintomatologia tale da giusti! care un invio ai servizi spe-cialistici (Dowdney, 2000). Inoltre, le capacità di far fronte a tale evento si presentano tanto più adeguate quanto maggiore è l’età in cui avviene la perdita e l’attivazione di strategie resilienti e adattive si collega alla presenza di ulteriori ! gure di accudimento con cui la persona aveva già stabilito forti ed intensi legami (Ratnarajah, Scho! eld, 2007; Haine et al. 2008).

Altri fattori protettivi svolgono un ruolo fondamentale, tra cui le caratteristiche personali, il supporto familiare, la relazione con il caregiver sopravvissuto, diversi fat-tori sociali ed economici (Luecken, 2000; Mandelco, Peery, 2002; Lin et al., 2004; Haine et al., 2006) così come la comprensione e il senso che il soggetto attribuisce alla morte (Ratnarajah, Scho! eld, 2007) e la sensazione individuale di autoe" cacia (Ribbens McCarthy, 2007a). Inoltre, Harrison e Harrington (2001) hanno messo in luce come l’impatto della perdita sia collegato alla percezione di come questo evento cambierà la propria vita.

Ulteriore limite si riferisce all’aver considerato in un unico campione i ragazzi che hanno vissuto un’esperienza di perdita dai tre ai dieci anni di vita, poiché è ben diverso perdere un genitore a tre anni oppure a dieci. In! ne, riteniamo che sarebbe interessante, pensando a future prospettive di ricerca, poter seguire longitudinalmen-te questo campione ! no all’ingresso nell’età adulta per approfondire le eventuali tra-iettorie di rischio che possono emergere.

In! ne tale ricerca potrebbe estendersi raccogliendo da un lato i dati relativi al fun-zionamento del genitore rimasto, quale sostegno all’elaborazione del lutto del bam-bino o del pre-adolescente, dall’altro ad una casistica che presenta manifestazioni evidenti di so$ erenza psichica.

Riassunto La letteratura scienti! ca internazionale concorda sul considerare la perdita di un genitore nell’infanzia un evento altamente traumatico che può portare a numerose conseguenze durante il corso dello sviluppo. Lo scopo del presente studio è di valutare il funzionamento psicologico globale in un campione di pre-adolescenti non referred, inda-gando l’impatto della perdita di un caregiver signi! cativo (la madre o il padre) avvenuta nell’infanzia sul pro! lo psicologico attuale. Abbiamo analizzato tre campioni speci! ci: 1) ragazzi che hanno vissuto un’esperienza di perdita di un caregiver signi! cativo nei primi tre anni di vita; 2) ragazzi che hanno esperito tale evento dai tre ai dieci anni; 3) un campione di controllo in cui non si sono veri! cati eventi di perdita di ! gure signi! cative nell’infanzia. Sono stati somministrati tre strumenti self-report: 1) l’SCL-90-R (Deroga-

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tis et al., 1973) per indagare il funzionamento psicologico globale, l’EAT-40 (Garner e Gar" nkel, 1979) per studiare l’eventuale presenza di comportamenti alimentari patologi-ci e l’A-DES (Armstrong, Putnam, Carlson, 1990) al " ne di indagare l’area dei sintomi dissociativi. La ricerca ha mostrato una di# erenza statisticamente signi" cativa tra i due gruppi che hanno perso un caregiver nella prima e seconda infanzia e il gruppo di con-trollo, evidenziando punteggi più elevati in entrambi i campioni che hanno subìto un’e-sperienza di perdita. Inoltre, si è evidenziata una di# erenza statisticamente signi" cativa tra il gruppo con perdita di un caregiver nei primi tre anni di vita e il gruppo con perdita dai tre ai dieci anni, indicando un funzionamento psicologico particolarmente disadattivo in varie aree nei ragazzi che hanno vissuto la perdita in una fase evolutiva più precoce.Parole chiave Perdita di un genitore nell’infanzia – Preadolescenza – Funzionamento psicologico – Comportamenti alimentari disadattivi – Stati dissociativi.

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