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DOCUMENTO CONCLUSIVO Approvato dall’Assemblea Nazionale dell’Area Programmatica del PRC – Progetto Comunista Napoli 27/09/03 La gravità della fase storica e politica che stiamo attraversando ci impone una discussione assolutamente franca e propositiva, una discussione tale da permetterci di uscire dalla nostra Assemblea nazionale, come già rilevato dal recente Coordinamento di luglio, con un piano di lavoro per affrontare i compiti gravosi che ci attendono. La crisi del nostro partito è ormai sotto gli occhi di tutti, persino del gruppo dirigente che l’ha determinata e che sta per infliggere una “spallata” definitiva non al governo Berlusconi ma ad una prospettiva di alternativa rivoluzionaria nel nostro Paese. Lo stato di crisi è la conseguenza della linea politica fallimentare perseguita in questi anni e culminata nella deriva dell’ultimo Congresso nazionale in cui si è sostanzialmente giunti alla consacrazione di un Prc come partito d’opinione, centrato sul leaderismo del Segretario che, visti i risultati del referendum e delle ultime tornate elettorali, non paga più. Di fronte all’azzeramento dell’iniziativa e della partecipazione del corpo vivo del partito e dei suoi organismi dirigenti, puntualmente scavalcati ad ogni livello e, dunque, resi superflui e inutili, questo gruppo dirigente invece di tracciare un bilancio sincero e di trarne le dovute conseguenze, quantomeno concedendo alla base tutta la possibilità di discutere apertamente e democraticamente del proprio futuro e della propria identità, rilancia e definisce “ritrovato protagonismo del Prc” sulla scena politica e sulle pagine dei giornali, l’assurda riconferma della subalternità di Rifondazione nei confronti dell’Ulivo. L’abbandono della militanza da parte della stragrande maggioranza dei compagni in Rifondazione è decisamente incoraggiato dal gruppo dirigente, dal momento che non si mettono a regime gli strumenti necessari per rimotivarne l’attivismo politico: nel lassismo e nella perdita di memoria è più facile far passare svolte storiche, quale è una “Bolognina di Rifondazione”.

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Saluto e benvenuto ai compagni

DOCUMENTO CONCLUSIVO

Approvato dallAssemblea Nazionale

dellArea Programmatica del PRC Progetto Comunista

Napoli 27/09/03

La gravit della fase storica e politica che stiamo attraversando ci impone una discussione assolutamente franca e propositiva, una discussione tale da permetterci di uscire dalla nostra Assemblea nazionale, come gi rilevato dal recente Coordinamento di luglio, con un piano di lavoro per affrontare i compiti gravosi che ci attendono.

La crisi del nostro partito ormai sotto gli occhi di tutti, persino del gruppo dirigente che lha determinata e che sta per infliggere una spallata definitiva non al governo Berlusconi ma ad una prospettiva di alternativa rivoluzionaria nel nostro Paese.

Lo stato di crisi la conseguenza della linea politica fallimentare perseguita in questi anni e culminata nella deriva dellultimo Congresso nazionale in cui si sostanzialmente giunti alla consacrazione di un Prc come partito dopinione, centrato sul leaderismo del Segretario che, visti i risultati del referendum e delle ultime tornate elettorali, non paga pi.

Di fronte allazzeramento delliniziativa e della partecipazione del corpo vivo del partito e dei suoi organismi dirigenti, puntualmente scavalcati ad ogni livello e, dunque, resi superflui e inutili, questo gruppo dirigente invece di tracciare un bilancio sincero e di trarne le dovute conseguenze, quantomeno concedendo alla base tutta la possibilit di discutere apertamente e democraticamente del proprio futuro e della propria identit, rilancia e definisce ritrovato protagonismo del Prc sulla scena politica e sulle pagine dei giornali, lassurda riconferma della subalternit di Rifondazione nei confronti dellUlivo.

Labbandono della militanza da parte della stragrande maggioranza dei compagni in Rifondazione decisamente incoraggiato dal gruppo dirigente, dal momento che non si mettono a regime gli strumenti necessari per rimotivarne lattivismo politico: nel lassismo e nella perdita di memoria pi facile far passare svolte storiche, quale una Bolognina di Rifondazione.

La crisi talmente profonda che questo gruppo dirigente prostra il partito ai piedi di Fassino e dellUlivo tutto, dimentico degli interessi del blocco economico che questi rappresentano e che non sono gli stessi delle nostre masse storiche di riferimento.

La stessa scelta di impiegare le poche forze del partito per la crescita del cosiddetto movimento dei movimenti, movimento del tutto residuale e autoreferenziale, se non addirittura virtuale, ha portato non solo allo svuotamento dei circoli e alla paralisi della proposta e, di conseguenza, dellazione politica ma non ha pagato neppure sul fronte elettorale in quanto le anime che hanno dato vita alla breve stagione dei no-global prima e del movimento contro la guerra dopo hanno premiato e votato la sinistra moderata e liberale (dai Verdi ai Ds), e non Rifondazione, confermando di avere valori e punti di riferimento diversi.

In realt, lunico protagonismo che abbiamo subito negli ultimi due mesi quello del Segretario che ogni giorno alla ribalta della cronaca politica a causa dei suoi reiterati sforzi per rafforzare il vincolo mortale con lUlivo.

Siamo di fronte ad una operazione sterile ed istituzionalista che aprir uno spiraglio solo allempasse politica di una parte considerevole dellUlivo, che intende riciclarsi nella costruzione di questo nuovo e allargato partito riformista, che ha bisogno di una sponda, che noi gli stiamo offrendo, per costruire basi solide.

Lalleanza con lUlivo che si realizza nelle sale del potere, lontano dai luoghi veri del conflitto sociale, servir soprattutto ai Ds e al centro moderato ma non porter niente di buono ai lavoratori o agli aspiranti tali.

Come si fa ad invocare la costruzione del movimento e di una sinistra di alternativa e contemporaneamente a realizzare un accordo politico-programmatico proprio con quei soggetti politici che sono ormai riconosciuti dagli stessi lavoratori, dagli studenti, dai pensionati come il nemico di classe.

Quali sono i contenuti e, dunque, la prospettiva che accomunano Rifondazione con lUlivo di Prodi e DAlema?

La contraddizione del gruppo dirigente del partito evidente ed pregna di drammatiche conseguenze, tanto quanto lo fu, a suo tempo, la scelta dellorganicit al governo liberista, antipopolare e classista di Prodi, nel 1996.

LUlivo, infatti, oggi riconferma quella impostazione e quella prospettiva strategica e ripropone gli assi portanti di quella stagione politica che ha tartassato e impoverito il Paese, spostando anche parte dellelettorato di riferimento della sinistra a destra e che ha permesso al successivo governo Berlusconi di agire incontrastato, indisturbato per i suoi interessi personali e di classe.

Non a caso Fassino, nel suo comizio di chiusura alla Festa nazionale dellUnit, ha precisato che solo loro sono in grado di portare a compimento quelle riforme che lattuale governo non in grado di compiere e nel suo libro autobiografico, con buona pace della scala mobile, assolve e santifica Craxi e il suo modello culturale.

Chi, infatti, meglio del centrosinistra, quando ha governato, ha saputo pacificare, sedare il conflitto sociale e di piazza e manovrare, riformare indisturbato.

La storia non ci ha insegnato nulla, neppure che se non si argina si ripete, tanto che gi si prefigura da parte della Cgil un ritorno allunit sindacale con la Cisl di Pezzotta e del Patto per lItalia, in una prospettiva pi lunga che per la battaglia sulla riforma delle pensioni.

Fra laltro, Bertinotti si muove nellaccelerazione della definizione di un patto di sangue col centrosinistra ancora pi sciagurato di quello precedente.

Questa volta, non si tratta di unalleanza tecnica ma di un vero e proprio accordo politico-programmatico, di una condivisione, quindi, di prospettiva che ripropone cos lillusione della possibilit di fare le riforme da cui i comunisti dovrebbero liberare non solo gli altri ma anche se stessi.

Si dovrebbe avere il coraggio di dire che in una fase di recessione economica margini per riforme non ce ne sono, e che non bastano le esercitazioni letterarie, di buoni propositi o di magnifica eloquenza per costruire una alternativa di sistema: occorrono i lavoratori, la classe operaia che in questi anni abbiamo perso di vista.

La strada che abbiamo imboccato, e che continuiamo a perseguire, non quella dellalternativa a questo governo o ad ogni governo del capitale ma quella dellalternanza di un potere che sempre lo stesso, di una gestione subalterna agli interessi borghesi contro quelli delle masse proletarie.

Abbiamo gi dimenticato, evidentemente, che il governo Prodi nel 96 stato lartefice delle pi grandi privatizzazioni della storia del nostro Paese, introducendo cos la pratica dello Stato-azienda.

Abbiamo dimenticato che Prodi stato il baluardo di Maastricht, dove il primato della merce ha prevalso sul diritto degli uomini, soprattutto sul diritto degli ultimi della terra e abbiamo pure dimenticato che per realizzare lEuropa dei banchieri e del capitale abbiamo votato anche noi la Finanziaria lacrime e sangue.

Abbiamo dimenticato che quel governo ha iniziato lattacco allo Statuto dei lavoratori ed ha varato il pacchetto Treu (che noi abbiamo votato), che ha riportato indietro di trenta anni le conquiste dei lavoratori e del movimento operaio, istituzionalizzando il lavoro nero, precario e flessibile, riportando le gabbie salariali al Sud e spacciando il tutto per modernizzazione del mercato del lavoro.

Abbiamo dimenticato la Turco-Napolitano (che noi abbiamo votato), una legge xenofoba e razzista, che ha introdotto i flussi controllati di migranti e i campi-lager.

Abbiamo dimenticato il successivo governo DAlema e il Kosovo e lAfganistan; abbiamo dimenticato che il piano per le pensioni del governo Berlusconi il completamento della riforma Dini sulla previdenza.

In particolare, abbiamo immediatamente rimosso, visto che i fatti sono accaduti solo a giugno del 2003, che questo comitato di affari al quale intendiamo unirci quello che ci ha silurato nel voto al referendum sullestensione dellart.18, che si astenuto su una battaglia fondamentale che passa sulla pelle dei lavoratori e che apre la via allespulsione del sindacato dai luoghi di lavoro, nega la possibilit dei lavoratori di autorganizzarsi per tutelarsi.

A nulla vale labrogazione della L.30/03 o dell848 bis, se non si cancellano pure il pacchetto Treu, la 223/91 sulla mobilit, la 142/01 sul socio lavoratore (dove lart.18 gi stato cancellato), e tutte le leggi pregresse sulla precariet nei rapporti di lavoro.

Non serve cancellare la Bossi-Fini se non si cancella la Turco-Napolitano e tutte le leggi gi esistenti sul problema dei migranti.

E oltremodo incredibile che questo gruppo dirigente usi le stesse espressioni propagandistiche del 96 per suffragare la necessit di stringersi in questo funereo abbraccio, parlando di nuovo modello di sviluppo o di compromesso sociale dinamico per abbattere le destre.

La destra di Berlusconi-Bossi-Fini non si abbatte diventando la costola di una destra altrettanto feroce perch vassalla dello stesso potere economico.

Abbiamo dimenticato quanto sa essere repressivo il governo di centrosinistra: Napoli 2001, una data per tutte.

Addirittura si dice che noi condizioneremo questa coalizione: sicuramente come abbiamo condizionato il governo Prodi che ci aveva promesso una Conferenza sul lavoro in cambio della nostra condiscendenza e della rinuncia alla battaglia sulle 35 ore, e neppure quella ci ha dato.

E dire che noi abbiamo dato una bella dote in cambio: trenta anni di lotte e di conquiste del movimento operaio.

Anche la riforma della Costituzione nei pensieri dellUlivo, con la scusa che va aggiornata; e il sistema elettorale che ancora sostiene, nonostante levidente fallimento, quello maggioritario e presidenzialista.

E lUlivo revisionista lo abbiamo dimenticato quando Violante per primo riabilita i patrioti della Repubblica di Sal, infamando cos il sangue dei partigiani morti per la libert e per unItalia democratica.

Daltro canto, pur di partecipare alla spartizione, abbiamo accettato, escludendo per i lavoratori e le masse defraudate della propria dignit e del proprio diritto a campare, nelle Regioni in cui governiamo con il centrosinistra: le privatizzazioni, la svendita del patrimonio pubblico, listituzionalizzazione della sussidiariet, del presidenzialismo e dellassistenzialismo, fonte inesauribile di clientelismi e non abbiamo ancora garantito una sanit e una scuola accessibili e di qualit per tutti.

Insomma il partito stato inserito in una logica che rimuove la centralit della questione sociale ed anzi si adatta alla regressione capitalista rimuovendo, in questo modo, le contraddizioni del centrosinistra, rendendo pi profonde le distanze dal blocco sociale di riferimento, conferendo alla destra la possibilit di innestarsi pi saldamente al potere.

Il risultato la riproposizione di una unit della sinistra, che si divide in riformista e radicale, magari attraverso la forma della confederazione, in modo che si possa preservare lautonomia economica di ciascun componente a detrimento di quella politica, con il risultato di relegare il Prc ad un ruolo minoritario e subalterno.

La questione della partecipazione al governo dellUlivo dirimente poich segna il confronto tra marxismo e riformismo, confronto che questo gruppo dirigente ha risolto recidendo le proprie radici e liquidando il tema identitario e il problema della rifondazione comunista.

Un partito comunista ha il dovere di porsi, avanti a qualunque altra cosa, il problema delle condizioni di vita e di lavoro delle masse, deve tenere conto innanzitutto delle conseguenze che ogni sua sciagurata scelta avr sul movimento dei lavoratori, deve riconoscere quanto sia importante un punto di riferimento politico in un luogo di lavoro, altrimenti le potenzialit sono deboli e la sconfitta sul fronte delle rivendicazioni inevitabile.

E dalle elezioni politiche del 1994 che continuiamo a confrontarci con il centrosinistra e ad ogni accordo corrisposto una sconfitta dei lavoratori, avanti di questo passo sar sempre pi difficile riconquistarne la fiducia e ridare forza ai loro diritti.

E per questo che il Prc deve riconquistare unautonomia programmatica, in modo da potersi candidare allegemonia, una parola che diventata una bestemmia in Rifondazione, egemonia del movimento operaio per una vera alternativa di societ e di potere.

Ma la subalternit diventata una componente essenziale e una condizione naturale per il nostro partito: da una parte la subalternit alla sinistra liberale e al centro moderato, dallaltra la subalternit al movimento dei movimenti.

A forza di farci contaminare abbiamo perso la nostra identit e il nostro radicamento, abbiamo distrutto quel poco di impalcatura organizzativa che il partito ancora poteva vantare, tanto che oggi non siamo pi in grado di svolgere la nostra tradizionale manifestazione nazionale di settembre.

La vicenda dellannullamento della manifestazione (deciso da chi?), che il Cpn di giugno aveva fissato per il 27 settembre (la scelta di questa data per la nostra Assemblea Nazionale non causale), deprecabile nel metodo, in quanto si esautorano gli organismi del partito e perch si mantiene viva la tradizione burocratica degli anni pi oscuri della nostra storia di comunisti e nel merito, perch non si tiene minimamente conto della gravit della fase politica attuale e della necessit di una manifestazione contro il governo Berlusconi.

In una fase in cui la tensione politica delle cosiddette opposizioni praticamente nulla, in cui lopposizione di piazza inesistente, annullare un appuntamento di lotta pura follia, soprattutto perch in questo Paese ormai non sono a rischio solo i residui di quello che una volta era lo Stato sociale ma, addirittura, la democrazia, visti i segni palesi di un rinnovato autoritarismo.

Quel momento poteva essere loccasione per ridare rappresentanza e centralit al movimento dei lavoratori e invece la risposta che viene dal gruppo dirigente che il nostro partito deve adeguarsi alle esigenze del movimento e che quindi dobbiamo confluire nella manifestazione del 4 ottobre.

In quella occasione si parler di tutto meno che dei bisogni reali dei lavoratori, della difficolt di garantire unistruzione ai propri figli, dellincertezza del futuro lavorativo, dellimpossibilit di sapersi tutelati sul fronte della salute, della precariet delle nostre vite ricattate dalla mancanza di diritti e asservite alla produzione ed al consumo.

Andremo a Roma per chiedere la costruzione degli stati generali dellaltra Europa, per chiedere la partecipazione dei cittadini tutti a questo processo costituente.

E incredibile come si possa chiedere e pretendere democrazia a casa degli altri quando a casa propria se ne ignora assolutamente lesercizio: democrazia per questo gruppo dirigente luso personale, individuale del potere.

Questo il rinnovamento del Prc: lattuazione progressiva e sistematica di una linea politica fallimentare, grazie alla quale stiamo chiudendo i circoli, non siamo pi radicati nei territori e nei luoghi di lavoro, non cresciamo elettoralmente e non siamo neanche pi in grado di fare una manifestazione.

Occorre un programma che rappresenti i bisogni reali, concreti delle masse oppresse di riferimento e occorre soprattutto a Rifondazione per continuare a vivere e per ricominciare a crescere e a svolgere la funzione politica per la quale nata.

Al Prc, mai come in questa fase, occorre finalmente una scelta di classe ma prima di tutto occorre mettere mano alla rifondazione di un vero Partito Comunista.

Ecco perch, oggi pi che mai, lArea Programmatica del Prc Progetto Comunista assolve un compito titanico ma storico.

Noi abbiamo il compito difficile di riportare la discussione e il confronto in questo partito e a tal fine dobbiamo aprire una stagione di lavoro politico intensa.

Gi si annuncia il tentativo di ingabbiare il dibattito nelle conferenze organizzative, che serviranno solo a riposizionamenti interni, per regolare vecchi e nuovi conti, sistemare uomini in posti strategici.

A noi interessa, invece, che il corpo del partito possa avere la consapevolezza del percorso tracciato e la possibilit di scegliere,.

Ecco perch dobbiamo organizzare iniziative, assemblee ovunque riusciamo ad arrivare, gi da oggi le calendarizzeremo, in modo tale da poter essere immediatamente operativi.

Dobbiamo portare le nostre istanze nel cuore vero del partito, a partire dalla manifestazione di domani dobbiamo essere presenti ovunque con la nostra stampa e le nostre parole dordine, ragion per cui domani dovremo diffondere il nostro giornale e un volantino.

In vista della manifestazione del 4 ottobre organizzeremo una presenza di massa con il nostro striscione.

LAssemblea chiede, inoltre, a tutti i compagni di far pervenire alla Redazione pi contributi sia per migliorare e arricchire il nostro Foglio dellArea, sia per confrontarsi sullattuale fase politica che sulla costruzione di un vero partito comunista.

Napoli 27/09/03

LAssemblea Nazionale

Area Programmatica del Prc

Progetto Comunista